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RASSEGNA STAMPA

AGOSTO 2009

 
Premio Museo Nino Cordio - prima edizione, 1.8.2009
ore 19.30 Museo Nino Cordio, piazzale Aldo Moro
ore 22.00 Piazza Libertà - Santa Ninfa (TP)
Il premio 2009 è assegnato a Luca Zingaretti

Il Museo Nino Cordio ed il Comune di Santa Ninfa organizzano la prima edizione del Premio “Museo Nino Cordio”. Il premio, assegnato a personalità della cultura, dell’arte, della letteratura, dello spettacolo e della scienza, legate alla Sicilia e all’opera di Nino Cordio, avrà una cadenza annuale e verrà assegnato nel mese di agosto in apertura del cartellone delle manifestazioni estive della cittadina in provincia di Trapani.
Il Premio “Museo Nino Cordio”, prima edizione, viene assegnato all’attore romano Luca Zingaretti, con la seguente motivazione:
«Per la sua straordinaria capacità di “entrare” nel ruolo di personaggi siciliani; per la promozione, in Italia e all?estero, della terra e della cultura siciliana e perché dimostra che il cinema, e l?arte in genere, possono recare un contributo notevole nella lotta alla criminalità, alla mafia, alla violenza, alla sopraffazione, dando, al contempo, della Sicilia un?immagine diversa, positiva, lontana dai soliti luoghi comuni.
Luca Zingaretti è interprete raffinatissimo, da dieci anni, del celebre personaggio del commissario Salvo Montalbano, uscito dalla penna di Andrea Camilleri, ed ormai icona della sicilianità. Il commissario, come si cita ne La forma dell?acqua, il primo dei racconti della serie, è tra l'altro un collezionista di opere di Nino Cordio, il pittore e scultore che ha portato in Italia e all?estero i colori e le memorie della sua terra d?origine».
Il 1° agosto 2009 alle ore 19.30 nei locali del Museo Nino Cordio, in piazzale Aldo Moro, dopo l’intervento dell’Assessore alla cultura Marianna Conforto e del figlio dell’artista, Francesco Cordio, l’attore romano leggerà per gli spettatori alcuni testi di Andrea Camilleri dedicati a Nino Cordio.
Alle ore 22.00, in Piazza Libertà, il Sindaco Paolo Pellicane consegnerà il Premio Museo Cordio a Luca Zingaretti.
Seguirà un incontro con il pubblico moderato dal giornalista Max Firreri.

NdCFC: Zingaretti ha letto 3 scritti di Camilleri, fra i quali “L’occhio di Cordio” (dal catalogo “Nino Cordio 1959-1997”) e “Omaggio a Nino Cordio” (introduzione al catalogo della mostra “Omaggio a Nino Cordio”, Catania, Centro Culturale Le Ciminiere, 16.4.2005)
 
 

Giornale di Brescia, 1.8.2009
Una vita sola, fatta tripla dagli altri

La tripla vita di Michele Sparacino. Non le tre vite di Michele Sparacino. E la ragione è presto detta: la vita del contadino siciliano è infatti solo una. È quella di un uomo che nasce quando il campanile della chiesa batte la mezzanotte tra il 3 e il 4 gennaio del 1898, come settimo figlio, va a lavorare nei campi a sei anni, a diciotto viene mandato al fronte, in prima linea, e poi a Caporetto, dove, durante la ritirata, muore. Ma la vita che gli altri gli cuciono addosso è diversa. Michele Saracino, fin dalla sua prima apparizione sulle carte ufficiali, viene scambiato per un'altra persona, pirandellianamente. Pochi giorni dopo esser venuto al mondo - per una strana coincidenza di fatti che si susseguono, e anche per colpa di un giornalista che non riesce a capire il loro esatto susseguirsi e il loro senso profondo - il nome di Michele balza agli onori della cronaca perché legato alla figura di un agitatore, di un sovversivo che riesce a far scatenare uno sciopero generale. Pochi anni dopo, descritto come "inafferrabile" sempre da una cattiva stampa che si inventa anche un'intervista e gli mette in bocca frasi rivoltose, gli viene attribuita la responsabilità di una serie di tumulti e atti di rivolta. E al fronte, vista la fama che gli altri gli hanno cucito addosso, i vertici militari lo considerano un "disfattista", un "sobillatore nato", e poi ancora uno che è legato in qualche modo ai nemici, e alla fine pure un "disertore". Per poi diventare, nella sua terza vita, nella vita del suo "corpo" oltre la morte, il simbolo per antonomasia del "milite ignoto".
La vita di Michele quindi è solo una, "fatta tripla" dagli altri. È lo stesso autore, Andrea Camilleri, che nella lunga intervista pubblicata insieme al racconto per Rizzoli, rilasciata a Francesco Piccolo, ci spiega l'importanza dell'analisi delle parole usate dagli autori. Del perché di una scelta e non di un'altra, dello studio delle parole, della loro posizione nella frase, di ciò che rende un autore "grande" rispetto agli altri. Oltre il racconto quindi, il lettore viene calato nella vita dello scrittore, nella sua storia, nella sua giornata, nelle sue scelte, fino ad arrivare al suo intimo. Camilleri appare come un uomo ordinato e metodico. Spiega che i suoi romanzi hanno tutti una struttura ben definita e si paragona quasi a un geometra, che prima di iniziare i lavori di una casa, ha bisogno di un "lucido" con lo schema ben preciso da seguire. Ecco allora che i romanzi che hanno il commissario Montalbano come protagonista sono tutti di 180 pagine - almeno sul suo computer - divisi in 18 capitoli da dieci pagine l'uno. O i racconti, che sono tutti di 24 pagine, quattro capitoli per sei pagine l'uno. È da questo ordine - afferma Camilleri - che scaturisce il racconto. Come un cantastorie disegna un pannello con quaranta spazi, quaranta riquadri nei quali la storia va raccontata, senza finirla prima e senza andare oltre. Scrivere per l'autore siciliano è un vero lavoro che va affrontato in modo rigoroso. Per questo non lo troveremo mai in pigiamo e ciabatte seduto davanti al suo computer, ma impeccabilmente vestito di tutto punto, seguendo i ritmi di una giornata suddivisa in appuntamenti fissi. In questo schema si muove la vita attuale di Camilleri. Ma durante l'intervista lo scrittore si lascia andare ai ricordi, sulle ali di emozioni forti che affondano le radici nel suo profondo. E allora scopriamo perché ha deciso di usare un linguaggio tutto suo nei romanzi che scrive, compreso quelli di Montalbano. O anche perché Camilleri - parlando della propria vita - la definisce come caratterizzata da "un destino ritardato".
Daniela Zorat
 
 

La Stampa – Tuttolibri, 1.8.2009
Ai punti
Servirebbe una zia anche a Papi

Come dicono a Vigata, che nirbu'so signor commissario! Montalbano gia' si pregustava di dominare l'estate, sotto l'ombrellone o al fresco di una pineta ed ecco che e' arrivata a scalzarlo Zia Mame, anche se di poco e senza far salire il valore in copie vendute dei 100 punti sopra quota 10 mila. E dire che il buon Salvo, nella sua spasmodica ricerca dello scomparso Fazio, con tanto di corse in auto e pistolettate in stile cinema poliziottesco Anni 70, ce l'aveva messa tutta, per speziare il suo «giallo»: gigioneggiando con il suo falso sosia Zingaretti e pure con il suo autore Camilleri; divagando, sul precipizio hard, con la seducente infermiera Angela solo di nome; giocando con “La finestra sul cortile” di Hitchcock; ironizzando sui «romanzi d'amuri, quelli che piacciono assa' assa' ai recensori dei giornali». Insomma «venghino, signori al granni spettacolo di fochi d'articio della premiata ditta». Nonostante, a 57 anni, al termine della carriera «chi te lo fa fare d'invischiarti in una faccenda che puo' farti finire malamente»? Eppure, grande scassamento di cabasisi, non e' bastato. Perche', chi l'avrebbe mai sospettato, dall'America Anni 30 e' tornata a splendere una zia come quella raccontata da Patrick Dennis.
[…]
Luciano Genta
 
 

l'Unità, 2.8.2009
Lo chef consiglia
Tutte le domande senza risposta
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Radio Rukki Power, 2.8.2009
Consigli per gli acquisti

Eh sì, siam tornati. Ci siamo presi una breve vacanza per rimettere a posto le idee. Naturalmente non ci siamo riusciti, quindi sempre più confusi riprendiamo le buone vecchie abitudini. E poi è Agosto e qualcuno ha proprio bisogno di un po' di consigli per gli acquisti.
[…]
IL LIBRO
LA DANZA DEL GABBIANO - Andrea Camilleri (Sellerio - 2009)
Abbiamo cercato accuratamente, in questi mesi, di evitare l'ovvio, di consigliare ciò che è un po' fuori dai circuiti della distribuzione di massa. Abbiamo cercato di offrirvi quello che non ha adeguata promozione e che però merita di essere visto, ascoltato, letto.
Questa volta deroghiamo questa implicita regola consigliandovi un libro che presto raggiungerà le consuete vette delle classifiche di vendita. Ma c'è un motivo: ormai Camilleri si acquista a scatola chiusa, sulla fiducia. Se anche scrivesse la lista della spesa venderebbe milioni di copie. E questa consapevolezza aveva, a mio avviso, spento un po' dell'iniziale ispirazione, soprattutto nei confronti del personaggio che più lo ha reso celebre: il commissario Montalbano. Dopo i primi cinque della serie, oggettivamente dei capolavori, la vena si è progressivamente esaurita, fino ad arrivare ad alcune storie che rasentavano il banale. Con "La Danza del Gabbiano" abbiamo ritrovato un amico, il vecchio commissario Montalbano, sempre più colpito dal peso degli anni, anzi delle "vecchiaglie", sempre più insofferente alla burocrazia istituzionale, in continuo dialogo con se stesso, quel Montalbano Secondo che cerca disperatamente di consigliargli le strade più agevoli. Un Montalbano che si misura con un delitto difficile, la scomparsa di un collega che è quasi un fratello, o forse più di un fratello. Ma un Montalbano che si misura anche con il suo alter ego televisivo e con il suo stesso creatore, al quale chiede implicitamente di smettere di raccontarlo, come un disperato tentativo di tornare anonimo, adesso che meno che mai si sente di recitare la parte dell'eroe.
E la "danza del Gabbiano" è una danza di morte, la morte che il commissario sente sempre più vicina e che questa volta lo sfiora dalla parte sbagliata, quella dell'affetto e dell'amicizia, per fortuna colpendolo solo di striscio.
[…]
Mike Goodmorning
 
 

l'Unità, 3.8.2009
Lo chef consiglia
Niente ricette esotiche
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Giornale, 3.8.2009
I successi che esportiamo? Da Montalbano alla Nutella

L’ultimo arrivato è il Commissario Montalbano. Adesso fa impazzire gli inglesi. Trasmessa sul canale satellitare Bbc4 la fiction tv con Luca Zingaretti protagonista ha infatti raggiunto gli indici di ascolto più alti di sempre della rete.
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Quando non tutto il male(tto) vien per nuocere…, 4.8.2009
“Il cielo rubato”. Dossier Renoir. Altra pennellata vincente di Andrea Camilleri

Michele Riotta, Notaio in pensione, riceve una lettera da una certa Alma Corradi, con la quale inizia un rapporto epistolare incentrato sulla vita del maestro dell’impressionismo Pierre-Auguste Renoir e, in particolare, su un viaggio che quest’ultimo avrebbe compiuto in quel di Girgenti (Agrigento) con l’adorata compagna Aline.
A dispetto del fatto che nessun storico dell’arte sia mai riuscito a collocarlo nel tempo, tanto l’intrigante Alma, che stranamente assomiglia moltissimo ad una protagonista di un quadro di Renoir, quanto il contraddittorio Michele, sempre più affascinato dalla misteriosa amica di penna, sono assolutamente consapevoli che se, il grande pittore avesse soggiornato in Sicilia, come sempre, in occasione delle sue precedenti visite in Italia, avrebbe lasciato tracce di sé, ovviamente in forma di quadri.
Dipinti, la cui eventuale esistenza è già sufficiente per ottundere qualunque forma di scrupolo.
Camilleri, con la consueta sapienza narrativa che la modalità della forma epistolare tende ad acuire in modo peraltro assai divertente (ricordate La concessione del telefono?), riesce ad intessere un giallo nel giallo, calibrando oculatamente un crescendo emotivo tale per cui, anche le nozioni storiche necessarie alla costruzione dell’intreccio, si assimilano con straordinaria docilità perché proposte come indizi propedeutici al dipanamento del mistero.
Il libro è straordinariamente avvincente, tanto che, una volta iniziato, la lettura diventa subito avida e smaniosa di essere portata a termine.
Le 109 pagine di questo eccellente romanzo, per l’occasione edito da Skira, il maneggevole formato del libro, la porosità della sua carta, i caratteri di stampa adottati, contribuiscono a rendere estremamente piacevoli le due orette scarse che servono per apprezzarlo compiutamente.
Leggetelo e regalatelo, è davvero un pensiero delizioso.
Ezio Maletto
 
 

PressWeb, 4.8.2009
Torna Montalbano con: La danza del gabbiano

Ed ecco il 15esimo romanzo della saga del grande Montalbano, il commissario più amato dagli italiani, in cui onore nella cittadina di Porto Empedocle  è stato persino eretta una statua.
L'ultima fatica di Camilleri, se così si può dire per un autore che sforna romanzi a ripetizione tra un Montalbano e l'altro, ci racconta di un commissario smpre più in crisi nel rapporto con l'eterna fidanzata  Livia che giunta a Vigata per andare in vacanza con "Salvo", si trova dimenticata a causa della scomparsa del collega e amico Fazio.
Infatti Montalbano già pronto per la partenza chiama a raccolta i suoi uomini,  ma Fazio, il più fedele e puntuale, non c'è. Non risponde al cellulare la sua casa è vuota , si cominciano a ripercorrere le ultime mosse di Fazio, che è stato visto per l'ultima volta al molo dove si doveva incontrare con un vecchio compagno di scuola finito nei guai. E' poi stato visto nelle campagne in una zona forse cimitero della mafia disseminata di pozzi artesiani, dove viene trovato un cadavere.
Un vero rompicapo per Montalbano dove l'intelligenza del commissario viene messa a dura prova, sembra che la stanchezza intravvista ne "L'età del dubbio" sia svanita dandoci un Montalbano lucido e consapevole dei suoi mezzi. Un ritorno alle origini di Salvo Montalbano fresco e brillante come quando era ancora uno sconosciuto commissario della provincia siciliana.
Ancora un grande romanzo del grandissimo Camilleri.
Lerris Barbieri
 
 

Corriere della Sera, 4.8.2009
Piazza Grande
Se Faletti fa troppo l'americano

[…]
Stesso menu. Va in vacanza «Lo chef consiglia», la rubrica che Saverio Lodato e Andrea Camilleri tengono quotidianamente per l'Unità. Dicono che al loro ritorno lo chef non cambierà menu: sempre le stesse ricette e la stessa pastasciutta. Al loro ritorno, se Luigi de Magistris non si sarà dimesso dalla magistratura come aveva solennemente promesso prima delle elezioni, forse Marco Travaglio avrà dato del «bugiardo» al non ex magistrato entrato in politica.
Pierluigi Battista
 
 

Il Giornale, 4.8.2009
L'intervista. David Hewson

Il segreto del successo internazionale dei romanzi dell’inglese David Hewson è basato su una ricetta che consiste nel proporre ai lettori un affascinante viaggio in Italia con delitto. Un itinerario che deve contenere suspense, ambientazioni mozzafiato, un pizzico di gastronomia e investigatori rigorosamente made in Italy. Questa è stata fino ad oggi la semplice formula delle inchieste del poliziotto Nic Costa ideato nel 2003 da David Hewson e protagonista di storie ambientate nella Roma contemporanea fra serial killer, sette sataniche, altri prelati e agenti dell’FBI.
[...]
Le è mai capitato di leggere romanzi di noiristi italiani?
«L’autore italiano più conosciuto all’estero in questo momento è Camilleri. Ed è un peccato che non venga tradotto in lingua inglese un numero maggiore di autori del vostro Paese».
[...]
 
 

Adnkronos, 4.8.2009
Editoria: A luglio acquistato on line un libro ogni 39 secondi

Guardando agli autori, i piu' gettonati su eBay.it, rimangono gli scrittori americani, ai primi posti Stephen King (672 inserzioni) e John Grisham (437); solo al terzo posto il primo autore italiano, Andrea Camilleri, con 347 suoi libri nella vetrina di eBay.
[…]
 
 

The Washington Post, 5.8.2009
Book Reviews of 'Murder in the Latin Quarter' and 'August Heat'
Travel Advisory: Murder Stalks Foreign Lands
A French woman finds, and loses, her sister, while an unsolved Italian crime resurfaces.

