RASSEGNA STAMPA
GENNAIO 2005
Aprile, 1.2005 (supplemento)
Cliccare
qui per scaricare il supplemento (in formato PDF, 1.600KB circa )
Congresso DS
L'utile pungolo di uno scrittore
Aldo Garzia
Il fenomeno letterario Andrea Camilleri. L'opinione dell'editore Sellerio
Attenti alle parole
Intervista ad Antonio Sellerio di Emiliano Sbaraglia
Una conversazione con Andrea Camilleri
''La politica va per conto suo e dimentica chi deve rappresentare''
"Sono un sempice cantastorie che vorrebbe scomparire dopo aver consegnato
le sue pagine"
La politica e l'impegno civile
Sulla letteratura e sui lettori
La religione e il rapporto con Dio
Intorno al commissario Montalbano
Prossimo ospite a Mussomeli
Tonino Calà, Michele Morreale
(estratto, a cura di Agostino Spataro, dalla videointervista concessa
in occasione della Festa de l'Unità del Vallone, Mussomeli (CL),
settembre 2004)
La scrittura, le ingiustizie, l'impegno, le radici siciliane
Quelle annotazioni critiche del compagno Camilleri
Agostino Spataro
Montalbano, dopo l'eco di Scascia
Carmen Ruggeri
La Sicilia, 2.1.2005
Il caso del Parco Vigata
Cimino «Intervenga Camilleri»
«Non vogliamo soldi, ma almeno una buona parola». Maurizio
Cimino, presidente del consiglio comunale di Porto Empedocle ha deciso,
nel primo giorno del nuovo anno, di rivolgersi direttamente ad Andrea Camilleri,
nel contesto del «caso Vigata». Niente dolcetti e carezze dunque,
ma una presa di posizione netta e comunque rispettosa. Il capo del civico
consesso di Vigata sottolinea come «si rimanga perplessi nel vedere
il modo tiepido con il quale lo scrittore si stia interessando alla questione
del parco letterario Vigata. Noi da Camilleri non aspettiamo assolutamente
alcuna agevolazione di carattere ecomomico, ma almeno un suo interessamento
con i soggetti preposti per mettere in evidenza le bellezze del paese che
in fin dei conti - sottolinea Cimino - è il suo paese. Quello dove
ha vissuto per anni prima di trovare il successo».
Già, il successo. Camilleri è un tipico esempio di emigrato
che, andando via, ha fatto fortuna. E anche su questo aspetto della faccenda
Cimino non usa giri di parole: «Abbiamo bisogno anche degli emigrati
illustri. Varie volte abbiamo chiesto allo scrittore di interessarsi, ma,
ad oggi non mi risulta abbia fatto qualcosa in tal senso. Perché
dunque, oltre all'impegno di questa amministrazione comunale e del civico
consesso, non si muove anche Camilleri?».
Francesco Di Mare
Il Quotidiano, 4.1.2005
Scaffali per un anno
Dan Brown stravince nel 2004. Marquez prenota il 2005
Roma - Non c’è stata quasi gara né a Natale, né prima, nelle lunghe settimane prefestive.
L’unico capace di battere Dan Brown è stato Dan Brown. Ha stordito tutti con ben cinque libri, tre suoi e due su di lui.
[...]
E gli altri scrittori, specialmente quelli di thriller? Si sono dovuti difendere. Tra questi, Andrea Camilleri con 'La pazienza del ragno' (Sellerio).
[...]
La Stampa, 7.1.2005
Lunedì scatta il divieto
Contro
il fumo più ironia meno crociate
Andrea Camilleri
Io Donna (supplemento del Corriere
della sera), 8.1.2005
Tenzoni in onda
Tre armi contro Montalbano
Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza: tutti uniti per colmare il
vuoto lasciato dal commissario più amato della tivù. Dopo
oculata indagine, ecco gli identikit degli aspiranti al titolo. E qualche
pronostico.
Una sfida a tre. In premio, la possibilità di insidiare il primato
del commissario Montalbano: dieci casi risolti ognuno davanti a dieci milioni
di fan. Un poliziotto né straordinariamente bello, neppure troppo
impavido. Eppure, sarà per lo sguardo malinconico, l'atteggiamento
sornione, i silenzi, fatto sta che Montalbano è rimasto nel cuore
anche di chi non ama i thriller. Sparito lui, agli orfani non è
rimasto che sospirare. E attenderne il ritorno. Ora l'evento si avvicina,
perché nel 2005 il regista Alberto Sironi girerà almeno due
nuovi episodi, ancora con Luca Zingaretti. Ma non li vedremo prima del
2006. Eppure un'alternativa c'è, o almeno la si può tentare:
nelle prossime settimane, tre nuovi difensori dell'ordine appariranno in
tv. Atletici, prestanti e impavidi. Riusciranno a far dimenticare il poliziotto
più amato d'Italia? Vediamoli. E azzardiamo qualche pronostico.
Ispettore a muso duro
C'è stata una rapina? Colpa di un marocchino. Le donne nella
polizia? Sarebbe bello sapere chi ha avuto l'idea. Se c'è da menar
le mani, perché aspettare? Ce le ha tutte L'ispettore Coliandro
(in realtà è un sovrintendente spedito per punizione dal
questore all'Ufficio passaporti): «È razzista, arrogante,
aggressivo e stupidotto». E non lo dice uno qualunque, ma Giampaolo
Morelli, il giovane attore che lo interpreta nella nuova serie in quattro
puntate in onda su Raidue in primavera. Coliandro è un non-eroe
creato dal giallista Carlo Lucarelli, un poliziotto un po' sfigato, in
perenne lotta con i suoi superiori - che non gli danno retta -e con le
donne, che gli danno buca. Si salva con una robusta dose di autoironia
e un'onestà di fondo: «Non molla mai l'osso e va giù
a muso duro, come Rocky Balboa. Risolve i casi grazie a un misto di fortuna
e intuito».
Perché lasciarlo perdere.
Nel privato è un disastro: quando Nikita, la studentessa che
lo aiuta in "Falange armata" (da cui è in parte tratto il primo
episodio, Il giorno del lupo) entra nella sua casa, resta sconcertata:
«”I promessi Sposi”? “I Malavoglia”? Ma non hai più letto
niente dopo la scuola? Ah, sì, “Imparo il karate”». Peccato
che non lo capisca: «Sotto la scorza ruvida e i Ray-Ban fuori moda,
Coliandro è un tenero». Non solo; secondo Morelli «è
l'opposto dei poliziotti apparsi in tv. L'abbiamo creato come un personaggio
dei fumetti, volutamente esagerato».
Perché innamorarsi di lui.
Montalbano parla poco e al momento opportuno, lui molto e a sproposito.
Lo ameranno i fan dei perdenti, e i politicamente scorretti.
Camice e pistola
Quando l'unica traccia è un frammento di capello o una briciola
di vernice ecco il capitano Riccardo Venturi, uomo d'azione e di scienza,
biologo molecolare con camice e pistola. I suoi collaboratori sono chimici,
ingegneri informatici, fisici. Lavorano in un laboratorio con tecnologie
all'avanguardia, arrivano sul luogo del delitto in elicottero. Venturi
è Lorenzo Flaherty, al suo esordio nel "CSI all'italiana" “R.I.S.”,
prima fiction dedicata al Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri
(dal 12 gennaio su Canale 5). Il personaggio è stato costruito con
la consulenza del colonnello Luciano Garofalo, capo dei R.I.S. di Parma:
«Il mio Venturi esiste davvero, l'ho conosciuto e mi ha aiutato a
entrare nella parte». A Flaherty non piace il confronto con “C.S.I”:
«Noi abbiamo un cuore». In “R.I.S.” autorità e gerarchia
restano sottotraccia: «Il capitano è un po' il papà
dei suoi collaboratori». Montalbano maltratta i suoi uomini? Venturi
li ascolta.
Perché lasciarlo perdere.
È autoritario, determinato. Spiega l'attore: «Non me ne
sto seduto alla scrivania; rischio la pelle». Integerrimo fino al
midollo, il capitano è tutto vetrini e autopsie. Pure troppo. Non
pensa a nessuno, nessuno pensa a lui. Si consola andando a cena dal collega
che tiene famiglia. Ma quest'orgogliosa solitudine non durerà: «Ci
sarà l'inizio di una storia d'amore che si svilupperà pian
piano». E perché tanta lentezza? Montalbano non aspetta.
Perché innamorarsi di lui.
Occhi azzurri e cuore tenero, Flaherty aveva amato appassionatamente
Isabella Ferrari in “Distretto di polizia”. In “R.I.S.” ha un'altra passione:
i computer. E se il poliziotto vecchio stampo Montalbano ha fiuto, il carabiniere
nuova versione ha occhio: per la scienza.
Capitano coraggioso
Un eroe senza macchia e senza paura, rispettoso delle regole e delle
gerarchie: è “Il capitano” della Guardia di Finanza Alessandro Preziosi
(su Raidue dal 18 gennaio) che, abbandonate cappa e spada, si infila la
divisa d'ordinanza. C'è poco da scherzare sulle Fiamme Gialle: hanno
visionato le sei puntate passo dopo passo. Eroi solo da una parte (il più
eroe di tutti ci rimette la pelle già nella prima puntata) e cattivi
- albanesi e rumeni che vendono armi e bambini - tutti dall'altra. Racconta
Preziosi che il suo capitano «usa la testa e non la violenza, non
mette una cimice se non è autorizzato e non ama gli inseguimenti
all'americana». E non conosce il beneficio del dubbio.
Perché lasciarlo perdere.
È il classico vorrei ma non posso, l'esasperante uomo che sfugge.
Montalbano non si decide a sposare Livia? Il capitano ama invece una donna
sposata, salvo mollarla quando il dovere chiama. E se la tentazione si
presenta con la collega, i superiori impongono: nella GdF non possono esserci
storie d'amore. Margherita (Gabriella Pession) sospira ma non lo dimostra;
è una dura anche lei. Uffa.
Perché innamorarsi di lui.
Ha dalla sua l'altezza e il fisico aitante (nessuno gli prepara gli
intingoli cari a Montalbano). Piacerà a chi ama il signorsì.
Non piacerà a chi ricorda l'eros di “Elisa”.
Cristina Lacava
La Sicilia, 9.1.2005
Andrea Camilleri. Decisa presa di posizione dello scrittore contro
chi lo accusa di non aver operato a favore di Porto Empedocle
«Invece di fare polemiche vuote, lavorino per la città»
Non c'è accusa più infamante, per Andrea Camilleri, che
essere tacciato di «tradimento» verso il proprio paese e la
propria gente. Ma lo scrittore non ha perso tempo nel reagire alle accuse
di alcuni, in primis dal presidente del consiglio comunale, Maurizio Cimino.
«Parlano senza sapere ciò che dicono e soprattutto senza
conoscere la questione - dice - Ho già detto e ripetuto che i diritti
di queste mie opere sono stati acquistati da un produttore che girerà
nei luoghi a lui più congeniali. E Porto Empedocle mi risulta non
rientri tra questi luoghi. Se proprio vogliamo dirla fino in fondo, si
tratta di una questione privata tra Rai, Regione e società Palomar!».
-Ma qualcuno sostiene che lei potrebbe almeno metterci una buona parola
…!
«Io la buona parola l'ho messa e da tempo. Però se tecnicamente
le bellezze paesaggistiche di questo luogo sono state «sporcate»
da costruzioni, antenne, parabole e quant'altro, che ci posso fare? Qui
si tratta di andare a ricostruire un vero paese dell'Ottocento e ciò
potrebbe avvenire ovunque».
-Ma la Vigata dei suoi libri che fine farà?
«Quella, da sempre, è consegnata alla mia scrittura. E
poi chi ha detto che Vigata-Porto Empedocle dev'essere per forza adatta
per tutti i miei romanzi? Se proprio andiamo a vedere, nel «Birraio
di Preston», Vigata non c'entra. A Porto Empedocle infatti non è
mai esistito un Teatro Regina Margherita. Semmai questa ambientazione potrebbe,
nel mio immaginario, essere Caltanissetta. La gente parla senza conoscere
anzi, peggio ancora, parla senza aver mai letto i miei libri!».
-Indubbiamente il progetto di Rai Fiction e della società di
produzione Palomar sta suscitando polemiche e campanilismi prima ancora
di venire alla luce.
«Smettiamola di polemizzare! - dice - E' un vecchio progetto
che servirà per ricostruire la Vigata storica con le scenografie
di Luciano Ricceri (lo scenografo di Montalbano), quella a cavallo tra
il Settecento e l'Ottocento: un set dove si andranno a girare gli esterni
dei film. Al termine, secondo i progetti della produzione, il set dovrebbe
restare aperto al pubblico come parco di intrattenimento. Però questo
non ha nulla a che vedere con la mia Vigata letteraria che è tutt'altra
cosa. Ora, far dipendere lo sviluppo economico di Porto Empedocle dalla
presenza o meno di un set, mi pare una cosa che non sta ne in cielo ne
in terra!».
L'idea di trasformare il set in parco tematico dovrebbe realizzarsi
in collaborazione con la Regione, assessorato Turismo e Comunicazione retto
da Fabio Granata. Quest'ultimo avrebbe già anche ipotizzato le 4
possibili aree dove far sorgere il parco di Vigata, tutti siti siciliani
utilizzati in passato per girare scene della serie tv del commissario Montalbano.
Tra queste non è contemplata Porto Empedocle. Sarebbero state queste
scelte a scaldare gli animi tanto che il sindaco Ferrara e il suo vice
Firetto, su mandato del consiglio comunale, sono andati a Roma per incontrare
lo scrittore e presto si recheranno dall'assessore Granata per chiedere
conto e ragione di ciò che, a loro dire, penalizzerebbe la «vera»
Vigata.
«L'unica cosa che ho potuto fare per il sindaco - continua Camilleri
- poichè non ho voce in capitolo sulle future decisioni, è
stata fissargli un appuntamento per mercoledì, a pranzo, a Roma,
con il produttore Degli Esposti. Dopo, il discorso per me sarà chiuso
e questa vicenda, debbo confessare, mi ha disturbato non poco. A quanti
sostengono che io non mi sarei impegnato per Vigata, consiglio di farsi
raccontare dal sindaco ciò che è stato il mio impegno in
questi anni per Porto Empedocle. Bisogna sempre conoscere ciò di
cui si parla. E quando le cose non si sanno meglio tacere.
Consiglierei però agli amministratori del mio paese di pensare
allo sviluppo in termini reali, perché a Porto Empedocle mi sembra
che, con o senza parco, ci sia ancora tanto da lavorare!».
