home page





Il quadro delle meraviglie

intermezzo in un atto (musica di Franco Mannino)



La vicenda

Chanfalla, Chirinos e il Suonatore, tre girovaghi, hanno escogitato un ingegnoso sistema per campare sfruttando la dabbenaggine della gente. La fortuna li assiste, perché capitano in un piccolo paese di campagna nel quale si sta svolgendo una festa pubblica per celebrare le nozze dei figlio del Podestà Benito Repollo con la figlia del Conservatore Juan Castrado. Qui Chanfalla, presentandosi al Podestà, si fa dare un lauto compenso dietro la promessa di rendere più movimentata la festa con l’esibizione del celeberrimo quadro delle meraviglie. Si tratta - spiega Chanfalla - di un quadro magico, sul quale possono apparire, a richiesta, stupendi spettacoli di fantasia o avvenimenti storici: le immagini però resteranno invisibili a chi non potrà vantare una nascita legale. Sicuri circa la legittimità dei loro natali, il Sindaco, il Conservatore, gli sposini, le mogli dei maggiorenti e tutti gli abitanti, non esitano a pagare i tre perché diano inizio allo spettacolo. I tre girovaghi mettono il quadro (che non è altro che una grande cornice vuota) contro l'arco di accesso alla piazzetta e mostrano il primo spettacolo: Sansone che fa crollare il tempio. Naturalmente nel quadro non appare nulla e nessuno vede niente ma, passato il primo momento di stupore e d'incertezza, tutti fingono di scorgere ciò che Chanfalla descrive: dichiarare di non veder Sansone all'opera significa infatti confessare un disonore di famiglia. Lo stesso avviene con il secondo spettacolo (un toro imbattibile) e con il terzo (una danza famosa): giunti però al quarto tutti vedono realmente qualcosa e tirano un sospiro di sollievo: perfettamente inquadrati nella cornice appaiono infatti un capitano e due soldati. Il sospiro di sollievo però non lo tira Chanfalla che, abilmente, cerca di far passare quella reale apparizione per un'altra magìa del quadro. I buoni paesani quindi si credono in dovere d'invitare il capitano a compiere qualche prodezza, ma questi, certo d'esser preso in giro, comincia a distribuire piattonate a destra e a manca. Approfittando della confusione, i tre se ne scappano con il denaro indebitamente guadagnato.


Il testo completo dell’Opera è stato pubblicato nel volume
Il quadro delle meraviglie (Sellerio, 2015)


Mannino e Camilleri: due grandi dell'Arte

Quasi una bonaria novella boccaccesca che si svolge in un paesino di campagna della Spagna del Seicento, in festa per le nozze del figlio del Podestà Benito Repello con la figlia del Conservatore Juan Castrado. Questo è Il quadro delle meraviglie di Andrea Camilleri, tratto da Cervantes, il cui intermezzo in un atto è stato musicato da Franco Mannino.
Scoprire il padre del commissario Salvo Montalbano nei panni di librettista è assai curioso, ma completa l'immagine di un artista poliedrico. Un amico mi ha fatto dono dell'introvabile edizione della Curci di Milano, stampata nel 1963. La vicenda è semplice, una truffa che fa leva sulla credulità della gente. Tre buontemponi ambulanti, ben pagati dal Podestà, collocano contro l'arco di accesso alla piazzetta del paese il 'quadro delle meraviglie', che altro non è che un enorme telaio di legno completamente privo di contenuto, sul quale compaiono, ma solo a coloro che possono vantare legittimi natali, Sansone che fa crollare il tempio, un toro invincibile e una danza famosa. Nessuno vede niente, la cornice resta impietosamente vuota, ma tutti vedono l'invisibile. Affermare il contrario, significherebbe disonorare il buon nome della famiglia. Al quarto spettacolo, però, le coup de théatre: qualcosa di concreto si muove all'interno del quadro delle meraviglie, ma non è una 'meraviglia' per i tre girovaghi, trattandosi di un capitano e di due soldati intervenuti per arrestarli. Chanfalla, il più vispo degli imbroglioni, approfitta dello scompiglio creato dal pubblico, che, finalmente contento di vedere qualcosa, istiga il capitano a compiere qualche prodezza e questi, sentitosi preso in giro, distribuisce colpi di spada inferti col piatto della lama, per scappare con i due compari e il malloppo.
Chi ha musicato questo intermezzo ha ottenuto vari riconoscimenti, dal Premio Columbus nel 1950 negli Stati Uniti, al Premio Illica, al Premio Diaghilew per la migliore novità teatrale dell'anno 1956 con Mario e il Mago alla Scala (libretto di Luchino Visconti, tratto da Thomas Mann ).
Franco Mannino è un artista, a dire poco, completo: pianista, compositore, direttore d'orchestra, scrittore di romanzi, saggi, testi drammatici, nonché scopritore di talenti e direttore de 'I solisti Aquilani', un complesso il cui repertorio abbraccia le più diverse epoche musicali, dando maggiore spazio ai musicisti italiani.
Nato a Palermo il 25 aprile del 1924, Mannino è apparso nei maggiori teatri italiani e in vari teatri esteri (nel 1957 ha compiuto una tournée negli USA a capo dell'orchestra del Maggio Musicale Fiorentino). Allievo del modenese Renzo Silvestri, il quale fece parte del 'Quartetto Triestino' e del 'Trio di Roma' e che fu fondatore, nonché organizzatore dei Convegni Musicali al Teatro delle Arti di Roma (1941-43), tanto da guadagnarsi la medaglia d'oro, quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell' Arte, Mannino si è diplomato in pianoforte presso l'Accademia di Santa Cecilia in Roma (1940) e in composizione con Virgilio Mortari (l'Autore dei bellissimi Preludio e Rondò, della Piccola Serenata per trio d'archi) nel 1947.
Creatore degli Incontri Musicali Romani, direttore artistico del teatro San Carlo di Napoli, vincitore del Grand Prix du Disque in Canada e in Unione Sovietica, Mannino ha diretto l'Orchestra Sinfonica Ceca e registrato ben venticinque dischi con l'Orchestra Filarmonica di Leningrado.
Di lui mi piace ricordare: la Sonata sulla IV corda, per violino solo, opera 48; la Ballata Drammatica, opera 67, per violino, viola, violoncello e pianoforte; la Vetrina dei Balocchi, opera 8; il concerto per pianoforte, opera 17 (1954); la Suite galante opera 42 (1966).
Per coro: Elogio del serpente a sonagli per coro di bambini e strumenti, opera 39 (1965); Domenica di Pentecoste con organo, opera 53 (1967).
Musiche per film: Domani è un altro giorno (1951); Bellissima (1952); La provinciale.
L'opera di Franco Mannino Vivì, libretto di Masino e Missiroli (Napoli, 1957), rappresenta il suo capolavoro ed è a tutt'oggi la più rappresentata nel mondo di autore vivente. Ma non sono da dimenticare, anzi da riscoprire e alla svelta, Il diavolo in giardino (Luchino Visconti, Palermo 1963), Luisella (da Thomas Mann, 1963), La Speranza (Trieste, 1970), La stirpe di Davide (Roma, 1962) e le musiche di scena per La Mandragola di Machiavelli (1953).
Tanto per concludere in bellezza, ricordo che - nel 1992 - il Teatro dell'Opera di Roma gli ha intitolato una targa posta all'interno e accanto a quella dedicata a Giuseppe Verdi.

Ars gratia artis.

Lucca, agosto 2001

Stelvio Mestrovich




Last modified Wednesday, March, 11, 2015