Moni Ovadia, con la sua profonda ammirazione e rispetto, celebra tre grandi
protagonisti della cultura italiana: Dario Fo, Andrea Camilleri ed Enzo
Jannacci. Con parole piene di emozione e riconoscenza, Ovadia ricorda l'impegno,
la genialità e l'unicità di questi maestri che hanno lasciato un segno
indelebile nel panorama artistico e culturale del nostro Paese.
SoloLibri.net, 2.3.2025
News Libri
Virtuosismo linguistico e dialetto in Andrea Camilleri
Andrea Camilleri ha saputo creare un'opera insieme narrativa e politica, storica
e sociale; dal ciclo di Montalbano ai romanzi storici, tutti i suoi volumi hanno
fatto della Sicilia un paradigma dell'Italia. Parte del suo successo e
dell'importanza delle sue analisi si deve al dialetto, una scelta linguistica
strettamente connessa alla sua visione del mondo e alla realtà vissuta dai suoi
personaggi.
Andrea Camilleri parla del suo bisogno di scrivere e, allo stesso modo
di Beckett, dichiara di non saper fare cose diverse dalla scrittura: scrivo
perché non so fare altro. Egli la sente
come: tramite
generazionale (“Scrivo perché posso dedicare i libri ai miei nipoti”); memoria
legata alla microstoria d’affetti (“Scrivo perché così mi ricordo di tutte le
persone che ho amato”); gusto di
raccontare (“Scrivo perché mi piace raccontare storie”); testimonianza
delle letture fatte (“Scrivo per restituire qualcosa di tutto quello che ho
letto”). Su queste
esigenze sviluppa un discorso in cui considera inganni ripetuti e contraddizioni
di uno spaccato sociale, nonché dolcissimi, essenziali momenti autobiografici
collegati con la sua comunità. Andrea
Camilleri, un raccontastorie siciliano Andrea
Camilleri è raccontastorie che privilegia la modalità orale del conversare
affabile, facendo tesoro delle ricchissime esperienze teatrali, le quali gli
hanno indubbiamente agevolato non solo la capacità affabulatoria, ma anche la
mobilità delle scene espressa nella scrittura spesso non priva di squarci
poetici. Porta la Sicilia nel mondo e la racconta in un ampio periodo storico
che va dal Settecento a oggi, passando attraverso la dominazione spagnola, il
piemontesismo camaleontico e gli anni della Seconda Guerra mondiale, dove
trovano spazio un Calò Vizzini e un Lucky Luciano che collaborano per la
liberazione dell’Isola, favoriscono lo sbarco degli americani e gestiscono poi
le prime istituzioni democratiche.
Non è difficile rintracciare il filo che lega Camilleri al conterraneo Luigi
Pirandello, al quale ha dedicato diversi scritti. I motivi dell’essere e
dell’apparire, della finzione, del doppio e dello scambio sono abbastanza
tangibili nelle sue opere.
Anche il realismo di Verga, almeno in certi romanzi, è facilmente avvertibile
per il gusto del contesto rurale aperto alla tradizione popolare, alla saggezza
contadina, nonché al senso del tragico.
La sua scrittura passa da Verga a Brancati, da Pirandello a Sciascia, dando
spazio al linguaggio del luogo e dei personaggi che lo abitano, sapendone
cogliere il risentimento sociale, il piacere del sesso e della ilarità. Stili,
stati sociali e generi: la complessità di Camilleri Camilleri è
così abile da far parlare ogni personaggio secondo il proprio stato sociale. L’esempio più
evidente è dato dal romanzo Il re di Girgenti, dove i nobili parlano uno
spagnolo sicilianizzato. Nel libro La mossa del cavallo il protagonista
parla in genovese.
Camilleri sa gestire i tempi dell’attesa e della sorpresa; ama raccontare senza
legarsi a un solo genere, variando ambienti, epoche, personaggi e mantenendo la
pronuncia e l’intonazione siciliana che non si risparmia la battuta salace, la
parlata da cortile e il motto di spirito d’ascendenza plautiana. Accanto al
ciclo di Montalbano figurano almeno dieci generi: storico, fantastico,
favolistico, civile, saggistico, documentaristico, testimoniale, apologale,
apocrifario, pamphlettisico. Libri come La presa di Macallé, Il colore
del sole, Le pecore e il pastore, Maruzza Musumeci segnano una
pluricomposizione che lo distingue per energia inventiva, versatilità e tenuta
di rendimento. Egli stesso
in più occasioni ha lamentato come il famoso commissario abbia oscurato altri
suoi lavori, molto più sentiti e voluti. La sua Sicilia è quella dei latifondi:
aspra, di scarso verde. sulla quale pare impossibile campare, grigie le rocce e
poche le case di pietra messe di sgembo.
Vigàta è invece paesino siciliano di mare dal nome inventato, ma facilmente
identificabile con Porto Empedocle: preciso contesto antropologico
generalizzabile nella provincia italiana o nel “gran teatro del mondo”.
Con un taglio di verismo sociale, rappresenta specificamente l’Isola di poteri
feudali ed ecclesiastici, di subalternità e rivolte contadine che convivono con
la magia e con i prodigi, con il comico, con il tragico e con il desiderio
tipicamente manzoniano della giustizia. Andrea
Camilleri: lingua, potere e dialetto Indubbiamente
Camilleri è scrittore sociale per la coscienza civile e per l’accentuata
capacità di ragionamento che si manifesta nella metodologia della ricerca
applicata all’indagine poliziesca. La sua scrittura, che muove spesso da un
episodio realmente accaduto per svilupparlo e farne un romanzo o un saggio,
squarcia i veli dell’impostura e pone al centro un tempo e un ambiente dove il
potere, mostrando il volto autoritario, impedisce il miglioramento delle
condizioni di vita.
Nel “ciclo di Montalbano”, fatta eccezione della ripetitività dello schema
generale della narrazione, gli argomenti di ciascun libro e il modo in cui sono
trattati sorprendentemente si rinnovano in un’architettura “giallistica” che
coniuga il poliziesco con le denuncia di squallide operazioni dov’è succube
anche la realtà dura degli extracomunitari. Oltre alle
tematiche, Camilleri ha compiuto un’operazione linguistica insolita e
coraggiosa. Nella
post-fazione a Il corso delle cose ha chiarito il rapporto di familiarità
con la lingua della sua terra natale: Mi feci
persuaso, dopo qualche tentativo di scrittura, che le parole che adoperavo non
mi appartenevano interamente. Me ne servivo, questo sì, ma erano le stesse che
trovavo pronte per redigere una domanda in carta bollata o in un biglietto
d’auguri. Quando cercavo una frase o una parola che più si avvicinava a quello
che avevo in mente di scrivere immediatamente invece la trovavo nel mio dialetto
o meglio ‘nel parlato di casa mia’. Preziosa
testimonianza, questa, in merito alla scelta della modalità espressiva e
comunicativa che scaturiva anche dal fatto che gli veniva difficile scrivere in
italiano: così aveva detto al proprio padre che lo esortava a scrivere Il
corso delle cose in dialetto (“E perché la devi scrivere in italiano?
Scrivila come l’hai raccontata a me”): Cominciai
a riflettere sulle sue parole. Non ritenevo praticabile seguire la strada del
dialetto totale, così come era stato con mio padre, perché io volevo farmi
capire anche dagli altri. Allora cominciai ad analizzare come parlavamo noi in
famiglia. E da quella prima riflessione ho fatto tantissimi tentativi per
trovare l’equilibrio nel mio modo di raccontare. Equilibrio che poteva essere
rotto dalla scelta delle parole in lingua, perché dovevano essere parole con la
stessa valenza, la stessa massa della parola in dialetto. È stato un lungo
esercizio [...]. Io ho scritto anche dei libri in italiano, voglio dire
completamente in lingua italiana. E continuo a scriverli. Mi sono guadagnato
l’italiano, una conquista tardiva ma per me importante. Del resto, anche nei
romanzi scritti in vigatese parto sempre da una struttura molto solida in lingua
italiana. Il lavoro dialettale è successivo, ma non si tratta di incastonare
parole in dialetto all’interno di frasi strutturalmente italiane, quanto
piuttosto di seguire il flusso di un suono, componendo una sorta di partitura
che invece delle note adopera il suono delle parole per arrivare ad un impasto
unico, dove non si riconosce più il lavoro strutturale che c’è dietro. Il
risultato deve avere la consistenza della farina lievitata e pronta a diventare
pane. Scrive
Camilleri in La lingua batte dove il dente duole.
Avrebbe voluto essere incoraggiato da Sciascia a pubblicare in dialetto, ed è
noto il diniego dello scrittore di Racalmuto. Alla richiesta avanzatagli, costui
rispondeva che Pirandello non aveva mai scritto in siciliano. Ad attirarlo è
dunque la sonorità della parola orale.
Il dialetto, annota Simona Demontis, gli si presenta vivo, pulsante, ricco di
sottintesi, di potenziale incisività, di intensa vivacità, la vera “lingua
madre” nella quale si pensa e si parla nel modo più autentico, più sentito.
L’oralità si fa ritmo e il suono che esercita una sì grande suggestione e
possiede una tale pregnanza da fargli dimenticare perfino il significato. Il comico
e il tragico, il pensato e il parlato: il dialetto di Camilleri Bisogna
percepire l’andamento musicale della parola per esprimerla nel testo scritto che
respira grazie all’alternanza di ritmi. Il suo dialetto, intessuto di termini
intraducibili, di espressioni o di modi di dire, di similitudini e di metafore,
intrecciandosi con il lessico familiare, è prevalentemente agrigentino ed è
integrato dalla lingua italiana in modo da evitare la prevalenza di un codice
rispetto all’altro.
Di straordinario “siciliano ibrido” si può parlare dove la sostanza
espressiva rimane quella della lingua italiana standardizzata e semplice. Il nostro
scrittore crea lessemi nuovi e traduce spesso in italiano i termini siciliani,
ponendo il lettore nella condizione di comprenderne il senso. Il dialetto viene
anche utilizzato per accentuare la funzione comico-popolare. La piacevolezza
sonora e visiva è innegabile. Le parole si fanno immagini e suoni e si respira
un’aria di beffa, di risate spietate e allegre, di irrisione e di gusto piccante
nelle scene in cui è dominante la componente sessuale al limite dell’oscenità. È
in particolare nei romanzi storici che il comico e il tragico, nonché il pensato
e il parlato si fondono armoniosamente.
L’umiltà della parlata locale si fa anche dissacrante e raggiunge effetti
esilaranti nel delineare una identità dei siciliani fortemente composta da una
molteplicità di contesti in cui, a metà tra l’enfasi e la retorica, spiccano
potenti e prepotenti, ragionatori sofistici e cervellotici. Si profila in tal
modo l’immagine d’una Sicilia paradigma d’Italia, che, fitta di “bolle di
componende”, è insofferente nel periodo post-unitario alla presenza di
amministratori provenienti dal Continente che impongono un modo di fare
assolutamente distante dal vissuto dei siciliani. In tutto
questo, entro una dinamica di aspra conflittualità tra classi sociali, la magia
e la superstizione convivono con le qualità negative dei preti – dagli appetiti
sessuali agli scandali affaristici - che caratterizzano la Vigàta
dell’Ottocento, mentre i fatti descritti, sorprendentemente prodigiosi,
esprimono differenti visioni sociali. Emblematico resta Il re di Girgenti in
cui l’affascinante tematica della sovranità contadina, ricondotta nella Sicilia
spagnola sei-settecentesca, attesta l’avventura di Zosimo e dei suoi compagni di
viaggio in un grande affresco sociale. Per Gioacchino Lanza Tomasi, le fonti
colte discendono dal Don Quijote, da Las novelas ejemplares, dal
Buscòn e da altra letteratura picaresca; per Giuseppe Marci, che si richiama
allo scritto di Salvatore Silvano Nigro nella fascetta di copertina, l’humus
proviene dal basso. È il “cuntu”
a racchiudere la variegata ricchezza della tradizione: celebra
l’epopea di un popolo secondo i modi della realtà meravigliosa, attinge alla
fiaba e ai racconti popolari, ai canti e ai contos, alla memoria di un passato
reale e fantastico attraverso la quale è possibile costruire un’identità
moderna, non ignara della storia e proiettata nel mondo. Il
successo di Camilleri
In conclusione, non può non rilevarsi che la critica favorevole a Camilleri
concorda sul fatto che il pregio dei suoi scritti scaturisce in primo luogo
dall’uso del suo personalissimo, coinvolgente e appropriato linguaggio, idoneo a
ricreare, secondo una logica interna al materiale popolare utilizzato, ambienti,
situazioni, personaggi. L’impasto dialettale non è un dato esteriormente
folclorico dall’atmosfera locale; non è nemmeno una sperimentazione come era
stato per Gadda, ma si costituisce
come strumento interpretativo del mondo di Vigàta, visto come briosa, vigorosa e
aggregante energia senza la quale i testi del nostro (gialli e romanzi storici)
non godrebbero di quella piacevolezza e di quel gusto sentiti dai lettori.
Federico Guastella
Mi piacerebbe che ci rincontrassimo, tutti
quanti qui, in una sera come questa, tra cento anni”. Andrea
Camilleri, 2018
Intervengono: Maria Pia
Ammirati - Direttrice Rai Fiction Andreina
Camilleri - Associazione Fondo Andrea Camilleri Carlo Degli
Esposti – Produttore Palomar spa Andrea De
Pasquale – Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali
Ministero della Cultura Massimiliano
Smeriglio – Assessore alla Cultura Roma Capitale Felice
Laudadio - Comitato Nazionale Camilleri 100 Antonio
Sellerio – Editore
Presentazione del programma di attività previste per celebrare il Centenario
della nascita del grande scrittore siciliano Andrea Camilleri (6 settembre 2025)
e del Comitato Nazionale Camilleri 100. Le iniziative - promosse dal Fondo
Andrea Camilleri che conserva il lascito culturale e diffonde la conoscenza
dell'esperienza intellettuale e artistica dello scrittore - si svolgeranno a
partire da marzo 2025 e per tutto il 2026 in Italia e all’estero.
alla conferenza stampa potranno accedere solo i giornalisti in possesso di
regolare accredito
Per il centenario
della nascita di Andrea Camilleri (6 settembre 1925) l’Associazione
Fondo Andrea Camilleri ETS – presieduta da Andreina Camilleri che l’ha creata
insieme alle due sorelle Elisabetta e Mariolina e alla moglie del grande
scrittore, Rosetta Dello Siesto – ha predisposto, con il Comitato Nazionale
istituito dal Ministero della Cultura, un articolato programma di attività che
si svolgeranno in varie città italiane ed estere nel 2025 e nel 2026.
l progetto, al quale hanno aderito numerose personalità della cultura, del
giornalismo,
del teatro, della televisione e della radio si avvale della collaborazione di
Rai (main media partner) e del sostegno del Ministero della Cultura, della Siae
(main sponsor), dell’Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana e
dell’Assessorato del turismo e dello spettacolo della Regione Siciliana. Al progetto
hanno aderito inoltre i principali enti e istituzioni di livello nazionale:
Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, Auditorium Parco della
Musica Ennio Morricone, Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia,
Cinecittà, Comune di Porto Empedocle (AG), Comune di Santa Fiora (GR),
Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Fondazione Cinema per Roma, Fondazione
Teatro di Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Ministero degli
Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Roma Capitale.
Il LOGO del Centenario camilleriano – disegnato dal Maestro Lorenzo Mattotti per
l’editore Sellerio in occasione della ripubblicazione di dodici opere dello
scrittore – viene condiviso dal Fondo Andrea Camilleri e dal Comitato nazionale
per le celebrazioni. Si tratta di
un vero tributo corale alla memoria dell’intellettuale siciliano.
Passiamo in rassegna parte delle iniziative in programma. Convegni e
studi dedicati alla sua eredità letteraria Diversi
incontri accademici e seminari si susseguiranno nel corso dell’anno per
analizzare l’opera di Camilleri. Il 23 aprile Milano ospiterà il convegno “Andrea
Camilleri, da bestseller a longseller“, focalizzato sulle tante ragioni di
un successo nazionale e internazionale.
Le “carte” di Camilleri, cuore delle attività di conservazione e valorizzazione
del Fondo Andrea Camilleri, saranno le protagoniste del seminario promosso dal
Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre il 26 e il 27 maggio,
intitolato “Dall’archivio allo scrittore, dallo scrittore all’archivio: tra
le carte di Andrea Camilleri“; su “Andrea Camilleri narratore” si
soffermeranno ad ottobre (8 e 9) gli studiosi di un convegno internazionale
organizzato in collaborazione con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana
Treccani.
Ci spostiamo in Sicilia al Teatro Pirandello di Agrigento: qui dal 23 al 26
ottobre si svolgerà la
tavola rotonda organizzata dal Dipartimento di Scienze umanistiche
dell’Università degli studi di Palermo “Tra Camilleri e Pirandello:
raccontare la Sicilia”. Spettacoli
teatrali e manifestazioni in tutta Italia Il centenario
prenderà il via il 15 e 16 marzo con la messa in scena di “Un sabato, con gli
amici” al Teatro Piccinni di Bari. Seguiranno eventi teatrali in tutta
Italia, tra cui “Il colore del sole” a Messina, “Vi scriverò ancora“,
un reading letterario di attori e registi allievi di Camilleri al Teatro
Argentina di Roma e, presentata dalla Fondazione Istituto Dramma Popolare di San
Miniato, una rappresentazione inedita di “Autodifesa di Caino” con Luca
Zingaretti.
Nel corso dell’anno si terranno inoltre rassegne cinematografiche, laboratori e
spettacoli a Porto Empedocle, Taormina e Siracusa, con una retrospettiva
dedicata al “Commissario Montalbano” e, a Roma, alla Casa del Cinema, nella
serata del 6 settembre, giorno della nascita dello scrittore, una proiezione
speciale di “Conversazione su Tiresia“.
Il 14 settembre l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone ospiterà un
altro appuntamento molto atteso: un ciclo di readings delle opere di Camilleri –
con il titolo Le parole, i volti, le voci – lette da altri suoi
prestigiosi ex allievi dell’Accademia. Incontri e
attività editoriali Le
biblioteche comunali romane organizzeranno un ciclo di letture intitolato “Leggere
Camilleri” da settembre a dicembre. La casa editrice Sellerio Editore
pubblicherà una collana speciale di dodici volumi dell’autore, con prefazioni di
scrittori, storici, intellettuali (i primi due titoli, La forma dell’acqua e La
rivoluzione della luna, sono appena usciti in libreria). Sarà anche
assegnato (a settembre) il “Premio
Andrea Camilleri Nuovi Narratori” istituito dal Fondo Andrea
Camilleri e curato da Arianna Mortelliti, scrittrice e nipote dello scrittore,
per valorizzare nuovi talenti letterari.
“Tu, cara mamma, hai riso perché c’era una ragazza che non voleva fare il
pino? Ebbene allora ti dirò che l’altro giorno ho mimato, meritandomi
l’approvazione di Costa questi versi di Carducci: I cipressi che da Bolgheri
alti e schietti van da San Guido in duplice filar […] La cosa più
difficile fu, da solo, fare il duplice filar ma sforzandomi sono riuscito a
farlo”… Il passaggio sul teatro mimico del regista e pedagogista teatrale
Orazio Costa è tratto dalle lettere inviate da un giovane Camilleri alla
famiglia, recentemente pubblicate da Sellerio con il titolo “Vi scriverò
ancora” e ci introduce ad una delle iniziative più “coinvolgenti” promosse
per il centenario: il ciclo di incontri “Andrea Camilleri e il metodo mimico
di Orazio Costa” curato dal Dipartimento di Scienze della Formazione e del
MimesisLab dell’Università degli Studi Roma. I partecipanti potranno praticare
il metodo di avviamento all’espressione di Costa.
Ad agosto vedrà la luce la prima biografia di Andrea Camilleri: è scritta da
Luca Crovi in collaborazione con il Fondo Andrea Camilleri. Un tributo
internazionale La dimensione
globale dell’opera di Camilleri – tradotta in quaranta lingue diverse – sarà
sottolineata da eventi curati dagli Istituti Italiani di Cultura e dalle
ambasciate in città come Addis Abeba, Algeri, Amburgo, Atene, Berlino,
Bruxelles, Colonia, Cracovia, Friburgo, Lione, Madrid, Miami, New York, Pechino,
Praga, Rio de Janeiro, Singapore, Oslo, Sofia, Varsavia. Rai Sono molte le
iniziative in collaborazione con la Rai, main media partner del progetto
Camilleri 100. Rai Documentari produrrà un documentario su Andrea Camilleri di
Francesco Zippel. Su Rai Teche e Rai Cultura sono presenti alcune delle numerose
interviste video rilasciate nel corso degli anni dallo scrittore siciliano. Le
celebrazioni proseguiranno nel 2026
Il programma non si fermerà nel 2025: l’anno successivo saranno pubblicati gli
atti dei convegni, assegnate borse di studio e verrà completato il progetto di
pubblicazione dell’archivio digitale di Andrea Camilleri in vista della
fruizione integrata dell’intero patrimonio documentale conservato dal Fondo.
Per approfondire in dettaglio tutte le iniziative promosse si legga il
comunicato stampa allegato, da cui queste notizie sono tratte.
Fondo Andrea
Camilleri, 3.3.2025
Comunicato stampa
Camilleri Cento 1925 - 2025
«Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare
storie e alla fine del mio cunto passare tra il pubblico con la coppola in mano»
Andrea Camilleri, 2018
Per il centenario
della nascita di Andrea Camilleri (6 settembre 1925) l’Associazione Fondo Andrea
Camilleri ETS - presieduta da Andreina Camilleri che l’ha creata insieme alle
due sorelle Elisabetta e Mariolina e alla moglie del grande scrittore, Rosetta
Dello Siesto - ha predisposto, con il Comitato Nazionale istituito dal Ministero
della Cultura, un articolato programma di attività che si svolgeranno in varie
città italiane ed estere nel 2025 e nel 2026. Il progetto,
al quale hanno aderito numerose personalità della cultura, del giornalismo, del
teatro, della televisione e della radio si avvale della collaborazione di Rai
(main media partner) e del sostegno del Ministero della Cultura, della Siae
(main sponsor), dell’Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana e
dell’Assessorato del turismo e dello spettacolo della Regione Siciliana. Al progetto
hanno aderito inoltre i principali enti e istituzioni di livello nazionale: Accademia
Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, Auditorium Parco della Musica Ennio
Morricone, Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Cinecittà, Comune
di Porto Empedocle (AG), Comune di Santa Fiora (GR), Fondazione Arnoldo e
Alberto Mondadori, Fondazione Cinema per Roma, Fondazione Teatro di Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Ministero degli Affari Esteri e
della Cooperazione Internazionale, Roma Capitale. Il LOGO del
Centenario camilleriano - disegnato dal Maestro Lorenzo Mattotti per l’editore
Sellerio in occasione della ripubblicazione di dodici opere dello scrittore –
viene condiviso dal Fondo Andrea Camilleri e dal Comitato nazionale per le
celebrazioni.
CONVEGNI E SEMINARI La Fondazione
Arnoldo e Alberto Mondadori, in collaborazione con Casa Manzoni, ospiterà a
Milano il 23 aprile un incontro di studi – intitolato Andrea Camilleri, da
bestseller a longseller - dedicato ai molteplici talenti e alle grandi
fortune dell’autore italiano più letto al mondo. Si ragionerà in particolare sul
successo e la circolazione delle sue opere in Italia e all’estero; sulla loro
collocazione editoriale; sul coinvolgimento dei lettori; sugli interventi di
Camilleri in campo politico, civile, sociale; sull’immagine della Sicilia da lui
promossa; sulla sua eredità nella narrativa contemporanea, in Italia e
all’estero, con il coinvolgimento di scrittori e scrittrici di primo piano. Il 26 e 27
maggio si svolgerà un seminario di studi, promosso dal Dipartimento di Studi
Umanistici dell’Università Roma Tre e coordinato da Raffaele Pittella e Monica
Venturini, dal titolo Dall’archivio allo scrittore, dallo scrittore
all'archivio: tra le carte di Andrea Camilleri, che intende centrare
l’attenzione sulla documentazione prodotta e conservata da Andrea Camilleri a
partire dalla sua formazione giovanile e nel successivo svolgimento della sua
produzione artistica, in quanto fonte privilegiata per un’interpretazione
critica della sua attività di intellettuale e del ruolo centrale che lo
scrittore ha conquistato nello sviluppo della cultura del Novecento e del nuovo
Millennio. L’8 e il 9
ottobre, in collaborazione con l’Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani si
svolgerà un importante convegno internazionale di studi – curato da Giovanni
Capecchi, Salvatore Silvano Nigro, Mauro Novelli, Antonio Sellerio e altri
studiosi, intitolato Andrea Camilleri narratore - con interventi sulla
produzione narrativa dello scrittore, con particolare attenzione alla formazione
e all’apprendistato, alla qualità, caratteristiche e aspetti della sua
scrittura, alla varietà e originalità delle tecniche narrative, al suo ruolo
nella cultura letteraria contemporanea, in Italia e all’estero, al suo lascito
in termini creativi, letterari e civili. Sempre in
ottobre, dal 23 al 26, al Teatro Pirandello di Agrigento, è in programma la
tavola rotonda Tra Camilleri e Pirandello: raccontare la Sicilia
organizzata dal Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università degli studi
di Palermo. Tra ottobre e
dicembre, presso l’Università di Cagliari si svolgeranno due incontri
seminariali dedicati al centenario dello scrittore, curati da Duilio Caocci e
Giuseppe Marci.
SPETTACOLI E
MANIFESTAZIONI Le prime
attività prenderanno le mosse il 15-16 marzo con l’anteprima al Teatro Piccinni
di Bari - del quale Andrea Camilleri è stato regista stabile nei primi anni
Sessanta - dello spettacolo Un sabato, con gli amici, tratto dall'omonimo
romanzo, una produzione Malalingua in collaborazione con Alt Academy,
Associazione Fondo Andrea Camilleri ETS, Puglia Culture, con la regia di Marco
Grossi. Il 16 maggio,
al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, andrà in scena Il colore del sole,
opera in un atto liberamente tratta dal romanzo omonimo con musica di Lucio
Gregoretti, accompagnata da una videointervista di Ugo Gregoretti allo
scrittore. Direttore Gabriele Bonolis, Ensemble dell’Orchestra del Teatro
Vittorio Emanuele, regia, scene, drammaturgia video Cristian Taraborrelli. Toccherà al
Teatro Argentina di Roma, il 19 maggio, ospitare un importante evento che vedrà
un nutrito gruppo di attori e registi formatisi alla scuola di recitazione e
regia di Andrea Camilleri presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio
d’Amico, leggere le lettere inviate alla famiglia dal giovane Camilleri dal 1949
al 1960, recentemente pubblicate dall’editore Sellerio col titolo Vi scriverò
ancora. È prevista la partecipazione, fra gli altri, di Maria Luisa Bigai,
Benedetta Buccellato, Giuseppe Dipasquale, Donatella Finocchiaro, Lorenza
Indovina, Marco Presta, Enrico Protti, Sergio Rubini, Francesco Siciliano, con
le musiche di Roberto Fabbriciani. Tra il 15 e
il 24 maggio è previsto un tributo a Camilleri in occasione del Festival del
cinema di Malaga, a cura di Giovanni Caprara del Comitato Dante Alighieri di
Malaga. Per
iniziativa della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, in collaborazione con
il Teatro Quirino di Roma, sono previste tre giornate – il 6, 7 e 8 giugno a
Ragusa Ibla – di cultura e tradizioni culinarie, ispirate all’universo di Andrea
Camilleri. Un evento
particolarmente significativo si svolgerà dal 24 al 26 luglio a San Miniato. In
occasione della Festa del Teatro 2025, la Fondazione Istituto Dramma Popolare di
San Miniato presenterà in prima assoluta, nella Piazza Duomo della città,
un’opera di Andrea Camilleri mai prima rappresentata, Autodifesa di Caino
– nella lettura di Luca Zingaretti – che l’autore avrebbe voluto personalmente
interpretare poco prima della sua scomparsa. Autodifesa di Caino è una
coproduzione di Zocotoco Produzioni con Fondazione teatro della Toscana. Sempre a
luglio, a Porto Empedocle (AG), città natale di Andrea Camilleri, a cura
dell’Associazione culturale “Oltre Vigata”, sono previsti una serie di eventi e
iniziative tra cui laboratori per studenti di scuola primaria e secondaria,
incontri, presentazioni di libri, spettacoli teatrali. Dal 31 agosto
al 6 settembre la Fondazione Taormina Arte ospiterà una serie di attività
promosse dalla Regione Siciliana per ricordare Andrea Camilleri nel corso di due
eventi serali che verranno realizzati nel Teatro Greco di Taormina. Negli stessi
giorni, inoltre, verrà presentata nelle sale di Taormina una vasta retrospettiva
delle serie televisive tratte dalle opere letterarie di Andrea Camilleri: Il
commissario Montalbano e Il giovane Montalbano. Al Teatro
Greco di Siracusa Camilleri interpretò in prima persona, l’11 giugno 2018, lo
spettacolo teatrale da lui scritto, Conversazione su Tiresia, diretto da
Roberto Andò, curato da Valentina Alferj e prodotto dalla Fondazione INDA. Lo
spettacolo – registrato dalla Palomar di Carlo Degli Esposti con riprese in alta
definizione e regia cinematografica di Stefano Vicario – verrà presentato nel
Teatro Ettore Scola della Casa del Cinema di Roma nella serata del 6 settembre,
giorno della nascita dello scrittore. Sarà introdotto da Roberto Andò prima
della proiezione con presentazione del backstage realizzato dallo stesso regista
in occasione delle prove dello spettacolo. Domenica 14
settembre la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone
ospiterà un altro appuntamento molto atteso: un ciclo di readings delle
opere di Camilleri – con il titolo Le parole, i volti, le voci – lette da
altri suoi prestigiosi ex allievi dell’Accademia (che ricorderanno i loro
rapporti personali col Maestro) ampiamente affermatisi nel teatro, nel cinema,
in televisione, i cui nomi saranno comunicati in prossimità dell’evento. Il 22 ottobre
andrà in scena al Teatro delle Muse di Ancona lo spettacolo Il birraio di
Preston, tratto dall’omonimo romanzo, con la riduzione teatrale di Andrea
Camilleri e Giuseppe Dipasquale.
CICLI DI
INCONTRI Da settembre
a dicembre l’Istituzione Sistema Biblioteche Centri Culturali di Roma Capitale
darà vita a un ciclo di incontri intitolati Leggere Camilleri, attività che
coinvolgerà la rete delle biblioteche comunali romane (quarantadue sedi,
dislocate in tutti i Municipi della Città; settantuno punti di servizio nelle
scuole; sedici biblioteche nelle carceri; sessantatré circoli di lettura) con
una serie di dieci appuntamenti in diverse sedi allo scopo di valorizzare e far
conoscere in ambienti diversi la multiforme attività di Andrea Camilleri. Tra ottobre
2025 e maggio 2026 si svolgerà il ciclo di incontri Andrea Camilleri e il metodo
mimico di Orazio Costa a cura del Dipartimento di Scienze della Formazione e del
MimesisLab dell’Università degli Studi Roma Tre, nei quali si svilupperà e si
praticherà il metodo di avviamento all’espressione del regista e pedagogista
teatrale Orazio Costa. I partecipanti avranno la preziosa opportunità di
sperimentare nella pratica i dinamismi espressivi che il metodo intende
favorire, con il coinvolgimento della corporeità e della voce, attraverso brani
scelti della produzione letteraria e registica di Camilleri.
ATTIVITÀ
INTERNAZIONALI Camilleri
nel mondo La dimensione
internazionale di Andrea Camilleri, tradotto in quaranta lingue diverse,
studiato e letto a tutte le latitudini e in tutti i continenti, rappresenta un
valore che il Comitato nazionale intende sottolineare, anche nella prospettiva
di promuovere la cultura e la letteratura italiana nel mondo. In collaborazione
con il Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, sono
stati coinvolti gli Istituti italiani di Cultura e le Ambasciate che presso le
loro sedi realizzeranno incontri dedicati ad Andrea Camilleri (mostre,
proiezioni, seminari). Hanno aderito
gli Istituti di Cultura di Addis Abeba, Algeri, Amburgo, Atene, Berlino,
Bruxelles, Colonia, Cracovia, Friburgo, Lione, Madrid, Miami, New York, Pechino,
Praga, Rio de Janeiro, Singapore, Oslo, Sofia, Varsavia.
ATTIVITÀ E
INIZIATIVE EDITORIALI DI SELLERIO EDITORE La casa
editrice Sellerio ha in programma numerose iniziative ed eventi che
attraverseranno l’intero territorio nazionale durante l'anno. In
particolare per onorare e rinsaldare il meraviglioso rapporto che il grande
scrittore aveva con i lettori italiani Sellerio propone, in una nuova collana
dedicata, una selezione della sua straordinaria opera. Dodici libri, scelti
affiancando i più amati ad altri meno conosciuti, ma altrettanto sorprendenti.
Ogni volume sarà introdotto dall’autorevole lettura di alcuni dei più lucidi
scrittori del panorama nazionale e internazionale. I primi due
titoli, La forma dell’acqua e La rivoluzione della luna, sono
appena usciti in libreria con l’introduzione, rispettivamente, di Antonio
Manzini e Chiara Valerio, ai quali seguiranno gli altri volumi della collana con
le introduzioni, tra gli altri, di Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Antonio
Franchini, Zerocalcare, Alberto Manguel, Viola Ardone, Pietrangelo Buttafuoco,
Giulia Caminito, che verranno proposti ai lettori durante il corso dell’anno. I dodici
volumi si presentano in una nuova veste grafica e le illustrazioni della
copertina sono realizzate appositamente per questa collana celebrativa dal
Maestro Lorenzo Mattotti. Inoltre la
casa editrice, in accordo e in collaborazione con le principali fiere e i
maggiori festival letterari italiani, proporrà un ricco calendario di eventi e
incontri per omaggiare la memoria di Andrea Camillleri coinvolgendo scrittrici e
scrittori, attrici e attori, protagonisti del mondo culturale che hanno già
assicurato la loro generosa disponibilità in vista di questa celebrazione lunga
tutto il corso dell’anno e che avrà come teatro l’intero Paese nella sue tante,
prestigiose e consolidate, manifestazioni culturali.
ALTRE
INIZIATIVE E ATTIVITÀ EDITORIALI In settembre
verranno conferiti i Premi Andrea Camilleri Nuovi Narratori agli autori che
avranno partecipato al concorso letterario istituito dal Fondo Andrea Camilleri
e curato da Arianna Mortelliti, scrittrice e nipote dello scrittore. E ancora: il
Premio Camilleri indetto dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio
d’Amico, istituito nel 2020. Il bando prevede la selezione di un testo
drammatico e la selezione di due ulteriori testi. La drammaturgia vincitrice
sarà messa in scena a Spoleto in prima Nazionale al Festival Internazionale dei
Due Mondi, il 12 luglio 2025 all’Auditorium della Stella. Nel mese di
agosto uscirà con l’editore Salani la prima biografia di Andrea Camilleri
scritta da Luca Crovi, che più volte ha avuto l’occasione di intervistare lo
scrittore e di condividere con lui la passione per le storie e per la radio. Il
libro, inedito e nato in collaborazione con il Fondo Andrea Camilleri,
ripercorre la vita avventurosa dello scrittore, la sua arte narrativa, gli
incontri straordinari con alcuni dei protagonisti del Novecento. In
coincidenza con il centenario della nascita di Andrea Camilleri, si compie il
decennale della fondazione della collana di volumi Quaderni camilleriani.
Destinata alla pubblicazione on line, la collana è nata nel 2016,
diretta da Giuseppe Marci e Maria Elena Ruggerini (Università di Cagliari) e da
un ristretto nucleo redazionale formato da studiosi di diverse discipline. Per
l’occasione del centenario è prevista la realizzazione di un volume (dal titolo
provvisorio: Alle radici del pensiero e della narrativa di Andrea Camilleri)
che, attraverso i diversi saggi previsti, costituisca una messa a fuoco delle
principali tematiche caratterizzanti l’opera dell’Autore.
LA RAI PER IL
CENTENARIO DI ANDREA CAMILLERI Rai
Documentari per Camilleri. Rai Documentari, diretta da Fabrizio Zappi, ha in
programma la realizzazione di un documentario su Andrea Camilleri di Francesco
Zippel (autore del recente Gian Maria Volonté. L’uomo dai mille volti
presentato con grande successo alla Mostra del cinema di Venezia 2024). Su Rai Teche
e Rai Cultura sono presenti alcune delle numerose interviste video rilasciate
nel corso degli anni dallo scrittore siciliano che in Rai (televisione e radio)
lavorò molto a lungo in veste di programmista, autore, regista. Su Rai Due è
stato trasmesso domenica 5 gennaio 2025 il TG Dossier, a cura di Francesco
Vitale, firmato da Adriana Pannitteri intitolato Camilleri sono.… Il
programma – che può essere richiesto per altri eventi dedicati al Centenario – è
disponibile anche su
https://www.raiplay.it/video/2025/01/TG2-Dossier---Camilleri-sono---Puntata-del-05012025-f1debda0-6964-463c-b8e3-1696f9093f5b.html Su Rai Uno è
stato trasmesso lunedì 17 febbraio alle 21.30 La Sicilia di Montalbano,
lo speciale di Rai Cultura Ulisse, il piacere della scoperta. Alberto
Angela, in occasione del centenario dalla nascita di Andrea Camilleri, ha
dedicato la puntata alla scoperta dei luoghi in cui sono state ambientate le
avventure del commissario – fra gli altri Scicli, Ragusa, Modica, la Scala dei
Turchi, la Fornace Penna di Sampieri, Marzamemi, Donnafugata, la Valle dei
Templi di Agrigento e Tindari - in compagnia dei protagonisti delle serie
televisive quali Luca Zingaretti, Angelo Russo, Peppino Mazzotta e
Cesare Bocci.
ATTIVITÀ PREVISTE
PER IL 2026 Le attività
per il 2026, che verranno annunciate ufficialmente in una seconda conferenza
stampa entro la fine dell'anno, prevedono il proseguimento di alcune iniziative
avviate nel 2025, la pubblicazione degli atti dei convegni, l'assegnazione di
borse di studio per progetti di ricerca e il completamento della piattaforma
digitale, che consentirà l’accesso alle collezioni multimediali realizzate
nell’ambito della digitalizzazione dell’archivio.
Ufficio stampa
PUNTOeVIRGOLA Social Media Manager Olivia
Alighiero +39.335.6303795 INTER NOS Flavia
Schiavi +39.335.6793144 +39339483152
info@studiopuntoevirgola.com
m.diletti@internosweb.it
IL COMITATO
NAZIONALE PER LE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI ANDREA CAMILLERI Felice
Laudadio, presidente (designato) Roberto
Minutillo, tesoriere (designato) Componenti
Simonetta Agnello Hornby, Enrico Alleva, Roberto Andò, Andreina Camilleri, Elisa
Camilleri, Mariolina Camilleri, Vincenzo Campo, Giovanni Caprara, Gian Carlo
Caselli, Marina Castiglione, Luigi Ciotti, Renata Colorni, Emma Dante ,
Giancarlo De Cataldo, Maurizio De Giovanni, Carlo Degli Esposti, Giovanni De
Luna, Simona Demontis, Simone Di Benedetto, Giuseppe Dipasquale, Antonio
D’Orrico, Roberto Fabbriciani, Giuseppe Fabiano, Chiara Faggiolani, Idalberto
Fei, Paolo Flores d’Arcais, Antonio Franchini, Marzio Gabbanini, Giovanna
Giubbini, Domenico Iannacone, Filippo Lupo, Giuseppe Marci, Luigi Matt,
Maria Grazia Mazzitelli, Melania Mazzucco, Tomaso Montanari, Salvatore Silvano
Nigro, Mauro Novelli, Raffaele Antonio Pittella, Carlo Romeo, Maria Elena
Ruggerini, Stefano Salis, Gaetano Savatteri, Gilberto Scaramuzzo, Antonio
Sellerio, Patrizia Severi, Marino Sinibaldi, Giovanni Solimine, Mariella
Troccoli, Monica Venturini, Luca Zingaretti.
