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RASSEGNA STAMPA

DICEMBRE 2011

 
E - il mensile di Emergency, 12.2011 (in edicola dal 29.11.2011)
Dicembre, Camilleri in regalo
Disponibile da venerdì 29 novembre in tutte le edicole
In regalo il romanzo completo “I fantasmi”
 
 

Newsletter WR6, 1.12.2011
Tutto Camilleri

Carissimi ascoltatori,
[...]
Da lunedì, a grande richiesta tornano ancora le Interviste impossibili.
Da lunedì 5 fino a sabato 10 dicembre potrete ascoltare le interviste a W.A.Mozart; Francesco Giuseppe; Lewis Carrol; Giovanni Verga; Vittorio Emanuele III; Linda Murri.
[…]
Altre sorprese nel nostro palinsesto le potrete scoprire sulle pagine del nostro sito: www.wr6.rai.it.
Buon ascolto!
La Redazione WR6
 
 

Adnkronos, 2.12.2011
Scrittori: per Andrea Camilleri laurea honoris causa a Dublino

Dublino - Laurea honoris causa in Irlanda per Andrea Camilleri. Lunedi' 5 dicembre presso l'University College di Dublino (Belfield) lo scrittore siciliano ricevera' il prestigioso titolo accademico in letteratura. Camilleri, 86 anni, fu tradotto per la prima volta all'estero proprio in irlandese. I libri del padre del commissario Montalbano sono tradotti in oltre trenta lingue. La laurea e' la prima ad honorem all'estero per il romanziere che a sua volta fu il primo a portare sulla scena italiana un'opera di Samuel Beckett.
 
 

La7 - Prossima Fermata, 2.12.2011
Franco Piersanti: 'Per la musica di Montalbano, mi sono ispirato a Perry Mason'
Cliccare per vedere il servizio

Volevo spiazzare il pubblico senza ispirarmi alle consuete sigle tv – dichiara il compositore cinematografico Franco Piersanti, ospite a Prossima Fermata. Continua il compositore: "Così mi è tornata in mente la serie di Perry Mason, di cui ero un fans accanito, aveva una bellissima sigla, e mi sono detto forse questo è il momento che scrivo io una sigla, e magari qualcuno se ne ricorderà tra cinquant’anni".
 
 

marcgianna23, 3.12.2011
Incontri: Andrea Camilleri a Dublino!
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La Repubblica (ed. di Palermo), 3.12.2011
Dublino premia Camilleri con la laurea honoris causa

La fama di Andrea Camilleri arriva in Irlanda. Lo scrittore siciliano, infatti, lunedì riceverà alla University College Dublin (Ucd) la laurea honoris causa. Un riconoscimento molto importante considerando il prestigio del college che con le sue 1300 facoltà e i suoi 25.000 studenti è il secondo per grandezza di tutta l'Irlanda.
Camilleri, noto al grande pubblico soprattutto per essere il padre del commissario Montalbano,è autore di numerosissimi romanzi storici, commedie e saggi politici, molti dei quali sono stati tradotti in oltre 30 lingue, tra cui l'irlandese appunto.
Sempre alla Ucd il giorno successivo al conferimento della laurea, Andrea Camilleri parteciperà ad un incontro con il pubblico. L'incontro si svolgerà in italiano con traduzione in inglese.
L'Università irlandese, così, darà l'opportunità ai tanti estimatori della cultura italiana di incontrare uno degli scrittori contemporanei del nostro Paese più apprezzati e conosciuti all'estero grazie alle sue storie e ai suoi personaggi.
Patrizia Gariffo
 
 

Corriere Adriatico, 3.12.2011
Libri
Quando gli angeli non sono buoni

Non c'è salvazione per questa Sicilia. Clero mafia e aristocrazia sono e costruiscono la realtà, quando non piace loro la manipolano la trasformano. Sono i padroni, incontrastati e il diverso, anche se 'buono’ è un oggetto da espellere, se non distruggere. Così Andrea Camilleri prosegue il viaggio chiarificatore e interpretativo della sua terra, facendo luce per coloro che siciliani non sono, meridionali non sono, e vogliono capire. Il compito che prima di lui aveva svolto Sciascia. Una nuova tappa per lo scrittore di Porto Empedocle che in questo ultimo romanzo, 'La setta degli angeli’, fa mancare il sarcasmo sui piemontesi stupidamente rigorosi e severi in una terra fin troppo elastica e la prossimità dei carabinieri al potere costituito. Anzi, qui la situazione è ribaltata, Eugenio Montagnet benchè piemontese e benchè carabiniere ci ha inzertato e nelle sue indagini non sbaglia nulla. Insieme, lui e il lucido e anticlericale e antimafioso, difensore dei deboli avvocato Matteo Teresi altrove avrebbero forse avuto sorte migliore. Non in Sicilia dove il grumo di potere bloccato in un egocentrismo sterile, passa su qualunque cosa e perfino l’onore, che sembra essere il valore più alto per chiunque in terra di Trinacria, alla fine si scopre essere una formalità, un velo davanti a un evento vissuto come offesa. Dunque, occorre trovare una soluzione, una via d’uscita per quella “setta degli angeli” che ha fatto di minorenni e adulte, vergini e no, nubili e maritate, i propri oggetti sessuali. Fosse stato un adolescente a sverginare la figlia di un marchese, il titolato stesso non si tira indietro a massacrarlo di botte fin quasi a ucciderlo magari con i servigi di un noto mafioso; ma se a recare offesa e danno è stato il “potere” lo stesso marchese agitatore e rabbioso, trova occasione per placarsi e risolvere il caso diversamente. L’orgia non è dei parrini ma dell’ipocrisia.
E il libro, divertente come sempre, lascia uno spicchio di rabbia. La vicenda, intricata e raffinatissima, è tratta da una storia vera; della realtà però sono rimasti il nome del protagonista, Matteo Teresi appunto, il giornale che editava, La Battaglia, e un discorso di don Luigi Sturzo.
Claudio Castellani
 
 

Il Sole 24 Ore, 4.12.2011
Posacenere

Ai tempi che la nostra tv consisteva in un solo canale, tutta l’Italia seguiva le previsioni del tempo del colonnello Bernacca e di esse ciecamente si fidava. Un mio amico invece, se il colonnello prediceva per l’indomani gran sole per tutta la giornata, mormorava: «io, però, mi porto il paracqua». Ecco, ho sempre trovato ammirevole il suo atteggiamento, in aperto contrasto con la stragrande maggioranza per la quale ogni cosa detta dalla tv diventava ipso facto verità assoluta.
Bisogna guardare la tv portandosi appresso un paracqua ideale che permetta al nostro cervello di restare asciutto e lucido, di non inzupparsi di tutte le informazioni distorte, contraffatte, alterate, finalizzate che ci vengono propinate.
Andrea Camilleri
 
 

Gazzetta di Parma, 4.12.2011
Bellodi, parmigiano antimafia

Gli prendeva la nostalgia al capitano Bellodi. Alla fine del giorno «la striscia di sole che illuminava il pulviscolo sul tavolo gli faceva venire in mente il frullo delle ragazze in bicicletta sulle strade dell’Emilia… E una grande casa, dove la città si abbandonava alla campagna, dolcissima nel lume della sera e del ricordo».
Non è solo Bertolucci ad unire Parma alla Sicilia del «Il giorno della civetta». Sciascia scelse un eroe parmigiano per il suo libro più celebre e molti sostengono che si  ispirò al giovane Carlo Alberto Dalla Chiesa e alle sue prime inchieste in terra siciliana. Sono passati 50 anni dall’uscita del romanzo che, per primo, nel ’61,  svelò, catalogò, il fenomeno mafioso e gli uomini. Un titolo uscito in fretta dal giallo, che nell’Italia all’alba del miracolo economico ha trovato e spiegato la trama del fenomeno mafioso avvolgendolo di polvere, scirocco e silenzi. Storia della letteratura e del citazionismo non fosse altro per quell’umanità divisa in «omini, sott’omini, ominicchi, piglia ‘n culo e quaquaraquà». Il mondo di Don Arena, storia emblematica di tutte le storie di mafia, con i personaggi: principali e di sfondo. Confidenti e le bocche cucite, addirittura le donne di mafia. Parliamo con Andrea Camilleri di questo anniversario. Camilleri che ha in comune con Sciascia la sicilitudine e l’essere l’altro grande scrittore siciliano del secolo, ma anche l’aver inventato, entrambi, sbirri che non si accontentano della forma che è stata data all'acqua, la forma di verità comoda alla criminalità. Sciascia e Camilleri hanno condiviso anche i primi anni della maturità in esperienze professionali alla Rai, quando le sceneggiature televisive dell’uno mettevano in onda gli sceneggiati tratti dai romanzi dell’altro, poi l’affermazione della casa editrice Sellerio, amici entrambi di Elvira, Enzo e di Renato Guttuso.
Si sa con certezza perché Sciascia scelse Parma come città di provenienza di Bellodi? Un legame ripreso anche nel film di Damiano Damiani in cui il protagonista è Franco Nero.
«Non posso dire con certezza il perché. Posso ragionare da siciliano e tentare una spiegazione.  So che si disse che la figura del capitano fosse stata ispirata dal giovane Dalla Chiesa in servizio in Sicilia, ma va anche detto che Parma per noi è una città pulita, lineare. Una città di grande senso civico, di grande pulizia morale. Forse anche per questa ragione pensò a Parma».
Sciascia per primo descrisse una mafia che si fa impresa. Un romanzo “contro” perché sdoganò il sentire mafioso dell’onore, dei riti, del reddito della terra verso quella struttura di connivenze politiche e imprenditoriali che travalicano i confini siciliani. La sua uscita fu accompagnata da polemiche. Una dinamica che ricorda la Gomorra di Saviano. Anche allora si tentò una fotografia del “sistema” mafia che ne esplicitasse le trame per creare quella conoscenza e quel risveglio sociale che ne provocasse la sconfitta?
«No, trovo una profonda differenza tra “Il giorno della civetta” e “Gomorra”, che è una sorta di docu-fiction letteraria. Trovo onestamente più giusta e più adatta la seconda formula che non la prima. E’ vero che il romanzo di Sciascia era coraggioso perché per primo svelava i legami mafiosi e rappresentava la mafia come industria, ma è altrettanto vero che il personaggio del capomafia diventava un personaggio simpatico. Tant’è vero che la sua famosa divisione dell’umanità entrò nel modo di dire degli italiani ed è, a mio modesto parere, un giudizio estremamente mafioso e razzistico. Questo è il rischio che si corre quando uno scrittore sopraffino deve scrivere di meschinità, un bravo scrittore finisce sempre per nobilitare anche la materia più sordida».
Sciascia diceva che “Il più grande peccato della Sicilia è storicamente quello di non credere nelle idee.” L’eterna lotta del Gattopardo, dell’isola che non crede che il mondo possa cambiare. Prima la Sicilia, poi l’Italia, adesso il mondo. Sogni di riscossa che sembrano scontrarsi inevitabilmente con la realtà. Nel libro il finale è quello di un Bellodi che ritorna nella sua Parma e trascorre una domenica nell’appartamento di amici dove i suoi racconti siciliani intrattengono le giovani amiche radunate intorno al giradischi. Al cinema i capi mafia dal balcone di don Mariano osservano il nuovo capitano e si complimentano “ha famiglia, avrà anche buonsenso.” Dopo cinquant’anni l’Italia è ancora costretta nelle maglie del “particolare”»?
«Vorrei dirle che spesso mi sono trovato in disaccordo con Sciascia quando lui era vivo. Anche questa affermazione che i siciliani non credono nelle idee non mi trova d'accordo. E Sciascia stesso è la prova che quell'affermazione non è valida, lui come  tanti altri, da Gentile a Pirandello. E si contraddiceva creando con Elvira Sellerio una casa editrice essenzialmente di idee. E’ vero che il finale è amaro, ma le ricordo che l’ultimo pensiero del capitano Bellodi “…è quello di tornarci…di continuare la battaglia”. A quel capitano che ha famiglia probabilmente succederà un altro Bellodi e visto e considerato quanti sono stati i morti appartenenti all’arma o alla polizia o alla magistratura, ancora una volta mi trovo in disaccordo con don Mariano Arena, non con Sciascia».
L’Hinterland palermitano descritto da Sciascia con iniziali che coprono malamente il nome di paesi e città è un gioco che ricorre anche in Camilleri con l’invenzione di un paese, la Vigata di Montalbano. C’è negli scrittori siciliani una reticenza nell’abbinare il luogo fisico ai luogo dei fatti narrativi»?
«In realtà io l’ho fatto proprio in omaggio a Sciascia che mi manca tantissimo. Comunque sì, c’è una sorta di pudore più che reticenza».
Anche Montalbano si guadagna il rispetto dei capimafia. Vince battaglie, senza ovviamente vincere la guerra. E’ cambiato così il ruolo del poliziotto? In 50 anni qualche buon colpo assestato è il risultato che la lotta alla mafia ha portato»?
«Il risultato della lotta alla mafia è quello di trovarsi un ministro dell’agricoltura prossimo a essere processato per collusione con la mafia. Quindi ritengo che la lotta alla mafia prima ancora dei poliziotti e dei magistrati la dovrebbero fare i cosiddetti politici, non solo facendo arrestare i mafiosi ma i mafiosi coi colletti bianchi che siedono anche in parlamento».
 