Lorenzo Rosso
Giornale di Sicilia, 9.1.2005
Porto Empedocle, piace a Camilleri il progetto del "Parco" per i
suoi film
Corriere della sera (ed.
di Roma), 11.1.2005
La guida
Avete un libro nel cassetto? Ecco come trovare un editore
A prima vista, superate le pagine introduttive - tra cui un intervento
di Andrea Camilleri - il libro sembra perdere forza, ridursi a un freddo
elenco di nomi e numeri di telefono. E invece la sua forza sta proprio
lì, in quell’elenco che offre agli aspiranti scrittori tutte le
informazioni necessarie per tentare di ottenere la pubblicazione di quanto
si è scritto. Un sogno dietro il quale si accumulano lunghe notti
insonni, e che potrebbe finalmente, diventare realtà. Il programma
è nel titolo: «Pubblicate esordienti? Guida pratica per chi
ha un libro nel cassetto». Autori due giornalisti dell’Ansa: Emanuela
De Crescenzo e Francesco De Filippo, che di romanzi ne ha già scritti
due, «Una storia anche d’amore» (Rizzoli) e «L’affondatore
di gommoni» (Mondadori), molto apprezzati dalla critica e dal pubblico
dei lettori. La difficoltà di pubblicare, dunque. In Italia ogni
anno vengono inviati agli editori migliaia di manoscritti ma si contano
sulle punte delle dita quelli che arrivano sugli scaffali delle librerie.
«Pubblicate esordienti?» contiene anche un intervento di Andrea
Camilleri che consiglia pazienza e autocritica e, a proposito del suo primo
libro, scrive: «Ho spedito "Il corso delle cose" a dieci editori
e ho ricevuto dieci rifiuti». Ma scoraggiarsi non serve. Bisogna
sperare, dice Camilleri, esistono anche i colpi di fortuna. A lui andò
bene: ricevette una proposta per sceneggiare il libro rifiutato e, subito
dopo, un editore si offrì di pubblicarlo. Di ogni editore, grande
o piccolo che sia, vengono forniti l’indirizzo, la mail, il sito internet
e il referente. Ma cosa fare per essere pubblicati? Il libro contiene le
interviste con l’editore Elido Fazi e con Giovanna Bentivoglio, che da
dodici anni lavora come lettrice, da tre alle Edizioni e/o. (Nutrimenti,
pagg. 75, 7 euro)
http://www.teknemedia.net,
11.1.2005
Il Museo della Transtoria della Tuscia espone i suoi artisti alla
Galleria Giulia di Roma dal 12 gennaio al 19 febbraio 2005
Promossa dalle Regione Lazio, domani 12 gennaio alle ore 18 si inaugura
l’esposizione di 33 opere di altrettanti artisti del Museo della Transtoria
della Tuscia presso la Galleria Giulia, arte contemporanea, dell’omonima
via romana (Via Giulia 148).
I 33 artisti espositori sono di diverse generazioni, a partire dal
più anziano scultore napoletano Renato Barisani di 87 anni, per
arrivare alla più giovane artista francese di soli 28 anni Elise
Desserne.
Questo Museo, chiamato della Transtoria, è la concezione moderna
e sicuramente futura, non solo della conservazione e valorizzazione dell’opera
d’arte, ma anche della diffusione della stessa, in una visione più
possibile volta a tutti, nel rispetto di ogni livello sociale.
E’ un museo itinerante; in altre parole, è un museo che, pur
avendo una sede di riferimento, più amministrativa che espositiva,
si muove proponendo i suoi artisti, al di fuori delle convenute quattro
mura d’ogni altro museo già esistente, fuori dei confini, fuori
delle convenienze di mercato.
Quali i vantaggi? Non necessita di uno spazio di tutela espositiva,
soggetto a continue trasformazioni e non necessita di indicare un onere
d’ingresso al comune visitatore.
Questi punti agevolano la scelta di luoghi ideali, non soggetti alla
congestione cittadina, tanto meno a particolari ambientazioni di allestimento.
Questi sono alcuni dei vantaggi più evidenti, ma ve ne sono altri
che riguardano la proprietà dell’opera, la giusta scelta della stessa,
il servizio di diffusione e di mercato, che si danno al singolo artista
e al comune cittadino.
Il Museo della Transtoria è il primo museo che vende le sue
opere a totale beneficio dell’artista, che, di volta in volta, le sostituisce;
è il primo museo che raccoglie nel suo cast giovani di talento impegnati
nella ricerca e nella sperimentazione; è il primo museo che, ogni
sei mesi, “rilegge” le scelte fatte e, nel caso che queste risultino conseguenza
di un’errata interpretazione, sarà rivista la posizione dell’artista
in questione per un’eventuale rivalutazione e, in casi estremi, allontanamento
dal museo. Il Museo della Transtoria è realmente un museo di arte
contemporanea perché ogni sei mesi si aggiorna, sostituendo il lavoro
degli artisti sulla base di concreti cambiamenti avvenuti nella tecnica,
nello stile, nella visione maturata del lavoro. Il Museo della Transtoria
infine, non impone alle proprie scelte limiti di età, nazionalità,
e quant’altro possa essere limitativo al concetto di democrazia e di creatività.
La Commissione Culturale: Andrea Camilleri, Massimo Canevacci, Tommaso
Cascella, Mirella Chiesa, Michele Greco, Aldo Masullo, Paolo Portoghesi,
Claudio Strinati Gli artisti EspositoriRenato Barisani, Magalì Beaulieu,
Arturo Carmassi, Mario Carrese, Tommaso Cascella, Valerio Coccia, Giò
Coppola, Michele Ciribifera, Riccardo Crepaldi, Elise Desserne, D. Orlandi
Dormino, Renato Fascetti, Alessandro Gamba, Annamaria Gelmi, Ferdinando
Ghelli, Nora Kersh, Lughia, Teodosio Magnoni, Barbara Migno, Barbara Mindel,
Riccardo Monachesi, Elisa Montessori, Luigi Moriggi, Erzsebet Palasti,
Antonio Passa, Remo Remotti, Patrizia Riccioli, Renza Sciutto, Gudrun Sleiter,
Bebi Spina, Antonella Zazzera, Giuliano Zetti.
tiziana.bariselli@ketchum.it
La Sicilia, 12.1.2005
Ferrara e Firetto incontrano il responsabile della Palomar
A Roma per difendere la scelta di Vigata
Porto Empedocle. «Camilleri non è un traditore del
nostro paese».
Paolo Ferrara e Massimo Firetto, rispettivamente sindaco e assessore
alla Cultura non ci stanno a seguire la linea di chi ritiene il papà
del commissario Montalbano, una sorta di nemico. A riprova delle opinioni
dei due amministratori questa mattina a Roma si terrà il faccia
a faccia, forse decisivo, loro e il produttore, Piero Degli Esposti della
Palomar, la società chiamata a realizzare il set delle fiction che
riprodurranno sul piccolo schermo le atmosfere per esempio del «Birraio
di Preston». Su questa importante scadenza, Ferrara è chiaro:
«Qui non si tratta di individuare il sito ideale, ma di trovare un'area
sulla quale allocare il set che sorgerà dal nulla e che potrà
essere visitato una volta completate le riprese televisive».
Su questo snodo cruciale ruota la proposta che oggi il sindaco e l'assessore
comunale andranno a sistemare sul tavolo attorno al quale si siederà
anche Degli Esposti. Una trattativa che si preannuncia calda al termine
della quale per Porto Empedocle potrebbero essere ottenuti influssi positivi
per l'economia locale. In attesa dei risultati della colazione di lavoro
nella Capitale, non si può non prendere atto del surriscaldamento
del clima politico sullo sfondo del caso «Parco Vigata».
Ferrara e Firetto hanno puntato l'indice sulle affermazioni fatte nei
giorni scorsi dal presidente del consiglio comunale, Maurizio Cimino. «Camilleri
potrebbe mettere una buona parola per Porto Empedocle», disse Cimino.
«La buona parola ce l'ha messa eccome» ha detto il sindaco,
a un presidente del consiglio che, nel confermare il proprio pensiero sottolinea
come «nessuno, me per primo ha inteso offendere Camilleri e il suo
operato».
f.d.m.
Giornale di Sicilia, 12.1.2005
P. Empedocle, incontro per il Parco su Camilleri
Avui, 13.1.2005
Enigmística
El catarellès
El catarellès és un idiolecte sensacional que apareix
a les novelles negres de l'escriptor sicilià Andrea Camilleri, seguidor
incondicional de Vázquez Montalbán i pare del comissari Salvo
Montalbano. El catarellès no és un dialecte, com el sicilià
que tan sovint gasta Camilleri, sinó un idiolecte, verbigràcia
"el conjunt dels usos d'una llengua propi d'un parlant". El parlant en
qüestió és l'ajudant de Montalbano. Es diu Catarella
i parla catarellès. Si més no, l'escriptor i crucigramista
Pau Vidal ho tradueix així a l'última novella de Camilleri
que ha sortit en català -Un gir decisiu- en provar de retenir
el nom propi de Sozio Melato, "fàcilment traduïble en catarellès
per Ponzio Pilato". I és que una de les especialitats d'aquest benaventurat
funcionari policial és cometre alolàlia amb els noms propis,
és a dir, prendre l'un per l'altre. Les oscillacions onomàstiques,
sumades a d'altres vacillacions, generen una manera de dir única
i probablement irrepetible. Poques pàgines després Catarella
assegura: "Ha trucat en Ponzio Pilato novament altre cop! Jo li he dit
tal com vostè m'ha dit que digués, que vostè tenia
remunió amb el senyor Caifàs i el senyor Sanedrí,
però no s'ha donat per adonat i m'ha dit així mateix que
li digués de dirli que li vol dir una cosa". Quan el lector topa
amb un personatge que parla així, o el troba insofrible o inoblidable,
moltes vegades per culpa de minúsculs detalls. En el nostre cas,
les traduccions catalanes del verbívor Pau Vidal fan que la balança
es decanti cap a l'aclamació. Bravo! Camilleri aposta per un idiolecte
de tanoca embarbussat que té la virtut de fernos sentir superiors
i, per tant, condescendents. Per això riem com el beneit que tots
portem dintre.
Tres dels trets característics del catarellès són
el pleonasme, els falsos derivats i els neologismes per la via del nyap.
Vidal broda aquests primers -remunió, menstre- en
la llengua de Pich i Pon (i de Clos). En una altra de les novelles traduïdes
al català per Vidal -L'excursió a Tíndari-
Catarella demana disculpes per una intrupció, s'escandalitza
en trobar un profitlacti al terra o fa anar de corcoll el comissari
quan diu que vol carregar una fotografia a l'ordinador amb l'escarni,
és a dir escarnejarla. A banda, Catarella tria sempre la
derivació que no toca i té una curiosa manera d'emfasitzar:
"Menstre, hi ha un telefonador que vol parlar amb vostè personalment
en persona". El pleonasme adverbial és, de fet, la gran especialitat
de la casa. Catarella és l'encarregat de rebre i transmetre les
trucades adreçades a l'inspector, de manera que es passa les novelles
dient que algú vol veure Salvo personalment en persona. Els
adverbis en -ment, tanmateix, no són l'única via catarellesa
d'accés al fascinant món del pleonasme. Tres exemples extrets
d'Un gir decisiu bastaran per comprovar que cada cop que Catarella
obre la boca supera el seu rècord anterior: "Diu que el seu nom
d'ell mateix no el diu", "¿Vol dir que no és possible cap
possibilitat?" i "No hi ha ningú ni cap persona que s'assembli d'assemblança
al mort nedador".
El pleonasme és un estilema poc explotat que Camilleri usa amb
murrieria en boca del seu inoblidable secundari. Hi ha pleonasmes provinents
de la ignorància d'antics conqueridors altius. Aran, per
exemple, vol dir vall en basc, de manera que la Val d'Aran és
la vall de la vall. Durant el franquisme el rètol Alto del Ordal
era triplement alt en: espanyol (alto), occità (or)
i català (dalt). Fins i tot hi ha pleonasmes de classe. Quan
algú posa cara de saberut i diu que tal cosa és un "exemple
paradigmàtic" en comet un. En catarellès, però, el
pleonasme és norma de vida i ningú no l'entendria en persona
si no fos també personalment.
Màrius Serra (MariusSerra@verbalia.com)
La Sicilia, 13.1.2005
La Palomar guarderà Vigata
Porto Empedocle. Se non proprio i riflettori, almeno qualche lampadina
è stata accesa sulla vera Vigata. E' stato un pranzo di lavoro con
una digestione decisamente dolce. Ad alzarsi soddisfatti dal tavolo di
un ristorante romano sono stati ieri il sindaco, Paolo Ferrara, l'assessore
comunale alla Cultura, Massimo Firetto, il fratello assessore provinciale
alla Pubblica Istruzione, Calogero Firetto, il vice sindaco di Agrigento
e deputato nazionale, Pippo Scalia. Tutti recatisi nella Capitale per incontrare
il produttore, Carlo Degli Esposti, patron della Palomar, la società
che realizza le produzioni cine-televisive sulle gesta dei personaggi narrati
da Andrea Camilleri. La soddisfazione dei politici empedoclini e agrigentini
è dettata dalla disponibilità avanzata da Degli Esposti a
far tornare in gioco Porto Empedocle - Vigata nella corsa ad accaparrarsi
il sito dove girare tre telefilm sullo sfondo dell'opera camilleriana.
A far emergere la propria soddisfazione è soprattutto l'assessore
comunale, Massimo Firetto, il quale sottolinea come «l'esito di questo
pranzo di lavoro è doppiamente positivo. Eravamo partiti per Roma
convinti di discutere e ottenere buoni riscontri sull'ubicazione dei set
per i telefilm, ma abbiamo constatato la disponibilità della produzione
anche per coinvolgere il nostro paese nelle riprese del seguito dei film
sul Commissario Montalbano».
Nei prossimi giorni a Porto Empedocle dovrebbero giungere i tecnici
della Palomar per fare il punto della situazione e visionare in presa diretta
siti che nei mesi scorsi vennero scartati perché privi di connotati
settecenteschi, tipici invece dei luoghi del ragusano.
Quella che gli amministratori comunali empedoclini definiscono «la
vera Vigata», torna dunque almeno in competizione, in una corsa che
all'inizio sembrava già persa.
A cavallo delle feste di fine anno Porto Empedocle infatti non era
stata inserita nella mini lista dei paesi dove la produzione avrebbe voluto
piazzare i set. Adesso, pare che tutto sia tornato in discussione, almeno
sentendo i commenti degli amministratori locali la cui trasferta romana
è servita a qualcosa.
Francesco Di Mare
Corriere della sera,
13.1.2005
In «Tirature» il bilancio del 2004: flessione dei grandi,
avanzano i classici allegati ai quotidiani
La caduta dei signori del bestseller
Puntuale al suo appuntamento annuale, in compagnia di una fitta schiera
di analisti, Vittorio Spinazzola propone con Tirature 05 (Il Saggiatore
e Fondazione Mondadori, pagine 256, 20, in uscita il 18 gennaio) il bilancio
sull'editoria del 2004.
