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RASSEGNA STAMPA

NOVEMBRE 2008

 
France-Italia Palermo, 1.11.2008
Giornate internazionali di studi sulla traduzione
Cefalù - Istituto Artigianelli, via Roma 90, ore 9:00
Serge Quadruppani – Ma come fai per tradurre Camilleri? Discussion sur la place de la créativité dans le travail du traducteur
 
 

Giornale di Sicilia, 1.11.2008
Serge Quadruppani che oggi terrà una lezione a Cefalù traduce oltralpe i romanzi sul famoso commissario: “Reinvento un po’ la lingua e quando non mi oriento chiamo Andrea…”
Montalbano, je suis!
Camilleri spopola in Francia

«Montalbano, Je suisi» Le gesta del commissario di Vigàta, provincia di Montelusa, universo letterario di An­drea Camilleri, spopolano anche in Francia.
I romanzi dello scrittore di Porto Empedocle piacciono anche ai sofisti­cati francesi. E se per i siciliani (e, vi­sto il successo italico delle narrazioni poliziesche o storiche, anche per i piemontesi e i lombardi e i liguri...) è mol­to divertente seguire gli sdirrupi lin­guistici di Catarella o il nirbuso assin­tumare del poliziotto davanti a una bella fimmina, non si capisce come i connazionali di Sartre e Camus possa­no apprezzare le diavolerie lessicali inventate da Camilleri.
E, prima di tutto, resta un mistero come si possano tradurre. Cioè come si possa rendere gradevole Oltralpe un incedere narrativo particolarissi­mo costruito su un dialetto del sud dello Stivale.
Non è un caso se oggi a Cefalù, a conclusione delle «Giornate interna­zionali di studi sulla traduzione», or­ganizzate dal Corso di laurea in scien­ze del Turismo culturale, la lezione che terrà Serge Quadruppani ha un ti­tolo che è anche una domanda: «Ma come fai a tradurre Camilleri?».
«Me la sono sentita rivolgere centi­naia di volte». E Quadruppani, per l'ennesima volta, non si sottrae al que­sito che mantiene sempre un suo fa­scino. Classe 1952, esperto e tradutto­re di letteratura italiana contemporanea ma soprattutto scrittore di fama (L'Assassina di Belleville, La Breve Estate dei Colchici, In fondo agli occhi del gatto), l'intellettuale racconta co­me ha conosciuto il romanziere siciliano.«La mia compagna è una palermitana che vive a Roma (Maruzza Lo­ria, traduttrice dal francese anche del­le opere dello stesso Quadruppani, ndr). Un giorno a casa trovai “La stagio­ne della caccia” che lessi subito. Incon­trai qualche difficoltà e di tanto in tan­to chiedevo a Maruzza delucidazioni. Lei mi spiegò, tuttavia, che in fondo quella è una lingua particolare, con le sue regole, lontana dal vostro sicilia­no di tutti i giorni. Insomma, mi piac­que molto quel libro e spinsi l'editore per il quale lavoravo a comprare i dirit­ti quando ancora Camilleri non era di­ventato così famoso». E fu un succes­so.
Non tutto è andato liscio, è chiaro. Prima di sintonizzarsi sulla frequenza camilleriana c'è voluto tempo e stu­dio. Ancora, in certe circostanze, sente la necessità di parlare direttamente con Camilleri: «Sì, lo chiamo per di­scutere con lui di certe frasi, di come rendere meglio una situazione. Ora siamo diventati amici, quando vado a Roma ci incontriamo quasi sempre».
Certo, una certa fatica dovrà averla fatta per rendere bene l'atmosfera che Camilleri crea con le sue parole. «In fondo ogni traduzione è una spe­cie di reinvenzione - dice Quadruppa­ni - e penso che in questa sofisticata operazione uno scrittore abbia una carta in più. Poi, certo ho dovuto anche io trovare il modo di consegnare al lettore francese una lingua diversa da quella cui è abituato. Ecco perché, ad esempio, ho utilizzato molto certi termini del sud della Francia».
Dice di essere molto affezionato al “Birraio di Preston”: «Lo considero un capolavoro. La forza di Camilleri è di essere al tempo stesso un autore po­polare e di alto valore letterario. Ecco perché piace anche da noi, perché è un grande scrittore. Ha rinnovato il filone del feuilleton con la serie di Montalbano e io non riesco a stargli dietro - dice ironi­co Quadruppani -. Lui inventa con più velocità rispetto alla mia capacità di tradurlo».
Giancarlo Macaluso
 
 

La Repubblica, 1.11.2008
"Yes, I'm Montalbano": il commissario sulla BBC

Roma. Chissà che penseranno gli uomini di Scotland Yard quando vedranno in azione il commissario Montalbano con Catarella, alle prese con la pasta alla Norma, mentre dà l'ennesima buca all'eterna fidanzata Livia. La serie più amata della tv (domani su RaiUno con La vampa d'agosto arrivano i nuovi episodi) dal 2009 sbarca sulla Bbc. «Per ora due puntate con i sottotitoli», come spiega l'amministratore di Rai Trade Carlo Nardello, «una sorta di test per poi decidere se trasmettere l'intera serie». Ma non finisce qui, oltre all'Australia e all'America Latina, Luca Zingaretti approda anche sulla Zdf, in Germania, patria dell'Ispettore Derrick. Nei libri alla soglia dei sessant'anni, solitario, incupito dal pensiero della morte, l'antieroe creato da Andrea Camilleri nella fiction di Alberto Sironi non invecchia, anzi, dopo quattordici film nella Vampa d'agosto tradisce Livia. La passione esplode in un'estate torrida, e, nella migliore tradizione, lo fa capitolare una ventenne, Adriana (Serena Rossi), sorella della vittima del caso. Montalbano appare distratto, turbato, al punto che il fido Fazio (Peppino Mazzotta), lasciando la casa del commissario, lo mette in guardia: «Ci pensasse buono, in tutti i sensi». Montalbano ci pensa buono dieci minuti, poi si tuffa in acqua e raggiunge la seduttrice. Fenomeno da 350 milioni di spettatori («Sono stati calcolati in totale per le 64 repliche andate in onda» spiega il produttore Carlo Degli Esposti»), Montalbano per Zingaretti «è un vecchio amico. Cerco di assomigliargli in alcune caratteristiche, come nel senso di giustizia. Tre anni fa avevo detto che avrei lasciato, beh, ho detto una stupidaggine. Se il pubblico ci accoglierà ancora con affetto sarà un buon viatico per girare altri episodi».
Silvia Fumarola
 
 

La Sicilia, 1.11.2008
Montalbano conquista la Bbc

Roma - Un fenomeno multimediale che continua a mietere successi a livelli internazionali. Stiamo parlando di Montalbano, il personaggio letterario inventato dallo scrittore Andrea Camilleri.
Un successo che è passato dalla carta stampata alla tv, e che approderà anche al cinema. Un fenomeno senza precedenti nella storia letteraria italiana, ma anche nella fiction.
Il commissario siculo piace ad ogni latitudine, e dopo aver spopolato in tutto il mondo: dagli Stati Uniti all'America Latina, dalla Finlandia all'Australia, conquista anche la Bbc: l'emittente britannica ha acquistato da Rai Trade i diritti per la trasmissione della fiction, ispirata ai romanzi di Andrea Camilleri e interpretata da Luca Zingaretti, che nel 2009 approderà su Bbc4.
"La Bbc - spiega Carlo Nardello, amministratore delegato di Rai Trade - proporrà inizialmente due puntate con i sottotitoli: una sorta di test per poi decidere se trasmettere l'intera serie. Con questa operazione Rai Trade è riuscita ad aprire le porte ad un segmento di mercato chiuso ai prodotti italiani. Chiuso fino ad oggi".
Il 2009 sarà anche l'anno di Montalbano in Germania: la Zdf ha acquistato l'intera serie e la manderà in onda nella prossima stagione. "Stiamo trattando la cessione dei diritti - annuncia Nardello - anche in Medio Oriente e Vietnam".
In Germania, il Montalbano televisivo è stato preceduto da un successo straordinario del Montalbano letterario. E' uno dei paesi dove i libri di Camilleri sono più letti, e non solo quelli sul commissario, ma anche i romanzi storici che rappresentano il meglio della produzione narrativa di Camilleri.
Ma qual è il segreto del successo di Camilleri? Per farne una ampia analisi ci viorrebbe un saggio. Comunque, sinteticamente si può dire che la fantasia narrativa unita ad una suggestiva capacità linguistica, una struttura di racconto veloce e fluida unita ad una abilità di approfondimento psicologico dei personaggi, uno stile ironico-critico unito alla qualità dell'affascinante qualità di affabulatore sono alcune delle caratteristiche essenziali della scrittura di Camilleri.
Lo scrittore di Porto Empedocle spiega:"La critica letteraria non se ne è accorta, ma la lunghezza dei capitoli dei miei romanzi, mi riferisco in particolare a quelli su Montalbano, si ripete in maniera eguale. Questo consente di dare armonia e ritmo al romanzo. E ' in un certo qual modo un ritmo cinematografico. Per altri aspetti è come la struttura di una opera teatrale".
E non a caso Camilleri viene dal mondo del teatro, e da lì giunge la sua ispirazione cultural-letteraria.
Si pensi al capolavoro "Il Birraio di Preston", romanzo storico di fine qualità, intriso di ritmo teatrale.
Torniamo alla fiction: a partire dal 2 novembre arrivano su Raiuno i quattro nuovi episodi su Montalbano: "La vampa d'agosto", "Le ali della sfinge" (il 3), La pista di sabbia (il 10) e La luna di carta (il 17).
Per la prima volta in tv "si vedrà il commissario baciare con passione una ragazza di vent'anni, stringersi al suo corpo bagnato nel mare in una calda notte estiva ne 'La Vampa d'agosto', il primo dei quattro nuovi episodi tratti dai romanzi di Andrea Camilleri, sempre con la regia di Alberto Sironi".
"Finalmente crolla - dice Sironi - era ora. Per 14 film ha detto di no alle donne, c'erano venuti anche dei dubbi". Luca Zingaretti, che tre anni fa aveva detto addio al ruolo del commissario più amato d'Italia, racconta di "aver sentito la sua mancanza come quella di un amico lontano" ed è tornato sui suoi passi. Ed intanto Camilleri nel suo studio di Roma, continua a scrivere non solo libri sul commissario Montalbano, ma anche romanzi storici e di genere fantastico.
Salvo Fallica
 
 

Giornale di Sicilia, 1.11.2008
Da domani su Raiuno quattro nuove puntate
Zingaretti è ancora Salvo: combattuto tra due donne
L’attore svela i retroscena della serie. E la BBC compra i diritti tv

Roma. «Basta, ho chiuso con il commissario Montal­bano», aveva detto Luca Zingaretti tre anni fa, invece 1'amore per un personaggio così ricco di sfaccettature, così amato dal pubblico ha prevalso. «In realtà non ave­vo lasciato Salvo Montalbano perché mi ero stancato di lui - precisa l'attore romano - Ma dopo un successo così grande volevo uscirne tra gli applausi. Si deve usci­re di scena al momento giusto. Ma con il passare del tempo ne ho sentito la mancanza: è un per­sonaggio vivo, in continua evoluzione, proprio perché viene dalla letteratura. Mi mancava il rapporto con lui. Insomma, è un amico che avevo perso di vista per un po' e che ho ritrovato». Da domani sera, per quattro domeniche consecutive su Ra­iuno, in prima serata; risentiremo così: «Montalbano sono», il suo biglietto da visi­ta, nato dalla penna di Andrea Camilleri, oramai entrato nel lessico familiare. E così mentre la BBC ha acquistato da Rai Tra­de i diritti per la trasmissione de «Il Commissario Montalbano» a partire dal 2009, sui nostri schermi vedremo Salvo Montalbano alla prese con i sentimenti e le don­ne.
Zingaretti, quattro nuovi casi da risolvere per il suo commissario che troveremo invecchiato, di­verso?
«Sono passati nove anni dalla prima serie e, ovviamen­te, il personaggio è cambiato. C'è stata un'evoluzione naturale, grazie a Camilleri che continua a scrivere. Montalbano ha una solitudine più marcata. L'eroe nel giallo è sempre un po' solo. È spinto verso una sorta di malinconia».
Le assomiglia in qua1che modo?
«I suoi valori sono anche i miei. Con la differenza che io li vivo in un altro modo e in un altro mondo. Se fosse in carne e ossa mi piacerebbe essere suo amico. Come sarei felice di assomigliargli».
Può parlare dell'aspetto ludico di Montalbano?
«Montalbano si diverte a fare il suo lavoro. Nonostante tutto quello che gli capita, non sposta mai il baricentro della sua esistenza. Usa il cervello, è intuitivo e ama spiazzare gli altri. Gli piace mangiare. Non gli interessa la carriera: ama la sua casa, le sue ormai proverbiali nuotate e le donne».
Perderà la testa addirittura per due donne. Lascerà Livia, la fidanzata sto­rica?
«Beh, il loro rapporto entrerà in una crisi molto seria. Cederà alle lusinghe della sen­sualità... E avrà a che fare con donne mol­to intriganti sotto tutti i punti di vista: dalla dark lady alla femmina perduta».
Tornando ad incarnare Montalbano, non teme adesso di rimanere ingabbiato nel personaggio?
«Ogni attore che si rispetti in qualche modo resta sempre legato a un personaggio. Il problema si pone se questo può precludere altre strade e se interpretando altri personaggi ci rivedi sempre lo stesso. A me non è accaduto».
Quindi se ci sarà una nuova serie, rivestirà anco­ra il ruolo di Montalbano?
«Intanto ci godiamo questi quattro film che siamo riu­sciti a fare all'altezza della situazione. Questa è stata la grande scommessa, vista l'attesa, c'era il pericolo di de­ludere il pubblico. Ma in noi prevale la voglia di non mollare mai e questi episodi sono ancora più intensi. Adesso dipenderà anche da una buona accoglienza del pubblico. Vedremo, ma non ho preclusioni di sorta».
Cosa direbbe Montalbano agli studenti che prote­stano nel1e piazze?
«Non entro nel merito del personaggio perché non so­no l'autore. Per quanto mi riguarda, questi ragazzi mi piacciono: stanno in piazza, sotto la pioggia, in un peri­odo senza maestri, in cui si fa a gara a chi si tira indie­tro. La speranza è che questa generazione si ricostrui­sca facendo da sola».
Cambiando argomento. È vero che ha un impor­tante passato sportivo?
«Ero un calciatore promettente, giocavo da mediano, ma roi ha vinto il teatro».
Altruista e generoso verso i compagni. Anche in palcoscenico?
«Credo di sì. Mai concepito l'egoismo del bomber. L'importante è vincere tutti, non segnare io».
Prossimi impegni?
«Mi prendo sei mesi di pausa. Poi, il prossimo anno in­terpreterò Carlo Urbani, il medico che scoprì la Sars. È un eroe. Per salvare tante vite umane ha sacrificato la sua vita».
Emanuela Castellini
 
 

Reality & Show, 1.11.2008
Il Commissario Montalbano, quattro nuovi episodi su Raiuno tra inchieste e donne che fanno breccia nel cuore di Salvo

Domenica 2, lunedì 3, 10 e 17 novembre: gli appassionati de “Il Commissario Montalbano” (voto: 8) si segnino queste date corrispondenti a quattro nuovi episodi della serie (La vampa d'agosto, Le ali della sfinge, La pista di sabbia e La luna di carta), in onda in prima serata su Raiuno dopo tre anni di assenza e di numerose repliche.
Un totale di 18 film. "Il regista è sempre lo stesso", ha scherzato in conferenza Alberto Sironi. "In qualche modo si può parlare di osmosi creativa - ha sottolineato Tinni Andreatta, capostruttura Rai Fiction - i romanzi di Andrea Camilleri, dopo il film, si sono ispirati all'interpretazione di Luca Zingaretti (8) e alla regia di Sironi". Sironi ha dichiarato che il commissario Montalbano non esisterebbe in tv senza Zingaretti: "Camilleri ha detto: 'ormai io scrivo e penso a te', riferendosi a Zingaretti", ha commentato Sironi.
[…]
Per tutti i quattordici film precedenti si sono registrati ascolti da record. Picchi per Gli arancini di Montalbano con 9 milioni 892 mila telespettatori e Il gatto e il cardellino con 9 milioni 795 mila. L'ultimo trasmesso, Il gioco delle tre carte, ha catturato 8 milioni 850 mila appassionati. I Montalbano sono stati ritrasmessi più e più volte, realizzando anche in replica ascolti elevatissimi. I quattro riproposti all'inizio di quest'anno - Par condicio, Il giro di boa, Tocco d'artista e Il senso del tatto - hanno ottenuto in media circa 6 milioni di telespettatori. Ora ci si attende un nuovo "botto", che potrebbe comportare lo spostamento al martedì de “L'isola dei famosi” (7).
Fabio Traversa
 
 

Leggo, 1.11.2008
Il commissario Montalbano può… spostare l’isola di Simona!

Montalbano 'sposta' l'isola di Simona Ventura? Il rischio è concreto ed è legato a cosa saprà fare il commissario Luca Zingaretti in occasione del suo ritorno su Rai Uno, domenica sera. Se gli ascolti, come si augurano i dirigenti di viale Mazzini, dovessero aggirarsi intorno ai 10 milioni, sarà inevitabile far slittare la diretta de 'L'isola dei famosi' dalla tradizionale serata del lunedì a quella del martedì, perché proprio lunedì è in programmazione un altro episodio del commissario Montalbano.
Su realityshow.it la notizia trova conferma, attraverso le anticipazioni di 'Sorrisi e Canzoni Tv'. Sarebbe comunque una decisione clamorosa e dolorosa, soprattutto per la Ventura, che pure in queste settimane ha dovuto scontarsi con una corazzata-Mediaset, quel "Zelig" che continua a raccogliere share da primato. Tra l'altro, lo slittamento al martedì, non gradito dai 'seguaci' dell'isola, porterebbe il reality a confrontarsi, tra le altre cose, con gli impegni calcistici della Champions League, la fiction 'Raccontami', il 'Ballarò' di Floris e 'Le iene show' di Italia 1. Che dice Simona? Che non si va alla ..Ventura!
 
 

Articolo 21, 1.11.2008
Scuola: Referendum contro il decreto Gelmini. Vota il nostro sondaggio

[…]
"Gli studenti hanno il diritto di dire la loro" ha detto lo scrittore Andrea Camilleri, "soprattutto su una cosa cosi' seria come un decreto legge che provoca un certo sommovimento nella scuola, che provoca un impoverimento di insegnanti, di ore di studio e di strumentazioni". E questo diritto ad esprimere la propria opinione sul Decreto Gelmini spetta anche agli insegnanti, ai genitori, a tutti coloro che gravitano nel mondo della scuola.
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 1.11.2008
Poesie di Pasolini per il teatro del Lido

In strada e davanti ai cancelli del Teatro del Lido, chiuso dal 30 giugno e senza prospettive di riapertura per la non confermata gestione dell' associazione Le Sirene, è in programma oggi dalle ore 15 alle 17 una manifestazione simbolica che rappresenta virtualmente la V edizione di Pier Paolo Pasolini - Una vita futura. All'appuntamento, che si baserà su poesie e canzoni con testi pasoliniani (tra cui "Il pianto della scavatrice" e "Le ceneri di Gramsci"), inclusa la poesia di Sanguineti "Le ceneri di Pasolini", parteciperanno vari artisti e compagnie dell' area romana, per solidarietà all'associazione e allo spazio, dopo aver sottoscritto un appello che reca tra le tante firme (700 in tutto) quelle di Marco Baliani e Andrea Camilleri, del Furio Camillo e di Margine Operativo.
(r.d.g.)
 
 

Il Giornale di Brescia, 1.11.2008
Libri
Tutti i dubbi del Montalbano innamorato

Salvo Montalbano si sveglia dopo una nottata che peggio di così, nella sua vita, ne aveva avute di rare. Il cielo è tinto di nero, il mare s'è inghiottita la spiaggia e il temporale è di quelli che divorano le strade. Com'è nella tradizione camilleresca, questo risveglio burrascoso dà il tempo a tutto il romanzo. Bello, coinvolgente, di quelli che si ricordano. Anche se quando arriva in fondo, al lettore che come noi ha un poco di predisposizione al "nirbùso", i "cabasìsi" gli girano a mille...
Dietro il fumo dell'ennesima sigaretta, Andrea Camilleri deve divertirsi come un matto. Conduce il suo eroe e i suoi lettori dove vuole, su un'altalena di sensazioni e sentimenti, alternando sorriso e amarezza. Così com'è la vita. Ne "Il campo del vasaio" avevamo lasciato Salvo Montalbano che faceva le prime prove di vita da pensionato: sugli scogli di Boccadasse guardava barche e pescatori con l'animo quasi rassegnato di chi ha ormai accettato che la vita va in discesa. Ed ora eccolo, fin dalle prima pagine, che sobbalza come un ragazzino, si innamora come un adolescente, trema per l'incertezza, si macera nella gelosia, ha il batticuore al solo sguardo d'una ragazza. S'intravede il sorriso sornione di Camilleri dietro quell'oscillare tra dubbi ed entusiasmi di un uomo che ha già toccato i 58 anni ma che ancora spera di rimontare il tempo e dimostrare a se stesso che il suo fascino non è definitivamente svanito. Salvo si scioglie davanti a Laura Belladonna (i nomi sono presagi), tenente della Capitaneria di porto. È lei la titolare degli occhi azzurri e profondi nei quali naufraga ogni fermezza del maturo commissario. Lei che lo fa innamorare e si innamora, lei che lo attira e fugge. Lei che una sera si presenta in tutta la sua bellezza davanti alla porta-finestra della verandina di Marinella...
Ecco i dubbi che attanagliano Montalbano. Mentre Livia è sempre più distante e ridotta a pochi battibecchi telefonici. E il Commissariato torna a muoversi coralmente attorno al suo eroe. Catarella nello storpiare i nomi raggiunge raffinatezze sublimi. Mimi Augello finalmente usa le sue abilità amatorie per gli scopi di un'indagine. E Fazio guadagna in maturità e acutezza come in pochi altri casi. Il dottor Pasquano, medico legale di rara abilità e giocatore di carte di rara sfortuna, è protagonista di dialoghi esilaranti. Il questore Bonetti-Alderighi è quel che è sempre stato: non c'è proprio verso che lui e Montalbano s'intendano. Il dottor Lattes, capo di gabinetto della Questura, insiste nel volere il commissario sposo felice. E pagherà con la beffa questa sua testardaggine...
L'inchiesta stavolta porterà Montalbano a collaborare non solo con la Capitaneria di porto, ma anche con una sua "parigrado", agente che opera sotto copertura e che sa di volta in volta prendere le sembianze di un'insignificante e sprovveduta ragazzina o di un abile stratega di operazioni poliziesche.
La storia è intricata ed ha sviluppi sorprendenti. Le riflessioni sulle stagioni della vita nulla tolgono all'efficacia narrativa della vicenda poliziesca. La trama prende le mosse da un morto sfigurato: è nudo su un gommone alla deriva quando viene recuperato dal "Vanna", uno yacht costretto dalla tempesta ad attraccare nel porto di Vigàta. Proprietaria della "barca" è una vedova piacente e gaudente, che passa il suo tempo in mare seguendo rotte insolite tra il Sudafrica e il Mediterraneo. Identificare chi è la vittima significherà per Montalbano avviarsi lungo una pista che porterà ad un traffico internazionale legato al "Kimberley Process"...
Dire di più toglierebbe elementi di sorpresa alla trama e qualche soddisfazione al lettore. Vale la pena, invece, sottolineare come stavolta la costruzione del romanzo devii dal solco della tradizione camilleriana. Atmosfere e passaggi hanno il ritmo tipico delle storie di Montalbano, fino alla fase finale, che invece cerca una velocità d'azione che non riesce totalmente convincente. Troppo sbrigativa. E a questo punto un dubbio viene a noi: non è che tra belle donne e diamanti, Montalbano creda di essere diventato James Bond?
Claudio Baroni
 
 

Il Messaggero Veneto, 2.11.2008
Camilleri parla del suo ultimo Montalbano
Camilleri: Montalbano scopre il sesso

Nessun dubbio, Camilleri. I numeri parlano da soli. Dal 1994 a oggi quattordici storie di Montalbano pubblicate da Sellerio, undici milioni di copie vendute. Da una settimana è uscito “L’età del dubbio” (pp. 261, 13 euro) e con 420 mila copie è già prepotentemente in testa alla classifica libri. E dal 1999 il Commissario Montalbano ha conquistato la tivù raccogliendo finora 350 milioni di spettatori. «Non lo faccio più», aveva dichiarato tre anni fa Luca Zingaretti, l’attore che ha prestato voce, volto e carattere al titolare del commissariato di Vigàta. Ma di fronte alla nuova tentazione, non ha resistito. Forse perché in questa serie Montalbano scopre che il sesso non è solo Lidia, la fidanzata di sempre? Lo sapremo da stasera su Raiuno con quattro fiction inedite di Camilleri, dirette sempre da Alberto Sironi: si comincia con “La vampa d’agosto” . Ma intanto, a 83 anni, Andrea Camilleri non si ferma e ne “L'età del dubbio” mette Montalbano di fronte a molti tumulti: sogni tempestosi, un intrigo internazionale e una donna bellissima, Laura, che scuote gli equilibri sentimentali di Salvo.
- Camilleri, e se Zingaretti non ci ripensava?
«Senza di lui non si poteva continuare, il suo è il volto di Montalbano. A convincerlo sono state le sceneggiature».
- E nello stesso tempo avanza d’età.
«Ci sarà sempre una bella differenza d’anni tra lui e il mio Montalbano scritto. Fortunatamente quando scrivo riesco a liberarmi mentalmente dal Montalbano televisivo».
- Mentre il Montalbano scritto sposta i suoi obiettivi sui traffici internazionali.
«Sì perché tutti i miei romanzi nascono da fatti di cronaca nera. Mi capitò di leggere un articolo sul “Kimberley Process”, il patto internazionale tra le nazioni che producono diamanti perché i profitti non vengano usati per finanziare gruppi eversivi che li vendono in cambio di armi. Poi mi è tornato in mente che Ian Fleming aveva pubblicato un saggio sul traffico dei diamanti. L’ho letto e l’ho usato come base de L’età del dubbio».
- Dove si rivela anche un Montalbano innamorato.
«È la seconda volta che avviene. La cosa è tanto seria da mutare la sua vita e, dunque, non se la sente. Ma sono quegli scatti a vuoto di una certa età nel tentativo di recuperare l’impossibile».
- Questo significa che l’età del dubbio è anche l’età della maturità?
«Eh sì. A 58 anni Montalbano ci ragiona su e arriva alla conclusione che se ragiona su un amore che amore è? Forse è qualche altra cosa».
- Il che lo frena dal passare dalla cucina alla camera da letto?
«Esattamente. Sono proprio quei tre passi che non farà. E incomberà Lidia come un disturbo di fondo».
- C’è anche però un Montalbano che pensa spesso alla morte. Perché?
«Montalbano è un tipo un po’ curioso. Oggigiorno non le sembra prematuro che a 58 anni uno si senta già vecchio e pensi alla morte? Io credo che questa cosa che lui chiama vecchiaia sia più che altro un senso di estrema stanchezza, perché tutto, nelle indagini, negli omicidi gli è già noto».
- E lei come risolve il problema della ripetitività?
«È il rischio più grosso del lavoro seriale. Fortunatamente mi sovviene ancora una certa dose di fantasia».
- Alla sua età sente quella che qualcuno semplicisticamente chiama la fatica di scrivere?
«Scrivere è una cosa seria ma non è una fatica, ed è meglio che andare a scaricare casse al mercato. Certe volte può essere stancante, soprattutto nel rifacimento delle pagine, ma uno scrittore deve farlo».
- Come cambia la sua lingua quando lei fa una differenza tra la mozione degli affetti e la norma?
«La mozione degli affetti è il dialetto, la norma è sempre in lingua. L’italiano nacque da un atto notarile, e una certa notarietà della lingua è rimasta ma le cose che si dicevano con sentimento nella mia famiglia erano sempre dette in siciliano e lo stesso faccio nei libri. Poi c’è quella bellissima frase di Pirandello in un saggio di fine Ottocento che diceva: “Di una data cosa il dialetto ne esprime il sentimento, della medesima cosa la lingua ne esprime il concetto”. Eccezionale. È stata una chiave di volta».
- Come spiega il grande successo del noir in Italia e in Europa?
«Il noir oggi è come una guida alla realtà anche se il lettore può ribaltarne il senso, e con Lucarelli, Fois e De Cataldo che vanno dentro la società fino al collo, risponde a una domanda sociale».
- E questo un grande come Italo Calvino non l’aveva capito.
«No, proprio no, specialmente quando scrisse a Sciascia che il romanzo poliziesco in Sicilia sarebbe stato impossibile. E glielo scrisse prima che Leonardo facesse Il giorno della civetta. Fu un clamoroso autogol».
Sergio Buonadonna
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 2.11.2008
La rompiscatole di Boccadasse

Un incrocio di eventi firmati Andrea Camilleri ci riporta a uno dei nostri temi preferiti: ossia la figura di Livia da Boccadasse, eterna fidanzata del siculo commissario Montalbano. L'incrocio è determinato dall'arrivo stasera in tv (ripetiamo per chi non ci volesse credere: stasera c'è qualcosa di buono da vedere in tv) del film tratto da "La vampa d'agosto", romanzo del 2006, terz'ultimo [Quint’ultimo, NdCFC] capitolo della saga di Montalbano. Ma da poco in libreria c'è anche "L'età del dubbio", ossia il capitolo più recente. Abbiamo già avuto modo di sottolineare come la figura della fidanzata Livia, che sta a Boccadasse (che Camilleri ha sempre indicato solo così, mai Genova o altro, solo Boccadasse) stia diventando quella di un personaggio piuttosto patetico. Abbiamo anche lanciato un appello alla medesima Livia: esca da Boccadasse, si metta a frequentare la città, veda gente, faccia cose, insomma la smetta di stare appesa al telefono chiamando quello, il commissario, per di più in ore serali. Continuerà a trovarlo impegnato in altro, per esempio mentre attende la telefonata della sua ganza del momento (con la quale peraltro non conclude quasi mai): ne nascono sempre equivoci e dissapori feroci che divertono molto quel vecchio e geniale satiro di Camilleri e i suoi lettori, ma a noi provocano sempre parecchia apprensione.
Per rispetto a chi non ha ancora letto l'ultima fatica dello scrittore siciliano, non anticipiamo nulla. Diciamo solo che siamo alle solite e magari anche un po' peggio: Livia passa ormai sic et simpliciter come la rompiscatole di Boccadasse. Il Commissario si fa prendere, come da titolo, dall'"età del dubbio", sente che gli stanno sfuggendo di mano le occasioni migliori, parte per la tangente e finisce come finisce. Livia, ogni tanto, telefona e non azzecca mai il momento. È anche vero che, da quel che si capisce, l'abilissimo Camilleri ha ora l'occasione di proporre autentici colpi di scena in un senso o nell'altro per il prossimo libro, ma qui non possiamo fare altro che rinnovare l' appello. Livia, lascialo perdere. Ora o mai più. Peraltro stasera il primo vero capitolo in cui Montalbano sbarella verso rappresentanti del gentil sesso più giovani, disponibili, vicine e a portata di mano (altro che il vetusto telefono, per di più sempre quello fisso di casa) verrà mostrato su Raiuno a un pubblico stimabile tra gli otto e i dieci milioni di italiani. Una figuraccia, diciamolo, che la (ex) ragazza di Boccadasse non merita: o meglio, lo merita per come resta appiccicata all'ideale di questo fidanzato che in effetti ha molte qualità - e molte altre si intuiscono - ma a questo punto avrebbe fatto saltare la pazienza anche a Maria Goretti. Camilleri, che ha una capacità portentosa di rendere per metafore quasi invisibili la realtà sia di questo paese sia di chi lo abita, con Livia sembra invece continuare a divertirsi in maniera sadica e irreale. Magari invece si rifà a esempi a lui conosciuti, ma francamente a noi non è mai capitato di venire a conoscenza di storie d'amore concepite in questo modo. E quindi, come detto, sarebbe ora di darci un taglio. Livia, che si intuisce piacente, appassionata e coltivatrice in proprio di molti interessi, dovrebbe avere in teoria un mercato incalcolabile. Anche e soprattutto a Genova, anche e soprattutto facendo base a Boccadasse. In questi giorni di mareggiate avrà avuto modo di riflettere chiusa in casa sull'intera vicenda: magari, lo speriamo, il maltempo le ha anche fatto saltare la linea telefonica. Speriamo davvero che sia l'inizio di qualcos'altro. E speriamo che un giorno l'irresistibile scrittore siciliano ci spieghi come nasce, e perché è localizzata proprio a Boccadasse, la figura femminile più bislacca e in un certo senso appassionante della letteratura popolare italiana. [Lo ha già spiegato più volte... NdCFC]
Antonio Dipollina
 
 

Il Messaggero, 2.11.2008
Stasera su Raiuno il primo di quattro nuovi episodi. Il commissario cede alle grazie di una ragazza molto più giovane
Montalbano. E alla fine Salvo perde la testa

Roma. A lume di luna lei si sfila il vestitino. Indugia sulla sabbia il tempo che basta per lasciarsi guardare quasi nuda da lui che la smircia dalla terrazza. E si tuffa nel mare. Lui la segue. Notte, caldo, sciabordio delle onde, pelle, baci, fiato corto, abbracci. Salvo Montalbano ha perso la testa. Come se Livia, la fidanzata di un’intera vita, non sia mai esistita. Ma soprattutto dimenticando che quella ragazza con cui ha appena fatto l’amore potrebbe sua figlia.
Più del delitto, più delle indagini, è il desiderio che rende febbricitante il commissario, come La vampa d’agosto (stasera su Raiuno), titolo del primo dei nuovi quattro film con il poliziotto di Camilleri, che arrivano in tv dopo quattordici episodi originali, ascolti milionari e un centinaio di repliche sbattute in tv dal ’99 a oggi.
Se nel romanzo Montalbano è un cinquantacinquenne che tradisce per esorcizzare la morte con la gioventù, come spesso capita agli uomini di quell’età, nel film, invece, è sulla quarantina, come Luca Zingaretti, che gli presta faccia e anima da nove anni. Eppure quella passione così cieca, bruciante, trasgressiva, funziona lo stesso anche per quel galantuomo del commissario Zingaretti. Che così finalmente prova che cosa significa essere travolto e stravolto. A sentirsi preda e non padrone di sé, a stare dalla parte di chi sbaglia. Ma si tratta di una ribellione che dura lo spazio di un libro, di un film. Sono diversi fra loro infatti gli altri tre episodi: Le ali della sfinge (domani sera, sempre su Raiuno), La pista di sabbia (lunedì 10) e La luna di carta (il 17).
Torna il commissario senza pistola che usa fiuto e cervello per stanare l’assassino. Torna il poliziotto di Vigata, ruvido come carta vetrata, moderno rivoluzionario eppure gentiluomo all’antica, nemico giurato dell’arroganza del potere. Antieroe ligio più alla giustizia che alla legge. Vendicatore di quell’Italia che subisce ma non si rassegna ai soprusi. Simbolo di rivalsa per lo stesso Camilleri che lo ha creato, che gode con lui quando manda a quel paese questori imbecilli e burocrati ottusi. E che si prende persino la rivincita sul suo colesterolo quando lo mette a tavola e gli offre fritti proibiti, pasta con le sarde, brusciuluni, cassate, che il poliziotto mangia con voluttà e lenta ritualità. Senza contare che lo scrittore è riuscito a farla in barba anche a quel Nord che snobba il Sud perché molto del suo dialetto è diventato lessico corrente anche da Milano a Udine.
Prodotto da Carlo Degli Esposti della Palomar, diretto magistralmente da Alberto Sironi (che nell’ultimo dei quattro nuovi film è raffinato oltre i canoni concessi dalla tv) e superlativamente interpretato da Luca Zingaretti, con un cast che funziona (da Cesare Bocci a Katharina Bohm passando per Angelo Russo), Montalbano è uno dei prodotti migliori (e di più successo) mai realizzati in tv. E ambientato in un luogo immaginario che scatena la fantasia. Vigata, si chiama. Diversa da Porto Empedocle, il paese di Camilleri: «Non ha le case basse, in calce - raccontava tempo fa lo scrittore - dipinte di bianco o di giallo. Né v’è traccia dei circoli dei gentiluomini di provincia. D’altronde è come se pretendessi di ritrovare i profumi della mia gioventù, quelli delle librerie polverose, dell’inchiostro, della nafta del porto, degli asparagi selvatici». Però Vigata è seducente lo stesso, nonostante se ne stia là, confinata sul video, ma solo apparentemente. Con i tetti che si confondono nel sole, il mare, le vecchie case, le notti buie che proteggono i segreti, gli amanti. E dove i dolci di mardorle che si sciolgono in bocca hanno il sapore della Sicilia che non c’è più.
Micaela Urbano

Le parole
Alcune parole dialettali dei romanzi di Camilleri, grazie ai film con Zingaretti, sono entrate di diritto nella lingua italiana. Eccone alcune. Sparagnare (risparmiare), sminciare (sbirciare), sturcinare (storcere), picciliddro (bambino), prescia (fretta). E ancora, lastimmiare (imprecare), sbracato (trasandato), sciroccato (senza forze), mascolo (maschio), mogliere (moglie), non è cosa (non c’è niente da fare), pacienzia (pazienza), babbiare (scherzare), camurria (seccatura), farsi sangue (andare d’accordo), fetuso (maleodorante), malo (cattivo), pi mia (per me), ralogio (orologio), scanto (paura), una stampa e una figura (identico).

Le ricette
Per il commissario la tavola è voluttà, piacere, rito. E in questo, scrive Camilleri, Montalbano somiglia più a Maigret che a Pepe Carvalho, il detective dei gialli di Montalbàn, che s’abbbuffava di piatti che avrebbero dato foco alla panza di uno squalo (da Il cane di terracotta). Montalbano invece è raffinato. Con lentezza, eroticamente, assapora il cibo, con premeditata calma stappa una bottiglia di buon rosso. Va matto per la salsa corallina, preparata con le uova d’aragosta e i ricci di mare dalla fidata Adelina che, ogni tanto (le ci vogliono ben due giorni di lavoro), gli cucina gli arancini. E’ ghiotto del nasello ripassato nell’uovo con le alici e il pan grattato, della pasta con le sarde, di caponata. E le triglie di scoglio condite con oglio e pitrosino, lo commuovono. Ma si accontenta anche degli spaghetti con le vongole. E del brusciuluni, il rollé con ovo sodo e salame e pecorino a pezzetti, così morbido da sciogliersi in bocca.
 
 

La Repubblica, 2.11.2008
TV: E Montalbano cede al tradimento... Zingaretti "Finalmente"

Roma. Torna in tv Montalbano con quattro nuovi episodi tratti dai romanzi di Andrea Camilleri. Ma questa volta, la serie diventa piu' piccante: il commissario, interpretato da Luca Zingaretti, da sempre fedelissimo alla sua fidanzata Livia, cedera' alla tentazione e alla passione, ammaliato da donne irresistibili. "Finalmente, devo dire - commenta Zingaretti, intervistato dal Tg1 a poche ore dalla messa in onda della prima puntata della nuova serie - perche' da tanto tempo vedevamo il commissario insidiato da donne belle e affascinanti, che lui pero' rifiutava dicendo: 'No, io sono fidanzato'". Dunque questa volta gli episodi si 'surriscaldano' anche se il commissario non verra' distolto dal risolvere i consueti gialli. "Si tratta sempre pero' di una cronaca rielaborata e raccontata con la grazia, l'inventiva e la fantasia di Andrea Camilleri", conclude Zingaretti. Il primo episodio 'La Vampa d'agosto' andra' in onda stasera su Raiuno in prima serata. Il secondo 'Le ali della sfinge' verra' trasmesso domani, 'La pista di sabbia', lunedi' 10 novembre e infine 'La luna di carta' il 17.
 
 

Corriere della Sera, 2.11.2008
Teleraccomando

PER DISTRARSI Quattro inediti Montalbano
Finalmente torna il commissario Montalbano. Noi fan-orfani eravamo in forte crisi di astinenza: l' ultimo episodio inedito risale al 14 marzo 2006. Da stasera, per quattro domeniche, arrivano i nuovi episodi, naturalmente sempre usciti dalla penna di Camilleri, naturalmente sempre con Luca Zingaretti (foto), protagonista. Da segnalare subito che in questa nuova serie il commissario siciliano tutto d' un pezzo cederà al fascino femminile svariate volte, tradendo così la fidanzata storica Livia e lasciando così lo scettro di uomo fedele (un duro colpo per tutte noi). Ma il suo intuito di poliziotto resta inattaccabile. Il commissario Montalbano Raiuno, ore 21.30
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Maria Volpe
 
 

Corriere della Sera, 2.11.2008
Enciclopedie. Ecco l'ultima edizione aggiornata: tra le 54 mila voci ci sono anche PdL, Pd, Betancourt, Saviano, Moccia e Gian Antonio Stella
Nella nuova Garzantina entrano Facebook, Second Life e l'iPhone
Riedizioni. Nata nel 1962, è arrivata al nono aggiornamento. Tra i collaboratori anche il giornalista del «Corriere» Maurizio Caprara

«Aspetta che guardo sulla Garzantina»: alzi la mano chi non ha mai pronunciato queste cinque parole almeno una volta dal ' 62, anno in cui la Garzantina nacque, a oggi, in cui è appena uscito l'ultimo (il decimo) aggiornamento (Enciclopedia Universale Garzanti, pp. 1.952, 39,50).
[…]
«Camilleri Andrea» c'era già, ma il suo «Montalbano» è stato ora inserito con una voce a parte in appendice, subito dopo «Maigret».
[…]
Paolo Foschini
 
 

Il Velino, 3.11.2008
Ascolti tv, bottino per Gran Premio di Formula 1 e Montalbano

Roma - Record per il “Commissario Montalbano”. In 9 milioni 219 mila telespettatori, con il 37,50 per cento di share (e punte del 47), hanno visto ieri in prima serata su RaiUno il primo dei quattro nuovi episodi del “Commissario Montalbano” intitolato “La vampa d’agosto”. Un’ulteriore conferma per l’eroe creato dalla penna di Andrea Camilleri, riproposto in video da Luca Zingaretti, con la regia di Alberto Sironi. La concorrenza è stata sbaragliata non riuscendo a toccare neanche i 3 milioni di audience in prime time.
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Ornella Petrucci
 
 

Leggo, 3.11.2008
La vampa di Montalbano sbanca l'Auditel: 9 milioni
Baci hot con Serena. Il video.

