Filippo Giaconi, Compagnia dei Santi Bevitori; Claudia Toci, Glica Studio
L’anno inizia a
parlar di Dio e scienza, accoppiata certamente stramba che, però, nelle parole
di una stella acquisisce attendibilità e irresistibile fascino. Gennaio è nel
pensiero che diventa sembianza e quindi volto dell’astrofisica Margherita Hack
nella nuova Agenda effigrammi venti25, realizzata dalla Compagnia dei Santi
Bevitori da un’idea di Filippo Giaconi (che dei Santi Bevitori è la mente) con
la mano creativa di Claudia Toci di Glica Studio, che si arricchisce, com’è
ovvio, dei restanti undici mesi dell’anno che verranno rappresentati da un uomo
o da una donna di lettere, scienza, cinema, musica, arte e cultura in genere.
Elemento distintivo che caratterizza l’uscita (che si accompagna anche di un
calendario e di una shopper in cotone in coordinato) sta tutto in un neologismo
coniato da Giaconi, gli ‘effigrammi’ appunto. "Lo spunto sono i noti calligrammi
di Apollinaire, quei componimenti poetici da guardare oltre che leggere – spiega
– cui ho aggiunto l’effigie, l’immagine che ritrae un certo personaggio. È un
gioco che mi diverte e che faccio da anni. Poi, non tanto tempo fa, Claudia Toci
sposò questa mia idea e nacque così lo spunto per l’agenda. È il terzo anno che
la proponiamo: un personaggio per ciascun mese dell’anno, per ognuno dei quali
ho scelto una citazione che mi ha colpito o ho ritenuto per diverse ragioni
significativa. Poi le parole del singolo personaggio vengono piegate sul suo
volto e ne nasce un effetto strano ma d’impatto. C’è un filo rosso che lega
questa esperienza grafica e passa dagli antichi carmi greci fino ad arrivare
alla poesia visiva degli anni Settanta. Un percorso di ricerca complicato, che
racchiude un mondo nascosto di arte, con tracce di mail art, movimento dadaista,
poesia visiva". Nella lista dei personaggi ‘effigrammati’ troviamo Virginia
Woolf (febbraio), Umberto Eco (marzo), Gianni Rodari (aprile), Sandro Pertini
(giugno), Frida Kahlo (luglio), Marilyn Monroe (agosto), Georges Simenon
(settembre), Franco Battiato (ottobre), Rita Levi Montalcini (novembre) e Pier
Paolo Pasolini (dicembre). A guadagnarsi la copertina lo scrittore Andrea
Camilleri (cui è dedicato all’interno il mese di maggio) e il suo Montalbano, a
omaggiare la ricorrenza del centenario dalla nascita dello scrittore siciliano
che cadrà proprio nel 2025.
"I personaggi – conclude Giaconi – sono frutto di una mia scelta, alcuni
comparivano anche nell’agenda 2024, altri sono stati selezionati ad hoc. Le
scelte delle citazioni sono in base ad affinità elettive. Alcune vogliono
restituire una summa dell’opera dell’artista, del suo modo di vedere il mondo,
altre sono invece frutto di una mia personale sensibilità". L’agenda che esce
col marchio Santi Bevitori è disponibile on line, sia sui maggiori circuiti di
ecommerce, che sul sito dell’editore (santibevitori.it) al prezzo di 15 euro;
disponibili anche calendario (12 euro) e shopper (7 euro).
Linda Meoni
[…]
Il 29 marzo, uno dei romanzi più amati di Andrea Camilleri, Il birraio di
Preston, ritorna in scena in un nuovo allestimento firmato sempre da Giuseppe
Dipasquale (che già aveva firmato anni fa il primo adattamento con lo stesso
Camilleri): Edoardo Siravo, Federica De Benedittis e Mimmo Mignemi faranno
rivivere l’atroce battaglia tra il prefetto “Forestiero” Bortuzzi e i vigatesi
per l’inaugurazione del nuovo teatro.
[…]
Nel suo lungo
cammino di editore, affiancato al ruolo di docente di materie letterarie, aveva
offerto ad Andrea Camilleri l’opportunità di pubblicare nel 1978 il romanzo
d’esordio, ’Il corso delle cose’. Un’operazione di indubbia lungimiranza da
parte di Antonio Lalli, scomparso in questi giorni a Poggibonsi all’età di
novanta anni. Il futuro
padre del commissario Montalbano lavorava all’epoca in Rai in qualità di autore
e produttore di programmi e iniziava a dedicarsi alla narrativa, senza però
trovare un editore deciso a scommettere sulle sue potenzialità di romanziere.
Antonio Lalli invece scelse di inserire in catalogo l’opera prima dello
scrittore e drammaturgo di Porto Empedocle. Stampando il libro gratis, privo di
spese a carico dell’autore. Ma a una precisa condizione: menzionare il marchio
Lalli Editore nei titoli di testa o di coda dello sceneggiato televisivo, ’La
mano sugli occhi’, tratto proprio dal volume di Camilleri. Un piccolo editore
capace insomma di aprire le porte, negli allora uffici di via Fiume a Poggibonsi,
anche ai grandi non ancora noti al pubblico dei lettori - oltre a Camilleri, si
ricorda per i tipi di Lalli, una raccolta di Alda Merini nel 1980 - per non
parlare delle occasioni di ingresso nel panorama letterario fornite per esempio
nella seconda metà degli anni Ottanta a giovani poeti della zona. Come Fabio
Ciofi, tra le voci più apprezzate nel campo della scrittura in versi. Nato a
Castelverrino (Isernia) nel 1934, Lalli diede il via, meno che trentenne,
all’attività di insegnante sull’Amiata, ad Abbadia San Salvatore e ad Arcidosso.
Quindi la Valdelsa, in cattedra al liceo Alessandro Volta di Colle. Gli allievi
della prima B del 1972-73 al Volta, hanno ancora in mente con enorme affetto i
suoi metodi di insegnamento innovativi per il periodo, come le ’interrogazioni
di gruppo’. A seguire il passaggio all’Istituto tecnico Roncalli a Poggibonsi,
fino alla pensione per dedicarsi in toto alla casa editrice attiva dal 1968 a
compimento di un sogno cullato insieme con la moglie Fioranna.
Questa mattina l’ultimo saluto, alle 10, nella chiesa dello Spirito Santo a
Poggibonsi. Amici e conoscenti si uniranno al dolore della moglie e dei due
figli. Antonio Lalli riposerà a Seggiano: una sorta di ritorno in luoghi
particolarmente amati negli anni giovanili trascorsi sull’Amiata tra i libri e
le aule di scuola. Paolo Bartalini
Sabato 5 ottobre
alle ore 21 prende il via la nuova stagione 2024/2025 del Teatro Moruzzi di
Noceto, organizzata da E20inscena e sostenuta dal Comune di Noceto. Sei gli
spettacoli in programma, che spaziano dalla commedia brillante ai grandi
classici (anche rivisitati), dal giallo comico alle indagini del Montalbano di
Camilleri. […] Apre la
stagione, con la vis teatrale che lo contraddistingue, Massimo Venturiello che
porta sul palcoscenico del Teatro Moruzzi La prima indagine di Montalbano di
Andrea Camilleri. Lo accompagnano sulla scena i musicisti Vladimiro Buzi
(mandolino e mandola) ed Emanuele Buzi (mandolino). Un monologo in cui Massimo
Venturiello giganteggia sulla scena e si districa tra i vari personaggi.
[…]
Fondo Andrea
Camilleri,
7.10.2024 L'archivio di Camilleri
diventa digitale Articoli, racconti e immagini a disposizione
di tutti. La Direzione Generale Archivi dà notizia
della pubblicazione online dell’archivio, navigabile dal nostro sito e da un
indirizzo dedicato archivio.fondoandreacamilleri.it. Di seguito il testo del comunicato.
Tarasco (DGA): “Esaudito il suo desiderio di condivisione e fruizione del
patrimonio culturale”
Roma, 7 ottobre – In attesa di celebrare nel 2025 il centenario dalla nascita,
l’Associazione Fondo Andrea Camilleri – grazie al lavoro della Soprintendenza
archivistica e bibliografica del Lazio – sta completando la digitalizzazione
dell’archivio dello scrittore che da oggi diventa consultabile attraverso una
piattaforma online organizzata in diverse sezioni: gli scritti editi e inediti
(poesie e racconti, ma anche saggi, articoli, presentazioni, relazioni e
interventi pubblici di varia natura); le regie teatrali a partire dai primi anni
’50 e i saggi delle sue classi di regia all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio
d’Amico negli anni ’70-’80; il lavoro in Rai come regista di prosa radiofonica e
come delegato alla produzione; la corrispondenza e una cospicua mole di rassegna
stampa sulla sua opera e attività pubblicistica. Sono presenti inoltre
fotografie e audiovisivi.
L’archivio e la biblioteca, curati
personalmente da Andrea Camilleri conservano l’eredità culturale dell’autore e
ricostruiscono il suo percorso umano e intellettuale che attraversa buona parte
del Novecento. La condivisione, la fruibilità e l’accessibilità di tale
patrimonio sono finalità perseguite dallo stesso Camilleri e intrinseche alla
concezione del lavoro culturale e artistico come bene comune. L’archivio
digitale, consultabile all’indirizzo https://archivio.fondoandreacamilleri.it/,
consente l’accesso alla banca dati con ricerca libera per il recupero delle
informazioni, con ricerca per serie, che documentano le attività svolte dallo
scrittore nel corso della sua vita professionale, e selezione tramite filtri,
per l’esplorazione mirata e contestuale della documentazione. L’archivio di Andrea Camilleri è stato
dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza
archivistica e bibliografica del Lazio nel giugno del 2021. Da allora, la
Soprintendenza ha effettuato una serie di interventi di schedatura,
riordinamento e inventariazione degli archivi grazie un finanziamento
complessivo di 45mila euro da parte della Direzione Generale Archivi. Inoltre la
DGA ha assegnato 4.500 euro all’archivio per la realizzazione del progetto
“Andrea Camilleri e la Rai. Fonti per una storia di regie e produzioni” con
Convenzioni di ricerca scientifica.
“L’archivio di Andrea Camilleri è un vero e proprio scrigno di tesori sulla
vita e sull’attività artistica dello scrittore. Lui stesso in vita aveva più
volte celebrato gli spazi archivistici definendoli “eternamente vivi perché sono
la memoria del nostro passato”. Da oggi, grazie al magnifico lavoro del Fondo
Camilleri e della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio,
esaudiamo il suo desiderio di condivisione e di fruizione del patrimonio
culturale”, dichiara Antonio Tarasco, Direttore generale Archivi.
Poesie e racconti,
saggi, articoli, interventi pubblici di varia natura. Regie
teatrali a partire dai primi anni '50.
I lavori in Rai come regista di prosa radiofonica e come delegato alla
produzione, fotografie e audiovisivi. Le preziose carte edite e inedite di
Andrea Camilleri, custodite nell'archivio dello scrittore, sono da oggi, 7
ottobre, consultabili attraverso una piattaforma online organizzata in diverse
sezioni:
https://archivio.fondoandreacamilleri.it/.