 

Focus in, 4.12.2011
Rencontres du Cinéma italien di Toulouse
Mettere tra parentesi il debito pubblico, la crisi dell’Europa e del mondo, l’immagine della donna italiana e non … questo è quello che intende fare, fino all’11 dicembre, a Tolosa, il festival “Rencontres du cinéma italien”.

Una dichiarazione di intenti che è già tutto un programma.
Diverse le commedie, ideali per dimenticare. […] per finire con il delizioso “La scomparsa di Patò” di Mortelliti, tratto dall’altrettanto delizioso giallo di Andrea Camilleri.
[…]
Tutta la programmazione, sale e orari sul sito delle Rencontres du Cinéma italien de Toulouse
Cinema ABC, 13 rue Saint Bernard, 31000 Toulouse. Tel. 05 61 21 20 46
Tiziana Jacoponi
 
 

University College Dublin, 5-6.12.2011
Andrea Camilleri a Dublino / Andrea Camilleri comes to Dublin
Cliccare qui per leggere il comunicato integrale

Lunedì 5 dicembre 2011 a University College Dublin (UCD) verrà conferita la laurea honoris causa allo scrittore Andrea Camilleri, famoso ‘padre’ dell’altrettanto famoso Commissario Montalbano e autore di numerosissime altre opere, tra romanzi storici, saggi politici e commedie, alcune delle quali tradotte in oltre 30 lingue (tra cui – prima traduzione in assoluto – l’irlandese).
Martedì 6 dicembre 2011 alle ore 17.30, sempre a UCD (Belfield), Camilleri presenzierà ad un Incontro col Pubblico. L’Incontro si svolgerà in italiano, con traduzione in inglese, e sono invitati a parteciparvi tutti i ‘fans’ di Camilleri e gli amanti della cultura italiana. L’ingresso sarà gratuito, ma sarà necessario essere muniti di biglietto.
Per richiedere il biglietto, siete pregati di mandare un’e-mail (intestata CAMILLERI) a eric.haywood@ucd.ie, entro venerdì 11 novembre, indicando il nome, cognome, indirizzo e-mail e recapito telefonico (preferibilmente cellulare) di chiunque desideri partecipare all’Incontro. Visto che il numero di biglietti sarà limitato, vi preghiamo di prenotare solo se siete sicurissimi di poter essere presenti.
 
 

Blitz quotidiano, 5.12.2011
Per Camilleri laurea a Dublino nell'università di Joyce

Dublino - Si rafforza il consolidato rapporto culturale tra l'Italia, e la Sicilia in particolare, e l'Irlanda, cominciato tanti anni fa con la prima opera teatrale messa in scena da Luigi Pirandello, Gli dei della montagna, di un autore irlandese, archetipo di quella che sara' decenni piu'' tardi, I giganti della montagna. Oggi la University College Dublin ha conferito la laurea honoris causa, in letteratura, ad Andrea Camilleri.
Cosi' lo scrittore siciliano ha attraversato quelle stesse aule dove un secolo fa, anno piu' anno meno, studio' e si laureo', in italiano, James Joyce. E si rafforza anche il rapporto diretto tra Camilleri e l'Irlanda: lui, che in qualita' di regista fu il primo a rappresentare in Italia Samuel Beckett, pubblico' il suo primo libro all'estero proprio qui, in Irlanda, in gaelico, Un filo di fumo. In seguito, in inglese, sono uscite praticamente quasi tutte le avventure del commissario Montalbano.
Per lo scrittore siciliano si tratta della quinta laurea honoris causa, ma la prima straniera. Con lui, in toga e con una cerimonia sobria, senza tenere alcun discorso, hanno ricevuto la laurea anche altri due scrittori, Joseph O'Connor, fratello della cantante Sinead, e la statunitense Mary Gordon.
''Sono davvero onorato, per me che sono un joyciano e non un proustiano, di ricevere la laurea a Dublino e in questa universita' – ha commentato Camilleri -. Mi dispiace solo che in Irlanda di me si conosca solo il mio lato montalbaniano e non l'altro cui tengo molto di piu'. L'Italia e' stato il Paese di nascita e crescita di grandi irlandesi – ha proseguito – come Yeats, Beckett, Joyce appunto: se si pensa all'Ulisse, che rileggo ciclicamente, si legge una discesa agli inferi; il primo protagonista di Beckett e' Belacqua: su tutti e per tutti il nume tutelare e' Dante'', ha concluso Camilleri.
Nella laudatio, il professor Eric Haywood, responsabile della Sezione italianistica della UCD, ha parlato di Montalbano come uno ''tra i piu'' grandi detective letterari di tutti i tempi insieme con Sherlock Holmes, Maigret e Poirot'', ricordando che Camilleri ha scritto piu' di 80 opere tradotte in piu' di trenta lingue. ''In un'epoca come la nostra – ha spiegato – in cui spesso si ha l'impressione che il senso della ragione e del torto sia andato perduto, da entrambi i lati della Legge, i romanzi di Montalbano, oltre ad essere di massimo intrattenimento, ci fanno sentire bene al pensiero che il Diritto riesca a prevalere''.
 
 

Etna style, 5.12.2011
Laurea honoris causa per Camilleri

Oggi, 5 dicembre, Andrea Camilleri riceve a Dublino la Laurea honoris causa in Lettere. L'Irlanda è stata il paese estero che per primo ha tradotto i lavori dello scrittore di Porto Empedocle, che ricambierà l'affetto di questa straordinaria terra, tenendo una lezione magistrale agli studenti dell’University College.
Etna style ed in particolare, tra i comuni del territorio di cui ci stiamo occupando, Giardini Naxos vogliono congratularsi con il Maestro e inviargli un saluto speciale, ricordando con gratitudine l'attenzione, che nel romanzo del 2007 Il colore del sole, la sua straordinaria invenzione letteraria ha riservato alla cittadina ionica.
Nel Colore del sole Camilleri racconta l'ultima drammatica estate di Michelangelo Merisi da Caravaggio, quella del 1607, durante la quale l'artista, essendo stato condannato a morte fugge,disperato, da Malta.
Dopo aver soggiornato a Siracusa, città dell'amico fraterno Minniti, in cui dipinse la Sepoltura di Santa Lucia, trovandosi in viaggio verso Messina a causa di una 'contrarietà, Caravaggio è costretto a fermarsi a Naxos, ospite nel castello del giureconsulto Martino.
Il castello di epoca tardo medievale era una costruzione militare per il controllo dell'accesso alla baia , a cui nel '500 venne aggiunto il nucleo abitativo la cui facciata, rivisitata nell'800, prospetta sul lungomare di Giardini Naxos.Nello stesso periodo, in seguito agli attacchi pirateschi, Capo Schisò, che si trova dove un tempo sorgeva l'antica Naxos, venne fortificato con la ricostruzione di un Fortino e di tutto il sistema difensivo costituito da Torre Vignazza e dal vecchio castello. Dello stesso sistema difensivo faceva parte anche il Castello di Villagonia edificato in epoca feudale dai Marchesi de Spuches e demolito nel 1913 per l'ampliamento della stazione ferroviaria.
L"episodio sconosciuto" della sosta a Naxos viene citato, dice Camilleri nel Colore del Sole per sottolineare il peggioramento delle condizioni mentali di Caravaggio, ormai 'in preda ad una furia irrazionale e cieca', conseguenza della paura per la condanna papale e di una possibile vendetta da parte dell'Ordine dei Cavalieri di Malta.
L'insicurezza per la sua sua sorte diventa sempre più grande. L'artista si sente fortemente turbato, scosso e quando apprende che la notizia della condanna si sta diffondendo anche a Messina, alla prospettiva di dover ritornare a Siracusa, tenta di tagliarsi la gola. Diventato sospettoso anche del messo Lazzari, l'amico di Minniti che lo accompagna, tenta di dargli fuoco con un candeliere.
Nel Colore del sole, Caravaggio trascorre quattro giorni, nella stanza con la finestra sul mare del Castello di Naxos, in preda a terribili allucinazioni e alla febbre .L'ultimo giorno vinto dalla stanchezza, dopo aver molto camminato, si distende sulla spiaggia costretto dall'ossessiva 'visione del sole nero' a tenere gli occhi chiusi. Li riapre per la minaccia di un uomo con un pugnale in mano, sicuramente, pensa, un sicario dei Cavalieri, che fa cadere con un calcio in ginocchio e poi fugge, mettendosi a correre più forte che può.
Camilleri premette di essersi imbattuto in 'circostanze alquanto misteriose' nel visionario diario dell'artista, redatto, dice, con ' note brevi, secche, disarticolate', restituite al lettore in un italiano seicentesco: il risultato è un profondo ritratto psicologico dell'artista e una suggestiva analisi della sua pittura.
Rinnovando, infine, gli auguri al 'papa' del celebre commissario Montalbano per l'onorificenza conseguita a Dublino, ci chiediamo se un giorno anche i cittadini di Giardini Naxos potranno come gli irlandesi ricevere il pregio di una Sua visita. Il castello con la stanza dalla finestra sul mare Lo aspetta insieme al Suo Caravaggio e a tutti i personaggi che vorrà portare con Sè.
Grazie e presto, dunque!
Marina La Spina
Bibliografia:
F. Salinbene-M.Vinciguerra-R. Talio, Naxos e Giardini nei secoli, Spadaro Editore, Comune di Giardini Naxos, Assessorato alla Cultura, 2006
Giuseppe Mercurio, Giardini Naxos... le cartoline raccontano, Edizioni A. Sfamemi, Messina 2008
 
 

Alto Adige / Trentino, 5.12.2011
Andrea Camilleri riscrive una storia amara
Andrea Camilleri, La setta degli angeli, Sellerio, 233 pagg., 14 euro

Oggi lo University College di Dublino conferirà la laurea honoris causa ad Andrea Camilleri. La prima lingua nella quale le opere dello straordinario scrittore siciliano sono state tradotte, infatti, è proprio l’irlandese. A noi piace immaginare che il riconoscimento gli venga assegnato anche per la bellezza del suo ultimo romanzo. Per la prima parte è il Camilleri dei divertissement ambientati nella prima metà del secolo scorso e il registro è quello della commedia. Poi, però, la Setta degli angeli vi rivelerà il Camilleri più amaro che abbiate mai letto. La storia dell’avvocato Teresi è una storia vera: dopo aver portato alla luce gli abusi sessuali perpetrati dai parroci di un paese della Sicilia ai danni di alcune giovanissime fedeli, l’avvocato Teresi, difensore dei diritti dei più deboli, uomo di sinistra, cronista ed editore del giornale “La battaglia” viene isolato e costretto ad emigrare negli Stati Uniti sotto la pressione del clero, della nobiltà e della mafia. Camilleri riscrive quella storia, passando appunto con la consueta maestria dai toni della commedia a quelli della tragedia, quasi per toglierci l’illusione che il bene possa, eccezionalmente trionfare.
M. Di Giangiacomo
 
 

La Stampa, 5.12.2011
Anteprima
Noir in festival, stavolta a far paura è la crisi
Si apre oggi col thriller finanziario "Margin call" Superospiti Stephen Frears e Justin Timberlake