Enti partner Accademia
nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico” Auditorium
Parco della Musica Ennio Morricone Centro
sperimentale di cinematografia Cinecittà Comune di
Porto Empedocle (AG) Comune di
Santa Fiora (GR) Fondazione
Arnoldo e Alberto Mondadori Fondazione
Teatro di Roma Istituto
dell'Enciclopedia Italiana Treccani Ministero
degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Roma Capitale
Fondo Andrea
Camilleri, 3.3.2025 Centenario Andrea Camilleri (1925-2025) | Annunciati gli eventi in
programma!
Il 6 settembre 2025
ricorrono i 100 anni dalla nascita di Andrea Camilleri, scrittore, autore
teatrale, televisivo e padre del Commissario Montalbano. È stato oggi
ufficialmente presentato il Comitato Nazionale per il Centenario di Andrea
Camilleri, che guiderà un ricco programma di eventi dedicati allo scrittore nel
centenario della sua nascita. Da marzo a
dicembre 2026, teatro, cinema, convegni, mostre e incontri animeranno tutta
l’Italia e anche l’estero per celebrare il genio creativo di Camilleri. • Spettacoli
teatrali a Bari, Messina, Ancona e Agrigento • Omaggi
cinematografici a Roma e Málaga • Convegni e
seminari a Milano, Roma e oltre • Musica e
letture nei festival estivi In arrivo ad
agosto anche una nuova biografia dell’autore!
Eventi in programma
per il 2025:
15-16 marzo – Bari:
Un sabato, con gli amici (Teatro Piccinni) 23 aprile –
Milano: Camilleri 100, convegno su editoria e narrativa 15-24 maggio
– Málaga: Omaggio al cinema di Camilleri al 8ª Edizione Festival del Cinema
Italiano di Málaga 16-18 maggio
– Messina: Il colore del sole (Teatro Vittorio Emanuele) 19 maggio –
Roma: Il giovane Camilleri (Teatro Argentina) 26-27 maggio
– Roma: Seminario sull’archivio Camilleri (Università Roma Tre) 6-8 giugno -
Ragusa Ibla: Le cucine di Camilleri 14 giugno, -
Anagni: Barchette di Carta. La Festa del Libro Itinerante 24-25-26
luglio – San Miniato: Luca Zingaretti legge Autodifesa di Caino di Andrea
Camilleri (Piazza Duomo) Luglio 2025 -
Gela: Premio Nazionale Letterario Andrea Camilleri (Istituto di Storia dello
Spettacolo Siciliano) Luglio 2025 -
Porto Empedocle: X Fiera delle Associazioni, un libro alla volta 1° agosto –
Castelbuono: Jazz Festival. La Sicilia di Andrea Camilleri (Chiostro San
Francesco) 1-3 agosto -
Santa Fiora: Rassegna Notizie dall’Amiata Agosto –
Uscita della nuova biografia di Camilleri scritta da Luca Crovi (Salani) Settembre -
Roma: Premiazione vincitori del Premio Andrea Camilleri Nuovi Narratori 5-6 settembre
- Taormina: Camilleri allo specchio (Teatro Greco e altre sedi) 6 settembre –
Roma: Conversazione su Tiresia (Casa del Cinema) 6 settembre -
Cagliari: A cent’anni. Letture e proiezioni per l’anniversario di Andrea
Camilleri (Università degli Studi) 14 settembre
– Roma: Andrea Camilleri. Le parole, i volti, le voci (Auditorium Parco della
Musica) 8-9 ottobre –
Roma: Convegno Andrea Camilleri narratore (Istituto Treccani) 22 ottobre –
Ancona: Il birraio di Preston (Teatro delle Muse) 23-26 ottobre
– Agrigento: Convegno di Onomastica & Letteratura (Teatro Pirandello) 9 dicembre -
Cagliari: Seminario di studio “Giovani studiosi si confrontano con Andrea
Camilleri” (Università degli Studi, Aula Magna del Rettorato)
Da marzo a dicembre - pubblicazione dei nuovi numeri dei Quaderni
camilleriani Da luglio a
dicembre - Premio di scrittura e di produzione Andrea Camilleri 2025 della
Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico Da settembre
a dicembre – Roma: Leggere Camilleri, ciclo di incontri letterari Da ottobre a
maggio 2026 – Roma, Udine, Perugia, Frascati, Servigliano: Andrea Camilleri e il
metodo mimico di Orazio Costa, ciclo di incontri. Un anno
intero per riscoprire Andrea Camilleri, la sua arte e il suo straordinario
lascito culturale. Seguiteci per tutti gli aggiornamenti e per scoprire i nuovi
eventi in calendario!
#Camilleri100 #centenariocamilleri
#andreacamilleri #comitatocentenariocamilleri #camilleri Fondazione
Arnoldo e Alberto Mondadori Teatro
Vittorio Emanuele Teatro
Argentina - Teatro di Roma Dipartimento
di Studi Umanistici - RomaTre Barchette di
Carta Dramma
Popolare Oltre Vigata Castelbuono
Jazz Festival Adriano
Salani Editore Sellerio Fondazione
Taormina Arte Sicilia Carlo Degli
Esposti Casa del
Cinema UniCa -
Università degli Studi di Cagliari Duilio Caocci Auditorium
Parco della Musica Ennio Morricone Treccani Teatro delle
Muse Teatro
Pirandello Agrigento Università
degli Studi di Palermo
Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico
Elisabetta Proietti
Mimesislab - Laboratorio di Pedagogia dell'Espressione
Andreina Camilleri è intervistata a margine della conferenza stampa di annuncio
del programma del Centenario Andrea Camilleri 1925-2025. L'amato scrittore viene
ricordato con una sua citazione: «Mi piacerebbe che ci rincontrassimo, tutti
quanti qui, in una sera come questa, tra cento anni».
Chiara Pelizzoni
Convegni di studi
come quello internazionale con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
dedicato ad Andrea Camilleri narratore.
Reading, manifestazioni, eventi in tutti i principali festival letterari
italiani e al Salone del Libro di Torino 2025, spettacoli teatrali come
Conversazione su Tiresia di Roberto Andò con il backstage inedito realizzato dal
regista in occasione delle prove.
Parte il programma di iniziative e grandi eventi che si svolgeranno in Italia e
all'estero nel 2025 e nel 2026, per il centenario della nascita di Andrea
Camilleri, il 6 settembre 1925, organizzate dall'Associazione Fondo Andrea
Camilleri, presieduta dalla figlia Andreina che l'ha creata con le sorelle
Elisabetta e Mariolina e la moglie del grande scrittore, Rosetta Dello Siesto,
con il Comitato nazionale per le celebrazioni, presieduto da Felice Laudadio,
presentate oggi a Roma. "Montalbano è la serie più importante dell'azienda. Un
titolo mai superato con una media di ascolto di 12 milioni di persone.
Sconcertante per la fiction e la serialità" ha detto Maria Pia Ammirati,
direttrice Fiction della Rai. Tra le iniziative editoriali la nuova collana
Sellerio dedicata a Camilleri con una selezione di dodici titoli tra i più amati
e meno conosciuti con le copertine, non più con il classico sfondo blu,
realizzate dal maestro Lorenzo Mattotti che ha disegnato anche il logo per il
centenario. "A breve faremo anche una collana di libri per ragazzi tra i 10-13
anni. Il primo è un'antologia di racconti di Montalbano" ha spiegato Antonio
Sellerio. Ad agosto uscirà per Salani anche la prima biografia di Andrea
Camilleri scritta da Luca Crovi.
Rai Documentari ha in programma un documentario su Camilleri di Francesco Zippel
e "la Rai sta preparando anche la messa in onda di tutte le repliche di
Montalbano" dice all'ANSA il produttore Carlo Degli Esposti della Palomar che ha
portato le pagine di Camilleri in tv. Degli Esposti lancia anche una proposta:
"Mi piacerebbe rifare, come è stato per i 90 anni di Andrea, quando organizzammo
da un giorno all'altro una festa a sorpresa, usando per la prima volta Via
Asiago a Roma come un palco, una cosa simile per il centenario, con Fiorello che
è stato un grande amico di Camilleri".
Nel sistemare l'archivio e la biblioteca di Camilleri, dove sarà disponibile a
breve anche l'intera sezione teatrale, confluite nel Fondo, le figlie dello
scrittore hanno fatto continue scoperte. Tra queste il ritrovamento del primo
pezzo teatrale scritto da Camilleri, 'Giudizio a mezzanotte' che "mio padre
ricordava di aver gettato dal finestrino del treno" racconta Andreina. In
settembre anche il conferimento dei Premi Andrea Camilleri Nuovi Narratori,
istituiti dal Fondo Andrea Camilleri e curato dalla scrittrice Arianna
Mortelliti, nipote dello scrittore.
Presentato
l’ambizioso programma di eventi in vista del centenario della nascita di Andrea
Camilleri (6 settembre 1925). L’Associazione Fondo Andrea Camilleri ETS –
presieduta da Andreina Camilleri, insieme alle sorelle Elisabetta e Mariolina e
dalla moglie del grande scrittore, Rosetta Dello Siesto, ha predisposto, in
collaborazione con il Ministero della Cultura e con il sostegno di Rai e
della SIAE, una serie di attività che avranno luogo tra il 2025 e il 2026 in
Italia e all’estero. Camilleri è venuto a mancare il 17 luglio 2019. Il progetto,
sviluppato in sinergia con il Comitato Nazionale istituito dal Ministero della
Cultura, vede la partecipazione di istituzioni di rilievo quali l’Accademia
Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, l’Auditorium Parco della Musica
Ennio Morricone, Cinecittà, i Comuni di Porto Empedocle e Santa Fiora, la
Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, la Fondazione Teatro di Roma e altri
partner di primo piano. L’iniziativa si caratterizza per la sua
multidisciplinarietà, abbracciando convegni, seminari, manifestazioni teatrali,
proiezioni cinematografiche e iniziative editoriali. Durante
l’incontro di presentazione, nel corso del quale è stato illustrato anche il
logo ufficiale del centenario di Camilleri, la direttrice di RAI Fiction, Maria
Pia Ammirati, ha dichiarato: “Montalbano ha cambiato il destino della serialità,
cambiando il linguaggio e la drammaturgia”. “Quella di Camilleri con la Rai è
una lunga storia d’amore. Montalbano è la serie più importante nella
storia Rai, anche in termini di numeri. Imbattuto, se non da Sanremo, con una
media di 12 milioni di spettatori”. Andrea De
Pasquale, della Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali, ha
illustrato il percorso istituzionale che ha portato all’istituzione del Comitato
Nazionale Andrea Camilleri: per “sottolineare l’importanza straordinaria della
sua figura e l’alto valore scientifico di tutte le iniziative culturali che sono
state proposte per essere realizzate in occasione degli anni quest’anno e l’anno
prossimo”. Anche Roma
sarà al centro della celebrazione dei 100 anni dalla nascita dello
scrittore. Massimiliano Smeriglio, Assessore alla Cultura del Comune di Roma
Capitale, ha dichiarato: “Ci stiamo immaginando una giornata dedicata a
Camilleri, il 13 luglio nell’ambito del Festival Internazionale delle
Letterature, in un posto straordinario che è il Palatino. Con la presenza anche
di artisti, autori, attori che possono accompagnarci in questa serata speciale”. “Se la
famiglia è d’accordo, in un anno particolare tra il Giubileo e i cantieri del
Pnrr di Caput Mundi, stiamo rifacendo gran parte delle strutture delle
biblioteche, in particolare dieci poli civici, anche questi pubblici e gratuiti
disseminati nella parte più distante dal centro. Ci piacerebbe dedicare uno di
questi poli insieme ad Andrea Camilleri” Il produttore
e fondatore di Palomar Carlo Degli Esposti ha sottolineato il profondo legame
personale e professionale con l’autore: “Io devo tutto ad Andrea, ma prima di
Andrea devo tutto a Elvira Sellerio, che me lo ha fatto conoscere. Mi manca la
sua profondità e la capacità di essere maestro. Ricordo con grande gioia il
flashmob organizzato qualche anno fa sotto casa sua, per il suo novantesimo
compleanno. Mi ricordo che scese e salutò tutti i fan. Mi piacerebbe ripetere un
evento del genere e farlo con Fiorello per festeggiare i 100 anni di Camilleri”.. Sellerio
Editore lancerà una nuova collana celebrativa composta da dodici titoli,
arricchiti dalle illustrazioni di Lorenzo Mattotti, e introdotti da dodici
intellettuali e scrittori, tra cui Chiara Valerio, Alessandro Barbero, Luciano
Canfora, Antonio Franchini, Viola Ardone, Zerocalcare, Alberto Manguel,
Pietrangelo Buttafuoco, Giulia Caminito. “Come casa editrice lavoreremo affinché
in questo centenario sia centrale il rapporto di Andrea Camilleri con i suoi
lettori, che era un rapporto specialissimo”, ha dichiarato Antonio Sellerio.
“Faremo in modo che in tutti i festival, in tutte le manifestazioni, editoriali
e letterarie nel corso dell’anno, ci sarà sempre un momento di ricordo a Andrea
Camilleri”.
Tra le iniziative in programma: A Milano, il 23 aprile, si terrà
l’incontro “Andrea Camilleri, da bestseller a long seller”, che analizzerà il
successo editoriale dell’autore, la circolazione delle sue opere e il
coinvolgimento del pubblico. Il seminario “Dall’archivio allo scrittore: tra le
carte di Andrea Camilleri”, organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici
dell’Università Roma Tre, approfondirà il ruolo fondamentale della
documentazione conservata nel Fondo, offrendo spunti per una riflessione critica
sull’operato di Camilleri come intellettuale e narratore.
Sul fronte degli spettacoli, il calendario include l’anteprima al Teatro
Piccinni di Bari, la rappresentazione de “Il colore del sole” al Teatro Vittorio
Emanuele di Messina e una lettura delle lettere inviate dal giovane Camilleri
al Teatro Argentina di Roma. Il progetto prevede inoltre una forte valenza
internazionale, con attività promosse dagli Istituti italiani di Cultura e dalle
Ambasciate in numerose città del mondo.
Alessandro Cavaggioni
Roma – “Se
potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie
e alla fine del mio cunto passare tra il pubblico con la coppola in mano”: la
frase, che risale al 2018, è di Andrea Camilleri ed è scritta in testa al
comunicato stampa preparato per la presentazione delle (tante) iniziative messe
in piedi per il centenario della sua nascita che si è svolta questa
mattina nella sede di Radio Rai in via Asiago. Camilleri,
che è scomparso il 17 luglio 2019, era nato a Porto Empedocle il 6 settembre
1925. Artefice dell’operazione è l’Associazione Fondo Andrea Camilleri ETS con
il Comitato Nazionale istituito dal Ministero della Cultura e con la
collaborazione della Rai, del Ministero della Cultura, della Siae,
dell’Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana e dell’Assessorato
del turismo e dello spettacolo della Regione Siciliana. Le attività previste –
convegni, seminari, spettacoli, manifestazioni e incontri – si svolgeranno nel
2025 e nel 2026 in diverse città italiane ed estere. Le prime attività
partiranno il 15-16 marzo con l’anteprima al Teatro Piccinni di Bari dello
spettacolo “Un sabato, con gli amici”, tratto dall’omonimo romanzo, con
la regia di Marco Grossi. Il 16 maggio, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina,
andrà in scena “Il colore del sole”, opera liberamente tratto
dall’omonimo romanzo e accompagnata da un’intervista di Ugo Gregoretti a
Camilleri. Tre giorni
dopo al Teatro Argentina numerosi attori e registi formatisi alla scuola di
recitazione e regia di Andrea Camilleri presso l’Accademia Nazionale d’Arte
Drammatica Silvio d’Amico (tra i tanti, Donatella Finocchiaro, Lorenza Indovina,
Marco Presta e Sergio Rubini) leggeranno le lettere inviate alla famiglia dal
giovane Camilleri tra il 1949 e il 1960 (appena pubblicate da Sellerio con il
titolo “Vi scriverò ancora“). Il 6, 7 e 8 giugno a Ragusa Ibla, per
iniziativa della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, in collaborazione con
il Teatro Quirino di Roma, sono previste tre giornate di cultura e tradizioni
culinarie, ispirate all’universo di Andrea Camilleri. Un evento
particolarmente significativo si svolgerà, poi, dal 24 al 26 luglio a San
Miniato. In occasione della Festa del Teatro 2025, la Fondazione Istituto Dramma
Popolare di San Miniato presenterà in prima assoluta, nella Piazza Duomo della
città, “Autodifesa di Caino”, opera di Andrea Camilleri mai prima
rappresentata, letta da Luca Zingaretti. Sempre a luglio, a Porto Empedocle sono
previsti una serie di eventi e iniziative tra cui laboratori per studenti di
scuola primaria e secondaria, incontri, presentazioni di libri, spettacoli
teatrali. Dal 31 agosto
al 6 settembre la Fondazione Taormina Arte ospiterà una serie di attività
promosse dalla Regione Siciliana per ricordare Camilleri nel corso di due eventi
serali che verranno realizzati nel Teatro Greco di Taormina. Negli stessi
giorni, inoltre, verrà presentata nelle sale di Taormina una vasta retrospettiva
delle serie televisive tratte dalle sue opere letterarie, “Il commissario
Montalbano” e “Il giovane Montalbano”.
A proposito delle serie tv, la direttrice Maria Pia Ammirati ha anticipato che
Rai Fiction sta lavorando ad alcune iniziative in collaborazione con Carlo Degli
Esposti, produttore di Montalbano con la sua Palomar. Proprio la Palomar il 6
settembre presenterà alla Casa del Cinema di Roma lo spettacolo “Conversazione
su Tiresia” di Camilleri che lui stesso interpretò in prima persona l’11 giugno
2018 al Teatro Greco di Siracusa con la direzione di Roberto Andò. Sempre a
Roma, ma all’Auditorium Parco della Musica, il 14 settembre si terrà un ciclo di
letture delle opere di Camilleri a cura di alcuni suoi ex allievi
dell’Accademia. Il 22 ottobre, al Teatro delle Muse di Ancona, andrà in scena “Il
birraio di Preston”, tratto dall’omonimo romanzo con la riduzione teatrale
dello stesso scrittore e di Giuseppe Dipasquale.
Tra i convegni c’è da segnalare la tavola rotonda che si svolgerà dal 23 al 26
ottobre al Teatro Pirandello di Agrigento “Tra Camilleri e Pirandello:
raccontare la Sicilia”, organizzata dal Dipartimento di Scienze Umanistiche
dell’Università degli studi di Palermo. Importanti anche le iniziative
internazionali, in collaborazione con il Ministero per gli Affari Esteri e la
Cooperazione Internazionale: sono stati coinvolti gli Istituti italiani di
Cultura e le Ambasciate che presso le loro sedi realizzeranno incontri dedicati
ad Andrea Camilleri. Hanno aderito gli Istituti di Cultura di Addis Abeba,
Algeri, Amburgo, Atene, Berlino, Bruxelles, Colonia, Cracovia, Friburgo, Lione,
Madrid, Miami, New York, Pechino, Praga, Rio de Janeiro, Singapore, Oslo, Sofia
e Varsavia. Numerose, naturalmente, anche le iniziative previste dalla casa
editrice Sellerio: “Lavorare con Andrea Camilleri è stato un privilegio –
dice Antonio Sellerio – Gli chiedevo consigli non solo sui suoi libri e lui
me li ha dati senza mai mettersi in cattedra. Le lezioni che mi ha dato sono
state tantissime, anche quella del coraggio che ha dimostrato nel suo lavoro di
scrittore che non ha mai strizzato l’occhio ai lettori. Anzi, con la sua lingua,
che non era il dialetto siciliano ma una lingua inventata da lui, ai lettori
chiedeva uno sforzo sempre maggiore”. Inoltre, “era di una puntualità
incredibile. Conosco scrittori che si fanno un vanto di non rispettare le
consegne. Lui le anticipava perfino e non è mai arrivato tardi a un
appuntamento”.
Per onorare e rinsaldare il meraviglioso rapporto che il grande scrittore aveva
con i lettori italiani Sellerio propone, in una nuova collana dedicata, una
selezione di dodici libri. I primi due, “La forma dell’acqua” e “La
rivoluzione della luna”, sono appena usciti in libreria con l’introduzione,
rispettivamente, di Antonio Manzini e Chiara Valerio; seguiranno gli altri con
le introduzioni, tra gli altri, di Alessandro Barbero, Luciano Canfora e
Zerocalcare, Sellerio, inoltre, in accordo e in collaborazione con le principali
fiere e i maggiori festival letterari italiani, proporrà un ricco calendario di
eventi e incontri per omaggiare la memoria di Andrea Camillleri coinvolgendo
scrittrici e scrittori, attrici e attori e protagonisti del mondo culturale.
L’importante anniversario non può, infine, non coinvolgere la Rai. In
particolare, Rai Documentari proporrà un documentario su Camilleri di Francesco
Zippel; su Rai Teche e Rai Cultura sono presenti alcune delle numerose
interviste video rilasciate nel corso degli anni dallo scrittore siciliano che
in Rai lavorò molto a lungo in veste di programmista, autore, regista; e, come
dicevamo, è previsto un omaggio di Rai Fiction e Palomar.
Roma. A Roma è stato presentato il Comitato nazionale istituito dal Ministero
della Cultura per le celebrazioni del centenario della nascita di Andrea
Camilleri e del programma, in Italia e all'estero, delle iniziative previste nel
corso dell’anno.
Una di queste sarà a San Miniato (Pisa), a luglio, in occasione della Festa del
Teatro del Dramma Popolare che rappresenta la più prestigiosa esperienza
teatrale italiana nella drammaturgia dello spirito. Quest’anno lo spettacolo
principale della Festa del Teatro vedrà l’attore Luca Zingaretti – peraltro,
famoso commissario Montalbano – leggere «Autodifesa di Caino» di Andrea
Camilleri (24, 25 e 26 luglio). Un lavoro a cura della Fondazione Istituto
Dramma Popolare San Miniato in collaborazione con Zocotoco Produzioni. La
collaborazione di Camilleri, infatti, con il Dramma Popolare è stata già
evidenziata dagli studiosi che ne hanno rintracciato la partecipazione in
qualità di aiuto regia di Orazio Costa in memorabili messe in scena degli anni
Cinquanta a San Miniato. Da qui la scelta di un testo importante e carico di
significati. Il 15 luglio 2019, alle Terme di Caracalla, Andrea Camilleri
avrebbe dovuto interpretare il suo monologo «Autodifesa di Caino». Un ritorno
sul palcoscenico, atteso dal pubblico e fortemente voluto dallo scrittore.
Camilleri si spense il 17 luglio, ma ci ha lasciato il suo scritto su Caino che
aveva completato e per il quale aveva immaginato tutto: la scena e gli
intermezzi musicali, i filmati da proiettare sullo schermo, i testi da
interpretare di persona e quelli da far recitare.
L’autodifesa di Caino è un testo potente, profondo e risponde alle incessanti
domande sul bene e il male: un testo che si inserisce perfettamente nel solco
della «scena sacra» di San Miniato. «L’1 giugno del 2018 Andrea Camilleri in
prima mondiale recitò al teatro greco di Siracusa il suo testo “Conversazioni su
Tiresia” – scrive Luca Zingaretti –. Fu una serata magnifica. Alla fine della
quale Andrea interruppe gli applausi, che sembravano non avere mai fine, e nel
silenzio che ne segui pronunciò le seguenti parole: “Scusate, vorrei dirvi
ancora una cosa. Mi piacerebbe che ci rincontrassimo. Tutti quanti, qui. In una
serata come questa. Tra 100 anni! Me lo auguro, ve lo auguro, veramente. Ciao“
Lui non c’è più e questa è una mancanza dolorosa e inconsolabile. Ma sono felice
di essere, ancora una volta, strumento del suo talento. Considero questa messa
in scena di “Caino”, e spero che vorrete considerarlo anche voi con me, una
affettuosa anticipazione dell’appuntamento che ci aveva dato». La
presentazione del cartellone di iniziative è stata fatta alla sede Rai di via
Asiago. La Fondazione Istituto del Dramma Popolare di San Miniato era
rappresentata dal suo presidente Marzio Gabbanini: «Abbiamo inseguito con
determinazione l’opportunità di mettere in scena questo testo e
l’interpretazione di Zingaretti – dice -. Tutto è stato possibile grazie alla
collaborazione con il Fondo Andrea Camilleri. Crediamo, che per San Miniato e
per il nostro teatro dello spirito, questa messa in scena rappresenti una delle
operazioni più grandi ed importanti della lunga storia del Dramma».
Alla presentazione sono intervenuti Felice Laudadio che ha illustrato tutto il
cartellone di eventi, presidente del Comitato nazionale, l’editore Antonio
Sellerio, il produttore Carlo degli Esposti, i rappresentanti della Rai (media
partner del progetto delle celebrazioni) e del Ministero della Cultura.
«La Sicilia non poteva esimersi dal profondere il massimo impegno per celebrare,
in occasione del centenario della nascita, uno dei suoi intellettuali più
profondi, uno degli scrittori più amati e conosciuti del nostro Paese e non
solo. 'Camilleri 100' sarà una grande festa dell'arte e del pensiero che
culminerà con le iniziative per il centesimo anno del Maestro, proprio il 6
settembre, giorno del suo compleanno, in uno dei luoghi più suggestivi
dell'Isola». Lo dice l'assessore regionale al Turismo, sport e spettacolo,
Elvira Amata, commentando la manifestazione organizzata dalla Fondazione
Taormina Arte Sicilia e promossa dall'assessorato, che si svolgerà al Teatro
antico di Taormina dal 31 agosto al 6 settembre e presentata stamattina a Roma
insieme con le altre iniziative previste in tutta Italia e all'estero in memoria
dell'autore di Porto Empedocle. Per l'occasione, è stata creata una rete di
collaborazioni che include l'Associazione Fondo Andrea Camilleri, il Comitato
nazionale Camilleri 100, Palomar, Rai Fiction e Siae. Significativa la
partnership con il "Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della
nascita di Andrea Camilleri", costituito dal ministero della Cultura, che
parteciperà a numerose iniziative in programma. I dettagli del programma, a cura
di Gianna Fratta con il supporto del commissario della Fondazione, Sergio
Bonomo, saranno resi noti nelle prossime settimane.
Saranno i Cantieri
Culturali alla Zisa (via Paolo Gili, 4) a ospitare la sedicesima edizione di Una
marina di libri in programma da giovedì 5 a domenica 8 giugno, a Palermo.
Il tema di quest’anno è “Il giro di boa”, un chiaro richiamo all’omonimo romanzo
(pubblicato da Sellerio) di Andrea Camilleri, nato cento anni fa, lo scrittore
empedoclino che per scrittura, cultura, lucidità di pensiero, empatia e ironia
ha conquistato lettori e lettrici di tutto il mondo.
Alla guida della rassegna per il quinto anno consecutivo il giornalista e
scrittore Gaetano Savatteri, che spiega: “Il giro di boa perché si cambia mare,
tornando alla tradizione itinerante e vagabonda di “Una marina di libri” che, in
passato, è stata in alcune piazze del centro storico, poi all’Orto Botanico,
quindi a Villa Filippina. Ora il giro di boa ai Cantieri Culturali della Zisa.
Ma il titolo di questa edizione è anche un omaggio ad Andrea Camilleri, per il
centenario della sua nascita, ricordando che è stato uno degli autori che, alla
GAM (Galleria d’Arte Moderna), ha tenuto a battesimo le primissime edizioni
della manifestazione di Palermo. Un giro di boa per nuovi mari e una nuova
marina di libri”.
[…]
Serradifalco. Il
Comune di Serradifalco avrà una via dedicata allo scrittore agrigentino Andrea
Camilleri. Lo ha stabilito la Giunta comunale guidata dal sindaco Leonardo
Burgio. Tale decisione è stata assunta in quanto, di recente, a seguito dei
lavori di realizzazione delle opere di urbanizzazione di un piano di
lottizzazione di iniziativa privata lungo la via Martiri del Lavoro, si è venuta
a creare una nuova area di circolazione priva di toponomastica.
Si tratta di una traversa della via Martiri del Lavoro che va denominata.
L’amministrazione comunale pertanto, s’è attivata decidendo di intitolarla allo
scrittore Andrea Cammilleri. Lo scrittore agrigentino, in diverse pagine dei
suoi romanzi, ha citato il Comune di Serradifalco, descrivendone luoghi ed
ambienti frequentati in età giovanile nel corso della seconda guerra mondiale
quando, assieme alla sua famiglia, fu ospite nell’estate del 1943 del dott.
Gaetano Piazza nella sua villa appena fuori il centro abitato serradifalchese.
Nel luglio del 2003, a distanza di 80 anni, sotto la sindacatura di Bernardo
Alaimo, gli fu conferita la cittadinanza emerita. E ora anche una via che, per
sempre, andrà ulteriormente a cementare il legame tra Camilleri e Serradifalco.
C’è da dire che la legge 1188 del 1927 prevede che “nessuna strada o piazza
pubblica può essere denominata a persone che non siano decedute da meno di 10
anni”.
Tuttavia, è stato fatto rilevare che <È possibile derogare al predetto limite
temporale “in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano
benemeritato della Nazione” come, per altro, precisato dal Ministero
dell’Interno con Circolare n. 82/2023>. Il decesso di Andrea Cammilleri è
avvenuto da meno di 10 anni, nel luglio del 2019. La Giunta, tuttavia, ha deciso
di inoltrare alla Prefettura di Caltanissetta istanza di autorizzazione alla
predetta denominazione anche in deroga tenuto conto dello spessore culturale
delle opere letterarie di Andrea Camilleri che tanto lustro hanno dato alla
Sicilia ed alla Nazione.
C’è subbuglio alla «Splendor», la società che ha in appalto la nettezza urbana
della cittadina siciliana di Vigàta: due operatori ecologici - Peppe Schèmmari e
Caluzzo Brucculeri - sono stati arrestati per rapina a mano armata e quindi
vanno sostituiti. A Pino Catalano e Saro Montaperto, giovani geometri assunti
però in qualità di operatori ecologici in seguito al generoso intervento
dell’onorevole Cusumano, la poco ambita incombenza. Il settore che devono
coprire è quella detto della Mànnara, “un largo tratto di macchia mediterranea
alla periferia del paese che si spinge quasi fin sulla pilaia, con alle spalle i
resti di un grande stabilimento chimico, inaugurato dall’onnipresente onorevole
Cusumano”. Non è un lavoro facile, perché quella zona è una sorta di
supermercato all’aperto di droghe più o meno leggere e sesso. Tra i cespugli e
l’arenile della Mànnara, nottetempo, pullulano ragazze dell’est Europa, “femmine
del terzo mondo, travestiti, transessuali, femminelli napoletani e viados
brasiliani: ce ne sono per tutti i gusti, uno scialo, una festa”. Quindi la zona
fatalmente è piena di immondizia e preservativi usati, un incubo per i poco
zelanti operatori ecologici di Vigàta. Giunti sul posto, Pino e Saro notano una
automobile stranamente presente nonostante sia mattina presto: dentro “la sagoma
confusa di un uomo, immobile allato al posto di guida, la testa appoggiata
all’indietro”. L’uomo è morto. L’uomo è l’ingegnere Luparello. Poco dopo, il
telefono squilla a casa del Commissario Salvo Montalbano, che sta ancora
dormendo e sta sognando di fare l’amore con Livia, con una certa violenza
peraltro. Montalbano si sveglia e di malumore risponde. «Commissario, abbiamo un
cliente». Riconosce la voce del brigadiere Fazio; l’altro pari grado, Tortorella,
è ancora ricoverato all’ospedale per una brutta pallottola alla pancia
sparatagli “da uno che voleva passare per mafioso ed era invece un miserabile
cornuto da mezza lira”. Nel gergo dei poliziotti, cliente significa un morto di
cui devono occuparsi. Montalbano respira a fondo, si alza e si ficca sotto la
doccia. Prima di uscire di casa - abita da solo in una villetta proprio sulla
spiaggia dalla parte opposta alla Mànnara - gli viene la voglia di telefonare a
Livia a Genova. Lei risponde subito, assonnata. «Scusami, ma avevo voglia di
sentirti». «Stavo sognandoti», fa lei. «Eri con me». Montalbano sta per dirle
che anche lui l’ha sognata, ma lo trattiene un assurdo pudore. «E che
facevamo?». «Quello che non facciamo da troppo tempo» risponde lei...
La forma dell’acqua nel
1994 segna la prima apparizione del commissario Salvo Montalbano, figura cardine
nella narrativa di Andrea Camilleri, pietra miliare nel panorama del giallo
italiano contemporaneo e personaggio letterario ormai parte dell’immaginario
collettivo anche grazie alla fortunatissima serie televisiva in cui è
interpretato da Luca Zingaretti. Questo romanzo inaugura un ciclo narrativo che
nei successivi anni ha trasceso il mero racconto poliziesco per divenire
affresco sociale e antropologico della Sicilia di fine millennio. La peculiarità
più evidente dell’opera è l’impiego di un linguaggio ibrido, un italiano
regionale fortemente influenzato dal dialetto siciliano. Questa scelta non è
mero vezzo stilistico ma sostanza narrativa, poiché consente all’autore di
radicare profondamente la narrazione nel tessuto culturale isolano. Come osserva
il critico Salvatore Silvano Nigro: “Il siciliano di Camilleri non è una
trascrizione mimetica del dialetto, ma una reinvenzione letteraria che risponde
a esigenze espressive precise. È un codice che trasporta il lettore in una
dimensione linguistica altra, dove la parlata diventa chiave d’accesso al mondo
rappresentato”. La struttura del romanzo segue l’impianto classico del
poliziesco, ma con significative deviazioni dal canone. La scoperta del cadavere
dell’ingegnere Luparello in una zona molto degradata innesca l’indagine, ma
l’interesse dell’autore non è tanto nella risoluzione del caso quanto nella
disamina delle dinamiche sociali e dei rapporti di potere che la morte dell’uomo
- una delle personalità più in vista dell’immaginaria cittadina di Vigàta
(fortemente ispirata a Porto Empedocle) porta alla luce. Maria Corti sottolinea:
“Nel Montalbano di Camilleri c’è un’investigazione che va oltre il crimine,
indaga la natura umana e la società siciliana con uno sguardo che unisce
acutezza analitica e compassione. La forma dell’acqua stabilisce le
coordinate di un universo narrativo dove l’indagine poliziesca è pretesto per
un’esplorazione antropologica”. Il titolo stesso costituisce una chiave di
lettura fondamentale. L’acqua, elemento privo di forma propria che assume quella
del recipiente che la contiene, diviene metafora della verità, malleabile e
sfuggente. Lo fa dire lo stesso Camilleri a Montalbano nel romanzo: “La verità è
come l’acqua, prende la forma del recipiente che la contiene”. Anche il
commissario Montalbano emerge come figura complessa, lontana dagli stereotipi
del detective e soprattutto per nulla manichea. La sua caratterizzazione è
sfaccettata: gourmet appassionato, lettore vorace, uomo di principi ma capace di
compromessi quando necessario. La sua moralità non è rigida ma contestuale, come
l’acqua del titolo. La sua relazione con il potere è ambivalente: lo contrasta
ma ne comprende i meccanismi, talvolta piegandoli ai propri fini. Stefano Tani
ha rilevato: “Montalbano incarna una peculiare forma di eroismo civile
mediterraneo, dove l’integrità morale deve fare i conti con la complessità del
reale. Non è un cavaliere senza macchia, ma un uomo che cerca di mantenere un
equilibrio in un mondo dominato da interessi contrapposti”. In questo primo
romanzo della serie Camilleri dipinge un affresco sociale ricco e sfumato, dove
la mafia è presenza costante ma non esplicita, dove politica e criminalità si
intersecano in un groviglio di interessi. La descrizione dei luoghi va oltre il
colore locale per divenire topografia morale, mappa delle relazioni di potere.
Giuseppe Bonura ha saggiamente scritto: “La Sicilia di Camilleri non è quella
dei cliché turistici né quella monolitica della letteratura antimafiosa. È una
terra di contraddizioni, dove arcaismo e modernità convivono, dove il senso
dell’onore si intreccia con la corruzione, dove la bellezza del paesaggio fa da
sfondo a una quotidianità spesso brutale”.
Adamo Infelisi
ROMA – “Quanti
ragazzi siete? Tanti. Credetemi, il bene che mi volete è ricambiato” urla Andrea
Camilleri alla folla che si è radunata sotto la sua casa a Via Asiago, a
Roma. Compiva 90 anni, e il produttore del Commissario Montalbano Carlo
Degli Esposti aveva organizzato la sorpresa per lo scrittore siciliano. Questo
2025 sarà un anno nel segno di Camilleri: parte il programma di iniziative e
eventi che si svolgeranno in Italia e all'estero anche nel 2026, per il
centenario della sua nascita, il 6 settembre 1925. Sono organizzati
dall'Associazione Fondo Andrea Camilleri, presieduta dalla figlia Andreina che
l'ha creata con le sorelle Elisabetta e Mariolina e la moglie
dell’autore, Rosetta Dello Siesto, con il Comitato nazionale per le
celebrazioni, con il Comitato Nazionale per le celebrazioni, istituito dal
ministero della Cultura e presieduto da Felice Laudadio. Un calendario fitto di
iniziative presentate a Roma, con Degli Esposti che rilancia: “Mi piacerebbe
rifare un evento, come è stato per i 90 anni di Andrea, quando organizzammo una
festa a sorpresa, usando per la prima volta Via Asiago come un palco. Sogno di
fare una cosa simile per il centenario, con Fiorello che è stato un grande amico
di Camilleri: gli faccio un appello". Nel sistemare l'archivio e la biblioteca
di Camilleri (scomparso il 17 luglio 2019), dove sarà disponibile a breve anche
l'intera sezione teatrale, le figlie dello scrittore hanno fatto continue
scoperte. Tra queste il ritrovamento della prima pièce teatrale scritta dal
padre, Giudizio a mezzanotte “che” racconta Andreina “papà ricordava di
aver gettato dal finestrino del treno. Il progetto del Fondo, che comprende
archivio e biblioteca, è stato avviato da nostro padre. Nel garage di casa
c'erano circa 200 faldoni. E’ bello il rapporto con i giovani, uno studente
spagnolo, che aveva letto tutti i libri, è venuto nella sede ed era emozionato
di trovare le figlie di Camilleri e anche la nipote”. Si terrà il
convegno di studi “Camilleri narratore” con l'Istituto dell'Enciclopedia
Italiana Treccani. E poi reading, eventi nei principali festival letterari e al
Salone del Libro di Torino, spettacoli teatrali. I primi appuntamenti il 15 e il
16 marzo sono l'anteprima al Teatro Piccinni di Bari di Un sabato con gli
amici per la regia di Marco Grossi. Conversazione su Tiresia di Roberto
Andò messo in scena al Teatro Greco di Siracusa: le immagini inedite del
backstage con le prove saranno presentate l'11 giugno alla Casa del Cinema di
Roma. Mentre a San Miniato (Pisa), dal 24 al 26 luglio, andrà in scena in prima
assoluta Autodifesa di Caino, con Luca Zingaretti. In autunno
all’Auditorium Parco della Musica i suoi ex allievi famosi leggeranno i suoi
scritti.
Il Commissario Montalbano è
stato un successo incredibile: "E’ il prodotto più importante dell'azienda, un
titolo mai superato con una media di ascolto di 12 milioni di spettatori, ha
cambiato la serialità” spiega la direttrice di RaiFiction Maria Pia Ammirati.
Saranno riproposte le repliche A Taormina a settembre si terrà una retrospettiva
della serie e del Giovane Montalbano. L’intuizione di portare sullo
schermo i racconti fu di Elvira Sellerio. “Elvira” racconta Degli Esposti “mi
obbligò a leggere in un weekend i primi due romanzi, mi disse di andare a
trovare Camilleri e di fare subito un’offerta. Mi ero appena dimesso da
amministratore di Cinecittà, e non è che avessi tanti soldi. Chiesi un’opzione
di tre mesi. Sergio Silva, in un battibaleno, nonostante i pareri dei lettori
non fossero entusiasti, mi disse di andare da lui la mattina alle 8.30. Era una
Rai un filino più veloce, uscii alle 11 con un impegno a produrre. I film
partirono benissimo. Il primo Montalbano è andato in onda sedici volte”.
