Domenico Iannacone
si definisce un cantastorie. Quando lo fa, gli si illuminano gli occhi e il
sorriso si apre. Come se rivedesse davanti a sé tutte le narrazioni di questi
anni, anche quelle più drammatiche. La soddisfazione è quella di renderle
note, di renderle “sentite”, di tutti. Senza distinzioni. Ecco perché
definirlo giornalista appare quasi riduttivo. Anche se la sua grandezza non è
solo fisica, ma anche umana. Domenico Iannacone parla con tutti, ascolta le
storie, empatizza, si concede a foto e autografi. Sta portando per lo stivale
“Che ci faccio qui”, il programma televisivo Rai che nei teatri sta
assumendo uno sviluppo e una maturazione differente, mantenendone intatto il
valore.
In Sardegna, Domenico Iannacone ha avuto modo di dialogare con Maria Fois
Maglione, anima de Il Giardino di Lu. Una nuova storia, altri vagoni da
aggiungere ad un treno che da oltre dieci anni corre attraverso i territori di
tutta l’Italia. “Che ci
faccio qui” prosegue a teatro. Com’è portare le storie altrove rispetto alla tv?
Sto
continuando la mia attività di giornalista ma soprattutto di cantastorie. Un mio
amico, Andrea Camilleri, mi diceva sempre: c’è una capacità orale di tenere le
storie vive, sempre accese. E questo mi è rimasto dentro come messaggio. Le mie
storie sono vive perché ho attraversato luoghi, incontrato persone, ho avuto
quasi la possibilità di entrare nelle vite degli altri. Questo è un privilegio.
Mantiene accese le storie nella loro verità. E quindi sono sempre bellissime da
raccontare.
[…]
Simone Spada
L'attore e regista racconta a Peter Gomez l'esperienza all'Accademia d'arte
drammatica, dove ebbe come insegnante Andrea Camilleri, e svela quanto lui
detestasse la recitazione e il teatro e che in realtà voleva fare il musicista
rock.
L’Accademia
Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, in accordo con la famiglia, ha
istituito nel 2020 il premio “Andrea Camilleri”, un riconoscimento intitolato
allo scrittore, regista e sceneggiatore, già allievo e poi docente
dell’Accademia, che ha dedicato grande parte della sua vita all’insegnamento
alle future generazioni di attori e registi.
I – PREMIO DI
SCRITTURA
In occasione del
centenario della nascita del maestro, il Premio di scrittura e di produzione
“Andrea Camilleri 2025” prevede la selezione di un testo drammatico e la
segnalazione di 2 ulteriori testi.
La drammaturgia
vincitrice sarà realizzata grazie al premio di produzione di € 40.000,00 (quarantamila/00)
(di cui € 3.000,00 destinati al contratto di scrittura ed elaborazione da parte
dell’autore), a copertura dei costi di allestimento, prove, debutto e repliche,
di cui al successivo Art. 2.
I due testi
segnalati verranno parimenti pubblicati sul sito dell’Istituzione e alcuni brani
saranno presentati in lettura nella cerimonia di premiazione finale prevista
il 6 settembre 2025 al Teatro Studio “Eleonora Duse”.
II – PREMIO
DI PRODUZIONE
La pubblicazione sul
sito dell’Accademia della sinossi e del testo vincitore è volta a permettere
anche la presentazione e la selezione di un progetto di realizzazione.
L’opera sarà messa
in scena con il supporto della SIAE, grazie ad uno specifico contributo di
sponsorizzazione erogato attraverso il bando Per Chi Crea 2024, e verrà
presentata come spettacolo della Compagnia dell’Accademia in cartellone al
Festival dei 2 Mondi di Spoleto il 11, 12 e 13 luglio 2025 (date da confermare)
all’Auditorium della Stella.
Mosca - Nuovo appuntamento con “Parliamo italiano” all’Istituto Italiano di
Cultura di Mosca che mercoledì 6 novembre ospiterà il club di conversazione
tenuto da Barbara Iabichella, coordinatrice e insegnante dei corsi di lingua
italiana dell’IIC.
Gli incontri si tengono una volta al mese di mercoledì presso l’Istituto.
“L’italiano tra le righe di Camilleri” il tema dell’incontro di mercoledì, in
programma dalle 19.00.
Barbara Iabichella si è laureata presso la facoltà di Lingue e Letterature
Straniere Moderne di Catania. Vive e lavora a Mosca dal 2006. Ha lavorato per 5
anni presso la Scuola Italiana “Italo Calvino”. Nello stesso periodo ha
collaborato con l’università RUDN. Attualmente conduce corsi di vario livello,
compresa la preparazione degli esami CILS, presso l’università RGGU e si occupa
del coordinamento didattico dei corsi di lingua presso l’Istituto Italiano di
Cultura di Mosca.
Gli incontri si tengono in lingua italiana.
Après son passage
la saison dernière avec le spectacle haut en couleurs "Italie-Brésil 3 à 2", la
Compagnie Odissea est de retour sur la scène de A la Courte Echelle avec "Les
Chaussures Neuves" d'Andrea Camilleri, un conte truculent inscrit dans les
traditions siciliennes.
Ce récit nous plonge dans la Sicile rurale et fasciste des années 1940. Comme
dans la plupart de ses récits, l'histoire se passe à Vigatà, ville imaginaire du
sud de l'île. On y suit les tribulations de la famille Sgargiato, pauvres
paysans de pères en fils et de mères en filles, qui acquiert un âne fort utile
baptisé... Mussolini !
L'aîné de la famille, grâce à son âne, réussit à s'acheter une paire de
chaussures neuves qu'il n'a pas le temps d'étrenner car la guerre qui approche
l'appelle et vient redistribuer les cartes.
Qui portera ces chaussures ? L'histoire avec un grand H en décidera...
À l'image des Conta et Cantastorie, pour renouer avec la simplicité des origines
du théâtre et
pour embarquer les spectateurs dans une autre époque, Fabien Di Liberatore et
Fabrice Piazza s'emparent de cette nouvelle qu'ils entremêlent de chants
traditionnels siciliens, qu'ils interprètent eux-mêmes en s'accompagnant à
la guitare et à l'harmonium indien. Texte : Andrea Camilleri Traduction : Dominique Vittoz Conception, adaptation, jeu et chants : Fabrice Piazza et Fabien Di
Liberatore Collaboration artistique sur les chants : Brigida Romano Regard costumes et scènographie : Pascale Fichers
Une production de la Compagnie Odissea, avec le soutien de la Fédération Wallonie-Bruxelles
et du Centre Culturel de Chênée. Organisateur
: A LA COURTE
ECHELLE SEAC Où : A la
Courte Echelle, rue de Rotterdam 29, 4000 Liège Public :
Tous publics Internet :
https://shop.utick.net?pos=ALACOURTEECHELLE&m... Catégorie :
Théâtre
Vendredi: de 20:00 à 22:00
Samedi: de 20:00 à 22:00
Du 17 au 18 janvier 2025
Andrea Camilleri,
autore amato e conosciuto in tutto il mondo, torna con La coscienza di
Montalbano, una raccolta di sei racconti che portano il lettore a esplorare il
lato più intimo e riflessivo del celebre commissario siciliano. Pubblicato
postumo da Sellerio il 26 maggio 2022, il libro presenta storie brevi, cariche
di tensione narrativa e di un’ironia sottile che solo Camilleri sapeva creare.
Ogni racconto, sebbene breve, è un concentrato di umanità, acutezza
investigativa e un pizzico di malinconia, tipici del personaggio di Montalbano. Un
Camilleri più Intimo e Raffinato Andrea
Camilleri, nato a Porto Empedocle nel 1925 e scomparso nel 2019, è stato uno dei
più grandi scrittori italiani del Novecento. Creatore del commissario
Montalbano, Camilleri ha dato vita a una serie di romanzi e racconti che hanno
saputo raccontare la Sicilia e l’Italia intera, con uno stile unico e
inconfondibile. La sua scrittura mescola dialetto siciliano e italiano,
conferendo ai suoi testi una musicalità che avvicina il lettore alle atmosfere e
alle tradizioni siciliane. Con oltre trenta romanzi dedicati a Montalbano,
Camilleri ha saputo creare un personaggio amato da lettori e telespettatori,
diventato un’icona della letteratura italiana. I
Sei Racconti della Raccolta: Piccoli Gialli di Quotidianità e Umanità Nei racconti
de La coscienza di Montalbano, Camilleri si concentra su piccoli episodi che
permettono al lettore di vivere un’esperienza più diretta con il commissario. Le
storie, scritte in periodi diversi della vita dell’autore, non sono mai state
incluse nelle antologie pubblicate in vita. In queste vicende, Montalbano non si
limita a risolvere crimini, ma entra in contatto con una varietà di personaggi
che lo mettono di fronte a dilemmi morali e umani, offrendogli uno spaccato
della complessità della natura umana. Uno dei
racconti più emblematici è “La finestra sul cortile”, titolo che richiama il
celebre film di Hitchcock, ma che racconta tutt’altra storia. Montalbano, in
trasferta a Roma, si ritrova a indagare su un misterioso uomo che osserva
sospettosamente un cortile con binocolo e corda alla mano. Con ironia e sagacia,
il commissario riesce a risolvere il caso in maniera brillante e inaspettata. Il
Mondo di Montalbano: Ironia, Morale e Giustizia
I racconti raccolti in La coscienza di Montalbano rappresentano un mosaico di
vita quotidiana e problemi etici. Camilleri ci presenta un Montalbano che non si
limita a essere un poliziotto, ma un uomo attento e riflessivo, in grado di
cogliere la complessità dei rapporti umani. Nei racconti, il commissario si
muove in un microcosmo fatto di piccoli dettagli e intuizioni, dove ogni caso è
un’occasione per riflettere sulla giustizia, sull’amore e sul destino. Le
storie, veloci e coinvolgenti, fanno emergere il talento di Camilleri per
l’umorismo e la sua abilità di descrivere l’animo umano con una semplicità
disarmante.
Dodici spettacoli,
undici concerti, sette incontri e trentasei itinerari guidati tra le strade
della città. La rassegna “Vedi Napoli Sacra e Misteriosa e poi torni”, promossa
e sostenuta dall’Assessorato al Turismo e alle Attività produttive del Comune di
Napoli, presieduto da Teresa Armato, è partita con la sua terza edizione dal
titolo “Viaggio nella Napoli segreta verso il Natale”, a cura della Fondazione
Il Canto di Virgilio. Il primo
appuntamento al Teatro di Corte di Palazzo Reale con “I misteri di Napoli”,
incontro al quale hanno preso parte lo scrittore Maurizio de Giovanni, Martin
Rua e il giornalista Enzo Perone.
Dopo l’incontro, il pubblico ha assistito allo spettacolo “Il canto del mare”,
scritto e interpretato del papà commissario Ricciardi, che ha rielaborato un
celebre testo di Andrea Camilleri. Con Maurizio de Giovanni, in scena Marco
Zurzolo, Rosaria De Cicco, Paolo Cresta, Marianita Carfora e Rocco Zaccagnino.
(Intervista in video allegato).
[…]
Matteo De Crescenzo
PALERMO – A dieci
mesi dal centenario della nascita di Andrea Camilleri, come si stanno
organizzando le istituzioni siciliane per omaggiare la memoria dello scrittore
che più di tutti, negli ultimi decenni, ha dato lustro all’isola? A porsi il
quesito non sono soltanto i tanti che hanno amato le opere dello scrittore e
quanti lo hanno scoperto anche grazie ai successi connessi alla trasposizione
televisiva delle vicende del commissario Montalbano, ma anche l’opposizione
all’Assemblea regionale siciliana.
Il Partito democratico, infatti, ha di recente depositato un disegno di legge
per impegnare il governo Schifani a stanziare risorse per organizzare in maniera
adeguata un omaggio degno della fama e dell'importanza che Camilleri, nato a
Porto Empedocle il 6 settembre 1925 e morto a Roma il 17 luglio 2019, ha avuto
per la letteratura e la cultura non solo siciliana. “Attraverso il presente
disegno di legge, composto da quattro articoli, si intende degnamente ricordare,
anche a livello regionale, la figura dello scrittore siciliano”, si legge nella
relazione che accompagna i quattro articoli del disegno di legge. La proposta
prevede lo stanziamento di centomila euro per allestire un programma di
iniziative per dare lustro all'ampissima produzione di Camilleri, autore di
oltre un centinaio di opere e che nel corso della propria vita è stato anche
sceneggiatore, regista e drammaturgo. Secondo i dem, il compito di coordinare le
attività dovrebbe essere affidato a un comitato promotore composto
dall'assessore ai beni culturali, da due deputati, dal sindaco di Porto
Empedocle, da quattro docenti universitari in rappresentanza degli atenei
isolani, da un rappresentante del Fondo Andrea Camilleri e da rappresentanti di
altri soggetti – pubblici o privati – che potrebbero aderire alla celebrazione
dello scrittore. Al comitato spetterebbe l'elaborazione del programma culturale
e la gestione delle manifestazioni e degli eventi a livello regionale, mentre la
Regione più in generale dovrebbe porsi come obiettivi quelli di farsi capofila
anche per la promozione di iniziative che puntino a sostenere la raccolta e la
pubblicazione di opere inedite di Camilleri. Più in generale, l'invito del
gruppo parlamentare dem è quello di evitare di presentarsi impreparati a un
appuntamento che arriverà nello stesso anno in cui Agrigento sarà la capitale
della cultura. “Nell’occasione del centenario della nascita, il Fondo Andrea
Camilleri ha già promosso una serie di iniziative culturali in diverse città
italiane e straniere. Le origini siciliane del rinomato scrittore impongono che
anche a livello regionale lo stesso venga degnamente ricordato”, si legge nella
relazione preparata da Fabio Venezia, deputato primo firmatario del disegno di
legge. Il Fondo, che ha sede a Roma nei quartieri Prati, dove lo scrittore ha
vissuto a partire dagli anni Cinquanta, è nato per iniziativa dei familiari con
l'obiettivo di tutelarne l'archivio e la biblioteca, ma anche promuovere
ricerche originali e pubblicazioni sulla vita e le opere di Camilleri e favorire
l'attività di formazione per giovani scrittori con l'istituzione di borse di
studio e premi per le tesi di laurea dedicate all'ideatore del commissario
Montalbano. Il ruolo di Camilleri nel panorama letterario e culturale è
riconosciuto dentro e fuori l'Italia, così come testimoniato dalle iniziative
che il Fondo ha già in programma “per festeggiare, nell’intero anno 2025 e per
gran parte del 2026, il centenario della nascita”. Tra gli appuntamenti che già
hanno avuto luogo c'è stato anche un omaggio speciale organizzato da Sellerio –
l'editore di Camilleri – che si è tenuto il mese scorso durante la Fiera del
libro di Francoforte. Proprio Sellerio ha sposato il progetto di pubblicare, in
un volume di 400 pagine, centinaia di lettere scritte da Camilleri tra il 1949 e
il 1961 ai familiari, in cui parla anche degli incontri con personaggi di
primissimo piano della scena culturale del tempo. “La nostra città e
l’amministrazione comunale da me diretta è da tempo al lavoro nella
programmazione degli eventi per il centenario dalla nascita del nostro Andrea
Camilleri – dichiara al Quotidiano di Sicilia il sindaco di Porto Empedocle,
Calogero Martello –. Abbiamo interlocuzioni costanti non solo con la famiglia
dello scrittore, ma anche con la Fondazione istituita per l’appuntamento di
‘Agrigento Capitale italiana della cultura 2025’. Coinvolgeremo associazioni
culturali del territorio, come quella denominata ‘Oltre Vigata’, terremo mostre
permanenti, valorizzeremo i luoghi che hanno ispirato le opere e i personaggi di
Camilleri”. Per Martello il ddl depositato all'Ars “rappresenta certamente un
tassello molto importante, fondamentale per avere il sostegno della Regione
Siciliana in vista di questi importanti appuntamenti. Già nei prossimi giorni
stileremo un programma ben delineato delle iniziative che il nostro Comune
organizzerà per un 2025 che dal punto di vista culturale – conclude il primo
cittadino – rappresenta uno snodo strategico per la nostra comunità e un volano
di attrazione turistica”.
Simone Olivelli
“Vogliamo fare un plauso, come componenti di Italia Viva, al disegno di legge
che vede come primo firmatario l’onorevole Fabio Venezia che cerca di
strutturare, da un punto di vista legislativo, un momento storico e una eredità
culturale che certamente la nostra isola deve celebrare. Parliamo del centenario
della nascita di Andrea Camilleri”. E’ quanto sottolinea la coordinatrice
provinciale di Italia Viva Ragusa, Marianna Buscema, che evidenzia come “il
nostro conterraneo Andrea Camilleri è stato uno degli intellettuali italiani più
importanti dell’ultimo secolo. E nel contesto di questa storica ricorrenza
troviamo l’intuizione dell’on. Venezia, degna di essere veicolata e resa
dibattito nell’ambito delle realtà culturali dell’isola”.
“Per quanto ci riguarda – afferma Buscema – intendiamo farci promotori di questo
dibattito all’interno della provincia di Ragusa per far sì che questo disegno
non rimanga relegato al semplice centenario o a una piccola porzione della
nostra isola, ma possa diventare una promozione culturale permanente con
interventi strutturali anche come motivo di viaggio per le nuove generazioni,
capace di attrarre interesse. Grazie a Camilleri, la nostra terra, e in modo
particolare la provincia iblea, ha tratto un beneficio non indifferente in
termini di immagine e di presenza turistica e molto gli dobbiamo riconoscere.
Leggendo il disegno di legge, infatti, riteniamo che tale proposta sia
meritevole di essere diffusa alla collettività e strutturata in maniera tale che
questa norma possa dare l’imprinting per non fermarsi soltanto al centenario ma
avere una certa continuità per creare intorno alla figura di Andrea Camilleri un
senso della fruizione regionale dei “Luoghi di Camilleri” di sicuro interesse
culturale oltre che del viaggio attraverso varie iniziative. Ecco perché,
partendo da questo presupposto, ci faremo promotori di un momento di dibattito
all’interno della nostra provincia per fare conoscere e iniziare a lavorare
insieme intorno a quello che speriamo sia un percorso normativo che sarà presto
fatto proprio dall’Assemblea regionale”.
La stagione teatrale del Teatro Gentile di Cittanova è organizzata dall'Associazione
Kalomena. Questa rassegna, che si rinnova annualmente, si distingue per la
sua ampia varietà, offrendo al pubblico spettacoli di diverso genere,
interpretati da compagnie teatrali di primaria importanza a livello nazionale e
internazionale con migliaia di attori, musicisti e ballerini coinvolti, la
programmazione si configura come un viaggio attraverso le molteplici
sfaccettature dell'arte scenica. Oltre a plasmare la stagione teatrale, la
rassegna si distingue anche per il suo bagaglio di esperienze e successi
nell'ambito di grandi eventi musicali.