L'archivio e la biblioteca dal 1939 al 2000 sono conservati al Fondo Camilleri,
aperto per la prima volta al pubblico a luglio 2022, che si trova nel quartiere
Prati di Roma, vicino alla casa dove ha vissuto lo scrittore. "Mio padre ha
conservato le sue carte fin da ragazzo. Nel 2018 ci ha chiesto di conservarle.
La scelta dell'archivio è stata sua. Sia archivio che biblioteca sono fruibili.
Il Fondo è un luogo aperto a tutti" ha raccontato Andreina Camilleri. Grazie al
lavoro della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio,
l'Associazione Fondo Andrea Camilleri sta completando la digitalizzazione
dell'archivio dello scrittore, da oggi consultabile, in cui ci sono anche i
saggi delle sue classi di regia all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio d'Amico
negli anni '70 e '80, la corrispondenza e una cospicua mole di rassegna stampa
sulla sua opera e attività pubblicistica.
"L'archivio di Andrea Camilleri è un vero e proprio scrigno di tesori sulla vita
e sull'attività artistica dello scrittore. Lui stesso in vita aveva più volte
celebrato gli spazi archivistici definendoli 'eternamente vivi perché sono la
memoria del nostro passato'. Da oggi, grazie al magnifico lavoro del Fondo
Camilleri e della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio,
esaudiamo il suo desiderio di condivisione e di fruizione del patrimonio
culturale" afferma Antonio Tarasco, direttore generale Archivi.
L'iniziativa è uno dei grandi passi di avvicinamento alle celebrazioni nel 2025
del centenario della nascita, il 6 settembre, del creatore del Commissario
Montalbano, morto il 17 luglio 2019. A cinque anni dalla sua scomparsa è nato
anche il 'Premio Andrea Camilleri - Nuovi Narratori' rivolto ad autori e autrici
di racconti brevi, radiodrammi, favole per bambini e poesie, indetto dal Fondo
Camilleri. C'è tempo fino al 6 gennaio 2025 per inviare le proprie opere e
partecipare alla prima edizione del premio dedicato a Oltre la ragione. Aperto a
tutte le età, il riconoscimento vuole promuovere non solo i giovani aspiranti
scrittori, ma anche gli over sessanta, proprio per omaggiare il successo sui
generis e tardivo che ha contraddistinto la carriera di Camilleri. La
premiazione avverrà nell'anno del centenario, tra settembre e ottobre 2025. C'è
grande attesa anche per l'arrivo in libreria, all'inizio di novembre,
dell'epistolario inedito 'Mamma carissima, papà caro', curato da Silvano Nigro
in collaborazione con la famiglia e il Fondo Camilleri, con lettere scritte tra
il 1949 e il 1961 da un giovane Camilleri, all'inizio della carriera.
Raccontano gli incontri dello scrittore con Jean Genet, Jean-Paul Sartre, Anna
Magnani, Vittorio De Sica e tanti altri e sono state raccolte in un poderoso
volume di quasi 400 pagine da Sellerio. Alcune missive saranno lette in
anteprima il 19 ottobre alla Buchmesse di Francoforte 2024 dove l'Italia è Paese
Ospite d'Onore, in uno speciale omaggio dedicato al grande scrittore.
L'archivio digitale consente l'accesso alla banca dati con ricerca libera per il
recupero delle informazioni, con ricerca per serie, che documentano le attività
svolte dallo scrittore nel corso della sua vita professionale, e selezione
tramite filtri, per l'esplorazione mirata e contestuale della documentazione.
Dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza
archivistica e bibliografica del Lazio nel giugno del 2021, l'archivio ha visto
un finanziamento complessivo di 45mila euro da parte della Direzione Generale
Archivi che ha inoltre assegnato 4.500 euro all'archivio per la realizzazione
del progetto 'Andrea Camilleri e la Rai. Fonti per una storia di regie e
produzioni' con Convenzioni di ricerca scientifica.
Mauretta Capuano
La Repubblica, 7.10.2024
L’archivio di Andrea Camilleri diventa digitale
Una prima parte è già consultabile: opere edite e inedite, lettere, regie
teatrali, foto e video. Nel 2025 saranno cento anni dalla nascita dello
scrittore siciliano scomparso nel 2019
Nel 2025 saranno 100 anni dalla nascita di Andrea Camilleri, lo scrittore
siciliano, papà del commissario Montalbano, scomparso nel 2019. Ma intanto il
suo archivio diventa digitale e dal 7 ottobre in parte già consultabile da
studiosi e appassionati. Un'iniziativa dell'Associazione Fondo Andrea Camilleri
con la Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio. Ma cosa sarà
possibile visionare nella piattaforma online (https://archivio.fondoandreacamilleri.it/)
organizzata in diverse sezioni? Gli scritti editi e inediti: poesie e racconti,
ma anche saggi, articoli, presentazioni, relazioni e interventi pubblici.
Le regie teatrali a partire dai primi anni '50 e i saggi delle sue classi di
regia all'Accademia d'arte drammatica Silvio d'Amico negli anni '70 e '80. ll
lavoro in Rai come regista di prosa radiofonica e come delegato alla produzione;
la corrispondenza e una rassegna stampa sulla sua opera
Ci sono anche
fotografie e materiali audiovisivi. L'archivio e la biblioteca, curati
personalmente da Andrea Camilleri, conservano l'eredità culturale dell'autore e
ricostruiscono il suo percorso umano e intellettuale che attraversa buona parte
del Novecento. L'archivio
digitale consente l'accesso alla banca dati con ricerca libera per il recupero
delle informazioni, con ricerca per serie, che documentano le attività svolte
dallo scrittore nel corso della sua vita professionale, e selezione tramite
filtri, per l'esplorazione mirata e contestuale della documentazione. L'archivio
di Andrea Camilleri è stato dichiarato di interesse storico particolarmente
importante dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio nel
giugno del 2021.
Da allora la Soprintendenza, grazie a un finanziamento di 45mila euro, ha fatto
un lavoro di inventario, schedatura e riordino. "L'archivio di Andrea Camilleri
è un vero e proprio scrigno di tesori sulla vita e sull'attività artistica dello
scrittore - dice Antonio Tarasco, direttore generale Archivi - Lui stesso in
vita aveva più volte celebrato gli spazi archivistici definendoli eternamente
vivi perché sono la memoria del nostro passato. Da oggi esaudiamo il suo
desiderio di condivisione e di fruizione del patrimonio culturale".
Sabato 28 settembre
2024 ad Assisi, presso la Cittadella Laudato Sì della Pro Civitate Christiana,
si è svolto un evento in onore dello scrittore, sceneggiatore, regista e
drammaturgo italiano Andrea Camilleri.Camilleri
era molto legato ad Assisi in quanto, grazie alla guida di Orazio Costa, vi ha
svolto un’intensa attività sia come scrittore teatrale che regista, allacciando
importanti relazioni professionali, sia con influenti personalità del mondo
culturale sia con attori famosi come Enrico Maria Salerno, Mariano Rigillo, Ugo
Pagliai, Turi Ferro, Roberto Herlitzka ed Elena Cotta. Inoltre negli anni ’50 e
’60 curò personalmente la regia degli spettacoli come “Odore di terra”,
“L’assedio”, “La porta aperta”, “La lauda della Scavigliazione”, “L’uomo e la
sua morte”.
Di quelle importanti esperienze rimangono testimonianze inedite, documentazioni
fotografiche e scambi epistolari, normalmente custoditi nell’Archivio della Pro
Civitate Christiana di Assisi e nel Fondo Andrea Camilleri di Roma, ma che per
questa particolare occasione sono stati raccolti, ordinati ed esposti al
pubblico nel Foyer del Teatro della Pro Civitate, fino alla scorsa domenica 6
ottobre.
L’evento di sabato 28 settembre “Andrea Camilleri ad Assisi”, per il quale la
Fondazione Rosellini per la Letteratura Popolare di Senigallia ha svolto il
ruolo di partner, rientra nell’ambito delle iniziative a lui dedicate che si
intensificheranno nel corso dell’anno prossimo in occasione del centenario dalla
nascita avvenuta il 6 settembre 1925.
Per le prossime manifestazioni la Fondazione garantisce fin d’ora, in caso di
richiesta di partenariato da parte degli enti promotori, la piena disponibilità
a valorizzare il rapporto ormai consolidato con il Fondo Camilleri e con la
famiglia dello scrittore.
Nella Biblioteca della Fondazione, fondata nel 1997 da Adriano Rosellini e da
altri appassionati collezionisti, spicca la più importante e completa collezione
di libri Gialli pubblicati in lingua italiana dai primi decenni del ‘900 fino ai
nostri giorni e, ovviamente, negli scaffali della biblioteca compaiono anche
tutte le opere dello scrittore Andrea Camilleri, tra cui i romanzi editi da
Sellerio che vedono come protagonista il Commissario Montalbano, amato tanto dai
lettori quanto dal pubblico televisivo.
Fondazione Rosellini per la letteratura popolare
Sul prossimo numero
della raccolta di fumetti Topolino - in edicola e su Panini.it a partire da
mercoledì 9 ottobre - tornano le storie di Salvo Topalbano, ispirate al
commissario Montalbano, iconico personaggio letterario nato dalla penna di
Andrea Camilleri.
A distanza di sette anni dall'ultima avventura, il famoso investigatore di
polizia siciliano riappare sulle pagine del settimanale con il giallo Topolino e
il ferro di Orlando, scritto da Francesco Artibani e disegnato da Giampaolo
Soldati.
"Le indagini, questa volta, partono da Topolinia. Topalbano, infatti, non sarà
solo: per risolvere il mistero del ferro di Orlando, potrà contare sia sul
prezioso aiuto di Topolino e della polizia topolinese, sia sulla collaborazione
a distanza della sua squadra. Al centro della storia, il teatro", affermano gli
autori. "Ci saranno l'opera lirica e il teatro dei pupi ma per dirla come il
grande Andrea Camilleri ci sarà anche chi farà teatro nel senso della
messinscena per ingannare qualcuno. E a proposito di inganni, enigmi e indizi
nascosti ci saranno un po' di citazioni disseminate che i più affezionati
lettori del personaggio di Camilleri potranno divertirsi a trovare", racconta
Artibani.
Un racconto ricco di colpi di scena, dunque, impreziosito dalle tavole di
Giampaolo Soldati, che in questo nuovo capitolo ha dato vita a nuovi personaggi
ispirati al mondo di Montalbano: "anche in questa nuova avventura ho dovuto
confrontarmi graficamente con nuovi personaggi dal profilo assai interessante,
che mi hanno portato a esplorare un antico e nobile mestiere siciliano come
quello del puparo dei suoi teatrini".
A impreziosire il numero, le prime quattro litografie da collezione che, insieme
alle successive otto (rispettivamente in uscita con Topolino 3595 e 3596),
compongono una raccolta: 12 stampe in tiratura limitata che riprendono gli
artwork di altrettante variant cover. Ogni litografia, infatti, è un omaggio a
una storica e iconica copertina Marvel, reinterpretata in chiave Disney da
grandi autori italiani: Alessandro e Lorenzo Pastrovicchio, Giada Perissinotto,
Francesco D'Ippolito, Nico Picone, Claudio Sciarrone, Donald Soffritti, Vitale
Mangiatordi, Paolo Mottura e Ivan Bigarella.