“Anche io devo tutto a mia madre”, racconta Antonio Sellerio “il primo romanzo, La
strage dimenticata è del 1984 e fino alla scomparsa di mamma, nel 2010, c’è
stata tra lei e Camilleri un’amicizia e una solidarietà che andava oltre il puro
rapporto professionale. Si facevano telefonate lunghissime, si raccontavano
vicende private familiari e, alla fine, in un minuto, risolvevano le questioni
sui libri che poi, usciti, avrebbero venduto centinaia di migliaia di copie.
Quando mia madre se ne andò nacque il mio debito con Camilleri. Mamma era una
persona dotata di un carisma fortissimo, e alla sua scomparsa si facevano
scommesse sul proseguimento dell’attività della casa editrice. Andrea Camilleri
fece una serie di dichiarazioni che rafforzò il suo legame con noi, mi mise una
sorta di mano in testa: ‘Qua ci sono io, questa cosa non si tocca’. Non gli sarò
mai abbastanza grato”.
Sellerio racconta quanto abbia imparato dallo scrittore: “Lavorare con lui è
stato un privilegio e una fortuna, aveva tante qualità, era velocissimo
nell’affrontare i problemi. Non è mai arrivato in ritardo, gli chiedevo consigli
su tutto, mai in condizione di professore, anche se io lo chiamavo così. Le
lezioni che ho ricevuto da lui sono tantissime, anche quella del coraggio.
Adottò questa lingua che era sua, il modo migliore per dire le cose che voleva
dire; in ogni libro che scriveva il lessico era sempre più intenso.
Sperimentava”. Tra le iniziative editoriali ci sarà la nuova collana Sellerio
con una selezione di dodici titoli tra i più amati e meno conosciuti con le
copertine, non più con il classico sfondo blu, realizzate dal maestro Lorenzo Mattotti che
ha disegnato il logo per il centenario. "A breve faremo anche una collana di
libri per ragazzi tra i 10 e i13 anni. Il primo è un'antologia di racconti di
Montalbano" spiega l’editore. Ad agosto uscirà per Salani anche la prima
biografia di Camilleri scritta da Luca Crovi.
Silvia Fumarola
Un anno prima che se ne andasse, nell’estate del 2018, il maestro Andrea
Camilleri regalò ai suoi lettori una definizione della vita tanto semplice
quanto efficace: «Il tempo – disse lo scrittore siciliano – è una giostra sempre
in funzione. Tu sali su un cavalluccio o un’automobilina, fai un bel po’ di
giri, poi con le buone o con le cattive ti fanno scendere». Lui, testardo come
un mulo, di giri di giostra se ne fece tantissimi, malgrado la salute non lo
accompagnasse più da tempo e avesse perso del tutto l’uso della vista. Continuò
a scrivere, grazie alla fedelissima Valentina capace di tradurre una lingua
ostica come il vigatese antico, consegnò al suo editore Sellerio l’ultima storia
del suo amatissimo commissario e chiese alle figlie di non disperdere l’enorme
patrimonio di carte che aveva accumulato in 94 anni di vita. Andreina, Mariolina
ed Elisabetta qualche tempo fa hanno messo in piedi un Fondo dedicato al padre
raccogliendo testi inediti e “pizzini”, studi sul cinema e il teatro, lettere ai
genitori di quel giovane studente dell’Accademia che sognava di conquistare la
capitale, copioni e sceneggiature per la Rai, quando la radio e la tv di Stato
dedicavano alla Cultura gran parte dei loro palinsesti. Nel centenario di Andrea
Camilleri, nato “per sbaglio” a Porto Empedocle il 6 settembre del 1925, il
Fondo Camilleri, la stessa Rai, il ministero della Cultura, la Siae e la Regione
siciliana hanno messo in piedi un fitto calendario di eventi presentato ieri a
Roma proprio dalle figlie dello scrittore: «L’obiettivo è quello di mantenere
viva la memoria di nostro padre – spiega Andreina Camilleri – e di condividere
il suo impegno civile che non è mai mancato in ogni suo scritto». Ed eccolo
dunque uno stralcio del programma infinito di appuntamenti che toccheranno tutta
l’Italia (e non solo) con un occhio di riguardo per la terra del maestro, la
Sicilia e ancor di più Vigàta, nell’anno in cui Agrigento è anche capitale
italiana della cultura. Si comincia tra qualche giorno a Bari, il 15 e 16 marzo,
con l’anteprima al Teatro Piccinni – del quale Camilleri è stato regista stabile
nei primi anni Sessanta – dello spettacolo Un sabato, con gli amici con
la regia di Marco Grossi. Il 16 maggio, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina,
andrà in scena Il colore del sole accompagnato da una video-intervista di
Ugo Gregoretti allo scrittore. Tre giorni dopo il reading al Teatro Argentina di
Roma durante il quale un nutrito gruppo di attori e registi che si sono formati
alla scuola di recitazione e regia di Andrea Camilleri, leggeranno le lettere
inviate alla famiglia dal giovane “Nenè” dal 1949 al 1960, recentemente
pubblicate dall’editore Sellerio col titolo Vi scriverò ancora. In scena,
tra gli altri, Giuseppe Dipasquale, Donatella Finocchiaro, Lorenza Indovina e
Sergio Rubini. Negli stessi giorni – dal 15 al 24 maggio – il ricordo del
maestro si sposterà anche in Spagna, a Malaga, in occasione del Festival del
cinema. A giugno si torna in Sicilia, a Ragusa Ibla, in uno dei set più
conosciuti del Montalbano televisivo: la Camera di Commercio del Sud Est
Sicilia, in collaborazione con il Teatro Quirino di Roma, ha indetto tre
giornate di cultura e tradizioni culinarie, ispirate proprio all’universo di
Andrea Camilleri. Un mese dopo sarà proprio Porto Empedocle a salutare il suo
figlio più illustre con una serie di laboratori per studenti, incontri,
presentazioni di libri e spettacoli teatrali. Dal 31 agosto al 6 settembre la
Fondazione Taormina Arte ospiterà due eventi serali nel Teatro Greco. Senza
dimenticare che uno dei festival letterari più importanti dell’Isola, Una marina
di libri, a Palermo, sarà intitolato Il giro di boa proprio per ricordare
uno dei libri più famosi di “Nenè”. A settembre verranno conferiti i Premi
Andrea Camilleri Nuovi Narratori e poi ancora seminari, tavole rotonde – dal 23
al 26 ottobre ad Agrigento il “confronto” tra Camilleri e Pirandello – e
convegni come quello internazionale organizzato da Treccani a Roma con Salvatore
Silvano Nigro, Antonio Sellerio e altri studiosi. E, a proposito di Sellerio,
sono già in libreria i primi due volumi di una serie di dodici titoli, tra i più
conosciuti del maestro, introdotti dall’autorevole lettura di alcuni dei più
famosi scrittori del panorama nazionale e internazionale. La dimensione
internazionale di Andrea Camilleri, tradotto in quaranta lingue, studiato e
letto a tutte le latitudini e in tutti i continenti, è dimostrata infine dai
tanti eventi organizzati dagli Istituti italiani di Cultura e dalle ambasciate
italiane nel mondo: Addis Abeba, Algeri, Amburgo, Atene, Berlino, Bruxelles,
Colonia, Cracovia, Friburgo, Lione, Madrid, Miami, New York, Pechino, Praga, Rio
de Janeiro, Singapore, Oslo, Sofia, Varsavia. Buon compleanno maestro!
Lucio Luca
Camilleri che lascia a passo lento il palco del Petruzzelli al braccio di Felice
Laudadio. Bari ha avuto il privilegio di entrare in relazione con questo gigante
della scrittura e del pensiero libero in più di una occasione. Quella appena
evocata risale all’edizione 2014 del Bif&st. Al mattino è prevista una lezione
di cinema di Camilleri, che ha al fianco un esilarante Pif e al centro un
«palleggiatore» appositamente richiesto dal maestro, ovvero Enrico Magrelli. Il
risultato è memorabile, immediatamente chi c’è e lo ascolta destreggiarsi
mirabilmente tra aneddoti, personaggi e storie, sente il privilegio addosso.
Moltissimi non godono della stessa fortuna. «Fuori erano rimaste svariate
centinaia di persone, chi disse 500, chi 700. Pur di farne entrare il più
possibile, aprimmo tutti i palchi laterali, il teatro era pienissimo e di più
non si poteva», ricorda Laudadio. Ieri, da presidente del Comitato nazionale
istituito dal Ministero della Cultura per celebrare cento anni dalla nascita di
Camilleri (è nato il 6 settembre del 1925), ha presentato alla nazione, e non
solo, l’articolatissimo programma di attività che attraverseranno diverse città
italiane, da Nord a Sud, la Sicilia specialmente, e 16 città estere, per
festeggiare il fuoco d’artificio di scrittura, invenzione, umanità che Camilleri
è stato: convegni, pubblicazioni, documentari, incontri, spettacoli, concerti,
lungo tutto il 2025 e il 2026. E anche qui Bari ritorna, perché è proprio dal
Piccinni di Bari che partiranno ufficialmente le attività. Il 15 e 16 marzo va
in scena Un sabato, con gli amici, tratto dall’omonimo romanzo, una
produzione Malalingua in collaborazione con Alt Academy, Associazione Fondo
Andrea Camilleri ETS, Puglia Culture, con la regia di Marco Grossi. Recitano le
note: «In scena sette personaggi - borghesi quarantenni, amici fra loro - e va a
scandagliarne gli animi e le vite attraverso brevi flashback dell’infanzia,
dell’adolescenza e della gioventù, fino ad arrivare ad un triste presente: un
sabato in cui tre coppie di amici si ritrovano a passare la serata insieme, come
d’abitudine, ma che finirà per far riemergere antichi e pericolosi fantasmi».
Una black comedy noir, ironica e irriverente, un gioco scenico nel suo più puro
stile. Ci affidiamo, ancora una volta, alla memoria fertile di Laudadio: «Negli
anni ’60 Camilleri è stato regista stabile del Piccinni. Una volta, a cena, mi
raccontò della messa in scena di Assassinio nella cattedrale, in
particolare e in maniera divertita, del contrasto con l’interprete, quel
geniaccio di Salvo Randone. A quei tempi lo scrittore scopriva le orecchiette
nelle trattorie di Bari vecchia, meravigliandosi non poco della nostra cultura
della cucina, fino ad allora aveva infatti pensato che quella siciliana fosse il
massimo, e lui amava tanto mangiare, come dimostrano le ricette presenti nei
suoi romanzi. Del resto, uno degli eventi più divertenti del Centenario
riguarderà l’enogastronomia camilleriana, a Ragusa Ibla». E, sempre in Sicilia
finiranno le retrospettive delle serie televisive, le maratone Montalbano, che
Laudadio aveva pensato per il Bif&st 2025, prima di dimettersi. «In realtà non
ci sono stati più i tempi, Oscar Iarussi mi ha chiesto di farle, ma era troppo
tardi, la sua nomina a direttore è avvenuta parecchi mesi dopo il mio addio e il
programma delle iniziative era stato avviato già un anno fa». Ma presenzierà al
Bif&st? Laudadio sorride. E questa è già una risposta.
Antonella W. Gaeta
Andrea Camilleri, autore teatrale e radiofonico, regista, intellettuale, poeta,
scrittore, creatore del Commissario Montalbano e fino alla fine testimone del
tempo che ha vissuto, prendendo sempre posizione. Raccontare il suo percorso
creativo e umano, restituire la sua voce unica è il grande progetto per il
centenario della nascita, avvenuta a Porto Empedocle il 6 settembre 1925. Un
viaggio che si svilupperà per tutto il 2025 e gran parte del 2026, prendendo il
via ora con il lungo e ricco calendario di attività ed eventi predisposti
dall’Associazione Fondo Andrea Camilleri con il Comitato Nazionale per le
celebrazioni, istituito dal ministero della Cultura e presieduto da Felice
Laudadio. «Il progetto
del Fondo, che comprende archivio e biblioteca, è stato avviato da nostro padre.
Nel garage di casa c'erano circa 200 faldoni. Ogni volta facevamo delle scoperte
nuove, come quella di Giudizio a mezzanotte, il primo pezzo teatrale
scritto da mio padre che lui ricordava di aver gettato dal finestrino del treno»
ha detto alla presentazione delle celebrazioni Andreina Camilleri, che presiede
e ha creato il Fondo con le sorelle Elisabetta e Mariolina e la madre Rosetta
Dello Siesto. «Il sapere chi ce l’ha deve seminarlo come si semina il grano»
diceva nostro padre» ricorda Andreina dello scrittore morto nel 2019 a Roma. "Andrea
Camilleri, da bestseller a longseller" sarà esplorato il 23 aprile in un convegno
alla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, in collaborazione con Casa Manzoni,
a Milano. Tra i numerosi convegni di studi avrà un ruolo centrale quello
internazionale con Treccani dedicato ad Andrea Camilleri narratore. Tra
reading, manifestazioni ed eventi in tutti i principali festival letterari
italiani e al Salone del Libro di Torino 2025, le prime attività prenderanno il
via il 15 e 16 marzo con l’anteprima al Teatro Piccinni di Bari di Un sabato,
con gli amici per la regia di Marco Grossi. Tra gli
spettacoli teatrali spicca Conversazione su Tiresia di Roberto Andò, con
il backstage inedito realizzato dal regista in occasione delle prove, che sarà
presentato l’11 giugno alla Casa del Cinema di Roma. Tra le letture, la prima
assoluta a San Miniato (Pisa), dal 24 al 26 luglio, di Autodifesa di Caino di
Camilleri con Luca Zingaretti. Montalbano, bestseller sulla pagina e
sullo schermo con 37 film, «è la serie più importante dell’azienda. Un titolo
mai superato con una media di ascolto di 12 milioni di persone. Camilleri ha
fatto della serialità qualcosa di nuovo» ha detto Maria Pia Ammirati, direttrice
Fiction della Rai. «L'esordio
tardivo di cui si parla è una piccola bugia. Stiamo studiando una serie di
eventi per restituire a Camilleri quello che ha dato a noi: tantissimo» aggiunge
Ammirati. Tra le
iniziative editoriali, la nuova collana Sellerio dedicata a Camilleri con una
selezione di dodici titoli tra i più amati o meno conosciuti, con le copertine,
non più con il classico sfondo blu, realizzate dal maestro Lorenzo Mattotti, che
ha disegnato per Sellerio anche il logo per il centenario condiviso dal Fondo e
dal Comitato. «A breve faremo anche una collana di libri per ragazzi tra i 10-13
anni. Il primo è un’antologia di racconti di Montalbano» ha spiegato Antonio
Sellerio, che ha 72 titoli dello scrittore in catalogo. Ad agosto uscirà per
Salani anche la prima biografia di Andrea Camilleri scritta da Luca Crovi. Rai
Documentari ha in programma un documentario su Camilleri di Francesco Zippel e
«la Rai sta preparando anche la messa in onda di tutte le repliche di Montalbano»
dice il produttore Carlo Degli Esposti della Palomar, che ha portato le pagine
di Camilleri in tv. Degli Esposti lancia anche una proposta: «Mi piacerebbe
rifare, come è stato per i 90 anni di Andrea, quando organizzammo da un giorno
all’altro una festa a sorpresa, usando per la prima volta Via Asiago a Roma come
un palco, una cosa simile per il centenario, con Fiorello che è stato un grande
amico di Camilleri». «Quello del
centenario è un progetto complesso, come lo era Camilleri, una personalità
straordinariamente vulcanica. Questa è una piccola parte di quello che poteva
essere il programma se avessimo avuto budget più significativi. Ci siamo con i
pochi mezzi di cui dispone il Fondo Camilleri appoggiati a chi organizza gli
eventi e si assume il peso economico» ha sottolineato Laudadio.
In settembre ci sarà anche il conferimento del Premio Andrea Camilleri Nuovi
Narratori, istituito dal Fondo Andrea Camilleri e curato dalla scrittrice
Arianna Mortelliti, nipote dello scrittore.
Mauretta Capuano
A cento anni dalla nascita di Andrea Camilleri, la Sicilia celebra uno dei suoi
scrittori più illustri, figura di spicco della cultura nazionale e protagonista
indiscusso della letteratura contemporanea. Autore, regista, drammaturgo e
intellettuale, conosciuto al grande pubblico soprattutto per la serie di romanzi
gialli del Commissario Montalbano, Camilleri ha saputo raccontare la sua terra
attraverso strumenti narrativi diversi, mantenendo sempre uno stile
inconfondibile che intrecciava tradizione e modernità.
"Andrea Camilleri - ha detto l’assessore ai Beni culturali e all'identità
siciliana, Francesco Paolo Scarpinato - rappresenta il simbolo dell’identità
siciliana. Uomo eclettico e poliedrico, ha fatto grande la Sicilia, portandola
oltre i confini nazionali grazie al potere della parola e alla forza delle sue
storie. L’eredità di questa figura straordinaria continua a vivere
nell’immaginario di tutti noi, regalando un lascito importante alle future
generazioni. Oggi celebriamo il suo genio, il suo impegno e la sua creatività,
consapevoli che resteranno per sempre un faro nella cultura italiana e
internazionale".
Sono già numerose le iniziative previste dal Fondo dedicato a Camilleri, col
sostegno della Rai, di Sellerio e della Regione Siciliana, che saranno
organizzate nei prossimi mesi in Sicilia e nel resto d'Italia per ricordare al
meglio l'autore di Porto Empedocle.
Giunta al settimo
degli appuntamenti della XXI Stagione Teatrale, l’Associazione Kalomena ha dato
vita all’iniziativa “A CITTANOVA E’ PRIMAVERA A TEATRO”, che ha in programma
quattro spettacoli di prosa e cabaret. Il primo di
questi eventi è andato in scena lunedì sera registrando un grande successo e
suscitando un pieno e convinto apprezzamento da parte del pubblico che ha
affollato il teatro. Il capolavoro
di Andrea Camilleri, “Il Birraio di Preston”, il suo romanzo più ironico e
affilato, è stato rappresentato al Teatro Gentile, a 100 anni dalla nascita
dello scrittore e a 30 anni dalla pubblicazione del romanzo.
La vicenda che ha preso vita sul palco è una vicenda esemplare per raccontare
oggi la Sicilia. L’eterna vacuità dell’azione siciliana, che spesso si traduce
in un esasperato dispendio di energie per la futilità di un movente, è la
metafora più evidente del testo. In un esempio sublime e divertito di narrazione
dei caratteri, la Sicilia, il suo mondo, i suoi personaggi sono stati ammantati,
attraverso la lingua camilleriana e la sua voce accompagnatrice fuori campo, da
una luce solare, vivida di colori e ricca di sfumature. Rappresentato
per la prima volta al Teatro Stabile di Catania nella stagione nel 1998, ha
ritrovato vita oggi con una compagnia di fuoriclasse, con ben 11 attori in
scena, che hanno riportato in vita una gemma perduta. Nella storia
raccontata, cronologicamente lontana dai casi memorabili del commissario
Montalbano, sono rimaste intatte la lingua, impasto italo-siculo ormai
inconfondibile, la stessa ambientazione e la stessa rivalità campanilistica
(accentuata dal contesto storico) tra le dirimpettaie città di Vigata e
Montelusa, quest’ultima odiatissima dai vigatesi, in quanto capoluogo
amministrativo della zona ed espressione di uno Stato che impone prima ancora di
chiedere. Espedienti
metateatrali, dinamismo dell’azione, attori dalla vocazione trasformista e una
trama ramificata non hanno concesso tregua al pubblico trasportato in un altro
tempo, tra piani temporali diversi e convergenti, scatole cinesi narrative e
cambi emotivi improvvisi, quasi surreali.
I personaggi principali come a quelli secondari sono stati tutti protagonisti
con pari dignità. Dall’ambiguo Don Memè Ferraguto (Mimmo Mignemi) alla giovane
vedova (Federica De Benedittis) intenta a raccontare le sue avventure licenziose
a suon di metafore marinaresche. Dal testardo prefetto fiorentino Bortuzzi
(Paolo La Bruna) al genio incompreso dell’ingegnere minerario (Edoardo Siravo,
anche nelle ottime vesti di narratore onniscente). Il Birraio
di Preston è
stato tutto ciò: due ore e venti minuti di commedia dell’arte, farsa
metateatrale, dramma neoverista, brillante racconto di costume, parodia
sarcastica. In poche parole, è stato Andrea Camilleri al 100%.
Il prossimo evento sarà il 13 marzo. “I due Papi”, la storia che racconta
le dimissioni di Papa Benedetto XVI, un evento epocale che ha sorpreso il mondo
intero, interpretato da due grandi attori italiani, Mariano Rigillo e Giorgio
Colangeli ed elogiato come un lavoro strepitoso, con la scenografia imponente di
Alessandro Chiti, che riproduce luoghi come i giardini di Castel Gandolfo, la
terrazza di San Pietro e l’iconica Cappella Sistina.
La Sala delle Lupe
di Palazzo Pubblico a Siena si tinge di giallo, il 7 marzo alle 17.30, grazie ad
un nuovo appuntamento con I Venerdì di Siena, dedicato questa settimana
ad Andrea Camilleri nel centenario della nascita. Nato a Porto
Empedocle il 6 settembre 1925 e morto a Roma il 17 luglio 2019, Andrea Camilleri
è stato uno degli scrittori più letti e amati dal grande pubblico. Nel
centenario della nascita verranno messi in luce alcuni aspetti della sua
personalità, il rapporto che intrattiene con un altro grandissimo autore
agrigentino, Luigi Pirandello, la fortuna del genere giallo.
Intervengono Massimiliano Bellavista (giornalista e scrittore), Riccardo
Castellana (Università di Siena), Andrea De Luca (Università di Anversa)
I Venerdì di Siena è un’iniziativa del Comune di Siena a cura di Toscanalibri.it
per la direzione artistica di Francesco Ricci. Come ormai
consuetudine, per l’occasione, a partire dalle 17.15, il Comune di Siena in via
straordinaria apre le porte dei suoi uffici del piano terra ai cittadini per una
breve visita. Al termine dell’evento aperitivo con brindisi a cura di Fisar
Siena (sponsor tecnico). Vini forniti dall’Associazione Viticoltori di
Castellina in Chianti.
Ingresso gratuito senza prenotazioni fino ad esaurimento posti
Info redazione@toscanalibri.it –
whatsapp 3791789747
Donata ieri all’Assessorato Regionale alla Formazione e Pubblica Istruzione,
nelle mani dell’Assessore on. Mimmo Turano, l’opera d’arte “Riflessioni di
Andrea Camilleri”, il quadro realizzato dall’artista mazarese Piero Barbera che
raffigura il famoso scrittore siciliano.
Ad accompagnare l’artista, il Consigliere Comunale Francesco Foggia, ideatore
dell’iniziativa, e l’imprenditore Nicola Giacalone.
AGI, 6.3.2025
Camilleri Cento, la festa del secolo
Incontro con Felice Laudadio, Presidente del Comitato Nazionale per le
celebrazioni del centenario della nascita di Andrea Camilleri
Il giornalista,
scrittore, produttore ed ex Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia
e di Cinecittà Holding (solo per citare alcune delle innumerevoli attività
svolte) Felice Laudadio è stato designato a presiedere il Comitato Nazionale per
le celebrazioni del centenario della nascita di Andrea Camilleri. Un ricco e
articolato programma di attività - convegni, seminari, spettacoli,
manifestazioni, libri, trasmissioni Rai - che nel 2025 e 2026 renderanno omaggio
al ricorrere dei cento anni da quel 6 settembre in cui vide la luce il padre di
Montalbano.
Per sapere di più di questa eccezionale operazione commemorativa - predisposta
dall’Associazione Fondo Andrea Camilleri ETS delle figlie Andreina, Elisabetta e
Mariolina Camilleri e della moglie dello scrittore Rosetta Dello Siesto, e
approvata dal Ministero della Cultura - l’Agi ha incontrato Felice Laudadio. Qual è lo
spirito di questa grande celebrazione? Si vuole
ricordare uno dei più popolari scrittori italiani di sempre e farlo conoscere
alle nuove generazioni. Sebbene sia difficile non sapere di lui, anche
considerando lo straordinario successo d’ascolti delle 37 puntate de ‘Il
commissario Montalbano’ e delle 12 de ‘Il giovane Montalbano’ andate in onda
sulla Rai. E’ stato un talento eccezionale, una fucina vivente di idee anche in
campo drammaturgico, registico e attoriale e le manifestazioni potevano essere
più numerose, ma abbiamo scelto un format che spingesse soprattutto a riflettere
sull’autore. Quali
saranno gli appuntamenti principali? Tra tanti,
cito il convegno ‘Andrea Camilleri da bestseller a longseller’ del 23 aprile
alla Fondazione Mondadori di Milano e quello dedicato alla sua figura di
narratore, in programma l’8 e 9 ottobre a Roma, realizzato in collaborazione con
l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani. Mi vengono poi in mente
l’anteprima del 15 marzo al Teatro Piccinni di Bari dello spettacolo ‘Un sabato
con gli amici’, tratto dal suo romanzo omonimo, e l’appuntamento del 19 maggio
al Teatro Argentina di Roma, dove alcuni suoi allievi all’Accademia d’Arte
Drammatica Silvio D’Amico, oggi celebri, leggeranno le sue lettere giovanili
alla famiglia da poco pubblicate da Sellerio col titolo di ‘Vi scriverò ancora’.
Un’iniziativa che sarà ripetuta, con la partecipazione di altri grandi nomi, il
14 settembre all’Auditorium Parco della Musica. Tra le iniziative siciliane, il
6, 7 e 8 giugno Ragusa Ibla dedicherà tre giornate al rapporto tra Camilleri e
tradizione enogastronomica locale, mentre dal 31 agosto al 6 settembre Taormina
ricorderà Andrea con due eventi al Teatro Greco e una retrospettiva delle serie
tv tratte dalle sue opere. Da non perdere, dal 24 al 26 luglio, l’anteprima
assoluta della rappresentazione del suo testo ‘Autodifesa di Caino’, che sarà
letto nella Piazza del Duomo di San Miniato da Luca Zingaretti.
Ma la festa supererà i confini: da Addis Abeba a New York, da Pechino a Oslo, 20
città del mondo ospiteranno incontri su Camilleri presso gli Istituti di Cultura
italiani. Mentre Sellerio riproporrà in una collana dedicata una selezione dei
suoi libri con copertine di Lorenzo Mattotti - autore anche del logo del
centenario - e la Rai gli dedicherà un documentario firmato da Francesco Zippel.
Infine i premi a lui intitolati: i ‘Nuovi Narratori’, curato dalla nipote
Arianna Mortelliti, ed il ‘Camilleri’ indetto dall’Accademia Nazionale d’Arte
Drammatica Silvio D’Amico. Cosa
penserebbe Camilleri dell’impegno per queste celebrazioni? Da una parte,
con il suo straordinario umorismo, ci riderebbe dietro. Dall’altra gli farebbe
piacere veder rappresentato ‘Autodifesa di Caino’, che voleva portare in scena a
Caracalla. Tutto sommato, credo che alla fine ci incoraggerebbe: amava avere la
possibilità di raggiungere nuovi lettori, nonostante sia stato tradotto in 40
lingue e abbia venduto 26 milioni di copie dei suoi libri. Quando
dirigeva la rivista ‘Bianco e Nero’, lei gli dedicò una monografia e lo ritrasse
in due video interviste: qual era il vostro rapporto personale?
Lo definirei un legame cresciuto nel tempo, che infine ci ha visto diventare
amici. Ricordo i suoi compleanni: da fumatori ci isolavamo in un angolo a
scherzare e scambiarci opinioni politiche. Per ‘Bianco e Nero’, gli proposi
appunto una lunga video intervista, costringendolo ad impegnarsi per un’ora e
mezza a non toccare sigaretta in casa sua. Appena finito, l’abbiamo accesa
insieme. Andrea sapeva coltivare l’amicizia e conquistare tutti con la sua
semplicità. Quando al BiFest di Bari gli assegnammo il Premio Fellini tenne una
masterclass al Teatro Petruzzelli, radunando fin dall’alba un’incredibile coda
fuori dagli ingressi. C’era talmente tanta gente che almeno 500 persone non
trovarono poi posto, ma attesero per ore che uscisse, solo per salutarlo. Con la
sua umanità, ha rappresentato un fenomeno di popolarità personale non comune. Qual è
l’eredità di Camilleri?
La creazione di una nuova lingua sarà un tema importante nelle celebrazioni. Ma
non per un banale discorso legato alla conservazione dei dialetti: Camilleri ha
inventato un idioma che non esisteva, il vigatese, applicandolo a un territorio.
La ricaduta che il suo lavoro ha avuto sulla Sicilia è enorme, anche per ciò che
riguarda la valorizzazione dei luoghi. Un aspetto di identità cultuale. Ma forse
la vera eredità ha a che fare con la fantasia e la capacità di inventare: lo
straordinario talento creativo di Andrea rappresenta un riferimento per chiunque
decida di fare il narratore.
Marco Piscitello
«Prima di accettare
l’ipotesi di una riduzione per il teatro di questa mia opera letteraria ho
resistito un bel po’. Non capivo come fosse possibile (e ragionavo, è ovvio, da
autore) trovare un contenitore spaziale, una griglia che supportasse, senza
tradirlo, il racconto. Il colloquio avuto con Giuseppe Dipasquale ci ha fatto
trovare la soluzione. Sono stato per lungo tempo un regista per non capire
quante insidie si nascondono nella trasposizione scenica di un’opera
letteraria. Ci sembra, questa volta, di avere fatto il possibile affinché
l’opera, lo spirito, l’ironia del romanzo siano state conservate. Per il resto
non posso che essere d’accordo con quell’altro mio illustre conterraneo, quando
diceva che l’opera dello scrittore finisce quando comincia quella del regista». Con queste
parole il maestro Andrea Camilleri presenta “Il Birraio di Preston” tratto dal
suo romanzo omonimo, uno spettacolo messo in scena con la regia di Giuseppe
Dipasquale, che firma insieme all’autore la riduzione teatrale. Lo spettacolo è
inserito nel cartellone 2025 della Polis Cultura e andrà in scena Venerdì 7
Marzo in un Teatro Cilea già tutto esaurito in ogni ordine di posto, un
bellissimo risultato che rende omaggio appieno alla prestigiosa ricorrenza del
centenario del grande scrittore siciliano (1925-2025). Ci troviamo
in un piccolo paese siciliano, che nella topografia camilleriana è il solito
Vigàta, durante la seconda metà dell’Ottocento. L’occasione è data dal fatto che
è necessario inaugurare il nuovo teatro civico “Re d’Italia”. Il prefetto di
Montelusa, paese distante qualche chilometro odiato dagli abitanti di Vigàta
perché più importante e perché sede della Prefettura, si intestardisce di
inaugurare la stagione lirica del suddetto teatro con un’opera di Ricci.
Nessuno vuole la rappresentazione di quel lavoro, tra l’altro realmente
scadente. Da qui si diparte una storia divertentissima e al tempo stesso
tragica, che culmina nell’incendio del teatro.
La vicenda narrata è una vicenda esemplare per raccontare oggi la
Sicilia. L’eterna vacuità dell’azione siciliana, che spesso si traduce in un
esasperato dispendio di energie per la futilità di un movente, è la metafora più
evidente del testo. In un esempio sublime e divertito di narrazione dei
caratteri, la Sicilia, il suo mondo, i suoi personaggi vengono ammantati,
attraverso la lingua camilleriana, da una luce solare, vivida di colori e ricca
di sfumature.
Prossimo appuntamento con gli spettacoli della Polis Cultura al Cilea il 14 e 15
Marzo con le 3 repliche del meraviglioso Musical Cats di Andrew Lloyd Webber per
la regia del grande Massimo Romeo Piparo direttore del Teatro Sistina di
Roma (da dove parte il progetto) e un cast di artisti eccezionali accompagnati
dall’orchestra dal vivo.
In vista della festa della Donna, che ricorre domani, sembra opportuno ricordare
il ruolo che i personaggi femminili rivestono nella produzione letteraria di
Andrea Camilleri. Va detto
anzitutto che le presenze femminili sono state sempre importanti nella sua lunga
esistenza: dalla moglie (Rosetta Dello Siesto, sposata nel 1957) alle tre figlie
(Andreina, Elisabetta e Mariolina), alla madre e alla suocera (che hanno vissuto
a lungo nell’appartamento comunicante col suo), dalla nonna materna Elvira
Capizzi Fragapane (che in estate portava il piccolo Andrea nella casa di
campagna e gli leggeva “Alice nel paese delle meraviglie”) alla piccola
pronipote Matilda (cui il vecchio scrittore ha dedicato “Ora dimmi di te”, edito
da Bompiani nel 2018, una lettera aperta che ripercorre la sua vita e i suoi
ricordi). Né si possono
dimenticare altre due donne fondamentali per Camilleri: Elvira Sellerio,
editrice e amica, descritta da Camilleri come “l’esempio assoluto del meglio
della donna siciliana; riservata, tenace, determinata, convinta delle proprie
idee e pronta a battagliare per esse, e nello stesso tempo, dolcissima,
generosa, comprensiva, sensibilissima”; e Valentina Alferj, la preziosa
assistente che ha contribuito in modo fondamentale alla pubblicazione degli
ultimi libri, diventando la vista e la mano dello scrittore ormai anziano e
cieco (finora l’unico tentativo di dare qualche notizia su di lei è mio, su
questo blog: https://pintacuda.it/2023/11/15/il-mistero-di-valentina-alferj/). Sulle donne
descritte da Camilleri nei suoi romanzi va anzitutto riferita un’esternazione
dell’autore: “Le donne che descrivo nei romanzi sono, sì, donne che ho
incontrato nella mia vita, ma non sono le donne che ho amato. Non ho mai scritto
delle donne che ho amato perché credo che l’amore sia una straordinaria lente
deformante. E poi in generale non parlo mai di me, è inutile cercare qualcosa di
autobiografico nei miei libri, a meno che non sia espressamente dichiarato… Le
donne dei miei romanzi sono donne molto sensuali, molto carnali ma non per
questo possono essere tacciate di non essere femministe” (“Camilleri sono”,
in “MicroMega / Tutto Camilleri”, 2019, pp. 318-319). In effetti le
donne descritte da Camilleri nei romanzi storici appaiono dotate di un’autonomia
straordinaria, allontanandosi dallo stereotipo della donna vista come angelo del
focolare; sono donne intraprendenti, intelligenti, determinate e consapevoli. L’esempio più
eclatante è Eleonora di Mora, protagonista del romanzo storico “La rivoluzione
della luna” (2013); questa donna spagnola si trova a rivestire la carica di
vicerè di Sicilia nel 1677, per soli ventisette giorni, e lo fa in modo
coraggioso e innovativo, tanto da risollevare in tempi brevissimi le sorti di
Palermo. Sua iniziativa furono leggi quali la riduzione del prezzo del pane, la
creazione del Magistrato del Commercio che riuniva le 72 maestranze palermitane,
la riforma del Conservatorio per le vergini pericolanti e di quello delle
vecchie prostitute (prima chiusi per mancanza di fondi), la riduzione del numero
dei figli per ottenere i benefici concessi ai “padri onusti”. Dopo appena 28
giorni Eleonora fu richiamata in Spagna, nonostante i notevoli risultati, a
causa della richiesta, inviata al Papa da un vescovo, di dichiarare
incompatibile il sesso femminile con la carica di Legato Pontificio. Tra le donne
presenti nei romanzi storici, vanno ricordate poi le protagoniste di “Maruzza
Musumeci”, “Il casellante” e “Il sonaglio”, opere ambientate alla fine dell’800,
che avevano le connotazioni di donne “metamorfiche” (la donna-pesce, la
donna-albero, la donna-capra) e apparivano forti, amorevoli e seduttrici. Non mancano,
in altri romanzi, brani in cui la donna viene vista come creatura estremamente
sensuale; si hanno in tal senso anche descrizioni “esagerate” che hanno
addirittura fatto parlare di personaggi da “pochade”, di un “camisutra” (così
ribattezza passi del genere il sito camilleriano https://www.vigata.org). Ma a fare
giustizia delle accuse di maschilismo che sono state rivolte all’autore, va
notato il distacco ironico con cui il tema è costantemente trattato, presentando
spesso gli uomini e non le donne come oggetto di derisione: basti rimandare al
brano de “Il birraio di Preston” (1995) che descrive con esilaranti metafore
marinare l’amplesso tra la signora Concetta Riguccio vedova Lo Russo e Gaspàno
Inclima (pp. 28-29). Camilleri
affermò testualmente che le principali figure femminili da lui descritte
andavano ricercate nei romanzi editi da Mondadori e scritti in italiano (ad es.
“Il tuttomio” e “Il tailleur grigio”), più che nei romanzi scritti “in vigatese”;
questi personaggi, inoltre, erano ispirati a persone realmente conosciute
dall’autore. Ad esempio
Arianna (protagonista de “Il tuttomio” del 2013) ricordava all’autore una
detenuta da lui conosciuta in una casa circondariale, colpevole di duplice
omicidio premeditato, che lo colpì per la “totale assenza non solo di
qualsiasi rimorso ma anche di qualsiasi emozione” (art. cit., p. 317),
mentre Laura (in “Noli me tangere” del 2016) riprendeva la figura di un’attrice
brasiliana incontrata a Roma da Camilleri una sessantina di anni prima e che si
era poi fatta suora. In un volume
pubblicato da Rizzoli, “Donne” (2017), Camilleri presentò in un catalogo
alfabetico (dalla A di Angelica alla Z di Zina) le donne (reali o letterarie o
di epoche passate) che avevano segnato la sua vita. Questa la presentazione del
volume: “Donne fiere che non cedono a minacce né a lusinghe, pronte ad
affrontare il loro destino. Donne misteriose che compaiono e scompaiono nel
volgere di un viaggio in nave. Donne soavi e inebrianti, come la Sicilia. Donne
scandalose, perché non hanno paura di prendere ciò che è loro, compresa la
libertà. Semplicemente, donne. Sono loro le protagoniste di questo libro, viste
da un Andrea Camilleri in carne e ossa, prima di diventare lo scrittore più
amato d’Italia. […] Un intimo, giocoso catalogo delle donne che nel corso dei
secoli gli uomini hanno di volta in volta amato e odiato. Un viaggio di scoperta
della seduzione, del sesso e di quel formidabile, irrisolvibile enigma che è
l’universo femminile”. Questi racconti erano già andati in onda dal 30
agosto 2016, su Rai 1, in dieci cortometraggi di 10 minuti ciascuno, dal titolo
“Donne”. Alle opere
letterarie e ai progetti televisivi, si unì sempre, da parte di Camilleri, una
milizia assidua e appassionata a sostegno delle donne: “Io penso sinceramente
che sia arrivato il momento di cedere le armi alle donne. Io da parte mia come
ex uomo mi sento già esausto. Penso che sia l’ora che il mondo venga dominato
dal modo di pensare femminile. Loro hanno una cosa che noi non abbiamo: fanno i
figli, sono la grande matrice del nostro universo. E questo qualcosa significa.
Significa che prima di farci del male loro, donne, ci penseranno assai più di
quanto siamo abituati a pensarci noi. Credo che siano più disposte al
compromesso” (dalla presentazione del monologo “Conversazione su Tiresia”,
2018). Nel novembre
del 2017, inoltre, Camilleri prese fortemente posizione contro i femminicidi e
le violenze sulle donne: “In Italia una gran quantità di maschi, di qualsiasi
classe sociale, considera la donna oggetto di sua proprietà in eterno, come se
non dovesse avere mai più la libertà… Questa concezione è il modo più degradante
e più abietto di considerare la persona umana. Il rifiuto alla sottomissione non
ha che un verdetto possibile: la morte, l’annullamento totale dell’esistenza di
una donna che osato opporsi. Potremo vantarci della ripresa economica, della
disoccupazione diminuita, di tanti passi avanti ma fino a quando non
raggiungeremo questo concetto di parità assoluta tra uomo e donna noi faremo dei
falsi passi in avanti” (da un’intervista, 8/11/2017). Nei romanzi
dedicati al commissario Montalbano si assiste alla presentazione del modello
femminile secondo alcuni evidenti tipologie: 1) dark-lady
seduttive e disinibite (ad es. Adriana ne “La vampa di agosto” o Rachele ne “La
pista di sabbia”, Angelica ne “Il sorriso di Angelica”, Dolores ne “Il campo del
vasaio”, ecc.); è questa la tipologia della donna bellissima e conturbante,
immagine stessa del fascino e della sensualità; in genere sono personaggi
negativi (assassine, complici o movente di un omicidio), che irretiscono gli
uomini (Montalbano compreso) e possono condurlo alla rovina; la loro bellezza è
un’arma micidiale ed inesorabile; ecco ad esempio come è descritta Dolores
Gutierrez maritata Alfano ne “Il campo del vasaio” (2008): «Pariva finta Era
una trentina stripitusa, bruna, molto àvuta, capilli longhi supra le spalli,
occhi enormi e funnuti, vucca larga, labbra siliconate non da un chiruro ma
dalla natura stissa, denti boni per mangiari carni viva, granni orecchini a
cerchietto da zingara. E zingaresche erano macari la gonna e la cammisetta
gonfiata da dù bocce da torneo ‘nternazionali» (pp. 128-129).