Il cartellone 2024/2025 […] brilla per la presenza di artisti di fama nazionale
come […] Edoardo Siravo [il 3 marzo 2025, con “Il birraio di Preston”, NdCFC]
[…].
Gli spettacoli, che si terranno presso il Teatro Gentile con inizio alle 20:30,
sono accessibili tramite abbonamento o biglietti singoli.
Per il Grande Teatro
di Jean Giraudoux in TV andrà in onda oggi sabato 9 novembre alle 16.20 su Rai 5
l’opera “La guerra di Troia non si farà” dramma in due atti proposto
nella versione trasmessa dalla Rai nel gennaio 1968 con la regia di Andrea
Camilleri.
Interpretazione di Franco Graziosi ed Elena Sedlak. La guerra
di Troia viene riletta da Jean Giraudoux in chiave pacifista, evidenziando gli
sforzi di Ettore per evitarla, ricercando una soluzione diplomatica che
scongiuri lo scontro e preservi la pace. Un’alternativa utopica quanto,
purtroppo, irrealizzabile ai valori dell’epos che hanno fondato la civiltà
occidentale. La guerra
di Troia non si farà (La
guerre de Troie n’aura pas lieu) è un dramma di Jean Giraudoux, composto
nel 1935 e messo in scena il 21 novembre dello stesso anno al Théâtre de
l’Athénée di Parigi da Louis Jouvet.
In esso si cerca di decifrare le motivazioni fratricide della prima guerra
mondiale e vi vengono sottolineati il cinismo e le manipolazioni dei politici.
Il dramma mette in luce il pacifismo di Giraudoux che aveva combattuto durante
la prima guerra mondiale in Francia e sui Dardanelli, così come la sua lucidità
di fronte alle «due sciocchezze, quella degli uomini e quella degli elementi»
(I,1).
Un riferimento all’opera compare nel romanzo La rete di protezione di Andrea
Camilleri.
[…]
Andrea Camilleri, autore amato e
conosciuto in tutto il mondo, torna con La coscienza di Montalbano, una
raccolta di sei racconti che portano il lettore a esplorare il lato più intimo e
riflessivo del celebre commissario siciliano. Pubblicato postumo da Sellerio il
26 maggio 2022, il libro presenta storie brevi, cariche di tensione narrativa e
di un’ironia sottile che solo Camilleri sapeva creare. Ogni racconto, sebbene
breve, è un concentrato di umanità, acutezza investigativa e un pizzico di
malinconia, tipici del personaggio di Montalbano. Un Camilleri più Intimo e
Raffinato Andrea Camilleri, nato a Porto
Empedocle nel 1925 e scomparso nel 2019, è stato uno dei più grandi scrittori
italiani del Novecento. Creatore del commissario Montalbano, Camilleri ha dato
vita a una serie di romanzi e racconti che hanno saputo raccontare la Sicilia e
l’Italia intera, con uno stile unico e inconfondibile. La sua scrittura mescola
dialetto siciliano e italiano, conferendo ai suoi testi una musicalità che
avvicina il lettore alle atmosfere e alle tradizioni siciliane. Con oltre trenta
romanzi dedicati a Montalbano, Camilleri ha saputo creare un personaggio amato
da lettori e telespettatori, diventato un’icona della letteratura italiana. I Sei Racconti della Raccolta:
Piccoli Gialli di Quotidianità e Umanità Nei racconti de La coscienza
di Montalbano, Camilleri si concentra su piccoli episodi che permettono al
lettore di vivere un’esperienza più diretta con il commissario. Le storie,
scritte in periodi diversi della vita dell’autore, non sono mai state incluse
nelle antologie pubblicate in vita. In queste vicende, Montalbano non si limita
a risolvere crimini, ma entra in contatto con una varietà di personaggi che lo
mettono di fronte a dilemmi morali e umani, offrendogli uno spaccato della
complessità della natura umana. Uno dei racconti più emblematici
è “La finestra sul cortile”, titolo che richiama il celebre film di Hitchcock,
ma che racconta tutt’altra storia. Montalbano, in trasferta a Roma, si ritrova a
indagare su un misterioso uomo che osserva sospettosamente un cortile con
binocolo e corda alla mano. Con ironia e sagacia, il commissario riesce a
risolvere il caso in maniera brillante e inaspettata. Il Mondo di Montalbano: Ironia,
Morale e Giustizia
I racconti raccolti in La coscienza di Montalbano rappresentano un
mosaico di vita quotidiana e problemi etici. Camilleri ci presenta un Montalbano
che non si limita a essere un poliziotto, ma un uomo attento e riflessivo, in
grado di cogliere la complessità dei rapporti umani. Nei racconti, il
commissario si muove in un microcosmo fatto di piccoli dettagli e intuizioni,
dove ogni caso è un’occasione per riflettere sulla giustizia, sull’amore e sul
destino. Le storie, veloci e coinvolgenti, fanno emergere il talento di
Camilleri per l’umorismo e la sua abilità di descrivere l’animo umano con una
semplicità disarmante.
[…]
E poi altri aspetti di straordinario interesse: [...] iniziativa per il
centenario della nascita del Maestro Andrea Camilleri (Presentazione del
progetto “La cucina di Andrea Camilleri nei romanzi del commissario Montalbano”
promosso da CNA Sicilia e da Camera di Commercio del Sud Est Sicilia in
collaborazione con Associazione Fondo Andrea Camilleri Ets, CNA Editoria e
Messina Film Festival); […].
[…]
Benedetto Orti Tullo
Camilleri e Pirandello a confronto nel Convegno che La Fondazione Teatro "Luigi
Pirandello", in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi
Pirandelliani ha organizzato per il prossimo 27 Novembre.
Ingresso libero.
Bentornati nella
nostra appassionante rubrica. Questa settimana vi propongo il settimo romanzo
della serie Montalbano: "Il giro di boa" di Andrea Camilleri, uscito oltre
vent'anni fa a seguito di alcuni fatti che lo indignarono: il G8 di Genova e i
fatti della scuola Diaz. L'obiettivo
dichiarato del summit degli otto leader era "sconfiggere la povertà", trovare le
giuste misure per sostenere l'economia dei paesi più fragili seguendo una
strategia integrata. Mentre all'interno di Palazzo Ducale si discutevano questi
obiettivi, fuori il livello di violenza era altissimo. Chi doveva vigilare non
lo fece, le forze dell'ordine agirono senza regole facendo uso della forza
quando non era necessario. Amnesty International sostenne in seguito che quella
che ebbe luogo a Genova fu la "più grave sospensione dei diritti democratici in
un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale". "Mi sono
amminchiato" dichiarò il commissario quando la realtà lo sorprese: di fronte al
tg apprese i fatti accaduti nel capoluogo ligure. Si espanse in lui il disagio,
quel malessere profondo difficile da gestire. Perchè erano proprio queste le
cose che lo facevano imbestialire: Montalbano era uomo di legalità e trasparenza
e tutto questo gli provocava una devastante crisi di coscienza, tanto da
esprimere la necessità di dare le dimissioni.
L'indignazione, intrisa di un profondo senso di solitudine, fu estrema per i
fatti che "allordano" il nome della polizia: non si capacitava di come altri
colleghi avessero utilizzato inaccettabili metodi violenti nei confronti dei
giovani e di come avessero potuto falsificare prove a loro vantaggio. Si sentì
tradito nei suoi valori e totalmente sfiduciato di fronte a quello in cui
credeva fermamente: le istituzioni.
Andrea Camilleri scrisse il suo pensiero in occasione dell'uscita del libro
"L'eclisse della democrazia. Le verità nascoste sul G8 2001 a Genova" edito da
Feltrinelli: una testimonianza lucida e coraggiosa che ci ricorda non solo la
sua potenza nella scrittura, ma anche il suo impegno culturale e politico. Vi
invito a cercare la prefazione del libro indicato, anche su internet, troverete
un pensiero pulito e illuminante come quello che di solito trovate nel suo
commissario.
Abbiate cura di voi e non dimenticate il nostro appuntamento del martedì, il
prossimo curato da Ilaria Cecchi. Buona settimana cari lettori!
Maria Valentina Luccioli
Il commissario Montalbano rappresenta molto più di un semplice investigatore, è
simbolo di una Sicilia che si presenta con la sua storia e il suo passato
recente. Andrea Camilleri attraverso le avventure del Commissario Montalbano
esplora temi legati all’identità, alla giustizia e al cambiamento sociale.
Montalbano è un uomo di principio, un amante della giustizia e un custode di
valori autentici, sincero con se stesso, la sua partecipazione con la realtà
siciliana, va oltre l’indagine criminale. Camilleri rende Montalbano un
personaggio importante, sparge voce a personaggi, come il suo vice, Fazio, che
manifestano le sfide quotidiane di una società siciliana in evoluzione,
rappresentano una nuova generazione. Il commissario Montalbano ama la sua
Sicilia ricca di cultura, tradizioni e di una cucina, per lui, divina. Grazie al
racconto del commissario, i lettori riescono a capire che nonostante le cose
successe in passato, la Sicilia costruirà un futuro migliore, per lui diventano
essenziali la storia e la memoria, che sono strumenti utili per risolvere i suoi
crimini; combatte ogni giorno la sua lotta contro la mafia, il razzismo e la
corruzione, cercando di rendere migliore la sua Sicilia. Se pensiamo alle
testimonianze lasciate dai personaggi dei libri di Leonardo Sciascia, come ad
esempio Salvatore Giuliano in «Il giorno della civetta», il commissario
Montalbano rappresenta un uomo che fa della giustizia una realtà e non
un’illusione. In Sciascia, i personaggi sono contagiati dal pessimismo, di una
Sicilia coperta dalla criminalità. Montalbano, invece, è un uomo che cerca la
verità, le sue indagini servono per garantire giustizia agli indifesi.
L’ambientazione nei luoghi siciliani, la scrittura dialettale di Camilleri
rendono la serie televisiva, dedicata ai suoi romanzi, un inno alla terra
siciliana. Per Andrea Camilleri, la Sicilia non è solo un luogo geografico, ma
un vero e proprio universo narrativo, un microcosmo ricco di storia, tradizioni
e contraddizioni. La sua terra natale è protagonista indiscussa dei suoi
romanzi, dove emerge come simbolo di un'identità complessa, radicata e vibrante.
Camilleri ha saputo raccontare la Sicilia con un linguaggio unico, intriso di
humor e critica sociale, catturando l’essenza di una regione che, pur nei suoi
difetti, è intrinsecamente bella e misteriosa.
A. Costanza
D. Stagno
III C
Camilleri Favara
Noi ragazzi delle
classi III A e III C, abbiamo svolto un’attività di «indagine» sul personaggio
di Montalbano, sulla sua importanza nel campo della letteratura moderna.
Dobbiamo dire grazie ad Andrea Camilleri e al suo noto personaggio, appunto,
Montalbano se oggi nel mondo l’idea dei siciliani e del loro uso del dialetto,
non è più legata all’immagine della mafia. La
letteratura e il cinema del 1900, solitamente consideravano i siciliani solo se
dovevano rappresentare la criminalità in America, ad esempio Al Capone, o l’uomo
omertoso o mafioso, ad esempio i personaggi descritti da Leonardo Sciascia, nel
«Il Giorno della Civetta», i siciliani sono molto di più che un’immagine
classificata, siamo persone oneste.
Noi ragazzi delle classi III C e III A, abbiamo deciso di analizzare gli indizi,
che ci hanno portato a fare un viaggio tra i luoghi descritti da Camilleri, che
sono una finestra sulla Sicilia ricca di cultura e tradizione, sono i segni di
un passato che ha costruito la nostra identità. Uno straordinario viaggio
attraverso i luoghi, i personaggi ma anche i modi di dire. Un pezzo di storia
che ha reso straordinaria l’opera di Camilleri.
Abbiamo analizzato i
personaggi del racconto di Montalbano, «Il Patto» e un brano tratto da «Il
giorno della civetta», nel primo caso i personaggi sono positivi, si muovono
senza paura, nel territorio siciliano per cercare la verità, nel secondo caso
sembrano rassegnati a subire le ingiustizie. Inoltre,
abbiamo ricercato e disegnato i luoghi descritti nei romanzi di Montalbano, ed è
stato come fare una passeggiata tra posti a noi noti, il nostro mare, i nostri
monumenti, il nostro sole, la nostra storia.
Abbiamo scoperto che attraverso il suo personaggio, Montalbano, Camilleri può
considerarsi come un promotore per far conoscere una nuova Sicilia, una terra
che merita di essere tra le mete turistiche di tutto il mondo, perchè le
indagini di Montalbano, sono ambientate in un posto paradisiaco, dove il mare
racconta la storia di un popolo, quello siciliano.
Allora, amici,
benvenuti a Palermo! Ora, so che avete sentito parlare di questa città in tanti
modi, ma oggi voglio raccontarvela a modo mio. Siamo in Piazza degli Aragonesi,
e vi presento uno dei simboli della legalità e della giustizia di Palermo: il
Muro della Legalità. Guardate questo muro, lungo ben 65 metri! Non è solo
cemento colorato, no… questo è un vero e proprio romanzo per immagini, dove ogni
volto che vedete rappresenta una storia, un sacrificio, una battaglia vinta o,
in certi casi, persa. È un tributo a tutti quegli uomini e quelle donne che
hanno dato qualcosa di sé per cambiare questa terra. E sapete chi
è il primo personaggio che troviamo, appena ci avviciniamo? Andrea Camilleri.
Eccolo lì, con quella sua faccia un po’ burbera e la sua macchina da scrivere.
Lui ha dato vita al Commissario Salvo Montalbano. E quando parliamo di
Montalbano, qua non parliamo di un commissario qualsiasi, no! Montalbano
rappresenta ‘a Sicilia, la nostra terra, con la “S” maiuscola, capisti? Camilleri,
lui non racconta solo storie di indagini e misteri, nossignore. Lui racconta
questa Sicilia, con tutte le sue bellezze, ma pure con i suoi guai e qualche
trucco, perché non ci giriamo attorno, qua a Palermo si è imparato a vivere in
mezzo a certe cose. Ma Montalbano, amici miei, non è il tipo che si fa
corrompere o che si gira dall’altra parte. Lui è un “omu d’onore” – non nel
senso sbagliato, quello della mafia – ma un uomo che ha giustizia e onestà nel
cuore, che combatte per il bene di questa terra, senza mai arrendersi. E intorno a
lui, nelle storie di Camilleri, ci sono tutti: Fazio, il vice di Montalbano, un
picciotto serio e testardo che rappresenta quei giovani siciliani che vogliono
cambiare, ma senza mai dimenticare le proprie radici. Sono personaggi che
parlano di una Sicilia che si trasforma, di un popolo che non si arrende, e che
continua a godersi le cose belle, come il buon cibo – perché Montalbano, non so
se lo sapete, è un amante della buona cucina! Per lui il cibo è sacro, è come un
rito. Ecco, amici,
questo murales è proprio questo: è una narrazione della nostra storia, della
nostra cultura, delle nostre tradizioni. Le parole di Camilleri ci portano
dentro la Sicilia, dentro i suoi misteri, le sue passioni, e ci fanno capire che
quest’isola è tanto di più di sole e mare. È una terra piena di bellezza, ma
anche di sfide. E Montalbano è il cuore pulsante, quell’umanità e quel calore
che non ti aspetti, ma che una volta conosciuto, non lo dimentichi.
L’artista Antonio Sancarlo ha voluto rendere omaggio a Camilleri proprio qui, su
questo muro che si affaccia di fronte alla caserma dei Carabinieri Carini. Con i
colori e i tratti, ha portato la penna di Camilleri a diventare parte di questo
luogo, come se ogni volta che passiamo davanti, ci ricordassimo che questa è la
Sicilia, quella vera, che lotta per la legalità, che cambia, ma che resta sempre
la nostra terra.
Salvino Arena
[…] 6) Il
Commissario Montalbano Ad anticipare
la Top 5 secondo Hall of Series – Comunità di Recupero è la longeva e amatissima
Fiction Il Commissario Montalbano. Anche in questo caso la Fiction nasce grazie
a una penna straordinaria, una delle più importanti nella lettura italiana.
Stiamo parlando dell’eterno Camilleri, un nome che già da sé dice tutto quello
che c’è da dire. A prendere il volto del suo personaggio fittizio il grande Luca
Zingaretti, da sempre simbolo dell’iconica Fiction. Annata 1999: Il Commissario
Montalbano faceva per la prima volta il suo ingresso all’interno della prima
serata di Rai Uno, scrivendo una storia che è ancora vivida nella nostra realtà.
Radunando di fronte allo schermo qualsiasi tipo di telespettatore, Il
Commissario Montalbano si è fin da subito rivelata come una Serie Tv
trasversale, capace di riscrivere le leggi del genere diventando un simbolo del
crime italiano. Registrando
record su record di ascolti, Il Commissario Montalbano non ha mai cambiato la
struttura dei suoi episodi fin dal 1999, consacrandosi come una garanzia. Ogni
episodio presenta infatti un caso da risolvere che troverà una risoluzione nella
stessa puntata, personaggi principali e secondari impegnati nei soliti ruoli.
Attraverso questa struttura ciclica, la Fiction riesce infatti a giocare su più
fronti, anche su quell’effetto nostalgia e fedeltà da parte del pubblico,
consapevole che – nonostante gli anni passati – troverà tutto come lo aveva
lasciato. Le Fiction o le Serie Tv più longeve spesso sono vittime di un
graduale cambiamento. Personaggi che abbandonano la scena, ambientazioni che
cambiano, prospettive che si evolvono a tal punto da cambiare completamente la
visione della storia.
Tutto questo ne Il Commissario Montalbano non succede. I personaggi principali
restano gli stessi, presentando un’evoluzione che però non cambia mai la loro
natura, restituendo così una forte coerenza alla serie. E poi c’è lui: l’eterno
e grandissimo commissario Montalbano, un uomo che apprezza il buon vino, la
compagnia di una partner da cui però scappa sempre per risolvere il prossimo
caso. Un simbolo di comicità e concretezza accompagnato dalla leggerezza e dal
calore di una Sicilia che qui diventa protagonista onnisciente. Il menù di
questa sesta posizione prevede tutti gli ingredienti che fin dal 1999 hanno reso
grande questa fiction: stessi personaggi, colleghi, dilemmi sentimentali
trattati con il giusto equilibrio, una ciclicità fedele alla storia e una
nostalgia leggera, felice. Un sentimento che accomuna anche la prossima Serie Tv
presente in classifica.