[…]
"August Heat," the latest of Camilleri's novels translated into English, may seem a trifle in some ways. Certainly the book has its layers of darkness: the discovery of a corpse in a buried trunk, a 16-year-old girl who vanished six years earlier; rumors that one suspect has become a sex tourist, traveling abroad to sate his interest in underage girls; and hints of a conspiracy that may involve the local government, the local mobsters or both. But Camilleri often presents it all with curmudgeonly whimsy.
While solving the disappearance of a young boy, Inspector Salvo Montalbano uncovers a hidden section of the house the child's family had been renting and finds a dead body within: "a cross between a mummy and a giant parcel ready for shipping." Reconstructing the past holds the key to the crime -- literally so, when Montalbano places the dead girl's twin sister at the murder scene to unmask the killer. But the joys of "August Heat" arise less from the central plot than from its margins: Montalbano's never-flagging fondness for food, his ruminations on aging and his commentaries on Italian society. (In addition to capturing Camilleri's dialectal quirks, translator Stephen Sartarelli also provides notes that explain the book's many historical and political references.)
Often, the investigation serves as a kind of scaffolding from which to hang skit-length romps: Montalbano posing as a "Plenipotentiary Minister" to trick the head of forensics or endlessly dressing and undressing in his office to fend off thick summer sweat, a running joke. Even that twin sister starts out as a gag, with Montalbano inventing the woman on a whim to tease an over-amorous prosecutor and then being surprised himself when she emerges as an actual person (and a romantic interest, despite the 33-year age difference between her and the detective).
"Was this any way to carry on an investigation?" Montalbano muses to himself at one point. "It was starting to look like a comedy routine." That assessment might well apply to much of "August Heat," even as darker forces close in. But the occasional absurdity doesn't detract from the novel's myriad pleasures.
Art Taylor
 
 

TV Sorrisi e canzoni, 5.8.2009
Auditel di martedì 4 agosto: Montalbano vince anche in replica, ottimo risultato per il film con Adam Sandler su Italia 1

Il secondo appuntamento su Raiuno con le repliche estive de «Il commissario Montalbano» ha ottenuto una media di 4.581.000 spettatori, pari al 24.90% di share. Il film-tv «Tocco d’artista», prodotto nel 2002, era già stato riproposto nel 2006 (allora fu visto da 6.597.000 spettatori, 25.35%).
[…]
 
 

Le ali della farfalla, 5.8.2009
La fine della letteratura italiana

C’è ormai poco da essere soddisfatti la letteratura italiana perde il passo con il mondo: non esporta più niente e vende pochissimo soprattutto all’estero. Ma risalta sopra ogni cosa che non è più originale e non riesce a essere innovativa.
[…]
La maggior parte dei libri è stancante e lenta. Quello che viene chiamato ritmo morbido andrebbe definito con l’aggettivo più appropriato di noioso. Camilleri è illeggibile: un rigo sì e uno no c’è una parola in siciliano, già è faticoso leggere in italiano anzi noioso (parole di Gian Arturo Ferrari, non mie) figuriamoci in dialetto, ma potremmo allora riesumare la lingua d’oc e d’oil. Oppure c’è in atto un tentativo di scrivere in un nuovo in volgare e allora Camilleri è il nuovo Dante;  e il siciliano il futuro italiano. L’ipotesi, ora che ci penso, non è del tutto campata in aria se si pensa che gran parte dell’economia della penisola è in mano alle mafie di vario genere e grado.
[…]
Fabrizio
 
 

Italia Oggi, 6.8.2009
E Montalbano indaga su Cucchiara e Larussa

Il commissario Montalbano piace sempre al pubblico. Anche quando mandano in onda le repliche. L'altra sera su Raiuno è stata ritrasmessa una delle storie scritte da Andrea Camilleri, eppure gli italiani che hanno sostato davanti al video per rivedere l'episodio sono stati 4milioni e 581mila, arrivando al 24,90 per cento di share. Si trattava di «Tocco d'artista», dove Salvo Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, doveva scoprire come erano morti Alberto Larussa e Ignazio Cucchiara.
Fatto sta che fin dall'inizio appare il cognome Larussa, che il telespettatore associa immediatamente a un ben più noto La Russa, ovvero il ministro della Difesa, Ignazio. E si comincia con la surreale comunicazione del primo decesso, annunciato a Montalbano: parlando, si evoca «la morte della russa», tanto che il commissario chiede se si tratti di una prostituta, prima di associare la notizia a un cognome. Dopo, poi, l'altra morte, quella di Ignazio Cucchiara, e allora si percepisce l'aspetto ludico della letteratura di Camilleri. Uno che, in effetti, non ha mai nascosto la sua militanza a sinistra.
[…]
Pierre de Nolac
 
 

Premio Cesare Pavese 2009, 7.8.2009
Ad Andrea Camilleri, Enzo Bianchi, Giancarlo Caselli e Lawrence G. Smith la XXVI edizione del Premio Cesare Pavese
Sabato 29 e domenica 30 agosto 2009, Santo Stefano Belbo (Cn)

Andrea Camilleri con “La danza del gabbiano” (Sellerio), Enzo Bianchi con “Il pane di ieri” (Einaudi), Giancarlo Caselli con “Le due guerre” (Melampo) e il saggista newyorkese Lawrence G. Smith con “Cesare Pavese and America: life, love and literature” (University Massachussetts Press) sono i vincitori della XXVI edizione del Premio Cesare Pavese (sezione opere edite).
Sono stati designati venerdì 7 agosto 2009 dalla Giuria internazionale presieduta da Giovanna Romanelli (docente all’Università Cattolica di Milano; già professoressa alla Sorbona) e composta dal Vicepresidente Adriano Icardi (professore; già Senatore, Assessore alla Cultura della Provincia di Alessandria e Sindaco di Acqui Terme), Luigi Gatti (Presidente del Cepam-Centro Pavesiano Museo Casa Natale), Pierluigi Cavalli (membro dell’Associazione Medici Scrittori Italiani), Abraham De Voogd (membro dell’Union Mondial Médecins Ecrivains), Giuseppe Rosso (professore e membro della sezione italiana dell’Union Mondial Médecins Ecrivains), Camillo Brero (studioso e divulgatore della lingua piemontese; autore del Vocabolario della lingua piemontese e della Grammatica della lingua piemontese), Luciana Bussetti Calzato (professoressa e scrittrice di racconti).
La cerimonia di premiazione si svolgerà domenica 30 agosto alle ore 10 a Santo Stefano Belbo (Cn), presso la casa natale dell’autore de "La luna e i falò" (Via Cesare Pavese, 20). Sarà preceduta dalla giornata pavesiana di sabato 29 agosto, cui parteciperanno gli scrittori Andrea Bajani, Giuseppe Culicchia e Margherita Oggero, il Direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino Ernesto Ferrero e il critico letterario, giornalista e scrittore Lorenzo Mondo.
Organizzato e promosso dal Cepam-Centro Pavesiano Museo Casa Natale, assieme alla Fondazione Cesare Pavese e al Comune di Santo Stefano Belbo, il Premio Cesare Pavese è la prima manifestazione frutto del Parco Culturale Piemonte Paesaggio Umano, il nuovo coordinamento che riunisce la Regione Piemonte, la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura e numerosi Comuni e soggetti culturali che operano tra Langhe, Roero e Monferrato.
L’iniziativa intende rendere omaggio a un autore classico della letteratura italiana e internazionale che ha saputo al tempo stesso mantenere un forte legame con le sue radici piemontesi. Suddiviso in due sezioni – opere edite e opere inedite –, il Pavese ogni anno premia gli scrittori e gli intellettuali che meglio hanno saputo trasmettere il legame con il territorio, il valore dell’impegno civile o fornire punti di vista stimolanti su tematiche attuali.
Per la sezione opere edite, Andrea Camilleri riceverà il Premio individuale di narrativa per il suo ultimo romanzo “La danza del gabbiano” (Sellerio, 2009), un’indagine sofferta su una storia criminale complessa e spietata, raccontata con prosa fluida e toni sottilmente umoristici, dove il paesaggio aspro e desolato e il vibrante dialetto siciliano si accompagnano ai protagonisti come tessere fondamentali di un mosaico da ricomporre.
[...]
[Andrea Camilleri interverrà telefonicamente, NdCFC]

Motivazioni - Premio Narrativa
Andrea Camilleri, "La danza del gabbiano", Sellerio, Palermo, 2009.
Andrea Camilleri, riconosciuto unanimemente maestro indiscusso del genere «giallo», rivela anche in quest’ultimo suo lavoro grande agilità narrativa, senso dell’umorismo, attraverso gli strumenti mimetici del dialetto, e «leggerezza della pensosità».
Il titolo, che afferisce alla sfera semantica della levità, contrasta con la trama che si dipana attorno a intricate vicende legate alla specifica realtà del territorio siciliano, ove convivono vita e morte, degrado ambientale e paesaggi di insuperata bellezza. "La danza del gabbiano" prelude metaforicamente a una realtà dura, che ha il tanfo della morte. Tuttavia tanta desolazione non offusca una visione fiduciosa nell’uomo e nella sua razionalità.
 
 

Booksnotes, 7.8.2009
Da Vigata a Caporetto... e oltre
La tripla vita di Michele Sparacino, di Andrea Camilleri [Rizzoli ed., 2009]

Sarà l'urgenza data dall'età, sarà la potenza di un'ispirazione apparentemente inesauribile, ma ormai Camilleri ci ha abituato ad uscite editoriali frequentissime che rendono perfettamente plausibile ciò che già sappiamo accadrà dopo la sua scomparsa: l'uscita di almeno un romanzo postumo, l'ultimo di Montalbano.
Il grande vecchio però si scoccia da matti a scrivere soltanto le storie del commissario: lo dice apertamente e lo dimostra con il resto dei suoi lavori, romanzi storici che continuano a girare attorno a Vigata, ma anche romanzi del tutto diversi, al limite della provocazione sperimentale, come "Un sabato, con gli amici".
Personalmente non ho difficoltà ad ammettere che i miei romanzi preferiti sono quelli con Montalbano; parimenti però ammetto che Camilleri ha diritto di usare come meglio crede o sente quella libertà che - di nuovo lo afferma lui stesso - è uno dei frutti migliori del suo successo.
La popolarità gli permette di pubblicare anche cose non recenti, scritte in passato più per se stesso che per altri: è il caso de "La tripla vita di Michele Sparacino", uno di tredici racconti realizzati da Camilleri solo come sfogo personale alla propria creatività, senza preoccupazioni editoriali di alcun tipo.
Il risultato comunque non è certo inferiore al solito, e forse l'unico rimpianto da parte del lettore è che il racconto sia così corto.
La trama della storia può essere narrata in breve, la densità dei significati invece è un po' più articolata.
Nel 1898, non si sa bene se il 3 oppure il 4 gennaio, nasce a Vigata Michele Sparacino, ultimo figlio in una numerosa famiglia di poveracci.
L'epoca è quella  degli scontri tra lavoratori e padroni, del perdurante brigantaggio meridionale e del nascente inviso socialismo.
Mentre Michele è ancora bambino, per una serie di casuali circostanze, il nome di Michele Sparacino diventa quello di un pericoloso agitatore, un malvivente ed eversore temuto ma imprendibile... perchè in realtà non esiste. Un giornalista alla disperata ricerca di una storia ha frainteso alcune cose che gli sono state raccontate e ha creato dal nulla questa figura, che non tarda ad assumere i contorni di una minacciosa leggenda.
L'inizio è quindi fortuito, ma in seguito per anni e anni altri giornalisti sfrutteranno con maggior cinismo e malizia la stessa storia.
Tanto che, divenuto adulto, Michele Sparacino (quello vero) finirà per scontare alcune conseguenze della spiacevole leggenda. Lui in realtà si limita a vivere una vita semplice, mediocre, del tutto priva di elementi notevoli; non è nemmeno conscio del peso negativo del suo nome, a livello storico, spesso però gli altri lo sono sin troppo.
Il povero Michele finisce in prigione e poi nell'esercito, sino a Caporetto. Scampa, sempre inconsapevolmente, a numerose insidie ma alla fine - poco più che ventenne - la sua esistenza fisica viene troncata da un colpo in fronte.
Ed è qui che comincia quella che l'autore definisce la "terza vita di Michele Sparacino", eventi post mortem che lo vedono protagonista inconsapevole, così come inconsapevole era stato per tutti i suoi vent'anni di vita concreta.
Dal momento che poco prima di essere ucciso Michele aveva perduto le piastrine di riconoscimento, il suo corpo viene sepolto nel cimitero dei senza nome. Dalla tomba verrà poi tratto, dopo esser stato scelto a caso, per essere sepolto a Roma ai piedi del Vittoriale, in rappresentanza di tutte le sconosciute vittime della Prima Guerra. Michele Sparacino, insomma, diventa il Milite Ignoto.
C'è un sottile umorismo che serpeggia nel racconto: le traversie di un essere umano caratterizzato solo dall'equivoco che lo avvolge, la mancanza di adeguate reazioni perchè Michele non sa nemmeno di doversi difendere.
Però c'è anche una profonda malinconia insita nel peso di un destino così preponderante, tanto che non si sa decidere se addolorarsi di più per la prematura morte del giovane Michele o per l'assoluta inconsistenza della sua vita, il cui epilogo postumo dipende dalla variabilità della sorte non meno che dall'incidenza delle scelte altrui. E' storicamente vero, infatti, che il corpo da seppellire al Vittoriale venne scelto da una madre che la guerra aveva privato della consolazione di una tomba per il figlio morto: ma addensare sul povero Michele Sparacino tutte queste calamità (il cinismo giornalistico, l'antipatia di chi lo giudica senza conoscerlo, e infine persino il dolore vicario di una madre a sua volta casuale) ne fa una figura tragica e insieme surreale.
Camilleri insomma, non contento degli omaggi ripetutamente già porti a Luigi Pirandello, in questo racconto ne eleva all'ennesima potenza le disconnessioni esistenziali: se il povero Michele Sparacino avesse mai avuto modo di rivolgersi una qualche domanda, probabilmente si sarebbe chiesto con sgomento, e senza possibilità di ricevere una risposta: "Ma io dunque chi sono? Uno nessuno o centomila?".
- Lo smilzo volumetto contiene anche una "conversazione" tra Andrea Camilleri e Francesco Piccolo (a sua volta scrittore): libera e interessante, verte sulla scrittura, sui problemi della lingua e sulle esperienze dello stesso Camilleri come autore di tardo ma saldo successo.
- La copertina riproduce un orrendo dipinto di Balthus intitolato "La strada". Dico orrendo, perchè rappresenta un luogo sottilmente inquietante e respingente in cui non vorrei trovarmi mai.
LadyJack
 
 

La Provincia di Como, 7.8.2009
In vacanza restando a casa. Con questi libri si parte!

Gli americani, che non perdono occasione per coniare neologismi, l'hanno già battezzata "staycation". E' qualche cosa di più - o di più serio - di una moda, visto che è figlia della crisi e non solo un vezzo. Si tratta delle vacanze trascorse a casa: una necessità fatta virtù, in tempi in cui mettere da parte il gruzzolo per fare un viaggio o anche solo trascorrere un periodo di villeggiatura lontano da casa è diventato, per tanti, un miraggio. Quindi, tutti a casa: ma con lo spirito della vacanza. Relax, gite fuori porta, piscine (anche gonfiabili, in giardino), visite a musei e attrazioni locali, spettacoli - senza esagerare, sennò il risparmio va a farsi benedire. E libri, naturalmente: qual è il simbolo più classico del relax, l'appendice naturale del lettino e dell'ombrellone? Restando a casa però serve qualche cosa di più: un libro che aiuti a viaggiare con la mente, o almeno che regali un totale - per quanto temporaneo - distacco dagli affanni e dai ritmi di tutti giorni e ci trasporti - ecco la vacanza - in un "altrove".
C'è per tutti, un libro del genere, spesso ce n'è più di uno. Ecco quali sono per alcuni redattori de "La Provincia":
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Giorgio Bardaglio: «Camilleri. Basta la copertina blu della Sellerio per trasformare il terrazzo di casa in una rotonda sul mare e poche pagine del commissario Montalbano per aggiungere anche il nostro disco che suona, e gli ombrelloni, secchiello e paletta, coccobello cocco, rumore d’onde, bimbi che ridono e impronte sulla battigia…» («La danza del gabbiano», Andrea Camilleri, 13 euro, 271 pp.)
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Barbara Faverio
 
 

AgoraVox, 8.8.2009
Camilleri e Lodato: fatti e misfatti italiani

“Un inverno italiano. Cronache con rabbia 2008-2009” (Chiarelettere), è un libro che presenta i testi di Andrea Camilleri e Saverio Lodato pubblicati su “l’Unità”, nella rubrica “Lo chef consiglia” (sono usciti dal 20-11-2008 al 22-05-2009).
I due grandi esperti di mafia si sono quindi divertiti a cucinare a quattro mani la lingua e la cultura italiana, per cercare di esprimere dei punti di vista originali sui classici e meno classici fenomeni italiani. E siccome siamo in pieno agosto e l’attenzione se ne va facilmente a puttane (la nuova moda italiana), vi risparmierò una lunga sequela di citazioni e riporterò solo alcune cosette:
“C’è qualcosa di molto peggio della recessione: si chiama bancarotta di Stato, un’ipotesi attualmente improbabile, ma che non è impossibile. Non possiamo permetterci il rischio che vada deserta un’asta dei titoli di Stato (Bot, Cct, Bpt): non ci sarebbe infatti liquidità per pagare pensioni e stipendi, sarebbe come l’Argentina” (Lodato, p. 43).
“Mi è capitato di leggere un articolo sugli studi veterinari di Torino, sempre più vuoti perché le cure e i medicinali sono costosi. C’è di peggio. Sono diventati frequenti i casi di padroni di cani che portano i loro animali negli studi per farli sopprimere, anche se in ottima salute” (Camilleri, p. 49).
“Genchi, accusato di avere fatto 350.000 intercettazioni mentre si tratta di tabulati, ossia di registrazioni cartacee del traffico fra diversi utenti. Genchi sa da quale numero è stato chiamato un altro numero ma sconosce il contenuto della telefonata.”(Camilleri, p. 127).
“E’ stato arrestato l’inventore del semaforo intelligente”, indagati 108 (!) fra funzionari di polizia municipale, amministratori di ottanta (!) comuni del Nord e privati, tutti taglieggiatori di automobilisti per 130 milioni di euro. Il semaforo era truccato, come certe bilance…” (Lodato).
“C’è poi un’aggravante tutta italiana: fare titoli che affermano una cosa antitetica a quella scritta nell’articolo, e si sa che, fra i pochi che leggono i giornali, un’alta percentuale si ferma ai titoli” (Camilleri, p. 174).
Dunque la crisi c’è: molte persone purtroppo la possono vedere da vicino, sporcandosi viso e mani. Quindi ci sarà un autunno molto caldo e un inverno molto freddo. Molte aziende chiuderanno e gli italiani pagheranno i sempre più scarsi anticipi delle tasse basati sul “taglieggiamento di stato” del reddito dell’anno precedente, che è quasi impossibile da replicare nei casi di settori in crisi e di recessione economica. Che fine farà allora il bilancio dello Stato nel 2010? E chi sarà in grado di trovare i soldi per comprare i famigerati titoli di Stato? Però non tutto il male vien per nuocere… Forse ci risparmieremo di vedere sempre le stesse facce da sbronzo e non parteciperemo alla solita commedia di stato che ci obbliga a “rivotare” gli onnipresenti autoeletti delle varie segreterie…
Comunque il libro è un’interessante raccolta di fatti di cronaca e di aneddoti vari, raccontati da due grandi esperti della narrazione che, naturalmente, in questo caso rivelano il loro orientamento politico un po’ troppo unilaterale nell’esame di alcuni fatti. Ad esempio nel valutare le statistiche sulla criminalità fissano lo sguardo sui numeri assoluti e non su quelli relativi: se il 5 per cento degli abitanti dell’Italia sono stranieri, e alcuni di questi stranieri commettono ben il 40 per cento dei reati, mentre il 95 per cento di italiani, commettono “solo” il rimanente 60 per cento dei crimini, la cosa, dal punto di vista statistico ed umano, è molto significativa…
P. S. Ho ammirazione per il popolo italiano, lieto di crescere sotto un non leggero strato di letame politico e burocratico (Giuseppe Prezzolini, 1960). E ultime due citazioni: “Chi dice con dieci parole ciò che può essere detto con una, è un individuo capace di qualsiasi bassezza” (Mussolini); “Non sei un mentitore abituale, sei la menzogna stessa fatta persona (Marziale).
Damiano Mazzotti
 