2) fidanzate (Livia, la storica “zita” genovese di Montalbano) e mogli (Beatrice
Dileo detta Beba, consorte di Augello); sono l’opposto delle precedenti e
costituiscono la negazione (o la riduzione all’osso) della sensualità; così ad
esempio viene descritta Beba alla sua prima apparizione, ne “La gita a Tindari”:
“Una vera billizza, alta, bionda, snella, capelli lunghi, occhi cilestri. Una
di quelle che si vedono sulle copertine delle riviste, solo che questa aveva un’ariata
di brava picciotta di casa” (p. 87); si tratta di donne sensibili e
perspicaci, ma piuttosto petulanti, gelose ed umorali; 3) donne
attraenti, intelligenti, affascinanti e anche un po’ scostanti (come è Antonia
ne “Il metodo Catalanotti” e come era Laura ne “L’età del dubbio”); 4) donne
naturalmente e innocentemente sensuali, immediate e dirette (come l’amica
svedese Ingrid); a differenza della prima tipologia, si tratta però di una
sensualità “positiva” e sostanzialmente innocua, anche perché idealizzata e
basata su stereotipi;
5) normalissime donne della realtà di ogni giorno (casalinghe, impiegate,
pensionate, studentesse), descritte sempre con icastici dettagli; a volte
diventano macchiette (come la cameriera Adelina), altre volte sono scorbutiche e
petulanti, altre ancora sono presentate come discrete, riservate, preziose
compagne di vita. Camilleri
ebbe modo di dichiarare provocatoriamente che, se fosse dipeso da lui, avrebbe
abolito le quote rosa, la festa dell’8 marzo e tutto quello che sottolineava la
“diversità” delle donne; fino all’ultimo, poi, ribadì la sua incondizionata
ammirazione per la bellezza femminile: “La cosa che rimpiango più di tutte da
quando sono diventato cieco è che non posso più ammirare la bellezza femminile.
Le donne sono la meraviglia del mondo” (art. cit., p. 320). Il dettaglio
non è sfuggito a Nadia Terranova, in occasione della scomparsa del Maestro: “Aveva
lo sguardo del maschio meridionale novecentesco. Uno sguardo profondamente
ammirato, rispettoso e incuriosito dal genere femminile. Quindi continui omaggi
e una continua ammissione di soggezione rispetto al potere delle donne. Adesso
antropologicamente quel tipo di uomo è in via di estinzione, purtroppo” (SIR
– agenzia d’informazione, 17.07.19).
In definitiva, sembra evidente che il rapporto dello scrittore con il mondo
femminile sia onnicomprensivo, oscillando dal turbamento sensuale
all’ammirazione intellettuale, dalla denuncia delle violenze e ingiustizie
subìte dalle donne al timore del loro fascino inquietante.
Mario Pintacuda
All’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale, venerdì 7 Marzo ore
18.00, si svolge un incontro pubblico sul tema “Potenti e vittime nei romanzi di
Andrea Camilleri “in occasione del centenario della nascita dello scrittore.
Relatore è il prof. Alfredo Sgroi, saggista e scrittore. Sono previste le
letture di Terenzio Falcotti e Davide Giuseppe Spoto dell’Officina d’Arte,
di Alfio Vecchio. E’ presente anche con una testimonianza Arianna Mortelliti,
nipote e collaboratrice dello scrittore, che presenta tra l’altro il suo secondo
romanzo “Quel fazzoletto color melanzana”.
Un affresco vivido
della Sicilia ottocentesca, tra giochi di potere, ribellioni popolari e
contraddizioni politiche. “Il birraio di Preston” di Andrea Camilleri,
riadattamento teatrale messo in scena ieri sera al “Francesco Cilea” per la
regia di Giuseppe Dipasquale, evento inserito nella stagione teatrale della
Polis Cultura di Lillo Chilà, si conferma un’opera attuale, capace di raccontare
la Sicilia con ironia e profondità. La forza
comica dell’arte di Camilleri, il piacere del linguaggio, il paradosso della
battuta, l’amara coscienza e il dolore sono i temi che l’autore riesce a
incasellare nella sua opera magistralmente realizzata dalla compagnia di attori
capitanati da Edoardo Siravo e con Federica De Benedittis e Mimmo Mignemi.
Il palco, luogo dell’azione dove si snoda la storia, diventa quel ponte tra
teatro e letteratura ed è lì che ogni spettatore si ritrova avvolto da una luce
solare, vivida di colori e ricca di sfumature che ammanta i personaggi. In un piccolo
paese siciliano, nella topografia camilleriana è il solito Vigàta, si dipana
durante la seconda metà dell’Ottocento, una storia divertentissima e al tempo
stesso tragica, che culmina nell’incendio di un teatro. Il terribile incendio
diventa l’inizio e la conclusione di un racconto che vede tutti gli attori
(Gabriella Casali, Pietro Casano, Luciano Fioretto, Federica Gurrieri, Paolo La
Bruna, Giorgia Migliore, Valerio Santi, Vincenzo Volo, ognuno dei quali
interpreta agilmente due, tre personaggi diversi, anche in scene consecutive) in
quell’orchestrazione ritmica di dialoghi e in un perfetto gioco linguistico.
Il pubblico è attento e partecipe a quel racconto letterario che continua a far
riflettere sul rapporto tra potere e popolo, sull’identità siciliana e sulle sue
contraddizioni, il tutto condito con quella sottile ironia che ha reso Camilleri
uno degli autori più amati del panorama letterario italiano.
In platea, si ha quasi timore ad applaudire il talento e la bravura di attori
dalla vocazione trasformista e con un livello interpretativo altissimo, abili a
catalizzare l’attenzione di ogni spettatore che premia una messinscena fedele,
intrigata ma sempre brillante. E non sbagliamo a dire che anche questa volta, la
Polis Cultura ha fatto centro regalando a Reggio Calabria una serata piacevole e
stuzzicante, difficile da dimenticare.
Grazia Candido
“E’ un Camilleri al 100%. Il lavoro teatrale che mettiamo in scena è sicuramente
molto complesso, faticoso, ma lascia soddisfatto chi lo guarda”. Così Edoardo
Siravo, attore di punta ne “Il birraio di Preston”, commedia andata in scena al
teatro “Francesco Cilea”, definisce la riduzione teatrale tratta dal romanzo
di Andrea Camilleri la cui regia la firma Giuseppe Dipasquale. “Raccontiamo
la Sicilia con i suoi pregi e difetti e il maestro Camilleri ce l’ha resa così
com’è – spiega prima di andare in scena Siravo -. Sembra di vedere un po’ tutta
l’Italia che si è sicilianizzata: tante cose negative di questa terra del Sud
sono esposte da Camilleri con grande senso critico e onestà. Ma non mancano,
risvolti positivi ed episodi che rispecchiano la nostra quotidianità”. Per il grande
artista del panorama teatrale nazionale il tempo scorre e mostra i segni sul
corpo, ma non nell’anima dove arde l’amore per il teatro, la voglia di calcare
quel palco che è sempre fortissima. E se poi “lo fai con amici cari come Mimmo
Mignemi e con giovani professionisti come quelli che abbiamo scelto per questa
commedia, allora tutto diventa un bellissimo esempio da portare avanti per le
nuove generazioni”.
“Il teatro non è un’arte, ma un artigianato e questi ragazzi devono apprendere
certe cose da maestri artigiani – aggiunge l’attore -. Sono certo che Camilleri
apprezzerebbe questa terza versione perché non l’abbiamo tradito, la sua storia
è stata riproposta fedelmente. E’ sempre bello tornare a Reggio Calabria e poi,
avete la fortuna di avere la Polis Cultura che mantiene forte il legame con
l’arte. Credo che dobbiamo fare più teatro e cultura. La gente va in palestra
per curarsi il corpo, curiamo anche l’anima”.
Grazia Candido
Nei panni di Don Memè Ferraguto e don Pippino Mazzaglia, l’attore catanese Mimmo
Mignemi ci racconta qualche sfaccettatura de “Il birraio di Preston” insieme
alla bravissima collega Federica De Benedittis (nei panni delle sorelle Riguccio
e di Gerd Hoeffer). “La forza di
questa opera è che condensa tante sfumature umane in un piccolo spazio – afferma
Mignemi -. Per una cosa da niente succedono sette omicidi: quello che fa
Camilleri è di scrivere una storia che non è altro che lo specchio della nostra
natura, del nostro modo di essere. Sono al quarto lavoro di Camilleri e sembrerà
strano, ma per un siciliano, a differenza di un milanese o un romano, è più
difficile portare in scena un suo testo perché Andrea è la lingua della Sicilia.
Per noi è familiare tutto ciò che scrive e non puoi interpretarlo, ma eseguirlo
come vorrebbe lui mantenendo la sua originalità”. Mignemi,
personificazione dell’antidivo nonostante la sua brillante carriera tempestata
di successi cinematografici e televisivi, con i suoi due personaggi si “diverte
come un calamaro gigante” e poi, “è bellissimo trasferire a questi giovani
attori quello che noi abbiamo acquisito dai grandi del teatro”. “E’ una bella
palestra di allenamento per chi vuole fare questo mestiere ed è difficile
trovare chi può insegnarti qualcosa – aggiunge l’attore -. Io cerco ancora oggi
qualcuno dove mi posso abbeverare, perché il teatro disseta l’anima e sfama il
corpo”. Pienamente
concorde la bellissima Federica De Benedittis, una donna con i piedi ben saldi a
terra ma eterna sognatrice, che dei suoi personaggi dice: “Se Gerd Hoeffer ha un
ruolo marginale, è il primo da cui lo spettatore apprende l’annuncio
dell’incendio, le due sorelle invece, Concetta vedova Lo Russo e Agatina sono
due personaggi importanti, completamente diversi, figure femminili difficili da
dimenticare, ma con la voglia di emanciparsi. Camilleri con le sue opere è
riuscito a sedimentare la bellezza e i contrasti di una Sicilia descrivendo con
la sua lingua, la complessità delle contraddizioni di un popolo. Lavorare con
grandi come Mignemi e Siravo, due colonne del teatro italiano, è per me una
grande gioia. Questo tipo di commedie sono un continuo mettersi alla prova ed è
sicuramente, una bella occasione di crescita per tutti noi”. Ma la
Sicilia è ancora come la descrive Camilleri?
“E’ una terra affascinante, complessa e antica per potere avere cambiamenti
istantanei, ma sta cambiando – conclude l’attrice romana -. E i lavori di Andrea
Camilleri sono serviti per rendere più forte la coscienza di essere siciliani”.
Grazia Candido
Un appuntamento
imperdibile per gli amanti del giallo e della letteratura: venerdì 14 marzo,
alle ore 18.00, la Biblioteca di Vigevano ospiterà un incontro dedicato
all'analisi psicologica delle trame e dei personaggi di Andrea Camilleri e
Maurizio De Giovanni. Un evento che si inserisce nell'iniziativa "Gialli in
biblioteca", quest'anno pensata come un omaggio alla scrittrice e critica
letteraria Bianca Garavelli.
A guidare il pubblico in questo affascinante viaggio nella mente dei
protagonisti dei romanzi gialli sarà il professor Giuseppe Fabiano,
psicoterapeuta e docente universitario. Nel corso della serata, Fabiano
analizzerà i risvolti psicologici della narrazione, mettendo a confronto due
figure iconiche della letteratura noir italiana: il Commissario Montalbano,
creato da Camilleri, e il Commissario Ricciardi, protagonista delle opere di De
Giovanni. Non mancherà
un approfondimento sui "Bastardi di Pizzofalcone", la serie che ha conquistato
lettori e spettatori grazie alla sua capacità di raccontare il lato umano e
tormentato dei suoi personaggi. Il confronto tra le diverse figure investigative
permetterà di esplorare similitudini e differenze, con un'attenzione particolare
al patto narrativo che lega scrittore e lettore. Chi è
Giuseppe Fabiano? Psicologo e psicoterapeuta, Fabiano è stato Direttore del
Centro Salute Mentale dell'ASL Roma 6 e attualmente è docente universitario.
Autore di numerosi saggi, ha scritto "Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla
narrazione psicologica alla psicoterapia", opera che gli è valsa il Premio
Casentino 2022 per la Saggistica. Con Stefano Sinelli ha pubblicato "Del
silenzio non si può tacere", libro che ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti
come il Premio La Ginestra Firenze 2024 e il Premio Eccellenza Internazionale
Milano 2024. Fabiano fa
parte del Comitato per le celebrazioni del centenario della nascita di Andrea
Camilleri e ha già affrontato il tema della psicologia nei romanzi di De
Giovanni in occasione dell'incontro "Il Commissario Ricciardi: il labirinto
dell’anima tra regime, dovere e amore" tenutosi a Villa Floridiana a Napoli
insieme allo stesso autore.
Un incontro da non perdere per chi ama il giallo e desidera approfondire i
meccanismi psicologici che muovono le storie e i personaggi di due dei più
grandi scrittori italiani contemporanei.
Annalisa Vella
Rai1 omaggia Andrea Camilleri nel 100° anniversario della sua nascita. Torna il
grande scrittore e padre del commissario Montalbano, una delle serie più amate e
seguite di sempre.
A partire da domenica 27 aprile rivedremo in ordine cronologico, in prima serata
su Rai1 come anticipa il blog di Antonio Genna, tutti i 37 episodi finora girati
con Luca Zingaretti protagonista.
Rai, la casa editrice Sellerio e la casa di produzione Palomar sperano di
convincerlo a tornare nei panni di Salvo Montalbano ma per ora il pubblico si
può gustare tutti i gialli dal 1999 al 2021.
Roma. La voce di Andrea Camilleri e le improvvisazioni di un violoncello per una
riflessione sull'amore e sull'uomo, da Dante e Petrarca a oggi.
Il disco con cui Michele Marco Rossi rende omaggio allo scrittore siciliano
viene presentato l'11 marzo alle 18:30 nella sede del Fondo Andrea Camilleri, a
Roma, promotore con il Comitato Nazionale Camilleri 100 delle celebrazioni del
Centenario della nascita del grande maestro.
L'appuntamento è a ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Il musicista
romano aveva 29 anni nel maggio 2019 quando incontrò per la prima e unica volta
il maestro della letteratura italiana, che morì pochi mesi dopo, a 93 anni. ''In
amore la ragione o si dimette o va in aspettativa'' è uno dei passaggi chiave di
quelle ''ultime parole sull'amore'' di Camilleri che fanno da filo conduttore
delle 13 tracce dell'album, pubblicato nei mesi scorsi dall'etichetta
Stradivarius in vinile e dal 7 febbraio sulle piattaforme digitali. ''Si parte
da Dante per arrivare a parlare di ciascuno di noi. L'amore diviene specchio e
sonda della nostra natura, di quella umanità che Camilleri conosceva così bene''
spiega Rossi. Un lavoro sviluppato anche sul piano della ricerca sonora ed
espressiva del violoncello e dell'elettronica live, curata da Paolo Aralla, che
si intrecciano con la voce registrata del maestro.
''Granulazione del suono, moltiplicazione, lavorazione sugli spettri armonici,
distorsioni - osserva il violoncellista -. Ogni brano cerca in maniera astratta
di entrare nei meandri dei temi, tanto forti quanto tremendamente attuali, di
cui parla Camilleri, in un piccolo viaggio sonoro pieno di affetto e
gratitudine. Per questo motivo il disco non ha un titolo in copertina: sarebbe
come dare un titolo a un ricordo, a un pensiero o a una memoria. I ricordi non
si intitolano''. Il progetto è sostenuto da Siae nell'ambito di "Per Chi Crea"
2023. Le edizioni musicali sono proprietà di SZ Sugar. Michele Marco Rossi,
vincitore nel 2022 del Premio Abbiati del Disco per la registrazione
dell'integrale della musica per Violoncello di Ivan Fedele, ha all'attivo oltre
cento prime esecuzioni assolute ed ha ampliato il suo repertorio passando dalla
musica strumentale al teatro d'avanguardia, musica elettronica e installazioni
video.
[…] Ma oggi
rispetto a ieri cosa è davvero cambiato? A differenza
di cinquant’anni fa in un mondo sicuramente diverso c’era più paura, più pudore
a fare cose brutte, c’erano grandi critici, con giudizi discutibili, opinabili
certo, ma in generale esisteva un senso di pudore, ci si vergognava a fare certe
cose. La verità è che c’è quello che io chiamo “Camillerismo”. Cioè? Quest’anno è
il centenario di Andrea Camilleri, un uomo che mi ha sempre fatto simpatia.
È stato un ottimo conversatore, affabulatore straordinario nel raccontare la
letteratura siciliana, ma non è stato un grande scrittore e non è stato un
innovatore della lingua. Se io le faccio il nome di Franco Scaldati non sa chi
è, uno dei grandi poeti della seconda metà del Novecento, un drammaturgo che
conosciamo in diecimila in Italia. Lui è un innovatore della lingua ma non può
esserlo, perché è ostico. Camilleri invece va a cogliere la medietà di
questo Paese, gli insegnanti del liceo. È rassicurante.
Ma che cos’è quindi il “Camillerismo”? Non è
Camilleri, ma ciò che deriva da Camilleri, le fiction, questa visione
cartolinesca, che deriva dal folklore Montalbano. Questo si chiama “Camillerismo”,
per quanto appunto lui fosse una persona colta e simpatica.
[…]
Ilaria Ferretti
Relatar el camino creativo y humano de Andrea Camilleri, escritor y creador del
ya mítico comisario Montalbano, que saltó de la literatura a la televisión, es
el gran proyecto con motivo del centenario de su nacimiento, que tendrá lugar en
Porto Empedocle, Sicilia, el 6 de septiembre de 2025. Camilleri fue
también autor de teatro y radio, director, intelectual y poeta, dueño de una voz
única y hasta el final de su vida testigo de la época que vivió, tomando siempre
posición. Para
recordarlo, se recorrerá un camino que se desarrollará a lo largo de 2025 y gran
parte de 2026, que comienza ahora con el largo y rico calendario de actividades
y eventos preparado por la Asociación Fondo Andrea Camilleri con el Comité
Nacional para las celebraciones, instituido por el ministerio de Cultura y
presidido por Felice Laudadio. "El proyecto
del Fondo, que incluye un archivo y una biblioteca, fue iniciado por nuestro
padre. En el garaje de casa había alrededor de 200 carpetas. Cada vez hacíamos
nuevos descubrimientos, como el de El juicio a medianoche, la primera
obra de teatro escrita por mi padre que recordaba haber tirado por la ventanilla
del tren", dijo Andreina Camilleri, que preside y creó el Fondo con sus hermanas
Elisabetta y Mariolina y su madre Rosetta Dello Siesto, durante la presentación
de las celebraciones. Sembrar
conocimiento "'Quien tiene
conocimiento, debe sembrar conocimiento como se siembra trigo', decía nuestro
padre", recuerda Andreina sobre el escritor fallecido en 2019 en Roma. Andrea
Camilleri, del bestseller al longseller se explorará el 23 de abril en una conferencia en
la Fundación Arnoldo y Alberto Mondadori, en colaboración con la Casa Manzoni,
en Milán. Entre las
numerosas conferencias de estudio, tendrá un papel central la internacional con
Treccani dedicada a "Andrea Camilleri narrador". Entre lecturas, manifestaciones,
eventos en los principales festivales literarios italianos y en la Feria del
Libro de Turín 2025, las primeras actividades comenzarán los días 15 y 16 de
marzo con el estreno en el Teatro Piccinni de Bari de Un Sabato, con amici, dirigida
por Marco Grossi. Entre las representaciones
teatrales, destaca Conversación sobre Tiresias, de Roberto Andó, con imágenes
inéditas entre bastidores creadas por el director durante los ensayos, que se
presentarán el 11 de junio en la Casa del Cinema de Roma y, entre las lecturas,
el estreno mundial en San Miniato (Pisa), del 24 al 26 de julio, de Autodefensa
de Caín, de Camilleri, con Luca Zingaretti.
Montalbano, bestseller en papel y en la pantalla con 37
capítulos, es la serie más importante de la compañía. Un título nunca
superado con una audiencia promedio de 12 millones de personas. "Camilleri ha
hecho algo nuevo con la serialidad", afirmó Maria Pia Ammirati, directora de
Ficción de Rai. Una
pequeña mentira "Estamos
estudiando una serie de acontecimientos para devolverle a Camilleri lo que él
nos dio: mucho", agregó. Entre las iniciativas editoriales, está la nueva
colección "Sellerio", dedicada a Camilleri, con una selección de doce títulos
entre los más queridos o menos conocidos con portadas que ya no tienen el
clásico fondo azul, creada por el maestro Lorenzo Mattotti, que también diseñó
para "Sellerio" el logo del centenario compartido por el Fondo y el Comité. "Pronto
realizaremos también una serie de libros para niños de 10 a 13 años. La primera
es una antología de cuentos de Montalbano", explicó Antonio Sellerio, que cuenta
con 72 títulos del escritor en su catálogo. Salani
también publicará en agosto la primera biografía de Andrea Camilleri escrita por
Luca Crovi. Rai Documentari está preparando un documental sobre Camilleri de
Francesco Zippel y "Rai también está preparando la retransmisión de todas las
reposiciones de Montalbano", explica el productor Carlo Degli Esposti de Palomar,
que llevó las páginas de Camilleri a la televisión. Degli Esposti
también lanza una propuesta: "Me gustaría volver a hacer, como fue para el 90
cumpleaños de Andrea, cuando organizamos una fiesta sorpresa de un día para otro,
utilizando por primera vez la Via Asiago de Roma como escenario, algo similar
para el centenario, con Fiorello, que era un gran amigo de Camilleri". "El proyecto
del centenario es complejo, como lo fue Camilleri, una personalidad
extraordinariamente volcánica. Esto es una pequeña parte de lo que podría haber
sido el programa si hubiéramos tenido presupuestos más importantes. Con los
pocos medios de que dispone el Fondo Camilleri, contamos con el apoyo de quienes
organizan los eventos y asumen la carga económica", subrayó Laudadio.
En septiembre también se entregará el Premio Andrea Camilleri Nuovi Narratori,
instituido por el Fondo Andrea Camilleri y curado por la escritora Arianna
Mortelliti, nieta del escritor.
Con información de ANSA
Il Teatro Piccinni
il 15 e 16 marzo di Bari ospiterà la Prima Nazionale dello spettacolo
teatrale “Un sabato, con gli amici”, nell’ambito della stagione teatrale “Altri
Mondi” del Comune, organizzata in collaborazione con Puglia Culture, un libero
adattamento a cura di Marco Grossi dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri. “Un sabato,
con gli amici” è frutto della collaborazione tra Produzione Malalingua, Alt
Academy e Associazione Fondo Andrea Camilleri, si inserisce tra le iniziative
per il Centenario della nascita del grande scrittore siciliano, promosso
dal Fondo Andrea Camilleri e dal Comitato Nazionale Camilleri 100. Si tratta
della prima trasposizione teatrale di una delle opere meno note di Camilleri, pubblicata
per la prima volta nel 2009 da Mondadori, che si distacca dall’immaginario
siciliano con cui l’autore è maggiormente associato. Ambientato in un quartiere
alto borghese di una grande città italiana, il romanzo narra di tre coppie di
amici che si ritrovano per trascorrere una serata insieme. Il contesto iniziale
richiama l’immaginario della commedia classica anglosassone, alla Neil Simon,
con personaggi che si presentano attraverso il filtro della leggerezza e
dell’umorismo. Tuttavia, un evento imprevisto cambierà il corso della serata,
facendo riaffiorare antichi e pericolosi fantasmi.
In scena ci sarà Alessandra Mortelliti, attrice e nipote dello stesso Andrea
Camilleri, assieme ad un cast di grande talento: Pierluigi Corallo, Fabrizio
Lombardo, Silvia Degrandi, Luca Avagliano, Marcella Favilla e Alberto Melone. La
regia di Marco Grossi è accompagnata dalle scenografie di Filippo Sarcinelli,
dalle luci di Claudio De Robertis, dai costumi di Monica De Giuseppe e dalle
musiche di Oliviero Forni. L’assistenza alla regia è curata da Monica De
Giuseppe, mentre l’organizzazione è a cura di Marianna de Pinto.
Dichiara Paola Romano, Assessora alle Culture del Comune di Bari: «Siamo
onorati di ospitare, nel teatro comunale “Niccolò Piccinni”, il debutto
nazionale di questo spettacolo nel centenario della nascita di Andrea Camilleri,
uno degli scrittori più amati del Novecento, che ha reinventato il romanzo
storico e di genere e che con il personaggio di Montalbano ha saputo entrare nel
cuore di milioni di lettori, in Italia e nel mondo. Camilleri è stato un
innovatore e uno sperimentatore, oltre che un uomo di straordinaria cultura e
intelligenza, un osservatore acuto, un maestro di vita: “Un sabato tra amici”
della compagnia Malalingua vuole essere un omaggio al suo universo creativo e
alla sua arte, reso sulla scena di un teatro per cui, qualcuno lo ricorderà,
proprio Camilleri è stato regista stabile nei primi anni Sessanta».
Lo spettacolo, programmato nel circuito di Puglia Culture, sarà in replica il 17
marzo al Teatro Luciani di Acquaviva delle Fonti (ore 20.30) e il 18 marzo al
Teatro Paisiello di Lecce, per le stagioni teatrali dei Comuni.
Rai Cultura, 11.3.2025
"Un sabato, con gli amici", dal romanzo di Camilleri al palcoscenico
Al Teatro Piccinni di Bari
5 Mar 2025 > 16 Mar 2025
“L’età matura è il momento giusto perché i nodi vengano al pettine, gli elementi
psichici si combinino apposta per precipitare, per esplodere come una miscela
assai temibile con la quale un alchimista improvvido abbia giocato troppo a
lungo e con troppa fortuna”
Andrea Camilleri
Al Teatro Piccinni di Bari, il 15 e 16 marzo 2025 la prima nazionale dello
spettacolo Un sabato, con gli amici, libero adattamento a cura di Marco
Grossi dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri. La produzione, frutto della
collaborazione tra Produzione Malalingua, Alt Academy e Associazione Fondo
Andrea Camilleri, si inserisce tra le iniziative per il Centenario della nascita
del grande scrittore siciliano, promosso dal Fondo Andrea Camilleri e
dal Comitato Nazionale Camilleri 100.
Si tratta della prima trasposizione teatrale di una delle opere meno note di
Camilleri, pubblicata per la prima volta nel 2009 da Mondadori, che si distacca
dall’immaginario siciliano con cui l’autore è maggiormente associato.
Ambientato in un quartiere alto borghese di una grande città italiana, il
romanzo narra di tre coppie di amici che si ritrovano per trascorrere una serata
insieme. Il contesto iniziale richiama l’immaginario della commedia classica
anglosassone, alla Neil Simon, con personaggi che si presentano attraverso il
filtro della leggerezza e dell’umorismo. Tuttavia, un evento imprevisto cambierà
il corso della serata, facendo riaffiorare antichi e pericolosi fantasmi.
Alessandra Mortelliti, attrice e nipote dello stesso Andrea Camilleri, guida il
cast composto da: Pierluigi Corallo, Fabrizio Lombardo, Silvia Degrandi, Luca
Avagliano, Marcella Favilla e Alberto Melone. La regia di Marco Grossi è
accompagnata dalle scenografie di Filippo Sarcinelli, dalle luci di Claudio De
Robertis, dai costumi di Monica De Giuseppe e dalle musiche di Oliviero Forni.
L’assistenza alla regia è curata da Monica De Giuseppe, mentre l’organizzazione
è a cura di Marianna de Pinto.
Lo spettacolo, programmato nel circuito di Puglia Culture, sarà in replica il 17
marzo al Teatro Luciani di Acquaviva delle Fonti (ore 20.30) e il 18 marzo al
Teatro Paisiello di Lecce, per le stagioni teatrali dei Comuni.
Tre coppie di amici, l'età matura, la voglia di passare delle ore assieme che
diventano occasione di confronto su problemi mai affrontati a causa di un
imprevisto.
Si intitola 'Un sabato, con gli amici' lo spettacolo che debutterà sul palco
del Piccinni di Bari il 15 e il 16 marzo prossimi.
La prima fa parte della stagione teatrale Altri Mondi del Comune ed è
organizzata in collaborazione con Puglia Culture.
Si tratta di un libero adattamento, a cura di Marco Grossi, dal romanzo omonimo
di Andrea Camilleri. Ambientato in un quartiere alto borghese di una grande
città italiana, il romanzo e lo spettacolo raccontano di tre coppie di amici che
si ritrovano per trascorrere una serata insieme. Il contesto iniziale richiama
l'immaginario della commedia classica anglosassone, con personaggi che si
presentano attraverso il filtro della leggerezza e dell'umorismo ma un
imprevisto cambierà il corso della serata, facendo riaffiorare antichi e
pericolosi fantasmi. Tra i protagonisti ci sono Alessandra Mortelliti, attrice e
nipote di Camilleri, Pierluigi Corallo, Fabrizio Lombardo e Alberto Melone. La
regia di Marco Grossi è accompagnata dalle scenografie di Filippo Sarcinelli,
dalle luci di Claudio De Robertis, dai costumi di Monica De Giuseppe e dalle
musiche di Oliviero Forni. L'assistenza alla regia è curata da Monica De
Giuseppe, mentre l'organizzazione è a cura di Marianna de Pinto. Un sabato tra
amici della compagnia Malalingua "è un omaggio al suo universo creativo e alla
sua arte, reso sulla scena di un teatro per cui, qualcuno lo ricorderà, proprio
Camilleri è stato regista stabile nei primi anni Sessanta", spiega Paola Romano,
assessora alle Culture del Comune di Bari. Lo spettacolo, programmato nel
circuito di Puglia Culture, sarà in replica il 17 marzo al teatro Luciani di
Acquaviva delle Fonti (Bari) e il 18 marzo al teatro Paisiello di Lecce, per le
stagioni teatrali dei Comuni.
Amanti dei gialli di tutt’Italia, dotatevi di cuffie e mettevi comodi: questa
volta il mistero e il delitto si celeranno dietro alle parole da ascoltare e la
verità potrebbe manifestarsi, alla fine, con un gelido sussurro. La casa
editrice Sellerio, per celebrare il centenario della nascita di Andrea Camilleri,
ha firmato un accordo con Audible, società Amazon tra i maggiori player
nella produzione e distribuzione di podcast e serie audio, per la realizzazione
di più di trenta audiolibri in esclusiva firmati dallo scrittore empedoclino,
tra cui spiccano alcune delle sue indagini più note come “La gita a Tindari”,
“La danza del gabbiano”, “Il campo del vasaio”. «Vogliamo onorare anche in
questo modo il centenario di Camilleri che cade quest’anno: un evento che
continuerà a dispiegarsi nel corso dei prossimi mesi», spiega Antonio Sellerio.
Il pensiero va subito alle due parole magiche, diventate il modo inequivocabile
di presentarsi del commissario, “Montalbano sono!”, che riecheggeranno imperiose
nelle orecchie dei potenziali ascoltatori. «Per i romanzi con al centro il
commissario di Vigàta – aggiunge l’editore – la voce recitante sarà ancora
quella di Massimo Venturiello». Del resto, il successo ottenuto con gli
audiolibri che ha interpretato ha convinto Venturiello a portare per la prima
volta in teatro il commissario più famoso della narrativa contemporanea
italiana. Ne è nato, tempo fa, un vero e proprio reading teatrale su “La prima
indagine di Montalbano”. Ma oltre ai polizieschi, Audible proporrà anche una
scelta dei romanzi storici di Camilleri: ci sono i suoi capolavori assoluti, “Il
birraio di Preston” ad esempio, ma pure “La concessione del telefono”, “Il re di
Girgenti” e “La strage dimenticata”. Titoli, questi, che consentiranno a un
pubblico più vasto di scoprire e gustare anche i romanzi meno noti dello
scrittore empedoclino, come “Un sabato con gli amici”, ad esempio, oppure il
ricchissimo epistolario uscito di recente, “Vi scriverò ancora”. «Per questi
titoli – aggiunge Sellerio – cercheremo altre voci, di attori che hanno avuto
esperienza nel cinema e in teatro, ma pure di doppiatori o di lettori
specializzati nella realizzazione di audiolibri. Il tema del casting rappresenta
un aspetto decisivo del settore. Confesso che a me piace molto questo diverso
tipo di fruizione del libro, che negli ultimi tempi è fortemente in espansione».
E va detto che sulla base dei dati diffusi dall’Associazione italiana editori,
il mercato si è ulteriormente espanso, passando dai quasi cinque milioni di
ascoltatori annui prima del 2020 a più di sei milioni dell’anno scorso. Viene
fuori che l’audiolibro è diventato uno strumento molto utile, soprattutto in un
frangente in cui sempre più persone hanno una vita condizionata da ritmi intensi
e il tempo per leggere si riduce sino quasi a evaporare del tutto. «La cosa che
mi colpisce – spiega l’editore palermitano – è che questo dispositivo si rivela
trasversale, interessando tutte le fasce di età, coinvolgendo dunque diverse
fette di pubblico». Oltretutto, il nome di Camilleri (i cui primi sei audiolibri
saranno disponibili su Audible.it a partire dall’8 maggio, in prossimità del
Salone del libro di Torino) è già una garanzia di fidelizzazione: «Noi speriamo
che questa iniziativa, che parte nell’anno dei grandi festeggiamenti dedicati a
Camilleri, permetterà di incrociare nuovi lettori del padre del commissario
Montalbano. Mentre, per chi l’ha già letto, sarà un’occasione propizia per
riassaporarlo e goderselo in modo diverso». È da un po’ infatti che si parla
sempre meno dell’audiolibro come di un mezzo che prenderà il posto del volume
cartaceo: si è capito, ormai, che di fronte a una bella storia occorre provare a
declinarla in tutte le forme possibili, per ampliare ulteriormente il pubblico.
E questo costituisce un ottimo modo per rivitalizzare libri di successo di
qualche anno fa che, nel nuovo canale, possono tornare a nuova vita.
È il caso dei romanzi di un altro scrittore siciliano, che sarà presente nel
catalogo di Audible: Santo Piazzese, di certo meno prolifico di Andrea Camilleri,
attento com’è a centellinare le avventure del suo detective per caso, il biologo
Lorenzo La Marca, protagonista dei romanzi “I delitti di via Medina-Sidonia” e
“La doppia vita di M. Laurent”, cui subentra poi il commissario Spotorno, amico
di Montalbano tra l’altro, al centro de “Il soffio della valanga”. Ma non è
finita qui: per l’occasione, Sellerio metterà in campo le teste di serie della
sua scuderia “crime”. Manco a dirlo, a tallonare Andrea Camilleri troviamo il
bravissimo Antonio Manzini, forte di ben sedici audiolibri: il vicequestore
Rocco Schiavone, che in questi giorni si affaccia dalla serie televisiva col
volto di Marco Giallini, si muoverà tra Roma e Aosta per risolvere casi sempre
spinosi e tormentati. Ma Audible proporrà pure la serie del “BarLume” di Marco
Malvaldi (“La battaglia navale”, “La morra cinese”, “Il gioco delle tre carte”)
e i casi dell’ispettore Morse, creato dallo scrittore britannico Colin Dexter.
Salvatore Ferlita
L’8 marzo, in
occasione della festa della Donna, il Comune di Parenti e il Comune di Rogliano
hanno ospitato due appuntamenti importanti: la Scuola Secondaria di primo grado
Parenti e il Liceo Scientifico Rogliano hanno accolto Arianna Mortelliti,
scrittrice e autrice del libro “Quel fazzoletto color melanzana”, secondo della
sua trilogia. […] Durante gli
incontri con l’autrice Arianna Mortelliti, è stato presentato anche il Premio
Nuovi Narratori indetto dal Fondo Andrea Camilleri, di cui Arianna Mortelliti è
la direttrice artistica. Il Premio intende valorizzare la scrittura in
differenti forme, seguendo un percorso che ricalchi le orme del lavoro di Andrea
Camilleri. «Il 2025 è un
anno importante perché se mio nonno fosse ancora qui avrebbe compiuto 100
anni. Il Premio è, dunque, un’iniziativa della famiglia per festeggiare il suo
compleanno. Mio nonno ha raggiunto il successo a 70 anni, ma ha iniziato a
scrivere da quando ne aveva 14. Il mio desiderio è quello di portare alla luce
chi era mio nonno prima che diventasse famoso con Montalbano. Il Premio è
rivolto ad autori ed autrici di radiogrammi, racconti brevi, fiabe per bambini e
poesie. Le opere devono essere inedite e le categorie sono divise in “chiù picca
di sissanta” e “chiù assà di sissanta”, proprio perché nonno raggiunse il suo
successo molto tardi, ma comunque con l’intento di coinvolgere anche le giovani
generazioni» spiega l’autrice.
Questa è la prima edizione del premio e i partecipanti devono sconfinare nell’
”oltre la ragione”, come accade ai tre protagonisti della trilogia delle
Metamorfosi di Andrea Camilleri. «Qualsiasi categoria deve calcare questo tema,
ma ho scelto “oltre la ragione” per questa prima edizione proprio per il periodo
storico che stiamo vivendo, in cui “oltre la ragione” in questo senso descrive
il peggio di come si va oltre la ragione per amore. E far venir fuori, invece,
che andare oltre la ragione per amore significa qualcosa di più elevato e
bello».
Le opere inedite sono già state inviate entro il 6 febbraio e a tutt’oggi sono
vagliate dal Fondo Andrea Camilleri e visionate dai circoli di lettura delle
biblioteche di Roma. E a quanto pare, sembra che qualche opera abbia già rapito
l’attenzione. Le opere vincitrici saranno pubblicate in un’antologia edita dalla
Casa Editrice Gamma Edizioni; mentre il radiodramma vincitore sarà prodotto dal
Teatro Metastasio di Prato e trasmesso su Rai Radio Tre.
