Andrea Camilleri,
attraverso le sue opere e in particolare attraverso il personaggio di Salvo
Montalbano, è riuscito a creare un forte legame tra la Sicilia, il Mediterraneo
e la sua narrativa poliziesca, sviluppando una prospettiva unica che collega
l’indagine del commissario a una visione storica, sociale e culturale che
affonda le radici nella tradizione mediterranea. Il
Commissario Montalbano e l’evoluzione del personaggio Il
commissario Montalbano, nato quasi per caso secondo le dichiarazioni del suo
autore, si evolve progressivamente fino a diventare una figura distintiva
rispetto ai modelli iniziali che l’avevano ispirata. Camilleri stesso afferma di
aver cominciato a scrivere libri gialli per trovare un ordine narrativo, un modo
per incanalare la storia all’interno di una struttura solida. Tuttavia, col
tempo, Montalbano diventa un personaggio in continuo progresso, che cambia e si
sviluppa da un libro all’altro. Questa
evoluzione differenzia Montalbano da altre figure seriali, come Sherlock Holmes
o Maigret, perché egli invecchia, partecipa attivamente alla vita quotidiana,
cresce e si modifica, rendendo sempre più difficile per l’autore seguirlo nella
sua complessità. Il rapporto
di Montalbano con l’ambiente circostante diventa un elemento chiave che lo
distingue da Maigret, personaggio con cui inizialmente Camilleri aveva stabilito
un forte debito creativo. Maigret ha
descritto la Francia e Camilleri la Sicilia Mentre
Maigret è descritto come un personaggio atemporale, che attraversa periodi
storici della Francia senza essere influenzato dal contesto politico e sociale,
Montalbano, al contrario, vive pienamente la realtà che lo circonda,
affrontandola con una consapevolezza civica e politica che lo rende
profondamente radicato nel tempo e nello spazio in cui agisce. Il
Mediterraneo e la Sicilia come contesti narrativi Il mondo in
cui vive e opera Montalbano è intrinsecamente legato al Mediterraneo e alla
Sicilia. Camilleri
descrive l’isola come lo “spazio più aperto che esista”, poiché, sebbene
circondata dal mare, questo non chiude ma apre a una comunicazione costante con
il resto del mondo. La Sicilia,
quindi, non può essere separata dal Mediterraneo, e diventa il teatro naturale
delle storie del commissario. La narrazione
di Montalbano si inserisce perfettamente nel contesto del cosiddetto “giallo
mediterraneo”, un genere che si distingue per il suo forte radicamento nel
territorio e per l’attenzione alla cultura, alla società e alla politica locale. Il “giallo
mediterraneo” si caratterizza, infatti, per una stretta relazione con il
territorio, che non solo influenza la psicologia dell’investigatore ma determina
anche lo stile di vita e le modalità di indagine. Gli
investigatori mediterranei sono profondamente legati alle loro terre d’origine,
e questo legame è evidente anche nella rappresentazione delle condizioni sociali
e delle trasformazioni in atto, elementi che spesso emergono in modo esplicito o
implicito nella narrazione. Uno degli
aspetti fondamentali di questo genere è la coincidenza tra tempo narrativo e
tempo storico, che permette di esplorare il passato come una componente viva e
attiva nella storia presente. Camilleri
integra questo elemento nella sua narrativa, facendo emergere una memoria
collettiva che è strettamente connessa alla storia della Sicilia e del
Mediterraneo. Questa
memoria si riflette non solo nei personaggi, ma anche nei luoghi e nelle
atmosfere che Camilleri descrive, creando un legame indissolubile tra passato e
presente, tra realtà e finzione. La storia
e la memoria nel “giallo mediterraneo” L’importanza
della storia nel “giallo mediterraneo” è espressa nella concezione braudeliana
di “longue durée”, un approccio storico che estende l’analisi temporale per
comprendere meglio le evoluzioni culturali e politiche nel Mediterraneo. Camilleri
adotta questa visione, costruendo le sue storie su una base storica che si
estende nel tempo, legando i personaggi e gli eventi alla lunga durata della
storia mediterranea. Questo approccio permette di vedere il Mediterraneo non
solo come uno spazio geografico condiviso, ma come un luogo di influenze
reciproche e di patrimoni comuni. La centralità
del legame tra storia e memoria è particolarmente evidente nel personaggio di
Montalbano, che agisce come un ponte tra il passato e il presente, utilizzando
la memoria personale e collettiva per risolvere i casi che affronta. La Sicilia,
con la sua ricca storia e la sua complessa identità culturale, fornisce un
contesto ideale per questa narrazione, in cui il passato non è mai veramente
passato, ma continua a influenzare il presente in modi sottili ma significativi. Camilleri
intreccia memoria individuale e collettiva in una narrazione che sospende il
tempo tra passato, presente e futuro, facendo emergere una continuità che
attraversa le diverse epoche storiche. Questo
approccio è evidente nei primi romanzi del ciclo di Montalbano, dove una
“memoria antica” vibra nei paesaggi e nei personaggi, evocando un passato che è
ancora vivo e presente nella realtà contemporanea. La Sicilia
come luogo di conflittualità identitaria La Sicilia,
con la sua storia millenaria e le sue contraddizioni interne, diventa il luogo
perfetto per esplorare temi complessi come l’identità, la memoria e la verità. Camilleri,
attraverso il personaggio di Montalbano, esplora queste tematiche in profondità,
mostrando come la Sicilia sia un luogo di conflittualità identitaria, in cui
antico e moderno coesistono in una tensione costante. Questa
tensione si riflette nei paesaggi, nei personaggi e nelle storie che Camilleri
racconta, creando un ritratto della Sicilia che è al contempo struggente e
drammatico. La lingua
stessa diventa un veicolo per esprimere questa conflittualità, con Camilleri che
crea una “koinè” linguistica, un dialetto della memoria che mescola antico e
contemporaneo, creando una lingua che è unica e irripetibile. Questa lingua
riflette la complessità della Sicilia, un luogo in cui il passato non è mai
veramente passato, ma continua a influenzare il presente in modi sottili ma
profondi. Il rapporto
tra visibile e invisibile, tra realtà e apparenza, diventa così un tema centrale
nella narrazione di Camilleri, che utilizza la Sicilia come metafora per
esplorare queste questioni filosofiche e esistenziali. La ricerca
della verità, che è al centro dell’attività investigativa di Montalbano, diventa
così un viaggio attraverso i molteplici strati della realtà siciliana, dove ogni
verità è relativa e ogni apparenza nasconde un significato più profondo. Il
contributo siciliano al pensiero greco e alla cultura mediterranea Un altro
aspetto fondamentale del rapporto tra Camilleri, il Mediterraneo e la Sicilia è
il richiamo alla tradizione filosofica e culturale greca, che ha influenzato
profondamente la storia dell’isola. Camilleri si
inserisce in questa tradizione, richiamando figure come Empedocle e Gorgia, che
hanno contribuito in modo significativo al pensiero filosofico greco e, di
conseguenza, alla cultura occidentale. La Sicilia diventa così un ponte tra
l’antichità e il presente, un luogo in cui la filosofia greca e la cultura
mediterranea si incontrano e si fondono. Empedocle, in
particolare, con la sua teoria dei colori, viene citato come un esempio di come
la Sicilia abbia contribuito alla costruzione del pensiero filosofico e
culturale del Mediterraneo. Questa
teoria, che postula che la realtà sia costituita da un gioco di colori e
illusioni, diventa una metafora per esplorare il tema dell’apparenza e della
realtà, che è centrale nella narrativa di Camilleri. Gorgia, con
la sua teoria dell’arte come inganno, offre un ulteriore spunto per esplorare la
relazione tra realtà e rappresentazione, un tema che Camilleri sviluppa
attraverso i suoi romanzi. La Sicilia,
quindi, non è solo un luogo geografico, ma diventa un simbolo della complessità
della realtà, un luogo in cui l’apparenza e l’illusione giocano un ruolo
fondamentale nella costruzione della verità.
L’importanza della percezione e dell’illusione nella narrativa camilleriana Camilleri
esplora la relazione tra percezione e illusione in modo approfondito,
utilizzando la Sicilia come contesto ideale per questa riflessione. La percezione
visiva, nella narrazione camilleriana, non è mai neutra, ma è sempre mediata
dall’immaginazione, dalla memoria e dalla sensibilità estetica. Questo processo
di mediazione crea una realtà che è allo stesso tempo concreta e immaginaria, un
luogo in cui la verità non è mai assoluta, ma sempre relativa e soggettiva. Questo tema è
centrale nella narrativa di Camilleri, che utilizza il personaggio di Montalbano
per esplorare come la verità possa essere manipolata, distorta o nascosta
attraverso l’uso del linguaggio e della rappresentazione. La Sicilia,
con la sua storia complessa e il suo paesaggio suggestivo, diventa il luogo
ideale per questa esplorazione, offrendo a Camilleri un contesto ricco di
simboli e significati.
Conclusione: Camilleri, la Sicilia e il Mediterraneo Andrea
Camilleri, attraverso le sue opere e in particolare attraverso il personaggio di
Salvo Montalbano, è riuscito a creare un ritratto unico della Sicilia e del
Mediterraneo, che va oltre la semplice narrazione poliziesca. La sua narrativa è
intrisa di storia, memoria e cultura, che si intrecciano in una trama complessa
e affascinante. La Sicilia,
con le sue contraddizioni e la sua ricca eredità culturale, diventa il luogo
ideale per esplorare temi universali come la verità, l’identità e la memoria,
offrendo ai lettori una prospettiva unica sul Mediterraneo e sul mondo. Camilleri non
si limita a descrivere la Sicilia, ma la utilizza come simbolo per esplorare
questioni più ampie, che riguardano la natura della realtà e il rapporto tra
passato e presente.
La sua capacità di intrecciare storia, memoria e narrativa lo rende uno dei più
importanti scrittori del nostro tempo, capace di raccontare non solo la Sicilia,
ma l’intero Mediterraneo, in tutta la sua complessità e bellezza.
Elio Di Bella
E’ il cantante
modicano Giovanni Caccamo, il presidente di giuria della sezione Poesia del
“Premio Andrea Camilleri – Nuovi Narratori”. A comunicarlo è stato lo stesso
cantante, stamattina, sui suoi canali social. Il premio è
diviso in quattro categorie: racconti brevi, radiodrammi, poesie e fiabe per
bambini. Ogni categoria è a sua volta suddivisa in due sezioni: chiù picca di
sissanta e chiù assà di sissanta, quindi under e over 60. In ogni categoria ci
sarà un vincitore under 60 e uno over 60. Il tema di questa prima edizione è
“oltre la ragione”, che può essere interpretato dai partecipanti come meglio
ritengono. Sarà
possibile inviare le opere entro la mezzanotte del 6 gennaio 2025. Queste
saranno vagliate prima dai Circoli di lettura delle Biblioteche di Roma e poi
dalle giurie delle varie sezioni. La premiazione avverrà nell’autunno del 2025.
Data e luogo sono ancora da fissare. Le opere vincitrici saranno pubblicate in
un’antologia dalla casa editrice Gemma Edizioni. La giuria
delle poesie sarà composta, oltre che da Giovanni Caccamo, anche da Davide
Avolio, Michele Caccamo, Edoardo De Angelis, Giuliano Logos, Poeta della Serra e
Mary Barbara Tolusso.
“Ringrazio di cuore la famiglia Camilleri e il Fondo Andrea Camilleri per avermi
coinvolto in questa preziosa missione. La Poesia e le arti tutte, da sempre,
sono madri di ogni cambiamento e orizzonte futuro. Un abbraccio forte”, ha
scritto l’Artista siciliano.
ROMA. […]
Omaggio ad Andrea Camilleri a cinque anni dalla scomparsa che anticipa le
celebrazioni per il centenario dalla nascita nel 2025. Il tributo al padre del
commissario Montalbano sarà preceduto dagli incontri con due amatissimi
esponenti del giallo e poliziesco, Maurizio de Giovanni e Antonio Manzini.
Un giornalista al
servizio degli altri, così potrebbe essere definito Domenico Iannacone, che il 7
settembre verrà insignito del Premio Internazionale Donnafugata, in quel di
Palma di Montechiaro. Un uomo di
cultura che con i suoi programmi, “I dieci comandamenti” e “Cosa ci faccio qui”,
tra i tanti, ha inventato qualcosa di nuovo, di personale, mettendo sempre ‘gli
altri’ in primo piano. Benvenuto
su La Gazzetta dello Spettacolo, Domenico Iannacone. Il 7 settembre parteciperai
al Premio Internazionale Donnafugata, in provincia di Agrigento. Quali emozioni
provi per questo riconoscimento e cosa ti lega a una terra unica come la
Sicilia? La
Sicilia per me non è solo un luogo, è un intreccio di ricordi, sensazioni e
bellezza che vive dentro di me grazie agli scritti di Andrea Camilleri. Lui è
stato molto più di un autore: è stato una figura paterna, una guida che ha
influenzato profondamente il mio percorso, anche professionale. Frequentandolo,
ho avuto la fortuna di conoscere questa terra in maniera autentica, oltre gli
stereotipi, scoprendone le sfumature più intime. La Sicilia è una terra dalle
mille contraddizioni, dove convivono modernità e antichi retaggi, ma è anche uno
dei luoghi più affascinanti e misteriosi che abbia mai incontrato. Sono onorato
di ricevere questo premio, e ringrazio il direttore artistico Peppe Zarbo per
avermi considerato. È una conferma che il mio lavoro ha toccato il cuore di chi
ha seguito i miei racconti.
[…]
Alessia Giallonardo
A cinque anni dalla
morte di Andrea Camilleri, avvenuta il 17 luglio 2019, e in vista del centenario
dalla nascita, il 6 settembre 1925, nel giorno del compleanno del creatore del
Commissario Montalbano vengono annunciate le prime iniziative per celebrare il
grande scrittore e drammaturgo. Tanti gli
eventi anche in questi ultimi mesi del 2024.
Il programma generale verrà annunciato a gennaio dal Fondo Andrea Camilleri,
promotore di tutte le iniziative.