[…]
Non a caso il libro più venduto in assoluto è stato Il
codice da Vinci di Dan Brown, proposto notoriamente da un agente letterario:
un ottimo prodotto di artigianato letterario che si è imposto soprattutto
attraverso il fenomeno del passaparola dei lettori, come dimostra l'andamento
della sua presenza nelle classifiche, all'inizio discreta e poi via via
sempre più vistosa. In piccolo, il fenomeno si è riproposto
per il «giallo all'italiana», anche al di là del caso
atipico di Camilleri. Buon riscontro di pubblico hanno infatti avuto Lucarelli
e Carlotto. Ci sono stati gli exploit di scrittori magistrati e poliziotti
come Carofiglio, De Cataldo e Giuttari, con prodotti tutti ben costruiti
nella struttura e con esiti talvolta (per Carofiglio) persino di raffinata
scrittura.
[…]
Giorgio De Rienzo
L’Arena, 13.1.2005
Incontro con l’artista che ha 102 anni e vive a Bardolino: si è
cimentato con gli affreschi, la grafica, la ritrattistica, la scultura
Testi, un secolo vissuto d’arte
Segnato da personaggi come Marinetti, Mussolini, D’Annunzio
Non capita tutti i giorni di conoscere una persona di 102 anni, soprattutto
di intervistare un artista che ha attraversato tutto il XX secolo vivendo,
condividendo, subendo e raffigurando le varie contraddizioni, il progresso,
le tragedie, i momenti oscuri, e che ora, nella tranquillità della
vecchiaia, sa rivedere con distacco e chiarezza critica l'ultima storia
d'Italia. Succede a Bardolino, in una non lussuosa villetta d'affitto,
circondata da ulivi e aiole in letargo invernale, dove abita Carlo Vittorio
Testi, assieme a una piccola parte delle sue opere, e all'immenso fluire
dei ricordi. Immobilizzato su una sedia a rotelle, la vista ormai irreversibilmente
appannata, Testi è ancora il gentiluomo che si scusa di non potersi
alzare, e che fa un galante baciamano.
[…]
Testi mi porge un libro di Andrea Camilleri " La presa di Macallè"
(Sellerio editore di Palermo), la cui copertina riporta il suo "Manifesto
dell'Adunata degli avanguardisti all'estero".
[…]
Vera Meneguzzo
Il Venerdì,
14.1.2005
Infedeli. Nel nuovo giallo di Camilleri il commissario è sedotto
da una donna che non è Livia. Cederà?
L’ultima tentazione di Montalbano
Ve lo immaginate Salvo Montalbano che perde la testa per una donna che
non è la sua Livia? Ne vedremo delle belle nel prossimo romanzo
di Andrea Camilleri. Perché dopo anni di fedeltà (seppure
da lontano) incontrerà un'altra donna che lo tenterà molto.
E Salvo cederà? Camilleri non si sbilancia. E il suspense cresce.
Certo è che il commissario letterario più famoso d'Italia
si troverà in mezzo a due forti figure di donna. «Sarà
chiamato al compito più arduo della sua carriera: capire la psicologia
femminile», sogghigna il giallista siciliano.
(sf)
La Sicilia, 14.1.2005
Porto Empedocle, passa la modifica al regolamento
Basteranno due consiglieri per formare un gruppo
[…]
Nessun accenno è stato fatto sulla vicenda del «Parco
Vigata» anche perché il sindaco e l'assessore alla Cultura,
Paolo Ferrara e Massimo Firetto erano a Roma per incontrare Andrea Camilleri
e il produttore della Palomar, Carlo Degli Esposti.
F.D.M.
Avui, 14.1.2005
La novella negra donarà el tret de sortida a l'Any del Llibre
Una trobada europea sobre el gènere de la novella negra engegarà
la setmana vinent l'Any del Llibre i la Lectura a Barcelona. El Centre
de Cultura Contemporània de Barcelona (CCCB) concentrarà
del 20 al 22 de gener xerrades i taules rodones per establir les bases
del gènere a Europa i discutir sobre la seva importància
en la construcció de la identitat europea.
Entre els participants a la trobada -una vintena- destaquen l'autora
nord-americana Donna Leon, Alicia Giménez-Bartlett, Fernando González
Ledesma, Lorenzo Silva, José Carlos Somoza, Andreu Martín,
Jacob Arjouni, Barbara Nadel, Xavier Moret, Thierry Jonquet, Petros Márkaris,
Kjell Ola Dah, Patrick Bard i Andrea Camilleri, encara que la presència
de l'autor italià es confirmarà a última hora a causa
dels seus problemes de salut.
La trobada, que pretén reivindicar el gènere, també
retrà homenatge a l'escriptor Manuel Vázquez Montalbán,
ja que l'acte es va concebre prèviament com un homenatge al detectiu
Pepe Carvalho per part del mateix autor, i es va acabar convertint en un
in memoriam al seu creador, segons ha explicat el comissari de l'Any del
Llibre, Sergio Vila-Sanjuán. De fet, Montalbán havia concebut
les jornades com "una trobada de detectius de ficció".
Els actes arrencaran dijous dia 20 amb una taula rodona sobre la novella
negra mediterrània, en la qual participaran Camilleri, Donna Leon
i González Ledesma. També es parlarà de temes com
el thriller o el crim globalitzat i el canvi social. La cloenda de la trobada
tindrà lloc dissabte amb diàlegs que es repartiran per les
diverses biblioteques de la ciutat.
Che tempo che
fa, 15.1.2005
Luca Zingaretti intervistato da Fabio Fazio
“I prossimi episodi di Montalbano (di sicuro 2, “Il giro di boa” e “La
pazienza del ragno”; forse altri 2) saranno gli ultimi, per me, perché
‘bisogna uscire di scena prima che il pubblico si stanchi di applaudire’,
come mi diceva sempre Camilleri quando era mia insegnante all’Accademia.
Però spero che poi ne facciano altri, con un altro interprete… e
che abbiano meno successo!”.
“Mentre lavoravo al prima Montalbano ho attraversato un momento di
crisi; ho telefonato a Camilleri per chiedergli consiglio. Lui mi chiuse
il telefono in faccia dicendomi col suo vocione: <Non mi rompere le
scatole!>”.
La Repubblica, 16.1.2005
Andrea Camilleri dice che per capire Marsiglia bisogna leggere Jean-Claude
Izzo, per Barcellona Montalbán, per Atene Màrkaris. Ed è
proprio lo scrittore greco che ci guida da una città all´altra,
da un autore all´altro in un pellegrinaggio tra immaginazione e realtà
per scoprire che il giallo ha ormai sostituito il romanzo sociale. Tanto
che "se Zola fosse vivo, adesso seguirebbe questa strada"
Noir – Il Mediterraneo che racconta la vita
Dal 20 al 22 gennaio a Barcellona: primo appuntamento europeo sulla
Novela
negra, intitolato alla memoria di Manuel Vázquez Montalbán.
Due le tesi: che esista uno specifico "giallo mediterraneo" diverso da
quello nordeuropeo e americano; e che il giallo sia il nuovo romanzo sociale.
"Se Zola fosse vivo, scriverebbe un giallo", dice Petros Màrkaris
nell'incontro con cui ci accompagna nel viaggio. Con lui saranno a Barcellona
Andrea Camilleri, Francisco Gonzalez Ledesma , Donna Leon, Henning Mankell,
Alexandra Marínina, Filippa Melo, Barbara Nadel, Thierry Jounquet,
Antonio Lozano, Jakob Arjouni
Atene. Passeggia in maniche di camicia ai piedi del teatro di Erode
Attico, si parla di Sofocle e di Zagorakis, della dea del sole e di comunismo
(«E Bertinotti, da voi?»), di pomodori ripieni e di omicidi.
Omicidi letterari, certo, ma qui lungo la passeggiata dell´Acropoli
non c´è nessuna differenza tra finzione e realtà: Medea
e il delitto passionale sul giornale di stamani, Teresa Raquin di Zola,
è lo stesso. «La Grecia ha questo vede?, tutto è eternamente
presente, vivo nelle pietre». Edipo re, il commissario Charìtos,
il derby di calcio che si gioca stasera, Zeus in cima alla collina e la
gente qui ai tavoli che beve frappè di caffè. Sono i giorni
di Alcione, ad Atene: primavera a gennaio. «Alcione era la figlia
di Eolo, aveva il potere di calmare le tempeste. Ogni anno, dal dieci al
venti gennaio, arriva e porta il sole».
Petros Màrkaris è nato a Istanbul nel ´37. Istanbul,
che qui si dice Costantinopoli: nazionalismi, antiche ferite. «Ma
Istanbul non è una parola turca: viene dalla contrazione delle parole
greche "verso la città". È la città. Noi la chiamiamo
così: la Città, con la maiuscola. Politiki. L´unica,
la sola». Ha vissuto in Germania, ha tradotto Goethe e Brecht, ha
scritto per il teatro e per il cinema con Angelopoulos. «Anch´io,
come Camilleri, ho avuto fortuna da vecchio», ride. Fortuna con le
storie del commissario Kostas Charìtos. Parliamo del mediterraneo
e del giallo, Màrkaris? «Siamo qui per questo. Il più
geniale dei giallisti greci è stato Sofocle: in Edipo re l´ispettore
è lui stesso l´assassino, ma non lo sa. Ci ha mai pensato?».
Non in questi termini, in effetti. Si diceva di Zola, poco fa. «Certo,
émile Zola. Teresa Raquin è un vero noir. Se Zola vivesse
oggi, scriverebbe romanzi gialli. Il giallo oggi è del resto il
solo romanzo sociale. Dickens, Stendhal, Dostojevskij, Tolstoj. Siamo arrivati
a Thomas Mann, poi basta, il romanzo sociale è finito. Dopo la seconda
guerra mondiale, con le nouveau roman, la letteratura è diventata
personale. Psicologia. La società è finita sul fondo, l´uomo
sulla scena». Sarà stato Freud. «Anche, certamente.
È stato il secolo della psicanalisi, il Novecento. Poi, con la fine
delle grandi ideologie e con la globalizzazione, eccoci di nuovo a parlare
di società ma in termini diversi: una società che è
intreccio di finanza internazionale, economia mondiale, grandi ingiustizie
e malaffare su scala planetaria. Un´apparenza legale, una sostanza
illegale. Ecco il nuovo noir: la trama criminale è un pretesto».
Camilleri dice che per capire Marsiglia bisogna leggere Jean Claude
Izzo, per Barcellona Montalbán, per Atene Màrkaris. «E
per capire che cosa sono gli italiani, oggi, la politica la vita quotidiana
bisogna leggere Camilleri: non è così? Il romanzo giallo
non ha più niente a che vedere con l´eleganza formale e sterile
di Agata Christie, e nemmeno con la sensibilità piccolo borghese
di Simenon che pure è stato il maestro di tutti noi, ma in un´altra
epoca». La politica. Sa che Camilleri e Vázquez Montalbán
avevano immaginato di scrivere un romanzo insieme? Un dialogo in forma
di romanzo: Camilleri avrebbe raccontato la sua infanzia sotto il fascismo,
Montalbán la sua giovinezza sotto Franco. Si incontrarono a una
festa dell´Unità, Camilleri chiese a Montalbán: cosa
resta ai comunisti oggi? E Montalbán: la cucina. «Straordinaria,
questa storia. È proprio così. Gli ingredienti comuni del
giallo mediterraneo sono questi: la politica, la cucina. E l´assenza
di brutalità». Partiamo dalla politica. «Allora osservi:
l´Italia, la Spagna, la Grecia, il Portogallo hanno vissuto nel secolo
appena finito l´esperienza delle ditatture. Nei romanzi dello svedese
Mankell non c´è traccia di intreccio politico. C´è
in Camilleri, in Montalbán, nel superlativo Fernando Gonzàlez
Ledesma, catalano costretto a pubblicare in Francia negli anni della dittatura.
C´è politica nei miei libri, in quelli della portoghese Filippa
Melo. Nei giallisti turchi, nei libri del mio amico algerino Mohamed Moulessehoul,
un tenente dell´esercito che per scrivere ha dovuto prendere il nome
della moglie, Yasmina Khadra. Non avrebbe potuto, senza pseudonimo e senza
infine lasciare l´Algeria, scrivere ciò che scrive. Un americano,
un francese, un inglese può vivere senza la sensazione che la politica
riguardi direttamente la sua vita. Chi ha conosciuto gli anni di Franco,
Mussolini, Salazar, della Giunta no». Molti di voi, lei stesso, siete
stati militanti. «È vero. Clandestini sotto le dittature,
disillusi oggi. I partiti politici usano le persone più che servirle.
Viviamo in un´epoca che ha 37 e 2 di temperatura: non è del
tutto sana, non è completamente malata». È il clima
del suo ultimo libro, Si è suicidato il Che. La corruzione, e la
disillusione di chi ha combattuto una vita e poi si ritrova vecchio e tiepidamente
impotente. Màrkaris ride: tiepidamente impotente, sì. Il
sole declina dietro l´Acropoli, il nuovo selciato olimpico riflette
il tramonto arancione. «L´ho detto quest´estate a Paco
Ignazio Taibo II, che organizza la "Settimana nera" di Gijon. Gli ho detto:
se il Che fosse vivo, oggi si sarebbe suicidato. La corruzione ha mangiato
tutto. Il denaro ha vinto». Sia lei che Montalbán avete scritto
di corruzione olimpica, nei vostri romanzi: Barcellona ´92, Atene
2004. «La realtà. Nel mio prossimo vorrei parlare di pubblicità,
la nuova padrona». Si cena in una taverna della Plaka. Dolmadakia,
moussaka. La cucina, diceva. «La cucina è l´altro grande
denominatore comune del giallo mediterraneo. We have a mother sindrom.
Abbiamo vissuto in società e in tempi dove la madre accudiva: curava
e cucinava. La Madre, la società delle donne silenziose e padrone.
Il piacere carnale della vita. Osservi. L´ispettore Wallander di
Mankell veste male, mangia peggio, non fa l´amore e non dorme. La
criminologa Anastasia Kameskaya della russa Alexandra Marínina fuma
soltanto, consuma alcol da due lire. Al contrario l´ispettore Méndez
di González Ledesma, Salvo Montalbano di Camilleri, Guido Brunetti
di Donna Leon, Fabio Montale di Izzo, Pepe Carvalho di Montalbán
e Charìtos mangiano bene, bevono. Amano le donne. La cucina è
una grande consolazione quando non c´è più da fare
la rivoluzione. Anche il sesso, del resto». E niente brutalità,
nella novella nera del mare. «Può sembrare un dettaglio ma
no. Patricia Cornwell racconta storie sanguinarie. Noi non abbiamo serial
killer. Abbiamo un modo più sofisticato di essere crudeli. L´abbandono,
la distanza. Il piacere individuale di produrre sofferenza è dei
paesi molto grandi, o molto freddi: allora la perversione è un´affermazione
di sé, il sangue è calore. I morti di Mankell, in una Svezia
dove la tortura non esiste, muoiono torturati. Noi abbiamo abbastanza carnalità
nella vita, invece». Fa caldo anche di notte, ad Atene. «Quando
parla delle radici del giallo come romanzo sociale non dimentichi Chandler
e Hammet. In Italia Gadda, poi il neorealismo. Oggi amo molto Fred Vargas,
la migliore, una donna con un nome di uomo. Gli inglesi no, hanno avuto
Conan Doyle. I detective americani corrono continuamente, sono dentro un
videogame. Noi invece stiamo fermi: seduti a un caffè sul porto.