Alessandra Bruno
«Il racconto della
realtà ha un cuore antichissimo. […] Il metodo è la cronaca, il fine è la
letteratura». Con queste parole Roberto Saviano illumina la narrativa non
fiction: «un genere letterario che non ha come obiettivo la notizia, ma ha come
fine il racconto della verità. Lo scrittore di narrativa non fiction si appresta
a lavorare su una verità documentabile ma la affronta con la libertà della
poesia». Nonostante il Nobel assegnato a Svetlana Aleksievič e la produzione di
importanti contributi nel genere, la non fiction viene ancora declassata a
letteratura minore. Questa sembrerebbe la sorte toccata a Voi non sapete. Gli
amici, i nemici, la mafia, il mondo nei pizzini di Bernardo Provenzano di
Andrea Camilleri. Eppure, questo libro, oggi fuori produzione, è un alto esempio
di letteratura non fiction in quanto, a partire dai pizzini del boss, esplora la
trasmissione culturale della mafia per indurre una riflessione letteraria sugli
aspetti psicologici e umani del potere. Ma è anche e soprattutto un’indagine sul
potere della scrittura attraverso cui l’autore siciliano, analizzando le forme,
gli esiti e il linguaggio di un Provenzano scrivente, la sua κοινή διάλεκτος (una
lingua comune), mostra gli strumenti del mestiere di scrittore e la sua visione
letteraria. Di
antropologia mafiosa Voi non
sapete si
presenta come un dizionario di parole con cui il boss ha parlato per più di
quarant’anni alla sua organizzazione. Quasi mai lo scrittore di Porto Empedocle
ha toccato il tema della mafia in maniera diretta nelle sue opere. Quando i
pizzini di Provenzano sono stati resi pubblici, per Camilleri è stata
l’occasione imperdibile per una originale riflessione narrativa. Con i loro
codici, il tono ermetico o sentenzioso e le enigmatiche sgrammaticature, i
pizzini sono simboli rivelatori di un’antropologia mafiosa. Ma è nel loro
linguaggio anomalo che Camilleri deve aver visto un varco per far esplodere il
suo immaginario letterario. In questa opera conosciamo un Camilleri inedito che
riesce a costruire un’architettura narrativa credibile di finzione e realtà: un
racconto che parte dalla cronaca per superarla e restare nel tempo. In Voi non
sapete è l’alfabeto a diventare la linea del tempo. È acronica e
frammentaria la storia: lo scrittore la scompone rimontando gli episodi per
immergersi a fondo nella mente del boss. Camilleri da scrittore fa nella storia
di Provenzano quello che quest’ultimo fa nella mafia: un’immersione. «Tutto si
deve svolgere in immersione, sott’acqua, quell’enorme sommergibile che è la
mafia deve d’ora in avanti navigare a quota periscopio». La stessa immagine
viene fornita da Emmanuel Carrère, l’autore che forse si è spinto in maniera più
visionaria nei territori della non fiction, a proposito di Philip Dick: «Gli
sembrava di essere sprofondato sott’acqua e di vedere il mondo attraverso il
periscopio di un sottomarino». Se lo scrittore francese ripercorre le tappe
dell’esistenza di Dick come un’indagine deragliante sulla realtà, lo scrittore
siciliano, utilizzando lo stesso simbolo ipnotico del sommergibile, trasforma la
latitanza di Provenzano in una ricerca interrogativa sulla realtà, non solo
mafiosa. Nella visione
di ogni autore di non fiction le acque più profonde entro cui addentrarsi sono
quelle che contaminano il confine tra finzione e realtà. Alla voce visione Camilleri
scrive: A un certo
momento Provenzano non dovette più distinguere la sottile linea che segnava il
confine tra la finzione e la realtà. Quanto c’era di vero e quanto di falso nei
pizzini così impregnanti di religiosità che mandava ai mafiosi? Non è poi tanto
assurdo ipotizzare che egli, sia pure a tratti, abbia veramente creduto che le
sue azioni fossero guidate da un qualcosa di soprannaturale. Parlando dei
pizzini del boss, in realtà Camilleri sta indagando l’essenza della scrittura:
scrivendo si scelgono parole, si tracciano percorsi che attingono alla
veridicità dei fatti per trasformare la realtà in racconto. E ancora sul piano
dell’immaginazione Camilleri incarna nel tessuto del suo dizionario quel
meccanismo incalcolabile, una sorta di refuso sentimentale della creazione
letteraria: anticipare inconsapevolmente nella scrittura ciò che accadrà nella
realtà: Il
curatore del presente Dizionario chiese al dottor Renato Cortese, l’uomo che
dopo otto anni di caccia era riuscito ad arrestare Provenzano […],cosa
avesse provato in quel momento. […] La risposta fu sorprendente: “Una
sensazione di già visto”. Se l’era talmente sognata, immaginata, quella scena,
da averla addirittura vissuta prima ancora che avvenisse. La
preparazione estrema e accurata dell’investigatore lo ha portato a scrivere
nella sua mente quella scena esattamente come si sarebbe compiuta. Investigatore
e scrittore sembrano far uso di regole simili. Indagine letteraria e indagine
giudiziaria si nutrono delle stesse ossessioni. Senza la
patina del potere Alla voce Maria,
Ave leggiamo che il consigliere del boss chiede dal carcere una trascrizione
fedele dei pizzini con tutte le Ave Maria. Mentre il giornalista si fermerebbe
al codice religioso, lo scrittore di non fiction indossa un paio di occhiali che
fendono la coltre dell’inspiegabile. Quello che Lipari vuole capire dalle Ave
Maria è lo stato d’animo del personaggio: «Un codice psicologico che magari
colui che scriveva non sapeva di star mettendo in atto, mentre colui che leggeva
l’interpretava benissimo». Camilleri da scrittore indaga il Provenzano scrivente
rendendolo un personaggio letterario senza mai rinunciare a una postura morale:
abitare i pensieri del capomafia non per giustificarne le azioni ma per svelarne
i meccanismi criminali e disinnescarli. Non c’è mai fascinazione per il boss ma
solo per il registro ironico camilleriano che qui diventa strumento di denuncia
attraverso cui demitizzare la mafia per privarla della patina di potere. L’io del
Camilleri che scrive diventa l’io narrante di uno scrittore siciliano che si
pone con il personaggio di Provenzano in un rapporto dialettico di osservazione,
conoscenza e allarme. Lo scrittore diventa parte dell’indagine che sta portando
avanti mettendo in scena la sua sicilianità, interrogandola, non sottraendosi
all’eredità culturale del territorio in cui è avvenuta la loro inculturazione: I
siciliani sono maestri nel parlarsi con lo sguardo. […] Il
curatore di questo dizionario ricorda di aver visto in TV un lungo discorso
muto, durato qualche decimo di secondo, tra Riina e Bagarella. Nell’aula del
tribunale Riina stava già seduto al suo posto d’imputato quando arrivò Bagarella
il quale, per raggiungere il posto che gli era stato assegnato, gli passò alle
spalle. Riina si voltò e lo taliò e anche Bagarella lo taliò continuando
sempre a camminare. L’incontro dei loro sguardi durò solo un attimo, ma chi
scrive, essendo siciliano, capì che si erano detti tutto quello che c’era da
dire. Se per Annie
Ernaux, la scrittura è come un coltello «capace di tagliare a fette pezzi di
reale», per Andrea Camilleri potremmo dire che la scrittura è come una sciabola
che colpisce sia di taglio sia di punta: non è solo nel punto indicato dall’arma
della scrittura che viene inciso il reale ma viene colpito di taglio anche il
mondo circostante, come se roteasse tutto il polso dello scrittore nell’atto
stesso dello scrivere a inseguire il suo sguardo a tutto tondo intorno alla
complessità della cultura mafiosa. In Voi non sapete per la prima volta
il lettore non giunge alla catarsi dell’invenzione camilleriana ma resta
agganciato tra le maglie di significati di un male spietato e vischioso,
scoprendo il piacere unico della riflessione letteraria intessuta nella trama
del reale. «Voi non
sapete cosa state facendo» è la frase con cui Provenzano accoglie le forze
dell’ordine quando viene catturato. Voi non sapete di cosa è capace la non
fiction, invece, sembra dire in ultimo Andrea Camilleri ai suoi lettori,
tirandoli dentro a una narrazione dove il paradosso fa sorridere amaramente di
fronte alla ferocia del mondo.
Bibliografia Camilleri,
A., Un onorevole siciliano. Le interpellanze parlamentari di Leonardo
Sciascia, Milano, Bompiani, 2021. Camilleri,
A., Voi non sapete. Gli amici, i nemici, la mafia, il mondo nei pizzini di
Bernardo Provenzano, Milano, Mondadori, 2007. Carrère, E., Io
sono vivo, voi siete morti, Milano, Adelphi, 2016. Ernaux, A., La
scrittura come un coltello, Roma, L’orma editore, 2024. Ligorio, D., Occhi
di lupo, cuore di cane. La vita invisibile di un agente della DIA, Milano,
Bompiani, 2023. Milanesi,
C., Rappresentazioni della mafia nella non-fiction di Andrea Camilleri in
Faverzani, C., Lanfranca, D. (ed.), La storia,
le storie Camilleri, la mafia e la questione siciliana, «Quaderni
Camilleriani 2», Università degli Studi di Cagliari, 2016.
Saviano, R., Così il Nobel della realtà rivoluziona la letteratura, «la
Repubblica», 12 ottobre 2015.
Saviano, R., Fiction o no, è sempre letteratura, «la Repubblica», 12
marzo 2017.
Diana Ligorio
ABC Blogs, 11.3.2025
Fahrenheit 451
‘il dottore Montalbano’
Las novelas protagonizadas por el comisario Montalbano son una narrativa que
equilibra la trama policial con una mirada crítica y tierna hacia la condición
humana.
En la literatura,
encontramos aquellas historias en las que un determinado personaje mediante la observación,
el análisis y la deducción intenta resolver un enigma; normalmente es un crimen,
para encontrar al autor y su razón. En ellas puede haber acción, suspense, amor,
viajes… pero sobre todo, lograr que el lector mantenga en todo momento la
atención. Pocos escritores logran esto sin caer en lo obvio y en lo prevesible.
Uno de ellos es el maestro Andrea Camilleri (1925, Sicilia-2019, Roma). El autor
italiano, fue un maestro en la creación de novelas de corte policiaco. Autor
prolífico que nos dejo un gran número de novelas, pero sobre todo, al
carismático comisario Montalbano. Callimeri
contó que era un entusiasta de Vázquez Montalbán y su detective Pepe Carvalho,
de hecho en algunas de sus novelas hace que Montalbano lea algunos de los casos
de Carvalho, así como, le rinde homenaje con la similitud del nombre del
comisario y el apellido del escritor catalán. Si a día de
hoy estas leyendo esto y todavía no te has metido en el universo Montalbano, no
dejes pasar un día más, acude a tu librería y hazte con las ediciones que está
realizando Salamandra en las que reúne en un solo volumen varios casos del
comisario Montalbano. Estos son
los títulos de los primeros dos volúmenes, tres casos por cada libro: La forma
del agua:
El hallazgo del cadáver de un ingeniero en un lugar frecuentado por criminales
parece un caso cerrado, pero Montalbano, con su instinto agudo, descubre que
nada es lo que parece. Esta novela inaugural marca el tono de la serie: una
mezcla de crítica social, mordacidad y una mirada incisiva a las estructuras de
poder locales. El perro
de terracota:
Un robo en un supermercado lleva al comisario a descubrir una cueva con dos
esqueletos abrazados, enredándose en un caso con raíces en la Segunda Guerra
Mundial. Es una de las novelas más poéticas de la serie, donde Camilleri explora
la memoria histórica y la dimensión simbólica del amor y la muerte. El ladrón
de meriendas:
Mientras investiga el asesinato de un comerciante tunecino, Montalbano debe
resolver el misterio de un niño abandonado, en un relato que explora las
tensiones migratorias. Esta obra destaca por la ternura con la que trata la
infancia y por cómo Camilleri denuncia, sin perder la ligereza narrativa, la
indiferencia hacia los más vulnerables. La voz del
violín:
El comisario encuentra el cuerpo de una mujer asesinada y se enfrenta a la
incompetencia de sus superiores, mostrando su tenacidad para buscar justicia sin
importar las consecuencias. Es una historia vibrante, que pone de manifiesto la
lucha de Montalbano contra la burocracia y su rechazo a las concesiones morales. La
excursión a Tindari:
Dos ancianos desaparecen tras un viaje, y su desaparición parece ligada a un
asesinato mafioso, en un caso que entrelaza lo cotidiano con la violencia
organizada. Camilleri aquí logra un equilibrio magistral entre la comedia y el
drama, revelando las capas más oscuras de la realidad siciliana. El olor de
la noche:
Montalbano investiga a un financiero que ha estafado a medio pueblo, en una
historia que combina la crítica social con la vida cotidiana siciliana. Esta
novela es un retrato amargo pero lírico de la desilusión, con un final
melancólico que refleja la fatiga moral del protagonista ante la corrupción
persistente. Todo un
disfrute para leer sin parar en el que el lector apreciará al comisario Salvo
Montalbano, uno de los personajes más icónicos de la novela negra contemporánea.
Con su aguda inteligencia, un profundo sentido de la justicia y un temperamento
irascible pero entrañable, llega al final de cada problema acudiendo muchas
veces a su intuición. Montalbano se
mueve con destreza por las complejidades del crimen y las contradicciones
humanas en la ficticia Vigáta, un microcosmos que refleja la Sicilia real.
Camilleri dota a su protagonista de una humanidad palpable: Montalbano disfruta
de la buena comida (como su alter ego Pepe Carvalho), de largos baños en el mar
y mantiene una relación a menudo conflictiva con su pareja, Livia. Esta mezcla
de virtudes y debilidades lo convierte en un personaje cercano, capaz de
alternar momentos de gran lucidez con accesos de mal humor o sarcástica ironía. El estilo
narrativo de Camilleri es único, ya que consigue combinar con grandes giros
narrativos en los que la prosa fluye con naturalidad, entrelazando descripciones
costumbristas con diálogos afilados y llenos de humor. Los casos que investiga
Montalbano no solo exploran el crimen, sino también las problemáticas sociales
de Sicilia: la corrupción, la mafia, la inmigración y las injusticias cotidianas.
Una narrativa que equilibra la trama policial con una mirada crítica y tierna
hacia la condición humana. Los personajes secundarios, como el entrañable
Catarella que siempre está al teléfono de la comisaria o el leal Fazio, junto
con el subcomisario Mimì Augello, enriquecen el universo de Montalbano,
aportando matices de comedia y complicidad que suavizan la dureza de las
investigaciones criminales.
En definitiva, la serie Montalbano es de lo más sensacional que hay en el género
policiaco europeo, es mucho más que un conjunto de novelas negras: es un retrato
vibrante, palpitante, valiente, amable y cruel que lleva al lector por varios
caminos, de los cuales terminará llegando a su destino de forma sorprendente.
Una exploración de las pasiones humanas y un homenaje al placer de vivir y el
hacer justicia, todo ello envuelto en el ingenio narrativo de Andrea Camilleri,
del que nunca se debe quedar en el olvido junto a nuestro querido Vázquez
Montalbán.
Pablo Delgado
il
Fatto Quotidiano,
12.3.2025
Non solo per Montalbano... - Il professor Barbero racconta
Cent’anni di Camilleri: il maestro si diverte
Pubblichiamo la nota inedita del professor Alessandro Barbero a “La concessione
del telefono” (edito da Sellerio) di Andrea Camilleri. La ripubblicazione del
libro è nella collana “Cento anni di Andrea Camilleri” che si inserisce nel
programma del Centenario Camilleri promosso dal Fondo Andrea Camilleri con il
Comitato Nazionale Camilleri 100
Vigàta, Montelusa,
Fela, Fiacca… Sentendo questi nomi chiunque pensa subito una cosa, e una cosa
soltanto: siamo nel territorio del commissario Montalbano. Che nella produzione
di Andrea Camilleri siano numerosi anche i romanzi ambientati negli stessi
luoghi, ma alla fine dell’Ottocento anziché ai giorni nostri, molti lettori
ovviamente lo sanno; ma che quella toponomastica immaginaria e quella lingua
d’invenzione non siano affatto nate come lo scenario e il mezzo espressivo delle
avventure del commissario, anzi predatino la sua nascita (appaiono in Un filo
di fumo, del 1980; il primo romanzo con Montalbano è La forma dell’acqua,
del 1994), non molti lo immaginano. Anzi, quando lo scopri può sembrarti
straniante. Per dirla tutta, a me tanti anni fa, quando m’ero appena innamorato
della serie di Montalbano, parve innaturale e addirittura urtante già il solo
fatto che l’autore si permettesse di scrivere anche (anche!) dei romanzi
storici, invece di concentrarsi sull’unica cosa che interessava ai suoi lettori. BISOGNA
capire il contesto per scusarmi. Erano gli anni Novanta, e abitavo in una
piccola città in cui c’erano delle ottime librerie (e ci sono tuttora; non più,
però, quella dove ho scoperto Camilleri). I librai erano giovani e competenti,
fratello e sorella; e quando non sapevo più cosa leggere mi capitava di entrare
da loro e chiedere, a lei, un suggerimento. E una volta mi disse: guarda, c’è
questo nuovo autore di gialli che escono da Sellerio, io li ho letti e mi sono
piaciuti molto. Uscii con La voce del violino e Il cane di terracotta,
e non molto dopo tornai a chiedere tutti gli altri; e siccome ero ingenuo e
superficiale, la prima volta che tornato a casa aprii il preziosissimo
libriccino blu e scoprii che non c’era Montalbano e si trattava invece di un
romanzo storico, ambientato nell’Italietta provinciale dopo l’Unità (poteva
essere Il birraio di Preston come La stagione della caccia), ci
rimasi malissimo, mi pareva d’essere stato truffato. Camilleri, m’immagino, lo
sapeva che certi lettori reagivano così, e uno dei motivi per cui alla fine
Montalbano gli faceva girare i cabasisi è proprio la totale identificazione
della sua produzione letteraria con quell’unica, ancorché benedetta, creatura. Adesso non
starò a dire che le opere più felici del Maestro sono proprio quelle ambientate
nella Vigàta ottocentesca, anziché quelle troppo fortunate ambientate ai tempi
nostri, perché sospetto che sia quello che pensano e dicono tutti i bas-bleu,
gli stessi secondo i quali Simenon passerà alla storia della letteratura per i
libri in cui non c’è Maigret; però la tesi non sarebbe difficile da sostenere. E
basterebbe questo piccolo capolavoro che avete in mano, La concessione del
telefono, per argomentarlo. Il libro è del 1998, e già intorno a questa data
vale la pena di fare qualche considerazione: nato nel 1925, Camilleri aveva già
alle spalle una carriera di regista teatrale e di regista e produttore RAI
quando pubblicò, nel 1978, il suo primo libro, Il corso delle cose; per
il secondo bisogna aspettare il 1980; per il terzo, il 1984. E poi arrivano i
miracolosi (per lui, dico) anni Novanta, in cui escono nove romanzi, quattro con
Montalbano e cinque senza, e tutti belli o bellissimi (qui volevo aggiungere
“almeno a parere di chi scrive”, ma poi ci ho ripensato: voglio vedere chi
direbbe il contrario). La concessione del telefono arriva dopo quattro
Montalbano consecutivi, più i racconti di Un mese con Montalbano – e in
quest’ultimo caso c’è già una spia rivelatrice: per la prima volta Montalbano è
nel titolo, spia sicura dell’enorme successo della serie. E proprio questo è il
bello: un autore commerciale a questo punto si sarebbe attaccato a Montalbano, e
tanti saluti al romanzo storico e all’Ottocento. Ma Camilleri scriveva perché si
divertiva: ed è evidente che scrivendo La concessione del telefono si è
divertito molto. Avanzerei
l’ipotesi che all’inizio volesse scrivere un romanzo epistolare, tutto fatto di
Cose scritte. Poi, a un certo punto, si è accorto che in questo caso il limite
espressivo era troppo forte, e ha deciso di alternare le sezioni di Cose dette,
cioè di dialoghi. Che non significa certo aver ceduto di fronte a una difficoltà
tecnica scegliendo la strada più facile, perché la sfida a questo punto
diventava ancora più appassionante: il romanzo si trasformava in una suite
musicale in cui al ritmo delle lettere, dei rapporti e dei telegrammi si
alternava quello più serrato dei dialoghi, in entrambi i casi senza alcun
intervento del narratore onnisciente, senza nessuna descrizione se non quelle
fornite dagli stessi protagonisti. I dialoghi acquistano a questo punto –
diciamolo, giacché di telefoni stiamo pur sempre parlando – il ruolo che nel
dossier di un’inchiesta hanno oggi le intercettazioni telefoniche, e la loro
inserzione non riduce affatto la sensazione complessiva di avere di fronte, per
l’appunto, un miracoloso scartafaccio, in cui un investigatore venuto dopo abbia
riunito tutti i materiali di cui gli investigatori dell’epoca potevano avere,
tragicamente per loro, solo un’immagine parziale. S’È
DIVERTITO, dicevamo: nell’immaginare, all’occasione, la toponomastica di quella
Vigàta umbertina – via dell’Unità d’Italia, manco a dirlo –, gli strafalcioni
dei parlanti semicolti (“amicus Pilato, sed magis amica veritas”), i nomi
dei comprimari (l’ex questore Bàrberi - Squarotti). Quando si avventura in
territori più esotici, è anche possibile rintracciare le sue fonti di
ispirazione. Il pesantissimo accento piemontese del generale Carlo Alberto dalla
Chiesa, pardon, de Saint-Pierre, Comandante Generale dell’Arma dei Reali
Carabinieri in Sicilia, viene dritto dall’intervista impossibile di Vittorio
Sermonti al re Vittorio Emanuele II, realizzata nel 1974 nel quadro di quel
memorabile programma radiofonico, a cui un Camilleri allora quasi cinquantenne
collaborava regolarmente come regista; e l’esclamazione in dialetto che sfugge
al generale (“non sia pilông che n’dì sensa pan!”) è presa di peso
dall’intervista impossibile di Umberto Eco a Pietro Micca, di cui proprio
Camilleri fece la regia. Mentre “la carta d’indintirintà” che Mariano Giacalone
chiede a Pippo Genuardi rifiutandosi di riconoscerlo è un esito appena
sicilianizzato della “carta d’indindirindà” di Peppino De Filippo nei panni di
Pappagone, che impazzò in televisione fra il 1966 e il 1970 e che rimane tuttora
indimenticato in quella generazione, come dimostra un rapido sondaggio in
Internet (oltre alla memoria di chi scrive).
Il Maestro, dunque, si diverte; e con lui si diverte il lettore, continuamente
accompagnato dall’ironia dell’autore e dagli snodi via via più esilaranti di una
classica commedia degli equivoci (e come si vede che Camilleri è stato a lungo
innanzitutto uomo di teatro).
MA IL DIVERTISSEMENT non fa solo ridere, anzi, a un certo punto rischia di non
far più ridere per nulla. Perché se all’inizio il precipitare dell’intreccio
verso l’assurdo sembrava solo il frutto della dabbenaggine o, al contrario,
della troppo contorta e sospettosa astuzia dei protagonisti, via via che si
procede diventa fin troppo evidente che dietro c’è di più, e di peggio; c’è
l’eterno dramma della burocrazia italiana, ma soprattutto un pessimismo
millenario che dà per scontato che le cose cominciate male finiranno peggio, che
chi prova a portare tra i pazzi un minimo di razionalità e di buon senso finirà
stritolato, che ogni sistema premia i peggiori. Non diciamo di più, per non
spoilerare, come orrendamente diciamo oggi; d’altra parte, quando una parola la
capiscono tutti ed esprime esattamente e con la massima economia un concetto
preciso e complesso, sarebbe sbagliato non usarla, anche se scommetterei che al
Maestro avrebbe fatto venire il nirbuso. Perché questo, come quasi tutti
i libri di Camilleri, è anche un giallo, e così intricato che forse nemmeno
Montalbano sarebbe riuscito a risolverlo, anche se qui al lettore il giallo è
presentato a rovescio rispetto a quel che succede di solito: è l’intreccio delle
cause che si aggroviglia sotto i nostri occhi, il delitto non c’è ancora stato.
Alessandro Barbero
Giovedì 13 marzo alle 18.00, presso la libreria CataniaLibri di Catania in via
Etnea 325, Salvatore Silvano Nigro nell'incontro L'Arte del Risvolto.
Interverrà Andrea Giuseppe Cerra.
Verrà proiettato un video inedito di Andrea Camilleri.
L'iniziativa si inserisce nel programma del Centenario Camilleri promosso dal
Fondo Andrea Camilleri con il Comitato Nazionale Camilleri 100.
«Nonno mi ripeteva: non giudicare gli altri in maniera avventata, ma cerca di
metterti sempre nei panni altrui e, magari, anche di cambiare opinione. Un
insegnamento che mi è servito tanto». Il nonno in questione è Andrea Camilleri dell’attrice
e regista Alessandra Mortelliti, che il 15 e 16 marzo al Teatro Piccinni di Bari
porta in scena l’adattamento scenico liberamente tratto dal romanzo del grande
scrittore, «Un sabato, con gli amici», con la regia di Marco Grossi. Lo
spettacolo si inserisce tra le iniziative per il centenario della nascita del
famoso nonno.
«A proposito dei 100 anni dalla nascita — riprende la nipote — lui rabbrividiva
all’idea di arrivare a compiere questa età. Diceva che si può arrivare a questo
traguardo solo come un lombrico superstite, anche se nonno è arrivato all’età di
94 anni. Ma la sua testa era quella di un ragazzino. Il romanzo che portiamo in
scena sembra scritto da un giovane autore». Cosa narra
il testo? «È stato
pubblicato nel 2009. È un’opera controcorrente, rispetto al resto, è una storia
dark che non ha nulla a che vedere con la Sicilia di Montalbano. I personaggi in
azione sono dannati, senza possibilità di redenzione». Chi sono
gli amici del titolo? «La
vicenda è ambientata in un quartiere altoborghese di una grande città italiana.
Tre coppie di amici, che si conoscono sin dal liceo, trascorrono un sabato al
mese per stare insieme con leggerezza, ma ognuno nasconde segreti
inconfessabili. Nel sabato sera che raccontiamo, però, entra in scena un altro
compagno di liceo, che farà riaffiorare una verità oscura del passato:
destabilizzerà il gruppo». Quali le
caratteristiche del suo personaggio? «È
tipicamente camilleriano. Una donna ermetica, che non si riesce a decifrare:
vive un tormento interiore con cui combatte». Lei è
figlia di Andreina, primogenita di Camilleri: un nonno ingombrante?
«Assolutamente non ingombrante, ma fortemente presente soprattutto per me, che
fino all’adolescenza vivevo con i miei genitori in un appartamento a Roma che
comunicava col suo. Tra noi un rapporto quotidiano. Si alzava presto la mattina,
si lavava, si vestiva di tutto punto e iniziava a lavorare. Ricordo che, per
trovare l’ispirazione, camminava su e giù ossessivamente in salotto, con la
sigaretta accesa, il bicchiere di birra in mano e la musica jazz di sottofondo.
Lo osservavo in queste sue passeggiate infinite e, quando gli balenava l’idea
giusta in mente, si sedeva alla macchina da scrivere». In
famiglia tutti zitti per non disturbarlo? «Macché!
Tutto ciò avveniva nel frastuono degli schiamazzi di figlie e nipotine, anzi...
dichiarò che, forse, non sarebbe stato in grado di scrivere nel silenzio, in
riva al mare...». Il
successo di Montalbano lo fece cambiare? «Fu un
ciclone che sconvolse tutta la famiglia, ma la cosa divertente è che lui rimase
identico con la sua capacità affabulatoria». Camilleri
si diplomò all’Accademia Silvio d’Amico, dove poi ha insegnato recitazione e
regia. Fu contento quando anche lei decise di fare lo stesso percorso di studi
artistici? «Per
niente: tra noi ci fu una lite furibonda quando seppe che mi stavo preparando
per l’esame di ammissione. Non era d’accordo e non ho mai capito perché, forse
temeva che la complessità del mestiere attoriale potesse danneggiarmi e... non
aveva tutti i torti. Poi, però, quando venne a vedere il saggio di fine corso, è
diventato il mio maggiore sostenitore». Consigli?
Suggerimenti? «Mi
disse: i compromessi si possono trovare per le piccole cose, ma quando sei
convinta di una tua idea, anche se non accettata dagli altri, devi portarla
avanti senza fermarti». Ha mai
avuto ansia da prestazione, essendo la nipote di...? «Certo.
Ma nonno, un gigante, mi ha anche insegnato a non prendermi troppo sul serio,
con la dovuta ironia».
L’ultimo ricordo?
«È stato un mese in coma e, quando con mia sorella Arianna andammo nel reparto
di terapia intensiva, trovammo il modo di fargli sentire il brano, che amava
molto, “Dream a little dream” di Ella Fitzgerald. Avemmo la sensazione che lui
lo riconoscesse e che accennasse un sorriso ascoltandolo».
Emilia Costantini
Un Camilleri noir, poco sole, molte brume, soprattutto quelle che risalgono
fitte dal passato. Tutt’un altro Camilleri, insomma, lontanissimo
dall’immaginario che a lui solitamente s’associa, Sicilia, Montalbano,
ammazzatine, e dunque la curiosità di esplorarlo deve essere il sentimento guida
di chi, sabato e domenica, si siederà nel teatro Piccinni e assisterà alla prima
nazionale di “Un sabato, tra amici” (occhio al titolo e, soprattutto, alla
virgola, così come ci spiegherà tra poco il regista Marco Grossi). L’opera,
proposta dal cartellone della stagione teatrale “Altri Mondi” del Comune di
Bari, organizzata in collaborazione con Puglia Culture, apre ufficialmente le
iniziative per il Centenario della nascita del grande scrittore siciliano,
promosso dal Fondo Andrea Camilleri e dal Comitato Nazionale Camilleri 100,
presieduto, tra l’altro, dal nostro Felice Laudadio. Fu proprio lui a portare lo
scrittore a Bari nel 2014, ospite del Bif&st, in una memorabile mattinata al
Petruzzelli, proprio a due passi dal Piccinni, di cui Camilleri era stato, negli
anni Sessanta regista stabile. “Un sabato,
con gli amici” è il risultato della collaborazione tra la pugliese Produzione
Malalingua, Alt Academy e lo stesso Fondo Camilleri. Il regista Grossi ha curato
anche l’adattamento del romanzo omonimo di Camilleri, una delle sue opere di
certo meno note, pubblicata per la prima volta nel 2009 da Mondadori. In scena
ci sarà Alessandra Mortelliti, attrice e nipote dello stesso Camilleri, con
lei Pierluigi Corallo, Fabrizio Lombardo, Silvia Degrandi, Luca Avagliano, Marcella
Favilla e Alberto Melone, compagnia per la più parte romana e, quindi, si prova
a Roma. Il romanzo,
dicevamo. «Appartiene a un filone un po’ diverso rispetto alla produzione alla
quale siamo più affezionati, più noir, più vicino alle sue passioni letterarie,
a Giorgio Scerbanenco, ad autori italiani anni Sessanta, Settanta e Ottanta,
comunque molto cupi anche violenti, se vogliamo – racconta Grossi – In queste
pagine non c’è nulla delle ambientazioni siciliane, dell’invenzione linguistica
o dell’ironia nel porgere i personaggi, la narrazione è molto fredda e
distaccata, ma te ne accorgi già dal titolo (io l’ho notato solo in un secondo
momento), perché non è “Un sabato con gli amici”, ma “Un sabato, con gli amici”,
quella virgola di mezzo lo trasforma in una didascalia, spiega quando ci
troviamo e qual è la situazione in cui ci troviamo. Quindi, è rappresentativo
dello stile del romanzo». Dal racconto
a una versione teatrale, col desiderio di far conoscere un altro tipo di
produzione, che va in una direzione opposta all’arcinota, «non riconosci
Camilleri», ribadisce Grossi. L’ambientazione è altoborghese, siamo in una
grande città, probabilmente Roma, e il sabato a cui fa riferimento il titolo è
quello in cui da diverso tempo ormai si incontrano d’abitudine tre coppie di
ultraquarantenni, sono amici, di liceo, di università, di lunga data insomma. «Dal passato
viene invitato da uno di loro un amico dell’Università, il nuovo arrivo va a
scombinare gli equilibri faticosamente raggiunti delle coppie nel loro percorso
di vita. Questi sono, tra l’altro, una serie di romanzi in cui Camilleri ha
indagato il rapporto tra trauma infantile e carattere dell’uomo adulto, di come
l’infanzia condizioni l’età matura e per questo tutti questi personaggi, in modo
parossistico e simbolico, hanno tutti vissuto traumi più o meno gravi: violenza
sessuale, l’aver assistito a un omicidio, o al suicidio di una madre, temi molto
forti che hanno portato questi personaggi da adulti a sviluppare una serie di
comportamenti che vanno dalla necrofilia alla pedofilia. C’è una coppia, ad
esempio che praticava sesso violento, si eccitavano con la morte, attitudine
affine a quella dei protagonisti del Crash di Cronenberg, per intendersi; si
sono lasciati per non precipitare nel baratro, e poi sono risaliti insieme. Ma
l’amico inatteso risveglia queste pulsioni e l’obiettivo di tutti sarà
ristabilire l’equilibrio antecedente». Interessante l’approccio.
Nella messa in scena Grossi ha scelto all’inizio di tranquillizzare il pubblico,
concedendo, quello che si aspetterebbe da un testo camilleriano. «Al principio
si va incontro a questa prevedibile aspettativa, cioè presentare la storia
sottoforma quasi di commedia, faccio allora riferimento a commedie di stampo
classico, tipo Rumors di Neil Simon, che ha un impianto uguale: coppie di amici
che si ritrovano, succede qualcosa e si arriva all’esasperazione. Quindi ho
provato a partire da qui, certo con qualche stortura neanche troppo
rassicurante, per arrivare pian piano alla discesa agli inferi, come se
prendessimo i personaggi di Simon e li vedessimo dall’altra parte, dal lato
oscuro». “Un sabato, con gli amici” nel circuito di Puglia Culture, sarà in
replica il 17 marzo. Info pugliaculture.it
Antonella W. Gaeta
La 79esima edizione della Festa del Teatro di San Miniato in programma la
prossima estate si annuncia particolare e straordinaria, per la celebrazione del
centenario della nascita di Andrea Camilleri (1925 2019) con un testo inedito
sulle scene e una serie di spettacoli che promettono di lasciare il segno. La
conferenza stampa di presentazione, tenutasi lunedì 10 marzo nella Biblioteca
antica del Palazzo del Seminario, ha svelato un cartellone ricco e articolato,
con nove spettacoli in programma tra giugno e luglio, tra cui tre prime
assolute. Al centro della scena, l’opera “Autodifesa di Caino”, testo mai
rappresentato di Andrea Camilleri, che vedrà Luca Zingaretti impegnato come
interprete e regista.
Il legame tra Andrea Camilleri e San Miniato affonda le radici negli anni ‘50,
quando il giovane scrittore siciliano collaborò con Orazio Costa a varie messe
in scena di spettacoli del Dramma. I fili del legame tra Camilleri e San Miniato
si sono poi riannodati nel 2024, quando nell’archivio del Dramma Popolare è
stato ritrovato un testo inedito del giovane Camilleri – “Il santo nero” -,
inviato nella città della Rocca dallo scrittore siciliano per un concorso
bandito dall’Istituto nel 1951. Un ritrovamento che ha portato alla decisione di
mettere in scena “Autodifesa di Caino”, opera che Camilleri avrebbe dovuto
presentare nel 2019, se la morte non lo avesse colto prima. «Abbiamo avuto la
grande fortuna di possedere un suo manoscritto inedito», ha dichiarato Marzio
Gabbanini, presidente della Fondazione Istituto Dramma Popolare, durante la
conferenza stampa. «Camilleri aveva presentato questo testo da giovane autore, e
l’archivista Alexander di Bartolo lo ha ritrovato durante una riorganizzazione
sistematica dell’Archivio. Da quel momento sono nati rapporti sempre più stretti
con la famiglia Camilleri, favoriti anche dalla presenza del nostro direttore
artistico, Masolino d’Amico». Luca
Zingaretti, volto noto della serie televisiva “Il Commissario Montalbano”,
interpreterà e dirigerà “Autodifesa di Caino” in tre serate consecutive, il 24,
25 e 26 luglio in Piazza Duomo. «Zingaretti ha accettato con entusiasmo,
considerandolo un debito verso il suo maestro», ha spiegato Masolino d’Amico,
direttore artistico del Dramma Popolare. «Camilleri aveva scritto questo testo
per sé, per essere recitato da lui stesso. Zingaretti ha voluto fare la regia
per vestirselo addosso, per sentirlo suo. Sarà una testimonianza teatrale unica,
perché Camilleri era uomo di teatro e ha vissuto nel teatro tutta la vita».
[…]
Torna, sempre più affascinante, ancheggiando su un paio di Louboutin tacco
dodici Lolita Lobosco, la commissaria della Omicidi di Bari: ormai, anche
leggendone le avventure è difficile non vederla con le fattezze di Luisa
Ranieri, che la impersona nella serie di Raiuno attesa presto al ritorno.
Nell’undicesima indagine, sempre più solare e sempre alla ricerca del vero amore
dopo le delusioni per i tradimenti dell’amato collega Caruso finito
a Manfredonia, Gabriella Genisi in Una questione di soldi (Sonzogno, pagine 192,
euro 16), impegna la commissaria in un doppio enigma: il presunto suicidio di
una donna direttrice di una banca esperta in insider trading che le assomiglia
assai: stessi lineamenti, quasi una copia perfetta e anche lei indossava le
stesse costose scarpe con la suola rossa.[…]
La telefonata a Salvo Montalbano, un omaggio e un ricordo di Andrea Camilleri
nel centenario della morte dello scrittore siciliano?
«Devo tanto a Camilleri. Se non avessi letto i suoi libri, forse non avrei mai
inventato il mio personaggio. In ogni libro c’è un contatto con il commissario
Montalbano, e a maggior ragione quest’anno in cui ricorre il centenario della
nascita di Camilleri che ha dato la giusta dignità al giallo italiano. La
commistione di tanti ingredienti, come il racconto del territorio, del sociale,
del protagonista è opera sua: ha mescolato egregiamente ogni cosa e ci ha fatto
innamorare tutti di un bellissimo personaggio».
Francesco Mannoni
Libero adattamento
di Marco Grossi dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 2009,
lo spettacolo si inserisce tra le iniziative per il Centenario della nascita del
grande scrittore siciliano.
Il romanzo appartiene a quel filone di produzione letteraria meno nota
dell’autore, in quanto non legata alle ambientazioni siciliane cui e associata
la sua fama e che, a torto, hanno finito per essere considerate,
nell’immaginario collettivo, l’unico luogo narrativo della sua produzione
letteraria.
ll risultato dell’adattamento teatrale di Marco Grossi è una black comedy
noir dall’impianto squisitamente corale. In scena ci sarà Alessandra
Mortelliti, attrice e nipote dello stesso Andrea Camilleri, assieme ad un cast
di grande talento: Pierluigi Corallo, Fabrizio Lombardo, Silvia Degrandi, Luca
Avagliano, Marcella Favilla e Alberto Melone.
La trama
Ambientato in un quartiere alto borghese di una grande città italiana, il
romanzo narra di tre coppie di amici che si ritrovano per trascorrere una serata
insieme. Il contesto iniziale richiama l’immaginario della commedia classica
anglosassone, alla Neil Simon, con personaggi che si presentano attraverso il
filtro della leggerezza e dell’umorismo. Tuttavia, un evento imprevisto cambierà
il corso della serata, facendo riaffiorare antichi e pericolosi fantasmi.
Lo spettacolo, programmato nel circuito di Puglia Culture, sarà in replica il 17
marzo al Teatro Luciani di Acquaviva delle Fonti (ore 20.30) e il 18 marzo al
Teatro Paisiello di Lecce, per le stagioni teatrali dei Comuni.
Tutte le informazioni in dettaglio nel Comunicato
stampa e nella scheda dello
spettacolo qui allegati.
[…]
In conferenza stampa è stato inoltre annunciato un appuntamento per celebrare il
grande scrittore e sceneggiatore siciliano Andrea Camilleri in occasione del
Centenario della nascita. E molto altro…
SAN GINESIO - L’Associazione Culturale “San Ginesio” e il Centro di Lettura
“Arturo Piatti” di San Ginesio, nelle persone degli organizzatori Rita Bompadre
e Matteo Marangoni, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia e del
Teatro 2025, presentano all’interno della pagina social https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti -
un contributo audio-video per celebrare il centenario della nascita dello
scrittore, regista teatrale, televisivo e radiofonico Andrea Camilleri (on line
a partire dal 21 Marzo 2025).