Una vera e propria scena di passione con tanto di strip, bagno notturno e baci intensi. I fan di Montalbano hanno potuto assistere domenica all'attesa svolta "hot" del loro commissario preferito. In "La Vampa di Agosto". Il risultato è stato sorprendente. L’ormai "anzianotto" Commissario ha tradito la fidanzata Livia con una smaliziata ventenne siciliana. Solo che ad interpretarla è in realtà una napoletana, la ventiduenne Serena Rossi, nota al grande pubblico per essere la Carmen di Un Posto al Sole. Serena, pur di lavorare nella fiction, aveva interrotto ad aprile la sua esperienza partenopea con la soap. Il commissario, sempre più libertino, si concederà, comunque, ne “La Pista di Sabbia” a Mandala Tayde, mentre in “La Luna di Carta” resterà affascinato da Pia Lancilotti. Serena, nelle vesti di Adriana Morreale, costituisce, quindi, un punto di non ritorno per Montalbano. «E’ la prima volta che faccio la femme fatale, speriamo vada bene» ha dichiarato Serena. A giudicare da quanto visto non ci sono dubbi.
ASCOLTI BOOM Torna Montalbano ed è subito boom di ascolti, con 9 milioni e 219 mila spettatori incollati a RaiUno per seguire le vicende del commissario Luca Zingaretti in “Vampa d'Agosto”. Altissimo lo share raggiunto dalla fiction Rai (che è durata fino alle 23:31), in media 37.50% con un picco del 47% alla fine. Non c'è storia su Canale 5 per Ghost, con Demi Moore, che all'ennesimo passaggio raccoglie 2 milioni 882 mila spettatori con uno share del 12.95%.
ECCO IL VIDEO HOT [Da YouTube, NdCFC]
 
 

Clandestinoweb, 3.11.2008
CDW l’ha visto: Montalbano tornò, ne hanno bisogno pubblico, Rai1 e Zingaretti

L’attesa è finita: con "La vampa d'agosto" Luca Zingaretti è tornato nel ruolo del Commissario Montalbano negli ultimi quattro episodi della fortunata serie tv tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Le altre messe in onda sono fissate stasera con “Le ali della sfinge” e, successivamente, domenica 9 e domenica 16 gli altri due episodi “La pista di sabbia” e “La luna di carta”.
Che sia l’eroe televisivo di sempre lo si intuisce sin dalla prima inquadratura: sull’azzurra distesa del mare siculo ecco l’imponente fisicità del commissario farsi avanti fino a riva, Salvo Montalbano avanza in boxer fino alla terrazza della sua magnifica casa sulla spiaggia e risponde alla solita telefonata della rompiscatole di fidanzata (non la nominiamo in quanto non la sopportiamo) che lo chiama da Genova, dove imperterrita continua a vivere e da dove pretende di salvaguardare un rapporto sentimentale a senso unico, in cui due marcate individualità rimangono nel tempo distanti e forti nelle proprie posizioni.
Nella puntata di ieri sera il rapporto viene incrinato dal fascino che il poliziotto subisce da una sensuale ventenne (l’attrice Serena Rossi, nota per la soap “Un posto al sole”) con la quale la confidenza e l’intesa iniziano a tavola davanti a un bel piatto di spaghetti: una confidenza e un’intesa spontanee e immediate che solo due persone della stessa razza possono vivere. Il gusto del cibo, complice l’arsura agostana, introduce l’uomo e la giovane a un avvicinamento destinato ad approfondirsi grazie alle armi seducenti di lei e a un bisogno di sincero affetto da parte di lui.
Delle prime puntate Andrea Camilleri, che ha dato alla luce Salvo Montalbano attraverso i suoi romanzi tutti pubblicati da Sellerio, diceva che forse l’attore gli sembrava abbastanza “picciutteddu” rispetto all’età anagrafica del personaggio: adesso non lo direbbe più, innanzitutto perché lo stesso attore è cresciuto (ha 47 anni) e ha portato molta fortuna ai suoi libri, alla fiction, alla produzione, alla Sicilia, a se stesso.
Luca Zingaretti-Salvo Montalbano rispetto alla prima serie è via via diventato più «maturo, sperto, omo di ciriveddro e d'intuito» (ne “La luna di carta”), e la simbiosi fra interprete e personaggio più convincente e convinta. Zingaretti aveva espresso le sue perplessità sul continuare a impersonarlo ma vista l’alterna fortuna all’infuori di Montalbano che viene riservata alla sua carriera, gli conviene tenerselo stretto e sperare magari in un ulteriore sviluppo narrativo.
Converrebbe alla stessa Sicilia che “Il Commissario Montalbano” non sparisse dal palinsesto: i luoghi siciliani, grazie al successo della serie venduta a livello internazionale, hanno incrementato il turismo nell’isola: la villa in cui il commissario abita nella fiction è divenuto un richiestissimo B&B che ha conservato l’arredamento visto in tv. Ed è nato addirittura il menù di Montalbano: nei ristoranti in cui Zingaretti mangiava durante le riprese, la gente chiede insistentemente di voler assaggiare i piatti preferiti dal famoso commissario.
Conviene a Rai Fiction, visti i prodotti scadenti che ultimamente vengono propinati e che in termini di ascolto non pagano quanto la creatura di Camilleri e conviene al pubblico in generale. Abbiamo bisogno sì di un eroe cui affidarci, un eroe comune con i suoi alti e bassi che proprio in questo dimostra la vicinanza al modo di pensare di tutti.
C’è bisogno di un rappresentante che sa dove andare a parare, in grado di sbrogliare le matasse e che come noi odia le pastoie burocratiche concedendosi qualche “parolazza” di sfogo. E - diciamolo pure -televisivamente parlando abbiamo necessità di vedere qualcosa fatto bene nelle sue diverse componenti (cast, sceneggiatura, regia, location).
Giovanni Zambito
 
 

La Repubblica, 3.11.2008
Oltre nove milioni di telespettatori e il 37.5 di share in media per una serata che sembra ricordare i tempi del monopolio
C'è un Montalbano da Champions nella tv delle occasioni sprecate
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Ascolti alla Montalbano. Inutile cercare altri paragoni, che valevano fino a qualche anno fa. Le partite di calcio, per andare oltre i dieci milioni di spettatori, devono essere almeno finali di Champions con un'italiana in campo. Sanremo? Non scherziamo. Solo la gara decisiva della Formula 1 e con una Ferrari in ballo può essere all'altezza. Quindi il primo dei quattro film inediti con Luca Zingaretti protagonista ha celebrato soprattutto l'epopea televisiva con protagonista il personaggio creato da Andrea Camilleri. Oltre nove milioni di telespettatori e il 37.5 di share in media per una serata che sembra ricordare quasi i tempi del monopolio tv.
Il risultato permette di ripristinare qualche certezza in campo televisivo (anche se... ma lo diciamo alla fine). Il Montalbano televisivo è il preferito degli italiani almeno quanto quello su carta è il preferito tra gli italiani che leggono. Quello appena visto in tv era il terz'ultimo capitolo [Quint’ultimo! NdCFC] della serie editoriale, l'ultimo è arrivato in libreria da pochi giorni: e siamo sempre da quelle parti, stavolta Montalbano non si fa traviare da una giovanissima e avvenente ragazza, stavolta si innamora sul serio. Vengono fuori le magagne dell'età, e qui c'è qualcosa che non torna: visto che il Montalbano personaggio è alle soglie dei 60 anni mentre Luca Zingaretti, per quanto si impegni, ne è ancora piuttosto lontano. Inoltre gli affezionatissimi della serie tv si sono lasciati andare a qualche mugugno, ieri sera, perché per l'intero film è girata un'aria, come dire, quasi conseguente e risaputa: ma anche dai libri ormai non ci si attendono particolari sorprese o fremiti. Se succedesse, dopo tutti questi anni, sarebbe un miracolo: ogni Montalbano che esce non è certo un libro a parte ma è il nuovo capitolo di un librone unico che - da solo nel panorama nazionale - perpetua e modernizza la vecchia tradizione del romanzo popolare a puntate.
Il guaio è la nostra tv: talmente ricca di occasioni sprecate, di fiction brutte, di attese che non portano mai al risultato sperato, che il ritorno di Montalbano funziona - sport a parte - come unico momento televisivo che convoglia i grandi numeri, come succedeva una volta, come quando il lunedì sera c'era il film sulla Rai, come quando c'erano le mezze stagioni e il Dodo non si era estinto - forse.
E adesso si volta pagina subito. Perché stasera c'è il secondo Montalbano in programma, ma stasera le altre televisioni non stanno a guardare, come successo ieri (Canale 5 ha alzato le mani in partenza e ha mandato per la duecentesima volta "Ghost", un film talmente passato e ripassato che forse si è stufato anche lui e si è auto-cambiato il finale da solo, senza che nessuno se ne accorgesse). Stasera c'è Zelig e c'è anche quella cosa che fanno in Honduras con quelli seminudi.
Domani saremo qui a cercare conferme della supremazia assoluta e totale del vecchio commissario di Vigata: o, in alternativa, a prendere atto che la frastagliata e caotica tv dei nostri tempi non offre davvero più certezze a nessuno.
Antonio Dipollina
 
 

La Repubblica, 3.11.2008
Rizzo Nervo, ascolti 'Montalbano' risposta incompetenti

"Gli ascolti record raggiunti ieri dalla fiction sul commissario Montalbano (37,5 per cento di share e 9 milioni 219mila telespettatori di media, con punte del 47 per cento) e la notizia che la BBC e la ZDF hanno acquistato nei giorni scorsi dalla Rai i diritti per proporre la serie televisiva ai pubblici britannico e tedesco, sono la migliore risposta agli incompetenti che, su suggerimento di altri incompetenti in mala fede, avevano messo sotto accusa la Rai per aver rinnovato l'esclusiva sui romanzi di Camilleri". Lo dichiara Nino Rizzo Nervo, consigliere Rai, aggiungendo "mi permetto quindi di suggerire ad alcuni esponenti politici di non avventurarsi mai in campi su cui non hanno specifica competenza e soprattutto di non dare mai ascolto ai 'segnalatori' di professione e ai suggeritori interessati".
 
 

La Repubblica, 3.11.2008
Rai: Merlo, Gasparri nervoso per successi tv pubblica

"Il senatore Gasparri e' molto nervoso ogniqualvolta deve prendere atto che il servizio pubblico segna un punto. E' il caso del grande successo della fiction del Commissario Montalbano: oltre 9 milioni di ascoltatori e quasi il 40 per cento di share". Giorgio Merlo, presidente Pd di turno della Vigilanza Rai, aggiunge che "del resto il nervosismo di Gasparri e' del tutto comprensibile: da 5 mesi e' uno dei protagonisti in assoluto, attraverso la ormai famosa lista di proscrizione, del blocco ostruzionistico della commissione di Vigilanza e, di conseguenza, del rinnovo del Cda dell'azienda. Ma, malgrado questo sabotaggio, la Rai ha segnato un gran bel gol". "Il romanzo di Camilleri e' un piccolo capolavoro e la fiction Rai vola. Malgrado - conclude - la delusione e il profondo nervosismo del senatore Gasparri".
 
 

La Stampa, 3.11.2008
Cose di tele
Hanno ucciso Montalbano

Ci hanno rubato Montalbano. Gli ascolti sono andati benissimo, ultrabene, una cosa d'altri tempi. Nove milioni 219 mila spettatori su Raiuno domenica, come «La piovra», come il «Maresciallo Rocca» nel suo splendore, una media del 37,50% di share, punte del 47. Vuol dire che su 100 spettatori davanti alla tv, quasi la metà guardava «La vampa d'agosto», primo dei nuovi quattro racconti tratti dai romanzi di Camilleri, con Luca Zingaretti. Una cosa bulgara, sulla quantità non si discute. Ma sulla qualità, oh sì. E dunque. I protagonisti, da Montalbano in giù (sempre ottimi gli attori dialettali) sono diventati macchiette, tant'è che il regista Sironi a un certo punto traveste il protagonista e Fazio da banda Bassotti. Montalbano si evolve, invecchia. Ha evidenti problemi con le armi, metafora sessual-freudiana: si fa minacciare da un contadino col fucile, si fa strappare la pistola dalla bella Serena Rossi che lo usa per vendicarsi della sorella uccisa. Nel passare dal libro allo sceneggiato, il «cinquantino» malinconico, più fragile con le donne, diventa scemo. E ancora: dov'è finita la Sicilia? A parte i titoli di testa, ci sono due o tre inquadrature in esterno, giusto per far posteggiare vecchie auto in vie sempre deserte, a testimoniare l'irreale, davanti a qualche anonimo portone. Forse per non dilatare i tempi (la sintesi è costosa assai) hanno risparmiato sulle location. Il caldo d'agosto ha tutta l'aria di essere una confortabilissima primavera, Montalbano si mette persino un accappatoio di velluto. E perché Augello sparisce da casa sua? Insomma: eravamo abituati bene, disabituarsi è un peccato.
Alessandra Comazzi
 
 

Il Messaggero, 3.11.2008
Dopo Montalbano, su Odeon c’è un certo Licio Gelli

La Sicilia immaginaria eppure vera di Vigata. Delitti, segreti, passioni. Uno scrittore come Andrea Camilleri, un regista come Alberto Sironi, un Attore come Luca Zingaretti. E un poliziotto intelligente, con il fiuto di un mastino. Un ruvido galantuomo, appassionato (anche a tavola) che va a caccia di Giustizia. Stasera su Raiuno va in onda “Le ali della sfinge”, secondo dei nuovi quattro film della saga del Commissario Montalbano. Titolo che, nel nome della tradizione, ha rivoluzionato il panorama della fiction. E che finalmente torna in tv dopo 14 episodi originali e centinaia di repliche.
Ma la Rai, si sa, si diverte a fare controprogrammazione a se stessa e così, da oggi e per i prossimi due lunedì, spedirà in tv il commissario, con “La pista di sabbia” e “La luna di carta”, contro “L’isola dei Famosi” che tra feriti e disertori comunque si tiene felicemente a galla nonostante Zelig. Certo, in Rai sperano che Montalbano abbia la meglio sul programma condotto da Bisio con la Incontrada, osso durissimo di Canale 5. Però, se i film di Camilleri fossero andati in onda, come ieri sera, per quattro domeniche, avrebbero registrato ascolti stellari...
[…]
 
 

Gazzetta di Parma, 3.11.2008
Montalbano: la polemica

«Gli ascolti record raggiunti ieri dalla fiction sul commissario Montalbano (37,5% di share e 9 milioni 219 mila telespettatori di media, con punte del 47%) e la notizia che la Bbc e la Zdf hanno acquistato nei giorni scorsi dalla Rai i diritti per proporre la serie televisiva ai pubblici britannico e tedesco, sono la migliore risposta agli incompetenti che, su suggerimento di altri incompetenti in mala fede, avevano messo sotto accusa la Rai per aver rinnovato l'esclusiva sui romanzi di Camilleri» : lo dice il consigliere Rai Nino Rizzo Nervo.  «Mi permetto quindi di suggerire ad alcuni esponenti politici- conclude – di non avventurarsi mai in campi su cui non hanno specifica competenza e soprattutto di non dare mai ascolto ai 'segnalatori' di professione e ai suggeritori interessati».
Nelle settimane scorse, in particolare Maurizio Gasparri aveva polemizzato con la Rai per i soldi spesi per il rinnovo dell’esclusiva delle fiction sul commissario Montalbano.
 «Il consigliere Rai Rizzo 'nervoso', a quanto si legge dalle sue parole, fa fatica a capire che cosa contesto all’azienda»: lo dice il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, rispondendo al consigliere d’amministrazione Nino Rizzo Nervo che, commentando gli altri ascolti della fiction Montalbano, aveva fatto riferimento a chi aveva «messo sotto accusa la Rai per aver rinnovato l’esclusiva sui romanzi di Camilleri».
«In tutte le dichiarazioni che ho fatto - sottolinea Gasparri – non ho mai negato il valore commerciale delle fiction di Montalbano, ma ho criticato il fatto che la Rai abbia pagato dei soldi in più per una esclusiva che a mio avviso non andava ricompensata, posto che Camilleri, contestando Berlusconi in piazza, difficilmente poteva passare armi e bagagli dall’altra parte, cioè a Mediaset. Aspetto, poi – aggiunge -, ancora la querela del produttore della fiction, Degli Esposti, che ha attaccato le cifre da me divulgate per una esclusiva non riservata da parte del servizio pubblico ad altri. Querela mai giunta, a dimostrazione che i documenti in mio possesso dicono la verità. Al consigliere Rizzo 'nervoso' chiedo, quindi, di prestare più attenzione alle mie dichiarazioni. Inoltre, lo invito a riflettere su un dato: probabilmente il commissario Montalbano avrebbe raggiunto gli stessi ottimi ascolti, ma il fatto che ci sia stata una contro-programmazione molto debole di certo ha favorito un successo comunque atteso e meritato. Rizzo si faccia dire quante volte il principale canale della rete avversaria ha mandato in onda un noto film americano. Saprebbe che per la quindicesima volta ai telespettatori è stato proposto lo stesso film. Davvero un po' troppo», conclude Gasparri.
 
 

La Sicilia, 4.11.2008
Prime tv
Ma è un commissario senza sole, né calore

“Santu ca nun sura” è Montalbano. Con lui tutto il distretto di Vigata. Sì, perché nel pieno di un agosto che ti spappola le ghiandole sudorifere, il commissario, e tutti i suoi, non mostra aloni o macchie di sudore. Camicie immacolate, fronte asciutta, fazzoletti candidi. Tutti gli attori imitano, senza successo, la sofferenza di una calura che non c'è. Non c'è il sole agostigno nemmeno nelle immagini, nella fotografia, nei colori. Sarà stato girato, l'episodio, in altri mesi (c'è caldo, ma poi appare qualche giubbotto). Vai a dire, ai produttori, che il sole di primavera non è uguale a quello dell'estate! Soprattutto quando la regìa (Alberto Sironi, diverso dalle serie precedenti. Problemi con la produzione?), la fotografia e la recitazione non sono in grado di aggiungere il caldo che non c'è. Resta una Sicilia prepotente. Perché, comunque la mettiamo, protagonista e motore del successo dei telefilm di Montalbano, è la Sicilia. Colori, dialetto, facce, ironia, piacere della battuta, sguardi, sole e panorami. E soprattutto la luce, tutta sua e mediterranea. Tant'è che, seppur con prestigiosi interpreti e belle storie, i telefilm ambientati tra le nebbie del Nord (con buona pace di Calderoli) o in Puglia, non hanno avuto successo. "La vampa d'agosto" (domenica, ore 21.30, Raiuno) ci riporta il commissario di Camilleri con frenesie erotiche. Caspita! Come poteva resistere davanti ad Adriana (Serena Rossi), uno dei migliori prodotti dell'architettura del regno delle due Sicilie? Seppure in tv si perda (pessima sceneggiatura) la carica di erotismo e perversione che racconta, legandolo al caldo, il libro da cui è tratto l'episodio. E' evidente invece una certa rilassatezza nella recitazione, una sicurezza del successo (di ascolto) che ha sciolto la tensione. Smarrendo insieme il sole d'agosto e l'anima di Montalbano. Il telefilm risulta spesso lento e, a tratti, banale, noioso: la trama gira a vuoto su se stessa. Assente anche quel girotondo di figurine di contorno, tra loro varie e divertenti (qui sono tutte uguali, casting sbagliato). Comunque, "Montalbano" conquista per l'appagata nostalgia di un vecchio amore, per il piacere di ritrovare un amico per troppo tempo assente, per il sorriso che regala il lucido-confuso Salvo. Poco più di nove milioni di spettatori sono cifre da capogiro… Tanto di cappello, poche fiction si permettono tanto! (Anche se lunedì sera non c'era alcuna concorrenza).
Filippo Arriva
 
 

La Sicilia, 4.11.2008
Fiction televisiva
Il “commissario” non tradisce le attese

E alla fine Salvo tradì Livia. Il commissario Montalbano non ha resistito al richiamo dell'eros e nella prima puntata della nuova serie in onda su Raiuno, tradisce la compagna di sempre. Un eros in qualche modo voluto dalla storia di Camilleri e ben ripreso dal regista Sironi che è tornato ad ambientare in provincia di Ragusa le scene, rilanciando un nuovo messaggio turistico. Chissà se il bel corpo di Serena Rossi, che ha interpretato uno strip di Adriana, sorella della vittima su cui indagava Montalbano, non abbia fortemente contribuito al successo in tv. Record assoluti gli ascolti per la prima puntata, "Vampa d'agosto", con il 37,50% di share, la media di 9 milioni e 219 mila spettatori e picchi fino al 47%. L'interpretazione di Luca Zingaretti è molto piaciuta, così come quella degli altri attori più di rilievo, compresi i ragusani Marcello Perracchio e Angelo Russo. Commenti meno positivi, anche sul sito ufficiale della fiction, sulla realizzazione filmica, in particolare sul finale. Ed in effetti la fine della storia si è consumata in pochissimi minuti. E i telespettatori pignoli non mancano. "Nel libro – scrive un anonimo sul guestbook del sito web - è ancora più bella la parte finale, quella dove lui capisce di essere stato usato dalla ragazza e si pente amaramente. Ed infatti aspettavo, aspettavo, e invece sono arrivati i titoli di coda. E poi, il commissario nuota in uno splendido mare calmo, ma poi torna a casa e dalla verandina si vedono delle onde altissime".
M. B.
 
 

La Repubblica, 4.11.2008
Montalbano record con oltre 9 milioni ma è ancora polemica

Roma. La battuta del giorno è di Andrea Camilleri, che commenta col produttore Carlo Degli Esposti gli ascolti record del nuovo Montalbano, 9 milioni e 219 mila spettatori col 37,50% di share: «Carlo, non ti esaltare, vedrai che per la questura non superiamo il 17%». Lo share della Vampa d'agosto è il più alto dell'intera serie, ma Gli arancini di Montalbano è ancora primo in termini assoluti, con quasi 9 milioni 900mila spettatori. Sei anni fa: altri tempi, un'altra tv. Ma domenica il commissario Zingaretti ha fermato il tempo, performance da Mondiali: parte al 21% di share e chiude al 47%; zoccolo duro del 32% incollato alla tv anche durante i break, pubblico compatto e trasversale dai 14 anni ai 65; le donne sono il 42,15%, gli uomini il 32,14%. Livello d'istruzione variegato, da zero (26%) ai laureati (46,41%). Pubblico fedele e attento: quel mare improvvisamente in tempesta apparso alle spalle del commissario appena tornato da una nuotata ha fatto storcere il naso ai fan.
Montalbano per Viale Mazzini è una boccata d'ossigeno; Degli Esposti non vuole tornare sulla polemica dell'ex ministro delle comunicazioni Maurizio Gasparri, che sottolinea la mancata controprogrammazione di Mediaset e non risparmia frecciate. Ribadisce che la Rai non aveva motivo di pagare «a peso d' oro» l'esclusiva di Montalbano, visto che Camilleri «contestando Berlusconi in piazza, difficilmente avrebbe potuto passare armi e bagagli a Mediaset». Al consigliere Nino Rizzo Nervo che applaude ai risultati («il successo è la migliore risposta agli incompetenti che avevano messo sotto accusa la Rai»), Gasparri ricorda di non aver «mai negato il valore commerciale delle fiction di Montalbano». Per Giorgio Merlo (Pd) «Gasparri è nervoso quando deve prendere atto che il servizio pubblico segna un punto». La polemica si perde nei brindisi. «Al pubblico piace il senso di giustizia di Montalbano» dice Degli Esposti «La fiction è l'unico prodotto televisivo che racconta di più l'Italia e dialoga con gli italiani». Luca Zingaretti ringrazia il pubblico e Camilleri «che ha costruito un eroe particolare, a cui gli uomini vorrebbero assomigliare e che le donne vorrebbero avere accanto. Un uomo che ha saputo trovare la felicità dentro di sé».
Silvia Fumarola
 
 

La Repubblica, 4.11.2008
Un format rassicurante

Rassicurante Montalbano. Magari non proprio nella direzione auspicata da Berlusconi, che vorrebbe la tv colma di programmi che raccontano un paese normale. Quanto nel rassicurare sull'esistenza di prodotti tv che non tradiscono. A un tale livello di popolarità e affidabilità per cui appena ricompaiono arrivano quasi dieci milioni di spettatori (impresa impossibile, a meno di non essere la finale dei Mondiali). Fermo restando che i conti è meglio farli stamattina, visto che ieri sera è andato il secondo film ma la concorrenza stavolta ha schierato l'artiglieria pesante - Zelig, l'Isola, etc. Quanto al risultato in sé, siamo ovviamente nella fase in cui lo storico personaggio degli storici libri da cui sono tratti gli storici film-tv inizia ad accusare colpi evidenti: il nuovo Montalbano è girato più per dovere che per piacere e certi sfasamenti si vedono tutti. Succede anche nei libri di Camilleri, ma l'affezione ormai è superiore e solidissima. Lo smalto è minore e ci si resterebbe parecchio male, se fosse mai successo che un prodotto durevole negli anni e consegnato all' abitudine avesse mai acquistato smalto o riservato sorprese col passare del tempo.
Antonio Dipollina
 
 

l'Unità, 4.11.2008
Il caso
Super-Montalbano: 9,2milioni di spettatori (e Gasparri s’arrabbia)

C’è chi dice che è stato il sesso, chi dice che è stata l’insulsa controprogrammazione (di nuovo Ghost, polpettone sentimental-spiritistico!), chi dice che è la potenza dell’abitudine: fatto sta che ilnuovo Montalbano è stato visto da 9,2 milioni di italiani: più di una finale di Sanremo, poco menodi una partita della Nazionale. Cifre mostruose, insomma. Ora, è brutto buttarla sempre in politica, ma tempo fa il Gasparri aveva attaccato la Rai per aver rinnovato l’esclusiva sui romanzi di Camilleri (sapete, lui pensa che si tratti di un pericoloso eversore). Oggi è fin troppo facile rispondergli (come ha fatto un consigliere Rai) chiamandolo «incompetente». Il fatto è uno solo: quando la televisione è ben fatta, ben registrata e ben scritta, agli italiani piace. Sorprendente, no?
R.BRU.
 
 

il manifesto, 4.11.2008
Vespri
Montalbano, donne e audience

Perde colpi come poliziotto e scende dal piedistallo del partner fedele. Da un esperto detective come lui tutto potevamo aspettarci tranne che si facesse raggirare da una ragazzina: in due mosse (visita al commissariato, cena e dopocena) lo seduce, gli sfila la pistola e uccide lo stupratore-assassino della sorella gemella.
Ma il Commissario Montalbano può fare ciò che vuole ed essere sicuro che l'affetto del pubblico non cambia: dopo tre anni di assenza, il primo dei nuovi episodi che lo vedono protagonista, ha conquistato nove milioni di telespettatori raggiungendo il 37,50 per cento di share. Numeri d'altri tempi, ai massimi livelli, una conferma del fenomeno-Montalbano.
La saga del commissario di Vigata (in realtà Ragusa) torna con quattro storie (La vampa d'agosto, Le ali del destino, La pista di sabbia, La luna di carta), in onda la domenica e il lunedì (Raiuno), sempre dirette da Alberto Sironi e prodotte da Carlo degli Esposti per la Palomar-Endemol. Nelle pagine dello scrittore Andrea Camilleri, Montalbano ha ormai sessant'anni, è più riflessivo, più solo e malinconico. Nella fiction la maturità del personaggio è raccolta solo in parte: Luca Zingaretti ha lo stesso piglio e lo stesso tono di sempre. Come del resto i suoi più fidati collaboratori (Mimì, Fazio e Catarella, rispettivamente Cesare Bocci, Peppino Mazzotta e Angelo Russo). Certo è più nervoso (dice sempre "vaffanculo") ma quando deve risolvere il mistero dell'ammazzatina (il delitto) non conosce ostacoli. Con Camilleri che gli offre su un piatto d'argento storie complesse, politicamente all'altezza del mitico commissario. Lo stupratore e assassino di "La vampa d'agosto" è il cognato del sindaco, uno con il monopolio dell'edilizia e dell'abusivismo. Quando il capomastro dice «l'abusivismo da noi è doveroso, tanto poi c'è il condono», c'è materia su cui lavorare. Nel cantiere del mafioso si sale sull'impalcatura senza protezione, si muore da immigrati clandestini, e, per completare la disumana normalità, si guardano le donne come prede (e si uccidono).
Camicia bianca e pantaloni blu (in alternativa al marrone), Luca Zingaretti mostra il talento, e i pettorali esibiti nelle sue proverbiali nuotate (in mare si consumerà il tradimento della fidanzata storica: Livia). Con qualche défaillance nel montaggio: un momento prima vediamo Montalbano immerso in un'acqua calma e celeste, mentre quando si sta asciugando ha dietro di sé un mare verde e mosso.
Qualche giorno fa l'ineffabile Gasparri aveva sbraitato sui costi esorbitanti della fiction, forse ora, visti gli ascolti, considerato il fatto che è tra i pochi prodotti ad essere stati acquistati da Bbc e Zdf (le tv pubbliche inglesi e tedesche), capirà che ha mancato l'ennesima buona occasione per tacere. Forse.
Norma Rangeri
 
 

Messaggero Veneto, 4.11.2008
Oltre 9 milioni per il tradimento di Montalbano

Chissà se la voglia di vedere Montalbano, che ha travolto l’Italia in una domenica d’autunno qualunque, è stata solleticata dall’inaspettata vampata di sesso dell’incorruttibile commissario di Vigata, oppure dal desiderio, molto meno epidermico, di provare stima una volta tanto per quel cavolo di tv, rea di non trasmettere spesso buone cose? Sia quel che sia, ma il primo dei quattro Camilleri doc ha fatto razzia di popolo (la Bbc e la tedesca Zdf hanno appena acquistato i diritti), coinvolgendo oltre nove milioni di anime, non facili da raccattare nell’abbondanza mediatica. Nove milioni e duecento mila, per la precisione, con uno share del 37,50 per cento. Adriana (Serena Rossi) - la preda mora e sinuosa di Salvo - è un concentrato di sensualità sicula. Mica come l’invisibile fidanzata Livia, la genovese, in giro per mare con un certo Gianfilippo e spesso con il cell senza campo. Stavolta al diavolo anche la fedeltà, vero commissario?, nonostante la resistenza sia stata stoica. Come sempre, d’altronde. Una vampa d’agosto, capita per la miseria, ma pure una secca risposta coi fatti. Pan per focaccia, e si sgretolano i ferrei caposaldi isolani della coppia senza macchia. Il noir, sempre teso, se ne va comunque nelle retrovie. Prevale il senso del gossip che ci pervade e dal quale non riusciamo a staccarci. E quando il dottore si lascerà ammaliare dalla sirena? Quello aspettavamo, più che sentire dalla sua voce il nome dell’assassino della quindicenne trovata sgozzata in un tugurio sotto terra. Giù la maschera, telespettatore. Ti piace un sacco la trasgressione, no? Ci ficchiamo nel gruppo, senza meno. Stupide debolezze umane, che però nutrono l’esistenza. E Mediaset? Come non avesse accettato la sfida, lavandosi le mani con l’ennesimo passaggio di Ghost. Ma sì, Demi Moore che plasma il vaso di terracotta... quello. Montalbano è un’icona alla Sheridan, alla Maigret, alla Colombo, puoi mandargli contro qualunque piccolo esercito che servirebbe a poco. Si fa presto a dire piace. Fin qui è facile. Chiediamoci il perchè. Sappiamo quanto le dietrologie siano aria fritta, ma ogni tanto, e se leggere, non danneggiano un granchè. Zingaretti è Montalbano e Montalbano è Zingaretti. L’uno plasmato dell’altro. Banale, direte. Cervi era Maigret e Maigret era Cervi. Ubaldo Lay era Sheridan, Peter Falk è Colombo. Diciamo è perchè su Retequattro lo spiamo ogni domenica. Il dott. è uno determinato, ma non violento, dotato di quell’apparente severità pronta a dissolversi in caso di eventuale squasso di serenità. In questo caso, poi, è curioso il rapporto telefonico con l’amata Livia, partita per una veleggiata in Corsica con uno sconosciuto. La burrasca è sempre sotto controllo, però. Magari un vaffa, magari il lancio del cordless, ottimi gesti in caso di accumulo d’ansia, nulla mai che vada oltre il lecito comportamentale. E anche quella casa fronte mare che nove milioni e duecento mila persone, l’altra sera, ma anche in passato e ieri sera e sicuramente domenica e lunedì prossimi, hanno desiderato e desidereranno da pazzi, fa parte del gioco di seduzione globale. Il ritrovare nella stessa tv dei Settanta l’armonia dei gialli alla Francis Durbridge (morto nel 1998), sceneggiatore inglese legato ai grandi noir televisivi come Giocando a golf una mattina, Un certo Harry Brent, Lungo il fiume e sull’acqua , contribuisce a spegnere l’eccessiva energia dei polizieschi d’oggi, per comodità assai splatter e molto pulp e, quindi, molto ansiogeni. Allora, convinti che la qualità paga? E senza trucchi.
Gian Paolo Polesini
 
 

La Nuova Sardegna, 4.11.2008
Montalbano batte Gasparri

Roma. I fan più sfegatati hanno notato questa volta un pò di lentezze e qualche piccola defaillance, come quel mare improvvisamente in tempesta apparso alle spalle del commissario appena tornato da una corroborante nuotata d’agosto. Ma non c’è storia: tornato dopo due anni con un nuovo episodio, il commissario Montalbano piace e anzi piace sempre di più, tanto che, in un periodo indubbiamente di vacche magre per la tv generalista, riesce addirittura a perfezionare il suo record storico.  Neanche le polemiche sul prezzo pagato dalla Rai per l’esclusiva sembrano intaccarne lo smalto. Oltre 9 milioni di persone incollate a Raiuno, l’altro ieri sera (per l’esattezza 9 milioni 219mila) e uno share da Formula 1 o da nazionale di calcio: 37,50%, con picchi verso il finale del 47%. Solo nel 2002, il 28 ottobre e il 4 novembre, aveva fatto meglio, ma esclusivamente in termini di spettatori, con 9 milioni 352 mila spettatori nel primo caso e con 9 milioni e 892 mila spettatori nel secondo, ma con risultati di share sempre più bassi rispetto a ieri sera (33,51% e 34,44%). Nel 2006 invece non si erano mai toccati i 9 milioni.  Più che soddisfatto il produttore Carlo degli Esposti, che nella giornata del successo di ascolti non vuole tornare sulla polemica scatenata nelle scorse settimane dall’ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, né risponde alle frecciate lanciate ieri dal parlamentare del Partito della libertà, sempre più convinto che la Rai non avesse motivo di pagare a «peso d’oro» l’esclusiva sui romanzi di Andrea Camilleri, visto che quest’ultimo «contestando Silvio Berlusconi in piazza, difficilmente avrebbe potuto passare armi e bagagli a Mediaset».  Ma tant’è: al consigliere Rai Nino Rizzo Nervo, che plaude a Montalbano e dice che il successo dell’episodio andato in onda l’altro ieri è «la migliore risposta agli incompetenti che avevano messo sotto accusa la Rai», Gasparri ricorda di non aver «mai negato il valore commerciale delle fiction di Montalbano». Degli Esposti, ancora tirato in ballo, tira dritto e preferisce sottolineare il successo della squadra, l’entusiasmo che ancora sorregge il gruppo dopo tanti anni di lavoro. «Ci divertiamo leggendo i libri e scrivendo la sceneggiatura - spiega - ci divertiamo a girarli in Sicilia e cerchiamo di dare alla Sicilia quello che si merita e siamo felici di trasmettere questo entusiasmo al pubblico televisivo». Al pubblico piace la Sicilia di Salvo Montalbano, il suo senso della giustizia, commenta il produttore, «e questo è più importante di ogni altra cosa». Insomma, conclude: «Sono stati dieci anni meravigliosi che ci auguriamo non finiscano mai».
 
 

Leggo, 4.11.2008

Il ritorno di Montalbano è senza precedenti: il primo episodio della nuova serie del Commissario più sexy d’Italia, fa record d’ascolti: in termini di share Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti sempre su Raiuno, ottiene il suo record assoluto, avendo realizzato il 37,50% di share. A questo va aggiunto, un altro numero importantissimo: 9.219.000 spettatori sintonizzati sulla Rete ammiraglia.
In una stagione disgraziata come questa, dove si stappa champagne quando si portano a casa ascolti come quelli dell’Isola (oltre 4 milioni e 20%), l’audience di La Vampa d'agosto, primo di quattro episodi previsti, è da capogiro. Solo la Nazionale o il Gp possono fare meglio. I risultati di Montalbano «premiano la squadra che li realizza da più di dieci anni, seguendo la sapienza e l'esperienza di Andrea Camilleri», dice soddisfatto il produttore Carlo Degli Esposti. «Questa famiglia allargata di Montalbano non molla mai - ha spiegato l’attore protagonista - . Per un buon 80% il merito del successo di questa serie è nella capacità di Sironi di tradurre in immagini le parole di Camilleri». Parole che scuotono le coscienze, che sanno far male: nella prima puntata, il Commissario indaga sulla morte, dopo essere stata violentata, della gemella monozigote di Adriana Morreale, interpretata da Serena Rossi, ed è alle prese anche con il tema delle morti sul lavoro. Temi attuali, vicini alla gente. Come le corse clandestine a cavallo o il traffico di droga: dopo l’episodio di ieri sera, Le ali della sfinge, Raiuno propone La pista di sabbia (lunedì 10) e La luna di carta (lunedì 17). Tra i motivi del risultato clamoroso, non va sottovalutato l’aspetto morboso: in questa nuova serie, Montalbano cede al sesso. E non è poco, visto che Zingaretti piace molto alle donne. Ma piace in assoluto, tanto che in casa Rai si sta pensando a una scelta abbastanza clamorosa: dalla prossima settimana l’Isola potrebbe finire al martedì. Perché la sfida del lunedì, sarebbe senza senso. Un derby dove nessuno uscirebbe vincente. Tranne Zelig su Canale 5.
Michele Galvani
 
 

Clandestinoweb, 4.11.2008
Top 10 libri: Montalbano in vetta pure tra i libri. Ruiz Zafon e' 3°

La classifica di Ttl, realizzata dall’istituto Demoskopea di Milano, analizzando i dati delle copie vendute ogni settimana, raccolti presso un campione di librerie rappresentativo del territorio nazionale per i giorni dal 20 al 26 ottobre 2008 ha rilevato una vistosa novità.
Mentre il commissario Montalbano televisivo conquista milioni di spettatori, quello cartaceo si presenta direttamente in prima posizione nella nuova avventura di Andrea Camilleri "L'età del dubbio": nel corso di questo nuovo caso - la più marina delle indagini di Montalbano l'ha definita Camilleri - che si svolge tutto nel porto di Vigàta, tra yacht e cruiser, il lettore resterà colpito dal cambiamento che si è verificato nel commissario, come se l'autore empedoclino avesse voluto scavare più intensamente dentro i sentimenti del suo beniamino.
[...]
 
 

TV blog.it, 4.11.2008
Ascolti Tv di lunedì 3 novembre 2008: ancora boom per Montalbano con quasi il 31% di share. Zelig al 19%, l'Isola dei Famosi al 21%

Montalbano bissa il successo anche al lunedì e fa scappare L’Isola, già decisa al martedì dalla prossima settimana. Le avventure del commissario più famoso d’Italia hanno inchiodato davanti al teleschermo ben 8.721.000 telespettatori e il 30,96% di share a fronte del 18,75% e 5.067.000 di Canale 5, che seppur in calo, è ancora un buon risultato.
Certamente, considerata la media di ascolti finora del teatro comico capitanato da Vanessa Incontrada e Claudio Bisio, è lecito aspettarsi che, anche per il fatto che proseguirà con puntate extra, si possa trasferire nella più tranquilla serata del martedì così come farà il reality di Raidue.
[...]
 