Il calendario è ricchissimo e si svilupperà per tutto il 2025 e per gran parte
del 2026. Intanto per l'anniversario dei 99 anni parte Cento meno Uno con primo
evento fra tutti 'Immagini, riflessioni, letture', ad Assisi il prossimo 28
settembre, dedicato al lavoro teatrale dello scrittore che tra la fine degli
anni '50 e l'inizio degli anni '60 curò proprio ad Assisi la regia di alcuni
spettacoli andati in scena nel teatro della Pro Civitate Christiana, ora
organizzatrice dell'evento con il Comune di Assisi. Nella sezione regie teatrali
del vasto archivio dello scrittore, custodito nella sede romana del Fondo Andrea
Camilleri, dichiarato di interesse storico dal ministero della Cultura, è
riservata una rilevante attenzione a questa esperienza artistica umbra del
maestro siciliano, regista di alcuni testi teatrali - che avevano vinto il
concorso di drammaturgia annualmente bandito dalla Pro Civitate - interpretati
da giovani attori destinati a diventare famosi, fra i quali Elena Cotta, Enrico
Maria Salerno, Mariano Rigillo, Ugo Pagliai, Turi Ferro, Roberto Herlitzka.
Il 25 ottobre, su iniziativa della Fondazione per il dramma popolare di San
Miniato in collaborazione con Fondo Camilleri, ci sarà un seminario di studi
dedicato agli archivi che conservano la documentazione relativa al lavoro
teatrale di Camilleri e alle ricerche di alcuni studiosi. Tra gli altri
parteciperà l'Accademia d'arte drammatica Silvio d'Amico.
In occasione della Buchmesse, di cui l'Italia sarà quest'anno Ospite d'onore dal
16 al 20 ottobre a Francoforte, verrà dedicato uno speciale omaggio al grande
scrittore per iniziativa del suo editore Sellerio, con in programma il 19
ottobre la lettura in pubblico di alcune pagine delle sue opere.
Tra gli eventi letterari più attesi dell'anno, la pubblicazione delle lettere
alla madre e alla sua famiglia, scritte tra il 1949 e il 1961 da un giovane
Camilleri, all'inizio della carriera. Finora inedite, raccontano gli incontri
dello scrittore con Jean Genet, Jean-Paul Sartre, Anna Magnani, Vittorio De Sica
e tanti altri e sono state raccolte in un poderoso volume di quasi 400 pagine da
Sellerio che le pubblicherà il prossimo autunno.
Altre iniziative che anticiperanno le celebrazioni del centenario sono previste
in novembre a Milano nell'ambito del Noir in Festival, che nel 2012 conferì ad
Andrea Camilleri il 'Raymond Chandler Award', e in Sicilia in occasione del
Messina Film Festival. Il prossimo 6 gennaio scade il termine per l'invio delle
opere inedite per concorrere al nuovo Premio Andrea Camilleri Nuovi Narratori,
curato da Arianna Mortelliti, scrittrice e nipote del grande narratore, il cui
bando è stato lanciato lo scorso luglio.
Novantanove e non
dimostrarli. Sono gli anni
che avrebbe compiuto domani lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, classe
1925, Porto Empedocle (Agrigento).
Non dimostrarli i novantanove anni: perché gli amanti del suo genere letterario,
a distanza di cinque anni dalla scomparsa, avvenuta il 17 luglio 2019, non fanno
mancare il proprio affetto, una testimonianza di riguardo, che si manifesta
praticamente nella vendita dei libri e nella mai interrotta attenzione che
ricevono gli eventi a lui dedicati, le iniziative del Fondo a lui intitolato,
coordinato dalle tre figlie, e i vari sceneggiati di Montalbano trasmessi in
televisione.
Ciò che invece manca dell'intellettuale Camilleri e della intera sua
generazione, è la voce nel dibattito sociale, perfino politico, fluidificatosi
nel silenzio con la scomparsa fisica.
Un modello di pensatore engagé per secoli distintosi nel panorama artistico e
letterario internazionale.
Novantanove e non dimostrarli: un millennial che dovesse leggere per la prima
volta un suo libro, tralasciando in alcuni casi il contesto in cui si dipana il
plot, per la freschezza dello spirito che anima i personaggi, penserebbe a uno
scrittore boomer se non addirittura più giovane.
Non a un quasi centenario.
Deve essere per questa sorta di non distanza anagrafica che fino a poco tempo fa
sulla sua tomba a Roma molti depositavano piccole attestazioni di affetto:
quelle più simpatiche, le sigarette; quelle più confidenziali, sassolini da
parte dei lettori di confessione ebraica; e anche quelle tradizionali, sobri
bouquet di fiori e, ovviamente, messaggi scritti a mano.
Soprattutto la domenica e i giorni festivi la semplice lapide con sopra inciso
nient'altro che il suo nome e le date e i luoghi di nascita e di morte, sono
stati e ancora sono meta di amici, conoscenti, turisti, lettori.
Perché Camilleri è stato come un parente, un buon padre, un maestro, entrato nei
cuori delle persone prima che negli scaffali delle loro librerie. Auguri
Maestro.
Francesco De Filippo
Il master di
scrittura della “Strada degli scrittori” si chiude con l’omaggio ad Andrea
Camilleri. La serata conclusiva, in programma venerdì 6 settembre alle 21 allo
Spazio Temenos in via Pirandello, vedrà la partecipazione dell’attore
palermitano Alessio Vassallo che interpreta il personaggio di Mimì Augello ne
“Il giovane Montalbano”. Ci saranno anche il regista Rocco Mortelliti e la
figlia e scrittrice Arianna, rispettivamente genero e nipote dello scrittore
empedoclino. Al capolinea anche il festival collaterale "Lo schermo a tre punte"
che nella stessa location ha visto lo svolgimento di talk moderati dal
giornalista e direttore dell'associazione “Strada degli scrittori” Felice
Cavallaro con attori, registi e artisti, molti dei quali docenti del master. Mercoledì
sono stati ospitati Beppe Cino, la sceneggiatrice Paola Mammini (suo il film
cult "Perfetti sconosciuti") e l'attore e scrittore Totò Cascio, il bambino del
film "Nuovo Cinema Paradiso" e ora autore del libro "La gloria e la prova".
Alla serata di venerdì parteciperà anche il giornalista Domenico Iannacone ("I
dieci comandamenti"). Letture a cura dell'attore Giuggiù Gramaglia. Sarà inoltre
ricordato l'attore teatrale Sebastiano Lo Monaco scomparso lo scorso 16
dicembre. L’attrice agrigentina Barbara Capucci leggerà alcuni brani dell’ultima
opera che Lo Monaco ha recitato ad Agrigento: “L’uomo dal fiore in bocca”.
Andrea Cassaro
Niscemi – È tutto
pronto per la presentazione del glossario dal titolo “Il lessico di Camilleri.
Dal dialetto di Vigata al dialetto di Niscemi” di Gaetano Vincenzo Vicari,
autore di numerosi testi di linguistica. L’evento si terrà il 12 settembre alle
ore 18.30 presso la Biblioteca Comunale “Mario Gori”, in via IV Novembre a
Niscemi a cura della ProLoco.
Il glossario, edito da Edizioni Lussografica, rappresenta un prezioso strumento
linguistico, composto da circa duemila lemmi, che offre al lettore la
possibilità di apprezzare le sfumature lessicali dell’opera di Andrea Camilleri,
il celebre scrittore empedoclino. Questo lavoro si concentra in particolare sul
“vigatese”, il linguaggio sicilianizzato inventato da Camilleri, che ha saputo
conquistare un posto nel linguaggio comune attraverso il successo letterario e
televisivo del commissario Montalbano. Come lo stesso Camilleri affermava: “Lo scirocco è uno dei momenti più belli che possano
essere concessi all’uomo, in quanto l’incapacità di movimento in quei giorni ti
porta a stare immobile a contemplare una pietra per tre ore, prima che arrivi un
venticello. Lo scirocco ti dà questa possibilità di contemplazione, di ragionare
sopra alle cose, anche se è un po’ difficile, in quelle circostanze, sviluppare
il pensiero che è un po’ “ammataffato”, collosa, come la pasta quando scuoce…”. Questa
citazione racchiude l’essenza della sua impronta linguistica e culturale, un
legame profondo con la sua terra che traspare in ogni pagina delle sue opere,
dove il dialetto diventa il filo conduttore di un racconto universale e, al
contempo, intrinsecamente siciliano. La
presentazione sarà affidata al professore Maurizio Vicari. Sono previsti gli
interventi del Sindaco di Niscemi, avvocato Massimiliano Valentino Conti,
dell’Assessore alla Cultura, dottoressa Marianna Avila, del Presidente del
Consiglio Comunale di Niscemi, Angelo Chessari e del Presidente della Proloco,
Maria Cristina Disca. Sarà inoltre presente l’editore della casa editrice
Lussografica di Caltanissetta, dottor Salvatore Granata. Durante la
serata, il pubblico avrà l’opportunità di assistere a una coinvolgente
“intervista con l’autore”, dove Gaetano Vincenzo Vicari illustrerà l’importanza
del suo glossario per comprendere e apprezzare le opere di Camilleri,
evidenziando come il “sicitalianese” abbia fatto breccia nella quotidianità
della lingua parlata.
L’incontro rappresenta un’occasione imperdibile per chiunque desideri
approfondire la conoscenza della linguistica siciliana e dell’eredità culturale
lasciata dal celebre autore siciliano.
Km 123 di Andrea
Camilleri inizia come una storia d’amore, con una telefonata non risposta che
innesca una sequenza di eventi molto più oscura di quanto ci si aspetti. Ester
cerca di contattare Giulio, ma è Giuditta, la moglie di Giulio, a rispondere al
telefono. Quello che potrebbe sembrare l’inizio di una commedia rosa si
trasforma velocemente in un giallo avvincente quando emerge che l’incidente di
Giulio potrebbe non essere stato casuale. Un testimone, infatti, suggerisce che
non si tratti di un semplice tamponamento sulla via Aurelia, ma di un tentato
omicidio. Il libro
esplora temi di inganno, gelosia e mistero, costruendo un racconto che ruota
attorno alle vite di personaggi complessi, ciascuno con segreti da nascondere.
Camilleri riesce a tenere alta la tensione lungo tutto il romanzo, con dialoghi
taglienti e una narrazione coinvolgente. La sua scrittura, come sempre, è
elegante e precisa, e fa emergere chiaramente la sua capacità di mescolare il
giallo tradizionale con elementi di critica sociale e ironia. I personaggi
sono delineati in modo vivace e realistico, ognuno con una propria profondità
emotiva. Ester, la donna misteriosa, Giuditta, la moglie ignara, e Giulio,
l’uomo al centro dell’intrigo, sono figure che prendono vita attraverso le
pagine. Il lettore si trova a mettere in discussione le motivazioni di ognuno di
loro, seguendo i fili della trama fino all’inaspettato colpo di scena finale. Il ritmo
della narrazione è serrato e coinvolgente, caratteristico di Camilleri, che non
perde mai l’occasione di far riflettere il lettore sulla condizione umana,
sull’amore, sulla morte e su quel sottile confine che divide l’apparenza dalla
realtà. Km 123 non è solo un giallo, ma un viaggio nelle dinamiche delle
relazioni umane, un’opera che lascia il lettore con più domande che risposte.
Certi momenti,
pubblicato nel 2023 [2015, NdCFC], rappresenta uno dei lavori più intimi
e autobiografici di Andrea Camilleri. Il libro raccoglie una serie di racconti
che trasportano il lettore nella vita dello scrittore, passando attraverso
ricordi, incontri e momenti che hanno segnato indelebilmente la sua formazione.
Il fascino di questo libro sta nella capacità di Camilleri di mescolare il
personale con il collettivo, trasformando episodi della sua vita in frammenti di
storia che abbracciano un’epoca intera, dall’adolescenza durante il fascismo
fino agli incontri con figure di rilievo della cultura italiana e
internazionale. Ogni racconto
ha una propria atmosfera e uno specifico tono emotivo. L’autore ci porta in
tempi di guerra, quando la paura e il coraggio si alternavano, e descrive
personaggi come Antonio, l’anarchico indifferente alla chiamata militare, o
Sarduzza, una giovane donna che sfida con coraggio un tenente tedesco per
difendere la sua dignità. Questi momenti, narrati con la magistrale semplicità
di Camilleri, acquisiscono un valore quasi epico, grazie alla potenza dei
ricordi che sembrano rivivere con ancora più forza col passare del tempo. In Certi
momenti, Camilleri non si limita a descrivere figure sconosciute. Ci sono
anche ritratti di personaggi noti, come Primo Levi, Gadda e Pasolini, e
l’intensità delle sue interazioni con loro rivela aspetti inediti delle loro
personalità. La stravaganza di Gadda, il silenzio di Levi e lo scontro franco
con Pasolini rimangono impressi, come momenti che riflettono la complessità
delle relazioni intellettuali e umane.
Camilleri ci regala così non solo uno spaccato della sua vita privata e
professionale, ma anche una finestra su un mondo in cui le vicende individuali
si intrecciano con la grande Storia. L’ironia e l’umanità con cui tratta anche i
momenti più drammatici fanno di Certi momenti un libro che coinvolge e
commuove, lasciando al lettore un senso di gratitudine per aver potuto
partecipare a questo straordinario viaggio nella memoria.
[…] Finisce
che i grandi personaggi storici italiani, da Cesare a Garibaldi, vengono narrati
nei romanzi dagli stranieri, è così? «Pensi ai
best seller come Clancy o Deaver: non c’è nessuna remora a definire l’eroismo o
concetti come l’onore. Però, d’altra parte, questa reticenza italiana ha
partorito scritture originali come Camilleri, che mescola giallo, commedia,
operetta». Eravate
molto amici. «Gli volevo
bene e sa perché? Perché ogni volta che mi telefonava annunciando che aveva un
nuovo libro, io correvo da lui con un contratto da firmare. Quando però arrivavo
a casa sua, ecco che lui, una sigaretta dietro l’altra, cominciava a parlare di
tutto tranne che di soldi. Di soldati rimasti in Sicilia dopo la guerra, di
intrighi paesani, di pescatori e di storie degli Anni 70. Alla fine, io
sommessamente gli ricordavo il contratto e lui si metteva a ridere: “Ma scrivici
cù minchia ti pare!”».
Oggi, 6 settembre,
celebriamo il 99° compleanno di Andrea Camilleri con l'annuncio delle prime
iniziative promosse dal Fondo Andrea Camilleri per il Centenario che si terrà
nel 2025-2026. Sarà un programma
ricchissimo di eventi, nell’intero arco del 2025 e per gran parte del 2026,
partendo da un evento organizzato dal Comune di Assisi il 28 settembre. Tra i vari eventi
già comunicati segnaliamo il seminario di studi il 25 ottobre a San Miniato,
l'omaggio alla Buchmesse di Francoforte, e le anticipazioni al Noir in Festival
di Milano e al Messina Film Festival. Inoltre, in autunno
è atteso uno degli eventi letterari dell’anno – la pubblicazione delle lettere a
sua madre e alla sua famiglia, scritte tra il 1949 e il 1961, da un giovane
Camilleri all’inizio della carriera. Infine, il 6 gennaio
2025 scade il termine per l’invio delle opere inedite che concorrono al neonato
Premio Andrea Camilleri - Nuovi Narratori, curato da Arianna Mortelliti
(scrittrice e nipote del grande narratore). Il cammino verso il
Centenario è iniziato! Seguiteci per
ulteriori aggiornamenti sul programma!