2003. Andrea Camilleri a Racalmuto con Gaetano Savatteri e Salvatore Picone
C’è un mistero
irrisolto. Mi sono sempre chiesto come fosse possibile che nella provincia di
Agrigento, la più povera di Sicilia, ultima nelle classifiche del reddito pro
capite e della vivibilità, prima in quelle della disoccupazione e della carenza
di servizi, siano nati tre grandi scrittori: Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia
e Andrea Camilleri. Una volta
l’ho chiesto a Camilleri, per sciogliere l’enigma. Andrea tirò una boccata di
fumo dalla sigaretta, socchiuse gli occhi e disse: “Perché scrivere non costa
niente”. In realtà,
quella provincia era un luogo di osservazione privilegiato per uno scrittore, un
contenitore di storie estreme, perché estrema era la condizione di vita nei
paesi del lembo meridionale di Sicilia. Ma Andrea, con la sua solita ironia,
aveva tagliato con un colpo di cesoia il cuore della questione. Il capitale
iniziale di uno scrittore della provincia di Agrigento non potevano essere i
soldi, la posizione, le relazioni sociali, ma un talento da tirar fuori da se
stesso. Scrivere non costa niente, è vero, ma ha di bisogno di attenzione, di
letture solitarie, di ricerca e di tensione. Forse per
questo la scrittura dei tre agrigentini – soprattutto di Andrea Camilleri – è
stata tardiva, è sbocciata con la piena maturità. È come se quelle storie
respirate, trasfigurate nel ricordo, ascoltate per bocca di qualcuno, cercassero
il tempo per essere raccontate. Andrea Camilleri lo ha fatto con la sua potente
macchina di fabbricatore di narrazioni, una fucina di fantasia e immaginazione
che riusciva a partire da un documento, da una notizia, da una suggestione e
diventava opera letteraria, ambientata nel passato o nel presente di una Vigàta
che racchiudeva l’intera Sicilia anche se aveva il suo nucleo pulsante nella
Porto Empedocle della giovinezza di Andrea. Da quando
Andrea non c’è più, è scattata l’ora dei ricordi personali e affettuosi, degli
aneddoti, degli episodi. Ma quello che resta di Camilleri, al di là dell’uomo
generoso e magnanimo che è sempre stato, è l’opera di Andrea. Un affresco
potente che ha cambiato per sempre la raffigurazione della Sicilia, inventando
una lingua irripetibile. Un dialetto non-dialetto, una lingua artistica e
letteraria che ricade sotto la dizione di “camillerese”. Una lingua che
ha conquistato i lettori, ma ha fatto alzare il sopracciglio – almeno nella fase
iniziale – a molti accademici e scrittori autorevoli. Perfino Leonardo Sciascia
accettava di malavoglia quel linguaggio così infarcito e arricchito di termini
dialettali, convinto invece che gli scrittori siciliani dovessero sfoggiare un
italiano pulitissimo per poter parlare a tutti, per uscire dal provincialismo,
per avere “polmoni larghi”. Anche a costo di scrivere per traduzione: pensare in
siciliano e scrivere in italiano. Andrea
Camilleri ha saltato il passaggio della traduzione, affidandola al lettore,
siciliano o non siciliano, al quale è stata restituita la lingua originaria del
pensiero dell’autore. Perché Andrea Camilleri pensava nella lingua in cui
scriveva, quel “camillerese” che è sempre stata una delle caratteristiche
più accentuate e visibili dei suoi marchingegni narrativi. Andrea ci lascia una
grande eredità, ma non lascia eredi. Perché è inimitabile. Ci lascia più di
cento libri, una miniera di storie e saggi e romanzi da esplorare, da leggere e
da rileggere. Ci ha insegnato che la Sicilia si può raccontare anche con
l’ironia e l’umorismo, strappando le vesti neri del lutto che per molti decenni
hanno ammantato la letteratura disegnando una Sicilia destinata a soccombere, a
essere sconfitta. Camilleri è passato dalla Sicilia dei vinti, alla Sicilia di
qualche possibilità di vittoria.
Cosa sono in fondo le avventure del commissario Montalbano? Un riscatto del
bisogno di giustizia della Sicilia. La possibilità che in Sicilia, da parte dei
siciliani stessi, si possa ottenere giustizia. Nel 1961, nel romanzo di Sciascia
“Il giorno della civetta”, il capitano Bellodi – un settentrionale
mandato in Sicilia – non riesce a tenere in galera il boss mafioso e i suoi
complici che verranno, infatti, rilasciati. Bellodi, sconfitto, verrà trasferito
al nord. Trent’anni dopo, Montalbano – che è siciliano – fa il poliziotto in
Sicilia, arresta i colpevoli, resta nel commissariato di Vigàta. Ecco cosa ci ha
lasciato Andrea: la speranza e la certezza che questa non è la terra
dell’impunità. Ma ci manca la sua voce. Quella voce arrochita e profonda,
affascinante e potente che avevamo imparato ad ascoltare. Ci mancano le sue
parole di veggente, di saggio, di uomo che aveva attraversato un secolo insieme
a questa nostra Italia. Ci manca Andrea.
Gaetano Savatteri
Li ha pensati per la prima volta da militare, aveva ventitré anni. Cominciò a
buttare giù una storia scrivendo a penna su un quadernone. Poi li mise in un
angolo. Ma loro, “I fratelli Corsaro”, un bel giorno si sono ripresentati: “Ora
vogliamo vivere”. Già volto del Tgr Sicilia, Salvo Toscano esordisce con i
gialli nel 2005 portando avanti la fortunata serie che, dal passaparola dei
lettori, è arrivata all’adattamento televisivo. [...] Il
Venerdì di Repubblica nel 2017, stilando la mappa del giallo italiano, lo ha
affiancato ad Andrea Camilleri. In genere, questi paragoni mettono a disagio.
«Ritrovarmi in quella mappa, mi stupì e mi fece enormemente piacere. Per il
resto, non farei paragoni, perché Andrea Camilleri è stato una figura unica nel
panorama della cultura popolare di questo Paese». Ha
avuto un impatto che lo rende un fenomeno irripetibile. Cosa le ha lasciato?
«Sono un lettore di Andrea Camilleri della prima ora. Ricordo che andai a vedere
una sua presentazione a Palermo: eravamo le persone che, più o meno, potrebbero
esserci oggi a una mia presentazione. Un buon numero, certo, ma niente di
lontanamente paragonabile a quelli che saremmo stati tre anni dopo, quando poi
ci fu l’esplosione della fiction “Il commissario Montalbano”. Lì non ci si
sarebbe potuti avvicinare. Invece, in quell’occasione, mi avvicinai per parlare
con lui – avrò avuto ventidue, ventitré anni – e lui si fermò a chiacchierare
con me dei suoi libri. Lo fece con una umiltà, una naturalezza, una generosità
che mi colpirono profondamente. Ogni tanto ci penso, quando si avvicinano i miei
lettori, oppure mi scrivono… e mi dico: “È stato bellissimo essere trattato in
quel modo da un autore che amavo. Anch’io devo fare lo stesso”». [...]
Gino Morabito
[...] C’è qualche scrittore italiano
sui suoi scaffali? «Da giallista, cito Andrea Camilleri:
ho divorato i libri su Montalbano».
[...]
Enrico Franceschini
Nakładem Oficyny
Wydawniczej Noir Sur Blanc ukazała się książka „Pierwsze śledztwo Montalbana”.
Są to trzy opowiadania, które do tej pory nie ukazały się drukiem, a które
powstały w różnych okresach twórczości Andrei Camilleriego. Postać
komisarza Salvo Montalbano spodobała się przez lata czytelnikom tak bardzo, że
Andrea Camilleri napisał 28 książek o jego przygodach. Seria ta, uwielbiana
przez czytelników na całym świecie, zaczyna się od powieści „Kształt wody” i
kończy na „Riccardino”, którą autor napisał wiele lat przed swoją
śmiercią i specjalnie przeznaczył na finał serii. Teraz możemy
się dowiedzieć, jakie były początki pracy policyjnej legendarnego sycylijskiego
detektywa. Zapraszam cię
do opowieści o młodym Salvo Montalbano, oto „Pierwsze śledztwo Montalbana”. Jak się
zaczyna Pierwsze śledztwo Montalbana. Uwaga, spojler! Salvo
Montalbano, zanim trafił do Vigàty, zdobywał doświadczenie w Mazara del Vallo,
gdzie poznał surową rzeczywistość pracy w policji. Tam zdobył niezbędne
umiejętności, które pozwoliły mu skutecznie prowadzić śledztwa i wyrobić sobie
opinię człowieka o wyjątkowej intuicji. Jednak nie było to jego miejsce na ziemi,
bo Salvo kocha morze i nie wyobraża sobie życia z dala od niego. Montalbano
dostaje awans i zostaje przeniesiony do Vigàty, gdzie jego umiejętności zaczęły
rozkwitać, a on sam zdobył renomę jednego z najlepszych komisarzy na Sycylii. W Vigàcie
Montalbano odnalazł idealne miejsce, które nie tylko oferowało liczne zagadki
kryminalne, ale także pełne było lokalnego kolorytu – skomplikowane relacje
społeczne czy uroki sycylijskiej kuchni, którą Salvo uwielbia. Jego
przeprowadzka do Vigàty okazała się kluczowa w rozwoju jego kariery i postaci,
jaką znają czytelnicy. Nawet udaje
mu się znaleźć idealny dom! Pierwsze
śledztwo Montalbana W książce „Pierwsze
śledztwo Montalbana” świeżo upieczony komisarz rzuca się w wir kryminalnych
zagadek w swoim ukochanym, ale pełnym tajemnic miasteczku Vigàta. Od razu
pragnę zaznaczyć, że ciężko oderwać się od lektury. Książkę czytam głównie w
samolocie, na trasie Amsterdam – Cagliari, a kończyłam w drodze powrotnej. Nie
pamiętam już, aby jakaś podróż tak szybko mi minęła. To typowe dla książek
Camilleriego, nawet nie wiesz, kiedy czytasz ostatnią stronę. Ale wróćmy do
książki. Salvo
Montalbano jawi się jako młody, ambitny i nieco buntowniczy komisarz, który
często działa wbrew utartym schematom. Jest nie tylko błyskotliwy i
spostrzegawczy, ale i empatyczny. Ma zdolności analityczne i intuicję, co
pozwala mu rozwiązywać skomplikowane sprawy kryminalne. „Pierwsze
śledztwo Montalbana” to zbiór trzech opowiadań. W pierwszej
opowieści mamy zabójstwa zwierząt i dziwną wiadomość na karteczce. Każdy na
posterunku się spodziewa fatalnego zakończenia tej serii mordów, ponieważ za
każdym razem zabijane jest coraz większe zwierzę. Salvo, zamiast działać według
książkowych zasad, polega na swojej niezawodnej intuicji. Fazio, pomocnik
Montalbano, bywa nieco zaskoczony nietuzinkowymi metodami swojego nowego szefa. W kolejnym
opowiadaniu mamy młodą, niepiśmienną kobietę, którą Montalbano zauważa w sądzie.
