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Stilos Anno VIII n. 24 - Dicembre 2006

QUALI SONO LE FORME DEL POTERE?
Gaetano Savatteri. Il tema del potere legato a quello dell’amore. Vicende pubbliche e private in un intreccio che schiude scenari inesplorati. “Credo che l’amore sia una forma di potere: sui sentimenti. In Sicilia soprattutto si sviluppano forme di potere pure nelle famiglie, tra amanti, tra genitori e figli”.

Di Maddalena Bonaccorso

“Gli uomini che non si voltano”,  bel titolo evocativo, mutuato dal Montale di “Ossi di seppia”, è il terzo romanzo pubblicato da Gaetano Savatteri per Sellerio. Un noir dall’ironia sottile; scrittura elegante e forte denuncia sociale e politica.
Si racconta di tre ex amici siciliani che la vita ha diviso e che il destino fa rincontrare. Placido, poliziotto coinvolto in un giro di intercettazioni telefoniche tra mafiosi, condannato e sospeso dal servizio; Aurelio, politico in crisi esistenziale, e Silvestre, portaborse di Aurelio. Tre diversi caratteri, tre facce della stessa medaglia; figure segnate dal rapporto con il potere e con l’ingiustizia. Aurelio riceve tremende lettere anonime, è spaventato, teme minacce mafiose. Silvestre, ufficiosamente, chiama a indagare sulle lettere suddette proprio Placido; in nome della vecchia amicizia, che li legava negli anni delle aule universitarie. Parallela alla vicenda politica scorre la storia personale dei protagonisti. Sullo sfondo “ i vice dei Vicerè”, che scendono gli scaloni di Palazzo dei Normanni ignari della storia e della magnificenza che li ha preceduti. Come quinta dell’azione, soprattutto Palermo. Città “che piace solo a chi la conosce poco”, con i suoi vicoli e gli attici del centro, con gli amici di convenienza e le loro serate a tema: è il vuoto pneumatico.
La narrazione rimbalza da un personaggio all’altro; non è libro che si possa leggere senza attenzione. Richiede concentrazione, l’Autore ce lo ricorda a ogni passo; le parole sono importanti e lasciano il segno nelle menti, così come lo lasciano sulle mani sempre sporche d’inchiostro di Aurelio, che ancora usa la stilografica e si rivela persona incapace di vivere in un tempo di lupi.
Tante citazioni, molte nascoste. Un personaggio chiamato Vella ci riporta al “Consiglio d’Egitto”, e  “gli ominicchi che sperano di essere adeguati”, fanno volare il nostro pensiero al quello che fu -forse- il miglior Leonardo Sciascia de “Il giorno della civetta”. E ancora il Potere, o meglio l’arroganza del potere, che risuona nelle città siciliane come nella Chicago de “The untouchables”, in una frase che racchiude in “chiacchiere e distintivo” tutto l’astio che cova tra chi si trova tra parti opposte della barricata. L’indagine di Placido Polizzi ci porterà lontano, o forse a niente. Il finale non è importante. Non c’è catarsi, non superamento. Rimangono, e non tutti, e a che prezzo, solo “gli uomini che non si voltano”.
Stilos ha intervistato l’autore.

Il Potere, congiunto indissolubilmente all´Amore. Perché proprio questo tema?

Perché credo che l’amore stesso sia una forma di potere: potere sui sentimenti, sulle nostre scelte, e sulle nostre relazioni. In Sicilia, soprattutto, si sviluppano forme di potere anche nelle famiglie, tra amanti, tra genitori e figli. Poteri a volte possessivi ed egoistici. Ma c’è una forma particolare di amore che è quella per il potere stesso, nella sua essenza più pura. Non a caso si dice che cumannari è megghiu di futtiri.

E´ sempre così difficile il rapporto delle persone con il potere?

No, per molti è semplicissimo. Di sicuro è più semplice per chi il potere – di qualsiasi forma esso sia – lo esercita. Per chi lo subisce è invece una seduzione e anche una tirannia, con tutto ciò che comporta.