#AndreaCamilleri #CentenarioCamilleri #LetteraturaItaliana
Il 6 settembre 1925 nasceva Andrea Camilleri, lo ricordiamo con grande affetto e
profonda gratitudine. Ci piace immaginare che al nostro pensiero si uniscano
tutti i lettori che da tanto tempo ne seguono l'opera.
TG2,
6.9.2024
Letteratura
Arianna: "Vi racconto mio nonno, Andrea Camilleri"
Arianna Mortelliti, nipote di Camilleri, nell'ultimo periodo della vita dello
scrittore ne è stata anche occhi e penna, dato che lui aveva perso la vista
Arianna Mortelliti, figlia di Andreina Camilleri, ricostruisce alcuni momenti
intimi di uno degli scrittori più amati, in Italia e all’estero, degli ultimi
decenni: suo nonno Andrea Camilleri.
Arianna, negli ultimi anni della vita del nonno, ne fu occhi e mani, dato che
lui aveva perso la vista, e condivise con lui l'amore per la scrittura.
Adriana Pannitteri
Come è noto, un
festival importante come la Mostra del cinema di Venezia è spesso utilizzato
come cassa di risonanza per altre iniziative sul cinema e più in generale sul
terreno della cultura. Ma l'annuncio che viene reso noto oggi 6 settembre sulla
laguna è un annuncio davvero particolare. Intanto, è il giorno del compleanno di
Andrea Camilleri che oggi avrebbe 99 anni. Era già stato annunciato che al
grande uomo di cultura e di spettacolo sarebbero state dedicate molte
manifestazioni nel 2025, quando avrebbe compiuto 100 anni. Ma il Fondo Andrea
Camilleri, che coordinerà tutte le molte iniziative, ha voluto annunciare che
già in quest'anno ci saranno alcune importanti anticipazioni. La prima avrà
luogo il 28 settembre prossimo, e la sede sarà la città di Assisi. Fu lì,
infatti, che un Camilleri molto giovane partecipò con successo a un concorso per
opere teatrali promosso dalla Pro Civitate Christiana. Il fatto curioso è che
quei testi che il giovane Camilleri scrisse a cavallo tra gli anni Cinquanta e i
Sessanta sono stati fondamentali per il futuro di giovani attori che hanno poi
avuto fortuna nel cinema: Elena Cotta (coppa Volpi a Venezia per Via Castellana
Bandiera), Enrico Maria Salerno (David di Donatello per Anonimo veneziano), Turi
Ferro (David alla carriera per i suoi molti ruoli soprattutto con Lina
Wertmuller) e molti altri ancora. Una conferma del fatto che Camilleri è sempre
stato uno scopritore di talenti.
Molto interessante sarà anche il carteggio che ha legato Camilleri con
importanti persone di cinema come Vittorio De Sica e Anna Magnani e
intellettuali come Jean-Paul Sartre. Ne emerge come il cinema, prima ancora
della tv, sia stato importante per la sua formazione, e come facesse capolino
anche in lettere in cui si parlava di tutt’altro. E la sua passione per ilnoir cinematografico,
in particolare per i film hollywoodiani di Fritz Lang e di Howard Hawks, furono
al centro di un memorabile incontro che Camilleri propose nel 2012 al festival
noir di Courmayeur che, nel frattempo spostatosi a Milano, ha già annunciato un
omaggio ai suoi gusti di cinema.
Stefano Della Casa
C’è anche San Miniato in questo cartellone speciale. Si annuncia ricchissimo di
iniziative il programma delle attività per celebrare, nell’intero anno 2025 e
per gran parte del 2026, il centenario della nascita del grande scrittore e
drammaturgo Andrea Camilleri. Il programma generale verrà annunciato a gennaio
dal Fondo Andrea Camilleri promotore di tutte le iniziative, ma già in questo
scorcio d’anno si svolgeranno alcune iniziative in occasione dell’anniversario
dei 99 anni (il creatore del commissario Salvo Montalbano era nato a Porto
Empedocle il 6 settembre 1925). San Miniato c’è con il suo Teatro del Cielo. Il
25 ottobre, su iniziativa della Fondazione per il dramma popolare di San Miniato
in collaborazione con Fondo Camilleri è previsto un seminario di studi dedicato
agli archivi che conservano la documentazione relativa al lavoro teatrale di
Camilleri e alle ricerche di alcuni studiosi. Tra gli altri parteciperà
l’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico. Da ricordare poi che Camilleri ha
frequentato in più occasioni San Miniato. Nel 1950 collaborò col “Dramma
popolare” in occasione della rappresentazione de Il Poverello di Jacques Copeau
con la regia di Orazio Costa: quella fu la messa in scena di uno spettacolo che
è rimasto una pietra miliare del teatro italiano e che vide in scena un giovane
e talentuoso Antonio Pierfederici. Andrea Camilleri, poi, è tornato poi sotto la
Rocca altre volte come docente a Prima del teatro, la scuola dell’arte e
dell’attore che il Teatro di Pisa e l’amministrazione comunale hanno organizzato
per anni per giovani provenienti da ogni parte d’Europa. Ecco perchè anche San
Miniato partecipa a queste celebrazioni.
Rai News 24, 6.9.2024
Il notiziario ha ricordato il compleanno di Andrea Camilleri, annunciando le
iniziative previste per il centenario del 2025 e riproponendo l’intervista di
Loretta Cavaricci andata in onda al TG2 l’8 novembre 2014
“QUEL FAZZOLETTO
COLOR MELANZANA” In autunno esce per Mondadori il secondo romanzo di Arianna
Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri, ospite ad Agrigento alla serata finale
del festival della “Strada degli Scrittori” dedicata all’autore di Vigàta. Le
iniziative del centenario, il concorso per nuovi narratori, i ritorni a Porto
Empedocle: “Mio nonno fece di tutto per rendere felici i miei soggiorni al
suo paese. Al via le iniziative per ricordare i cent’anni della sua nascita“.
Torna in Sicilia
quando può. Ed è tornata anche quest’anno nella vera Vigàta dei racconti del
nonno, a Porto Empedocle dove Andrea Camilleri nacque il 6 settembre di
novantanove anni fa. Quasi cento. Arianna Mortelliti, nipote di un autore tanto
amato per le sue storie e non solo quelle di Montalbano – ospite di Felice
Cavallaro, con il regista Rocco Mortelliti, il giornalista Domenico Iannacone e
l’attore Alessio Vassallo – ricorda il nonno ad Agrigento, nel corso della
manifestazione finale del master di scrittura della “Strada degli Scrittori” che
quest’anno è stato dedicato alle “Parole del Cinema”. Arianna è una
scrittrice. Il suo romanzo Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni in
un anno ha fatto tanta strada. Una storia che ci ha riportato all’ultima estate
di Andrea Camilleri sospeso tra questo mondo e l’altro. I primi di
ottobre, sempre con Mondadori, arriverà il suo secondo romanzo Quel
fazzoletto color melanzana: “Sì – ci dice Arianna – un’altra
storia sempre di comunicazione familiare. Un piccolo gialletto, un’indagine che
fa la protagonista, Lara, su un incidente che riguarda i genitori“. Ma Arianna
Mortelliti pensa anche ai tanti scrittori e poeti che non hanno la possibilità
di emergere. Ed ecco che si è messa subito in moto per un premio dedicato ai
nuovi narratori e istituito dal Fondo Andrea Camilleri. Un premio rivolto a chi
scrive racconti, poesie, radiodrammi, favole. “Ogni categoria – spiega – è
suddivisa in due sezioni, cchiù picca di sissanta e cchù assa di
sissanta, proprio perché il successo tardivo ha contraddistinto la carriera
di mio nonno“. Tema di questa prima edizione del premio “Oltre la ragione”
che un po’ richiama le storie dei protagonisti della Trilogia delle Metamorfosi
di Andrea Camilleri. “Lui era
legatissimo ai giovani – dice Arianna – si definiva un vampiro, gli
succhiava il sangue della giovinezza, l’energia, l’entusiasmo. Vogliamo dare
sfogo ai giovani che scrivono e anche agli over sessanta. Ci ha scritto una
signora di 88 anni, parteciperà con un suo scritto. E questo per me, per tutti
noi, è meraviglioso“. Il premio è
una delle iniziative del centenario della nascita di Andrea Camilleri. Il Fondo
che porta il suo nome, guidato dalle figlie dello scrittore, sta già lavorando
al programma degli eventi. Un programma ricchissimo che si estenderà un tutt’Italia
e anche all’estero. Intanto, proprio dai cassetti del papà del commissario
Montalbano, sono emerse carte, agende di lavoro, poesie e testi giovanili,
lettere, fotografie, appunti di regia. E proprio in
autunno uscirà con Sellerio la raccolta delle lettere inviate da Camilleri ai
genitori e alla famiglia tra il 1949 e il 1960, negli anni in cui Camilleri
iniziava la sua carriera artistica. “È
straordinario come già a vent’anni mio nonno aveva un modo di raccontare le
cose, una espressione inconfondibile. Raccontava ai genitori, quando lasciò
Porto Empedocle e si trasferì a Roma, tutto quello che faceva: gli incontri, i
mezzi che prendeva, la casa a Cipro. Ed è bello pensare all’amore della mamma
che conservò tutto e portò con lei queste lettere quando anziana raggiunse il
figlio“. Arianna
Mortelliti ama passeggiare a Porto Empedocle. In questi giorni ha anche seguito
da vicino i riti di San Calogero e non si fa mancare mai un bagno nella spiaggia
della Scala dei Turchi. “Qui vive
sempre e ritrovo il sorriso di mio nonno – dice – e mi piace pensare che
quando venivamo con lui e la famiglia, fece di tutto per rendere quei giorni
felici. Voleva che restassero dei nostri soggiorni a Porto Empedocle ricordi di
momenti positivi. Ci accontentava e ci viziava con piccoli gesti. Mi sono
emozionata quando è passata da questa casa dove è nato e dove tornava sempre la
processione della statua di San Calogero. È impossibile non pensare a quel 6
settembre quando nacque il nonno proprio nel momento in cui passava il santo“. Era il 6
settembre del 1925, una domenica. Veniva al mondo, “cadendo come una lucciola”
alla marina di Girgenti, a Porto Empedocle, Andrea Calogero Camilleri. A quel
santo nero lo scrittore rimase sempre legato. In ogni casa dove ha vissuto
doveva esserci una piccola statuetta. “È l’unico santo nel mio paradiso
deserto”, diceva sempre lo scrittore.
“Anch’io quest’anno ho comprato una statuetta di San Calogero. La porterò con
me a Roma“, dice Arianna.
Salvatore Picone
Figlio unico di un
ispettore delle compagnie portuali di Porto Empedocle, alle porte della Girgenti
pirandelliana, il piccolo Andrea Camilleri, nato il 6 settembre del 1925, era
solito ascoltare avidamente i discorsi degli ufficiali di marina, di navi da
guerra o mercantili che il padre invitava spesso a pranzo a casa loro. Quegli
uomini parlavano di avventure in mare, di isole esotiche, di burrasche e di
tempeste. Il bambino alimentava la sua fantasia, già ben nutrita dalle numerose
letture, e costruiva così, racconto dopo racconto, il sogno di diventare a sua
volta ufficiale di marina. Le cose per
lui sarebbero andate diversamente: dispensato dall’esame di maturità a causa
della guerra, nel 1944, diciannovenne, s’iscrisse alla facoltà di Lettere e
Filosofia di Palermo, senza tuttavia conseguire la laurea poiché preferì la
politica agli studi filologici: nel 1945 aderì al partito comunista, proprio lui
che, allevato dal padre perché si conformasse all’ideologia fascista, ancora
bambino aveva scritto a Mussolini una lettera pregandolo di permettergli di
partire per il fronte. Trasferitosi a Roma alla fine degli anni Quaranta, studiò
regia all’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico” e, nei primi
Cinquanta, iniziò a curare regie di testi pirandelliani – sua nonna
paterna, Carolina Morello, era tra l’altro cugina del romanziere e drammaturgo
girgentino – e di altri autori capitali del Novecento. Venne assunto in Rai,
dopo un primo rigetto a causa della sua fede comunista, alla fine degli anni
Cinquanta, e, per la rete televisiva nazionale, curò la produzione di numerosi
sceneggiati di successo, tra i quali il Maigret di Gino Cervi. Camilleri:
l’arte del racconto tra oralità, senso del dramma e ritmo televisivo L’esperienza
televisiva gli consentì di consolidare la padronanza dei meccanismi narrativi,
meccanismi che già dominava con maestria in virtù di un cristallino talento per
l’affabulazione: impregnato di cultura orale, a cui si aggiunse poi la
preparazione drammaturgica raggiunta nel suo percorso accademico, Camilleri
veniva spesso spronato dal padre a inventare storie per intrattenerlo. La sua
lingua narrativa, un impasto di dialetto e italiano nazionale, asseconda un
andamento musicale, il flusso trascinante delle sonorità siciliane. Scrivere in
quel linguaggio meticcio, anziché essere forma di contaminazione, significò, per
lo scrittore, liberare la lingua della sua terra dall’imposizione dell’italiano
standard, affrancarla dall’idioma coloniale, normato e normante, conservandola
però tersa e comprensibile a qualsiasi lettore. Il suo
debutto nella narrativa arrivò nel 1978, ma la popolarità come scrittore la
raggiunse grazie al personaggio di Salvatore Montalbano, comparso per la prima
volta nella scena editoriale nel romanzo La forma dell’acqua (1994), in
seguito reso popolarissimo dal suo alter ego televisivo Luca Zingaretti.