Jego instynkt wiedzie go za nią, jak się okazuje, otwierając przy tym coś na
kształt Puszki Pandory. Montalbano szybko odkrywa, że wszystko tu nie jest takie,
jak się wydaje. Z kolei
ostatnia opowieść to mistrzostwo, gdzie Salvo, zmuszony do zmierzenia się z
politycznym przestępstwem, balansuje między biurokracją a moralnymi dylematami. Cała książka
to prawdziwy rollercoaster emocji – kryminał, humor, a do tego niezrównany urok
sycylijskiego słońca i jedzenia, bo o tym nie da się zapomnieć. Początki
komisarza z Vigàty i rozwój postaci „Pierwsze
śledztwo Montalbana” jest wyjątkowe, ponieważ ukazuje początki kariery komisarza
Salvo Montalbano i jego pierwsze kroki w policji. W porównaniu
do późniejszych książek z serii, w tej powieści Montalbano jest mniej
doświadczony i jeszcze nie w pełni ukształtowany jako postać. Jego metody są
bardziej instynktowne, a on sam wydaje się nieco bardziej impulsywny, choć już
wykazuje swoją charakterystyczną błyskotliwość i zdolność do rozwiązywania
złożonych zagadek. W miarę jak
seria się rozwija, widzimy ewolucję Montalbano jako postaci – staje się bardziej
znużony sycylijską rzeczywistością, ale jednocześnie głębszy w swoich
refleksjach nad moralnością i sprawiedliwością. „Pierwsze
śledztwo Montalbana” ukazuje młodego, energicznego detektywa, ale późniejsze
książki przedstawiają postać, która zmaga się z wyzwaniami zawodowymi i
życiowymi w bardziej dojrzały i przemyślany sposób. Z czasem
Montalbano staje się introspektywny, zastanawiając się nad skutkami swoich
działań i miejscem sprawiedliwości w świecie pełnym korupcji i niejasnych reguł.
Cóż, w tym względzie, Sycylia nadal się nie zmieniła. Montalbano
często zmaga się także z osobistymi dylematami dotyczącymi swojego życia
prywatnego i zawodowego. Dlaczego
Camilleriego czyta się tak dobrze? Sukces
książek Andrei Camilleriego wiąże się z jego charakterystycznym stylem pisania,
który wyróżnia się prostotą i niezwykłą lekkością. Opowieści są także
autentyczne, ponieważ zachowują realia sycylijskiej rzeczywistości. Camilleri
doskonale balansuje między humorem a powagą, umiejętnie łącząc elementy
kryminału z refleksjami na temat codziennego, sycylijskiego życia, a zatem
korupcji, nepotyzmu, biurokracji i relacji międzyludzkich. Choć jego
opisy są często zwięzłe, to na tyle pełne szczegółów, że każdy, kto bierze w
ręce jego książki, łatwo może sobie wyobrazić ów obraz Sycylii. Plusem są
niezapomniane dialogi, które z jednej strony napędzają akcję, z drugiej ukazują
charakter postaci. Nie można
jednak zapomnieć o tłumaczach, to im zawdzięczamy ostateczny odbiór książek o
Montalbano w języku polskim. W tym przypadku jest to pani Lucyna
Rodziewicz-Doktór. Sprawnie
udaje się oddać esencję humoru i ironii Camilleriego, a nie jest to wcale łatwe,
bo w grę wchodzą także subtelności związane z dialektem sycylijskim! Tym
bardziej, gratulacje! Dla kogo
jest książka Pierwsze śledztwo Montalbana? Zarówno dla
tych, którzy chcą dopiero wkroczyć w świat kryminałów Andrei Camilleriego, jak i
tych, którzy znają jego twórczość doskonale, a teraz mogą domknąć historię
komisarza Montalbano. Będzie też idealna dla osób lubiących wciągające intrygi z
dozą humoru i głębszej refleksji, a także dla fanów długich serii kryminalnych,
które oferują rozwój postaci na przestrzeni lat. Nie
zapomnijmy o miłośnikach Włoch, a szczególnie Sycylii. Jestem pewna,
że jeśli ktoś wpadnie na ten kryminał, będzie szukał kolejnych książek
Camilleriego. A nawet jeśli nie, ma do dyspozycji serial, który powstał na
podstawie serii książek, obecnie dostępny na platformie Netfix. Jednak pośród
odcinków, nie znajdziesz tej opowieści, o początkach legendy sycylijskiego
detektywa. Oficyna
Wydawnicza Noir Sur Blanc, październik 2024. Ilość stron 312, okładka miękka. Kim był
Andrea Camilleri Urodzony w
1925 roku we Włoszech, był jednym z najważniejszych włoskich autorów kryminałów,
który zdobył międzynarodową popularność dzięki serii o komisarzu Salvo
Montalbano. Jego twórczość obejmuje ponad dwadzieścia książek, w których rozwija
świat fikcyjnego miasta Vigàta na Sycylii, pełen nie tylko przestępstw, ale i
głęboko osadzonych społecznych i politycznych realiów. Camilleri
wyróżnia się unikalnym stylem, w którym łączy elementy klasycznego kryminału z
humorem, satyrą i krytyką społeczną. Jego książki odzwierciedlają nie tylko
fascynujące zagadki kryminalne, ale również życie codzienne we Włoszech, w tym
politykę, biurokrację oraz korupcję. Autor często
odnosił się do sycylijskiej kultury, jedzenia (tego nigdy nie brakuje w jego
książkach), a także języka, co dodaje jego powieściom jeszcze większej
autentyczności. Komisarz
Montalbano, bohater jego najpopularniejszych dzieł, stał się ikoną literatury
kryminalnej. Montalbano zyskał rzesze fanów na całym świecie, nie tylko dzięki
intrygującym śledztwom, ale również swojemu ironicznemu poczuciu humoru i
niechęci do władzy oraz biurokratycznej machiny. W Polsce Montalbano jest
uwielbiany, a co za tym idzie, uwielbieniem cieszy się także sam Camilleri.
Andrea Camilleri rodził się 6 września 1925 roku w Porto Empedocle na Sycylii, a
zmarł w wieku 94 lat, 17 lipca 2019 roku w Rzymie, gdzie mieszkał od lat 40. XX
wieku.
Magda
[…]
La sua carriera vera e propria è iniziata con la fiction Commesse in cui
recitava al fianco di Veronica Pivetti ma il successo è arrivato con Il
Commissario Montalbano e durante la chiacchierata Cesare Bocci ha confessato di
aver fatto piangere Andrea Camilleri: “Si emozionò, perché una sera era
andata in onda una puntata dove si indagava su un traffico di organi ed erano
coinvolti anche dei bambini. Il giorno dopo facemmo questo pranzo e lui si
avvicinò e mi disse ‘ieri sera tu mi ha fatto piangere’. E questo è una della
cosa che mi porto e ci ripenso quando mi sento giù.”
[…]
Liliana Morreale
L’Istituto
Comprensivo “Andrea Camilleri” di Favara organizza, per il 24 e 25 ottobre
prossimi, due giornate di studio sul pensiero e sulle opere dello scrittore
agrigentino a cui è intitolata la Scuola.
La “due giorni” – che sarà introdotta dagli interventi di saluto della Dirigente
scolastica Rosetta Morreale, del Sindaco di Favara Antonio Palumbo, e delle
Autorità provinciali – si articolerà ciascuna, in due sessioni di
approfondimento – una mattutina, l’altra pomeridiana – e si terrà nell’Aula
magna della plesso centrale dell’ Istituto in via Compagna, 18. A presiedere le
quattro sessioni di studio sarà la scrittrice Arianna Mortelliti, intrigante
autrice di fortunati testi narrativi formatasi alla scuola del nonno Andrea
Camilleri.
Nel corso di ciascuna sessione sarà affrontato un tema diverso dell’impegno
civile e letterario di Andrea Camilleri, sul quale sarà aperto il successivo
confronto con i partecipanti.
Ad alternarsi al banco dei relatori saranno accademici, scrittori e studiosi
delle opere dello Scrittore.
Ad aprire i lavori (la mattina di giovedì 24 ottobre, ore 9,00) è stato chiamato
il Prof. Salvatore Ferlita, Professore Ordinario di Letteratura italiana
contemporanea all’Università degli studi di Enna “Kore”, critico letterario e
saggista, responsabile di diverse collane editoriali, che da anni collabora con
numerose testate nazionali, il quale parlerà su “La lingua ‘salvata’ ed il
dialetto re–inventato nella narrativa di Andrea Camilleri”.
Nel pomeriggio dello stesso giorno (ore 16,00) il Prof. Alessandro Cutrona,
Dottore di ricerca in italianistica e Docente a contratto di letteratura
italiana all’Università “Kore” di Enna, relazionerà su “La narrazione del
patrimonio culturale di Andrea Camilleri tra realtà e fiction”.
I lavori proseguiranno l’indomani, venerdì 25 ottobre (ore 9,00), con la
relazione della Prof.ssa Alessandra La Marca, Professore ordinario di scienze
psicologiche, pedagogiche e della formazione all’Università degli Studi di
Palermo, autrice di innumerevoli pubblicazioni didattiche e scientifiche su
“Valore della tradizione e dell’educazione”.
Concluderanno il ciclo di incontri – sessione pomeridiana, ore 16.00 – le
relazioni del giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, autore di numerosi
romanzi (alcuni dei quali divenute fortunate fiction televisive) e saggi
letterari su “Il genere poliziesco nei romanzi di Andrea Camilleri”; di Felice
Cavallaro, giornalista, scrittore, saggista e drammaturgo, ideatore e fondatore
de “La strada degli scrittori” su “La vera Vigata ed i luoghi di Andrea Camilleri”;
di Beniamino Biondi, Critico cinematografico (SNCCI) su “Dalla pagina scritta
allo schermo. La traduzione cinematografica dell’opera di Camilleri”.
“Le due giornate di studio cadono ad un anno dalla cerimonia di intitolazione
dell’Istituto comprensivo di Favara alla memoria dello scrittore empedoclino –
dice Rosetta Morreale, Dirigente dell’Istituto scolastico ed ideatrice
dell’evento – e vuole essere una sorta di prosecuzione nel percorso di
approfondimento e di riflessione sul pensiero e sulle opere dello scrittore
empedoclino, il cui impegno civile e culturale rappresenta un fermo riferimento
per le nuove generazioni”.
Nel corso delle sessioni saranno anche presentate le attività laboratoriali
realizzate dagli studenti delle diverse scuole dell’Isola, che hanno aderito
all’evento culturale.
I diversi momenti di studio saranno intermezzati da interventi musicali eseguiti
dai docenti della Scuola e da letture di brani di opere di Camilleri da parte di
studenti dell’Istituto comprensivo.
L’evento ha già ottenuto diversi prestigiosi patrocini Istituzionali: tra cui
quello del Presidente del Senato, il quale per l’occasione ha anche concesso una
“medaglia d’onore”; della Presidenza della Regione Siciliana; dell’Assessorato
regionale all’istruzione e della formazione professionale; dell’Assessorato
regionale ai Beni Culturali e dell’identità siciliana; dell’Assessorato
regionale alla famiglia, del Comune di Favara, del Comune di Agrigento e de “la
strada degli scrittori”.
