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Rassegna stampa - Maggio 2001

Tutto Camilleri sul web

Il sito realizzato dal fan club dello scrittore

Andrea Camilleri è rapidamente diventato uno scrittore leggendario alla fresca età di 70 anni. L'autore siciliano ha raggiunto il successo tardi ma è stato un terremoto. Nel 1998, solo per fare un esempio, nei primi cento libri più venduti d'Italia ben nove portavano la sua firma (sui 40 di autori nazionali). Il suo commissario Montalbano (dal 1999 anche fortunatissima serie di film per la tv, con la faccia di Luca Zingaretti) ha sbancato tutto e tutti. Doveroso, dunque, l'arrivo di un sito Internet. La home page del Camilleri fans club (associazione culturale fondata nel 1997) si raggiunge digitando www.vigata.org, a questo punto il sito viene rinviato all'indirizzo (un po' più complicato: www.angelfire.com/pa/camilleri/). Ma una volta, finalmente, raggiunto il sito l'attesa sarà premiata. Il sito è semplice ma completo. Campeggia il faccione di Andrea Camilleri, con la sua firma e un breve sunto della biografia. Subito sopra una serie di pagine: Biografia, Intervista, Bibliografia, Traduzioni, Teatro, Film, Attività. Sulla sinistra tutti i servizi di questo agguerrito fan club, dalle Foto (dall'album di famiglia di Camilleri a quelle sui set dei film tv) alla Cucina (chiunque abbia letto qualcosa di Camilleri sa che è fondamentale il cibo, soprattutto in Montalbano, tra l'osteria san Calogero e la cameriera Adelina). E poi i Giochi, gli altri autori, le Utility (dizionario, link, calendario 2001, archivio storico). A destra si possono trovare notizie sull'associazione (statuto, soci, mappa dei soci, modulo di adesione, mailing list, posta, guest, chat) e una serie di approfondimenti: In dettaglio. In quest'ultima sezione ci sono le pagine Il dialetto di Camilleri, Capire Camilleri, Montalbano, Approfondimenti, il Camisutra, Camilleri in chat, A scuola con Camilleri, Libri nei libri in Montalbano, Hanno detto di lui. Infine, ma non certo per ultimo, un viaggio nella immaginaria Vigata (che in parte è la Porto Empedocle dov'è nato Camilleri).

Paolo Di Vincenzo - Il Centro, 17.05.2001



Due nuovi casi per il commissario Montalbano



Ritorna su Raidue il Commissario Montalbano.
In Sicilia, nella Vigata di sempre, il paese immaginario dove vive e lavora Salvo Montalbano, due difficili casi da risolvere aspettano il disincantato, tenace, ironico poliziotto interpretato da Luca Zingaretti.

Due film per la tv, in onda mercoledì 9 e mercoledì 16 maggio alle 20.50 su Raidue.
I due film sono tratti dal romanzo dello scrittore siciliano Andrea Camilleri La gita a Tindari, edito da Sellerio e dal racconto Tocco d'artista, edito da Mondadori in Un mese con Montalbano.

Guarda il backstage dei due film realizzato da Raidue per voi

 


Un grande ritorno quello di Salvo Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, il sanguigno e ironico commissario amato tanto dai lettori dei romanzi di Andrea Camilleri, quanto dal pubblico televisivo, che attendeva da molti mesi le sue nuove avventure.

Il film, su Raidue mercoledì 9 maggio alle 20.50, è tratto dal romanzo La gita a Tindari e prende spunto dall'uccisione del giovane Nenè Sanfilippo e della sparizione di una coppia di anziani, i signori Griffo, dopo una gita a Tindari...

Guarda gli spot de La gita a Tindari: Spot 1 /  Spot 2 / Spot 3 (Formato RealVideo)



Mercoledì 16 maggio, sempre su Raidue alle 20.50 un nuovo caso attende il commissario Salvo Montalbano: all'alba viene avvertito della morte del famoso orefice Larussa, trovato carbonizzato sulla sedia a rotelle, che probabilmente lui stesso ha trasformato in una rudimentale sedia elettrica....

Il film è liberamente tratto dal racconto Tocco d'artista, contenuto nella raccolta Un mese con Montalbano . I due film, con Katharina Bohm nella parte di Livia Burlando, fidanzata di Montalbano, sono sceneggiati da Andrea Camilleri e Francesco Bruni e diretti da Alberto Sironi.

Ascolta le avventure di Montalbano

I due racconti di Andrea Camilleri, Il ladro di Merendine e La voce del Violino sono diventati due radiodrammi da cinque puntate ciasciuno, che hanno avvicinato il pubblico radiofonico alle avventure del commissario Montalbano. L'interprete è sempre Luca Zingaretti, coadiuvato dalla voce narrante di  Michele Gammino, la regia è di Alberto Sironi .

Visita il sito di

Radio Due con le puntate in Real Audio del commissario Montalbano

Montalbano Web:

Le schede dei Sito di Raidue sugli sceneggiati Tv
La scheda di Italica sul libro La gita a Tindaridi Camilleri
Lo speciale di RaiSatZoom su Camilleri
Lo sceneggiato radiofonico del commissario Montalbano di Radio Due

 


«Montalbano più solare, un po' capocchione»

Luca Zingaretti è il nuovo commissario della tv italiana, dopo l'ineguagliabile Gino Cervi con il Maigret degli anni Sessanta. L'attore romano incarna alla perfezione l'atipico poliziotto creato dalla penna di Andrea Camilleri. Stasera, su Raidue, andrà in onda «Tocco d'artista». Il secondo episodio del 2001 delle storie del commissario Montalbano chiude «l'offerta» televisiva annuale. Zingaretti ha chiesto e ottenuto di non superare i due film all'anno: si è iniziato nel 1999 con «Il ladro di merendine» e «La voce del violino»; l'anno scorso è stata la volta di «Il cane di terracotta» e «La forma dell'acqua», quest'anno è già andato in onda «La gita a Tindari». L'attore, che ha da poco concluso le riprese di «Il coraggio di un uomo giusto» (regia di Alberto Negrini), la storia di Giorgio Perlasca che durante la guerra salvò dalla morte molti ebrei, ha accettato di rilasciare la breve intervista che segue al Centro. Intanto è ovvio parlare del nuovo Montalbano. «Credo siano due film più solari», spiega al telefono Luca Zingaretti, «Sono un po' più vicini al Montalbano allegro, un po' capocchione, perché i racconti lo permettono». Camilleri, dopo aver scritto «La gita a Tindari» ha detto che è stato influenzato dalla sua interpretazione televisiva. «Camilleri è una persona molto gentile», si schernisce Zingaretti che è molto timido fuori dal set o dai palcoscenici, «diciamo che lui ha creato un personaggio strepitoso, io sono riuscito ad adeguarmi. La cosa che più mi fa piacere è che sia rimasto soddisfatto della mia interpretazione». Il commissario Montalbano deve molto al Maigret di Simenon (a cui Camilleri lavorò come produttore per la Rai nella versione televisiva). E lei si sente il nuovo Gino Cervi? «No, no, non mi sento affatto, il nuovo Gino Cervi. Non mi riconosco in questo accostamento. Ma, devo dire, la gente non mi riconosce più come Montalbano, ma proprio come Zingaretti, e la cosa, ovviamente, mi fa molto piacere». La tv ha mandato in onda, tra il Montalbano del 2000 e quello di quest'anno, «Il furto del tesoro», sempre con la regia di Sironi. Una fiction che non è andata molto bene. «Il problema è che le fiction brutte vanno male, le fiction belle vanno bene. Poi ci sono delle eccezioni. "Il furto del tesoro" ritengo che meritasse un po' più di fortuna». So che conosce l'Abruzzo, cosa le piace di più? «Tante cose, ma soprattutto la natura, che è strepitosa, e, in certi posti è ancora incontaminata».

Paolo Di Vincenzo - Il Centro, 16.05.2001

Un truffatore geniale sfida Montalbano

Un nuovo romanzo con Montalbano, L'odore della notte, che uscirà a giugno edito da Sellerio, la soddisfazione di vedere i film tratti dai suoi libri, «recitati benissimo, ed è inconsueto in tv». Davanti ai piatti profumati della sua Sicilia, quelli che il commissario Montalbano divora e che Andrea Camilleri annusa, perché gli sono stati proibiti, lo scrittore si racconta a tavola con gli attori Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Davide Lo Verde lo sceneggiatore Francesco Bruni, il regista Alberto Sironi, il produttore Carlo Degli Esposti e Max Gusberti di Raifiction. Una squadra che ha portato al successo in tv un fenomeno editoriale da oltre 5 milioni di copie; mercoledì su RaiDue andrà in onda "Tocco d'artista", tratto da Un mese con Montalbano. Camilleri ridacchia: «Un autore non può rimanere sconvolto per come un attore recita una sua battuta: a me è successo. Il cast è perfetto, dai ruoli principali a quelli piccoli. Anche se Montalbano ha compiuto 50 anni, non sono condizionato dall'aspetto fisico di Luca. Cambia con gli eventi della vita; la morte del padre lo trasforma. Mi assomiglia, ha i miei ideali. Solo che lui mangia, io non posso più». Ricorda una lunga passeggiata notturna, a Palermo, per cercare pane cà meusa, pane con la milza, piatto proibito. «La Vucciria era chiusa, un tizio mi indica dove andare. Comincio a camminare, e una macchina mi segue. Mi fermano, erano della Digos. "Cosa voleva da quell'uomo?". E io: "Ho chiesto informazioni per il pane cà meusa". Mi hanno accompagnato loro a comprarla, sconsigliandomela, alla mia età». Un mese con Montalbano è entrato nelle scuole. «Mi ha chiamato la Mondadori: "Diventa Quindici giorni con Montalbano" mi spiegano "perché le storie osé le tagliamo. E anche qualche parolaccia". Poi mi richiamano: "Possiamo fare 25 giorni con Montalbano per i ragazzi delle scuole medie superiori?". Gli studenti danesi di italianistica si sono beccati Otto giorni con Montalbano». Cosa racconta L'odore della notte? «Il nuovo romanzo nasce da un pretesto offertomi dall'articolo di un amico, Ciccio La Licata, che tra le varie storie di mafia raccontò quella di Giovanni Sucato, che rastrella miliardi con una sorta di catena di Sant'Antonio. Salta in aria con la macchina: aveva fottuto la mafia. Nel mio libro c'è un truffatore che sparisce». Svela che farà sposare Mimì Augello, ma Montalbano no, non convolerà a giuste nozze con Livia. «Questi due si amano» spiega lo scrittore, «non possono stare l'uno senza l'altra, quando hanno bisogno si trovano. Certo, anche vivendo insieme può succedere. Ma bisogna superare una buona dose di voglia di non trovarsi». Camilleri ha vinto grazie agli articoli su Micromega il premio Forte dei Marmi per la satira politica. «Le più grandi soddisfazioni? Quando la Disney mi ha chiesto di scrivere un racconto, e il giorno in cui il tabaccaio mi ha detto che il mio nome era stato inserito nella Settimana enigmistica».

La Repubblica, 13.05.2001

Montalbano sono, non caporale

«Montalbano sono»: così si presenta il poliziotto di Andrea Camilleri e ormai anche di Luca Zingaretti. Non importa dove si trovi. Al telefono, di fronte a un mafioso ipocrita, sulla scena d'un delitto o vicino a una bella donna: sempre il commissario Salvo Montalbano pronuncia chiaro il proprio nome, e lo sottolinea con quel «sono». Non si tratta solo d'un tratto linguistico, d'una abitudine della sua terra. C'è anche una fierezza quieta, nel suo presentarsi, nel suo orgoglioso dichiararsi. E ne ha ben donde, come direbbe il principe Antonio de Curtis, che di uomini/uomini e di uomini/caporali si intendeva. Buone storie, regìa più che professionale, recitazione (quasi sempre) ottima: tutto questo spiega solo in parte il gusto di chi abbia seguito i due ultimi episodi della serie, Una gita a Tindari e Tocco d'artista. C'è qualcosa, in quel gusto, che non riguarda l'intreccio, che non dipende dall'invenzione narrativa, e che neppure si esaurisce nelle immagini splendidamente fotografate d'una Sicilia antica ed eterna, inondata di sole e piena di ombre. Si tratta d'una cosa semplice e tuttavia inusuale nella nostra misera tivù: Montalbano è un uomo, anzi è una persona che inviteremmo ben volentieri a cena. Non è un "protagonista" da Maurizio Costanzo Show, il nostro commissario (poche iatture "sociali" eguaglierebbero quella d'averne uno a cena). Non cerca il successo che danno l'opportunismo e il conformismo mascherati da personalità e originalità. Non si arruffiana servilmente i forti, non deride vilmente i deboli. E non se ne fa un merito. Dà l'idea di considerarlo ancor meno d'un dovere, e forse addirittura un piacere. Non è nemmeno un "vincente" da Survivor, per quanto deciso e tenace e talvolta temerario sia nel suo lavoro. Anzi, proprio per questo non lo è. Non insegue fantasmi eroici (o eroicomici). Non ne ha bisogno: gli basta quel che è, per avere di sé un'immagine soddisfacente. Non si affatica in palestra, coltivando rambismi muscolari e mentali tipici degli uomini/caporali. E' già solido quanto basta, e in entrambe le dimensioni, per quanto attorno ai fianchi, quando è in costume da bagno, mostri qualche segno d'una moderata ma convinta passione per la pasta (la veduta d'assieme è comunque più che dignitosa). E non è un macho, il nostro Salvo. Al contrario, gli piacciono le donne: non le caccia. Con loro è curioso, forse un po' timido, di certo tenero. A proposito: un giorno, nel tentativo di buttar giù una porta - lui che appunto non è un survivor -, si ritrova con la spalla sinistra dolorante e bluastra. E qui gli capita d'essere medicato da un'affascinante, morbida signora bionda. Ma non ci prova, e neppure dà l'impressione di pensarci. Lontana, la sua Livia non ne sarebbe contenta. Tuttavia, anche gli uomini per bene hanno un dio che li protegge. Infatti, è lei che ci pensa, tanto motivata quanto dolce. Il risultato? Proprio quello che tutti auspicheremmo. Dopo, soddisfatto come chiunque altro, lui ha però l'accortezza umana e la dignità di sentirsi (moderatamente) in colpa, e telefona a Livia. Che cosa farà, ora? Le dirà tutto? Certo no. Non è un caporale, il nostro commissario, ma una persona. Non ha bisogno di sgravarsi la coscienza, scaricandone il peso sulla sua donna. Un motivo in più per tenergli un posto pronto alla nostra tavola, nella speranza di sentirgli dire «Montalbano sono». E ne avrebbe ben donde, non c'è dubbio.