Il contesto economico del Paese non aiuta? L’aria si fa sempre più dark? Meglio per il Courmayeur Noir in Festival che festeggia il suo ventunesimo anno di felice attività buttandola sul paradosso, un filo ironico ma in assoluta sintonia con il suo spirito ambivalente. Così si apre oggi (fino a domenica) appunto a Courmayeur, la manifestazione a cavallo tra il cinema e la letteratura che ha scelto di darsi un titolo in un certo senso salvifico «Il fascino dell’apocalisse».
[...]
Sotto l’ombrello apocalittico si collocano ospiti e film. [...] E poi c’è Petros Markaris, (ospite d’onore e insignito del Premio Chandler al pari del collega Andrea Camilleri) col suo commissario Charitos che si aggira nell’Atene delle manifestazioni violente e del crollo politicoeconomico nell’ultimo romanzo Prestiti scaduti.
[...]
Michela Tamburrino
 
 

Gazzetta di Reggio, 5.12.2011
Successo dell'open day sui diritti di cittadinanza
La Fonderia ha ospitato oltre alla performance di Aterballetto la testimonianza di numerosi artisti. Tante le firme raccolte per “L’Italia sono anch’io”

Sei ore di puro spettacolo. Sei ore di emozioni. Sei ore di dialogo multiculturale. Sei ore per dare ai figli degli stranieri immigrati in Italia la possibilità di essere considerati cittadini, grazie a una semplice firma. E' l'Open Day sulla cittadinanza, a sostegno della campagna «l'Italia sono anch'io», a cui sabato dalle 17 alle 23, in Fonderia, sede dell'Aterballetto, hanno preso parte una ventina di differenti realtà: scuole di danza, compagnie teatrali e personaggi della caratura di Andrea Camilleri e Paolo Rossi (in video).
[...]
Giulia Rossi
 
 

Italvideonews.com, 6.12.2011
Andrea Camilleri incontra il pubblico a University College Dublin

Il famoso scrittore siciliano, al quale ieri 5 dicembre 2011, University College Dublin ha conferito una laurea in Lettere honoris causa, ha stasera incontrato il pubblico in un'aula dell'Universita`. La sua presenza in Irlanda e` stata possibile grazie all'interessamento della Foundation of Italian Studies di University College Dublin.
Concetto La Malfa
Cliccare o sull'immagine per vedere il video
 
 

UCD news, 6.12.2011
UCD honorary degrees for Joseph O’Connor, Andrea Camilleri, Mary Gordon, and Olivia O’Leary
Irish novelist, Joseph O’Connor; Italian novelist, Andrea Camilleri; Irish-American novelist, Mary Gordon; and journalist and broadcaster, Olivia O’Leary have been awarded honorary degrees from University College Dublin.

[...]
Andrea Camilleri was awarded an Honorary Degree of Doctor of Literature from University College Dublin.
“We honour Andrea Camilleri above all for the achievements of his ‘second life’ which began at the age of 58 – after ten years of fruitless searching for a publisher,” said Dr Eric Haywood, UCD School of Languages and Literature, who read the citation at the ceremony.
“Camilleri is a consummate storyteller: his plots, his characters, his sense of place, his dialogues are second to none. Above all he writes with great humour: humour as commonly understood and humour in the Pirandellian sense.”
“Camilleri sees the world in its underwear, and he represents not just the body, but the body and its shadow,” he said.
Italian novelist, Andrea Camilleri is best known for his eighteen Inspector Montalbano detective novels which have been translated into multiple languages and sold several million copies worldwide.
[...]
 
 

Mentelocale.it, 6.12.2011
Petros Markaris: «La crisi in Grecia? Colpa di un benessere virtuale»
Intervista allo scrittore Palma d'Oro a Cannes, a Palazzo Ducale per Mediterranea. Il suo commissario Charitos è il Montalbano d'Atene. Che nell'ultimo romanzo indaga su un serial killer di banchieri

Genova. Petros Markaris è l'Andrea Camilleri greco: la sua creatura letteraria, il commissario Kostas Charitos, è un Montalbano in salsa ellenica, sempre combattuto tra buona cucina, corruzione e indagini sul filo del rasoio.
«Sono due poliziotti che provano a fare il proprio lavoro, nonostante i superiori e i politici -spiega Markaris, che lunedì 12 dicembre è a Palazzo Ducale per la rassegna Mediterranea 011- E poi, Charitos e Montalbano hanno molti tratti in comune, a partire dalla passione per la buona tavola».
[...]
Lei è stato definito il Camilleri di Atene. È d'accordo? Che legami trova tra Sicilia e Grecia?
«Ho molto in comune con Andrea Camilleri. Il modo in cui guardiamo alla società, il modo in cui capiamo come la corruzione sia un grande problema nelle nostre società. Montalbano e Charitos sono due poliziotti che provano a fare il proprio lavoro nonostante i superiori e la corruzione del sistema politico. Il buon cibo è importante per entrambi. Grecia e Sicilia sono molto simili non solo per il clima, ma anche per lo stile di vita e le implicazioni politiche».
[...]
Matteo Paoletti
 
 

Solo Libri.net, 6.12.2011
Racconti quotidiani - Andrea Camilleri

Ventuno articoli di vario argomento, pubblicati dal 1977 al 1999 nei quotidiani “Il Messaggero”, “La Stampa”, la “Repubblica” - edizione siciliana - si trovano nel volumetto "Racconti quotidiani" pubblicato da Libreria dell’Orso nel 2001 e riproposto da Mondadori nel 2008.
Leggendoli, non sfugge la dimensione affabulatoria di Camilleri, intrisa di quella particolare sottile ironia che attraversa i fatti della quotidianità, cui egli si rivolge con occhio svagato, sottraendoli alla mera descrizione. Questo suo modo di procedere, che consente all’informazione occasionale di assumere le sembianze di “storie”, è da lui esposto nello scritto “Montalbano e la realtà, così nascono i gialli”. Egli in merito dice:
“Semmai le rielaboro fino a non farle più riconoscere come notizie di cronaca. Ma è la cronaca quella che mi ispira le trame e i racconti”.
Molto racconto, dunque, a partire dalla cronaca: da un lato, egli si pone come testimone di quanto nella realtà accade; dall’altro, è l’artista che ne ricodifica i dati secondo moduli inventivi. Del resto, nel predetto scritto racconta di un fatto che potrebbe sembrare inventato di sana pianta se non fosse che poi interrompe il narrato e rivela che l’argomento è stato organizzato sulla base di una notizia resa nota dalla stampa siciliana.
I suoi interessi giallistici spiccano ne “Il mio debito con Simenon”, apparso la prima volta su “La Stampa” del 4 luglio 1999, dove il nostro scrittore muove da ricordi dell’infanzia. A sette anni ama leggere i libri di Giorgio Sim, e fu suo padre a comprargli un giallo di questo autore, chiamato Simenon. Personalmente ha modo di conoscerlo da adulto, in occasione del ciclo televisivo su Maigret (Lo impersonava Gino Cervi sotto la regia di Landi e Fabbri sceneggiatore ); dice di non aver provato particolari emozioni, dato che già ne aveva letto i libri, e parla del suo debito con lui. Nel dar vita a Montalbano la suggestione del modello Maigret è forte. Per evitarne un’ingombrante presenza, ecco allora la soluzione adottata: “Maigret”, scrive Camilleri, “è felicemente maritato e sua moglie (quando lui non va a mangiare alla “Brasserie Dauphine”) gli prepara squisiti piatti. Anche a Montalbano piace mangiare: se maritato con una fimmina che non sapeva cucinare, avrebbe domandato il divorzio dopo qualche mese, se invece Livia avesse saputo stare in cucina, avrei fatto un doppione della coppia Maigret. Allora ho scisso la signora Maigret in due: la “cammarera” Adelina che gli prepara i piatti che piacciono a lui e la fidanzata Livia la quale, come vedete per ragioni del tutto letterarie, aspetta che Montalbano se la sposi”. In alcuni scritti, il suo abbandono ai ricordi provoca sanguigne sensazioni. E’ il caso, ad esempio, dell’articolo “Il giorno che i morti persero la strada di casa”, dove la ritualità tipicamente siciliana dei doni ai bimbi da parte dei defunti, lega, facendo tesoro del passato, “la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto”. Lacerazioni socio-esistenziali, che attirano l’attenzione, si ritrovano in “Primo Maggio”, dove la rievocazione dei fatti di Portella della Ginestra si propone di demistificare le menzogne di Scelba, per il quale nell’eccidio contro innocui lavoratori erano da escludere implicazioni politiche. Che dire di più? La bramosia di investigare uno per uno questi scritti è irresistibile. Parlano di tempi lontani e, nel contempo, si riferiscono a fatti del presente, immettendo il lettore in sentieri di eticità e giocosa irrealtà.
Federico Guastella
 
 

La Nuova Sardegna, 6.12.2011
Italia, paese da amare: anche se di fuggire via viene una gran voglia

Cagliari. L’amore ha bisogno di conferme. Innamorarsi dell’Italia com’è, oggi, è possibile. Di più: decidere di restare e viverci, nonostante tutto, è un atto politico di resistenza, qualcosa di rivoluzionario. «Italy: Love it, or Leave it», il secondo film documentario di Luca Ragazzi e Gustav Hofer spiega come tutto ciò accada. Del film, proiettato a conclusione della rassegna d’arte e letteratura «Pazza Idea», hanno discusso Luca Ragazzi con Renato Chiocca, davanti a una platea folta e divertita. «Italy Love it» è un viaggio pop nel Belpaese che inizia perché Luca e Gustav, coppia di fatto protagonista, sfrattata dall’appartamento romano dove vive da sei anni, deve scegliere se stare a Roma o trasferirsi a Berlino, decisamente più affine, economica e civile. Con una vecchia Cinquecento percorrono lo Stivale in cerca delle ragioni dell’uno - Gustav altoatesino che vuol partire - e dell’altro, Luca, romano, pigro che vuol restare.
Edizione aggiornata del classico viaggio in Italia, pensato per spiegare agli stranieri cosa è successo in questi ultimi venti anni, il risultato è una denuncia della realtà. […] Ad Andrea Camilleri che il fascismo italiano lo conosce da tempo è affidata la più bella dichiarazione d’amore e di rabbia: «Ognuno di noi ha dei doveri. Abbandonare il paese equivale a una diserzione. Se in quel momento nel tuo paese le cose vanno male bisogna difendere con coerenza le proprie idee e non mollare mai. Altrimenti lo spazio che noi lasciamo viene occupato da quello da cui noi stiamo scappando». […]
Daniela Paba
 
 

Corriere Canadese, 6.12.2011
Rai Italia gratis su Rogers

Toronto - Rogers offre la visione gratuita di alcuni programmi di Rai Italia. Dal 6 al 12 dicembre ci si potrà infatti sintonizzare sul canale Digital Tv in Ontario e visionare fiction, talk show e programmi sportivi prodotti dalla Radiotelevisione Italiana. Tra gli show in programma [...] il “Commissario Montalbano”, serie televisiva tratta dai romanzi di Andrea Camilleri che racconta le vicende di Salvo Montalbano, commissario di polizia nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigata. [...] Per maggiori informazioni visitare il sito web www.rogers.com/multicultural, oppure chiamare al 1-866-447-6503.
 