 

solospettacolo.it, 4.11.2008
Camilleri-Zingaretti-Montalbano: un sodalizio perfetto

Montalbano sono! Il commissario più famoso d’Italia è tornato in TV con quattro nuovi episodi tratti dai romanzi di Andrea Camilleri. Due di questi sono già andati in onda (La Vampa d’agosto e Le ali della sfinge); gli altri due si intitoleranno La pista di sabbia e La luna di carta. Sfiorati ogni volta i 10 milioni di spettatori, ma nessuno aveva dubbi al riguardo.
Tanto si è parlato del fatto che la serie è diventata più piccante, con il commissario che in passato era sempre stato fedele alla sua storica fidanzata Livia, ora cede alla tentazione di donne irresistibili. Ci sembra ovvio che qualcosa debba cambiare per continuare a stuzzicare l’interesse degli spettatori.
Ma quello che non finisce di stupire è questo enorme successo di pubblico che dura ormai da dieci anni, sulla carta stampata e sullo schermo. E’ dovuto a una combinazione perfetta tra tre elementi: le cronache raccontate con la grazia, l’inventiva e la fantasia di Andrea Camilleri, il fascino del personaggio Montalbano (un uomo a cui tutti i maschi vorrebbero assomigliare e che tutte le donne vorrebbero avere accanto per il suo lucido ingegno, il senso etico, la serietà nel combattere il crimine, i grandi sentimenti, la capacità di godersi la vita e di dire le cose come stanno) e l’attore Luca Zingaretti, il miglior interprete che questa serie possa avere, forse l’unico.
Senza dimenticare il contributo dei personaggi della fedele squadra nella fantomatica città di Vigata: il sognatore Mimì (interpretato da Cesare Bocci), l’efficiente Fazio (Peppino Mazzotta), l’imbranatissimo Catarella (Angelo Russo), tutti attori dotati di grandi capacità interpretative. Nonché la splendida fotografia e una sceneggiatura sempre precisa e interessante.
Per una volta, una perla nel panorama della cultura e dello spettacolo del Bel Paese.
E intanto in provincia di Ragusa prospera il filone del turismo che ripercorre i luoghi di Montalbano.
Nicoletta
 
 

Apcom, 4.11.2008
Rai/ Gasparri: Bene Zelig, ha limitato gli ascolti di Montalbano
Rizzo Nervo non capisce certe cose

Roma - La buona controprogrammazione di Canale 5 con 'Zelig' non ha consentito ieri sera alla fiction di Raiuno 'Il commissario Montalbano' di replicare lo share di domenica sera. Lo sottolinea in una nota il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
"Ottimi - osserva - gli incassi per i produttori del commissario Montalbano, che dalla Rai, come è noto, hanno avuto un regalo di un milione e mezzo di euro per l'esclusiva che si aggiunge al naturale costo di una fiction pregevole e di successo. Però i dati confermano che quello che ho detto io è totalmente vero. E lo segnalo soprattutto per qualche arrogante consigliere di amministrazione che diceva che le persone poco competenti devono tacere in materia. Rizzo Nervo ha dimostrato in tutti i campi di essere un assoluto incompetente".
"Ho sostenuto ieri - afferma l'esponente del Pdl - che la controprogrammazione di Canale 5 aveva consentito a Montalbano di avere un ascolto di grande successo e superiore a quello che avrebbe comunque meritato, poiché ha previsto alla stessa ora la trasmissione di un film già mandato 14 volte in onda. Ieri sera contro Montalbano c'era Zelig e di fatti gli ascolti sono passati dal 37 al 30 per cento. Complimenti per un risultato notevolissimo. Ma se la sera prima non ci fosse stata la resa di Mediaset, Montalbano non sarebbe volato così. Rizzo Nervo queste cose non le capisce, ma troverà qualcuno all'interno della Rai che gliele spiegherà. Complimenti comunque a Montalbano, a Camilleri, ma soprattutto a Degli Esposti per i soldi in più che è riuscito ad ottenere dalla Rai".
 
 

Apcom, 4.11.2008
Rai/ Rizzo Nervo: Da Gasparri insulti gratuiti verso di me
Ribadisco che risultati fiction Montalbano è sorprendente

Roma - "Il senatore Gasparri non riuscirà a trascinarmi sul terreno della volgare polemica personale. E' da ieri che mi rivolge gratuiti insulti in relazione ad una mia dichiarazione sul successo della nuova serie del commissario Montalbano, dichiarazione nella quale non ho mai nominato il senanore Gasparri". Lo dichiara Nino Rizzo Nervo, consigliere Rai, in una nota.
"Anche oggi - prosegue - a dispetto della sostenuta mia 'assoluta incompetenza in ogni campo', mi piace sottolineare che il risultato di ieri della fiction su Raiuno è stato ancora più sorprendente e straordinario di quello di domenica. Montalbano è stato infatti visto da 8 milioni 721 mila telespettatori (31% di share) in un giorno di programmazione fortissima sia su Canale 5 (Zelig) che su Raidue ('L'isola') ed ha consentito alla prima rete di aumentare di ben 3 milioni 363 mila telespettatori (+11,58% di share) il suo pubblico del lunedì. Bene dunque ha fatto la Rai ad assicurarsi il rinnovo dell'esclusiva sui romanzi di Andrea Camilleri. Mi permetto di segnalare infatti al sen. Gasparri che il suo assunto, cioè che l'esclusiva è inutile perché Mediaset non sarebbe interessata a produrre Montalbano perché Camilleri ha protestato in piazza contro Berlusconi, non solo non regge ma è profondamente offensivo nei confronti di un grande gruppo editoriale che è giustamente interessato a competere sul mercato e lo fa con efficacia e competenza".
"Ricordo, infine, che il mercato televisivo in Italia non si ferma ormai soltanto a Rai e Mediaset ma c'è un altro soggetto che da qualche tempo considera proprio la fiction un settore verso il quale indirizzare significativi investimenti", conclude Rizzo Nervo.
 
 

WUZ, 4.11.2008
Recensione
"L'età del dubbio", di Andrea Camilleri
"Non era bella, ma bellissima. A Montalbano, per un attimo, gli ammancò il sciato. Avuta un parmi chissà di lui, nìvura, granni occhi sparluccicanti, labbra russe senza bisogno di russetto e, soprattutto, di ‘na gran simpatia.”

Già gli ultimi romanzi di Camilleri che avevano come protagonista il noto commissario presentavano un Montalbano stanco e disilluso, che lanciava ai suoi collaboratori frasi cariche di pessimismo, amareggiato dai cambiamenti e dagli egoismi della società e del mondo che verificava ogni giorno. Questa “stanchezza” naturalmente non intaccava le regole che la sua visione della professione considerava sacre: rispetto per gli altri, nessun interesse privato nel lavoro, senso profondo della giustizia. A queste poi aggiungeva una profonda empatia con chi soffre e con gli ultimi della scala sociale. Negli ultimi anni in particolare la sua pietà e la sua indignazione erano rivolte agli stranieri giunti in Sicilia in fuga dalla disperazione e alle leggi che ne governano l’accoglienza.
Anche in questo romanzo possiamo constatare, fin dalle prime pagine, tutte le caratteristiche sopra accennate. Poi, come sempre, Camilleri inserisce temi di forte attualità, e precisi attacchi a chi non cerca le responsabilità delle morti sul lavoro e le considera tragiche, ineluttabili fatalità.
Ma in L’età del dubbio c’è qualcosa in più e il titolo stesso del romanzo mette il lettore sull’avviso. Prima di tutto il turbamento così distraente davanti alla bellissima collega della Capitaneria Laura (che non è l’unica bella donna del romanzo, ma di sicuro l’unica positiva) di cui Montalbano sembra quasi vergognarsi con se stesso, uomo maturo che non si perdona certe fantasie adolescenziali. Questa volta però è diverso. Montalbano piace alle donne e già in altri romanzi ne avevamo avuto la prova, ma il cedimento del commissario poteva essere forse di un momento, non di più. Il problema in questo caso è che Laura non è una ragazzina facile alle infatuazioni, è davvero turbata e allora… è veramente troppo difficile resistere alla tentazione... Se poi quello sciupafemmine di Mimì accende la gelosia del commissario…
Ma, a parte la vicenda sentimentale che non è mai preponderante, ma solo uno degli ingredienti del personaggio, questa debolezza di Montalbano non può non colpire il lettore.
Ma torniamo all’inchiesta. Il solito morto, l’inevitabile indagine, il mistero (e il delitto) nascosto, come in ogni buon giallo, dietro l’apparente rispettabilità del colpevole. Una vedova bella e ricchissima dagli amori facili, grandi yackt che nascondono molte cose, un cadavere che galleggia in un canotto, un francese che, prima di finire… “nel canotto”, si comporta in modo sospetto e che anche da morto nasconde ulteriori segreti e molto, molto marcio in tutta la vicenda.
All’interno dell’inchiesta Camilleri non tralascia mai di lanciare messaggi di civiltà mettendoli nella testa del suo commissario: davvero forte il quadro dei clandestini sbarcati sulla costa siciliana, con quello strano insopportabile odore, quell’odore che, come cita lo scrittore, Vittorini diceva essere quello dei dolori del mondo offeso.
Ma torniamo all’elemento romanzesco. Al sempre più turbato Montalbano. A un altro cadavere che spunta dall’acqua. A Mimì che “si deve” lasciar sedurre dalla bella proprietaria dello yackt per estorcerle delle confidenze. A un traffico internazionale di cui non parleremo per non togliere il piacere della scoperta al lettore. E infine alla soluzione del caso con arresti finti e arresti veri. Non manca un'ultima pagina dedicata alle emozioni di Montalbano e all'ansia nei confronti della coraggiosa Laura (il silenzio anche in questo caso è d'obbligo).
Non si rimane mai delusi da un romanzo di Camilleri e anche quest'ultimo lascia un segno nel lettore. La coincidenza poi con le nuove puntate del Montalbano televisivo rendono assolutamente inevitabile la totale identificazione, durante la lettura, con l'attore che tanto mirabilmente lo interpreta e ciò rende ulteriormente vivo il romanzo e il suo protagonista. Forse non è un caso che proprio la prima puntata de La vampa d'agosto veda in nostro commissario cedere alla bellezza di un'attraente ragazza decisa a sedurlo.
Grazia Casagrande
 
 

La Sicilia, 4.11.2008
La Compagnia di canto di Favara registra uno spettacolo per la Rai

Favara. Serata storica per la Compagna di Musica e Campo Popolare che venerdì scorso all'Auditorium della Rai di Palermo ha presentato del libro di Gaetano Pennino e Maurizio Piscopo «Musica dai saloni». In un Auditorium occupato in ogni ordine di posto, Gigi Garofalo, etnomusicologo, ha condotto con sapienza lo storico evento raccontando in maniera assai elegante la storia dei barbieri, Gaetano Pennino ha parlato del prestigioso lavoro e delle pubblicazioni di Casa Museo Uccello e delle soddisfazioni che sta dando il libro ricercatissimo dai giornalisti di tutta Italia. Maurizio Piscopo ha raccontato della sua insistenza per la realizzazione di questo progetto: «Ho scritto una delicatissima lettera a Camilleri ricordandogli il magico mondo dei barbieri e le orchestrine dei paesi - ci dice Piscopo - ed egli mi ha risposto dopo tre giorni, ringraziandomi per le belle emozioni che ha vissuto, promettendo che avrebbe scritto un racconto per questo libro e la promessa l'ha mantenuta».
[…]
t.a.
 
 

Il Tirreno, 4.11.2008
Le indagini del colonnello Lupi

Castellina. In paese nessuno conosce il suo volto, ma il colonnello Lorenzo Lupi ha risolto casi spinosi tra Castellina e dintorni. Carabiniere in pensione con una carriera nei Nuclei Speciali, il graduato livornese da quando è a riposo in campagna si dedica a risolvere misteriosi delitti. Cercando una pista tra svaghi di lusso nelle pagine de “La scarpa” oppure inseguendo un assassino in “Scala reale”, rivela una Castellina inedita tra night e belle donne, la guerra simulata nei boschi e il gioco d’azzardo. Passando anche per Riparbella, Santa Luce, Pomaia, Cecina e Livorno.  A creare questo Montalbano di campagna, con qualche inflessione dialettale e il rigore dell’uniforme, è stato Franco Gigliotti.
[…]
Si è ispirato a qualche famoso detective?
«Molti dicono che Lupi si avvicina a Montalbano: anche lui ha la passione per la cucina, usa qualche espressione dialettale, ama la natura e il mare. Io però l’ho scoperto dopo aver scritto i libri perché non conoscevo i racconti di Andrea Camilleri, ne ho letti alcuni ed effettivamente ho trovato delle affinità. Lupi però è di un’altra generazione, e ho voluto che fosse totalmente risolto nella vita professionale come nella famiglia».
[…]
Federica Lessi
 
 

La Stampa, 5.11.2008
Il segreto del commissario
I migliori Montalbano della nostra vita
Il fenomeno creato da Camilleri ha le sue radici nella nostalgia per i vecchi polizieschi di successo

Qual è il segreto di Montalbano? Qual è la formula vincente di una fiction che non teme il passare del tempo, mantenendo da ben 10 anni una gran fetta di audience televisiva incollata allo schermo, sia in occasione delle nuove proposte (come Vampa d'agosto e Le ali della sfinge in onda su Raiuno domenica e lunedì scorsi con uno share che ha superato il 40%) sia in quella delle numerosissime repliche? Ma anche, se vogliamo, qual è il segreto di questo sicilianissimo bel tenebroso, che sa barcamenarsi fra mafiosi incalliti, politici corrotti e amministratori imbecilli, femmine vogliose e colleghi invidiosi, trafile burocratiche e terribili violenze, temperature irredimibili e bellezze naturali da lasciarci il fiato?
È come se ci fosse un legame sottile fra le magnifiche e progressive sorti dell'oggetto mediatico e quelle della storia che esso racconta, fra produzione e prodotto, fra l'autore insomma - Pirandello è d'uopo - e il suo personaggio. Da una parte una quindicina di film tv ben confezionati e sicuramente di qualità (prodotti da Carlo Degli Esposti per Palomar, con la regia di Alberto Sironi e Luca Zingaretti indiscusso protagonista) che dal '99 a oggi sono usciti a ritmi regolari, intrecciandosi con le concomitanti fortune editoriali dei romanzi che, due volte l'anno, Andrea Camilleri manda in libreria per la gioia della nutrita schiera dei suoi ammiratori. Dall'altra le vicende di un commissario di polizia di Vigàta, una cittadina immaginaria dell'estremo sud della Sicilia («il paese più inventato della Sicilia più tipica», l'ha definita lo scrittore), che, attraversando tutti i problemi della società contemporanea (immigrazione, pedofilia, prostituzione, mafia, corruzione e così via), riesce sempre e comunque ad avere la meglio sul cattivo di turno, sia esso un marito infedele o un corruttore di minorenni, un trafficante d'organi o un criminale spietato, anche a costo di infrangere le regole e passar sopra ad azioni a dir poco controlegge.
Montalbano è uomo tutto d'un pezzo, figlio del suo tempo ma non per questo succube delle tentazioni e delle semplificazioni che la società perfidamente gli invia: è in prova perenne, a rischio costante, nella vita amorosa come in quella professionale, vivendo relazioni che sono sempre e comunque pericolose, ed essendo tuttavia capace di tirarsene fuori, anche a costo di una profonda solitudine che né le lunghe nuotate né i pranzi pantagruelici possono del tutto alleviare. Per questo, molto probabilmente, fa simpatia e produce forme d'identificazione che mettono in moto una sorta di tragicomica catarsi, creando una comunità di lettori/spettatori che si rinsalda nel tempo e s'allarga nello spazio (traduzioni in moltissime lingue, diritti tv acquistati in tantissimi paesi).
Il fenomeno ha sue radici, che in parte ne giustificano la fortuna: sono i vecchi sceneggiati polizieschi italiani di successo e i loro celeberrimi protagonisti (il commissario Maigret, il tenente Sheridan, il detective Nero Wolfe), a molti dei quali, del resto, lo stesso Camilleri ha collaborato come produttore o come sceneggiatore. Il ricordo quasi nostalgico di quei prodotti letterari e televisivi di qualità si riverbera sulla fiction di oggi, ammantandola di un sapore d'antan che non può non commuovere anche il pubblico più giovane. Ma per altri versi il caso Montalbano ha caratteristiche molto diverse da quelle dei suoi pur illustri predecessori, che ne fanno un fenomeno mediatico assolutamente in linea con l'attuale cultura mediatica di massa.
A ben vedere, la figura del commissario Montalbano non può essere ridotta a quella di un qualsiasi personaggio di fiction televisiva che traspone una serie di romanzi polizieschi. Ne esistono una versione radiofonica e diverse realizzazioni a fumetti, per non parlare della fortuna che il personaggio ha avuto sulla stampa, attraverso interviste, interventi, elzeviri, opinioni, critiche, recensioni e quant'altro. Circola nel mondo del web, tra siti ufficiali di case editrici, aziende di turismo, comuni e siti amatoriali gestiti da fans club o simili. Insomma, Montalbano vive e prospera in quella «intermedialità» che è ormai caratteristica costitutiva dell'attuale sistema dei mezzi di comunicazione di massa. I media attuali non sono compartimenti stagni o addirittura contrapposti, com'era sino a una ventina d'anni fa; sono anzi strettamente interrelati, si «linkano» a vicenda: più che a situazioni di conflittualità, danno luogo a occasioni di scambio integrandosi reciprocamente. Così, in modo forse meno evidente di fenomeni come Grande fratello, Harry Potter o Matrix, Montalbano acquista tutto il suo significato se viene inserita nella rete intermediatica in cui il suo protagonista circola vorticosamente.
Da qui, fra l'altro, il valore di cult che il personaggio ha da tempo acquisito, dando luogo a fenomeni che fuoriescono dall'universo immaginario per diffondersi nell’esperienza vissuta: ci sono itinerari turistici espressamente ai luoghi di Montalbano, bar e ristoranti che propongono i manicaretti da lui preferiti, ricettari che ripercorrono le sue mitiche «sbafate», etichette di vino che cercano d'approfittare della sua notorietà. E ci son stati anche scontri molto accessi che hanno visto questo personaggio/eroe al centro del dibattito politico. Il segreto, come sempre, si nasconde alla superficie delle cose: come la lettera di Poe, che di detective se ne intendeva.
Gianfranco Marrone
 
 

Corriere della Sera, 5.11.2008
A fil di rete
Zingaretti trionfa ma è troppo solo

«Anto' fa caldo». Il celebre spot di Luisa Ranieri, compagna di Luca Zingaretti, è diventato una fiction. Sembra quasi che Andrea Camilleri, con Vampa d'agosto, il romanzo da cui è stata tratta l'ultima fatica del commissario Montalbano, abbia voluto fare un omaggio personale al suo attore preferito, una lunga maliziosa citazione (Raiuno, domenica, ore 21.35). A Vigata d' agosto c'è un caldo torrido, il commissario odia la modernità e con essa l'aria condizionata, non ne vuol sapere di una traversata in barca con la fidanzata storica (un bel caso da «In Treatment», la facciano finita e basta!), sa che quando «stride la vampa, la folla indomita corre a quel foco» e lui, Montalbano, ci sa fare con «quel foco». Anche se la scena più hot si svolge di notte, sulla spiaggia e il commissario deve buttarsi continuamente in mare per spegnere i bollori. In spregio alla legge Galasso, il Commissario Montalbano vive in una villetta che dà direttamente sul mare. Non contento del posto, dovendo alleviare un agosto di lavoro, dice di sì a Mimì Augello che lo invita a passare qualche giorno nella bella villetta sul mare, a Montereale Marina, che ha preso in affitto con Beba e il piccolo Salvo. Ma un giorno il bambino sparisce. Montalbano corre a cercarlo e scopre in giardino un cunicolo che rivelerà un appartamento abusivo e un baule con il cadavere di Rina, una ragazza scomparsa sei anni prima. Il nuovo Montalbano ha una spiccata vena soap (non a caso la bollente attrice Serena Rossi è un volto storico di «Un posto al sole»). Il che è un bene perché la fiction perde la bardatura letteraria di Camilleri (un manierismo che ormai dà fastidio anche sulla pagina scritta) ma anche un male, perché Zingaretti è troppo solo per reggere gli intrighi psicologici e popolari della soap. Lui è tutto d'un pezzo, del tipo: mi spezzo ma non mi spoglio.
Aldo Grasso
 
 

Europa, 5.11.2008
La teledipendente
Montalbano cede al sesso e perde se stesso

Nudi e ridicolo
Attenzione Montalbano! Ecco cosa succede se si cede. Ci si ritrova ignudi e ridicoli come mamma ci ha fatto. Nell’atteso ritorno in tv, il nostro cade nella trappola di una studentessa gattamorta, che pare uscita da un filmino anni ’50, un po’ Bellucci in Malena, un po’ Bellucci nello spot Intimissimi. Il nostro, dopo aver resistito a ben altre bellezze, cede senza remore, e ne asseconda il piano criminoso, come inebetito. Lei, sorella gemella di una ragazza uccisa, vuole fare da esca per far confessare il perfido omicida, un immanicato geometra.
Ottenuta, fingendosi impaurita, la pistola del commissario, spara al marrano senza pietà. Montalbano si prende la colpa, e capito l’inganno, si getta a mare, nudo, per sbollire ira e vergogna. Ma forse, si vergognava più della figura fatta davanti ai suoi fedeli spettatori.
L’apice
Ecco cosa succede quando un personaggio ha raggiunto il suo apice, e non si sa chiudere degnamente.
Camilleri non ci pensa, e continua a scrivere. Zingaretti ci aveva pensato, ma poi è tornato su suoi passi.
Il rischio di vedere trasformato un classico nella caricatura di se stesso è troppo forte. La bellezza di Montalbano è la capacità di lavorare sui luoghi comuni, esaltandoli. È la capacità di creare un giallo psicologico moderno e arcaico. È l’arancio della terra bruciata, il verde della vegetazione, il blu del cielo e del mare. È Montalbano con le sue nuotate, i suoi vezzi, le sue mangiate, le scelte talvolta ambigue, quasi obbligate per chi deve fare quadrare la giustizia in Italia, e in Sicilia.
E poi ci sono i comprimari, sempre all’altezza di cotanta personalità.
Vampa d’agosto invece delude.
Il caldo
L’arsura di cui soffrono i protagonisti rallenta la narrazione, e pare voler avvolgere anche lo spettatore.
Pure Montalbano è avvampato, e fa cose che non dovrebbe fare (il tradimento è il meno, si mette infatti al di sopra della giustizia). Inoltre, i comprimari paiono quasi spariti, molte conversazioni si svolgono per telefono, la denunzia dei malaffari siciliani pare scontata. La trama è risibile: facile capire chi è l’omicida, inconsistente il personaggio della femme fatale. Questo racconto tutto basato su abusi edilizi e abusi sessuali non si addice al nostro.
Tanto paiono caricaturali i due antagonisti, tanto rischia di esserlo pure Montalbano, e il suo mondo.
Come ogni eroe seriale, Montalbano vive di ripetizione e variazione.
Ma se le varianti cominciano a diventare opache e le costanti inconsistenti, crolla tutto. Due opzioni.
Primo, si chiude in bellezza. Secondo, si comincia a pensare a nuove avventure del nostro, non per forza tratte dai romanzi di Camilleri. Ne gioverebbe forse il personaggio, ritroverebbe magari la sua freschezza, e finalmente forse avremmo un eroe veramente seriale al pari di Grissom e House.
Stefania Carini
 
 

Gazzetta del Sud, 5.11.2008
Visto in tv
Ma Montalbano nemmeno suda...

Il commissario Salvo Montalbano è una figura mitologica, metà romanzo, metà fiction che puntualmente si ripresenta nell'immaginario del popolo italiano con il buon proposito di far trascorrere un paio di ore di accettabile tv. Il successo è quindi sempre assicurato e anche questa volta i dati d'ascolto non hanno tradito le aspettative della produzione e di Raiuno. Tuttavia, a ogni romanzo che trasmigra dal libro al video, la distinzione fra la parola e l'immagine si fa più netta e si perdono tante peculiarità della prosa di Camilleri. Di volta in volta abbiamo quindi la sensazione di un'operazione televisiva che si regge più sulla fama che sulla qualità. Si dirà che la tv ha tempi diversi dai romanzi e che a Camilleri, evidentemente, sta bene perché anche lui mette mano nella sceneggiatura e nella riduzione televisiva. Anche questa osservazione è calzante. Non ci riferiamo, però, a intere parti del romanzo saltate o rimaneggiate in virtù del rito abbreviato televisivo ma proprio alla resa generale della fiction e non possiamo fare a meno di notare che la qualità de "La vampa d'agosto", in onda domenica in prima serata su Raiuno era nettamente inferiore allo standard medio che ci si aspettava, apparendo quasi sciatta.
Innanzitutto la recitazione delle figure minori era caricaturale. Ansia, tensione nervosa e preoccupazione erano rappresentate come sceneggiate isteriche. I sospettati e gli interrogati si esprimevano sopra le righe e il travestimento di Montalbano e Fazio sembrava venir fuori da "Scherzi a parte". Ora, va bene che in poche immagini si deve esprimere un concetto che la pagina scritta dà il tempo di assimilare, ma le reazioni di alcuni personaggi erano tanto distanti dal libro da risultare macchiette. È evidente che la sceneggiatura condensata a uso televisivo alla fine fa perdere per strada il gusto del particolare che tanto esprime in Camilleri. Uno di questi era proprio il caldo. A rileggere "La vampa d'agosto", ambientata in una stagione torrida e afosa, si percepisce il significato che l'autore ha voluto dare non solo al caldo siciliano, ma alla metafora che porta con sé. Nella fiction, però, il caldo si soffre solo a parole, perché sono tutti in giacca e la vampa di passione sembra non già un moto della sensualità ma un incidente di percorso.
Montalbano, con la camicia bianca sempre immacolata, appare fresco come una rosa. Non un alone sotto le ascelle che tradisca caldo e tensione erotica, non una goccia che imperli la sua fronte. Montalbano non suda neanche quando si lascia trasportare dai sensi. Lui sì che è un eroe.
Donatella Cuomo
 
 

l’Unità, 5.11.2008
Fronte del video
Pagare meno chi non è Berlusconiano

In attesa di sapere come sono andate le cose negli Usa, proviamo a dare un’occhiata qui da noi, dove sgoverna l’amico di Bush e di tutti gli altri potenti che gli possono servire. Mentre, a servire lui ci pensa, tra gli altri, il solito Gasparri, il quale, non pago di quello che ha combinato quando era ministro della Comunicazione, continua a imperversare nel settore. E si occupa perfino della programmazione, criticando la Rai per alcune scelte editoriali. Come quella di pretendere l’esclusiva sulla serie di Montalbano, che continua ad andare in onda con ottimi risultati anzitutto artistici e anche di pubblico. Ma, secondo Gasparri, la Rai paga troppo cara l’esclusiva, non essendoci una reale possibilità di vedersela strappare dalla concorrenza, visto che l’autore, Camilleri, essendo un noto antiberlusconiano, non cederebbe mai il suo personaggio alle tv del premier. Cosicché, secondo la logica ferrea di Gasparri, chi non è berlusconiano andrebbe pagato meno. E magari tassato di più.
Maria Novella Oppo
 
 

I love Sicilia, 5.11.2008
La cucina e il quadro antico

[...]
Una fotografia perennemente scurusa, quasi lugubre, personaggi ancorati a topoi letterari da Malavoglia e Gattopardo, una Sicilia che esiste forse solo nella mente degli autori e nei ricordi degli emigranti mai rientrati in patria. Affacciatevi un po' alla finestra e cercate la Sicilia di Agrodolce. Non c'è. Sarà nascosta in un paesello lontano, forse confinante con l'altrettanto inverosimile Vigata di Montalbano. Che almeno però ti fa fare quattro risate con Catarella, ha una bella luce che fa venire il cuore e una volta ogni venti puntate rimorchia pure una bonazza con tanto di intimo nero sexy.
[...]
Salvo Toscano
 
 

Tele Nova, 5.11.2008
Montalbano a Tele Nova

Ragusa. Il Commissario Montalbano ha fatto di nuovo centro. Gli ascolti dei due nuovi episodi andati in onda domenica e lunedì, hanno fatto registrare punte di share che non si vedevano da anni per una fiction televisiva.
Naturalmente, la puntata andata in onda lunedì sera, LE ALI DELLA SFINGE, che ha visto anche la presenza della nostra emittente trasformatasi nell’occassione, nella redazione di Rete libera, è stata seguita da noi di Telenova con particolare attesa e interesse.
Vedere alcuni dei nostri collaboratori utilizzati nel ruolo di comparse, osservare il Commissario Montalbano muoversi nelle stanze che usiamo giornalmente per fare al meglio il nostro lavoro, ci ha inorgoglito non poco.
Il fatto poi che proprio la nostra emittente sia stata scelta come Retelibera, la tv controccorrente e non legata al potere nella serie televisiva, è una soddisfazione per tutti noi.
Il passo tra finzione e realtà è breve, come quello tra la Vigata immaginata da Andrea Camilleri e la nostra Ragusa, la città che tutti i giorni, con i suoi pro e contro, cerchiamo di raccontarvi nel miglior modo possibile.
Scusate se è poco.
 
 

Corriere della Sera, 5.11.2008
Alla fiera di Milano La sfida alla crisi di Montante, l' industriale che vende due ruote a 3.500 euro
E l'imprenditore antimafia crea la bici di super-lusso

Milano - I cinesi allo stesso prezzo sono pronti a darti una utilitaria, ma lui, Antonello Montante, simbolo degli imprenditori antiracket in Sicilia come vice di Ivan Lo Bello, vende due ruote anche per 3.500 euro. Tanto che sembra riduttivo chiamarla bicicletta perché questo prezioso oggetto da status symbol, fatto apposta per vip e nababbi, con manubrio rivestito, portaborse ricamati a mano, sella artigianale e così via, è il pezzo forte esposto alla fiera più importante del settore, la Eicma, la 66ª Esposizione internazionale ciclo e motociclo di Milano. Ed è fra i grandi spazi di Rho che brilla il «Made in Sicily» targato Caltanissetta anche se il marketing gioca su un accattivante logo che sa di grandi firme, curve da modella, sguardi insidiosi, «Fashion Milano». Ecco il nuovo approdo di chi combatte nella propria terra i mafiosi del pizzo e vola alto nel mondo della produzione, provando a conquistare i più ricchi, dal Giappone all'America, ovviamente passando per le regge arabe. Perché in tempi di crisi la bici truccata come un barboncino con impermeabilino a quadrettoni Burberry' s non si può certo vendere agli operai che lasciano l'auto per il caro benzina. Ma è anche vero che in tempi di crisi la fantasia deve girare ancor più veloce. E Montante sa farlo, visto che da due anni si parla spesso delle sue bici. Da quando Andrea Camilleri ha dato il là ricordando che nel 1943 proprio su una «Montante» realizzata dal padre di Antonello riuscì a macinare i cinquanta chilometri fra Serradifalco e Porto Empedocle, «quando l' asfalto se l' erano già mangiato i cingoli dei carrarmati, ma senza mai bucare una gomma». Allora Montante figlio si diede subito da fare per ricostruire una bici «modello Camilleri», manubrio a bacchetta, decori raffinati, optional di gran classe e un nome che campeggia adesso nei modelli esposti negli aeroporti, da Fiumicino a Punta Raisi, «la bici della legalità». Con i primi cinque prototipi donati a Napolitano, a Montezemolo, fino a Prodi. Ma, in perfetto stile bipartisan, Montante è pronto per ricevere oggi a Rho la visita del Cavaliere. E chissà che un dono non scatti anche per lui. Stavolta con la bici sfacciatamente lussuosa, offerta «a chi non rinuncia alla cura dei dettagli e vuole apparire oltre che essere», come si legge nelle brochure patinate dove echeggiano i richiami al glam metropolitano, allo stile vintage, ad un'allure urban-chic. Roba da disorientare, non solo i mafiosi che continuano a minacciare Montante, costretto a viaggiare scortato, blindato e senza bici.
Felice Cavallaio
 
 

La Repubblica, 6.11.2008
Cortei e blocchi continuano, ma in sempre più istituti alle lezioni si alternano assemblee permanenti, incontri, autogestioni, co-gestioni, occupazioni bianche
Così la protesta diventa "normale" ed è entrata nella vita delle scuole

"L'Onda non si arresta". E' lo slogan degli studenti delle scuole superiori che, anche dopo la conversione in legge del decreto-legge 137, continuano a contestare la riforma Gelmini. Continuano cortei e manifestazioni, ma la protesta si sta anche trasformando da evento eccezionale in attività normale. Avviene attraverso dibattiti, assemblee permanenti (non autorizzate, ma ampiamente tollerate), incontri con personalità del mondo della cultura, autogestioni, co-gestioni e con occupazioni bianche. La classica occupazione con cancelli sbarrati e sacchi a pelo sta lasciando il posto ad una nuova forma di protesta più consapevole e meno drastica, che spesso vede dalla stessa parte docenti e studenti.
[…]
Dopo settimane di muro contro muro, al classico Mamiani di Roma l'occupazione si è trasformata in autogestione: oggi i ragazzi hanno incontrato lo scrittore Andrea Camilleri.
[…]
Salvo Intravaia
 
 

AGI, 6.11.2008
Rai: la presenza a Festival internazionale documentari di Roma

Roma - Mercoledi’ 12, alle 20.30, il presidente di Rai Trade Renato Parascandolo presentera’ il progetto “La Rai per la Cultura”, una selezione di oltre mille titoli dei migliori programmi Rai degli ultimi cinquant’anni, da scaricare direttamente sul proprio computer. Verra’ quindi proposto il raro documento “Sik Sik, l’artefice magico”, un atto unico scritto da Eduardo De Filippo e da lui interpretato e diretto per la Rai nel 1962, restaurato e illustrato con foto di scena e brevi sequenze filmate. “Sik Sik” sara’ introdotto da una testimonianza di Andrea Camilleri, all’epoca direttore di produzione della serie televisiva delle commedie di Eduardo.
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 6.11.2008
Arpe ed elicotteri, è la musica di oggi
Auditorium, viale Pietro de Coubertin, nelle varie sale. Da domenica 9 novembre fino al 9 giugno. Info e biglietti tel. 06.80241281.

Sulla copertina del dépliant della stagione "Contemporanea", presentata ieri, campeggia l'immagine di quattro elicotteri che si alzano in volo sopra il Parco della Musica.
[…]
Contemporanea, unica stagione italiana (non festival) ad occuparsi stabilmente di musica d'oggi, si aprirà domenica 9 alla Sala Petrassi dell'Auditorium con "Ballo!", spettacolo multiculturale che vede Ambrogio Sparagna dirigere l'Orchestra Popolare Italiana, con composizioni in prima assoluta di Marco Betta, Riccardo Vaglini, Fabrizio De Rossi Re e dello stesso Sparagna, con testi inediti di Andrea Camilleri, Roberto Andò, Roberto Alajmo e Enzo Mancuso.
[…]
Giovanni D'Alò
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 6.11.2008
Appuntamenti
L'agenda degli immigrati

Domani alle 11.30 a Palazzo Valentini (via IV Novembre 119/a) conferenza di presentazione per la "Agemda 2009 Migranti". Un'iniziativa congiunta di Arci e Magistratura Democratica che contiene i contributi, tra gli altri, di Andrea Camilleri, Eraldo Affinati, Gian Antonio Stella, Gad Lerner, Staino e Vauro.
 
 

ANSA, 6.11.2008
Vigàta dedica una statua a Montalbano

Agrigento - Vigata dedica una statua al "suo" commissario Montalbano. Sull'onda del grande successo televisivo dell'investigatore creato da Andrea Camilleri, il sindaco di Porto Empedocle, Calogero Firetto, ha deciso di rendere omaggio al personaggio più popolare del paese.
La statua verrà collocata probabilmente sul corso principale di "Porto Empedocle-Vigata" affinché il commissario rimanga perennemente "in servizio" fra la sua gente.
L'amministrazione comunale ha dato incarico ad uno scultore di elaborare il progetto di massima per la realizzazione di una statua a grandezza d'uomo che verrà sistemata, al pari di diverse altre opere d'arte presenti in altre città, direttamente sul marciapiede.
"Montalbano è un eroe positivo - ha spiegato il sindaco Firetto - capace di indignarsi di fronte alle ingiustizie e sempre con un alto senso del dovere che tutti vorrebbero emulare".
 
 

Aprileonline, 6.11.2008
Montalbano, da Agrigento a Ragusa
Tv. Perché la fiction del celebre commissario nato dalla penna di Camilleri, tornata sugli schermi con grandissimo successo di pubblico, è stata trasferita dai luoghi storici ad essa collegati a quelli della provincia più a sud dell'isola?

Montalbano ritorna in tv e spopola con uno share di oltre il 37% . Un successo indiscutibile che, oltre a confermare il "fenomeno Camilleri", dovrebbe far riflettere sul perché, in questa fase di grave smarrimento, la gente s'incolli al televisore per vedere in azione un "eroe" che, seppure in solitudine, continua a combattere, in Sicilia, contro il connubio tra poteri forti e malaffare che - come abbiamo visto nella puntata di lunedì scorso - va ben oltre il classico binomio mafia e politica.
Gran parte di questi nove e passa milioni di telespettatori credo si siano identificati con Montalbano e la sua squadra. Come loro, penso s'indignino contro soprusi e palesi ingiustizie.
Quando, però, dalla fiction si rientra nella realtà all'indignazione subentra la delusione per una classe dirigente che offre di sé uno spettacolo indecente: dalla parentopoli diffusa a leggi e leggine bipartisan per stabilizzare precari più fortunati di altri, dall'acqua che non arriva nelle case ai liquami che appestano orti e giardini, dai convegni pretenziosi ai premi di ogni tipo che bruciano milioni di denaro pubblico per alimentare gli appetiti di cinguettanti vanità.
E qui mi fermo, perché mi preme evidenziare un aspetto connesso alla fiction televisiva, quasi del tutto ignorato dalle cronache e dai commenti.
Si tratta di una sorta di psicodramma latente in tanti cittadini di Porto Empedocle, d'Agrigento e dei dintorni dovuto alla trasposizione, per esigenze di scenografia, dei luoghi di Montalbano da quelli "naturali" dell'agrigentino (perché così immaginati dall'empedoclino Andrea Camilleri) a quelli elettivi del ragusano.
Un turbamento diffuso che cova, silente, nell'intimo di ciascuno e che si ridesta ogni qual volta viene riproposta la miniserie televisiva del celebre commissario.
Mi spiego. Nei vari romanzi, Montalbano risulta in servizio al commissariato di Vigata, alias Porto Empedocle, ha casa e fa il bagno a Marinella, una nota spiaggia empedoclina, dipende dalla questura di Montelusa, alias Agrigento, si sposta con la sua Fiat Punto nelle zone dei vari delitti di sua pertinenza da Gallotta (Giardina Gallotti) a Montaperto e talvolta si spinge fino a Fiacca, alias Sciacca.
Nelle fiction, invece, i luoghi sono allocati in provincia di Ragusa: il commissariato a Scicli, l'abitazione del commissario a Punta Secca, la questura a Ragusa-Ibla e via di questo passo.
Il discorso vale anche per i cognomi dei personaggi: Picarella, Catanzaro, Catarella, Luparello, lo stesso Montalbano. Non so come Camilleri li abbia scelti, ma quelli citati non ce li vedo proprio in provincia di Ragusa.
A parte i riferimenti topografici e le rivendicazioni campaniliste, c'è da rilevare che tale trapianto comporta un certo valore aggiunto in favore dei centri del ragusano toccati dalla fiction i quali abilmente la sfruttano per vendere i "luoghi di Montalbano" sui mercati turistici italiani ed esteri.
Tutto ciò brucia, soprattutto ad Agrigento dove, lo scorso anno, si è riusciti a perdere il 20% delle sue già grame presenze. Il verbo "riuscire" è appropriato poiché ci vuole davvero una certa abilità per far perdere quote importanti di turisti ad una città che possiede un mare incantevole e uno dei più importanti patrimoni archeologici del pianeta.
Da qui nasce il disagio che, certo, non può essere risolto con un rivendicazionismo generico e perdente.
Molti hanno gridato allo scandalo dell'appropriazione indebita da parte degli iblei. Per poco scoppiava una nuova guerra tra siculi e sicani. Ma nessuno si è mai seriamente, e pubblicamente, chiesto i motivi che hanno indotto la produzione ad optare per i luoghi della provincia di Ragusa. Nemmeno gli amministratori di Porto Empedocle i quali, per affermare una sorta di diritto esclusivo, hanno deliberato di aggiungere al nome del sommo filosofo quello più spettacoloso di Vigata. Tuttavia, l'espediente non è servito granché.
Nel gran vociare qualcuno, addirittura, si è spinto a tacciar di tradimento Camilleri per non essersi  opposto a quell'arbitrario trasferimento. In verità, nessuno s'interroga perché si teme che la risposta sarebbe imbarazzante per un'intera classe dirigente che ha consentito lo sfacelo edilizio ed economico della gran parte dei comuni della provincia agrigentina, in primis dei loro centri storici. Montalbano a Ragusa è, infatti, un impietoso atto d'accusa contro politici imbelli e trasformisti e stuoli d'imprenditori assistiti che hanno lasciato marcire il centro storico di Agrigento-Montelusa, uno dei più antichi della Sicilia, e liquidato una realtà portuale e industriale come quella di Porto Empedocle- Vigata.
Oggi, l'unica prospettiva praticabile è l'emigrazione. Decine di migliaia di giovani lavoratori e studenti che vanno avanti e indietro per l'Italia, magari incrociando nel loro peregrinare gruppi di clandestini disperati, approdati a Lampedusa e in vari punti della costa agrigentina.
Di nuovo, l'inferno dello sradicamento di gente innocente condannata in vita alla dannazione dell'esilio, della diaspora.
Eppure, qui, si continua a governare allegramente, come se nulla fosse. D'altronde i voti si prendono sempre, anche in una città assetata ed economicamente derelitta. Perciò, la festa continua e i premi abbondano. Come quelli che una sedicente accademia si appresta a consegnare nei prossimi giorni. Si festeggia che cosa? Forse i tanti primati negativi conseguiti?
Nel caso di Agrigento ci sembra, davvero, un rituale abusato e fuori di luogo. Ognuno può premiare chi più gli aggrada, ma con fondi propri, non con i contributi pubblici che sono le tasse e le addizionali versate da tutti i cittadini. Spero non ce ne vorrà sua eminenza il cardinal Tarcisio Bertone, fra i tre premiati prescelti, che sappiamo verrà ad Agrigento per svolgere la sua alta missione e non certo perché attratto da tali costose amenità.
Agostino Spataro
 
 