Als Ob - Il sole 24 ore, 13.05.2001

Camilleri: dopo Montalbano scriverò per Topolino

«La gita a Tindari», l’ultima avventura del suo commissario Montalbano, trasmessa mercoledì scorso su Raidue, sempre con Luca Zingaretti protagonista e la regia di Alberto Sironi, ha battuto il record di ascolti dei tv-movie precedenti, con 7 milioni 345 mila spettatori. Andrea Camilleri, 76 anni, resta imperturbabile e ironico: «Le soddisfazioni più recenti sono tre: il tabaccaio sotto casa mi ha detto che il mio nome sta nelle parole crociate della "Settimana enigmistica"; la Walt Disney mi ha chiesto di scrivere una storia per Topolino; e ieri ho saputo di avere vinto il premio Forte dei Marmi per la satira politica». Mercoledì si vedrà un altro suo giallo in tv, «Tocco d’artista» (e ancora quattro sono in preparazione): «Racconta di un paralitico che per vivere realizza monili di bigiotteria. Viene trovato morto nella sua abitazione. Si pensa a un suicidio, ma poi si scopre che è stato assassinato». A giugno Camilleri pubblicherà il nuovo romanzo, «L’odore della notte»: «Mi sono ispirato a un fatto di cronaca: un grosso truffatore siciliano, un mago della finanza in negativo, si faceva dare ingenti somme da vecchietti e creduloni, per fantomatici investimenti. Un giorno viene ammazzato. Si pensa alla mafia, ma poi, nel mio racconto, si scopre tutt’altro». Montalbano ora entrerà anche nelle scuole: «La Mondadori vuole preparare un’edizione del mio "Un mese con Montalbano", eliminando però i racconti più osé e togliendo qualche parolaccia. Io ho dato il consenso, ma ho raccomandato: "Non mi togliete la parola "minchia"».

Corriere della sera, 13.05.2001

Montalbano, l’avventura continua anche sul video

Tutti insieme appassionatamente: Montalbano torna in tv, segna lo strepitoso dato del 29,65 per cento su Raidue, con 7 milioni 357 mila spettatori. E il produttore Carlo Degli Esposti, il vice direttore di Raifiction Max Gusberti, lo scrittore Andrea Camilleri, lo sceneggiatore Francesco Bruni, il regista Alberto Sironi, Luca zingaretti, alias Salvo Montalbano, gli attori Cesare Bocci e Davide Lo Verde si riuniscono per brindare e anticipare nuove mosse.Il successo è servito: un piatto di pasta e sarde è scivolato sotto il naso di Camilleri. Le sue narici si dilatano commosse per non perdere quel profumo di mare. Il "padre di penna" del commissario più famoso d’Italia e non solo (i romanzi sono stati venduti ovunque tranne che in Cina, in Russia e nei Paesi Arabi), spiega: «Montalbano è l’uomo del mio riscatto. Lui mangia e assapora tutto quello che io non posso più. E ha il coraggio, che io non ho avuto, di fronteggiare chiunque, specie l’arroganza dei potenti di turno». Gli igredienti giusti: Nei film tv tutto si amalgama: Zingaretti è bravo, ma chi lo affianca anche. Non c’è una battuta fuori luogo, la minima sbavatura. E la cornice (le scenografie di Ricceri) è di legno raffinato. Questo il segreto del successo secondo la squadra di Degli Esposti. La prossima avventura in tv: mercoledì alle 20,50, Raidue presenta Tocco d’artista, tratto dai racconti Un mese con Montalbano. Subito dopo la squadra tornerà sul set: quattro gli episodi in cantiere. E intanto Camilleri sta dando gli ultimi ritocchi al nuovo romanzo, L’odore della notte. Montalbano vincente: «Perchè non è come Maigret, impassibile, anche se gli crollasse il tetto in testa», spiega Camilleri: «Montalbano invece cambia, coinvolto dagli eventi. Montalbano è un uomo. Come tanti, e come tanti è innamorato, come pochi è fedele. E farebbe di tutto pur di difendere il suo amore: infatti non si sposerà...Mai».

Mi.U. - Il Messaggero, 13.05.2001

Il commissario Salvo Montalbano

Il commissario Salvo Montalbano (Luca Zingaretti) si avvia a comporre a pieno titolo la grande triade dell’investigazione televisiva italiana, insieme con il tenente Ezechiele Sheridan (Ubaldo Lay) e il commissario Maigret (Gino Cervi). Ma mentre i primi due occhieggiavano a modelli stranieri, l’America e la Francia, Montalbano trasuda Sicilia e Mediterraneo. A volte è così cosciente di sé da concedere qualche tornitura alla rudezza del suo personaggio e sfoggi di ascendenze letterarie, pur nella vivezza dell’avventura e dell’investigazione. «La gita a Tindari» (Raidue, mercoledì, ore 20.55), tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri (ed. Sellerio), era il primo dei due nuovi film realizzati da Alberto Sironi, su sceneggiatura dello stesso Camilleri e di Francesco Bruni. Il secondo, in onda la prossima settimana, è invece una rielaborazione del racconto «Il tocco d’artista» (dalla raccolta «Un mese con Montalbano», ed. Mondadori). Ancora una volta, il commissario Montalbano, nell’indagare con il suo vice Mimì Augello (Cesare Bocci) su due casi intrecciati fra loro (l’omicidio di un giovane e la scomparsa di due anziani), si mostra focoso e passionale ma anche buon negoziatore, accorto, calcolatore. «Storie complesse, profonde, molto italiane. Con un personaggio - sostiene Sironi - che rinuncia alla carriera, ancorato ad alcuni valori della tradizione. Sono dei veri racconti morali, come quelli dei grandi scrittori americani del genere, Chandler e Hammett, e di quello che secondo me è il più intelligente di tutti, Simenon». La frase del regista spiega molto bene la situazione di riserva mentale in cui si trova ora Montalbano: indeciso se essere personaggio appagato da cinema d’autore (magari con due opere all’anno) o figura centrale di un lavoro seriale, nel solco dei grandi telefilm americani.

Corriere della sera, 12.05.2001

Tacchino impiccato il giallo è servito

Un menù che farebbe leccare i baffi anche a Jack lo squartatore sarà servito stasera al ristorante Graffiti, accanto all'Addaura Hotel (sul lungomare Cristoforo Colombo) per chiudere in bellezza la settimana "Io scrivo giallo". La cena noir è aperta a tutti (35 mila a persona, per informazioni e prenotazioni 091 6842222) e dalle 20,30 in poi comincerà la danza delle portate, tutte rigorosamente «in giallo». Si comincia dagli antipasti, "Delitti vegetariani", ovvero ortaggi «fatti a pezzi» e verza arrotolata. Poi tocca al primo «sospettato»: risottino al cappone celato da filetti di pomodoro. Segue il secondo piatto, il cui nome è già tutto un programma: tacchino impiccato e gettato alle ortiche, ma non dimenticate di assaggiare il contorno di patate e cipolle asfissiate col gas. Bene, se siete sopravvissuti alle varie portate, non resta che arrendervi al semifreddo. «L'atmosfera noir della serata - spiega uno degli organizzatori, Piergiorgio Di Cara, poliziotto e scrittore, autore di "Cammina, stronzo" - sarà accompagnata anche dalla lettura di alcune pagine di Andrea Camilleri. Abbiamo scelto quelle in cui l'autore descrive le lunghe e appaganti cene del commissario Montalbano. Inoltre, alla cena parteciperanno anche Luigi Bernardi e Carlo Lucarelli che potrebbero anche decidere di improvvisare degli interventi. Chi lo sa? E' una serata in giallo. Chissà cosa può accadere». La cena noir chiude la fitta agenda di appuntamenti della rassegna "Io scrivo giallo" organizzata dalla ludoteca "Così per gioco", la libreria ModusVivendi e la casa editrice DeriveApprodi. Ogni sera della settimana appena trascorsa, l'editore Luigi Bernardi ha tenuto delle lezioni per i ventitré partecipanti al corso che si sono sforzati di seguire le tracce date per inventare nuovi intrecci ricchi di suspense e mistero. Ieri sera poi, i novelli Maigret hanno messo in pratica i consigli e le dritte di Bernardi per risolvere il giallo del "Murder party" che ha visto protagonisti anche lo stesso Bernardi con lo scrittore noir Carlo Lucarelli, a Palermo per presentare il suo ultimo libro "Un giorno dopo l'altro".

Carla Nicolicchia - La Repubblica, 12.05.2001

Zingaretti cioé Montalbano

L'attore e l'autore. Luca Zingaretti, ormai Commissario Montalbano per sempre, e Andrea Camilleri, autore apprezzato dal pubblico che ne ha decretato il successo. E, per la terza volta, ecco riapparire sul piccolo schermo - Raidue, mercoledì sera, e ci sarà un'altra storia la prossima settimana - una Sicilia che non si limita al fatto di mafia, inevitabile quando si tratti di un poliziesco lì ambientato, ma che diventa protagonista quanto i personaggi, e anche più. Successo garantito: l'audience ha infatti registrato 7.357.000 telespettatori, pari al 29,65% di share. E anche successo motivato, ormai, perché il Montalbano di Zingaretti ha già raggiunto i suoi predecessori, quelle figure a tutto tondo che diventano autonome rispetto alla storia e all'interprete, e vivono di vita propria. Con il rischio, è evidente, di schematizzarsi in figure stereotipate: e qui solo la bravura dell'attore e la mano ferma del regista possono intervenire per frenare il processo di cristallizzazione, che appanna la vitalità del personaggio. Non è ancora accaduto, ma per qualche segno, sta per succedere. La prevedibilità dei toni, la ripetitività di certi agganci («Montabbano ssono!») possono creare la macchietta: e Zingaretti, abilmente, ha circoscritto il pericolo abbassando i toni, attenuando le sue furie sgarbate, lasciando trapelare l'ironia nei suoi rapporti con gli altri, o addolcendosi in inopinate perplessità che non gli erano proprie. La poliedricità dell'interpretazione, insomma, salva il suo Commissario dalla staticità: e collaborano con lui attori ben guidati e assai espressivi, scelti con attenzione per creare il clima da commedia sullo sfondo di cupe tragedie e assassini. Un piccolo mondo analizzato con feroce tenerezza diventa un microcosmo sul quale la satira passa come un soffio vitale: e qui i coprotagonisti finiscono con l'assumere, per le loro facce caratterizzate, la loro recitazione espressiva, un ruolo determinante nel definire un'atmosfera. Con lo spessore del teatro e il piglio dell'analisi sociale, il film assume una sua autonomia che si impone: e se nella seconda parte la tensione si attenua, fin quasi a rasentare la prevedibilità, il racconto fila scorrevole e accattivante. Peccato per alcune stonature: il rilievo dato ai film pornografici, uno dei fili della matassa da sbrogliare, e soprattutto per una breve e crudele apparizione di prete mafioso, in cui Camilleri ha insinuato un acre veleno. Per il resto, tutto scorre: in una Sicilia solare e splendida - le rapide scene in esterni sono uno dei pregi del film, e non il meno importante - e in una Vigata che si avvia ad esser luogo fittizio e canonico di storie di varia umanità tutte isolane. E se c'è una lieve, appena accennata patina di déjà vu, questo è lo scotto da pagare per personaggi e situazioni codificati: nei quali tuttavia lo spettatore ama riconoscersi e soprattutto riconoscere un mondo in cui il male vuol dominare, ma ci sono coloro che lo combattono.