Ci sono già il mare e il vento ad agitare i pensieri, bastano».
Marsiglia, Barcellona, Mondello. Se stasera si può passeggiare al
Pireo, difatti, è solo perché Alcione ha placato la tormenta.
L´Aek ha appena vinto il derby, i clacson suonano, i ragazzini corrono
nei vicoli vestiti con una maglietta di cotone. L´ouzo non ghiaccia
le mani nel bicchiere. Ancora qualche giorno così, poi tornerà
l´inverno.
Concita De Gregorio
La Repubblica
(ed. di Palermo), 16.1.2005
Martedì con "Repubblica" esce la guida del Touring sull´Isola.
I romanzieri raccontano i loro itinerari prediletti
In viaggio con due scrittori
Da Enna ai Nebrodi guidati da Camilleri e Consolo
Via via che i musulmani avanzano in Sicilia da chiese e conventi, preti
e monaci sciamano con le loro preziose teche verso il Messinese. Corrono
a mettere al sicuro le sacre reliquie di santi e beati nel convento-fortezza
dei basiliani a San Filippo di Fragalà, il centro più importante
di resistenza contro l´invasione araba. Proprio lì Ruggero
il normanno dopo avere sconfitto i saraceni ha lasciato all´abate
il suo stendardo in segno di devozione. Spine, ossa, frammenti, capelli,
uno dopo l´altro vengono ammassati, così il monastero inespugnabile
diventa negli ultimi secoli, prima dell´anno mille, il reliquiario
più importante del mondo. Passa il tempo e con esso arabi, svevi,
normanni, angioini e borboni; restano però le reliquie. Oggi sono
conservate nella chiesa di Frazzanò, a pochi chilometri dal convento
di Fragalà, che in questi anni è stato restaurato. Valgono
sicuramente una visita.
Frazzanò-Fragalà è una delle tappe dell´itinerario
siciliano che ci propone lo scrittore Vincenzo Consolo in occasione dell´uscita
della guida del Touring Club dedicata alla Sicilia (martedì assieme
a "Repubblica"). Andrea Camilleri ci fa da guida, invece, nella Sicilia
più interna, l´Ennese, che fa da sfondo alle opere letterarie
di Nino Savarese e Francesco Lanza. «Quest´ultimo - dice Camilleri
- è l´autore dei "Mimi siciliani", scritti in un italiano
strepitoso, cristallino, senza inserti dialettali. Si tratta di un vero
capolavoro che consente, attraverso una serie di bozzetti di vita, di conoscere
a fondo i siciliani, i loro luoghi, senza il bisogno di consultare trattati
di sociologia e di antropologia. C´è poi da dire, tra l´altro,
che tutto il lascito di Savarese e quello di Lanza sono custoditi nella
biblioteca comunale di Enna». Il "padre" del commissario Montalbano
però non è convinto che sempre le pagine dei grandi scrittori
siano il miglior viatico per scoprire la vera natura dell´Isola.
Inaspettatamente, infatti, boccia Goethe. «Le sue pagine, tanto
celebrate ormai hanno fatto il loro tempo - afferma categorico lo scrittore
- quello dell´autore del "Faust" è stato un viaggio immaginario.
Lui visitava i luoghi con un´idea preconcetta in testa. Se guardava
una cosa diversa, che non quadrava, la cancellava e la riadattava alla
sua visione di fondo. Questo in verità non è un modo molto
serio di vedere le cose. È un modo poetico, dirà qualcuno.
Ma quando si viaggia è meglio mettere la poetica da parte».
Continua così il tour dell´Isola meno convenzionale iniziato
con i due grandi scrittori: Consolo innamorato della Sicilia verde dei
parchi dei Nebrodi e delle Madonie, territori ricchi di insediamenti classici,
e Camilleri attratto dalla Sicilia brulla, arida, riarsa, quella dell´interno,
con escursioni nelle coste africane dell´Agrigentino dove ha ambientato
le avventure del commissario più celebrato d´Italia e i suoi
romanzi storici. «Oltre a Porto Empedocle dove sono nato - dice Camilleri
- amo molto la vicina Val di Platani, da Cianciana a Raffadali. Si tratta
di quella parte dell´isola dove è possibile scorgere uno splendido
paesaggio umano, che io di certo prediligo, e che tuttora è stato
poco violentato dal cemento della modernità». E a proposito
dell´intreccio fra letteratura, cinema e turismo, lo scrittore parla
dell´accordo tra la Rai, la Regione Sicilia e la società di
produzione Palomar, per realizzare la Vigàta ottocentesca del "Birraio
di Preston". «La Vigàta che verrà costruita - dice
- non sarà altro che un grandissimo set cinematografico, che però
non avrà nulla a che fare con le storie di Montalbano. Si estenderà
su una superficie di cinque ettari, e assemblerà i diversi momenti
architettonici della storia siciliana. Lì verranno girati i film
ricavati dai miei romanzi storici. Pare che costi meno fabbricare una città
in grado di fungere anche da luogo turistico, che non pigliare un paese
e trasformarlo, magari costringendolo a un anno e mezzo di embargo tecnologico.
Voglio precisare che questa Vigàta sarà un luogo immaginario,
inserita in una sorta di Cinecittà ideale. La realtà, spesso,
si muove seguendo l´immaginazione degli scrittori. E viceversa».
Mentre Camilleri sembra accettare l´idea di una Vigàta
finta a uso e consumo di turisti e cinematografari, Consolo aborrisce l´omologazione
della Sicilia, trasformata nell´ultimo ventennio in un immenso set
cinematografico che fa da sfondo alle avventure di mafiosi, antimafiosi,
commissari e criminali. «Amo visceralmente la Sicilia non ancora
contaminata dall´omologazione mediatica di tivù e cinema -
dice - quella parte dell´isola più autentica e ancora integra.
I Nebrodi e i paesi della costa sottostante sono rimasti per fortuna tagliati
fuori dal flusso di massa. Per la verità questo territorio, ricco
di arte, dalla natura sontuosa, è stato sempre escluso dai viaggiatori,
fin dai tempi dei grandi tour del Settecento e dell´Ottocento, quando
il ruolino di marcia prevedeva l´Etna, Palermo e la Sicilia classica.
Solo il tedesco Seime, che girava a piedi, e poi successivamente Edmondo
de Amicis, si sono addentrati fino ai Nebrodi. L´autore di "Cuore"
nel suo "Viaggio in Sicilia", ha definito queste coste le più belle
in assoluto tra quelle da lui visitate».
Poi Consolo, dopo avere magnificato i boschi dei Nebrodi - di cui quello
della Miraglia, l´unico naturale, contrariamente alle altre foreste
siciliane, tutte quante impiantumate dall´uomo - suggerisce due escursioni,
entrambe nella zona di Capo d´Orlando. La prima al castello di Lancia
di Brolo, dove un tempo viveva la giovane Bianca Lucia, della nobile famiglia
Lancia di Brolo, che poi sarebbe diventata la moglie di Federico II, dandogli
un figlio, Manfredi, destinato a grandi gesta. La seconda nella casa museo
del poeta Lucio Piccolo a Capo d´Orlando.
Ma forse c´è anche un altro modo per conoscere la Sicilia.
Consolo e Camilleri, infatti, invitano i lettori a inventarsi un itinerario
siciliano in più tappe, magari consultando la guida del Touring
che martedì verrà distribuita con "Repubblica". Una sorta
di fai da te per disegnarsi un´isola su misura.
Salvatore Ferlita, Tano Gullo
El País, 17.1.2005
Reportaje:Los nuevos caminos de la ficción
Europa reinventa la novela negra
ncuentro internacional reúne en Barcelona a autores representativos de la potencia del género
Jean-Claude Izzo, Camilleri y Márkaris son 'hijos' de Vázquez Montalbán
La mayoría de los detectives de ficción europeos aceptan el orden establecido
Barcelona. ¿Existe una novela negra europea? Sí. ¿Contribuye a generar una identidad o identidades europeas? Ésta es una de las preguntas que se planteará el I Encuentro Europeo de Novela Negra, que se celebra esta semana en Barcelona y que reunirá a autores de diferentes tendencias: los mediterráneos Andrea Camilleri y Petros Márkaris; la corriente nórdica, representada por el noruego K. O. Dahl; el neopolar francés, encabezado por Thierry Jonquet; la rusa Alexandra Marínina, que narra los cambios que se producen en su país. El alemán Jakob Arjouni, que escribe sobre emigración e identidad. También participarán Donna Leon, González Ledesma, Andreu Martín... Todos, cronistas de su tiempo.
[...]
El siciliano Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925) es el creador del comisario Montalbano, que comparte con Carvalho el placer de la gastronomía y más cosas: una visión de lo que pasa desde la izquierda. Sólo hace falta leer su última novela publicada en España, Un giro decisivo (Salamandra en castellano y Edicions 62 en catalán), para ver lo furioso que se puede poner Montalbano: está a punto de dimitir por la actuación de la policía durante la reunión del G-8 en Génova. No le gusta la política de Berlusconi. El miedo de Montalbano (Salamandra), que acaba de aparecer, reúne seis relatos que ofrecen lo mejor del comisario.
[...]
Rosa Mora
Radio Capital, 17-21.1.2005
''La mia vita coraggiosa''
Luca Zingaretti a Capital Tribune
Luca Zingaretti resta in Sicilia, ma per combattere i cattivi prende i voti.
L’attore romano, 43 anni, arriva sul grande schermo con ‘Alla luce del sole’, il nuovo film di Roberto Faenza in cui è padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio, a Palermo, fatto uccidere dalla mafia nel 1993.
Su Radio Capital ha raccontato scena e retroscena del film appena arrivato nelle sale, le storie di Montalbano che ci aspettano e la vita di uno che ha sfondato, ma ancora sembra non essersene reso conto.
[...]
Il ritorno di Montalbano
Tra poco di certo rimetterà i panni di Montalbano davanti alle telecamere.
Gireremo “Il giro di boa” e “La pazienza del ragno”. Fino ad oggi abbiamo girato due episodi all'anno, ma siccome poi si chiude stiamo valutando se sia il caso di girare anche due racconti.
Poi davvero basta, non si tiene aperta nemmeno una finestrella?
Per me davvero basta perché, come diceva il mio maestro Camilleri in accademia, è difficile entrare in un personaggio, ma è ancora più difficile uscirne. Bisogna alzarsi da tavola con ancora un po' di fame. Avere il coraggio di smettere quando ancora il personaggio funziona, non ha stancato. Se poi si gireranno altri episodi con qualche altro attore non lo so. Se sì, spero che lo faccia peggio di me!
Ma è vero che per lei Montalbano è un amico con cui non vuole entrare troppo in confidenza?
E' come un amico estivo che ritrovo con piacere ogni anno.
E che amico è per gli italiani?
L'uomo che tutte le donne vorrebbero al loro fianco e al quale noi maschietti vorremmo assomigliare.
E' vero che le faceva un po' paura e il burbero Camilleri le ha dato il via?
Camilleri l’ho chiamato dopo una settimana che stavamo girando il primo episodio. Gli ho detto: ‘Andrea, non ti offendere, ma sto sbagliando tutto, ti sto rovinando il personaggio’.
Lui si fece una delle sue risate e mi rispose: ‘Ma non mi rompere’.
Lui Montalbano se lo immaginava come un cinquantino pieno di capelli, lo sa?
Lo so, lo so. Ma è stato davvero molto generoso nei nostri confronti, anche in pubblico.
Ha detto che gli avete conquistato dei lettori nuovi.
Non ne aveva bisogno.
Ma Zingaretti è ispido come Montalbano?
Io ho un caratteraccio, alla mia età ancora non ho imparato che il mondo, la vita, è fatta di chiaroscuri. Ancora su certe cose dico: 'O è bianco o è nero', allora rompo le scatole. Mi arrabbio, però è anche vero che sono sempre pronto a fare un passo indietro e a riconoscere che ho sbagliato.
Montalbano o Maigret: a lei chi piace di più?
E che devo dire?
La verità!
Ma di gran lunga Montalbano! Guarda, io sono un gran lettore di Simenon e non solo di Maigret, ma Camilleri con Montalbano ha scritto un personaggio strepitoso, la quintessenza del nostro essere italiani.
Montalbano o Pepe Carvaho?
Montalbano, Pepe non è simpatico per niente. Sì, brucia i libri per fare il fuoco, ma non mi dire che è simpatico…
Più appassionato di piatti saporiti e di donne Montalbano o Zingaretti?
Mi vuoi fare litigare?
Mettiamola così: Montalbano è diviso tra le donne che gli ricordano sua madre, Livia la ligure, e le donne più carnali della sua terra, la Sicilia.
Luca Zingaretti quale donna preferisce?
Le intellettuali carnali.
E tra tutti i romanzi di Camilleri quale preferisce?
Forse ‘Il birraio di Preston’, o ‘La concessione del telefono’.
Il primo l'ho comprato per simpatia, Camilleri non era ancora famoso come romanziere, l'ho visto in libreria e l'ho comprato per amicizia. E’ restato lì sei mesi. Quando l'ho ripreso in mano l'ho divorato in 48 ore.
‘La concessione del telefono’ perchè ridevo da solo, leggevo e ridevo da solo.
Ma non le è venuta voglia di scrivere a furia di studiare sceneggiature così curate, linguaggi così fantasiosi?
Come no? C'ho provato e non ci sono riuscito.
[...]
Giulia Santerini
Corriere della sera,
18.1.2005
Ritratto di un’artista in esilio
Per la seconda volta la Rai ha incrudelito su Mina rimandando in onda
uno spietato, inclemente, persino penoso ritratto di artista in esilio:
«Raccontando Mina» di Vincenzo Mollica (Raiuno, Speciale Tg1,
domenica, ore 22.45).
[…]
Ma gli schiaffi più dolorosi sono arrivati dalle lucide analisi
di due scrittori come Giorgio Bocca e Andrea Camilleri. Il primo ha legato
l’esilio di Mina alla sparizione del Bue Grasso di Carrù («Non
ci sono più i buoi grassi di una volta») e il secondo ha messo
in discussione gli editoriali che la cantante scrive settimanalmente per
un noto quotidiano («Fuori il nome del paroliere», ha intimato
il padre del commissario Montalbano).