 

La Repubblica, 8.8.2009
Dopo il botta e risposta con Scurati, l’intervento del vincitore dello Strega 2009
Smettiamola con le zuffe e ascoltate gli scrittori

Come si chiama quel posto dove un cittadino senza potere può dire la sua su ciò che ritiene importante, dando alla comunità un contributo di bellezza, e a volte perfino di verità e giustizia? Risposta: si chiama letteratura. Ed è una cosa molto seria. È un'istituzione inestimabile. Dà voce a chi non la può esprimere altrove. Di qualunque classe sociale ed età (guardate gli autori attivi oggi in Italia: Andrea Camilleri ha ottantaquattro anni, Chiara Strazzulla diciannove).
Oggi però si preferisce far finta che la letteratura sia una faccenduola mondana che riguarda il successo e le classifiche dei libri più venduti. Mettendo in scena giornalisticamente le baruffe tra chi ha vinto il Premione e chi no: ammanicato di qua, buffone di là... Galli che si azzuffano. I soliti letterati!
Ma la letteratura è una conquista politica troppo importante per ridurla a una bega fra narcisi invidiosi. Ci sono voluti secoli per arrivarci. Noi veneriamo i tragici greci. Ebbene, un tempo Eschilo, Sofocle, Euripide dovevano presentarsi da un funzionario politico, l'arconte, a esporre la storia che volevano raccontare, e costui decideva se finanziarla o no. Oggi una ragazza di 19 anni o un signore di 84 scrivono quello che vogliono, trovano un editore, pubblicano.
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Tiziano Scarpa
 
 

Il Tirreno, 8.8.2009
Badante in carcere per omicidio

Santa Fiora (GR). Il giallo dell’estate tocca l’Amiata, la terra scelta da Andrea Camilleri per le sue vacanze. Quasi a voler dare al geniale scrittore siciliano l’ennesimo spunto per una storia degna dell’interesse di Salvo Montalbano. Ma cosa c’entra Santa Fiora con Gradoli, il paese del viterbese dove a fine maggio sono scomparse Tatiana Ceoban (36 anni) e la figlia Elena (13)? C’entra, invece.
L’arresto. Qui, tre giorni, fa è stata arrestata la badante moldava Ala Ceoban, sorella di Tatiana e zia di Elena, accusata di concorso in duplice omicidio con l’amante Paolo Esposito - convivente di Tatiana, già in galera dal primo luglio.
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Gabriele Baldanzi
 
 

Il Giornale, 8.8.2009
"Vi racconto come si fabbrica uno scrittore di successo"
"Non sono mai voluto andare da Daria Bignardi, evito accuratamente i posti giusti, non sono mai andato al premio Strega, non sarò mai un amico della Domenica, ma se non faccio parte della società letteraria c’è anche un motivo stronzo: mi tengo alla larga dei morti"

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Prendiamo ancora ad esempio Scurati: è formidabile quando scrive i suoi pezzi su La Stampa. Formidabile è tutta quella scrittura che si sporca col giornalismo. Non ha senso fare ciripiripì con la scrittura di Alessandro Baricco quando la più potente letteratura contemporanea in Italia la fa Francesco Merlo sui giornali senza il bisogno di scrivere romanzi. Un articolo di Paolo Rumiz sotterra mille pagine di Ascanio Celestini. Un reportage di Peppino Sottile spiega la mafia come mai tutti i Montalbano messi in fila.
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Pietrangelo Buttafuoco
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 9.8.2009
Leo Gullotta
"Recito Buttitta e Fava per ritrovare la memoria"

«È uno spettacolo civile, un viaggio nella letteratura e una provocazione, per riappropriarsi della memoria in questo tempo dominato dal cinismo». Leo Gullotta racconta così "Minnazza", lo spettacolo ispirato al mito della Grande Madre e della fertilità, che stasera alle 21,30 approda sul palcoscenico di villa Filippina, (piazza San Francesco di Paola) dopo aver inaugurato il circuito dei Teatri di pietra in Sicilia, e reduce da Taormina e da Segesta. Ideato e diretto da Fabio Grossi, che ha costruito il percorso drammaturgico con Francesco Di Marco, lo spettacolo è un racconto sonoro, che partendo dal mito dell'Isola dei Ciclopi, arriva fino ai nostri giorni. In scena, l'attore sarà accompagnato da un ensemble di tre fisarmonicisti (Fabio Ciccarelli, Denis Negroponte e Romano Quartucci), che eseguiranno le musiche appositamente composte da Germano Mazzocchetti. «Questo è un viaggio per capitoli dentro testi della letteratura siciliana, che senza essere regionalisti ci permette di parlare di Costituzione, di mafia, di Sicilia bella e brutta - racconta Gullotta - un grido di allarme che passa attraverso la lingua di conterranei illustri e le pagine dei loro capolavori». Gullotta evoca il magistero di Buttitta, col quale apre e chiude lo spettacolo («e in particolare la poesia "Lu trenu di lu suli", dedicata alla tragedia di Marcinelle, in un Italia che ha dimenticato la sua emigrazione»), a tutti quelli che hanno creduto al concetto di libertà e diritti civili, passando per Sciascia e Pirandello, Ciullo D'Alcamo e Giovanni Meli, Tomasi di Lampedusa e Pippo Fava, ma anche "La concessione del telefono" di Camilleri.
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Laura Nobile
 
 

TV blog.it, 11.8.2009
Cosa vedrai? Prime time dell'11 agosto 2009

Ora le repliche del Commissario Montalbano, su Raiuno, hanno un titolo tutto loro: “La calda estate di Montalbano”. Ma Camilleri ha approvato questo sprizzo di originalità?
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Paolino
 
 

Il Giornale, 11.8.2009
Vecchi argomenti

Caro Pietrangelo Buttafuoco, leggo sempre i tuoi articoli in cui denunci le varie mafie culturali e letterarie: m’interessano e li condivido nella sostanza. Non ho mai dato retta a chi sostiene che critichi i circoli radical-snob sinché non ne fai parte: ci sono prove abbondanti del contrario, dico sul serio. Nel tuo definirti «un impresentabile», escluso da ogni «celebrata società letteraria», colgo semmai uno stucchevole complesso catacombale da ex fascista o da fascista, scusami, non sono più aggiornato; ma fa niente, ripeto che condivido la sostanza di quello che scrivi. Una sola cosa non mi va giù, e lo dico con un linguaggio che so di potermi permettere: la tua tendenza a denunciare le mafiosità contrapponendone delle altre. Cioè: io apprezzo Antonio Scurati anche se non mi ha mai invitato da nessuna parte, e trovo penoso Sergio Luzzatto anche se non ha mai scritto niente contro di me; non mi sogno nemmeno di dire che Francesco Merlo sia meglio di Alessandro Baricco - che tieniti forte: io apprezzo - solo perché è un mio amico ed è catanese, come fai tu; non m’invento che il buon Peppino Sottile sia meglio di tutti i Montalbano solo perché è tuo amico, come hai scritto tu. Eccetera. Inoltre leggo i tuoi articoli e li condivido - ripeto - anche se i tuoi romanzi li trovo illeggibili. E io questa cosa non la chiamo defezione, e neanche essere austro-ungarico rispetto a un siciliano: la chiamo libertà. Puoi capirmi?
Filippo Facci
 
 

ANSA, 11.8.2009
Rai: Zaia, fiction in dialetto
Proposta scatena raffica di polemiche da entrambi schieramenti

Roma - 'Capri' in napoletano,'Il commissario Montalbano' in siciliano, 'Nebbie e delitti' in emiliano. Lo propone il ministro Zaia. Intervistato da Klaus Davi dice: 'La Lega esorta la Rai a mandare in onda le fiction di grande ascolto in dialetto con i sottotitoli. Critiche da entrambi le parti politiche. Bocchino (PdL): e' una 'autentica fesseria'; Anna Maria Bernini (PdL): solo una boutade; Merlo (Pd): servizio pubblico non e' secessionista; Pdci: mission governo e' distruggere Rai3.
 
 

l’Unità, 12.8.2009
Zappate leghiste sulla Rai “Ora fiction in dialetto”
Il ministro dell’agricoltura Zaia al «Klaus condicio»: via i gay dalla tv pubblica
Rai Tre troppo «comunista» dovrebbe dare spazio solo a lingue e culture locali

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Non contento di "Barbarossa", il ministro (che ricorda Li’l Abner, fumetto americano, scarpe grosse e ciuffo nero con la mamma che portava in braccio un maiale) suggerisce una fiction "Capri" in napoletano, "Il Commissario Montalbano" in siciliano (ignorando l’innovazione linguistica di Camilleri), in calabrese "Gente di mare", "Nebbie e delitti" in emiliano, "Cuori rubati" in piemontese, "Un caso di coscienza" in friulano.
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Natalia Lombardo
 
 

TV Sorrisi e canzoni, 12.8.2009
Auditel di martedì 11 agosto: il commissario Montalbano vince la serata con un episodio in onda per la sesta volta

«Gli arancini di Montalbano», film-tv del 2002 al sesto passaggio su Raiuno, è stato visto da 4.116.000 spettatori, pari al 25.06% di share. Contro il popolare commissario interpretato da Luca Zingaretti Canale 5 schierava Meteor: distruzione finale, film-tv americano inserito nel ciclo Alta tensione, che ha ottenuto una media di 2.408.000 spettatori (17.74%).
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mauxa.com, 12.8.2009
A Montalbano sale il nirbuso
Andrea Camilleri, La danza del gabbiano, Sellerio Editore, pp 271.

Il ritorno di Montalbano svetta le classifiche. L’impatto e’ entusiastico, l’accoglienza calorosa. Ma se lo stormo degli appassionati si riconferma compatto intorno al proprio beniamino, il commissario accarezza l’idea del buen retiro.
La bellezza di una mattina di maggio tirata a lucido fa da cornice a uno spettacolo che non e' proprio di buon auspicio: la danza di un gabbiano nel penoso tentativo di rimanere aggrappato alla vita.
A Montalbano non sembra di udire alcuno sparo, ma chi potrebbe avere ragione di uccidere un gabbiano? E soprattutto, tutti i gabbiani prima di morire inscenano un balletto cosi’ straziante? L’episodio rimane impresso nella mente di Montalbano rivelandosi epifania funesta nell’incedere dell’indagine. Fazio e’ scomparso. Man mano che il caso si snoda, Montalbano e’ sempre piu’ in balia di se stesso. Le voci si moltiplicano, le identita’ si rifrangono negli specchi alla ricerca di un senso. Con questo andamento in bilico, Montalbano rischia di perdere l’orientamento e di non trovare piu’ il filo della matassa. Uno strappo di coscienza, uno sconcerto metafisico, marchia questo caso particolarmente cruento: il mondo sta cambiando a velocita’ esponenziale sotto il segno di una violenza perversa e contaminante, a stento sopportabile. Montalbano sta per giungere alla fine della corsa. Sul ciglio dello strapiombo si scanta a sbirciarne il fondo. Ecco allora il maestro fare capolino nella storia per rinfrescare la memoria al commissario. Un siparietto di mutuo soccorso, di complicita’ a sostegno, nel segno di un’irriverenza ludica che tocca l’apice.
C’era una volta un patto. Una vita ad ammuffire insieme a montagne di incartamenti da scarabocchiare in cambio della promessa d’avventura, la liberta’ di agire in un limbo perduto. Ossia una seconda vita letteraria, con la possibilita’ di vestire i panni di un hidalgo mutanghero, probo nel portare con scioltezza tutta intera l’armatura delle proprie idiosincrasie. Poi, la posta in gioco si alza. L’investigazione e la soluzione del caso, per essere credibili, devono fare i conti con le cronache quotidiane e con l’escalation di una violenza viziosa proficua e spettacolarizzata.
In caso non bastasse, ci si mette pure l’altro: il clone televisivo tanto spuderato da marcare il territorio a due passi dal suo, che grandissima camurria. Meglio ignorarlo, che il solo pensiero non fa che rompere i cabasisi al commissario. Ma quali mulini a vento? Questi sono mostri veri!
Se la finzione letteraria sceglie di tacere particolari raccapriccianti limitandosi a sovrapporre un’immagine sull’altra, la danza moritura del gabbiano sull’omicidio scellerato di Manzella, la cronaca quotidiana fa incetta di delitti crudescenti per soddisfare appetiti famelici. Montalbano vorrebbe dire basta. Se solo come Sancho Panza perdesse la conta delle pecorelle e non potesse piu’ raccontare la storia a Camilleri.
Alt. Sancho Panza?
Ma…non era Camilleri, quello perseguitato, in fuga sulla slitta, intento a lanciare polpette al commissario lupo? Non era Camilleri esasperato dalla tirannia di un Montalbano sempre piu’ prepotente nei suoi confronti, al punto da assimilare i tratti di un vero e proprio serial killer in grado di uccidere tutti gli altri personaggi e le storie che non lo riguardessero?
Nubi temporalesche si addensano all’orizzonte gravido di tensione. Il fatto che un piatto enorme di caponatina non riesca a saziare quel tanticchia di malinconia, vorra’ pur dire qualcosa. Attendiamo dunque, un colpo di scena e’ in atto.
Carla Paulazzo
 
 

Imago Romae, 12.8.2009
Andrea Camilleri - Un Inverno Italiano

C'è chi sospetta che il prossimo inverno, dopo questa estate disimpegnata per forza tra scandali e scandaletti di veline e attricette e gente che invece è disperata perchè perde il lavoro, sarà una tragedia per il nostro paese.
Intanto Camilleri, che leggerlo è comunque un piacere, ci ricorda tramite questa raccolta di articoli apparsi su "l'Unità" tra 2008 e 2009 una serie di storie tipicamente italiane dell'inverso trascorso, da non dimenticare e che lui riesce benissimo a tramandare ai posteri.
Questo è un libro che dovrebbe essere reso obbligatorio agli studenti come lettura estiva, per solleticare la formazione di una coscienza critica civile nella speranza che torni a crescere una generazioni di ribelli, ribelli nelle idee e nell'anima. Viceversa se ne sconsiglia la lettura a chi potrebbe sentirsi la coscienza sporca per aver saputo e taciuto, per esempio a chi, dell'emergenza umanitaria dei profughi e dei migranti se ne è sempre allegramente catafottuto. Per voi ormai è inutile.
Iperio
 
 

L'Espresso, 12.8.2009
L'antitaliano
Quanti amici ha Totò Riina
I carabinieri, specie quelli che arrivano da altre provincie, sanno che in Sicilia un colpo di lupara può raggiungerli in ogni vicolo, in ogni tratturo. È naturale, allora, che si creino delle tacite regole di coesistenza