Mirella Poggialini - Avvenire, 11.05.2001

Montalbano-Rutelli, fiction contro politica

Probabilmente, vista la penna che lo muove, il Commissario Montalbano voterebbe a sinistra però il palinsesto lo ha messo contro Rutelli e mercoledì sera non c'è stata partita. La fiction di Raidue ispirata al libro di Andrea Camilleri ha tenuto davanti al video più di 7 milioni e mezzo di telespettatori contro i 3 e mezzo del candidato premier dell'Ulivo, in onda su Canale5. Il segnale che una buona fiction tira di più di una buona propaganda. La "Gita a Tindari", interpretata da Luca Zingaretti e diretta da Alberto Sironi, conferma il successo del popolare commissario di Vigata, un personaggio capace di dare corpo a una figura che non ha nulla in comune con tutti i suoi innumerevoli colleghi televisivi in divisa. Grazie alla grande sintonia tra la scrittura di Camilleri e la regia di Sironi, Montalbano-Zingaretti ci porta fuori dalla retorica del poliziotto con la pistola e dentro un mondo di elaborati nessi criminali."Gita a Tindari" è un puzzle rompicapo sorretto da una logica assolutamente verosimile (si arriva al business mafioso del traffico internazionale di organi attraverso le vicende di un condominio dove vengono uccisi un uomo e due tranquilli pensionati). La trama gialla è il robusto filo conduttore intorno al quale gli attori ricamano le figure di un commissariato definito dal questore un "covo di camorristi" per via dei metodi informali della squadra di Montalbano. Ma soprattutto c'è lui, il commissario che abita sul mare, che la mattina sceglie il bagno salato anziché la doccia di acqua dolce, che lavora tra ristoranti e incontri con i boss. Il suo ruvido modo di affrontare la vita, il suo ingenuo rapporto con il sesso e le donne (nella puntata compaiono alcune scene di film hard) ne fanno un maschio atipico che piace alle platee di ambo i sessi. E, su tutto, c'è la filosofia del gusto, che può risolversi in fotografia abbagliante o in un "risotto al nero venuto così bene che pare una cassata" assaporato in trattoria. Perché la visione di un giallo di Montalbano è in ogni caso un ottimo piatto per gli occhi.

Il Manifesto, 11.05.2001

Montalbano torna su Raidue ed è record

Il commissario Montalbano torna e vince la serata, sfiorando il 30 per cento di share. La gita a Tindari, fiction tratta dall'omonimo racconto di Andrea Camilleri e interpretata da Luca Zingaretti, è stata seguita su Raidue da 7 milioni 357 mila telespettatori, pari al 29.65 per cento di share. Una performance che, sommata ai risultati del film di Raiuno Biglietti d'amore e della rubrica Mi manda Raitre, ha consentito alla Rai di aggiudicarsi il prime time con il 53.65 per cento di share, contro il 37.77 per cento delle reti Mediaset. Su Canale 5, il Costanzo show speciale elezioni FACE=arial> ha raccolto 3 milioni 528 mila spettatori e il 14.35 per cento di share. In seconda serata vittoria ancora della Rai con il 50 per cento di share, a fronte del 36.43 per cento di Mediaset, grazie al successo di Porta a porta(2 milioni 364 mila telespettatori e il 28.69 per cento di share).

Il Messaggero, 11.05.2001

Partenza a razzo per la nuova serie del «Commissario ...

Partenza a razzo per la nuova serie del «Commissario MontalbanO». La fiction «La gita a Tindari» interpretata da Luca Zingaretti è stata vista su Raidue da 7 milioni 357 mila spettatori con il 29,65% di share. Al secondo posto, la semifinale di ritorno di Champions League tra Bayern Monaco e Real Madrid su Italia Uno vista da 4 milioni 665 mila spettatori e il 17,90% di share. Zingaretti commenta il suo exploit con un «sono molto felice» e aggiunge «Devo il lusinghiero risultato alla stima e alla fiducia del pubblico, che perciò non finirò mai di ringraziare». «Abbiamo raccontato una storia di donazione d'organi senza polemiche e spendendo un po’ meno di Celentano», ha sottolineato Carlo Degli Esposti, produttore della serie. «Il miracolo e l'unicità dell'esperienza di Montalbano - ha continuato Degli Esposti - ci hanno dato un'altra soddisfazione. La letteratura è andata in soccorso al prodotto televisivo e la bellezza dei libri di Camilleri, l'intelligenza di Elvira Sellerio e il gioco di squadra di Zingaretti e Sironi hanno ancora prolungato questo stupendo miracolo».

Il Tempo, 11.05.2001

Un grido dal futuro: «Maledetti comunisti ci rovinano la festa»

Dialogo dello scrittore con un Montalbano di umore «nìvuro»

Caro amico, ti scrivo da Vigàta dove mi sono trasferito, sia perché, come ogni anno, vengo a trascorrervi le vacanze di Natale e sia perché tutto il romano quartiere Prati, dove ho casa, è stato dichiarato inagibile e fatto sgombrare. Il Tevere ha straripato ed è arrivato ai primi piani, sommergendo negozi e portoni. Il problema non è tanto l'acqua, quanto piuttosto le cloache che sono scoppiate, tutto inondando di liquami. In parole povere e crude, rischiamo di annegare nella merda. Il nostro Presidente del Consiglio ha tenuto qualche giorno fa, dal balcone di Palazzo Venezia restituito ai suoi antichi splendori, un vibrante discorso nel quale ha accusato di complotto il giudoscalfarcomunismo europeo, tuttora vivo e operante ancorché tenti di spacciarsi per democratico e riformista. Un comunista rimane tale per sempre - ha dichiarato, rifacendosi a un dotto articolo di don Gadget-Bozzo a proposito di Giuliano Ferrara. Secondo il Cavaliere, sarebbero state scavate nelle Alpi dai nemici innumerevoli gallerie in modo da far confluire in Italia tutte le acque dei fiumi europei, piano accuratamente preparato dalle cellule eversive dell'Economist capeggiate dal tristo giudice spagnolo Garzòn. Volevo dirti che, andando a pranzo nella trattoria «San Calogero», vi ho incontrato naturalmente il commissario Salvo Montalbano. L'ho trovato dimagrito e di umore nìvuro. «M'è passato il pititto», ha detto al trattore e si è fatto portare solo una piccola triglia di scoglio che ha mangiato svogliatamente. «Fa accussì da metà maggio», mi ha confidato il proprietario preoccupato. Ti sceneggio fedelmente il nostro dialogo avvenuto mentre ci pigliavamo il caffè perché, come certamente saprai, il commissario non ama parlare durante il pasto (anche se magro).
Io: Allora, come hai pigliato questa decisione di dimetterti?
Montalbano: Mi hanno rotto i cabasisi. E non avevo scelta.
Io: Non potresti essere più chiaro?
Montalbano: Più chiaro d'accussì? In primisi: mi hanno proposto di dirigere l'OVRA di Montelusa, in caso di rifiuto sarei stato trasferito. Non potevo accettare né una cosa né l'altra e quindi... Sono furbi assà.
Io: (asciugandomi il sudore freddo dalla fronte) Ma non era stata abolita con la caduta del fascismo?
Montalbano: L'hanno ripristinata. Ora significa Organizzazione Volontaria Repressione Antiberlusconismo. In secundis: non puoi più cataminarti.
Io: Perché?
Montalbano: Ora vengo e mi spiego. Ti ricordi quello che disse qualche tempo addietro il senatore sardo Lepre-Marzolina?
Io: Ne dice tante!
Montalbano: Disse accussì che era giusto arrestare chi doveva essere arrestato, ma che non bisognava farlo in periodo elettorale perché poteva far nascere il dubbio di una giustizia di parte. L'hanno pigliato in parola e hanno fatto la legge. In periodo elettorale non si può arrestare a nessuno.
Io: Ebbè? Tu aspetti che passino le elezioni e....
Montalbano: (interrompendo) E il Governo non si è inventato le elezioni permanenti? Al grido di «Democrazia! Democrazia!» ora si vota per eleggere il capo caseggiato, il capo rione, il capo quartiere, il capo comunità, il capo assemblea, il capo circoscrizione, il Sindaco, il Presidente della Provincia e il Presidente della Regione. Poi il capo condominio, il capo consiglio di classe, altri capi varii, una media di 200 referendum al mese. Si vota per 360 giorni all'anno e tu per 360 giorni non puoi arrestare nessuno. Non c'è chi ha detto di candidarsi per legittima difesa? E questi hanno inventato il voto per legittima difesa!
Io: Beh, cinque giorni a disposizione ti restano. Anche se mi rendo conto che arrestare a uno come Provenzano in cinque giorni non sia.
Montalbano: (interrompendo di nuovo) Chi tocca a Provenzano è un omo morto, finito, consumato.
Io: Capisco. La vendetta della mafia.
Montalbano: (interrompendo per la terza volta) Ma quale vendetta e vendetta! Che minchiate mi conti? A quello chi l'arresta si è fottuto la carriera. A Bernardo Provenzano lo tengono addirittura apposta, come i carretti, il marranzano, i pupi, i templi di Agrigento, la cassata e i cannoli. Fa folclore, la leggenda della lupara, richiama turisti. E poi è comodo.
Io: Comodo? A chi?
Montalbano: Ti faccio il primo esempio che mi passa per la testa. E' comodo a certi industriali del Nord che dicono, non mi sto inventando niente, che la Sicilia è un Far-West, che chi impianta nell'isola una fabbrica, che so io, di fischietti di canna, rischia la vita e deve camminare sempre col revorbaro a portata di mano. Non si può - dicono - perché quello è il regno di Provenzano, l'inafferrabile, l'uomo senza volto. E vanno a fare gli affarucci loro nei paesi dove c'è la schiavitù minorile legalizzata e il travaglio (con la «t» minuscola), la manodopera non costa niente. E' ragionato?
Io: Beh, sotto questo aspetto...
Montalbano: E poi l'onorevole Zini, il vicepresidente del Consiglio, ha parlato chiaro: capace che Provenzano, ha detto, come altri mafiosi una volta arrestato faccia delle rivelazioni destabilizzanti.
Io: E allora?
Montalbano: E allora è meglio non fargliele fare. Scommessa?
Io: Su che?
Montalbano: Scommessa che appena Provenzano è in carzaro gli offrono un cafè all'italiana, càvudo, càvudo, come a Pisciotta o a Sindona?
Io: Non mi piace perdere le scommesse. Quindi qua non arrestate più nessuno?
Montalbano: Ma che fai, vuoi babbiare? Decine e decine di arresti ci sono. Algerini, tunisini, curdi, albanesi, senegalesi.
Io: Perciò te ne vai perché non puoi più fare il tuo mestiere.
Montalbano: Non solo. Il fatto è che io appartengo a quelli che non vedono una minchia dentro la cornice.
Io: Stai parlando cifrato.
Montalbano: Allora ti conto una storia, accussì capisci meglio. Dunque, un giorno (siamo verso il '500) alcuni imbroglioni arrivano in un paìsi con un'enorme cornice coperta da un linzolo. Chiamano la gente a raccolta e spiegano che loro posseggono il quadro delle meraviglie dintra il quale tutti potranno assistere a eventi straordinari come il passaggio del mar Rosso, Davide che abbatte Golìa, la creazione del mondo. Insomma una specie di proiezione di film storici tipo Ben Hur.
Io: Ma questo è Cervantes! Te lo seguito io, il racconto. C'è però una condizione, dicono gli imbroglioni: chiunque potrà vedere, pagando si capisce, quella rappresentazione a patto che sia sicuro che suo padre sia veramente suo padre. Che non sia, diciamo così, il frutto di una colpa materna. In questo caso, il figlio di buona donna, dico così per semplificare, non vedrà niente. La gente accetta, paga, e gli imbroglioni tirano su il lenzuolo: la cornice è vuota, non c'è tela, non c'è dipinto, ma tutti dicono di vedere quello che non c'è e fingono di entusiasmarsi a uno spettacolo inesistente pur di non mettere in dubbio l'onorabilità della madre. Essere figlio illegittimo non piace a nessuno. Ma che c'entra?
Montalbano: Eccome se c'entra! Se sostituisci «figlio di buona donna», come hai detto tu, con «comunista», capisci tutto. Che fai, a questo punto? Ti metti a gridare? «Guardate che la cornice è vacante! Guardate che vi stanno imbrogliando! Vogliono convincervi a vedere cose che non ci sono!». Tu fallo, e gli imbroglioni gridano alla gente: «Non ve l'avevamo detto noi? Quest'uomo non vede niente, al contrario di voi che vedete e ve la godete, perché è uno sporco comunista!». E la gente, torno torno, comincia a murmuriare: «E' vero, è uno sporco comunista! Ci sta rovinando la festa! Cacciatelo via!». Bene, non so che farci, amico mio: quella, comunista o non comunista, è una cornice vacante. Lo griderò finché avrò voce.
Io: Cosa conti di fare dopo le dimissioni?
Montalbano: Che devo fare? Me ne vado in pensione e mi marito con Livia. (con un sospiro) Lo vedi, macari a questo m'hanno costretto! A maritarmi!
Io: Non temi ritorsioni per il tuo passato?
Montalbano: Io? E che sugnu, fissa? Io mi candido.
Io: (sbalordito) A che?
Montalbano: A capo caseggiato della mia casa di Marinella.
Io: Ma lì abiti tu solo!
Montalbano: Appunto. Non avrò oppositori.
Io: Ma a che ti serve?
Montalbano: (alzandosi e andandosene) Non lo sai che pure ai capi caseggiato è stata estesa l'immunità parlamentare?
Qui termino. Con molta tristezza ti abbraccia il tuo
Andrea Camilleri