[…]
Annalisa Gabriele
Salamandra
publicará El comisario Montalbano: Tres nuevos casos, del gran Andrea
Camilleri, con la que seguimos recopilando, en una edición de lujo, con tapa
dura y nuevas ilustraciones de cubierta, los casos más destacados de la famosa
saga protagonizada por el entrañable comisario de Vigàta.
Un homenaje a Sicilia y sus habitantes.
Los seguidores de la serie negra europea más aclamada encontrarán en esta
edición tres casos en los que el comisario se supera a sí mismo: La voz del violín
La excursión a Tindari
El olor de la noche
EL LIBRO Melancólico y algo
fatalista, soltero y con una novia en Génova a quien ve muy de vez en cuando, y
amante de la buena mesa, Salvo Montalbano es comisario de policía en Vigàta, un
pequeño pueblo siciliano que, pese a no figurar en ningún mapa, encarna la
esencia de la cultura mediterránea.
Los seguidores de la serie negra europea más aclamada encontrarán en esta
edición tres casos en los que el entrañable comisario, sabio intérprete del arte
de vivir, se supera a sí mismo y vuelve a emocionar a los lectores con su
infalible perspicacia y su implacable sentido de la justicia. En La voz del
violín, Montalbano no se da por vencido ni por convencido cuando muere el
principal sospechoso del asesinato de una hermosa joven, esposa de un médico
boloñés, cuyo cadáver aparece desnudo en el chalet de ambos. En La excursión
a Tindari , el santuario de la localidad se convierte en el escenario clave
para resolver el triple crimen de un joven y el de un matrimonio de ancianos que
no parecen tener ningún tipo de relación. Y finalmente, en El olor de la
noche, la curiosidad irrefrenable de nuestro héroe y su innato sentido de la
sospecha lo inducen a investigar la desaparición de un financiero y su ayudante,
que han desvalijado a los habitantes de medio pueblo y alrededores.
Nel 2011 Noir in Festival aveva conferito ad Andrea Camilleri, il Premio Raymond
Chandler alla carriera. Ora, alla vigilia del centenario della sua nascita, il
festival, in collaborazione con l’editore Sellerio e l’Associazione Fondo Andrea
Camilleri ETS, rende omaggio a uno dei massimi scrittori italiani, che ha
raggiunto la popolarità grazie alla sua particolarissima reinterpretazione del
romanzo poliziesco, dando vita a uno dei personaggi più amati dai lettori e dai
telespettatori del nostro paese, e non solo, il Commissario Montalbano.
A BookCity, giovedì 14 novembre alle ore 19, presso la Sala Viscontea del
Castello Sforzesco, Noir in Festival promuove un incontro-omaggio ad Andrea
Camilleri moderato da Mauro Novelli, curatore dei due Meridiani Mondadori
dedicati alle Storie di Montalbano, nel quale intervengono lo
scrittore Carlo Lucarelli, che con Camilleri ha firmato il romanzo Acqua in
bocca (Minimum Fax), il critico letterario Salvatore Silvano Nigro, curatore
del Meridiano riservato ai Romanzi storici e civili di Camilleri e autore
dei risvolti delle sue opere edite da Sellerio, e Paolo Verri, direttore di
Fondazione Mondadori. Infine, sarà presente l’attrice Elena Cotta (Coppa Volpi a
Venezia nel 2013), che nella sua lunga e fortunata carriera di interprete
teatrale e cinematografica, con Camilleri regista teatrale collaborò tra gli
anni Cinquanta e Sessanta.
La collana Quaderni camilleriani (fondata nel 2016, reperibile
all’indirizzo
https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/)
ha pubblicato il Volume speciale 2024/2 (https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/quaderni-camilleriani-volume-speciale-2024-2).
Si intitola Indice degli autori, opere e personaggi citati da Andrea
Camilleri nell’opera narrativa ed è l’ideale completamento dell’Indice
degli autori, opere e personaggi citati da Andrea Camilleri in saggi e
interviste (apparso nel 2023). Entrambi sono stati compilati da Simona
Demontis, pioniera degli studi camilleriani con il volume I colori della
letteratura. Un’indagine sul caso Camilleri (Rizzoli, 2001).
L’Autrice, che nel corso degli anni ha coltivato una costante attenzione nei
confronti dello scrittore di Porto Empedocle, oggi propone una nuova indagine
con cui intende ricostruire la sua Biblioteca: non quella tangibile, disposta
nelle ordinate librerie presenti in casa dello Scrittore, ma l’altra,
incomparabilmente più ricca, popolata da tutti i libri letti fin dall’infanzia,
conservati dalla memoria fedele e poi disseminati, ora in maniera esplicita, ora
in modalità implicita, negli oltre cento titoli che compongono l’opera
letteraria di Andrea Camilleri.
Sabato 4 gennaio
alle ore 18, La prima indagine di Montalbano, di Andrea Camilleri, con Massimo
Venturiello, mandolino-chitarra Emanuele Buzi, mandolino-mandola-chitarra
Valdimiro Buzi. “L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario
più famoso della narrativa contemporanea italiana è nata in seguito allo
straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente
pubblicati in Rete dalla Storytel, che io stesso ho avuto il privilegio di
interpretare. La lingua inventata dal Maestro, carica di musicalità, arriva
nella sua interezza a chiunque, la parola diventa immagine ammaliante, la trama
inchioda e non consente distrazione alcuna. Ho pertanto sentito la naturale
esigenza di proseguire il percorso iniziato allestendo un Reading teatrale su
“La prima indagine di Montalbano”. Qui prendono vita i personaggi dei successivi
numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Nasce
soprattutto il commissario Montalbano, certamente ancora ignaro del luminoso
destino che il genio del grande Camilleri gli stava riservando.” (Massimo
Venturiello). […] BIGLIETTI: Platea:
intero € 20,00 + € 2,00 prev. – ridotto € 18,00 + € 2,00 prev.
Gradinata: intero € 18,00 + € 2,00 prev. – ridotto € 16,00 + € 2,00 prev. […] Acquisto
biglietti dal 9 dicembre PREVENDITA:
Infopoint
Barriera San Giusto, Sala Capitolare degli Agostiniani.
Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 18. BOTTEGHINO:
Il botteghino sarà aperto un’ora prima degli spettacoli.
Teatro Comunale Rossella Falk
Piazza Cavour, 16, 01016 Tarquinia VT I biglietti
saranno anche acquistabili sul sito di Archeoares al seguente link
https://shorturl.at/A4re8
INFO:
0766.849282 – turismotarquinia@gmail.com
Il botteghino del teatro sarà aperto 1 ora prima dello spettacolo
En el marco de la IX
Semana de la Cocina Italiana en el Mundo, el Instituto Italiano de Cultura de
Buenos Aires invita a la proyección de Gli Arancini di Montalbano,
episodio de la serie “El Comisario Montalbano”, inspirada en la homónima novela
de Andrea Camilleri y producida por Rai Fiction. SABADO, 16 DE
NOVIEMBRE 18 H – Auditorio Amigos de Bellas Artes (Av. Pres. Figueroa Alcorta
2270, CABA) Este año, la
Semana de la Cocina Italiana en el Mundo (SCIM) se desarrollará desde el 16
hasta el 22 de noviembre. La edición se titula “Dieta Mediterránea y Cocina
de las Raíces: Salud y Tradición”, y qué mejor manera de explorarlo que
disfrutando de una película que celebra la comida italiana. L’entrata é
gratuita previa registrazione sul sito https://amigosdelbellasartes.org.ar/cine/ a
partire da una settimana prima della proiezione.
Es importante tener en cuenta que los cupos son limitados a la capacidad
de la sala, y para asegurarte un lugar en este evento, debes
inscribirte exclusivamente a través de nuestro sitio web. Las
inscripciones estarán disponibles hasta agotar la capacidad máxima.
Podes descargar el programa de la IX SCIM al final de la página. Organizado
por: Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires
En colaboración con: Amigos de Bellas Artes
Un libro al día,
16.11.2024
Andrea Camilleri: La ópera de Vigàta Idioma
original: italiano Título
original: Il birraio di Preston Año de
publicación: 1995
Traducción: Juan Carlos Gentile Vitale
Valoración: recomendable, como poco
Ya lo dice el adagio
popular: "Un Camilleri al año no hace daño". Dos, en verdad, porque hace poco
reseñé en este sacrosanto blog las conversaciones del escritor siciliano con su
colega y amigo Manuel Vázquez Montalbán. Que, de hecho, es el libro que me ha
llevado a la relectura de este otro, pues en el primero Camilleri reconocía la
influencia que había tenido sobre él la novela El pianista, de MVM, o,
mejor dicho, su estructura, ya que le había dado la solución para componer esta La
ópera de Vigàta y evitar la planitud que le hubiera otorgado un tipo de
narración más convencional. En concreto, la historia no sigue el orden
cronológico y los diferentes episodios están alternados en el tiempo (como la
película Pulp Fiction, para entendernos). No es la primera novela en y
utilizar esa técnica ni será la última, pero, en cualquier caso, Camilleri tuvo
un acierto al adoptarla, pues, ciertamente, es lo que le aporta un mayor interés
a una historia ya de por sí sugestiva. cada capítulo, además, se inicia con una
frase sacadad de una obra literaria o incluso una ópera célebre, o que acentúa
el tono de sorna que le ha pretendido dar el autor a esta novela. Pero, a todo
esto ¿de qué trata concretqamernte La ópera de Vigàta? Pues de una ópera,
claro está; en concreto, Il birraio di Preston (La cervecería de
Preston) de Luigi Rizzi, cuya representación el prefecto de Montelusa, el un
tanto obtuso caballero doctor Bortuzzi, impone en 1874 a los habitantes de la
vecina Vigàta -que, como todo lector de Camilleri sabrá, vendría a ser el
Macondo de este escritor; una traslación de su Porto Empedocle natal-, en contra
de la voluntad general, para la inauguración de su teatro. Como cabe suponer,
debido a esa resistencia por parte de los vigatenses, acaba todo como el rosario
de la aurora (ya digo que el orden cronológico de la historia está trastocado,
así que develarel final no puede considerarse aquí como un spoiler). El
argumento, aunque nos pueda parecer exagerado, está inspirado en hechos reales
ocurridos en la también siciliana localidad de Caltanissetta, debido a la
imposición de esa misma ópera. Como también
cabe suponer por cualquiera que haya leído antes a este escritor, Camilleri
aprovecha para, además de hacernos pasar un rate divertidísimo, gracias a su
dominio de los recursos humorísticos y sobre todo, a esa característica
capacidad suya de alternar el trazo fino con el grueso, con hilarantes
resultados, ofrecernos toda una panoplia de personajes de lo más variopinto, que
cabe suponer como característicos tanto de la Sicilia decimonónica como, incluso
(y quizás sobre todo), de la de fines del siglo XX; encontramos tanto a gente
del pueblo llano como aristócratas, profesionales liberales, sacerdotes,
mafiosos -no podían faltar-, autoridades de diferente rango... de hecho,
Camilleri aprovecha para hacer una disección -muy entretenida, eso siempre- del
poder y cómo se ejerce, en la que el poder político, representante, por aquel
entonces de un aún jovencísimo estado italiano, no sale demasiado bien parado
(tampoco sé si saldría mejor hoy en día y no únicamente en Italia, porque la
incompetencia e incluso negligencia de las autoridades responsables es algo
demasiado frecuente en todas partes, me temo, como se puede comprobar en la
gestión de los desastres naturales, por ejemplo).
De esta forma, conocemos al médico Gammacurta, a la señora Concetta, viuda de Lo
Russo y su amante, el joven Gaspàno, el estibador Turiddru Macca, el ingeniero
Hoffer, el delegado Puglisi, el temible comendador Restuccia, el canónigo
Bonmartino... y muchos otros personajes que harán las delicias del lector o
lectora que se decida a leer este libro. Que, ya digo, puede tener una ligera
dificultad inicial debido al desorden cronológico (orden alternativo, sería más
correcto decir), pero que al cabo de pocas páginas es algo que le da un plus a
la novela y lo convierte, aún más, en memorable.
Muchos más libros de Andrea Camilleri reseñados aquí
Dal 4 all’8 dicembre
torna a Roma Più libri più liberi, la fiera Nazionale interamente dedicata alla
Piccola e Media Editoria. La manifestazione, promossa e organizzata
dall’Associazione Italiana Editori (AIE), come ogni anno si terrà nello
scenografico edificio de La Nuvola dell’Eur.
[…] LA MISURA DEL
MONDO: AUTORI ITALIANI
Nei cinque giorni della fiera sarà possibile ascoltare e incontrare molti
importanti autori italiani e assistere alla presentazione di speciali novità dai
cataloghi dei piccoli e medi editori nazionali, a conferma della straordinaria
vivacità della categoria. Camilleri 100 tra letteratura, radio, tv,
cinema e teatro sarà l’incontro dedicato ad Andrea Camilleri uno degli scrittori
più amati, letti e conosciuti in Italia.
[…]
Agenzia CULT, 22.11.2024
Il finanziamento
Cultura, dalla Serao a Camilleri: ecco le risorse (un mln) per celebrare gli
anniversari
Quarantamila euro per omaggiare don Oreste Benzi, 25mila per gli scritti di
Paolo VI, 15mila per la digitalizzazione dei documenti di Ugo La Malfa. Il MiC
ha inviato al Parlamento il testo sull’allocazione delle somme, quasi dimezzate
rispetto allo scorso anno, destinate a Comitati ed Edizioni nazionali per il
2024
Il Ministero della Cultura ha trasmesso a Camera e Senato lo “Schema di decreto
ministeriale recante l’elenco delle proposte di istituzione e finanziamento di
Comitati nazionali e di Edizioni nazionali per l’anno 2024”. Il documento dovrà
ora ricevere, entro il prossimo 21 dicembre, il parere delle commissioni Cultura
di Montecitorio e Pal...
La città di
Agrigento, in collaborazione con la Regione Siciliana, la
Fondazione
Teatro Luigi Pirandello e il Parco Archeologico della Valle dei Templi,
ospiterà un importante convegno dal titolo “Letteratura e Territorio: Luigi
Pirandello e Andrea Camilleri, Voci di Agrigento”. L’evento, che si terrà
il 27 novembre alle ore 09:30 presso il Teatro Pirandello, sarà un’occasione per
esplorare le profonde connessioni tra i due grandi autori agrigentini e il
territorio che li ha ispirati, con interventi di autorevoli studiosi e momenti
artistici di grande intensità. Il convegno è aperto al pubblico e non prevede
alcun costo per la partecipazione.
Programma
A relazionare saranno: Prof. Rino Caputo (Università Tor Vergata Roma): “Pirandello
e Camilleri tra le argille azzurre e Roma”; Prof. Fabrizio
Scrivano (Università di Perugia): “Organare e scomporre: Pirandello,
Camilleri e la regia”; Prof. Riccardo Castellana (Università di Siena): “Cronache
di Montelusa: da Pirandello a Camilleri”; Prof.ssa Teresa
Agovino (Università Mercatorum Roma): “La trascrizione di un racconto orale”.
A moderare il convegno sarà Prof. Stefano Milioto, Presidente Emerito del
Centro Nazionale Studi Pirandelliani. Interventi
artistici Guia Jelo,
interprete del ruolo madre nella rappresentazione dei sei personaggi nel film “Eterno
Visionario”; Michelangelo Placido, interprete di Fausto Pirandello nello
stesso film; Giancarlo Commare, interprete di Stefano Pirandello.
Questo convegno rappresenta un momento unico per celebrare due delle figure più
illustri della letteratura siciliana, unendo approfondimenti culturali a
esibizioni artistiche.
ROMA "Chi lo dice
che l'uomo è un essere razionale? Se l'uomo fosse un essere razionale avremmo
finito di fare la guerra duemila anni fa…''. Le parole di
Andrea Camilleri suonano attualissime in un momento storico che vede ripetersi
conflitti sanguinosi.
Nel 2019, pochi mesi prima di morire a 93 anni, il 'padre' di Montalbano
descriveva la sua visione amaramente profetica al giovane violoncellista romano
Michele Marco Rossi che gli si era presentato per proporgli un progetto
discografico - in uscita in questi giorni per l'etichetta Stradivarius solo in
vinile e dal 7 febbraio sulle piattaforme digitali - come omaggio per i cento
anni della nascita, nel 2025, del grande autore. Un disco senza titolo e con la
copertina bianca in cui le improvvisazioni musicali fanno da tappeto sonoro alle
''ultime parole sull'amore'' dello scrittore. Rossi spiega che l'idea era nata
per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante. ''Mi era venuto in mente di fare
un progetto sull'amore da Dante e Petrarca a oggi, cercando di vederne i lati
più oscuri, attraverso una contrapposizione di temi: l'Amore Sacro e l'Amore
Sesso, l'Amore Potere e l'Amore Colpa. Quattro visioni diverse di ambiti
contrapposti e complementari''. Così il musicista passò un pomeriggio di maggio
a parlare con Camilleri, seduto alla sua scrivania. ''Non l'avevo mai incontrato
prima, non l'avrei più incontrato dopo - racconta -. Per lui non ero nessuno,
mai mi sarei potuto aspettare che avrebbe detto di sì, e che avrei potuto
passare del tempo con lui a fare domande, immaginare nuovi orizzonti,
registrare''. Le sue prime parole sono state "come posso esserle utile?".
''Mettersi al servizio di chi si ha davanti con fiducia e generosità, mi è
subito sembrata una cosa assolutamente naturale per lui - osserva Rossi - Anche
con la sua cecità era in grado di vedere molto in profondità dentro a chi aveva
davanti''. Dai temi del progetto il discorso nell'incontro - e quindi nel disco
- è passato al femminicidio e alla guerra. 'La Storia, detta Magistra Vitae, non
riesce a insegnare niente alla vita degli uomini - rimarca Camilleri -. Tutti
gli errori umani vengono ripetuti a distanza di tempo, magari sotto forma
diversa. I corsi e ricorsi storici esistono. E in amore la ragione o si dimette
o va in aspettativa".
Un capitolo a parte riguarda la voce dello scrittore e la musica. ''Di Camilleri
mi ha sempre affascinato proprio la sua voce - spiega il musicista - dalle
qualità sonore e musicali incredibili. Così profonda, ruvida, ti sembrava quasi
di poterla toccare e si può riconoscere fra mille. Camilleri era felice di
sapere che la sua voce si sarebbe alternata e unita alla musica elettronica. A
93 anni non era affatto spaventato dalla contemporaneità più estrema e
sperimentale, anzi. Era curioso, disponibile e... colto anche in questo'' . Il
percorso musicale del disco vuole scavare quindi tra le pieghe delle parole di
Camilleri, facendosi ispirare dalle tematiche dei testi e seguendo analogie
sonore astratte. ''Ci sono tracce fibrillanti e accese, momenti di suoni sordi,
quasi tribali, corali di voci lontane, ritmi percussivi, una canzone con un
accompagnamento di puri timbri sonori, influenze jazz nei pizzicati. Si parte da
una citazione dantesca, e allo stesso modo con la musica abbiamo provato a fare
un viaggio 'infernale', da una complessità sonora fino a una ritrovata
semplicità''.