La Nuova Sardegna, 6.11.2008
Due giorni nel segno della scrittura

Due giorni di incontri e dibattiti sul tema «Il potere della parola». Una vera e propria convention di cervelli con protagonisti venticinque ospiti tra scrittori, filosofi, giuristi, editori, lettori, musicisti, librai, giornalisti e politici. Sede per la seconda volta consecutiva del «Forum Passaparola», sabato 8 e domenica 9 Cagliari - in particolare l’ex Manifattura Tabacchi - diventerà la capitale italiana della lettura.
[…]
Ormai da escludere, invece, la presenza di Andrea Camilleri, il papà letterario del commissario Montalbano, che ha già registrato per l’occasione una lunga e interessante videointervista concessa al romanziere Giorgio Todde.
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Andrea Massidda
 
 

Corriere della Sera Magazine, 6.11.2008
Cover story. Il poliziotto più amato
L’Italia? Un caso perfetto per il commissario Zingaretti
«Finiamola con i sentimenti messi in piazza». Ma anche: «Discipliniamo l'uso dei cellulari. L'attore, tornato nei panni di Montalbano, spiega come cambierebbe il paese, dalla politica alla TV: cominciando dal mettere un limite alla «nostre vite eccessive»

È tornato. Dopo aver annunciato che aveva chiuso con le storie del commissario più amato dai telespettatori, dopo due anni di re­pliche Rai che superavano il 25% di share, Luca Zingaretti, 47 anni, romano, si è rimesso il costume da Montalbano e si è intrufolato di nuo­vo nelle case degli italiani con tanto di nuotate all'alba nel mare ragusano e tutto l'assortimento di espressioni sicule ormai comprensibilissime pure a Innichen, nel Sud Tirolo: macari che sta per "anche", mi hai rotto i cabasisi che sta per... be', ci siamo capiti.
[…]
Quando gli chiedo il perché del gran ritorno dopo il gran rifiuto, mi parla di nostalgia per il gruppo di lavoro, per la Sicilia... Poi mi racconta che un giorno una signora lo ha fermato e gli ha detto: «La prego, rifaccia Montalbano. Questo Paese ha eticamente bisogno di un personaggio come lui». Ha detto proprio così, la signora. E parlan­do con l'attore ci si accorge che lui in fondo è d'accordo. Ovviamente Zingaretti non pensa che un personaggio televisivo possa risolvere i guai dell'Italia, ma ha un'idea precisa del perché Montalbano piaccia: <<È l'uomo a cui noi maschietti vorremmo assomigliare e che le don­ne vorrebbero al loro fianco, anche perché ha un suo sen­so morale molto preciso». Di più. Se si chiede all'atto­re su che cosa dovrebbe indagare un Montalbano reale, nell'Italia del Terzo millennio, lui parte con una sfilza di problemi infinita alla cui base c'è proprio lo "sbando etico". Sbando, che tra l'altro è presentissimo anche nei nuovi episodi in onda in questi giorni: da­tori di lavoro che nascondono morti bianche, politici drogati, inchieste insabbiate... A un certo punto il commissario dice pure: «Se ar­restiamo quello che dà la cocaina ai parla­mentari poi ci dicono che siamo comunisti, come è successo ai giudici di Milano».
Zingaretti, sbaglio o Montalbano si è un po' politicizzato?
«Politicizzato? Non direi».
I riferimenti all'attualità sono piuttosto espliciti.
«Andrea Camilleri, autore dei racconti di Montalbano, ha sempre inserito temi sociali nei suoi gialli».
Quella frase sui giudici...
«E diciamolo: chiunque in Italia, politico o no, venga beccato col sorcio in bocca, poi grida al complotto. Mi pare un dato di fatto».
[…]
Come ha incontrato Montalbano?
«Andrea Camilleri era un mio professore in Accademia. Un giorno in libreria vidi questo suo libro. Lo presi per curiosità. Rimasi folgorato. Mi informai pure per com­prarne i diritti, ma ero abbastanza squattrinato. Era il pe­riodo in cui durante le tournée dormivamo negli alber­gacci per prostitute: abbastanza rumorosi».
Le capita spesso di leggere libri e di volerne comprare i diritti?
«Mi è successo anche con “Doppio sogno” di Schnitzler. Quando mi arrivò la lettera che mi avvertiva che li ave­va già presi Kubrick fu un colpo. Comunque appena sep­pi che qualcuno voleva fare un film su Montalbano mi feci avanti. I provini durarono mesi».
Nella tema finale eravate: lei...
«Gli altri non li dirò mai».
Mi risulta fossero Antonio Catania ed Ennio Fan­tastichini.
«Non confermo. Non sarebbe carino. Tra il momento della firma e quello dell'inizio delle riprese trascorsero altri mesi. Ero terrorizzato».
E indebitato...
«Be', le riprese non partivano e io non è che avessi tut­te queste riserve».
Con Montalbano sono arrivate molte altre proposte?
«Sì. Anche non cinematografiche. Mi hanno offerto pure un grande talk in tv, ma ho rifiutato».
Per snobismo?
«No. Perché avrei tradito l'affetto di chi mi segue come attore».
Essere Montalbano è una svolta economica?
«Non quanto pensano in molti. È una svolta perché ti dà successo e visibilità e quindi la possibilità di scegliere tra i molti ruoli che ti propongono».
[…]
Si dice che sua madre si presenti nei negozi dicendo: «Sono la mamma di Montalbano».
«Per divertimento. Ha continuato a farlo anche mentre an­davano in onda le repliche. Figuriamoci ora».
Vittorio Zincone
 
 

Millecanali, 6.11.2008
Montalbano: successo assicurato
Le storie del Commissario cambiano, arrivano donne conturbanti che gli fanno tradire la fidanzata Livia e ne fanno un poliziotto “più debole”. Ma il successo è confermato, come dimostrano gli ascolti di “La vampa d’agosto”, andata in onda domenica scorsa, con ‘bis’ lunedì…

Montalbano è sempre Montalbano: domenica ha sbancato l’Auditel con 9.219.000 spettatori facendo il 37,50% di share (con picchi che hanno toccato il 48%). Canale 5 ha fatto una contro-programmazione debole, l’ennesima replica di ‘Ghost’ (12,95%).
Le avventure del Commissario più famoso d’Italia nell’episodio di lunedì hanno invece inchiodato davanti al teleschermo ben 8.721.000 telespettatori, per il 30,96% di share, a fronte del 18,75% di Canale 5 con ‘Zelig’ e al 21,07% di ‘L’Isola dei Famosi’ su RaiDue.
Ma abbiamo la sensazione che i cultori di Montalbano siano rimasti un po’ delusi dalla “Vampa d’agosto” e, per una volta, siano d’accordo con la critica di Alessandra Comazzi su ‘La stampa’.
Montalbano è sicuramente invecchiato, come tutti noi, ma nella puntata del 2 novembre sembrava quasi un altro. Cade come un ragazzino nella trappola della bella Adriana, della quale copre l’atto criminoso. Infatti Adriana riuscirà a sottrargli la pistola e a sparare, sotto gli occhi del Commissario, all’omicida della sua gemella, sotto gli occhi di Montalbano. E che dire della scena del “tiatrino” al cantiere, con Montalbano e Fazio “irriconoscibili” conciati come due mafiosi da strapazzo che minacciano un operaio per estorcergli dei nomi?
Anche l’ambientazione è leggermente cambiata. I colleghi di Montalbano restano sempre più in secondo piano, diminuiscono leggermente le scene in esterna e questa volta Adriana, la bella ragazza che seduce, diventa un personaggio di primo piano, oscurando gli altri. Insomma, non c’era sicuramente bisogno del tradimento della (noiosa e un po’ petulante) Livia, la fidanzata storica del Commissario, e anche di quella scena relativamente “hot” con la provocante Adriana (Serena Rossi, nota per ‘Un posto al sole’) per catturare il pubblico; c’era un po’ di nostalgia per il “vecchio” Montalbano, l’amante dei cannoli siciliani, quello che andava a mangiare alla vecchia trattoria.
Restano comunque la fotografia e la regia di Sironi ma soprattutto un Luca Zingaretti sempre al meglio.
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Elena Romanato
 
 

Il Piccolo, 6.11.2008
Conquista la vampa d'agosto del commissario Montalbano

Per un attimo ho temuto che il grande chiacchiericcio mediatico sulle tanto annunciate gesta amatorie del commissario Montalbano finisse per sfociare in un tormentone alla «Siete pronti, siete caldi?». Nonostante la pubblicità e le interviste al buon Zingaretti, tutte imperniate sul commissario che, dopo anni di autocontrollo, cede alle beltà femminili nei nuovi quattro episodi, siano state eccessive, voglio pensare che la grande risposta di pubblico sia dovuta al semplice affetto per il popolare personaggio e al fatto che, anche non amandolo, non si può negare che la produzione di questi film tv sia superiore alla media delle deboli fiction di RaiUno. Sono stati quasi dieci milioni gli italiani scaldatisi con «La vampa d'agosto» di Camilleri, regia di Alberto Sironi, in onda domenica scorsa. L'avida e furba produzione ha purtroppo sentito la necessità di snaturare l'equilibrio delle storie narrate aprendole ancora di più ai problemi personali del suo protagonista. Nel testo di Camilleri l'ormai cinquantacinquenne Montalbano si interroga sul suo aver ceduto alla bella Adriana e si sente in colpa. «Natava e chiangiva» sono le ultime parole del romanzo. Nel film, che si chiude con un Montalbano che nuota ma non piange, Zingaretti non ha certo l'aria di essere un uomo di mezza età insicuro della sua prestanza e il pubblico, non sempre così fesso come lo si ritiene, lo avrebbe seguito anche senza la promessa della (invisibile) scena di sesso.
[…]
 
 

Nessun luogo è lontano, 7.11.2008
Decennale
"Questi nostri 10 anni.... in direzione ostinata e contraria"
Nuovo Cinema Aquila, Via dell'Aquila 68 - Roma. Ore 18.30

Durante la serata verrà proiettato il cartoon della Casa di Laura. Voce narrante: Andrea Camilleri, di cui è prevista la partecipazione.
Scarica l'invito
 
 

Adnkronos, 7.11.2008
Roma: Andrea Camilleri per i 10 anni dell'associazione 'Nessun luogo e' lontano'

Roma - Dieci anni di grande impegno a favore di temi importanti come quelli dell'immigrazione, dei diritti civili e della legalita'. Un anniversario significativo per l'associazione "Nessun luogo e' lontano", che sara' festeggiato questo pomeriggio alle 18.30 presso il cinema Aquila di Roma.
Un momento di musica e spettacolo, al quale partecipera' anche lo scrittore Andrea Camilleri, che per l'occasione sara' intervistato da Arianna Ciampoli. Il maestro, inoltre, ha prestato la propria voce al cartone animato di sostegno alla "Casa di Laura, in Etiopia al fianco dei bambini", che verra' presentato nel corso dell'appuntamento.
L'evento e' patrocinato dal consiglio regionale del Lazio, dall'assessorato alle Politiche Sociali e per la Famiglia della provincia di Roma, dal comune di Roma, e ha ricevuto l'adesione del municipio di Roma VI e dell'Isma (Istituti Santa Maria in Aquiro).
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 7.11.2008
Sapienza, scende in campo il Nobel Dario Fo
Camilleri con gli studenti al Mamiani. E oggi tre cortei in Centro contro i tagli

[…]
Ma ad essere gremita, ieri, è stata un’altra aula magna. Quella del liceo Mamiani, dove lo scrittore Andrea Camilleri ha incontrato gli studenti in mobilitazione contro la riforma della scuola. «Per la Gelmini la cultura è un nemico e la sua riforma distrugge la ricerca e uccide le scuole pubbliche a favore di quelle private — ha detto Camilleri nel corso dell’incontro — è una riforma che ha tolto il sorriso agli studenti».
Poi, l’anticipazione: «Come scrittore di certo non mi farò sfuggire la storia dell’Onda — ha risposto Camilleri agli alunni del Mamiani che gli hanno chiesto cosa penserebbe Montalbano delle recenti mobilitazioni studentesche — potrei scrivere un libro su queste proteste, ma prima voglio vedere come andranno a finire».
[…]
Tea Maisto e Laura Mari
 
 

Il Tirreno, 7.11.2008
Montalbano? Sta con gli studenti

Roma. Andrea Camilleri sta dalla parte degli studenti. E ieri pomeriggio è intervenuto ad un’assemblea aperta al liceo Mamiani di Roma. Per il “papà” del commissario Salvo Montalbano in questo momento ricorrere alla “piazza” è necessario; e in questa fase sarebbe auspicabile un’opposizione più incisiva da parte del Partito Democratico.   Abbiamo rivisto un movimento come da anni non accadeva, forse le coscienze si stanno davvero risvegliando?  Questi movimenti sono fatti positivi ed è importante sostenerli.  Montalbano dopo i fatti del G8 di Genova pensò alle dimissioni dalla polizia (“Il giro di boa” del 2003), che cosa avrà pensato ascoltando il presidente emerito Cossiga invitare ad infiltrare i cortei e poi vedendo i giovani di destra provocare scontri in piazza Navona?  Il commissario si sarà confermato nelle sue idee: una volta l’onorevole Landolfi, all’epoca presidente della commissione di vigilanza Rai, disse che Montalbano trasudava di comunismo. Quello che so io è che Montalbano è un uomo coerente.   Già, una volta restò ammirato ad ascoltare l’Internazionale cantata da un pappagallo (“L’odore della notte” del 1998)...  Chiunque resterebbe ammirato davanti al canto di un pappagallo, qualsiasi cosa canti!   Il ministro Maroni ha detto che chi occupa le scuole sarà denunciato: al commissariato di Vigata obbediranno?  No, non penso proprio. Il commissario avrà trovato una scusa delle sue, come la mancanza di uomini per gli ingenti tagli del governo, che non hanno risparmiato la polizia. Hanno già così tanto da fare e così poche risorse al commissariato di Vigata...   Il ministro non ha speso una parola per condannare l’irruzione in Rai e le minacce a “Chi l’ha visto” di un gruppo di estrema destra.  Anche il ministro, come Montalbano, è coerente: se avesse mosso delle accuse contro i fascisti non lo sarebbe stato. Ed è coerente con la posizione del governo riguardo gli scontri di piazza Navona; infatti il sottosegretario Nitto Palma ha detto che i violenti erano i ragazzi della sinistra. Negli speciali di Micromega del 2006 era chiarissima la scelta di Montalbano alle elezioni, il commissario si è successivamente pentito di aver votato l’Unione?  Pentito no, appunto perché Montalbano è un uomo coerente. Deluso non c’è dubbio: ma se uno si trova davanti un piatto di pasta e uno di rifiuti cosa sceglie? Poi magari la pasta sarà scotta, questo deluderà, ma sempre pasta è, mentre gli altri rifiuti sono.  Deluso anche dall’attuale opposizione del Pd?  L’opposizione è inadeguata, questo lo dice anche Camilleri non solo Montalbano. Il 25 ottobre c’ero anch’io: ma il Pd deve smetterla di rifugiarsi nella bandiera, priva di senso, dell’opposizione parlamentare. E’ necessario trovare anche altre forme. Una di queste è la piazza: grazie alla piazza il governo è stato costretto ad una marcia indietro sull’università. In un momento come questo la piazza è importantissima.  Nel frattempo Montalbano è ritornato in tv e nelle librerie (“L’età del dubbio”, Sellerio 2008, 13 euro) riscuotendo il solito successo, piace a tutti tranne che all’onorevole Gasparri, come mai?  No, c’è anche qualche altro, avevo nominato prima Landolfi ad esempio. Sono problemi loro, né miei né tanto meno del commissario.   Negli Stati uniti è arrivato un presidente nero: Gasparri ha detto che al Qaeda ne sarà contenta...  Mi meravigliavo di non averlo ancora sentito straparlare, poi per fortuna è arrivata questa dichiarazione che tutti attendavamo con ansia: lei no? Che dire, mi sembra offensivo per gli Stati Uniti, per gli elettori, per Obama, per McCain, per tutti quanti; dobbiamo augurarci che oltreoceano non leggano le cronache politiche italiane. In America è successa una cosa importantissima: è stato abbattuto un tabù; qui tempo fa eleggemmo una miss Italia di colore, ecco la differenza e il segno del declino, non so se mi spiego.
Giampiero Calapà
 
 

La Sicilia, 7.11.2008
Società
A Montalbano aperte le porte dell’eternità

Tanticchia felice il commissario Montalbano lo è. Un po' perché si è fatto persuaso che l'idea di chiudere definitivamente (televisivamente parlando, s'intende!) il commissariato di Vigàta era una scemenza. Poi perché le sue ultime due indagini, la "Vampa d'agosto" e "Le ali della sfinge", sono state seguite da milioni di spettatori. Ma c'è di più. Il sindaco di Vigàta, Calogero Firetto, sulle ali dell'entusiasmo popolare, adesso ha deciso di commissionare la realizzazione di una statua a figura intera, in modo che il caro commissario televisivo interpretato da Zingaretti possa rimanere per sempre in mezzo alla gente.
Una vera e propria scultura ad altezza d'uomo che probabilmente verrà collocata, senza piedestallo, direttamente sul marciapiede del corso principale, magari nei pressi del suo Caffè. Così il bel tenebroso dirigente del commissariato locale, che sa barcamenarsi meglio di ogni altro tra mafiosi incalliti, femmine vogliose, colleghi invidiosi, trafile burocratiche, temperature irredimibili e bellezze da mozzare il fiato, sarà condannato ad essere perennemente "in servizio" nella sua città. La realizzazione della statua, cui è già stato dato incarico di elaborarne il progetto di massima ad un artista non nuovo ad opere di questo genere di forte impatto visivo, dovrebbe ritrarre il commissario nel suo atteggiamento più tipico in questo particolare periodo storico; quello cioè della meditazione. Perché il suo inventore, lo scrittore Andrea Camilleri, questo commissario lo sta facendo soffrire non poco. Da qualche tempo a questa parte, infatti, ama metterlo in crisi: gli fa sentire maggiormente la malinconia, la solitudine, la lontananza dalla fidanzata storica, Livia. Però resta sempre intatta in Montalbano la capacità di indignarsi di fronte alle brutture della vita.
Lorenzo Rosso
 
 

Forum Passaparola, 8.11.2008
Ore 9:30, Manifattura Tabacchi - Cagliari
L'insufficienza della parola
Video intervista ad Andrea Camilleri
 
 

La Nuova Sardegna, 8.11.2008
Passaparola al via ma senza Saviano

Cagliari
[...]
La quinta edizione di “Passaparola” è dedicata al «Potere delle parole» e propone un fitto palinsesto di incontri, interviste, dibattiti in programma per tutta la giornata di oggi e domani. Si comincia alle 9:30 all’ex Manifattura Tabacchi con una videointervista ad Andrea Camilleri, raccolta a Roma dal regista Enrico Pau con la collaborazione di Andrea Lotta.
[…]
 
 

Corriere della Sera, 8.11.2008
Lo scrittore contro il ministro
Camilleri, affondo contro la Gelmini «Non è un essere umano»
Fioroni: parole gravi. E Spena: offesa personale

Roma— Certo, lo avrà detto come un «paradosso letterario», lo avrà affermato scherzando, ma Andrea Camilleri ha lasciato un segno giovedì scorso al Mamiani, un liceo di Roma, quando ha sostenuto che per lui, l’ottantatreenne sempre in cima alla classifica dei romanzi più venduti, Mariastella Gelmini «di sicuro non è un essere umano».
E che «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos’è». Frasi sottolineate da un titoletto sull’Unità e criticate ieri ad alta voce da non pochi esponenti dell’opposizione. Che pure, normalmente, contestano con durezza il ministro dell’Istruzione per la sua politica scolastica. Primo fra tutti il suo predecessore Giuseppe Fioroni, ora responsabile organizzativo del Pd: «Chi non rispetta la dignità delle persone o declina quel rispetto solo in base alle simpatie, anche politiche, si comporta in modo grave. Soprattutto se si pensa che il nostro Paese vive da decenni un’emergenza educativa».
Giorgio Tonini, fedelissimo di Walter Veltroni, rincara la dose: «Quelle parole sono gravi non solo in sé, ma soprattutto perché sono state pronunciate davanti ai giovani. Per diventare cattivi maestri basta un attimo e guai se ci si spinge nel campo dell’intolleranza. Chi è più anziano dovrebbe capire che le parole sono come le pietre. Oltretutto si tratta di una scelta controproducente anche dal punto di vista politico: se Obama ha vinto negli Stati Uniti è anche perché ha usato un linguaggio mite e non ha mai insultato gli avversari». Ma a prendere nettamente le distanze dal linguaggio usato dall’inventore del commissario Montalbano sono anche esponenti della sinistra radicale.
Come Giovanni Russo Spena di Rifondazione Comunista: «La radicalità dei giudizi politici, che possono essere anche aspri e duri, non deve essere mai confusa con la semplice offesa personale, peraltro inefficace per i fini che si vorrebbero perseguire. Io sono sempre per un approccio politico rigoroso: dall’altra parte della barricata non ci sono mai nemici, ma solo avversari politici. Tanto per intenderci io quelle parole non le direi neanche al leghista Borghezio, che pure considero, senza giri di parole, decisamente razzista». E se la domanda viene posta all’ex direttore di Liberazione, oggi consigliere della Rai, Sandro Curzi, si incontra un uguale sconcerto, pur accompagnato dalle attenuanti del caso: «Certo è uno scrittore e bisogna vedere in che contesto ha detto quelle frasi.
Ma senza dubbio gli eccessi che ha espresso sono l’effetto di un netto deterioramento del linguaggio nel mondo della politica. Se un presidente del Consiglio arriva a dire certe cose, se parla di persone "appecoronate" e di presidenti "abbronzati" si capisce che anche altri possano prendersi qualche licenza».
Roberto Zuccolini
 
 

Agenzia Radicale, 8.11.2008
L'arroganza di Camilleri e la saggezza di Napolitano

Come riporta oggi il Corriere della Sera, giovedì scorso al liceo Mamiani di Roma lo scrittore Andrea Camilleri ha detto che il ministro Mariastella Gelmini "di sicuro non è un essere umano" e che "dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos'è". Si tratta di una sorta di licenza poetica o di metafora letteraria? Difficile sostenerlo.
Non era un simposio di scrittori, ma un incontro con gli studenti nel bel mezzo di una forte contestazione dell'operato del ministro. Il fatto di essere celebri non esime dal senso di responsabilità e, prima ancora, dal rispetto della verità. Quale definizione dà Camilleri dell'essere umano? E qual è il confine fra nemico e avversario?
Più in generale e anche se numerosi esponenti della sinistra hanno preso le distanze da quelle affermazioni, qui è in gioco la natura dell'opposizione al governo Berlusconi: devono prevalere l'odio e la superficialità oppure la capacità di argomentare e di costruire un'Italia davvero liberale fondata sul diritto e sulle opportunità?
Le parole più sagge sulla scuola e sull'università sono state pronunciate dal presidente Giorgio Napolitano: la protesta non va vissuta o interpretata come difesa dell'esistente; occorre investire molto sulla formazione e sulla ricerca liberandole però da privilegi e ingiustizie.
Più chiari di così!
Danilo Di Matteo
 
 

Reality & Show, 8.11.2008
Il Commissario Montalbano, rassegna stampa: vince la qualità ma il protagonista cede al sesso e perde se stesso

Ricca rassegna stampa su Il Commissario Montalbano (voto: 8), la fiction con Luca Zingaretti (8) tornata domenica e lunedì su Raiuno con ascolti "da Champions League" e che proporrà altri due episodi inediti in prima serata: il 10 La pista di sabbia e il 17 La Luna di carta, tratti dagli omonimi romanzi di Andrea Camilleri, editi da Sellerio Editore.
[…]
Micaela Urbano per Il Messaggero ---> Eccezionale risultato che dovrebbe far riflettere quei dirigenti che con il decollo della pay tv giustificano il calo di ascolti della tv analogica. Le cifre di Montalbano parlano chiaro: il pubblico premia la qualità e volta le spalle alla mediocrità. A una pochezza che sembra essere diventata la prerogativa principale della fiction. Il fenomenale Montalbano dovrebbe essere d'esempio. Ogni film, ottimamente diretto, curato e interpretato, non è un sequel, ma il capitolo dell'avventura dello straordinario personaggio di Camilleri, galantuomo all'antica eppure moderno rivoluzionario in lotta contro la burocrazia e l'arroganza del potere. Ogni film è sia letterario sia cinematografico. Ogni film percorre un'indagine di vita fra delitti e segreti di una Sicilia immaginaria quanto vera, tradizionale quanto nuova.
Roberto Levi per Il Giornale ---> Ne è venuta fuori una storia che si seguiva sempre volentieri per i noti pregi della serie (la bravura di Zingaretti, l'ottima scelta del cast che lo affianca, i paesaggi spettacolari, il felice compromesso tra il timbro singolare del linguaggio della pagina scritta e la forza espressiva di questa fiction) ma che crea non poche perplessità di forma e di sostanza. Ci si comincia ad esempio a chiedere come possa l'integerrimo commissario, di punto in bianco, perdere la testa per una ragazza che gli dichiara il suo amore appena conosciutolo, a tal punto da farsene manipolare, da metterle una pistola in mano e da doversi poi assumere la responsabilità dell'omicidio da lei commesso.
Valeria Braghieri per Libero ---> Share al galoppo, pubblico in delirio. Come se l'esercito di donne dietro al video innamorate di Montalbano, diciamo pure di Zingaretti, si fossero finalmente sentite liberate dall'invidiatissima Livia. Una scappatella salutare per lo share come per certi rapporti stagnanti in cui la fifa fa più dell'orgoglio.
[…]
Michele Anselmi per Il Riformista ---> Resta l'impressione che la nuova serie sia un po' tirata via sul piano della fattura, meno accurata. Non è tanto questione di luce, di mare, di percezione dell'afa agostana, quanto di stanchezza. Va benissimo che il poliziotto si faccia tentare da una Malena locale e ci finisca a letto, ma il pilota automatico no, specie se guidi una scalcinata Tipo.
[…]
Mariano Sabatini per Metro ---> Cosa dovrebbe fare il povero critico, dovendo scrivere di una persona per la quale nutre un'insana passione? Confessare! E allora confesso una fascinazione fantozziana nei confronti di Luca Zingaretti, alias Commissario Montalbano, il migliore attore italiano vivente. I tv movie in questione sono, poi, l'esempio di cosa si possa fare con un eccellente regista, affidandosi ai romanzi di un autore di rango come Camilleri. Un'ideale "ola" da stadio si alzi, infine, per il commissario e la sua procace amante, se la tradita è la scialba Livia.
Mirella Poggialini per Avvenire ---> È lui o non è lui? Ritorna Montalbano, eroe tele­visivo dei grandi ascolti e delle tante repliche: ma è proprio lui? Un po' imbolsito, malgrado gli exploit di nuoto che ogni tanto sono ripresi durante il racconto, il fatidico commissario, interpretato da Luca Zingaretti, riappare in una nuova serie di quattro episodi: domenica sera su Raiuno il primo, La vampa d'agosto, già pubblicizzato sulla stampa per l'inserto di fer­vori amorosi del protagonista, dimentico della fidanzata. Ma è la Sicilia che appare in qualche misura tradita, salvo i titoli di testa con la sola­re panoramica dal mare: una Sicilia che nei quat­tordici film tv tratti dai romanzi di Camilleri ap­pariva sì chiusa nelle sue usanze e tensioni, ma colta con affettuosa e indulgente ironia, e ora invece è proposta con rabbioso astio, giustifica­to ma dissonante, nel presentare criminali e combutte mafiose, malcostume e intrallazzi. Ne risente anche il linguaggio, meno sorvegliato, è insistita la sottolineatura passionale nel rapporto con la giovane protagonista Serena Rossi, promossa da Un posto al sole  - i dialoghi si perdo­no a volte in pause improprie, il ritmo è fatico­so. Una Sicilia amara che il commissario decifra con improvvise rabbie e incongrui episodi - l'in­terrogatorio di un colpevole, travestiti da ma­fiosi, fa dei poliziotti delle improbabili mac­chiette - e che fa rimpiangere i cultori del Mon­talbano di una volta, quello delle 64 repliche tan­to seguite dai telespettatori, trentadue milioni il totale, da diventare cult. Il primo episodio ha ot­tenuto il record assoluto della serie, avendo rea­lizzato il 37.50 con 9 milioni 219 mila spettatori a dimostrazione che l'affezione l'ha vinta sul giu­dizio, e che Zingaretti/Montalbano continua ad attrarre. Ma fa riflettere - e forse spiega molti in­successi - la distanza fra letteratura e fiction-tv, nell'elaborazione dei testi da trasformare in rac­conti televisivi.
Fabio Traversa
 
 

El País, 8.11.2011
Vosotros no sabéis. Andrea Camilleri. Traducción de María Antonia Menini. Salamandra. Barcelona, 2008. 222 páginas. 15 euros. No sabeu pas. Andrea Camilleri. Edicions 62. Barcelona, 2008. Traducción de Pau Vidal. 200 páginas. 13,95 euros.
El dibujo de la Mafia
Camilleri demuestra que Provenzano creía que sus designios estaban guiados directamente por Dios. Más allá del cinismo: lo creía

La condena a muerte del escritor Roberto Saviano por la Camorra y las reacciones de solidaridad con el joven autor de Gomorra han vuelto visible el tema de la Mafia, con todo su horror, ante una opinión pública que, tras los macrojuicios, los arrepentidos y la detención y muerte del "último corleonés", parecía anestesiada. En España, acaban de aparecer tres libros sobre el tema: Mujeres de honor, de la historiadora Ombretta Ingrasci; Vosotros no sabéis, del estupendo novelista Andrea Camilleri, y Cómplices, de los periodistas Lirio Abbate y Peter Gomez.
Tanto el de Camilleri como el de Abbate y Gomez abordan la historia del "último corleonés", Bernardo Provenzano, cuya detención, en abril de 2006, se consideró un golpe definitivo a la Cosa Nostra. Para entonces, el que había sido en su juventud matón y "contable" de la organización, lugarteniente del sangriento Toto Riina, y finalmente capo de capos, era un viejo setentón muy desgastado, operado de próstata, refugiado en una especie de casucha en medio de la nada. El hombre que había gustado de la ropa cara y de la buena comida, y al que no le había temblado el pulso con la lupara, con el revólver ni con la metralleta, el que se había cargado personalmente a más de cuarenta personas -sin contar las que fue mandando "apagar"-, el que se había paseado por Palermo y vaya usted a saber por dónde más, como Pedro por su casa, pese a la orden de captura que pesó sobre él cuarenta y tres años, era ahora un lobo solitario y sitiado, un abuelo de vida monacal: un altarcito, una Biblia, y un par de raídas chaquetas. Eso era todo lo que poseía. Allí.
Claro que la Biblia, particularmente el libro de los Números, tenía, además de su función edificante, y digamos que de construcción de su personalidad, una segunda lectura: era el libro de claves que utilizaba para cifrar sus pizzini, esas notas mecanografiadas con las que administraba su red, gracias a un correo tan clandestino como él. Camilleri, en esta apasionante novela basada en hechos reales y sobre todo, en textos reales -los pizzini-, fragmentaria y en forma de diccionario, va dibujando una personalidad contradictoria y engañosa y, al mismo tiempo, un sistema moral que se quiere autosuficiente y cargado de razón. Hasta tal punto que, demuestra Camilleri, Provenzano creía que sus designios estaban guiados por Dios. Más allá del cinismo: lo creía.
Vida pobre y monacal en los últimos tiempos, y una fortuna estimada de miles de millones. Los periodistas Lirio Abbate y Peter Gomez hacen en Cómplices el seguimiento de todos los hombres de Provenzano, de Corleone al Parlamento. Además de los pizzini del capo, analizan y transcriben los testimonios de los pentiti, los arrepentidos, para dibujar la "ruta legal" de la Cosa Nostra durante la época de la "inmersión", es decir, después de la detención de Totó Riina en 1993. Después de las grandes matanzas, fotografiadas espectacularmente por Letizia Bataglia. Abbate y Gomez estudian el asalto mafioso a la Administración, a los cargos electos y a los partidos. De la Democracia Cristiana al trasvase masivo al partido de Berlusconi. Y se hacen la gran pregunta: ¿cómo pueden ser admitidos por las fuerzas políticas personas que han sido acusadas de pertenencia o íntima relación con la Mafia, aun en el caso de que hubieran sido judicialmente sobreseídos por insuficiencia de pruebas? La respuesta está explícita en el libro, con nombres y apellidos. Los cargos electos, especialmente municipales y regionales, son los que conceden, licitan, recalifican, etcétera. Los negocios de la Mafia son infinitos, y sus tentáculos llegan a todas las instancias sociales, en particular a los partidos políticos... sin abandonar lo de siempre: extorsión, drogas, prostitución. Sólo que ahora se trata de dinero público.
¿Y qué pintan aquí las mujeres? En Mujeres de honor, Ombretta Ingrasci investiga no sólo la Cosa Nostra, sino también la camorra napolitana y la 'ndrangheta calabresa, desde una perspectiva de género. Y partiendo de cientos de entrevistas, de historias como la de Ninetta Bagarella, la mujer de Riina, o la de Saveria Palazzolo, siempre fiel a Provenzano, o más aún, testimonios como el de Rosa, la arrepentida de la 'ndrangheta, estudiará el rol conservador de la mujer en la Mafia y sus cambios en la modernidad. Y junto a los "gánsteres con faldas", se detendrá en la tragedia de las mujeres de los arrepentidos, divididas entre la fidelidad a sus maridos y a la familia, y su soledad, en un mundo en que traición y delación son palabras muy mayores.
Una pregunta en el aire: ¿quién es ahora el capo de capos? Detenido y muerto Provenzano, parecía que la Cosa Nostra desaparecía. O se civilizaba. Pero no: la presión armada sigue siendo el último argumento. Ahora mismo, mientras usted lee, mientras yo escribo, estoy segura de que hay un capo di mafia que le ha sustituido. Que gobierna a las familias con mano de hierro y les impone su estilo. Y, seguramente, que llega más allá de su isla. -
Rosa Pereda
 
 

ViviEnna, 8.11.2008
Palermo: Ritorna l’antica pasticceria Mazzara

Palermo – Trascorse le ore 20, il centro di Palermo diventa deserto: tutto chiuso, pochi locali e servizi a disposizione di chi frequenta cinema e teatri e che desidera attardarsi per le affascinanti vie barocche. Tutt’altra cosa rispetto alla fucina artistica e culturale che ruotava attorno alla via Ruggero Settimo. Ecco perché Mariella Glorioso, imprenditrice del turismo congressuale, il fratello Antonino Glorioso, imprenditore commerciale, e l’imprenditore antimafia Andrea La Rocca, hanno deciso di “riaprire il centro” alla città e di stimolare il dibattito culturale palermitano catalizzando l’attenzione di tutti attorno al locale storico più noto e prestigioso a livello internazionale: riapre oggi l’Antica Pasticceria Mazzara.
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Questa sera l’inaugurazione alle ore 19, con l’intervento di Gioacchino Lanza Tomasi. E’ stata acquisita la disponibilità di Antonello Montante, vicepresidente di Confindustria Sicilia e produttore anche delle note Bici Montante, per organizzare in primavera l’esposizione nel locale, alla presenza e con la testimonianza dello scrittore Andrea Camilleri (assiduo frequentatore della Pasticceria Mazzara), della riproduzione della famosa bicicletta su cui Camilleri durante la Seconda guerra mondiale girò per la Sicilia alla ricerca del padre.
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Lo storico Vincenzo Prestigiacomo ha ricordato oggi che “seduto al tavolino Giuseppe Tomasi di Lampedusa scrisse buona parte del romanzo ‘Il Gattopardo’.
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Il locale fu molto frequentato anche dal figlio adottivo di Tomasi di Lampedusa, Gioacchino Lanza Tomasi, nonché dagli scrittori Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri”.
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Michele Gruccione
 
 

Auditorium Parco della Musica, 9.11.2008
Sala Petrassi, ore 21
Ballo!
Lucilla Galeazzi voce
Eleonora Bordonaro voce
Fratelli Mancuso voci e strumenti
Giovanni Di Salvo carrettiere
Fabrizio De Rossi Re pianoforte
Orchestra Popolare Italiana, Ambrogio Sparagna direttore
testi inediti di Roberto Alajmo, Roberto Andò, Andrea Camilleri, Enzo Mancuso

Da Josquin Desprez fino a Luciano Berio la musica popolare ha sempre offerto alla sua “compagna sapiente”, la musica colta, una innumerevole quantità di spunti, materiali, echi e “ispirazioni”. La fertilità di questa prassi antica si rinnova nell’incontro tra i “maestri” dell’Orchestra Popolare Italiana di Ambrogio Sparagna (un coro perfettamente intonato di zampogne, ciaramelle, organetti, ghironde, mandoloncelli, chitarre battenti…) e tre compositori italiani che appartengono ad aree stilistiche e geografiche diversissime: Riccardo Vaglini, toscano, filtra attraverso la sua inquieta immaginazione sonora i canti di emigrazione dell’Appennino tosco-emiliano, Fabrizio de Rossi Re, romano, mette il suo esuberante “teatro del suono” al servizio della antica tradizione normanna del basso Lazio, Marco Betta siciliano, scioglie nella sua musica “assolata e luttuosa” i canti “arabi” dei carrettieri siciliani. Tre “prime assolute” affidate alle voci che nel panorama italiano si accordano con maggiore naturalezza ai timbri della tradizione popolare: tra gli altri Lucilla Galeazzi, i Fratelli Mancuso e il carrettiere Giovanni Di Salvo.
Programma (Prime esecuzioni assolute)
Marco Betta (Sicilia) Vertitur interea caelum et ruit oceano nox
Riccardo Vaglini (Toscana) Due madri
Fabrizio De Rossi Re (Lazio) Terror vocis due canti popolari agitati e disperati
Ambrogio Sparagna Pizzichi d’Amore
Preludio al concerto: Untitled (sleeping) di Sarra Brill
 
 

La Nuova Sardegna, 9.11.2008
Andrea Camilleri è meno ottimista: la scrittura scivola via

Cagliari. Pur di ospitarlo a Cagliari in questi giorni, gli organizzatori del forum “Passaparola” erano disposti a tutto. «Avremmo riservato a lui e alla sua scorta un intero piazzale dell’ex Manifattura tabacchi», racconta sconsolato Giorgio Todde, presidente dei Presìdi del Libro. Ma chi tutela la giovane vita dello scrittore Roberto Saviano sa bene che le minacce di morte della camorra tendono troppo spesso a tradursi in qualcosa di drammaticamente concreto. Così si è scelto di non rischiare. E infatti il trentenne che qualche anno fa scrisse un romanzo/verità svelando nel dettaglio nomi e crimini dei clan campani, alla fine ha scelto di mandare un monologo videoregistrato di quattordici minuti esatti.
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Ieri mattina, tuttavia, il Forum era cominciato con un’altra interessante video-intervista, quella rilasciata a Giorgio Todde dallo scrittore Andrea Camilleri. Tema: l’insufficienza della parola. «Non credo - ha detto il papà letterario del commissario Montalbano - che ai nostri giorni avrebbe senso l’affermazione di Emily Dickinson sul primato della potenza delle parole. Lei era una poetessa, e per i poeti le parole non hanno soltanto un significato, ma anche un peso». Altro discorso per il resto del mondo. «Anche perché - ha aggiunto Camilleri - una volta le parole non erano soltanto parole, ma avevano un impegno interiore. Nei mercati si vendeva e si comprava sulla parola, ora le parole hanno perso peso. Si pensi alle parolacce o alle offese tra due persone. Un tempo avrebbero causato conseguenze enormi, oggi scivolano». Insomma, noi che le pronunciamo, le svuotiamo di significato. «E di certe parole - ha concluso Camilleri - non abbiamo più il coraggio di fare uso: io alla prima donna della mia vita ho detto ti amo, oggi i giovani dicono “ti voglio bene”».
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Andrea Massidda
 
 

Il Giornale, 9.11.2008
Il razzismo dei cattivi maestri: "Gelmini? Non è un essere umano"