Il cognome, Montalbano, è un omaggio a Manuel Vázquez Montalbán, scrittore natio
di Barcelona di cui Camilleri divenne amico e con cui ebbe molto a che spartire:
entrambi figli unici; entrambi uomini di sinistra determinati alla militanza;
entrambi appassionati di enogastronomia; entrambi ‘padri’ di commissari – Montalbano
e Pepe Carvalho – senz’altro vitalissimi e gaudenti, ma anche inclini a
incupirsi, schiacciati da una personalità ritorta che li orienta a relazioni
sentimentali difficili con donne sì intelligenti e stimolanti, ma anche
(fisicamente o emotivamente) distanti. Montalbano
di Andrea Camilleri: l’arte dell’investigazione, tra intuitività e mutevolezza
del sentire Salvo
Montalbano è, come ogni detective romanzesco che si rispetti, dotato di
finissimo intuito, della capacità di “cogliere, a pelle, a vento, a naso,
l’anomalia, il dettaglio macari impercettibile che non quatrava con l’insieme,
lo sfaglio minimo rispetto all’ordine consueto e prevedibile”: di lui,
legato alla genovese Livia Burlando, coccolato in sua assenza dalla
governante Adelina Cirinciò, scopriamo che è orfano prematuro di madre,
affettivamente vicino a un padre con cui pure non riesce a comunicare, ritroso e
volubile di impressioni, in fondo vulnerabile a immalinconirsi, soprattutto
quando cambia il tempo. In Acqua in bocca, romanzo del 2010, ci viene
rivelato il suo giorno di nascita: il 6 settembre del 1950. Lo stesso, a
eccezione dell’anno, del suo autore. Sole in
Vergine entrambi e, a voler dare credito all’oroscopo, i tratti del segno solare
vengono confermati dal comune ingegno e dall’abilità a creare collegamenti tra
intuizioni e deduzioni, energia sensitiva e raziocinio nonché da una scrupolosa,
irrinunciabile deferenza nei confronti delle proprie manie: per Montalbano,
pranzare in assoluto silenzio; per Camilleri, scrivere romanzi con lo stesso
numero di pagine – 180 – e di capitoli – 18 – per un totale di 10 pagine a
capitolo. Se il racconto finiva per occupare una pagina in più, Camilleri
riscriveva tutto daccapo perché ciò significava inequivocabilmente che qualcosa,
all’interno del testo, non funzionava.
Seguendo questa regola, di romanzi con Montalbano protagonista ne ha scritti
ventotto, a cui vanno sommate le autoantologie dai titoli Un mese con
Montalbano, Gli arancini di Montalbano e La paura di Montalbano.
Ma l’opera dello scrittore siciliano è certamente ben più vasta del ciclo
dedicato al suo commissario e sopravanza in profondità e diramazioni la
notorietà che ne ha ricavato. Eppure oggi, nel giorno che condivide con il suo
antieroico investigatore, ci piace celebrarlo soprattutto per quella paternità
creativa tanto felice e per la fratellanza morale con il suo personaggio, l’ex
sessantottino idealista che non ha fiducia nei politici, non si occupa mai di
burocrazia e che s’ingarbuglia quando deve parlare in pubblico, un uomo che
accetta i fastidi della solitudine e dell’incomprensione altrui pur di fare ciò
che è giusto. Di questo suo incorruttibile desiderio di giustizia ha infuso noi
che lo abbiamo seguito nei libri e in tv e il suo autore che, mettendolo al
mondo, ha scelto per lui – e non deve essere un caso – il suo stesso
compleanno.
Carolina Iacucci
Andrea Camilleri è
uno degli autori più amati non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Nato il 6
settembre 1925 e il 17 luglio 2019, non basterebbe un articolo per riepilogare
la sua vasta produzione letteraria; la maggior parte dei suoi libri è legata a
una casa editrice, Sellerio, e al personaggio più iconico da lui creato: il
Commissario Montalbano. I
libri da leggere più belli di Andrea Camilleri Ci siamo
cimentati in un’impresa non facile: nell’ambito della vastissima produzione
del maestro siciliano, abbiamo raccolto i suoi libri più belli e famosi in tutto
il mondo. Scopriamoli di seguito. Il giro di
boa L’inchiesta
più dura del commissario Montalbano comincia con un cadavere pescato per caso in
alto mare, un corpo con i polsi e le caviglie profondamente incisi e mezzo
decomposto. Il cadavere
anonimo è destinato a restare senza pace di giustizia, archiviato da banale caso
di clandestino annegato. Ma per il commissario è una sfida, che lo scuote dal
proposito di dimettersi, e lo spinge per la rischiosa strada di un’inchiesta
doppia, su delitti apparentemente indipendenti e accomunati solo dall’infame
ferocia che lasciano immaginare. Il ladro
di merendine C’è un legame
tra due cadaveri: quello di un tunisino annegato e quello di un commerciante di
vino di Vigàta accoltellato dentro l’ascensore. Il legame è rappresentato dal
piccolo François, per Montalbano: e l’orrore che scopre gli afferra l’anima più
di un fatto personale. La luna di
carta «L’idea di
‘La luna di carta’ mi venne in mente dopo un incontro fortuito con un amico che
non vedevo da trent’anni il quale mi raccontò d’avere scoperto un giorno che
tanto Anna, sua moglie, quanto Giulia, la giovane amante, non solo avevano fatto
conoscenza ed erano diventate amiche, non solo lo tradivano sistematicamente con
altri, ma l’ingannavano quotidianamente mentendo su tutto, anche sulle cose più
ovvie, così, per il puro piacere di ridere poi alle sue spalle. Allora mi
chiesi: e se mettessi il commissario Montalbano nella condizione di trovarsi in
mezzo a due donne egualmente astute e dalle quali si sente fortemente
attratto? » (Andrea Camilleri). La forma
dell’acqua Il primo caso
del commissario Montalbano è un omicidio letterario in terra di mafia della
seconda repubblica. Un omicidio
eccellente seguito da un altro, che – secondo il decorso cui hanno abituato le
cronache della criminalità organizzata, ha la forma dell’acqua. Prende la forma
del recipiente che lo contiene. E la morte dell’ingegnere Luparello si spande
tra gli alambicchi ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato
affaristico politico-mafioso che domina la cittadina di Vigàta, anche dopo il
crollo apparente del vecchio ceto dirigente. La
concessione del telefono «Nell’estate
del 1995 trovai, tra vecchie carte di casa, un decreto ministeriale per la
concessione di una linea telefonica privata. Il documento presupponeva una così
fitta rete di più o meno deliranti adempimenti burocratico-amministrativi da
farmi venir subito voglia di scriverci sopra una storia di fantasia» (Andrea
Camilleri). Il birraio
di Preston In questo
libro il fatto vero, conosciuto dalla celebre Inchiesta sulle condizioni della
Sicilia del 1875-76, è il susseguirsi di intrighi, delitti e tumulti seguiti
alla incomprensibile determinazione del prefetto di Caltanissetta, il toscano
Bortuzzi, di inaugurare il teatro di Caltanissetta con una sconosciuta opera
lirica, Il birraio di Preston. La voce
del violino “La voce del
violino” è la storia di una giovane donna assassinata, di un grande artista che
vive da eremita e d’altro ancora. Soprattutto,
è una storia di scambi: e Montalbano – delle cui vicende private rimaste in
sospeso ne Il ladro di merendine seguiamo lo svolgersi – dovrà decidere se
scambiare la propria esistenza per una nuova. La danza
del gabbiano Una
misteriosa scomparsa turba il commissario Montalbano, e proprio mentre sta per
andare in vacanza con Livia: Fazio, il più fedele e puntuale dei suoi uomini,
non è tornato a casa e il suo cellulare è muto. La caccia
al tesoro Enigmi,
sciarade e aneddoti cifrati per il commissario di Vigàta. Strane lettere anonime
con istruzioni per una caccia al tesoro stuzzicano la curiosità di Montalbano. Il
gioco però si fa tenebroso e «sprofonda in abissi cupi e sordidi». Una storia
inquietante, cruenta, con un commissario più incline alla riflessione e che
questa volta rischia davvero grosso. La mossa
del cavallo
Uno dei più intelligenti, spassosi, esemplari romanzi di Andrea Camilleri,
pubblicato per la prima volta nel 1999 e oggi considerato un «classico». Sellerio
lo ripropone con una Nota dell’autore appositamente scritta per questa edizione.
Salvatore Galeone
Si è conclusa ieri
sera allo Spazio Temenos di via Pirandello con la “Serata Andrea Camilleri”, la
rassegna di talk “Lo Schermo a tre punte”, voluta dalla Strada degli Scrittori a
margine del Master di scrittura dedicato quest’anno alle “Parole del cinema”. La serata,
moderata come le altre da Felice Cavallaro, direttore della Strada degli
Scrittori, è stato un lungo viaggio nel ricordo di Andrea Camilleri. Tanti gli
aneddoti e le storie condivise con il pubblico dal genero dello scrittore, il
regista Rocco Mortelliti, la nipote, la scrittrice Arianna Mortelliti e il
giornalista Domenico Iannacone, che con il “papà” del Commissario Montalbano
realizzò un documentario sul fenomeno migratorio nel Canale di Sicilia, “Lontano
dagli occhi”, e a cui era legato da una profonda amicizia. Sul palco, con due
monologhi tratti da “La concessione del telefono” e “Maruzza Musumeci”, anche
l’attore empedoclino Giugiù Gramaglia, volto di tanti film tratti dai romanzi di
Camilleri. Una serata
che ha tributato un saluto commosso all’attore Sebastiano Lo Monaco, nato a
Siracusa ma adottato da Agrigento, con il contributo artistico di Salvatore
Nocera Bracco e Barbara Capucci, che ha letto un brano dal “L’uomo dal fiore in
bocca”, l’ultima opera portata in scena in città da Lo Monaco. Si è concluso
ieri mattina anche il Master di scrittura, che quest’anno ha portato in città
sceneggiatori, registi, attori, giornalisti e scrittori per parlare di cinema e
cultura.
Tra i nomi: Manuela Ventura, Isabella Leoni, Gaetano Aronica, Ester Pantano,
Gaetano Savatteri, Fioretta Mari, Giusy Buscemi, Alessio Vassallo, Domenico
Iannacone, Claudio Fava, Beppe Cino, Pasquale Scimeca, Vincenzo Pirrotta,
Costanza Quatriglio, Ninni Bruschetta, Marina Castiglione, Beniamino Biondi,
Cristiano Giamporcaro, Leandro Picarella, Ivan Scinardo.
“Makari? Esiste, ed
è Racalmuto”. A dirlo è stato il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, tra
i docenti del Master di Scrittura della Strada degli scrittori che si concluderà
oggi allo Spazio Temenos di Agrigento e che è dedicato quest’anno alle “Parole
del Cinema”. Prima di lui
aveva svolto la propria lezione con i corsisti l’attrice Ester Pantano, Suleima
nei film tratti dai romanzi di Savatteri. “Makari, dove
ho ambientato tante mie storie esiste – aggiunge -. Alcune vicende che ho
raccontate sono avvenute nei luoghi in cui sono nato. Diciamo che Makari è
dentro Racalmuto e forse dentro Racalmuto c’è Makari”. Savatteri
ribadisce poi che la coincidenza tra i luoghi fisici e quelli letterali è
geografica ma anche sentimentale. “Makari è un
piccolo borgo vicino San Vito Lo Capo – continua Savatteri – ma è un posto che
si allarga a molte cose siciliane e molte esperienze mie, del mio vissuto, dei
posti in cui ho vissuto, ho studiato e mi sono formato in provincia di
Agrigento”. In un
interessante scambio con la scrittrice Costanza Di Quattro, finalista al premio
“Racalmare” è stata approfondita la questione dei luoghi televisivi delle opere
di Andrea Camilleri, di cui ricorre oggi il 99esimo anniversario dalla nascita. “Mi risulta
personalmente che Andrea Camilleri voleva che la serie si girasse a Porto
Empedocle – spiega Di Quattro – e di questo ho parlato con il regista Roberto
Sironi il quale mi parlò delle difficoltà legate alla presenza dell’abusivismo
edilizio che avrebbe comportato un aumento enorme dei costi in fase di
realizzazione del girato. Così si decise che era meglio un luogo ‘vergine’”.
A rafforzare il concetto è intervenuto lo stesso Savatteri: “Se la serie non si
è girata a Porto Empedocle non è certamente colpa di Camilleri, ma piuttosto di
chi ha ridotto così quella città”.
Da ieri, venerdì 6
settembre, sono iniziate le celebrazioni per il centenario della nascita di
Andrea Camilleri, lo scrittore empedoclino, “il papà del Commissario Montalbano”,
opera di straordinario successo con l’omonima fiction in onda sulla Rai.
Camilleri avrebbe spento ieri 99 candeline. I 100 anni ricorrono l’anno
prossimo, nel 2025, e nella prospettiva sono state organizzate numerose
iniziative, soprattutto dalla “Fondazione Andrea Camilleri”.
Ieri sera, ad Agrigento, lo Spazio Temenos è stato cornice di una partecipata
anteprima. A ricordare lo scrittore, nel giorno del suo compleanno, è stata
l’associazione “Strada degli Scrittori”a conclusione dell’ottava edizione del
master di Scrittura, sul tema de “Le parole del cinema”. La serata, moderata da
Felice Cavallaro, è stata caratterizzata anche dagli interventi del genero di
Camilleri, il regista Rocco Mortelliti, la nipote, la scrittrice Arianna
Mortelliti, e poi il giornalista Domenico Iannacone, e i monologhi di Giugiù
Gramaglia.
Massimo D'Antoni
“La setta degli
angeli”, pubblicato da Andrea Camilleri nel 2011, è un romanzo che intreccia
abilmente il giallo e la denuncia sociale, costruito su una traccia storica
reale ambientata nella Sicilia del 1901. Protagonista della storia è
l’avvocato Matteo Teresi, una figura morale e integerrima, che si trova al
centro di uno scandalo di proporzioni nazionali. Nel piccolo
paese siciliano in cui Teresi vive, viene a conoscenza dell’esistenza di una
segretissima setta composta da preti e notabili locali. Questa setta, nota
come “la setta degli angeli”, organizza incontri mistici e sedicenti “esercizi
spirituali” destinati a giovani donne vergini o in procinto di sposarsi.
Tuttavia, dietro questa facciata religiosa, si nasconde un orrore indicibile: le
donne vengono manipolate e costrette a subire “atti ignominiosi” da parte dei
membri incappucciati della setta, celati dietro il manto del sacro. Quando Teresi
porta alla luce questi fatti, l’intero paese, e poi il resto dell’Italia, viene
travolto dallo scandalo. Tuttavia, come spesso accade, il denunciante si
trasforma in accusato, e Teresi deve affrontare non solo l’ira della chiesa e
dei potenti locali, ma anche l’ostracismo di coloro che avrebbero dovuto
proteggerlo. La narrazione
di Camilleri è vivace e impregnata della sua consueta ironia, mescolata con
sarcasmo e irriverenza. I personaggi che popolano il romanzo, tra preti, dame di
carità e nobili, rappresentano una vera e propria commedia umana, una critica
sottile e pungente alla prepotenza e all’ipocrisia delle istituzioni. “La setta
degli angeli” non è solo un giallo, ma anche un profondo affresco sociale che
riflette il “vecchio vizio italiano” di trasformare l’innocente in colpevole e
il giudice in reo.
