La tempesta
di William Shakespeare
Traduzione ed elaborazione di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
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«Divertente, la mia “Tempesta”» Camilleri: tragedia e comicità giocheranno sul filo della commedia
Andrea Camilleri del teatro ha il pallino. Teatrali i suoi ambienti e le sue figure; teatrale l’approccio linguistico con le trame (di realtà o fantasia) che svolge sulla carta. Teatralissima la notazione non suoni assurda: siamo pieni di teatro “non teatrale” la sua drammaturgia. E come la viviamo, per scadere nell’esempio televisivo, la parodia che dello scrittore di Porto Empedocle fa Rosario Fiorello? Con un gusto essenzialmente teatrale.
Così non sorprende la decisione, da parte di Camilleri, di cedere a un’idea dell’amico e collaboratore Giuseppe Dipasquale: tradurre la “Tempesta” di Shakespeare, dramma di popolo e di spiriti, di spunti sanguigni e immensi sogni, per una interpretazione in lingua siciliana. «Camilleri resisteva, tergiversava dice Dipasquale Non ha mai dimenticato la traduzione in napoletano del Seicento che, della stessa “Tempesta”, fece Eduardo De Filippo. Operazione nobilissima, alta, già storica. Ma diversa da quella alla quale pensavo io. Io volevo una “Tempesta” in siciliano attuale, un “copione” usabile, recitabile, estremamente comunicativo. Una storia in cui i personaggi popolari si esprimono in vernacolo e i nobili e i “mostri” in italiano, ma con strutture siciliane. E Camilleri, alla fine, si è convinto, si è lasciato affascinare».
Il monologo del mago Prospero Pubblichiamo qui un brano della traduzione che Andrea Camilleri ha fatto della “Tempesta” di William Shakespeare. Si tratta di un monologo (dal quarto atto) del mago Prospero, misterioso signore dell’isola “usurpata”.
Un’armonia adeguata, che riordina una sconvolta immaginazione, possa guarire il tuo cervello, ora inutile sarcoma entro il tuo cranio. Fermi! Un incantesimo ve lo impone. Giusto Gonzalo, uomo pieno di virtù, lacrime di riconoscenza, simili alle tue, versano i miei occhi. L'incantesimo si dissolve, come il mattino dilegua l'oscurità della notte, e i loro sensi sciolgono le nebbie della follia nella chiara acqua della ragione. Mio buon Gonzalo, amico vero, saprò ricompensarti in patria per la tua bontà. Alonso, tu sei stato crudele con me e con mia figlia. Tu, Sebastiano, lo istigasti e ora ne senti il rimorso. Tu, fratello mio, Antonio, mia carne e mio sangue, nel quale l'ambizione diede bando alla pietà e alla natura, tu con Sebastiano, ed egli ne soffre di più, volevi uccidere il tuo re. Io ti perdono, per quanto tu sia snaturato. A poco a poco la luce della loro consapevolezza si fa marea grande per ricoprire la spiaggia della loro ragione ora oscura e fangosa. Ancora nessuno mi ha riconosciuto. Ariele, presto, cappello e spada. (Esce Ariele). Voglio togliermi questo costume e apparire come il duca di Milano che ero un tempo. Presto, spirito: fra poco sarai libero.