[…]
P.S. Tutta la scena descritta è solo un parto della mia immaginazione
e ogni riferimento a fatti e persone è del tutto arbitrario. Speriamo
solo che Maurizio Costanzo non si arrabbi e Mara Venier non prenda pubblicamente
le distanze. E che Mollica venga visitato dal demone dell’ironia.
www.corriere.it/grasso
Giornale di Sicilia, 18.1.2005
La tonnara "candidata" ad accogliere Vigata
ANSA, 18.1.2005
Telecom: Progetto Italia; un milione italiani nel 2004
30 mln di spesa, 25% in solidarietà; le iniziative del 2005
Milano - Un milione di italiani hanno partecipato direttamente, l'anno
scorso, a Progetto Italia 2004, la grande iniziativa del Gruppo Telecom
nata nel 2003, che nei passati 12 mesi ha finanziato in tutta la penisola
progetti nel campo della cultura, della solidarietà, dello sport
e della formazione per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro.
Oggi il presidente di Telecom, Marco Tronchetti Provera, affiancato da
Tara Gandhi Bhattacharjee, Philippe Daverio e Renato Mannheimer, ha tracciato
un bilancio dei primi due anni e indicato il programma di massima per il
2005, che vedrà 'Progetto Italia' diventare una Spa.
[…]
Un programma nutrito, i cui principali appuntamenti saranno riconfermati
nel 2005 (le Lecturae Dantis di Sermonti, ad esempio, riguarderanno il
Paradiso della Divina Commedia) e che vedrà quest'anno molte novità
di rilievo.
[…]
A Roma, nella chiesa di San Lorenzo in Lucina 'Il classico di una vita'
che, organizzato dal giornalista Paolo Petroni, vedrà numerosi personaggi
parlare al pubblico del libro più importante della loro vita. Ci
saranno Andrea Camilleri, Moni Ovadia, Massimo Cacciari, Dacia Maraini,
il cardinal Tonini e tanti altri.
[…]
TG3 Primo piano, 18.1.2005
Sintesi dell’intervista ad Andrea Camilleri intorno alle polemiche
sulla puntata di Report sulla mafia del 15.1.2005
La piaga
Il pensiero di uno scrittore che esprime e racconta la Sicilia nel
bene e nel male
“Ho visto la trasmissione e ho provato gratitudine, non indignazione”.
“Per mezzo di Montalbano non sono narratore di favole, ma di realtà”.
“Il male in Sicilia è la mafia, il modo di intendere mafioso
prima ancora che l’organizzazione criminale”.
“Il bene è negli uomini stessi. Ad esempio, arrivano ogni giorno
nelle spiaggie siciliane poveracci e disgraziati. Quando ci sono disgrazie,
naufragi, non manca mai la coperta, il piatto di pasta, la pietà
che si può provareper un confratello”.
“In Sicilia si è quasi distrutto il muro dell’omertà,
come il buro di Berlino. Oggi la gente se vede parla, rischia ma parla”.
Onofrio Dispenza
Ottima figura quella che ha fatto il "governatore" siciliano Cuffaro
che, non senza difficoltà retoriche, ha sostenuto la necessità
di applicare la par conditio anche ai servizi sulla mafia (facciamo un
po' e un po'). Infatti in Sicilia non c'è solo la mafia, c'è
anche la cassata (non l'ha detto ma l'ha pensato), la cucina ottima, l'architettura
greca e barocca, la natura aspra e dolce, i celebrati vini, le arance squisite,
la pasta di mandorle, i pupi, filosofia e storia, e poi c'è il Sommo...
oh no, non il Sommo! quel rompicosi che parla di cose che non esistono
(per forza, a furia di vivere a Roma il ponentino gli ha dato alla testa...)
come la mafia (ma qualcuno non si era lamentato che non parla mai di mafia?
si mettessero d'accordo). Il Sommo parla, infatti, in perfetta sintonia
con quello che ha detto l'on. Fava, quello che ha mostrato "Report", quello
che sostengono gli imprenditori siciliani: la mafia è più
potente che mai. Il Sommo però, e non solo per dare lo zuccherino
a Cuffaro, ha anche detto che almeno la mentalità omertosa si è
spezzata: "Oggi se la gente vede qualcosa parla, rischia ma parla".
Marina
CorreioWeb
Andrea Camilleri revela alma italiana
A Ópera Maldita, tradução de Giuseppe d’Angelo
e Maria Helena Kühner, autor Andrea Camilleri, editora Bertrand Brasil,
236 páginas
Beirando os 80 anos, Andrea Camilleri é um dos grandes nomes
da cultura italiana contemporânea, escritor e autor de roteiros para
televisão e mais um pouco de tudo. Sua literatura se divide basicamente
em duas vertentes: os policiais de grande sucesso de público, protagonizados
pelo detetive Salvo Montalbano (homenagem ao escritor espanhol Vásquez
Montalban), e os romances picarescos, todos ambientados em sua Sicília
natal. Neste último gênero, que já rendeu deliciosas
histórias, como “Por uma linha telefônica”, acaba de sair,
pela Bertrand Brasil, “A ópera maldita”.
O estilo de Camilleri por si já é uma atração
à parte, pela ironia, pelo recorte crítico que faz a um meio
social situado em meados do século 19, mas que desvenda a alma do
povo italiano com incrível atualidade. Fora isso, a trama do livro
garante boas risadas, por toda a situação envolvida: disputas
de poder, inveja, intrigas, adultério, maledicência, violência
explícita ou velada.
Tudo começa com a rivalidade entre duas cidades sicilianas:
a pequena e portuária Vigàta e a capital da província,
Montelusa. O prefetto (representante do governo central) da cidade praiana
impõe, para a inauguração do novo teatro, a representação
da ópera Il birraio di Preston, de Luigi Ricci, repudiada pela população
local. Às diatribes em torno de estilos líricos, da qualidade
dos intérpretes, da trama operística, do conhecimento musical
de habitantes de cada localidade, se juntam diferenças de temperamento
e sotaque entre sicilianos, calabreses, romanos, piemonteses e as variadas
regiões que recentemente se haviam juntado em torno da unificação
da Itália. Ação de mafiosos e disputas entre defensores
do rei e da república põem lenha na fogueira, com o envolvimento
de praticamente toda a população na disputa em torno da ópera.
O resultado é tragédia, com a repressão da polícia
aos que queriam deixar o teatro antes do fim da função e
o incêndio criminoso da casa de espetáculos logo após
a confusão. Os diversos personagens apresentados ao longo da trama
vão encontrando destinos que vão do trágico ao cômico,
com saldo de três mortos e conseqüências políticas
e pessoais para todo mundo.
Pesquisas
Em “A ópera maldita”, Andrea Camilleri baseou-se em pesquisas
sociológicas e num caso verídico similar ocorrido na região,
na mesma época. O que ele faz no romance é reinventar tudo,
costurando as histórias com rica exploração de linguagem
(que a tradução busca respeitar e explicar em suas sutilezas),
e ainda esbanja erudição ao brincar com grandes nomes da
literatura universal (Italo Calvino, André Gide, Ray Bradbury, Joseph
Conrad, Karl Marx, García Márquez e Checov, entre outros),
ao conferir a cada capítulo título de livros de cada um deles.
Clara Arreguy (Do Correio Braziliense)
La Sicilia, 20.1.2005
Il porto apre alle crociere
Il sindaco Ferrara prova a convincere le compagnie di navigazione a
fare tappa a Vigata
Porto Empedocle. La linea Roma - Vigata si fa bollente. Non passa giorno
che i vertici della locale amministrazione comunale non salgano sul primo
aereo diretto nella Capitale per andare a «vendere» il «prodotto»
Porto Empedocle. Dopo la trasferta dei giorni scorsi per convincere i produttori
delle fiction sulle opere di Andrea Camilleri - trasferta conclusasi pare
con ottimi risultati - ieri mattina il sindaco, Paolo Ferrara, l'assessore
allo Sviluppo Economico, Alfonso Lazzara e il consigliere comunale, Elio
Lala hanno pensato alle crociere.
Visto che i lavori di dragaggio dei fondali del porto sarebbero a buon
punto, con la consegna dei lavori prevista per la fine del prossimo maggio,
gli amministratori empedoclini hanno deciso di accelerare sulla strada
che porta alla stipula di accordi con le compagnie di navigazione specializzate
nelle crociere.
Ferrara non ha voluto fare nomi, ma ha sottolineato come «nelle
scorse ore abbiamo incontrato i rappresentanti di prestigiose compagnie
che si sono detti disponibili a includere il nostro paese nella lista dei
porti dove fare attraccare le loro imbarcazioni».
Una situazione dunque in piena evoluzione, con il primo cittadino,
l'assessore e il consigliere recatisi nella città eterna come farebbe
un commerciante. Un commerciante voglioso di vendere il proprio prodotto
per guadagnare e sopravvivere. E il guadagno derivante dalla valorizzazione
del porto dragato è facile immaginare possa tradursi in centinaia
di turisti in transito sulla banchina. Fino ad oggi le navi da crociera
lambiscono soltanto lo scalo empedoclino e, salvo rare eccezioni di piccola
stazza, tirano dritto verso altri approdi nel cuore del Mediterraneo. L'intento
degli amministratori di Vigata è quello di «far conoscere
le nostre caratteristiche che - dice Ferrara - pensiamo non siano in possesso
di altre località. Siamo al centro del Mediterraneo, abbiamo i Templi
a pochi chilometri di distanza e siamo una realtà che punta molto
in alto».
Quando tornerà dalla Capitale, il sindaco, l'assessore e il
consigliere faranno il punto al termine dell'ennesima trasferta in riva
al Tevere.
Intanto, entro fine mese si attendono novità importanti sul
fronte dei sopralluoghi a Vigata preannunciati dai produttori Rai in vista
della realizzazione delle fiction camilleriane.
Francesco Di Mare
La Sicilia, 20.1.2005
Pirandello, Sciascia e Camilleri in mostra alla Bit
Racalmuto e Porto Empedocle insieme alla borsa del turismo di Milano
Porto Empedocle. Era ora. Finalmente qualcuno ha capito che lo sviluppo
turistico dell'agrigentino passa attraverso la valorizzazione del patrimonio
culturale. Per questo, alla prossima edizione della Bit di Milano, ovvero
della Borsa internazionale del Turismo i Comuni di Porto Empedocle e Racalmuto
mostreranno l«argenteria». Proprio come se si trattasse di
oggetti preziosi, all'interno di due stand creati appositamente verrà
esposto tutto quanto riguarda l'opera di Andrea Camilleri, di Luigi Pirandello
e Leonardo Sciascia. Ovvero dei tre massimi rappresentanti della letteratura
agrigentina degli ultimi cent'anni. Una sintesi perfetta di cultura, arte,
storia e tradizione popolare che gli amministratori comunali del nostro
tempo hanno deciso di esporre con orgoglio dinanzi agli occhi dei visitatori
del massimo evento promozionale della penisola nel campo del turismo. Dunque,
al posto di caciotte, ricotta, salame, pecorini e prodotti culinari di
ottima fattura dal prossimo 12 febbraio nel capoluogo lombardo si potranno
«gustare» tre specialità della letteratura della Sicilia
vera, quella raccontata da Andrea Camilleri, Luigi Pirandello e da Leonardo
Sciascia. Il gemellaggio culturale tra Vigata e la città della ragione
non oscurerà lo stand che ogni anni per tradizione vede in prima
linea la Provincia regionale. «Stiamo cercando in tutti i modi di
far conoscere le nostre bellezze» ha detto il sindaco di Porto Empedocle,
Paolo Ferrara preannunciando la presenza dello stand in onore di Camilleri,
Pirandello e Sciascia».
F.D.M.
Avui, 20.1.2005
Narrativa
La síndrome de Conan Doyle
Henning Mankell, El tallafoc. Traducció de Carolina Moreno.
Tusquets Editors. Barcelona, 2004.
Henning Mankell s'ha cansat de Kurt Wallander. Ha començat a
perdre-hi interès i la consideració que qualsevol autor ha
de tenir pels seus personatges -i més quan aquests li han permès
sortir de l'anonimat literari i econòmic- i ha patit els primers
símptomes de la perniciosa síndrome de Conan Doyle,
que comença amb un desmenjament generalitzat, continua amb un odi
evident i acaba amb l'assassinat immisericorde del comissari, detectiu,
inspector o policia (ratlleu el que correspongui) de torn. La majoria de
vegades el germen d'aquesta malaltia és el cansament que sobrevé
després dels tímids primers passos cap a la popularitat,
l'eufòria de l'èxit i l'agraïment públic de l'autor
al seu personatge i a la fidelitat dels lectors. Un cansament atiat per
un dimoni petitó que s'enfila a l'espatlla esquerra de l'escriptor
i li xiuxiueja a cau d'orella que és llàstima que malguanyi
el seu talent amb una novel·la de lladres i serenos quan hauria
d'escriure literatura de debò i que un àngel petitó
enfilat a l'espatlla dreta de l'escriptor intenta contrarestar dient-li
que empescar-se noves aventures, crear nous personatges i noves relacions
amb el seu heroi és tot un repte que no hauria de menystenir.
Mentre dura la batalla entre l'àngel i el dimoni, l'escriptor
va publicant noves (poques i comptades) entregues del seu personatge, en
les quals els lectors comencen a entreveure els primers senyals d'una mort
anunciada: una amenaça de jubilar el policia tal, una crisi depressiva
amb baixa mèdica posterior del comissari tal altre, un accident
que pot apartar indefinidament l'inspector daixonses del servei o aquell
tan famós de fer caure el detectiu dallonses i el criminal que perseguia
daltabaix d'una cascada suïssa. Tard o d'hora li passa a tothom (exceptuant
Hercules Poirot i Miss Marple, que tenien una mare que vetllava molt per
ells, i Philip Marlowe i alguns investigadors privats nord-americans, que
van establir una profitosa relació laboral amb els seus creadors)
i sembla que ara li està arribant el torn a Kurt Wallander.