Con questo romanzo, Camilleri si conferma non solo maestro del giallo, ma anche
scrittore capace di offrire riflessioni taglienti sulla società e sulla
giustizia, temi sempre attuali nella sua scrittura.
In occasione della 37esima edizione della Sagra della Salsiccia di Aragona, è
stata riproposta la tradizionale cartolina commemorativa, disegnata quest’anno
da Luciano Graceffa. L’iniziativa, rilanciata da Stefano Terrasi, è un omaggio
all’opera di Franz Butera, storico organizzatore della Festa di San Vincenzo,
che introdusse l’idea della cartolina negli anni Ottanta, arricchendola con
vignette capaci di catturare lo spirito della comunità aragonese.
La cartolina di quest’anno ritrae quattro grandi menti agrigentine che hanno
lasciato un segno indelebile nel territorio: Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia,
Andrea Camilleri e Giuseppe Tomasi di Lampedusa. I quattro scrittori sono
raffigurati seduti intorno a una tavola, con Pirandello in primo piano, intento
a offrire panini con la famosa salsiccia aragonese e una bottiglia di vino.
[…]
Il primo romanzo di
Andrea Camilleri in cui compare il commissario Montalbano è “La forma
dell’acqua” (Sellerio, 1994). In questo libro il diretto superiore di Montalbano
è il questore Burlando, che ha (casualmente?) lo stesso cognome della sua “zita”
genovese, Livia. Con Burlando i rapporti sono improntati a stima reciproca e
cordialità; ben presto però Burlando viene collocato in pensione: lo scopo di
Camilleri era probabilmente quello di accentuare l’isolamento di Montalbano,
contrapponendolo ad autorità sempre più “negative”. Uno scontro
“istituzionale” evidente fra Montalbano e le autorità “deviate” si ha già ne “Il
ladro di merendine” (Sellerio, 1996): indagando su un traffico di droga
internazionale, Montalbano scopre il ruolo svolto dai servizi segreti, che si
sono resi complici dell’uccisione della giovane Karima, madre del piccolo
François. Un potente
esponente dei servizi, il colonnello Lohengrin Pera, cerca in un colloquio
privato di convincere Montalbano a mantenere la massima riservatezza sui fatti;
la risposta del commissario è però perentoria: “Io e lei abbiamo concezioni
diametralmente opposte su che cosa significhi essere servitori dello Stato,
praticamente serviamo due stati diversi. Quindi lei è pregato di non accomunare
il suo lavoro al mio” (“Il ladro di merendine”, p. 217). Come scrive
Gianni Bonina, «Camilleri dipinge il colonnello in maniera antifrastica: da
un lato gli intesta un nome opimo e pretenzioso, Lohengrin Pera, e da un altro
lo fa di minuscolo aspetto fisico, ‘con piedi così piccoli che le scarpe
probabilmente doveva farsele foggiare su misura’. Ma l’antiteticità è giocata
anche su un altro piano; forse in ricordo di un retaggio instillato nella
coscienza italiana dallo stimolo a identificare – con esito da pirandelliano
‘sentimento del contrario’ – il massimo potere del re nella figura miserrima di
Vittorio Emanuele III, Camilleri teorizza la proporzione omeopatica di un potere
tento più alto quanto più minimo sia il suo detentore ma per questa ragione
altrettanto pericoloso perché insospettabile» (Il carico da undici,
ed. Barbera 2007, p. 70). A partire da
“La voce del violino” (Sellerio, 1997), il nuovo questore, Luca
Bonetti-Alderighi dei Marchesi di Mirabella, diventa il diretto superiore di
Montalbano, instaurando con lui un rapporto teso e difficile, alle soglie del “mobbing”;
come si legge ne “La gita a Tindari” (2000), «Bonetti-Alderighi era
notoriamente un imbecille e che lo fosse l’aveva brillantemente confermato
definendo il suo commissariato “una cricca di camorristi”» (p. 59). Per l’analisi
di questo arrogante personaggio, rinvio a un altro mio articolo su questo blog: https://pintacuda.it/2022/07/16/montalbano-e-il-signori-e-questori/. Qui si può
aggiungere che il rapporto di Bonetti-Alderighi con Montalbano è costruito
spesso sul modello letterario del senex iratus della commedia latina, che
minaccia aspri castighi al suo servus callidus. Bonetti-Alderighi stima
poco e gratifica pochissimo Montalbano e i suoi uomini; deve però fare i conti
con l’abilità del suo sottoposto, che spesso riesce a beffarlo e a eluderne i
diktat. Nella sua
attività lavorativa, il commissario viene spesso a contatto con altri
personaggi; questo “circo equestre” (come suole chiamarlo) è composto da vari
magistrati, dal medico legale Pasquano, dagli uomini della Scientifica. Anche
questi personaggi hanno connotati ben delineati. Il medico
legale Pasquano (che nella serie televisiva fu interpretato dal compianto attore
modicano Marcello Perracchio) è perennemente “’nsitato sull’agro”;
accanito giocatore di poker, tressette e briscola, ghiottissimo di cannoli, non
smette mai di brontolare e fa pesare a Montalbano le notizie ricavate dalle sue
autopsie; tuttavia fra i due uomini, burberi entrambi, c’è un certo feeling e in
fondo ricavano un piacere reciproco nello stuzzicarsi pesantemente a vicenda: “il
dottore era anziano, lunatico e sgarbato, ma con Montalbano si facevano sangue”
(“Par condicio”, in “Un mese con Montalbano”, Mondadori 1998, ried. Sellerio
2018, p. 66). Tuttavia, se Montalbano lo disturba telefonandogli a casa,
Pasquano gli risponde tirando fuori il peggio di sé: “Ma macari mentri uno
sinni sta a la sò casa a mangiare lei deve viniri a polverizzargli i cabasisi?
Ma lo sa che lei non è un essere umano ma un robot tritacoglioni? […] Lo sa qual
è la mia più alta aspirazione? Farle l’autopsia!” (“Un covo di vipere”,
Sellerio 2013, p. 121). Il capo della
Scientifica Jacomuzzi è un esibizionista incurabile, sempre pronto a mettersi in
posa davanti a fotografi e giornalisti; viene poi sostituito, per ordine del
nuovo questore, dal giovane dottor Arquà, che è “una stampa e una figura con
Harold Lloyd” e che “a Montalbano non faceva sangue” (cfr. “La voce
del violino”, p. 29). Il capo di
Gabinetto Lattes è viscido e mellifluo (tanto da essere soprannominato “Lattes e
Mieles”), con una “ariata di sagristia” e la “pelli rosso-maialisca
per mancanza di varba” (“La luna di carta”, Sellerio 2005, p. 15); dimentica
perennemente che Montalbano vive da solo e gli chiede sempre della sua
“famiglia”. Infine, il
pubblico ministero Niccolò Tommaseo guida “come un drogato ‘mbriaco” (“Una voce
di notte”, p. 113) e presenta esplicite connotazioni da maniaco sessuale: “quanno
si trattava di beddre picciotte ammazzate, di omicidi passionali, di ‘mbrogli
amorosi, Tommaseo ci sguazzava, s’arricriava” (“Una voce di notte”, p. 118).
In particolare, nel romanzo “Un covo di vipere” (Sellerio 2013), quando
Montalbano invia al pm una serie di fotografie che ritraggono ragazze in pose
oscene, trovate a casa di un uomo assassinato, Tommaseo va in estasi: «Montalbano
se l’immaginò mentri che tanticchia di sputazza bianchizza gli si coagulava ai
lati delle labbra» (p. 79). Quando il
commissario va a trovarlo, lo trova intento ad affiggere le foto ingrandite a
una parete, con le puntine da disegno: «’Na pareti era già tutta cummigliata.
Supra alla scrivania, cinni stavano ancora ‘na cinquantina. Pariva la redazioni
di ‘na rivista pornografica» (pp. 209-210). Tommaseo è sull’orlo di un
collasso: «notò che la facci del pm era addiventata che pariva di cira, senza
sangue, e che le mano gli trimavano leggermenti» (p. 210). In questo
pubblico ministero penosamente maniacale, Camilleri denuncia l’arroganza, la
volgarità e l’incompetenza di certi funzionari preposti a incarichi importanti e
di grande responsabilità. Nel
complesso, Montalbano nei confronti di questo “circo equestre” mostra un ironico
disdegno (fatta eccezione per il dott. Pasquano, per il quale nutre una sincera
stima nonostante il “malo carattere”). Ciò dipende anche dal fatto che il
commissario è assolutamente privo di ambizioni: non vuole essere promosso a
vicequestore, ha terrore di un trasferimento (che sconvolgerebbe la sua vita
abitudinaria), preferisce continuare a vivere tranquillo senza allontanarsi da
Vigàta. È quindi del tutto alieno da servilismo e adulazioni, dimostrando un
fiero disprezzo per coloro che, detentori di un qualunque potere, ne fanno un
uso arrogante e spregiudicato.
P.S.: Di questi e altri argomenti parleremo venerdì prossimo, 13 settembre 2024,
alle ore 19, all’Hotel San Paolo Palace di Palermo in occasione di un
incontro-dibattito organizzato dal Rotary Club di Palermo, diretto dal dott.
Filippo Castelli. In quell’occasione io, Vito Lo Scrudato e Bernardo Puleio
avremo modo di riproporre riflessioni e analisi tratte dal nostro volume
“Camilleriade – I luoghi, il commissario, i romanzi storici”, edito da Diogene
Multimedia (Bologna 2023). L’incontro sarà coordinato dal prof. Franco Lo Piparo,
docente emerito dell’Università degli Studi di Palermo ed esperto di Filosofia
del linguaggio.
[…] Kostas è
uscito dalla penna dello scrittore Petros Markaris, che lo descrive così: «Ha un
brutto carattere». «Sì, ma
con delle riserve. Kostas agisce d’istinto e può risultare antipatico, è
burbero, non sopporta l’inadempienza delle persone con cui lavora, starci
accanto non è facile. Ma a sua discolpa c’è che è senza filtri: parla al
delinquentello e al ministro con la stessa foga». È stato
definito un “Montalbano ateniese” o il “fratello greco del commissario Maigret”. «Mi piace
pensare che dalla penna di ogni scrittore nasca un personaggio originale. Qui,
come per Montalbano, la serie è prodotta da Palomar e il protagonista è un
commissario: a questo punto ci auguriamo lo stesso successo! Del resto fu
proprio Andrea Camilleri a presentare lo scrittore Markaris al produttore Carlo
Degli Esposti».
[…]
Barbara Mosconi
Le Soir, 11.9.2024
« La méthode sicilienne » : le petit théâtre cruel d’Andrea Camilleri À travers
une nouvelle enquête, Montalbano redécouvre l’amour et permet à son auteur de
partager sa passion du théâtre et de la poésie.
La méthode sicilienne,
Andrea Camilleri, traduit de l’italien par Serge Quadruppani, Fleuve Noir, 288
p., 20,90 €, ebook 13,99 €
Disparu en 2019 à l’âge de 93 ans, Andrea Camilleri a poursuivi une longue
carrière d’auteur, de scénariste, de réalisateur de télévision et de metteur en
scène de théâtre avant de connaître un succès aussi tardif qu’inattendu avec sa
série de polars siciliens mettant en vedette le commissaire Montalbano. Au
fil des ans, ce personnage ressemblant par bien des points à son auteur a permis
à ses innombrables lecteurs de mieux
connaître la réalité quotidienne de la Sicile
profonde tout en distillant de multiples réflexions sur l’évolution du monde et particulièrement sur une
Italie de plus en plus soumise à ses vieux démons.
C’est à nouveau le cas dans La méthode sicilienneoù, au détour d’une phrase, il
stigmatise la politique irresponsable du Mouvement 5 étoiles, le taux de
chômage ahurissant en Sicile, les difficultés
insurmontables que rencontre une jeune
génération désireuse de se sortir de ce marasme,
etc. Avec
ce nouvel opus écrit en 2016, Camilleri revient à un univers qui a longtemps été
le sien : le
théâtre.
Au départ de l’intrigue, on retrouve Mimi Augello, adjoint de Montalbano et
séducteur impénitent. Voulant s'échapper de l'appartement d'une dame avant que
son mari débarque à l’improviste, Mimi pénètre dans un appartement voisin et
tombe sur un cadavre allongé sur le lit. Son devoir de policier lui commande de
signaler la chose au plus vite, mais les circonstances de sa découverte l'en
empêchent. Il appelle donc le commissaire à la rescousse. Le temps de trouver
une solution à ce problème, le cadavre a purement et simplement disparu. Par
contre, on en découvre un autre dans un autre quartier de la ville. Montalbano et son équipe (le
toujours efficace Fazio, l’impayable Catarella, etc.) se lancent dans une
enquête qui va les emmener dans un univers qu'ils connaissent bien peu.
Catalanotti, la victime, menait une vie étrange. En explorant ses papiers,
Montalbano découvre que l’homme était un usurier mais pratiquait des taux
d'intérêt particulièrement bas. Il découvre aussi d'innombrables fiches sur des
dizaines d'hommes et de femmes, rencontrés et interrogés par Catalanotti. Il
apprend enfin que l’homme avait une passion : le théâtre, où il mettait en scène
des spectacles amateurs mais en faisant montre d'une exigence digne des plus
grands professionnels. Le commissaire redécouvre la
passion À travers la passion de ce
mystérieux personnage, Camilleri évoque avec brio un univers très éloigné des
habituels clichés sur les spectacles de province. Au fil des pages, on découvre
comment ce metteur en scène amateur a su assimiler les enseignements de
Stanislavski et Grotowski tout en les croisant peut-être avec les pratiques de
troupes aussi singulières que La Fura Dels Baus. Issue de toutes ces
expériences, la méthode Catalanotti (devenue dans la version française la
méthode sicilienne) s'avère d'une incroyable exigence vis-à-vis des comédiens et
comédiennes, soumis à d'innombrables épreuves avant d'avoir accès au rôle de
leurs rêves. À travers l'enquête de Montalbano, Camilleri dresse ainsi un
portrait très pertinent de certaines pratiques théâtrales d'une redoutable
efficacité mais mettant en péril la santé mentale des interprètes. Il
ajoute à cela une histoire de violence intrafamiliale se dévoilant peu à peu et,
surtout, la liaison torride que Montalbano va entretenir avec la belle Antonia,
responsable temporaire de la police scientifique. Oubliant Livia, son amoureuse
lointaine, le commissaire redécouvre la passion et ne sait plus comment s'en
dépêtrer. Mais il la vivra jusqu'au bout, nous laissant sur un ultime point
d'interrogation et permettant à son auteur de nous faire partager au
fil des chapitres son amour immodéré pour la poésie.