Frankfurter Buchmesse (Fiera
internazionale del Libro di Francoforte),
19.10.2024
Omaggio
a Camilleri
Ore 17 – 17.50
Arena | Padiglione Italiano (Forum 1) Programma Letterario
In vista del
centenario dalla nascita di Andrea Camilleri (1925-2019), prendono il via alla
Buchmesse le celebrazioni in onore del grande scrittore italiano. L’attore
Massimo Venturiello, che di Camilleri fu allievo e che ha prestato la voce agli
audiolibri della serie del Commissario Montalbano, leggerà in anteprima una
selezione delle lettere inedite che dal 1949 al 1960 colui che diventerà uno
degli scrittori italiani più letti, amati, tradotti, scrisse intrattenendo con
la sua famiglia, con se stesso, una ininterrotta conversazione, e componendo una
sorta di autobiografia dei suoi primi anni di formazione. Le lettere saranno poi
pubblicate in volume, e proprio ad Antonio Sellerio, editore di Andrea Camilleri,
è affidato il prologo a questa lettura in anteprima.
Prologo di Antonio Sellerio. Letture di: Massimo Venturiello
Non si potrebbe dire meglio: «I politici italiani spesso non conoscono
l’editoria, sono incompetenti, ignoranti, nel senso che non sanno. Le
istituzioni, anche quando vorrebbero sostenere il settore, non conoscono la
materia». Nicola Lagioia parla senza peli sulla lingua alla Fiera del libro di
Francoforte nello stand del Pen Berlin di fronte a un pubblico internazionale. [...]
La passione civile di Andrea Camilleri è stata infine al centro di un omaggio
al padiglione italiano, introdotto da Antonio Sellerio: «Era divertentissimo e
aveva il coraggio di esprimersi su questioni politiche e sociali». Chissà come
avrebbe commentato questo caos.
Raffaella De Santis
Sicilian Post, 20.10.2024
Sicilitudine
Una lettera scomparsa, una collana e un viaggio che (non) c’è: l’indagine di
Camilleri sulle avventure di Renoir ad Agrigento
Ufficialmente, il pittore impressionista risulta essere stato in Sicilia una
sola volta, per incontrare Wagner. Ma il figlio Jean, nella biografia dedicata
al padre, aggiunge una seconda tappa e un aneddoto davvero peculiare, per cui
fonti e documenti scarseggiano. Nasce così “Il cielo rubato. Dossier Renoir”,
nel quale lo scrittore siciliano sembra quasi vestire i panni del suo Montalbano.
Il risultato, affiancato dalla vicenda romanzesca del notaio Riotta e della
giovane Alma, è una splendida immersione nel passato e nella vita di un grande
uomo a cui la Sicilia ha lasciato un dono indelebile
La avranno cercata con grande fervore, nell’ultimo secolo e mezzo. Critici,
studiosi, semplici appassionati: saranno stati lì, assorti nell’implacabile
magnetismo di una pennellata. Avranno scandagliato i volti aggraziati in Gli
ombrelli; si saranno appostati in religioso silenzio dietro alle coppie
impegnate a volteggiare in Ballo in campagna e Ballo in città;
avranno persino tentato di dare un nome alla giovane che amabilmente trascorre
del tempo In riva al mare. Tutto per scorgerne la misteriosa presenza. Di
una traccia. Una prova che il grande Pierre-Auguste Renoir avesse trascorso del
tempo nella fu Girgenti. Fu il figlio Jean – celeberrimo e riconosciuto regista
che si occupò di redigere la biografia del padre – a svelare questo aneddoto
risalente all’anno 1882. Nessun altro documento, nessun’altra attestazione o
fonte, neppure alcuna delle sue opere ebbe mai l’ardire di confermare che uno
dei maestri dell’Impressionismo fosse incappato in una curiosa avventura
nell’entroterra siciliano. Solo della trasferta a Palermo e del suo incontro con
il non amatissimo Wagner si conoscevano i dettagli. Serviva allora, per
ricostruire le tessere di un puzzle tanto affascinante quanto frammentato,
un’indagine certosina. L’intuito acuminato e pervicace di un commissario. Magari
di Montalbano, o di chi delle sue peripezie è stato artefice. E un immenso
pizzico di fantasia. È così nel 2009, dalla penna di Andrea Camilleri, nacque
quella singolare esperienza letteraria che è Il cielo rubato. Dossier Renoir,
un insieme di convincenti argomentazioni a favore di un secondo soggiorno
isolano del pittore. Reso ancor più suggestivo ed enigmatico dal fatto che, a
differenza di quanto era solito fare per i luoghi visitati nel Belpaese, il
francese della Sicilia non riprodusse sostanzialmente nulla. Eppure, attenendoci
a quanto Jean ha tenuto a riportare, quello di Renoir nella città dei templi non
fu appena un fugace transito. Ma un frangente che gli consentì, ben più di
quanto lo sfarzo dell’Hotel des Palmes aveva potuto fare, di conoscere e
saggiare l’anima più pura della nostra terra. E dire
che l’esperienza dell’artista di Limoges non era iniziata sotto il migliore
degli auspici. Accompagnato dalla futura moglie Aline Charigot, a Renoir era
stato infatti sottratto il portafogli. Impossibilitato a muoversi oltre, e in
attesa che le sue richieste epistolari di soccorso giungessero in patria
all’amico e mercante Durand-Ruel, fu costretto a chiedere riparo ad un contadino
che molto cordialmente si era prestato al ruolo di guida della coppia. Per
sdebitarsi, una volta ottenuto il conguaglio richiesto, il pittore propose una
sorta di risarcimento in denaro alla famiglia ospitante. Risarcimento che,
tuttavia, venne fermamente respinto. Il racconto di Jean Renoir si conclude
dunque con una scena piuttosto emozionante. Aline, onorata da quella
dimostrazione di autentica ospitalità, si tolse una catenina dal collo per
lasciarla in dono ai suoi benefattori, prima che lei e il suo geniale
accompagnatore si congedassero da loro in lacrime. Certo non
mancano le suggestioni in una simile ricostruzione. Ma altrettante, a giudizio
dello stesso Camilleri – che ricostruisce la vicenda attraverso gli espedienti
fittizi del carteggio e della relazione tra il notaio Riotta e la bizzarra Alma
Corradi – sono le questioni rimaste del tutto aperte. Perché, ad esempio, non
c’è traccia negli epistolari sempre puntuali di Durand-Ruel della richiesta di
denaro fattagli pervenire da Renoir? E, soprattutto, quale circostanza aveva
spinto l’artista ad approdare in un luogo, Girgenti, che fino a quel momento non
aveva mai considerato come un possibile itinerario? Nella nota al testo, il papà
di Montalbano ci illustra le sue plausibili conclusioni: «Dalle biografie
risulta che Renoir venne in Sicilia una sola volta. Lasciata la compagna a
Napoli, arrivò a Palermo, andò a visitare Monreale e il giorno seguente incontrò
Wagner all’Hotel des Palmes. Gli fece il ritratto in trentacinque minuti e
quindi se ne tornò’ di corsa dalla sua Aline. Impossibile ipotizzare che avesse
voglia di prolungare il viaggio in Sicilia con un soggiorno a Girgenti. Ma un
giorno mi capitò di scoprire una maglia larga nella rete». Qualche scartabellata
a vecchi documenti, una ricerca d’archivio sui movimenti di alcuni battelli, un
episodio specifico della vita personale di Renoir: ed ecco che l’immagine del
pittore su un carretto siciliano, sotto la canicola di interminabili distese di
campagna, assume una nuova, inedita concretezza. «Nel 1882, per curarsi i
postumi di una polmonite, Renoir va ad Algeri. Non sappiamo se Aline sia partita
con lui o l’abbia raggiunto in seguito. Il proposito di Renoir è quello di
restarci quindici giorni, invece si trattiene ben sei settimane. Mi sono allora
domandato: chi ci dice che il pittore sia sempre rimasto ad Algeri tutto questo
tempo? Nell’ultima (si badi bene, ultima) lettera da Algeri a Durand-Ruel,
datata 4 aprile, egli fissa il giorno della partenza per il rientro in Francia:
il 14 dello stesso mese. Cioè ben oltre i quindici giorni previsti. Allora feci
una supposizione: e se Renoir e Aline da Algeri si fossero imbarcati per
Girgenti? Era possibile? Mi documentai. Era possibile. Nel 1882 il transito
portuale di Porto Empedocle, distante meno di 6 chilometri da Girgenti, e a
quindici ore circa di navigazione da Algeri, era stato di oltre 700 velieri, di
cui non meno di 300 da e verso i porti di Algeri e Tunisi. Molti di questi
velieri erano anche in grado d’imbarcare qualche passeggero.
Quindi era abbastanza plausibile che il pittore e Aline fossero partiti lo
stesso giorno 4, fermandosi a Girgenti fino al 14 per ritornarsene poi in
Francia.
Ma come mai nell’epistolario di Durand-Ruel non esisteva nessuna lettera da
Girgenti con richiesta di denaro? Trovai la risposta. Nella lettera del 4 aprile
appena citata, Renoir prega il suo mercante di mandare 2000 franchi al fratello
al quale egli li richiederà non appena ne avrà bisogno. Quindi Renoir, rimasto a
Girgenti senza soldi, non scrive a Durand-Ruel, bensì a suo fratello che sa
essere già in possesso della somma».
Il mistero a lungo tramandato da Jean Renoir, quel mistero che nemmeno i
numerosi altri biografi del padre avevano saputo sciogliere, sembrava risolto.
Ma nemmeno Camilleri si avventurò oltre dei pareri puramente personali per
spiegare come mai di Girgenti non esista alcun rimando pittorico. Ma forse, in
fondo, il bello dei misteri sta proprio qui: nell’essere mai del tutto
afferrabili. Forse, inciso nel cuore come la benevolenza dei contadini che gli
risparmiarono la strada, il ricordo di Girgenti appartenne per Renoir a quelle
cose che continuano a viverti dentro senza mai provare la tentazione di
abbandonarti. Forse, quella volta, più che un paesaggio o lo scorcio di una
festa, avrebbe dovuto riprodurre la morsa con cui gli addii si aggrappano al
cuore. Un’impresa che nemmeno l’immenso Renoir poteva portare pienamente a
compimento.
Joshua Nicolosi
Ritrovato un copione
inedito del giovane Andrea Camilleri, a quel tempo studente dell'Accademia
d'arte drammatica D'Amico di Roma e frequentatore della scena samminiatese al
seguito di Orazio Costa. La scoperta è stata fatta nel corso della sistemazione
dell'archivio storico della Fondazione Istituto Dramma popolare di San Miniato
(Pisa), conclusasi nel 2022. Lo rende
noto la stessa Fondazione spiegando che il testo sarà presentato il 25 ottobre a
San Miniato, a Palazzo Grifoni, nell'ambito di un evento dedicato agli archivi
teatrali e ai cento anni dalla nascita del padre del Commissario Montalbano:
"Durante la conferenza - si spiega - verrà presentato lo scritto inedito, il
contesto di ritrovamento e verranno illustrate le ragioni della sua presenza
nell'archivio". "Andrea
Camilleri - Dalle carte al palcoscenico' il titolo dell'iniziativa che si
presenta come "un viaggio dentro l'archivio per riscoprire Andrea Camilleri che,
a San Miniato, è stato unito da un legame importante e profondo". A partire
dalle fonti per il teatro, perché, si spiega, “come un filo ininterrotto, il
teatro attraversa tutta la vita dello scrittore e così l'archivio.