RÈQUIEM ANUNCIAT
En aquest cas potser els ítems plantejats més amunt no
concorden al cent per cent amb la realitat (Mankell és un dramaturg
reconegut que no ha de demostrar a ningú que sap fer literatura
de la bona) però després de llegir El tallafoc i prestar
especial atenció als fets de l'últim capítol (que
naturalment no puc revelar) cap lector intel·ligent dubtarà
que els voltors estan començant a volar en cercle sobre el pobre
Wallander, immergit en una investigació sobre un crim de conseqüències
globals que es presenta als seus ulls (i als del lector) com un iceberg
del qual només veu el deu per cent que surt del mar. I és
que hi ha altres elements que anuncien el rèquiem: la mateixa estructura
de la novel·la, allargassada absurdament fins a 491 pàgines
per a una història que, tal com està explicada, no hauria
necessitat més que la meitat; l'actuació dels personatges,
estàtica, desencantada, que no s'avé amb la gravetat de l'amenaça
criminal que plana sobre ells; la malèvola transformació
de les relacions entre Wallander i alguns companys (Martinsson, Lisa Holgersson,
Ann-Brit Höglund...), en alguns casos incoherent i forçada
per augmentar la sensació de decepció del protagonista, i
l'abús repetitiu de situacions que alenteixen el ritme de la novel·la
fan l'efecte que els personatges no saben on van i avorreixen el lector,
que només aguanta per veure com s'acaba tot plegat (la tardor passada
Barbara Nadel declarava, en una entrevista de presentació de La
hija de Baltasar, primera novel·la del seu inspector Ikmen, que
la descripció d'un intercanvi de trets pot ser molt avorrida, i
té tota la raó, però no es creguin que és gaire
més divertit assistir a un interminable seguit de reunions d'un
equip investigador que sempre parla del mateix i no avança de cap
de les maneres en l'aclariment de la trama).
L'OPINIÓ D'ANDREA CAMILLERI
No fa gaire, Andrea Camilleri, el pare de l'inefable Montalbano, comentava
en una entrevista una carta que havia rebut d'un lector que el comminava
a no transferir les seves idees al comissari "perquè el personatge
pertany als lectors" i, arran d'això, el mestre sicilià defensava
el seu dret a fer el que li vingués de gust amb el personatge, que
per això era seu. Un dret innegable aquest de "jo el creo, jo el
transformo, jo el destrueixo i ningú n'ha de dir res". Però
potser la diferència rau en l'actitud. I és possible que
el que diré a continuació no sigui gaire catòlic,
però Montalbano pot abandonar la policia per fer-se frare, si Camilleri
vol, i no grinyolarà. Fins i tot rebrà l'acceptació
de la majoria de lectors, perquè saben que l'autor sicilià
s'estima el seu personatge i les transformacions a què el sotmet
es mouen dins de la coherència i el respecte. En canvi, el pobre
Wallander ho té més cru. El seu pare Mankell l'ha començat
a avorrir, i el pot jubilar, buscar-li una dona i enviar-lo a fer turisme
per països càlids o apartar-lo de l'acció per encetar
una carrera com a brillant conferenciant de la policia, que potser serà
coherent, però també serà una evolució nascuda
del cansament i les ganes de desempallegar-se'n. I, tot i que personalment
l'inspector Wallander no és sant de la meva devoció, crec
que es mereix un destí millor.
Alba Alsina
Avui, 20.1.2005
El comentari
Novella negra i intriga basca
A partir d'avui tenim a Barcelona una vintena d'autors continentals
de novella negra. Si vénen escassos d'arguments, que mirin cap a
Espanya i el País Basc. L'oasi del consens estatutari català
és més avorridet, però que duri. Llàstima que
el desaparegut Vázquez Montalbán, impulsor de la cita, no
els podrà fer d'amfitrió, ell que tan bé coneixia
el laberint de les identitats hispàniques i les seves trames polítiques.
I llàstima, també, que fallarà el seu admirador Andrea
Camilleri, l'home tranquil creador del sicilià Montalbano, ínclit
inspector.
El sarau polític basc s'ha avançat al Carnaval, però
ja hi havia indicis que seria matiner. Qualsevol d'aquests primeres espases
del gènere policíac els hauria detectat. El primer va ser
quan van castigar Carod per parlar de pau amb ETA. Després, al Fòrum
de les Cultures es va voler prohibir que es discutís sobre el conflicte
basc. Alguna cosa es començava a moure i els sectors immobilistes
es mostraven inquiets. Entremig, el brutal 11-M -drama i més misteri-
i la consegüent victòria zapaterista. Ara comença a
semblar versemblant que ETA algun dia deixi les armes -tampoc cal que ens
fem gaires illusions- i que els bascos s'autodeterminin, ni que sigui sense
valor jurídic. El canvi d'escenari fa por a Espanya, per això
uneixen forces les forces oposades, amb la benedicció d'un rei que
cada dia s'assembla més al Toni Albà. A Catalunya estem desconcertats,
una mica a veure-les venir, simulant que la via catalana per reformar l'Estat
marca la pauta. És una manera simpàtica d'autoengany. La
iniciativa, sens dubte, la porten Ibarretxe, elegant i exigent, i Zapatero,
simpàtic i poderós.
Tot es mou, i ràpid. El moment és trepidant. La realitat
sempre supera la ficció. No hi falta cap dels ingredients d'intriga
política amb ramificacions policials i secretes. Ja es va veure
l'ús que els serveis d'intel·ligència espanyols van
fer de l'escapada a Perpinyà del líder d'ERC. El que passa
és que no en sabem de la missa la meitat. Que els escriptors europeus
de novella negra ens il·luminin i busquin un final enginyós
i, si pot ser, a favor de la llibertat i la justícia. Allò
que quasi mai no passa ni a les novel·les ni a la vida. Sí,
sí, volem un final feliç.
Ignasi Aragay
Il Mattino,
22.1.2005
Mediterraneo, un mare noir
Andrea Camilleri non è venuto a Barcellona. Un malanno lo ha
inchiodato a letto. Ma ha ricordato con
un messaggio il suo amico Manuel Vazquez Montalban. Perché
è proprio il padre di Pepe Carvalho il cardine attorno al quale,
da venerdì a oggi, sta ruotando il primo incontro europeo del giallo,
dedicato al «noir mediterraneo». Nella platea del Centro di
cultura contemporanea, ci sono molti dei figli letterari di Montalban che
sono riusciti, con i loro detective a reinventare il giallo europeo contemporaneo,
in chiave di romanzo sociale. C’è Donna Leon, con il suo commissario
Guido Brunetti, Henning Mankell con l’ispettore Kurt Wallander, e ci sono,
fra gli altri, Patrick Bard, Andreu Martin, Jackob Arjouni, Alexdrandra
Marinina, Nadel o Thierry Jonquet. Una grande famiglia di eredi di Simenon
la cui opera, nel caso dei veterani, ha cominciato a essere pubblicata
negli anni Settanta. È un genere che, da 30 anni, ha dimostrato
di essere un mezzo efficace per comprendere i cambiamenti di costume e
districarsi fra le coordinate socio-politiche di un paese. «Ma è
anche lo strumento per la costruzione di un’identità europea, perché
obbliga i lettori a una continua ridefinizione delle priorità sociali»
spiega David Barba, coordinatore dell’incontro. «Il giallo italiano,
con quelli greco e spagnolo hanno una forte connotazione politica perché
i suoi scrittori hanno vissuto la dittatura e vivono una militanza politica,
sebbene con disincanto e frustrazione» sostiene il greco Petros Markaris.
Scrittore tardivo di gialli, Markaris ha molto in comune con Camilleri
e il suo “Suicidio perfetto” è un attacco spietato alle Olimpiadi
di Atene, proprio come quello per Barcellona nel “Labirinto greco” dello
scrittore spagnolo. «La memoria è il mio romanzo e allo stesso
tempo la città che ho disegnato. Le città del corpo, dell’anima,
della memoria personale» aveva spiegato Vazquez Montalban in un’intervista.
L’omaggio che gli dedica Barcellona include un itinerario drammatizzato
- con tanto di mistero da svelare - lungo la geografia della sua infanzia
e della sua opera, attraverso quartiere cinese di Barcellona, il Barrio
Gotico per approdare al ristorante Casa Leopoldo e al mercato della Boqueria.
«Ciò che ci unisce è la gastronomia» ha sintetizzato
Markaris «Carvalho è il gran maestro della cucina. Fabio Montale,
il detective di Izzo, è un gourmet. Lo stesso vale per Montalbano
di Camilleri». I mediterranei, è certo, godono di più
dei piaceri della vita rispetto ai colleghi del nord. Del resto, lo stesso
Montalban amava dire che «il Mediterraneo ha un unico segno di identità
comune: la melanzana».
Paola Del Vecchio
Avui, 22.1.2005
L'escriptor italià Andrea Camilleri no ha pogut assistir per
problemes de salut a la Trobada Europea de Novella Negra, ni a l'homenatge
que es va fer ahir a Manuel Vázquez Montalbán al Saló
de Cent de l'Ajuntament de Barcelona. Però la seva veu va ser-hi
present amb el parlament que havia preparat per recordar l'amistat que
va unir els dos escriptors. No en va el comissari famós de Camilleri
es diu Montalbano en homenatge al creador de Carvalho. Reproduïm
el text preparat per Camilleri.
Trobada de novela negra
Els escriptors recorren els escenaris de Pepe Carvalho
Els escriptors que participen en la Trobada Europea de Novella Negra
van poder seguir ahir l'itinerari més comú de Pepe Carvalho,
protagonista de les novelles de Manuel Vázquez Montalbán,
un autor que ahir va ser homenatjat a l'Ajuntament de Barcelona.
La vintena d'escriptors de novella negra que s'han aplegat a Barcelona
per aprofundir sobre la identitat del gènere van poder trepitjar
els carrers i locals més emblemàtics de la ciutat que adorava
Pepe Carvalho. Hi ho van poder fer en la presentació del nou itinerari
literari escenificat, “Les Barcelones de Pepe Carvalho”, que ahir es va
presentar i que es farà cada dissabte al matí a partir del
29 de gener.
L'itinerari parteix del recinte de l'antic Hospital de la Santa Creu
i ahir va continuar cap al restaurant Casa Leopoldo i la plaça Padró.
Va ser una mena d'assaig reduït que es va fer, només d'una
hora de durada, i que inicia la ruta definitiva que es farà cada
dissabte. Així, l'itinerari continuarà per la cocteleria
Boadas, el recinte del Centre Gallec, l'antiga seu del PSUC, la plaça
Reial, el bar Glaciar i la plaça de Sant Felip Neri.
Cal destacar que, en aquests escenaris, a més d'un narrador
que els situa dins de l'univers literari de Vázquez Montalbán,
s'escenifiquen fragments de les novelles de Pepe Carvalho amb tres actors:
Robert Gobern, que fa de Carvalho; Joan Raja, que interpreta el capellà
de Sant Pau del Camp i Bromuro; i Mònica Aybar, que fa el paper
de dues protagonistes més de les novelles de Vázquez Montalbán.
Es tracta d'un joc de pistes escenificat que condueix a la resolució
d'un misteri novellesc, però que a la vegada ofereix una visió
lúdica i nostàlgica d'unes històries i personatges
(la Charo, Bromuro, Biscuter) que han contribuït a l'educació
sentimental de diverses generacions de lectors.
Homenatge popular
Vázquez Montalbán va ser ahir més protagonista
de la Trobada Europa de Novella Negra amb l'homenatge que li va oferir
la ciutat i els escriptors al Saló de Cent de l'Ajuntament. Va ser
un acte emotiu, especialment quan la seva vídua, Anna Sallés,
va recordar l'any i tres mesos passats sense ell, ben compensats per l'escalfor
trobada en tants reconeixements públics de la seva obra i persona,
com el que es fa aquests dies a Barcelona. Representant els escriptors
de novella negra, van intervenir-hi el grec Petros Markáris, la
nord-americana Donna Leon i el barceloní Francisco González
Ledesma, que van lloar el mestratge de Vázquez Montalbán
i van expressar l'admiració per la seva obra. Sergi Vila Sanjuan
va llegir el text de l'escriptor italià Andrea Camilleri, que no
ha pogut assistir a la trobada per malaltia. Un text que reproduïm
a la pàgina 41. L'acte va ser presidit per l'alcalde de la ciutat,
Joan Clos, i el president del Grup Planeta, José Manuel Lara, que
va recordar els anys d'amistat que havia mantingut amb l'escriptor, des
que van collaborar junts en la revista Por Favor.
Nous camins
Ahir al matí es va fer la tercera taula rodona de la Trobada,
en què es va analitzar l'actualitat actual de les novelles d'intriga.
Hi van participar els escriptors francesos Thierry Jonquet i Jean-Christophe
Grangé, el cubà José Carlos Somoza i la portuguesa
Filipa Melo.
El quart i últim debat es va centrar en els nous herois recents
de la novella negra, que ja militen en el món de l'ecologisme, l'antiglobalització
i el canvi social, i que obren nous camins narratius que evolucionen ràpidament.
En van parlar els seus creadors, la turco-alemanya Kakob Arjouni i els
espanyols Lorenzo Silva, Antonio Lozano i Alicia Giménez Bartlett,
coneguda com la Dama del Crim.
Jordi Capdevila
La Repubblica
(ed. di Palermo), 22.1.2005
Le idee. Mal di Sicilia quel virus che contagia gli scrittori
Quei forzati dello scirocco nell´isola che diventa ossessione
Dopo venti, trenta anni ad addentare nebbia e smog nelle metropoli
italiane e della Mitteleuropa, l´ispirazione arriva sempre sospinta
dalle folate di scirocco. Poeti, scrittori, pittori, artisti, che vivano
a Milano, a Roma o a Bonn, il risultato è sempre lo stesso: le loro
opere parlano solo e sempre dell´isola lontana. Mai a guardare dietro
la tenda della finestra. Gli occhi sempre persi oltre ogni orizzonte visibile
a sognare lo Stretto. È il mal di Sicilia. E l´elenco di titoli
di libri e di quadri che hanno per soggetto la sicilitudine è lungo
almeno quanto il periplo dell´isola. Da Verga a Quasimodo, da Sciascia
a Consolo, da Guttuso a Camilleri. Anche le ultime generazioni di autori
ne risultano contagiate. È un´epidemia.
Tutti a indagarne, a sviscerarne ogni zolla. Spesso arando terreni già
ampiamente battuti dai patriarchi della letteratura e dell´arte.
Dal caso Majorana alle mummie nelle catacombe dei cappuccini, dalle zolfare
ai baroni bizzarri, dai luoghi pirandelliani a quelli dello sbarco dei
Mille, dalle suggestioni classiche a quelle barocche, dagli ultimi carrettieri
ai cantastorie in estinzione, dalle stanze dello scirocco allo scirocco
tout court.
Dopo i pezzi pesanti della letteratura dell´Ottocento e del primo
Novecento, è stato Leonardo Sciascia con “La corda pazza” a riprendere
l´esplorazione dei nostri territori, vicini e lontani, anche se nell´immediato
dopoguerra Sebastiano Aglianò in “Cos´è questa Sicilia”?
aveva tratteggiato un ritratto appassionato di squarci di vita isolana.