Jean-Marie Wynants
«Andrea Camilleri
continua ad essere una fonte di ispirazione. Anche nel mio secondo romanzo — che
sarà pubblicato da Mondadori — nonno Andrea, seppur in maniera involontaria, ha
giocato un ruolo. Alcune sue pagine inedite sono diventate uno spunto da cui ho
elaborato una storia totalmente diversa». Arianna
Mortelliti svela in anteprima al «Corriere della Sera» il suo nuovo romanzo Quel
fazzoletto color melanzana, che uscirà il 1° ottobre per Mondadori. Il
dialogo spazia su temi diversi intersecando letteratura e vita, memoria e
impegno culturale. La scrittrice trentaduenne insegna «gioiosamente» Scienze
naturali in un liceo e vede le nuove generazioni come la dimensione della
speranza e nel contempo il «tessuto cicatriziale» della società. Qual è la
genesi del nuovo romanzo? «Il libro
si intitola Quel fazzoletto color melanzana ed è il secondo romanzo della
trilogia degli ortaggi. Il primo era Quella volta che mia moglie ha cucinato
i peperoni. Le storie non sono legate tra di loro, però ci sono dei punti in
comune. Sono scritte dal punto di vista del protagonista, si tratta di storie
famigliari, di segreti famigliari. In generale il macrotema che affronto è la
comunicazione nell’ambito degli affetti, la difficoltà nelle relazioni che ha
una dimensione psicologica, sociologica e filosofica. Vengo da una famiglia dove
la comunicazione è intensa e continua, dunque sono ancor più interessata a
comprendere i meccanismi opposti, di carenza o profonda difficoltà di
interazione. Argomenti di stringente attualità». Come è
strutturata la storia del nuovo romanzo? «La
protagonista è Lara, una ragazza di 35 anni a cui muoiono improvvisamente i
genitori in un incidente d’auto. Lei non è persuasa della dinamica che emerge
sull’incidente, perché i genitori vivevano in un paesino vicino Roma e
conoscevano quelle strade perfettamente. Lara si era trasferita a Roma per
lavoro. Torna in questo paesino immaginario, che ho chiamato Castelcielo, per il
funerale e anche perché ha l’intenzione di svuotare e vendere la casa dei
genitori, supportata dalla nonna paterna. Mentre svuota casa, scopre documenti
dei genitori, fotografie, messaggi. Molto interessante si rivela il dialogo con
gli abitanti di Castelcielo. Lara inizia a percepire che oltre al dato
dell’incidente stradale vi è altro. E indagando vien fuori qualcosa che ha a che
fare anche con il suo passato, che lei aveva deciso di rimuovere». È dunque
un giallo sui generis. Ancora una volta si palesa il Dna camilleriano? «Si può
considerare un piccolo giallo perché c’è un’indagine, anche se non c’è la
polizia di mezzo come canonicamente avviene». Come l’ha
ispirata suo nonno nella scrittura di questo nuovo libro? «Mi ha
ispirata in maniera involontaria e molto vaga, perché ho riletto le primissime
pagine che nonno aveva scritto di un romanzo inedito su Montalbano che non è
riuscito né a sviluppare né a terminare a causa della sua morte. In quelle poche
pagine vi è una piccola situazione, appena abbozzata, che mi ha fatto riflettere
e ha stimolato la mia fantasia. Si parla del ritorno nei luoghi d’infanzia e
delle emozioni che suscitano quando vi si torna. Ho elaborato una storia
completamente diversa da quella che avrebbe realizzato mio nonno e ho creato il
romanzo con protagonista Lara e la vicenda della sua famiglia. Mio nonno mi ha
educata sin da piccola all’utilizzo della fantasia con tecniche narrative e
teatrali. Ha influito sulla mia formazione culturale. Ho ricordi bellissimi». Nel
romanzo in realtà ci sono i luoghi d’infanzia di suo papà, il regista Rocco
Mortelliti, l’unico ad aver trasposto un romanzo di Andrea Camilleri in un’opera
cinematografica «La scomparsa di Patò». «Questo
romanzo è ambientato nel paesino immaginario di Castelcielo, che è in realtà il
paesino in cui è nato e ha vissuto fino a 17 anni — prima di trasferirsi a Roma
— mio padre Rocco. Il paese è Ceprano, in provincia di Frosinone. Rocco è stato
fondamentale nella chiusura del primo romanzo, lì i personaggi sono farina del
mio sacco, lui mi ha aiutato nella struttura del romanzo che era il mio debutto
narrativo. Nel secondo romanzo mi ha prestato i luoghi e anche le persone della
sua infanzia, perché molti personaggi che vivono a Castelcielo sono davvero
vissuti a Ceprano quando lui era piccolino».
L’inventore di Salvo Montalbano non risparmiò critiche alla politica, in
particolar modo ai governi del centrodestra, con coraggio e spirito libero. Lei
che idea si è fatta dell’Italia di oggi? «Ho la
fortuna di insegnare in un liceo e vedere le nuove generazioni all’opera. In
questo mi sento molto vicina al pensiero politico di mio nonno e alla sua idea
politica sui giovani, ossia al fatto che bisogna dare estrema fiducia a coloro
che ci portano nuove idee. Dobbiamo assolutamente ascoltarli, loro possono
essere in qualche modo il nostro tessuto cicatriziale. Credo che loro abbiano il
potenziale di fornire cellule nuove, fresche, all’Italia ferita».
Uscirà in libreria il 1° ottobre Quel
fazzoletto color melanzana, il nuovo romanzo di Arianna Mortelliti. Nata a
Roma nel 1987, l’autrice è laureata in Scienze biologiche; Mortelliti ha
esordito con il romanzo Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni (Mondadori
2023). Andrea Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, 6 settembre 1925 - Roma, 17
luglio 2019) è stato uno scrittore di eccezionale popolarità soprattutto grazie
ai romanzi che vedono protagonista il commissario Salvo Montalbano, dai quali è
stata tratta una serie televisiva di grande successo della Rai, con protagonista
Luca Zingaretti
Salvo Fallica
Scicli – Spartiacque
della storia recente della città, l’inizio del fenomeno del cineturismo. I
romanzi di Montalbano, che ispirarono la celebre fiction di Rai Uno, hanno dato
lustro a Scicli, dove Andrea Camilleri rimane indimenticato. Nel giorno del suo
compleanno, gli è stata tributata un’iniziativa in sua memoria. La cooperativa
Agire, attuale gruppo gestore dei siti culturali del comunale, ha voluto,
originalmente, ricordare il grande scrittore agrigentino, scomparso cinque anni
fa. L’evento,
intitolato, “Un cannolo con Camilleri”, si è snodato tra i bellissimi palazzi
del centro storico. Qui sono risuonate le parole più celebri del Maestro, in
un’atmosfera di commossa partecipazione. “Letture
appassionate e note musicali che hanno evocato – commentano gli
organizzatori –la Sicilia più autentica e un’accurata descrizione dei luoghi
d’arte e cinematografici, diventati famosi grazie al commissario
Montalbano. Abbiamo ripercorsole tracce di Camilleri, rivivendo le sue
storie e i suoi personaggi“. Grazie al
tour “alternativo” di Agire, le numerose persone hanno avuto l’opportunità di
immergersi ancor di più nel mondo di Montalbano. Poi il momento dei celebri
cannoli. Una variegata degustazione del dolce tipico siciliano ha conquistato
tutti, ricreando per certi aspetti il famoso “tributo a Pasquano“.
“È stato un modo bellissimo per rendere omaggio a Camilleri e per condividere
questa passione con altre persone. Il successo dell’evento e la grande
partecipazione dimostra quanto sia ancora vivo e sentito l’amore per lo
scrittore e la sua opera. Grazie all’interesse di tutti i partecipanti, il
messaggio di Camilleri – termina Agire – è arrivato forte e chiaro: la
sua eredità culturale continua a vivere e a ispirare nuove generazioni”.
ConfineLive, 11.9.2024
A Colle di Tora è incontro-spettacolo sui racconti di Andrea Camilleri
Colle di Tora – Grande attesa per sabato 14 settembre 2024 alle ore 18:30. A
Colle l’appuntamento è presso la Casa del Direttore a Colle di Tora in via
Salvo Parodi 104, dove si svolgerà un incontro spettacolo con il prof.Piero
Leonardi che ci condurra’ nei favolosi racconti di Andrea Camilleri.
Niscemi – Cosa lega il lessico di Camilleri
al dialetto di Niscemi? Si tratta di due piani differenti in quanto il
linguaggio di Camilleri è costruito su un siciliano inventato per essere
comunicato su larga scala e il siciliano si frammenta in una miriade di diletti
locali, se ne contano circa 50. Questo quanto emerso nel corso della
presentazione del libro dello studioso linguista prof. Gaetano Vincenzo Vicari
‘La lessico di Camilleri – dal dialetto di Vigata al dialetto di Niscemi”. Ieri
sera in una gremita sala della Biblioteca comunale si è parlato di linguistica
applicata al siciliano. “Una lingua duttile che si differenzia da comune a
comune per fonemi e sintagmi – ha spiegato lo studioso Vicari”. C’era il
sindaco Massimiliano Conti, l’assessore alla cultura Marianna Avila, la
presidente della Pro Loco Maria Cristina Disca che con l’associazione ed il
Comune hanno sponsorizzato l’evento, l’editore Salvatore Granata che ha avuto
l’intuizione di sostenere il lavoro di Vicari oggi come 40 anni or sono, l’arch.
Maria Grazia Spinello che ha incentivato il lavoro per il quale Vicari ha letto
54 libri di Camilleri dedicando una intera estate. Il tutto condito dalla
frizzante conduzione dell’ing. Maurizio Vicari. Il glossario, edito da Edizioni Lussografica,
rappresenta un prezioso strumento linguistico, composto da circa duemila lemmi,
che offre al lettore la possibilità di apprezzare le sfumature lessicali
dell’opera di Andrea Camilleri, il celebre scrittore empedoclino. Questo lavoro
si concentra in particolare sul “vigatese”, il linguaggio sicilianizzato
inventato da Camilleri, che ha saputo conquistare un posto nel linguaggio comune
attraverso il successo letterario e televisivo del commissario Montalbano. “Il connubio narrativo lingua-dialetto –
scrive Vicari nella presentazione del libro di oltre 300 pagine – ha permesso a
Camilleri di sbloccare il rumore della frase sprangato nella sua memoria. Lo
scrittore ha trovato la declinazione del concetto di bellezza attingendolo dalla
frammentazione del codice del tempo, senza perdersi nel silenzio delle proprie
paure espressive. Così la sua frase ha trovato i sorrisi e i giusti rintocchi
lessicali, senza privare dell’armonia la catena sonora. Ogni ramo frastico
mescidato è stato piantato con successo nel cuore della foresta narrativa. La
sua competenza glottologica proiettiva ha creato un’affascinante impronta
linguistica, che lo scrittore empedoclino ha fatto arrivare nell’oceano della
letteratura, con la descrizione di trame libresche sperimentate che alzano
nell’atmosfera della cultura il profumo di un canto di lemmi nazionalpopolari,
omaggio incantevole alla terra di Sicilia. La comprensione dei contenuti investigativi
dei romanzi riguardanti il commissario più famoso d’Italia, dunque, è
caratterizzata da una mescidazione della lingua italiana con il dialetto. La
prima si infiltra, come una nebbia che avvolge un intero paesaggio impedendo
all’osservatore la corretta focalizzazione, nei morfemi del dialetto siciliano
e, in egual modo e in senso inverso, i suoni e le voci dialettali penetrano
nella struttura blasonata e titolata del corpo linguistico italiano, ostacolando
l’immediata comprensione soprattutto a chi disconosce il modo di parlare dei
dialetti siciliani. Una rivoluzione lessicologica nella narrativa
italiana. Si tratterebbe di una fausta e vicendevole
contaminazione, di una felice sineciosi, di un propizio contagio glottologico
che prende il nome di sicitalianese: una sorta di interscambio
linguistico che si trasferisce in chi abbraccia il libro camilleriano, una forma
di univerbazione in cui gli elementi lessicali valoriali di ciascun codice
linguistico si agglutinano, attraverso fenomeni di aggiunta, in forme che
risultano sovrabbondanti rispetto a quelli di caduta. Il neologismo nasce dalla
fusione di sicilianese e italianese, cioè da due concetti
linguistici originali, che àncorano la loro genesi nella singolarità della
scrittura di Andrea Camilleri, trinacrista e sostenitore convinto della
dialettalità. Uno scrittore non può spersonalizzarsi a
causa dell’uso non convinto del sistema linguistico che è chiamato a veicolare i
messaggi narrativi. L’italiano standard, di cui Camilleri è un eccellente
conoscitore, non può impedire la libera espressione dell’animo letterario di uno
scrittore. Ed ecco che Camilleri, non potendo usufruire allo scritto del
dialetto trinacrino normato, decussa i due codici glottologici creando
istintivamente il suo sicitalianese. Tollerare un Glossario potrebbe volere
dire conoscere altre realtà linguistiche, che sono il veicolo precipuo di
tradizioni, di usi, di modi di pensare e di agire. Il Glossario rappresenta un compendio
lessicale essenziale, dal punto di vista linguistico, formato da circa duemila
lemmi, che costituiscono una cifra minima, ma quanto basta per consentire a chi
legge di potere gustare le sfumature delle frasi dello scrittore empedoclino,
pendenti verso il dialetto e tendenti a una resa più aderente al senso di un
concetto, in particolare, e delle cose, in generale”. In conclusione un intrattenimento musicale a
cura del pianista Rosario Spina.