L'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il capo siciliano della mafia Totò Riina, lo scrittore della sicilitudine Leonardo Sciascia, il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia perché la conosceva bene, Massimo Ciancimino il figlio del sindaco mafioso di Palermo don Vito e altri esperti della onorata società hanno spiegato invano agli italiani che il problema numero uno della nazione non è il conflitto fra il legale e l'illegale, fra guardie e ladri, fra capi bastone e le loro vittime inermi, ma il loro indissolubile patto di coesistenza. L'essere la mafia la mazza ferrata, la violenza che regola economia e rapporti sociali in province dove la legge è priva di forza o di consenso.
Eppure la maggioranza degli italiani non se ne vuol convincere, si rifiuta di crederlo e quando il capo della mafia Totò Riina fa sapere che l'assassinio del giudice Paolo Borsellino è stato voluto o vi hanno partecipato i tutori dell'ordine, ufficiali dei carabinieri o servizi speciali, il buon italiano si dice: è l'ultima scellerataggine di Riina, mette male nel nostro virtuoso sistema sociale. Se ci sono due scrittori italiani e siciliani che hanno larga e meritata popolarità nel paese essi sono Giuseppe Tomasi di Lampedusa autore del 'Gattopardo' e Andrea Camilleri i cui libri sono in testa alle vendite, salvo il libro migliore, uno dei primi edito da Sellerio in cui spiegava per filo e per segno i compromessi fra mafia e Stato su cui si fonda l'unità d'Italia.
Senza alcuna presunzione di avvicinarmi a questi maestri, vorrei umilmente ricordare ai miei connazionali le ragioni per cui il capo delle mafie Totò Riina ha potuto scrivere il famoso 'papello' al capo del governo italiano per chiedergli, come ora ci fa sapere Massimo Ciancimino custode del documento, se, viste le buone relazioni correnti, il capo del governo non poteva mettere a disposizione del capo della mafia una rete della televisione. Proprio come chiesero e ottennero la Terza rete i comunisti quando condizionavano il mercato del lavoro.
Massimo Ciancimino, il figlio del sindaco mafioso di Palermo, ha detto o lasciato capire che i carabinieri 'nei secoli fedeli' si attennero nelle operazioni di mafia ad attenzioni speciali, clamorosa quanto rimasta senza spiegazioni credibili la mancata perquisizione nella villetta in cui Riina aveva abitato e guidato per anni la 'onorata società'.
Del pari sono rimaste senza spiegazioni le accuse e le richieste di chiarezza mosse, quando era sindaco a Palermo, da Leoluca Orlando. Eppure una ragione del 'comportamento speciale' della più efficiente polizia italiana verso la mafia c'è ed è evidente: i carabinieri, come la mafia, non sono qualcosa di estraneo e di ostile alla società siciliana, fanno parte e parte fondamentale del patto di coesistenza sul territorio, di controllo del territorio condiviso con la Chiesa e con la mafia. In ogni paese siciliano accanto alla Chiesa e al parroco c'è una caserma dei carabinieri e una cosca mafiosa. Spiega Camilleri nel suo aureo libretto: i parroci sono persone oneste, ma sanno che a mettersi apertamente contro la mafia restano isolati, senza sussidi, senza ragazzi negli oratori. E i carabinieri? I carabinieri, specie quelli che arrivano da altre provincie, sanno che la loro vita è appesa a un filo che un colpo di lupara può raggiungerli in ogni vicolo, in ogni tratturo. Non è naturale, obbligatorio che si creino delle tacite regole di coesistenza o di competenza?
Giorgio Bocca
 
 

Il Messaggero, 12.8.2009
Ostia Lido – Salotto letterario

Oggi “Da Pirandello a Camilleri. La Sicilia andata e ritorno”, un viaggio d’attore attraverso gli scritti dei due grandi autori, ideato, diretto e interpretato da Paolo Perelli. Approdo alla lettura, piazza dei Ravennati (Pontile). Alle 21.30. Ingresso libero. Info: www.approdoallalettura.it
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Messaggero Veneto, 12.8.2009
Pizzul e Gianni Brera dai voti a Messico 70 alla disputa sui vini

Se il tempo la fa da guastafeste, l’estate raccontata e letta da Angela Felice e Paolo Patui è bella lo stesso.
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Gran finale con piccolissima lettura: un mignon rubato a Camilleri esilarante nel confessare come sulle spiagge estive della sua Sicilia abbia maturato fin da piccolo l’idea di fare lo scrittore.
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Domenico Zilli
 
 

Il Messaggero, 13.8.2009
Visto in Tv
Se la fiction avesse i sottotitoli

“Gli arancini di Montalbano”, fritti e rifritti per tante repliche, hanno vinto ancora la serata con il 25,06 per cento di share. E dei film di Montalbano, molte parole in siciliano sono entrate nel lessico quotidiano - per affezione del pubblico verso il commissario e la serie - nonostante siano di difficile comprensione. Scagli una pietra chi capirebbe che occupari significa soffocare [accupari, NdCFC], o che chiummo sta per piombo? Ma secondo il ministro dell’Agricoltura Luca Zaia, è anche troppo poco... I film tratti dai romanzi di Camilleri, secondo il ministro, dovrebbero essere in lingua madre dall’inizio alla fine. E vorrebbe tanto che il lombardo stretto venisse parlato nelle serie ambientate al Nord, e così via. Insomma a ciascuno il suo idioma. E per gli altri? Sottotitoli in italiano come fu per “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi? Passato alla storia anche per la traduzione. Quello era cinema, ma, come immaginare gli spettatori fissi sulle didascalie, immobili senza nemmeno un bicchiere d’acqua?
Il caso dialetto è eclatante. Poco tempo fa direttori e vertici del settore spesero fiumi di parole per avvalorare il contrario, ossia il ripristino e la rivalutazione dell’italiano. Poi, che in tre o quattro titoli vi siano personaggi che parlano romano, napoletano, milanese, rientra nella prassi. Ma la fiction, già così omologata, così inflazionata, così spesso mal fatta dalla tv, perché dovrebbe essere spazzata via del tutto da chi non l’ha mai realizzata?
Micaela Urbano
 
 

SiciliaInformazioni, 13.8.2009
La guerra dei dialetti. Totò, Sordi e Camilleri contro il Masaniello padano. Non c’è partita

Questa è la volta buona amici, Umberto Bossi sta affossando la Padania con le sue mani. La sua gazzetta, che si chiama per l’appunto Padania, ospita nell’edizione del 13 agosto, articoli in dialetto (o lingua?) veneto. Uno spasso.
Quanti li leggeranno? Quanti capiranno? Quanti accoglieranno con favore questa scelta? Nel Sud basterà continuare a cantare (in napoletano) e a scrivere libri (in siciliano) per essere capiti. I padani devono affidarsi al veneto: a stento gli italiani lo sopportano quando si tratta di Goldoni che non è certo un signor Nessuno, ma più in là non si va. La guerra dei dialetti per Masaniello padano è persa in partenza.
Gli imprenditori veneti che commerciano con i cinesi si congratuleranno per la genialata leghista? Probabilmente no. Una cosa è una canzone napoletana, un’altra il dialetto bergamasco o comasco. L’ambrosiano-milanese? Non esisterebbe se non fosse per la “bela Madunina” (che te brillet de lontan tuta d'ora e piscinina, ti te dominet Milan…), e per Ornella Vanoni, che l’ha ha usato come fosse tedesco. Una quarantina d’anni fa qualche chance l’avrebbe avuta, grazie ad un gruppo di attori e cabarettisti di successo, e qualche comico di grande charme, come Tino Scotti del “ghe pensi mi”, (ghe nome pensi cognome e mi, Milano, ci penso io) Goldoni non salverà la Padania, mentre il siciliano, grazie a Camilleri, che sforna un libro al mese, è diventata la seconda lingua nazionale.
E lo era anche prima lingua nazionale perché gente come Giovanni Verga e Luigi Pirandello pur scrivendo in italiano, pensavano in siciliano e il lessico era più siciliano che italiano, seguivano le fisime e i languori isolani, piuttosto che quelli del Continente. Eh già, il Continente, che ha avuto la puzza sotto il naso da sempre, anche quando di Bossi non si sentiva parlare. Angelo Musco e Nino Martoglio sono diventati celebri con l’aria del Continente. Se qualcuno gli avesse detto che l’aria del continente sarebbe diventata politica, avrebbero messo nero su bianco e inventato, seduta stante, il ragioniere lombardo che fabbrica fumo e ottiene l’arrosto perché questo miracolo da quando esiste l’Italia si ripete con la stessa frequenza di quello di San Gennaro, al quale è stata rubata, con destrezza, la primogenitura dell’ampolla. Ma la classe, cioè il sangue che si scioglie, non è acqua, anche quando viene dal Po. Tomasi di Lampedusa scrive in un italiano elegante e forbito ma è diventato la bibbia dei siciliani, nel bene e nel male, tanto che per sapere come sono gli abitanti dell’Isola, ormai bisogna consultare il Gattopardo.
E questo non vi dice niente? Il problema, come ricordano quelli che se ne intendono, non è scrivere in una lingua piuttosto che in un’altra, ma pensare e vivere la lingua che serve per scrivere. Ecco, è qui che cade l’asino, puoi comunicare in veneto e non pensare in veneto. Ci riusciva Goldoni perché la Serenissima era una cosa seria e non la "bausciata" della Padania. I veneziani solcavano i mari e conoscevano i commerci e le lingue per parlare nei mercati di mezzo mondo. I veneti parlano il veneto in famiglia ma non nei workshop, dove si decide il destino della loro azienda. E sapere che c’è un giornale bilingue, italiano e veneto, non gli fa fare sobbalzi di gioia. Ma questo non spiega perché Masaniello si stia cacciando in un cul de sac. Perciò ve lo spieghiamo: prima o poi qualcuno gli chiederà, visto che parla e straparla di dialetti, che tiri fuori il suo padano. E dove lo trova il dialetto o la lingua padana.
Deve scegliere il comasco o il bresciano o l’alessandrino. Il dialetto veneto, meglio lingua veneta, non c’entra per niente con la Padania. Ma se vuole adottare il veneto, Masaniello si accomodi. I fratelli padani però balleranno di gioia. Il tempo della Serenissima per loro è morto e sepolto. Insomma con questa storia dei dialetti che sta facendo rotolare sul tricolore, insieme a vessilli ed altro, Masaniello rischia grosso. Ogni volta che passa un film di Totò, napoletano verace, o di Alberto Sordi, romano de Roma, o arriva in libreria il libro di Andrea Camilleri, la Padania arretra di dieci caselle ed il gioco dell’oca che Masaniello ha messo sul tavolo per sventrare il Paese, lo vede irrimediabilmente in coda.
 
 

La Stampa, 14.8.2009
Fiction in dialetto – Il siciliano
Montalbano? Iddu non si fa strammiare

Iddu, ca sulla promozione non ci aviva fatto mai affidamento, non si strammò più di tanto vedendo che dall’elenco dei vicequestori nominati frischi frischi mancava il suo nome. D’altra parte, iddu, Salvo Montalbano, dirigente del commissariato di Vigata, commissario era nato e tale voleva arristare per la vita. Ma ve l’immaginate la faccia di Salvo se qualcuno si fosse arrisicato a chiamarlo signor vicequestore? Così è fatto il Montalbano, nazionale anche se parla prevalentemente il dialetto siciliano. Niente sembra poterlo strammiare, protetto com’è dalla sua naturale corazza di tolleranza.
Eppure Salvo Montalbano non rimase indifferente leggendo sul giornale quella quistione delle fiction tv che, secondo estemporanei esperti della Lega Nord, dovevano recitare ognuna nel dialetto della propria regione. In primis si ‘ntisi pigghiatu dai turchi, poi gli venne da ridere, pensando a comu sarebbe finita con la Sardegna che per lui, ma un sulu pì iddu, era lingua ostrogota. Quel sorrisetto ironico, tuttavia, sfumò mano mano che Salvo scaricava la responsabilità di tanta facile ironia sulla sua naturale incomunicabilità coi cugini isolani.
Ma poi gli si illuminò il faccione furbo, come quando durante un’indagine riusciva ad afferrare il filo della matassa. E, felice, parlò così con se stesso medesimo: «Allura è veru ca nuatri siciliani le cose le capiamo prima di tutti. Picchì, a riguardare la storia mia, mi pare propriamente di essere stato un precursore. Doppu dieci anni e diciotto storie in televisione, il Continente - anche il sacro suolo veneto - mi pare contento di aviri a chi fari con uno sbirro del profondo Sud. Uno sbirro che per giunta è indulgente coi nivuri clandestini e non sente la necessità delle ronde. Persino la mia amata Livia, la ginuvisa, comincia a tradire qualche contagio siculo, mentre io - con tutto rispetto - rimango aggranfato alla mia origine e la mia lingua l’ho pure esportata».
E, serenamente appagato, aprì il libro di poesie che gli veniva in soccorso quando doveva riflettere. Manco a farlo apposta, era Ignazio Buttitta sull’emigrazione siciliana: «Turi Scordu, surfararu / abitanti a Mazzarinu / cu lu Trenu di lu suli / s’avvintura a lu distinu...».
Francesco La Licata
 
 

Trotella’s Weblog, 14.8.2009
La danza del gabbiano – A. Camilleri

Era tanto – almeno dieci anni- che non leggevo un Camilleri. È stato piacevole ritornarci. Continuo a pensare che a me i gialli di casa nostra piacciono più di quelli altrui (mi si perdoni questa insolita botta di nazionalismo). Non parliamo di un capolavoro, ma di un libretto che ci fa passare qualche ora isolandoci dal resto e con la voglia di vedere come va a finire (quello che si chiede a un giallo no?). Ritornando dopo tanti anni – e dopo diverse puntate della serie TV – non ricordavo che ci fosse tanta violenza, ma forse sono solo cambiata io. Cambiata insieme a Montalbano che diversamente da Zingaretti (ce lo ricorda anche Camilleri con una delle sue gustose incursioni nel testo) ormai ha 57 anni e comincia a sentire anche lui il peso, l’orrore di tanta violenza.
Il finale precipita un po’. Troppo affrettato.
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 14.8.2009
Appuntamenti
Capire la mafia

Alle ore 21 alla libreria Bibli viene presentato il dvd "Scacco al re. La cattura di Provenzano" di Claudio Canepari, Piergiorgio Di Cara, Salvo Palazzolo (la voce di Bernardo Provenzano è di Andrea Camilleri). In via dei Fienaroli 28.
 
 

l'Unità, 15.8.2009
Dialetto
Camilleri, il dialetto non esiste
Quanti sono i dialetti? Uno per ogni rione, uno per ogni famiglia, impossibile imporli a scuola come materia di studio. Il padre del commissario Montalbano che ha reso familiare il siciliano anche in Lombardia, critica le uscite estive della Lega. "Vogliono tornare indietro di secoli, a prima dei Comuni".

Andrea Camilleri, autore di romanzi polizieschi che hanno per protagonista il fascinoso commissario Montalbano di Vigata, ha al suo attivo una piccola grande vittoria. Ha patrocinato la rinascita del dialetto siciliano, sparso a piene mani tra le sue pagine e sbarcato così, un po' di soppiatto e talvolta controvoglia, nella testa dei lettori. Compresi quelli (tanti) del Lombardo Veneto.
Camilleri, la Lega rilancia il suo chiodo fisso: dialetto a scuola, nella toponomastica, nelle etichette alimentari, nei sottotitoli delle fiction tv...
«Il dialetto non è solo importante, è la linfa vitale della nostra lingua italiana. Ma in sé e per sé non ha senso, se non è dentro la lingua. Soprattutto l'insegnamento del dialetto a scuola è una proposta insensata. Vede, il rischio in Italia era la perdita del dialetto. Ma non si può andare all'opposto ed eleggere il dialetto a lingua».
Qual è il rischio che si corre? L'isolamento? La frammentazione?
«Il dialetto non esiste. Esistono, come diceva Pirandello, le parlate. In Sicilia ce ne sono tante quante sono le città, e il catanese è diverso dall'agrigentino che è diverso dal palermitano. Quando scrissi “La mossa del cavallo” mi feci aiutare da un genovese per tradurre il suo dialetto. Eppure i genovesi mi scrissero per precisare: è quello di una zona particolare di Genova».
Allora chi ha imparato un po' di siciliano, dal «pirtuso» al «picciriddro», sui suoi romanzi, cosa ha imparato in realtà?
«Una parlata che senza dubbio arricchisce il linguaggio e la comunicazione. Ma il mio, tra l'altro, è siciliano fasullo».
Insomma, non bisogna invertire la gerarchia dei fatti?
«È bene conservare e studiare i dialetti, ma una lingua va avanti perché riceve parole, immagini e suoni dalla periferia verso il centro. Altrimenti è l'italiano che muore. O diventa colonia, come già è per i termini inglesi o troppo tecnici che nessuno capisce».
Quella della Lega è una boutade, una regressione o un campanello d'allarme?
«Per me è un campanello d'allarme. Non va presa come semplice boutade. Con Berlusconi prono, pronto a esaudire il 90% dei desideri di Bossi, questi da ridicoli diventano pericolosi. Nelle classi vogliono il ritorno a prima dell'epoca dei Comuni, una marcia indietro nei secoli? Benissimo. Ma è un'idiozia totale».
Quindi, è d'accordo con il professor Asor Rosa: senza la cornice della lingua nazionale i dialetti diventano folklore, un impoverimento e un ritorno al passato?
«Ma certo. È un errore gravissimo contrapporli».
Al di là delle invenzioni letterarie, funzionerebbe un mondo totalmente «localistico» dove ogni rione parla a modo suo?
«Figuriamoci. E poi servirebbe il passaporto per passare da Prati a Trastevere. Ma via. Che questo dibattito nasca in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia lo trovo repellente. L'unità italiana ha mille difetti ma eliminarli tornando indietro è follia pura».
Zaia ribatte che l'artigiano napoletano che vende corallo in Thailandia non deve perdere la sua lingua materna né vergognarsene, e scuola e istituzioni hanno il dovere di aiutarlo.
«Mi sfuggono i termini del ragionamento. L'artigiano deve vendere i suoi prodotti in italiano altrimenti i clienti non lo capiscono. Il terreno comune d'intesa è l'italiano, come è la Costituzione. Nella Carta non c'è scritto che l'italiano è la lingua ufficiale perché è naturale, ovvio, elementare».
Cosa resta allora della sua Sicilia? E come si tramanda?
«I dialetti sono parlate familiari. Si conservano attraverso l'uso quotidiano. Ma non si possono in alcun modo imporre».
Zaia propone di usare per i prodotti alimentari locali, accanto all'appellativo in italiano anche quello originario. Così le pietanze che Adelina prepara per il commissario Montalbano potrebbero avere la doppia etichetta: «purpo» accanto a polpo, «pasta 'ncasciata» accanto a pasta al forno, «passuluna» per olive nere. Che ne pensa?
«Certo. Proporrei di etichettare i politici che fanno queste proposte. Luogo di provenienza, titolo di studio e denominazione locale».
Federica Fantozzi
 
 

