Stilos
Anno VIII n. 24 - Dicembre 2006
QUALI
SONO LE FORME DEL POTERE?
Di
Maddalena Bonaccorso “Gli
uomini che non si voltano”,
bel titolo evocativo, mutuato dal
Montale di “Ossi di seppia”, è il terzo romanzo pubblicato da Gaetano Savatteri
per Sellerio. Un noir dall’ironia sottile; scrittura elegante e forte denuncia
sociale e politica.
Il Potere,
congiunto indissolubilmente all´Amore. Perché proprio questo tema?
Perché credo che l’amore stesso sia una
forma di potere: potere sui sentimenti, sulle nostre scelte, e sulle nostre
relazioni. In Sicilia, soprattutto, si sviluppano forme di potere anche nelle
famiglie, tra amanti, tra genitori e figli. Poteri a volte possessivi ed
egoistici. Ma c’è una forma particolare di amore che è quella per il potere stesso,
nella sua essenza più pura. Non a caso si dice che cumannari è megghiu di futtiri.
E´ sempre così difficile il rapporto delle persone con il potere?
No, per molti è semplicissimo. Di sicuro è più
semplice per chi il potere – di qualsiasi forma esso
sia – lo esercita. Per chi lo subisce è invece una seduzione e anche una
tirannia, con tutto ciò che comporta.
Nei Suoi libri Lei parla - anche- di mafia. Alcuni scrittori, tra i quali
Camilleri, sostengono
che è preferibile non parlarne mai, per non farne apologia. Cosa ne pensa?
Visto che parliamo di potere: la mafia è una
forma parossistica di potere, che riguarda il potere di vita e di morte
rispetto agli affiliati e ai nemici dell’organizzazione criminale. Parlo di
mafia per il mio mestiere di giornalista e ne posso parlare anche nei romanzi.
Si rischia l’apologia? Forse sì. Ma in ogni caso si accresce l’informazione e
la reazione. Parlare di mafia, in Sicilia, è anche un modo di parlare
dell’antimafia. Qualcuno dice che non tutti i siciliani sono mafiosi ma che
tutti i mafiosi sono siciliani. Aggiungo: molti protagonisti dell’antimafia
sono stati e sono siciliani. Questo mi smebra un dettaglio non irrilevante.
Si nota, da un
libro all´altro, un Suo progressivo allontanamento dal “giallo”. Come mai?
Forse perché a me questa storia che tutto è
giallo – perfino il Macbeth – mi annoia. Capisco che la trama poliziesca possa
avvincere il lettore; capisco che in questo modo puoi far passare riflessioni
che altrimenti meriterebbero un saggio. Capisco tutto, ma è
ora di smetterla con la giallomania: alcuni anni fa erano libri di serie B,
adesso siamo arrivati al paradosso che per far leggere i Promessi sposi devi
scrivere nella quarta di copertina: “Una donna, un uomo. Un oscuro
personaggio che ostacola il loro amore. Un prete ambiguo. Un frate coraggioso.
Un innominabile. E una terribile
minaccia che incombe sulla città. Un noir nella Milano del Seicento, scritto
con una lingua modernissima”. E non stiamo forse un po’esagerando?
In questo libro la narrazione passa da un personaggio all´altro. Un continuo
cambio di punti di vista.
Sì, mi
piaceva l’idea di sentire le voci dei personaggi, con la loro lingua, i loro
tic, i loro pensieri diversi. E mi piaceva mettere insieme più punti di vista,
soprattutto quando viene fuori il passato che ciascuno
ricorda come vuole o come può.
Lei vive a Roma da molti anni ma scrive sempre
della Sicilia. Come mai?
Scrivo di quello che conosco o che presumo di
conoscere. “Gli uomini che non si voltano” è ambientato in Sicilia e a Roma.
Forse potrei scrivere di Agrigento, e un po’ di Milano – visto che ci sono nato
e cresciuto fino all’adolescenza. Prima di scegliere un luogo dove ambientare
una storia penso sempre: in quel posto mi saprei muovere in macchina? Se sì,
allora vuol dire che ne conosco le strade, le piazze, i luoghi dove si svolge
il mercato e dove c’è sempre un ingorgo. Come fai a scrivere di un luogo dove
ti perderesti?
I personaggi del libro, anche i minori (penso al tassista, per esempio) sono
molto ben
caratterizzati. C´è qualcuno di loro al quale va la Sua preferenza?
Il tassista è un amico, un vero tassista
palermitano che per molti versi somiglia al mio personaggio. E quasi tutti gli
altri personaggi portano con loro aspetti e connotati di gente conosciuta.
Perfino i politici citati nel libro somigliano a qualcuno. Chi mi piace di più?
Le donne, sì, perché le trovo sempre belle e micidiali, anche nelle loro
debolezze.
Il Suo è un umorismo sempre un po´ celato, e sempre un po´amaro.
Guardandoti in giro trovi tanti motivi per
ridere a crepapelle? Ma per sorridere, e sia pure con amarezza, ci sono mille
ragioni.
Sono passati molti anni da quando Lei, assieme ad
altri, fondò a Racalmuto il giornale "Malgrado tutto". Cosa è
cambiato?
Beh, è cambiato molto. Sono passati
venticinque anni, siamo tutti più vecchi. Ma quanto al pessimismo della ragione
e all’ottimismo della volontà è ancora il dilemma dentro il quale ci dibattiamo
e dentro il quale si dibattono - permettimi la battuta- tutti quelli che prima
o poi si voltano.
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