Testo interpretato da Vinicio Marchioni, liberamente tratto dall’intervento di Andrea Camilleri a
veDrò Un aperitivo con ...
(8.5.2012)
Speranza è una parola che detesto. Chi vive di speranza muore disperato. Al contrario, se uno vuole davvero qualcosa, non la deve sperare. Deve prendersela. E lavorare affinché essa si realizzi.
Pensate all’entusiasmo con cui nel ‘45-47 mettemmo mano a rifare l’Italia. Ricordo sempre l’enorme impressione che ebbi vedendo al cinegiornale Alcide De Gasperi a Parigi. Lui, vinto, pronto a dire al cospetto dei rappresentanti delle nazioni vincitrici: “Sento che in quest’aula, tutto tranne la vostra personale cortesia, è contro di me e contro il Paese che io rappresento”.
Poi scoprimmo come, proprio la notte prima del discorso di Parigi, nella stanza d’albergo di De Gasperi c’erano tutti. C’era anche Togliatti. Insieme, nonostante le divisioni, a cercare la parola che univa un Paese lacerato. Insieme, per ricostruirlo quel Paese, tra macerie umane, etiche, materiali.
Ecco, io mi auguro che, nel più breve termine possibile, l’Italia possa ritrovarsi come dentro quella stanza d’albergo. E possa ritrovare parole nobili e condivise.
Dopo tutto, che cosa avevano i profeti delle grandi rivoluzioni? Avevano la parola comune. Quella capace di attrarre, di animare, di saldare i propri seguaci. Oggi quel tipo di eroi non esiste forse più. Ma esistono i santi. E sapete chi sono? Ve lo dico io che sono un non-credente. Sono i tanti, tantissimi, santi laici che ogni giorno riescono a essere portatori di una parola di fiducia negli uomini: nella propria famiglia come nella propria nazione.
Quella parola e questa fiducia devono essere contagiose. Voi dovete essere contagiosi. Voi che vi radunate qui diffondete il coraggio e la volontà che avete di fare, di costruire, di ricostruire. Questo è importante. Create, insieme, una comunità al di fuori delle appartenenze. Trovate, insieme, la parola che unisce.
Una parola che per tutti abbia lo stesso senso e lo stesso valore. E che possa animarvi e farvi essere, a vostro modo, nuovamente eroi. Per riuscirci dotatevi prima di tutto di una cosa che si chiama cocciutaggine. Io sono un cinico che ha fede in quel che fa, proprio come diceva Cardarelli. E vi dico: non fermatemi mai di fronte ai no, di fronte agli ostacoli, di fronte alla paura. Non ascoltateli, i no. Affrontateli, gli ostacoli. Combattetele, le paure.
Rompete le scatole. Continuamente.
Portate avanti le vostre idee. E fatelo a qualsiasi costo.
Per 10 anni il mio primo romanzo è stato rifiutato da tutti gli editori italiani. Concordemente.
Ho resistito. E alla fine ci sono riuscito.
Il mio primo e unico consiglio allora è: giudicate esattamente quanto valete. Lavorate sul vostro cervello come lavora un atleta che fa i 100 metri: che sa che non può superare la soglia di quella velocità, ma sa anche che può correre al meglio all’interno del suo limite.
Ecco, fate di quel limite il vostro orizzonte. Fatelo diventare l’obiettivo di ciascuno di voi. Di questa comunità. Del nostro Paese.
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