Andrea Camilleri dice che il ministro Mariastella Gelmini non è un essere umano. Andrea Camilleri si comporta tanto male e dà lezioni cattive, pericolose, ai giovani, anche perché è in folta compagnia. L’Italia pullula di comunisti non pentiti, nonostante le ignominie rivelate dalla storia, di negatori dell’11 Settembre che siedono al Parlamento europeo quando non sono impegnati a ballare con tanto di parrucca al Maurizio Costanzo show, di moralisti, anzi di fustigatori della morale, e forcaioli senza dubbi, che dei conti propri personali e di come hanno amministrato quelli del loro partito non ritengono di dover mai rispondere, di ex presidenti del Consiglio che stringono lieti la mano all’iraniano Ahmadinejad, di ex ministri degli Esteri che da ministri sono andati a spasso con esponenti di Hamas, insomma terroristi. Non hanno mai ritenuto costoro di dover rispondere delle azioni commesse. L’Italia è piena di personaggi che praticano ogni giorno indisturbati il doppiopesismo, termine francamente brutto mai sufficientemente chiaro. Lidia Ravera può dire che Condoleezza Rice è una scimmia più che una donna, il suo non è razzismo. Il professor Veronesi può dare degli animali stolti e primordiali a coloro che danno alla vita umana un valore diverso da quello che gli attribuisce lui, anche questo non è razzismo, tantomeno prevaricazione. Giovanna Melandri può dichiarare indignata che lei in Kenya ci va solo per ragioni umanitarie, giammai a casa di Briatore, anche se ci sono le fotografie che la vedono danzare scatenata col medesimo. Se gli ex terroristi rossi sono tutti fuori si è per fortuna sanata una ferita della nostra storia, se Francesca Mambro, che ha fatto più galera di tutti, è recuperata alla società, è una buona madre, e fa un lavoro davvero socialmente utile, ottiene la libertà condizionale, è uno scandalo che esige riparazione.
Tutto così, in una ruota insopportabile che rischia di succhiarci il cervello, sì, anche a noi che al conformismo resistiamo. Il nostro, non da solo ma in testa alla classifica, è il miglior produttore di cattivi maestri, quelli che «se lo fanno gli altri mi indigno e li sbrano, se lo faccio io avrò le mie buone ragioni». Insomma, se il premier Berlusconi, sbagliando a mio modesto parere, si fa scappare un’innocua battuta sull’abbronzatura di Barack Obama, il coretto degli indignati speciali che gridano al razzismo si esercita senza freni. Vagli a spiegare che nei giorni che seguono l’elezione di un presidente degli Stati Uniti nero, che non è neanche eccezionalmente bravo, strillare al razzista è patetico nonché ridicolo. Niente, loro chiedono misure severissime. Poi capita che Massimo D’Alema chiami il ministro Renato Brunetta «un energumeno tascabile», laddove tascabile, nel loro linguaggio politically correct, dovrebbe essere proprio proibito. Niente, va bene così, anzi è sana dialettica.
Ora è di nuovo toccato a Camilleri farne una delle sue. L’uomo ci ha abituati alle sue sortite che nessuno può non dico stigmatizzare ma neanche criticare. Il partito comunista, amato e rimpianto senza una sola remora, la fede marxista mai rinnegata, nel nome dei gulag, i girotondi, eversivi quanto inutili, entusiasticamente corteggiati, con tanto di creazione per la piazza di cinque «poemi incivili», ora, come poteva mancare, il tour delle scuole in rivolta, senza neanche sapere il perché, contro la riforma della scuola e l’attuale ministro della Pubblica Istruzione, reo di tentare un cambiamento che in Italia non s’ha da fare: Andrea Camilleri avrà pure compiuto in settembre ottantatré fantastici anni vissuti a suon di sigarette, catarro, carattere notoriamente brutto, e milioni di copie di gialli venduti Dio solo sa spiegare perché, ma a gettarsi nell’ultima polemica per dare una mano a modo suo non potrebbe mai rinunciare.
Infatti giovedì scorso si è infilato in un liceo classico romano, il Mamiani, ha infiammato un’assemblea e tenuto uno dei suoi discorsetti da intellettuale che non conosce tramonto, spiegando ai ragazzi che per lui «Mariastella Gelmini di sicuro non è un essere umano», e che «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos’è». C’era naturalmente il cronista de L’Unità che ha riferito, e la gloriosa attività del Maestro è finita all’attenzione di politici e media. Camilleri però stavolta un piacere alla sua sinistra amata non lo ha fatto, al contrario ha costretto molti dei critici implacabili di Mariastella Gelmini a dissociarsi, in nome, se non altro dell’emergenza educativa che nessuno dovrebbe poter negare. Sai quanto gliene importa dell’emergenza al Maestro Camilleri, che ha campato una vita in Rai da dirigente, e poi ha fatto i miliardi scrivendo libri in finto siciliano. Gentile Maestro, l’età avanzata e il grande successo, creda, sono altrettante fortune smisurate, ma non costituiscono alibi per andare in giro a pronunciare parole infami, tanto più perché indirizzate a un pubblico di giovani, facilmente influenzabili, se non plagiabili. Si riguardi, stia di più a casa, rifletta sulla saggezza e il distacco che una lunga vita dovrebbe regalare. Quanto a noi, i doppiopesisti li inseguiremo con sano accanimento.
Maria Giovanna Maglie
 
 

Il Giornale, 9.11.2008
L’insostenibile pretesa di sentirsi superiori

Il rosso e il nero. È dai tempi di Stendhal, anzi da molto prima, che l’Italia porta nel cuore questa malattia. Non passa. È l’istinto della guerra civile. L’altro non è mai uno che la pensa in modo diverso da te. È il nemico. È un simbolo, una divisa, una maschera. Mai un uomo. Andrea Camilleri è un signore di 83 anni. Quando fa parlare il commissario Montalbano si sente quasi un Dio. Capita. Soffi dentro a un personaggio e questo prende vita. Se va bene ti regala gloria e ricchezza. Ma non cancella la rabbia, l’odio, l’astio. Camilleri va al Mamiani, lì dove ha studiato una buona fetta di intellighentia romana, e dice: quella lì, la Gelmini, di sicuro non è un essere umano. È una di quelle frasi che nessuno dovrebbe pronunciare, soprattutto i vecchi, quelli che ricordano, che bene o male dovrebbero ancora avere una memoria. È una frase carica di disprezzo. È la forma più nichilista di razzismo. L’altro non è un diverso. È nulla. È qualcosa di indefinito, di inumano. Camilleri l’ha detto e i ragazzi hanno sorriso. Applaudito. E tutto è apparso terribilmente normale.
Camilleri non è un bastardo. Se ti trovi a parlare con lui ti appare come un burbero vecchio, arguto come un siciliano colto, incazzato e disincantato come solo certi intellettuali sanno essere. Eppure l’ha detto. Ha detto della Gelmini «non è un essere umano», magari per strappare una risata, come battuta. Ma l’ha detto, senza sensi di colpa. E questo è ancora più grave. Forse vale la pena capire perché. La prima ipotesi è che Camilleri è impazzito, ma non ci sono prove che possano sostenere questa tesi. Il discorso è un po’ più complesso e viene da lontano. Tutto questo, purtroppo, ha a che fare con il dna culturale della sinistra. Non c’è nulla da fare. Non bastano i voti. Non basta la democrazia. Berlusconi non deve e non può governare. Non può governare la destra. Non possono governare quelli lì, che non recitano Dante e non leggono il Manifesto. Questo è il punto di partenza. La conseguenza è che tutte le armi sono buone per mandarli a casa: la piazza, la delegittimazione umana, la rabbia satirica e il pistolotto intellettuale. Manca la violenza, ma non è detto che prima o poi qualcuno si lasci tentare.
Alla base di questo istinto antidemocratico c’è la vecchia, berlingueriana, diversità antropologica. Con una differenza: Berlinguer si riferiva alla questione morale. Questi, che non si possono neppure definire suoi eredi, tirano in ballo la «questione umana». La differenza antropologica dei vecchi comunisti si è consumata accettando, come una disgrazia metafisica, il governo democristiano. Stavano all’opposizione con l’orgoglio, un po’ ipocrita, di chi non si sporca le mani. La nuova «questione» non tollera invece l’opposizione. Non l’accetta. La vive come un crimine contro l’umanità. La vecchia sinistra sapeva convivere con la Dc. Questa non può convivere con Berlusconi. O lui o noi. È una questione di pelle. I sacerdoti di questa religione antiberlusconiana sono gli intellettuali. Sono i più radicali, irriducibili, schifati, ortodossi. Ora vedono nelle piazze di studenti il sogno di una rivoluzione morale. Come gli studenti, anche loro, ma per ragioni biologiche, sentono di non avere futuro. Sono vecchi e sazi per la piazza. Ma sprecano parole.
Vittorio Ma cioce
 
 

Il Giornale, 9.11.2008
La Rice "scimmia", Schifani "verme" Ecco la galleria degli insulti sinistri

[…]
Con dolcezza, perché siamo tutti antirazzisti. Come Andrea Camilleri, che intervistato dal quotidiano spagnolo El País il 21 ottobre ha indicato la «soluzione» al problema Berlusconi: «Ha 72 anni, farà il Capo dello Stato e poi dovrebbe anche morire». Giovedì scorso, al liceo Mamiani di Roma, Camilleri ha parlato agli studenti del ministro Gelmini: «Di sicuro non è un essere umano. Dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos’è». Forse potrebbe aiutarci anche Marco Travaglio, che ha già scoperto la vera natura biologica del presidente del Senato: «Se dopo De Nicola, Pertini e Fanfani, ci ritroviamo con Schifani, sono terrorizzato dal dopo: le uniche forme residue di vita sono il lombrico e la muffa. Anzi, la muffa no perché è molto utile».
[…]
Paolo Beltramin
 
 

Il Tempo, 9.11.2008

Il commento migliore alla frase di Andrea Camilleri sulla Gelmini — «il ministro di sicuro non è un essere umano» — potrebbe essere quello che Montalbano nel racconto «La sigla» dà a una intuizione bislacca di un suo collega: «Jacomù, ti sei cacato il cervello?».
È successo giovedì scorso in una assemblea al liceo Mamiani di Roma quando il celebre scrittore, invitato a parlare del decreto della ministra, ha sostenuto che «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos'è». La ministra, appunto. La frase in sé è troppo banale per essere scandalosa. Camilleri è talmente geniale e funambolico con la lingua che avrebbe potuto inventare una invettiva migliore. La delusione di noi, suoi ammiratori, è un'altra. È la banalità della battuta. Non sei d'accordo con uno/una? Invece di polemizzare con lui/lei, fai un'operazione infantile, cioè la escludi dal genere umano. Detto in altro modo: non sono d'accordo con te, allora non esisti, non puoi esistere, sei di un altro pianeta e chiamo tutti alla rivolta contro l'estraneo/estranea. Non solo non è divertente, ma ricorda quelle spiritosaggini infantili di cinquant'anni fa quando le liti fra ragazzi si concludevano con la frase immancabile: «Tu non esisti». Camilleri propone ai ragazzi di oggi un insulto antico che tradotto nella contemporaneità diventa banale e anche pericoloso. Ma perché pare a me, rispettosamente, che Camilleri si sia «cacato il cervello»? Perché se di un avversario politico tu neghi l'umanità e lo riduci a finzione di altro, a categoria del male, in quel preciso istante spieghi ai ragazzi che contro quell'avversario si può fare tutto. Non è un essere umano, non valgono contro di lui quelle regole «umanitarie» che, spesso trasgredite, invochiamo nei nostri contrasti. Potremmo trovare diecimila giustificazioni alla «cacata di cervello». Ma su un punto il giustificazionismo si deve arrendere. La signora Gelmini è una ministra della Repubblica che ha preso iniziative alcune condivisibili altre no, ma è un essere umano vero. Toglierle questa dignità significa cancellarla come immagine concreta, e anche avversaria, degli studenti e trasformarla in icona del male. Non si può insegnare ai giovani ad essere stupide marionette che, negando la realtà, vivono fuori dal mondo. Fanno così i cattivi maestri.
 
 

9.11.2008
Ai tempi di Camilleri
Legenda: a.C. avanti Camilleri  d.C. dopo Camilleri
Divagazioni semiserie sul caso Camilleri, nessuna pretesa di critica specialistica, ci sono i già molti addetti del settore, ma sensazioni, spero, condivise, con chi legge Camilleri e comunque Camilleri.

U Signuruzzu e a Madunnuzza non me ne abbiano a male, chiedo pirdunanza. Ma vi siete mai chiesti devoti lettori di Andrea Camilleri  come eravamo nell’età a.C.? Eravamo orbati e non lo sapevamo, inconsapevoli, ignari brancolavamo nel buio più fitto, senza rimedio alcuno! Ma dal 1978 in poi, in piena era d.C., si è accesa una luce che da fioca a tremolante, nel 1994, con il romanzo “La forma dell’acqua”, è esplosa in scoppiettanti giochi d’artificio. Siamo la generazione C. cresciuta o maturata a pane e Camilleri/Montalbano (un binomio inscindibile). La sua inattesa epifania nel panorama letterario italiano ci ha dischiuso uno di quei mondi possibili, forse, immaginati, ma oltre a quello reale! Ci ha ridato dignità di lettori, speranza ed estrema piacevolezza! Non so voi, ma io nell’imminenza di una nuova uscita di un suo libro e non parliamo se con Montalbano (sono tutti graditi assai!) sto in trepida attesa, leggo ogni anticipazione, ogni notizia al riguardo, nemmeno se dovessi partorire una figliolanza, pregusto il momento in cui vedrò la copertina in vetrina, miracolo fattosi persona, personalmente. Come Sant’Agostino sento la voce che nel cervello mi intima: "Tolle, lege"! Assaporo l’attimo preciso in cui ne verrò in possesso: gioia per i miei occhi, gaudio per i miei sensi. Non esagero, ma giù le mani dal mio tesoro, guai a  chi si azzarda a chiedermelo in prestito, lo devo toccare, sfogliare, solo io! Poi come una cleptomane, non resisto all’impulso irrefrenabile di aprirlo e di scorrere di sfuggita solo per un istante le beneamate melopee linguistiche, allineate così composite come tutti i libri del nostro Voscenza che tengo in ordine maniacale in uno scaffale, sdegnosamente lontani dagli altri, anche se considerati capolavori, classici… in un’ideale tribuna d’onore! Già mi prefiguro con la mente il momento propizio quando distesa sul letto, incomincerò la lettura, una full immersion d’eccezione, ma mentre leggo, mi accorgo che le pagine scorrono troppo veloci, si assottigliano paurosamente e al piacere subentra  malevolo e tossico  il pensiero… dell’ultima pagina, la pavento come un’imminente tragedia che si abbatte e mi lascia intordonita! Ecco, non so chi l’ha scritto, ma ha detto che a pensarci bene, un difetto, se di difetti si può azzardare riferendosi al nostro Sommo, è che i suoi libri sono troppo brevi. Ogni volta pregustiamo prelibatezze paradisiache e poi di botto il finale giunge improvviso, non so se ci avete fatto caso, cari colleghi, lettori camilleriani, agli epiloghi  fulminei, nemmeno un accenno che ci prepari al distacco con cautela e massima delicatezza. Secondo me, è la vena sardonica e nivura, instillata nel carattere fituso di Montalbano che traluce di soppiatto in Camilleri, da un lato ci accontenta, dall’altro pensa… “Eh no, miei cari lettori, bisogna alzarsi da tavola con un po’ di appetito ancora… fino alla prossima narrazione”. E noi, come allocchi, abbocchiamo e viviamo sospesi, in attesa della prossima pubblicazione; fortuna che la parsimonia letteraria non appartiene a Camilleri e così attendiamo speranzosi e fiduciosi. Ma sapete chi ne fa le spese ad ogni fine lettura di un romanzo di Camilleri? Il successivo libro che leggeremo, intanto non c’è un titolo che ci appassiona e quando decidiamo di leggerlo, pregiudizialmente, siamo disillusi e scettici, ogni confronto è perdente, perché nel nostro animo un sedimento di abbandono non ci abbandona per un po’. Calzante a tal proposito, l’immagine metaforica nel “Gattopardo”, Angelica che dà ragione, in cuor suo, a Concetta riluttante alla corte del conte milanese Cavriaghi, senza pepe, a fronte dell’impeto giovanile del cugino Tancredi, dopo esserne stata innamorata sposare lui, il conte, sarebbe stato come bere dell’acqua dopo aver gustato il Marsala. Eh sì, Camilleri ci ha cambiato la vita, sin dal primo libro, abbiamo avuto netta la sensazione che da allora la nostra vita non sarebbe stata più la stessa. I denigratori, per la verità, una sparuta minoranza, non ci infastidiscono più, dantescamente non ci curiamo di loro, passiamo oltre, noi guardiamo lontano. Anzi, succede, a me succede,  di porre con sussiego e tanticchia di malevolenza la fatidica domanda a chi non legge abitualmente Camilleri: “Hai letto l’ultimo di Camilleri”? E invariabilmente sentire rispondere quasi con un senso di scusa se non di colpa: “No, veramente io…” e imparpagliandosi, uno sdilluvio di giustificazioni… E dire che all’inizio lo sdegno mi infervorava,  considerando questi reprobi degli appestati da tenere a debita distanza, da ludibrio pubblico. Le critiche le accettiamo come segni d’invidia, liberalmente, ci convinciamo che tutte le regole hanno un’eccezione, mentre, per noi, tutti i libri di Camilleri “Sono piezze ‘e core” e senza presunzione lo affermiamo perché Camilleri è Camilleri.  
Arcangela Cammalleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 9.11.2008
Eventi culturali e mostre via Magliocco tenta il rilancio

Il bar Mazzara cambia gestione e inaugura una nuova stagione di eventi, mostre e appuntamenti culturali nell' isola pedonale di via Magliocco.
[…]
In primavera, un'esposizione della riproduzione della famosa bicicletta Montante su cui Andrea Camilleri durante la Seconda guerra mondiale andò da Caltanissetta ad Agrigento alla ricerca del padre. Sarà presente anche lo scrittore [notizia smentita, NdCFC].
[…]
Isabella Napoli
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 9.11.2008
Moretti, il Tff e l' italianità di regime

Torino. Il secondo Torino Film Festival dell'«èra Moretti» sta per aprirsi senza avere pellicole italiane in concorso e subito si apre una polemica (purtroppo) prevedibile e alquanto provinciale.
[…]
Una visione da cinema di Stato, anzi di regime. Roba che nemmeno Bottai. Chi, a destra, si riempie la bocca di «italianità» farebbe meglio a preoccuparsene quando il buon nome dell'Italia viene infangato da battutacce razziste come quella su Obama «abbronzato». O quando il camerata Gasparri parte lancia in resta contro la fiction di Montalbano (l'unica che la Rai riesce a esportare all' estero), solo perché Andrea Camilleri è «di sinistra» e va in piazza Navona contro la legge Alfano.
[…]
Giorgio Cerutti
 
 

Il Messaggero, 10.11.2008
Tra messaggini e insulti politici
È l’uomo che si è modificato è l’uomo che si è impoverito
Camilleri: «Le parole non bastano più»
«L’insufficienza della parola» è il titolo di una videointervista di Andrea Camilleri che ha aperto a Cagliani il ”Forum del Libro Passaparola“. L’iniziativa, organizzata dai Presìdi del libro di Giuseppe Laterza, alla sua quinta edizione ha avuto come tema “Il potere delle parole”. Hanno parlato tra gli altri Roberto Saviano, Fernando Savater, Remo Bodei. Gian Arturo Ferrari, Paolo Crepet. Pubblichiamo una parte della conversazione di Camilleri con Giorgio Todde.

Emily Dickinson disse: «non conosco nulla di più potente delle parole. Alle volte ne scrivo una, la fisso e la fisso sino a quando non comincia a splendere».
Lei pensa che la Dickinson riscriverebbe una frase di questo tipo?
«Ai giorni nostri non credo. Cioè a dire questa dichiarazione della Dickinson è una dichiarazione assoluta ed è scritta da una poetessa, per la quale chiaramente le parole hanno non solo un senso e un significato, ma anche un peso. Può valere solo per i poeti...»
Oggi le parole sono sostituite da qualcosa di più forte, oppure è sempre stato così, le parole sono soltanto parole?
«Una volta le parole avevano una sorta di impegno interiore. Oltre al senso e al significato c’era un impegno. Non parlo solo dell’espressione esteriore della parola. Una volta, nei mercati, vendevano e compravano con la parola. Si diceva venduto e comprato sulla parola. Lo zolfo al mio paese si vendeva e si comprava sulla parola, non c’era niente di scritto, lo scritto veniva dopo. Si è anche detto in principio fu il Verbo, quindi anche in principio è stata la parola. Io non ci credo che sia stato solo il Verbo. Credo che il Verbo sia stato accompagnato da un movimento, almeno questo. E che questo movimento aveva un valore, una valenza pari a quella della parola».
Siamo diventati immuni alle parole, abbiamo sviluppato degli anticorpi contro le parole?
«Le parole hanno perduto peso. Faccio un esempio tra i più volgari. Una rissa nel corso della quale si fossero adoperate certe parole cinquant’anni fa avrebbe avuto conseguenze enormi. Oggi le parole volano, scivolano e non hanno conseguenze. Ma questo avviene per esempio, quotidianamente, dove avviene una discussione politica c’è l’insulto. Sono parole da sceneggiata, parole che non hanno né verità né peso. Questo fatto di avere scarnificato le parole dalla loro verità credo che ci porterà a conseguenze gravi di comunicazione. Nonostante che i mezzi di comunicazione, fortunatamente, si moltiplichino (...) Ad arrivare alla parola ti amo oggi si fa uno sforzo perché soprattutto richiede un impegno. Allora si preferisce glissare su certe parole. Poi non parliamo delle parole della politica dove c’è per esempio qualcuno che si è creato una sorta di vocabolario politico dove le parole sono intercambiabili, che è un bellissimo esempio. Oppure c’è un mio avversario politico che adopera magari lo stesso vocabolario che adopero io, solo che le parole che lui va a cercare non sono le stesse che vado a compulsare io sullo stesso dizionario.
Siamo dunque noi che dobbiamo migliorare come contenitori e produttori di parole, non le parole che in sé oggettivamente non contengono alcuna colpa.
«Le parole stanno lì. È l’uomo che si è modificato, è l’uomo che si è impoverito, no. Avviene nella vecchiaia, e me ne accorgo io per primo, che la propria dotazione di parole, che uno si è fatto studiando, leggendo, lentamente si impoverisce. Nella vecchiaia si rischia semplicemente di avere un linguaggio basico, elementare. Facendo il mestiere di scrittore per me sarebbe una specie di rovina. Quindi per questo spesso e volentieri faccio delle opere di falsificazione, cioè mi dico come poteva scrivere Caravaggio? e scrivo "Il colore del sole". Oppure provo a riscrivere imitandola una novella del Boccaccio. È un modo di rinsanguare le poche parole che ho, che mi rimangono, e soprattutto di vedere di poterne agguantare di dimenticate. Più si restringe il linguaggio dell’uomo e più c’è difficoltà di comunicazione. Vorrei portare un solo esempio: oggi coi telefonini milioni di ragazzi si scambiano messaggi e questo si crede che sia un fatto positivo, un allargamento della comunicazione. In realtà nessuna frase mandata attraverso un sms ha un minimo di spessore dietro, sono semplicemente segni grafici dove la parola ha perso completamente l’alone che ogni vera parola possiede.»
(a cura di Giorgio Todde)
 
 

l'Unità, 10.11.2008
Intervista ad Andrea Camilleri
Obama abbronzato? Berlusconi parla da replicante

Lo conoscevamo come la mitezza fatta persona, il grande affabulatore con il sorriso eternamente sulle labbra, capace di ascoltare chiunque senza pregiudizi o tetragone certezze mentre tutto intorno l'inquinamento acustico sembra voler zittire le poche parole di buon senso che ogni tanto vengono pronunciate anche in Italia, un cantore, documentato e minuzioso, della Sicilia e del mondo che fu, insomma, come uno scrittore gentiluomo.
Ma come sarà saltato in mente ad Andrea Camilleri di affermare che Maria Stella Gelmini, la ministra che brandì l'accetta con l'intenzione di riformare la scuola, «non è un essere umano»?
Ammetterete che in casi del genere non si può fare a meno di dare la parola all'imputato.
Imputato Camilleri Andrea, cosa ha da dire a sua discolpa?
«Che nel mio caso è stato usato lo stesso metodo di colui che disse: “Datemi la frase di un uomo e ve lo farò impiccare”».
Chi era costui?
«Credo fosse un gesuita... Del mio discorso ai ragazzi del Mamiani, è stata riportata solo mezza frase, l'incipit di un discorso più lungo».
Allora ha rincarato la dose?
«Ho detto solo di più: ho chiarito il senso della frase. Ho detto che la Gelmini non è un essere umano in quanto è una replicante, una replicante di Berlusconi, come tanti ce ne sono in questo governo. Che è il primo governo marziano della storia d'Italia».
Imputato Camilleri, forse lei ha letto tropo Orwell e Huxley. Che ci azzecca la fantascienza con un governo di centro destra regolarmente eletto dagli elettori?
«C'entra, invece. È marziano perché usano un altro linguaggio: quello del vocabolario personale inventato da Berlusconi, dove le parole sono interscambiabili e assumono diversi significati, a seconda delle circostanze».
Beh, se le cose stanno così, qualche ragione imputato Camilleri possiamo riconoscergliela. A proposito non le pare che analogo processo linguistico a quello che lei sta subendo, potrebbe essere intentato al presidente del consiglio quando definisce "abbronzato" il presidente Usa, "imbecilli e coglioni" i rappresentanti dell'opposizione, "tarati mentalmente" i magistrati, e "eroe", Vittorio Mangano, lo stalliere mafioso di Arcore? Di fronte a questo spettacolo, Carla Bruni, signora Sarkozy si è detta contenta di non aver più la cittadinanza italiana.
«Perché intentare un processo contro Berlusconi? È lui l'inventore di questo vocabolario. Il problema è quando gli altri, per trattare con lui, adoperano lo stesso linguaggio. In quanto alle parole della signora Bruni Sarkozy mi permetto di non essere d'accordo. Sono felice di appartenere, nel bene e nel male, al mio paese».
Già che ci siamo. Trova normale che un emerito ex Capo dello Stato, Cossiga per intenderci, stia scrivendo ad alta voce un raggelante «vademecum per il perfetto celerino», con spirito e frasi tali da fare impallidire anche la scuola poliziesca degli Scelba e dei Tambroni?
«Posso io, vostro onore, fare una domanda?».
Imputato, ne ha facoltà.
«Grazie. Ma dove sta scritto che in Italia per gli ex capi dello Stato, presidenti della Repubblica, sia previsto il titolo di "presidente emerito"? Scalfari o Ciampi non hanno titolo per diventare "emeriti" anche loro? Quanto al suggerimento alla polizia di spargere almeno "un po' di sangue", penso che fortunatamente per tutti noi la polizia sia migliore di chi elargisce simili consigli. So che molti, nella polizia, leggono e vedono in televisione Montalbano. Penso siano perfettamente in grado di capire quanto sono insidiosi e di pessimo gusto i consigli dei quali loro dovrebbero essere i destinatari».
Tornando a questo benedetto linguaggio della politica italiana, a questi vocabolari ad usum delphini. Non sarebbe l'ora di metterli definitivamente all'indice?
«Sono perfettamente d'accordo con lei: invece che metterli all'indice, mi limiterei a metterli in soffitta».
Ennio Flaiano, in un suo racconto, immagina lo sbarco dei marziani a Roma. Che direbbe oggi Flaiano di questi marziani formato casalingo?
«Non posso rispondere, perché se ricordassi il finale di Un marziano a Roma, sarei accusato di volgarità. La commedia, rappresentata da Vittorio Gassman, finiva con un sonoro pernacchio indirizzato al marziano mentre cammina per Via Veneto».
Imputato Camilleri Andrea, lei è assolto, quanto meno - come si direbbe oggi - per insufficienza di prove.
«Non sono d'accordo "Vostro Onore". Preferirei la assoluzione per prescrizione, che oggi va ancora più di moda».
Saverio Lodato

LA TRASCRIZIONE
Ecco la fedele trascrizione delle parole pronunciate da Andrea Camilleri durante l’assemblea degli studenti del Liceo Classico Mamiani, a Roma giovedì 6 novembre.
«La ministra Maria Stella Gelmini non è un essere umano, bisognerebbe farla esaminare da un qualche specialista di chimica od altro, per capirne la composizione. Non è un essere umano perché è una replicante di Silvio Berlusconi, come tanti altri ministri di questo governo, che è il primo governo marziano della storia d'Italia. Vengono da un altro mondo. Con loro non si può dialogare».
Dunque non è non-umana la ministra Gelmini. È alieno tutto il governo, lei compresa. Insiste Camilleri: «Silvio Berlusconi si è creato un suo vocabolario personale, nel quale le parole sono intercambiabili e assumono significati diversi, a seconda delle circostanze. Non è il nostro. Gianfranco Fini , faccio solo un esempio, adopera il nostro stesso vocabolario, anche se ci va a cercare parole diverse che io non cerco. Ultimamente ci è andato a cercare la parola Resistenza che non aveva trovato nel vocabolario berlusconiano, e questo è un gran bene».
 
 

Corriere della Sera, 10.11.2008
Particelle elementari
Gentile Camilleri si scusi a modo suo
Con gli studenti ha insultato la Gelmini: ora usi il suo siciliano immaginifico

Gentile Andrea Camilleri, purtroppo per noi e purtroppo per lei, le è scappata una battuta incresciosa e stupida su Mariastella Gelmini. Davanti a un platea entusiasta di studenti romani, ha negato al ministro dell'Istruzione l'appartenenza al genere umano. L'ha estromessa dall'umanità, e accompagnata alla porta come socio indegno di quella variegata e universale confraternita di cui tutti noi umani, più o meno meritatamente, facciamo parte di diritto per il solo fatto di essere nati. Perché lei abbia pronunciato una simile (è il caso di dire) bestialità, non è difficile da afferrare. E' possibile che nel cuore di uno scrittore amabile e spiritoso come lei alberghino pensieri malvagi come quelli che indussero Lenin a schiacciare gli «insetti nocivi» della controrivoluzione, o luciferini propositi di trattamento speciale riservato da Hitler agli odiosi «Untermenschen» («sottouomini»)? Ovvio che non è possibile. Più semplice pensare a un suo momentaneo e disinibito stato di trance militante in cui, sebbene abbagliate da un'improvvisa illuminazione, le parole regrediscono invece a uno stadio di fastidioso obnubilamento. Possiamo immaginare, gentile Camilleri, quale contagiosa febbre movimentista sprigionasse da quei giovani infervorati per la presenza in una loro assemblea del grande e maturo scrittore di successo. Possiamo intuire quale subitanea pulsione estremista l'abbia pervaso al cospetto dell'Onda impetuosa di quei giovani entusiasticamente assiepati per abbeverarsi alle sue parole sempre così sapidamente sarcastiche e irriverenti. Tra i cori contro la Gelmini, gli striscioni contro la Gelmini, gli sberleffi contro la Gelmini, lei avrà sentito potente il bisogno di mettersi in sintonia con quell'energia di giovinezza rivoltosa. Lei, maestro della parola trasgressiva, avrà avvertito il bisogno della trasgressione suprema, della battuta beffardamente feroce con cui annichilire il detestabile nemico dell'Onda. «La Gelmini non è un essere umano», è il grido rivoluzionario che le sarà sgorgato dal suo animo capace di preservare l'ardore della gioventù anche nei suoi meravigliosi 83 anni. E quell'applauso appassionato e caldo che ha accolto la sua battuta l'avrà certamente confortato nella convinzione di aver speso le parole giuste, toccato le corde giuste, adoperato i toni giusti. Erano le parole sbagliate, le corde sbagliate, i toni sbagliati. Non si titilla l'odio in embrione, lei lo sa perfettamente, caro Camilleri. Non si degrada un essere umano spedendolo brutalmente nella categoria infetta della disumanità o della sotto-umanità. Lontano dalle onde emotive e dagli applausi frastornanti, lei si sarà certamente accorto del suo grossolano e imperdonabile errore. Perciò, tornato all'affabile ironia che emana dai suoi racconti baciati dal successo, provi a chiedere scusa al ministro Gelmini, magari ricorrendo al lessico del suo siciliano immaginifico e camilleresco per sdrammatizzare una condizione un po' imbarazzante: «Gentilissima ministra, io dissi quella frase ma la pensò il solito Catarella, il quale purtroppamente è uso a sparare minchiate. Me ne scuso a nome mio pirsonalmente di pirsona e del suddetto Catarella». Una cosa così, e farebbe un figurone. Con sincera cordialità.
Pierluigi Battista
 
 

Corriere della Sera, 10.11.2008
Makaroni
Il problema di Maicon ha un piede sordo quando deve crossare

[...]
L'OPINIONE DI CAMILLERI SU MOURINHO... «Per me non è un essere umano».
[...]
Luca Bottura
 
 

Il Giornale, 10.11.2008
La satira è sacra soltanto se è radical chic

Non ce ne sarebbe bisogno. Ma la sinistra si mette d’impegno, ogni giorno, per ricordarci quanto è antipatica. Si direbbe che le batoste elettorali e gli sconquassi partitici abbiano addirittura accresciuto il complesso di superiorità aleggiante in certi organi di stampa, in certe trasmissioni televisive, in certi salotti. Da cosa discenda quella convinzione di possedere supreme verità non è facile capire. Il filone ideologico sul quale s’innestano questi maestri, incompresi dalla plebe ma molto compresi del loro ruolo, è naufragato irrimediabilmente nelle sabbie mobili della storia. Eppure nelle fronti spaziose - a volte inutilmente spaziose, come scriveva Fortebraccio - di questi pensatori trovano spazio molti dubbi, ma insieme ad essi una certezza: che un supremo destino li abbia designati per un ruolo elitario e positivo nella società e nella cultura. Chiunque, dalla miserevole barricata opposta, osi metterlo in dubbio non muove una critica. Compie un sacrilegio. I sommi perdenti - battuti nelle urne dal destino cinico e baro - sono orgogliosamente pronti ad altre sconfitte. Per consolarsi, si aggrappano adesso a Barack Obama. Ma anche senza quel diversivo, si sarebbero atteggiati comunque a profeti purtroppo inascoltati. Intanto scagliano insulti e minacce contro gli infedeli. Uno scrittore di successo, Andrea Camilleri, ha affermato che Mariastella Gelmini non è un essere umano. Dovremmo chiamare i professori di chimica, ha aggiunto, per capire cos’è. Dopodiché sono arrivate le spiegazioni, era un paradosso, era una battuta, era una trovata letteraria. Non mi sta bene, anche se il rifugiarsi in questi chiarimenti che non chiariscono è molto utilizzato anche dal centrodestra. Un insulto è un insulto, e se viene da chi ha notorietà - peggio ancora se ha responsabilità politica - assume maggiore peso. L’aspetto a mio avviso più sgradevole e ipocrita degli attacchi che sulla Gelmini si sono rovesciati è che la maggioranza del Paese è con lei, e tutti lo sanno. Ma sfrontatamente si finge che gli antigelmini rappresentino il popolo. Se poi uno obbietta che non lo rappresentano per niente, le teste d’uovo progressiste lasciano capire, più o meno esplicitamente, che il popolo bue è manovrato dalla reazione. Solo loro, gli eletti, agiscono nel suo interesse. E se la signora Gelmini querelasse Camilleri - il che io sconsiglierei vivamente - si griderebbe alla repressione della cultura. La cultura va difesa, ricordano compunti i Maestri. Va difesa anche la satira. Preferibilmente la loro cultura e la loro satira. Michele Santoro per «Annozero» e il disegnatore Vauro per le sue vignette hanno avuto il premio Forte dei Marmi per la satira politica. Definiti entrambi, nella motivazione , il conduttore e il vignettista più cattivi. Un titolo di merito se il bersaglio è Berlusconi. Ma se la satira pesante e le parole grosse vengono dalla destra aggettivi come becero, volgare, intimidatorio(fino a che deflagra la classica invettiva “fascista!”) rimangono d’obbligo. Personalmente sono per una totale libertà di satira. Personalmente credo che la sinistra sappia far satira meglio della destra. Personalmente vorrei che nel governo ci si astenesse dall’umorismo, quando non è proprio indispensabile e di primissima qualità. Ma Santoro, campione a parole d’un pluralismo a tutto campo, s’inquieta se una radio manda in onda un’imitazione del suo stile di demagogo un po’ nevrotico, ma chi si credono di essere questi intrusi? È attesa una vignetta di Vauro sull’arroganza di Santoro. Altri personaggi della sinistra occasionale o permanente - ne cito uno solo, Celentano - si sono lagnati per le prese in giro. Immagino che, esortati a spiegare perché amano tanto l’uso della satira quando è contro lo schieramento avverso, e pochissimo quando è contro il loro schieramento, spiegherebbero sereni: perché è giusto colpire il male, ma noi siamo il bene, abbiamo diritto all’immunità. Esiste tuttavia, per la sinistra, un piccolo inconveniente. Nelle urne non vanno le vignette, vanno le schede dei cittadini. Che magari si divertono con gli sberleffi di Vauro, ma poi votano Berlusconi.
Mario Cervi
 
 

Fetish, 10.11.2008
Camilleri, la cattività anagrafica, l'Unità

'La Gelmini non è un essere umano': di certo non una carineria la frase di Andrea Camilleri. Le carinerie sono prerogative del premier ridens.
Camilleri - scrive Luca Mastrantonio su "il riformista" - è alienato e la sparata è sintomo di malignità d'animo, da cattivo maestro, o di cattività anagrafica.
Ma perché limitarsi a scrivere che Camilleri è un cattivo maestro che magari le spara grosse anche a causa della sua cattività anagrafica? Ecco allora una necessaria puntualizzazione di Mastrantonio: non si è trattato di un articolo sull'"Unità", ma di un sermone rivolto agli studenti di un liceo.
Ovvero: l'avesse scritta sull'"Unità", Camilleri, quella frase rivolta alla Gelmini, non ci sarebbe di che indignarsi, perché è noto che il giornale diretto da Concita De Gregorio pullula di cattivi maestri, di pessimi articoli e servizi, di persone fuori dal mondo o che manifestano sintomi di cattività anagrafica. Meno male, invece, che c'è "il riformista", dove regna il sarcasmo e l'irriverenza.
Ma sono io che sbaglio, anzi, sono io maligno d'animo: non si è mica voluto lanciare una frecciatina all'Unità. Si voleva solo dire che un conto è scrivere un pezzo su un giornale qualsiasi (e si è presa l'"Unità" come esempio perché Camilleri ogni tanto ci scrive), un conto è parlare di fronte a un pubblico di studenti. E poi "l'Unità" è davvero pessima. Vuoi mettere i titoli di "Libero" o le sparate di Cossiga?
 
 

Il Legno storto, 10.11.2008
Camilleri razzista è il vero simbolo della sinistra italiana
E' inutile menare scandalo per la frase -infame- di Camilleri sulla Gelmini: ''Non è un essere umano''.

Chi ha letto i suoi libri -mediocri- sa bene che il suo successo è anche legato proprio a questa concezione razzista che la sinistra italiana ha di sé, quale rappresentante del Bene in terra, là dove gli avversari politici sono né più né meno che i rappresentanti o gli emissari del Male. In tutti i Montalbano questa rappresentazione di pura matrice fascista è sparsa a piene mani e la stessa grande capacità narrativa di Camilleri -grande sceneggiatore televisivo, mediocre letterato- viene pesantemente azzoppata da questa logica tutta manichea, tutta chiaro contro scuro delle sue trame e dei suoi personaggi. Si guardi al comissario Carvalho di Montalban e si vedrà l'opposto: la capacita di sguazzare nella zona del grigio, in personaggi che sono umani proprio perché un po' buoni, un po' cattivi (perfetto il suo romanzo sui desaparecidos in Argentina). Ma in Camilleri c'è di più, oltre a mediocre letteratura: c'è la tradizione di una sinistra italiana che con D'Alema ha appena definito il ministro Brunetta ''energumeno tascabile''. C'è insomma tutto il filisteismo togliattian staliniano di una sinistra mediocre, incapace di idee, di proposte, che si camuffa da afroamericano perché non sa spiaccicare nulla in Italia, che tenta di fare di una battuta sbagliata (Obama ''abbronzato'' di Berlusconi) un caso di rottura diplomatica tra Usa e Italia (con danno enorme dell'Italia, naturalmente, così come ha fatto in tutti questi mesi per attirare sul nostri paese accuse di razzismo (ma òp sapete che nei campi Rom le cose ora vanno meglio? che i bambini Rom vanno molto di più a scuola?).
Camilleri, insomma, è il vate perfetto di una sinistra razzista, volgare e incapace.
Carlo Panella
 
 

Il Messaggero, 10.11.2008
Stasera in TV
E l'Isola va ancora contro Montalbano e Zelig

Un cavallo che muore sulla spiaggia, proprio di fronte alla casa del commissario Salvo Montalbano. Le indagini che coinvolgono i nobilastri del paese, gli allibratori e il gioro delle scommesse clandestine, una bellissima amazzone e Galluzzo, uno dei fidi del commissario, che viene implicato in un omicidio. Stasera, alle 21,10 su Raiuno, va in onda "La pista di sabbia", terzo dei nuovi capitoli della saga di Montalbano, tratta dai romanzi di Camilleri.
Anche stasera il commissario si scontrerà con Zelig e con L’isola dei famosi, che in un primo momento era stata rinviata al giorno dopo. Poi però la Rai ci ha ripensato, probabilmente per non perdere l’occasione di fare controprogrammazione a se stessa. E invece Raidue si scontrerà non solo con Canale 5, ma anche con Raiuno.
Montalbano - oramai è noto - è imbattibile. Ed è seguito non solo dal pubblico oltre i cinquanta (che di solito è il più affezionato delle prima rete), ma da quarantenni, trentenni, liceali e bambini. E, fatto strano ma vero, L’Isola è il reality che più di tutti si è accaparrato il pubblico non solo istruito ma di età mista. Mentre Zelig ha un seguito soprattutto di giovani (sotto i sessanta).
[...]
 
 

Adnkronos, 10.11.2008
Libri: 'Il catalogo dei viventi' di Giorgio Dell'Arti

Roma - Oltre 2500 nuove voci di italiani notevoli. Non solo il mondo della politica, dell'economia, dello spettacolo e delle comunicazioni ma anche persone della societa' civile che per ragioni diverse hanno avuto visibilita'. Un repertorio indispensabile e necessario per chi vuole sapere che sara' presentato il 12 novembre alle ore11.30 presso la Sala Bernini, a piazza di Spagna. Sara' presente anche il professor Giuseppe De Rita.
Il Catalogo permette di conoscere cosa hanno scritto i giornali senza averli letti, di sapere quel che c'e' su internet senza accendere il computer: le dettagliate notizie biografiche sono spesso arricchite da dichiarazioni rilasciate alla stampa. Possiamo trovare le notizie che riguardano la vita pubblica ma anche quelle sulla vita privata: che mestiere faceva il padre di Monica Bellucci? per che squadra tifa Pippo Baudo? chi e' stato il primo amore di Raffaella Carra'? Quante volte e' stato ministro Francesco Cossiga? che musica ascolta Andrea Camilleri? e molto altro. Migliaia informazioni che gli autori hanno raccolto in oltre dieci anni passati a selezionare il meglio di quanto pubblicato sulla stampa italiana.
 