Violoncellista solista richiesto dai compositori di oggi, vincitore del IV
Premio Abbiati del Disco, Michele Marco Rossi, 35 anni, sottolinea che la
riflessione sull'amore e sull'essere umano è il tema che lega le tredici tracce
dell'album (edizioni musicali SZ Sugar), anche a livello di ricerca sonora ed
espressiva: le improvvisazioni al violoncello e l'elettronica live, curata da
Paolo Aralla, si alternano con la voce dello scrittore. ''Ogni brano cerca in
maniera astratta di entrare nei meandri dei temi, tanto forti quanto attuali, di
cui parla Camilleri, in un piccolo viaggio sonoro pieno di affetto e
gratitudine. Per questo motivo, il disco non ha un titolo in copertina. Sarebbe
come dare un titolo a un ricordo, a un pensiero o a una memoria. I ricordi non
si intitolano''.
Luciano Fioramonti
La figura di Andrea
Camilleri, celebre autore di Montalbano, continua a ispirare e affascinare anche
dopo la sua scomparsa. Le sue parole, dense di saggezza e di una visione
profonda della vita, risuonano ancora oggi, specialmente in un contesto storico
segnato da conflitti e tensioni. Nel 2019, in un incontro con il giovane
violoncellista Michele Marco Rossi, Camilleri ha condiviso le sue riflessioni
sull’amore, tema che diventa il fulcro di un progetto discografico che celebra
la sua eredità. Un omaggio
musicale all’amore Rossi ha
concepito l’album come un omaggio per il centenario della nascita dell’autore,
previsto per il 2025. Questo disco, privo di titolo e con una copertina bianca,
si propone di intrecciare improvvisazioni musicali con le “ultime parole
sull’amore” di Camilleri, offrendo un’esperienza sensoriale unica. L’idea
iniziale di Rossi era di realizzare un progetto incentrato sull’amore,
esplorando le sue molteplici sfaccettature: Amore Sacro Amore Sesso Amore Potere Amore Colpa Un viaggio
che abbraccia sette secoli di poesia e letteratura, da Dante a oggi. Un
incontro indimenticabile Il pomeriggio
trascorso a parlare con Camilleri è stato per Rossi un momento indimenticabile.
“Non l’avevo mai incontrato prima e non avrei mai pensato di avere l’opportunità
di passare del tempo con lui”, racconta il violoncellista. La disponibilità e la
generosità del grande scrittore sono state subito evidenti; Camilleri,
nonostante la sua cecità, riusciva a percepire profondamente le emozioni e le
intenzioni di chi aveva di fronte. Le sue prime parole, “come posso esserle
utile?”, rappresentano bene il suo approccio umano e aperto. Durante
l’incontro, il dialogo ha inevitabilmente spaziato oltre l’amore, toccando temi
scottanti come il femminicidio e la guerra. Camilleri ha sottolineato che la
storia, pur essendo “Magistra Vitae”, non riesce a insegnare nulla agli uomini,
i quali ripetono gli stessi errori, magari sotto forme diverse. “In amore la
ragione o si dimette o va in aspettativa”, ha affermato, lasciando trasparire
un’amarezza profonda nei confronti della condizione umana. Un
progetto sonoro unico La voce di
Camilleri, con le sue qualità sonore e musicali uniche, ha rappresentato per
Rossi un elemento fondamentale del progetto. “La sua voce era così profonda e
ruvida, ti sembrava quasi di poterla toccare”, racconta il violoncellista.
L’idea di alternare la voce di Camilleri a sonorità elettroniche contemporanee
ha affascinato lo scrittore, che si è dimostrato curioso e aperto
alle sperimentazioni musicali. A 93 anni, non mostrava alcun timore nei
confronti della contemporaneità, ma anzi, si mostrava entusiasta di esplorare
nuove frontiere artistiche. Il disco è
una fusione di parole e suoni, un viaggio sonoro che cerca di esprimere le
complesse emozioni legate all’amore, così come descritte da Camilleri. Le tracce
oscillano tra momenti di intensa energia e suoni più sordi e tribali, creando un
paesaggio sonoro ricco di sfumature. Si parte da una citazione dantesca e,
attraverso le improvvisazioni al violoncello, si esplora un percorso che porta
l’ascoltatore da una complessità sonora a una ritrovata semplicità. Rossi, un
violoncellista di talento già affermato nel panorama musicale contemporaneo, ha
voluto che questo progetto non fosse solo un tributo, ma anche una riflessione
profonda su temi attuali e universali. Le tredici tracce dell’album, pubblicato
dall’etichetta Stradivarius, sono un tentativo di entrare nei meandri dei
pensieri di Camilleri, creando un piccolo viaggio sonoro che trasmette affetto e
gratitudine. La scelta di
non dare un titolo al disco è simbolica; per Rossi, intitolare il lavoro sarebbe
come cercare di etichettare un ricordo o un pensiero. L’amore, nella sua
complessità, non può essere racchiuso in un nome. Questo progetto discografico
si presenta quindi come un omaggio intimo e profondo alla figura di Camilleri,
non solo come scrittore, ma come pensatore che ha saputo indagare le profondità
dell’animo umano.
Con l’uscita di questo album, il dialogo tra letteratura e musica si arricchisce
di nuove sfide e significati, continuando a mantenere viva la memoria di un
grande autore e la sua visione dell’amore, che resta, nonostante tutto, un tema
centrale della nostra esistenza.
Stefania Palenca
«C’anu a fare sti
fimmineddi suli?». Nessuno scommetteva sulla resistenza di queste quattro donne
la cui vita ha il profumo delle pagine. Rimaste sole dopo che Vito Cavallotto,
editore e libraio illuminato, morì tragicamente in un incidente stradale nel
1983, hanno continuato a guidare le librerie, punto di riferimento di artisti
immensi, e festeggiano oggi 70 anni di una storia che è orgoglio, grinta e amore
per la Sicilia.
[…] «Ospitammo
Andrea Camilleri per la sua prima presentazione in Sicilia».
[…]
Ombretta Grasso
Le lettere di Andrea Camilleri alla famiglia, da domani in libreria.
Si torna ai suoi primi anni romani, alla formazione teatrale, agli albori della
carriera, nelle missive alla famiglia inviate dal 1949 al 1960 da “un
infervorato studente fuorisede” (Salvatore Silvano Nigro).
Sellerio annuncia la pubblicazione di un libro blu per gli scritti ritrovati in
cantina, trascritti dalle figlie, e da domani in libreria.
Cercate tra gli scaffali “Vi
scriverò ancora”, la narrazione epistolare di Andrea Camilleri, curata da
Salvatore Silvano Nigro con la collaborazione di Andreina, Elisabetta e
Mariolina Camilleri.
Si avvicina il centenario della nascita #centomenouno #CentenarioCamilleri #lettereinedite
Segui anche su Facebook gli
appuntamenti e le iniziative del fondo Camilleri.
La Repubblica, 25.11.2024
L’inedito
Andrea Camilleri: papà, ti prego non fumare Il grande
autore lo dice nella lettera giovanile che qui pubblichiamo. In cui racconta
anche il blocco dello scrittore, la voglia di emergere, l’amore per la poesia.
Fa parte dell’epistolario in uscita domani Testo tratto
da Vi scriverò ancora di Andrea Camilleri, lettere alla famiglia
1949-1960 (Sellerio, pagg. 528, euro 17) A cura di Salvatore Silvano Nigro in
collaborazione con Andreina, Elisabetta e Mariolina Camilleri Da domani in
libreria
La trascrizione delle lettere, ritrovate dalla famiglia, è stata curata dal
Fondo Andrea Camilleri di Roma
Roma, 23 febbraio
1952 Carissimo
papà, ho ricevuto ieri sera il tuo espresso e mi affretto a scriverti. Scusami
se uso la macchina, non riesco a trovare il calamaio, chissà dove l'avranno
cacciato. Anzitutto desidero dirti come sia rimasto contento della notizia,
datami da mamma tempo addietro, che hai smesso di fumare. Mi pare di avertelo
già scritto in precedenza: era una cosa che mi faceva stare in pensiero. Certo
che per te sarà stato duro e molto, ma pazienza: spero che quando ci rivedremo
possa trovarti ringiovanito. Il fumo è una cosa veramente dannata, me ne accorgo
io, quando in giornate di nervi fumo più del normale e ne risento quasi
immediatamente. Dunque, ti prego di tener duro anche a costo dell'inevitabile
malumore che ne segue. Ora cercherò
di rispondere punto per punto alle tue domande. 1) Pubblicazione delle poesie.
Mi credi se ti dico che non ho avuto il tempo di parlarne con Fabbri? (Diego
Fabbri, drammaturgo e animatore della rivista La fiera Letteraria, ndr)
Anzi, è più giusto dire il contrario: Fabbri non ha avuto ecc. Quando ci
vediamo, stiamo assieme sì e no cinque minuti e parliamo soltanto del film, che
è la cosa che più mi interessa, in quanto è da lì che dovrà venirmi il pane in
seguito. E bada che c'è da discuterne per le poesie e te ne spiego il motivo.
La Fiera Letteraria è atrocemente cattolica e le mie poesie non lo sono,
anzi sono al polo opposto. Questa è una prima difficoltà. Fabbri
inoltre ha le mie poesie di un certo periodo, nel quale credevo ad alcune cose
alle quali, non so se sia un bene od un male, ora non credo più. Mi riferisco
alle poesie di "sinistra", scritte dal '47 al '48. (Tempo, Cinque
figure, Da un diario, ecc. fino a Morte di García Lorca).
Purtroppo sono le uniche che ritengo compiute e valide poeticamente. Poi ad
eccezione del Viaggio nella casa senza speranza che è del 1950, non ho
scritto più un rigo per tanto tempo. Insomma nel periodo che va dal gennaio 1949
al settembre 1951, ho scritto solo due (2) poesie. E triste ma è così. Nel '49 sono
stato distratto dall'Accademia (l'Accademia nazionale d'arte drammatica, ndr),
in tutto il '50 e almeno per buona parte di esso, ho lavorato duro con il teatro
e in un secondo tempo mi sono successe tutte quelle cose che tu sai, m'è parso
che il mondo mi fosse crollato addosso come un'ala di muro e per tutto il
periodo che sono stato a Porto sono stato nell'impossibilità di comporre un
verso. Ho ripreso a scrivere qualcosa da quando mi trovo a Roma ma che non
ritengo ancora opportuno mandare in giro. Comunque,
scrivere per ora mi riesce molto ma molto difficile. I cazzotti sul muso e nel
ventre che ho ricevuto, m'hanno tolto tutte le illusioni e la fiducia nel mondo
degli uomini. Non è una dichiarazione letteraria, è una constatazione: io non
credo più a nulla, di puro e di nobile. Per cui le mie ultime poesie non sono
più nemmeno tristi o malinconiche, sono atrocemente satiriche, nel senso di una
satira intesa all'inglese, non all'italiana. (...) Dunque, per concludere,
bisognerà discuterne con Fabbri, per pubblicare quelle che restano inedite di
quel periodo e le meno violente, e qualcuna, rarissima, del secondo periodo. 2) Il
documentario. La "Minerva Film", non riuscendo ad avere più i capitali per la
produzione di films, aveva deciso di ripiegare sul documentario. Perciò aveva
incaricato me ed altri di preparare del materiale in tal senso. «Senza impegno»
come usa dirsi. E mai precauzione si è rivelata tanto utile: difatti la Minerva
non è riuscita a trovare i quattrini per i documentari ed ha accantonato tutto
in attesa di tempi migliori. Tutti, in Italia, attendono i tempi migliori. Che
risate, quando si accorgeranno che questi non verranno mai ma anzi verranno
quelli peggiori! Però io ho deciso d'agire diversamente, da un paio di giorni
sono in caccia di un paio tra i migliori registi di documentari per far leggere
loro il treatment e vedere di concludere qualcosa con altre case di
produzione dove loro sono ben introdotti. 3) Fiammetta
(un teatro, ndr). Ancora in trattative. Mi pareva di avervelo già
accennato in una precedente lettera, la situazione è la seguente: loro sono
disposti a darci il teatro, il pubblico (cosa molto improbabile) e il capitale
necessario per ogni singola messinscena, comprensivo delle spese di scenario,
décor, costumi, apparecchi elettrici e luci. Questo è ciò che loro
anticiperebbero. Non un soldo di paga però per regista, aiuto, attori e
macchinisti. Gli utili eventuali di spettacolo in spettacolo verrebbero
ripartiti in maniera proporzionale dell'attività e del «peso» di ognuno. Io
accetterei ad occhi chiusi, ma gli altri? Zennaro (Alfredo Zennaro,
commediografo e regista, ndr) cerca di ottenere qualcosa di più, altrimenti
non resta che una soluzione, la seguente: Zennaro dovrebbe cominciare a dirigere
a giorni, per conto dell'ambasciata rumena, uno spettacolo in occasione del
centenario di Jon Luca Caragiale, per il quale percepirebbe due milioni e questi
versarli interamente per gli spettacoli al Fiammetta e cominciare a lavorare su
questa base. Come vedi,
nulla ancora di ben preciso. Il lavoro di apertura dovrebbe essere "Am stram
gram" di Roussin, da me segnalato e per il quale nutro una profonda simpatia,
trattandosi di una cosa assolutamente pazza divertentissima e molto
intellettuale. Con Zennaro potrei farne un'ottima cosa. 4) Costa e
d'Amico. Con d'Amico abbiamo fatto il passo avanti del saluto. Ho incontrato
Costa cinque giorni fa, di sera e abbiamo parlato a lungo. Per cui mi ha
invitato ad andare a trovarlo in Accademia e a portargli le mie poesie. Ci sono
andato l'altro ieri, faceva lezione nel pomeriggio a tutte le classi riunite,
dalle cinque alle sette. Alcuni dei miei compagni che non mi vedevano da tempo,
si sono precipitati ad abbracciarmi veramente commossi. Al momento di
salutarlo, Costa non ha voluto che andassi via e m'ha invitato a cena a casa
sua. Così abbiamo passato una serata e buona parte della notte come ai vecchi
tempi. Ha voluto che gli lasciassi le mie poesie per leggerle con comodo. Poi mi
ha letto le sue ultime cose. È diventato un poeta sul serio, non è più un
dilettante della poesia. Questo spiega la sua crisi attuale d'uomo di teatro.
Perché è veramente demoralizzato, anche se continua a lavorare come se nulla
accadesse dentro di lui. Ha dato ragione a me: il poeta è l'uomo più chiuso in
sé che ci sia, mentre l'uomo di teatro e di cinema è la puttana più pubblica che
ci sia. Ciò genera uno stato di disagio e di sofferenza enorme, io l'avvertii
appena misi piede in Accademia, lui comincia ad avvertirlo ora che diventa un
poeta. Per me è meno grave, perché sono giovane e con poche illusioni, mentre
lui ha quaranta anni ma è rimasto un bambino. Ma ognuno veramente la propria
rogna deve sapersela grattare da solo, se non altro è l'unica esperienza
positiva che ho avuto da tutto quello che ho visto dal '49 in poi. Lunedì
tornerò a rivederlo ancora, ora che il ghiaccio si è spezzato definitivamente e
la vecchia amicizia è ritornata a galla. Abbiamo anche
parlato delle mie dimissioni dall'Accademia ed egli mi ha fatto presente come un
trenta per cento della responsabilità ricadesse anche sulle mie spalle. Ora, a
mente assolutamente fredda, non so dargli torto del tutto. Ma questo sarebbe un
discorso troppo lungo. Non so nulla di Marta Abba. [...]. In quanto alla notizia
se farà o meno del teatro, non so dirti. Pensa che questa storia la tirano fuori
nell'ambiente in media due volte all'anno. I miei
proponimenti?? Voglio arrivare, a qualunque costo, anche a vendermi l'anima. Va
bene, non ci ricaverò molto, ma è sempre qualcosa. Sto scherzando, naturalmente:
attendo solo l'occasione propizia per farmi benvolere da tutti nell'ambiente del
cinema, anche se ci saranno centinaia di persone antipatiche. Il resto verrà da
sé. L'unica cosa che mi preoccupa è il tempo che ho perduto e i quattrini spesi
a vuoto. Se sapessi di avere dietro le spalle una situazione più rassicurante,
sarei felice. Pazienza. Per una volta tanto voglio sperare anch'io in... «tempi
migliori». Scrivimi
spesso, caro papà, apro le tue lettere con lo stesso batticuore di un
innamorato. Ti abbraccio con immenso affetto e ti bacio con tanto amore.
Tuo ANDREA
Più di cento libri pubblicati in vita ma Andrea Camilleri, scomparso nell’estate
del 2019, non rallenta il ritmo della sua prolificità. Esce domani per Sellerio
un’altra opera postuma: un epistolario che raccoglie circa duecento lettere
destinate ai genitori e scritte nell’arco di un decennio. Vi scriverò ancora.
Lettere alla famiglia 1949-1960 è, come scrive Silvano Nigro,
“un’involontaria autobiografia da giovane.” È un Camilleri non ancora
venticinquenne quello che da Porto Empedocle approda a Roma ammesso
all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. La distanza con padre e madre è
colmata da una corrispondenza che non risparmia nemmeno il dettaglio più
marginale. Scrive sempre Silvano Nigro: “Le lettere sono un bollettino feriale,
il giornale di trincea scritto da uno studente che combatte ogni giorno contro
mille difficoltà.” In effetti il giovane Camilleri reclama continuamente soldi
perché “è tremendo girare per Roma senza una lira in tasca.” Si accomoda in
stanze ammobiliate, consuma pasti di fortuna, indossa mocassini che gli “tengono
i piedi freddi.” Ecco perché sembra risollevarsi quando gli viene recapitata
“una giacca che desideravo da tempo.” Il rapporto filiale non è limitato a
compassionevoli necessità pratiche. Ciò che sorprende è la consonanza
intellettuale che lo lega ai genitori. Sono interlocutori morbosi sulle sue
ambizioni e il figlio si attarda a illustrargli le tappe del suo apprendistato.