Dipasquale «Una "Tempesta" che rigenera»
"La tempesta" secondo Giuseppe Dipasquale. Originale e innovativa la versione del capolavoro di Shakespeare, tradotta da Andrea Camilleri, che il regista catanese sta allestendo per proporla in anteprima assoluta il 5 agosto al "X Festival Shakesperiano di Danzica". Un prestigiosissimo appuntamento internazionale. In seguito dal 16 al 18 agosto saranno ospiti al "Globe" di Roma e debutteranno il 25 agosto a Zafferana. Dipasquale ci spiega la sua visione inconsueta e libera. «La Tempesta» - esordisce - «rappresenta il testamento intellettuale del gran bardo di Stratford-on-Avon. E' un congegno fantasmagorico, arricchito dalle licenze lessicali in dialetto siciliano. Una storia di livore e trasporto, espatrio e isolamento, sortilegio e umorismo. Per me un viaggio nell'utopia e nell'illusione. Racconto attraverso i personaggi questa metafora della creazione umana, la mancata tragedia dell'usurpazione e la rivolta dei deboli contro il potere. Affronto questa straordinaria commedia, da un punto di vista anticapocomicale. Prospero (Pietro Montandon) è un intellettuale fanatico, non ho voluto il consueto mattatore, bensì un eroe negativo. L'isola-rifugio è il Teatro, dove lo spodestato duca cerca di costruire un mondo a sua immagine e somiglianza. Ariele (Gian Paolo Poddighe) è lo spirito dell'aria, un millenario stanco di giocare. Calibano (Alessandra Costanzo) simbolizza l'anima nera di Prospero, lo specchio dell'inconfessabile ambiguità che alberga in ognuno di noi. Alonso (Gino Nicolosi), Sebastiano (Giampaolo Romania), Adriano (Chiara Seminara), Gonzalo (Sergio Seminara), Francesco (Giovanni Vasta), Antonio l'usurpatore (Tony Lo Presti) nei panni dei nobili, sono una compagnia di guitti che incarnano l'ordine sociale. Miranda (Valeria Contadino) e Ferdinando (Filippo Brazzaventre), puri ed etici, raffigurano l'utopia amorosa. Stefano (Angelo Tosto) e Trinculo (Mimmo Mignemi), portavoce di un'umanità infima che acquisisce suo malgrado il potere assoluto. La mia " Tempesta" è un saggio teatrale travestito, in realtà è un grido d'allarme a squarciagola contro un teatro autocelebrativo. Bisogna uscire dal tunnel dove noi teatranti sembriamo intrappolati. Ritrovare la poetica, la libertà, la creatività. Ben venga quindi una bufera salutare che ci aiuti a riflettere. Io nel mio allestimento -conclude Giuseppe- ho racchiuso un gran malinconico sogno comico, ardente, profetico. Un "tango" dove tragedia e comicità, teatro e alchimia, esprimono la loro carica rivoluzionaria".
Le magie teatrali di Shakespeare e Camilleri
Ultimo testo scritto da Shakespeare, “La Tempesta” è un elogio della magia e degli illusionismi teatrali incarnato da Prospero confinato dal fratello usurpatore Antonio, duca di Milano, in un´isola sperduta, ha sempre stimolato la fantasia di registi e liberi adattatori del copione originale. Quasi una sfida, uno confronto a distanza, naturalmente con il rispetto dovuto al Bardo.
Il sogno si fonde con la realtà nella “Tempesta” al Globe
Vita reale e universo immaginario. Sono queste due realtà parallele, legate dal filo invisibile dell’alchimia teatrale, a fornire la chiave interpretativa di “La Tempesta”, penultima opera di William Shakeaspeare secondo la tradizione, ma anche commedia che segnò l’addio alle scene come attore del celebre drammaturgo inglese, che il Silvano Toti Globe Theatre ospita da domani al 18 agosto nella versione di Giuseppe Dipasquale, che ha tradotto ed elaborato il testo con la partecipazione di Andrea Camilleri. Appartenente all’ultima fase della produzione shakespeariana, quella dei cosiddetti romances, “opere in cui l’autore rielaborò tematiche già trattate ponendole in una dimensione mitica e sacrale”, “La tempesta” e i suoi personaggi suggeriscono un percorso scenico che si snoda nel labirinto estremo dell’immaginazione, lasciandosi cullare dalla necessità di alludere, indicare, plasmare e far risuonare memorie e realtà apparentemente sconosciute. Grande protagonista della pièce è il sapiente mago Prospero (interpretato da Pietro Montandon), legittimo Duca di Milano costretto all’esilio ventennale su un’isola, in compagna di sua figlia Miranda, a causa dell’invidia di suo fratello Antonio e di Alfonso, re di Napoli. Sarà proprio una tempesta, scatenata dal desiderio di vendetta di Prospero, a far naufragare la nave su cui viaggiano Antonio e re Alonso, insieme congiurati contro il Duca. Sulle scene della più fervida immaginazione si muovono i personaggi di quest’opera (prodotta dall’Associazione Teatro degli Alchimisti) articolata tra sogno e realtà, magia e illusione, mistero e verità e arricchita, come vuole la tradizione del teatro shakesperiano, da una storia d'amore: quella tra Ferdinando, figlio di Alonso, e Miranda, che avrà il suo classico lieto fine. Ma “La Tempesta” non è soltanto un gioco scenico. E' anche e sopratutto un percorso spirituale, un messaggio poetico dai contorni ben delineati, all’interno dei quali lo spazio e il tempo si perdono e si abbandonano su un’isola sconosciuta. Quell’isola che rappresenta “l’anima esclusa dell’uomo”.