 

Pensieri in Blu, 7.12.2011
La setta degli angeli – Andrea Camilleri

Quando si pronuncia il nome di Camilleri, viene in mente in primis il commissario Salvo Montalbano e poi l’imitazione di Fiorello, Vigata, i cannoli siciliani, la cucina siciliana, il mare, la serie tv del Commissario… Difficilmente si ricorda quanto siano azzeccate le copertine dei suoi romanzi. Tutti quelli editi con Sellerio riportano sempre un quadro o un’incisione d’epoca (spesso dei primi anni del novecento), la copertina riesce a riassumere in modo esaustivo l’intera storia. Molte volte le facciate dei libri rispondono alle regole del marketing, ma lo zio Andrea è un probo, incorruttibile, rispetta sempre le sue regole interiori.
In famiglia siamo divisi, mia madre ama i romanzi storici di Camilleri (Il re di Girgenti, Un fil di fumo, La concessione del telefono, Il Birraio diPreston…), invece io sono affezionato al commissario Montalabano (amo la sua saga, la sua sicilianità e amo soprattutto Catarella). Devo riconoscere però che il  valore letterario dei romanzi storici sia nettamente superiore a quello delle vicende di Montalbano. Scrivere ambientando in un mondo attuale è molto più semplice, non c’è mai il rischio di inserire anacronismi e non si devono consultare fonti storiche. La polvere degli archivi di Stato è davvero una brutta bestia.
La setta degli angeli, è ambientato a Palizzolo sito in provincia di Camporeale, per l’appunto nei primi anni del novecento. La scelta di questa ambientazione è quasi un sillogismo, Palizzolo sta a Vigata, come Montelusa sta a Camporeale. E’ un ritratto di una Sicilia ancora dominata dai nobili, in cui si sta iniziando a far largo la mafia e in cui la presenza del Regio Stato è ancora debole (non che ora che siamo Repubblica sia poi cambiato parecchio, ma questa sarebbe una parentesi troppo lunga…). I fatti raccontati sono verisimili, il centro della storia è un brutto episodio di cronaca di cui anche Don Sturzo ha avuto modo di scrivere a suo tempo, una setta di preti si rende protagonista di violenze carnali ai danni di giovani e avvenenti parrocciane.
Credo che Camilleri abbia riesumato con un certo gusto tali vicende, da sempre è un acuto osservatore della realtà, esprime le sue posizioni in modo netto e non poteva certo rinunciare a questo attacco anticlericale, lo fa appunto con la sua mente fina andando a riprendere fatti passati e dimenticati. Sono sicuro che il romanzo sarà quanto mai sgradito all’Osservatore Romano. Ma di questo lo zio Andrea non si curerà granché, come non si è mai curato di attaccare Silviobunga (anche se è reo di aver pubblicato per Mondadori).
Al centro della vicenda ci sono un avvocato e un capitano dei carabinieri, che hanno a cuore la ricerca della Verità e l’affermazione della Giustizia, ma  scoprono come questa ricerca gli si possa rivoltare contro cancellando le proprie esistenze. Da siciliano osservo che nulla sia cambiato in oltre cento anni, cercare verità e giustizia a Palermo come a Palizzolo non paga! Falcone e Borsellino docet (ricordate sempre le parole di Totò Cuffaro su Falcone, ma anche questa  una parentesi troppo lunga, però un rimando ve lo faccio volentieri http://www.pensierinblu.com/blog/2008/04/15/falcone-e-borsellino/)
Il romanzo è scritto in siciliano fittissimo, mi chiedo come potrà esser letto e compreso al di fuori dell’isola, ma Camilleri ha sempre fugato i miei dubbi con i suoi record di vendite.
Pablo
 
 

Focus in, 8.12.2011
Avanti popolo

“Siamo il 99%. Sfrattati dalle nostre case. Costretti a scegliere tra fare la spesa e pagare l’affitto. L’assistenza medica ci è negata. Soffriamo le conseguenze dell’inquinamento. Lavoriamo ore e ore per pochi soldi e nessun diritto … se lavoriamo. Non abbiamo niente mentre l’1% ha tutto. Siamo 99%”. Il manifesto del movimento 99% fa capire perché così tanta gente è indignata, perché stanno manifestando in tutto il mondo, compresi quei paesi come i civilizzati Stati Uniti d’America in cui questo genere di protesta è epocale.
Un’indignazione che viene tacciata di antipolitica e assimilata alla violenza, come se la violenza fosse solo quella dei protestanti e non quella dell’1% di potenti che ci sbattono in faccia la loro ricchezza.
Focus in ha voluto capire cos’è l’antipolitica, o meglio se si può veramente definire antipolitica tutto quello che non rientra nella sfera dei professionisti della politica: gli indignati ma anche i black bloc, i movimenti della società civile come quelli che fanno capo a Beppe Grillo o al popolo viola. In realtà, come ci mostra Paola Vallatta nel suo articolo sui gruppi italiani presenti nella regione parigina, nessuno si riconosce come antipolitico. Torniamo allora alla questione della rappresentanza, ce lo dimostra con un esempio della redazione alla Nero Wolf, Livio d’Agostino che mette l’accento sulla partecipazione, sulla differenza fondamentale tra il pubblico e il privato. Anche Andrea Camilleri, che ha commentato il tema per Focus in preferisce parlare di “cittadini” piuttosto che di intellettuali engagé.
Infine la questione della violenza: due scrittori e giornalisti che hanno seguito e interpretato – a modo loro – gli eventi del G8 di Genova, hanno accettato di condividere con i nostri lettori le loro riflessioni. Sono Carlo Gubitosa, fondatore della rivista satirica Mamma!, e Roberto Ferrucci, autore di Sentimenti sovversivi. Un primo piano che mostra molto chiaramente che il popolo è stufo ma al contrario dell’Uomo qualunque fondato dal Giannini nel 1944, rivendica partecipazione, democrazia, giustizia e libertà. Avanti popolo!
Patrizia Molteni

3 domande a Andrea Camilleri
Patrizia Molteni
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 8.12.2011
Dalla pagina alla scena "La mennulara" cambia pelle

Una serva-padrona, umile e forte insieme. Una donna capace di controllare la vita degli altri anche da morta. "La mennulara", il primo romanzo di Simonetta Agnello Hornby è diventato uno spettacolo teatrale nella riduzione curata dalla stessa scrittrice assieme a Gaetano Savatteri e per la regia di Walter Pagliaro. Nell'entroterra siciliano, tra sentimenti arcaici e boom economico si consuma un dramma affascinante quanto complesso. «Lo spettacolo è fedele al testo. Ma romanzo e teatro sono comunque due modi di guardare la stessa vicenda molto diversi - spiega la scrittrice - Quarantacinque personaggi si restringono in appena una dozzina, la scenografia raccoglie nello spazio di un palcoscenico un intero paese. Un'operazione complessa riuscita benissimo, al punto da emozionarmi». Lo spettacolo, che ha inaugurato la stagione dello Stabile di Catania al teatro Verga, e che resta in scena fino al 23, offre l'opportunità di riflettere sulla società siciliana della fine degli anni Sessanta, prima del boom economico. Una trama complessa, «pensata in aeroporto, a causa di un ritardo della British Airways», racconta la Hornby, avvocato palermitano trapiantato a Londra. Il romanzo, così come la pièce, inizia con la morte della mennulara, al secolo Rosalia Inzerillo, «stupefacente artefice del proprio e dell'altrui destino», e finisce con il trigesimo della sua morte. La protagonista, interpretata da Guia Jelo, di fatto avrebbe dovuto parlare solo attraverso gli altri personaggi: «Abbiamo lasciato i vari piani temporali - spiega Gaetano Savatteri - cercando solo di semplificare un po' la vicenda ma alternando presente a passato esattamente come nel libro». Lo spettacolo, infatti, è pieno di monologhi e frasi attinte proprio dal testo originale: «Il contatto con gli attori può fornire quello che la parola scritta non dà- aggiunge la Hornby - Non occorre fare ricorso all'immaginazione perché la storia avviene davanti ai tuoi occhi». In fondo, è come se i personaggi, ogni tanto, scendessero dal palcoscenico per entrare tra le pagine del libro, e viceversa. Maria Rosaria Inzerillo, la mennulara ovvero la raccoglitrice di mandorle, serva giovanissima in casa Alfallipe, diventa l'occulta amministratrice del patrimonio in rovina della famiglia. «Il lavoro delle mennulare era duro - ha scritto Andrea Camilleri - Una mezza dozzina di donne di tutte le età, anche adolescenti, disposte a semicerchio sotto a ogni albero a spezzarsi la schiena stando calate a raccogliere le mandorle, che venivano fatte cadere dai rami con magistrali colpi di canna, e a metterle dentro a una coffa di saggina. Stavano chinate così tutto il giorno, dall'alba al tramonto, sotto un sole che spaccava le pietre, con solo un'ora d'intervallo per un misero pasto all'ombra degli alberi. Me le ricordo tutte magre, cotte di pelle, arse; solo di prima mattina scattanti, vocianti, rissose, di lingua salace, spesso viperina perché poi lentamente la fatica le rendeva mute. E alla fine della giornata, con i pugni premuti con forza dietro la schiena, stentavano a riprendere la posizione eretta, tutte avevano sulla faccia una smorfia di dolore». Il paese di Roccacolomba rivive attraverso un complesso impianto scenico di scale e tetti, «una città obliqua, di strade storte e sbilenche per dirla alla Brancati - aggiunge Savatteri - Un paese che racconta il cambiamento dell'Italia. Famiglie chiuse in un tempo antico di cui la mennulara è la guardiana, giovani desiderosi di far cambiare le cose ma che rischiano di confondere il concetto di antico con quello di vecchio. Una modernità che non sempre è sinonimo di progresso».
Adriana Falsone
 
 

La Stampa, 8.12.2011
L'ombra dell'apocalisse sul Noir in Festival
Alla rassegna tante sorprese. Da non perdere l'appuntamento con "Dracula 3D" di Argento

[…]
Eredi di una grande cultura sono naturalmente i due protagonisti letterari di questa XXI edizione del Courmayeur Noir in Festival: Andrea Camilleri e Petros Markaris, entrambi Premio Chandler 2011. Maestri che reinterpretano la lezione di Simenon nella prospettiva di “un modo particolare di concepire i rapporti umani”, come Camilleri definisce il “giallo mediterraneo”, e che ci parlano all’unisono della crisi e delle ingiustizie di oggi.
[…]
 
 

La Sicilia, 9.12.2011
Scaffale
Interviste impossibili di autori diversi

Un viaggio nella fantasia, un viaggio nell'intelligenza. Le interviste impossibili sono un genere letterario e culturale che se ben realizzate hanno in sé le caratteristiche dell'incipit di questo articolo. Le interviste impossibili sono un genere originale che aguzza l'ingegno e la fantasia, chi le realizza deve avere una conoscenza storica, culturale, psicologica dei personaggi intervistati, realmente esistiti in passato o inventati da grandi scrittori, altrimenti si scade nel banale o nella retorica. Ebbene, «Ti vengo a cercare» a cura di Valentina Alferj e Barbara Frandino, (edito da Einaudi, pagine 562, Euro 21,00), è un bel libro che mette assieme interviste impossibili scritte da autori diversi, ovviamente con differenti stili, ma una qualità alta. Un viaggio nella storia e nella letteratura, ma anche nella scienza. Andrea Camilleri che dialoga con Galileo Galilei è fra le cose più interessanti del libro, il cannocchiale del grande scienziato non è visto solo come lo strumento che spalanca l'immensità dell'universo infinito, ma anche come uno strumento di indagine del mondo interiore, «inebriante libertà che ti dona la conoscenza». Ben scritto anche il dialogo di Savatteri con Don Mariano Arena, una rilettura del famoso personaggio inventato da Sciascia. Molti dialoghi meritano di essere citati, ma per ragioni di spazio ricordiamo quelli fra Augias e Stuart Mill, De Cataldo e Mazzini, Agnello Hornby e Penelope, Piumini e Dante.
Salvo Fallica
 
 