Il Tempo, 15.8.2009
Thriller. Il Giallo Mondadori festeggia ottant'anni di attività con un'originale raccolta
Il vero investigatore nasce sotto il segno dell'Arma
In un pocket i sedici racconti densi di indagini e scontri a fuoco che hanno vinto il concorso bandito dalla rivista «Il Carabiniere»

Divisa nera e vocazione gialla: l'Arma dei Carabinieri ha questi due colori nella sua storia e, ultimamente, ha deciso di dedicarsi un po' anche alla letteratura. Arriva nelle librerie «Carabinieri in giallo 2», selezione di racconti, tutti rigorosamente gialli e con protagonisti militari, sottufficiali e ufficiali della Benemerita. L'edizione è gloriosa e blasonatissima: Giallo Mondadori, per di più giunto al suo ottantesimo compleanno. Con soli 4 euro e novanta (l'economicità è stata sempre vanto e punto di forza di questa nobilissima collana) si hanno a disposizione 279 pagine, 16 racconti che sono una rassegna tra thriller, noir, giallo puro con una pennellatina (ma piccola piccola) di splatter per la gioia di chi ama il buon poliziesco all'italiana. Tra le righe di questa raccolta si sente il profumo del Mediterraneo e della tradizione tricolore: c'è un po' di Camilleri (che è certamente un buon esempio per tutti gli autori di questa raccolta), un pizzico di Fruttero & Lucentini, una spruzzata di Carlo Emilio Gadda. I racconti sono il risultato della selezione del secondo concorso nazionale di scrittura bandito dalla storica rivista «Il Carabiniere».
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La Stampa – Tuttolibri, 15.8.2009
Diario di lettura
L'avvocato-musicista Paolo Conte
Il poeta di «Azzurro» e «Messico e nuvole» sedotto dal piacere di raccontare, dall'arte di sfiorare la poesia senza compiacersene ''A Singapore con Chiara sotto le stelle del jazz''

[…]
«No, sono proprio un lettore standard di oggi. Prendo questi americani che non mi fanno male pur raccontandomi le cose piu' atroci, le piu' violente: Deaver, Connelly, la Cornwell; poi gli scandinavi tipo Mankell, Larsson... La spagnola Gime'nez-Bartlett, Fred Vargas, pseudonimo di una donna. Sull'onda del giallo, Camilleri mi piace molto e molto mi piace Carofiglio».
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Alberto Sinigaglia
 
 

Il Foglio, 16.8.2009
Paradossi letterari e moraleggianti nella Palermo anti racket
Da un libro pasticciato di Camilleri nasce un inciucetto tra mafia e antimafia

Capita a tutti di sbagliare. E anche i miti come Andrea Camilleri possono fare – direbbe lui – una minchiata. Il creatore di Montalbano, nel libro “Voi non sapete”, fu coerente col titolo del suo volume, datato 2007: non sapeva che una cosa da lui scritta era destituita di fondamento. E così, per evitare guai, la Mondadori, di fronte a un’immediata citazione civile da parte di una coppia che si era ritenuta diffamata, preferì transigere e pagò ottomila euro alla signora e al marito.
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Comune di Castelbuono / Camilleri Fans Club, 16.8.2009
Incontri con gli Autori - Salvo Toscano

Per la serie di “Incontri con gli Autori” organizzati dalla Biblioteca Comunale di Castelbuono in collaborazione con il Camilleri Fans Club, domenica 16 agosto Salvo Toscano presenta il suo romanzo “Sangue del mio sangue” (Dario Flaccovio Editore).
L’integerrimo capo dell’ufficio tecnico comunale di un paesino delle Madonie viene assassinato poco dopo essersi scontrato con il sindaco riguardo a un controverso progetto per la realizzazione di un resort di lusso nel territorio del comune. E proprio il sindaco è accusato dell’omicidio. Vengono coinvolti nel caso i fratelli Corsaro, l’avvocato Roberto tutto famiglia e lavoro e il giornalista-viveur Fabrizio.
Dopo “Ultimo appello” e “L’enigma Barabba”, Salvo Toscano pubblica il terzo episodio delle storie dei fratelli protagonisti dei suoi gialli.
L’incontro si terrà alle 19 al Chiostro di San Francesco. Interviene Andrea Naselli, direttore della testata online Madonie News.
 
 

TGCOM, 17.8.2009
E' Zingaretti l'attore più pagato
I cachet della tv su Sorrisi e Canzoni

E' Luca Zingaretti, volto dell’affascinante commissario Montalbano, l'attore più pagato della televisione italiana. A seguirlo Raoul Bova, Sabrina Ferilli, Lino Banfi e Claudio Amendola. La classifica dei Paperoni della fiction di casa nostra è stata stilata dal settimanale Tv sorrisi e canzoni. Lontane le cifre da capogiro di Hollywood, ma i cachet degli attori italiani non sembrano comunque essere da meno.
''Luca Zingaretti prende tra i 200 e 300 mila euro a film. Un compenso quasi inferiore ad altri se si considera quanto renda Montalbano: a livello pubblicitario tra messe in onda e repliche la Rai ha guadagnato 150 milioni di euro. E poi ci sono anche attori italiani che costano piu' di lui'' afferma Carlo degli Esposti, produttore della fiction tratta dai romanzi di Camilleri.
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TV Sorrisi e canzoni, 18.8.2009
Auditel di lunedì 17 agosto: la replica del primissimo episodio di Montalbano vince la serata

«Il ladro di merendine», film tv che dieci anni fa aprì la fortunata serie de «Il commissario Montalbano», è stato visto ieri sera su Raiuno da 3.762.000 telespettatori, pari al 22.75% di share. Contro i personaggi creati da Andrea Camilleri, Canale 5 schierava Adam Sandler in uno dei suoi film meno noti, «Spanglish», che ha ottenuto una media di 2.798.000 spettatori (18.18%).
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ANSA, 18.8.2009
Ascolti tv a Montalbano su Raiuno
Seguito da 3. 899. 000 spettatori, con uno share del 22, 75%

Roma - Montalbano vince gli ascolti tv: la replica de 'Il ladro di merendine' su Raiuno e' stato visto da 3.899.000 spettatori, share 22.75%.
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Il Tirreno, 20.8.2009
Si parla d'Africa con Camilleri

Santa Fiora. Questo pomeriggio, alle 17.30, al Parco Pratuccio di Bagnolo di Santa Fiora, in un incontro aperto al pubblico viene proposta una storia di fiducia, lavoro, cooperazione e sinergie possibili tra mondi che a volte si parlano poco: l’Europa e l’Africa. “Viva l’Africa viva! Testimonianze e immagini del continente africano” è una riflessione su un sogno, una storia di uomini e donne che insieme hanno creduto possibile fermare e far indietreggiare l’Aids; ma è anche la storia di uomini e donne che hanno creduto da africani in Africa di poter far progredire il loro paese.  All’incontro interverranno lo scrittore Andrea Camilleri, Kpakilè Joseph Felemou, console onorario per l’Italia in Guinea Conakry e Paola Germano, responsabile del programma Dream per l’Africa.
 
 

Bloomberg, 20.8.2009
Italian Tough Guys Uncover Corpses, Take Beatings, Sweat: Books

His name is Castagnetti. He goes by his surname, never wears a suit and talks like Philip Marlowe.
A scruffy Marlowe from Emilia-Romagna.
“I shave my head more often than I shave my chin,” says the private detective in “The Salati Case” by Tobias Jones. He’ll look worse after two thugs bounce him off a barroom floor.
Yes, it’s August and time to indulge in that earthy genre, the Italian crime novel. This season has dropped two fine specimens in my lap, Jones’s taut debut and Andrea Camilleri’s “August Heat,” a fluid translation of the 10th book in the Inspector Montalbano series. Toss either into your beach bag and forget the volatile markets for an afternoon.
[…]
Inspector Montalbano
Andrea Camilleri’s beloved Inspector Montalbano can also get rough: In “August Heat,” he threatens a sleazy watchman one night, sticking a pistol in the nape of his neck and stomping on his mobile phone. It’s not Montalbano’s style, though, and he has the decency to feel bad afterward.
Montalbano is gruff yet compassionate, a cop whose humanity gets him into a bind even during the sleepiest month of the year. It’s August in Sicily, and his girlfriend Livia is leaning on him to rent a house by the sea. He’s expecting lazy days.
“With this kind of heat, even the killers down here wait until autumn,” he tells her.
The inspector finds a house atop a hill overlooking a golden beach. All goes well at first, as Livia arrives with her best friend and her family, including three-year-old Bruno, who greets Montalbano by spitting a piece of candy into his eye.
Corpse in Trunk
The slapstick opener takes a more serious turn when Bruno disappears. Tracking a cat that has grown fond of the boy, the inspector locates Bruno in a secret apartment below the house. He also discovers a corpse in a trunk down there.
Livia departs in a huff, leaving Montalbano to cope with the oppressive heat as he investigates a murder, probes the suspicious death of an Arab laborer, and finds himself tempted by a beautiful medical student young enough to be his daughter. He spends the book drenched in sweat.
Tempered with bad accents, good seafood and bouts of pure silliness, “August Heat” offers a satisfying tale of corrupt officials, sexual predators and some tasty red herrings.
“August Heat” is translated by Stephen Sartarelli. It’s published by Picador in the U.K. (281 pages, 12.99 pounds) and Penguin in the U.S. (288 pages, $14).
James Pressley
 
 

Chroniques de la rentrée littéraire.com, 20.8.2009
Maruzza Musumeci de Andrea Camilleri - Fayard
Traduction: Dominique Vittoz

C’est la première fois que je lisais un roman d’Andrea Camilleri qui ne soit pas un policier. Son commissaire Montalbano m’a accompagné durant de nombreuses lectures passionnantes, mais je viens de découvrir une autre facette de l’auteur, qui a écrit ici un conte ayant pour cadre, comme ses autres romans, sa Sicile natale.
Gnazio Manisco, dont les premières pages retracent l’enfance, a travaillé dès son plus jeune âge comme ouvrier agricole. C’est un être simple, mais pas tout à fait aussi naïf qu’il semble d’abord, et la chance lui sourit puisqu’il réussit, tout miséreux qu’il est, à partir pour les Etats-Unis. Les années passent là-bas, Gnazio se débrouille, trouve du travail, apprend l’anglais, fréquente la communauté italienne, mais quand la mafia lui demande un service qu’il leur refuse, il sait qu’il vaut mieux ne pas rester sur place. Pourquoi pas dès lors rentrer à Vigàta, son lieu de naissance?
L’histoire débute vraiment alors, Gnazio achète un terrain au bord de la mer, lui qui a toujours détesté tout ce qui est marin. «Monter sur un bateau? Aller se bambaner sur la mer? Au milieu des tempêtes? Se faire sarabouler par des vagues hautes comme une maison de trois étages? Quand la mer est cafie de poulpes gros comme des chars à bancs et que c’est bien rare si une de ces bestioles ne réussit pas à vous agraper, vous attirer par le fond et vous noyer proprement?» On raconte de drôles d’histoires concernant ce terrain, mais Gnazio passe outre. A ce moment, il atteint l’âge de quarante-sept ans, tout de même, et lui vient l’idée de trouver une épouse. La mère Pina, guérisseuse et entremetteuse à ses heures, se charge de lui trouver la perle rare, et après quelques tentatives, lui parle de Maruzza, très belle femme qui n’a qu’un défaut, celui de se prendre, quelques jours par an, pour une sirène. Un soir, l’ancienne arriva, s’assit sur la pierre au pied de l’olivier et réclama, non pas le verre d’eau habituel, mais un gorgeon de vin.
«Cette fois, je crois que j’ai tiré le gros lot», dit-elle.
Gnazio apporta une fiasque pleine et deux verres. Ils burent en silence.
La mère Pina glissa une main dans sa poitrine et en tira un rectangle de carton, mais sans le montrer à Gnazio.
«Quel âge a-t-elle?»
Elle omet de lui dire aussi que Maruzza a pour seule famille une aïeule plutôt originale. Aller plus loin dans l’histoire serait dommage, mais sachez que je me suis vraiment divertie et délectée de ce roman. La langue en est très riche et originale, il faut saluer le travail de la traductrice qui a su rendre ce patois sicilien de façon très chantante, mais sans que l’on ait l’impression d’entendre une conversation sur le vieux port de Marseille!
Le lecteur se plaît à imaginer ce petit coin de Sicile, les falaises, la maison qui tourne le dos à la mer, l’olivier centenaire, l’étable, puis l’arrivée de Maruzza qui bouleverse ce paysage autant que le pauvre Gnazio.
Ce roman est à déguster tranquillement, en se régalant à la fois des péripéties et des trouvailles verbales: un vrai délice!
Kathel
 
 

Gazzetta del Sud, 20.8.2009
Mille pagine di geografia, archeologia e altro nella nuova guida del Touring club
Alla riscoperta della vera Sicilia
Di grande interesse gli itinerari, le gallerie d'arte e i musei

Oltre mille pagine, fitte, fitte, di geografia, archeologia, storia, arte, architettura e cultura tradizionale. E poi, la cartografia, gli itinerari, i centri e i luoghi rilevanti, le gallerie d'arte e i musei. Da siciliani, c'è davvero da essere orgogliosi e fieri. È la guida «Sicilia» edita dal Touring Club Italiano per la prestigiosa collana «Guida d'Italia», fresca di stampa (1103 pag., 105 carte, piante e disegni, euro 29), che fa bella vista di sé nelle librerie, nel cuore della calda stagione.
[…]
E invece lo «sguardo altro» del viaggiatore colto e intelligente, così com'è successo a partire dal Gran Tour settecentesco – uno per tutti il grande Goethe –, ci restituisce attraverso le cronache di viaggio una terra singolare e impareggiabile, dai forti contrasti, dai profili culturali unici, splendida e spesso umiliata, «così complessa – scrive Camilleri – che dentro c'è tutto l'umano».
[…]
Mario Sarica
 
 

Comune di Castelbuono / Camilleri Fans Club, 21.8.2009
Incontri con gli Autori - Gaetano Savatteri

Per la serie di “Incontri con gli Autori” organizzati dalla Biblioteca Comunale di Castelbuono in collaborazione con il Camilleri Fans Club, venerdì 21 agosto Gaetano Savatteri presenta il suo libro “I ragazzi di Regalpetra” (Rizzoli).
Gaetano Savatteri, Maurizio Di Gati e Alfredo Sole sono compaesani e coetanei. A Racalmuto hanno frequentato gli stessi posti, la stessa scuola. Uno è diventato un affermato giornalista, gli altri due boss mafiosi. Ora si ritrovano faccia a faccia raccontando, attraverso le memorie personali, la storia di un paese (quello di Leonardo Sciascia) e della Sicilia.
Savatteri, con un omaggio non rituale a un maestro come Sciascia, cerca di capire il perché delle scelte che si consumano quando ciascuno attraversa la sua personale “linea d’ombra”.
L’incontro si terrà alle 19 al Chiostro di San Francesco. Interviene Daniele Marannano, esponente di Addiopizzo.
 
 

La Repubblica, 21.8.2009
Quei libri italiani che piacciono al mondo
Scrittori da esportazione

È la storia illustrata di un successo, quella che va in mostra alla Biblioteca Braidense di Milano da lunedì prossimo fino al 20 ottobre. "Copy in Italy", a cura della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, che si apre in concomitanza con il convegno dell'Ifla (International Federation of Library Associations), raccoglie le copertine straniere dei libri italiani più esportati all'estero. Un percorso dal 1945 a oggi: da Cesare Pavese a Umberto Eco, che ha superato dieci milioni di copie nel mondo con “Il nome della rosa”, e Andrea Camilleri, il nostro autore vivente più tradotto per numero di titoli.
[…]
Dario Pappalardo
 
 
C'è Montalbano con gli occhiali

Sulle copertine giapponesi, Montalbano ha barba, occhialetti tondi, cappello e impermeabile. «Sembra un alto funzionario del fisco - ha commentato il suo autore, Andrea Camilleri - Ma come può venire in mente di mettere gli occhiali a Montalbano che li odia e addirittura rimprovera Augello perché li porta!». La reincarnazione nipponica è solo una delle venti conosciute nel mondo. Negli Stati Uniti, il volto del commissario sembra quello di un detective privato stile hard-boiled. Insomma, all'estero il cittadino più famoso del comune siciliano di Vigata appare ben diverso da quello descritto nei romanzi. Il successo, spesso e volentieri, è identico a quello italiano e ha fatto da traino anche ai gialli di Camilleri "orfani" di Montalbano. Come “La morte di Amalia Sacerdote”, uscito in Spagna prima che in Italia.
 
 

66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, 21.8.2009
La programmazione di Corto Cortissimo
In apertura "Plastic Bag" di Ramin Bahrani

Roma - Con la bizzarra epopea geo-esistenziale di una busta di plastica, vero simbolo universale e trans-culturale della globalizzazione dei consumi e delle menti, si apre – lunedì 7 settembre, fuori concorso – la programmazione di Corto Cortissimo, curata da Stefano Martina con la collaborazione di Giuliana La Volpe, sezione cortometraggi della 66. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (2 - 12 settembre 2009), diretta da Marco Müller e organizzata dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta.
[…]
Per la prima volta, la presenza italiana nel concorso riguarda ben tre registi, due produzioni e una co-produzione. Si tratta del notevole esordio nella regia di Adriano Giannini, che con “Il gioco” prende spunto da un racconto di Andrea Camilleri infondendo ad una storia d’infanzia pervasa di magia una raffinata dimensione visiva messa a punto negli anni dell’apprendistato come operatore di macchina, ancora precedente il suo debutto come attore.
 