Dall'ammissione dell'Accademia d'arte drammatica nel 1949, nell'apprendistato
con Orazio Costa, dalle prime regie teatrali, al lavoro di autore e regista dei
programmi di prosa radiofonica e televisiva”.
"Ma si parlerà - continua la Fondazione - anche di Camilleri e la Cittadella di
Assisi. Nel cuore della città di San Francesco, la comunità di laici cristiani
guidati da don Giovanni Rossi ha riservato un'attenzione particolare ai
linguaggi dell'arte incentivando il legame e lo scambio con scrittori, registi
cinematografici e teatrali, poeti, artisti visivi. Al vaglio anche alcuni
aspetti che hanno caratterizzato Camilleri: a partire da quel metodo del
racconto, della memoria che vive sempre in un instabile equilibrio tra materiale
e immaginario. Centrale, nell'iniziativa, l'incontro con San Miniato
ripercorrendo alcune delle tappe che prepararono il suo primo arrivo, nel 1950,
alla stazione della città della Rocca. Dovettero passare quarantaquattro anni
perché ci tornasse. Poi, però, venne più volte per partecipare a Prima del
teatro: scuola europea per l'arte dell'attore. Lo fece con i compiti più
diversi: docente, drammaturgo, organizzatore di convegni, conferenziere, e altro
ancora".
Un inedito testo
teatrale di Andrea Camilleri conservato per 70 anni nell’Archivio del Dramma
popolare di San Miniato sarà presentato in anteprima venerdì nella cittadina
pisana nel corso di un convegno dedicato al centenario della nascita del padre
del commissario Montalbano. E’ un copione che risale al 1950, anno in cui
Camilleri era uno studente all’Accademia dell’Arte drammatica “D’Amico” di Roma.
L’archivista che ha ritrovato il testo, Alexander Di Bartolo, risiede in Toscana
ma è di origini siciliane, gelese per l’esattezza. Con lui ripercorriamo i
momenti e le curiosità dell’importante scoperta di un testo che aggiunge un
tassello fondamentale per ricostruire gli esordi letterari del giovane Camilleri. Dott. Di
Bartolo, come è riuscito a trovare questo testo di Camilleri? «E’ stato un
mix di fortuna e perseveranza nella ricerca. Alla fine del 2021, durante la
sistemazione complessiva dell’archivio della Fondazione Dramma Popolare di San
Miniato, stavo catalogando la ricchissima sezione dei copioni e mi sono
imbattuto in un dattiloscritto di carta leggerissima, e dal titolo molto curioso
“Il Santo Nero”. Dovendo descrivere quel copione, oltre al titolo e al numero di
pagine complessive, mi serviva anche l’autore e l’anno, ma il fascicolo non era
siglato o firmato. Ho iniziato quindi delle ricerche più approfondite, quelle
che noi chiamiamo “scavi archivistici” per tentare di dare una paternità a quel
testo». Il Santo
Nero è un testo inedito da Camilleri. Chi è il protagonista? «E’ una
drammaturgia, il cui titolo completo è in realtà “Il Santo Nero. Ex voto in tre
atti”. Oltre al titolo, che poi ho scoperto essere uno degli appellativi usati
per definire il patrono di Porto Empedocle e di molti altri comuni della
Sicilia, il sottotitolo “ex-voto”, mi ha fatto pensare a una forte devozione
popolare, ai miracoli, che solitamente inducono i fedeli a donare oggetti a
memoria di una grazia ricevuta. Il protagonista è quindi il santo eremita
Calogero la cui vita è presentata da Camilleri con dei quadretti popolari dal
profondo messaggio morale per l’uomo di oggi». Perché
quel copione si trovava nell’archivio del Dramma Popolare? «Ho scoperto
che Il Dramma popolare aveva indetto un concorso drammaturgico per l’Anno Santo
1950. Il concorso chiedeva a giovani scrittori di teatro di inviare testi
inediti a soggetto libero, ma pur sempre nel solco delle finalità di un istituto
di ispirazione cristiana come quello sanminiatese. Doveva quindi essere un
“dramma sacro”, con soggetto religioso. Giunsero decine e decine di copioni, da
autori provenienti da tutta Italia, e anche da Porto Empedocle era partito un
plico con una proposta drammaturgica, il nostro Santo Nero, da parte del giovane
studente dell’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico, Andrea Camilleri». Come è
riuscito a dare un nome a questo dattiloscritto? «La ricerca è
stata piuttosto complessa. Ho sfogliato centinaia di lettere relative al
carteggio degli anni 1950, 1951 e 1952. Tra i documenti rinvenuti anche gli atti
notarili che registravano l’arrivo di tutti i plichi, e i verbali delle riunioni
dell’allora commissione scientifica che doveva valutare i testi. Tra i
“finalisti” del concorso anche il testo su San Calogero del giovane studente
Camilleri. Il nome non era scritto sul copione, perché si richiedeva ai
concorrenti l’anonimato, ma era indicato, insieme a un motto di riconoscimento,
all’interno di un’altra busta sigillata, inviata nel medesimo plico insieme al
copione. Tutti i concorrenti, al termine della selezione, erano stati poi
ricontattati per verificare se fossero interessati alla restituzione. E uno dei
destinatari di queste lettere era proprio Andrea Camilleri». Quale è
stata, per lei che peraltro è siciliano, l’emozione di questa scoperta? «A dire il
vero ero quasi elettrizzato. Per ragioni di lavoro ho avuto tra le mani lettere
di Manzoni, di Foscolo, di Cavour, ma mai di un autore così famoso agli occhi
dei contemporanei. L’emozione della scoperta si è unita con una serie di legami
affettivi. Le mie origini sono per metà siciliane, di Gela in particolare; sin
da piccolo mi hanno quasi “tuffato” nel mondo degli archivi e delle biblioteche
grazie alla mia zia paterna Alessandra Maria, per anni bibliotecaria archivista
a Gela; e poi Camilleri è un autore frequentato spesso, attraverso la lettura
dei suoi romanzi e racconti. Quindi solo il pensare di avere tra le mani un
copione di un autore tra i più apprezzati e seguiti a casa, mi emozionava. Le
sensazioni di unicità del ritrovamento sono poi andate “alle stelle” quando ho
scoperto che il testo non solo era inedito nei volumi a stampa, ma anche mai
rappresentato su un palcoscenico. E per avere queste conferme di fondamentale
importanza ho preso contatti con il Fondo Andrea Camilleri a Roma, l’archivio
che raccoglie tutti i documenti dell’autore siciliano, voluto fortemente dalla
famiglia e curato dalla collega archivista Patrizia Severi. A loro sono
infinitamente grato per la disponibilità e per aver assecondato le ricerche che
hanno condotto alla conferma di questo inedito assoluto». Cosa ne
pensa, infine, di questo testo teatrale giovanile sulla vita di San Calogero?
«Premesso che non sono uno specialista di letteratura drammaturgica, posso dire
soltanto che si tratta chiaramente di un testo giovanile, quasi di una
esercitazione accademica. Camilleri si stava confrontando con gli esami di
scrittura teatrale e di regia, avendo come maestro il grande Orazio Costa
nell’Accademia di Roma, quindi non è certo un testo maturo, di uno scrittore
affermato, è un testo giovanile che si confronta su argomento a lui tanto caro,
la devozione a San Calogero, “il Santo nero” di cui spesso parla poi nei suoi
libri e anche nelle interviste sul suo paese natale. Leggendo il copione ho
percepito un profondo legame con la sua terra e una rivisitazione non banale
della vita del “santu de li grazi”, come direbbe in siciliano lo stesso
Camilleri».
Maria Concetta Goldini
A presiedere le sessioni sarà Arianna Mortelliti;
dopo i saluti della Dirigente Scolastica Rosetta
Morreale e dei rappresentanti delle Istituzioni, i
diversi momenti di studio saranno intermezzati da
interventi musicali eseguiti dai docenti e da
letture di brani di opere di Camilleri da parte di
studenti dell’Istituto.
Giovedì 24 ottobre, ore 9:00:
Salvatore Ferlita, Università “Kore” di Enna - La lingua
“salvata” e il dialetto re-inventato nella narrativa
di Andrea Camilleri.
Giovedì 24 ottobre, ore
16:00: Alessandro Cutrona,
Università “Kore” di Enna - La narrazione del
patrimonio culturale di Andrea Camilleri tra realtà
e fiction.
Venerdì 25 ottobre, ore
9:00: Alessandra La Marca,
Università degli Studi di Palermo - Andrea
Camilleri: valore della tradizione e dell’educazione.
Venerdì 25 ottobre, ore 16:00:
Gaetano Savatteri,
giornalista e scrittore - Il genere
poliziesco nei romanzi di Andrea Camilleri;
Felice Cavallaro, giornalista - La vera
Vigata ed i luoghi di Andrea Camilleri;
Beniamino Biondi, Critico cinematografico (SNCCI)
- Dalla pagina scritta allo schermo. La
traduzione cinematografica dell’opera di Camilleri.
L’istituto comprensivo Andrea Camilleri di Favara, diretto dalla dirigente
scolastica, Rosetta Morreale, oggi e domani rende omaggio proprio allo scrittore
empedoclino a cui la struttura è stata dedicata. Due giornate di studio con
importanti relatori. Oggi, i dettagli, al Vg. Gaetano Ravanà
Sono iniziate stamani presso l’istituto comprensivo Andrea Camilleri di Favara
le giornate di studio in onore dello scrittore.
Ascoltiamo la dirigente scolastica Rosetta Morreale, i professori Salvatore Ferlita e
Alessandro Cutrone e la scrittrice Arianna Mortelliti.
Nel 2011 Noir in Festival aveva conferito ad Andrea Camilleri, il Premio Raymond
Chandler alla carriera. Ora, alla vigilia del centenario della sua nascita, il
festival, in collaborazione con l’editore Sellerio e l’Associazione Fondo Andrea
Camilleri ETS, rende omaggio a uno dei massimi scrittori italiani, che ha
raggiunto la popolarità grazie alla sua particolarissima reinterpretazione del
romanzo poliziesco, dando vita a uno dei personaggi più amati dai lettori e dai
telespettatori del nostro paese, e non solo, il Commissario Montalbano.
A BookCity, giovedì 14 novembre alle ore 19, presso la Sala Viscontea del
Castello Sforzesco, Noir in Festival promuove un incontro-omaggio ad Andrea
Camilleri moderato da Mauro Novelli, curatore dei due Meridiani Mondadori
dedicati alle Storie di Montalbano, nel quale intervengono lo
scrittore Carlo Lucarelli, che con Camilleri ha firmato il romanzo Acqua in
bocca (Minimum Fax), il critico letterario Salvatore Silvano Nigro, curatore
del Meridiano riservato ai Romanzi storici e civili di Camilleri e autore
dei risvolti delle sue opere edite da Sellerio, e Paolo Verri, direttore di
Fondazione Mondadori. Infine, sarà presente l’attrice Elena Cotta (Coppa Volpi a
Venezia nel 2013), che nella sua lunga e fortunata carriera di interprete
teatrale e cinematografica, con Camilleri regista teatrale collaborò tra gli
anni Cinquanta e Sessanta.