Gaetano Vincenzo Vicari già docente di Lingua e Letteratura francese nei Licei è
stato lettore di Lingua Italiana presso i licei “H. Poincaré” e “F. Chopin” di
Nancy. Ha frequentato l’Università di Nancy II. È stato collaboratore del Centre
Culturel Français di Palermo e dell’Alliance Française di
Caltanissetta. Redattore della rivista LUNARIONUOVO (direttore M. Grasso –
Catania), fa parte del gruppo CIAI (Convergenze Intellettuali e Artistiche
d’Italia). Nel 2000 è stato chiamato dalla Casa Editrice Prova d’Autore a
far parte del Comitato scientifico per la redazione delle schede
bio-bibliografiche degli scrittori siciliani dell’Ottocento e del Novecento. Ha
collaborato con la Casa Editrice Petrini di Torino e con la rivista Kalòs.
Già docente a contratto di Dialettologia Italiana presso l’Università
degli Studi di Catania, nel 2012 gli è stato conferito il “Marranzano d’argento”
per la saggistica. È autore di testi di glottologia. Vive a Niscemi. Liliana Blanco
[…] LUNEDI’
16/09/2024 […] Diario
civile L'Ora,
storia di un giornale antimafia La storia del
giornale L'Ora è intrecciata con quella della città di Palermo e con la carriera
di tantissimi giornalisti diventati famosi. Nato all'epoca dei Florio, nel 1900,
il giornale vive il suo periodo d'oro negli anni della direzione di Vittorio
Nisticò, dal 1954 al 1975. E' in quest'epoca che nasce il giornalismo antimafia,
con tre generazioni di cronisti, destinati grandi carriere, che si formano nella
redazione di Piazzetta Napoli. Lo racconta lo speciale “L’Ora. Storia di un
giornale antimafia”, in onda lunedì 16 settembre alle 16.45 su Rai Storia in
occasione dell’anniversario della scomparsa. Il racconto delle battaglie del
giornale si intreccia con i casi di cronaca più significativi e con i drammi che
hanno portato alla morte di tre cronisti de L'Ora, Cosimo Cristina, Mauro De
Mauro e Giovanni Spampinato. Un percorso che attraversa la storia della Sicilia,
dalla prima inchiesta antimafia nel 1958 fino al terremoto del Belice, dal
governo regionale di Silvio Milazzo alla guerra di mafia degli anni 80,
impreziosito dalla collaborazione di intellettuali come Leonardo Sciascia. Fino
alla chiusura del giornale, nel 1992, a pochi giorni dalla strage di Capaci. Tra
i testimoni, Andrea Camilleri che ricordava i suoi primi passi da scrittore,
parlando per la prima volta in televisione dei racconti inviati nel 1949 al
giornale e che L’Ora pubblicò.
[…]
Sabato 28 settembre,
alle ore 21.00, presso il Teatro della Pro Civitate Christiana in via degli
Ancaiani 3. Il 6
settembre 2024 Andrea Camilleri avrebbe compiuto 99 anni, e in quest’occasione
sono state presentate le iniziative che il Fondo Andrea Camilleri realizzerà per
il suo centenario. La prima avrà luogo, appunto, sabato 28 settembre ad Assisi
nel Teatro della Pro Civitate Christiana. Pochi sanno che il giovane Andrea
Camilleri, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, mosse i suoi
primi passi nella cura della regia teatrale proprio nel teatro della Pro
Civitate Christiana. Nel corso della giornata, organizzata in collaborazione con
il Fondo Andrea Camilleri e il Comune di Assisi, sarà presentato quel che
accadde in quegli anni attraverso “Immagini, riflessioni, letture”.
Per informazioni: 075 8138680/681.
da Pro Civitate Christiana, Comune di Assisi, Fondo Andrea Camilleri
L’iniziativa è della
cooperativa Agire e l’aula per le lezioni saranno l’ingresso al Commissariato di
Montalbano, nell’androne del Municipio di Scicli e di palazzo Spadaro. Con
questo appuntamento la cooperativa sociale di tipo B “Agire” in occasione della
Giornata Internazionale delle Lingue dei Segni, intende sensibilizzare le
persone su un tema molto importante quale la disabilità uditiva a partire dal
patrimonio culturale. Due le giornate dedicate alle lezioni della lingua dei
segni. Lunedì 23 settembre dalle 16 alle 20 all’interno del Municipio verrà
proiettato, ogni ora e gratuitamente, un video realizzato dalla cooperativa
Agire in collaborazione con l’Università di Catania che permetterà di assistere
ad una visita guidata dei siti culturali di Scicli in italiano ed in LIS. Il
video include letture tratte dai romanzi e dalle interviste di Camilleri per
riscoprire con occhi diversi alcune delle bellezze artistiche della città.
[…]
Pinella Drago
[…]
La camera di commercio del sud est ha poi annunciato la sua partecipazione alle
celebrazioni del centenario della nascita di Andrea Camilleri con un progetto
specifico sull’enogastronomia e cine turismo che vedrà protagonista la Provincia
di Ragusa.
[…]
[…] Una volta
arrivato al San Domenico Palace, in compagnia del figlio Luca e della fotografa
Paola Ermenegildo, Eduardo aveva manifestato bruscamente l’intenzione di voler
tornare a Roma. La sua improvvisa agitazione dipendeva dal fatto che la foto di
Luisella, della sua Luisella, non si trovava più in valigia. Proprio non se lo
perdonava, di aver dimenticato a casa il ritratto prezioso dell’amatissima
figlia, morta a 10 anni nel gennaio 1960 per un banale incidente sulla neve, a
Terminillo. […]
Raccontò Andrea Camilleri di avere accennato davanti a lui, a quel tempo, la
preoccupazione per la febbre alta della propria figlia, dimenticando la
disgrazia di qualche mese prima. «Io l’ho persa, una figlia», fu la risposta
prima del pianto. Un pianto a cui lo scrittore siciliano dovette assistere
mortificato.
[…]
Umberto Cantone
Con l’approssimarsi
del centenario della nascita di Andrea Camilleri, che verrà celebrato il
prossimo anno, l’Istituto
comprensivo Andrea Camilleri di Favara (AG), promuove due giornate di
studio, dedicate allo Scrittore siciliano che si terranno GIOVEDÌ 24 e VENERDÌ
25 OTTOBRE.
Il termine ultimo per la partecipazione è fissato al giorno 11 ottobre 2024 e le
adesioni dovranno essere indirizzate
agic85800g@istruzione.it
Disparu en 2019 à
l’âge de 93 ans, Andrea Camilleri a incontestablement marqué l’histoire du roman
policier avec sa série du commissaire Montalbano, un flic débonnaire et amateur
de bonne chère surnommé le « Maigret sicilien ». Son avant-dernière enquête
intitulée « La méthode sicilienne » vient de paraître chez Fleuve éditions. Dans cet
opus, Mimi Augello, fidèle bras droit du commissaire Montalbano doit se sauver
par la fenêtre de la chambre de sa maîtresse pour échapper à l’ire du mari cocu.
Mais voilà qu’en atterrissant à l’étage du dessous, il tombe sur le voisin qui
est allongé mort sur son lit. Quelle n’est pas sa surprise le lendemain
lorsqu’un appel au commissariat signale qu’un homme a été retrouvé dans les
mêmes circonstances à une adresse différente. Comment est-ce possible ? Est-ce
que les cadavres se déplacent ? Autant de tableaux macabres qui ont un étrange
goût de mise en scène théâtrale. A travers sa
nouvelle enquête, un chef d’œuvre de comédie noire, on retrouve la langue
savoureuse si caractéristique de Camilleri. On retrouve également avec
délectation toute une galerie de personnages hauts en couleur comme Catarella,
Fazio, la cuisinière Adelina et Livia, l’éternelle fiancée de Montalbano qui
aura à faire face à une dangereuse concurrente.
La toute dernière enquête du commissaire Montalbano sera publiée en 2025 pour la
célébration du centenaire de sa naissance.
Alexia Cerutti
Perugia. Evento
speciale sabato 28 settembre ad Assisi, dalle 18, presso la Cittadella Laudato
Sì della Pro Civitate Christiana nel nome di Andrea Camilleri, il noto scrittore
siciliano molto legato alla città, con letture, riflessioni e ricordi.
La presenza dell'autore nel centro umbro - si legge in una nota del Comune - è
ritenuta fondamentale per la sua attività di scrittore teatrale e regista;
presso la Pro Civitate Christiana lavorò al fianco di Orazio Costa come aiuto
regista, intessendo rapporti professionali e di amicizia con personalità del
mondo culturale dell'epoca e con dei giovanissimi attori destinati a diventare
famosi come Enrico Maria Salerno, Mariano Rigillo, Ugo Pagliai, Turi Ferro,
Roberto Herlitzka ed Elena Cotta.
Tra gli anni '50 e '60 curò personalmente la regia degli spettacoli mettendo in
scena i testi teatrali vincitori del concorso di drammaturgia annuale bandito
dalla Pro civitate christiana in occasione del Corso di Studi Cristiani. Tra gli
spettacoli vengono ricordati "Odore di terra", "L'assedio", "La porta aperta",
"La lauda della Scavigliazione", "L'uomo e la sua morte", tutti rappresentati
nel teatro della Cittadella.
Dell'esperienza assisana di Andrea Camilleri rimangono testimonianze inedite,
documentazioni fotografiche e scambi epistolari custoditi nell'Archivio della
Pro Civitate Christiana di Assisi e nel Fondo Andrea Camilleri di Roma quale
spazio identitario e qualificato per la conoscenza della sua opera di scrittore,
autore teatrale e radiofonico, regista, intellettuale e figura pubblica.
L'evento "Camilleri in Assisi" rientra nell'ambito delle iniziative a lui
dedicate che si intensificheranno nel corso dell'anno prossimo in occasione del
centenario dalla nascita avvenuta il 6 settembre 1925.
In questa prospettiva e in comune accordo con le figlie dell'autore Andreina e
Mariolina Camilleri, è stata accolta la proposta di una manifestazione in
collaborazione con il Fondo Camilleri insieme a Sellerio Editore che attualmente
cura l'edizione delle opere dell'autore. Dalle ore 18 il Foyer del Teatro
accoglierà l'esposizione di alcuni materiali d'archivio utili alla comprensione
più profonda dell'esperienza di Camilleri nella Cittadella.
Un'esposizione temporanea site specific (in arte: pensato per un determinato
ambiente e/o contesto) che sarà fruibile fino a domenica 6 ottobre, frutto di
una collaborazione tra il team della Galleria d'Arte Contemporanea, con la
curatela di Chiara Diegoli collaboratrice della Pro Civitate Christiana, e
quello del già citato Fondo Camilleri.
Alle ore 21 la sala del Teatro della Pro Civitate Christiana, nella quale tanto
operò Camilleri, ospiterà la serata ricca di interventi a opera di alcuni
testimoni di diretta conoscenza come Elena Cotta, Ugo Pagliai, Mariano Rigillo a
ricordo di una delle figure italiane più importanti nel panorama della
letteratura e del teatro italiano; seguirà un evento esclusivo in cui saranno
letti alcuni estratti di scambi epistolari inediti raccolti in un volume che
sarà successivamente edito da Sellerio e curato dal filologo e critico
letterario Salvatore Silvano Nigro, presenti anch'essi a rendere omaggio.
"Attraverso questa iniziativa l'amministrazione comunale - spiega l'assessore
comunale Paolo Mirti - ha voluto accendere i riflettori su una pagina bella e
poco nota della storia recente di Assisi: le regie teatrali che Andrea Camilleri,
una delle figure più importanti della cultura italiana del Novecento, ha curato
per la Pro Civitate tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60.
Un'iniziativa impreziosita dalla presenza dell'editore Antonio Sellerio, del
critico letterario professor Salvatore Silvano Nigro e dalla partecipazione di
alcuni tra i più importanti attori teatrali italiani come Elena Cotta, Ugo
Pagliai, Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini".
Per la sindaca Stefania Proietti "l'attività artistica ad Assisi di un
personaggio del calibro di Andrea Camilleri racconta bene la grande vocazione
culturale della nostra città che abbiamo sempre cercato di valorizzare in questi
anni di amministrazione". "Un'esperienza preziosa e poco nota - aggiunge - che
testimonia la vitalità della Pro Civitate Christiana e la storica capacità di
Assisi di essere al centro di riflessioni e proposte artistiche di grande
qualità. Proprio la straordinaria figura di Andrea Camilleri sarà il
collegamento ideale tra la Città Serafica e la Regione Sicilia, quest'anno
protagonista delle celebrazioni per la Festa di San Francesco".
"L'attività teatrale di Andrea Camilleri presso la Cittadella - afferma il
direttore della Pro Civitate Tonio Dell'Olio - si iscrive nella molteplice e
feconda proposta che la Pro Civitate intese offrire nell'ambito
artistico-culturale per dire Dio attraverso il pensiero e la bellezza. Oggi la
riproponiamo non quale semplice operazione di memoria ma per dare seguito a quel
cammino che oggi appare estremamente attuale e di cui si avverte una drammatica
necessità. È la modalità che abbiamo scelto per contribuire ad alimentare la
luce di Francesco di Assisi".
« Pour le fidèle
bras droit du commissaire Montalbano, l’infatigable coureur de jupons Mimí
Augello, c’est une nuit comme les autres lorsqu’il doit se sauver par la fenêtre
de la chambre de sa maîtresse pour échapper au mari cocu. Ce qui l’est moins en
revanche, c’est de tomber à l’étage du dessous sur le voisin allongé sur son
lit, élégamment vêtu… et mort. Le
lendemain matin, un appel au commissariat signale qu’un homme a été retrouvé
dans les mêmes circonstances, à une adresse différente. Comment est-ce possible
? Qu’en est-il du premier corps ? Ces tableaux macabres ont un bien étrange goût
de mise en scène théâtrale…
Montalbano parviendra-t-il à résoudre cette affaire, dans laquelle drame et
réalité se confondent et où les cadavres disparaissent comme dans une pantomime
? » La Sicile,
ses odeurs, ses senteurs, ses saveurs, ses ombres et ses lumières, ses chants et
ses silences, un petit coin perdu tout au sud de l’île où le pittoresque et le
charmant côtoient hélas aussi le sordide. Et pour résoudre des crimes depuis
1994 à Vigata, nom donné dans la série à la ville natale d’Andrea Camilleri de
Porto Empedocle, on fait appel à une équipe de bras cassés aux moyens
financiers, mécaniques et humains trop limités pour lutter réellement contre la
criminalité insulaire mais qui compensent leurs manques par une malice, une
volonté sans faille et un peu de chance. L’inénarrable Catarella, le dragueur
fou Mimi Aurello et le taiseux Fazio forment la garde rapprochée de Salvo
Montalbano, chef de la police. Sorte de Bacri rital, compensant son irritation
devant les excentricités de ses subordonnés par des abandons coupables dans les
mets les plus riches de la cuisine locale, Salvo Montalbano joue parfois les
gros durs, rampe devant son éternelle fiancée génoise gênante et qu’il aime
beaucoup plus quand elle est sur le continent, loin de lui. A ce propos, pour
les habitués, la relation entre Livia et Montalbano va connaître un
rebondissement aussi imprévu que surprenant. Alors,
reconnaissons qu’au départ, l’enquête est mise de côté, le ton est assez léger
et on se régale des pitreries de cette belle bande d’éclopés où Mimi et…
Montalbano ne pensent qu’à baisouiller. On sent que Camilleri a eu envie de
rester dans cette ambiance, célébrer encore les belles choses, les amis, le bon
vin et les assiettes fumantes. Mais si l’humour est si souvent présent au début
des romans de Camilleri, c’est pour mieux vous saisir quand la chasse est
lancée. Chaque enquête de Montalbano révèle des aspects bien sombres de la
Sicile où le malheur n’est pas toujours imputable à l’insaisissable Mafia. Cet
épisode se déroule dans le milieu théâtral, on aime beaucoup y jouer la comédie
et créer l’illusion.
