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Odore di terra

Autore Siro Angeli
Data 28 agosto 1957 (Teatro della Cittadella, Assisi)
Trasmesso in diretta sul Programma Nazionale della Rai
Regia teatrale Andrea Camilleri
Regia televisiva Luigi Di Gianni
Personaggi e interpreti Alla Petrovna: Giuliana Lojodice; Cameriera: Alba Cardilli;
Esposito: Giancarlo Bonuglia; Il giovinotto: Sandro Pellegrini;
Il ladro: Elio Bortolotto; La ragazza: Rossana Ingino;
L'angelo: Maria Teresa Lauri; Lei: Elena Cotta;
Lucarelli: Mario Chiocchio; Lui: Renato De Carmine;
Madre di Nadija: Vilda Ciurlo; Mascia: Concetta Tomaino;
Nadija: Nella Bartoli; Negoziante: Onorato Romano;
Orlov: Claudio Perone; Signora di Viareggio: Gisella Fattorini;
Soldato russo: Dante Biagioni; Valija: Enrica Agualagna
Scenografie Silvano Falleni


Udine. Coup de théâtre, domenica, a Cavazzo Carnico, alla commemorazione di Siro Angeli, nel ventennale della scomparsa. A sorpresa, tra familiari ed estimatori del poeta, narratore, drammaturgo, raccolti nella pieve di Santo Stefano a Cesclans, arriva una testimonianza illustre, quella di Andrea Camilleri, che in una lettera inviata a Marco Maria Tosolini rilascia un affettuoso ricordo di Siro, scrivendo degli incontri romani al Terzo Programma della Rai.
«Ogni tanto bussava alla porta della mia stanza, mi sorrideva, deponeva un libro sul mio scrittoio e se ne andava senza dire niente. Era un suo libretto di poesie, sempre con una dedica affettuosissima. Non aveva finito di chiudere la porta alle sue spalle che io mi ero già tuffato sulla prima poesia, non importa se in lingua o in un dialetto che mi risultava di difficile comprensione. Allora, per risolvere il problema, non c’era che da andare da lui, mettergli la poesia sotto gli occhi e dirgli di leggerla ad alta voce. Subito a me, siciliano, diventava comprensibilissima. Spesso riprendevo in mano uno dei suoi libri e per ore mi lasciavo cullare dal ritmo perfetto dei suoi versi. Tra parentesi, un pomeriggio di domenica andai a casa sua e mi feci leggere, per intero, Il Grillo della suburra. Fu un pomeriggio che non scorderò mai più. Poi, un giorno, sopra alla mia scrivania invece del libretto di poesie posò un voluminoso dattiloscritto. “È una commedia che ho appena finito di scrivere, vorrei che la leggessi». Mi emozionò il fatto che Siro tornasse al teatro dopo tanti anni d’assenza. La lessi e la rilessi, affascinato e intrigato. Era una storia chiaramente e soffertamente autobiografica, ma la forma che Siro le aveva dato non rientrava per niente negli schemi di una normale commedia da palcoscenico (...) era riuscito a fondere in un unicum lirica, prosa e dramma. Quando tornò per chiedermi che me n’era parso, gli dissi che m’aveva profondamente commosso. Aggiunsi che metterla in scena avrebbe però presentato difficoltà tecniche quasi insuperabili. Siro mi comunicò che la sua commedia aveva vinto il concorso indetto dalla Pro Civitate Christiana e che sarebbe stata rappresentata nel Teatro di Assisi da una compagnia da formare per l’occasione. “Hai scelto il regista?”, “Sì, tu” – mi rispose. Fu l’impegno teatrale più totalizzante e più entusiasmante della mia carriera. Per garantire la successione quasi cinematografica delle scene (da un vagone di tradotta a un’isba nella steppa russa, da una camera d’albergo al limbo dei non ancora nati, ecc. ecc.) impiegai ben tre palcoscenici girevoli che agivano quasi in contemporanea e una caterva di macchinisti e d’elettricisti. Siro non venne ad Assisi, si sarebbe emozionato troppo. Preferì vedere la sua opera in televisione. Al termine, mi fece una telefonata piena di felicità».
La commedia era Odore di terra (1957). E nella lettera Andrea Camilleri cita le parole di un noto critico teatrale, Achille Fiocco: «Odore di terra è insieme lirica, racconto e dramma: alterna visioni paesistiche (vere e proprie liriche) a ricordi, lettere e quadri evocativi, e s’avventura persino nel limbo dei nascituri, con un procedimento cinematografico, che va dal presente al passato, per tornare infine al presente, e si vale di elementi pittorici, mimici, musicali e dialogici, fusi nell’ansia di scoperte che la pervade da un campo all’altro».

(testo tratto da Camilleri ricorda Siro: ad Assisi diressi il suo "Odore di terra" di Edoardo Anselmi, Messaggero Veneto, 13.9.2011)


UN PARADISO FATTO A PEZZI
Dalla Pro Civitate Cristiana di Assisi ricevemmo l'incarico di mettere in scena il testo teatrale vincitore del loro concorso drammaturgico biennale. Il copione era un delirio mentale: si passava da un albergo di Perugia al paradiso come se niente fosse. L'allestimento comportava dunque problemi immani. Le scenografie erano di Silvano Falleni, grandissimo scenografo che non finì mai una scenografia in vita sua. Si doveva trasmettere in diretta, ormai il Radiocorriere l'aveva stampato. Ma Falleni si era rifiutato di fare il paradiso, perché il Radiocorriere non l'aveva citato, giustificandosi col fatto di non averlo mai visto, il paradiso. Allora con l'aiuto del primo cameraman, che idea una soluzione dipingendo nuvolette a mano a coprire i tubi Innocenti, riusciamo comunque ad allestire un paradiso.
Alla prova generale, nel pomeriggio che precede la rappresentazione serale in diretta, Falleni è latitante. Cinque minuti prima mi avvertono che gli ospiti della produzione vorrebbero assistere. Incautamente, acconsento. Entrano cinque cardinali, una decina di vescovi, uno stuolo di alti prelati. Il teatro si riempie completamente di preti e suore. In quel preciso momento entra Falleni, guarda il paradiso e urla «oh che l'è quel troiaio lì?». Nel frattempo il regista televisivo era scomparso, di fronte alle difficoltà della ripresa: s'era dato, e io ero stato convocato di corsa nel pullman di regia. Ricompare Falleni dopo due minuti sul palcoscenico con un martello e fa un salto per rompermi il paradiso. Avevo retto abbastanza: quando vedo Falleni che prende a martellate il paradiso, parto, attraverso bestemmiando come uno scaricatore di porto tutto il teatro, gli do un cazzotto in faccia, gli levo il martello, scorgo due carabinieri in un angolo e ordino «arrestatelo!». E quelli lo portano via. Mi volto e non c'è più anima viva in sala. Le mie bestemmie avevano fatto scappare tutti. Era rimasta in platea solo mia moglie, incinta col pancione, che piangeva disperata.

(testo tratto da Andrea Camilleri, io e la Rai di Alessandra Mortelliti)




Last modified Monday, January, 18, 2016