Dopo che Camilleri è costretto a lasciare l’Accademia a causa di un
provvedimento disciplinare sono innumerevoli i suoi tentativi di sbarcare il
lunario e di farsi largo nel mondo del teatro e del cinema: “Non faccio altro
che gettare reti e speriamo un giorno o l’altro qualche pesce abbocchi.” Diventa
amico di Patroni-Griffi e di Francesco Rosi. Bussa alle porte di Rossellini e
Soldati, si procaccia un appuntamento con Scarpelli, “il soggettista di Totò.”
Prova a frequentare Zavattini e Lizzani. Riesce infine a fare l’aiuto regista in
un film diretto da Zampa. In compagnia di Orazio Costa una sera va a cena con
Anna Magnani, “più simpatica che mai.” Prima di affermarsi sui palcoscenici
campa collaborando la mattina all’Enciclopedia dello spettacolo, il pomeriggio
alla rivista Scenario e la sera a teatro per le prove. I suoi primi
lavori hanno anche un tocco di genialità: non riuscendo a trovare un attore
all’altezza del ruolo impiega in uno spettacolo un manichino. È il primo a
scoprire in Italia Jean Genet. Scrive nel 1952: “È venuto a trovarmi a Roma da
Parigi… È rimasto soddisfatto della mia traduzione, sono stato a pranzo con lui
e mi ha fatto conoscere Sartre.” Firma anche l’allestimento prima teatrale e poi
radiofonico di Finale di partita di Beckett. Realizza regie per il
produttore teatrale Carcano che lo obbliga a provare in tempi stretti e che
dispoticamente cambia gli attori. Finisce a male parole e a schiaffi. “Il nostro
ambiente, quello del teatro, è lurido ed io riesco a starci solo perché mi sono
fatto tutta una mia vita al di fuori di esso.” Si riferisce all’amore per
Rosetta, che infine sposa e dalla quale ha “pisquetta”, ovverossia Andreina, la
prima delle tre figlie. In vista del centenario della nascita - settembre 2025 -
rintocca come una approssimata profezia questo passaggio da una lettera del 4
settembre 1951: “Dopodomani compirò ventisei anni. Dicono che noi, nati sotto il
segno della vergine, abbiamo la fortuna ritardata, attorno ai 30 anni.” Chissà
se avrebbe mai immaginato che la fortuna gli sarebbe piovuta attorno ai 70 anni
grazie al successo dei gialli col commissario Montalbano.
Crocifisso Dentello
Roma, 7 gennaio 1952
(…) Ho bisogno di sapere calmi voi per poterlo essere anch’io e vi assicuro che
non si tratta di una frase che scrivo così tanto per riempire spazio. Qui mi
trovo ogni giorno a lottare contro tante cose, forse e soprattutto contro me
stesso e se a tutto ciò si deve aggiungere l’inquietudine per che provo per voi,
sinceramente comincerebbe a diventare una situazione insostenibile. Io sono già
abbastanza preoccupato per la nostra situazione finanziaria, ogni qual volta
ricevo i vostri quattrini bestemmio da pazzo perché so quanti sacrifici: a me
servono per vivere, non li spenderei per divertirmi neanche se mi sparassero… Il
fatto che io sia solo, molto solo da quattro mesi, non deve farvi pensare che io
sia triste. È una strada che mi sono scelta da me volontariamente.”
Roma, 10 gennaio 1954
(…) Ma alle 11 del mattino, andato a teatro, non trovo nessuno degli attori:
Carcano li aveva mandati a provarsi i costumi e aveva spostato la prova alle 9
di sera! Il rischio che stavo correndo era immenso, era quello di rovinarmi
artisticamente e lui non se ne rendeva conto! Allora tutta l’ira repressa è
scoppiata, e come un pazzo mi sono messo a cercarlo. Lo trovo con Calendoli,
all’una che prendeva l’aperitivo da Canova, e lo affronto dicendogli che l’unico
competente a stabilire le prove ero io e che lui era un pazzo se credeva che in
quelle condizioni io potessi andare in scena. Risposta: “Di che cosa si
preoccupa?”. Io: “Non voglio fare una cattiva figura.” Lui: “Mi stia a sentire.
Prima di tutto il direttore della compagnia sono io e quindi dispongo io. In
secondo luogo, lei lo sa che io sono un critico?”. Io: “Lo so, è stato l’unico a
dir male del mio spettacolo precedente.” Lui: “Bene, e allora io le dico che se
si preoccupa della critica che avrà le assicuro che la critica non vale niente.”
Io (fuori di me): “Non vale niente lei, non d’Amico o Prosperi.” Lui (seccato):
“Lei mi sta rompendo le scatole con questo suo isterismo!”. Io (pazzo completo):
“E allora oltre alle scatole le rompo anche la faccia!”. E gli mollo due
schiaffoni.
ANSA, 25.11.2024
Il giovane Camilleri nelle lettere inedite ai genitori Esce Vi
scriverò ancora per Sellerio ANDREA
CAMILLERI, VI SCRIVERÒ ANCORA.
LETTERE ALLA FAMIGLIA 1949-1960, A CURA DI SALVATORE SILVANO NIGRO CON LA
COLLABORAZIONE DI ANDREINA, ELISABETTA E MARIOLINA CAMILLERI (SELLERIO, PP 528,
EURO 17).
ROMA Il teatro,
l'Accademia, Roma, i grandi autori e incontri, primo fra tutti quello con Orazio
Costa, che formano una galleria del mondo culturale del dopoguerra. Dal 1949,
quando si trasferisce nella Capitale, al 1960, lungo più di un decennio, le
Lettere di Andrea Camilleri alla famiglia, finora inedite, ci restituiscono un
ritratto dello scrittore da giovane.
"Dopodomani compirò ventisei anni. Dicono che noi, nati sotto il segno della
vergine, abbiamo la fortuna un poco ritardata, attorno ai 30 anni. Speriamo che
ci siano delle eccezioni alla regola" scrive Camilleri il 4 settembre
1951. Ritrovate dalla famiglia e raccolte nel libro 'Vi scriverò ancora', a cura
di Salvatore Silvano Nigro con la collaborazione delle figlie dello scrittore,
Andreina, Elisabetta, Mariolina, le lettere escono il 26 novembre per Sellerio,
in vista, nel 2025, del centenario della nascita, il 6 settembre 1925, del
grande scrittore e drammaturgo, morto il 17 luglio 2019.
È stato "un importante e inaspettato 'ritrovamento' fra le carte di nostro
padre. Quando già era iniziato il lavoro di censimento della documentazione sono
state rinvenute in un luogo che non immaginavamo potesse conservarle intatte per
anni e anni. Una cantina" spiegano nella nota al libro le figlie dello
scrittore.
"Circa duecento lettere scritte da nostro padre ai genitori dal 1949 agli anni
'60, quindi dal suo primo anno romano come studente 'fuori sede' dell'Accademia
d'Arte Drammatica, fino al trasferimento da Porto Empedocle a Roma dei
genitori". La corrispondenza si chiude "come un romanzo d'altri tempi", "con un
matrimonio. Camilleri sposa Rosetta Dello Siesto. E viene 'alla luce una bella
creatura', direbbe Manzoni. Si chiama Andreina" racconta Nigro.
Sedite ai genitori da Roma, come studente fuorisede, le lettere sono rivolte
soprattutto alla madre alla quale Camilleri racconta quasi tutto in una specie
di rendiconto della vita quotidiana. Il futuro grande scrittore, creatore del
Commissario Montalbano, deve destreggiarsi fra i problemi economici della sua
vita a Roma, le frustrazioni ma anche i grandi incontri fra i quali spicca il
rapporto straordinario con Orazio Costa e quello più difficile con il critico
Silvio d'Amico che è però la persona che lo spinge a presentarsi alla selezioni
dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica della capitale.
"Il giovane Camilleri è un maratoneta del lavoro. Mantiene un ritmo infernale,
vertiginoso. Corre da un posto all'altro con affanno e frenesia. E con
autoironica comicità. Ai genitori chiede: 'Che ve ne pare di questa specie di
carosello?'" spiega Nigro.
Per la maggior parte manoscritte, le lettere sono state trascritte a cura del
Fondo Andrea Camilleri di Roma. "Abbiamo operato pochi tagli rispetto agli
originali per tutelare alcuni aspetti personali e privati di quanti purtroppo
non ci sono più.
Tagli indicati nel testo da tre puntini tra parentesi quadre" avvertono le
figlie.
Figlio molto affettuoso, lo scrittore non vuole deludere la sua famiglia, ma sa
cosa vuole e si muove con tenacia e determinazione. La sua formazione teatrale
condizionerà anche la sua scrittura come Camilleri riconoscerà tanti anni dopo:
"Quando nel racconto devo inserire un personaggio, il più delle volte scrivo
prima il dialogo. Solo in seguito lo descrivo, ma tutto è conseguenza del modo
in cui lo faccio parlare ed esprimere: non c'è alcun dubbio che questo sia un
tipo di scrittura teatrale".
Camilleri non lascerà più Roma, da quando nel 1949 ottiene una borsa di studio
per il corso di regia di Orazio Costa.
"Tutte insieme, le lettere sono quanto di più vicino ci sia a un diario: con la
loro concretezza, la diligente registrazione giornaliera fatta di occasionali
non sensi, di ripetizioni, di monotonia (sempre riscattata dalla disinvolta
leggerezza del dettato), e anche dell'andare a vuoto talvolta; senza reticenze
comunque, e senza falsi pudori" scrive Nigro. L'epistolario può essere letto
come una sorta di autobiografia dei primi 35 anni dello scrittore che raccontano
molto del suo grande successo futuro.
Mauretta Capuano
«Roma, 15 agosto 1953. Mamma carissima, due parole in fretta. Ho ricevuto
proprio questa mattina la tua lettera. Capisco benissimo la tua gioia, ma non
vorrei che ti facessi soverchie illusioni, non c’è lavoro, da nessuna parte. E
poi ancora non è giunto il momento che mi vengono a cercare e mi offrono del
lavoro, questo avverrà fra due o tre anni se la fortuna mi assisterà. Fino ad
ora sono io che dovrò andare intorno a cercare lavoro. Sono stato domenica
scorsa tutto il giorno con Orazio, anzi siamo andati assieme in macchina sino ad
Anzio ed abbiamo fatto ritorno a Roma a sera tarda in macchina. Io non posso
chiedergli una lira come speravo perché è assolutamente al verde ha dovuto
persino licenziare la domestica. Così l’unica possibilità che ho di tirare
avanti sono le 2.000 lire tue che tu di tanto in tanto mi mandi. Ora mi è
necessario restare a Roma al massimo altri 15 giorni e ti spiego perché. Non
sappiamo se riusciamo a fare la compagnia per l’anno prossimo, perché non
sappiamo quanto ci darà il ministero come sovvenzione e lo sapremo solo al
momento che questo benedetto governo si formerà, anzi dopo un po’ di giorni che
si sarà formato. Ora io voglio essere presente al momento della firma dei
contratti, sai com’è, Zennaro e Calendoli sono veramente degli ottimi amici, ma
gli assenti hanno sempre e comunque torto ed io invece ho il massimo interesse
ad avere ragione, sempre. Cosicché, firmati questi contratti, io mi sarò
assicurato non meno di due regie per l’anno prossimo. Inoltre devo ancora vedere
Ennio De Concini e non è facile rintracciarlo, impelagato com’è nella
lavorazione dell’Odissea. A questo proposito oggi ho telefonato a Costa, domani
dopopranzo andrò a prendere il caffè da lui così vedremo di andarci assieme.
Sono andato all’Enciclopedia e ho visto d’Amico che è stato di una gentilezza
estrema nei miei riguardi, comunque prima di partire per venire giù a trovarvi
come spero ardentemente, voglio parlare con Chicco Pavolini per quanto concerne
il mio prossimo lavoro all’Enciclopedia, quello cioè a partire dal mese di
ottobre in poi. Vorrei insomma avere una assicurazione scritta. Questa è la mia
situazione attuale, aggravata dal fatto che Orazio non farà nessun spettacolo
teatrale durante l’estate, perché se lo avesse fatto io avrei con certezza
lavorato con lui. Comunque pazienza, è già un bene che io abbia fatto la mia
regia quasi inaspettatamente e sia riuscito a farmi conoscere in un certo
ambiente. Cosicché bisogna vedere di farmi avere qualcosa per tirare avanti in
questi giorni, poi non appena avrò concluso qualcosa in merito alla formazione
della compagnia vi telegraferò e vi scriverò perché mi possiate inviare la somma
necessaria per il ritorno. Conto, se tutto va bene, di trattenermi giù da voi
tutto agosto e metà di settembre a riposarmi e a prepararmi alle fatiche
dell’anno prossimo. M’interessa che mi facciate sapere al più presto l’indirizzo
della Società Amici della Musica di Agrigento e che mi diate anche il nominativo
del Presidente e del Segretario responsabile. Non dimenticatelo perché è una
cosa che mi interessa. Vi abbraccio con immenso affetto. Andrea».
Corriere della Sera, 25.11.2024
Anteprima. Ritrovate in cantina, le carte (1949-60) escono da Sellerio curate da
Salvatore Silvano Nigro con le figlie del maestro
Lettere dal giovane Camilleri Le
corrispondenze con i genitori: Roma, gli incontri, il teatro. E lo scrittore che
sarà Il volume
Esce martedì 26 novembre da Sellerio Vi
scriverò ancora. Lettere alla famiglia 1949 -1960 di Andrea Camilleri, a cura
di Salvatore Silvano Nigro con Andreina, Elisabetta e Mariolina Camilleri (pp.
528, euro 17) Allo scrittore (1925-2019), di cui l’anno prossimo si celebra il
centenario della nascita, è dedicato l’omaggio dell’8 dicembre a Più libri più
liberi (Roma, Nuvola dell’Eur, ore 13.30)
C’era uno studente
fuorisede, tenero e volitivo, ironico e stakanovista, nella cantina di casa
Camilleri a Roma. Era racchiuso nelle lettere inviate, per un decennio, dal
giovane Andrea ai suoi genitori. La prima è datata novembre 1949:
ventiquattrenne, era arrivato nella capitale trovando provvisoria ospitalità in
un albergo (a 700 lire a notte), per sostenere gli esami all’Accademia nazionale
d’Arte drammatica dove avrebbe studiato sotto la guida del direttore Silvio
d’Amico e di Orazio Costa, insegnante di Regia. L’ultima è del 31 agosto 1960:
Camilleri è già sposato con Rosetta Dello Siesto («una brunetta deliziosa» la
definisce la prima volta che ne parla alla famiglia) ed è nata la figlia
Andreina. Quelle lettere, finite in cantina insieme ad altre carte, si
interrompono quando i genitori dello scrittore si trasferiscono a Roma da Porto
Empedocle; conservate nell’archivio del Fondo Camilleri, sono state trascritte e
raccolte in un ricco, gustoso volume (Vi scriverò ancora) in libreria da
martedì 26 novembre per Sellerio, a cura del critico Salvatore Silvano Nigro con
la collaborazione delle figlie dello scrittore, Andreina, Elisabetta e Mariolina
Camilleri. La documentazione,
che l’illuminante prefazione di Nigro contestualizza in una prospettiva critica,
anche rispetto ai romanzi che verranno e alle scelte linguistiche che li
caratterizzano, rivela un Andrea Camilleri fino ad allora sconosciuto anche a
figlie e nipoti. Quei dieci anni di lettere in cui dentro c’è tutto — gli abiti,
i soldi, i materassi, il caldo, il freddo, le amicizie, lo studio, i molti
lavori — appaiono quasi un diario, nota Nigro, «con la loro concretezza, la
diligente registrazione giornaliera fatta di occasionali non sensi, di
ripetizioni, di monotonia (sempre riscattata dalla disinvolta leggerezza del
dettato), e anche dell’andare a vuoto talvolta; senza reticenze comunque, e
senza falsi pudori». Camilleri è un
figlio affettuosissimo: «Io mi sento di triplicare il mio affetto per voi e di
darvene sempre e comunque tangibile dimostrazione» scrive ancora in una delle
ultime lettere. La madre è la prima destinataria: le racconta di aver lavato le
calze («sono venute abbastanza pulite! Come vedi, faccio progressi»); dei
rapporti affettuosi con Costa («ogni mattina, dopo la lezione di regia, andiamo
assieme a fare colazione, paghiamo uno anche per l’altro un giorno sì e un
giorno no: ci sono riuscito dopo grande fatica perché voleva pagare sempre
lui»); ma anche di essere andato «con una compagna assai bella e molto elegante»
dal sarto Schubert che ha schizzato a lei un modellino per un cappotto e ha
scambiato lui per «l’ufficiale pagatore». Con il padre c’è più ritrosia, al
punto da riceverne qualche recriminazione se si sente costretto a ribattere: «È
raro il caso che io abbia iniziato una mia lettera rivolgendomi solo ed
esclusivamente alla mamma. Quando vi ho scritto, ambedue siete sempre stati
presenti nel mio pensiero». «Maratoneta del
lavoro» (così lo definisce Nigro), Camilleri fa qualunque cosa per guadagnare e
lo rivendica con orgoglio: «Quando vi chiederanno notizie di me, sbattete sul
muso alla gente questa risposta — scrive ai genitori —. Ho raggiunto cioè la
massima borsa, quella che viene data solo raramente agli ottimi. Me la sono
guadagnata, stringendo i denti e lavorando come un cane. E dunque quando ho
qualche ora libera e me la spasso con qualche ragazza mi pare che questo me lo
sia ben meritato». Le difficoltà finanziarie, per altro comuni a molti compagni
dell’Accademia, giustificano le richieste di denaro, avanzate con la
consapevolezza che la famiglia si impone sacrifici per aiutarlo, e fanno da filo
conduttore alla corrispondenza («Ho ricevuto ieri un vaglia di lire tremila che
mi aiuterà a tirare avanti per non più di cinque giorni. Sono stato due giorni a
mangiare a spese di Leo, mattina e sera. Capisco che voi non vi trovate in
condizioni di potermene inviare, ma per me è tremendo girare per Roma senza una
lira in tasca»), così come le osservazioni quasi ossessive sui ritardi della
posta che impedisce il fluire della comunicazione con la famiglia. Dall’assiduo, a
volte picaresco «notiziario» inviato ai genitori, emerge una vis comica che
anticipa quella del Camilleri maturo, soprattutto della serie del commissario
Montalbano. Come quando, tra cerniere lampo e ganci, rimane imprigionato nella
magnifica giacca che i genitori gli hanno inviato e che non riesce più a levarsi
di dosso: «Tento e ritento ma tutto è inutile: decido allora di dormire con la
giacca e di chiedere, al mattino, l’aiuto della padrona di casa. Ma dopo un po’
mi accorgo che la giacca mi dà fastidio e così, lentamente, con molta pazienza,
riesco a liberarmene». Incidente simile a quello che gli capita con la brutta
tuta imposta agli allievi dell’Accademia — fatta così male che se deve alzare il
braccio destro è costretto ad alzare anche la gamba — in cui Nigro nota
acutamente una maliziosa parodia del saluto fascista. Camilleri scrive
poesie, racconti, articoli, soggetti per il cinema e per la radio, ma il teatro
è il faro che guida le sue giornate. Di tutto rendiconta la famiglia: «Devi dire
a zia Elisa che non si preoccupi per le parole di Costa sul teatro — scrive alla
madre —. “Morte del teatro” significa questo: nel 1950 tutti vanno in automobile
(=cinema) e pochi a cavallo (=teatro), ma questo non significa che domani i
cavalli diventeranno inservibili e come tali saranno ammazzati». Nonostante il
consiglio di mettersi i tamponi nelle orecchie per non sentire il dialetto ogni
volta che scendeva in Sicilia, il lessico famigliare gli suggerisce spesso
termini dialettali il cui uso Nigro rintraccia nei romanzi, ricostruendo anche
in parte la genesi della peculiare lingua di Camilleri.