Nei Suoi libri Lei parla - anche- di mafia. Alcuni scrittori, tra i quali Camilleri, sostengono che è preferibile non parlarne mai, per non farne apologia. Cosa ne pensa?

Visto che parliamo di potere: la mafia è una forma parossistica di potere, che riguarda il potere di vita e di morte rispetto agli affiliati e ai nemici dell’organizzazione criminale. Parlo di mafia per il mio mestiere di giornalista e ne posso parlare anche nei romanzi. Si rischia l’apologia? Forse sì. Ma in ogni caso si accresce l’informazione e la reazione. Parlare di mafia, in Sicilia, è anche un modo di parlare dell’antimafia. Qualcuno dice che non tutti i siciliani sono mafiosi ma che tutti i mafiosi sono siciliani. Aggiungo: molti protagonisti dell’antimafia sono stati e sono siciliani. Questo mi smebra un dettaglio non irrilevante.

Si nota, da un libro all´altro, un Suo progressivo allontanamento dal “giallo”. Come mai?

Forse perché a me questa storia che tutto è giallo – perfino il Macbeth – mi annoia. Capisco che la trama poliziesca possa avvincere il lettore; capisco che in questo modo puoi far passare riflessioni che altrimenti meriterebbero un saggio. Capisco tutto, ma è ora di smetterla con la giallomania: alcuni anni fa erano libri di serie B, adesso siamo arrivati al paradosso che per far leggere i Promessi sposi devi scrivere nella quarta di copertina: “Una donna, un uomo. Un oscuro personaggio che ostacola il loro amore. Un prete ambiguo. Un frate coraggioso. Un innominabile. E una terribile minaccia che incombe sulla città. Un noir nella Milano del Seicento, scritto con una lingua modernissima”. E non stiamo forse un po’esagerando?

In questo libro la narrazione passa da un personaggio all´altro. Un continuo cambio di punti di vista.

Sì, mi piaceva l’idea di sentire le voci dei personaggi, con la loro lingua, i loro tic, i loro pensieri diversi. E mi piaceva mettere insieme più punti di vista, soprattutto quando viene fuori il passato che ciascuno ricorda come vuole o come può.

Lei vive a Roma da molti anni ma scrive sempre della Sicilia. Come mai?

Scrivo di quello che conosco o che presumo di conoscere. “Gli uomini che non si voltano” è ambientato in Sicilia e a Roma. Forse potrei scrivere di Agrigento, e un po’ di Milano – visto che ci sono nato e cresciuto fino all’adolescenza. Prima di scegliere un luogo dove ambientare una storia penso sempre: in quel posto mi saprei muovere in macchina? Se sì, allora vuol dire che ne conosco le strade, le piazze, i luoghi dove si svolge il mercato e dove c’è sempre un ingorgo. Come fai a scrivere di un luogo dove ti perderesti?

I personaggi del libro, anche i minori (penso al tassista, per esempio) sono molto ben caratterizzati. C´è qualcuno di loro al quale va la Sua preferenza?

Il tassista è un amico, un vero tassista palermitano che per molti versi somiglia al mio personaggio. E quasi tutti gli altri personaggi portano con loro aspetti e connotati di gente conosciuta. Perfino i politici citati nel libro somigliano a qualcuno. Chi mi piace di più? Le donne, sì, perché le trovo sempre belle e micidiali, anche nelle loro debolezze.

Il Suo è un umorismo sempre un po´ celato, e sempre un po´amaro.

Guardandoti in giro trovi tanti motivi per ridere a crepapelle? Ma per sorridere, e sia pure con amarezza, ci sono mille ragioni.

Sono passati molti anni da quando Lei, assieme ad altri, fondò a Racalmuto il giornale "Malgrado tutto". Cosa è cambiato?

Beh, è cambiato molto. Sono passati venticinque anni, siamo tutti più vecchi. Ma quanto al pessimismo della ragione e all’ottimismo della volontà è ancora il dilemma dentro il quale ci dibattiamo e dentro il quale si dibattono - permettimi la battuta- tutti quelli che prima o poi si voltano.

 


 
Last modified Saturday, March, 24, 2012