Teatro Pubblico
Pugliese, 15-16.3.2025
TEATRO A SCELTA
Un sabato con gli amici riadattamento
e allestimento scenico di MARCO GROSSI DETTAGLI PREZZO
a partire da € 10 CATEGORIA
Rosa CITTÀ
Bari RASSEGNA
Altri mondi 2024/25
LUOGO
Teatro Piccinni
CAST Compagnia
Malalingua
UN SABATO CON GLI AMICI
di Andrea Camilleri
riadattamento e allestimento scenico di MARCO GROSSI
Evento in occasione
del centenario della nascita di Andrea Camilleri
DESCRIZIONE Un sabato con gli amici è
un romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato da Mondadori nel 2009. Assieme ad
altri scritti e romanzi, come “Il tailleur grigio” e “Km 123”, appartiene a quel
filone di produzione letteraria meno nota dell’autore, perché non legata alle
ambientazioni siciliane cui è associata la sua fama e che hanno finito per
essere considerate, nell’immaginario collettivo, il luogo narrativo della sua
produzione letteraria. Camilleri, per formazione e percorso artistico, è a
ragione considerato un importante maestro del teatro italiano e anche in ambito
narrativo, egli ha spesso attinto all’universo del teatro per delineare e
costruire le sue storie e i suoi personaggi. Alcune opere,
più di altre, denunciano chiaramente questa propensione, Un
sabato con gli amici è sicuramente tra queste. Tutto, dalla costruzione
spazio temporale della vicenda, alla caratterizzazione dei personaggi, fino allo
stile essenziale e tagliente dei dialoghi, rimanda all’universo teatrale, tanto
che in passato fu lo stesso Camilleri a dichiararne la teatralità e ad esprimere
il desiderio di vederne, prima o poi, compiuta la sua riduzione per il
palcoscenico. Un sabato con gli amici narra
una vicenda ambientata in un quartiere alto borghese della Capitale.
Camilleri mette in scena sette personaggi - borghesi di mezza età, amici fra
loro - e va a scandagliarne gli animi e le vite attraverso brevi flash-back
dell’infanzia, adolescenza e gioventù, fino ad arrivare ad un triste presente:
un sabato in cui tre coppie di amici si ritrovano a passare la serata insieme,
come d'abitudine, ma che finirà per far riemergere antichi e pericolosi
fantasmi. L’occasione è data dalla presenza imprevista di una vecchia
conoscenza, riaffiorata da un lontano passato per chiedere aiuto e sostegno
elettorale per la sua recente candidatura politica. Il nuovo arrivato andrà a
rompere gli equilibri faticosamente raggiunti dalle coppie. Ognuno dei
protagonisti ha qualche scheletro, più o meno ingombrante, nell'armadio o si
trova a fare i conti con un trauma irrisolto: chi conduce una relazione
clandestina con un altro all’interno del gruppo, chi ha assistito a omicidi o
suicidi, chi è stato violato nell'anima o nel corpo, chi anziché vittima è stato
carnefice, ma ha avuto ugualmente una vita segnata.
La prima indagine di Montalbano di Andrea Camilleri è quella da cui tutto
ebbe inizio, quella in cui prendono vita i personaggi dei successivi numerosi
romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Massimo
Venturiello porta sul palcoscenico, con la vis teatrale che lo contraddistingue,
il testo di Andrea Camilleri in un progetto tutto nuovo da lui ideato.
L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più famoso della
narrativa contemporanea italiana è nata in seguito allo straordinario successo
che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente pubblicati dalla Storytel, che
Venturiello stesso ha avuto il privilegio di interpretare. Il racconto diventa
immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. È qui
che nasce il leggendario commissario Montalbano. Musiche di antiche ballate e
serenate siciliane accompagneranno la parola, si intrecceranno a essa fino a
confondersi, a fondersi in un’unica sonorità. La stessa che probabilmente Andrea
Camilleri doveva aver sentito, ancora ragazzo, nelle antiche barberie siciliane. Autore
Si svegliava alle
sei, sbarbato e vestito di tutto punto si metteva a scrivere: dalle sette alle
dieci, minuto più minuto meno. Dopo se ne andava in giro per il quartiere, al
bar, a comprare le sigarette, a raccogliere le frasi perdute della gente, che
poi finivano in qualche suo romanzo. Nel primo pomeriggio si rimetteva al lavoro
per rivedere le pagine, correggere, riscrivere, per altre tre ore. Talvolta, la
sera, andava a teatro con la moglie Rosetta. Questa era,
più o meno, la sua giornata tipo. Tra queste giornate uguali, scandite dagli
stessi riti sono passati oltre trent’anni, una quarantina di romanzi tradotti in
tutto il mondo e venduti in circa trenta milioni di copie, record assoluto per
uno scrittore italiano. I suoi titoli figuravano (e figurano) nella classifica
dei primi dieci romanzi più venduti. Camilleri era
una bottega da best-seller, una formidabile macchina di scrittura. Aveva una
sorta di ossessione, quella nei confronti della più grande macchina per scrivere
della storia della letteratura: Georges Simenon. L’aveva letto, studiato,
conosciuto, ammirato e naturalmente imitato per tutta la vita. Gli aveva offerto
un omaggio straordinario e molto gradito da Simenon, curandola più bella
traduzione in immagini delle inchieste del commissario Maigret mai girata:
quella con l’indimenticabile Gino Cervi. Simenon, autore di centinaia di
romanzi, ricorreva ad una serie infinita di trucchi, più un monumentale
archivio, una biblioteca di babele fatta di appunti, mappe, documenti. Camilleri,
invece, non aveva un archivio, non prendeva appunti, niente. Aveva però
un’ottima memoria, ordinato, metodico, ma non aveva testa per un archivio.
Un’altra cosa: Simenon era andato a scuola da un commissario del Quai des
Orfevres per imparare le tecniche di indagine. Lui no. Aveva conosciuto
commissari di polizia solo dopo aver creato Montalbano. Forse ciò era dovuto al
fatto che, a differenza di Simenon, Camilleri aveva l’anima dello “sbirro”. In comune con
Simenon aveva la lettura dei fatti di cronaca, pagine e pagine da una decina di
giornali, anche locali, e poi l’immersione nella realtà quotidiana del
quartiere, la strada. Gli piaceva inzupparsi di realtà, convinto che i fatti
reali fossero sempre più imprevedibili delle trame degli scrittori. Come
nascevano i suoi romanzi? Camilleri ha sempre, candidamente ammesso di non
saperlo, di non averlo mai capito. Leggeva tanti piccoli fatti di cronaca,
ascoltava frasi per strada. Due o tre rimanevano in mente, crescevano fino a
diventare una storia. Non aveva molta fiducia nelle tecniche, nelle scuole di
scrittura. Per lui la migliore scuola per imparare a scrivere, raccontava ai
giovani aspiranti scrittori, era ascoltare e naturalmente leggere gli scrittori
che piacciono e provare a capire come hanno fatto. La sua
biblioteca, immensa, era tutta sistemata in ordine alfabetico, tranne lo
scaffale dietro la scrivania. Lì c’erano gli autori prediletti: Cechov, Gogol,
Beckett, Faulkner, Pirandello, Sciascia e, naturalmente, Simenon. Aveva
cominciato a pubblicare prima dei vent’anni sulla rivista Mercurio. Nel ’47
Ungaretti lo inserì in un’antologia di nuovi poeti. L’anno dopo
Carlo Bo e Gianfranco Contini lo inserirono in un’altra, accanto a Pasolini,
Zanzotto e altri. Poi sparisce per mezzo secolo: il lavoro alla RAI come autore.
Quando gli torna la voglia di scrivere, si trova di fronte ad un problema: non
trova la lingua per raccontare. Così finisce per ascoltare sé stesso. Gli viene
in mente la storia de “Il corso delle cose” e vuole scriverla. Ma non ci
riesce. In quel
periodo suo padre era malato, passava le notti con lui a raccontare il romanzo,
alla sua maniera, in quel misto di dialetto e italiano della piccola borghesia
siciliana. Finché non gli viene l’idea: perché non scrivere come raccontava a
suo padre? Lo scrisse in poco tempo e lo consegnò a Niccolò Gallo, grande
critico, che gli promise di pubblicarlo entro l’anno. Gallo sparì. E il romanzo
attese altri dieci anni. Non era facile far passare quella lingua al vaglio
degli editori. Tutti gli consigliavano di lasciar perdere quella lingua
bastarda. Perfino Sciascia cercava di persuaderlo: i lettori, soprattutto
siciliani, non l’avrebbero capito. Ma lui era
convinto che quella lingua bastarda andava benissimo: l’italiano serviva ad
esprimere il concetto, il dialetto descriveva il sentimento. I suoi romanzi
storici, bellissimi, cominciano a vendere con Sellerio. E poi arriva la “bomba”
Montalbano, nato quasi per gioco. Nella primavera del 1998 gli scrisse
dall’Università di Cagliari il prof. Giuseppe Marci: lo invitava ad un incontro
con gli studenti che avevano seguito un corso dedicato al suo “Birraio di
Preston”. Camilleri accettò. E fu così che all’aeroporto di Cagliari
incontrò Salvo Montalbano. Era impressionante la sua somiglianza con il
personaggio che lo scrittore aveva in mente: si materializzava l’immagine del
commissario che fino a quel momento era ancora come un puzzle mancante di alcuni
pezzi di sfondo.
Qualche tempo dopo, il produttore Carlo Degli Esposti cominciò a pensare alla
serie televisiva, e chiese a Camilleri delucidazioni sull’aspetto fisico di
Montalbano. Lo scrittore se la cavò pregando il prof. Marci di mandargli alcune
sue foto. Ma non si trovò un attore che gli somigliasse; e allora decisero di
prescindere. Infatti il bravissimo Luca Zingaretti non ha nulla a che fare col
Montalbano dei romanzi; basti pensare che il commissario ha capelli e baffi.
Camilleri ha più volte sottolineato di essersi ispirato alla figura di Ciccio
Ingravallo (il commissario di “Quel pasticciaccio brutto di via Merulana” di
C.E. Gadda) interpretato sullo schermo da Pietro Germi; solo che Montalbano
non è così alto e ha la faccia un po’ larga, da contadino.
Porto Empedocle, paese di Camilleri, ha dedicato una statua al suo commissario.
L’autore è lo stesso scultore che ha fatto il monumento a Sciascia, a Racalmuto.
E, come quello di Sciascia, anche il monumento a Montalbano ha trovato la sua
collocazione in mezzo alla strada. Sciascia passeggia fumando una sigaretta,
Montalbano se ne sta appoggiato ad un lampione. Molti dicono che non somiglia a
Montalbano, altrettanti dicono invece che gli somiglia. E’ inevitabile: ogni
lettore si crea il suo Montalbano. E come ogni personaggio romanzesco Montalbano
è, pirandellianamente, uno nessuno e centomila.
Domenico Della Monica
Il nuovo numero di «Icaro», il settimanale culturale della Gazzetta del
Mezzogiorno, si apre con un omaggio barese al maestro Andrea Camilleri, nel
segno di Luigi Pirandello. A ricordarlo, la nipote del papà di Montalbano,
Alessandra Mortelliti. […]
Teatro Pubblico
Pugliese, 17.3.2025
Un sabato con gli amici riadattamento
e allestimento scenico di MARCO GROSSI H: 20:30 Teatro:
Teatro Luciani - Acquaviva delle Fonti
Rassegna:
Stagione Teatrale 2025 PREZZO
a partire da € 12
INFO E CONTATTI
INFO Biglietteria del Teatro Luciani tel. 329/6499552 328/2549669
PUGLIA CULTURE Via Cardassi, 26 080/5580195
CAST Compagnia
Malalingua
UN SABATO CON GLI AMICI
di Andrea Camilleri
riadattamento e allestimento scenico di MARCO GROSSI
Evento in occasione
del centenario della nascita di Andrea Camilleri
DESCRIZIONE Un sabato con gli amici è
un romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato da Mondadori nel 2009. Assieme ad
altri scritti e romanzi, come “Il tailleur grigio” e “Km 123”, appartiene a quel
filone di produzione letteraria meno nota dell’autore, perché non legata alle
ambientazioni siciliane cui è associata la sua fama e che hanno finito per
essere considerate, nell’immaginario collettivo, il luogo narrativo della sua
produzione letteraria. Camilleri, per formazione e percorso artistico, è a
ragione considerato un importante maestro del teatro italiano e anche in ambito
narrativo, egli ha spesso attinto all’universo del teatro per delineare e
costruire le sue storie e i suoi personaggi. Alcune opere,
più di altre, denunciano chiaramente questa propensione, Un
sabato con gli amici è sicuramente tra queste. Tutto, dalla costruzione
spazio temporale della vicenda, alla caratterizzazione dei personaggi, fino allo
stile essenziale e tagliente dei dialoghi, rimanda all’universo teatrale, tanto
che in passato fu lo stesso Camilleri a dichiararne la teatralità e ad esprimere
il desiderio di vederne, prima o poi, compiuta la sua riduzione per il
palcoscenico. Un sabato con gli amici narra
una vicenda ambientata in un quartiere alto borghese della Capitale.
Camilleri mette in scena sette personaggi - borghesi di mezza età, amici fra
loro - e va a scandagliarne gli animi e le vite attraverso brevi flash-back
dell’infanzia, adolescenza e gioventù, fino ad arrivare ad un triste presente:
un sabato in cui tre coppie di amici si ritrovano a passare la serata insieme,
come d'abitudine, ma che finirà per far riemergere antichi e pericolosi
fantasmi. L’occasione è data dalla presenza imprevista di una vecchia
conoscenza, riaffiorata da un lontano passato per chiedere aiuto e sostegno
elettorale per la sua recente candidatura politica. Il nuovo arrivato andrà a
rompere gli equilibri faticosamente raggiunti dalle coppie. Ognuno dei
protagonisti ha qualche scheletro, più o meno ingombrante, nell'armadio o si
trova a fare i conti con un trauma irrisolto: chi conduce una relazione
clandestina con un altro all’interno del gruppo, chi ha assistito a omicidi o
suicidi, chi è stato violato nell'anima o nel corpo, chi anziché vittima è stato
carnefice, ma ha avuto ugualmente una vita segnata.
La Repubblica, 17.3.2025
Ombre e bugie il lato oscuro di Camilleri
Impresa audace: un thriller, ma senza Montalbano. Prova che Andrea
Camilleri-scrittore ne ha fatte davvero tante. Come questo Un sabato, con gli
amici, del 2009, giallo impietoso che affonda nel dark side dell’animo
umano. Adattato e diretto da Marco Grossi, ora ha debuttato a teatro - stasera a
Acquaviva delle Fonti, domani a Lecce, poi a Roma - grazie anche alla
determinazione di una delle interpreti, Alessandra Mortelliti, nipote di
Camilleri, per il centenario della nascita del nonno morto nel 2019. La vicenda:
tre coppie di amici, aspettano, non tutte felici, un amico di gioventù, ma già
il prologo, coi personaggi che rivivono, immobili, terribili traumi infantili
(violenze, molestie, abbandoni...), ci avverte di un dramma duro e sgradevole, e
infatti l’apparente convivialità è segnata da ossessioni nascoste, ipocrisie,
violenze, bugie e morte. A riprova che l’infanzia infernale non induce
tenerezza, ma solo rabbia e disagio, le suggestioni del romanzo, nella regia di
Grossi coprodotta da Malalingua, Alt Academy e Fondo Camilleri, sono suggerite
dalla scena di Filippo Sarcinelli con giganteschi giochi per bambini, e memorie
oscure negli isolati flash back dei personaggi. Gli attori, Alessandra
Mortelliti, Pierluigi Corallo, Fabrizio Lombardo, Silvia Degrandi, Luca
Avagliano, Marcella Favilla, Alberto Melone percorrono con verosimiglianza e
amari registri emotivi il complesso labirinto narrativo. Gioverebbe semmai
qualche taglio e un ritmo più vertiginoso.
Anna Bandettini
Pirandello
apparve a Camilleri. Fu fatale quella
visione, negli anni ‘30 sulla porta di casa a Porto Empedocle, quando il piccolo
Andrea si trovò davanti un signore anziano col pizzetto bianco, che indossava
uno strano abito con le code tutto ricamato d’argento e che si faceva vento da
un cappello-feluca con piume bianche: era Luigi Pirandello, venuto a salutare
l’amica famiglia Camilleri, nell’alta uniforme di Accademico d’Italia, indossata
per una cerimonia a Porto Empedocle. Anni dopo
finì, per Andrea, dopo furbeschi tentativi di studi in lettere e dopo qualche
partecipazione ben riuscita (46/47) a Premi letterari vari, che il Nostro lo
troviamo iscritto nel 49 all’Accademia d’Arte drammatica di Roma, allievo del
grande regista e maestro Orazio Costa. Fu questi che lo convinse a iscriversi al
corso di regia, non a quello di recitazione. Eccolo, Camilleri
regista diplomato nel ‘53, che di regie in effetti ne realizzò tante, dagli anni
‘50 in poi. Non si parla qui delle regie televisive (nel ‘57 Camilleri fu
assunto in Rai, dopo essere stato escluso nel ‘54 perché “comunista”) che son
forse centinaia fra teleromanzi, fiction e sceneggiati: Camilleri è stato anche
regista tout court nei teatri. Colpa, anzi merito, anche qui di Orazio Costa,
che se lo trascinò a Bari (ebbene sì!) nel 1956 a fargli da “aiuto” nella regia
di Assassinio nella Cattedrale di Eliot, spettacolo che debuttò nel Teatro
Piccinni il 25 dicembre di quell’anno. Messinscena, con Salvo Randone
protagonista, curata da una Stabile di Prosa Città di Bari, diretta da Giuseppe
Giacovazzo. Accoglienza
tiepida del pubblico barese (Eliot il giorno di Natale!) come lamentò il critico
di allora, Gustavo D’Arpe, schiaffeggiando i baresi. Un anno dopo (dicembre 57)
toccò a Camilleri curare la regia di un testo di Carlo Maria Pensa, Il topo, con
debutto sempre al Piccinni, scene di Francesco Spizzico, sempre sotto l’egida
della Stabile di Giacovazzo. Dopo Bari, lavorando ormai in Rai, solo regie
romane per Camilleri. Nel 1958 al Teatro dei Satiri portò per primo in scena
Finale di partita di Beckett, con Adolfo Celi e Renato Rascel, mise su negli
anni anche un paio di Jonesco, Il nuovo inquilino (1959), Le sedie (1976),
ancora degli Strindberg, numerosi Pirandello.
Certo è che quella “visione” di Pirandello in pompa magna segnò il destino di
Camilleri, ben prima dell’incontro, altrettanto fatale, con il personaggio di
Montalbano! Tutto Camilleri in fondo, e pure Montalbano, nascono e vivono nella
“forma rappresentativa”, piuttosto che in quella “narrativa”: sono situazioni
che pretendono la scena, come i famosi Sei Personaggi che bussavano alla
fantasia dell’autore Pirandello (quello della marsina argentata e della feluca!)
per poter vivere, per vedersi rappresentati. Così vive anche Tiresia, il cieco
Tiresia, cui Camilleri ha fatto “vedere” la realtà, nel 2018 al Teatro Greco di
Siracusa, sotto le stelle antiche dei Classici, classico a sua volta. Ad Alessandra
Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri (da Andreina la primogenita, sposata al
regista Rocco Mortelliti) nonché attrice, nonché fra i protagonisti di Un
sabato, con gli amici, la commedia da Camilleri in scena ieri e oggi al Piccinni,
chiedo senza preamboli: Ma il
nonno Andrea fu contento o no della sua scelta di fare l’attrice? «Per niente
proprio! Anzi l’unica volta in cui litigammo di brutto fu quando seppe che
volevo fare il provino per l’iscrizione all’Accademia d’Arte drammatica, che poi
era quella che aveva frequentato lui. Non volle saperne, anzi nei primi due anni
si rifiutò di assistere ai saggi che facevamo a fine d’anno. Dopo si affacciò,
timidamente, infine accettò la cosa, anzi poi mi ha seguito e consigliato con
affetto».
A parte questo suo aver dovuto “uccidere il nonno”, parafrasando Freud, i
rapporti generali tra nonno e nipote quali furono, lungo gli anni di
infanzia-adolescenza?
«Splendidi, continui e quasi frenetici. Anche perché abitando a Roma in
appartamenti pressoché comunicanti erano quotidiani e affettuosissimi. A mia
figlia Matilda poi, nonno Andrea ha dedicato un suo meraviglioso testo Ora dimmi
di te. Lettera a Matilda nel 2018».
A proposito di testi, che mi dice di questo ora in scena al Piccinni?
«È un testo, il romanzo di partenza Un sabato, con gli amici qui ridotto da
Marco Grossi, che esce del tutto dalla dimensione tutta siciliana e cordiale di
altre opere di Camilleri. È testo duro, con tinte nere quasi dark: questi amici
che si ritrovano ogni mese e ritrovano, amaramente, verità nascoste e
prospettive inaspettate. Un ennesimo capolavoro Camilleri, e da attrice-nipote
sono orgogliosa di averci parte».
Pasquale Bellini
Mentre scrivo di
Andrea Camilleri, tornano alla memoria le parole spese dall’autore siciliano
all’Università La Sapienza di Roma, nel dicembre del 2000. Presentando la Biografia
del figlio cambiato, libro nel quale racconta la vita di Luigi Pirandello
come un’Odissea di pura tradizione orale tramandata a un amico, senza l’assillo
di fonti critiche, il «papà» del commissario Montalbano esordisce pescando un
ricordo: «Ho pensato a lungo prima di scrivere. Mi veniva in testa una frase di
mia madre che ripeteva spesso quando mi lanciavo in imprese di dubbio risultato:
ma perché ti metti in questi lacci, perché ti vuoi infilare in una situazione
difficile?». La risposta
non deve sorprendere. Va oltre le parole di Camilleri all’Università, a
proposito del bisogno di scrivere di Pirandello, dell’urgenza ravvivata
dall’accostamento alla famosa espressione crociana sul Cristianesimo: scrivere
di Pirandello «perché non possiamo non dirci pirandelliani». Camilleri è stato e
rimane l’emblema – come Pirandello, come Leonardo Sciascia - di quella «sicilitudine»
vissuta anche in ambito letterario, soprattutto in ambito letterario, «con
difficoltà» (l’espressione venne coniata dallo stesso Sciascia nel 1989). Ma,
come in una Odissea artistica, Camilleri trasforma la difficoltà in talento,
riuscendo così a sciogliere i lacci che tanto angustiavano la madre.
Qui entra in gioco il teatro. Meglio, la definizione di teatro che Leonardo
Sciascia offre nell’Alfabeto pirandelliano. L’autore del Giorno della civetta riprende
il poeta argentino Jorge Luis Borges. Questi immagina il raffinato pensatore di
lingua araba Averroè, vissuto nel XII secolo, smarrito di fronte alle parole
«tragedia» e «commedia» rinvenute durante la traduzione della Poetica di
Aristotele. Non comprende il loro significato perché, ricorda Borges, l’Islam
«non aveva nozione del teatro». Pirandello, invece, chiosa Sciascia, citando il
grande regista teatrale russo di origini armene Georges Pitoëff, «era il teatro»
perché «il teatro era in lui». Camilleri non era il teatro come Pirandello, ma
certamente il teatro era in lui: lo ricorda Pasquale Bellini, citando la
gloriosa stagione barese al sole fecondo di Orazio Costa. Di più: in Camilleri
il pensiero teatrale, persino il gesto teatrale, diventano sublimi gesti di
vita, sciogliendo i lacci di ogni sicula difficoltà del vivere.
Pensate possa trascurare, nella modesta digressione proposta a voi lettori di
“Icaro”, la scrittura di Andrea Camilleri? Il cenno è breve ma desidera esser
solido. Maestro del racconto? Certo. Erede di una sperimentazione linguistica di
nobile lignaggio pensando al Pasticciaccio di Carlo Emilio Gadda? Indubbio.
Camilleri scrive di illustri – Caravaggio (e nel libro Il colore del sole si
legge tutto il suo inqueto rapporto con l’arte) – e di anonimi: Ambrogio
Sparacino, con la sua tripla vita tra agitazioni bracciantili e soldati
riluttanti: il perfetto antieroe. Quanta vita letteraria fuori dal pianeta
Montalbano. Serve uno scarto finale anche drammatico. Un colpo di teatro.
Risfogliamo le pagine de I tacchini non ringraziano, raccolta di brevi
racconti dedicati agli animali. Il bestiario di Camilleri produce un pensiero:
«Se veramente un giorno riusciremo a sapere quale opinione hanno di noi gli
animali, sono certo che non ci resterà da fare altro che sparire dalla faccia
del pianeta, sconvolti dalla vergogna». Apocalisse Camilleri.
Fulvio Colucci
Caltanissetta
celebra i 150 anni dall’inaugurazione del Teatro Regina Margherita di
Caltanissetta.
Il teatro comunale, dedicato alla prima Regina consorte d'Italia, è un piccolo
gioiello nel cuore della Sicilia e tra i più antichi d’Italia.
Per celebrarlo sono state organizzate delle iniziative di carattere culturale e
ricreativo che coinvolgeranno persone di tutte le età.
Hanno patrocinato la rassegna, oltre che il Comune di Caltanissetta,
la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta,
il Conservatorio statale di musica “Vincenzo Bellini”, l’associazione Alchimia,
il Fondo Andrea Camilleri e la Strada degli Scrittori. “Siamo
veramente onorati di poter celebrare il nostro teatro con iniziative che
rievocano gli albori della sua inaugurazione e, al contempo, lo rendono
immortale nel tempo” ha dichiarato il sindaco di Caltanissetta Walter
Tesauro.
“Siamo veramente onorati di poter celebrare i 150 anni del nostro teatro -
ha dichiarato l’assessore alla cultura Giovanna Candura -. Dall’annullo
filatelico all’opera teatrale fino agli incontro con gli studenti. Il programma
abbraccia gli interessi di un pubblico variegato”. Le
iniziative, volutamente, sono state distribuite nell’arco di più giorni e a
differenti orari della giornata per permettere a tutti gli interessati di poter
seguire gli incontri programmati.
Verranno realizzati, dal 30 marzo al 13 aprile 2025, incontro con e per gli
studenti delle scuole medie inferiori e superiori, spettacoli teatrali,
conferenze e, fiore all’occhiello, un annullo filatelico con ben due francobolli
celebrativi e un timbro che resterà unico. Tutto
inizierà con l’annullo filatelico di Poste Italiane con un bozzetto realizzato
dall’artista Michelangelo Lacagnina. Appassionati, collezionisti e curiosi
potranno chiedere e ricevere una cartolina che celebrerà lo storico momento. Per
l’occasione sono state scelte due immagini che ritraggono alcuni particolari
artistici del “Regina Margherita”.
La sera andrà in scena “Il Birraio di Preston” tratto dal romanzo di Andrea
Camilleri, pubblicato da Sellerio editore, con la riduzione teatrale di Andrea
Camilleri –Giuseppe Dipasquale, regia di Giuseppe Dipasquale. “Non è un caso
che sia stato messo in scena il Birraio di Preston per aprire il calendario
degli eventi del 150° anniversario – ha spiegato l’assessore Candura -. Lo
spettacolo, infatti, è stato tra i primi a essere messo in scena nel teatro
comunale nisseno e consentirà di rivivere le emozioni percepite dal pubblico in
sala”.
Lo spettacolo sarà a ingresso gratuito ma con prenotazione obbligatoria dal 21
Marzo 2025 accedendo al sito https://www.liveticket.it/
[…] Mercoledì 2
aprile
9.30 Andrea Camilleri racconta la Strada degli Scrittori con Felice Cavallaro
(Giornalista e saggista)
Saluti delle autorità
11.00 Seminario sul tema Il Birrario di Preston e la Sicilia di Camilleri
Interviene
Dott. Angelo Campanella (PhD in Studi Umanistici, Università di Palermo)
con l’intervento degli studenti del Liceo “Ruggero Settimo”
[…]
Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario di Andrea Camilleri nasce il
Premio a lui intitolato, rivolto ad autori e autrici di radiodrammi, racconti
brevi, fiabe per bambini e poesie. Il Premio, indetto dal Fondo Andrea Camilleri
e curato da Arianna Mortelliti, scrittrice e nipote di Camilleri, ha l’obiettivo
di valorizzare la scrittura in differenti forme, seguendo un percorso che
ricalchi le orme dell’autore. Un omaggio allo scrittore e al suo poliedrico e
prolifico percorso professionale.
Biblioteche di Roma collabora al Premio attraverso i suoi circoli di lettura
chiamati a valutare Racconti brevi e Poesie prima che siano sottoposti alla
giuria composta da personalità ed esperti del mondo letterario, teatrale e
radiofonico. Numerosi i
circoli partecipanti che sono stati distribuiti in “commissioni” di valutazione:
10 per la sezione Racconti brevi con 23 circoli votanti e 2 per la sezione
Poesie con 10 circoli votanti.
Al termine della lettura dei testi, i membri dei circoli esprimeranno i propri
voti entro il 30 aprile.
Castelbuono Jazz
Festival, che quest’anno giunge alla sua 28esima edizione, si prepara a
brevissimo a svelare il suo calendario con tutti gli ospiti nazionali ed
internazionali, del mondo del jazz e non solo. E sarà un’edizione particolare
perché, dal 30 luglio al 7 settembre, Castelbuono Jazz Festival coinvolgerà non
soltanto il borgo madonita, ma anche Taormina, Campofelice di Roccella, Marineo,
Salaparuta, Terrasini e Giuliana tutti comuni, ricchi di storia e tradizione. Il
comune di Castelbuono, infatti, diventerà capofila del più ampio
progetto Sicilia isola del jazz, promosso dagli stessi comuni coinvolti e dalla
Regione Siciliana.
Quest’anno il festival sarà dedicato a due giganti della cultura italiana:
Andrea Camilleri, del quale quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita e
Pino Daniele, del quale ricorrono i dieci anni dalla prematura scomparsa. Castelbuono
Jazz Festival rientra tra le manifestazioni ufficiali che il Fondo Camilleri ha
scelto e selezionato in occasione delle celebrazioni dei cento anni dello
scrittore, nato nel 1925, che si svolgeranno in varie città italiane ed estere
sino al 2026.
“Camilleri amava il jazz – spiega
il direttore artistico del festival, Angelo Butera – io e Lollo Franco a fine
anni Ottanta abbiamo avuto l’onore ed il privilegio di scrivere lo spettacolo
teatrale ‘Quarantena’ assieme al maestro Camilleri e sovente, in alcuni momenti
di pausa, parlavamo di musica ed in particolare di jazz di cui era un grande
appassionato e raffinato esperto e, a dieci anni dalla scomparsa di Pino
Daniele, non posso non ricordare in seno al festival questo pilastro della
musica blues che ha saputo coniugare come pochi il blues americano alla poesia
dei suoi testi”.
Sia il ricordo di Pino Daniele che di Andrea Camilleri troveranno spazio in
tutte le sette programmazioni.
VILLALBA – Il Comune di Villalba, in collaborazione con lo scrittore e
giornalista Jim Tatano e la partecipazione dei ragazzi Alessandra Amico, Alice
Guarino e Giuseppe Mendola, organizza le “Giornate Camilleriane”, tre giorni di
appuntamenti culturali per ricordare e celebrare lo scrittore siciliano Andrea
Camilleri in occasione del centenario della sua nascita che si svolgeranno dal
21 al 23 marzo presso la Biblioteca Comunale. Venerdì 21 marzo sarà proiettato
il documentario “Camilleri sono”, un reportage che racchiude documenti inediti e
testimonianze esclusive sulla vita, sulle opere e sui luoghi del cuore dello
scrittore. Sabato 22 marzo sarà proiettato “La scomparsa di Patò”, film diretto
da Rocco Mortelliti tratto dall’omonimo romanzo di Camilleri e girato nei luoghi
di origine dello scrittore siciliano.
Domenica 23 marzo sarà presentato il libro “Quel fazzoletto color melanzana”,
secondo romanzo di Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri. “Per rendere
omaggio allo scrittore che ha dato vita alla celebre saga del Commissario
Montalbano abbiamo voluto organizzare questi tre imperdibili eventi. Sarà un
modo per ricordare non solo la sua straordinaria carriera letteraria, ma anche
la sua attività di sceneggiatore, regista e drammaturgo” dichiara l’Assessore
alla Cultura Silvana Calà “Avremo il grande piacere di presentare l’ultimo libro
della nipote, Arianna Mortelliti, anch’essa scrittrice di grande talento, che ci
potrà fornire una testimonianza più intima e familiare”.
ROMA – Al giorno d’oggi sono pochi gli scrittori il cui nome è in grado di
evocare un vero e proprio immaginario, fatto di personaggi riconoscibili, di
scenari definiti, di un linguaggio caratteristico e concreto. Andrea
Camilleri rientra a pieno titolo nel novero di questi autori. Con più di oltre
cento libri pubblicati, venticinque milioni di copie vendute in Italia e
traduzioni in almeno trenta lingue, la fama di Camilleri non ha confini e
affascina culture e generazioni diverse. Complice, probabilmente, anche l’enorme
successo televisivo che in Italia ha investito il suo personaggio più celebre,
il Commissario Montalbano. A 100 anni
dalla nascita dell’autore, dunque, renderne omaggio risulta un atto doveroso. Moltissime
sono le iniziative su tutto il territorio nazionale promosse dal Fondo Andrea
Camilleri di Roma, gestito dalle figlie dello scrittore, che da anni tutelano e
promuovono il lavoro – magmatico – del padre. Accanto alle più classiche
conferenze intorno ai temi più conosciuti e cari al pubblico (la lingua, i
personaggi, le trame e persino la cucina tanto amata dal Commissario Montalbano),
gli eventi si ripromettono di presentare anche un’immagine meno nota
dell’autore, quella che precede l’enorme successo da romanziere e che,
sorprendentemente, interessa la maggior parte della parabola esistenziale di
Camilleri. Perché l’autore non è stato solo il “papà” del Commissario, ma un
vero e proprio intellettuale del Novecento, che ha spaziato in vari campi, dalla
poesia, al teatro, alla radio, alla critica letteraria, al cinema e che si è
inserito come voce determinante nel dibattito letterario e sociale del secolo
precedente. L’obiettivo del fitto programma del Fondo Camilleri, dunque, è
quello di veicolare un ritratto a tutto tondo dell’autore, stimolando anche
nuove riflessioni su tematiche ancora poche esplorate. Nell’archivio Camilleri,
infatti, sono conservati anche molti scritti inediti, consultabili sotto
l’attenta visione dell’archivista Patrizia Severi. Un materiale prezioso e
insostituibile, che guida il visitatore lungo un percorso eterogeneo e
sorprendente. Tra gli
scaffali, particolarmente cospicua la produzione legata al teatro, terreno
esplorato da Camilleri nel corso di tutta la sua esistenza e di cui si
percepisce l’influenza anche nei romanzi della maturità. L’autore, infatti,
nasce e si forma all’interno del mondo teatrale. Giovanissimo approda a Roma e
studia con Orazio Costa all’Accademia D’arte Drammatica Silvio D’Amico, realizza
numerosissime regie teatrali di autori italiani e stranieri e intrattiene
rapporti con personalità del calibro di Eduardo De Filippo. Il suo legame con il
teatro è tutt’altro che passeggero e finisce per essere il punto di partenza – e
di arrivo – di tutto il suo lavoro (resta nella memoria collettiva lo spettacolo
Conversazioni con Tiresia, interpretato da Camilleri stesso, andato in scena nel
Teatro Greco di Siracusa nel giugno del 2018 e riproposto in Rai il 17 luglio
2019). Passando in
rassegna le carte dell’archivio ci si imbatte in sceneggiature e riscritture
teatrali di opere di vari autori (Pirandello, Giocosa, Betti, Fabbri, Bracco,
Ionesco, Beckett, Adamov, Campanile, Strindberg, Cocteau), mentre l’unico
copione di pugno di Camilleri è Giudizio a Mezzanotte del 1947, scritto
giovanile risultato vincitore al concorso teatrale di Firenze e che gli
consentirà l’accesso all’ Accademia D’arte Drammatica Silvio D’Amico (la giuria
del concorso era presieduta proprio da Silvio d’Amico). Ma, nonostante la
produzione teatrale di Camilleri non sia cospicua, lo sono gli interventi, le
riscritture, il lavorio che l’autore dedica al teatro, un legame che imprimerà
alla sua arte un modus operandi personale e riconoscibilissimo,
rintracciabile anche nei romanzi, in cui ripropone “l’uso dei colpi di scena,
dei nodi drammatici, che sono all’interno di ogni struttura drammaturgica, il
disseminare una serie di piccoli segni che poi confluiscono in un evento
rivelatore, il procedere, molto precisamente, per dati di conoscenza trasmessi
al pubblico”, come ricorda Camilleri stesso in un’intervista a Roberto Scarpa. Perdersi
nelle carte dell’archivio, dunque, permette di conoscere un Camilleri più
autentico, poliedrico, anche più vicino ai suoi tanti ammiratori.
E allora, durante questo anno camilleriano, l’impegno non è solo quello di
partecipare ai tanti incontri in programma, ma anche quello di avvicinarsi al
mondo meno conosciuto dell’autore, scoprendo i suoi scritti inediti, i suoi
versi, le sue riflessioni, i suoi carteggi. E magari riprendere in mano quelle
storie del Commissario Montalbano (di cui Sellerio, in occasione del centenario,
ha pensato una nuova collana dedicata) con una consapevolezza nuova, che
permetta di taliari il mondo di Vigata con occhi nuovi.
Maria Elena Ienaro
Teatro Pubblico
Pugliese, 18.3.2025
Un sabato con gli amici riadattamento
e allestimento scenico di MARCO GROSSI H: 21:00 Teatro:
Teatro Paisiello - Lecce
Stagione Teatrale 2024/25 PREZZO
a partire da € 8
INFO E CONTATTI
INFO Teatro Paisiello Via G. Palmieri 83 tel 0832.242389
Teatro Apollo Via Salvatore Trinchese 13-14 0832/304575
www.comune.lecce.it
CAST Compagnia
Malalingua
UN SABATO CON GLI AMICI
di Andrea Camilleri
riadattamento e allestimento scenico di MARCO GROSSI
Evento in occasione
del centenario della nascita di Andrea Camilleri
DESCRIZIONE Un sabato con gli amici è
un romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato da Mondadori nel 2009. Assieme ad
altri scritti e romanzi, come “Il tailleur grigio” e “Km 123”, appartiene a quel
filone di produzione letteraria meno nota dell’autore, perché non legata alle
ambientazioni siciliane cui è associata la sua fama e che hanno finito per
essere considerate, nell’immaginario collettivo, il luogo narrativo della sua
produzione letteraria. Camilleri, per formazione e percorso artistico, è a
ragione considerato un importante maestro del teatro italiano e anche in ambito
narrativo, egli ha spesso attinto all’universo del teatro per delineare e
costruire le sue storie e i suoi personaggi. Alcune opere,
più di altre, denunciano chiaramente questa propensione, Un
sabato con gli amici è sicuramente tra queste. Tutto, dalla costruzione
spazio temporale della vicenda, alla caratterizzazione dei personaggi, fino allo
stile essenziale e tagliente dei dialoghi, rimanda all’universo teatrale, tanto
che in passato fu lo stesso Camilleri a dichiararne la teatralità e ad esprimere
il desiderio di vederne, prima o poi, compiuta la sua riduzione per il
palcoscenico. Un sabato con gli amici narra
una vicenda ambientata in un quartiere alto borghese della Capitale.
Camilleri mette in scena sette personaggi - borghesi di mezza età, amici fra
loro - e va a scandagliarne gli animi e le vite attraverso brevi flash-back
dell’infanzia, adolescenza e gioventù, fino ad arrivare ad un triste presente:
un sabato in cui tre coppie di amici si ritrovano a passare la serata insieme,
come d'abitudine, ma che finirà per far riemergere antichi e pericolosi
fantasmi. L’occasione è data dalla presenza imprevista di una vecchia
conoscenza, riaffiorata da un lontano passato per chiedere aiuto e sostegno
elettorale per la sua recente candidatura politica. Il nuovo arrivato andrà a
rompere gli equilibri faticosamente raggiunti dalle coppie. Ognuno dei
protagonisti ha qualche scheletro, più o meno ingombrante, nell'armadio o si
trova a fare i conti con un trauma irrisolto: chi conduce una relazione
clandestina con un altro all’interno del gruppo, chi ha assistito a omicidi o
suicidi, chi è stato violato nell'anima o nel corpo, chi anziché vittima è stato
carnefice, ma ha avuto ugualmente una vita segnata.
A cento anni dalla nascita di Andrea Camilleri, anche Parigi celebra una figura
di spicco della cultura nazionale e della letteratura contemporanea.
Domani mercoledì 19 marzo la School Public Guillaume Tirel ospiterà A cena con
Montalbano, la serata promossa dall'Accademia Italiana della Cucina,
associazione attiva nel mondo per tutelare la cultura della civiltà della
tavola, nelle sue espressioni più vive e pregiate.