Malgradopoi, 9.12.2011
Il birraio di Preston, Andrea Camilleri

Prendo in prestito le parole riportate sulla copertina de Il birraio di Preston dall’editore Sellerio: “si capisce, leggendo Camilleri, che il suo piacere letterario maggiore, raccontando vicende della provincia siciliana (fatti veri su cui trama e ordisce la finzione, e quindi in sé semplici se non fossero intricate dall’essere appunto siciliane), è quello di riportare il dialogo vivo”. Andrea Camilleri in questo è unico e i suoi libri sono uno spasso! I dialoghi sono così veri che sembra di essere lì, nel circolo cittadino “Famiglia e progresso” di Vigàta, a uno o due metri dal cavaliere Mistretta che dice a Giosué Zito:
“Lei, mio caro, non sa un’amata minchia”. Oppure al teatro, alla prima del “Birraio”, quando il delegato Puglisi si fionda in piccionaia per calmare Lollò Sciacchitano che sbraita: “Che successe, Lollò? Ti fecero torto?”
Narrazione e dialogo si fondono magistralmente e il risultato va oltre il romanzo, oltre il teatro: è una fiction, un film; ci sono persone in carne e ossa a recitare una Sicilia che è un universo a sé, un modo di essere e di pensare, un’Italia nell’Italia. In questa descrizione dell’essere siciliano Camilleri riesce a trasmettere tutto, il bello e il brutto, senza separarli. Persino le contraddizioni non sono presentate come tali, è lasciata al lettore la volontà di coglierle o meno.
Tornando a Sellerio, viene voglia di riportare per intero l’introduzione al testo nel risvolto di copertina, scritta davvero bene e del tutto priva dei caroselli trionfalistici e autocelebrativi cui ci hanno abituati gli editori. Condivido praticamente tutte le osservazioni, a partire dall’efficacia della forza comica dell’Autore.
I fatti narrati nel libro, frutto dell’invenzione di Camilleri, sono ispirati a una storia vera che l’Autore ha appreso da "L’inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia (1875-1876)", pubblicata nel 1969, che ha già ispirato La stagione della caccia e La bolla di componenda.
Nell’inchiesta parlamentare in questione è riportata la testimonianza di un giornalista siciliano, Giovanni Mulé Bertolo, interrogato sull’atteggiamento della popolazione di Caltanissetta nei confronti della politica governativa. Il giornalista ammise che le cose in precedenza non andassero bene, ma che migliorarono in seguito all’allontanamento del prefetto, che ne aveva combinata una grossa mettendosi contro tutta Caltanissetta: aveva imposto che il nuovo teatro fosse inaugurato con l’opera Il birraio di Preston. Durante la rappresentazione dell’opera avvennero numerosi incidenti e in seguito vi furono rappresaglie. Non si è mai saputo perché il prefetto si fissò con quest’opera e la stessa commissione preferì archiviare la vicenda senza indagare oltre.
Sinossi
Il prefetto di Montelusa, un “forestiero” toscano, vuole a tutti i costi inaugurare il nuovo teatro di Vigàta con un’opera quasi sconosciuta qual è Il birraio di Preston. L’intero paese di Vigàta è contrario, ma il prefetto è alleato di Don Memè, una specie di mafioso del posto. Tra le proteste e i fischi l’opera va in scena e quasi non ci scappa il morto in teatro. Poi, a due ore dalla fine dello spettacolo, il teatro prende fuoco (ma i Vigatesi non c’entrano, e qui è ancora bravo l’Autore a inventare una storia verosimile e articolata al punto giusto) e i morti ci scappano davvero.
I personaggi inventati da Camilleri tengono testa ai dialoghi e non mancano neppure colpi di scena in stile cinematografico, perfetti perché privi di sensazionalismi. La fine di alcuni personaggi - sia buoni sia cattivi, poiché l'Autore non cerca il lieto fine né intende fornire una morale come chiave di lettura - ha un valore che va oltre la narrazione (vedi Catalanotti, Puglisi e lo stesso Don Memè). Il “Capitolo primo”, posto alla fine del libro e degno del maestro Camilleri, ha come io narrante il non più decino Gerd Hoffer.
Questo romanzo ha due particolarità: la prima, già intuibile dal cennato “dialogo vivo”, è l’essere scritto in dialetto... una meraviglia! Ho imparato un sacco di parole e non vedo l’ora di farne sfoggio per essere (giustamente) preso in giro dagli amici siciliani. La seconda è che l’ordine dei capitoli non è cronologico, particolare che fa somigliare la storia - e la lettura - ad un puzzle.
In libreria, a teatro e a Vigàta
Il birraio di Preston, Andrea Camilleri, Sellerio, 1995
Vi consiglio anche La setta degli angeli, uscito il 20 ottobre 2011, del quale potete leggere la mia recensione.
Nel recente passato Il birraio di Preston è stato rappresentato a teatro: nel 2009 al Piccolo di Milano e al Verga di Catania, l'anno seguente allo Stabile di Catania, al Valle di Rom e al Carignano di Torino.
In rete ho trovato il Camilleri Fans Club, del quale mi onorerei di fare parte (e infatti farò domanda e, forse, sarò accettato e avrò anche io un 'ngiuria nel fans club del maestro!)
Francesco D'Agostino
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 9.12.2011
Vocabolario siciliano
Il dialetto sdoganato da comici e studiosi

"Minchia", organo sessuale maschile, etimologicamente da Mentula, piccola mente. Come se a pilotare i nostri istinti fosse una seconda mente brada, che affianca quella tout court, "sede" della conoscenza e della razionalità. "Minchia" è uno dei circa ventimila lemmi del "Vocabolario etimologico siciliano" del linguista Alberto Varvaro che verrà presentato stamattina alle 10 allo Steri in apertura del convegno sul tema "Storia del lessico siciliano" organizzato per celebrare i sessant'anni del Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Ad animare gli incontri, oltre a Varvaro, la hit parade dei linguisti: Francesco Sabatini, Tullio De Mauro, Max Pfister, Wolfgang Schweickard, Pietro Beltrami e Giovanni Ruffino, presidente del Centro e coordinatore dei due giorni di studi. […] Oramai, come abbiamo scritto in occasione della pubblicazione di "Terra matta" (Einaudi) dello scrittore contadino Vincenzo Rabito, il siciliano è la seconda lingua letteraria dopo l'italiano, riprendendosi un primato che le appartiene fin dai tempi della scuola poetica di Federico secondo. È stato Andrea Camilleri con i suoi Montalbano di carta e televisivi - ma anche altri autori non seriali e pensiamo a Consolo - a rendere visibile ciò che da secoli era sottotraccia. […]
Tano Gullo
 
 

Abbracciamo la Cultura, 10.12.2011
APPELLO per le Giornate nazionali di “Occupazione Culturale” la Cultura e la Conoscenza sono il futuro del nostro Paese 17 - 18 dicembre 2011

“Occupazione Culturale” è per noi la presenza e la partecipazione dei cittadini nei luoghi della cultura: monumenti storici, beni archeologici, beni paesaggistici, teatri, cinema, musei, biblioteche, auditorium…
“Occupazione Culturale” è per noi il lavoro di tutti e tutte coloro che operano nei diversi ambiti della cultura, che vogliono essere di più, più riconosciuti, più tutelati.
La cultura in Italia è sotto scacco. I settori dei beni e della produzione culturale soffrono di una storica inadeguatezza degli investimenti pubblici, rispetto agli altri Paesi europei. I drastici tagli al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a quello dell’Istruzione,Università e Ricerca, ai trasferimenti agli Enti Locali, compromettono sempre più la tutela e la corretta valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese, il sostegno alla promozione e alla fruizione dell’arte e alle produzioni culturali.
Già vediamo gli effetti di queste politiche sciagurate. Contrazione degli investimenti per la cultura nei territori, destinata alle comunità. Diminuzione anche dei pochi investimenti privati, visto il progressivo disimpegno pubblico. Difficoltà di fruizione dei beni culturali, con penalizzazione dell’offerta turistica di qualità.
Rischiano di chiudere i tanti presidi culturali che sono una grande ricchezza di questo Paese e sostengono la coesione sociale e il dialogo tra culture.
Da anni sono penalizzate l’occupazione, le condizioni di lavoro e di tutela, le professionalità di tutti i settori della cultura.
Cultura e conoscenza sono necessarie per il benessere delle persone, per lo sviluppo di un’autonoma capacità di analisi e di critica, persone, senza le quali non può esserci né libertà, né democrazia.
Così il Paese arretra, così si compromette il futuro delle nuove generazioni.
E’ urgente invertire la tendenza. L’accesso alla cultura e la promozione dei “diritti culturali” delle persone, tutelati dalla nostra Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, possono diventare davvero un programma concreto di sviluppo.
Oggi le modalità con cui viene affrontata la crisi economica e finanziaria stanno generando una pesantissima crisi sociale. Bisogna imboccare un’altra strada. Noi proponiamo di rispondere alla crisi anche investendo nella cultura e nella conoscenza, nella creatività e nella ricerca. Tutelare il patrimonio culturale e il paesaggio. Promuovere e proteggere il lavoro di qualità, senza il quale non c’è futuro per il nostro Paese. Ridare senso al ruolo del soggetto pubblico, con una politica di coordinamento nazionale, sostenendo gli spazi per la cultura, l’associazionismo di promozione culturale ed ambientale, le produzioni indipendenti.
Le risorse si possono trovare. E’ una questione di scelte. Meno opere dannose o inutili, riduzione delle spese militari, equità fiscale e lotta all’evasione, defiscalizzazioni a sostegno della cultura, lotta a sprechi, inefficienze e clientelismi, impegno e determinazione nella lotta all’illegalità economica e alle mafie, si possono tradurre in più cultura diffusa per il rilancio dei territori, in progetti culturali di lungo periodo, in un lavoro non precario e non sfruttato, nella crescita della cultura e della conoscenza.
Riprendiamoci gli spazi per la Cultura, tuteliamo i nostri territori e il nostro patrimonio artistico , sosteniamo il lavoro.
Per questo nelle giornate del 17 e del 18 dicembre 2011, organizziamo nel territorio con le Associazioni, le Organizzazioni, i lavoratori, le istituzioni culturali, con le donne e gli uomini di cultura e con i cittadini iniziative di “Occupazione Culturale” creando e scambiando beni e pratiche che saranno il nostro KIT di SOPRAVVIVENZA CULTURALE.
Hanno aderito:
[…]
Andrea Camilleri (Scrittore)
[…]
 
 

Tongue Vision, 10.12.2011
An Untranslatable Language

Recently, while idly browsing through the local books trade fair, I discovered a translation of one of Andrea Camilleri’s novels into the local language.
OK, I am aware of the fact that many of you do not know who Andrea Camilleri is.
Andrea Camilleri is an Italian writer from Sicily. In 1978, at the age of 53, he wrote his first novel. But his real breakthrough was announced by the publication of the 1994 novel La forma dell’acqua (The Shape of Water), located in Camilleri’s native Porto Empedocle, renamed Vigàta for the occasion (just like Montelusa, the novels’ district headquarters, was based on Agrigento).
The principal character was a police inspector, Salvo Montalbano, who, apart from his work and his long-distance fiancée Livia, adored good food and good books. Camilleri has never tried to hide the fact that Montalbano was not only modelled after another literary detective, Pepe Carvalho, but also named after his author, the Catalan writer Manuel Vázquez Montalbán. However, what started as a modest whodunit has become a successful series of 20 novels and 4 short story collections so far! The books were effectively transferred into an even more successful TV series with the Roman actor Luca Zingaretti playing the principal role (he had to learn the local language to do it).
(Interestingly enough the literary Montalbano is deeply displeased with the way he was presented on TV. His discontent was openly expressed in the 2009 novel La danza del gabbiano – The dance of the Seagull – where Montalbano refused to go to Modica, Ragusa and Scicli – the locations where the TV series has been shot – with his fiancée because he didn’t want to meet the actor that played his role. Montalbano pretended not to remember the actor’s name – “Zingarelli” – and stated that the actor was bold while he had hair for sale. To this his fiancée didn’t help much by stating that the actor was also much younger than him.)
But what makes Camilleri’s writings on Montalbano so alive, apart from the vivid characters, is his succulent mix of Italian and Sicilian languages in which he writes his works. If you read the novels chronologically, as they were written, you will notice that Camilleri’s language (we can actually call it so, as a new literary idiom created by him) becomes less and less Italian and more and more Camilleri’s. For me, as both a Venetian native speaker and a linguist, it is funny to discover the correspondences between Camilleri’s language and other Romance languages that I am acquainted with. But this language of his also permeates the characters and the action in their entirety.
And here we come back to the translation. This luscious mix of Camilleri’s was translated into the local nondescript, ordinary, bland, plain literary standard. Not only the magic of the language was lost this way, but also that of the characters and of the land and even of the air and the sea. I do not predict a success to Camilleri’s work over here.
But what was the poor translator to do? It would take another, local, Camilleri to fully transpose his ripe language into another local context. Moreover, how to rearrange the position and meaning of Sicily within Italy into another state?
So what would YOU do?
First, we should see what Sicily is all about. It is about sea, but also about agriculture inland, about the Mafia and about being “underdeveloped” and “poor” (in contrast with the “developed” and “rich” Italian North).
So, if we take for instance Croatia, there everything maritime (even Popeye!) is usually translated into Dalmatia and its South Chakavian language. But Dalmatia is more oriented towards the sea than towards the land to cultivate. The North-Chakavian-speaking Istria is the one that possesses both, a sea-oriented coast and an agriculture-oriented inland, but it is by no means “poor” and/or “undeveloped” with regards to the rest of the state. These latter characteristics go for some border regions with the neighbouring Bosnia, but also with its southern province of Herzegovina, whose population has been going North to serve as guest workers (first in Germany and lately in Croatia) – just like Sicilians go North for the same reason – for decades. Alas, neither of these provinces has anything to do either with the sea or with the land. Moreover, their language is ironically as close to the Croatian literary standard as possible, so no mix at all would be feasible.
So we’re stuck. As I suppose was the translator of the book, poor thing. And that is the probable reason that the book was published in a so uninspiring translation.
Now I am asking all of you, the millions who read my blog, how would YOU transfer Camilleri’s delicious language (as well as the culture it conveys, never forget that!) into your local – Austrian, Brazilian, Bulgarian, Canadian, Chinese, German, Icelandic, Indian, Irish, Israeli, Japanese, Mexican, New Zealand, Romanian, Tunisian, Ugandan, etc. – conditions?
Igor Kusin
 