Dopo è un diluvio. Occhio di capra (Sciascia), Diario siciliano
(Farinella), L´incominciamento (Bonaviri), Il fiele ibleo e La luce
e il lutto (Bufalino), Il gioco della mosca (Camilleri), Di qua dal faro
(Consolo), La testa ci fa dire: Dialogo con Andrea Camilleri (Sorgi), Cose
di Sicilia e di Siciliani (Giorgio Frasca Polara), In Sicilia (Collura).
E tanti altri testi, anche di non siciliani, come Massimo Onofri e Stefano
Malatesta, contagiati anche loro dallo stesso virus. Ultimo sbarcato in
libreria “I siciliani” di Gaetano Savatteri.
Perché questo ossessione? «La Sicilia è una terra
molto intensa nelle sue contraddizioni - dice Dacia Maraini, che fa prendere
le mosse al suo ultimo romanzo “Colomba” (Rizzoli) dalla sua terra natia,
anche se la storia poi si sviluppa in Abruzzo - Poetica e fortemente drammatica.
Sono luoghi forti che si prestano al racconto. La nostra è una terra
narrativa per eccellenza. Non a caso tanti scrittori sono siciliani. E
spesso hanno il dono della visionarietà. Vedono molto di più
di quello che si presenta in apparenza. E vedono lontano, oltre lo Stretto
anche quando vivono al di là».
Si presuppone che i siciliani siano diversi, e in tanti, isolani e
non, si sono cimentati nella definizione di questa diversità: il
problema è che, come ha scritto Sciascia nel 1989, «le verità
e le suggestioni che corrono in simili definizioni e ritratti un po´
somigliano a quelle degli oroscopi e danno origine a luoghi comuni, a quelle
idee che acriticamente si ricevono e si ripetono».
Gaetano Tranchino, pittore amato e lanciato nei circuiti nazionali
dallo stesso Sciascia, l´altro ieri ha inaugurato una mostra a Milano.
Guarda caso intitolata "L´isola non lasciata". «Nessuno riesce
mai ad andare davvero via - dice l´artista - a recidere le radici.
E quando scappano esasperati da tutte le storture e i disservizi che angustiano
la nostra vita non fanno altro che cercare altrove quello che hanno lasciato
o perduto in Sicilia. C´è un mio amico fotografo fuggito dall´isola
per fermarsi - e comprare casa - in Spagna in un luogo somigliante come
una goccia d´acqua al suo paese natio, Bagheria». Tranchino
non fa il nome, ma ci vuol poco a capire che si tratta di Ferdinando Scianna,
fotografo di fama internazionale.
«È vero - aggiunge Andrea Camilleri, che nell´Agrigentino
ha ambientato tutti i romanzi montalbaniani - la Sicilia è forse
troppo inflazionata. Ma ben vengano questi libri, che in qualche modo servono
a fare comprendere alcuni aspetti del Sud a chi vive altrove. D´altra
parte, e non lo scopro di certo io, la Sicilia è terra di affabulazioni».
Il critico Natale Tedesco invita ad ampliare la prospettiva. «Certo,
ci sono ancora alcuni studiosi che cadono nell´autoreferenzialità
- dice - che non sono capaci di andare oltre lo Stretto, glorificando la
piccola patria. Ma bisogna guardare all´Isola come a una provincia
del mondo, al centro del Mediterraneo e aperta verso l´Europa. L´esemplarità
di certe esperienze siciliane è dovuta al fatto che si tratta sempre
di qualcosa legato alle correnti culturali europee e mondiali». Lo
showman Rosario Fiorello lo spiega più terra terra. «È
una questione di Dna. Anzi la sicilianità è peggio del Dna.
Io da adulto ho vissuto ovunque tranne che in Sicilia eppure cerco l´ispirazione
sempre nell´isola. La mia insularità mi sta addosso come una
seconda pelle, non riuscirei mai a staccarmene. Siamo attaccati alla nostra
terra. Tant´è che ci chiamano terroni».
È il filologo Silvano Nigro, grande letterato, a tirare le somme.
«Dall´isola più grande del Mediterraneo sono scaturiti
troppi miti, positivi e negativi, ovviamente. La corda pazza, il ritorno
a Itaca, la sicilitudine, l´idea della Sicilia come nazione e così
via. E al riparo di queste certezze ci siamo cullati a leggere una realtà
come immutabile, mentre invece cambiava radicalmente sotto i nostri occhi
senza che ce ne accorgessimo. Così quando ci troviamo di fronte
a pezzi di realtà fuori dagli stereotipi non li riconosciamo. Chiedo
e mi chiedo: cosa ne sappiamo, e quanto, della Sicilia di oggi? Dei cambiamenti
antropologici che hanno azzerato secoli di cultura? Cosa sono diventati
i nostri contadini? La nuova cultura popolare cosa produce? Cosa passa
nelle teste dei nostri giovani, delle donne? E della mafia stessa, sempre
più politicizzata, come ne seguiamo le mutazioni?». Come dire,
invece di arare quella Sicilia conosciuta rimbocchiamoci le maniche per
esplorare l´intorno che cambia in un vorticoso flusso epocale. Basta
bordeggiare, al largo, al largo, come recitava il Galilei di Brecht.
Salvatore Ferlita, Tano Gullo
Il Messaggero,
24.1.2005
Ma Montalbano e Carvalho indagano senza dimenticare il cibo, il
vino e le donne
Barcellona. Nella città di Manuel Vázquez Montalbán
, che non si rassegna alla perdita del suo maggior scrittore , la settimana
del romanzo “nero” europeo (la Novela Negra Europea), alla quale
ha partecipato una ventina di autori, si è conclusa con una consapevolezza
sopra le altre: le penne del Nord sono più introspettive e contorte
di quelle partorite dal Mediterraneo. In altre parole, se Montalbán
è irripetibile nel descrivere i sapori e gli aromi della cucina
catalana, la bellezza delle donne, l’appeal sensuale di certi paesaggi,
il norvegese K.O.Dahl è magistrale interprete delle contorsioni
mentali, delle deviazioni e dei rari morbi della psiche propri del nostro
tempo.
Una linea si è comunque proposta per unire chi scrive “nero”
a differenti latitudini: il caso criminale e i suoi protagonisti servono,
a Nord come a Sud, per trattare i temi sociali. «Partiamo tutti ha
detto il greco Petros Markaris da una illegalità reale, palpabile,
specchio di ciò che succede ogni giorno nei rispettivi Paesi. Sviluppandola
in trame sulla pagina, trasformiamo in letteratura la società europea
in cui viviamo, il malessere che ci accomuna».
Capiscuola riconosciuti del gruppo, lo spagnolo Montalbán e
l’italiano Camilleri, dal quale persino i nordici, Dahl in testa, si confessano
influenzati. Poi, Simenon. Che i “neri” attuali citano non solo per la
bellezza della scrittura e dei personaggi, ma anche per l’eccellenza delle
ricette della signora Maigret, la moglie dell’immortale commissario.
Gastronomia e sesso restano appannaggio del Sud, abbiamo detto. Basta
pensare a come siano buongustai il Carvalho di Montalbán e il Montalbano
di Camilleri, ma l’invidia imitativa dei settentrionali, rei confessi,
ha pur prodotto rileva la Semana buoni risultati. Nel mondo boreale ci
sono infatti l’alto standard di vita, la depressione diffusa e le psicopatologie
capaci di generare romanzi in cui colpevoli e giustizieri si arrovellano
“alla moderna”, pur senza trovare spazio per rilassanti sedute erotiche
o simposi e libagioni di qualità.
Una considerazione conclusiva: il romanzo “nero” di cui si è
dibattuto a Barcellona è più vicino di altri generi all’umanità
odierna nel suo complesso, obbligata a fare i conti con crimini spesso
efferati dei quali è sempre più complicato “giustificare”
il movente. «Questa stessa complicatezza del Reale ha spiegato ancora
Markaris fa sì che noi si stia incollati alla cronaca, che ce ne
fornisce la fotografia, l’immagine più vicina. Noi siamo, in verità,
testimoni molto attendibili dell’oggi».
Rita Sala
La Sicilia, 26.1.2005
Porto Empedocle: in attesa del sopralluogo per la fiction
Ripristinate le tabelle di «Vigata»
Porto Empedocle. L'amministrazione comunale porrà rimedio al
furto delle tabelle stradali «camilleriane». Nei mesi scorsi
vennero piazzate agli ingressi del paese marinaro quattro insegne sulle
quali era scritto il nome del paese e sotto, l'aggiunta «Vigata».
Una chicca che ebbe una vasta eco mediatica, tanto da attirare l'attenzione
di ladri dediti al puro feticismo. Talmente dediti da sradicare dal suolo
due di quelle quattro tabelle, facendone perdere le tracce. Visto che quei
tubi sulla sede stradale erano rimasti «orfani» del necessario
ornamento, gli amministratori comunali hanno deciso di correre ai ripari
acquistando due nuovi esemplari di tabella. Del tutto uguale a quella trafugate
nei mesi scorsi e finite in chissà quali mani. Uno sfregio che dunque
verrà cancellato in tempi brevi, anche se a farne le spese sono
come al solito le casse del comune. «Visto che dalle nostre parti
rubano di tutto, non possiamo fare finta di niente e quindi siamo costretti
a comprare quanto rubato dai soliti ignoti». Anche perché
qualche altro ente che a Camilleri non pensa lontanamente, all'ingresso
del paese ha pensato di piazzare un'anonima tabella in stile anni sessanta,
sulla quale è scritto rigorosamente in nero «Porto Empedocle».
Di Vigata neanche l'ombra, come dei ladri e delle vecchie tabelle stradali.
Intanto, nelle prossime ore è attesa la telefonata al sindaco
da parte di Andrea Camilleri, per informarlo sull'arrivo a Porto Empedocle
dei tecnici della Palomar per verificare l'idoneità di alcuni angoli
del paese ad ambientare le scene delle fiction sulle storie narrate dallo
stesso scrittore empedoclino.
F. D. M.
Il Tempo, 26.1.2005
A Quasimodo che nel ’59 aveva vinto il Nobel i colleghi contrapponevano
Montale e Ungaretti
[...]
L'invidia è stupida, dice De Crescenzo che per combatterla ha
una sua ricetta: «Mi hanno chiesto un parere sui libri di Camilleri
che vende tanto: mica ne posso parlare male. Il mio unico nemico è
quel 62 per cento di italiani che non è mai entrato in una libreria,
quindi se entrano per acquistare Camilleri ben venga, così magari
comprano pure un libro mio!…».
Valentina Insinna
La Sicilia, 27.1.2005
«Vigata non fa parte della nostra storia»
Porto Empedocle. «Vigata esiste solo grazie all'immaginazione
di Andrea Camilleri, non si tratta di storia del nostro paese».
Il consigliere provinciale empedoclino, Salvo Iacono leggendo delle
intenzioni dell'amministrazione comunale di riacquistare un paio delle
tabelle stradali sulle quali era scritto «Porto Empedocle (Vigata),
ha deciso di scendere in campo per impedire che ciò accada. Secondo
l'esponente dell'Udc «non è possibile che tanta gente pensi
a Vigata come il vecchio nome di Porto Empedocle. Non è storicamente
vero e induce all'errore tantissime persone. Alcuni giorni fa - ricorda
Iacono - ero a Milano e un amico mi ha chiesto se questo fosse il vero
nome del mio paese. Gli ho risposto che Vigata è solo frutto della
fervida fantasia di Camilleri, capace di far vivere una realtà immaginaria.
La finzione è una cosa, la realtà è un'altra».
E per far capire quali siano i propri intendimenti per il futuro immediato,
il consigliere provinciale sottolinea come «sia indispensabile dire
no a queste targhe stradali, utili solo a confondere le migliaia di turisti
che transitano sulle nostre strade. Porto Empedocle con Vigata non ha nulla
a che fare e continuare con tale accostamento potrebbe arrecare grande
disorientamento in chi ama le tradizioni di questo paese. Ricordo ancora
la levata di scudi degli empedoclini più anziani - evidenzia Iacono
- al sol pensiero di veder accostare un altro nome a quello originale del
paese».
Detto questo, Iacono ha preannunciato «battaglie in tutte le
sedi, per impedire che si continui a confondere la gente con messaggi forzati.
A Racalmuto sono stati capaci di sfruttare l'opera di Sciascia, il quale
però raccontava fatti accaduti veramente a Racalmuto, Camilleri
fa vivere i suoi mirabili personaggi in un paese immaginario, che non è
mai esistito».
Iacono è dunque pronto ad attivare le procedure per stoppare
l'acquisto e la sistemazione delle nuove tabelle. «Si tratta di una
questione di cultura, la cultura empedoclina che deve essere tutelata».
Intanto nel paese marinaro si vivono giorni di attesa in vista della
perlustrazione che compiranno i rappresentanti della Palomar, la società
che per conto della Rai realizza le fiction sulle opere di Camilleri. Un'opportunità
per la quale l'amministrazione comunale sta dando fondo alle proprie risorse
diplomatiche per far realizzare in paese un set per le riprese.
Francesco Di Mare
CentoMovimenti,
27.1.2005
Il Don Puglisi di Faenza: "Eroe nel silenzio"
L’altra sera Roberto Faenza ha presentato a Milano il suo ultimo film,
Alla luce del sole, incentrato sulla figura di Don Puglisi, il prete siciliano
ucciso dalla Mafia. La platea era il folto ed esigente pubblico dell’Anteo.
Faenza ha parlato del film, della mafia, del cinema d’autore, della
volgarità televisiva, della censura, della disinformazione e d’altro
ancora, rispondendo anche a molte domande dei presenti.
[…]
Su Zingaretti:
“Avevo paura. Già non amo molto il personaggio Montalbano. C’era
il rischio del clichè. Un giorno il suo agente ha chiesto un incontro
alla mia produttrice e a me per un suo film. Ci vedemmo a pranzo, ed ebbi
l’impressione di un uomo serio, forte e generoso. L’ho subito immaginato
con un po’ di capelli, ingrassato ecc. Il ruolo di Don Puglisi era suo”.
[…]
Piero Ricca
28.1.2005
L'Università Statale
di Pisa ha conferito ad Andrea Camilleri la Laurea Honoris Causa
in Comunicazione. La cerimonia si terrà nella prima settimana
di marzo 2005.
28.1.2005
Giovedì 24 febbraio 2005 alle ore 21:00, a Roma (chiesa di San
Lorenzo in Lucina), Andrea Camilleri inaugurerà il ciclo di incontri
Il
classico di una vita, nell'ambito di Progetto
Italia 2005. Come gli altri personaggi che lo seguiranno, Camilleri
parlerà al pubblico del libro più importante della sua vita.