Un'iniziativa all'insegna della sicilianità che ha visto il supporto di due
realtà vitivinicole che da sempre incarnano l'anima dell'isola: Duca di
Salaparuta e Florio.
"Celebriamo un autore geniale, un simbolo dell'identità siciliana, e senza la
visione e il sostegno di Laura Giovenco Garrone, delegata dell'AIC, delegazione
Parigi Montparnasse, tutto questo non sarebbe stato possibile - ha sottolineato
Roberto Magnisi, Direttore delle cantine Florio e Duca di Salaparuta -.
L'appuntamento di domani non è una semplice cena, è un'opportunità di racconto
che diamo a noi stessi fuori dai nostri confini, guardandoci negli occhi,
restando in ascolto, e dove il buon cibo e il buon vino diventano il linguaggio
più autentico".
Eccellenze agroalimentari della Sicilia, Regione Europea della Gastronomia 2025,
e i vini Doc delle storiche cantine Florio e Duca di Salaparuta arricchiranno il
ristorante Asterie del più importante liceo alberghiero di Francia, dove a
partire dalle ore 19.30, prenderà il via un banchetto di prim'ordine sulle
tracce di uno scrittore, che con il carisma delle sue storie ha portato l'isola
oltre confine; tra le più iconiche quelle legate al Commissario Montalbano,
protagonista di un menù pensato appositamente per l'evento.
With over 31
million copies of his books sold in Italy, translations in more than 40
languages, and a TV adaptation of his Montalbano series that captivated over 1.2
billion viewers, Andrea Camilleri's career is a unique and extraordinary
phenomenon in the Italian publishing scene. His
success as a writer at the age of 70 is a testament to his talent and
dedication. To honor this iconic Sicilian writer, a sensational program of
events has been designed, starting with the republication by Sellerio of La
forma dell’acqua and La rivoluzione della luna, the first two volumes
of a new collection of twelve, with cover designs by Lorenzo Mattotti.
The Fondo Andrea Camilleri Ets, in significant collaboration with private and
public institutions, have organized countless initiatives, including events in
Italy and abroad.
A tribute to Andrea Camilleri will also occur at the Salone Internazionale del
Libro di Torino (May 15-19).
To honour the author’s international success – his works are translated into
over 40 languages - the Camilleri nel Mondo project has designed a series
of round tables and symposiums worldwide, in the Italian Cultural Institutes of
Addis Ababa, Algiers, Athens, Beijing, Berlin, Cologne, Freiburg, Hamburg,
Krakow, Lyon, Madrid, Miami, New York, Oslo, Prague, Rio de Janeiro, Singapore,
Sofia and Warsaw.
[…] Marco ha
vent'anni, una grande capacità di sentire e avvertire la sofferenza ed
empatizzare con il dolore del mondo. Scrive poesie e cerca nell’alcool e nelle
droghe uno stato di incoscienza impenetrabile anche all’angoscia di esistere e
di vivere. È il protagonista del libro 'La casa degli sguardi' di Daniele
Mencarelli, scrittore romano che ha sublimato nella letteratura una giovinezza
complicata, che Luca Zingaretti ha scelto di trasporre sullo schermo per il suo
esordio da regista che ha presentato qui a Genova. L'idea di
fare il regista le è venuta quando ha dovuto sostituire Alberto Sironi che aveva
problemi di salute nelle ultime puntate di Montalbano oppure era qualcosa che
già voleva fare? “No no,
era una cosa che volevo fare da almeno dieci anni, un desiderio crescente che
poi è diventato urgenza. L'esperienza che ho fatto sul set di Montalbano è un
qualcosa che ha mi ha fatto pensare che forse anche da un punto di vista tecnico
avevo le carte in regola ma era una voglia che cresceva da anni.
[…] Per chiudere, adesso che sono passati alcuni anni, quanto le manca quel 'Montalbano
sono'?
“È stata un'esperienza meravigliosa. Certo che mi manca, come tutte le cose che
hai amato, che non fai più o non hai più. Mi manca tanto. Però è anche vero che
ogni esperienza umana ha un suo inizio e una fine. Il fatto però che ormai sia
alle mie spalle non mi impedisce di provare una grande, struggente nostalgia
quando penso soprattutto a quei momenti e ai compagni di viaggio, anzi più che
compagni di viaggio direi complici di quel viaggio”.
Dario Vassallo
Roma– Il Premio
Letterario Carlo Marincovich è pronto a celebrare i suoi vincitori. I giurati
hanno votato i libri e gli articoli selezionati per la XVI edizione del
Premio letterario Carlo Marincovich – cultura del mare e finalmente abbiamo le
terzine della SAGGISTICA e della NARRATIVA in concorso nonché i vincitori della
sezione JUNIOR della nuova sezione NAVIGAZIONE. Il 10 aprile
nel prestigioso Circolo Ufficiali della Marina Caio Duilio a Roma verranno
proclamati i vincitori. Queste le terzine dei finalisti:
[…] JUNIOR, un
unico vincitore
Il canto del mare di Andrea Camilleri e Maurizio de Giovanni
illustrato da Mariolina Camilleri – Salani Editore
[…]
Siamo nell’incantevole Teatro Piccinni di Bari. È un sabato di metà marzo. In
scena, tutto il genio adombrato, meno conosciuto di Andrea Camilleri, ad aprire
con un dramma, anticipo, magistralmente concertato e interpretato, la rassegna
culturale nazionale “Camilleri 100” (per i cent’anni dalla nascita dello
scrittore di Porto Empedocle). “Un sabato, con gli amici” (Mondadori, 2009),
romanzo eponimo della pièce che si dipana sul palco, è una creatura
particolare, lontana e di parecchio dalle assolate, bluastre, barocche
ambientazioni «montalbaniane» che hanno reso famoso, in tutto il mondo, il
prosatore siciliano. Diciamo pure che si tratta, concepita da quel filtro
scintillante che è la mente stessa di Camilleri, di un’opera i cui antenati sono
riscontrabili tanto nelle penne e nelle «visioni» di Pirandello e Moravia,
quanto negli insegnamenti registici di Orazio Costa. Sì, perché è un romanzo
«teatralissimo», una scrittura con una spiccata capacità di carotaggio, scavo,
rinvenimento di quella cisterna sensibilissima agli stimoli ch’è l’animo umano,
di tutto quel che di sordido questa può contenere e, una volta raggiunto il
«carico di rottura», di tutto ciò che non riesce più a trattenere. Cala il
silenzio, le luci impattano, nell’oscurità, il sipario ancora serrato, il cast si
dispone a schiera e comincia a raccontare. Donne e uomini che parlano con tono
bambino, impostazione e parole infantili; che raccontano, uno per uno, un evento
che, da piccoli, li ha inequivocabilmente sfregiati, traumatizzati,
segnati. Poi, il drappo vellutato si spalanca. Davanti agli occhi, in un vortice
di luci (sapientemente gestite tanto nei predefiniti momenti di confusione,
quanto negli assoli recitativi) e musiche mesmerizzanti (buona campionatura e
riscrittura musicale dei motivetti dei videogiochi di fine millennio), tutti gli
attori in causa che scorrazzano, in uno slalom fra grandi riproduzioni di
giocattoli tardonovecenteschi, su macchinine elettriche, quasi fossero
all’autoscontro o su go-kart. Una scelta, stando al parere di chi scrive,
azzeccata che riesce a evidenziare – avrebbe detto il poeta campano Luigi
Compagnone – «la giovinezza reale e l’irreale maturità» dei personaggi. Poi, di
colpo, il buio e il silenzio nuovamente avvolgono tutto. Ed ecco, definitivo,
l’atto unico, intervallato solo da sporadiche, torbide, solitarie confessioni
dei personaggi (a «bocce ferme» e faro cianotico puntato, per l’appunto), utili
a ricostruire la trama (colpo di regia Off Broadway quello di
frastagliare, in questo modo, la narrazione). Siamo in una grande città
italiana, contesto spudoratamente non proletario, a casa di una delle tre coppie
di amici che, sin dai tempi dell’università, hanno eluso l’ipocritissimo «non
facciamo che ci perdiamo», effettivamente restando «legati». Si incontrano,
acchè la messinscena che smangia le loro esistenze riesca a tenersi senza troppa
difficoltà, appena una volta al mese, organizzando cene a tema. La dimora in cui
tutto il tragico di questa vicenda si svolge, sapientemente imbellettato di
comico dal sempre impeccabile Marco Grossi alla regia, è quella di Andrea
(Melone funziona bene nelle sue mansioni di «macchietta smorzante» – mentre si
strugge per il risultato di una partita di calcio – e di mente dominata da un kink scellerato)
e Renata (assieme a Mortelliti e Lombardo, la migliore: folgorante Degrandi al
punto da ricordare la Nanà di Zolà) che, sin dalle prime battute,
lasciano trapelare la vicendevole matrimoniale mal sopportazione. La cena è a
tema thailandese, l’esotico noioso borghese. L’inciampo all’inizio, a cortina di
finzione intoccata, è quello, al più, ridanciano, di non aver cucinato la
portata più originale. Arriva, dunque, la seconda coppia, la più naif e
«sana» della serata, composta da Fabio e Giulia (una recitazione curata, quella
di Favilla e Avagliano, unici due personaggi con cui si riesca effettivamente a
«empatizzare» prima del finale) e, nel dialogo odioso, viene svelato il composto
chimico, un «povero diavolo ex-machina», che farà detonare la bauta che
adorna la vita di questi sei individui. Costui è Gianni (interpretato da
Lombardo, ineccepibile nel suo agire in scena e nella sua ormai proverbiale
mimica parossistica), omossessuale, «compagno» e collega universitario del
gruppo, da qualche tempo lanciatosi in politica; lì con loro, apparentemente,
per racimolare voti. L’intreccio avanza, lo strappo rattoppato negli anni alla
bell’e meglio si sdruce (e già che siamo in tema di stoffe, un plauso va alla
costumista per aver cucito indosso ai cuori di questi personaggi, giacché forma
e colore del vestiario sono dirette proiezioni dell’inner dei
protagonisti). Emergono inganni, rapporti clandestini, violenze subite,
osservate o perpetrate, feticismi spettrali, accadimenti conturbanti che ci
costringono a tenere gli occhi incollati sui recitanti, che quasi obbligano ad
una partecipazione emotiva allo spettacolo indubbiamente fuor di
consuetudine. L’ultima coppia è quella formata da Anna (Mortelliti, nipote di
Camilleri: disinibita, puntuale nelle nevrosi, travolgente… in una parola:
perfetta) e Matteo (il contributo di Corallo è, al solito, di gran pregio), fra
le figure più abiette della narrazione scenica. Nel momento in cui Gianni
compare sul palco (come già detto arredato – un rischio corso, data la distanza
dalla realtà, ma che paga – con grandi balocchi, valido contraltare alle tinte
grottesche della storia), in un valzer di imbarazzi e moti animali, tentativi di
resistenza e non più contenibili, profondissimi, mal camuffati raptus,
comincia l’escalation delle contingenze, fino alla morte del corpo o
dell’anima, senza sapere quale sia peggio. Dunque, il cerchio si chiude e in
modo tremendamente doloroso (durevole, però, è lo scrosciare di applausi in
conclusione), ma con una presa di coscienza epocale: in noi coesiste, senza
soluzione di continuità, tutto ciò che abbiamo vissuto, tutto ciò che esperiamo
e, forse, persino quello che non abbiamo ancora provato. Pertanto, anche solo
una goccia di arsenico, soprattutto se assunta in tenera età, può contorcere una
vita per l’intera sua durata.
Claudio Mezzina
Gioca d’anticipo il Festival Letterature, con una serie di anteprime che, già
dal 25 marzo, ci faranno pregustare il clou della rassegna, in programma in
luglio allo Stadio Palatino. «Si parte da martedì prossimo con uno straordinario
appuntamento - ha annunciato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri durante la
presentazione ai Musei Capitolini - il premio Nobel norvegese Jon Fosse, lo
scrittore dell’indicibile», che alle ore 21 sarà in dialogo con l’autrice
Claudia Durastanti e il docente di letterature scandinave Andrea Romanzi. […] IL COMITATO
«Fosse ci è sembrato importante averlo per il legame che crea tra visibile e
invisibile», ha detto Simona Cives, curatrice del festival con un comitato
scientifico composto da Paolo di Paolo, Melania Mazzucco, Davide Orecchio,
Igiaba Scego e Nadia Terranova. Concluse le anteprime, le serate di Letterature
si svolgeranno come di consueto allo Stadio Palatino, l’8-9-11-13-15 e 16
luglio, con un programma ancora in corso di definizione. Il festival, ha
anticipato Cives, «mantiene la collaborazione con il Premio Strega: il vincitore
dell’edizione 2025 di narrativa sarà ospite il 9 luglio al Palatino». Ci sarà
inoltre una serata dedicata al centenario dalla nascita di Andrea Camilleri, il
13 luglio, «con letture e testimonianze, organizzata in collaborazione con il
Fondo Camilleri e con l'editore Sellerio».
[…]
Festival Letterature. Dal 25 marzo, ore 21. Info:
www.culture.roma.it/festivaldelleletterature
Riccardo De Palo
Omaggio a Andrea Camilleri nel centenario della nascita
Con Giancarlo De Cataldo, Antonio Franchini, Gaetano Savatteri, Chiara Valerio
conduce Marino Sinibaldi
a cura di Sellerio
"Non ho mai avuto aspirazioni alla felicità, ho avuto aspirazioni alla
marmellata, cioè volevo la marmellata e me la prendevo e me la godevo.
Ma non ho mai considerato le varie marmellate della vita come felicità".
Andrea Camilleri parlava così della Felicità, nell'edizione 2018 di Libri Come
dedicata a questo tema.
Il video con lo scrittore ormai cieco, registrato in quell'occasione, è stato
mostrato il 22 marzo nella serata omaggio per il centenario della nascita dello
scrittore che si celebra quest'anno, a Libri come all'Auditorium Parco della
Musica di Roma.
"Penso che la felicità sia una folgorazione, cioè ti arriva mentre meno te
l'aspetti e forse mentre meno te la meriti. È fatta di un nulla. È come quelle
farfalle che prendete per le ali, poi le lasciate andare. Rivolano e sulle dita
vi è rimasta un po' di polvere color d'oro. C'è stato qualcuno che ha detto:
attenzione perché la felicità a volte vi è passata accanto e non ve ne siete
accorti. Io sono stato felice, ma per pochi attimi e per cose inspiegabili"
raccontava lo scrittore nato il 6 settembre 1925, morto nel 2019.
A ricordare Camilleri al Teatro Studio Borgna, in una serata speciale a cura di
Sellerio, condotta da Marino Sinibaldi, sono stati Giancarlo De Cataldo, Antonio
Franchini, Gaetano Savatteri e Chiara Valerio. "Anche in questo frammento
Camilleri mostrava la sua straordinaria umanità. Quella che ha creato tra lui e
i suoi lettori un rapporto che non ha eguali e che si è manifestato in tutte le
sue apparizioni qui e in altri Festival.
Era qualcosa che superava i limiti consueti della comunicazione culturale e per
questo ha raggiunto lettori altrimenti irraggiungibili" dice all'ANSA Marino
Sinibaldi, curatore di Libri Come con Rosa Polacco e Michele de Mieri, dedicato
in questa edizione alla Pace, che si chiude il 23 marzo.
Un viaggio tra tradizioni, letteratura e sapori autentici: così si può
riassumere l’evento organizzato lo scorso 19 marzo dall’ACAS (Associazione
Cultura e Arte Siciliana) per celebrare tre ricorrenze significative: la festa
di San Giuseppe, la Festa del Papà e il centenario della nascita di Andrea
Camilleri, padre letterario del celebre commissario Montalbano. L’evento si è
svolto presso la sede della SAIG (Società delle Associazioni Italiane di
Ginevra), in un clima di grande partecipazione e calore. La sala era gremita da
un pubblico attento, composto non solo da membri della comunità siciliana, ma
anche da numerosi appassionati della cultura isolana e della letteratura
italiana. Tutti erano pronti a immergersi in un’esperienza che ha saputo
coniugare spiritualità, arte e convivialità. La serata si
è aperta con una toccante introduzione dedicata alla figura di San Giuseppe,
patrono dei falegnami e protettore della famiglia, figura cardine della
tradizione cristiana. È stata ricordata l’importanza della Festa del Papà, che
in molti Paesi viene celebrata proprio il 19 marzo, e si è riflettuto sul valore
della paternità nella società contemporanea. Non sono mancati riferimenti ai
riti popolari siciliani legati al culto di San Giuseppe, come le tradizionali
tavolate imbandite, espressione di devozione, accoglienza e solidarietà. La parte
centrale dell’evento è stata dedicata a un omaggio appassionato ad Andrea
Camilleri, nel centenario della sua nascita. La Prof.ssa Jessica Barbagallo ha
tenuto una conferenza coinvolgente, arricchita da immagini, aneddoti e letture
tratte dalle opere dell’autore. Il pubblico ha potuto esplorare i mondi
narrativi creati da Camilleri, in particolare la celebre Vigàta, città
immaginaria che rappresenta la quintessenza della Sicilia, e ha scoperto le
location reali – come Scicli, Ragusa, Modica – che hanno fatto da sfondo alle
fortunatissime trasposizioni televisive del commissario Montalbano. La conferenza
ha offerto spunti per riflettere non solo sulla grandezza stilistica
dell’autore, ma anche sul suo legame profondo con la Sicilia, terra che
Camilleri ha saputo raccontare con ironia, passione e realismo, portando alla
ribalta le contraddizioni e le bellezze di un’isola unica al mondo. Al centro
della serata, un momento conviviale particolarmente apprezzato: l’omaggio alla
cucina siciliana, vera protagonista della cultura popolare dell’isola. Il
Vicepresidente Giuseppe Pelleriti e la Segretaria Angela Pelleriti hanno
proposto un itinerario gastronomico attraverso i piatti più iconici,
accompagnando le pietanze con letture tratte dai romanzi di Camilleri, in cui il
cibo ricopre spesso un ruolo centrale. I presenti
hanno potuto gustare – o per meglio dire, “assaporare con gli occhi e con la
mente” – piatti come la pasta ‘ncaciata, resa celebre proprio dal commissario
Montalbano, la pasta con le sarde, la caponata, le sarde a beccafico e i
tradizionali arancini. Ogni piatto è stato illustrato nei suoi ingredienti,
nelle varianti territoriali e nei legami con la cultura siciliana, suscitando
viva curiosità e interesse tra i partecipanti.
La serata si è conclusa con un ricco aperitivo e la degustazione di dolci
tradizionali preparati in occasione della festa di San Giuseppe: sfince, zeppole
e altre delizie tipiche, tutte realizzate con maestria e passione da Rachele
Decicco, con il prezioso aiuto di Jannet Cunto. I sapori autentici della Sicilia
hanno riscaldato il cuore dei presenti, rendendo l’esperienza ancora più
memorabile.
L’evento ha riscosso un grande successo, testimoniando la vitalità della
comunità siciliana a Ginevra e la capacità dell’ACAS di proporre eventi
culturali di alto livello, in grado di coinvolgere e appassionare. L’iniziativa
ha saputo creare un ponte tra generazioni e culture, valorizzando il patrimonio
immateriale siciliano e rafforzando i legami tra i partecipanti.
BARI - Con la consegna del premio 'Bif&st arte del cinema a Felice Laudadio', si
è aperta la 16esima edizione del Bari international film festival che stasera
presenta, nel teatro Petruzzelli, la prima de Le assaggiatrici di Silvio
Soldini.
Laudadio, direttore artistico fino all'anno scorso, ha detto di non essere
"particolarmente emozionato" e ha sottolineato che il premio, "immeritato", è da
condividere con quanti negli anni hanno dovuto organizzare la manifestazione
anche in "poche settimane", citando "Nichi Vendola e Antonio Decaro". Poi, dato
che ora si occupa del festival per il "centenario di Camilleri", ha annunciato
che una tappa "si svolgerà anche in Puglia".
[…]
“Il giovane Montalbano”, ospite ieri dell’ordine degli ingegneri al Teatro
Pirandello, ha emozionato il pubblico recitando la poesia “Valigie”. [Il
giovane Augello, NdCFC]
In questa chiacchierata, Alessio Vassallo ci racconta un aneddoto su Andrea
Camilleri e ci svela i suoi prossimi impegni artistici.
Barbara Capucci
Andrea Camilleri torna in vita e ci racconta il futuro della nostra terra.
È questo il cuore del video realizzato con l’intelligenza artificiale dalla
giovanissima studentessa Chiara Peruga, proiettato ieri sera al Teatro
Pirandello durante il convegno “LA SICILIA PORTA D’EUROPA NEL MEDITERRANEO”
organizzato dall’ordine degli ingegneri.
Con questo suggestivo lavoro, Chiara ha vinto il concorso di idee “AGRIGENTO
2025-2045 – Visioni letterarie e infrastrutturali” ed è stata premiata sul palco
del Pirandello per la sua visione creativa, originale e profondamente legata
all’identità del territorio.
Ascoltiamola subito dopo la premiazione.
Camillo Bosio
Parece un gènero liviano, de factura sencilla, y sin embargo grandes autores
incursionaron en él. Me refiero a las novelas policiales, las seriadas, donde un
mismo personaje central
investiga en cada libro. Muchas son joyas literarias que a la intriga le suman
fieles retratos de la sociedad en que ocurren, la
forma en que se vive, sus problemas políticos,
sociales y económicos. La lista de este genero es
larga y su origen remoto. Del escritor belga Georges Simenon se hizo famoso el
comisario Maigret, con su pipa y su bombin. O
Sherlock Holmes, peculiar personaje desarrollado por Arthur Conan Doyle, que
retrata la era posvictoriana británica.
[…] Está
la entretenida serie creada por el exquisito Andrea Camilleri,
con el comisario Salvo Montalbano y su leal equipo de oficiales. Al afrontar
cada caso sus libros revelan los modos de vida, el habla, el estilo y hasta los
gustos gastronómicos de la sociedad siciliana.
[…]
Tomás Linn
Il 6 settembre 2025 Andrea Camilleri avrebbe compiuto cento anni. Sono tante,
tantissime le attività che si svolgeranno sia quest'anno che nel 2026 per
ricordare il maestro: un premio letterario, mostre, convegni, seminari, letture,
concerti, spettacoli teatrali.
Sceneggiatore, regista, drammaturgo, Camilleri è venuto alla ribalta come
scrittore, conquistando la notorietà, a partire dagli anni ’90, quando era quasi
“sittantino” con i romanzi del Commissario Montalbano.
Un rapporto complicato quello tra il maestro e la sua creatura letteraria: «Montalbano
per me, dopo vent’anni è un parente al quale voglio bene - aveva confessato in
un’intervista su Rai Cultura - ma nello stesso tempo è un personaggio scomodo.
Perché il suo successo trascinava al successo gli altri romanzi, i miei romanzi
storici, i miei romanzi civili. Quindi lo odio e lo amo».
Mentre Salvo Montalbano era quasi "un’amante noiosa", lo scrittore si diceva
“sposato con i romanzi storici”, la sua vera passione: le storie ignorate dagli
storiografi, ma riscoperte su antichi registri, in polverosi archivi, lì dove a
nessuno sarebbe mai venuta “gana” (voglia) di andarle a cercare, diventavano per
il maestro spunti interessantissimi, materia per i suoi romanzi. Proprio a
partire da una storia vera, in cui si era imbattuto quasi per caso, lo scrittore
ha costruito uno dei suoi saggi più belli, un vero thriller storico: "Le pecore
e il pastore". Camilleri si è messo a indagare tra le mura della clausura e i
segreti della spiritualità mistica, dipanando un misterioso intreccio come fosse
un’inchiesta, con serrato ritmo narrativo e fluidità di scrittura.
Che accadessero cose strane nel Seicento nel monastero del Rosario a Palma di
Montechiaro, antico feudo della famiglia Tomasi, terra di santi austeri in
provincia di Agrigento, lo scrittore di Porto Empedocle lo sapeva bene e da
molto tempo.
Si dice che il monastero del Santissimo Rosario fosse stato costruito da Giulio,
duca di Palma di Montechiaro, antenato dello scrittore Giuseppe Tomasi di
Lampedusa, per riscattare i peccati del capostipite Mario Tomasi, cacciatore di
teste nel XVI secolo.
Tutti i figli di Giulio (tranne Ferdinando a cui spettò il compito di generare
un erede) vennero indirizzati alla vita ecclesiastica: il primogenito Giuseppe
Maria si dedicò alla vita religiosa, diventando cardinale (beatificato nel 1803,
è stato proclamato santo nel 1986) mentre le quattro figlie femmine si fecero
monache con i nomi rispettivamente di suor Maria Serafica, Suor Maria
Crocifissa, Suor Maria Maddalena, Suor Maria Lanceolata.
Il Duca Santo – come venne presto chiamato Giulio – si ritirò in eremitaggio nel
nuovo palazzo Ducale e si dedicò con fervore alla preghiera e ad opere di
elevazione spirituale. A sua volta la moglie Rosalia Traina, all’età di 36 anni,
col consenso di Giulio (e la dispensa del Papa) entrava col nome di Suor Maria
Sepolta nel monastero di Palma dove si erano già monacate le sue figliole.
Suor Maria Crocifissa della Concezione, ritenuta da molti per via dei suoi
scritti una mistica di grande spiritualità, dichiarata venerabile nel 1787,
avrebbe ispirato a Giuseppe Tomasi di Lampedusa la figura della Beata Corbera
del romanzo il Gattopardo.
Trascorreva le giornate tra digiuni, preghiere e fustigazioni, si diceva che
avesse capacità profetiche e che intorno a lei accadessero miracoli e prodigi.
Le biografie della suora narrano di lotte quotidiane con Demonio, che
“innervosito dalla di lei austerità” la percuoteva, le procurava ecchimosi,
abrasioni, contusioni, una volta le scagliò contro un enorme sasso e un’altra
volta le strappò di mano la penna e scrisse persino una lettera, ordinandole di
firmarla, ma la suora vi appose solo la parola Ohimè: almeno così rivelò
Suor Maria Crocifissa al confessore.
La famosa lettera del Diavolo, che è stata scritta con caratteri
incomprensibili, ma disposti in righe ordinate, è stata decifrata nel 2017 da un
gruppo di fisici e di informatici catanesi, utilizzando un programma di
decriptazione: si tratterebbe di un testo delirante, privo di vero significato.
Alla fine dell’Ottocento Gustavo Chiesi su "La Sicilia illustrata", ironizzò sul
fatto che forse per spirito di rivalità con Messina, città che vantava di
possedere una lettera della Madonna, i prelati di Girgenti (Agrigento) si erano
inventati una lettera del Diavolo: «Credendo che quella trovata fruttasse bene,
hanno voluto tirar fuori qualche cosa di sbalorditivo, che non mettesse Girgenti,
per questo rapporto, al di sotto di Messina».
Andrea Camilleri stesso si era divertito a bandire un concorso su La Domenica
del Corriere negli anni’ 60 del secolo scorso, promettendo un soggiorno di
un mese ad Agrigento per chi riuscisse a tradurre la lettera. Il maestro non
immaginava certo che molti anni sarebbe tornato a scrivere sul monastero di
Palma di Montechiaro e su un terribile fatto segreto, accaduto nel 1945.
Nel romanzo storico “Le pecore e il pastore” lo scrittore racconta di aver
scoperto nel 2004 un fatto molto più inquietante della fantasiosa “lettera del
Diavolo”. Aveva letto in una nota a piè di pagina del libro “L’attentato contro
il Vescovo dei contadini” di Enzo Di Natali, una notizia che lo aveva fatto
letteralmente sobbalzare sulla sedia.
In una lettera scritta il 16 agosto del 1956 al Vescovo Peruzzo, dall'abadessa
del Monastero del Rosario, Enrichetta Fanara, la suora avrebbe confessato
che dieci giovani monache si erano lasciate morire (probabilmente di fame e di
sete) per ottenere, in cambio della loro vita, la salvezza del vescovo Peruzzo,
ferito a morte per vendetta di qualche feudatario locale: «Non sarebbe il caso
di dirglielo ma glielo diciamo per fargli ubbidienza» scriveva la Fanara.
«Quando V.E. ricevette quella fucilata e stava in fin di vita, questa comunità
offrì la vita di dieci monache per salvare la vita del pastore. Il Signore
accettò l'offerta e il cambio: dieci monache, le più giovani, lasciarono la vita
per prolungare quella del loro beneamato pastore».
Mons. Giovanni Battista Peruzzo, piemontese d’origine (1878 – 1963), fu Vescovo
di Agrigento, dal 1932 al 1963. Leonardo Sciascia lo definì “un prete diverso”.
Venne ai ferri corti con i latifondisti siciliani in nome del diritto
dei contadini ad una vita dignitosa; impiantò cucine economiche allo scopo di
permettere ai poveri di mangiare almeno un piatto di minestra al giorno.
Quando la Sicilia si trovò sotto i bombardamenti Peruzzo mise a disposizione
della Croce Rossa il Seminario e lo stesso Palazzo Vescovile divenne per sua
volontà un ospedale con cinquantacinque posti letto.
Il 9 luglio 1945, alle 9.45 della sera, subì un attentato nel bosco di Santo
Stefano Quisquina: colpito da due spari d'arma da fuoco, il prelato guarì
infatti dalle gravi ferite riportate nell'attentato, dopo essere stato soccorso
e operato al polmone dal chirurgo Raimondo Borsellino.
Andrea Camilleri sfiora dunque una vicenda inquietante: all'insaputa del
vescovo, dieci giovanissime monache benedettine offrirono in sacrificio la loro
vita, in cambio della salvezza del Monsignore. Dieci pecore per un Pastore. Il
Signore evidentemente accettò l’offerta, conclude l’Abadessa Fanara, dato che il
Vescovo si salvò (si sarebbe spento 8 anni dopo, il 20 luglio 1963. nel paese
natale, Molare, dove si trovava in ferie ed è sepolto ad Agrigento).
Un anziano Teatino, confessore delle benedettine di Palma nel 1945, avvalorò la
lettera di Suor Enrichetta, «ma non volle aggiungere altro, disse che poteva
parlare della cosa solo con persone di grandissima fede» precisa Camilleri.
Enrichetta Fanara fu anche colei che accolse il principe Tomasi di Lampedusa in
visita al monastero di Palma di Montechiaro, ne guidò le due visite nell’Autunno
del 1955 e con i suoi racconti lo commosse fino alle lacrime.
Si chiedeva Camilleri: perché la Fanara aspettò 11 anni, un mese e sette giorni,
per scrivere al Vescovo e rivelargli quello che era successo nella clausura?
«Ho una mia idea - ipotizzava il maestro - non sorretta da prove: Giuseppe
Tomasi di Lampedusa si edificava a sentir raccontare dalla Abadessa i miracoli
della Venerabile Suor Maria Crocifissa, spesso si commosse. Ecco io credo che
partito il principe di Lampedusa, l’Abadessa si sia domandata: perché non
aggiungere alla lista dei titoli di merito anche il sacrificio delle dieci
suore? (…) Le visite di Tommasi di Lampedusa nel settembre e nell’ottobre del
1955 furono, a mio avviso, la causa scatenante perché l’Abadessa si persuadesse
ddoppo averci pensato tanticchia a pigliare carta e penna».
Camilleri era certo che della morte delle monache nessuno, al di fuori della
comunità monastica, del vescovo e del confessore, venne mai conoscenza.
I nomi di quelle che si sono sacrificate sono rimasti segreti e allo stesso
tempo tante altre domande sono destinate a rimanere senza risposta:
Nessuna delle suore ebbe un ripensamento?
Nessuna suora implorò, in extremis, di essere salvata?
E in questo caso, come si comportarono le consorelle?
Si tapparono le orecchie per non sentire quel flebile implorare?
Uscirono dalle celle chiudendosi la porta alle spalle o tentarono un salvataggio
oramai impossibile?
Tristemente concludeva Camilleri: «Non lo sapremo mai».
Maria Oliveri
La Ianieri Edizioni, casa editrice abruzzese che nasce nel 2001 con oltre 200
titoli in catalogo, oltre alla classica produzione editoriale che si presenta
con diverse collane che spaziano nei generi della saggistica, della narrativa,
dei classici e della poesia, è conosciuta per la collana dei "Taccuini d'autore"
e quest'anno omaggerà Agrigento in quanto capitale italiana della cultura. A
darne notizia è lo scrittore agrigentino Beniamino Biondi.
"Il Taccuino d’autore - dice - è un florilegio di citazioni di grandi scrittori
e, al tempo stesso, un taccuino per il lettore che voglia conversare con
l’autore attraverso fogli appositamente lasciati bianchi tra una frase e
l’altra. Il Taccuino d’autore, dedicato ai grandi scrittori italiani e
internazionali, nel 2023 ha prodotto il Taccuino Luigi Pirandello, in omaggio al
premio Nobel siciliano".
La Ianieri Edizioni ha annunciato l’uscita entro il 2025, anno di Agrigento
capitale italiana della cultura, di due nuovi taccuini dedicati a Leonardo
Sciascia e Andrea Camilleri. La cura di queste due opere è stata affidata
proprio a Biondi che avrà il compito di realizzare un florilegio delle opere dei
due grandi scrittori agrigentini creando un percorso sulle pagine del taccuino
attraverso citazioni e riferimenti.
Nel romanzo di
Andrea Camilleri “La caccia al tesoro” (pubblicato da Sellerio nel 2010), il
commissario Montalbano, accompagnato dall’ispettore Fazio e dall’agente Gallo
(nella sua consueta veste di frenetico autista), deve rintracciare nella
periferia di Vigàta la via Vitaliano Brancati, ove è stato trovato un cadavere
in un cassonetto. La ricerca
non è facile: «Gallo proprio non arrinisciva a trovarla, ‘sta mallitta via
Brancati. Era da ‘na mezzorata che firriavano a vacante e nisciuno di tutti
quelli ai quali spiavano pariva averla mai sintuta nominari» (p. 42). Mentre
il razionale Fazio propone di andare a chiedere in municipio, Gallo si
intestardisce a trovare la strada da solo e si infila in una viuzza stretta,
andando a sbattere contro la bancarella di un fruttivendolo. Subito dopo, i
poliziotti «ripigliarono a firriare a vacante» (p. 43), cioè giravano a
vuoto nel vano tentativo di trovare la loro fantomatica destinazione. A questo
punto, a Montalbano viene in mente una considerazione sui criteri con cui in
Italia si scelgono i nomi delle strade: «Tutto ‘nzemmula al commissario tornò
a mente il criterio col quale tutti gli uffici toponomastici, tutti, senza
cizzione, tanto quelli dei paìsi quanto quelli delle granni cità, davano i nomi
alle strate. Le strate cchiù centrali vinivano immancabilmente intitolate a cose
astratte come libertà, repubblica, indipendenza; quelle tanticchia meno
centrali, a òmini politici del passato, Cavour, Zanardelli, Crispi; quelle
immediatamente appresso ad altri politici ma cchiù recenti, De Gasperi, Einaudi,
Togliatti. E via via, sempri cchiù distanti dal centro, vinivano gli eroi, i
militari, i matematici, gli scienziati, gli industriali, fino ad arrivari a
qualichi dentista. Ultimi, nelle strate d’estrema periferia, quelle cchiù
miserabili, quelle che confinavano con l’aperta campagna, i nomi degli artisti,
scrittori, scultori, poeti, pittori, musicisti. E infatti via Vitaliano Brancati
consistiva in quattro casuzze indove le gaddrine giravano in libertà» (p.
43). La
riflessione del commissario, anzi del suo autore, non è priva di una sua logica
e di una certa validità (anche se qualche “cizzione” in realtà non
manca). Io, ad
esempio, mi sono sempre chiesto perché a Bagheria la strada dedicata al suo più
insigne visitatore, Goethe, sia una stradina interna che scende dal corso
Umberto I (lo “stratuneddu”) alla via Quattrociocchi; se si aggiunge che, per
gli abitanti locali, la strada in dialetto diventava “’a via Quieta”
(forse perché un tempo poco trafficata) o la “via Gòete” (così come era
scritta), c’è da ritenere che l’insigne poeta e drammaturgo avrebbe avuto modo
di recriminare. Vero è poi
che la toponomastica “baariota” era una volta competenza di Castrenze Civello,
dipendente comunale più acculturato di altri e quindi molto estroso (a volte fin
troppo) nella scelta dei nomi delle strade. Grazie a lui esistono a Bagheria vie
intitolate al poeta latino Tibullo, al suo languido collega veronese Aleardo
Aleardi, all’ardito navigatore Amerigo Vespucci, al geniale artista fiorentino
Benvenuto Cellini, allo sfortunato presidente Kennedy, ad Antonio Gramsci (una
piccola stradina), a musicisti come Ponchielli, Scarlatti e Paisiello, a molte
città e paesi della Sicilia e del resto d’Italia, ecc. Altre volte,
i nomi venivano assegnati alle vie dalla fantasia di qualche intraprendente
cittadino: ad esempio la nuova “circonvallazione” di Bagheria nel 1966 fu
chiamata poi “via Papa Giovanni XXIII” perché mio cugino Pietro Maggiore un
giorno appese una targa con questo nome (che aveva deciso lui): io ricordo di
avere assistito in diretta al “golpe” di Pietro, che fu coronato da successo
perché in seguito l’amministrazione comunale sostituì la sua targa scritta col
pennarello con una “ufficiale”. Spesso
esistevano vie o vicoli senza nome, soprattutto nelle ampie zone costruite in
modo selvaggio e abusivo; queste strade ricevevano il nome da qualcuno che vi
abitava e che apponeva con pennello il proprio nome e cognome all’angolo della
via; così avvenne, come mi segnala Mimmo Sciortino, per un vicolo Santoro
(traversa di via Consolare) o per il vicolo Riccobono ad Aspra.
Insomma, i “fai da te” creativi non mancavano e, nella loro “deregulation”
assoluta, finivano per far venire meno il “teorema” di Camilleri precedentemente
esposto.
In definitiva, auspichiamo che presto sorgano, non solo nel suo paese natale ma
in tutta Italia, tante “vie Camilleri” dedicate al Maestro. Se lo merita
davvero.
Mario Pintacuda
Sellerio Editore, 24.3.2025
La memoria dei ragazzi
Volumi formato 12 x 17 stampati su carta Holmen Book Cream della Cartiera Holmen
Paper AB. Copertina a colori in cartoncino con disegni appositamente realizzati
per questa collana.
Un editore è un po’ un genitore, ogni libro è un po’ un figlio, ogni
pubblicazione una gravidanza. E dopo il parto le preoccupazioni non sono finite,
l’editore si impegnerà ad accudire il libro per la sua infanzia e adolescenza.
A differenza del buon genitore consapevole che il bene del figlio passa
attraverso percorsi che lui non è in grado di prevedere, e che di certo non
potrà controllare, l’editore migliore è quello più ansioso, quello che cerca di
preparare tutto al meglio, che si occupa dei dettagli, ma che quando il libro
non mantiene le attese, quando il figlio non percorre la strada auspicata, non
si rassegna, insiste e ricerca nuove vie, nuove opportunità per consentire a
quel libro la più felice e longeva delle vite. E se quindi la trepidazione è lo
stato d’animo che caratterizza l’editore al momento dell’uscita di un libro,
l’attenzione che accompagna un nuovo progetto, una nuova collana, è doppia e
tripla.
È con questo stato d’animo che ci accingiamo a entrare nel mondo della
letteratura per ragazzi, un’idea che come un fiume carsico di tanto in tanto è
emersa in casa editrice, salvo poi essere sommersa da altre urgenze, altre
priorità. Entriamo sì in punta di piedi e con la piena consapevolezza che si
tratta di un contesto del tutto autonomo, ma lo facciamo con l’orgoglio di
essere accompagnati da una rappresentanza che non potevamo auspicare migliore:
Andrea Camilleri, lo straordinario autore di cui quest’anno ricorre il
centenario della nascita e del cui catalogo siamo i felici e fortunati editori,
e Antonio Manzini, il nostro scrittore di maggior successo in questi ultimi
anni. Di Camilleri pubblicheremo una selezione dei racconti con il commissario
Montalbano, che ci sembra particolarmente adatta a un pubblico di 10-13 anni;
Antonio Manzini ha invece scritto un romanzo con due nuovi giovani protagonisti,
Max e Nigel, che si trovano coinvolti in una serie di indagini e misteri da
risolvere.