 

Nicola Cirillo, 10.12.2011
Andrea Camilleri e la nuova guerra globale

Andrea Camilleri e la nuova guerra globale. Sapevo da qualche giorno che il Courmayeur Noir in Festival, nella sua XXI edizione, avrebbe conferito ad Andrea Camilleri e a Petros Markaris il Raymond Chandler Award, prestigioso riconoscimento alla carriera, rappresentato dal doblone Brasher, il gioiello che Marlowe doveva ritrovare in Finestra sul vuoto. Sapevo pure che la consegna sarebbe avvenuta a Roma, in occasione della presentazione alla stampa del festival.
E fino alla sera prima, per quanto lo volessi, non ero riuscito a vincere alcuni piccoli contrattempi e la colossale indolenza che mi impedivano di andarci. Solo poche ore prima, complice un’accompagnatrice zelante, ho deciso che il viaggio sarebbe valso l’esperienza. Mi sbagliavo, naturalmente. L’esperienza è valsa parecchio di più.
A Roma mi trovo in un consesso di giornalisti. Al banco dell’organizzazione chiedono per quale testata scrivo. Biascico qualcosa su un accredito stampa richiesto in ritardo e su una passaggio deciso all’ultimo momento. “Ma ti registro ora, ci mancherebbe… tra di noi…”. Soffoco a fatica il “noi chi??” che mi esplode in gola, mentre prendo la cartella stampa (la mia prima) e vado a sedermi, evitando i posti riservati che mi avevano indicato. A tutto c’è un limite.
Giorgio Gosetti, che dirige il festival insieme a Marina Fabbri, inizia la presentazione con la tranquillità di chi sa come parlare in pubblico. Questo finché Camilleri arriva, con un po’ di anticipo, e si siede tra il pubblico: sceglie un posto non riservato. Mi viene da ridere ma tengo duro. La sicurezza di Gosetti vacilla. Confessa di sentirsi come uno scolaretto che chiede tempo alla maestra, perché deve dire ancora qualcosa prima di passare la parola a Gaetano Savatteri che condurrà l’intervista.
Grazie a questa battuta non troppo disinvolta, il Maestro comincia il suo intervento con una delle gag che rendono ogni sua intervista un piccolo capolavoro. “Potevo stare qui ad ascoltarli per delle ore, se non fosse che sono un po’ raffreddato e porto il peso degli acciacchi dell’età. Questo sono per chiarire che io non sono uno di quelli là…”: non aveva fretta lui, ma il suo fisico.
 Savatteri comincia a sparare le sue cartucce. “Parlaci della tua prima partecipazione al Noir Festival”. Con il solito coinvolgente modo di raccontare, ricorda che si presentò a Courmayeur come Totò e Peppino a Milano, anzi peggio, convinto com’era di andare incontro ad atroci dolori reumatici. Invece si trovò benissimo, nonostante l’idea della montagna tutt’ora non metta a suo agio un siciliano di scoglio come lui.
Presentò un racconto in fretta e furia, il compagno di viaggio, che venne letto insieme a quello richiesto a un autore francese. Durante la lettura il francese cominciò a guardarlo strano. Lui capì solo quando, sentendo il racconto del collega, scoprì che aveva la stessa struttura e ambientazione del suo e persino il finale si assomigliava. Mentre cercava di spiegare che non c’era stato nessun accordo, un energumeno con la barba si alzò criticando gli scrittori europei, di idee troppo omogenee sugli spazi stretti e la psicologia. “Chi è quel tizio?” chiese. “Ed McBain” rispose un vicino. “Ah, beh…” fece lui alzando le mani.
Ridiamo tutti, ma non è finita. Ne ha in serbo un’altra. “Quella sera Ed McBain, che poi veramente si chiama Evan Hunter, me lo trovai accanto a cena; previdi una serata assai noiosa per me che non spiccico una parola di inglese. Invece, mentre mangiavo lardo di colonnata, lui mi fa: ‘d’unni sì tu?’ E io: ‘di Porto Empedocle so’, perché tu d’unni sì?’ ‘no, io miricano so’, ma mi patre e mi matre… io mi chiamo Totò Lombino’… e la cosa cangiò…”.
La spiegazione dei racconti simili è l’affinità tra gli autori europei mediterranei. La sua famiglia (con la f minuscola, chiarisce) in senso letterario è quella di George Simenon, Friedrich Dürrenmatt, Jean Claude Izzo, Petros Markaris, Manolo Vasquez Montalban e non quella degli inglesi scientifici e cervellotici o degli americani, nemmeno se siciliani d’alto mare come McBain. “A me piace il colpo di genio, la trovata, l’intelligenza”.
“Qual è il tuo rapporto con Chandler e Hammet?” riprende Savatteri. Camilleri racconta di essersi avvicinato a questi autori via cinema e non attraverso i libri. Di Samuel Hammet riconosce la straordinaria capacità di portare la scrittura alta nella letteratura noir, fino ad allora considerata alla stregua di indovinello enigmistico, riuscendo finanche a citare Shakespeare, nel finale de il Falcone Maltese: “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”. Raymond Chandler, persino più raffinato di Hammet, introduce una vulnerabilità dell’eroe che lo umanizza e lo rende più realistico, e che contraddistingue anche il suo Montalbano. Due scrittori puri, non di genere. Due letterati a tutto tondo per altezza e qualità delle opere prodotte.
“Pare che tu abbia sceneggiato un western… è vero?”. Sorride all’idea e racconta che una volta gli chiesero di scrivere una sceneggiatura western. La consegnò, fu pagato e non ne seppe più nulla. Anni dopo era davanti al suo vecchio televisore insieme alla signora che gentilmente divide la casa con lui da oltre cinquant’anni, quando iniziarono a  scorrere degli ectoplasmi sul video, in una storia di cui riusciva a prevedere ogni scena. “L’hai già visto?” chiese la signora (“si tratta di mia moglie” spiega per i più lenti). “No, credo di averlo scritto io” le rispose divertito.
E fino a qui si rischierebbe anche di annoiarsi, di sentire cose già dette, per quanto belle. Ma non ce n’è il tempo: Savatteri sta per lanciare la bomba: “L’argomento del festival è l’apocalisse. In Italia, in Europa, stiamo vivendo un’apocalisse sociale, finanziaria, economica. E’ la fine?”.
Cede subito alla tentazione di scherzare a suo modo, citando Sciascia: “Cu tuttu ca sugnu orbu la viu niura” (nonostante sono cieco, la vedo nera). Questa non è l’apocalisse, spiega, che ci porterebbe alla perdita di tutto. Del denaro, di cui non gli può fregare di meno, ma anche di cose più importanti come le letture, il che invece gli dispiacerebbe molto. Ma è certo un bruttissimo momento. Siamo in guerra, la prima guerra globale del terzo millennio. Non ci sono le bombe e non ci sono i morti (anche se di questo non si può essere certi), ma si usano armi diverse come il denaro e la speculazione, per mettere in ginocchio le nazioni più deboli. “Seguiamo i listini di borsa come io seguivo da giovane i bollettini di guerra, con le stesse ansie e gli stessi timori. Avanzavamo, arretravamo, perdevamo questa o quella città”. E oggi con la stessa ansia tutti ascoltano le notizie dalla Banca Centrale Europea, stato maggiore di un nuovo esercito preso a elaborare piani difensivi per evitare il crollo. La differenza di fondo con una guerra tradizionale è che qui non si sa chi sia il vero nemico, chi c’è davvero dietro. Ma, come spesso accade in situazioni critiche, l’umanità tende a reagire e a dare un senso ai rapporti tra gli uomini. “E allora, chi vi dice che non ne verrà un gran bene?”.
Pochi lunghi secondi di silenzio e parte un applauso spontaneo, liberatorio, anche da parte di quelli che avevano già letto questo suo pensiero in un articolo uscito, mi pare, su Il sole 24 ore.
Giancarlo De Cataldo interviene e consegna il doblone Brasher, lamentandone le ridotte dimensioni: “una volta che consegno un premio, poteva essere una targa da tre metri quadri?”. Ma sorride e lo fa anche il Maestro, dispiaciuto di non avergli a sua volta potuto consegnare non so quale premio in Regione Lazio qualche settimana prima. De Cataldo lo informa: “alla fine me lo ha dato la Polverini…”. Lui risponde con un sorriso malizioso: “Allora sono ancora più dispiaciuto per te…”. E’ affaticato e si vede. Quasi dimentica di aprire il premio, ma ripara. Lo osserva con attenzione e apprezzamento. Saluti finali e tutti si alzano.
Vorrei farmi autografare la mia copia de Il birraio di Preston e vorrei regalargli il mio romanzo, su cui imbastisco una dedica veloce: ad Andrea Camilleri, grazie per le storie, grazie per le parole. Ma devo scegliere tra le due cose. Non c’è tempo, è già in piedi e non ci resterà per molto, influenzato e stanco com’è. Così mi limito a fermarlo un istante: "Maestro, posso offrirle un piccolo dono?". E lui: "con piacere, grazie", e sembra anche sincero. La mia diligente accompagnatrice, improvvisata fotografa, immortala il momento in cui mi guarda come se avessi enormi orecchie verdi. Mi piacerebbe sapere che sta pensando.
Se ne va. Lo seguo fuori tra gli altri per vedere se si accende la sigaretta che avrei tanto voluto scroccargli (dopo un'ora senza, doveva averne una voglia…) e soprattutto in quale cestino butta il mio prezioso libro autografato.
Non fa nessuna delle due cose, ma a essere onesto stava salendo in taxi e in giro non c'erano cestini: si vede che è una persona civile.
Nicola Cirillo
 
 

Il Sole 24 Ore, 11.12.2011
Posacenere

Ogni tanto qualcuno se ne viene fuori con un libro dove si afferma che il teatro è in crisi e sta per tirare le cuoia. Silvio D’Amico constatò che di libri simili in Francia, nella sola seconda metà dell’800, ne vennero editi una quarantina. E dai tempi di Molière già si piangeva sulla prossima morte del teatro. Da noi il grande Achille Campanile non solo scrisse sulla crisi,ma si propose di risolverla con geniali espedienti, come quello di far pagare lo spettatore non per entrare in sala, ma per uscirne. Ma allora com’è che il teatro non muore mai? Forse perché lo stato perenne di crisi è la sua linfa vitale. Son certo infatti che in qualche parte della Grecia sia sepolto un trattato di Eschilo sulla crisi del teatro e la sua imminente fine.
Andrea Camilleri
 
 

Più libri più liberi, 11.12.2011
Incontro con Andrea Camilleri
Ore 12:00, Palazzo dei Congressi dell'Eur di Roma, Sala Diamante. A cura della Casa Editrice Sellerio.
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 11.12.2011
Incontri. Andrea Camilleri e Margherita Hack, tra gli appuntamenti più attesi
Lo scrittore e la scienziata: star in Fiera

Non è un caso se il Consiglio nazionale delle Ricerche li ha scelti per un inedito faccia a faccia (moderato da Serena Dandini): Margherita Hack e Andrea Camilleri (domani alle 15.30, sala Marconi del Cnr, piazzale Aldo Moro 7). La scienziata e lo scrittore. Personalità da sold out, sempre. E anche nel mondo di «Più libri, più liberi», Camilleri e Hack occupano un posto d'eccezione: hanno pubblicato (e venduto) tanto, prediligendo i piccoli e medi editori. Tutta edita da Sellerio è la celeberrima saga dell' ispettore Montalbano firmata da Andrea Camilleri (l'ultimo inedito pubblicato a giugno è «Il gioco degli specchi» seguito, a novembre, da «Altri casi per il commissario Montalbano»): un lungo connubio da circa 10 milioni di copie quello tra lo scrittore siciliano e la Sellerio. Margherita Hack arriva in fiera per presentare invece la sua biografia, «La mia vita in bicicletta» (Ediciclo Editore), dove la nota astrofisica racconta «gli anni dal triciclo alla bici da corsa». Con, in mezzo, «le salite fiorentine, l'università, la non adesione al fascismo, la passione per la bici e il salto in alto, la carriera nell'astrofisica» e via così, viaggiando lungo una vita costellata di successi e impegno civile. Lo stesso impegno che caratterizza la figura di Camilleri e che copre i medesimi, cruciali, anni della storia del nostro Paese, essendo i due quasi coetanei. Eppoi c'è la loro straordinaria capacità di catturare il pubblico: da una parte l'ironia garbata (tutta toscana) della Hack e l'irriverente verve (siciliana) di Camilleri. Si può ascoltarli, oggi, senza soluzione di continuità: prima Camilleri (alle 12) poi Hack (alle 14), Sala Diamante.
Simona De Santis
 