di Andrea Camilleri Vigàta, 21 dicembre 2001

La Nuova Sardegna , 11.05.2001

Montalbano, il piacere del video

MONTALBANO sono», è ormai una specie di marchio di fabbrica. Degno delle imitazioni. Infatti Luca Zingaretti, protagonista dei racconti tratti dai romanzi di Andrea Camilleri, è regolarmente imitato a «Superconvenscion», il varietà di Raidue condotto da Enrico Bertolino e Natasha Stefanenko. Quando ti imitano, vuol dire che sei veramente famoso; quando ti imitano, diventa poi difficile non guardare l’originale con un pensiero all’imitazione. E questo rischia di cristallizzare l’originale stesso in un cliché. Che è poi la forza dei grandi personaggi, soprattutto televisivi. E il commissario Montalbano di Zingaretti ha tutte le caratteristiche per disegnarsi come un grande personaggio televisivo. Con l’attore che gioca e si diverte a dare spessore, umanità, ironia, comica leggerezza, al suo alter ego poliziesco. L’altra sera Raidue ha trasmesso «La gita a Tindari», sceneggiato dallo stesso Camilleri con Francesco Bruni, agevolati dal fatto che il romanzo, così come i racconti, sono già delle sceneggiature. Il lettore, leggendo, si vede il film che gli si squaderna davanti agli occhi. La traduzione per immagini, però, potrebbe deludere, le figure potrebbero non combaciare con quello che ci si è immaginato. Invece tutto collima perfettamente, come per magia. Solo che non è magia, bensì un lavoro di grande precisione, di grande applicazione e cura, di grande fascino, che crea uno di quegli appuntamenti, ormai rari, in cui la televisione si guarda per piacere. Intanto, in epoca di lunga serialità o di miniserie divise in due, qui tutto si risolve in una puntata, i fili del racconto si tendono, poi si intrecciano e si dipanano nelle due ore che filano via leggere. Merito della regia, di Alberto Sironi, merito della fotografia che rende così bene il sole di Sicilia, merito degli attori, che sono tutti, ma proprio tutti, perfettamente aderenti al loro ruolo. Tutti bravi. L’unica che resta fuori parte è la fidanzata Livia, ma nella «Gita a Tindari» (il racconto che adombra il tradimento del fedelissimo Montalbano con la bella svedese Ingrid), lei si vede poco. Assai importante, nella felice riuscita di questa «fiction», è la soluzione del problema linguistico. Spesso negli sceneggiati ambientati in qualche luogo ben definito, non si risolvono mai cadenze e accenti. Qualcuno continua a parlare romanesco, qualcuno in perfetto italiano, qualcuno con un accento falso e caricaturale. Qui no. Qui tutto è perfettamente coerente con la scrittura di Camilleri e con la parlata siciliana. Zingaretti gigioneggia un po’, ma forse è l’effetto dell’imitazione di cui sopra. Ottimo successo di pubblico, 7 milioni e mezzo di telespettatori.

Alessandra Comazzi - La Stampa, 11.05.2001

Un Montalbano per chi ama la tv

«La gita a Tindari» è il romanzo più recente di Andrea Camilleri con protagonista il commissario Salvo Montalbano. La trasposizione in video pressoché immediata nasce da un'esigenza quasi vitale (produrre e riprodurre appena si può una serie che da tempo fa quadrare il cerchio di qualità e popolarità), ma anche da una sorta di facilità d'uso ormai acquisita. C'è il protagonista (Luca Zingaretti), ci sono i personaggi di contorno ormai definiti, c'è Camilleri stesso che partecipa alla sceneggiatura. Si tratta ogni volta di capire come approfittare della sicurezza che cresce e avvolge il lavoro del regista Sironi e degli altri: stavolta per esempio tutti quanti hanno gigioneggiato un po' di più, spingendo spesso e volentieri il pedale del comico, con tempi e modi che lasciano sbalorditi per come si riesca così a creare leggerezza e divertimento di stampo antichissimo in tv. Tempi e modi che funzionano benissimo ancora. Ovvero, chi vende la sguaiatezza e il ritmo frenetico come uniche armi per intrattenere in tv, sta barando. Giovedì lo hanno seguito oltre 7 milioni di spettatori (sfiorando il 30 per cento di share). Montalbano ha un passo e una facilità di visione che fanno quasi commuovere. Fortunato chi riesce a consumare solo poca, pochissima tv e sa che non deve perdersi mai questa serie di RaiDue. Vivrà con l'impressione che la televisione abbia ancora un senso in questo paese. La serie ha un altro merito. All'inizio, si era di fronte al fenomeno letterario più popolare in questo paese, tutto incentrato su un personaggio. La scelta dell'attore era cruciale. Si decise per lo sonosciuto (alle masse) Zingaretti. Pochi giorni fa abbiamo letto su queste colonne la storia della fiction che si sta varando in Francia dedicata ai romanzi noir di JeanClaude Izzo. Per interpretare il commissario Fabio Montale hanno chiamato Alain Delon (cose da pazzi) con la seguente motivazione: serve un attore da dieci milioni di telespettatori. MontalbanoZingaretti è arrivato a quel livello di pubblico partendo da zero e rischiando. I francesi si tengano pure Delon per un connubio che fa inorridire tutti, compresi i molti italiani che venerano il mito di Izzo.

La Repubblica, 11.05.2001

"Montalbano" torna e vince

Partenza a razzo per la nuova serie del "Commissario Montalbano". La fiction interpretata da Luca Zingaretti è stata vista su Raidue da 7 milioni 357 mila spettatori con il 29,65 per cento di share. Al secondo posto, la semifinale di ritorno di Champions League tra Bayern Monaco e Real Madrid su Italia Uno vista da 4 milioni 665 mila spettatori e il 17,90 per cento di share. E Luca Zingaretti è "molto felice" per il successo del "Commissario Montalbano". Un risultato, commenta l'attore, "dovuto alla stima e alla fiducia del pubblico, che perciò non finirò mai di ringraziare". "Abbiamo raccontato una storia di donazione d'organi senza polemiche e spendendo un po' meno di Celentano", sottolinea Carlo Degli Esposti, produttore della serie.

Giornale di Sicilia , 11.05.2001

La gita a Tindari» con Montalbano, giallo di delicata letteratura

HA i ritmi lenti di una giornata in Sicilia che, pur se funestata da un omicidio e una doppia sparizione, mantiene una sua compassata estraneità alla vita. Un film, perché fiction non le si addice, che ripercorre con maggiore serenità i sentieri calpestati più volte da Andrea Camilleri. «La gita a Tindari», in onda ieri sera su Raidue, è un una nuotata lenta nell’animo di quella terra dura eppure tanto morbida, un tuffo in situazioni torbide appena accennate con, in primo piano, le atmosfere tanto care all’autore, colte nell’accecante bagliore del mare. Tutto questo più Montalbano. Già abbiamo sottolineato che l’appartenenza geografica non fa di diritto il protagonista giusto. Lo stesso Camilleri disse che vedendo Luca Zingaretti non ha potuto fare a meno di pensare a lui, nel prosieguo delle sue creazioni letterarie. Zingaretti è Montalbano perchè lo ama, lo studia, ne cerca sfumature estranee alla sceneggiatura ma credibilmente aderenti. Nelle avventure passate gli si leggeva negli occhi una forte malinconia. Oggi è più solare, sempre riflessivo, chiuso, macerato, ma con sprazzi solari, perfino giocherelloni, apparsi d’incanto come se la bufera fosse passata, come se avesse assimilato la morte del padre e fosse più maturo anche nella sofferenza. Dice spesso: «Montalbano sòno» e ci si crede. Al suo fianco un ottimo cast artistico a partire da Cesare Bocci, il collega Augello, all’alter ego Fazio di Peppino Mazzotta al caricaturale Angelo Russo. Un omicidio, una doppia sparizione che si rivelerà essere ulteriore omicidio, dietro un terribile intrigo che vede coinvolti uomini potenti nel mercato degli organi da trapiantare. Un giallo sì e ne rispetta le regole. Ma la regia di Alberto Sironi guarda oltre e coglie la delicatezza della letteratura.

MICHELA TAMBURRINO - Il Tempo , 10.05.2001

Montalbano vince la serata

La Gita al Tindari dal romanzo di Andrea Camilleri, con Luca Zingaretti , ancora una volta nei panni del Commissario Montalbano, è stato visto da circa 7 milioni di spettatori, sfiorando lo share del 30 per cento. Un risultato, commenta l'attore, "dovuto alla stima e alla fiducia del pubblico, che perciò non finirò mai di ringraziare". Comunque- ha aggiunto- sono davvero felice. "Abbiamo raccontato una storia di donazione d'organi senza polemiche e spendendo un pò meno di Celentano", sottolinea, intanto, Carlo Degli Esposti, produttore della serie. Poi ha concluso: "Il miracolo e l'unicità dell'esperienza di Montalbano ci hanno dato un'altra soddisfazione. Intanto, "Grande soddisfazione" del presidente della Rai Roberto Zaccaria dopo la messa in onda del film tv La gita a Tindari, la fiction di Raidue che ha inaugurato, ieri sera, una nuova serie di due film del commissario Montalbano. "Ringrazio Luca Zingaretti, il regista Sironi - aggiunge Zaccaria - e tutti quanti hanno contribuito al successo di questo nuovo appuntamento con la nostra fiction d'autore premiata dagli ascolti del pubblico. Ancora una volta la Rai ha saputo unire due qualità: quella del prodotto televisivo e quella di un grande scrittore, Andrea Camilleri, per troppo tempo rimasto nell'ombra".

Il Nuovo , 10.05.2001

Montalbano è cresciuto

Montalbano è cambiato. È meno burbero, più incline a scherzare con gli uomini della sua squadra e, sicuramente, più maturo dopo la morte del padre. «È più solare», per dirla con le parole di Luca Zingaretti che, ancora una volta, presta il volto al commissario creato dalla fantasia di Andrea Camilleri. Due i nuovi episodi, La gita a Tìndari e Tocco d'artista, in onda stasera e mercoledì prossimo, in prima serata su Raidue. Prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, Il commissario Montalbano è diretto, ancora una volta, da Alberto Sironi che lo definisce «un paladino, uno che non ci sta a convivere con un'Italia brutta. Camilleri, poi, tocca sempre temi straordinari. Questa sera, ad esempio, nella Gita a Tìndari, si parla del traffico di organi», un crimine con il quale si trova a fare i conti il «nuovo» Montalbano: «È la prima volta che il commissario indossa il cappotto - osserva Zingaretti -. Ci è piaciuto immaginare che lo avesse preso dall'armadio del padre dopo la sua morte. La scomparsa di un genitore è qualcosa che ti segna per tutta la vita, è un pezzo di te che se ne va. Ed è ciò che è successo a Salvo Montalbano», in questo anno di assenza dalla tv. Riprende Zingaretti: «La difficoltà che io trovo nel fare una cosa distribuita negli anni è che il pubblico si aspetta sempre qualcosa di più. D'altro canto, però, preferisco non entrare troppo in confidenza con il personaggio, altrimenti non riuscirei più a renderlo bene. Montalbano per me è come un caro amico che vive in un lontano paesino della Sicilia e che io vado a trovare una volta l'anno». E la Rai deve averlo preso in parola, visto che sono già allo studio due o quattro nuovi episodi tratti, come Tocco d'artista, dai racconti di Camilleri Un mese con Montalbano di cui Rai Fiction ha acquistato i diritti insieme alla Palomar. Per Zingaretti nessuna paura di rimanere "ingabbiato" nel ruolo: «Ormai la gente che mi ferma per strada non mi chiama più commissario ma Luca - risponde -. E poi qualsiasi attore viene ricordato per un personaggio importante che ha fatto nella sua carriera. È successo al grande Gino Cervi con Maigret o ad Anthony Hopkins con Hannibal. Se succede con Montalbano, a me va bene. È anche un personaggio letterario e questo lo nobilita. Tra l'altro io ho cominciato con ruoli da cattivo. Interpretare Montalbano mi ha aperto le strade a personaggi diversi», come quello di Perlasca nell'omonima fiction che ha appena finito di girare. Per l'attore romano «c'è bisogno di raccontare storie con personaggi positivi. Vedo molta violenza nel nostro Paese, forse per colpa della globalizzazione che ci ha fatto introiettare modelli che non ci appartengono». Se, poi, questi eroi positivi servono anche a rappresentarci all'estero, tanto meglio. È accaduto proprio con Il commissario Montalbano, coprodotto dalla tv svedese che trasmetterà quest'estate i sei episodi realizzati finora e già acquistati dalla Francia e dalla Germania: «Montalbano è una figura che può servire a veicolare anche fuori dal nostro paese l'immagine del poliziotto leale, tenace e amante del proprio lavoro» conferma il capo ufficio stampa della Polizia di Stato Roberto Sgalla.