Assieme al nutrito parentado che a Roma lo aiuta come può e a cui Camilleri è
molto affezionato, l’epistolario proietta sullo sfondo le silhouette, a volte
sfocate, altre più nitide, del mondo culturale, non solo italiano, negli anni
Cinquanta. Da Anna Proclemer a Vittorio Gassman, da Jean Cocteau a Jean Genet,
da Giacomo Debenedetti (che a una conferenza lo presenta come «il giovane poeta
siciliano) ad Alberto Moravia, da Amedeo Nazzari a Silvana Pampanini: attori,
scrittori, registi, salgono, anche se solo per poche righe, alla ribalta di
questo teatro che Camilleri riesce a rendere vivo con piccoli, semplici tocchi.
Da grande, ancora inconsapevole e sconosciuto maestro.
Cristina Taglietti
Ostia, 3 novembre 1949 Carissimi,
questa lettera vi servirà da «rendiconto» di tutto quanto ho fatto dalla mia
venuta a Roma sino ad oggi. (...)
L’esame (all’Accademia di Arte drammatica (ndr) è stato il seguente:
appena entrato nel teatro, d’Amico mi ha chiesto di recitare qualcosa. Al che io
ho risposto che mi mancavano gli altri attori per sostenermi nella parte e che
non conoscevo nessuno al quale poter chiedere questo favore. Allora d’Amico ha
chiamato due tra i più valenti attori giovani del teatro di prosa e che io
conoscevo solo di fama: Gassmann e Santuccio. Con quest’ultimo, avendo avuto
un’ora di tempo per prepararmi, ho imparato una parte dalla commedia «La torre
sul pollaio» (che avevo dato quest’anno a Porto) e una parte dalla commedia
«Arsenico e vecchi merletti» (che era solo la seconda volta che la leggevo) e
così sono salito sul palcoscenico. Potete immaginare la mia emozione e il mio
orgasmo. Dopo aver
recitato (davanti a 10 membri di commissione, tra attori, attrici e registi) è
cominciato l’esame vero e proprio, sul perché avevo deciso di fare la regia
della commedia di Pirandello in una determinata maniera e non in un’altra. Mi
sono trovato d’accordo con Costa (il maestro di regia) sul II e sul III atto, ma
non sul primo. Io ho difeso la mia idea fino in fondo, anche a costo di mandare
tutto all’aria. E forse questa mia decisione mi ha giovato, anche perché ero
stato preavvisato da Zennaro (l’aiuto regista di Costa) che quest’ultimo faceva
spesso delle domande ambigue, a trappola. Dopo un’ora e un quarto, annegato in
un bagno di sudore (e dire che qui a Roma fa freddo!) sono stato licenziato.
(...) Pensa che da
due anni non prendevano nessun regista e che quest’anno, su 9 concorrenti sono
stato ammesso io solo, (unico in tutta Italia). D’Amico ha detto a Maia che
anche quest’anno la commissione non voleva prendere nessuno, ma che lui allora
si è alzato e ha detto che secondo lui si sbagliava a non voler ammettere
nessuno in quanto c’era un nome che spiccava sugli altri. «Qual è?» è stato
chiesto dalla Commissione.
«Camilleri» ha risposto d’Amico. E all’osservazione che io difettavo di una
completa cultura teatrale (cosa verissima del resto), ha detto che lui «vedeva»
in me e che senz’altro ero una carta da giocarsi con buone probabilità e che
comunque, per lasciare ad ogni membro della commissione libertà assoluta di
giudizio, si sarebbe passato ad una regolare votazione. E così è stato fatto,
senonché all’atto dello spoglio, si è visto che le parole di d’Amico, quale
Presidente dell’Accademia e intenditore di teatro, hanno avuto un buon effetto
perché la votazione è stata assolutamente favorevole a me e così sono stato
l’unico ammesso (...).
Roma, 11 gennaio 1950 Carissimi,
spero che avrete ricevuto le due parole che vi scrissi ier l’altro per dirvi
ch’ero arrivato bene. Mi sono finalmente sistemato a Roma in una maniera come
meglio forse non avrei potuto sperare.
Ho una grande stanza a mia disposizione con un letto soffice, comodo e ben
munito di coperte ma posso in verità dire che ho tutta la casa a mia
disposizione. La padrona di casa è gentilissima con me e mi usa molti riguardi,
l’altra sera che volevo farmi la barba ha preteso a tutti i costi che lei mi
riscaldasse l’acqua necessaria. Il posto è un poco in periferia, c’è un grande
silenzio ed un senso di pace che mi aiuta molto nel mio lavoro. Disto
esattamente 25 minuti di tram dall’Accademia, per cui mi alzo ogni mattina alle
7 con un vantaggio di 1 ora e mezzo di quando abitavo ad Ostia e in più c’è da
considerare il vantaggio veramente notevole che io mi posso talvolta riposare
nel pomeriggio. (...) Per la
biancheria la padrona ha parlato con la sua lavandaia, dato che non lava lei
stessa neppure le sue cose perché è impiegata e non ha tempo. A mezzogiorno e la
sera ceno in trattoria e al solito mangio bene. Ho ripreso la vita di prima,
solo che il ritmo del lavoro ora lo sento di meno, dato che ho più tempo a mia
disposizione.
In Accademia la solita vita, ieri ci hanno dato le tute che fanno schifo, la mia
è la meno peggio di tutte ma figuratevi che se devo alzare il braccio destro
sono costretto ad alzare anche la gamba! A qualcun altro tirava tanto di cavallo
che a momenti rischiava di restare sospeso a mezz’aria. Abbiamo energicamente
protestato e domani ho un appuntamento col sarto perché me la rifaccia, a sue
spese, si intende. (...)
Roma, 30 maggio 1952
Papà carissimo,
(...) È venuto a trovarmi a Roma da Parigi Jean Genet di cui vi ho già parlato.
È quel celebre autore francese noto anche per le sue condanne per furti,
minaccia a mano armata, scassi e assalto alla Banca di Lione. È rimasto
soddisfatto della mia traduzione, sono stato a pranzo con lui e mi ha fatto
conoscere Jean-Paul Sartre. Genet è un uomo straordinario che lascia
un’impressione profonda in chi lo conosce per il suo spaventoso cinismo. Mi ha
dato tutti i diritti per il lavoro che ho tradotto, mi ha detto che ne posso
fare tutto quello che voglio e che devo trattenere tutti i quattrini, come se
l’autore fossi io, senza dare nulla a lui. «Lei è giovane» mi ha detto «e ha
bisogno di quattrini. Io sono ricco e non ne ho bisogno». «E che posso fare per
ringraziarla?» ho chiesto. E lui: «Fra qualche anno mi manderà dei pacchi».
«Dove?» chiedo io. E lui: «Al carcere, naturalmente». (...)
L'autobiografia inconsapevole dell'artista da giovane. Questo sono le
meravigliose lettere che Andrea Camilleri scrisse alla famiglia dal 1949 al 1960
e raccolte per la prima volta in questo volume di Sellerio, profeticamente (a
posteriori) titolato Vi scriverò ancora. Camilleri arriva a Roma dalla
Sicilia su invito del critico Silvio d'Amico per presentarsi alle selezioni
dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica: è l'unico candidato ammesso alla
frequenza del corso di regia di Orazio Costa e ottiene una borsa di studio. Così
nel 1949 si trasferisce nella capitale. Non la lascerà più: nonostante nel 1950
a causa di un episodio di carattere disciplinare venga espulso dall'Accademia,
il suo talento e la sua determinazione gli consentirono di continuare a lavorare
all'interno del mondo culturale
romano, e del teatro in particolare. Camilleri ai genitori, alla madre
soprattutto, racconta tutto - o quasi tutto: la vita quotidiana, i problemi
economici assillanti, gli abiti, il cibo, gli incontri, le attese, le
frustrazioni, le letture, il caldo e la pioggia, ma più di tutto le scelte di
regia e degli attori, l'ambiente teatrale, i critici. E al padre raccomanda, di
continuo, di smettere di fumare (da che pulpito!).
Roma, 28 gennaio 1950
Carissima mamma, ho ricevuto le tue due lettere, io non ti ho scritto prima
perché ho avuto e continuo ad avere molto da fare e la sera quando torno a casa
non ho altro pensiero che quello di andarmene a letto. Io cerco di scriverti nei
pochi momenti liberi che ho, comunque non ti devi mai preoccupare per la mia
salute, sto bene, mangio (anzi ti dico in proposito che non credo di essere
molto dimagrito da quando sono tornato dalle vacanze) i dolori sono quasi del
tutto spariti e si fanno risentire solo quando prendo un poco di freddo o mi
bagno per la pioggia. Io naturalmente cerco di riguardarmi come posso ma certe
volte è
inevitabile che prenda un poco di freddo o mi bagni: il fatto però di abitare
qui a Roma mi consente di potermi cambiare con facilità. D'altra parte da tre
giorni vado in giro con la tuta che mi è stata finalmente aggiustata in una
maniera se non altro passabile.
Con zio Turiddu e Paolo sono stato assieme parecchie sere, poi andarono in casa
di cura e mi telefonarono l'indirizzo una domenica mattina ed io promisi loro
che sarei andato a trovarli nel pomeriggio e ritornai a letto a dormire.
Senonché quando mi sono svegliato non sono più riuscito a trovare il foglietto
sul quale avevo trascritto l'indirizzo. Dispiaciuto, ho atteso una loro
telefonata che però non mi fu più fatta. Quindi non ho più saputo nulla di loro.
Desidererei che papà telefonasse loro ad Agrigento e mi sapesse dire
qualcosa, spiegando loro il motivo della mia mancata visita e dicendomi se
ritorneranno qui a Roma.
Devi dire a zia Elisa che non si preoccupi per le parole di Costa sul teatro,
"morte del teatro" significa questo: nel 1950 tutti vanno in automobile (=
cinema) e pochi a cavallo (= teatro), ma questo non significa che domani i
cavalli diventeranno in servibili e come tali saranno ammazzati. Chiaro? Noi
comprendiamo che l'avvenire è delle automobili ma preferiamo andare a cavallo.
Ecco tutto. A proposito di Costa: mi aveva chiesto che gli facessi vedere le
ultime mie ooesie pubblicate su Pesci Rossi e Inventario. Io ho
comprato le due riviste (£ 600, maledizione!) e gliele ho regalate, lui le ha
lette e poi, non so se per distrazione o a bella posta, le ha lasciate in vista
sul tavolo nella sala di
consiglio dei professori. Bene, l'altro giorno, c'era seduta plenaria di tutti
gli allievi per una lezione di Silvio d'Amico e questi a un certo punto chiede:
«Chi di voi è andato a vedere Ruggeri nel "Tutto per bene" di Pirandello?».
Parecchi alziamo le mani. Allora lui dice: «Si alzi Camilleri» e poi: «Che cosa
te ne è parso dell'interpretazione di Ruggeri?». Io la giudico secondo un punto
di vista che lui condivide, e poi mi chiede ancora: «E del lavoro che te ne
pare?». Io rispondo così: «Non lo stimo come uno dei migliori di Pirandello». E
lui: «È detto un po' crudamente ma anch'io sono dello stesso parere». Poi
rivolto agli altri fa: «Ed ora Camilleri, che ho avuto il piacere ieri di
conoscerlo come un poeta tutt'altro che disprezzabile, anzi veramente
apprezzabile, ci esporrà le sue idee su questo lavoro».
Che le mie poesie gli siano piaciute mi fa molto piacere e so anche che sono
piaciute alla Setaccioli. Non so se ti ho scritto che giorni fa sono andato con
Costa e alcuni ragazzi e ragazze a Villa Borghese (era una giornata stupenda) e
ci siamo messi a giocare a «pugno incantato» e ai «ladri e sbirri». Io
capeggiavo la squadra dei ladri e Costa quella degli sbirri. La sera mi facevano
male le gambe per il troppo correre! E la fame! Ho preso doppia razione di pasta
al ristorante! L'altro giorno Costa, durante la lezione di mimica, s'è dovuto
assentare per un'ora e m'ha fatto continuare la lezione agli altri ragazzi, che,
per sfottermi, mi chiamavano: signor dottore, come chiamano Costa. Il maestro Pelosini
mi continua a dimostrare il suo affetto e lo stesso tutti ad esclusione della
Capodaglio. Ma io non posso volergliene male, malgrado tutto mi è simpaticissima
e non riesco affatto ad arrabbiarmi con lei. Per il giorno 2 febbraio avremo le
medie: speriamo bene! Mi sembra di essere ritornato ai tempi del liceo! Scherzo,
naturalmente: sono molto tranquillo al riguardo: solo un'ostilità personale nei
miei riguardi potrebbe giustificare qualche attacco alla mia borsa di studio.
Sono stato spessissimo a teatro, a vedere i De Filippo e Ruggero Ruggeri. Ieri
sera c'è stata la prima di Invito al castello» per la regia di Orazio
Costa. E stato un trionfo! Tu mi dici di andare a trovare zio Totò, solo che io
non ne ho il tempo. Appena avrò un minuto di tempo andrò a trovarli. Domenica
scorsa sono andato a trovare zio Tano e zia Michelina ad Ostia e mi sono
trattenuto a pranzo da loro, al solito cordialissimi con me. Zio Vincenzo l'ho
visto solo una volta, sta male perché gli hanno trovato il diabete e per ora fa
una cura strettissima. Scrivigli, mi farai un piacere. Tu mi scrivi che mi
hai spedito il pacco con i libri, io non l'ho ancora ricevuto, sicuramentemi perverrà
fra giorni. Per il certificato provvederò io stesso. Scrivetemi sempre e datemi
vostre notizie, spero che papà abbia smesso di fumare: lo saluta un ufficiale di
marina di cui mi sfugge il nome che io ho incontrato in tram (Perdio, come si
chiamava? Era stato a Porto da sottotenente poi tornò a Porto mentre noi eravamo
a Enna, anzi voleva affittata la nostra casa... Beh, non mi ricordo) e mi ha
anche detto che Licari si trova a Roma al ministero. Lo andrò a trovare.
Scrivetemi spesso. Carissima assieme a papà e a tutti di casa ti abbraccio di
tutto cuore e ti bacio.
ANDREA
Quando le figlie di
Andrea Camilleri - Andreina, Elisabetta e Mariolina - hanno trovato in un garage
circa duecento lettere scritte tra il 1949 e il 1960 dal futuro "papà" di
Montalbano alla madre Carmelina Fragapane e al padre Giuseppe, hanno subito
capito di avere fatto una scoperta importante. Dopo tanti altri reperti
d'archivio, che oggi costituiscono il Fondo Camilleri. Si trattava di un tesoro
messo al sicuro dai loro nonni, quando si erano trasferiti a Roma da Porto
Empedocle, per stare vicino al loro figlio. FUORISEDE «La prima
cosa che abbiamo fatto è stato trascriverle», raccontano le sorelle nella
prefazione, «vista la fragilità dei fogli». «Con la paura che anche una minima
parola andasse persa». Le lettere raccolte in Vi scriverò ancora
rappresentano, come nota il curatore Salvatore Silvano Nigro, un diario minuto,
scritto nel lessico familiare dello studente fuorisede che nel 1949 si
trasferisce a Roma, per frequentare il corso di regia all'Accademia di Arte
Drammatica. Camilleri è puntiglioso, non tace nulla di sé e spesso si lamenta
delle risposte che tardano ad arrivare. Ci sono le preoccupazioni, le condizioni
economiche «disastrose», per il cibo, la stanza in affitto, i vestiti. Molti gli
aneddoti gustosi. A partire dall'esame d'ammissione con Silvio D'Amico: il
presidente dell'Accademia gli chiede di recitare qualcosa, e Camilleri risponde
che gli mancano gli attori per sostenerlo nella parte. «Allora D'Amico chiama
due tra i più valenti attori giovani del teatro di prosa e che io conoscevo solo
di fama»: Vittorio Gassman e Gianni Santuccio. «Potete immaginare la mia
emozione», confessa ai genitori. Poi c'è il confronto con il maestro di regia
Orazio Costa: Camilleri difende la propria visione su una commedia di Pirandello,
diversa da quella dell'insegnante. E proprio per questo la spunta. IL PACCO I genitori
gli spediscono un pacco pieno di dolci, liquori, saponi. E anche una giacca. Che
Camilleri vuole subito provare. E qui scatta una gag spassosa che fa pensare
all'autore maturo, con la lampo che resta bloccata e il giovane costretto a
dormire con la giacca, e quindi a chiedere l'indomani aiuto alla padrona di
casa. Solo in un
caso Camilleri è reticente. Quando si trova costretto ad ammettere di doversi
dimettere dall'Accademia. «Voglio che abbiate presente questo: non una delle
cose contrarie accadutemi, è stata per colpa mia». Solo nel 2002 l'autore
siciliano rivela la verità, senza più sconvolgere i genitori. Così emerge il
racconto boccaccesco di una rappresentazione a San Miniato, diretta da Costa.
Chiuso il sipario, gli attori vengono ospitati nel convento dei francescani, e
le attrici dalle Clarisse. Intervistato da Saverio Lodato (La linea della palma,
Rizzoli 2010), Camilleri racconta le incursioni notturne dalle ragazze, assieme
a Enrico Maria Salerno e Gigi Vannucchi. «La mattina all'alba scavalcavamo la
finestra che era a quasi mezzo metro dal suolo, e raggiungevamo il convento dei
francescani. Ma una disgraziata mattina io mi ero addormentato non mi svegliai.