Iniziamo la pubblicazione di libri per ragazzi con il medesimo spirito con cui
nei primi anni Ottanta pubblicavamo i gialli nella stessa collana dei romanzi
più letterari, con cui negli anni Novanta abbiamo creduto (tra i primi) che
anche nella serialità si potesse trovare la profondità, e che potesse essere un
modo per sperimentare nuove strutture narrative e nuove lingue, e che gli
scrittori italiani la potessero affrontare altrettanto bene se non meglio dei
loro colleghi francesi e spagnoli, e persino di quelli inglesi e americani.
Oggi nessuno considera la letteratura per ragazzi una letteratura subordinata a
quella con la L maiuscola, anche questo steccato per fortuna è stato da tempo
abbattuto. Ma il nostro desiderio è lo stesso degli inizi, quello di esplorare
un campo per noi nuovo, di farlo con la stessa cura e attenzione con cui fino ad
ora abbiamo vissuto questo mestiere, con lo stesso rispetto di lettori e librai
che ci ha sempre contraddistinto, seguendo alcune delle linee che ci hanno più
caratterizzato, il genere e la serialità seria, e poi la continua ricerca di
nuove voci.
Dopo questi due libri ne pubblicheremo altri di autori presenti nel nostro
catalogo, ma anche di autori che con i ragazzi si sono già confrontati, e ben
presto arriveranno gli stranieri e gli esordi. Come i genitori migliori, ci
auguriamo di imparare da questi libri, dal loro percorso, qualcosa del mondo
librario in cui viviamo e, perché no, del mondo che sta arrivando. E come i
genitori più fortunati ci auguriamo che siano gli stessi figli a richiamare in
casa i compagni più divertenti e stimolanti.
È con questo stato d’animo che ci avviciniamo ai più attenti tra i librai, ai
più esigenti tra i lettori, nella speranza di consolidare il rapporto con i
primi e di conoscere e coinvolgere i secondi. Ma questa speranza passa prima di
tutto dall’attenzione che i librai ci vorranno dare, senza la quale, ancora una
volta, il nostro impegno editoriale sarebbe inutile.
Corriere della Sera, 24.3.2025
Nuove avventure. Sellerio inaugura con l'inventore di Rocco Schiavone e con
Andrea Camilleri una collana dedicata ai più giovani «I
miei piccoli investigatori un po' ammaccati»
Lo scrittore Antonio Manzini debutta nella narrativa per ragazzi: oggi c'è più
vita virtuale che reale, la rete è un luogo terrificante
Si chiama «La
memoria dei ragazzi», ma Antonio Manzini lo definisce semplicemente «un tuffo
nel buio». È l'esordio, il primo aprile, della casa editrice Sellerio nella
narrativa per bambini con due punte di diamante del catalogo: il maestro Andrea
Camilleri e il suo ex allievo, creatore del commissario [Sic!, NdCFC]
Schiavone. Presentazione ufficiale alla Bologna Children's Book Fair. […] L'esordio
in questa collana è con Andrea Camilleri, suo maestro all'Accademia nazionale
d'Arte drammatica di Roma.
«E lui non lo sa... Mannaggia la miseria, quanto ci saremmo divertiti».
[…]
Cristina Taglietti
Ad Agrigento, nel
corso del convegno “Le Infrastrutture della Provincia di Agrigento e il Ponte
sullo Stretto di Messina: la Sicilia Porta d’Europa nel Mediterraneo”.
[…]
In chiusura dei lavori, ampio spazio è stato dato alla cultura. La cerimonia di
premiazione del bando nazionale “Agrigento 2025 – 2045: Visioni letterarie e
infrastrutturali” ha visto la partecipazione degli studenti delle scuole
superiori e delle università italiane. Vincitrice, Chiara Peruga, che si è
aggiudicata una borsa di studio. Commovente il momento dedicato al centenario
dalla nascita di Andrea Camilleri, celebrato con una performance artistica di
Barbara Capucci e Alessio Vassallo. Un simbolico ponte tra visione culturale e
progettualità infrastrutturale.
[…]
Il 29 marzo alle
20,30, al Palacongressi, nuovo appuntamento con la rassegna "Riflessi d'autore"
che si avvale della direzione artistica di Gaetano Aronica. In scena "Il birraio
di Preston", tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, con la regia di
Giuseppe Dipasquale. Sul palco Edoardo Siravo, Federica De Benedittis e Mimmo
Mignemi per una produzione del Teatro Al Massimo di Palermo.
“Il Birraio di Preston” è ambientato nella Sicilia dell’Ottocento a Vigàta, il
paese immaginario creato da Camilleri. La storia prende spunto dal conflitto
nato attorno all’inaugurazione del teatro Civico Re d’Italia. Bortuzzi, il
prefetto del vicino paese di Montelusa, decide di aprire la stagione lirica con
un’opera di Ricci provocando la ribellione dei vigatesi che la giudicano
scadente ed un affronto alla loro identità. Spinti da un’innata insofferenza
verso tutto ciò che sa di “forestiero”, boicottano l’iniziativa. Bortuzzi
considera l’opera un mezzo per educare i vigatesi al gusto sublime dell’arte e,
per imporre la sua decisione, costringe due consigli di amministrazione del
teatro a dimettersi. A complicare le cose intervengono Don Memè Ferraguto, uomo
d’onore locale che si allea con il prefetto per tornaconto personale, ed alcuni
dinamitardi che pianificano un attentato politico durante l’evento.
I biglietti costano 18 o 25 euro in base al posto prescelto. Prevendita su
www.agrigentoticket.it. Ulteriori informazioni allo 0922 25019.
Andrea Cassaro
Dans cette dernière enquête du commissaire, infatigable même si la fatigue le
gagne, les certitudes vacillent. Quatre amis liés par une fraternité
indéfectible se retrouvent au cœur du drame, après la mort – justement – de l’un
d’entre eux. Mais lorsque
l’on découvre que ce Riccardino partageait avec ses compagnons bien plus que ce
que l’on partage habituellement, les conclusions semblent s’imposer
d’elles-mêmes. C’est du moins ce que souhaiterait l’Auteur, qui s’invite dans
l’intrigue à la manière d’un personnage pirandellien, au grand désarroi de son
héros. Mais Montalbano ne se laisse dicter ni la marche de son enquête ni celle
de son destin – pas même par son créateur. Alors, à Montalbano de jouer. Les éditions
Fleuve nous en partage les premières pages en avant-première.
Né en 1925, d’origine sicilienne, Andrea Camilleri a d’abord mené une brillante
carrière de metteur en scène, œuvrant pour le théâtre, la radio et la
télévision. Il s’est ensuite tourné vers l’écriture, publiant d’abord poèmes et
nouvelles, avant d’adopter tardivement la langue de sa Sicile natale pour se
consacrer pleinement à la littérature. Le succès est venu avec la série des
enquêtes du commissaire Montalbano, qui l’a imposé comme l’une des grandes voix
du polar méditerranéen.
Ugo Loumé
Tra le tante iniziative dedicate al centenario della nascita di Andrea Camilleri,
il 2 aprile a Caltanissetta si terrà l’incontro dal titolo “Il birraio di
Preston e la Sicilia di Andrea Camilleri”.
Lo studioso Angelo Campanella dialogherà con gli studenti del liceo “Ruggero
Settimo” della città.
Nel corso della manifestazione, che avrà inizio alle ore 9:30 presso lo storico
teatro “Regina Margherita” (il luogo dove è ambientato il racconto Il birraio
di Preston) interverrà Felice Cavallaro, direttore della Strada degli
Scrittori, che parlerà agli studenti dello scrittore empedoclino e del rapporto
con la “Strada degli Scrittori” attraverso video e testimonianze.
Nella recitazione,
oltre alla capacità interpretativa dell’attore, contano molto la sua dizione e
il suo modo di esprimersi vocalmente. Sebbene un attore debba imparare la
dizione per liberarsi dalla sua inflessione dialettale e poter essere così in
grado di interpretare in modo credibile qualsiasi personaggio, ci sono casi in
cui egli deve procedere al contrario, imparando un’inflessione dialettale per
rendere più credibile un personaggio. Nella
recitazione, l’uso dell’accento e delle inflessioni regionali può trasformare
completamente un personaggio, rendendolo autentico e credibile agli occhi del
pubblico. Questo è particolarmente vero nel caso di interpretazioni in cui il
dialetto e le sfumature linguistiche giocano un ruolo centrale nella
caratterizzazione. Uno degli esempi più emblematici nella televisione italiana è
quello di Luca Zingaretti, l’attore che ha dato volto e voce al
celebre Commissario Montalbano, protagonista dei romanzi di Andrea Camilleri. La sfida più
grande per Zingaretti? Imparare l’accento siciliano, padroneggiare le
inflessioni della parlata regionale e, non ultimo, entrare in sintonia con la
lingua “camilleriana”, un mix di italiano e siciliano che ha reso unici i
dialoghi della serie. Scopriamo il modo in cui lavorare per acquisire la giusta
inflessione dialettale proprio sul modello Zingaretti-Montalbano. Luca
Zingaretti e la trasformazione in Montalbano Quando Luca
Zingaretti è stato scelto per interpretare il Commissario Montalbano, non aveva
alcuna familiarità con il dialetto siciliano. Nato a Roma, si è trovato di
fronte a una sfida impegnativa: non solo imparare l’accento siciliano, ma anche
riuscire a recitare in un italiano fortemente influenzato dalla lingua
dell’isola, senza che il risultato apparisse artificioso o caricaturale. A
differenza di altri attori che interpretano ruoli direttamente in dialetto, la
sua difficoltà principale è stata quella di adattarsi a un linguaggio ibrido, un
italiano che riecheggia la musicalità e le strutture del siciliano senza mai
abbandonare completamente la lingua standard. Per riuscire
in questa impresa, ha seguito un percorso di immersione linguistica che gli ha
permesso di affinare la pronuncia e il ritmo della parlata. Ha studiato a fondo
la fonetica siciliana, avvalendosi dell’aiuto di esperti del settore per
comprendere le particolarità sonore di questa lingua. Si è esercitato
intensamente sulla dizione, lavorando per acquisire la giusta musicalità e
intonazione, affinché il suo parlato risultasse naturale e credibile. Per
avvicinarsi ancora di più alla cadenza autentica, ha trascorso del tempo ad
ascoltare parlanti madrelingua siciliani, cogliendo le sfumature e le
espressioni più caratteristiche. Infine, ha letto attentamente i romanzi di
Andrea Camilleri, immergendosi nel linguaggio unico creato dallo scrittore, per
poterlo riprodurre con fedeltà e senza sbavature nella sua interpretazione
televisiva. Il
“linguaggio camilleriano”: un mix unico di italiano e siciliano Una delle
peculiarità della serie di Montalbano è l’uso di una lingua particolare, frutto
della creatività di Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano non utilizzava un
dialetto puro, ma un italiano arricchito da termini, espressioni e costruzioni
tipiche del siciliano, dando vita a un linguaggio che evocava la parlata
dell’isola senza però renderla incomprensibile al pubblico nazionale. In questo
modo chiunque nel pubblico della serie si ritrova nella condizione di
comprendere pienamente i dialoghi e il corso delle vicende pur non avendo
familiarità con il siciliano. Zingaretti ha
dovuto imparare a usare i termini di questa lingua con naturalezza, trovando il
giusto equilibrio tra italiano e siciliano. Un errore di accento o di
intonazione avrebbe potuto rompere la magia del personaggio e rendere meno
credibile la sua interpretazione. La
recitazione e l’importanza delle inflessioni dialettali Il caso di
Luca Zingaretti e della sua interpretazione di Montalbano dimostra chiaramente
come la recitazione non si limiti alla semplice memorizzazione delle battute, ma
richieda un lavoro approfondito sulla voce e sulla lingua. Per un attore, la
capacità di padroneggiare un accento o un’inflessione regionale è un elemento
fondamentale che può fare la differenza nella costruzione di un personaggio. Un
accento convincente contribuisce infatti a rendere il ruolo più autentico e
coinvolgente, permettendo al pubblico di percepirlo come realistico e credibile.
Inoltre, la coerenza linguistica è essenziale quando un personaggio appartiene a
una determinata area geografica, poiché il modo in cui parla aiuta a costruire
il contesto e a rafforzare la sua identità. Oltre
all’aspetto della fedeltà alla realtà, l’uso delle inflessioni dialettali
arricchisce anche l’espressività dell’attore, donando maggiore intensità ai
dialoghi e permettendo di trasmettere sfumature emotive più profonde. Infine, la
capacità di modulare la propria voce e di adattarsi a diversi accenti
rappresenta un vantaggio competitivo per un attore che aspira a lavorare in
produzioni internazionali. Un professionista in grado di controllare la propria
pronuncia e di acquisire differenti registri linguistici ha molte più
possibilità di essere scelto per ruoli in contesti cinematografici e teatrali
che vanno oltre i confini nazionali.
Il dialetto come strumento per la recitazione
L’interpretazione di Luca Zingaretti nel ruolo del Commissario Montalbano
dimostra come l’apprendimento di un accento e di un’inflessione regionale possa
essere una sfida, ma anche un’opportunità di crescita per un attore. La sua
capacità di padroneggiare il linguaggio di Camilleri ha contribuito al successo
della serie e alla credibilità del personaggio, rendendolo un’icona della
televisione italiana.
[…]
la Lettura -
Corriere della Sera, 27.3.2025
Il tema del giorno
Guardie e ladri
Il racconto di Andrea Camilleri che proponiamo qui sotto fa parte del volume
«Guardie e ladri. Dieci avventure del commissario Montalbano» (euro 15, pagine
296), a cura di Giordano Meacci e Marta Vesco, illustrazioni di Luigi Ricca.
Sarà in libreria dal 8 aprile nella nuova collana di Sellerio «La memoria dei
ragazzi» (per lettori dai 9 anni).
Ma cosa c’è di più bello, per un bambino, che giocare a «guardie e ladri» con un
adulto che fa veramente il poliziotto? Il commissario Montalbano Qui, seguendo
il suo destino, si trova a giocare anche quando fa il suo dovere. E viceversa.
Taninè, la mogliere
del giornalista televisivo Nicolò Zito, uno dei pochi amici del commissario
Montalbano, era una fìmmina che cucinava a vento, vale a dire che i piatti che
approntava davanti ai fornelli non obbedivano a precise regole di cucina, ma
erano il risultato più improvvisato del suo mutevole carattere. «Oggi t’avrei
volentieri invitato a casa a mangiare da noi» aveva qualche volta detto Nicolò a
Montalbano «ma purtroppo mi pare che non è cosa». Stava a significare che un
filo di paglia era andato di traverso a Taninè, per cui pasta scotta (o cruda),
carne dissapita (o salata sino all’amaro), sugo al quale erano preferibili tre
anni di cui uno in isolamento. Ma invece quando le spirciàva, quando tutto era
andato per il suo verso, che lume di paradiso! Era una bella
fìmmina trentina, di carni sode e piene che ispiravano agli òmini pensieri
volgarmente terrestri: ebbene, un giorno che Taninè l’aveva invitato a tenerle
compagnia in cucina, dove mai ammetteva strànei, Montalbano aveva visto,
strammato, la donna che preparava il condimento per la pasta ’ncasciata perdere
peso, cangiarsi in una specie di ballerina che assorta si librava con gesti
aerei da un fornello all’altro. Per la prima e ultima volta, taliàndola, aveva
pinsato agli angeli. «Speriamo che Taninè non mi guasti questa giornata» si
augurò il commissario mentre guidava verso Cannatello. Perché in quanto a salti
d’umore manco lui scherzava. La prima cosa che la matina faceva, appena susùto,
era di andare alla finestra a taliàre il cielo e il mare che aveva a due passi
da casa: se i colori erano vividi e chiari, tale e quale il suo comportamento di
quel giorno; in caso contrario le cose si sarebbero messe male per lui e per
tutti quelli che gli fossero venuti a tiro. Ogni seconda
domenica d’aprile Nicolò, Taninè e il loro figlio màscolo Francesco, che aveva
sette anni, raprivano ufficialmente la casa di campagna a Cannatello ereditata
dal patre di Nicolò. Ed era diventata tradizione che il primo ospite fosse Salvo
Montalbano. Per andarci,
il commissario affrontava trazzere, mulattiere, polverosi viottoli che gli
imbiancavano la macchina invece di pigliare la comoda scorrimento veloce che
l’avrebbe lasciato a due chilometri da Cannatello. Approfittava dell’occasione
per ricrearsi una Sicilia sparita, dura e aspra, una riarsa distesa giallo
paglia interrotta di tanto in tanto dai dadi bianchi delle casuzze dei
contadini. Cannatello era terra mallìtta, qualsiasi cosa le si seminasse o le si
piantasse non attecchiva, davano breve respiro di verde solo macchie di saggina,
di cocomerelli servatici e di capperi. Era terreno di caccia, questo sì, e ogni
tanto da darrè un cespuglio di saggina schizzava velocissima qualche lepre.
Arrivò che era quasi l’ora di mangiare, il profumo dei dodici cannoli giganti
che aveva accattato inondava l’abitacolo e gli faceva smorcare l’appetito. Ad aspettarlo
sulla porta erano al completo: Nicolò sorridente, Francesco impaziente e Taninè
con gli occhi sparluccicanti di contentezza. Montalbano si rasserenò, forse la
giornata sarebbe stata cosa degna d’essere vissuta, così come era principiata.
Francesco manco gli diede tempo di scendere dalla macchina, gli si mise a
saltellare torno torno: «Giochiamo a guardie e ladri?».
Suo patre lo rimproverò. «Non l’assillare! Giocherai doppo mangiato!». Quel
giorno Taninè aveva deciso d’esibirsi in un piatto strepitoso che, chissà
perché, si chiamava «malalìa d’amuri». Chissà perché: infatti non c’era
possibilità che quella zuppa di maiale (polmone, fegato, milza e carne magra),
da mangiarsi con fette di pan tostato, avesse attinenza col mal d’amore, semmai
col mal di panza. Se la
scialarono in assoluto silenzio; persino Francesco, ch’era tanticchia squieto di
natura, questa volta non si cataminò, perso nel paradiso dei sapori che sua
matre aveva strumentiato. «Giochiamo a
guardie e ladri?». La domanda arrivò, inevitabile e pressante, appena che i tre
grandi ebbero terminato di bere il caffè. Montalbano
taliò l’amico Nicolò e con gli occhi gli spiò soccorso, ora come ora non ce
l’avrebbe fatta a mettersi a correre appresso al picciliddro.
«Zio Salvo va a farsi una dormitina. Doppo giocate».
«Guarda» fece Montalbano vedendo che il piccolo si era ammussato «facciamo
così: tra un’ora precisa mi vieni a svegliare tu stesso e ci resta tutto il
tempo per giocare». Nicolò Zito
ricevette una telefonata che lo costringeva a ritornare a Montelusa per un
servizio televisivo urgente, Montalbano, prima di ritirarsi nella càmmara degli
ospiti, assicurò all’amico che avrebbe riportato lui in paese Taninè e il
figlio. Fece appena
in tempo a spogliarsi, gli occhi a pampineddra, e a distendersi che crollò in un
sonno piombigno. Gli parse che
aveva allùra allùra chiuso gli occhi quando venne arrisbigliàto da Francesco che
gli scuoteva un braccio dicendogli:
«Zio Salvo, un’ora precisa passò. Il cafè ti portai».
Nicolò era partito, Taninè aveva rimesso la casa in ordine e ora stava a leggere
una rivista assittata su una seggia a dondolo. Francesco era sparito, corso già
a nascondersi campagna campagna. Montalbano
raprì la macchina, pigliò un vecchio impermeabile che teneva per ogni evenienza
nel vano posteriore, l’indossò, strinse la cintura, alzò il bavero nel tentativo
d’assomigliare a un investigatore dei film americani, e si avviò alla ricerca
del picciliddro. Francesco, abilissimo nel nascondersi, se la godeva a fingere
d’essere un ladro ricercato da un «vero» commissario. La casa di
Nicolò sorgeva in mezzo a due ettari di terreno incolto che a Montalbano faceva
malinconia anche perché, al limite della proprietà, c’era una casuzza sdirrupata,
con mezzo tetto sfondato, che sottolineava lo stato d’abbandono della terra. Si
vede che le lontane origini contadine del commissario si ribellavano a quella
trascuratezza. Montalbano
cercò Francesco per mezz’ora, poi cominciò a sentirsi stanco, la zuppa di maiale
e due cannoli giganti lasciavano ancora il segno, era sicuro che il piccolo
stava disteso a pancia in giù darrè una troffa di saggina e lo spiava,
emozionato e attento. La diabolica capacità di nascondersi del ragazzino gli
avrebbe fatto fare notte. Decise di
dichiararsi vinto, gridandolo a voce alta. Francesco sarebbe sbucato da qualche
parte e avrebbe preteso l’immediato pagamento del pegno, consistente nel
racconto, debitamente infiocchettato, di una delle sue indagini. Il commissario
aveva notato che quelle che s’inventava di sana pianta con morti,feriti e
sparatorie erano quelle che più piacevano al picciliddro. Mentre stava
per dichiararsi sconfitto, gli venne un pinsèro improvviso: vuoi vedere che il
piccolo era andato ad ammucciarsi dentro la casuzza sdirrupata malgrado i
severissimi ordini che aveva avuto da Taninè e da Nicolò di non entrarci mai da
solo? Si mise a
correre, arrivò col fiatone davanti alla casuzza, la porticina sgangherata era
solo accostata. Il commissario la spalancò con un calcio, fece un balzo indietro
e, infilata la mano destra in tasca con l’indice minacciosamente puntato, disse
con voce bassa e rauca, terribilmente minacciosa (quella voce faceva nitrire di
gioia Francesco): «Il
commissario Montalbano sono. Conto sino a tre. Se non vieni fuori, sparo.
Uno...». Un’ombra si
mosse all’interno della casuzza e, sotto gli occhi sbarracati del commissario,
spuntò un omo, le mani in alto. «Non sparare,
sbirro». «Sei armato?»
spiò Montalbano dominando la sorpresa. «Sì» rispose
l’omo e fece per abbassare una mano per pigliare l’arma che teneva nella
sacchetta destra della giacca. Il commissario s’addunò ch’era pericolosamente
sformata. «Non ti
muovere o ti brucio» intimò Montalbano tendendo minacciosamente l’indice.
L’omo rialzò il braccio. Aveva occhi
di cane arraggiato, un’ariata di disperazione pronta a tutto, la barba lunga, il
vestito stazzonato e lordo. Un omo pericoloso, certo, ma chi cavolo era? «Vai avanti,
verso quella casa». L’omo si
mosse con Montalbano darrè. Arrivato allo spiazzo dove c’era posteggiata la sua
macchina,il commissario vide sbucare da dietro l’auto Francesco che taliò la
scena eccitatissimo. «Mamà! Mamà!»
si mise a chiamare. Taninè,
affacciatasi alla porta spaventata dalla voce stracangiata del figlio, con una
sola taliàta s’intese col commissario. Rientrò e subito riapparve puntando un
fucile da caccia sullo sconosciuto. Era una doppietta appartenuta al patre di
Nicolò che il giornalista teneva appesa, scarica, vicino all’ingresso; mai
Nicolò aveva coscientemente ammazzato un essere vivente, la mogliere diceva che
non si curava l’influenza per non uccidere i bacilli.
Tutto sudato, il commissario raprì l’auto e dal cruscotto tirò fora pistola e
manette. Respirò profondamente e taliò la scena. L’omo stava immobile sotto la
ferma punterìa di Taninè che, bruna, bella, capelli al vento, pareva precisa
precisa un’eroina da film western.
Andrea Camilleri
La collana Quaderni camilleriani (fondata nel 2016, reperibile
all’indirizzo
https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/) ha pubblicato il suo
ventiquattresimo volume, curato da Veronka Szőke: è intitolato Filosofia,
Ermeneutica, Filologia camilleriana (https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/quaderni-camilleriani-24/)
e propone i contributi di Vinicio Busacchi, Luca Danti, Giuseppe Marci, Veronka
Szőke e Silvano Tagliagambe.
Il 2025 è l’anno in cui si compie il centenario della nascita di Andrea
Camilleri (1925-2025) e i Quaderni camilleriani hanno inteso celebrare
l’evento con una programmazione che si occuperà di aspetti dell’opera ancora
poco studiati, quale è quello filosofico, o meritevoli di ulteriori
approfondimenti, come è il caso della lingua vigatese, la cui latitudine è ampia
e meritevole di ulteriori approfondimenti.
Il volume Filosofia, Ermeneutica, Filologia camilleriana chiede allo
sguardo filosofico di aiutarci a comprendere come Camilleri, attento alle
antiche tradizioni culturali e letterarie, giunga con la sua opera alla
conoscenza e alla messa in scena di moderne concezioni. Forse proprio lì
sta il segreto che gli consente di giungere a proporre visioni riguardanti il
mondo che verrà partendo dal racconto di vicende riguardanti personaggi di alta,
bassa o umilissima condizione sociale.
Rai Premium,
28.3.2025
21:20
La stagione della caccia - C'era una volta Vigata
Poco tempo dopo il ritorno in paese di Fofò La Matina, farmacista e geloso
custode dei segreti di piante miracolose che da sempre curano la famiglia del
marchese Peluso, una serie di morti che sembrano dovute a cause naturali o a
disgrazie accidentali cominciano a falciare la famiglia. Cosa ci sarà dietro?
Malgrado tutto,
28.3.2025
“Il birraio di Preston”
Agrigento, per la Rassegna Riflessi Culturali in scena al Palacongressi lo
spettacolo tratto dal romanzo di Andrea Camilleri
Per la rassegna
“Riflessi Culturali” il 29 marzo al Palacongressi di Agrigento va in scena “Il
birraio di Preston”.
L’adattamento teatrale, tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri è di
Giuseppe Dipasquale, che cura anche la regia. In scena, tra gli altri, Edoardo
Siravo, Federica De Benedittis e Mimmo Mignemi.
Come in altri libri a contenuto storico, Camilleri prende ispirazione anche in
questo romanzo da un avvenimento reale descritto nella Inchiesta sulle
condizioni della Sicilia (1875-1876), pubblicata nel 1969 dall’editore Cappelli
di Bologna.
“Invitiamo tutti a venire a godere di questo spettacolo che è ancora capace di
raccontare i mali della sicilianità e che sa divertire e far pensare allo stesso
tempo – commenta il direttore artistico della rassegna, Gaetano Aronica –
Nell’anno del centenario dalla nascita del maestro Andrea Camilleri aver
inserito quest’opera nella nostra rassegna è un modo per rendere omaggio ad una
delle penne più straordinarie della nostra terra”.
Agrigento si prepara
ad ospitare un evento teatrale di grande rilievo: “Il birraio di Preston”, una
delle opere più significative di Andrea Camilleri, andrà in scena al
Palacongressi della città sabato 29 marzo. Protagonista
dello spettacolo sarà l’attore Edoardo Siravo, noto per le sue interpretazioni
di grande intensità e versatilità, che darà vita a uno dei personaggi più
iconici creati dallo scrittore siciliano. La trama
dell’opera “Il birraio
di Preston” è una commedia teatrale che racconta la storia di un piccolo paesino
della Sicilia, dove l’arrivo di un birraio proveniente dal Nord Italia scatena
una serie di eventi che mettono in luce le contraddizioni sociali e politiche
della regione. Il birraio, personaggio di forte carisma e determinazione, non è
solo un imprenditore ma un simbolo di cambiamento, che entra in conflitto con
una comunità legata a tradizioni radicate e ormai in declino. La trama
esplora temi di integrazione, cambiamento, e la lotta tra il progresso e la
conservazione delle tradizioni. Camilleri, con il suo stile unico e il
linguaggio ricco di sfumature, riesce a mescolare la comicità con il dramma,
offrendo uno spunto di riflessione sulle dinamiche sociali e culturali della
Sicilia, ma anche sull’universale conflitto tra vecchio e nuovo.
L’interpretazione di Edoardo Siravo Nel ruolo del
protagonista, Edoardo Siravo, attore di grande esperienza e fama, darà voce a un
personaggio che è al contempo protagonista e catalizzatore dei cambiamenti che
scuotono la piccola comunità siciliana. Siravo, che ha lavorato con numerosi
registi e in diversi contesti teatrali, è noto per la sua capacità di rendere
ogni ruolo profondo e significativo, riuscendo a trasmettere sia la complessità
interiore dei personaggi che le loro lotte esterne.
L’interpretazione di Siravo promette di essere una delle più apprezzate della
stagione teatrale, regalando al pubblico una performance coinvolgente che si
spinge oltre la semplice narrazione. La sua presenza sul palco, unita alla forza
della scrittura di Camilleri, farà sì che Il birraio di Preston sia un evento da
non perdere. Il
contesto dell’evento al Palacongressi di Agrigento Il
Palacongressi di Agrigento, una delle principali sedi culturali della città, si
prepara ad ospitare questa importante produzione teatrale, confermando il suo
ruolo come punto di riferimento per la cultura e l’arte in Sicilia. La scelta di
questo luogo per una rappresentazione del genere è simbolica: Agrigento, con la
sua storia ricca e la sua tradizione culturale, è il palcoscenico ideale per una
riflessione sulle dinamiche siciliane, raccontate in modo tanto autentico e
provocatorio da Camilleri. L’opera sarà
un’occasione unica per il pubblico di Agrigento di immergersi nell’universo
teatrale di uno degli autori più amati in Italia e nel mondo, nonché di
assistere ad una performance che saprà coniugare la tradizione con
l’innovazione. Un invito
alla riflessione e alla partecipazione
L’appuntamento con “Il birraio di Preston” è un’occasione imperdibile per gli
amanti del teatro e per chi vuole scoprire la grandezza di Andrea Camilleri
anche sul palcoscenico. La rappresentazione non solo offrirà una performance di
alta qualità, ma inviterà il pubblico a riflettere su temi universali che
toccano la vita quotidiana e le dinamiche sociali. Con
l’incredibile talento di Edoardo Siravo e la magia del teatro, il Palacongressi
di Agrigento diventerà il centro di un’esperienza unica, dove il passato e il
presente della Sicilia si incontrano in un intreccio di emozioni e riflessioni.
Una straordinaria occasione di vivere l’opera di Camilleri in un formato
completamente nuovo. Dettagli
dell’evento: Titolo: Il
birraio di Preston Autore:
Andrea Camilleri Interprete
principale: Edoardo Siravo Data: sabato
29 marzo 2025 ore 20:30
Luogo: Palacongressi di Agrigento
Un’occasione per celebrare il teatro, la cultura siciliana, e l’eredità di uno
dei più grandi autori contemporanei italiani.
Denise Inguanta
La lunga corsa verso la Festa del Teatro è iniziata. Luca Zingaretti, ospite a
Che Tempo Che Fa, ha annunciato la sua partecipazione a San Miniato, dove
interpreterà Autodifesa di Caino, un testo inedito di Andrea Camilleri. Lo
spettacolo rientra tra le iniziative per il centenario dalla nascita del grande
maestro siciliano. "Spero di esserne all’altezza, ho questo privilegio", ha
detto intervistato da Fabio Fazio, parlando del prossimo luglio in piazza Duomo.
L’opera – che andrà in scena in prima assoluta per il Dramma Popolare – è un
testo potente, profondo e risponde alle incessanti domande sul bene e il male.
Un lavoro presentato dalla Fondazione Istituto Dramma Popolare San Miniato,
prodotto da Zocotoco srl in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana. Il
15 luglio 2019, alle Terme di Caracalla, Andrea Camilleri avrebbe dovuto
interpretare il suo monologo "Autodifesa di Caino". Un ritorno sul palcoscenico,
atteso dal pubblico e fortemente voluto dallo scrittore. Camilleri si spense il
17 luglio, ma ci ha lasciato il suo scritto su Caino che aveva completato e per
il quale aveva immaginato tutto: la scena e gli intermezzi musicali, i filmati
da proiettare sullo schermo, i testi da interpretare di persona e quelli da far
recitare.
Tutto questo diventerà Dramma interpretato da uno degli attori che Camilleri ha
amato di più. Lo spettacolo andrà in scena 24, 25 e 26 luglio. La Festa del
Teatro inizierà il 26 e 27 giugno con il primo di una serie di spettacoli nel
giardino della Cisterna della Misericordia, La Festa del Teatro di San Miniato -
in piedi dal 1947 - è sostenuta in modo determinante dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di San Miniato e Crédit Agricole Italia.
Carlo Baroni
Dopo Luigi Pirandello anche Andrea Camilleri è andato in scena al Palacongressi
del Villaggio Mosè di Agrigento con la commedia “Il birraio di Preston”, tratta
dall’omonimo romanzo, diretta da Giuseppe Dipasquale e interpretata da Edoardo
Siravo, Federica De Benedittis e Mimmo Mignemi, in cui il compianto scrittore
empedoclino è anche voce fuori campo dello spettacolo. Una trama divertente e
marcatamente siciliana che ha entusiasmato il numeroso pubblico presente. Così
come per “Il commissario Montalbano” anche “Il birraio di Preston” è ambientato
a Vigàta ovvero la Porto Empedocle letteraria. Nella città immaginata da
Camilleri, nella seconda metà dell’Ottocento, ci sarebbe da inaugurare un nuovo
teatro che però non avrà vita facile anche a causa dei dissidi tra il prefetto
di Montelusa e gli stessi vigatesi che non vedono di buon occhio i forestieri.
Una dinamica contorta quasi come lo sono i vicoli arabi di Vigàta e che culmina
con l’incendio del teatro.
[…]
Giuseppe Caruana
La nascita di un parco letterario dedicato ad Andrea Camilleri nel paese natale,
Porto Empedocle, è un progetto che sembra scaturire dalle sue stesse storie,
immerse in tratti di mare, strade e trattorie che a quel posto appartengono,
come la cultura e il parlato che le animano.
Il parco letterario - la cui istituzione è annunciata da una delibera comunale
di qualche giorno fa - proprio questo compito si prefigge: ritrovare, nelle
pagine dello scrittore, il paesaggio che delle storie non è soltanto lo sfondo,
ma il sale.
Il sale di Porto Empedocle non sono soltanto i cumuli di salgemma che, ai lati
della ferrovia, separavano il paese dal porto e dai suoi clamori di navi e
banchina, frontiera notturna invalicabile da moralisti e bambini, ma anche i
sentieri di campagna che portavano alla casa avita di Camilleri; i tuffi e le
passeggiate sulla larga spiaggia fino alla Scala dei Turchi; i Templi che, da
secoli, ci osservano dall’alto (anche questa differenza tra Porto Empedocle e
Agrigento credo ispiri qualche riflessione).
Poi, le storie: quella, soprattutto, di una comunità prima ubriacata e poi
tradita da una travolgente avventura industriale.
Di tutto, sembra di sentire ancora suoni ed esalazioni che il parco letterario
evocherà per chiunque voglia accompagnare - sulla traccia delle pagine di
Camilleri - il credito di identità di chi ha vissuto e vive in questo luogo.
Lo scrittore e il poeta hanno le parole giuste per aiutarci a percepire un
paesaggio (culturale, naturale, sociale) e la loro forza descrittiva vale a
conservarlo, a volte a trasformarlo, se non addirittura a costruirlo come quello
dell’uomo di Borges che “si propone il compito di trasformare il mondo” e, dopo
aver disegnato pesci, dimore e persone, osserva il disegno finale,
riconoscendovi il proprio volto.
Il volto di Andrea Camilleri - poi arricchito da tante e straordinarie
esperienze teatrali, televisive, radiofoniche, editoriali - è Porto Empedocle,
ed era tempo che il proprio paese glielo restituisse, con un parco letterario a
lui dedicato, nel centenario della nascita.
Vittorio Alessandro
Comune di Chiavari,
31.3.2025
Giornate di Chiavari Un viaggio
tra storia, arte, filosofia e spettacolo
Descrizione
L’edizione 2025 raddoppia. Un’anticipazione dal 19 al 21 aprile e la rassegna
dal 30 maggio al 2 giugno.
Torna anche quest’anno l’appuntamento con le Giornate di Chiavari, il festival
organizzato dall’assessorato al Turismo di Chiavari, ideato e diretto da
Massimiliano Finazzer Flory. Un viaggio alla scoperta del territorio, tra
esperienze culturali, artistiche e spirituali. Due i momenti principali della
rassegna: il primo si terrà dal 19 al 21 aprile, il secondo dal 30 maggio al 2
giugno 2025. Verso è il filo conduttore di questa seconda edizione, un tema che
attraversa la poesia, la storia, l’arte, la musica, lo spettacolo.
[…]
DAL 30 MAGGIO AL 2 GIUGNO. DA LEONARDO A CAMILLERI, DAL MARE ALLA LIBERTÀ.
Il secondo capitolo delle Giornate di Chiavari si aprirà venerdì 30 maggio con
l’inaugurazione della mostra interattiva “Leonardo da Vinci e l’acqua”, rivolta
alle scuole e al grande pubblico, seguita da un incontro con la storica
dell’arte Sara Taglialagamba.
In serata l’omaggio ad Andrea Camilleri, a cent’anni dalla nascita, e lo
spettacolo comico di Dario Vergassola.
[…]
Tutti gli eventi sono gratuiti, con prenotazione obbligatoria per le attività
con posti limitati scrivendo a giornatedichiavari@gmail.com
[…] PROGRAMMA DAL 30 MAGGIO AL 2 GIUGNO VENERDÌ 30 MAGGIO […]
Ore 19.30
VERSO IL RACCONTO
Auditorium San Francesco
Andrea Camilleri, si racconta
in collaborazione con il Comitato Nazionale, a cent’anni dalla nascita, dialogo
con Mauro Novelli dell’Associazione Fondo Andrea Camilleri e letture teatrali a
tema
[…]
Danilo Verruso ha lasciato la presidenza dell’associazione “Oltre Vigata”. Ecco la sua
lettera di dimissioni: “Quando ho
fondato questa associazione ero poco più che trentenne. Carico di aspettative,
di energia e voglia di mettermi in gioco. Abbiamo trascorso dei momenti
irripetibili e insieme abbiamo fatto, di questa nostra creatura, un fiore
all’occhiello della nostra realtà empedoclina. Purtroppo i sogni non sempre si
trasformano in realtà e molto spesso capita, per questioni che stanno al di
sopra delle proprie volontà, di dover lasciar andare e far si che tutto si
compia. Per quasi 15
anni ho lottato per una idea e per dei valori che mi sono stati insegnati da mio
padre e dalla mia famiglia che amo. Ma la realtà sa essere spietata e con il
passare del tempo ti presenta il conto. Purtroppo i miei impegni di lavoro non
mi consentono di sostenere l’associazione per come vorrei e pertanto mi vedo
costretto a dimettermi da presidente dell’associazione culturale Oltre Vigata
che lascio in ottima salute e con un curriculum da spavento.
Oggi, con rammarico, Porto Empedocle perde il suo Montalbano ma probabilmente
troverà altri narratori più bravi che sapranno raccontare la nostra bellissima
città e comunque, resta la gran bella realtà di Maschere di Vigata, composta da
persone e attori splendide.
Faccio i miei migliori auguri al nascente Parco Letterario Andrea Camilleri.
Porto Empedocle ha bisogno di queste iniziative. La mia associazione nasceva
proprio per questo. Il nostro lavoro svolto fin qui, certamente gli darà linfa e
mi auguro con convinzione, possa essere l’idea giusta per defibrillare il cuore
del nostro paese. Così mi fermo lì dove altri potranno continuare e nel tirarmi
indietro non posso che essere grato ai miei compagni di viaggio, tutti,
indistintamente. Anche a coloro i quali hanno scelto di lasciare il nostro
gruppo. A voi il mio ringraziamento più affettuoso.
Rimarrò eternamente grato al Maestro Andrea Camilleri per l’opportunità che mi
ha dato. Quando guardo indietro e penso alle lettere che ci scambiavamo, mi
accorgo di aver vissuto un sogno incredibile. Ma al giro di boa dei cinquant’anni
è arrivato il momento che mi concentri sul lavoro e mi dedichi a chi è stata al
mio fianco, sempre e comunque, alla mia famiglia. Grazie di tutto amici miei e
ad majora semper!”.