Tiziana Lupi - Avvenire , 09.05.2001

Montalbano: amico che visito in Sicilia

«Il commissario Montalbano? Un amico carissimo che vado a trovare in Sicilia ogni anno». Scherza Luca Zingaretti, che per Raidue è tornato a vestire i panni del poliziotto uscito dalla penna di Andrea Camilleri con Gita a Tindari e Tocco d'artista in onda stasera e mercoledì prossimo. «Finchè mi diverto continuerò a interpretarlo - spiega l'attore che ha appena terminato le riprese di Perlasca - non sono uno che segue una strategia. E poi non mi fermano più per strada chiamandomi Montalbano, al massimo si sbagliano e mi chiamano Zingarelli, ma significa che il pubblico distingue tra l'attore e il personaggio. Ogni artista viene ricordato per qualcosa, anche Antony Hopkins sarà ricordato come Hannibal anche se ha fatto tantissimi film». Non è facile reinterpretare il commissario siciliano a distanza di tempo. «Non bisogna sedersi sugli allori - continua Zingaretti - per i primi due film c'è stata la ricerca del personaggio, poi abbiamo esplorato l'universo montalbanesco e adesso torniamo a un Montalbano più solare». Un Montalbano che ha chiuso un capitolo della sua vita con la morte del padre: «insieme alla costumista abbiamo deciso di fargli indossare il cappotto del suo genitore, un vestito di antica foggia pieno di significati». Ma c'è anche molta attualità in quest'ultimo romanzo di Camilleri. «In Gita a Tindari si affronta il problema del traffico di organi umani e delle liste per il trapianto - racconta il regista Alberto Sironi - la cosa non ci fa molto piacere. Ma non ci fa piacere neanche andare contro Rutelli». Per fortuna il personaggio letterario non ha paura di impantanarsi nelle vicende nostrane. «I sei film di Montalbano sono stati venduti in Francia, Germania e Svezia che li coproduce anche - sottolinea il responsabile di Raifiction Max Gusberti - oltre all'intreccio giallo quello che piace è il tratteggio dei personaggi e delle passioni umane sullo sfondo magnifico della Sicilia». Gli altri appuntamenti con il commissario buongustaio saranno tratti come Tocco d'artista, dai racconti Un mese con Montalbano, ma intanto vedremo Zingaretti in autunno nei panni di Perlasca, una sorta di Schindler italiano: «è un ruolo molto intenso, una bellissima sceneggiatura, sul set c'era una babele di lingue». E il futuro gli riserva un'altro personaggio uscito dal libro di Comencini, L'incompreso: «ancora non ho firmato, ma è un bellissimo progetto e poi parla di bambini, e se ci fosse la pena di morte la utilizzerei contro i pedofili».Alessia Mattioli

La gazzetta di Parma , 09.05.2001

Zingaretti: «Trapianti e pedofilia, storie d'attualità»

«Il commissario Montalbano» approda alla tv svedese e parla di traffico di organi e pedofilia. Sono questi i temi della prima puntata della nuova serie, in onda stasera su RaiDue alle 21, dal titolo «La gita a Tindari», mentre il secondo episodio, «Tocco d'artista» verrà trasmesso mercoledì 16. Tutte e sei le puntate della fiction finora girate andranno in onda a giugno sulla prima rete svedese della Sveriges Television, che ha già coprodotto con la Rai le due serie precedenti, oltre ad altre fiction nostrane come «La Piovra» 8, 9 e 10. Il 17 maggio, i due nuovi episodi del «Commissario Montalbano» saranno presentati in anteprima all'Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma. «È un modo per far conoscere la cultura italiana», commenta Max Gusberti, vicedirettore di Rai Fiction, «"Montalbano" è stato già trasmesso con successo in Francia e acquistato dalla tv tedesca Zdf. Fra le serie prodotte dalla Rai, questa è la più esportabile». E uno dei punti di forza sarebbe proprio il teatro naturale della Sicilia, diversa da quella solo mafiosa della «Piovra». Racconta il regista della fiction Alberto Sironi: «Abbiamo girato per undici settimane, fra Ragusa e Noto, la zona del più bel barocco di tutta la Sicilia. Le storie di Camilleri sono del tutto nuove rispetto alla tradizionale rappresentazione della mafia siciliana. Montalbano è un paladino, uno che non ci sta a convivere con un'Italia brutta». Luca Zingaretti interpreta il commissario per la terza volta, ma, dice, ancora si diverte. E presto la Rai, di nuovo con la produzione Palomar di Carlo Degli Esposti, girerà quattro nuove puntate della quarta serie. «Montalbano per me è come un vecchio amico che vive in Sicilia», spiega Zingaretti. «Non ho paura di essere identificato con Montalbano, penso, anzi, che molti attori rimangano legati a un personaggio che ne ha segnato la carriera: Antony Hopkins con Hannibal, oppure Cervi con Maigret». In questi ultimi due episodi, troviamo un Montalbano più solare, per quanto nella «Gita a Tindari» sia alle prese con un losco traffico di organi sullo sfondo del mondo dei pedofili. Prosegue Zingaretti: «Sono due argomenti di stretta attualità. Per fortuna in Italia ognuno può scegliere se donare gli organi; mentre la pedofilia credo che nasca soprattutto fra le mura di casa». Luca Zingaretti ha appena terminato le riprese del film dedicato allo Schindler italiano Giorgio Perlasca (per RaiDue) e dovrebbe girare «Incompreso» due puntate per Canale 5. Il cast comprenderebbe anche Margherita Buy, Claudio Amendola e Francesca Neri. «Cerco sempre di fare le cose che mi divertono» prosegue Zingaretti. «Per me non c'è differenza fra tv e cinema, una volta il film per le sale era sinonimo di tempi lunghi di lavorazione, ma ora non è più così. Ho appena terminato le riprese di "Texas 46", con Roy Scheider, ma nel cinema italiano degli ultimi anni non c'erano ruoli adatti a me».

Letizia Riccio - Il Mattino , 09.05.2001

Il romanzo di Andrea Camilleri che aveva battuto Umberto Eco

CINQUE miliardi e ottocento milioni è il costo di ciascun episodio di Montalbano sceneggiato dallo stesso autore Andrea Camilleri e Francesco Bruni per la regia di Alberto Sironi. Nel primo, «La gita a Tindari», anche questo ambientato tra Ragusa e Noto, che nelle vendita del 2000 aveva battuto «Baudolino» di Umberto Eco, ci si cala in due casi che solo apparentemente sembrano non collegati tra loro. Un picciotto freddato davanti a casa e due anziani spariti, unico anello di congiunzione, il palazzo dove abitavano i tre. L’indagine porterà a scoprire tutti i collegamenti che conducono alla mafia, alla pedofilia applicata alla tecnoligia, con un pizzico di sesso che regala alla storia una venatura torbida. In «Tocco d’artista» Montalbano deve occuparsi di quello che sembra il suicidio di un famoso orafo. Nella stessa notte viene ucciso un elettricista. Anche in questo caso, quello che appare, non è.

M. Tamb. - Il Tempo, 09.05.2001

Zingaretti: «Montalbano sòno ma voglio passare alla regia»

«Montalbano sòno». E lo dice così bene, Luca Zingaretti, tanto da avvalorare la tesi che non c’è bisogno d’essere siciliani per entrare nella pelle cinematografica di un siciliano. Felice congiunzione che ebbe la perfetta sintesi nel Gattopardo di Burt Lancaster, quando sentimenti, ombrosità, slanci e silenzi servono a restituire, più che un personaggio, stile di genti. Il merito? Soprattutto di Andrea Camilleri, perché grazie a un buon testo si costruisce un buon film come quello che stasera andrà in onda su Raidue alle 20,50. «La gita a Tindari» dall’omonimo romanzo edito da Sellerio e il 16 maggio il racconto «Tocco d’artista» compreso nella raccolta «Un mese con Montalbano» edito da Mondadori. Questi due si aggiungono ai quattro già visti ai quali poi ne saranno aggiunti altri due o quattro. La saga di Montalbano è ben curata e assomma tutti gli ingredienti che determinano un successo persino transnazionale. Gongola Freccero di Raidue presentando i coproduttori svedesi della televisione di Stato pronta a presentare la collezione completa ai suoi telespettatori. Piace tanto Montalbano perchè, diciamolo, vi si rappresenta lo stereotipo dell’Italia che all’estero fa tanto folklore: «Ci piace la descrizione della vostra realtà che non conosciamo - dice con candore lo svedese in trasferta - tanti elementi insieme, per esempio quando si incontrano il capo mafioso, il prete, il commissario». In definitiva: sole mafia e mare fanno ancora cassetta. Ma Zingaretti non si ferma a questo e ci aggiunge di suo. Al personaggio del commissario tutto onestà e intelligenza, regala umanità, un lampo di tristezza e anche una solarità recuperata. Lui così dice di divertirsi, altrimenti non girerebbe e non avrebbe girato neppure Perlasca, per la regia di Alberto Negrin, kolossal sullo «Schindler» italiano che a Budapest salvò centinaia di ebrei. In forse c’è anche la riedizione di «Incompreso», due puntate su Canale 5 tratte dal commovente romanzo di Florence Montgomery con Margherita Buy o Francesca Neri. Tanto per parlare di bambini che a Zingaretti, pur non avendone di suoi, stanno tanto a cuore per la loro sensibilità, per il loro mondo da rispettare ma poco rispettato. Televisione, parecchia, poco cinema perché i ruoli belli non sposano un quarantenne che ha felicemente superato la crisi d’età. Dunque Zingaretti lei è pronto per altre esperienze? «Mi piacerebbe molto portare sullo schermo una storia scritta da mia moglie, Margherita D’Amico. Si chiama "Il secondo di bordo". Parla del dramma di un bambino, affronta il problema dell’adolescenza. Un bel romanzo che mi ha molto commosso e mi piacerebbe diventasse un film. Io potrei passare per la prima volta dietro la macchina da presa, diventare regista per un progetto importante». Si ricaverebbe anche un ruolo da attore? «No, non ne potrei essere anche interprete perché la regia per me sarebbe già un compito gravoso. Sono convinto che a un certo punto si debba farla quest’esperienza della regia». E il teatro? «Sono pronto a tornare ai classici per affrontare i grandi temi: vita, morte, amore, chi siamo, dove andiamo. Il bello del teatro è che si possono sviscerare problematiche profonde anche attraverso la metafora, cosa che in tv non può avvenire. Il guaio della drammaturgia moderna è proprio quello di correre dietro ai mezzi dei giorni nostri. Un pericolo che non tocca i classici». Chi è Montalbano per lei? «È un amico che ogni tanto vado a visitare nel suo paesino siciliano per recuperare freschezza. Ma le visite non devono diventare troppo assidue». Che nel gergo "mafioso" perfettamente assimilato suona come un avvertimento. Attento Montalbano, Zingaretti potrebbe fare "l’ammazzatina".

M. Tamb. - Il Tempo, 09.05.2001

Zingaretti: torna il mio Montalbano e sarà meno ombroso del solito, ha capito che la rabbia serve a poco

Cadaveri e salsedine. Colpi di pistola e colpi di scena, pasta con le sarde, sesso, latte di mandorle, tracce di sangue, profumo di zagare, pochi indizi, l'ansia che assale e l'ascolto televisivo che sale. Stasera torna in tv il commissario Montalbano, il Maigret siciliano, figlio dei romanzi di Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti. Il detective gentiluomo ruvido e generoso che se ne infischia di carriera, quattrini e potere ma che è pronto a inchinarsi in nome dell'onestà...a anche davanti a un piatto di rigatoni alla Norma. «Montalbano sono», è il biglietto da visita oramai entrato nel lessico familiare ma anche giovanile. Una presentazione secca e forte per un protagonista apparentemente duro ma in realtà probus vir. Per un antieroe che piace al pubblico di tutte le età perchè incarna un rivoluzionario dei nostri tempi, romantico, appassionato, passionale e colto. Uno Sherlock Holmes che scopre gli assassini usando il cervello e non la rivoltella. E, se negli scorsi capitoli (Il ladro di merendineLa voce del violino, La forma dell'acqua e Il cane di terracotta), il commissario fremeva di sdegno per l'Italia del malaffare, nelle due nuove avventure televisive cambia umore e faccia. Niente più pugni in tasca, rabbia in corpo, sguardo cupo. «Il mio Montalbano stavolta è meno ombroso e più solare», dice Zingaretti, ormai parente stretto del detective con il fiuto di un mastino e l'animo di un poeta. Stasera alle 20,50, Raidue presenta La gita a Tindari, mentre mercoledì 16 andrà in onda Tocco d'artista, tratto non da un romanzo ma da un dei racconti di Un mese con Montalbano, sceneggiati dallo stesso Camilleri con Francesco Bruni. I due episodi, prodotti dalla Palomar di Carlo Degli Esposti con la Sveriges Tv per Raifiction, sono ancora una volta diretti da Alberto Sironi, regista in grado di dare spessore, profondità e un grande senso estetico a una narrazione raffinata e pulsante di vita. E ancora una volta, accanto a Zingaretti, il pubblico ritroverà Katharina Bohm, la fidanzata storica del commissario, Cesare Bocci, Davide Lo Verde, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Giovanni Guardiano, Roberto Nobile e Marcello Perracchio. La vita televisiva di Montalbano non si conclude con questi due appuntamenti. Zingaretti sarà ancora il paladino dei "giusti" nella Sicilia di un'immaginaria quanto reale Vigata. «Non lo lascio il commissario», racconta l'attore che non ha alcun timore di venire identificato con il personaggio: «Se un ruolo mi piace, e Montalbano mi piace, lo interpreto e basta, inutile farsi rodere dai tarli. E quando per strada, la gente mi ferma, mi dà calore: che importa se mi chiama Zingaretti, Zingarelli o Montalbano?». Quel commissario, dice, gli assomiglia: «Non sono presuntuoso, lo giuro. Ma isuoi sono anche i miei valori. Con la differenza che io li vivo in un altro modo e in un altro mondo. Roma non è certo Vigata, è una giungla. Roma non è un'isola, un minuscolo fortino protetto e diviso dalla cosiddetta civiltà dal mare. Roma è dura. Ma se si ha dignità, se si è temprati a dovere e si dà per scontato che la vita è una lotta continua, è possibile abitarci, persino rintanarcisi». In attesa di tornare sul set di Vigata, Zingaretti ha dato anima e faccia a Giorgio Perlasca, lo Schlinder italiano, in due episodi con la regia di Alberto Negrin e tratti dal libro di Deaglio, La banalità del bene. E ora è in gara con Claudio Amendola per il remake televisivo di Incompreso di Luigi Comencini. Una domanda al commissario Montalbano: perchè girare un'altra versione di un caso già risolto? Perchè tentare di rifare un capolavoro?