La madre superiora aprì la porta della cella, ci vide nudi sul letto, urlò,
svenne». JEAN GENET
Due anni dopo, nel 1952, conosce Jean Genet a Roma. «È quel celebre autore
francese noto anche per le sue condanne per furti, minaccia a mano armata,
scassi e assalto alla Banca di Lione», spiega al padre. «È rimasto soddisfatto
della mia traduzione, sono stato a pranzo con lui e mi ha fatto conoscere
Jean-Paul Sartre». Camilleri è il primo a rappresentare le sue opere in Italia,
e il drammaturgo non chiede nulla per i diritti. «Io sono ricco e non ho bisogno
di quattrini», spiega Genet. Cosa può fare il giovane Camilleri per
ringraziarlo? «Fra qualche anno mi manderà dei pacchi». «Dove?», chiede. E lui:
«Al carcere, naturalmente».
Riccardo De Palo
Le avventure romane del giovane Camilleri, dall'incontro con Sartre al test di
recitazione con Gassman
Pubblichiamo una lettera scritta da Andrea Camilleri alla madre il 25 febbraio
1950, tratta dal libro edito da Sellerio "Vi scriverò ancora - Lettere alla
famiglia 1949-1960" a cura di Salvatore Silvano Nigro, con la collaborazione di
Andreina, Elisabetta e Mariolina Camilleri, da domani nelle librerie.
Carissima mamma, questa sera,
sabato, tornando da casa, speravo di trovare qualche tua lettera e invece non
c'era niente. Spero che lunedì mi arrivi qualcosa. Io sto bene in salute,
febbraio è passato senza che mi desse il minimo fastidio per il freddo, è stata
una cosa stupenda, sole e caldo ogni giorno. Mi accorgo che il tempo passa solo
attraverso il giornale «La Fiera Letteraria» che compro ogni sabato: ogni volta
mi stupisco a vedere il nuovo numero nelle edicole. «Guarda!» mi dico «ma se
l'altro numero l'ho comprato ieri!». E invece no, sono passati sette giorni.
Evidentemente è un effetto del lavoro che mi prende tutta la giornata e non mi
lascia mai un attimo di tempo libero, non ho neppure il tempo di pensare ad
altre cose, solo il teatro, teatro, teatro. IL SAGGIO Mario Ferrero,
il regista che prepara il saggio, non mi lascia un attimo libero: figurati che è
andato da d'Amico a dire: «Se Camilleri ha da sentire delle lezioni quando io
provo, vi prego di esentarlo perché io di lui non ne posso fare a meno». (...) Oggi ho
tenuto una conferenza. Proprio così. Sono stato invitato a farla dal segretario
nazionale delle Olimpiadi Culturali, Franco Di Tondo, un ragazzo che conobbi a
Firenze nel 1947. L'ho tenuto nel più elegante locale di riunioni di Roma, alla
«Conchiglia», dinnanzi ad un pubblico di intellettuali e di belle donne. Non
solo, ma all'inizio sono stato chiamato al tavolo della presidenza a presiedere
la riunione con altri! Con me c'erano al tavolo: Giacomo De Benedetti (il
critico), Luigi Chiarini (il regista), Palma Bucarelli, Renato Guttuso. Nel
pubblico ho riconosciuto: Moravia, Brancati, Levi, Gatto, la Bellonci, e altri
nomi notissimi. Prima di me ha parlato De Benedetti che m'ha presentato come «il
giovane poeta siciliano» (figurati!) poi ho parlato io e infine Chiarini ha
concluso. Io ho parlato a nome dei giovani intellettuali che partecipano alle
Olimpiadi e ho parlato anche del problema della cultura nel sud. S'è
verificato lo stesso che a Firenze nel 1947, applausi fervorosi e convinti,
congratulazioni finali. Se ne parleranno i giornali, te ne invierò copia come
spero pure di procurarmi le fotografie che sono state fatte durante il discorso.
Ho parlato seccamente e brevemente, idee chiare e precise. Ma se sapessi che
conforto era per me, tra tutto quel pubblico sconosciuto, posare lo sguardo sul
volto amico e sorridente di Leo Guida seduto in terza fila! Non solo, ma
(sorridi pure!) mi sono accorto di avere delle ammiratrici! Pensa! E io che non
lo sapevo! Due ragazze alla fine sono venute a presentarsi e a dirmi quanto
fossero piaciute loro le mie poesie che avevano letto sul «Saint-Vincent» e
sulle riviste e a dirmi anche che erano felici di conoscermi. SPERANZE Per me,
sarebbe stato un'altra cosa se avessi avuto voi due, miei carissimi, in prima
fila. Peccato, ma spero che questo possa avverarsi un giorno o l'altro. Ora che
ho terminato di darvi mie notizie, devo cominciare a lavorare ad un saggio
critico che Achille Fiocco (il maestro di Storia del teatro) mi ha incaricato di
fare. Datemi sempre
notizie di voi. Desidero che la prossima lettera porti almeno la firma di nonna
Elvira, di zia Elisa e di zio Massimo. Dite alla famiglia ducale che mi inviino
almeno una cartolina. Ho molto bisogno di sentirvi vicino a me anche attraverso
queste forme esteriori. E papà mi scriva anche lui una sua lettera, come altra
volta ha fatto, e mi dica di sé e del suo lavoro. Vi abbraccio
forte, forte, forte ANDREA
Salutatemi gli amici, in particolare Fiorentino, che lui mi scriva, lui che ne
ha il tempo! Io gli scriverò fra giorni.
Giornale di Sicilia /
Gazzetta del Sud, 25.11.2024
In libreria con Sellerio “Vi scriverò ancora”, le lettere ai genitori dal 1949
al 1960
Camilleri figlio... emigrato
Raccolta di epistole dell’età giovanile a cura di Salvatore Silvano Nigro con la
collaborazione delle tre figlie del creatore di Montalbano
C'è un giovane di
belle speranze che s'aggira per la Capitale con una fame di vita e di successo
non comuni. Ha vinto una borsa di studio che gli consente di frequentare
l'Accademia nazionale di arte drammatica di Silvio d'Amico, nel settore regia.
Arriva dal profondo sud, dopo un lungo viaggio in treno e l'affannata
accoglienza dei parenti che a Roma e nei dintorni già dimorano. Ha gli occhi che
luccicano di curiosità e di speranza della vita nuova che gli s'affaccia. Anche
se le sue attenzioni saranno costantemente rivolte oltre lo Stretto, alla sua
terra, alla sua famiglia di vecchi: in questo senso si può dire che la sua
“crosta” di provinciale (senza l'accezione negativa di cui la parola s'è
caricata) non gli cadrà mai di dosso. Il ragazzo
che sogna di fare il regista si chiama Andrea Camilleri e arriva da Porto
Empedocle, provincia di Girgenti, dove ha già fatto i suoi latinucci e come
messaggi in bottiglia ha già inviato le sue prime poesie alle riviste più
rinomate della Penisola. Sono anni eroici, anni di Dopoguerra. Quello che
sarebbe diventato il celeberrimo inventore del Commissario Montalbano, parte con
una valigia carica di sogni e di qualche vestito. Pochi i soldi che una famiglia
accudente e apprensiva non gli farà mancare, benché non navighi nell'oro. Questi e
moltissimi altri dettagli sono contenuti in un libro che la casa editrice
Sellerio manda domani nelle librerie e che si intitola Vi scriverò ancora, un
ricchissimo epistolario “domestico” che va dal 1949 al 1960. Camilleri scriveva
al padre Giuseppe, ma soprattutto alla madre, Carmelina Fragapane, circostanza
che crea qualche fraintendimento col genitore che si sente trascurato. Infatti,
in una nota del 26 maggio del 1950 Andrea è costretto a rimbrottarlo
affettuosamente: «Caro papà, la tua lettera mi ha fatto dispiacere per gli
indiretti rimproveri che contiene. È raro che abbia iniziato una lettera
rivolgendomi solo ed esclusivamente alla mamma. Quando vi ho scritto, siete
stati ambedue presenti nel mio pensiero. Ed è ingiusto, lascia che te lo dica,
l'appunto che hai voluto muovermi». Insomma, ci
sono le ansie, i turbamenti, i resoconti, i fallimenti, i successi, le
sconfitte, le malinconie e le apprensioni di un figlio che ha, si capisce, i
nervi a fior di pelle, un po' per la lontananza, un po' perché teme per la
salute dei suoi, un po’ perché, come un giovane animale nel bosco, cerca di
sopravvivere in un contesto naturalmente difficile quando si è soli. Le missive
che si susseguono sono il diario familiare che diventa «giornale», cioè
informazione in presa diretta e in continuo di tutto ciò che gli accade, anche
il banale acquisto di un paio di pantaloni, un'arrabbiatura, un'amarezza, un
cambio di casa, un incontro inaspettato. Oppure la cronaca di un viaggio
scomodo: «Sulla littorina fino a Messina sono stati in compagnia di tre bambini
che rivelavano piccoli istinti di delinquenti…».
Questa raccolta di lettere (a cura di Salvatore Silvano Nigro, con la
collaborazione delle figlie di Camilleri: Andreina, Elisabetta e Mariolina)
offre uno spaccato autentico, genuino, a volte commosso della sua vita; svela un
lato più intimo e personale di un narratore non ancora formato pienamente, ma
già pieno di talento. Scorrono coi giorni le difficoltà economiche, i bivi
professionali, l’ambiente teatrale, il rapporto speciale con Orazio Costa e
quello più complesso con Silvio d’Amico. Camilleri ci accompagna nel suo
percorso di formazione, dai primi passi nel mondo del teatro alle prime
esperienze letterarie e ci racconta, con un linguaggio semplice e diretto, delle
sue passioni, delle sue amicizie, delle sue delusioni. E poi, come gemme
disseminate qua e là, incontri e amicizie straordinari: Gassmann, Rossellini,
Sartre, Genet.
Giancarlo Macaluso
IMG press, 25.11.2024
Cultura: Cna Editoria, una sinergia per celebrare il centenario della nascita di
Camilleri
Una sinergia per celebrare il grande maestro della letteratura siciliana Andrea
Camilleri in vista del centenario della sua nascita, che ricorrerà nel 2025. È
questo l’impegno emerso, durante l’iniziativa “Il gusto dei libri”, che si è
tenuta il 23 e il 24 novembre scorsi, nell’ambito del Taormina Food Expo 2024,
organizzato dalla Cna Sicilia e Cna Editoria, presso il Palazzo dei Congressi
della città ionica. Didascalia
Ad assumersi tale
responsabilità il curatore del progetto per il centenario della nascita di
Camilleri, Felice Laudadio, il presidente nazionale di Cna Editoria, Costantino
Di Nicolò, il presidente di Cna Sicilia Cinema e Audiovisivo, Ninni Panzera, il
vice presidente regionale di Cna Sicilia, Francesco Di Natale, il segretario
della Cna di Ragusa, Rosanna Magnano, il commissario straordinario della Camera
di Commercio Sud Est Sicilia, Antonio Belcuore, il vice presidente della V
Commissione Cultura dell’Assemblea Regionale Siciliana, Valentina Chinnici. “Nella
prossima edizione del Taormina Food Expo – hanno dichiarato Di Nicolò e il
segretario regionale della Cna Sicilia, Piero Giglione – ci sarà un’intera
giornata dedicata alla cucina di Camilleri e tutta la Cna sarà protagonista
delle celebrazioni per il centenario”. “Entro
gennaio prossimo – ha annunciato Laudadio, presidente del nascente Comitato
nazionale Andrea Camilleri 100 – terremo una conferenza stampa a Roma per
presentare le iniziative che confluiranno in un importante evento che si terrà a
giugno”.
[…]
Sky Arte, 26.11.2024
Un disco inedito omaggia lo scrittore Andrea Camilleri a cento anni dalla
nascita
Frutto dell'incontro tra il giovane musicista Michele Marco Rossi e il celebre
scrittore siciliano, un nuovo album accompagna le parole di Camilleri con
musiche originali per violoncello e strumenti elettronici: un disco dedicato ai
temi dell'amore, della ragione e della natura umana.
Nel maggio del 2019,
appena tre mesi prima della sua morte, Andrea Camilleri accolse nella sua casa
di Roma un giovane violoncellista, Michele Marco Rossi. Un unico, intenso
incontro tra due personalità immediatamente affini, dal quale è scaturito un
ambizioso progetto musicale che vede la luce in questi giorni: il disco
intitolato Intelletto d'amore (e altre bugie) sarà infatti pubblicato
dall’etichetta Stradivarius il 28 novembre in vinile, per poi approdare sulle
piattaforme digitali nel 2025, quando ricorrerà il centenario della nascita del
grande intellettuale. L’album
raccoglie le preziose incisioni della voce dello scrittore, le performance al
violoncello di Rossi e le sue improvvisazioni di musica elettronica dal vivo,
curate da Paolo Aralla. L’insieme di questi elementi dà vita a un percorso
sonoro suggestivo in tredici tracce, che offre una preziosa testimonianza del
pensiero di Camilleri su temi universali come l’amore e la complessità
dell’animo umano. LE
RIFLESSIONI DI CAMILLERI SULL’AMORE E SULLA NATURA UMANA
Il dialogo tra i due artisti, accuratamente riportato anche nel booklet presente
nell’edizione fisica, prende le mosse da uno dei più celebri sonetti di Dante
Alighieri, Tanto gentile e tanto onesta pare, che spinge Camilleri a
riflettere sulla natura dell’amore, che supera la ragione per riportare l’uomo
più vicino alla propria dimensione istintiva. Questo sentimento, nelle parole
dello scrittore, può essere vissuto solo come un’esperienza che unisce due
soggetti trasformandoli profondamente, come dimostra la cosiddetta “formula
dell'amore”, ideata dal grande fisico britannico Paul Dirac: tale equazione
descrive l'interazione tra due sistemi fisici, ma viene riletta dal romanziere
siciliano come una metafora del “sistema” in cui si uniscono due persone che si
amano.
MUSICA E LETTERATURA PER UN OMAGGIO AD ANDREA CAMILLERI
A conferma della sua duplice natura, personale e universale, il vinile si
presenta con una copertina bianca e priva di titolo su precisa scelta di Michele
Marco Rossi. Le sonorità del violoncellista, abile nel mescolare in modo
evocativo musica classica ed elettronica, creano un’atmosfera sospesa su cui si
appoggiano alcune tra le ultime e più importanti riflessioni che il celebre
scrittore ci abbia voluto lasciare. Il risultato è un omaggio alla memoria di
Camilleri: un progetto inedito e originale che esplora temi di grande profondità
attraverso le parole di un autore che sa ancora arrivare al cuore degli
ascoltatori.
In vista delle feste natalizie, da lunedì 2 dicembre 2024 tornano le storie de
"Il commissario Montalbano" per il ciclo “Techetè in giallo”. Dieci episodi del
famoso poliziotto, nato dalla penna di Andrea Camilleri, ognuno suddiviso in due
parti e in onda ogni lunedì e martedì alle ore 07.00, 15.00 e 23.00 su Rai Radio
Techetè. Riprende, in questo modo, il percorso che porta sul canale digitale di
Rai Radio Techetè, in collaborazione con Rai Fiction, i racconti gialli che
hanno più appassionato e dai quali sono state tratte serie di successo.
In questo secondo ciclo, curato da Giacinto De Caro e che riparte con l’episodio
“Il giro di boa”, è Camilleri stesso a spiegare, nell’anteprima di ogni
episodio, la genesi di ogni libro trasferito poi nella fiction dal regista
Alberto Sironi. Gli episodi saranno poi disponibili nel sito di Radio Techetè e
nell’app RaiPlay Sound all’indirizzo
https://www.raiplaysound.it/programmi/techeteingiallo-ilcommissariomontalbano
Ecco nel dettaglio i titoli di questa seconda serie:
Il giro di boa (2 e 3 dicembre 2024)
Par condicio (9 e 10 dicembre 2024)
La pazienza del ragno (16 e 17 dicembre 2024)
Il gioco delle tre carte (23 e 24 dicembre 2024)
La vampa d’agosto (30 e 31 dicembre 2024)
Le ali della sfinge (6 e 7 gennaio 2025)
La pista di sabbia (13 e 14 gennaio 2025)
La luna di carta (20 e 21 gennaio 2025)
Il campo del vasaio (27 e 28 gennaio 2025)
La danza del gabbiano (3 e 4 febbraio 2025)
Frankfurter Allgemeine, 27.11.2024
Andrea Camilleri
Camilleris Post
Mit seinem Kommissar Montalbano wurde Andrea Camilleri erst im Pensionsalter
weltberühmt. Wie die jetzt veröffentlichten Briefe aus jungen Jahren zeigen,
liebte er aber schon mit Mitte 20 Verbrecherjagden.
Briefe von
Schriftstellern aus jungen Jahren zu lesen ist oft, als schaue man sich von
Bekannten Kinderfotos an. Man sieht schon vorteilhafte oder weniger vorteilhafte
Anlagen, die später deutlich hervorgetreten sind, ahnt in den Zeilen schon das
Talent, das sich später entfaltet hat; oder findet die Andeutung von etwas, das
später zur unverwechselbaren Handschrift des Autors wurde – im Fall Andrea
Camilleris den Hang zur Ironie oder der liebevolle Blick auf skurrile
Persönlichkeiten. In Italien sind gerade im Sellerio Verlag seine Briefe aus den
Jahren 1949 bis 1960 an seine Familie in Sizilien erschienen. Der Band trägt den
Titel „Vi scriverò ancora“ („Ich werde Euch wieder schreiben“), was gut zu
Camilleri passt, der erst spät seine Berufung zum Schriftsteller entdeckte. Die
meiste Zeit seines Lebens arbeitete er als Theater-, Hörfunk- und
Fernsehregisseur, 2019 starb er im Alter von 93 Jahren. Als er
den ersten der im Band versammelten Briefe schreibt, ist er Mitte zwanzig und
gerade mit einem Stipendium nach Rom gezogen: Er hat es als einziger Kandidat in
den begehrten Regiekurs von Orazio Costa an der Nationalen Akademie für
Schauspielkunst geschafft, genießt die neue Freiheit, entdeckt die Stadt und
deren Kultur. Ein Jahr später fliegt er von der Akademie, weil er auf einer
Exkursion, bei einer Übernachtung im Kloster, von der Oberin mit seiner Freundin
im Bett erwischt wird. Camilleri erzählt seiner Mutter in den Briefen ansonsten
(fast) alles – von finanziellen Engpässen, vom Essen, von Begegnungen,
Erwartungen, Enttäuschungen, von Hitze, Regen, von Vorlesungen, den
Entscheidungen der Regisseure und Schauspieler, den Kritikern. Seinem Vater
empfiehlt er immer wieder, mit dem Rauchen aufzuhören, was Camilleri selbst bis
zum Tod nicht tat.