Il Bardo rivive tra le video-proiezioni
Ancora un testo shakespeariano per un teatro che, grazie al mecenatismo dei fratelli Toti, desiderosi di ricordare in esso la figura del padre scomparso, riproduce nel cuore di Villa Borghese il famoso Globe di Londra, dove il drammaturgo inglese era solito presentare le sue opere. Continuando giustamente, nei suoi tre anni di vita, a dedicare quasi tutti gli spettacoli del cartellone, esclusa qualche rara eccezione, al genio del Bardo, di cui ora presenta «La tempesta». Un lavoro che appartiene alla maturità del poeta e che possiede l’incanto di una creatività avvolgente, dove il potere della magia e la concretezza della situazione umana si compenetrano e si confondono a comporre un tessuto diafano di sogno e di mistero. E soprattutto un’opera sfaccettata e impegnativa che l’Associazione Teatro degli Alchimisti ripropone oggi in un allestimento coprodotto con Associazione Lunaria Teatro e Mediaterra, che ha esordito al Festival Shakespeariano di Danzica. E che reca alla regia la firma di Giuseppe Dipasquale, il cui nome peraltro si affianca nella traduzione e nell’elaborazione del testo a quello ben più noto dello scrittore Andrea Camilleri. Senza trascurare peraltro di firmare le scene, ispirate a una semplicità che lascia ampio spazio all’interpretazione degli attori. E che affida a un ampio disco sospeso sulla scena il compito di creare con l’intervento di proiezioni video la suggestione della terrifica tempesta su cui si apre la narrazione. Un rivolgimento di acque furiose e selvagge provocato in realtà dalle arti magiche di Prospero, spogliato dal tradimento del fratello della sua legittima dignità di Duca di Milano. E che disperde nell’isola il re di Napoli e il suo seguito, secondo un disegno preciso di cui il vecchio mago va tessendo i fili con vigile esattezza. Accanto a lui la leggerezza di Ariele, onnipresente spirito dell’aria animato dalla speranza della libertà, che ha qui la testa bianca e l’ingegnosa abilità di Gian Paolo Poddighe, mentre Alessandra Costanzo dà vita alla bestialità vendicativa e traditrice del mostruoso Calibano. Tutti personaggi fondanti di un’opera affascinante e ricca che l’attuale allestimento tende a scandagliare nelle possibili implicazioni di una sopravvivenza umana avulsa da uno scambio materiale di interessi. Silvano Toti Globe Theatre Largo Aqua Felix Villa Borghese Ore 21 Fino al 18 agosto
”La tempesta” a Villa Borghese Al Silvano Toti Globe Theatre in scena “La tempesta” di William Shakespeare
«Sto Globbe è veramente ‘bbello, eppoi nun ce disturberà perché, in fonno, è de legno come noi». Così Gigi Proietti, direttore artistico del Globe Theatre, in questi suoi versi di “Lettera dar Globbe” immagina che parlino gli alberi di Villa Borghese, per nulla infastiditi dalla struttura del Teatro Elisabettiano di Roma, completamente in legno.
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Wednesday, September, 13, 2023
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