MICAELA URBANO - Il Messaggero, 09.05.2001

Montalbano è più sereno

Prima un caso di pedofilia e un traffico di organi e poi uno strano suicidio. Non c'è pace per il commissario di polizia Salvo Montalbano, nato dalla penna dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, che torna in tv per la quinta volta in tre anni. A interpretarlo è sempre Luca Zingaretti, protagonista di «Gita a Tindari» (questa sera su Raidue), tratto dall'omonimo romanzo che nel 2000 ha vinto la classifica dei best seller, e «Tocco d'artista» (mercoledì 16), uno dei racconti di «Un mese con Montalbano». Due film, diretti sempre da Alberto Sironi e sceneggiati da Francesco Bruni e lo stesso Camilleri, che insieme alle quattro avventure già trasmesse dalla Rai varcheranno il confine volando fino in Svezia, dove la rete televisiva di stato (coproduttrice degli episodi) li programmerà per tutto giugno. Così gli appassionati di Camilleri ritroveranno l'integerrimo poliziotto che rinuncia alle promozioni pur di rimanere nell'amata Sicilia, gli intrecci corposi e quello scandagliare le passioni umane che lo hanno portato al successo. Ma questa volta il commissario è più solare, spiritoso e meno in conflitto con il mondo. «La morte del padre, avvenuta nell'ultimo episodio, lo ha un po' cambiato», spiega Zingaretti. «Dopo i pianti per tante cose non dette e la crisi dei quarant'anni, indossa un cappotto, il simbolo di un salto importante e ci piace pensare che l'abbia preso proprio dall'armadio di suo padre». Anche lui, dice Zingaretti, ha affrontato quella crisi, ma ora si sente uno splendido quarantenne e non ha paura di essere identificato con il suo personaggio. «Ogni volta è come andare a trovare un vecchio amico che abita in Sicilia», dice. «Semmai il problema è di non sedersi sugli allori. E poi noto che la gente non mi ferma più come "il commissario", ma mi chiama per nome. Al massimo si sbagliano e divento Zingarelli». E se Sironi definisce Montalbano «un paladino che non ci sta a lasciare che le cose vadano a rotoli», Zingaretti aggiunge: «Abbiamo bisogno di storie così. Con la globalizzazione ci ritroviamo con valori non nostri. La gente non crede più a nulla ed è bello raccontare un personaggio saldo». La prima delle indagini affrontate toccherà poi il tema della pedofilia, che l'attore sente molto vicino. «Le storie che sentiamo tutti i giorni sono solo la punta dell'iceberg. Purtroppo ci sono un'infinità di violenze familiari che non escono fuori. Dovremmo stare tutti più attenti». Per questo che, terminate da poco le riprese de «Il coraggio di un uomo giusto», sulla storia di Giorgio Perlasca, commerciante di Padova che salvò cinquemila ebrei ungheresi, Zingaretti ha accettato di interpretare «L'incompreso» accanto a Margherita Buy. «Non cercavo una storia lacrimosa, ma la pedofilia è un problema che mi fa avvelenare», spiega. «Volevo fare qualcosa di utile e questa vicenda pone al centro dell'attenzione i bambini. Dobbiamo capire che non sono piccoli adulti, ma persone in crescita che vanno tutelate, protette e salvaguardate».

Daniela Giammusso - Il Tirreno, 09.05.2001

Torna Zingaretti con un Montalbano finalmente sereno

Hanno proprio ragione quelli che sostengono che un film più è radicato nella realtà di un paese e più può piacere anche all’estero. «Il commissario Montalbano» che torna su Raidue oggi e mercoledì prossimo, sarà infatti presentato il 17 in Svezia dove, nel mese di giugno, verranno trasmessi dal primo canale nazionale tutti e sei i film fino ad oggi realizzati sul personaggio creato da Andrea Camilleri. Francia e Germania, per loro conto, li hanno già acquistati: l’una ne ha mandati in onda i primi quattro, l’altra si appresta a mandarli in onda tutti insieme. Ma hanno anche ragione quelli che dicono che i film si dividono sostanzialmente in due categorie: quelli belli e quelli brutti. «Montalbano» che rientra nella categoria dei bei film per cura dei particolari, ricostruzione delle atmosfere, interpretazione di Zingaretti, scelta degli altri attori, attenzione al linguaggio nel rispetto di quello voluto dal suo autore, trova con facilità mercati stranieri pronti ad accoglierlo. Dunque, come sempre sono due i film che Alberto Sironi, assistito da Francesco Bruni e dallo stesso Camilleri, ha realizzato quest’anno per la produzione di Carlo Degli Esposti al costo di 8 miliardi e 800 milioni. Solo che uno, «La gita a Tindari», è tratto da un romanzo e l’altro, «Tocco d’artista», da un racconto breve, un esperimento che se dovesse funzionare potrebbe indurre la Rai, che ne ha acquisito i diritti, a trasformare in immagini anche altri racconti dello scrittore siciliano. Il primo, «La gita a Tindari», è un intricata vicenda che ha al suo centro il traffico d’organi con annesso sfruttamento dei minori gestito da organizzazioni mafiose e da chirurghi senza scrupoli. Il secondo, «Tocco d’artista», parte come un sucidio per diventare una indagine sull’usura e sui metodi criminali con cui vengono perseguitati i debitori. Nonostante il tragico sfondo di entrambe le inchieste, in questa serie Montalbano appare meno cupo, meno burbero, più capace di lampi di ironia e di momenti di serenità. Perché? Lo spiega Luca Zingaretti: «Con il regista abbiamo ricostruito un percorso psicologico del personaggio. Montalbano ha attraversato la crisi dei cinquant’anni, ha perso suo padre prima di riuscire ad avere una spiegazione con lui, ha un rapporto con la sua donna che gli appare irrisolto. In questi ultimi due racconti, la crisi è superata. E per renderlo evidente anche allo spettatore distratto abbiamo scelto di fargli indossare un cappotto, lui che era sempre in giacca, immaginando fosse il cappotto del padre trovato in un armadio e preso come segno di pacificazione con la figura del genitore». Legatissimo al personaggio di Montalbano che continuerà a interpretare finché la cosa gli sembrerà giusta e interessante, Zingaretti, che ha appena finito di girare un film tv su Perlasca e si appresta a fare una nuova versione di «Incompreso», ha sostenuto di non aver fatto in questi anni troppa tv a discapito del cinema o del teatro, ma di aver solo fatto una tv di qualità che, in quanto tale, resta più impressa al pubblico. Tutti personaggi buoni, i suoi, da eroe involontario, da servitore della giustizia, da paladino della moralità pubblica: come mai? «Sono filoni. Al cinema, per un tempo lunghissimo, mi hanno fatto fare il cattivo pensando sapessi fare solo quello. In tv si sono accorti che so fare il buono e me lo fanno fare. Solo in teatro un attore viene considerato per la sua capacità espressiva e basta». Le dispiace essere etichettato? «Capita a molti. Hopkins, che pure è un magnifico interprete, sarà ricordato dal grande pubblico soprattutto per Hannibal the cannibal così come Gino Cervi con Maigret. Se io fossi ricordato unicamente per Montalbano ne sarei felice. Ho quarant’anni e, dopo un momento di smarrimento, come Nanni Moretti mi sento un magnifico quarantenne».

Simonetta Robiony - La Stampa, 09.05.2001

Montalbano, è tempo di indagini

«Quello che vedrete in questi due film è un Montalbano più solare, che ha superato la crisi dei quarant'anni e della morte del padre». Luca Zingaretti presenta i due nuovi film di cui è protagonista, tratti dai libri di Andrea Camilleri: La gira a Tindari, stasera su RaiDue alle 20.50 e Tocco d'artista, in onda il 16, che non è un romanzo ma è tratto dalla raccolta Un mese con Montalbano. Buongustaio, anarchico, caustico, indipendente, allergico al potere in tutte le sue forme, il Montalbano di Zingaretti è quasi un simbolo. «Paura che mi identifichino troppo con Montalbano?» scherza l'attore «No, anche perché ora la gente non mi chiama più commissario ma Zingaretti o magari Zingarelli, ma distingue tra attore e personaggio». La regia è affidata di nuovo ad Alberto Sironi: «Speriamo bene perché abbiamo contro Rutelli su Canale 5 e noi preferiamo che vinca lui...», ironizza il regista, mentre la sceneggiatura è di Francesco Bruni e dello stesso Camilleri. Nel cast Katharina Bohm nel ruolo di Livia, l'eterna fidanzata, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Davide Lo Verde e molti altri, tra cui Isabell Sollmann, Tony Palazzo, Ileana Rigano, Luigi Burruano e Bianca Maria D'Amato. «Ci siamo accorti che Montalbano può girare il mondo meglio di altre fiction, pur essendo fortemente caratterizzato dalla cultura siciliana» spiega Max Gusberti «oltre alla coproduzione svedese, i film sono stati venduti anche in Francia e in Germania». E Montalbano è diventatp un caso letterario anche in Svezia. «E' un prodotto degno del miglior cinema italiano» sottolinea il direttore di RaiDue, Carlo Freccero «curato nei minimi particolari. Permette tanti piani di lettura proprio come la poetica di Camilleri». In attesa di tornare sul set per Montalbano (altri quattro film, sempre prodotti da Carlo Degli Esposti, tratti da Un mese con Montalbano), Zingaretti potrebbe essere protagonista, se la trattativa con Angelo Rizzoli andrà in porto, della fiction Incompreso, due puntate per Canale 5. Accanto a lui, dovrebbe esserci Margherita Buy (ma "in gara" ci sono anche Claudio Amendola e Francesca Neri). In autunno lo vedremo nei panni di Giorgio Perlasca, nel film di Alberto Negrin tratto dal libro di Enrico Deaglio La banalità del bene. Scritto da Sandro Petraglia, Stefano Rulli e lo stesso Deaglio, racconta la storia esemplare dello Schindler italiano che fingendosi un diplomatico spagnolo, a Budapest riuscì a salvare migliaia di ebrei.

(s.f.) - La Repubblica, 09.05.2001

Montalbano torna a indagare in Tv

Per Luca Zingaretti Montalbano è come un caro amico che va a trovare in Sicilia una volta all'anno. L'attore romano rientra ogni volta volentieri nei panni del commissario creato dallo scrittore Andrea Camilleri nei quali lo rivedremo mercoledì 9 e 16 maggio alle 20,50 su RaiDue in due nuovi gialli, La gita a Tindari e Tocco d'artista, girati da Alberto Sironi in undici settimane in Sicilia, tra la bella architettura barocca della vecchia Ragusa e Noto, e che toccano scottanti temi di attualità come il trapianto d'organi e la pedofilia. La Rai, forte degli ascolti che la fortunata serie ha registrato nei due anni passati, con punte di share del 29%, ha speso senza batter ciglio cinque miliardi per realizzare questi due nuovi episodi (i restanti 800 milioni li ha pagati la tv pubblica svedese che ha acquistato la serie completa e la manderà in onda, sottotitolata, a giugno), e si appresta a metterne altri in cantiere, sempre con Zingaretti e la regia di Sironi.

Zingaretti, non cominciano ad andarle un po' stretti i panni di Montalbano?

E' naturale che un attore resti legato al personaggio cui ha dato vita più volte e con soddisfazione. Faccio questo mestiere per divertirmi e quando un ruolo mi piace continuo a farlo senza problemi anche se so che non bisogna sedersi sugli allori, il pubblico che ti segue per anni si aspetta sempre di più, non devi abbassare la guardia. La gente che mi ferma per strada ormai non mi chiama più commissario ma Luca, vuol dire che sa distinguere l'attore dal personaggio.

C'è qualche rischio a ripetere sempre lo stesso ruolo?

Ho paura di entrare troppo in confidenza col personaggio rischiando di non vederne più i contorni. Cerco perciò di andragli io incontro, dandogli sempre nuova freschezza, non mi faccio assorbire da lui. Nella serie precedente Montalbano ha dovuto superare il dolore per la morte del padre, affrontare la crisi dei 40 anni. Oggi, fatti i suoi bilanci, è cresciuto, è più solare, più sereno, sicuro di sè, siamo entrati sempre più nel suo intimo.

Anche lei ha quarant'anni. E' andato in crisi per questo?

Ho vissuto questa crisi, si è scatenata improvvisamente e con violenza ma l'ho superata e, come diceva Moretti, mi sento un fantastico quarantenne.

Ha appena terminato di girare sempre per la Rai la storia di un altro commissario, l'eroico Perlasca che salvò la vita a tanti ebrei. Quando lo vedremo?