 

11.11.2008
"Premio Internazionale Pietro Germi per la cinematografia e la cultura" ad Andrea Camilleri

L'Associazione socio-culturale "Orizzonte Mediterraneo" ha deciso di assegnare la prima edizione del "Premio Internazionale Pietro Germi per la cinematografia e la cultura" ad Andrea Camilleri. La cerimonia di consegna si terrà sabato 29 novembre prossimo alle ore 17.00 presso la Sala del Collare dell'incantevole Castello Chiaramonte di Favara (Ag).
Nella stessa serata verrà presentato il libro/cd "Musica dai Saloni", curato da Gaetano Pennino e Giuseppe Maurizio Piscopo che contiene il prologo di Andrea Camiller ed una nota di Sergio Bonazinga.
Il volume raccoglie le tradizioni strumentali dei barbieri raccolte da Giuseppe Calabrese e Domenico Pontillo. L'interpretazione musicale è a cura della Compagnia di canto e musica popolare.
All'evento culturale parteciperanno le massime autorità politiche ed istituzionali del Comune, della Provincia Regionale di Agrigento e della Regione Sicilia.
 
 

Famiglia Cristiana, 11.11.2008
Iniziativa speciale. Dedicato ai nostri lettori – "Il computer di famiglia"
L’indagine corre sul PC
In occasione della nuova iniziativa lo scrittore Andrea Camilleri ci racconta il suo rapporto con l’informatica.
«I primi tempi che avevo a che fare con il computer, essendo lui una macchina da scrivere velocissima, avevo il terrore che scrivesse il romanzo da sé. Ma poi per me è stata una vera e propria liberazione...».

In principio sono sempre fogli bianchi e cronaca nera. È così che prende respiro e anima un caso del commissario Montalbano. Solo che ormai, da un bel po’ di anni, i fogli sono elettronici, virtuali, la cronaca invece è vera o, almeno, ha un particolare reale che innesca una storia inventata.
Camilleri, si riveda davanti allo schermo bianco. Com’è cominciato "L’età del dubbio", l’ultimo episodio del commissario?
«Non è che si parta perché si è letto qualcosa il giorno avanti, la partenza avviene molto prima. Un romanzo nasce perché io ho letto un fatto di cronaca nera e continuo sempre a pensarci finché attorno al fatto mi invento una storia che mi soddisfi in qualche modo. Nel caso dell’ultimo romanzo, mi capitò di leggere del tutto casualmente, un anno e mezzo fa, qualcosa sul Kimberley process, il patto per la certificazione della provenienza dei diamanti, per contrastarne il traffico illegale».
Davanti a un foglio elettronico bianco, come prende corpo lo scrivere?
«La pagina bianca si riempie man mano di segni, si tratta di rileggere continuamente quel che hai appena scritto per vedere se funziona. Una pagina viene riempita per successivi segmenti».
Riscrive molto?
«Ogni pagina quattro o cinque volte, poi una volta che la pagina è parte del romanzo non è detto che non venga rimessa in discussione. Per scrivere materialmente un romanzo di Montalbano ci metto un paio di mesi, poi lo lascio depositare. Dopo un mese lo riprendo e lì nascono i problemi: trovo le cose che non mi tornano e riprendo a scrivere».
Avere un mezzo come il computer che consente di modificare senza rifare tutto, aiuta o complica?
«Aiuta enormemente, quando scrivevo a macchina avevo una fissazione di cui non sono mai riuscito a liberarmi: se la pagina definitiva aveva un errore di battitura la riscrivevo tutta. Non rifacevo più quell’errore ma ne facevo un altro. Ho rischiato di morire soffocato sotto tonnellate di carta. Il computer è stato una liberazione. Io non ho Internet, per me il computer è una macchina da scrivere ultraperfezionata».
Camilleri non usa Internet e nemmeno Montalbano, che nell’ultimo libro scrive su un "pizzino" le istruzioni per Catarella, titolare dell’"informaticcia" a Vigata. Perché proprio lui?
«È stata una piccola vendetta. Siccome al momento non riuscivo a entrare in sintonia con il computer e vedevo mia nipote di quattro anni che se la cavava benissimo, ho dato la patente di genio del computer al meno provveduto della squadra. Sono vendicativo con i miei personaggi. Da un po’ di tempo per esempio ho in mente di far venire qualche disturbo di digestione a Montalbano: mangia come un maiale. Mi fa rabbia. È una cosa schifosa, soprattutto da quando il medico mi ha proibito di mangiare le cose che più mi piacciono».
Cioè le stesse che piacciono a Montalbano?
«Più o meno, però posso continuare a mangiare il pesce. Credo che la "fame" di Montalbano sia aumentata con l’età, credo che per lui sia una sorta di risarcimento, ossessionato com’è dal tempo che passa».
Montalbano vive nell’attualità eppure non diventa tecnologico, come mai?
«Poveraccio no, lui è sempre sprovveduto. Per lui usare il computer è perdere il territorio, non si è mai fatto trasferire perché vive in quel territorio, ne conosce i meccanismi e i pensieri, la gente. Il computer è il tutto, il mondo, lo sconfinamento. La cosa lo atterrisce».
Il suo Montalbano cinquantottenne si sovrappone al Montalbano televisivo: per la gente la sua faccia è quella di Zingaretti. E per lei?
«Io sono riuscito a evitare di aver presente Zingaretti quando scrivo, sono stato sul set solo una volta nel primo episodio, poi non più per non lasciarmi influenzare».
I personaggi si parlano in italiano, il narratore in un parasiciliano: scrive già così o traduce?
«No, nasce così. Uso l’italiano in romanzi che non sono Montalbano».
È vero che all’inizio litigava con il correttore ortografico del computer?
«Sì, mi segnava in rosso tutte le parole siciliane. Ma aveva ragione, per lui erano errori. Mi è bastato disattivare la funzione».
Nell’ultimo romanzo ci sono molti riferimenti letterari: tiene un archivio di citazioni?
«No, è un fatto spontaneo. E poi lo faccio a ragion veduta. Ho lettori che mi scrivono: "non avevo mai letto un libro, ho letto Montalbano. E ora che leggo?". Rispondo: "Legga i libri che legge Montalbano"».
Montalbano e gli altri sono personaggi seriali: si è mai sentito prigioniero?
«No, l’autore è sempre libero, si tratta di evitare le ripetizioni, più definisci il carattere più il personaggio è libero. Nei seriali c’è il rischio dell’incoerenza».
Come lo evita, conserva i libri in memoria?
«No, una volta che un libro è pubblicato, cancello tutto dal Pc. Ho buona memoria dei personaggi, mi fido di quella per non cadere in contraddizione. Ho come un senso di rigetto. Mi costa persino riprendere a uso dei traduttori».
Ha mai scritto a mano?
«All’inizio sì, anche ora se mi viene un’idea e sono in viaggio scrivo. Non appunti però, proprio quello che voglio scrivere, già definito. Lo faccio col computer, con la carta, con qualunque cosa lasci traccia. Ma quando si scrive a mano, scrivere significa mandare a memoria. Per questo a volte stampo al computer e correggo a mano».
Molti diffidenti hanno il terrore che il computer si mangi il testo, mai avuto questo timore?
«No, anzi, i primi tempi che avevo a che fare con il computer, essendo lui una macchina da scrivere velocissima, avevo il terrore che scrivesse il romanzo da sé. Non ho mai temuto di cancellare per sbaglio, se perdo riscrivo, ho ancora, a 87 anni, una buona memoria».
Diceva che le scrivono molto, ma lei non ha e-mail. C’è ancora chi scrive a mano lettere di carta?
«Sì, a mano, al computer, alla casa editrice Sellerio, al mio indirizzo di casa, alla Mondadori, montagne di lettere ogni mese. Mi chiedono consigli, mi raccontano le loro storie, dissentono dalle soluzioni dei miei romanzi, mi propongono le loro. Rispondo a tutti».
Elisa Chiari
 
 

Corriere della Sera, 11.11.2008
Il tempo ritrovato. Le ricette di uno scrittore: dai sartù della cuoca Rosaria al ricordo della madre
La frittata è un'arte. Quella di maccheroni un miracolo d' amore
Non solo piatti. Se oggi riuscissi a ritrovare i sapori della mia infanzia troverei la mia «madeleine»
Raffaele La Capria

Il libro. Questo racconto di Raffaele La Capria è uno dei 25 riuniti da Carla Sacchi Ferrero nelle «Nuove ricette del cuore» da oggi in libreria. In ognuno di essi, un personaggio rievoca le emozioni di un piatto rimasto loro nel cuore. I proventi del libro saranno devoluti alla Fondazione Banco Alimentare Onlus.
Gli autori. Tra gli altri autori: Alberto Bevilacqua, Andrea Camilleri, Giorgio Faletti, Fabio Geda, Paolo Giordano, Margherita Oggero, Valeria Parrella
AA. VV. "Le nuove ricette del cuore" a cura di Carla Sacchi Ferrero, Blu Edizioni PP.160, 10
 
 

Il Giornale, 11.11.2008
Lo spillo
di Andrea Camilleri

Cinque giorni fa lo scrittore Andrea Camilleri ha detto che Mariastella Gelmini non è un essere umano. Poiché è un gentiluomo siciliano, siamo sicuri che ha già mandato un messaggio di scuse al ministro. Sul perché non sia ancora arrivato indaga il commissario Montalbano.
 
 

Il Giornale, 11.11.2008
Camilleri alieno. Ma dal buon senso

Andrea Camilleri insiste. Con l’aria di chi si sorprende per la battutaccia sulla Gelmini («non è un essere umano»), ieri si è fatto intervistare dall’Unità per rincarare la dose di veleno. La nuova versione di Camilleri spiega che la Gelmini «non è un essere umano» in quanto è una dei «replicanti» che affollano quel «governo di marziani» diretto dall'extra-terrestre Silvio Berlusconi. Il commissario Montalbano lascia così definitivamente la Sicilia e si sposta nello spazio, dove, con tutta probabilità, si perderà.
A Camilleri questa correzione pare incisiva. Purtroppo il passaggio dal poliziesco siciliano a Isaac Asimov, e, infine, a Star Trek non solo non riduce la gravità dell’offesa ma ne amplifica il significato. Proviamo a portare alle estreme conseguenze il ragionamento fantaspaziale. Un governo di marziani è un governo estraneo agli umani, è un governo non umano, si potrebbe dire dis-umano, un governo, infine, formato da esseri antropologicamente diversi da noi che siamo terrestri. Se l'Italia, unico Paese sulla Terra, è governata da marziani, ne derivano altre conseguenze drammatiche come, ad esempio, che siamo un Paese fuori dalla comunità internazionale, probabilmente un Paese in cui non si può vivere, come domenica sera ha sostenuto la première dame italo-francese, Carla Bruni, che trova impudica una battuta di Berlusconi su Obama e pudicissime le sue presidenziali nudità affisse in ogni dove.
Se le cose stanno così, contro questo governo è inutile perdere tempo in chiacchiere, tanto meno discuterci. Un governo di marziani va scacciato in tutti i modi possibili (con pistole spaziali?) per liberare non solo questo Paese, ma il mondo intero dalla nuova invasione degli alieni. Orson Welles avrebbe creato una nuova terribilissima trasmissione radiofonica per impaurire il mondo con gli ingredienti distillati dalla fantasia del letterato siciliano.
In termini di cultura politica, la frase di Camilleri è una vera disgrazia perché sposta la lotta dalla politica allo scontro puro e semplice. Se l’avversario è un alieno, un replicante, un non-umano, la politica deve cedere il terreno ad altri mezzi. Un giovane ammiratore di Camilleri penserà che già vivere a Vigata, con tutti quegli ammazzamenti, è pericoloso, figurarsi che problemi può creare abitare in una terra governata dai marziani.
Accade così che la disgraziatissima teoria della diversità che Berlinguer evocò negli ultimi anni della sua vita (soprattutto per richiamare alla disciplina il suo partito che negli anni della solidarietà nazionale si era molto compromesso moralmente a livello locale, in particolare nel Sud), trovi oggi un revival improvviso. Sarà contento Walter Veltroni. Da scrittore a scrittore, lui e Camilleri hanno fatto a gara a celebrare il nuovo corso sulla antropologica superiorità della sinistra. Il mito della superiorità, che con tutta evidenza, e come ben sanno le persone serie di sinistra, non è vero, aiuta ad alleviare le ferite della sconfitta, ma soprattutto allontana il giudizio del popolo sui propri dirigenti. Se siamo calati d'improvviso nell'Apocalisse planetaria, non c'è tempo di chiedersi perché al governo ci siano quegli altri e perché i nostri dirigenti non vincono mai.
Si crea, in questo modo, un cortocircuito che genera altre sconfitte. Se il governo è di marziani, quelli che lo votano sono marziani anch’essi e se sono anch’essi marziani vuol dire che non hanno idee, interessi, passioni da rappresentare e difendere. Il nuovo inno di questa serie spazial-poliziesca, fondata da Camilleri e Veltroni, potrebbe esser quella simpatica canzoncina dell’ultima fatica televisiva di Renzo Arbore che nel suo refrain diceva: «Meno siamo, meglio stiamo». Una condanna a vita ad essere minoranza, questa sì, planetaria.
Purtroppo in questa vicenda c’è poco da ridere. La spiegazione che Camilleri ha dato della sua infelice battuta lascia sgomenti. Ho negli occhi la scena in cui McCain si rivolge al suo popolo e lo redarguisce quando, parlando di Obama, sente volare mugugni e fischi. In quella reprimenda c’era l’uomo di Stato, il perdente di successo. Viva l’America.
Peppino Caldarola
 
 

Il Giornale, 11.11.2008
Il paravento della satira e i mestieranti dell'insulto
Comici, giornalisti e scrittori offendono e poi rivendicano il diritto di critica. Ma se Berlusconi fa una battuta tutti si scandalizzano

Attenzione che non si tratta di reclamare una par condicio della satira o del razzismo o del cattivo gusto: riesumare il presuntissimo «razzismo» di Andrea Camilleri o le battutacce di Sabina Guzzanti non costituisce una giustificazione a posteriori dell'ormai celebre battuta di Berlusconi sull'abbronzatissimo Obama: anzitutto perché sarebbe un demenziale gioco al rialzo (che in Italia vi è comunque) e in secondo luogo perché un presidente del Consiglio fa ovviamente un mestiere diverso rispetto a Lidia Ravera, certo.
Però, ecco: anche lo scrittore Andrea Camilleri fa un mestiere diverso rispetto a Sabina Guzzanti, e anche Beppe Grillo fa un mestiere diverso rispetto a Marco Travaglio, e via così: salvo tutti quanti, come un sol Zelig, rimescolare le carte (anche giudiziarie) e rivendicare il diritto di satira o l'articolo 21 della Costituzione ogni qualvolta dicano una scemenza fuori dalle righe. Ciascuno copre l'altro, e ogni svarione viene all'occorrenza giustificato, contestualizzato, spiegato, e tutti fanno il mestiere dell'altro vestendone solo i privilegi ma scansandone ogni responsabilità.
Sicché Beppe Grillo dice di fare informazione ma senza le regole dell'informazione, e dicendo, quando va male, che lui è solo un comico; oppure fa politica e promuove liste, però è solo un comico. Sabina Guzzanti, nondimeno, parla di satira e però non fa più ridere da anni, non ci prova nemmeno più, fa veri e propri comizi o promuove a sua volta una specie di «informazione» ma senza i limiti imposti ai giornalisti, questi servi; di Marco Travaglio ormai sappiamo, la vanagloria l'ha ormai catturato, incrocia più mestieri ma poi in tribunale oppone il diritto di satira come un comico da Travaglino. E intanto in internet e in tv e sui giornali e nel Paese lievita un pastone frammisto di tutto, un linguaggio contaminato e a misura di target: confondi Grillo con Camilleri, non ricordi se «nano» a Brunetta l'ha detto Furio Colombo oppure D'Alema, se alla seconda carica dello Stato ha detto «verme» un comico, un giornalista o un cretino, se gliel'ha detto ad Annozero, a Zelig o in un contenitore domenicale; tutto è satira e niente lo è, tutto è uno spolvero di insulti, cartacce giudiziarie e dvd dell'evento a soli 10 euro.
Può sembrare stucchevole discutere sempre di satira e di satira e di satira, e infatti stiamo probabilmente parlando d'altro: stiamo parlando della trasformazione e del rimescolamento di mestieri già in sé fisiologicamente attigui (il comico, il satiro, il giornalista, il politico) in uno scenario dove il diritto di satira è divenuto un jolly giocabile pressoché da chiunque, e a copertura, spesso, di autentiche nefandezze. In un solo caso ogni rigidità viene nuovamente reclamata, e ogni gabbia riconfigurata, e ogni galateo preteso: se parla Silvio Berlusconi. Berlusconi fa una battuta, sgraziata sinché volete, ma d'altra parte ecco che tutti quanti ridiventano rigidoni, formali, custodi dei confini e dei ruoli: quei confini e quei ruoli che loro hanno già mandato in malora da un pezzo nelle rispettive branche. Come se Berlusconi non fosse l’outsider che innegabilmente è, come se l’antropologia dell’uomo di Arcore fosse un suo punto debole sul quale insistere a vita e non una parte, inscindibile, del personaggio che tutti conosciamo e che a cui gli italiani hanno rinnovato la fiducia. La satira per contro perde ascolti, e il giornalismo è ormai un guazzabuglio infernale e sconfinato di cui l'Ordine dovrebbe finalmente tornare a occuparsi: così, tanto per ristabilire qualche paletto minimo. Ma campa cavallo.
Ora non si tratta di pretendere che la battuta di Berlusconi su Obama non comportasse reazioni: figurarsi, il fanciullino che è in Berlusconi farà tesoro dell’esperienza. Detto questo, accettare lezioni da certa gente è veramente durissima: perché il pulpito che lo addita non è neanche più tanto una sinistra presuntamente superiore, ma è un manipolo di poveracci pagati a insulto, è la zavorra di una sinistra impantanata in quel fango che per troppo tempo ha cercato di scagliare. Ne escano, se possono. E ne escano anche quei giornali, praticamente tutti, che ogni volta ingigantiscono faccende che giganti non sono. Perché questo è un Paese dove piace sempre meno la satira, vendono sempre meno i giornali e prende sempre più voti Berlusconi: e così pure, beninteso, guadagnano sempre più soldi i Grillo, i Travagli, altri scarabei stercorari. Avanti così, facciamoci del male, diceva un altro genio del gruppo.
Filippo Facci
 
 

Adnkronos, 11.11.2008
Dal 5 all'8 dicembre, oltre 400 editori e 200 incontri in programma
Roma, al via la settima edizione di 'Più libri più liberi'
Francesco Maria Giro, sottosegretario ai Beni Culturali: "Confermo l'impegno affinché il centro del Libro abbia un finanziamento non inferiore a tre milioni di euro e una precisa legge di riferimento''

Roma, 11 nov. - (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Con oltre 400 editori, 200 incontri, anteprime editoriali, ospiti internazionali ed un focus sulla letteratura sudamericana torna il tradizionale appuntamento con "Più Libri più liberi", la Fiera della piccola e media editoria, giunta quest’anno alla sua settima edizione e di scena al Palazzo dei Congressi di Roma, dal 5 all’8 dicembre.
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Tra gli ospiti dell’edizione 2008 Andrea Camilleri.
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Reality & Show, 11.11.2008
Ascolti tv: vince ma non stravince Il Commissario Montalbano, quasi il 25% per L'isola dei famosi e il 22% per Zelig

E' Il Commissario Montalbano (voto: 8) a vincere la sfida degli ascolti di lunedì 10 novembre: l'episodio "La pista di sabbia" con Luca Zingaretti (8) tra i manichini della nobiltà siciliana di provincia, i brutti ceffi dei cavallari, i gregari della mafia, semplici delinquenti e infine i capo-rioni che tirano le fila dei delitti, il tutto condito dall'apparizione di una bella amazzone amica di Ingrid, è stato visto da 7.585.000 spettatori (share del 27,26%).
Un ottimo ascolto che sarebbe stato sicuramente più alto in un'altra serata con una concorrenza meno temibile ed agguerrita. L'isola dei famosi (7), in onda su Raidue, infatti, ottiene il record stagionale con 5.554.000 (24,69%).
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Fabio Traversa
 
 

Agrigentonotizie.it, 12.11.2008
Cronaca - Porto Empedocle
Andrea Camilleri: "Mi piace l'idea della statua, ma quella del 'mio' Montalbano"

"L'idea di collocare a Vigàta una statua del mio Commissario Salvo Montalbano mi diverte non poco" – ha confessato questa mattina lo scrittore Andrea Camilleri al sindaco di Porto Empedocle, Calogero Firetto, che aveva lanciato l'idea, nel corso di una lunga telefonata – "tuttavia ancor più divertente sarebbe, anziché far riprodurre il commissario televisivo interpretato da Luca Zingaretti, che gli artisti realizzassero il commissario letterario, traendo le descrizioni dalle pagine dei miei romanzi!".
Lo scrittore Camilleri, che presiede la Commissione di valutazione delle opere in concorso, si attende quindi di visionare entro la fine dell'anno copie del "suo" commissario che fisicamente differiscono un poco da quello televisivo. Il bando del concorso pubblico già elaborato, nelle prossime ore sarà visionabile anche su internet nel sito del Comune di Porto Empedocle.
 La Sicilia, 12.11.2008
Società
Porto Empedocle e i suoi due commissari di polizia

«A questo commissario dovrebbero fare una statua». Molti empedoclini lo dicono pensando al «vero» commissario di polizia, quel Cesare Castelli che in pochi mesi sta bonificando frange di un paese fin troppo dedito alla delinquenza.
La statua, forse in bronzo, con tanto di concorso d'idee in itinere, il Comune la sta però commissionando per immortalare l'immagine del commissario finto, ovvero Montalbano.
Ovvero il personaggio creato dalla penna di Andrea Camilleri, reso ancor più celebre dalla fiction televisiva in onda su Rai Uno. L'iniziativa del sindaco Calogero Firetto è certamente di valore dal punto di vista mediatico e come attrazione turistica, tanto da interessare molti artisti italiani, offertisi per realizzare la scultura che sorgerà in via Roma. Tutto va bene per migliorare l'immagine di Porto Empedocle nel mondo e sfruttare l'effigie del commissario più famoso d'Italia, sempre quello finto però.
Tra qualche settimana a pochi passi dalla statua raffigurante Pirandello, ci sarà dunque il commissario di Vigata. Quello vero, in servizio da alcuni mesi nel Commissariato Frontiera dell'altipiano Lanterna non ha la casa in riva al mare di Marinella come il collega pelato ed è felicemente sposato con prole.
Lui, Castelli, arresta o denuncia i delinquenti veri, gestisce i suoi ragazzi con professionalità e umanità. Ma per chi ha passato al setaccio un'altra realtà difficile come Palma di Montechiaro, non pare ci sia all'orizzonte la forgiatura di una statua. Anche perché per avere una statua bisogna passare a miglior vita. Castelli gode per fortuna di ottima salute. Un attestato però al commissario capo è arrivato. E' più piccolo nelle dimensioni, si può appendere a una parete e simboleggia la gratitudine del mondo politico locale per quanto fatto fino a oggi. Si tratta di una targa consegnata nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio comunale e dai capigruppo consiliari.
Castelli dunque, in attesa di vedersi chissà quando una statua a sua immagine e somiglianza, magari all'entrata del Commissariato, ha di che accontentarsi, avendo ricevuto la riconoscenza di chi amministra il paese marinaro. E per chi fa il poliziotto, dirigendo altri poliziotti, avere la riconoscenza dei politici è cosa rara. Riconoscenza per gli sforzi profusi a garanzia della sicurezza dei cittadini empedoclini. Questo accade nel paese dei due commissari di polizia, uno finto con la statua in via Roma, uno vero con la targa sulla parete dell'ufficio.
Francesco Di Mare
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 12.11.2008
Piccoli editori in Fiera

In caso di allergia ai mediastore, rifiuto delle classifiche e rigetto anche soltanto dell'idea di bestseller, esiste una vetrina-rifugio nella quale tuffarsi per scoprire altri mondi. Fatti di pagine, naturalmente, di parole e di imprevedibili avventure. Sull'onda di un successo crescente, è in arrivo la settima edizione Più Libri Più Liberi, Fiera della Piccola e Media editoria, appuntamento ormai di rilievo nazionale, secondo - ci tengono gli organizzatori - soltanto al Salone del Libro di Torino. L'appuntamento è dal 5 all'8 dicembre.
[...]
L'editoria di nicchia [...] crea dei casi editoriali clamorosi, il più emblematico dei quali è probabilmente quello di Andrea Camilleri che ha conquistato il grande pubblico con i piccoli volumi blu della Sellerio. Lo scrittore siciliano è uno degli ospiti fissi della Fiera del Palazzo dei Congressi, quest'anno insieme a Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto e Gianrico Carofiglio presente nella folta schiera degli autori noir che spesso prediligono l'editoria, per così dire, minore. L'inventore di Montalbano sarà in Fiera il sabato [in effetti il venerdì, NdCFC] alle 18, per cimentarsi in una "intervista impossibile" a Sergio Rubini-Robinson Crusoe [in effetti Venerdì, NdCFC].
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Francesca Giuliani
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 12.11.2008
Come sono buone le delizie dei famosi

Si chiamano ricette del cuore. [...] Raccolte e curate ancora da Carla Sacchi Ferrero, sulla scia del successo riscosso dall'analogo libro precedente, "Le nuove ricette del cuore", pubblicate sempre da Blu Edizioni (in libreria da ieri), coniugano diverse cose buone. Intanto sono vere e proprie prescrizioni culinarie di persone famose, che rammentano e descrivono.
[...]
Semplice e geniale al pari della «munnizza» di Andrea Camilleri. Verdure crude e cotte, gallette da marinaio. Correva l'anno 1931 e lo zio dello scrittore siciliano, Massimo, prima di cena aveva gridato: «Basta verdura!».
Massimo Novelli
 
 

l'Unità, 12.11.2008
Zorro
Il pistola e le pistole

Con grave sprezzo del pericolo, Peppino Caldarola scrive un articolo sul Giornale di Berlusconi per difendere Berlusconi da Carla Bruni e la ministra Gelmini dalle «gravi offese» di Camilleri (che «lascia sgomenti»). La Bruni, anziché prendersela con l’indifeso premier italiano, dovrebbe vergognarsi delle sue «nudità affisse in ogni dove». Quanto a Camilleri, stia attento a come parla: dire che la Gelmini «non è umana», come molti «marziani» e «replicanti» di governo, è roba eversiva: «sposta la lotta dalla politica allo scontro puro e semplice» e ora qualche studente potrebbe impugnare la «pistola» per «scacciare il governo in tutti i modi possibili». Chissà se questo fine dicitore di Caldarola è lo stesso che, sul Riformatorio, chiamò il sottoscritto «ufficialetto della Hitlerjugend». E chissà dov’era quando quel mattacchione di Al Tappone chiamava i magistrati «antropologicamente diversi dalla razza umana», perché «se fai quel mestiere devi avere turbe psichiche» o quando, ansioso di tornare a Palazzo Chigi, disse che contro Prodi «ci vorrebbe un regicidio… basta solo aspettare, verrà il momento giusto». O quando Dell’Utri, che di certe cose se ne intende, definì Leoluca Orlando «un cadavere ambulante». All’epoca Caldarola era molto impegnato a scrivere sul Foglio che «Polito è stato accesamente ingraiano, ferocemente bassoliniano, calorosamente napolitaniano, mediamente scalfariano, entusiasticamente blairiano, professionalmente velardian-dalemiano, attualmente rutelliano. E non è finita qui». Infatti oggi Polito ridirige il Riformatorio, dove scrive anche Caldarola.
Marco Travaglio
 
 

Il Giornale, 12.11.2008
Lo spillo
di Andrea Camilleri

Sei giorni fa lo scrittore Andrea Camilleri ha detto che Mariastella Gelmini non è un essere umano. Poiché è un gentiluomo siciliano, siamo sicuri che ha già mandato un messaggio di scuse al ministro. Sul perché non sia ancora arrivato continua a indagare il commissario Montalbano.
 
 

Drammaturgia.it, 12.11.2008
Indagare stanca

Sono riprese in Tv, perché in libreria non si sono mai interrotte, le avventure del commissario Montalbano; con i milioni di spettatori consueti. La produzione è, inutile dirlo, nettamente al di sopra delle ‘serie’ nostrane, sia per la qualità degli interpreti che per la realizzazione. Raramente, tanto per dire, è capitato di vedere una Sicilia così ben fotografata e scelta, nelle varie locations. Detto questo, siano consentite un paio di osservazioni.
La serie mostra la corda. È naturale, dopo tanto. Ma qui il rischio era, ed è, maggiore: perché vista l’ambientazione, e la particolarità dello stile di Camilleri, la ripetizione rischia lo scivolamento nel folklore. Non tanto per i luoghi, ma per le situazioni ripetitive (Catarella che non riesce ad aprire la porta è il caso più tipico, ma anche le sceneggiate fra il commissario e il medico legale sono gratuite) e per il linguaggio. In Camilleri l’invenzione stilistica era stata forse risolutiva: un linguaggio un po’ italiano e un po’ siciliano, ben miscelato, a cui il lettore si era affezionato subito. Portandolo in televisione, giustamente sia gli sceneggiatori che soprattutto gli attori avevano supplito a quella commistione con il gesto, l’espressione, una certa sicilianità di contorno, e dialoghi con qualche intonazione dialettale. Un risultato eccellente. Ma, alla lunga, qualcuno deve essersi un po’ fatto prendere la mano, cercando una qualche soluzione meno scontata. Da qui (abbiamo visto l’altra sera "La pista di sabbia") un uso insistito e qualche volta francamente gratuito della parolaccia, o almeno della parola che ‘spicca’ nel contesto del dialogo. A cui ci è sembrato che si indulgesse un po’ troppo: la parolaccia essendo, come ognun sa, in questi casi il metodo più facile per la ricerca dell’espressività, altrimenti appiattita.
Zingaretti è bravo, naturalmente. Anzi, non interpreta più: è, per così dire, il commissario Montalbano. Il che lo porta però, qualche volta, un po’ a gigioneggiare. Padrone della scena, in qualche caso se ne approfitta. La scena, lunga e inutile, del pranzo con la fanciulla cavallerizza con cui ha una relazione di una mezz’oretta in una scuderia è per esempio una caduta, un riempitivo, che nelle prime serie non ci sarebbe stato.
Si nota, insomma, una certa stanchezza, che allunga i tempi e non li ‘stringe’ come accadeva una volta. È vero, i gialli di Camilleri sono sui generis, e ciò che conta non è tanto la soluzione finale quanto l’atmosfera, i personaggi, l’ambiente. Anche naturalmente una certa ironia. Ora quest’ultima se n’è andata del tutto, e lo svolgimento è lento, con pause a volte piuttosto stanche e noiose. I personaggi parlano troppo, si raccontano, e l’indagine è più parlata che svolta con l’azione. Che, dove c’è, è banale: lo scontro a fuoco, nello sceneggiato di cui sopra, fra un poliziotto e tre malviventi è quasi ridicolo e senza nessuna emozione; la scena dei tre malviventi suddetti che spiano dal mare in una barchetta il commissario nella sua bella casa sul mare (ma come fa un commissario a permettersela?) è quasi comica. E quindi tutto si basa sulle chiacchierate fra i personaggi, i resoconti narrativi durante i dialoghi, e poco più.
Infine, la struttura ‘gialla’. Che, con tutto il rispetto, ormai non tiene quasi più. "La pista di sabbia", ad esempio, presentava una storia semplice e inverosimile, ma talmente ingarbugliata che alla fine quasi non ci si capiva nulla: mentre, dintorno, si svolgeva appunto il nulla.
Magari sarà stato un momento di debolezza. Ma, come per tutti i commissari, forse anche per Salvo Montalbano è arrivata l’ora della meritata pensione.
Roberto Fedi
 
 

La Sicilia, 12.11.2008
Società
«Romanzo criminale» una ricostruzione degna di rispetto

Il nostro povero commissario Montalbano (Raiuno, lunedì, 21.10) perde colpi, cioè ascolto, inseguito da una seria concorrenza che si chiama "Zelig" (Canale 5, 21.10) e "L'isola dei famosi" (Raidue, 21.05). Attenzione, siamo al di sopra dei sette milioni. Una cifra da rispetto. Comunque, sta di fatto che l'antieroe di Camilleri non è più lo stesso. Non per una stanchezza esistenziale del personaggio, quanto per una superficialità produttiva. La fiction è lenta, senza vita. Gli attori recitano privi di convinzione, sembrano più che mai scocciati.
Sorge bene invece il sole di "Romanzo criminale" (Sky, lunedì, ore 21).
[...]
Filippo Arriva
 
 

La Sicilia, 13.11.2008
P. Empedocle. Camilleri dà le indicazioni per il monumento al commissario Montalbano
Non la statua dell'attore

Porto Empedocle. Per Camilleri va bene fare la statua del commissario Montalbano, ma non con le sembianze di Luca Zingaretti.
Il celebre scrittore ieri mattina ha avuto un lungo colloquio telefonico con il sindaco di Porto Empedocle Calogero Firetto al quale ha confessato che l'idea di collocare nel centro marinaro «una statua del mio commissario mi diverte non poco».
Come si sa, Firetto nei giorni scorsi aveva manifestato l'intenzione di perpetuare il ricordo dell'ormai famosissimo personaggio uscito dalla penna di Camilleri con una statua da porre nel corso principale del centro empedoclino.
L'idea negli ambienti artistici è stata particolarmente apprezzata, tanto che ha ricevuto disponibilità da parte di numerosi scultori che sarebbero pronti a realizzare l'opera.
Tuttavia Camilleri la statua la realizzerebbe con sembianze diverse da quelle dell'attore che ha dato il volto al poliziotto.
«Sarebbe ancor più divertente - ha detto a Firetto - se, anziché far riprodurre il commissario televisivo interpretato da Luca Zingaretti, gli artisti realizzassero il commissario letterario, traendo le descrizioni dalle pagine dei miei romanzi». Probabilmente Camilleri ritiene che in questo modo l'opera servirebbe maggiormente a rappresentare il personaggio, con le caratteristiche e gli atteggiamenti che l'autore ha voluto dargli, piuttosto che l'attore che lo ha interpretato, il quale sicuramente al commissario, pur con tutta la sua bravura, ha dato anche qualche cosa di suo.
Camilleri presiede la commissione che è stata appositamente costituita per valutare le opere che saranno realizzate in base al concorso di idee lanciato\ dal sindaco.
«Mi attendo di visionare entro la fine dell'anno le copie del commissario che fisicamente differiscono un poco da quello che è apparso in televisione.
Per adesso si aspetta soltanto che il relativo bando di concorsi pubblico venga pubblicato nel sito internet del comune di Porto Empedocle. Quando questo adempimento sarà stato compiuto, finalmente gli artisti, che nel frattempo si sono già messi all'opera, poltranno chiedere di partecipare al concorso e potranno conferire al Comune la loro opera per le opportune valutazioni.
Salvatore Fucà
 
 

Il Giornale, 13.11.2008
Alle elementari tema in classe contro la Gelmini

[...]
Se non avessi visto le foto dei cortei, se non avessi visto quei bambini con scritte al collo e gli occhi bassi portati in processione come ostaggi della protesta, se non avessi visto la vergogna delle cartelle sostituite dai cartelli con quegli insulti assurdi e ventriloqui, ebbene, stenterei a crederle, caro Alessio. E invece ho paura sia tutto vero. E quindi ho paura che in queste ore, a Milano, ci siano davvero scolaretti di quarta elementare intenti a cimentarsi con l’ineffabile tema: «Cosa pensi della Gelmini?». Ed è già tanto che la traccia non sia più estesa perché, altrimenti, che cosa sarebbe? Già me l’immagino: «Cosa pensi della Gelmini, considerando che è fessa?». Oppure: «Che cosa pensi della Gelmini, tenuto conto che, come dice lo scrittore Camilleri, “non appartiene al genere umano”?».
[...]
MG
 
 

Il Giornale, 13.11.2008
«Gli sbirri mi dicono: bravo, sembri vero»

«Dopo dieci anni di riprese, sul set ormai non abbiamo più bisogno della consulenza dei poliziotti, anche se abbiamo sempre il loro appoggio». Parola di Cesare Bocci, alias il vicecommissario Mimì Augello. Mimì è l’amico fedele e il braccio destro di Montalbano: non ha il suo stesso fiuto e a volte è inaffidabile, specie quando di mezzo c’è qualche bella donna. Ma la sua lealtà al capo è fuori discussione, «anche se nella fiction Montalbano non perde occasione per “cazziarmi”», continua l’attore. «Io e Luca sul set andiamo invece molto d'accordo e lui mi rispetta, visto che sono più vecchio», scherza.
Signor Bocci, quelli di Vigata sono «sbirri» italiani o siciliani?
«Italiani, addirittura un vicequestore a Roma mi ha fermato per la strada per dirmi che si riconosce nel commissariato di Vigata, perché si ride e si scherza, c’è poca tecnologia e tanta voglia di fare, c’è amicizia e qualche volta indignazione. Proprio come nella realtà. Tanti poliziotti e commissari mi hanno contattato per dire lo stesso...».
Eppure i vostri personaggi parlano in dialetto come nei romanzi di Andrea Camilleri.
«Proprio per questo anche il poliziotto di Belluno si identifica con facilità, anche lui nella realtà usa il suo dialetto».
Negli uffici di Vigata regna un clima divertente, a tratti persino un po’ goliardico. Anche sul set funziona così?
«Fino a un certo punto, perché lì stiamo lavorando e non mancano i momenti di tensione. Le comparse però sono sempre dispiaciute quando devono lasciarci, l’appuntamento con le riprese di Montalbano nessuno di noi vuole perderlo».
Luca Zingaretti a un certo punto aveva pensato di mollare. Lei invece?
«Andrei in pensione con Montalbano. Ma nei suoi ultimi romanzi, Camilleri sta descrivendo un commissario sempre meno propenso a interagire con amici e colleghi. Ad ogni modo, finché Montalbano ne avrà bisogno, Mimì resterà al suo fianco, nei secoli».
 
 

Il Sole 24 Ore, 13.11.2008
007 senza amore
Bond spara, Bond colpisce, Bond vince. Bond, però, non ama (quasi) più.

[...]
Bond spara, Bond colpisce, Bond vince.
Bond, però, non ama (quasi) più. Super-donne ce ne sono as usual, ma sembra lasciato alle spalle il dolce tempo della seduzione.
Un consiglio d'amico, caro 007: rilassati, magari guardando il nostro autarchico Montalbano. Sarà per via del sole di Sicilia, sarà la calma sonnacchiosa di Vigata: con Livia come sempre lontana, lui sì che si è (finalmente) concesso qualche libertà amorosa...
 
 

14.11.2008
La Vucciria
Andrea Camilleri presenterà il volume, già in libreria edito da Skira, il 19 novembre alle 18:00 al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
 
 

Agrigentonotizie.it, 14.11.2008
Cronaca - Porto Empedocle
Divergenze sul volto della statua di Montalbano

Si apre il dibattito a Porto Empedocle per la realizzazione della statua del commissario Montalbano. Come si ricorderà nei giorni scorsi il sindaco Firetto ha deciso di collocare nella via Roma una statua dell'ormai famoso commissario con il volto di Luca Zingaretti. Qualche giorno dopo l'intervento dello scrittore Andrea Camilleri che ha avallato l'idea del sindaco di realizzare la statua però non con il volto dell'attore televisivo bensì con il "suo" commissario Montalbano, quello che lui immagina nelle sue opere e ha proposto un concorso di idee tra gli scultori.
Oggi interviene l'assessore comunale Salvatore Burgio, il quale si dichiara favorevole "a collocare a Porto Empedocle una statua in progress del commissario Montalbano, ma deve avere il volto ed il fisico di Luca Zingaretti. Nell'immaginario collettivo il volto di Montabano è associato a quello del bravissimo Luca ed è giusto che la statua che il sindaco Firetto ha pensato di collocare nella vera Vigàta camilleriana, abbia il volto che gli ha dato il regista Sironi. Molti miei amici, appassionati delle inchieste del commissario, la pensano come me, mi spiace per il mio amico Firetto e per il professore Camilleri, ma il concorso di idee tra gli scultori per realizzare la statua, come modello deve avere l'attore romano. Anche Zingaretti ne sarebbe entusiasta".
 