 

Il Giornale, 22.8.2009
Il «Camillerismo»

Il migliore dei mondi possibili, caro Direttore, coincide con la migliore delle Italie. È quella civile, democratica e senza più Silvio Berlusconi. È dunque il Paese - per dirla con Andrea Camilleri, lo scrittore più amato dall’opinione corrente - senza più «il sedicente politico che racconta le barzellette, canta canzonette, fa le corna nelle fotografie, gioca a cucù con una prima ministra».
Berlusconi, al pari di Camilleri, è il politico che l’opinione corrente ha più a cuore ma è una bella gara tra i due a spartirsi gli applausi perché a differenza del padre di Montalbano, vertice della migliore Italia, l’attuale presidente del Consiglio è il risultato dell’ignavia nazionale, ovvero, la peggiore Italia derivata dalla «berlusconite, un’infezione mortale incurabile, che porterà alla rovina l’Italia tutta». Ho preso a pretesto questa citazione che è il «Pretesto» numero 1 a firma Camilleri. È tratta dal libro che il sublime autore de “Il birraio di Preston” ha dato in stampa per Chiarelettere: “Un inverno italiano. Cronache con rabbia 2008-2009”. Si tratta di una raccolta: le conversazioni tra il venerando maestro e un devoto discepolo, Saverio Lodato, pubblicate su l’Unità. Sarà di sicuro un best seller perché, al pari del Grande Comunicatore (Berlusconi secondo definizione dei due), quanto a consenso, anche il somministratore di cabbasisi non scherza. È il giorno dopo giorno secondo la rubrica «Lo chef consiglia». La portata più bella è questa: «Impronte di bambini in salsa rom» ma l’argomento fondamentale è ovviamente Berlusconi perché - si sa - la fissazione è peggio della malattia e il pretesto mi soccorre perché la lettura dell’antologia urge di ulteriore domanda: «Maestro, ma non è che con l’ossessione di Berlusconi, questa infezione mortale incurabile come da sua definizione, si alimenta l’odio, dicasi odio, quello per cui l’unica strada per venirne fuori è una guerra civile per appenderlo infine a testa in giù, il Piccolo Cesare (cosa a lei tanto cara, visto che il paragone più immediato è Benito Mussolini)?».
Capisco che la mia - sebbene fatta da discepolo mai accettato dal maestro quale potrei essere io che di mio, senza appartenenze, sarei anche vicino di scaffale tra i libri Mondadori e siciliano per giunta - è più una preghiera. Capisco che quando una scecco (ciuco) scappa trova sempre un altro scecco, e perciò per tanto che c’è di Berlusconi, tanto ce ne sarà di Camilleri, ma quello che sommessamente vorrei altresì chiedere al maestro è: «Ma non è che in questa benedetta Italia migliore che se la prende con i cattivi c’è solo la morbosità auto consolatoria?». Quella dei conformisti. Io me lo sono letto tutto, questo libro, e tutto il repertorio di banalità è apparecchiato: gli omofobi al seguito di Berlusconi; i cardinali oscurantisti al seguito di Berlusconi; gli americani di Bush, perfino, al seguito di Berlusconi. Ovviamente ci sono i mafiosi: al seguito di Berlusconi. E naturalmente i razzisti: al seguito di Berlusconi. E poi i ladri: al seguito di Berlusconi. Quindi i poliziotti bastonatori di studenti: al seguito di Berlusconi. E infine le puttane: tutte al seguito di Berlusconi che, con leggi fatte pro domo sua, si trascina nel grandguignol la povera patria. Accuratamente imbavagliata. Priva della libertà d’espressione per via dell’asservimento dell’informazione tutta. Tutta al seguito di Berlusconi.
Io che di mio non lo sarei berlusconiano, chissà in quale girone di dannazione potrei precipitare visto che dell’odio, quello che separa gli italiani tra cittadini di serie A e serie B, ho profondo schifo. Io che abito più o meno la disobbedienza della religione civile della democrazia, quando sono a Padova rivendico il diritto di felicitarmi dell’elezione di Flavio Zanonato, sindaco Pd, così come a Torino, con Sergio Chiamparino, sindaco Pd, che lo voterei volentieri a Palazzo Chigi ma anche ad Agira, al mio paese, in Sicilia, dove al governo della Regione c’è Raffaele Lombardo che non è un relitto del clientelismo per come se lo raccontano quelli dell’Italia migliore ma un mulo di durezza e di fatica che giustamente se lo sarebbe preso Camilleri in giunta accanto ai magistrati e a tutti gli extraterrestri dell’inedita stagione di una Palermo autonomista senza folclore.
Che poi, a proposito di folclore: quelle spezie di Sicilia disseminate in cucina dallo Chef, a forza di fissazione scade proprio in caricatura. Ben diversa cosa di quello che, giusto per fare paragoni, faceva Leonardo Sciascia dalle colonne del Corriere della Sera. Sciascia, appunto, era per la letteratura quello che nella cinematografia poteva essere il Burt Lancaster de “Il Gattopardo” o il Marcello Mastroianni di “Divorzio all’italiana”. Ma questa camurria dell’antiberlusconismo col riflesso condizionato rischia di attestarsi su un paragone di mezza molatura: Tiberio Murgia, quello di “Uora uora arrivau ‘u ferri botte”.
Solo l’Italia perfetta, scampata al focolaio dell’infezione detta «berlusconite» è immacolata. Ma il passatempo letterario della militanza fanatizzata, quella dell’odio ciripipì di questi furbi praticoni della banalità, accompagna direttamente alla guerra civile. All’indomani dell’arresto di Luca Bianchini, il romano accusato di stupri consumati in serie, l’Italia moralmente superiore - quella che vive nei blog, su Facebook, in Rete appunto - non ebbe altra formula per superare lo choc dicendo (e ridendo), «Bianchini: Pd di giorno, Pdl di notte».
Al momento dell’arresto, a luglio, si scopriva che il violentatore di donne indifese andava proprio fuori schema: era un dirigente romano del Partito democratico. Un invincibile riflesso condizionato, quel giorno, faceva mostra di meraviglia: in tema di disprezzo delle donne e carne di porco, infatti, cala a pennello il berlusconiano; un po’ come ai tempi di Nonno Libero, ex partigiano e sindacalista, quando per illustrare un pedofilo nella fiction tivù dovevano farlo sedere ai giardinetti. Ma con una copia de il Giornale in mano. Potevano mai dargli un altro tratto identificativo? E l’Italia migliore - ben rappresentata di giorno dal Bianchini che, al contrario, di notte si comportava da Pdl - si degnò di ricevere le condoglianze della grande stampa, quella autorevole, che non poté fare a meno di registrare il comprensibile imbarazzo. Cosa santa e giusta. E chissà che Guerra Santa, al contrario, ne sarebbe scaturita se Bianchini, culturalmente, fosse stato, diciamo così, «politicamente coerente» con l’inclinazione di cui è accusato. Purtroppo, nel libro, la cucina di Camilleri si ferma giusto a maggio del 2009. Altrimenti, chissà che piatto fumante avrebbe servito in tavola, stupri in salsa azzurra?
Pietrangelo Buttafuoco
 
 
Svolta. Don Andrea predica, una volta incantava (anche in tv)

Un grande avvenire dietro le spalle. Questo, che fu il titolo dell’autobiografia di un altro grande istrione e mattatore (il mattatore per eccellenza), Vittorio Gassman, figurerebbe bene come insegna dell’attuale bottega camilleriana. Perché don Andrea, conosciuto e amato dal grande pubblico soprattutto grazie alla rudezza e al fatalismo tutti mediterranei del suo commissario Montalbano, eroe letterario e televisivo, è (anzi, è stato) molto altro. Una volta archiviata la «macchia» giovanile dell’espulsione dal collegio causa lancio di uova contro un crocifisso, la futura eminenza rossa dei salotti-bene entrò in Rai più che trentenne. Ma non fu, a dispetto della sua militanza comunista in epoca di Dc imperante, un’entrata in punta di piedi, tutt’altro. Se il familiare bianco e nero degli anni Sessanta, con quegli «esterni» sfocati che oggi fanno tanta tenerezza e quegli «interni» da tinello, si colorò di giallo e di noir, il merito è anche suo. Infatti, dietro il successo delle Avventure di Laura Storm con Lauretta Masiero, quelle del Tenente Sheridan con Ubaldo Lay e Le inchieste del commissario Maigret con Gino Cervi c’era anche lui, don Andrea, in qualità di responsabile di produzione o di sceneggiatore. Erano, quei lavori, tutti figli del teatro, il travolgente amore giovanile (fu, tra l’altro, il primo a portare in Italia Beckett con Finale di partita, sia sul palco, sia in tv) con Pirandello, marchio di fabbrica di sicilianità, su tutti. Una passione frutto anche degli studi, fra il ’48 e il ’50, all’«Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico» di Roma. L’esordio nella narrativa, con “Il corso delle cose” (’78, ma scritto un decennio prima) avrebbe ucciso un toro, visto l’assordante silenzio che lo accolse. Ma poi, non appena spuntò all’orizzonte “Un filo di fumo” (’80), in cui «esordì» l’immaginaria cittadina di Vigata, Camilleri cominciò a diventare il Camilleri che tutti conoscono e molti apprezzano: il macinatore di best seller a ciclo continuo, fra un premio, una laurea honoris causa e un’ospitata in prima serata. Oggi, su quella sagoma corpacciuta, su quella voce cavernosa da affabulatore, sta prendendo il sopravvento il fustigatore dei costumi berlusconiani. Peccato.
Daniele Abbiati
 
 

Affaritaliani.it, 22.8.2009
Al festival del cinema di Venezia, John Turturro presenta 'Prove per una tragedia siciliana'

Il documentario "Prove per una tragedia siciliana" di John Turturro e Roman Paska, girato in Sicilia con il contributo dell'assessorato regionale ai Beni culturali, sarà presentato il 5 settembre nella sezione "Controcampo italiano" del 66esimo Festival del Cinema di Venezia. La Regione siciliana ha anche contribuito alla realizzazione di "Baaria" di Giuseppe Tornatore che aprirà il Festival il 2 settembre. "Prove per una tragedia siciliana" è il racconto di un viaggio in Sicilia che l'attore e regista italoamericano compie, alla ricerca delle proprie origini. E' stato girato nei mesi scorsi tra Palermo e Agrigento (i nonni materni di Turturro sono emigrati negli States dal capoluogo siciliano e dal paese di Aragona, nell'agrigentino); un pre-montaggio di 15 minuti è stato presentato a Palermo durante i "Cantieri del documentario".
John Turturro porta lo spettatore alla scoperta dei luoghi simbolo della mitologia dell'emigrante, compiendo un percorso che aiuta a capire l'America di oggi. Sicilia e America: storia di una relazione viva e nascosta. Una memoria ritrovata attraverso un viaggio nello spazio e nel tempo, compiuto a ritroso rispetto a quello dei tanti siciliani emigrati nel '900. Nel film, oltre allo stesso attore, anche Andrea Camilleri, Donatella Finocchiaro, Gioacchino Lanza Tomasi, Mimmo Cuticchio, Vincenzo Pirrotta. Alla direzione delle riprese Turturro ha chiamato il regista teatrale newyorkese Roman Paska, la fotografia è di Marco Pontecorvo. L'art director è Donna Zakowska, scenografa e costumista americana (Emmy Award, 2008). Il montaggio è curato da Michael Berenbaum, storico collaboratore di Turturro e dei fratelli Coen. Le musiche sono di Giovanni Sollima. Il documentario è coprodotto da Esperia Film e dall'Assessorato Regionale ai Beni Culturali tramite un progetto Por dell'Unione Europea.
 
 

ComuniCalo, 22.8.2009
“Il gioco”. Tre ragazzini cattolicesi alla Mostra del Cinema di Venezia con Giannini e Camilleri

Va in gara alla 66esima Mostra del Cinema di Venezia il cortometraggio di Adriano Giannini ispirato ai ricordi di infanzia dello scrittore Andrea Camilleri. Le scene sono state interamente girate nella spiaggia della riserva naturale di Torre Salsa, a Siculiana. Tra i protagonisti del primo cortometraggio diretto dal figlio del grande attore Giancarlo Giannini tre ragazzini di Cattolica Eraclea: Emanuele Vittorio Vaccaro, Gianluca Taibi e Giuseppe Emanuele. Del cast selezionato dal regista fanno parte solo bambini dai 4 ai 12 anni.
E’ grande l’emozione dei genitori dei piccoli attori cattolicesi. “Sono davvero molto contento – racconta Carmelo Vaccaro, uno dei genitori dei ragazzini impegnati nella produzione - vien la pelle d’oca a pensare che i nostri figli saranno alla Mostra del Cinema di Venezia, adesso incrociamo le dita e speriamo che il corto di Giannini venga premiato”.
I tre ragazzini cattolicesi sono compagni di scuola  all’istituto scolastico “Ezio Contino” dove, l’anno scorso, furono scelti durante le selezioni che il regista aveva svolto proprio a Cattolica Eraclea.
Il corto, intitolato “Il Gioco”e prodotto dalla “Ombla Production”, ora in gara nella sezione CortoCortissimo della Mostra del Cinema di Venezia, è tratto dal libro “Il gioco della mosca”, di Camilleri, è un insieme di microstorie, ciascuna delle quali è all'origine di un modo di dire, di una “frase celebre” facente parte di una mitologia familiare e cittadina, che risale agli anni dell'infanzia di Andrea Camilleri.
“Il mio – racconta lo scrittore Andrea Camilleri - era un paese di terra e mare. Aveva un hinterland abbastanza grande da potervi fare allignare i germi di una cultura contadina che s'intrecciavano, si impastavano con quelli di una cultura, più articolata e mossa, che era propria dei pescatori, dei marinai. Dal tempo della mia infanzia molte cose sono naturalmente cambiate, in meglio o in peggio non m'interessa, ma proprio perché cambiate rischiano di perdersi, di svanire anche all'interno della memoria”.
 
 

La Stampa, 22.8.2009
L'estate emarginata della Lega

Sarà pure che il dibattito politico estivo, in Italia, non fa testo. Una volta, per distinguerlo da quello vero, si parlava di politici sotto l’ombrellone.
[…]
Prendiamo, appunto, la polemica sull’uso dei dialetti e sull’eventualità di incrementarne lo studio nelle scuole. E prendiamola dal lato più leggero, la singolare proposta del ministro dell’Agricoltura Zaia di impegnare la Rai a trasmettere fiction nelle diverse lingue locali.
[…]
Il siciliano di Montalbano
Ora, a parte il fatto che Montalbano va in onda da anni sulla Rai con una parte dei dialoghi in siciliano, e Andrea Camilleri, lo scrittore che ha inventato e descritto in dialetto il fortunato personaggio del commissario, ha gran parte dei suoi lettori al Nord, non si capisce perché una proposta, pur singolare come quella di Zaia, non possa essere discussa, e magari accantonata, senza essere sbeffeggiata, come se venisse da un «Bru-bru», e non da un qualificato membro del governo.
[…]
Marcello Sorgi
 
 

Il Piccolo, 22.8.2009
Vitali: porto l'Italietta al Campiello

È una vera e propria macchina da guerra, Andrea Vitali.
[…]
Parlando di lui sono stati tirati in ballo Soldati, Arpino, Piero Chiara, Manzoni. Di certo è stato adottato artisticamente da Camilleri, che, oltre al nome, ha con lui in comune la felicità narrativa e l’ironia.
[…]
Fulvio Toffoli
 
 

Limes, 24.8.2009
I Classici 1/2009 di Limes
Perche? i classici
Al via una nuova serie di Limes: uno sguardo ai vecchi articoli di Limes su temi che sono tornati d'attualità. Gli articoli sono tratti da volumi pubblicati in passato, introdotti da una nuova analisi.