Corriere della sera (ed.
di Roma), 29.1.2005
Galleria Colonna
«Appunti, note e ricordi» del maestro Franco Mannino
Domani sera alle 21.30 presso la Galleria Alberto Sordi in Piazza Colonna,
avrà luogo un incontro con il Maestro Franco Mannino, in occasione
dell'uscita del suo ultimo libro «Appunti, note, ricordi»,
edito da Sideral con la prefazione di Andrea Camilleri, dedicato al Presidente
della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. La presentazione del libro condotta
da Massimo Fargnoli, sarà preceduta dalla proiezione del documentario
"Incontrappunto" prodotto da Rai International, e seguita dall'esecuzione
di alcuni brani del Maestro Mannino interpretati da Diego Roncalli al violoncello
e Antonio Di Palma al pianoforte.
La Sicilia, 29.1.2005
P. Empedocle, via libera al recupero del teatro
Porto Empedocle. Si sblocca la vicenda del mancato recupero del cineteatro
«Empedocle». Quello che ad oggi è il deposito dei mezzi
e degli attrezzi usati dai lavoratori socialmente utili verrà riattivato
in tempi ragionevolmente brevi. E' stata la Commissione edilizia comunale
a dare il via libera all'approvazione del progetto che nei prossimi mesi
approderà in consiglio comunale e, successivamente al via libera
del Genio Civile. La notizia non è di poco conto, visto che a cercare
di essere recuperato sarà quello che un tempo era il fiore all'occhiello
delle attività culturali non solo del paese marinaro. Una maestosa
struttura in stile liberty che poggia su due piani con un ampio palco e
un'acustica tra le migliori mai apprezzate in provincia di Agrigento. Questo
notevole patrimonio è intrappolato nell'oblio da circa trent'anni,
da quando per problemi finanziari di chi lo gestiva venne chiuso, diventando
nido per piccioni, o appunto deposito di camioncini, rastrelli, pale e
arnesi dei lavoratori socialmente utili del paese marinaro. Tra qualche
mese dunque, al posto dei piccioni potrebbero tornare a sedere gli spettatori
sugli spalti che l'amministrazione comunale dice di volere rivitalizzare.
Magari grazie anche al prestigioso supporto di Andrea Camilleri che,
tra le altre cose è direttore artistico del teatro «Regina
Margherita» di Racalmuto. «Siamo soddisfatti per avere compiuto
questo primo passo verso la riapertura dell'Empedocle» sottolinea
l'assessore all'Urbanistica, Luigi Troja.
Francesco Di Mare
La Sicilia, 29.1.2005
La presentazione «ufficiale» del romanzo d'esordio di Cappellani
Pulp fiction alla catanese, con babele di dialetti
Un film scritto su carta e non girato su pellicola. Una detective story
ambientata fra Catania, New York e Los Angeles. Un romanzo dal ritmo incessante
nel quale si susseguono sanguinose e pulp "ammazzatine". Tutto condito
con il piacere della commistione linguistica. Una babele di dialetti e
lingue che sottolinea con orgoglio la catanesità. Dell'autore, dell'ambientazione.
Lo spirito del catanese (quello vero) è insito nel dialetto che
scorre fra le righe di "Chi è Lou Sciortino?" (Neri Pozza) e nella
mentalità e nel carattere di alcuni personaggi che traspare lungo
le pagine del romanzo d'esordio di Ottavio Cappellani.
[...]
Una sonorità dialettale che percorre tutti veloci dialoghi del
romanzo. Che, però, ha un significato diverso dall'uso del siciliano,
fatto da Camilleri. «Per Camilleri - spiega Cappellani - il dialetto
è una lingua inventata che viene fuori dal senso di inferiorità
di alcuni personaggi che si sforzano di parlare italiano e che come risultato
ottengono un italiano sicilianizzato e sgrammaticato. Per me, invece non
c'è nessuna vergogna. Perché attraverso il dialetto ho tirato
fuori l'inattaccabilità del catanese. L'italiano si mescola così
al dialetto e all'inglese».
[...]
Carla Condorelli
Abbiamo chiesto a Ottavio Cappellani di spiegarci meglio le sue
affermazioni
Sono anche io un agguerritissimo fans di Camilleri, che saluto.
Innanzitutto complimenti per il sito vigata.org.
Sono particolarmente affezionato a Camilleri, non solo perché,
ovviamente, mi piacciono da morire i suoi libri, ma anche per motivi "affettivi":
mia madre era di Porto Empedocle, come tutta la sua famiglia, a "Vigata"
e a "Marinella" ho passato tante estati (ricordo che c'era un relitto di
nave semiaffondata e andavamo con la barchetta a raccogliere le cozze che
ci si attaccavano - esiste ancora?), e ogni volta che nei suoi libri vedo
cognomi come Bellavia o Marchica anche il mio cuoricino cinico si commuove.
Naturalmente Carla Condorelli, la giornalista che ha scritto l'articolo,
ha dovuto condensare l'intera risposta che ho dato su Camilleri su domanda
del pubblico. Così riporto per esteso la mia risposta (un grazie
a Federico Baronello che ha registrato il tutto su videocamera aiutandomi
nella ricostruzione).
Dopo avere espresso quanto sopra (il fatto che sono un suo fan, la
cosa di Porto Empedocle) ho espresso i seguenti concetti.
1) Sono grato ad Andrea Camilleri, che considero una specie di zione,
per aver, come si dice "aperto il mercato", e questo non per motivi economici.
Il fatto che ci sia stato un Camilleri mi ha consentito, in accordo con
Giuseppe Russo il mio editore, di usare il dialetto e di fare parlare i
personaggi del libro come parlano "nella realtà". (A proposito,
il dialetto anglo-siculo, viene proprio da Porto Empedocle, da parenti
che, emigrati, erano poi tornati con gli anni del boom economico, ed è
proprio da loro che ho sentito questi termini americani infilati in mezzo
alle frasi, anche se non ce n'era alcun bisogno, era come un "esibire"
qualcosa, esibire il fatto di essere andati in America, e magari aver fatto
fortuna lì. Questa "esibizione" fatta attraverso il linguaggio,
la parola, anziché attraverso gli oggetti - che ne so, un rolex
- mi ha sempre affascinato, mi è sempre sembrata una forma di "vanto"
e di "esibizionismo" positivo perché appunto fatto con il linguaggio,
con la parola...). Ma dicevamo dell'"apertura del mercato": grazie a Camilleri
ho potuto usare il dialetto ed è grazie al dialetto che il libro
è stato acquistato all'estero. Al contrario di quello che comunemente
si ritiene in Italia, infatti, all'estero hanno una particolare attenzione
all'uso della lingua, allo strumento del "linguaggio", e come si sa non
disdegnano l'uso dello "slang" nella scrittura. Tutt'altro. E' proprio
grazie al dialetto che il libo è approdato prima in Francia (alla
Métailié, la stessa casa editrice che pubblica i libri dello
"zione"), poi in America, alla Farrar, Straus & Giroux, la più
prestigiosa casa editrice americana dove a capo c'è il mitico Jonathan
Galassi, che essendo per l'America il traduttore di Leopardi e di Montale
è un intellettuale molto, molto, molto attento all'uso del linguaggio
(non a caso è la casa editrice di Tom Wolfe che su una singola parola
di slang giovanile è capace di costruirci un intero capitolo, con
storie, sottotrame e intrecci legate a quel singolo termine), e ancora
in Inghilterra alla Picador, la casa editrice che pubblica Bret Easton
Ellis, un altro autore che di slang nei suoi libri ne mette parecchi. Avrei
io così, deliberatamente e tranquillamente usato il dialetto che
mi ha portato così tanta fortuna se prima di me non ci fosse stato
Andrea Camilleri? Non lo so. Ma di sicuro sarei stato molto, ma molto più
stressato.
2) Ma quale Simenon e Tarantino! Qui siamo in presenza di Nino Martoglio
e Angelo Musco! Come tante volte hanno accoppiato il nome di Simenon a
quello di Camilleri a me affiancano spesso quello di Quentin Tarantino.
Ho detto che dietro Quentin Tarantino ci sono autori come Ed McBain (o
Evan Hunter, che poi è uno pseudonimo di Ed McBain, che poi in effetti
sarebbe Salvatore G. Lombino), o Elmore Leonard. Ma se in effetti si vuole
andare alle radici penso che dietro di tutto, almeno per quanto mi riguarda,
ci sia il teatro di Nino Martoglio. Questa ipotesi l'ho espressa anche
per Camilleri. Poi mi sono lanciato in un complicatissimo ragionamento
secondo il quale il cinema americano sarebbe stato inconsapevolmente influenzato
da Angelo Musco e dalle poesie pornografiche di Micio Tempio. La gente
sembrava convinta. Anch'io.
3) Per quanto riguarda l'"uso del dialetto", devo correggere quanto
scritto dalla brava Carla Condorelli ("Per Camilleri - spiega Cappellani
- il dialetto è una lingua inventata che viene fuori dal senso di
inferiorità di alcuni personaggi che si sforzano di parlare italiano
e che come risultato ottengono un italiano sicilianizzato e sgrammaticato.
Per me, invece non c'è nessuna vergogna. Perché attraverso
il dialetto ho tirato fuori l'inattaccabilità del catanese. L'italiano
si mescola così al dialetto e all'inglese"), la versione esatta
è: "Per alcuni dei miei personaggi non c'è nessuna vergogna.
Sono capimafia miliardari, attaccati alle loro radici, per loro è
un vanto parlare il dialetto". Quindi mi sono prodotto nella spiegazione
di quanto affermato.
La lingua di alcuni personaggi di Camilleri è, per stessa ammissione
del suo autore, un dialetto "inventato". Che è poi l'invenzione
quotidiana della gente che parla, del linguaggio che si rinnova impastandosi
di cinema, televisione, radio etc etc. Il linguaggio dei personaggi di
Camilleri è il linguaggio di chi, in qualche maniera "insegue" l'italiano.
Così come quei miei parenti "inseguivano" l'americano. Come per
i miei parenti "parlare" l'inglese era affermazione di status sociale,
così per alcuni personaggi camilleriani lo status viene dato dalla
lingua "italiana". Status linguistico, ovviamente, "inseguito" e, per ragioni
tutte sicule, mai completamente raggiunto. Tony e Cettina - ad esempio
- due protagonisti del mio romanzo, imparentati sì con la mafia,
ma con tutt'altri progetti di vita (Tony è coiffeur pour madame
e la sua aspirazione sociale è una scalata mondana da vip che cerca
di compiere attraverso i suoi babbeccù), hanno un linguaggio molto
simile a quello "camilleresco": loro vogliono parlare come parlano in tv
i vip di verissimo! Stessa cosa non si può dire di Lou Sciortino
Senior, lui la televisione, se vuole "la fa", se "la compra", Lou Sciortino
senior è uno che per donare un futuro per bene a suo nipote (Lou
Sciortino anche lui secondo l'uso siculo di chiamare il nipote come il
nonno) gli ha "comprato" una casa di produzione cinematografica a Hollywood.
Un tipo come Lou Sciortino Senior non "insegue" l'italiano "pulito". Questo
era, ed è, la mia opinione sulla differenza dell'uso del dialetto
tra Lou Sciortino e alcuni dei personaggi di Montalbano (naturalmente è
ai libri del "commissario" che mi riferivo quando ho fatto queste distinzioni,
e non agli altri libri, cosa che ho specificato durante la presentazione,
e che ribadisco). Il che poi si potrebbe condensare con un: non esiste
il dialetto di uno scrittore, ci sono tanti dialetti quanti sono i personaggi.
4) INATTACCABILE. La Brava Condorelli, sempre per motivo di spazio,
ha infilato l'aggettivo "inattaccabile" dentro la frase di cui sopra. Ma
sull'aggettivo "inattaccabile" avevo fatto un altro ragionamento, che riporto:
Quando vedo i siciliani parlare in italiano, o sforzarsi di parlare in
italiano, mi sembra sempre che si possano facilmente prendere in giro.
C'è una sorta di fascinazione, dovuto in parte alla televisione,
una sorta di complesso di inferiorità del siciliano nei confronti
dell'italiano che lo rende vulnerabile - è il principio di Azzeccarbugli
di Manzoni in altre parole - mentre quando un siciliano incomincia a parlare
in siciliano, minchia, allora mi sembra uno spirito inattaccabile!
Questo è quanto, spero di essere stato esauriente.
Ottavio Cappellani (a cura di Maddalena)
La Stampa, 30.1.2005
Dopo la sentenza della Sacra Rota
Avviso
ai mascoli siciliani
Andrea Camilleri
La Sicilia, 30.1.2005
Il Comune pensa ai suoi scrittori
Un settore della biblioteca comunale dedicato a Camilleri e Pirandello
Porto Empedocle. Nel paese di Andrea Camilleri c'è solo una libreria.
Quello che sembra un paradosso prettamente pirandelliano è invece
il fenomeno che nel paese marinaro si vive da molti anni.
Da quando il papà del Commissario Montalbano è «esploso»
sulla ribalta del pubblico e della critica mondiale, la gente del «suo»
paese non ha spazi dove sedersi e leggere un libro in santa pace. Tranne
la libreria di Gero Deleo e la biblioteca comunale intitolata all'ex sindaco,
Giuseppe Sinesio per il resto c'è solo il nulla.
Per vedere qualche libro è necessario recarsi nei negozi dove
vendono quelli scolastici, oppure andare ad Agrigento dove tra l'altro,
di librerie se ne contano poche. Lo stesso Camilleri ogni volta che torna
nella sua Vigata non manca di sottolineare la propria sorpresa e delusione
per la mancata creazione di spazi da adibire alla lettura.
Si faceva riferimento alla Biblioteca «Sinesio», dove i
libri di Camilleri sono a disposizione in quantità non certamente
industriale. Per porre rimedio a questa grave lacuna l'amministrazione
comunale ha in serbo un'iniziativa da far concretizzare nei prossimi mesi.
A farsene promotore è l'assessore alla Cultura, Massimo Firetto
il quale ha in animo di «creare all'interno della Biblioteca due
angoli appositamente adibiti allo studio e all'approfondimento delle opere
di Andrea Camilleri e Luigi Pirandello. Non è possibile - sottolinea
Firetto - che un non empedoclino giunto a Porto Empedocle non riesca a
trovare quasi nulla sullo scrittore più famoso del momento e sul
premio Nobel agrigentino. Per questo motivo siamo convinti di portare avanti
questa nostra iniziativa, magari sfruttando la collaborazione dello stesso
Camilleri che per fortuna - dice Firetto - è ancora tra noi a differenza
di Pirandello».
Intanto, in attesa che la lettura diventi l'hobby preferito dalla maggior
parte degli empedoclini che oggi buttano soldi nelle sale gioco, è
fissata per mercoledì prossimo la conferenza stampa di presentazione
dello stand empedoclino alla Bit di Milano. All'appuntamento sarà
presente Andrea Camilleri.
Francesco Di Mare
Quelli che
il calcio, Rai 2, 30.1.2005
Zingaretti: Ad aprile cominceremo a girare i nuovi episodi dei telefilm
di Montalbano
|