[…]
PARTE II – ORE 17:00
Saluti Istituzionali
Roberto Scarpa – Attore e scrittore teatrale
Alfonso Maurizio Iacono – Già Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia –
Università di Pisa
Alexander di Bartolo – Archivio
Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato
Fondo
Andrea Camilleri, 25.10.2024
DA NON PERDERE! OGGI A PARTIRE DALLE ORE 15
ARCHIVI IN DIALOGO
ANDREA CAMILLERI
Dalle carte al palcoscenico
Amici toscani e non, appassionati di teatro, di letteratura e lettori di
Camilleri, questo evento è per voi! Il 25
ottobre, San Miniato (Pisa) ospiterà un evento speciale dedicato al celebre
scrittore Andrea Camilleri. La Fondazione per il Dramma Popolare organizza un
seminario di studi incentrato sugli archivi che custodiscono il suo lavoro
teatrale. L'evento vedrà la partecipazione di accademici e studiosi, tra cui
membri dell'Accademia d'Arte Drammatica Silvio d'Amico, che analizzeranno la
produzione teatrale di Camilleri. Questo evento
si inserisce nelle celebrazioni per il centenario della sua nascita, che si
estenderanno dal 2024 a tutto il 2025. Vi
aspettiamo!
#centomenouno
#AndreaCamilleri
#CentenarioCamilleri
#LetteraturaItaliana
#Teatro
#SanMiniato
#CulturaItaliana
Rai Ufficio Stampa,
25.10.2024
Rai5 - 28 ott 2024, 15:50
"Eduardo 40"
A quarant'anni dalla morte un lungo omaggio a De Filippo
Tre mesi con Eduardo
e il suo impareggiabile teatro, e non solo: a quarant’anni dalla morte di
Eduardo De Filippo (il 31 ottobre) Rai Cultura lo ricorda e gli rende omaggio
con “Eduardo 40”, una programmazione straordinaria che – in collaborazione con
la Fondazione De Filippo e la Direzione Cinema e Serie Tv Rai - ripropone su Rai
5 tutto il suo repertorio.
Il cartellone della lunga rassegna parte dall’arte scenica e prevede la
trasmissione, in ordine cronologico di composizione, di tutti i testi di De
Filippo. […] Alla
riproposizione delle opere di De Filippo verranno affiancate altre due
produzione inedite, due documentari originali che offrono altrettanti
approfondimenti sul maestro. […]
Il secondo documentario, “Camilleri racconta Eduardo”, previsto il 30 novembre,
sempre intorno alle 23, offre una testimonianza del felicissimo rapporto di De
Filippo con la Rai. Lo scrittore siciliano, in una lunga intervista a cura di
Ferruccio Marotti, il decano degli storici del teatro italiani, ricorda gli
incontri, le dinamiche e la vita quotidiana sul set della prima serie di
registrazioni del 1962, da “Ditegli sempre di sì” a “Napoli milionaria”, da
“Questi fantasmi!” a “Filumena Marturano”. Un’avventura creativa condivisa da
uomini e donne di teatro e tecnici e artisti della tv che ha fatto scuola ed è
rimasta come canone dell’adattamento e della riscrittura della prosa per il
piccolo schermo.
Il progetto editoriale è firmato da Felice Cappa, e la regia dei documentari è
di Marco Odetto, produttrice esecutiva Serena Semprini, a cura di Giulia
Morelli, programmista multimediale Matilde Pieraccini.
Pagine di carta sottile, dattiloscritte e ingiallite dal tempo. Titolo: Il santo
nero – Ex voto in tre tempi. Un’opera teatrale, datata 1950, ma non firmata. Ci
sono volute un po’ di ricerche e la passione che contraddistingue gli archivisti
per arrivare alla sorprendente scoperta: a scrivere la pièce, rimasta per
decenni in un cassetto della Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato,
in provincia di Pisa, era stato Andrea Camilleri. Il testo dello scrittore
siciliano, scomparso cinque anni fa e di cui stanno per partire le celebrazioni
del centenario della nascita, è riemerso per caso nel 2022, durante alcuni
lavori di risistemazione del ricco patrimonio di copioni e foto di scena dello
storico istituto pisano, promotore della “Festa del teatro”, il più antico
festival italiano di produzione teatrale. «Si tratta di un copione inedito e mai
rappresentato con cui Camilleri partecipò al concorso indetto nell’anno del
Giubileo, il 1950 appunto, dall’Istituto Dramma Popolare e rivolto ai giovani
drammaturghi. Ovviamente il testo doveva avere carattere sacro, in linea con la
volontà dell’istituto di mettere in scena lavori a sfondo religioso, spirituale
ed educativo» racconta Alexander Di Bartolo, archivista della Fondazione e
autore del ritrovamento. All’epoca, Camilleri aveva 25 anni, frequentava
l’Accademia di arte drammatica Silvio D’Amico a Roma. Era lontano dal diventare
il padre del commissario Montalbano, ma aveva già preso a raccontare la sua
Sicilia con tracce evidenti, seppure acerbe, di quella vivacità e abilità
narrativa che negli anni Novanta lo avrebbero portato al successo. Ne Il santo
nero lo scrittore racconta infatti alcuni episodi della vita di San Calogero,
monaco eremita arrivato nel V secolo dal Nord Africa, patrono di Porto
Empedocle, città natale di Camilleri. «Mi sono dovuto trasformare anche io in
detective», prosegue Di Bartolo. «Il dattiloscritto non era firmato perché così
voleva il regolamento del concorso. Il nome dell’autore doveva essere su un
foglio a parte, conservato in una busta chiusa e contrassegnata dallo stesso
motto che appariva anche nel copione: “Lo santu de li grazi”, il santo che
concede le grazie in siciliano». Una volta trovata la busta, le indagini
dell’archivista sono proseguite fino ad arrivare a Roma. «Presso il Fondo Andrea
Camilleri abbiamo ritrovato una copia de Il santo nero, di cui nemmeno le tre
figlie dello scrittore conoscevano l’esistenza. Camilleri ne aveva fatto una
copia, ecco perché non aveva mai preteso la restituzione dell’originale. In più,
San Calogero era oggetto di una forte devozione popolare. Lo stesso scrittore,
notoriamente laico, ne aveva parlato spesso in diverse interviste e in alcuni
scritti».
L’elaborato del giovane Camilleri all’epoca non ottenne una grande riscontro.
Finì in una triade di copioni considerati «meritevoli di segnalazione», ma non
di rappresentazione. «La scena sanminiatese aveva già ospitato grandi nomi.
Basti pensare che il festival, nato nel 1947, era stato inaugurato con La
Maschera e la Grazia di Henri Ghéon. I testi proposti, compreso quello di
Camilleri, furono considerati ancora troppo acerbi» spiega Di Bartolo. «Tra
l’altro, proprio in quello stesso anno, andava in scena Il Poverello di Jacques
Coupeau, sulla vita di San Francesco D’Assisi, in cui lo stesso Camilleri
partecipava come comparsa». Il ritrovamento de Il santo nero consente infatti di
rispolverare un capitolo meno noto della carriera di Camilleri, che fu anche
attore, regista e autore di testi teatrali. Un legame profondo lo univa a San
Miniato, anche se dopo, quella prima volta nel 1950, quando vi arrivò al seguito
del suo maestro Orazio Costa, ci vollero quarantaquattro anni perché ci tornasse
per partecipare alla scuola per attori “Prima del teatro”, come docente,
drammaturgo, organizzatore di convegni e conferenziere. Ieri, l’inedito del
grande scrittore siciliano è stato presentato ufficialmente nel corso del
convegno «Dalle carte al palcoscenico», che si è svolto a San Miniato.
Nell’occasione è stato annunciato anche l’ingresso della Fondazione sanminiatese,
guidata da Marzio Gabbanini, nel comitato per le celebrazioni del centenario. A
luglio, inoltre, la nuova edizione di “Festa del Teatro” metterà in scena
proprio un testo di Camilleri, mentre per Il santo nero si sta già pensando a
una rappresentazione speciale.
Barbara Gabbrielli
“Andrea Camilleri è stato uno degli intellettuali italiani più importanti
dell’ultimo secolo: scrittore, sceneggiatore, regista e drammaturgo, era nato il
6 settembre 1925 a Porto Empedocle, la ‘marina’ di Agrigento. Riteniamo doveroso
ricordare una delle figure più illustri nel nostro panorama culturale attraverso
una serie di iniziative da promuovere nel 2025, anno del centenario della sua
nascita”.
Lo dicono Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico all’Ars e Fabio
Venezia, parlamentare regionale del Pd e primo firmatario del disegno di legge “Celebrazioni
del centenario della nascita di Andrea Camilleri”.
“La sua fama è legata soprattutto al ‘commissario Montalbano’ –
aggiungono Venezia e Catanzaro – ma l’attività e la produzione culturale di
Camilleri spazia attraverso decenni durante i quali ha realizzato lavori di alto
livello, alcuni dei quali poco conosciuti. Per questo abbiamo presentato un
disegno di legge regionale che intende promuovere nel corso del 2025 una serie
di incontri, eventi e convegni sulla personalità e le opere dello scrittore
siciliano”.
Il disegno di legge, firmato da tutti componenti del gruppo Pd all’Ars, prevede
anche l’istituzione di un Comitato (composto da personalità chiamate a titolo
gratuito) con il compito di promuovere le iniziative su Andrea Camilleri,
scomparso nel 2019 all’età di 93 anni.