Credo in autunno, dobbiamo ancora doppiarlo e il montaggio sarà lungo. C'è bisogno di raccontare storie di questo tipo, stiamo perdendo la trebisonda, non si sa più dove stia andando il mondo. Anche in Italia si vedono fenomeni preoccupanti, forse dovuti alla globalizzazione che ci ha fatto introiettare modelli di vita non nostri. C'è troppa violenza e disillusione, soprattutto nei giovani, è un bene raccontare storie di persone coi nervi saldi che ragionano con la propria testa.

Nella gita a Tindari si parla di trapianti d'organi. E' favorevole o contrario?

Non so cosa abbia detto al riguardo Celentano ma, visto che se uno è contrario ha la possibilità di dire di no, semplificare le cose credo sia meglio per tutti, in fondo tutti siamo possibili donatori e riceventi.

Contro la pedofilia pensa si possa fare di più?

E' un fenomeno terribile, dobbiamo smettere di far finta di niente di fronte a questo schifoso mercimonio, fare di più per combatterlo. Una giudice per i minori mi ha confermato che il maggior numero di violenze sui bambini avviene nelle famiglie: è impossibile che accada all'insaputa di tutti, basterebbe far più attenzione, denunciare, combattere l'orribile cultura del bambino da sfruttare. Un tema che ricorre nel film Incompreso che presto girerà per la tv, con Margherita Buy prodotto da Angelo Rizzoli. Un film del genere può catalizzare ancor più l'attenzione sul problema dell'infanzia, dei bambini che non sono dei piccoli uomini e vanno rispettati.

Al teatro non pensa più?

Sono un po' titubante, mi piacerebbe portare in palcoscenico i grandi classici che affrontano temi come la vita, la morte, l'amore, chi siamo e da dove veniamo. C'è però un conflitto tra televisione, fiction, cinema, real tv e palcoscenico e con la drammaturgia moderna e contemporanea il teatro corre il rischio di andare sempre più dietro a queste altre forme di espressione. La crisi del teatro è però servita a fare una bella scrematura tra i tanti personaggi che vi ruotavano intorno: ci sono meno soldi e la gente che non lo fa per vera passione va parare altrove.

Montalbano ha la grande passione del cibo, lei pure?

La mia grande passione è il calcio: la grande Roma, e la nazionale attori con la quale gioco per beneficienza. Spero in uno scudetto in più per la "magica", e quattro punti di share in più per Montalbano.

Betty Giuliani - Il Centro, 09.05.2001

Un altro caso per Montalbano

Prima un caso di pedofilia e un traffico di organi, poi un suicidio. Non c'è pace per il commissario Salvo Montalbano, nato dalla penna di Andrea Camilleri, che torna in tv per la quinta volta in tre anni. A interpretarlo è sempre Luca Zingaretti, protagonista di «Gita a Tindari» (stasera su Raidue), tratto dall'omonimo romanzo che nel 2000 ha vinto la classifica dei best seller, e «Tocco d'artista» (mercoledì 16), uno dei racconti di «Un mese con Montalbano».

Il Nuovo, 09.05.2001

«Montalbano sono» Burbero col sorriso

Il suo modo di presentarsi sembra quasi un'italica risposta al celebre: «Bond, il mio nome è James Bond». Lui non è un agente segreto al servizio di Sua Maestà britannica, ma un commissario di pubblica sicurezza che con fierezza e marcato accento siciliano annuncia: «Montalbano sono». Sì, è proprio il commissario nato dalla sapiente penna di Andrea Camilleri che è riuscito a creare un poliziotto degno della migliore tradizione letteraria e cinematografica. E che, dopo il successo editoriale, può già vantare anche quello televisivo grazie alle ottime trasposizioni realizzate per Raidue da una squadra di rango: Francesco Bruni e lo stesso Camilleri per la sceneggiatura, Alberto Sironi come regista e Luca Zingaretti nel ruolo del protagonista. Dopo i quattro già trasmessi, il commissario Montalbano torna ora con due nuovi episodi: “La gita a Tindari”, tratto dall'ultimo romanzo su Montalbano, un bestseller che nel 2000 ha battuto perfino “Baudolino” di Umberto Eco, e “Tocco d'artista”, ispirato non a un romanzo ma a un racconto che fa parte della raccolta “Un mese con Montalbano”, alla quale si pensa di attingere anche per futuri, ulteriori appuntamenti televisivi. Girati nei luoghi più affascinanti della Sicilia barocca, a Ragusa come a Noto, senza però trascurare i paesaggi di mare mozzafiato, “La gita a Tindari” e “Tocco d'artista” andranno in onda su Raidue, alle 20.50, oggi e mercoledì 16 maggio. Le atmosfere e i personaggi creati da Camilleri e Sironi hanno conquistano anche il pubblico straniero e la fiction su Montalbano «si vende all'estero più di altre, pure di successo, come “Commesse” e ”Il maresciallo Rocca”», precisa il vicedirettore di Raifiction, Max Gusberti. Che annuncia con soddisfazione la messa in onda di Montalbano anche in Francia e in Svezia. Zingaretti, com'è cambiato nel corso di tre anni e di sei episodi il suo Montalbano? «Era un tipo burbero, un orso, anche perchè stava vivendo la crisi dei quarant'anni e il dolore della perdita del padre. Ora ha chiuso i conti con quella parte della sua vita, ed è più solare. Ho cercato di aggiungere sempre qualcosa di nuovo, in più, nella definizione del personaggio: anche se il pubblico gli ha subito dimostrato simpatia, sono stato attento a non sedermi sugli allori. Per non perdere in freschezza e verità». Non teme di essere identificato con Montalbano? «Capita a tutti gli attori di essere identificati con il personaggio più significativo che hanno interpretato. E' stato così per Gino Cervi con Maigret, per Anthony Hopkins con Hannibal. Che accada anche a me, con un personaggio dal fascino e lo spessore anche letterari come Montalbano, non mi dispiace affatto. E poi lo gente non mi ferma più per strada chiamandomi commissario. Distinguono tra personaggio e attore, anche se poi, magari, mi chiamano Zingarelli». Grande successo in tv. E il cinema? «Ho fatto un film con Roy Scheider, “Texas 46”, ma non so quando uscirà. Faccio l'attore non pensando alla carriera; scelgo i personaggi che mi diverte fare. In cinema non me ne hanno proposti, in televisione sì: personaggi come Montalbano e come Giorgio Perlasca, lo Schindler italiano che impersono in una fiction , diretta da Alberto Negrin, che abbiamo appena terminato di girare».

Beatrice Bertuccioli - Il Giorno, 09.05.2001

LA GITA A TINDARI Raidue, ore 20.50, durata 90’, 2000 ...

Regia di Alberto Sironi. Con Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Isabell Sollmann. Poliziesco, Italia. Film tv. Torna il commissario Salvo Montalbano (Zingaretti, nella foto) di Camilleri. A Vigata, in Sicilia, il commissario e il vice Augello indagano su due casi intrecciati: l’omicidio del giovane Nené Sanfilippo e la scomparsa di due anziani coniugi. Un giallo che ruota attorno a un traffico di organi umani.

Corriere della sera , 09.05.2001

Il nuovo Montalbano debutta a Siracusa Lunedi è in anteprima al Teatro Vasquez

Alle 19.30 la proiezione del film tratto da "La gita a Tindari" dopo una mattinata riservata agli studenti delle scuole superiori, presenti Sironi e Zingaretti

Anteprima nazionale a Siracusa del film "La gita a Tindari" della serie televisiva "Il commissario Montalbano" che sarà proiettato lunedì alle 19.30 al Teatro Vasquez. L'appuntamento ufficiale sarà preceduto in mattinata dalla visione del film tv riservata agli studenti delle scuole superiori. E poi il debutto televisivo segnato sull'agenda per mercoledì prossimo, come sempre su Raidue e alle 21: un nuovo appuntamento, è facilmente prevedibile, con un successo di telespettatori e di share. "La gita a Tindari" è il titolo del nuovo episodio tratto dal romanzo di Andrea Camilleri che vede come protagonista l'attore Luca Zingaretti nei panni del più famoso degli investigatori d'Italia alle prese con un difficile caso di omicidio da risolvere. E’ la terza serie televisiva per il commissario Salvo Montalbano, ambientato a Vigàta, paese siciliano frutto dell'immaginazione di Camilleri, dove il protagonista vive e lavora. Ancora una volta a dirigere le sue avventure, è il regista Alberto Sironi, che ha saputo rendere vive le pagine del romanzo di Camilleri, trovando in Luca Zingaretti il volto giusto alla figura di Montalbano e rendere i paesaggi della Sicilia ancora più affascinanti. "E’ riuscito a tradurre la descrizione dei luoghi in immagini, - dice Pasquale Spadola, direttore artistico della manifestazione -, basta guardare come il personaggio stesso di Montalbano sia legato ai particolari della sua terra, come riesca ad incarnare l'uomo che aveva in mente lo scrittore. Tutti gli odori, i sapori, la cultura della Sicilia si manifestano in modo evidente allo spettatore. Il 'Commissario Montalbano' non poteva che essere girato in Sicilia, solo così si rende giustizia alla figura nata dall'abile penna di Andrea Camilleri". "Da almeno tre anni, a Siracusa, non si presentavano in anteprima opere prettamente televisive - dice Fabio Granata, assessore regionale per i Beni Culturali -. Questo evento ci permette di far conoscere la nostra città, di essere finalmente protagonisti di una manifestazione che vede come soggetto primario la Sicilia, e le sue storie".

LORENZA BONANNO - Giornale di Sicilia, 05.05.2001

Commissario Montalbano, il caso Carvalho è tuo

Il privato del personaggio s'intreccia con casi umani di alta tensione emotiva. Nella Gita a Tindari, Montalbano si trova a indagare su un reticolo di spaventosa ferocia umana, partendo dalla morte di un uomo e dalla scomparsa di due anziani coniugi. Il poliziotto s'indigna. «La denuncia sociale» dice lo scrittore spagnolo «è implicita in Camilleri che fa del suo sbirro un uomo giusto, sia pure nel limite impostogli dalla legge. È un personaggio positivo, capace di ribellarsi e di subire il disprezzo». Nel Tocco d'artista (tratto da un racconto), Montalbano s'immerge in una storia privata. Le suggestioni di Pirandello sono visibili. Luca Zingaretti va a frugare nei segreti di due fratelli e mette le mani nel marcio privato. Spesso un compito simile è toccato a Carvalho. Questo è anche il punto d'incontro dei due autori. Spiega Montalbán: «Separare il noir dal romanzo d'avventura o d'amore è un razzismo letterario. Alcuni lo hanno capito, altri no. Sia io che Camilleri non siamo scrittori mimetici, quelli cioè che ripetono una formula, pedissequamente. Io parto dalla trama gialla per fare una cosa diversa». Sia il siciliano sia lo spagnolo adorano Sciascia. E verso lo scrittore di Racalmuto hanno un debito artistico. Montalbán dice di lui: «Era una fusione straordinaria di Manzoni, Voltaire, Kafka e Chandler, era un uomo di grande lettura politica, di fenomenale intuito sulla doppia verità che si nascondeva dietro la guerra fredda e i rapporti tra Dc e Pci. Sciascia arrivava sempre a descrizioni politiche eccellenti». Camilleri non fa mistero della sua ammirazione per Sciascia, del quale era intimo amico. Gli investigatori invecchiano. Anche i Maigret vanno in pensione. E Carvalho? «Lo lascio cadere nel passato» rivela Montalbán «o lo faccio immergere in una nuova attività. Intanto si fa un viaggio intorno al mondo. Nel frattempo sono alle prese con un romanzo d'amore, una specie di rappresentazione dell'ipocrisia sulla falsariga dei racconti di re Artù». C'è molto mistero «italiano» nei romanzi di Montalbán. Pepe Carvalho non è un dipendente dello stato, come Montalbano, «quindi è più libero, è un outsider, un vero voyeur della realtà, dotato di grande libertà di sguardo». Oggi l'irrequieto Pepe ha circa 60 anni. Il suo creatore non sa bene che far fare a «questo figlio di Frankestein che ha intrecciato la militanza nella sinistra e l'arruolamento nella Cia». Chiediamo se il commissario Montalbano, seppur sbirro, sia credibile. «È fatto a misura di Camilleri, del suo sentire» risponde il narratore di Barcellona «quindi è poco verosimile come funzionario di stato, a meno di non avere una fiducia illimitata nelle istituzioni». Montalbán sa che il suo collega siciliano non nutre questa ipotetica fiducia, ma gli concede il perdono letterario tenendo a sottolineare che «un poliziotto lavora più per l'ordine che per la giustizia, e questo in tutti i regimi politici». Ben lontani, aggiunge, dal «ridicolo Poirot della Agatha Christie, una caricatura del privato, così indigesto anche per la sua stessa creatrice». Se Poirot era imbarazzato dalle figure femminili, un rebus che non sapeva proprio risolvere se non nella ritrosia e nella timidezza, sia Carvalho sia Montalbano sono sanguigni e fantasiosi dinanzi alle donne. Al primo si affianca la formosa Charo, di professione prostituta, nell'ultimo romanzo rediviva dopo una parentesi solitaria ad Andorra. Al secondo la bionda Linda, genovese, presente sia con le telefonate sia a Vigata, dove arriva sempre con timore di essere rimpiazzata e fiduciosa di un futuro matrimonio. Il commissario Montalbano, nell'ultimo episodio, sfiora i turbamenti di una certa Anna Tropeano, innamorata del poliziotto. Il privato del personaggio s'intreccia con casi umani di alta tensione emotiva. Nella Gita a Tindari, Montalbano si trova a indagare su un reticolo di spaventosa ferocia umana, partendo dalla morte di un uomo e dalla scomparsa di due anziani coniugi. Il poliziotto s'indigna. «La denuncia sociale» dice lo scrittore spagnolo «è implicita in Camilleri che fa del suo sbirro un uomo giusto, sia pure nel limite impostogli dalla legge. È un personaggio positivo, capace di ribellarsi e di subire il disprezzo». Nel Tocco d'artista (tratto da un racconto), Montalbano s'immerge in una storia privata. Le suggestioni di Pirandello sono visibili. Luca Zingaretti va a frugare nei segreti di due fratelli e mette le mani nel marcio privato. Spesso un compito simile è toccato a Carvalho. Questo è anche il punto d'incontro dei due autori. Spiega Montalbán: «Separare il noir dal romanzo d'avventura o d'amore è un razzismo letterario. Alcuni lo hanno capito, altri no. Sia io che Camilleri non siamo scrittori mimetici, quelli cioè che ripetono una formula, pedissequamente. Io parto dalla trama gialla per fare una cosa diversa». Sia il siciliano sia lo spagnolo adorano Sciascia. E verso lo scrittore di Racalmuto hanno un debito artistico. Montalbán dice di lui: «Era una fusione straordinaria di Manzoni, Voltaire, Kafka e Chandler, era un uomo di grande lettura politica, di fenomenale intuito sulla doppia verità che si nascondeva dietro la guerra fredda e i rapporti tra Dc e Pci. Sciascia arrivava sempre a descrizioni politiche eccellenti». Camilleri non fa mistero della sua ammirazione per Sciascia, del quale era intimo amico. Gli investigatori invecchiano. Anche i Maigret vanno in pensione. E Carvalho? «Lo lascio cadere nel passato» rivela Montalbán «o lo faccio immergere in una nuova attività. Intanto si fa un viaggio intorno al mondo. Nel frattempo sono alle prese con un romanzo d'amore, una specie di rappresentazione dell'ipocrisia sulla falsariga dei racconti di re Artù».