 

Latina24ore.it, 11.12.2011
Più libri più liberi, i numeri del successo

Successo per ‘Più libri più liberi’, che si chiude a Roma. Oltre 300 iniziative e 900 relatori, 411 editori e 65 appuntamenti pensati per bambini e adolescenti sono stati ospitati dal 7 dicembre al Palazzo dei Congressi all’Eur.
[…]
Tra gli eventi più seguiti l’incontro con Andrea Camilleri, che ha chiuso oggi idealmente la manifestazione in un affollato faccia a faccia con i lettori nella Sala Diamante, affiancato da Melania Mazzucco: «Si dice ‘le sudate carte’ – ha spiegato il padre di Montalbano – ma io non ho mai sudato sulla carta. Alla base della scrittura deve esserci il piacere: è come il lavoro di un falegname, che è il primo a divertirsi nel creare un bel mobile».
[…]
 
 

Imola Oggi, 11.12.2011
Intervista a Francesco De Filippo
Andrea Camilleri e il mondo di oggi… un po’ sgualcito
Andrea Camilleri e Francesco De Filippo, "Questo mondo un po’ sgualcito", Casa editrice Infinito
Il primo libro-intervista ad Andrea Camilleri sul Camilleri Maestro, un uomo che a 85 anni ha ancora tanto da dire e da insegnare. Camilleri è un grande Saggio, depositario di una sterminata cultura nazionale e internazionale che, per la prima volta, qui parla a cuore aperto di tutto. Perché il Maestro è la Memoria storica del Paese, ne è Padre morale.
Francesco De Filippo è nato a Napoli nel 1960. Giornalista dell’Agenzia Ansa, è stato corrispondente per Il Sole 24 Ore. All’attività di giornalista associa quello di romanziere e saggista: ha pubblicato cinque libri per Mondadori, Rizzoli, Nutrimenti l’ultimo dei quali è Quasi uguali (Mondadori). Da alcuni libri sono stati tratti spettacoli teatrali. Ha vinto numerosi premi; alcuni suoi romanzi sono stati pubblicati in Germania, Francia e nella Repubblica Ceca.

Di Andrea Camilleri abbiamo avuto la possibilità di conoscere differenti aspetti, ma forse quello del saggio che questo libro-intervista mira a fare risaltare è quello rimasto maggiormente nascosto dietro a tutti gli altri…
"E difatti è questo lo scopo del libro. Di Camilleri si conosce ormai praticamente tutto: quante sigarette fuma, quando scrive, come trascorre le giornate. Apparentemente. In realtà di lui non si conoscono oppure vengono taciuti o si sorvola sugli aspetti meno ludici della sua personalità. Pochi sanno che è stato il primo a mettere in scena una rappresentazione di Beckett in Italia; si parla troppo poco del suo impegno sociale, di ciò che è e rappresenta: un intellettuale che a 86 anni non si tira mai indietro, si sporca le mani ed è pronto a scendere perfino in piazza. Vogliamo una cernita per verificare chi -degli autori affermati- escono dalle rispettive torri eburnee? Infine, di lui apprezzo l’enorme rigore morale."
Che genere di lavoro, e immagino anche di rapporto umano, rende possibile la realizzazione di un libro come questo? Tempi, divario d’età, “timore reverenziale” del maestro… che ruolo hanno giocato?
"Sono stato un uomo fortunato: ho conosciuto Camilleri in tempi non sospetti, quando aveva pubblicato due libri ed era assolutamente sconosciuto. Il mio rapporto con lui è verticale: quello di un maestro, di un saggio con un discepolo. Sono poche le occasioni nella vita in cui si incrociano persone che possono offrire tanto alla tua formazione personale e culturale, io l’ho avuto e non me la sono fatta scappare. Credo siano questi i presupposti per pensare e realizzare un libro come “Il mondo sgualcito”, così ampio per argomenti trattati. E, dunque, tempi, età, “timori”…"
Un mondo un po’ sgualcito… quali sono, secondo Camilleri, i problemi, comuni a ogni latitudine, che lo affliggono? E da che cosa sono derivati?
"Una delle realtà che lo preoccupano di più è questo capitalismo corsaro e senza regole. Il libro è stato realizzato in più fasi, la prima delle quali risale a quello che oggi può sembrare un millennio fa, cioè prima della crisi dei subprime e della catastrofe che ne è seguita. Ho volutamente evitato di porre qualunque domanda su Berlusconi, la cui posizione è fin troppo chiara. Lo preoccupa anche, molto, lo stato della cultura in Italia soprattutto e una classe politica che, prima dell’era Monti, gli sembrava genericamente incapace quando non corrotta."
Un mondo che le future generazioni si ritroveranno come pesante eredità del secolo passato e di questi primi anni di nuovo millennio… esistono per Camilleri delle possibilità di miglioramento? E dove le va a cercare?
"Proprio lì, nella cultura. La sua è una visione in parte darwinistica, come se i giovani fossero naturalmente portati a migliorarsi nella loro attività di conoscenza del mondo. Dunque, in questo senso, qualunque forma di apprendimento e qualunque cosa si apprenda è un mattone che si aggiunge alla parete in costruzione della loro formazione. Mi ha colpito l’esempio che faceva sull’invenzione del cannocchiale: certo, perfezionato da Galileo ma in realtà costruito da giovani inglesi per guardare in distanze le finestre oltre le quali si spogliavano le ragazze."
Venendo all’Italia, il libro esce nell’anno in cui il nostro paese festeggia il centocinquantesimo anniversario della sua nascita… quanto è forte per Camilleri il bisogno di risvegliare la memoria, tanto storica quanto culturale, e la coscienza di una nostra appartenenza e partecipazione attive alla vita dello Stato?
"Enorme, è enorme. E non da oggi. Quanti sono i romanzi e i saggi che ha scritto per contribuire a una rilettura dell’unità d’Italia? Ridicolizzando, mettendo alla berlina i rigorosi funzionari dello Stato piemontesi nella elastica, magmatica realtà siciliana fa un lavoro di pesante critica che è la versione ironica di quanto è stato depredato al Sud con la scusa dell’Unità. Questo senza nulla togliere alle -grandissime- responsabilità dei meridionali. Si tratta di romanzi e saggi ispirati da fatti veri, enunciati nella voluminosa pubblicazione degli atti della Commissione parlamentare che si spinse fino in Sicilia proprio dopo l’Unità."
Perché, nonostante tutto, Camilleri mantiene una sua visione abbastanza pessimistica riguardo al futuro, tanto dell’uomo quanto del mondo?
"L’unica ragione, in questi anni così difficili che stiamo attraversando, per essere ottimisti, è riposta nei giovani. Sono la linfa che vivifica, entusiasma il mondo, lo scuote se necessario. In loro crede anche lui, ma temo non sia sufficiente per lasciarsi andare all’ottimismo. Devo però confessare che reputo comprensibile che chi abbia provato sulla propria pelle le conseguenze della prima guerra mondiale, abbia attraversato il fascismo e il nazismo e vissuto una nuova guerra mondiale con il risveglio che ne è seguito e il benessere, vedere il mondo ripiegare su se stesso, la sua generazione lasciare un mondo allo sbando, possa indulgere al pessimismo."
Il libro ha anche –un aspetto altrettanto importante da sottolineare– una finalità benefica (i proventi di questo libro contribuiscono alla costruzione di un ospedale a Bilogo, nel Burkina Faso, ndr)…
"E’ una testimonianza, qualcosa che Camilleri intende lasciare ai giovani appunto. Un consiglio, un suggerimento, indicazioni in un percorso difficile in cui è facile perdersi. Non sono iniziative che si fanno per guadagnare: né lui, né io, né l’editore."
(a cura di Luca Balduzzi)
 
 

RagusaOggi, 12.12.2011
Incontro dello scrittore di Porto Empedocle con i lettori, al Palazzo dei Congressi di Roma
Andrea Camilleri a “Piu’ libri piu’ liberi”: 86 anni da invidiare

L’ingresso di Andrea Camilleri ha provocato l’immediata standing ovation dell’intera Sala Diamante, al Palazzo dei Congressi di Roma. Nei volti di ognuno era dipinto un sorriso, già prima che il Maestro siciliano cominciasse a parlare.
Durante l’incontro, Andrea Camilleri ha raccontato storie, ha divertito con il suo inconfondibile colore narrativo e ha spiegato il “backstage” dello scrittore, ovvero tutti quei momenti che portano alla stesura definitiva di un romanzo, di un libro in generale.
Una bella emozione immaginare Camilleri agli esordi: “Ho cominciato a scrivere con la matita copiativa. Poi sono passato alla Biro, perché già da giovane “amavo” la tecnologia”, ha detto, provocando l’ilarità della platea. Immaginarlo dietro una scrivania, con i suoi fogli bianchi, a impostare la struttura del libro, a definire le scene, i momenti di vuoto della storia, quelli, invece, intensi di avvenimenti.
E poi visualizzare la sua figura dietro una Olivetti, un profilo più consapevole perché più maturo, a scrivere a macchina tutte le sue bozze, a tirar via i fogli solo per un errore di battitura: “Odio gli errori di battitura, quando succede butto il foglio e lo riscrivo. Ma tanto un altro errore di battitura, in un altro rigo della pagina, mi costringerà a rifare l’operazione fino all’esaurimento!”.
E poi l’arrivo del computer: “Siamo rimasti a guardarci per molto tempo io e lui”. Altro momento di applausi e risate.
E quasi è dispiaciuto sapere che, dopo la stesura definitiva, dopo la prima stampa di un suo libro, Camilleri distrugga tutto il lavoro preparatorio: “Di sicuro non ci saranno tesi universitarie sulle possibili varianti dei miei romanzi!”. 86 anni e non sentirli, una fonte inesauribile di aneddoti, uno spirito invidiabile.
L’incontro, monitorato da Melania Mazzucco –figlia del famoso sceneggiatore Roberto Mazzucco-, ha preso la piega di un bellissimo racconto, uno di quelli che i nonni regalano ai nipoti mentre, seduti per terra, stanno ad ascoltare e qualche volta fanno una domanda.

Uscimmo soddisfatti, dopo un’ora e un quarto di piacevoli chiacchiere, con una nuova visione del lavoro dello scrittore e con orgoglio sempre crescente per quell’incredibile genio siciliano.
Camilleri uscì dopo qualche minuto. Per fumare la sua sigaretta.