Classico e? cio? che resiste al tempo. Sedici anni dopo l’uscita del primo volume di Limes, abbiamo volto lo sguardo indietro, a ripercorrere un cammino gia? lungo.
Come in ogni rivista ancorata alle vicende dell’oggi, abbiamo ritrovato una quantità di articoli eccellenti, ma datati. Utili per ricostruire i passaggi dell’età contemporanea, ma erosi dai fatti successivi. Accanto ad essi, diversi contributi, per quanto connessi al flusso degli eventi, ci sono parsi tuttora incardinati nell’attualità. Anzi, suggestivi per illuminarne le radici profonde. Quelle che Braudel avrebbe scavato per scernere il grano della lunga durata dal loglio della cronaca occidua. Altri scritti, infine, hanno un valore documentale e restano quindi validi a prescindere dalla loro attualità.
Da queste due ultime categorie abbiamo attinto per immaginare una nuova serie di Limes, a carattere antologico. L’idea e? di selezionare per ognuno dei principali temi monografici ricorrenti nella nostra rivista un gruppo consistente di articoli «classici» e di raccoglierli in volume, con un saggio introduttivo ed eventuali appendici per la sezione Limes in piu?.
Ecco quindi il primo volume dei Classici di Limes, destinato a indagare il più classico dei temi: la geopolitica della Chiesa cattolica. Ad essa dedicammo la seconda uscita della nostra rivista, nella primavera del 1993. «Le città di Dio» resta uno dei volumi meglio riusciti della collezione. E contribuisce sostanziosamente a questa antologia, aperta da un nuovo saggio di Andrea Riccardi.
Il volume contiene in fine, come Limes in più, un racconto inedito di Andrea Camilleri.
[…]
[In effetti non si tratta di un inedito, ma di "Cos’è un italiano?", già pubblicato su Limes il 24.2.2009, NdCFC]
 
 

Il Tirreno, 24.8.2009
Il commissario ora indaga tra il fango

Firenze. Torna il commissario Bordelli nel nuovo romanzo di Marco Vichi “Morte a Firenze” (Guanda) in libreria da giovedì, una primizia dell’autunno letterario. A 5 anni da “Il nuovo venuto”, Bordelli, il commissario più amato da Camilleri dopo il suo Montalbano, è protagonista, dice Vichi, di «un romanzo amaro nella trama, nel finale e anche nell’atteggiamento del commissario». «Ho incontrato Camilleri quest’anno a Roma e gli ho ricordato - racconta Vichi, fiorentino, 52 anni - quello aveva detto del mio commissario: mi piace molto Bordelli anche se mi disturba il cognome. Gli ho detto che in Germania gli hanno cambiato nome, il commissario si chiama Casini». Ma prima di “Morte a Firenze”, ambientato nel capoluogo toscano sommerso dall’alluvione del 1966, Bordelli era riapparso in due racconti lunghi pubblicati sempre da Guanda, nel 2005 e nel 2006. E nel 2010 uscirà anche a fumetti, sempre per Guanda.
[…]
 
 

Il Giornale, 24.8.2009
Bova e Montalbano, Dr. House e Medico parte la sfida all’ultimo telespettatore

[…]
Dunque vediamo le prime serate, momento in cui milioni di italiani si mettono davanti alla Tv. Al lunedì un bel match, tra due attori amatissimi entrambi impegnati nella lotta contro il male. Appuntamento il sette settembre: da una parte su Raiuno Luca Zingaretti-Commissario Montalbano (nell’ultima replica estiva) contro Raoul Bova-agente segreto in Intelligence. La nuova serie di Canale 5 andrà avanti per sei puntate.
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Laura Rio
 
 

TV Sorrisi e canzoni, 25.8.2009
Ascolti di lunedì 24 agosto: Montalbano batte Mrs. Doubtfire, Brigitte Nielsen sotto i ferri supera Lost

Il film tv «Il gioco delle tre carte», tratto nel 2006 dall’omonimo racconto di Andrea Camilleri, è stato visto su Raiuno da 4.345.000 spettatori, pari al 23.61% di share. La fiction con Luca Zingaretti nei panni del commissario Montalbano ha superato l’ennesima replica di «Mrs. Doubtfire» (3.259.000 spettatori, 19.30%), fim con Robin Williams in onda su Canale 5.
[…]
 
 

InMilano.com, 25.8.2009
“Festa di famiglia” collaborazione alla drammaturgia di Andrea Camilleri
Teatro Franco Parenti - Via Pier Lombardo, 14, dal 2 Febbraio al 14 Febbraio 2010
Con la guida speciale di un maestro di ironia quale è Andrea Camilleri, quattro amiche attrici “riscrivono” Pirandello facendogli dire, con le sue stesse parole, ciò che non avrebbe mai immaginato di ammettere per raccontare la violenza sulle donne all’interno della famiglia.

Drammi, novelle, romanzi di Pirandello vengono rivisitati con un creativo copia-e-incolla dando luogo a un nuovo testo, Festa di famiglia, un’operazione in cui Andrea Camilleri collabora con la compagnia Mitipretese, che aveva già portato in scena Roma ore 11. Il montaggio, ricavato da brani di “Questa sera si recita a soggetto”, “Sei personaggi in cerca d’autore”, “L’amica delle mogli”, “Enrico IV”, “L’uomo, la bestia e la virtù”, “La vita che ti diedi” e “Trovarsi”, prende le mosse dal compleanno di una mamma sessantenne festeggiata dalle sue tre figlie. La vera trama è però quella dei soprusi e delle umiliazioni subite dalle donne nell’intimità famigliare, là dove non sta bene ficcare troppo il naso. La sfida dello spettacolo è anche di riuscire a raccontare il lato tragicomico, il grottesco e ridicolo nascosto dietro le umane miserie.
Non una sola battuta è nuova perché l’intero testo è composto dal materiale letterario del grande autore siciliano. C’è la molestia sessuale del padre verso la figliastra dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, il marito segregatore di “Questa sera si recita a soggetto”, il manipolatore di personalità de “L’amica delle mogli”. Attraverso Pirandello che sulle relazioni problematiche in famiglia e uomo-donna ha fondato gran parte della sua riflessione è nato uno spettacolo contemporaneo su cosa sono oggi le donne e gli uomini e su quali modelli di uomo e di donna ci stiamo ripiegando. Uno spettacolo che racconta storie che assomigliano alla Storia in cui tutti siamo.
collaborazione alla drammaturgia di Andrea Camilleri
da Luigi Pirandello
drammaturgia, regia e interpretazione di Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariangeles Torres
e con Fabio Cocifoglia, Diego Ribon
Produzione Teatro Di Roma, Mercadante Teatro Stabile Di Napoli e Artisti Riuniti
 
 

La Stampa, 25.8.2009
Nel letto con la moglie morta
Dialogo surreale con la badante dopo il delitto: ''Accenda la luce e mi passi il telefono''

Savona. «Venga in camera e accenda la luce, l'abat-jour si e' rotta». Luciana Perossi, la signora che da due notti, da quando Vittorio Beltrami era stato ricoverato in ospedale dove aveva scoperto di avere soltanto sei mesi di vita, assisteva la moglie Elena Bertocci, entrando nell'appartamento di via Lanzone non si aspettava di sentire la voce dell'uomo. «Lo credevo in ospedale, sono entrata con le mie chiavi e ho trovato la casa al buio» - racconta la donna, che continua: «Mi sono diretta verso la camera, mi sono chinata per controllare la spina dell'abat-jour, ho acceso la luce. Rialzandomi ho visto la pistola posata sul letto, tra marito e moglie. Lui, come se niente fosse, mi ha detto: devo parlare con Luciano, per favore mi passi il telefono. Io mi sono avvicinata al letto, gli ho passato il telefonino, poi ho provato a scuotere la signora. Non reagiva, solo in quel momento mi sono accorto che era morta. Lui, intanto, stava parlando al telefono con il suo amico». Sembrano pagine di un noir d'autore, esattamente la tragica scena finale di «L'odore della notte» di Camilleri quando il commissario Montalbano scopre, nella camera da letto dell'attempata signorina Cosentino, il cadavere del ragionier Gargano, da lei ucciso per amore e per gelosia. E come la protagonista del noir non sembra rendersi conto che l'uomo e' morto da giorni, cosi' Vittorio Beltrami parla e interagisce con la badante della moglie come se la donna accanto a lui fosse soltanto addormentata. Come Montalbano, Luciana Perossi, pur sconvolta da quello che ha visto, sta al gioco. Con incredibile sangue freddo si rende conto che deve far finta di nulla, allontanarsi dalla stanza, chiedere aiuto. Ma come? «Mi scusi, vado un attimo in bagno» dice con il tono piu' indifferente che riesce a emettere. Con il cuore in gola, chiama il 113, racconta in breve cio' che ha visto. Ma non conosce esattamente l'indirizzo della casa, e' solo due giorni che ci viene e non ha fatto caso al numero civico. Nel corridoio trova una bolletta del telefono, con l'indirizzo esatto, lo riferisce ai poliziotti. Poi c'e' l'attesa, breve ma non meno angosciosa, della pattuglia. Di la', nell'altra stanza, c'e' una donna morta e suo marito, disperato, con una pistola carica.
Marco Raffa, Claudio Vimercati
 
 

Il Giornale, 26.8.2009
Se ai lombardi è vietato parlare di Sud
Il leader Mpa Lombardo attacca i "brianzoli" Formigoni e Calderoli che han criticato il nascente movimento meridionalista. Per lui ognuno deve occuparsi delle sue zone. Ma dimentica che don Sturzo da Caltagirone fondò il maggior partito d’Italia

[…]
Gravi cose accadono sotto la volta celeste. Esempio: non le sembra intollerabile, caro Lombardo, che sia il regista Alberto Sironi, originario - pensi un po’ - di Busto Arsizio (Varese), a girare “Il commissario Montalbano” e che a prestare il viso al perspicace ispettore siciliano sia Luca Zingaretti, un romano? Dev’esserci di mezzo una congiura ordita dalla Rai, che resta pur sempre acronimo di Radiotelevisione italiana. Le confesso che ne ho visto per la prima volta, e per sbaglio, mezza puntata l’altra sera. “Il gioco delle tre carte”, mi pare s’intitolasse. Mi tolga una curiosità: ma è quella lì, descritta da un romanziere nativo di Porto Empedocle (Agrigento), mica di Lecco o di Bergamo, la Sicilia che vi sta a cuore, che vi rappresenta meglio? Per un quarto d’ora abbondante ho assistito alle evoluzioni della moglie di un latitante, una coscialunga non saprei se meglio carrozzata sul davanti o sul didietro, che faceva di tutto per sedurre il commissario e un suo collega poliziotto. E fin qui siamo nello standard televisivo (e non solo), direi. È che i due, a un certo punto, convenivano sul fatto che certe siciliane, c’è poco da fare, sono «femmine da letto». Un concetto che a noi, tiepidi nordisti, con l’andare degli anni magari è sfuggito, ma che i maschi delle sue parti, se non ricordo male, riassumono con un efficace sostantivo: «Bottane». Guardi, al Meeting di Rimini avrebbe dovuto annunciare un referendum per impedire al suo conterraneo Andrea Camilleri di esprimersi sulla vostra isola, altro che le opinioni di Formigoni e di Calderoli.
[…]
Stefano Lorenzetto
 
 

La Stampa, 26.8.2009
S. Stefano Belbo "innamorato" del suo Pavese

Santo Stefano Belbo. «Amo Santo Stefano Belbo alla follia» scriveva Cesare Pavese in una lettera del 1949. E Santo Stefano Belbo da venerdi' a domenica ricambia con un calendario fitto di premi, incontri e spettacoli in suo onore. […] E i nomi in arrivo domenica alle 10 per la premiazione nella casa natale dell'autore de «La luna e i falo'» sono di tutto rispetto: per la sezione opere edite e' atteso (con qualche apprensione per la conferma definitiva) Andrea Camilleri, che ricevera' il premio individuale di narrativa per il suo ultimo romanzo «La danza del gabbiano» (Sellerio).
[…]
Roberto Fiori
 
 

ASCA, 26.8.2009
Maroni: Butterei dalla torre Berlusconi anziche' Bossi

Cortina - Chi butta giu' dalla torre il ministro dell'Interno Roberto Maroni? A questa domanda di CortinaIncontra, Maroni ha cosi' risposto: ''Berlusconi anziche' Bossi, Borghezio (anche se e' una persona seria, piu' di quanto si creda) anziche' Calderoli, Brunetta piuttosto che Sacconi, l'onorevole Casini invece che il direttore di Avvenire, D'Alema invece di Veltroni''. E ancora ''Scalfari anziche' Santoro, De Bortoli invece di Riotta, Camilleri e non Saviano, Gullit invece di Van Basten e Lippi anziche' Cassano''.
 
 

Messaggero Veneto, 26.8.2009
Alla scoperta dei segreti della tavola di Montalbano

Lignano. Un incontro per approfondire le proprie conoscenze culinarie attraverso le pagine di un libro, per fare incontrare e confrontare due mondi culturali, gastronomici e letterari diversi eppure entrambi “speciali”: la Sicilia e il Friuli. Nasce con questo intento “I segreti della tavola del commissario Montalbano svelati a Lignano”, una serata di libri, brillante cabaret e golose degustazioni in programma venerdì prossimo, alle 18.30, al Kursaal di Pineta. A bordo spiaggia, vista sul mare, nelle sale che hanno visto ospiti prestigiosi scrittori del premio Hemingway, Stefania Campo presenterà il suo libro “I segreti della tavola di Montalbano – Le ricette di Andrea Camilleri”, contenuto nella raccolta Leggere è un gusto (Leone Verde Edizioni). Il mare di Lignano farà dunque da sfondo ideale al racconto letterario e gastronomico di un mondo assolato, pieno di odori e sapori forti, di tradizioni affascinanti e di una lingua inconfondibile: la Sicilia del commissario Montalbano, il celeberrimo commissario sempre affetto da un “pititto smisurato” nato dalla penna di Andrea Camilleri e interpretato sul piccolo schermo da Luca Zingaretti. Assieme a Stefania Campo, ad arricchire il racconto di questa antologia gustosa come una tavola ben imbandita, che rievoca alimenti e pietanze della tradizione e li cala in una Sicilia attuale, ci sarà l’effervescente e sicilianissimo Sasà Selvaggio, conduttore di “Striscia la notizia” su Canale 5 e inviato di “Quelli che il calcio” su Rai2. Il cabarettista, famoso al grande pubblico per il suo grido di riconoscimento “Hua!!!”, è anche un appassionato attore che ha debuttato nel 1993 al Teatro Lelio di Palermo, portando per piazze e teatri di tutto il mondo la cultura e la lingua siciliana. A lui sarà affidato il compito di introdurre le golosità che il pasticcere siciliano Giuseppe Gangi realizzerà in diretta per tutti gli ospiti della serata, offrendo degustazioni dei suoi arancini, della sua strepitosa granita con la brioche, dei dolci con i pistacchi di Bronte. L’evento, ad ingresso è gratuito, è organizzato dall’associazione Friuli Futuro.
 
 

La Stampa, 27.8.2009
Pavese l'America e i falo'
Parla l'italianista statunitense: ''Il mio Paese era per lui un mito, simbolo felice della gioventu''' Lawrence G. Smith

[…]
«Siamo un Paese che traduce poco, come e' noto. E' difficile che un autore straniero finisca nella lista dei bestseller. Ce l'ha fatta Umberto Eco, in parte anche Calvino. Ora ci sta riuscendo Camilleri, anche perche' il traduttore ha trovato una buona chiave per rendere il suo misto di italiano e siciliano, usando l'inglese letterario e quello popolaresco del West End. Mi sa che i veri provinciali, almeno sotto questo aspetto, siamo proprio noi».
Mario Baudino
 
 

La Repubblica, 28.8.2009
Oltre venticinquemila persone in poche ore hanno aderito all'appello dei giuristi
La mobilitazione raccoglie consensi nel mondo della cultura e dello spettacolo
Tra i firmatari Fo, Mina, Camilleri, Ozpetek
"Non riduciamo al silenzio la libera stampa"

Roma - Oltre venticinquemila firme in poche ore, venticinquemila persone che sottoscrivono l'appello dei giuristi Franco Cordero, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky dopo la decisione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di denunciare Repubblica per le 10 domande a lui poste e ancora senza risposta.
Tra i firmatari anche molti esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. Si sono uniti all'appello Dario Fo e Franca Rame, Bernardo Bertolucci, Andrea Camilleri, Carlo Verdone, Vittoria Cabello, Fabrizio Gifuni, Francesca Comencini, Giulio Scarpati, Pierfrancesco Favino, Ascanio Celestini, Angelo Barbagallo (produttori cinematografico), Marco Risi, Davide Ferrario, Sandro Veronesi, Carlo Lucarelli, Antonio Scurati, Erri De Luca, Giuseppe Montesano, Domenico Procacci (produttore cinematografico), Enrico Deaglio, Francesco Rosi, Carla Fracci e Beppe Menegatti, Ornella Vanoni.
E ancora, Carlo Ginzburg, Rosario Villari, Tullio Gregory, Corrado Stajano, Giovanni De Luna, Miguel Gotor, Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Ottavia Piccolo, Licia Maglietta, Carlo Freccero, Enrico Bertolino, Dori Ghezzi, Monica Guerritore, Ferzan Ozpetek, Milva, Marco Bellocchio, Giuseppe Montesano, Teresa De Sio, Maurizio Nichetti, David Riondino, Franco Battiato, Saverio Costanzo, Carlo Degli Esposti, Massimo Ghini, Ettore Scola, Furio Colombo, Giacomo Marramao, Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Valerio Mastandrea, Alessandro Gassman, Paolo Sorrentino, Maurizio Crozza.
 
 

Flip Magazine, 28.8.2009
Catarella, vittima di Montalbano: un carattere per i nostri giorni

Si pensa a un comico e viene spontaneo pensare all’interpretazione di un carattere, di un tipo ben delineato. Nella storia del cinema mondiale questa tipologia di attore (non solo comico, per la verità), il cosiddetto caratterista, è sempre stata una presenza costante, in Italia, in Gran Bretagna (la scuola migliore in questo campo) e negli Stati Uniti.
Nei nostri tempi, nella fortunata fiction televisiva “Il commissario Montalbano”, che ripercorre le vicende del noto commissario, un personaggio abbastanza originale e un carattere diverso dagli altri, fa capolino nelle vicende ambientate in un piccolo lembo di Sicilia, ancora incontaminato.
Angelo Russo, attore di teatro dal nome poco altisonante è il tuttofare Catarella e affianca il commissario, interpretato da Luca Zingaretti, sex simbol (bah!) per tante donne italiane, che dà vita al poliziotto siciliano un po’ burbero, ma buono d’animo.
La fiction italiana ha fatto faville anche in Europa,  in special modo nel Regno Unito, dove il romanzo di Andrea Camilleri era già  popolare ancor prima dell’ adattamento televisivo.
Catarella, l’agente semplice del locale posto di polizia, goffo ed impacciato, che parla con difficoltà e non riesce a riportare correttamente il nome di chi telefona e, sovente, viene apostrofato benevolmente dal nostro eroe , è indubbiamente il tipico “caratterista” di cui il teatro ed il cinema italiano è sempre stato ricco.
Angelo Russo è bravo, spontaneo, credibile, pur nel suo essere ridicolo. Parla con difficoltà, tartaglia, si affanna e si emoziona alla vista del superiore, non riuscendo a farne giusta una, per timore reverenziale, per una sorta di paura tipica del sottoposto, per una malcelata confusione mentale, dettati dal sentirsi  inadeguato agli occhi degli altri e, soprattutto, ai propri occhi, che si interrogano su quale sia il suo vero ruolo all’interno di quel posto di polizia e nel mondo.
Diversi caratteristi, spesso, proprio come nel caso di Angelo Russo  sono attori di teatro di buon livello e raggiungono la popolarità grazie a queste  “improvvisate” da piccolo schermo.
[…]
La carrellata dei caratteristi è lunga e, sapendo di dimenticarne tanti nel mondo, citiamo alla rinfusa: Louis De Funes, Bourvil, John Mills, Alan Arkin, Ward Bond, Tina Pica, Marisa Merlini, e tanti tanti altri.
Ma Angelo Russo con il suo Catarella oggi rappresenta la novità e sancisce ancora una volta l’importanza del caratterista nel panorama dello spettacolo mondiale.
Norman di Lieto
 
 

Dagospia, 28.8.2009
Gli Zingaretti danno voce agli omosessuali

Andrea Camilleri sa bene che tante lettrici sono ancora sconvolte da "L'età del dubbio", il testo nel quale il commissario Montalbano tradisce la sua Livia, eterna fidanzata continuamente presa in giro dal poliziotto che lavora in Sicilia. Ma ora le stesse clienti delle librerie avranno un trauma: il loro beniamino televisivo, Luca Zingaretti, sarà impegnato nel film "L'amore e basta", dedicato al mondo dell'omosessualità. Distribuito dal prossimo 4 settembre, il documentario intervista nove coppie gay e lesbiche in tutta Europa, ed è introdotto dall'attore Zingaretti che legge un testo di Aldo Nove. E curiosamente l'altro Zingaretti, il presidente della Provincia di Roma, Nicola, dopo il fatto di cronaca nera legato all'aggressione a due omosessuali si recherà al Gay Village sabato, e animerà una fiaccolata. Nelle sale cinematografiche, poi, ci sarà modo di apprezzare il fratello, anche se qualcuno sta pensando di proiettare il film anche all'Eur, teatro del fattaccio, magari riunendo nell'occasione tutta la famiglia Zingaretti e sperando nella presenza dello scrittore Camilleri...
 