Zum Bestsellerautor wurde er über Nacht, als er im Pensionsalter mit Salvo
Montalbano einen Kommissar erfand, der ihm in seiner Hartnäckigkeit, dem
abgründigen Humor und der Vorliebe für gutes Essen nicht unähnlich war. 27
Bücher gibt es mit dem Commissario, zudem mehrere „Montalbano“-Kurzgeschichten.
Dass Camilleri schon immer einen Heidenspaß an Verbrecherjagden hatte, versteht
man, wenn man den Brief vom 28. Januar 1950 liest. Darin erzählt er von einem
Nachmittag mit Kommilitonen und dem Dozenten in der Villa Borghese: Sie spielten
stundenlang Räuber und Gendarm: „Ich leitete das Team der Räuber und Costa das
Team der Polizisten. Abends taten mir die Beine weh, weil ich zu viel gelaufen
bin! Und der Hunger!
Ich hatte die doppelte Ration Pasta im Lokal!“
Karen Krüger
Oggi, provo a dare
uno scossone suggerendovi la lettura di un mostro sacro della nostra
letteratura, il maestro: Andrea Camilleri. Un Camilleri
insolito, che non siamo abituati a leggere e che è anche quello che preferisco,
non vi nego però che sono una grande fan del commissario Montalbano che ha
portato Vigata e il vigatese in giro per i 5 continenti, perché lo scrittore
empedoclino è stato tradotto praticamente ovunque. Il primo
incontro con Camilleri nel lontano 1998 con “La forma dell’acqua” il primo libro
della fortunata saga poliziesca e da allora ho letto praticamente tutto quello
che il maestro pubblicava. Il suo primo romanzo storico con il quale approccio è
“la strage dimenticata” che mi ha stregata, rapita e fatta definitivamente
innamorare della sua scrittura; è in questa cifra stilistica che preferisco
leggerlo, in cui non perde di originalità nella scelta delle storie che racconta
e “la rivoluzione della luna” non fa eccezione, e lo ammetto è il mio preferito. Riavvolgiamo
il nastro e andiamo indietro nel tempo siamo in Sicilia, per essere più precisi
a Palermo ed è il 1677. A governare la Sicilia c’è il vicerè di Carlo III di
Spagna, Aniello de Guzmán y Carafa Marchese di Castel Rodrigo, che sul letto di
morte nomina come suo successore la moglie Eleonora de Moura che assunse il
ruolo di vicerè di Sicilia dal 16 aprile al 13 maggio del 1677, appena 28 giorni
quelli appunto di un ciclo lunare. “Era stato un bravo Viciré, don Angel,… Di
subito si era addimostrato persona onesta, rispettosa delle leggi e dell’òmini,
pronto a cunnari la ‘ngiustizia e l’approfitto, la prepotenza e l’arbitrio”. Eleonora de
Moura “‘na vinticinchina d’una biddrizza da fari spavento” è una donna
intelligente e capace che proverà a risollevare le sorti una Palermo messa in
ginocchio dalla carestia e dalla povertà, vessata da malaffare e corruzione. Ho
amato questo libro, e la storia rivoluzionaria, ho amato donna Eleonora e la sua
intelligenza, la sua capacità di tenere testa a un manipolo di delinquenti,
l’essere tenace, politicamente capace, illuminata. Ho amato vedere come si possa
affrontare la questione di genere con l’espediente del romanzo storico, perché
questa rivoluzione della luna non è solo legata al governo dei 28 giorni ma al
legame della luna con il ciclo femminile e con molte fasi della vita delle donne
che si pensavano legate ai cicli lunari. "chistu lu
sanno i fìmmini e lu mari / che cu ‘a luna sunno sempri appattati". “…Premesso
che io considero a donna Eleonora ‘na fìmmina perigliosa, che avi ‘n testa
l’idea precisa di quello che voli fari, è quello che voli fari lei non crio che
è lo stisso di quello che volemo fari nuautri,…”. La
Vicerè nei 28 giorni di governo si confronterà con nobili corrotti, con un
governo dominato da intrighi e complotti, riuscirà a sostituirne tutti i membri
e a tenervi testa, calmiererà il prezzo del pane, abbasserà le tasse e metterà
in atto una serie di riforme a tutela delle donne, infatti, costituì il
“conservatorio delle vergini pericolanti”, per garantire alle ragazze orfane un
sussidio e impedire loro di cadere nelle maglie della prostituzione, e in
seguito quello delle “ripentite” con l’intento di salvaguardare le ex-prostitute
che volevano cambiare vita; infine istituì una dote regia per le ragazze povere
che desideravano sposarsi. Si farà rimpiangere da chi ne ha apprezzato le dotti
di governo e odiare dai nemici che furono molti e che le costeranno l’essere
richiamata in Spagna dopo appena 28 giorni, con una lettera pontificia che
dichiarava l’incompatibilità di una donna a ricoprire il ruolo di legato papale. Tra le pagine
non c’è spazio per l’amore anche se lo scorgerete tra le parole di Don Serafino
medico del vicerè: “E chiuì ancora l’occhi. E don Serafino vitti a ‘na
lagrima, una sola, ‘ na perla, niscirle dall’occhio mancino, sciddricare lenta
lenta lungo la guancia, firmarisi un attimo prima di staccarsi e… E la mano
dritta di don Serafino la raccoglì suora al palmo aperto. Po’ lui la stringì
forti nel pugno chiuiuto, volenno che quella lagrima pinitrasse di tra alla sò
carni fino ad addivintari sangue del sò sangue.”; un amore solo
platonico come tutte le storie d’amore dei romanzi di Camilleri. Ho trovato
incantevole, magica persino l’atmosfera laida di una Palermo sporca e povera. In
questi romanzi storici Camilleri fa vedere la sua grandezza, e la sua penna
affilata, precisa ed in grado di inventarsi una nuova lingua il “vigatese”. In
questo romanzo parte da una vicenda storia realmente accaduta e chi ricama sopra
una quotidianità e delle manovre fantasiose che ti tengono incollata alle
pagine. Camilleri ha pagato il conto presentato da una certa compagine di
“intellettuali” del nostro Paese che hanno troppo spesso storto il naso davanti
a un nuovo modo di scrivere, ha fatto i conti con lo snobbismo della lobby della
cultura. Chi sia
Andrea Camilleri, non è necessario raccontarlo.
Anche questo romanzo è stato pubblicato dalla casa editrice Sellerio, casa
editrice palermitana nata nel 1969 da Elvira Giorgianni e suo marito Enzo
Sellerio. Le collane della famosissima casa editrice sono molte tra i nomi in
catalogo oltre Camilleri vi ricordo: Gianrico Carofigli, Roberto Alajmo, Antonio
Manzini, Marco Malvaldi (uno dei miei giallisti preferiti), Santo Piazzese,
Gaetano Savatteri, Chiara Valerio, Alessandro Barbero.
“E già all’ura di mangiari tutta la cità vinni a sapiri che donna Eleonora non
era cchiù Vicirè per ordini di So Maistà e che sinni doviva ripartiri duminica
sira per la Spagna. A picca a picca, nello spiazzo davanti al Palazzo,
accominzaro ad arrivari a taci maci mindicanti, genti coi vistiti pirtusa
pirtusa che cadivano a pezzi, genti struppiata alla quali ammancava un vrazzo o
‘na gamma, ciechi, stroppi, malatizzi, sbinturati di nascita, curti di menti…
ognuno aviva ‘n mano un pezzo di pani che s’era potuto accattari pirchì ora il
pani costava picca e loro ci potivano arrivari. E se l’erano vinuto a mangiari
‘n silenzio, per ringrazio, davanti a donna Eleonora”.
Monica Brancato
Chi può leggere,
nell’era dell’Intelligenza Artificiale, libri raffinati come questo proposto
da Marcello Veneziani, autore di saggi di filosofia e politica e non solo? Chi,
tra le nuove generazioni, sarebbe in grado di dire, per esempio, due parole su
maestri del passato come Edmund Burke, Vincenzo Cuoco, Benedetto Croce, Giovanni
Gentile, Emil Cioran, Eugène Ionesco, Sibilla Aleramo, Giorgio Manganelli,
Pierre Hadot o Roberto Calasso?
Esagerazione? Pessimismo tracimante? Forse. Fatto sta che Senza eredi.
Ritratti di maestri veri, presunti e controversi in un’epoca che li cancella,
edito da Marsilio nel 2024, è senza dubbio una carrellata riservata a una
nicchia di lettori, magari anche attempati. Veneziani
colloca in un immaginario Pantheon una settantina di figure di alto livello che
hanno onorato la letteratura, la filosofia, il giornalismo e la politica. Il
tratteggio, essenziale e asciutto, si rivela profondo e mai retorico, talvolta
inedito e, perché no, polemico, ricco di spunti di riflessione.
Blaise Pascal, Giacomo Leopardi, Charles Baudelaire, Giovanni Verga, Franz Kafka e Trilussa (ovvero
all’anagrafe Carlo Alberto Salustri) sfilano su un’immaginaria passerella
mostrando il proprio lascito di opere incommensurabili e senza tempo, pregne di
sensibilità e valori di cui purtroppo oggi sembra interessare a pochi. E
ancora, Alberto Moravia, in verità quasi dimenticato dopo la sua morte; Marcello
Marchesi, “anello di congiunzione tra la letteratura e lo spettacolo
televisivo”; Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo, scrittori popolari di
intrattenimento; così come Eugenio Scalfari, che Veneziani peraltro pare
ascrivere ai maestri presunti: impietoso infatti il raffronto proposto
con Indro Montanelli.
E si prosegue con Alain de Benoist, Giovanni Reale, Joseph Ratzinger, Giuseppe
De Rita, Gianfranco Miglio, Gianni Vattimo, Toni Negri - il professore scappato
a Parigi cattivo maestro? - e Giovanni Sartori fino ad arrivare a Massimo
Cacciari, filosofo e già sindaco di Venezia, che in tv appare sempre fra lo
scocciato e il malmostoso, ma pur sempre lucido e acuto nelle proprie analisi.
Pagine succose e stimolanti, ora apologetiche ed esaltanti, ora sferzanti e
venate di quella vis polemica che dà poi sapore alla lettura, ma pur
sempre marcate da una giusta dose di onestà intellettuale.
Vita e pensiero, virtù e difetti di grandi protagonisti che, come lamenta il
nostro, rimangono oggi senza epigoni. A noi invece, comuni mortali, non resta
che sperare che invece non tutto vada perduto.
Giovanni Basile
ROMA - Nella sezione Zibaldone del 42/o Torino Film Festival passa 'L'amore che
ho', film che racconta la vita complicata di una leggenda della canzone popolare
siciliana: Rosa Balistreri. Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Luca
Torregrossa, nipote dell'artista, il film diretto da Paolo Licata, che ne firma
anche la sceneggiatura con Maurizio Quagliana, Heidrun Schleef e Antonio
Guadalupi, ha nel cast ben quattro attrici, Lucia Sardo, Donatella Finocchiaro,
Anita Pomario e Martina Ziami, che prestano il volto a Balistreri nelle diverse
fasi della sua vita. Il tutto per raccontare questa incredibile artista che è
stata non solo simbolo del Mezzogiorno e della sua cultura, ma anche una
cantautrice che ha lottato in prima linea per i diritti dei lavoratori, contro
la mafia e a favore dell'emancipazione femminile. E questo in un periodo storico
molto difficile. Nel 1990 Rosa Balistreri, soprannominata "la voce della
Sicilia" o "la cantautrice del sud", è all'apice della sua carriera. Mentre
cerca in tutti i modi di recuperare il rapporto interrotto con la figlia, i
ricordi del passato la tormentano e la riportano ai momenti più difficili della
sua vita e del suo lavoro. Sempre in prima linea per la difesa dei più deboli,
dei lavoratori e delle donne abusate e nella lotta contro qualsiasi
prevaricazione e al tempo stesso dentro la realtà culturale dell'epoca vicina
come era al mondo della musica, del teatro e dell'arte italiani, grazie ai suoi
incontri con Dario Fo, Andrea Camilleri, Franca Rame, Renato Guttuso.
Fahrenheit, 28.11.2024
Andrea Camilleri e Philippe Forest
Alle 17.20 Con Patrizia Severi, curatrice dell'Archivio Andrea Camilleri: "Vi
scriverò ancora": l'epistolario dello scrittore siciliano con la famiglia appena
pubblicato da Sellerio
Per ascoltare la puntata
cliccare quioppure qui
Sabato 30 novembre 2024, alle ore
17:30, l’Auditorium dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro
ospiterà la XVI edizione del Premio Letterario Nazionale “Grazia Deledda”, un
appuntamento che celebra l’eredità culturale della scrittrice Premio Nobel per
la letteratura e promuove la letteratura italiana contemporanea.
L’evento si aprirà con i saluti istituzionali di Luca Saba, presidente della
Fondazione Premio Grazia Deledda, Giuseppe Ciccolini, commissario straordinario
della Provincia di Nuoro e Stefano Lavra, presidente dell’Istituto Superiore
Regionale Etnografico.
Presieduto da Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte
Costituzionale, la manifestazione vedrà la partecipazione del Premio Nobel per
la fisica Giorgio Parisi e della scrittrice Chiara Gamberale. A contribuire al
dibattito interverranno accademici e scrittori, tra cui Rocco Mario Morano, Aldo
Maria Morace, Attilio Mastino, Dino Manca, Silvano Tagliagambe, Piergiorgio
Pulixi e Matteo Porru.
Durante la serata, condotta dal giornalista Antonio Rojch e dall’attrice Enrica
Mura, saranno assegnati i premi speciali dedicati ad Andrea Camilleri
(narrativa), Giuseppe Dessì (saggistica) e Marino Moretti (studi deleddiani). La
parte musicale sarà affidata al Coro Bobore Nuvoli, diretto dal maestro
Giampaolo Caldino.
Il Recital “Un re, ‘na sirena e l’ultima magarìa di Vigata”, tratto dai romanzi
di Andrea Camilleri, si terrà il 29 novembre. L’evento propone una selezione di
letture tratte dalle opere più celebri dello scrittore, con un focus su temi
come la magia, la tradizione siciliana e i personaggi iconici di Montalbano.
Attraverso un mix di teatro, poesia e musica, il recital offrirà un’esperienza
coinvolgente per rivivere la potenza narrativa di Camilleri, celebrando la sua
eredità culturale.
C’è uno spettacolo che non si limita a intrattenere, ma che ha l’audacia di
affondare le radici nella Sicilia più autentica, quella raccontata da Andrea
Camilleri, fatta di storie che sanno di mare, vento e terra arsa dal sole. Il 29
dicembre alle 18:00, il Teatro Impero di Marsala ospiterà il Gran Circo Taddei,
un reading teatrale che è molto più di una semplice performance: è un omaggio
vibrante e appassionato alla parola scritta e parlata, alla memoria e
all’immaginario collettivo.
Un circo di parole e emozioni
Il Gran Circo Taddei non è un circo di pagliacci e trapezisti, ma di storie e
personaggi che si agitano come funamboli sulle corde dell’anima. Camilleri, con
la sua prosa magistrale, diventa la voce guida di uno spettacolo che fa ridere,
commuovere e riflettere. E come in ogni circo che si rispetti, c’è la sorpresa
dietro ogni angolo: i testi prendono vita grazie all’interpretazione di attori
del calibro di Marcella Favilla, Alessio Piazza, Francesco Vittorio
Pellegrino e Matteo Pipitone, diretti con sapienza dalla regia dello
stesso Alessio Piazza.
Officina Pasolini, il Laboratorio di Alta formazione artistica e HUB culturale
della Regione Lazio diretto da Tosca, chiude il 2024 con nuove proposte
culturali e format consolidati. Il mese di dicembre offre un calendario che
spazia tra musica, teatro, incontri, eventi speciali, con la presenza di
numerosi ospiti.
[…]
Una novità, domenica 15 e martedì 17 alle 21, è lo spettacolo di e con Massimo
Venturiello, LA PRIMA INDAGINE DI MONTALBANO di Andrea Camilleri, realizzato in
collaborazione con Officina Teatrale. Un reading teatrale nel quale prendono
vita i personaggi dei romanzi e che ha per protagonista uno tra i più iconici
poliziotti della letteratura, che ha conquistato l’interesse di milioni di
lettori. L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più
famoso della narrativa contemporanea italiana è nata in seguito allo
straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri (pubblicati in Rete
dalla Storytel) che Massimo Venturiello ha avuto il privilegio di interpretare.
L’attore e doppiatore, infatti, fu scelto proprio dallo scrittore siciliano per
leggere “La rete di protezione” e quell’interpretazione è diventata un
audiolibro, accompagnata da altri sette titoli. In questa vicenda nasce il
commissario Montalbano, guidato dalla lingua inventata dal Maestro, carica di
musicalità, impegnato in una trama che inchioda e non consente distrazioni. Sul
palco, con Massimo Venturiello, ci saranno il 15 Emanuele Buzi (mandolino e
chitarra) e Valdimiro Buzi (mandolino, mandola e chitarra) e il 17 dicembre
Valerio Mileto (mandolino e chitarra) e Valdimiro Buzi (mandolino, mandola e
chitarra).
[…]
Una rassegna di 3 appuntamenti, da un'ora circa ciascuno, dedicati a scoprire il
mondo della musica, della parola e della danza nel nostro paese e all'estero.
Una produzione che si alimenta di interviste, repertorio e backstage, accanto
alla riproposizione parziale degli eventi stessi.
Nel 1961 Eduardo de Filippo registra negli studi Rai di Via Teulada a Roma un
ciclo di otto commedie tra le più significative del suo repertorio e Andrea
Camilleri, all’epoca giovane regista Rai, viene designato dai vertici del
secondo canale, la futura Rai 2, come produttore esecutivo del progetto.
Un’avventura durata sei mesi in cui si sono concentrate tutte le problematiche
pratiche e teoriche del portare in televisione il teatro e che è al centro di
un’inedita intervista del 1999 “Camilleri racconta Eduardo” – in onda sabato 30
novembre alle 22.55 – in cui si ripercorrono le vicissitudini produttive e
realizzative in prima persona, attraverso la voce del grande scrittore
siciliano.
Dalla volontà di divismo ai divertenti incidenti sul set, dalla censura alle
limitazioni tecniche della tv, il documentario ripercorre con ironia e nostalgia
questo progetto così ambizioso: momento fondamentale non solo della cultura
popolare italiana, ma anche della formazione di Andrea Camilleri, che resterà
per sempre influenzato dallo stretto rapporto con il maestro Eduardo de Filippo.
[…]