Un nuovo viaggio alla scoperta di documenti, luoghi, voci e presenze per capire
i passaggi salienti che punteggiano la storia della nostra lingua, analizzando
questa volta il rapporto tra dialetti e lingua ufficiale e l’avvento della
comunicazione digitale quale naturale evoluzione della corrispondenza
tradizionale. Sono, infatti, dedicate rispettivamente alla conquista
dell’italiano e al passaggio dall’epistola tradizionale alla comunicazione
telematica e digitale le due nuove puntate della serie “Etimo, per il museo
della lingua italiana”, per il ciclo “Sciarada”. Al timone c’è sempre lo storico
della lingua italiana e divulgatore Giuseppe Antonelli, docente presso
l’Università degli Studi di Pavia e presidente del comitato tecnico scientifico
del prestigioso Centro Manoscritti di Pavia fondato da Maria Corti, e
responsabile del Multi e del Mundi, i musei dedicati alla lingua italiana, il
primo digitale e il secondo con documenti materiali. TRAMA EPISODIO “È stato un
grosso aiuto il dialetto siciliano nel lavoro sulle varie serie dedicate al
Commissario Montalbano.” Parole di Luca Zingaretti, ospite della prima puntata,
che rende omaggio al mondo e alla lingua di Andrea Camilleri, e che dice: “Il
dialetto dà ritmo a quello che devi dire. Il dialetto, venendo dalla lingua
parlata è una lingua molto più musicale dello scritto. Abbiamo attinto a piene
mani dalla lingua camilleriana, che era un siciliano anomalo, perché un po’ era
antico e quindi non più in uso ed era il linguaggio che Camilleri aveva imparato
da giovane un po’ era proprio un dialetto inventato dallo scrittore. Ci sono
delle parole che non esistono nel siciliano reale, e che invece Camilleri anche
onomatopeicamente ha costruito”. Insomma “dialetto per diletto” quello di
Camilleri, come osserva Giuseppe Antonelli che, presso il Fondo dedicato allo
scrittore siciliano, si sofferma sull’opera, i manoscritti, le prove di un
intellettuale eclettico che abbiamo imparato ad amare. La bella notizia è che, a
differenza di quanto temuto e profetizzato da molti, la conquista dell’italiano
non ha portato alla scomparsa dei dialetti. Anzi, dialetto e italiano oggi
convivono di fatto in armonia, perché, come diceva proprio Camilleri, “L’albero
è la lingua, i dialetti sono la linfa”. Un albero e una linfa che diventano
portatori di una storia davvero singolare, quella del contadino siciliano
analfabeta Vincenzo Rabìto, che volle consegnare alla carta la sua autobiografia
"Terra matta" [...]
«Le
origini siciliane del rinomato scrittore impongono che anche a livello regionale
lo stesso venga degnamente ricordato»: è un passaggio del disegno di legge
presentato il 17 ottobre all’Assemblea Regionale Siciliana dal capogruppo del Pd
Michele Catanzaro, saccense di nascita, e dal deputato Fabio Venezia, per le
celebrazioni del centenario della nascita di Andrea Camilleri. Celebrazioni in
realtà già avviate dal Fondo Andrea Camilleri (creato dalla famiglia per
custodire l’eredità culturale dello scrittore empedoclino e per promuovere la
conoscenza della sua vasta produzione), che ha promosso una serie di iniziative
culturali in città italiane e straniere. «Se
è vero che ad Assisi, a Milano ma anche a Francoforte si sono svolti incontri ed
eventi alla vigilia del centenario del nostro grande conterraneo – spiega Fabio
Venezia, laureato in Lettere moderne e in filologia – occorre muoversi in tempo
perché anche in Sicilia si possa ricordare adeguatamente uno degli ultimi grandi
scrittori isolani la cui opera ha contribuito a far conoscere meglio la Sicilia
e la sicilitudine, a svelare pezzi di Storia della nostra regione al grande
pubblico. Vorremmo che, tra le altre cose, si realizzasse un documentario sulla
vita dello scrittore per promuoverlo nelle scuole e che vedesse pure la luce
l’epistolario di Camilleri, un vero e proprio giacimento di notizie preziose,
assieme magari a qualche suo scritto inedito».
Come, ad esempio, il copione ritrovato poco tempo fa nell’archivio Dramma
popolare di San Miniato (Pisa), scritto quando Camilleri era studente
all’Accademia d’arte drammatica D’Amico di Roma. Una specie di Ur-Camilleri,
insomma, quando ancora Vigàta e Montelusa erano ipotesi innecessarie, che farà
ovviamente gola agli studiosi. Il disegno di legge che mette l’accento
sull’anniversario tondo per antonomasia, appunto, il centenario, legato alla
data di nascita dell’autore del “Re di Girgenti”. È vero che ormai si è placato
il clamore che accompagnava l’uscita di un nuovo romanzo di Camilleri, specie se
legato alla saga del commissario Montalbano, ma di certo non è scemato per
niente l’affetto che milioni di lettori continuano a tributargli, anche
lasciando sulla sua tomba, nel cimitero acattolico di Roma, un bigliettino, un
messaggio d’amore, una richiesta d’aiuto. L’emozione degli italiani, quando si è
saputo della morte dello scrittore all’ospedale Santo Spirito di Roma il 17
luglio del 2019, la forte commozione registrata in patria ma anche fuori son
state qualcosa di unico, verrebbe da dire di eccezionale: non sembrava che fosse
passato a miglior vita uno scrittore ma una popstar. Per non dire delle
sigarette, che a decine vengono lasciate nel contenitore che sta vicino alla
lapide col suo nome. Se proprio vogliamo pensare a un saluto altrettanto
commosso tributato a un uomo di cultura in Italia, allora dobbiamo riavvolgere
il nastro del tempo di quasi un secolo per incrociare un altro siciliano, guarda
caso, cioè Luigi Pirandello. Un’affezione del genere non nasce per caso, non è
il frutto di un gigantesco equivoco: vuol dire che davvero la saga del
commissario più amato d’Italia e i romanzi storici di Andrea Camilleri insieme
formano il romanzo civile dell’Italia degli ultimi due decenni, una specie di
monumentale diario pubblico nazionale. Il
ddl consta di quattro articoli. Il primo definisce la finalità della legge, che
si inserisce nell’ambito delle attività di promozione della conoscenza di
personalità illustri di primo piano nella storia culturale della Sicilia. «È
doveroso – aggiunge Venezia – che i valori trasmessi da Camilleri attraverso la
sua attività di scrittore e di intellettuale vengano messi in evidenza e
condivisi». L’articolo due spiega in che modo verrà celebrato il centenario.
L’articolo tre disciplina il comitato che si occuperà di attuare gli interventi
previsti predisponendo e coordinando percorsi culturali, attività ed iniziative
di valorizzazione grazie al coinvolgimento di enti ed istituzioni pubblici e
privati. Infine l’articolo quattro, che stanzia le somme necessarie (100mila
euro).
Salvatore Ferlita
Per la prima volta il testo Autodifesa di Caino di Andrea Camilleri (1925-2019)
sarà rappresentato in teatro, come avrebbe voluto fare il suo autore alle Terme
di Caracalla nel 2019 che però morì due giorni dopo.
L'Istituto del Dramma Popolare di San Miniato (Pisa) ha annunciato che nel
luglio 2025 questo lavoro dello scrittore siciliano - testo mai rappresentato -
sarà il Dramma scelto per la prossima edizione della manifestazione toscana.
Il 15 luglio 2019, alle Terme di Caracalla, Andrea Camilleri avrebbe dovuto
interpretare il suo monologo Autodifesa di Caino.
Un ritorno sul palcoscenico, atteso dal pubblico e fortemente voluto dallo
scrittore.Ma
Camilleri si spense il 17 luglio.
L'autore ha lasciato il suo scritto su Caino che aveva completato e per il quale
aveva immaginato tutto: la scena e gli intermezzi musicali, i filmati da
proiettare sullo schermo, i testi da interpretare di persona e quelli da far
recitare.
L'Autodifesa di Caino, sottolinea l'Istituto per il Dramma popolare, "è un testo
potente, profondo e risponde alle incessanti domande sul bene e il male: un
testo che si inserisce perfettamente nel solco della 'scena sacra' di San
Miniato".
L'operazione è frutto della sinergia con il Fondo Andrea Camilleri, ed è stata
voluta dal presidente dell'Idp di San Miniato, Marzio Gabbanini, inserendo il
Dramma nel cartellone ufficiale delle celebrazioni del centenario della nascita
di Camilleri. Gabbanini ha
dato l'annuncio durante l'iniziativa 'Dalle carte al palcoscenico', un viaggio
dentro l'archivio per riscoprire Camilleri che, a San Miniato, è stato unito da
un legame importante e profondo, che precede la notorietà datagli dai suoi
romanzi col commissario Montalbano. Inoltre, nell'iniziativa a Palazzo Grifoni,
sede della Fondazione Crsm, è stato presentato anche un inedito testo teatrale
di Andrea Camilleri conservato per 70 anni nell'archivio del Dramma Popolare: è
un copione che risale al 1950, anno in cui Camilleri era uno studente. Si
intitola 'Il Santo Nero. Ex voto in tre atti'. Protagonista è il santo eremita
Calogero la cui vita è presentata da Camilleri "con quadretti popolari dal
profondo messaggio morale per l'uomo di oggi". All'epoca il Dramma popolare di
San Miniato aveva indetto un concorso drammaturgico per l'Anno Santo 1950,
chiedendo a giovani scrittori di teatro di inviare testi inediti a soggetto
libero. Giunsero decine e decine di copioni. Uno, appunto, anche da un
giovanissimo Andrea Camilleri ed è stato ritrovato ora nell'archivio toscano.
Sono venticinque gli
anni appesi al filo di un sogno, che sembrava impossibile e invece,
ancora oggi, ha la forza magica di tenere insieme una folla di folli e un
esercito di persone, linfa concreta e metaforica di un luogo dove far vivere
storie, persone ed emozioni condivise. Un luogo per "sognare" che non esisteva
venticinque anni fa e che non ha mai, tenacemente, smesso di farlo. Sulla scorta
di queste suggestioni Il Pozzo e il Pendolo Teatro alza il sipario sulla sua
venticinquesima stagione, dal prossimo mese di novembre fino a marzo 2025, con
dodici spettacoli in scena, ai quali si affiancheranno le inimitabili Cene
con delitto e La tombola dei fantasmi, che hanno reso originale
l'attività dello spazio eventi di Palazzo Petrucci, e altri eventi in via di
programmazione.
[…] La
programmazione del nuovo anno prenderà il via, venerdì 17 gennaio (repliche fino
a domenica 19), con La scomparsa di Patò di Andrea Camilleri, con Andrea
De Rosa, Renato De Simone, Fabio Rossi, per la regia di Paolo Cresta. Uno dei
testi più geniali dello scrittore, sceneggiatore, regista e drammaturgo, da uno
spunto di Leonardo Sciascia un giallo perfetto, esilarante e sorprendente.
[…] Inizio
rappresentazioni ore 21.00 (venerdì), ore 19.30 (sabato) e ore 18.00 (domenica) Contatti
0815422088, 3473607913, info@ilpozzoeilpendolo.it
Info e prenotazioni www.ilpozzoeilpendolo.it
Informatore, 31.10.2024
Testimonianze
A tu per tu con Maurizio de Giovanni
Lo scrittore racconta i suoi protagonisti noir alla napoletana, ma non troppo.
Il 7 novembre tra gli ospiti della "Piazza delle lingue" organizzata alla Villa
medicea di castello dall'Accademia della Crusca
[…] Chi sono
gli autori che l’hanno più ispirata nella sua scrittura? I miei
modelli di riferimento, che nessuno ha la presunzione di voler scimmiottare, ma
che rappresentano dei riferimenti letterari per le diverse serie che ho scritto,
sono Stephen King per Ricciardi, Ed McBain per i Bastardi di Pizzofalcone, John
Le Carré per Sara e Donald E. Westlake per Mina Settembre.
Fra gli italiani viene in mente Andrea Camilleri…
Camilleri è stato il più grande narratore italiano degli ultimi cinquant’anni e
non è imitabile. È stato geniale da tutti i punti di vista e quello dell’uso del
dialetto è solo uno degli aspetti fondamentali, un dialetto che è ispirato a
quello della Sicilia meridionale, ma per certi versi è innovativo.
[…]
Cecilia Morandi