Andrea Camilleri, décédé en 2019, était un immense conteur qui avait aussi un
grand respect pour ses lecteurs qu’il a voulu satisfaire jusqu’à la toute fin.
Malade et devenu aveugle, il a dû se résoudre à dicter ses derniers écrits et
notamment La méthode sicilienne.
Clete
Prende il via la
Stagione Teatrale 2024/2025 del teatro Vittorio Emanuele di Messina, che si
prospetta come ricca di contenuti e partecipazione. Ben 28 i titoli in
programma, compreso l’immancabile Concerto di Capodanno.
[…] Nel 2025,
poi, spazio all’opera lirica: […] un’interessante novità, “Il colore del sole”,
un monodramma su Caravaggio (da un romanzo di Andrea Camilleri, di cui nel 2025
ricorrerà il centenario della nascita), andato in scena per la prima volta a
Jesi nel 2019, con musiche di Lucio Gregoretti e regia di Cristian Taraborrelli.
[…]
Simona Prestipino
Già la copertina
parla chiaro: 36 volti di personaggi che, nel tempo, hanno scoperto Pisa
giudicandola in vario modo, peraltro non sempre positivo. Pronto per essere
presentato alla prossima edizione del “Pisa book Festival”, il nuovo libro di
Renzo Castelli propone qualcosa di molto particolare, potremmo dire unico nel
suo genere, un tema che però merita di essere spiegato con ordine. Nel 2010 le
Edizioni ETS pubblicarono, di questo stesso autore, il libro “A Pisa. Così 36
personaggi scoprirono la città”. Edizione ben
presto esaurita anche perché rappresentava un utile vademecum sull’esperienza
pisana di protagonisti della letteratura, dell’arte, della storia, della scienza
e anche dello sport così com’era stata vissuta negli ultimi 400 anni. Le brevi
biografie sotto la torre pendente vissute dai vari Byron, Shelley, Leopardi,
Mazzini, Garibaldi, Fermi, Marconi rivivevano su quelle pagine nelle quali non
si trascurava neppure grandi protagonisti del mondo dello sport quali furono, ad
esempio, Jozeph Ging e Romeo Anconetani. Una collocazione che forse fece
storcere il naso a tanti puristi ma che voleva sottolineare anche il ruolo
sociale svolto oggi dallo sport. Tanta premessa per dire che, trascorsi 14 anni
da quella positiva esperienza, le Edizioni ETS hanno sollecitato Renzo Castelli
a replicare con altri 36 “personaggi che scoprirono Pisa”.
Impresa non facile alla quale questo prolifico autore ha fatto fronte sia
passando in rassegna ancora nomi “classici” della letteratura, dell’arte della
storia, della politica, sia ricorrendo a un gustoso stratagemma per completare
il cast e renderlo più attuale: inserire anche alcuni nomi di protagonisti del
nostro tempo, personaggi della cronaca che l’autore ha potuto conoscere e
incontrare in tanti anni di professione giornalistica. Così, accanto ai vari
Montesquieu, Stendhal, Nietsche, Melville, Borchardt, Hesse possiamo troviamo
Sophia Loren, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Oriana Fallaci, Gianni Rodari,
Andrea Camilleri, Bruno Vespa, Tony Blair e tanti altri. Fino al numero
complessivo di 36. Il risultato? Una lettura senza dubbio istruttiva ma
soprattutto ricca di gustosi aneddoti.
L’Ordine degli
Ingegneri della Provincia di Agrigento ha annunciato il concorso “Agrigento
2025-2045 – Visioni Letterarie e Infrastrutturali”, un’iniziativa rivolta ai
giovani per esplorare il futuro della città attraverso l’immaginazione
letteraria e l’innovazione tecnologica. Questa competizione si inserisce nel
contesto di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 e ha l’obiettivo di
stimolare un dibattito culturale e infrastrutturale sul futuro della comunità. Il concorso
richiede ai partecipanti di realizzare un video utilizzando l’Intelligenza
Artificiale (IA) per combinare tecnologia e creatività. I video dovranno
presentare idee per un nuovo sviluppo infrastrutturale ad Agrigento, impattando
positivamente sull’urbanistica, la cultura, il turismo e l’economia locale.
Ambientati nella storica città, i video dovranno far rivivere almeno uno dei tre
celebri scrittori agrigentini: Luigi Pirandello, Andrea Camilleri o Leonardo
Sciascia. Attraverso le loro opere, i partecipanti potranno affrontare il tema
delle infrastrutture future, considerando progetti come il porto, l’aeroporto,
il Ponte sullo Stretto e le ferrovie ad alta velocità. Il Presidente
dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Agrigento, Achille Furioso, ha
commentato: “Il concorso rappresenta una straordinaria opportunità per i
giovani di confrontarsi con il futuro della nostra città. Attraverso
l’intelligenza artificiale e l’incontro con i nostri grandi autori del passato,
i partecipanti potranno dar vita a proposte innovative che contribuiranno a
stimolare il dibattito culturale e tecnico sulla nostra comunità. È il nostro
modo di investire nelle nuove generazioni e nel futuro del nostro territorio.” Il concorso è
aperto a studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado e
universitari italiani, con un’età massima di 22 anni alla data di scadenza del
bando. Il premio per il miglior video è di 4.000 euro, assegnato in base ai
criteri stabiliti nel bando.
La scadenza per la presentazione dei video è fissata per l’11 gennaio 2025. Per
maggiori dettagli, è possibile consultare il bando completo sul sito dell’Ordine
degli Ingegneri della Provincia di Agrigento.
Marilena Patti
PROGRAMMA:
ORE 18,30 FOYER DEL TEATRO
inaugurazione mostra materiale d'archivio sugli
spettacoli teatrali rappresentati ad Assisi dal 1957
al 1961 con la regia di Andrea Camilleri
ORE
21,00 TEATRO PRO CIVITATE CHRISTIANA
SERATA CAMILLERI
saluti del Sindaco di
Assisi
Stefania Proietti, del Presidente della
Pro Civitate Christiana
Don Tonio Dell'Olio
e di
Antonio Sellerio
- Editore
Intervento del Prof. Salvatore Silvano
Nigro sul tema:
Le lettere di Andrea
Camilleri alla famiglia
scritte tra il 1949 ed il
1960
Letture di
Elena Cotta, Ugo Pagliai, Mariano Rigillo,
Anna Teresa Rossini.
L'evento è stato organizzato in collaborazione
con il fondo Andrea Camilleri ETS
Continuiamo la
rassegna di vocaboli ed espressioni del dialetto siciliano che vengono compresi
e utilizzati anche nell’italiano regionale dell’isola e quindi nella
conversazione quotidiana. Eccone altri
cinque. 1)
“Alluciato” – Non c’entra niente l’alluce del piede; c’entra invece la “luce”.
“In siciliano “alluciari” indica “l’effetto che fa il sole quando ferisce
negli occhi; e per metafora dicesi di qualunque cosa a cui non resiste la vista”
(Mortillaro). Alluciata”
era, una volta, una foto sovraesposta; “alluciato” è chi, recandosi
dall’oculista per il controllo, si vede sparare nell’occhio luci accecanti che
lo rendono poi orbo per diverse ore. Nel romanzo
“L’altro capo del filo” di Andrea Camilleri (ed. Sellerio, 2016), il commissario
Montalbano si trova al porto di Vigàta per garantire la sicurezza nelle
operazioni di sbarco dei migranti; l’autista del pullman accende improvvisamente
i fari, accecando il povero agente Catarella: «Dalla machina scinnì Catarella
che era completamenti alluciato e riparannosi l’occhi con le mano faciva voci». Ad
“alluciato” corrisponde in italiano, più o meno, “accecato”, “abbagliato” o
“abbacinato”; questo ultimo termine deriva da “bacino” e indicava un oggetto
concavo (di metallo, ceramica o altro), che veniva arroventato e avvicinato agli
occhi di una persona durante un supplizio (alla Michele Strogoff, per chi
conosce questo libro di Verne…); decisamente, dunque, meglio essere “alluciato”
che “abbacinato”… 2) “Ammàtula”
– È un avverbio e significa “invano, inutilmente”; deriva dal greco “màtēn” (μάτην),
che vuol dire la stessa cosa. Questo valore emerge chiaramente nel seguente
passo di Camilleri, che descrive i vani tentativi di Montalbano di sfuggire alla
calura di agosto: «Ammàtula, appena susuto, era annato a farisi ‘na natata,
ammàtula si era mittuto sutta alla doccia che avrebbe dovuto essiri fridda
invece era càvuda pirchì l’acqua nei cassoni supra al tetto era talmente
bollente che uno ci potiva calare la pasta, ammàtula si era vistuto cchiù leggio
possibile. Appena messo pedi fora di casa, si era dovuto pirsuadiri che tutto
sarebbe stato inutile, la calura era una vampa di foco» (“La vampa
d’agosto”, Sellerio 2006, p. 165). Nella
conversazione comune, “longo ammàtula” è un ragazzo cresciuto solo nel
fisico ma non nel comprendonio; “parlare ammàtula” indica invece uno
sproloquiare vano e insensato (anzi, secondo Traina, un “parlar grasso,
sboccatamente”). 3) “Cozzo” –
Questo termine in italiano indica un urto, uno scontro (ad es. “c’è stato un
cozzo fra due auto”) e si collega al verbo “cozzare”. In Sicilia il “cozzo” è
invece la nuca, “la parte di dietro del capo” (Mortillaro). Durante il
mio servizio militare negli ultimi mesi ero a Palermo, ove conobbi un
maresciallo molto attento al rispetto delle norme; una regola inderogabile, in
particolare, prevedeva che i soldati avessero i capelli corti e, in particolare,
che avessero la “sfumatura alta” sulla nuca, lasciandola del tutto scoperta.
Quando qualche trasgressore gli compariva davanti, il maresciallo gli scriveva
un severo biglietto di punizione con la seguente motivazione: “deteneva il
cozzo sporco” (e vi lascio immaginare quali fioriti e sarcastici commenti
essa potesse suscitare…). Va detto che
“cozzo” indica anche l’estremità di un filoncino di pane; anzi il “cuzziteddu”
per alcuni è la parte più buona, perché più croccante. 4) “Della
bella” – Non è un complemento di specificazione riferito a una donna attraente;
si usa, invece, in unione con i verbi “dormire, addormentarsi” per indicare un
sonno profondo. “Della bella”, quindi, assume il valore avverbiale di “bene”, se
non “benissimo”. Sempre nel
romanzo “L’altro capo del filo” Camilleri descrive così il sonno profondo di
Livia, l’eterna fidanzata di Montalbano, che dorme accanto a lui: «Livia
durmiva della bella allato a lui. Dalla finestra trasiva la luci splàpita del
primo matino» (pp. 11-12). Quando
qualcuno dorme “della bella” è difficile e inopportuno svegliarlo; potrebbe
ridestarsi bruscamente e dimostrarsi (per dirla sempre in “camillerese”)
“insitato sull’agro”, cioè brusco e scortese. 5) “Magari
Dio” – L’interiezione “magari” deriva dal greco, ove “makàrios” (μακάριος)
significa “beato, felice”; ma il semplice “magari” in siciliano sembra
insufficiente ad esprimere pienamente un fervido auspicio. Allora, dalle nostre
parti, quando si desidera fortemente qualcosa, a “magari” si aggiunge
l’invocazione-citazione di Dio: “magari Dio potessi vincere all’enalotto!”,
“magari Dio mio figlio trovasse subito lavoro!”. Insomma “magari Dio”
corrisponde a un “Dio lo voglia”, a un “inch’Allah” islamico. Nel romanzo
“Le ali della sfinge” (Sellerio, 2006) Camilleri mette l’espressione in bocca a
Montalbano, che si augura ardentemente di potersi liberare di un’indagine
fastidiosa: «E macari Dio si scoprisse che l’omicidio è avvenuto a Borgina!
[…] Te lo sei scordato che Borgina dipende dal commissariato di Licata? In
questo caso l’indagine passerebbe a loro» (p. 76).
La curiosità dell’interiezione “magari” è che essa, almeno nella Sicilia
orientale, diventa una congiunzione con il valore di “anche”: “ci vegnu macari
iu” vuol dire “vengo anch’io” (se poi gli si risponde “no, tu no” è un altro
paio di maniche…). Mario Pintacuda
Le commissaire Montalbano n’a jamais été aussi proche de la retraite depuis que
son créateur, l’estimé romancier Andrea Camilleri, s’en est allé en 2019, à
l’âge de 93 ans.
Dans cette pénultième affaire, Mimi Augello, le fidèle adjoint du flic sicilien,
découvre un cadavre dans de rocambolesques circonstances. Puis une seconde
victime apparaît en la personne d’un usurier amateur de théâtre. Et
lorsqu’Antonia, sublime enquêtrice de la police scientifique, se matérialise sur
les lieux, le dottore Montalbano sent sa «coucourde tournevirer»…
En lisant Camilleri, on trouve toujours de quoi enrichir son vocabulaire, tant
son traducteur Serge Quadruppani met un point d’honneur à respecter le style « camillerese »
qui mixe faconde colorée, gastronomie sicilienne et humour débonnaire. Avec
toutefois, ici, une pointe de nostalgie qui précède forcément la future ultime
sortie de Montalbano.
Raison de plus pour savourer ce polar italo-intemporel.
Thierry Boillot