 

Sicily News, 14.11.2008
Il commissario Montalbano e la Sicilia

Sono 18, con i quattro che sono stati mandati in onda di recente, gli episodi, seguitissimi, del Commissario Salvo Montalbano. Un successo inaspettato e una avventura cominciata il 6 maggio del 1999 quando Rai Due mandò in onda Il Ladro di Merendine primo episodio del commissario siciliano nato dalla fervida e instancabile penna di Andrea Camilleri, scrittore nativo di Porto Empedocle. Il cognome del Commissario è un privato omaggio di Camilleri a Manuel Vasquez Montalbàn scrittore spagnolo, recentemente scomparso e autore di gialli, ambientati a Barcellona, che hanno come protagonista un altro singolare ispettore, buongustaio, integro, carico di buon senso e che, come Salvo Montalbano, non si fa quasi mai “persuaso” dell’apparenza delle cose. La televisione, si sa, è un mezzo potentissimo e dimostra sempre più la capacità di lanciare non solo volti e talenti nuovi ma anche luoghi e territori cosa che sanno benissimo gli abitanti dei luoghi protagonisti della serie televisiva Il Commissario Montalbano; luoghi che sono diventati una delle mete turistiche più appetibili in Sicilia con tour confezionati ad hoc dal titolo “I Luoghi di Montalbano”. Bisogna però fare delle precisazione e distinguere il Commissario letterario da quello televisivo.
Come sanno i fans del Montalbano letterario i luoghi in cui si svolgono le vicende, gli intrighi, i delitti hanno sì nomi di fantasia ma esistono realmente e si possono facilmente individuare. Vigàta è Porto Empedocle, la città natale di Andrea Camilleri, Montelusa è invece Agrigento città nella quale il piccolo Andrea Camilleri faceva le scuole e vi si recava dunque ogni mattina in corriera. La città di Sciacca si cela dietro il nome di fantasia di Fiacca mentre Fela è Gela. Ci sono poi Menfi che viene chiamata Merfi e Raffadali che è rinominata Raccadali.
Il passaggio dalla finzione letteraria alla fiction ha stravolto un po’ le cose e, a dire il vero, ha anche innestato delle campanilistiche polemiche. La figura del Commmisario Montalbano è stata sottoposta ad un processo di estetizzazione e di ringiovanimento. Montalbano è un uomo d’azione ed usa i suoi uomini più come accompagnatori delle sue gesta che come veri e propri aiutanti. Nel passaggio dalla pagina scritta allo schermo c’è una evidente diminuzione della attività cognitivo-contemplative di Montalbano. Par ragioni televisive Montalbano trascorre meno tempo a leggere, non si apparta per riflettere e perdono molto spazio i tempi dedicati alle meravigliose abbuffate a base di piatti tipici in primo luogo le sublimi melanzane alla parmigiana. L’elemento accessorio a cui viene data maggiore rilevanza rispetto ai romanzi, e per ragioni televisive, è la storia d’amore con Livia. Luca Zingaretti diventa l’icona del commissario siciliano, un primattore che trasforma il commissariato di Vigata in un vero e proprio palcoscenico con le porte sbattute, le irruzioni di Catarella , le battute degli attori comprimari e delle comparse che rimandano alla tradizione del teatro dialettale siciliano.
Per quanto riguarda i luoghi, il passaggio alla fiction ha decretato l’imporsi sulla scena di paesaggi, abitazioni, scorci della provincia di Ragusa che è stata preferita alla provincia di Agrigento, una scelta che, tutt’oggi a quasi dieci anni della messa in onda del Commissario Montalbano, suscita polemiche e rivendicazioni da parte degli abitanti dell’agrigentino che hanno capito di essersi sicuramente persi qualcosa di importante dal punto di vista del ritorno turistico. La scelta della provincia di Ragusa come sede della location non era scontata fin dall’inizio ma è stata fatta in seguito a numerosi sopralluoghi dopo aver escluso proprio Porto Empedocle per povertà scenografica, problema che ha riguardato tutta l’area dell’agrigentino. Siamo di fronte ad un caso di doppia identità dei luoghi sulla quale Camilleri afferma che lui la buona parola per svolgere gli episodi a Porto Empedocle ce l’aveva messa: “Però se tecnicamente le bellezze paesaggistiche di questo luogo sono state sporcate da costruzioni, antenne parabole e quant’altro, che ci posso fare?”.
Le zone in cui si aggira Montalbano sono incantevoli e tutte da scoprire da parte di quelli che, venendo in Sicilia, non si sono mai spinti sotto Taormina o pensano di fare un itinerario della Sicilia classica imitando i grandi viaggiatori dell’Ottocento. E invece vale proprio la pena di scendere più in basso sotto Siracusa per addentrarsi nel territorio degli Iblei con le sue profonde vallate ricche di vegetazione e le distese degli altipiani definite dalle linee dei muretti a secco che sembrano condurre fino al mare, limpido, trasparente con spiagge di sabbia fine e dorata e scogliere a strapiombo sull’acqua. Luoghi che da qualche anno sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo degli italiani e anche di molti stranieri (i diritti sono stati venduti in germania, Francia, Svezia, America Latina, Belgio, Olanda, Spagna e recentemente acquistati dalla BBC), un’altra Sicilia è balzata agli onori della cronaca con i nomi letterari di Vigata e Montelusa che coincidono con l’area degli Iblei, scelta fin dagli anni ’50 e ’60 da alcuni registi (i fratelli Taviani, Zampa, Zurlini, Amelio) per ambientarvi i propri lavori e dove protagoniste sono le città di Ragusa, Scicli, Modica, Punta Secca, Comiso, Vittoria, Pozzallo, Capo Passero. Una Sicilia unica per le caratteristiche dei centri urbani, ricostruiti dopo il terremoto dell’11 gennaio del 1693 che scosse l’intero Val di Noto, unica per la vegetazione composta in prevalenza da carrubi e ulivi, unica per la sublime maglia dei muretti a secco, unica per il rapporto straordinario che si instaura tra l’uomo e la natura.
Una giornata nei luoghi di Montalbano potrebbe iniziare con un bel bagno e una nuotata a Marinella dove Montalbano abita in una casa in riva al mare con una grande veranda sulla quale, spesso, cena con i propri ospiti. Marinella coincide nella realtà con Puntasecca, frazione di Santa Croce Camerina e la casa del Commissario Montalbano è proprio lì, in riva al mare, non solo, è stata trasformata in un B&B (B&B Montalbano… anche la troupe ha dovuto prenotare per le riprese!) per permettere agli appassionati di sentirsi un po’ come il commissario Montalbano o come la dolce Livia. Una cena in veranda al chiaro di luna, una passeggiata romantica in spiaggia o una delle classiche nuotate mattutine di Montalbano dopo la quale si può raggiungere il commissariato di Vigata a Scicli. Il Commissariato di Vigata è il Municipio della città, un edificio dei primi del ‘900 in stile neorinascimentale. Teatro di molti dialoghi del Commissario Montalbano è stata Via Francesco Mormina Penna, tra le più belle vie del tardobarocco italiano, ricca di chiese e di palazzi, sintesi tra linguaggi alti e popolari e che ha ricevuto il riconoscimento, da parte dell’UNESCO, di Patrimonio dell’Umanità.
La Questura di Montelusa è invece a Ragusa Ibla e precisamente in Piazza Pola mentre in Piazza Duomo, con la Chiesa di San Giorgio che svetta alle loro spalle Salvo Motalbano e i suoi assistenti prendono il caffè in assolate mattine estive. Lo spazio scenografico barocco che fa da sfondo ad alcune scene di Tocco d’artista appartiene a Modica: è la chiesa di San Giorgio con scorci di Palazzo Polara e Palazo Tomasi Rosso Napolino. Da padrone, in tutti gli episodi, la fanno le ville e le masserie degli Iblei vissute da possidenti agrari o da ricchi borghesi. Sono residenze sobrie che si aprono sulla campagna in un paesaggio alquanto brullo negli altipiani, perimetrate dai muri a secco.
Sironi ha scelto per le ambientazioni del Commissario Montalbano le più belle tra quelle neoclassiche e neogotiche: Villa Denaro Papa, Villa Veninata e ovviamente Villa Donnafugata la più sontuosa residenza extraurbana degli Iblei. Una architettura eclettica che miscela il neogotico delle logge alle citazioni neoegizie delle sculture agli echi neoclassici della Coffe House immersa in un lussureggiante parco dove si svolge la corsa di cavalli in La Pista di Sabbia, penultimo episodio della nuova serie. In alcuni casi la scelta è andata a ville dal linguaggio architettonico più semplice come l’Eremo della Giubiliana (un convento del ‘500, oggi trasformato in albergo) e di Villa Criscione. L’area degli Iblei è stata scandagliata in lungo e in largo fino ad entrare all’interno della Grotta delle Trabacche (Il Cane di terracotta) testimonianza, assieme a moltissime altre cavità rupestri, dei primi insediamenti della Sicilia sud orientale; la regia ha ripreso a volo di uccello la colonia greca di Camarina e la costa iblea nel suo complesso sulla quale un luogo significativo, protagonista di molti episodi, è la Fornace del Pisciotto a Sampieri, ovvero quello che nella fiction è chiamata Mànnara. Si tratta di uno stabilimento in cui si producevano laterizi, incendiato e abbandonato, esempio mirabile di archeologia industriale, cattedrale laica in riva ad uno splendido mare.
Poco distante si trova anche Noto, simbolo del barocco del Val di Noto e Marzamemi, in provincia di Siracusa, borgo di pescatori disposto attorno ad una tonnara.
Insomma la Montalbano-mania dilaga e gli ultimi episodi trasmessi da Rai uno hanno dato conferma del successo e del gradimento della fiction, oltre dieci milioni di telespettatori per la prima puntata della nuova serie dal titolo La Vampa d’Agosto, numeri confermati anche nei seguenti episodi, sembra quasi di essere tornati ai vecchi tempi quando esistevano soltanto le emittenti RAI nazionali e si raggiungevano simili indici d’ascolto… ma per forza di cose. Esiste anche un sito completissimo e costantemente aggiornato dedicato al Commissario Montalbano televisivo: http://www.montalbano.tv. Al suo interno potrete leggere le sceneggiature integrali di tutti gli episodi, essere aggiornati sulle riprese, sperimentare le ricette dei piatti prediletti dal Montalbano che sono pubblicate all’interno del sito e corredate da foto, lasciare commenti, vedere le schede degli attori, leggere interviste ai protagonisti, scaricare le puntate del Commissario Montalbano e molto altro ancora.
Se vi siete incuriositi o innamorati di questi luoghi della fantasia, veniteli a “taliari” nella realtà, “di persona personalmente!!!” come direbbe il caro, l’esilarante, l’irresistibile Catarella.
Una curiosità: pare che gli abitanti di Porto Empedocle, rivendicando l’appartenenza del Commissario Montalbano alla loro città, abbiamo pensato di far realizzare uno statua del Commissario da collocare nella piazza del Paese. Andrea Camilleri è intervenuto sulla questione dicendo che preferirebbe che la statua di Montalbano sia realizzata basandosi sulle informazioni che lui da all’interno dei romanzi piuttosto che sul personaggio della trasposizione televisiva.
 
 

Teatro Naturale, 15.11.2008
Un maschio verace, Andrea Camilleri. E una “non persona”, Maria Stella Gelmini
E' davvero una grande lezione di civiltà? L’autore di Montalbano dice la sua sul ministro dell’Istruzione: «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos’è»

Andrea Camilleri è un maschio. Sì, di quelli con la minchia grossa e potente, color rosso fuoco, sempre eccitata. Di quelli che sono abituati a perforare le coscienze indossando i panni del pensatore. Il grande guru della cultura italiana ha dimenticato però la patta dei pantaloni aperta, ed è stato colto in flagrante definendo, davanti ai ragazzi di un liceo, il ministro Gelmini una non persona. Che uomo profondo e dall’intelligenza vivace! Una sensibilità raffinata, da galantuomo. Vede una donna che non la pensa come lui e che fa? La bersaglia come fosse una galeotta, marchiandola a fuoco. Ma bravo, geniale!
Matita blu perenne a chi, come Camilleri, si sente più uomo, forte e coraggioso, attaccando una donna che tutti, in massa, si divertono ad attaccare giocando a chi la va sparando più grossa.
Se questa è la pasta degli intellettuali italiani, meglio allora affidarsi alle opinioni di chi ha partecipato al “Grande fratello”. Difetteranno in cultura, ma forse saranno più giudiziosi ed equilibrati.
T N
 
 

ANSA, 16.11.2008
Montalbano, si girano tra un anno nuovi episodi

Roma - A pochi giorni dal successo registrato dai nuovi quattro episodi del Commissario Montalbano trasmessi da Raiuno, Tv sorrisi e canzoni in edicola domani anticipa la notizia ufficiale: il prossimo anno verranno girati altri episodi. "Le riprese non inizieranno prima della fine del 2009 o forse nella primavera del 2010 - dichiara al settimanale il regista Alberto Sironi - Di sicuro gireremo 'Il campo del vasaio' e 'L'età del dubbiò, tratti dagli ultimi romanzi di Andrea Camilleri".
 
 

Trentino, 16.11.2008
Camilleri se ne va al mercato
ANDREA CAMILLERI La Vucciria - Renato Guttuso Skira, euro 18,00

L’arte secondo Skira propone due nuove importanti pubblicazioni.
[...]
L’altra i colori di Renato Guttuso e le parole di Andrea Camilleri ovvero l’incontro tra due grandi siciliani. “Io, Agonzio Calandrino, cordaro, che ho bottega in una via della piazza di grascia detta Bocceria Grande...”. Così inizia il racconto di Camilleri direttamente ispirato al famoso quadro di Renato Guttuso intitolato alla Vucciria, il più grande famoso mercato di frutta e verdura, di pesci e carne di Palermo. “Un narratore o un commediografo, davanti alla Vucciria, avrebbero materia di scrittura sino alla fine dei loro giorni”, scrive Camilleri. “La Vucciria la conosco bene. Negli anni dal 1944 al 1947 frequentavo l’università di Palermo e quasi ogni giorno mi ci recavo... Era un luogo che apriva la fantasia. Perché era un luogo ove erano possibili accadimenti impossibili altrove”. Il volume è illustrato da numerosi particolari del quadro e da diverse fotografie scattate da Guttuso al mercato.
 
 

La Stampa, 16.11.2008

Novara. Bagno di folla per Luis Sepulveda, l'altra sera nell'aula magna di Economia, a conclusione del festival «Scrittori&Giovani» organizzato da Provincia e Interlinea.
[...]
E la letteratura italiana?
«Non mi perdo neppure un libro di Camilleri».
[...]
Marcello Giordani
 
 

La Repubblica, 17.11.2008
Tra svenimenti, pace-maker e notti insonni in discoteca
Il supercorpo del cavaliere

«In piena forma», nonché «pronto ad affrontare tutto con la gagliardia di un ventenne»: così ieri il presidente Berlusconi ha risposto alle voci che lo indicavano vittima di un malore sull' aereo di ritorno dagli Usa.
[...]
E tuttavia, varcata la fatidica soglia dei settanta, è anche vero che i suoi acciacchi - veri o supposti che siano nella rappresentazione del berlusconismo non fa molta differenza - incombono ormai sulla vita pubblica italiana con una tale regolarità che Andrea Camilleri ci ha scritto su un epigramma recitato a piazza Navona: "Ogni tanto ha un lieve malore, ma/ subito si riprende. No, non è l'età,/ certo non più giovanile o qualche/ notturna mattana oppure il peso/ delle responsabilità di governo./ No, il fatto è che ogni tanto si estrapola/ da se stesso e si vede com'era e com'è/ adesso e allora è inevitabile il collasso".
[...]
Filippo Ceccarelli
 
 

Tg10.it, 17.11.2008
Unitrè, inaugurazione anno accademico 2008-2009

Sabato 22 novembre alle ore 17,30 presso l’Auditorium del Liceo Classico “Eschilo” di Gela, l’Unitrè, l’Università delle Tre Età, presieduta da Pina Arces Giordano, inaugurerà il nuovo anno accademico. La cerimonia verrà aperta dal discorso introduttivo del docente di Filosofia, Marco Trainito sul tema “Mafia e religiosità nelle opere di Andrea Camilleri”.
James Maddiona
 
 

Megachip, 17.11.2008
Cronache bizantine. “E’ la stampa, bellezza”

[...]
Ho visto l’ultimo Montalbano da un albergo di Smirne, la vigilia della visita di stato di Berlusconi. Persino Montalbano e Camilleri, se gustati all’estero, ti sembrano più gustosi.
[...]
Ennio Remondino - da Dnews
 
 

Seven Press, 17.11.2008
In collaborazione con la libreria Books in the Casba e l’Associazione cuochi della provincia di Genova
Al Sorpasso è di scena Camilleri e la cucina della Sicilia
Sorpasso, 20 novembre, dalle ore 20,30. Conduce i commensali Roberto Alinghieri, attore del Teatro Stabile di Genova. Dirige la cucina Luigi Tessitori, chef executive dell’Hotel Imperiale di Santa Margherita Ligure
Antipasti: Pomodorini secchi al pecorino, Torta di ricotta
Primi piatti: ‘Ncasciata
Secondi piatti: Tonno alla siciliana, Agnello alla messinese
Dessert: Cassata siciliana

Quarto appuntamento con “Mediterraneo Noir”, l’iniziativa nata dalla collaborazione tra Il Sorpasso, la libreria Books in the Casba e l’Associazione cuochi della provincia di Genova.
Giovedì 20 novembre, alle 20,30, al bistrot del Sorpasso, è di scena la Sicilia di Andrea Camilleri, il più grande giallista italiano, autore del celeberrimo commissario Montalbano.
Il commissario Montalbano è un incredibile appassionato di piatti della cucina tradizionale siciliana. Preparati dalla fedele “cammarera” Adelina, o appena usciti dalla cucina della trattoria preferita “da Calogero”, ogni romanzo è infarcito di pietanze schiette della tradizione gastronomica isolana. Come la mitica pasta ‘ncasciata (il timballo di pasta al forno) che - riproposta nel menu del Sorpasso di giovedì prossimo - rievoca molti pranzi consumati “in un’estasi di sensi” da Salvo Montalbano.
“Il connubio tra romanzo e cibo in Camilleri è fortissimo” sottolinea l’ideatore del Sorpasso, Luca Valpreda. “Per il commissario Montalbano il cibo è un oggetto di valore assoluto, un oggetto del desiderio che deve essere conquistato a ogni costo, più importante dei piaceri sessuali. Un piacere, quello del cibo, da gustare in religioso silenzio: il Montalbano televisivo chiacchiera a tavola solo per esigenze di scena, ma tradisce una delle caratteristiche principali del personaggio di Camilleri”.
Ma giovedì al Sorpasso si parlerà eccome - di cibo, di Montalbano, di Sicilia, di Mediterraneo, di romanzo poliziesco - grazie all’intervento di Roberto Alinghieri, bravissimo attore del Teatro Stabile di Genova che si soffermerà su alcuni celebri passaggi dei romanzi di Camilleri.
La serata “Camilleri” sarà replicata giovedì 27 novembre.
 
 

Canale 5, 18.11.2008
Maurizio Costanzo Show
Fra gli ospiti della trasmissione Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo, coi quali si è parlato di gialli e noir.
 
 

Reality & Show, 18.11.2008
Ascolti tv: Il Commissario Montalbano chiude con il 29% di share, benissimo L'isola dei famosi con quasi il 25%, Zelig al 21%

Lunedì 17 novembre la prima serata è vinta - inevitabilmente - da Raiuno con l'ultimo dei quattro nuovi episodi de Il Commissario Montalbano (voto: 8): "La luna di carta", tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri edito da Sellerio Editore e interpretato da Luca Zingaretti (8), è stato seguito da 8.209.000 spettatori (share del 28,98%).
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Fabio Traversa
 
 

Cinespettacolo.it, 18.11.2008
Il Montalbano conteso
Lo psicodramma tutto siculo della “politica spettacolo” intorno al celebre commissario di Camilleri

Ancora ascolti elevati (8,2 milioni di spettatori) per il quarto ed ultimo episodio inedito della serie italiana "Il commissario Montalbano" con Luca Zingaretti. Rai soddisfatta e pubblico anche.
Un successo indiscutibile che, oltre a confermare il ‘fenomeno Camilleri’, dovrebbe far riflettere sui perché, in questa fase di grave smarrimento, la gente s’incolli al televisore per vedere in azione un ‘eroe’ che, seppure in solitudine, continua a combattere in Sicilia, contro il connubio tra poteri forti e malaffare che - come si è visto nella prima puntata - va ben oltre il classico binomio mafia-politica.
Quando, però, dalla fiction si torna alla realtà in molti subentra la delusione per una classe dirigente che offre di sé uno spettacolo indecente: dalla parentopoli diffusa a leggi e leggine bipartisan per stabilizzare precari più fortunati di altri, dall’acqua che non arriva nelle case ai liquami che appestano orti e giardini, dai convegni pretenziosi ai premi di ogni tipo che bruciano milioni di denaro pubblico per alimentare gli appetiti di cinguettanti vanità. E qui mi fermo, perché mi preme evidenziare un aspetto connesso alla fiction televisiva, quasi del tutto ignorato dalle cronache e dai commenti.
L’appropriazione indebita del commissario
Si tratta di una sorta di psicodramma latente in tanti cittadini di Porto Empedocle, Agrigento e dei dintorni, dovuto alla trasposizione, per esigenze di scenografia, dei luoghi di Montalbano da quelli naturali dell’agrigentino (immaginati dall’empedoclino Andrea Camilleri) a quelli elettivi del ragusano.
Un turbamento diffuso che cova, silente, nell’intimo di ciascuno e che si ridesta ogni qual volta viene riproposta la miniserie televisiva del celebre commissario.
Mi spiego. Nei vari romanzi, Montalbano è in servizio al commissariato di Vigàta, alias Porto Empedocle; ha casa e fa il bagno a Marinella, nota spiaggia empedoclina, dipende dalla questura di Montelusa, alias Agrigento, si sposta con la sua Fiat Punto nelle zone dei vari delitti di sua pertinenza da Gallotta (Giardina Gallotti) a Montaperto e talvolta si spinge fino a Fiacca, alias Sciacca.
Nelle fiction, invece, questi luoghi si trovano in provincia di Ragusa: il commissariato a Scicli, l’abitazione del commissario a Punta Secca, la questura a Ragusa-Ibla e via di questo passo.
Il discorso vale anche per i cognomi dei personaggi: Picarella, Catanzaro, Catarella, Luparello, lo stesso Montalbano. Non so come Camilleri li abbia scelti, ma quelli citati non ce li vedo proprio in provincia di Ragusa.
A parte i riferimenti topografici e le rivendicazioni campaniliste, c’è da rilevare che tale trapianto comporta un certo valore aggiunto in favore dei centri del ragusano toccati dalla fiction i quali abilmente la sfruttano per vendere i ‘luoghi di Montalbano’ sui mercati turistici italiani ed esteri.
Tutto ciò brucia, soprattutto ad Agrigento dove, lo scorso anno, si è riusciti a perdere il 20% delle sue già grame presenze. Il verbo ‘riuscire’ è appropriato, poiché ci vuole davvero una certa abilità per far perdere quote importanti di turisti ad una città che possiede un mare incantevole e uno dei più importanti patrimoni archeologici del pianeta.
Da qui nasce il disagio che, certo, non può essere risolto con un rivendicazionismo generico e perdente.
Molti hanno gridato allo scandalo dell’appropriazione indebita da parte degli iblei. Per poco non scoppiava una nuova guerra tra siculi e sicani. Ma nessuno si è mai seriamente, e pubblicamente, chiesto i motivi che hanno indotto la produzione ad optare per i siti della provincia di Ragusa.
Una statua per Luca Zingaretti
Nemmeno gli amministratori di Porto Empedocle i quali, per affermare una sorta di diritto esclusivo, hanno deciso di aggiungere al nome del sommo filosofo quello più spettacoloso di Vigàta. L’espediente non è servito granché. Tuttavia, il sindaco della cittadina marinara, Cologero Firetto dell’Udc, qualche tempo fa è tornato alla carica.
Ai ragusani ha rilanciato la sfida tirando fuori una sorta di ‘arma segreta’ ossia “l’incarico - si legge in un’agenzia - conferito ad uno scultore per la realizzazione di una statua, a grandezza naturale, del commissario Salvo Montalbano, eroe positivo, che sarà collocata sul marciapiede del corso principale…affinché rimanga perennemente ‘in servizio’ fra la sua gente”.
E così l’attore romano Luca Zingaretti, sarà effigiato, nel fiore della vita, con una bella statua che fiancheggerà quella del premio Nobel agrigentino, Luigi Pirandello, eretta però a 50 anni dalla morte. Quando la realtà supera la fantasia! Non è un caso se in questa provincia siano nati ben tre importanti scrittori italiani: Pirandello, Sciascia e Camilleri.
La statua è un modo, un po’ grottesco, per aggirare il vero problema, per evitare la fastidiosa domanda. Forse, perché si teme che la risposta sarebbe imbarazzante per un’intera classe dirigente che ha favorito lo sfacelo edilizio ed economico della gran parte dei comuni della provincia agrigentina, in primis dei loro centri storici. Montalbano a Ragusa è, infatti, un impietoso atto d’accusa contro politici imbelli e trasformisti e contro stuoli d’imprenditori assistiti che hanno lasciato marcire il centro storico di Agrigento-Montelusa, uno dei più antichi della Sicilia, e liquidato una realtà portuale e industriale come quella di Porto Empedocle- Vigàta.
Oggi, l’unica prospettiva praticabile è ancora l’emigrazione. Decine di migliaia di giovani lavoratori e studenti vanno avanti e indietro per l’Italia, magari incrociando nel loro peregrinare gruppi di clandestini disperati, approdati a Lampedusa e in vari punti della costa agrigentina.
Di nuovo, l’inferno dello sradicamento, della diaspora.
Eppure, qui - come si vede - si continua a governare allegramente. D’altronde i voti si prendono e tanti, anche in città assetate ed economicamente derelitte. Perciò, la festa continua ed i premi abbondano, come quelli che una sedicente accademia si appresta a consegnare nei prossimi giorni.
Nel caso di Agrigento ci sembra, davvero, un rituale abusato e fuori di luogo, per altro lautamente finanziato con contributi pubblici. Ognuno può premiare chi più gli aggrada, ma con fondi propri.
Spero non ce ne vorrà sua eminenza il cardinal Tarcisio Bertone, fra i tre premiati prescelti, che sappiamo verrà ad Agrigento per svolgere la sua alta missione e non certo perché attratto da codeste, costose amenità.
Agostino Spataro
 
 

La Sicilia, 18.11.2008
Associazione Movietour

Palermo. Domani, alle 19.00, al caffè letterario «Malavoglia» di via Pietro Speciale si svolgerà una manifestazione organizzata dall'associazione culturale «Sicilia Movietour». Esperti in lingua inglese, francese, spagnolo e tedesco, inviteranno il pubblico a seguire alcuni brani tratti dalle opere di Andrea Camilleri nella lingua originale. Per informazioni ci si può rivolgere alla seguente mail: info@siciliamovietour.it.
 
 

Skira, 19.11.2008, ore 18:00
Skira editore e la Libreria bookàbar sono lieti di invitarla alla presentazione del volume
Andrea Camilleri La Vucciria Renato Guttuso
"Andrea Camilleri La Vucciria Renato Guttuso"
Un racconto sul celebre dipinto dedicato al mercato di Palermo
Interverranno Andrea Camilleri e Fabio Carapezza Guttuso
Auditorium Palazzo Esposizioni, Via Nazionale 194, Roma
Scarica l'invito in pdf
 
 

Il Messaggero, 19.11.2008
Il nuovo libro al Palaexpo
Camilleri e la Vucciria passando per Guttuso

Roma - Il Commissario Montalbano non fa la spesa alla Vucciria, un mercato dei più antichi di Palermo, attivo già nel X secolo e documentato dal 1300; infatti qui non c’è. Ispirato da un dipinto dei più famosi di Renato Guttuso, Andrea Camilleri ha scritto una storia d’amore, ambientata in quel mercato e ai tempi dell’Inquisizione: un racconto dei suoi, che sono tanto straordinari, quanto caleidoscopici; a mille colori: proprio come quel quadro. «Io, Agonzio Calandrino, cordaro, che ho bottega in una via della piazza di grascia detta della Bocceria Grande...», esordisce. Quindi, parla di «una femmina di somma beltate», Anna Canzonieri; riassumere qui il resto, sarebbe vigliacco. La Vucciria offre spunti alla scrittura «fino alla fine dei giorni e io la conosco bene», dice Camilleri: quand’era all’università, quotidianamente andava a farsi un panino; e la sera, spesso a cena «con il solito gruppo di amici», tra cui Marcello Carapezza. Fabio, suo figlio che oggi si chiama anche Guttuso, completa il racconto narrando segreti e vicende del mitico dipinto.
Dal connubio nasce un singolare e intrigante librino (La Vucciria, Skira, 111 pag., 18 euro), che Camilleri e Fabio Carapezza Guttuso presenteranno stasera alle 18, a Palazzo delle Esposizioni. Si possono aggiungere altre coincidenze: La Vucciria, il quadro del 1974 lungo e alto tre metri, è conservato non lontano dal soggetto che eterna: a Palazzo Steri, ovvero il Rettorato dell’università frequentata da Camilleri. Ma lo Steri era pure sede dell’Inquisizione: le sue celle sono ammantate di graffiti. Anche, vergate nel 1647, con sugo di pomodoro misto a lucido per scarpe, due mappe della Sicilia: una secondo i dettami tolemaici, e l’altra secondo le carte medievali. Hanno svelato questi graffiti anche Giuseppe Pitré e Leonardo Sciascia, un altro grande scrittore siciliano. E così, tutto si tiene.
Accanto al racconto di Camilleri, i bozzetti del dipinto e alcune foto che, in preparazione al quadro, Guttuso stesso scattò al mercato; e quelle dell’artista mentre lo dipinge; lui, con Marcello e Fabio Carapezza; i dettagli dell’opera; il mercato come è oggi, e come l’ha eternato, con Guttuso, Giuseppe Tornatore in un documentario per la Rai del 1982. «Era un luogo che apriva la fantasia», rievoca Camilleri, teatro di «accadimenti impossibili altrove»; ad esempio «le apparizioni-sparizioni che Guttuso è riuscito a suggerire»; e con quello d’amore, regala pure racconti di vita vissuta. Palazzo Steri era un rudere; la rinascita inizia «quando Marcello Carapezza, che era prorettore, vede il suo amico Guttuso dipingere La Vucciria», testimonia Fabio. Carapezza senior conduce Guttuso in quei locali in restauro, ai quali poi donerà il dipinto. E la scena del mercato più popolare collocata lì, riconcilia la città con quel fosco edificio dove Fra Diego La Matina, 1657, trova la forza per uccidere Juan Lopez de Cisneros, come racconta Sciascia nella "Morte dell’Inquisitore". Così, tutto si tiene: ancora una volta. Palermo, la Vucciria, l’Inquisizione, Guttuso, Camilleri, Sciascia e Carapezza, tutti appassionatamente insieme.
Fabio Isman
 
 

il manifesto, 19.11.2008
Vespri
Etica e share, missione compiuta

Il suo lavoro lo ha svolto rispettando le previsioni, cioè regalando all'azienda ascolti mirabolanti (una media del 31 per cento di share, quando, normalmente, la rete brinda se supera il 20). Il Commissario Montalbano ha dunque risolto il caso più difficile: smuovere le acque stagnanti del palinsesto di Raiuno.
Adempiuto brillantemente al compito primario che gli era stato assegnato, Montalbano si è congedato affrontando, nell'ultima puntata (lunedì, Raiuno), l'indagine più spinosa, venendo a capo di un'investigazione su uno spacciatore di cocaina che riforniva alcuni onorevoli della provincia siciliana. E lo ha fatto a modo suo, demolendo l'onorabilità della facciata, smascherando il potere, restituendo dignità alla giustizia.
Le battute tra il commissario e il suo fedele vice Mimì, non avrebbero potuto essere più esplicite. Il braccio destro del poliziotto di Vigata deve decidere come svelare l'illecito commercio, va dal capo a chiedere consiglio e il commissario gli rappresenta la situazione: «quando diremo come stanno le cose aspettati la reazione, diranno che siamo giudici comunisti, che siamo come quelli di Milano, perché i politici sono onorevoli e non possono per definizione fare uso di droga: se un poliziotto li scopre gli fanno il mazzo». Come? Semplice: prima tacciono, «poi passati due o tre mesi, cominceranno a dire che quegli onorevoli usavano la droga a piccole, piccolissime dosi, per uso terapeutico...». E i poliziotti che hanno scoperto l'illecito passeranno per persecutori di anime innocenti. Naturalmente gli uomini di Montalbano se ne fottono delle reazioni della politica e vanno avanti per la loro strada.
Nella storia si intrecciano oscurità familiari (una sorella innamorata del fratello), brutalità criminali (costringere una ragazza all'aborto con la violenza), omicidi e suicidi, in un crescendo tragico che si sviluppa dentro la cornice della commedia (le urla infantili di Catarella, la coppia comica dei becchini) impreziosita dal dialetto. Con la lussureggiante fotografia che regala una Sicilia sfolgorante e maestosa.
In fondo si può perdonare al commissario più amato dagli italiani la debolezza di aver gigioneggiato con le ragazze in modo frettoloso, riconoscendogli di aver tenuto ferma la barra della pubblica moralità. Sulle morti bianche, sui politici drogati, sulle inchieste insabbiate, come difficilmente accade nella realtà. Per l'Italia che si è rotta i cabasisi è stata una boccata d'ossigeno, respirata con una squadra di professionisti (regia, fotografia, sceneggiatura) capaci di costruire un prodotto glocal: dalla provincia del profondo sud alle piazze europee che hanno acquistato la serie. Purtroppo un'eccezione alla regola.
Norma Rangeri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 19.11.2008
Camilleri e cucina sicula per gli aperitivi in lingua

I romanzi di Camilleri incontrano le lingue del mondo e la cucina sicula al caffè letterario Malavoglia in piazzetta Speciale, dove alle 19,30 prenderà il via il ciclo di aperitivi "Los livres of Camilleri for einen schiticchio" ovvero "Il rituale della tavola A manciata". Il locale sarà diviso in quattro aree, dove i presenti discuteranno in altrettante lingue. Le conversazioni si baseranno sulla lettura di due libri sulle avventure del commissario Montalbano: "Il ladro di merendine" e "Un mese con Montalbano". Un insegnante madrelingua tradurrà il testo dal siciliano in francese, tedesco, inglese e spagnolo. Contemporaneamente saranno serviti piatti della cucina sicula, come la bruschetta con i pomodori o la caponata di melanzane. Il costo della serata è di 10 euro. Per partecipare è necessaria la prenotazione entro oggi alle 13 tramite mail all'indirizzo info@siciliamovietour.it o mandando un sms al 349 3590567.
v. s.
 
 

Varese News, 19.11.2008
Al Rosso Conero si va a cena con "Montalbano"

L’Osteria Rosso Conero via Roma 13, Oggiona Santo Stefano TEL. 0331 219466 organizza "LIBRI DA MORDERE". La rassegna è ormai giunta alla seconda serata che si svolgerà venerdì 28 novembre ore 20,00. Tema della serata sarà "A cena con Montalbano". Liberamente tratto da testi di Andrea Camilleri. Giuditta Angotzi sarà la voce narrante, Navinbottiglia provvederà agli intermezzi musicali e concerto finale.
Menù:
Polipetti alla napoletana
Pasta con i granchi
Spigola allo zafferano
Cassata siciliana
Acqua
Vino Centopassi della cooperativa sociale "Libera terra" *
Caffè
€ 33.00
Un piatto di pesce ben riuscito viene definito dal commissario Montalbano "un miracolo capace di portar via fatiche, tensioni e brutte esperienze quotidiane"
* Vino Centopassi della cooperativa sociale "Libera terra", il vino con un sapore in più: quello della legalità.
I prodotti da agricoltura biologica della cooperativa sociale "Libera terra" sono coltivati su terreni confiscati ai boss della mafia. Queste terre, tornate alla collettività, sono date in comodato d’uso a cooperative sociali che le coltivano e le rendono produttive (legge di iniziativa popolare 109/96).
Tutte le cooperative aderiscono a "Libera terra, nomi e numeri contro la mafia", l’associazione fondata da Don Luigi Ciotti.
prenotazioni entro mercoledì 26.11.08. tel. 0331.219466
tomaso.bassani
 
 

l'Unità, 20.11.2008
L'iniziativa. Intervista ad Andrea Camilleri
Notizie di giornata al ristorante virtuale dello chef siciliano
Da domani su «l’Unità» una rubrica quotidiana dello scrittore siciliano. Nel menu una sola pietanza al giorno, perché «sono portate che possono risultare indigeste». Tra le specialità il piatto chiamato «Cucù settete»
L’insegna. «Lo chiamerò “Il cliente ha sempre torto”. Io starò in cucina e farò la spesa al mercato di destra e a quello di sinistra»
Vecchi menu. «In passato ho servito “La felicità di pagare le tasse” e, più di recente “Impronte di bambini in salsa Rom”»

Camilleri, un ristorante, l’Unità. Cerchiamo di capire...
Andrea Camilleri, cos’è questa storia che da domani lei aprirebbe un suo piccolo e personale ristorante all’interno delle pagine dell’«Unità»? È una leggenda metropolitana?
«No, non è una leggenda metropolitana. Sarà un ristorante virtuale, perché aprire oggi un ristorante, con i tempi che corrono, sarebbe da dissennati. Io, in questo ristorante, farò solo lo chef. Ho un socio segreto, di cui non faccio il nome: Saverio Lodato. È un ristorante molto particolare, perché serve una sola pietanza al giorno. Si tratta di una pietanza che potrebbe risultare indigesta se non venisse da noi trattata con particolari accorgimenti per renderla digeribile agli italiani».
La ringrazio per la fiducia accordatami, anche se avevo capito che lei preparava i piatti e a me restava l’incombenza di portarli in tavola. Ma è molto meglio così... Quello che però non ho ancora capito è che tipo di cucina intende proporre. Ormai la cucina regionale è destinata solo agli amatori. Sarà cucina internazionale la sua, sarà nouvelle cuisine, grandi abbuffate o piccole porzioni?
«Per un problema di digeribilità, serviremo sempre piccole porzioni, anche perché credo che una abbuffata di piatti simili porterebbe alla scomparsa dei clienti. Questo non significa che noi andremo a cercare i prodotti componenti il nostro piatto solo da quel mercato che si trova alla destra di casa mia, ma anche in quello che si trova alla sua sinistra. Perché i due mercati, in questo senso, sono fornitissimi : non hai che l’imbarazzo della scelta. Caro socio, vuole che le faccia un esempio?».
Dica, dica.
«Grazie. È un esempio che riguarda il passato. Mi era venuto in mente di intitolare una portata: La felicità di pagar le tasse. Avevo comperato gli ingredienti necessari al mercato che sta a sinistra. Non ha idea a quali spezie d’Oriente ho dovuto far ricorso per rendere appetibile e digeribile questa portata».
Possiamo svelare qualche altro titolo delle sue future creazioni?
«E allora le dico un piatto i cui ingredienti ho comperato nel mercato che sta a destra. Il nome della pietanza era: Impronte di bambini in salsa Rom. Per far digerire quello, non solo ho dovuto ancora una volta ricorrere alle spezie d’Oriente, ma ci ho dovuto mettere dentro, seguendo un consiglio che mi aveva dato Bossi, un po’ di acqua del Po che lui personalmente mi ha versato dalla sua boccetta».
Ma questo ristorante si rivolge davvero a tutti, o lei ha in mente un target particolare di clientela?
«No, no. Intendo rivolgermi a tutti, senza alcun nessun target particolare, anche se mi rendo conto che chi è debole di stomaco, o vegetariano, potrebbe incontrare qualche difficoltà ad avvicinarsi alla nostra tavola. Insomma: vuole essere e sarà un ristorante per stomaci forti».
Da meridionale par suo, i soffritti li farà con olio extra vergine d’oliva, o se del caso ricorrerà a qualche noce di burro, se non addirittura allo strutto che molti dicono dia più sapore a certe pietanze?
«Ricorrerò a tutto, perché, come ho già detto, si tratta di portate che ci vuole una bella faccia tosta a servire in tavola».
Devo dirglielo: sono preoccupato; un ristorante tenuto in piedi da uno chef, pur del suo calibro, e da un semplice compagno di avventura, mi consenta ma sinora non si era mai visto. Lei è convinto di avere la voglia e le idee per tirare su ogni giorno la saracinesca?
«Le do un motivo di preoccupazione in più. La saracinesca sarà tirata su con la maggiore frequenza possibile. Non è detto che bisogna già precisare i giorni di chiusura o di apertura. Sostanzialmente, dipenderà dalla merce fresca che troverò nei due mercati».
Lei mi sembra ottimista per natura, io lo sono un po’ meno. Sa che le dico? Che se qualcuno si accorgerà che al suo ristorante si mangia davvero troppo bene, si paga davvero troppo poco, e che la clientela andrà a moltiplicarsi, qualcuno avrà la brillante idea di mandarci i Nas. Così, tanto per gradire.
«Questo timore lo nutro anch’io. Però faccio presente agli eventuali ispettori dei Nas che il mio condimento è genuino, gli ingredienti freschi di giornata. Caso mai è già scaduta la merce che ho comperato...».
Può rivelare, con un giorno di anticipo, quale sarà il nome del ristorante?
«“Il cliente ha sempre torto”».
Senta,io la conosco ormai da diversi anni. Lei non è tipo da intraprendere un’impresa senza prima averci pensato cento volte. Ma domani, quando per l’ inaugurazione del locale non arriveranno né telecamere, né fotografi, né giornalisti, semmai qualche sparuto cliente, che conta di cucinare?
«A questi sparuti clienti presenterò, ovviamente, il piatto del giorno che si chiamerà: Cucù settete. Anzi, diciamo che glielo propongo sin da oggi come antipasto...».
Cominciamo male. Che significa «cucù settete»?
«Stia tranquillo. È un gioco che viene praticato dal nostro presidente del consiglio il quale, ricevendo la signora Angela Merkel, si nasconde dietro una colonna e fa: “cucù”. Credo che fra i nostri clienti la signora Merkel certamente non mancherà».
Che Dio ce la mandi buona. E ora, con tutto il rispetto, se ne torni in cucina perché il tempo stringe e, come si dice, chi ben comincia è solo alla metà dell’opera.
Saverio Lodato
 
 

Radio Città Aperta, 20.11.2008
Politicamente scorretto? Andrea Camilleri: ''Non adopero il vocabolario dei nostri politici...''