 

ANSA, 29.8.2009
Camilleri riceve il premio Cesare Pavese. E intanto rassicura i fan: "In lavorazione il... Montalbano estivo"

Sicilianità, dialetto, rimpianti e l'orrore dell'Italia di oggi ché come "una spugna che non reagisce". Andrea Camilleri, 84 anni il sei settembre, ha, con il dovuto disincanto, una risposta per tutto. E, raggiunto telefonicamente dall'ANSA, nel suo buon retiro di Santa Fiora (Grosseto) dove è in vacanza, intanto rassicura i fan del commissario Montalbano. Il padre del poliziotto amante delle nuotate e degli arancini, sta scrivendo infatti quello che lui stesso definisce "il mio Montalbano estivo". E non è il solo ancora inedito. "La mia casa editrice Sellerio ne ha quattro nel cassetto ancora da pubblicare".
Lo scrittore riceverà domani sera il Premio Cesare Pavese 2009 (organizzato dal Cepam-Centro Pavesiano Museo Casa Natale) a Santo Stefano Belbo (Cn), per il suo libro 'La danza del gabbiano' (Sellerio), dice dei premi: "Ci sono premi e premi e io apprezzo molto quelli dedicati, come questo, a uno scrittore. E poi devo dire che sono in buona compagnia in quanto a premiati (questa XXVI edizione del premio ha tra gli altri premiati Enzo Bianchi, Giancarlo Caselli e Lawrence G. Smith)". Sulla sicilianità che sarà anche in qualche modo protagonista del film di apertura della 66/ma edizione del Festival di Venezia 'Baaria' di Giuseppe Tornatore dice: "il fatto stesso che la Sicilia sia un'isola non è cosa da poco. Noi, come gli irlandesi e i sardi, siamo sempre un po' diversi dalla gente del continente. Ovvero abbiamo esaltati tutti i pregi, i difetti, le virtù di una popolazione che vive dentro un calderone con pochi contatti all'esterno. Ma noi siciliani siamo anche dei bastardi, con tredici dominazioni diverse bisogna credere che le nostre nonne si siano date da fare..." .
Il dialetto, dice poi Camilleri, è fondamentale per la lingua italiana. "Come sosteneva Bruno Migliorini la lingua è come un albero e i dialetti la sua linfa. Questo non vuol dire come sostengono alcuni che si deve imporre, perché il dialetto tolto dalla cornice dell'italiano non ha più senso. Queste differenze insomma sono fatte per riunire non per dividere". Unico rimpianto dello scrittore quello di essere stato abbandonato dalla poesia: "ho un solo dispiacere. Giovanissimo ero un poeta anche molto apprezzato, mi pubblicava Giuseppe Ungaretti, ma ad un certo punto la poesia mi ha fatto 'ciao', se n'é andata. Forse ero gelosa perché mi ero messo a fare teatro". Mentre sull'orrore di certa Italia di oggi, dice solo con un certo scoramento: "il mio stupore è che questa Italia assorbe tutto. E' diventata una spugna priva di reazione e questo è un grosso rischio".
 
 

Gionale di Siracusa, 29.8.2009
Un salotto d'estate per Carmelinda Gentile, la Beba di Montalbano
"Scappa Carmela" no, riecco Carmela

Siracusa - Non è assolutamente scappata, ha chiaramente declinato l’invito che il titolo dell’evento di fine estate, in scena l’altra sera al "Ventura Ranch" di Belvedere, pareva volesse porgerle ed è riapparsa per abbracciare il suo pubblico.
Archiviato il successo dell’estate scorsa al Teatro Greco di Siracusa, dove ha interpretato il prestigioso ruolo di Ismene, al fianco di Giorgio Albertazzi, nell’”Edipo a Colono”, riecco Carmelinda Gentile per incontrare gli ammiratori più affezionati, in una fresca sera d’Agosto, trascinandoli in uno scomposto viaggio di versi, racconti, umorismo e suoni della nostra terra, dal titolo “Scappa Carmela”.
Nonostante il leggero scirocco che tentava di scompaginare i fogli, l’attrice siracusana, al centro di una bella ed ampia distesa di verde, ha allietato i presenti con l’interpretazione di brani di autori siciliani, da Buttitta a Pirandello, a Verga e fino al suo Camilleri. La Beba di Montalbano ha dedicato la chiusura dello spettacolo al maestro di Vigata leggendo le prime pagine di “L’età del dubbio”, il quattordicesimo romanzo della serie ideata da Andrea Camilleri. E’ quella del famoso sogno che il poliziotto stranamente ricordava bene e che riguardava la sua morte a cui assistette da incredulo spettatore. […]
Sergio Molino
 
 

Gazzetta del Sud, 30.8.2009
Lo scrittore Andrea Camilleri, che stasera riceverà il Premio Pavese, parla di attualità e letteratura
L'Italia oggi? Una spugna che assorbe tutto

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E comunque, Camilleri si definisce comunque e sempre ottimista: «Sto per fare 84 anni e non mi manca certo l'ottimismo».
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Francesco Gallo
 
 

Libero, 30.8.2009
Camilleri prepara un’invasione di Montalbano

Lo scrittore Andrea Camilleri si confida all’Ansa prima di ricevere (oggi a Santo Stefano Belbo, vicino a Cuneo) il premio Cesare Pavese per il suo libro La danza del gabbiano (Sellerio). I suoi fan, dice, possono stare tranquilli: è in arrivo «il mio Montalbano estivo» ovvero l’ennesimo episodio della saga del celebre commissario. Non solo. Camilleri annuncia: «la mia casa editrice Sellerio ne ha ancora quattro da pubblicare». Ma dove troverà il tempo, lo scrittore siciliano ormai ultraottantenne, per produrre tutte queste pagine? Eppure non è sazio. Vorrebbe anche scrivere versi. «Ho un solo dispiacere», dice, «giovanissimo ero un poeta anche molto apprezzato, mi pubblicava Giuseppe Ungaretti, ma ad un certo punto la poesia mi ha fatto “ciao”, se n’è andata. Forse era gelosa perché mi ero messo a fare teatro». Un vero peccato. Intanto, Camilleri si consola sparando a zero sull’Italia di oggi (ovviamente quella governata dal centrodestra). Alle agenzie ne parla con “orrore”, spiegando che è come «una spugna che non reagisce».
 
 

Messaggero Veneto, 30.8.2009
Alla scoperta dei segreti della cucina di Montalbano

Lignano. Successo per l’evento “I segreti della tavola del commissario Montalbano svelati a Lignano” nel corso del quale Stefania Campo ha presentato il suo libro “I segreti della tavola di Montalbano - Le ricette di Andrea Camilleri”, contenuto nella raccolta Leggere è un gusto (Leone Verde Edizioni). Assieme a Stefania Campo, intervistata dalla giornalista e scrittrice Elisabetta Pozzetto, ad arricchire il racconto di questa antologia gustosa come una tavola ben imbandita, che rievoca alimenti e pietanze della tradizione e li cala in una Sicilia attuale, si è esibito in un monologo sulla “sua” Sicilia l’effervescente Sasà Selvaggio, conduttore di “Striscia la notizia” su Canale 5 e inviato di “Quelli che il calcio” su Rai2. «La serata è stata un’occasione piacevole per mostrare la vera Sicilia, lontana dagli stereotipi che spesso ne rovinano l’autenticità, oltre che un incontro per approfondire le conoscenze culinarie attraverso le pagine di un libro, per fare incontrare e confrontare due mondi culturali, gastronomici e letterari diversi eppure entrambi “speciali” come sono la Sicilia e il Friuli», ha commentato Sasà fuori dalle quinte. Il cabarettista famoso al grande pubblico per il suo grido di riconoscimento “Hua!!!”, ha introdotto le golosità che il pasticcere siciliano Giuseppe Gangi ha realizzato per tutti gli ospiti della serata: arancini in tutte le varianti, anche in quella dedicata al gemellaggio Friuli-Sicilia con prosciutto di San Daniele e funghi al posto del maiale e del vitello della ricetta classica, lo sfincione palermitano, le siciliane e infine le strepitose granite alla mandorla, limone e pistacchio di Bronte con le brioches. «Il desiderio di “mangiare alla Montalbano” è diventata una moda diffusa – ha raccontato Stefania Campo, che è anche fondatrice di Sicilia Movietour, che promuove itinerari enogatronomici ispirati alla letteratura e al cinema».
 
 

La Nuova Sardegna, 31.8.2009
Arriva "Stirpe", di Marcello Fois

Roma. [...] E’ ricco di sorprese l’autunno in libreria fra anniversari di grandi scrittori, inediti, nuove scoperte e opere che arrivano anche sul grande schermo. [...] Fra le ricorrenze anche [...], nel ventennale della morte di Sciascia, le inchieste parlamentari dello scrittore raccontate da Andrea Camilleri in «Un onorevole siciliano» (Bompiani). [...]
 
 

La Stampa, 31.8.2009
Santo Stefano Belbo. Annuncio ieri alla premiazione del Pavese
''Cio' che resta del Grinzane non deve essere disperso''
La Fondazione Bottari Lattes: «Parteciperemo all'asta''

Santo Stefano Belbo. Premio Cesare Pavese, edizione numero 26. Ma anche, inutile negarlo, capitolo numero 1 dell'era post Soria. Sebbene il premio nella casa natale dello scrittore sia nato ben prima della colonizzazione del professore finito nella bufera (fu il Cepam presieduto da Luigi Gatti a dare vita all'evento, 26 anni fa), ieri a Santo Stefano Belbo si e' celebrato il primo atto di quello che in molti sperano sia un nuovo corso, piu' sobrio e radicato nel tessuto locale. Senza dubbio con meno risorse economiche - pare che togliere il nome «Grinzane» dal titolo della manifestazione abbia fatto ridurre le spese di organizzazione a un terzo -, ma con nomi di tutto rispetto, visto che ieri a ricevere il premio sono arrivati il priore della comunita' di Bose, Enzo Bianchi, il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, e il saggista americano Lawrence G. Smith. Solo lo scrittore Andrea Camilleri non ha potuto partecipare alla cerimonia per motivi di salute.
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Roberto Fiori
 
 

Il Messaggero, 31.8.2009
Voci e suoni di Camilleri al Gianicolo

Un salto al Gianicolo, giovedì 3 settembre, o venerdì 4, per trovare, a “Fontanonestate”, “Cam Jam Suite”, ovvero, tra parola e musica, inedite pagine autobiografiche, racconti, filastrocche e canzoni di Andrea Camilleri. La scrittura “parlata e sonora” dello scrittore siciliano trova in questa serata speciale spazio e voce per un gioco al limite della performance. Gli interpreti sono la brava Alessandra Costanzo, catanese doc, piena di fuoco e comunicativa, e il jazzista Mirko Onofrio.
 
 

L’Arena, 31.8.2009
Pintér, l'illustre
Mostre. A Villa Calvi di Cantù una rassegna dedicata all'opera del grande disegnatore illustratore

È stata inaugurata (e proseguirà fino al 4 ottobre), nelle sale di Villa Calvi, a Cantù (Como), la mostra intitolata «Ferenc Pintér - Maniifesti e altro», dedicata all'illustre grafico e pittore di origini ungheresi scomparso a Milano il 28 febbraio 2008 all'età di 77 anni.
[…]
Si documenta sempre immergendosi in una puntigliosa lettura di tutti i testi che gli sono affidati per elaborare lo spunto adatto a creare la «storia» di copertina: in effetti, una vera e propria storia realizzata spesso con pochi segni, sufficienti tuttavia, nella loro essenzialità, a far comprendere al lettore il leit motiv dell'opera prima ancora di averla letta. E sono testi di autori come, per citarne soltanto alcuni, Cechov, Pasolini, Kafka, Simenon, Soldati, Agatha Christie, Biagi, Parise, Deledda, Steinbeck, Singer, Scott Fitzgerald, Bacchelli, D'Annunzio, Svevo, Pavese, Camilleri, Hemingway, Greene, Stout, Kerouac, Fromm, G.B. Shaw.
[…]
Giorgio Micaglio
 
 

Dagospia, 31.8.2009
Che rottura di Maroni

Partire per un viaggio "alla scoperta di Bobo" al Palacisnetto può avere del mistico se il Bobo in questione è Roberto Maroni.
[...]
Chi butti giù?
[...]
Saviano salvato per il coraggio e Camilleri giù dalla torre per gli attacchi al governo.
[...]
 
 

I love Sicilia, 8-9.2009
Un castello per Montalbano
Il suggestivo castello Chiaramonte di Siculiana, scelto nelle scorse settimane da Andrea Camilleri per presentare il suo ultimo romanzo, è una location che già in passato ispirò narratori come Tomasi di Lampedusa. E che oggi, come vuole una tradizione secolare, viene scelto da molte coppie per il fatidico sì. Tutto per via di ill1a leggenda che…

Chissà se Andrea Camilleri riuscirà ad ambientare una delle prossime indagini del suo commissario di polizia anche nel celebre castello Chiaramonte della famiglia Firetto? L'idea è venuta allo scrittore dopo aver visitato in una giornata di quasi estate l'antico maniero in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo pubblicato da Skira, "Il cielo rubato. Dossier Renoir" in cui racconta di un misterioso viaggio a Girgenti del maestro dell'Impressionismo Pierre Auguste Renoir, un viaggio che nessun storico dell'arte ha mai saputo collocare nel tempo. Per la verità in questo castello del quattordicesimo secolo, di recente restaurato in ogni sua ala, già Giuseppe Tomasi di Lam­pedusa, ospite del barone Agnello (l'antico proprietario), scrisse in parte il suo capolavoro, "Il Gattopardo". Siamo a Siculiana, in pro­vincia di Agrigento, nel maniero chiaramontano tra i più visitati in Sicilia la cui proprietà e di "Turitalia Arte", società della famiglia Firetto. In sostanza cinque fratelli, tutti giovani imprenditori, che dal Duemila, dopo aver investito somme rilevanti nella ristruttura­zione dei locali, stanno portando avanti un progetto imprendito­riale unico nel suo genere, per la valorizzazione dei luoghi storici e culturali. Un castello trasformato in un'oasi di bon ton per eventi e manifestazioni tra le più esclusive. Tanto per cominciare Camilleri è rimasto affascinato dalla storia di questo castello. Narra infatti la leggenda che in questa fortezza da dove si domina il mare, si sia sposato, in seconde nozze, Brancaleone Doria, signore di Genova in fuga dalle sue terre dopo aver perpetrato il massacro della sua prima moglie e delle sue cortigiane e per questo episodio, da Dante messo nel girone infernale della Divina Commedia tra i traditori. Qui nel castello di Siculiana il Doria sposò nel 1311, Costanza, figlia di Federico Chiaramonte nel corso di una cerimonia faraonica. Di qui l'usanza di celebrare i matrimoni nel castello di Siculiana che la leggenda vuole siano tutti benedetti dalla Provvidenza. Nel maniero sulla sommità del paese vi è una piccola chiesetta affacciata sulla piazza d'armi della fortezza dove ogni anno, il 3 maggio, avviene il culto del Santissimo Crocifisso nero, una croce lignea rinvenuta, murata, proprio all'interno della chiesetta. Attorno all'antico e sto­rico edificio sorge poi l'area del parco chiaramontano, una sorta di piccolo giardino botanico con annesse le segrete del castello, che si estende su una vasta superficie. Ed è qui che lo scrittore Camille­ri, ultimo tra i personaggi dell'arte, della cultura e dello spettacolo che hanno frequentato questi saloni, ha voluto incontrare i suoi più affezionati lettori. Un incontro letterario presieduto da Calogero Firetto uno dei fratelli (sindaco del vicino comune di Porto Empedocle). Gli altri componenti della famiglia, qui al castello, hanno ognuno un ruolo e una precisa responsabilità nella gestione dell'impresa di famiglia: Massimo è il direttore; Gianluca, lo chef, è invece responsabile della ristorazione (oltre che presidente per l'Italia della Cec, Cuochi Europei Cattolici), Mirko Firetto è illegale rappresentante della società mentre Angelo si occupa dell'ottimiz­zazione degli eventi. L’azienda attualmente occupa una sessantina di dipendenti operanti nel settore dei ricevimenti, delle cerimonie e delle visite turistiche.
Lorenzo Rosso
 
 

 


 
Last modified Saturday, July, 16, 2011