Panorama, 04.05.2001

E volevo diventare psicologo ...

Ritorna Montalbano e presto sara' anche Perlasca, l'italiano che salvo' durante la seconda guerra mondiale migliaaia di ebrei. Ha deciso di fare solo personaggi buoni? Non faccio mai una distinzione cosi radicale fra buoni e cattivi. Ogni volta cerco di capire leragioni profonde che spingono il personaggio a comportarsi in un ceerto modo. Non do mai un giudizio morale. M'interessa studiare le3 persone, perche' mi affascina l'universo interiore di ognuno di noi.

Passione per l'introspezione e la psicoanalisi? Stavo per laurearmi in psicologia, ho fatto 12 esami, poi ho lasciato perdere.

Come mai? Mi sono iscritto all'universita' che gia' facevo l'attore. Il lavoro sul palcoscenico mi ha preso molto tempo e ...

E forse aveva paura di fare lo psicologo. No, paura no. Semplicemente quando si studia la mente si cerca di organizzare l'irrazionale. E io sono incapace di ordine. Sempre. Vivo nel caos. Le emozioni, le passioni, preferisco viverle piuttosto che razionalizzare. Per questo ho scelto di fare l'attore.

Talento o destino? Credo che n talento se non trova il modo di esprimersi si esaurisce. E a volte, per caso, una persona sceglie una strada piuttosto che un'altra. C'e' un libro, Doppio sogno di Schnitzler (quello da cui Kubrick ha tratto Eyes Wide Shut) che ha condizionato la mia giovinezza.

Perche'? Quella sensazione, data dall'autore, che basta un cortocircuito e la vita cambia all'improvviso, mi terrorizzava.

Si sente sempre sul filo di un cortocircuito? Ora non piu'. E poi oggi non mi fa piu' paura. Prima ero terrorizzato dall'imprevisto. Ora sono cambiato.

Quando? Circa tre anni fa. Mi sono reso conto che la vita dura mezz'oretta e non puoi stare sempre a preoccuparti di quel che succede domani. Avvenga: un figlio imprevisto, un successo insperato per un film ...

Gia' il successo. Non dica che non le ha cambiato la vita? L'ha cambiata, l'ha cambiata, soprttutto nei suoi aspetti pratici ...

Tipo? Beh, se una volta andavo al mare e dovevo aspettare in auto sotto al sole un parcheggio, oggi appena il posteggiatore mi vede, fa: Venga venga commissario, gliela parcheggio io la macchina. Insomma fa piacere ...

Da' sicurezza? No, un momento: io il successo l'ho raggiunto a 35 anni, e a quell'eta', se non sei gia' sicuro di te, stai messo male. La tua identita' la costruisci ogni giorno con le piccole conferme. Anche una donna che ti dice di si ti fa sentire piu' sicuro.

A proposito di donne, lei ormai e' considerato un sex symbol. SUa moglie come l'ha presa. Bene, insomma ... E' un po' gelosa, ma io faccio di tutto per farla sentire sicura. La capisco. Se io fossi il maritodi un' attrice sex symbol sarei gelosissimo.

Sua moglie, Margherita D'Amico, e' una scrittrice, nipote di Suso Cecchi D'Amico. Avete mai pensato di fare un film insieme? Si. Ma per ora non e' mai successo. In tetaro e' capitato, nel cinema no. Forse perche' se le scrivesse un film per me io vorrei esserne anche il regista e non solo l'interprete. In futuro chissa'.

Altri sogni? Vorrei che circolasse fra la gente piu' solidarieta', piu' energia positiva. Penso che l'umanita' sia veramente in pericolo. Le faccio un esempio?

Prego L' altro giorno, in un tg ho visto che, a dei ragazzini di un liceo, avevano regalato i computer cosi potevano chattare con i bambini di una scuola africana. Ma dico io, imparassero prima a chiaccherare con quelli della classe accanto.

E lei chatta? No io parlo.

Federica Lamberti Zanardi - dal Venerdi di Repubblica , 04.05.2001

L'ULTIMO ROMANZO DEL CONSIGLIERE DI AMATO

DALLA FINESTRA DEL SUO STUDIO SI vedono il Quirinale, la colonna di Marco Aurelio e, in basso, il cortile di Palazzo Chigi in restauro. «Quando saranno finiti i lavori la vista sarà più bella, ma dopo le elezioni io qui probabilmente non ci starò più», commenta Domenico Cacopardo, consigliere di Stato e scrittore, l'unico giallista che abbia mai avuto uno studio così vicino a un presidente del Consiglio: oggi come consigliere di Amato, prima accanto a D'Alema. Dopo un primo libro passato in sordina il suo secondo romanzo, "L'endiadi del dottor Agrò" (Marsilio), è arrivato alla terza edizione, accompagnato da una quantità di recensioni che lo scrittore italiano medio può soltanto sognare. Ma se gli si chiede quante sono ispirate dal libro e quante dalla sua posizione di grand commis, lui ribatte: «Sono sempre stato un uomo di partito e di fazioni, prima nella Fgci, poi nel Psi, adesso nei Ds: non credo certo all'oggettività della storia». Anche il paragone inevitabile con Andrea Camilleri lo liquida prima con una battuta («Vendo ancora troppo poco...»), poi con una frecciata: «Lui non è uno scrittore impegnato, io sì». E se gli si chiede conto del ruolo poco invidiabile riservato all'unico omosessuale del libro, ricorda le sue prese di posizione a favore del Gay Pride e spiega di aver raccontato «un personaggio che sia la mentalità dei siciliani che quella dei burocrati romani rendono ricattabile». Il posto d'onore sulla scrivania di Cacopardo lo occupa un gadget antistress di spugna a forma di pasticca gigante di Viagra: «Un regalo di mio genero», ridacchia imbarazzato. E precisa, per scacciare ogni identificazione con il protagonista dell'"Endiadi": «Non ho un'amante altoatesina. Non vivo a Letojanni e non sono in pensione come il consigliere Rovini». E non rischia nemmeno di essere ammazzato da qualcuno che potrebbe riconoscersi nel libro, come si legge nell'inquietante "Nota dell'autore" che chiude il romanzo. «Quella frase era la chiusa del manoscritto di Rovini», spiega: «Solo alla fine ho avuto l'idea di spostarla, in modo che sembrasse riferita a me». Quella "Nota" è l'idea che dà un po' di pepe alla trama, in cui un ex magistrato e la sua amante vengono uccisi proprio quando lui sta per pubblicare un giallo ispirato a fatti di cronaca. L'indagine si limita a un'attenta lettura del manoscritto, e poi a legare i due elementi delle "endiadi" del titolo, cercando le somiglianze tra i personaggi e i conoscenti delle vittime. Un gioco che affascina anche i lettori: «Ho fatto una decina di presentazioni in Sicilia, e ogni volta qualcuno mi dice di aver riconosciuto uno dei personaggi», racconta Cacopardo. Non si è lasciato tentare dal gioco dei riconoscimenti Massimo D'Alema. Nel presentare il libro, lui si è limitato a una gelida precisazione da velista: «Ti sbagli, il libeccio dalle tue parti non batte forte come scrivi». Era il primo libro di narrativa che presentava: forse dopo quella frecciata spera che nessuno glielo chieda più.

Angiola Codacci -Pisanelli - Espresso , 03.05.2001

Montalbano sono ...

Se c'è un poliziotto televisivo in grado di mettere in ombra Rocca o Ultimo, è Montalbano, il ruvido commissario di Licata creato da Camilleri, che nel '99 ha preso il volto e il fisico terragno di Luca Zingaretti confondendosi quasi con lui.

Ma ora la gente ha ripreso a chiamarmi per nome e cognome: i miei. ci sono cose di Montalbano che mi piacciono: non agisce in base a scale di valore imposte da altri ma le sue personali. E si comporta di conseguenza. E' problematico. Ama cose semplici come la sua terra, i suoi sapori, il mare, il lavoro. E la sua donna. Anche se poi gli piace stare per conto suo. Come me.

Non ci sono solo affinità tra l'attore e il personaggio, anche veri e propri punti in comune.

Solo i difetti: sono anch'io irarcibile, musone, orso e scorbutico. E come lui pessimo cuoco ma un ottima forchetta: pasta con le sarde, melanzane alla parmigiana. Cibi tradizionali, difficili da fare, delicati di sapore.

allievo di Camilleri, Zingaretti ne aveva letto fin dall'uscita racconti e romanzi. Così, quando si è parlat della riduzione televisiva, si era fatto avanti: non aveva l'età (troppo giovane) nè fisico (più asciutto), ma aveva convinto. Anche Camilleri. Ed ecco un attore noto per le parti di carogna e deliquente (Vite strozzate, per tutti) passae dalla parte della legge e della giustizia. Per sempre?

Finchè non mi offrono qualcosa di interessante .

Buoni e giusti come il giorgio Perlasca, lo Schindler italiano, che ha appena interpretato in Ungheria.

Di Montalbano va in onda la terza serie, composta da due storie, La gita a Tindari e Tocco d'artista. E la quarta?

Finiti i romanzi, si deve solo decidere tra i racconti quali scegliere.

Film Tv

Contea di Modica

Finalmente a Modica; è il caso di dirlo, dato che si tratta di una fiction televisiva di grande successo, è arrivato il Commissario Montalbano. Le riprese della serie televisiva che erano già state ambientate nel corso degli altri episodi a Scicli, Ragusa Ibla e in altre località della nostra provincia, sono approdate in questi ultimi giorni di novembre a Modica. La Città di fronte a questi avvenimenti sembra ormai avere un atteggiamento maturo e annoiato. E se da una parte sembrava guardare con occhio distratto e veloce, ma fiero di ciò che gli stava accadendo intorno, dall'altra affollava le riprese con gioioso rispetto e forse anche con l'inconfessato desiderio di una particina. Le locations scelte per le riprese sono state in maggior parte: la Chiesa Madre di San Giorgio e la residenza del Barone Pietro Ascenzo nel cuore della Città. Non sono mancati episodi divertenti, come le numerosissime riprese a vuoto prima che il prete incaricato di dare il via al corteo funebre si accorgesse che poteva anche iniziare a recitare la sua parte, dal momento che era già partito il ciak da un bel po'; o curiosi come la spiegazione a Luca Zingaretti (protagonista nel ruolo del Commissario) di che cosa fossero le "scacce" - pasta al forno ripiena e schiacciata, piena di sugo con cipolle... - datagli dal giovane attore che interpreta il suo vice. Certo non sono mancati nemmeno fenomeni di tensione, come quando, Gabriella Ascenzo, attenta padrona di casa, si è accorta che nella scena dell'irruzione nel salone da parte degli agenti con armi in pugno, si era lesionata una porcellana antica e strappato il tappeto; vi assicuro che anche se armati se la sono vista davvero brutta. Come sempre alla fine tutto è filato liscio, soltanto che questa volta è stato il Commissario a farla in barba alla propria scorta e a fuggire insieme con un'ammiratrice, non prima di aver invitato tutti alla Regia Taverna del Duca per smascherare il segreto della "scaccia" modicana.

http://www.conteadimodica.com




Last modified Wednesday, July, 13, 2011