La legittima ondata (Onda) di proteste studentesche, seguita alla riforma dell'ordinamento scolastico, e in generale di tutto il mondo della pubblica istruzione, messa in atto dal ministro Maria Stella Gelmini, che da oltre un mese ha travolto tutta l'Italia con scuole e facoltà occupate, sit-in, cortei spontanei, assemblee e manifestazioni nazionali come quella dello scorso 14 novembre che ha visto scendere in piazza nella Capitale quasi 300.000 studenti provenienti da tutta Italia, non cenna a placarsi. Un'onda ricca di storie differenti, di percorsi umani infarciti di precarietà materiale ed esistenziale, di volti al contempo gioiosi e arrabbiati. Un'onda comunque, bisogna dirlo, molto ben autorganizzata, che ha trovato il sostegno, la solidarietà (tra i tanti) di un grande scrittore e cantore della Sicilia qual'è Andrea Camilleri.
Camilleri, da troppi anni la Scuola e l'Università pubblica hanno rappresentato per i governi che si sono succeduti solo onerose voci di spesa da tagliare, piuttosto che istituzioni su cui investire. La Legge, come ormai ci tiene a sottolineare la Ministra Gelmini, 133 rappresenta però il passo conclusivo di un lungo processo di destrutturazione dell'università pubblica portato avanti anche dal governo Prodi...
Camilleri: Da tanto tempo si parla di una riforma della scuola e dell'università. Non è che negli anni precedenti non ci siano state delle riforme, ci siamo scordati della (riforma) Moratti o della Berlinguer?
E' evidente quindi che queste due riforme non hanno raggiunto lo scopo che si erano prefisso. Io contesto, e dico contesto nel modo più sostanziale che questa della Gelmini sia una riforma. Voglio dire che si tratta solo di applicazioni di alcuni tagli voluti da Tremonti e Berlusconi per la particolare contingenza non solo italiana. Chiamare questa "cosa" della Gelmini riforma significa a mio avviso offendere coloro che in qualche modo, la riforma della scuola, hanno cercato di farla.
Il blocco del turn over, i tagli al fondo di finanziamento ordinario e la possibilità di trasformazione delle università pubbliche in fondazioni di diritto privato: insomma tutte scelte di tipo economico (come dice lei) che non hanno nulla a che vedere con le reali esigenze dell’Università pubblica e degli studenti. Una situazione tragica, come lei stesso ha definito...
Camilleri: Non hanno nulla a che vedere perchè è chiaro che mentre c'era assoluta necessità di una riforma dell'ordinamento universitario, non c'era nessuna necessità del riordinamento delle scuole elementari e medie.
Nessuna! Le scuole elementari come erano in Italia erano state portate ad esempio.
Quindi questa riforma, o meglio tagli, non è altro che l'eliminazione di alcuni maestri per ridurre le spese, l'accorpamento di alcuni istituti per ridurre le spese e l'istituzione, che mi sembra "fondamentale", del ritorno ai grembiulini. Tutto questo è fumo negli occhi: grembiulini, promozioni o bocciature col 5. Fumo negli occhi per far si che una legge, divenuta ormai legge irrevocabile, tagli mostruosamente sulla scuola elementare e media.
Questo è un dato di fatto innegabile. Questo Governo non pensa al futuro, pensa solo all'oggi. Questa è gente che non ha una prospettiva al di fuori del prossimo semestre e quindi tagliano. Per l'università il problema è diverso: lo stesso avverranno tagli solo che saranno edulcorati, proposti agli italiani sotto forme diverse dato che l'impatto della prima "riforma" delle scuole elementari e medie è stato devastante.
Camilleri, lei spesso viene invitato da studenti dell'Università, dei licei. Ecco come interpreta questo "sentire vicini" dei giovani, degli studenti, personaggi anagraficamente molto distanti da loro come ad esempio lei e Dario Fo?
Camilleri: Forse chiedono consiglio al nonno, capita nelle famiglie che qualche giovane chieda consiglio al nonno. Io mi reputo un nonno che dà dei buoni consigli, anche se molti di centro e di sinistra sostengono che io sia un cattivo maestro. Io non sono un maestro, ne cattivo ne buono, sono semplicemente un uomo di una certa esperienza che pensa, se viene richiesto, di poter dare dei consigli.
Una bella immagine questa. Senta dopo le sue simpatiche esternazioni sulla Gelmini, durante l'incontro con gli studenti del Liceo Mamiani di Roma, diversi sono stati gli indici puntati contro di lei, le prese di distanza, chi con fare perbenista, chi con malignità parlando di cattiveria o demenza senile. Ma perchè ad esempio nessuno, a parte un parroco di una frazione (Don Santoro) ha aperto bocca, ha denunciato le scioccanti dichiarazioni di Cossiga?
Camilleri: Probabilmente i nostri politici sono abituati ad un linguaggio diverso dal mio. Io non ho adoperato le parole del loro vocabolario che sarebbero mignottocrazia, favorita dell'harem, imbecille e via di questo passo. Ho semplicemente adoperato un paradosso nel quale ho detto che la Gelmini e molti di questo Governo non sono esseri umani in quanto "replicanti" di Berlusconi. Questo mi è avvalso anche da parte di qualcuno del P.D che  però scrive su Libero che io con queste mie parole avrei armato la mano degli studenti. Cascano le braccia di fronte a interpretazioni di questo tipo, cosa vuole che le dica? Io ho semplicemente esposto con molta civiltà un paradosso fantascientifico ma per questi esseri di destra e di sinistra,  la distinzione tra realtà e fantascienza è impossibile.
Comunque sembra che la sua tesi sulla Gelmini sia stata "avvalorata" dalla attrice e comica Paola Cortellesi con il suo nuovo personaggio Maria Stella Gelmini-Pimer...
Camilleri: Questa è una splendida estensione dell'idea che avevo espresso...
A proposito della forzatura pronunciata dall’umanoide Gelmini interpretato dalla bravissima Paola Cortellesi “è bene che gli umani restino ignoranti e sottomessi, altrimenti prendono il sopravvento” pensa si stia veramente attentando alla cultura?
Camilleri: Sono 30 anni che Berlusconi attenta alla cultura, sono 30 anni che con le sue televisioni private ha stabilito e riuscito a creare una piattaforma di ignoranza, ignavia e stupidità sulla quale lui ha potuto erigere la sua fortuna politica.
In un libro intervista di qualche anno fa con Marcello Sorgi parla del suo impegno politico-civile. In quali termini la cultura, l'arte, riesce "influenzare" la politica?
Camilleri: Non so se la cultura e l'arte riescano ad influenzare la politica.
La politica è un fenomeno a se stante che non ha nulla a che fare nè con l'arte nè con la politica. Vuole un esempio? Guardi il Ministro Bondi che si è preoccupato di chiamare come manager di tutte le aree museali italiane uno che viene da Mc Donald's (ndr Mario Resca ex a.d McDonald's Italia). Cioè che  non ha nessuna competenza in fatto di arte!
Un'ultima domanda Camilleri. Cosa direbbe il commissario Montalbano a proposito dei crimini commessi dalle forze dell'ordine nella scuola Diaz durante il g8 di Genova?
Camilleri: Montalbano si è già espresso in un libro: voleva dimettersi addirittura.
Questa sentenza (ndr Assoluzione di 16 poliziotti per il massacro alla Diaz) segue l'andazzo dei tempi. Però è un buon avvertimento per  la polizia: attenzione se strafate sarete solo voi i responsabili anche se obbedite agli ordini dei capi. I capi non pagheranno mai, pagherete voi.
Gabriele Paglino
 
 

l'Unità, 20.11.2008
Alla Vucciria
Incontro a distanza con Renato Guttuso

Ormai proverbiale è la sterminata produzione di Andrea Camilleri tra gialli, romanzi storici e racconti. Ora un altra pubblicazione arriva a infittire la lista: è da pochi giorni in libreria «La Vucciria di Renato Guttuso». Il libro, edito da Skira (112 pagine, 18 euro, acquistabile on line su www.skira.net al prezzo scontato di 13,50 euro), è stato presentato ieri all’Auditorium del Palazzo delle Esposizioni di Roma: si tratta di un racconto inedito dello scrittore siciliano ispirato al capolavoro dipinto da Renato Guttuso. Il volume è illustrato da numerosi particolari del quadro e da diverse fotografie scattate dallo stesso Guttuso nel popolare mercato di Palermo come preparazione al dipinto. Il libro è completato da una prefazione di Fabio Carapezza Guttuso che racconta come venne dipinta l’opera, la sua simbologia, e la sua collocazione finale.
 
 

Inside Art, 20.11.2008
Intervista ad Andrea Camilleri
Maurizio Zuccari, caporedattore di Inside Art, intervista Andrea Camilleri in occasione della presentazione del suo ultimo libro "La Vucciria di Renato Guttuso". Inside Art Web Tv - Tutti i diritti riservati

 
 

La Sicilia, 20.11.2008
Camilleri a Ribera
Interverrà per presentare il volume sugli antichi mestieri

Ribera. «Stiamo contattando lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri per invitarlo a Ribera a presentare il libro della civiltà etnoantroplogica "Dalla semina al pane" di cui l’autore dei romanzi della serie Montalbano ha scritto la prefazione. Saranno certamente a Ribera l’assessore regionale all’agricoltura Giovanni La Via e Giovanni Ruffino, già preside della facoltà di Lettere e Filosofia dell’università di Palermo». A parlare è il sindaco di Ribera Antonino Scaturro il quale ha reso noto che l’interessante pubblicazione, realizzata grazie al contributo finanziario dell’assessorato regionale all’Agricoltura e Foreste, sarà presentata nella sala consiliare del palazzo comunale nella settimana antecedente la prossima festività natalizia. Si tratta di uno dei momenti che vedrà una migliore organizzazione logistica e giuridica dell’odierno museo della civiltà contadina che si trova alloggiato nei locali dell’ex salone dei convegni della villa comunale riberese. Il libro, una novantina di pagine con immagini a colori dei reperti agricoli ed artigianali, è composto da tre parti. La prima tratta il ciclo dalla semina al pane. La seconda interessa la nascita del museo etnoantropologico e la terza un corposo repertorio fotografico e didascalico. «E’ la storia di tutti gli attrezzi della civiltà contadina - ci dice il prof. Giuseppe Puma che ha raccolto i reperti in trent’anni di attività - il volume sarà molto utile ai giovani e agli studenti che non conoscono il tradizionale mestiere dei loro genitori».
e.m.
 
 

Il Giornale di Vicenza, 20.11.2008
Specchio italiano
Il Paese delle scuse e la chitarrina dell’Eliseo
L’«abbronzato» di troppo sfuggito a Berlusconi ha indotto madame Sarkozy a un «gran rifiuto»

[...]
Capita spesso che all’autore dell’offesa venga chiesto di scusarsi non con una singola persona, ma con un intero popolo, di solito il popolo italiano. Nel caso dell’ultima infelice battuta di Berlusconi, il popolo avrebbe dovuto essere quello americano. Bisognerà aspettare la prossima battuta di Berlusconi per una richiesta di scuse al mondo intero. Nel caso dello scrittore Andrea Camilleri (quello del commissario Montalbano) che davanti agli studenti di un liceo di Roma ha detto che la ministra Gelmini non è un essere umano, le scuse, che nessuno gli ha però richiesto trattandosi di un «paradosso letterario» (ah beh, allora!) dovrebbero essere rivolte ai marziani.
[...]
 
 

l'Unità, 21.11.2008
Lo chef consiglia
E il premier canticchia: «Tutto va ben, mia nobile marchesa»
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Messaggero, 21.11.2008
Premio Gorky

Roma. Il 26 novembre, al Caffè Greco, l’ambasciatore della Federazione Russa Alexey Meshkov illustrerà l’edizione 2008-9 del Premio Gorky che viene assegnato a scrittori e traduttori alternativamente russi e italiani. Concorrono per gli scrittori di questa edizione: Alessandro Baricco, Andrea Camilleri, Aldo Nove. I traduttori, dall’italiano, sono Danil Harms, Sasha Sokolov, Viktor Pelevin.
 
 

La Sicilia, 21.11.2008
Percorsi di sicilianità: da Verga a Camilleri

Paternò. La Galleria d'arte moderna di via Monastero 2 ospiterà, stasera alle 19, un incontro-dibattito del Kiwanis Club Paternò con la prof.ssa Daniela Privitera (Università Kore di Enna), che interverrà sul tema: «Dal silenzio imposto al riscatto della parola: la Sicilia si racconta... » Percorsi di Sicilianità da Verga a Camilleri. Introdurrà il dott. Giuseppe Rizzo, presidente del Kiwanis Club Paternò.
g.cic.
 
 

l'Unità, 22.11.2008
Lo chef consiglia
Riccardo Villari, ovvero la passione italica per la poltrona
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 22.11.2008
Inchiesta «Le grandi opere». Salerno R. Calabria
Quattrocento chilometri a ostacoli. L’eterno cantiere che collega il Sud
Un affare da milioni di euro per i boss che prendono il 3 per cento. Secondo la Procura di Reggio l’autostrada è interamente sotto il controllo della malavita. I lavori in corso, dal 1962, costringono per 64 volte al cambio di corsia. Mentre il limite di velocità cambia per 126 volte.

Cristo si è fermato a Eboli per non prendere la Salerno-Reggio Calabria, dice Camilleri. Senza rischiare la scomunica, se è vero che anche il cardinale di “casa”, il cimentano Renato Martino, definì il viaggio verso sud «una Via Crucis, un’esperienza al limite del sopportabile: un solo interminabile cantiere».
[…]
Marco Bucciantini
Roberto Rossi
 
 

Il Giornale, 22.11.2008
Un’Agenda dei giudici per insultare il governo
Presentato dalla Regione Liguria il «diario» voluto da Md, il sindacato dei magistrati

Genova. Si chiama «Agemda» e permette di avere un panorama completo sulle critiche possibili alla politica sull’immigrazione portata avanti dal governo Berlusconi e dai partiti che lo sostengono. È una specie di nuova Smemoranda che alterna pagine di agenda a interventi di giornalisti e opinionisti e vignette firmate da ElleKappa, Vauro e Sergio Staino. Fin qui niente da eccepire, ci mancherebbe. Se non che «Agemda 2009», non è un progetto editoriale qualsiasi ma una iniziativa promossa e finanziata dall’Arci e da Magistratura democratica, associazione interna alla magistratura italiana il cui orientamento politico non si scopre certo oggi, ma che non si poteva pensare arrivasse ad animare un’operazione che sa tanto di iniziativa puramente politica.
[…]
Fin qui, si dirà che è la satira, ma a fondo pagina di satira non se ne fa come in alcuni interventi ospitati nel diario a firma di Gad Lerner, Gian Antonio Stella e Andrea Camilleri. Si contesta la decisione del ministro Maroni di prelevare impronte digitali ai rom definendola “illiberale e discriminatoria”, si elogiano le manifestazioni che hanno tentato di bloccare il G8 di Genova. Quindi il duro attacco alla «Bossi-Fini» definita come una legge che individua nei migranti i nuovi nemici delle nostre società. Uno spazio a parte è poi riservato alla Lega Nord, di cui si ricorda anche la data di nascita. «La Lega - si legge - è il partito maggiormente impegnato nell’ostacolare politiche di accoglienza e integrazione dei migranti anche con atteggiamenti di chiaro stampo xenofobo».
Federico Casabella
 
 

l'Unità, 24.11.2008
Lo chef consiglia
Un varietà a reti unificate. Così il Cavaliere scaccerà l’incubo della crisi
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Nuova Sardegna, 24.11.2008
Abbraccio letterario tra Italia e Israele

Abraham Yehoshua si attende «un grande confronto» e Claudio Magris parla di «affinità profonda» e saranno proprio loro due a dare il via ai Dialoghi letterari italo-israeliani che si aprono domani a Gerusalemme con la partecipazione del presidente Giorgio Napolitano - in visita di Stato in Israele - e quella del suo collega Shimon Peres.
[...]
Per dare qualche cifra, sono oltre 70 gli autori israeliani tradotti e molto amati dal pubblico italiano e altrettanti sono quelli pubblicati in Israele e diventati spesso dei bestseller: da Erri De Luca a Oriana Fallaci, a Susanna Tamaro (presente ai Dialoghi), a Alessandro Baricco, a Alain Elkann (anche lui presente). Senza dimenticare la Ginzburg, Primo Levi, Carlo Levi, Italo Calvino e il successo straordinario di Elsa Morante che con «La Storia» ha venduto 70 mila copie in un anno. E ancora Giorgio Bassani, Dario Fo, Dino Buzzati, Andrea Camilleri e Antonio Tabucchi.
[...]
 
 

l'Unità, 25.11.2008
Lo chef consiglia
Il desiderio segreto di Berlusconi: un clone di Emilio Fede in ogni Tv
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

AgrigentoWeb.it, 25.11.2008
Favara. Premio internazionale “Pietro Germi” ad Andrea Camilleri

Importante doppio appuntamento culturale sabato prossimo alle ore 17.00 presso il Castello Chiaramonte di Favara.
L’Associazione “ORIZZONTE MEDITERRANEO”, infatti, organizza contemporaneamente, due eventi culturali di ampio respiro: l’assegnazione del Premio Internazionale “Pietro Germi” per la Cinematografia e la Cultura allo scrittore Andrea Camilleri e la presentazione del libro/cd “Musica dai Saloni”, curato da Gaetano Pennino e Maurizio Piscopo contenente un prologo dello scrittore empedoclino.
I brani musicali, nella versione strumentale, raccolti e rielaborati da Peppe Calabrese e Mimmo Pontillo, saranno eseguiti, per l’occasione, dal vivo dalla Compagnia di Canto e Musica Popolare.
All’iniziativa, condotta da Katiuscia Manganella, porteranno  un indirizzo di saluto il sindaco di Favara, Domenico Russello, il presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi e l’assessore regionale Roberto Di Mauro.
Il programma della serata prevede gli interventi di Mario Gaziano, Giuseppe Giudice, Antonio Patti, Calogero Zarcone (tutti coautori del libro “Musica dai Saloni”), del poeta dialettale Totò Sciortino e del presidente di Orizzonte Mediterraneo, Rosario Manganella.
Per il Premio Internazionale “Pietro Germi” per la Cinematografia e la Cultura è stato costituito un comitato d’onore così composto: Alfonso Bugea, Artura Cantella, Andrea Carisi, Linda Germi, Giovanna Grisafi, Nicolò Lombardo, Rosario Manganella, Giovanni Moscato, Enza Pecorelli, Maurizio Piscopo, Massimo Puglisi, Vincenzo Raso, Bartolomeo Romano, Nuccio Schillirò, Tony Trupia, Laura Vaccaro.
 
 

l'Unità, 26.11.2008
Lo chef consiglia
Stiamo facendo il possibile perché il nostro mondo sia il peggiore possibile
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Apcom, 26.11.2008
Italia-Russia/ Istituito premio letterario Gorky: ponte tra culture
Assessore Campania, Velardi: premiazione a Capri favorirà turismo

Roma - Un premio letterario che avvicina e mette in contatto la cultura russa con quella italiana. Questo lo spirito del 'Premio Gorky', istituito dall'omonima Associazione in onore del famoso scrittore russo Maxim Gorky e presentato oggi presso la sala del Caffé Greco a Roma. Un evento che ha visto la partecipazione dell'ambasciatore russo in Italia Aleksey Meshkov, dell'assessore al Turismo della Regione Campania, Claudio Velardi, e di esponenti della cultura italiana e russa, tra cui gli scrittori Giovanni Bogliolo e Viktor Erofeev.
"Si tratta di un premio speciale, diverso dalle altre onorificenze letterarie tra i due Paesi, perchè promuove la sinergia dei potenziali culturali russi e italiani", ha dichiarato l'ambasciatore Meshkov, spiegando il ruolo e il valore dell'iniziativa in un contesto di crisi economica mondiale: "senza slancio culturale non potremo superare i problemi che oggi attanagliano l'economia mondiale. Serve uno slancio intellettuale per individuare la via d'uscita".
[...]
Nello specifico, si tratta di un riconoscimento che si articola in due sezioni - autori e traduttori. La cerimonia avrà luogo, ad anni alterni, a Mosca e a Capri (dove Gorky visse vari anni all'inizio del XX secolo), premiando nel primo caso scrittori russi e italiani le cui opere siano state tradotte nell'altra lingua. Nella rosa degli italiani ci sono Alessandro Baricco, Andrea Camilleri e Aldo Nove. Nella seconda sezione, invece, traduttori russi e italiani che abbiano effettuato traduzioni di opere letterarie in una o nell'altra lingua.
[...]
 
 

AgrigentoNotizie.it, 26.11.2008
"Caffè Vigata", successo di Lorenzo Rosso in Germania

Porto Empedocle. "Caffè Vigata", il libro del giornalista Lorenzo Rosso, pubblicato lo scorso anno, ha riscosso enorme successo anche in Germania. Il volume tratta un'intervista allo scrittore Andrea Camilleri, che racconta la sua infanzia nella città marinara in provincia di Agrigento e di come è nata l'idea di creare il famoso personaggio del commissario Montalbano. Il libro è stato tradotto in tedesco da Moshe Kahn e i diritti sono stati acquistati dall'importante casa editrice di Colonia durante la Fiera del libro di Francoforte.
Erika Grado
 
 

l'Unità, 27.11.2008
Lo chef consiglia
L’Ambrogino negato? Biagi non sarebbe gratificato da certi premi e certe giurie
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Mattino, 27.11.2008
Camilleri e il quadro di Guttuso
Montalbano scopre la Vucciria
Un racconto ispirato al mercato di Palermo Mentre il commissario soffre per amore

I colori di Renato Guttuso e le parole di Andrea Camilleri. Due grandi siciliani si sono incontrati in un libro dedicato a "La Vucciria", il più famoso mercato di frutta e verdura, pesci e carne di Palermo. Direttamente ispirato al quadro famoso, Andrea Camilleri ha scritto un racconto diventato libro (Skira, pagg.112, 18 euro), dove i numerosi particolari del quadro e le fotografie scattate dallo stesso Guttuso in preparazione del dipinto ricostruiscono globalmente quel luogo di «accadimenti impossibili». «Negli anni ’44-’47 - ricorda lo scrittore - quando frequentavo l’università, quasi ogni giorno mi ci recavo per mangiare ’u panu cu ’a meusa, di cui ero ghiottissimo».
Accanto a questo volume, l’ultimo Montalbano, con cui Camilleri ha sbancato come al solito le classifiche: "L’età del dubbio" (Sellerio, pagg. 261, 13 euro). È la quattordicesima inchiesta del commissario, quella in cui una donna affascinante, il tenente della Capitaneria di Porto Laura Belladonna, entra nella vita del cinquantottenne poliziotto turbandolo parecchio. E intanto il Montalbano televisivo, Luca Zingaretti, stravince negli ascolti con la nuova serie di RaiUno. La sempre fresca e zampillante vena narrativa di Camilleri nel nuovo romanzo sposta l’obiettivo del commissario su un traffico internazionale di diamanti.
Come mai ha scelto questo tema?
«Perchè mi sembrava di attualità. In molti romanzi di Montalbano la trama è legata ai fatti del momento, alle commistioni tra mafia, politica e affari sporchi, e quello del traffico internazionale mi è parso un argomento che meritava di essere approfondito».
Davvero è una storia del tutto inventata, come avverte alla fine del libro?
«Mi è capitato di sapere qualcosa solo sul Kimberley Process, l’ente che controlla la trasparenza del mercato internazionale dei diamanti grezzi, al fine di evitare che i profitti ricavati dal commercio vengano utilizzati per finanziare guerre civili. Questo accordo mi ha interessato e l’ho collegato ad un lontanissimo ricordo di un libro di Fleming, l’autore di 007 - non il romanzo intitolato Una cascata di diamanti, ma un saggio -, che lui scrisse sul commercio clandestino dei diamanti. Quel libro mi è servito anche per definire le rotte che seguono i diamanti contrabbandati».
Forse è pensando allo 007 di Fleming che il maturo Montalbano ha ritrovato una inaspettata agilità?
«Gli anni di Montalbano si manifestano più nei suoi pensieri che nelle sue azioni. Anche se pensa di essere diventato vecchio, lui reagisce spesso e volentieri alla sua condizione come se non lo fosse. Per un poliziotto di lunga esperienza come lui, anche il salto dalla banchina sulla tolda di un barcone è un fatto istintivo».
Perché ha voluto un Montalbano innamorato perso come un ragazzino?
«Mi succede di avere amici assai più giovani e spesso raccolgo le loro confidenze sulle crisi dell’andropausa, che è pericolosissima. Diciamo che mi sono divertito a inventare un nuovo amore per Montalbano, mettendo fra i vari pesi della vecchiaia questo ulteriore affanno».
Però Montalbano esita: la maturità in amore è l’età del dubbio?
«Proprio così. Montalbano non ha il coraggio di farsi avanti ed è bloccato dai dubbi. I pochi passi che in una certa pagina del libro lo separano dalla cucina alla veranda di casa sua dove c’è la donna desiderata, per lui sono un salto nel vuoto. Ne ha paura. E si ritrae».
Forse è il rimorso nei confronti di Livia, la fidanzata ufficiale?
«Quello è sottaciuto, ma lui esita perché il tradimento non sarebbe un cedimento passeggero. Sarebbe stato difficile in una storia così metterci una toppa. Certi incontri segnano e veramente possono capovolgere il senso di un’esistenza. E di questo lui ha paura».
Nel romanzo c’è una critica palese al trattamento riservato agli extracomunitari che arrivano in Italia, tanto che lei definisce «campi di concentramento» i luoghi di accoglienza.
«Ci troviamo di fronte a una migrazione epocale e la gente che arriverà nel prossimo futuro sarà sempre di più. La soluzione a questo problema non può essere semplicemente respingere tutti con le barriere di filo spinato. Poiché non è solo un problema nazionale ma europeo, tutte le nazioni che fanno parte della comunità dovrebbero trovare regole comuni di assorbimento possibile della gente che arriva. Altre soluzioni sono drammatiche e altre non verranno mantenute».
Ritiene impossibili le mediazioni politiche con la Libia?
«Sia Prodi sia Berlusconi hanno trattato a lungo con la Libia, per frenare il transito degli immigrati, ma il risultato è che continuano ad arrivare sempre più numerosi, e penso sia sciocco chiudere la porta».
Perchè Gheddafi non rispetta i patti?
«Non lo so, ma non c’è governo che non abbia cercato di dargli quello che voleva. Ora, siccome siamo nella condizione di aver bisogno di lui - vedi Unicredit - questo è quasi un invito agli immigrati a venire ancora in Italia».
A proposito, come indagherebbe Montalbano nel caos attuale delle banche italiane? Chi è il colpevole?
«I colpevoli sono tanti. In America penso li abbiano scoperti. Io non sono filoamericano, però debbo riconoscere che con i denari degli altri gli americani non scherzano. Sono stati capaci di condannare banchieri di riconosciuto talento rei di gravose disfatte economiche. Da noi invece si tenta di salvarli a tutti i costi, ed è sbagliato».
Francesco Mannoni
 
 

La Sicilia, 27.11.2008
Porto Empedocle
Statua a Montalbano con la griffe

Porto Empedocle. C'è anche una «griffe» famosa in provincia di Agrigento e non solo tra gli scultori che hanno avanzato la loro disponibilità a realizzare una statua raffigurante il commissario Montalbano.
Si tratta del maestro Agnello, ovvero colui il quale forgiò l'immagine a esatta somiglianza dello scrittore Leonardo Sciascia, posizionata in corso Garibaldi a Racalmuto.
Un'opera di straordinario valore non solo artistico, ma anche simbolico. Sciascia infatti «passeggia» ancora tra la sua gente, nel proprio paese. Così vorrebbe che accadesse il sindaco empedoclino Calogero Firetto con il commissario di polizia creato da Andrea Camilleri e reso ancor più famoso dalla fiction tv su Raiuno. E siccome l'amministrazione comunale del paese marinaro ha bandito un concorso d'idee per scegliere l'artista e la statua migliore tra chi avrà presentato la propria proposta, ecco che tra i nomi già noti è balzato fuori quello di Agnello.
Ovviamente è «solo» uno tra i numerosi che sono già pervenuti in Municipio e che nei prossimi giorni dovrebbero essere valutati da una speciale commissione chiamata a scegliere il Montalbano più Montalbano che ci sia. Il tutto sempre in attesa di sapere quale faccia avrà, se quella dell'attore Luca Zingaretti o no.
f.d.m.
 
 

il manifesto, 27.11.2008
Calibr9
Capri. Premio Gorky

Per gettare un ponte tra Capri e Mosca nasce nell'isola dove soggiornò lo scrittore (che ospitò nella sua casa Lenin in esilio nel 1908), il «Premio Gorky», concorso letterario riservato ad opere di narrativa e di traduzione letteraria italiane e russe. La cerimonia di premiazione avrà luogo, ad anni alterni, a Capri e a Mosca. La prima si svolgerà nell'isola a maggio. Per questa edizione le opere concorrenti per la sezione Autori sono «Seta» di Alessandro Baricco, «La concessione del telefono» di Andrea Camilleri e «Superwoobinda» di Aldo Nove.
Alberto Caerio
 
 

MicroMega n.6/2008 (in edicola 28.11.2008)
Canzoniere
Poesie incivili
Andrea Camilleri recita 15 nuove poesie incivili (VIDEO)
Un feroce e caustico affresco in versi di gerarchi e gerarchesse di regime, monsignori benedicenti e opposizioni genuflesse.
Quindici nuove poesie incivili
Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 28.11.2008
Lo chef consiglia
Il padre politico di Fini, le idi di Marzo e un immangiabile brodino
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia 28.11.2008
Rosso spopola in Germania
Grande successo per il libro «Caffè Vigata» con Camilleri protagonista

Interessante successo editoriale in Germania per il volume «Caffè Vigata», libro intervista del giornalista Lorenzo Rosso allo scrittore Andrea Camilleri, pubblicato lo scorso anno da Aliberti/Rcs Libri.
E' apparso da alcune settimane nelle librerie tedesche, infatti, tradotto da Moshe Kahan e pubblicato nelle edizioni Verlagsgruppe Lubbe con il titolo «Cafè Vigata», il libro del giornalista Rosso, i cui diritti sono stati recentemente acquistati, durante la «Buchemesse» Fiera del Libro di Francoforte, dall'importante Casa editrice di Colonia, secondo gruppo editoriale del Paese.
Nel volume Andrea Camilleri racconta a Rosso della sua infanzia nella cittadina marinara in provincia di Agrigento e di come sia nata l'idea di inventare il personaggio del commissario di polizia Salvo Montalbano, diventato famoso televisivamente grazie all'interpretazione dell'attore Luca Zingaretti.
 
 

l'Unità, 29.11.2008
Lo chef consiglia
L’oscuro mistero del premier scomparso proprio per la crisi
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Corriere della Sera 29.11.2008
«Poesie incivili» su MicroMega
Camilleri in rima diventa «cattivo». Trivialità su Bossi e il suo dito medio

Roma — Andrea Camilleri ha dato un calcio al buonismo. Direte: ma si sapeva, basta vedere come ha trasformato in fedifrago il suo commissario Montalbano. Ma quello è niente: leggete l'ultimo numero di MicroMega. Il servizio di apertura: le «Poesie incivili» di Andrea Camilleri, scrittore esimio e di successo. Non è certo la prima volta che il papà di Montalbano si diletta in rime più o meno dissacranti. Ma è la prima volta che i suoi sussurri si sono trasformati in urla. Urla politiche. E senza tema di volgarità. Un esempio? Le rime scritte per il leader della Lega. Un inno al Senatur. Leggiamo il primo verso. Un verso d'autore, integrale: «Quel medio alzato all'inno di Mameli se lo metta nel culo Senatore, già fatto largo per averci infilato il Tricolore. Mi congratulo per la capienza!».
Ed è soltanto un assaggio. Perché Umberto Bossi è il primo della lista, ma la verità è che ne ha per tutti il papà del commissario più famoso della televisione. Fendenti e strilli che entrano in quel merito troppo spesso dimenticato dall'opposizione. Fendenti e strilli che colpiscono al cuore proprio la stessa opposizione. Ricordano tanto le urla di Nanni Moretti in Piazza Navona, quelle che aprirono le danze dei girotondini. Adesso ci pensa lui, Andrea Camilleri, milioni e milioni di copie di libri vendute. Milioni e milioni di telespettatori catturati sempre con le storie del suo ineffabile commissario Montalbano. Camilleri che in piazza Navona ci ha già fatto un salto l'estate scorsa, il giorno che Sabina Guzzanti ha massacrato dal palco Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità.
Ci era arrivato un po' in punta di piedi nel luglio scorso in quella piazza, Camilleri. Ma adesso che il buonismo è sepolto, qualche settimana fa nella piazza ci è tornato per scendere accanto agli studenti in protesta contro la riforma. In senso metaforico, per carità. Meglio, letterario: «La Gelmini? Di sicuro non è un essere umano...». La strada è aperta. Spianata. Un'altra «Poesia incivile»: «Quando in pochi parlammo di regime fummo derisi. I politologi più sottili ci spiegarono che sbagliammo a demonizzarlo, non era il diavolo, infatti non indossava coda e corna regolamentari. Ora gli stessi politologi eminenti ogni tanto si fermano per strada, annusano l'aria, si chiedono perplessi: "Ma cos'è questa puzza di zolfo?". E ancora non se lo sanno spiegare». Fendenti e strilli. A destra: «Per partecipare al Family day è indispensabile aver sposato due mogli o avere avuto figli dall'amante mentre la moglie era in carica...». Ma anche a sinistra. Ai leader della sinistra. Senza sconto alcuno: «Spacciano agli elettori come dialogo il suo farneticante monologare, fanno qualche timorosa obiezione, ma se lui batte il pugno, si piegano e vendono alle tv le loro quotidiane sconfitte come accordi raggiunti con arte sottile. Pallide ombre di un governo ombra che non riesce a far ombra a nessuno».
Alessandra Arachi
 
 

29.11.2008
A causa di un lutto cittadino, è stata rinviata a data da destinarsi la presentazione del volume "Musica dai saloni" che si sarebbe dovuta tenere oggi a Favara (AG), contestualmente all'assegnazione ad Andrea Camilleri del Premio Internazionale Pietro Germi per la cinematografia e la cultura.
Andrea Camilleri parteciperà alla manifestazione tramite un intervento video registrato.
 
 

Clandestinoweb 29.11.2008
Il 1° dicembre sara' assegnato il XIX Premio Minerva. Ecco l'elenco

Lunedì 1 Dicembre, alle ore 20.30, la Galleria Doria Pamphili di Roma ospiterà la diciannovesima Edizione del Premio Minerva che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero per le Pari Opportunità, Provincia di Roma, Regione Lazio, Assessorato alla Cultura Comune di Roma e CNR.
[...]
Premio Minerva all’Uomo dell’Anno cioè Luca Zingaretti, per aver dato, attraverso il personaggio Montalbano, l’immagine di una polizia democratica dalla parte dei cittadini e della città.
 
 

l'Unità, 30.11.2008
Lo chef consiglia
Il rettore della Sapienza dopo le parole per Tremonti si unisca all’Onda
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Giornale 30.11.2008
Fermate Camilleri, il "poeta incivile"

Fermate Andrea Camilleri, per il suo bene. Sta smontando il meraviglioso castello di una vita, la sua, che era di conforto e di speranza per tutti i vinti, i geni incompresi, gli sfiduciati che sentono dinonricevere quanto meriterebbero. Uomo di buona cultura e talento, Camilleri aveva vissuto a lungo nell’anonimato, subendo anche l’onta di una bocciatura a un concorso per entrare in Rai. Non s’era arreso, era andato avanti con un po’ di regìe e un po’ di sceneggiature, ci fu molto di suo nei successi del tenente Sheridan e del commissario Maigret: ma la gente non lo sapeva, Camilleri Andrea continuava a restare un nome sconosciuto che scorre nell’indifferenza tra i titoli di coda; insomma uno che lavorava anche bene, ma nell’ombra.
Poi, a settant’anni suonati, dopo qualche libro discreto ma niente di che, s’inventa il commissario Montalbano e arrivano insieme il grande successo, i contratti, i soldi, un titolo via l’altro e la serie tv. La parabola al contrario di Camilleri era la dimostrazione che Iddio non paga sempre al sabato, ma qualche volta anche un po’ prima. Adesso purtroppo dopo il primo Camilleri (quello che non si filava nessuno) e il secondo (quello della gloria) ne è nato un terzo, che sta oscurando il secondo e facendo rimpiangere perfino il primo.
L’ultimo Camilleri è imbarazzante, ma nessuno ha il coraggio di dirglielo. Non ce l’hanno all’Unità, dove mette in fila banalità e gaffe quotidiane (una delle ultime è l’aver rimproverato a Berlusconi un’inesistente diserzione a un Consiglio dei ministri); non ce l’hanno quelli del Pd che avrebbero interesse a farlo tacere, piuttosto che a farlo giocare contro il governo al quale offre assist e autogol tipo «la Gelmini non è un essere umano»; e non ce l’hanno soprattutto a Micro-Mega, dove l’ottantatreenne scrittore si presenta con in mano, ahimè, non più opere di narrativa, ma poesie. Forse credendo inesauribile la sua capacità di rinnovarsi, Camilleri deve aver pensato che dopo lo sceneggiatore, il regista e il romanziere, potesse nascere anche il poeta. Ma questi scritti ultimi, chiamati “Poesie incivili”, finiranno con il fare un effetto ancora più patetico di un centravanti che si ostina a giocare dopo i 35 anni, o di un pugile che risale sul ring a quaranta.
Sul numerodi Micro-Mega uscito ieri mattina in edicola ci sono ben sei pagine, di queste poesie. Ne riportiamo qualcuna, in modo che il lettore se ne possa fare un’idea senza la nostra senz’altro parzialissima mediazione. «Quel medio alzato all’Inno di Mameli / se lo metta nel culo, Senatore, già fatto / largo per averci infilato il Tricolore. Mi/ congratulo per la capienza! Che altro / potrebbe contenere? Una diecina di copie / della Costituzione? Il busto di Garibaldi? / Non bastano ancora? Provi col Vittoriano /Ma questo suo ano è proprio un buco nero!».
Altro capolavoro: «Il ricco porco, eletto a capo dei suoi simili / alle scrofe da lui montate ripagò il favore / ammettendole al truogolo riservato a pochi/a suoi legulei,ai suoi giornalisti, ai suoi boia / grufolanti e grugnenti. I porci, com’è noto / non sono bestie di fiuto fine. Rovistano nel letame / vi si rotolano, vivono alla giornata. Non sospettano / che un giorno saranno mutati in salsiccia».
E che dire di quest’altro brano? «A loro il linguaggio non si forma nel cervello, ma nel ventre / e quindi non emettono fonemi, ma borborigmi, rutti, scoregge». Non è solo per le volgarità. È che anche nel resto non si vede né genio, né satira, né tantomeno poesia. Che cos’è che fa poesia, o che fa ridere, in un verso come questo: «Ha più scheletri dentro l’armadio lui / che la cripta dei cappuccini a Palermo»? Oppure questo: «Ogni tanto di notte, quando passa il tram / le ossa vibrano leggermente / e a quel suono gli si rizzano i capelli sintetici»?
Non è che ci dia fastidio la satira antigoverno: anzi, guai se non ci fosse. La gag della lettera di Benigni a Berlusconi alla trasmissione di Celentano è un capolavoro di comicità che non ci stancheremmo mai di rivedere. Ma le «poesie incivili» di Camilleri sono solo il segno di un mesto declino, forse delle ingiurie del tempo: in ogni caso di un qualcosa che chi vuol bene a Camilleri dovrebbe tenere riservato come una faccenda privata. Il suo raffinato editore, Sellerio, capirà che per carità cristiana poesie del genere è opportuno lasciarle chiuse in un cassetto? O cederà al buonismo e le pubblicherà? Urge qualcuno, a sinistra, che trovi il coraggio di dire che anche le poesie incivili di Camilleri, come la corazzata Potemkin, sono «una cagata pazzesca». Avrebbe pure lui, come Fantozzi, 92 minuti di applausi ininterrotti.
Michele Brambilla
 
 

Il Riformista 30.11.2008
Poesie. Scriverne una per maleducarne cento
Camilleri incivile
 
 

Gazzetta del Sud 30.11.2008
Un eccellente connubio tra pittura e narrativa
La "Vucciria" di Renato Guttuso interpretata da Camilleri

In un'intervista della fine del 1974, l'anno della sua "Vucciria", Renato Guttuso descriveva la sua antica passione per il mercato popolare palermitano: tramite una scelta tematica altamente significativa nel suo intenso percorso creativo. «Me lo ricordo da ragazzo, quando da Bagheria venivo a studiare a Palermo – diceva –. Scendevo dalla parte dei gradini di via Roma, entravo in piazza Caracciolo e sbucavo nella piazza San Domenico. Mi bastava questa ventata popolaresca, i suoni, le luci, le voci per cambiare registro alla mia mente. Senza saperlo, forse senza volerlo, nella retina si impressionavano quei canestri di canna dove c'erano trionfi di frutta, i grandi banchetti di pesci distesi a semicerchio sui marmi dei pescivendoli. E quando cominciai a pitturare, fra le prime cose ci furono quei colori, quei tagli di luce, magari lo stesso taglio della composizione».
Con queste parole nascoste nella mente, e soprattutto con l'immagine del grande quadro riflessa dallo sguardo sulla fantasia, Andrea Camilleri ha reso «a modo suo» omaggio a un momento di alto valore non soltanto simbolico, nella vicenda artistica e culturale dell'isola. Con la storia parallela di due «accadimenti», legati l'uno agli anni terribili dell'Inquisizione, l'altro alle stesse fasi di composizione dell'opera. In cui il mistero del giovane elegante e abbigliato «fuori stagione», compare soltanto nella riflessione definitiva, e non nello studio preliminare dell'opera.
Proprio lui – chiamato Antonello nel racconto di Camilleri – è il protagonista dell'incontro con la formosa creatura dipinta di spalle: attimi intensi nello scambio di sguardi e fugaci sensazioni tattili, che lo scrittore descrive in contrasto con gli eventi simili di un amore improvviso e clandestino, durante l'epoca buia delle persecuzioni religiose. Passato e presente che si alternano, in un confondersi di voci, di odori, di suoni, ridotti d'improvviso al nulla silenzioso e neutro d'una cornice qualsiasi a ogni attimo d'amore.
Un connubio ideale tra pittura e narrativa, che rende così possibile – nel volume edito da Skira e arricchito da un saggio di Fabio Carapezza Guttuso – l'incontro tra esperienze comuni, pur nella loro distanza spazio-temporale. La Sicilia che ritorna, con il fascino delle tinte decise, delle parole forti, dei sentimenti sempre e comunque evocati, in un'alternarsi significativamente proficuo di confusi elementi compositivi: ridotti infine a ordine e unità, nell'attimo culminante di uno sguardo pacato d'artista.
Francesco Bonardelli
 
 

 


 
Last modified Thursday, March, 27, 2014