Elisa Cilia
 
 

Caserta24ore News, 12.12.2011
Cultura. L’Angelo custode di Andrea Camilleri
 

Nella affollatissima sala Diamante del Palazzo dei Congressi all’Eur di Roma lo scrittore Andrea Camilleri ha tenuto un incontro con i lettori nell’ambito della 10 edizione della Fiera della Piccola e Media editoria 7-12 dicembre 2011.
Con la sua solita ironia lo scrittore ha chiesto la libertà (parola spesso abusata, sopratutto nelle sigle di partiti) di non parlare subito di libri, bensì dell’amicizia ed in particolare quella che lo lega al padre della moderatrice a suo fianco. Un’amicizia scaturita dagli ambiti teatrali e da cui prende spunto per raccontare un aneddoto simpatico. Il padre e suo amico gli segnalò un testo teatrale da mandare in scena, magari sulla televisione pubblica. Egli si interessò della cosa, ma ricevette le solite risposte dai vertici di via Mazzini come: “Vedremo, aspettiamo qualche mese, ora è presto…”.
Così passò del tempo, fin allora il suo amico per discrezione non aveva osato chiedergli conto. Un giorno riceve una telefonata da via Mazzini, era un periodo storico in cui ancora c’erano le interferenze telefoniche. Dall’altra parte del telefono gli chiedono del testo teatrale e che la cosa si poteva fare. A quel punto lo scrittore attacca e chiama l’amico per dargli la notizia. I due nella discussione telefonica parlano della cosa. Ad un certo punto nella comunicazione si introduce l’interferenza telefonica. Una voce, presentandosi come l’angelo custode, dice che il buon esito dell’iniziativa era merito suo. Camilleri rivolgendosi a lui dice: “Angelo, ti ringrazio, ma io, noi vorremmo ringraziarti di persona…” L’Angelo: “Stupidi! Non lo sapete che noi angeli non siamo fatti di materia!”.
Risate generali!
Sarà un caso, ma questa libertà mette a fuoco la questione sollevata dalla domanda di un giornalista a Camilleri e alla sua moderatrice alla fine dell’incontro: “Cosa dite a giovani aspiranti scrittori che si accingono a pubblicare un libro?”.
Nel mezzo Camilleri ha testimoniato la propria esperienza di vita e di scrittore: per lui le sudate carte non esistono perchè scrivere è un piacere. Ha parlato del suo romanzo storico quale “attestazione di un’esile verità” su una base storica. Quando questa base, questa documentazione non riesce a trovarla è lui stesso a farla e dalla quale trae traccia per i romanzi.
Camilleri, paragonando il suo scritto ad un uovo, ha detto che inizia a scrivere il rosso, poi il bianco ed infine la crosta. Ha poi parlato anche di alcuni suoi ultimi romanzi come “La setta degli angeli” scritta tre anni fa e pubblicata quest’anno, nel quale racconta il rovesciamento della realtà. Nel romanzo diventa colpevole chi ha rilevato la verità e non gli autori degli atti reali (il riferimento è alle intercettazioni telefoniche e alle polemiche politiche che ne derivarono qualche anno fa ndr).
Lo scrittore ha anche parlato dei dialetti adoperati nelle sue opere divenuti una sorta di “lingua di Camilleri”.
Infine, con la sua ironia, ha raccontato il suo passaggio tecnologico dalla matita fino al computer nella stesura delle sue opere.
Gianluca Parisi
 
 

Il Messaggero, 12.12.2011
Camilleri superstar da Più libri al Cnr

Roma - Vive la crisi del suo decimo anno, ma resiste, la Fiera della piccola e media editoria, Più libri più liberi, al Palazzo dei Congressi dell’Eur. Per la prima volta, infatti, non aumenta i suoi numeri - già cresciuti di poco l’anno scorso - mantenendo gli ingressi a 56.000 persone.
[…]
Molto seguiti gli incontri con gli autori. Chiusura ideale con Andrea Camilleri che, intervistato da Melania Mazzucco, ha svelato al pubblico con il solito stile ironico e acuto le chiavi del suo processo creativo: «Si dice “le sudate carte” - ha raccontato - ma io non ho mai sudato sulla carta. Ho sudato sui compiti, davanti al prefetto, davanti a una denuncia delle tasse. Per la scrittura mi sono impegnato, ma alla base c’è il piacere di farlo. Se ne vale la pena, è il racconto stesso a spingerti. E’ un mestiere, molto alto, ma è un mestiere.
E quando ci prendi la mano il primo a divertirsi sei tu, come quando un falegname riesce a creare un bel mobile». Chiara anche la ragione di fondo dei suoi romanzi storici, come l’ultimo, La setta degli angeli (Sellerio), in cui il protagonista, l’avvocato Matteo Teresi, diventa colpevole di aver svelato uno scandalo: «Scrivo romanzi storici non per illuminare un momento scuro della nostra storia, ma mi interessano in quanto stingono sul presente. Come quando 3 anni fa, si voleva fare una legge contro i giornalisti che rilevavano le intercettazioni e non invece colpire chi quelle telefonate si scambiava. Mi interessava il rovesciamento della verità». Subito dopo, molto seguita anche Margherita Hack, con due libri che riguardano la sua quotidianità: La mia vita in bicicletta (Ediciclo) e Perché sono vegetariana (Edizioni all’Altana). Da segnalare che proprio Camilleri e Margherita Hack, moderati da Serena Dandini, avranno oggi un faccia a faccia (ore 15,30) presso la Sala Marconi del Cnr (piazzale Aldo Moro, 7), organizzato dal Consiglio stesso, sul futuro della scienza e non solo.
[…]
Claudia Rocco
 
 

CNR, 12.12.2011
“Faccia a faccia” tra Margherita Hack e Andrea Camilleri
Sala Marconi del Cnr, Piazzale Aldo Moro, 7, Roma - Orario: 15.30
Cliccare per scaricare l'invito


Lunedì 12 dicembre alle 15.30 presso la Sala Marconi del Cnr, Piazzale Aldo Moro, 7 Roma si terrà il 'Faccia a faccia' tra Margherita Hack e Andrea Camilleri, organizzato dall'Ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche. L'incontro, moderato dalla conduttrice televisiva Serena Dandini, vede la scienziata e lo scrittore confrontarsi sul futuro della scienza e non solo...
Ad aprire la manifestazione, il Vicepresidente del Cnr, Maria Cristina Messa.
Il 'faccia a faccia' sarà trasmesso in diretta streaming a partire dalle 15,30.
In considerazione dei posti limitali, è necessario confermare la presenza
Silvia Mattoni, cell. 328.6250729, silvia.mattoni@cnr.it
Rosanna Dassisti, cell. 339.8881896, rosanna.dassisti@cnr.it
Ufficio Stampa, tel. 06.49933194 - 06.49933588, ufficiostampa@cnr.it

 
 

c6, 12.12.2011
Andrea Camilleri e Margherita Hack al CNR con Serena Dandini
Roma. Nella sede del CNR oggi un incontro tra due 'vecchi' della cultura italiana: la fisica Margherita Hack e lo scrittore Andrea Camilleri. A condurre quest'insolito faccia a faccia Serena Dandini.

Cliccare qui o sull'immagine per vedere il video
Servizio di Fabio Butera
 
 

Itali@Magazine, 12.12.2011
Hack vs Camilleri: due stelle a confronto

In comune hanno poche cose, due: la dedizione assoluta per le rispettive passioni di una vita e il fatto di non aver dato gli esami di maturità. Lei è Margherita Hack, lui è Andrea Camilleri: due strepitosi ultraottantenni che oggi pomeriggio hanno regalato un’ora di immensità alla giovane platea del Cnr.
Due studenti tutt’altro che modello come ha sottolineato divertita Serena Dandini, moderatrice dell’incontro: lei sette in condotta e un mese di sospensione dalle scuola per una discussione con dei compagni fascisti; lui, sei, per una non ben nota marachella fatta in classe.
Lei distante dai fronzoli e dai barocchismi delle humanae litterae – con l’eccezione di Leopardi per il quale ha completato la storia dell’astronomia–, anche se cita Aristotele e Platone nelle sue riflessioni; lui curiosamente ostile al bosone di Higgs, ma frequentatore assiduo dei laboratori Nazionali del Gran Sasso, per ammirare l’attesa di quegli scienziati che aspettano con ansia l’esplosione di una stella.
‘A cosa ci servono le scoperte?’ Chiede la Dandini all’astrofisica.  ‘Per sapere come è fatta la natura’, risponde risoluta la scienziata. ‘E perché ci piace sapere come è fatta?’ ‘Come ai ragazzi piace sapere come son fatti i balocchi dentro, così a noi interessa sapere come è fatta  la materia. E’ per questo che la si fa a pezzi’.  E quando le domande della brillante conduttrice televisiva lambiscono  temi più astratti tipo quello dell’infinito, la risposta asciutta e ironica, dall’inconfondibile accento toscano, non tarda ad arrivare: ‘Io credo che l’universo è infinito nel tempo e nello spazio. Ma non lo possiamo dimostrare. Mi piacerebbe che lo fosse veramente, così non ci si chiederebbe più cosa c’era prima e cosa ci sarà dopo. E’ infinito e questo risolve tutto’.
‘Il mistero che ti affascina di più, Andrea?’ ‘La parola mistero non mi piace, mi dà un senso di metafisico, dell’aldilà. Diciamo che sono affascinato da quello che vediamo nell’aldiquà. Come diceva Flaiano, il grande mistero non è l’infinitamente grande o l’infinitamente piccolo, è l’infinitamente mediocre. Il più grande mistero è l’uomo, capace delle contraddizioni più assolute, di opposti estremi nella stessa persona’.
Un po’ come loro due che si definiscono inesperti e distanti l’uno dal mondo dell’altra, ma che – in realtà – padroneggiano con ironia.
‘Parliamo di Galileo’ sospende la Dandini, in attesa che la Hack prenda la parola: ‘Galileo è l’ideatore della scienza moderna che è quella che si basa sulle osservazioni e sull’esperimento’,  conclude l’astrofisica.
‘Galileo era un precario che per pagarsi gli strumenti faceva gli oroscopi, visto che diceva di conoscere le stelle’, tuona Montalbano [Sic!, NdCFC].
E con lo stesso intelligente acume chiude il ragionamento portato avanti dalla Hack sulla fine del mondo rimandata a più in là rispetto alla profezia Maya: tra 5 miliardi di anni, quando il sole si espanderà e ingloberà la Terra. ‘Ma questo l’aveva già scritto Italo Svevo nella scena finale de “La Coscienza di Zeno”’, puntualizza soddisfatto Camilleri.
Due menti straordinarie che hanno dato dimostrazione concreta di intelligenza, di sapienza e di grande umanità, rivolgendo il loro ultimo intervento alla ricerca e ai giovani costretti a guardare altrove per intravedere un futuro.
Cinzia Colella
 
 

Adnkronos, 12.12.2011
Giustizia: Caselli, rieccomi a sognare un 'Paese normale'

Milano - "Rieccomi a sognare un Paese normale: senza piu' cedimenti interessati a una propaganda interessata; senza piu' la rassegnata acquiescenza a una delegittimazione della magistratura; senza piu' quello stravolgimento dei valori che arriva a presentare come trasgressione il controllo di legalita'". Ad auspicarlo e' Gian Carlo Caselli, procuratore capo di Torino, che cosi' prosegue: "Un sogno per ricominciare: prima che la trasformazione in farsa delle idee di liberta' e giustizia divenga irreversibile".
"Assalto alla giustizia" e' il titolo -fuori da ogni metafora- dell'ultimo volume di Gian Carlo Caselli, edito da Melampo (pp. 160, euro 16), con una prefazione dello scrittore Andrea Camilleri, che sara' presentato a Milano, mercoledi' 14, dallo stesso procuratore capo di Torino insieme a Umberto Ambrosoli e Nando dalla Chiesa. A coordinare l'incontro Silvia Truzzi, giornalista de "il Fatto Quotidiano". L'appuntamento e' alle 21, nello Spazio Melampo di via Carlo Tenca 7 (Mm Repubblica).
Appena arrivato in libreria, il saggio segue il best-seller "Le due guerre del 2009" (dello stesso editore). Il magistrato torinese torna sui mali della giustizia italiana non piu' per denunciare i diversi atteggiamenti delle classi dirigenti e della politica di fronte a terrorismo e mafia, ma "per riflettere sulla giustizia sempre e comunque difficile, sui conti irrisolti della societa' italiana con il principio di legalita' e con il primato delle leggi". "Perche' -sostiene Caselli- pur dopo l'abbandono di Berlusconi, le tossine sparse nella societa' italiana in questi anni resteranno a lungo. Il problema della legalita' nel nostro Paese, infatti, non e' nato con lui e non si esaurira' con la sua vicenda politica".
 
 

Il giornale di Montesilvano, 12.12.2011
Filomena Martorano - dal napoletano al romano
Filomena Martorano di Eduardo De Filippo Traduzione dal napoletano al romano, adattamento e regia Andrea Monti 26 dicembre 2011 – ore 17,30 Teatro Talia (Largo del Teatro, snc - 67069 Tagliacozzo - L'Aquila)

Presentata per la prima volta al Politeama di Napoli il 7 novembre 1946, Filumena Marturano è, delle commedie di Eduardo, la più rappresentata in tutto il mondo. Accanto ad Eduardo l’opera è stata infatti portata in scena da Titina quindi da Regina Bianchi e Pupella Maggio, dopo di loro si sono avvicendati stuoli di illustri nomi italiani ed esteri, oltre alla famosa interpretazione cinematografica diretta da Vittorio De Sica con Sofia Loren e Marcello Mastroianni.
Racconta Andrea Camilleri che, in occasione della trasposizione televisiva della commedia, Eduardo disse a Regina Bianchi:«Regì, guarda che poi questo Titina se lo guarda». Regina Bianchi recitò con tutta l'anima dando tutta se stessa. Alla fine del primo atto - negli anni '60 non c'era montaggio, si registrava un atto intero - Camilleri profondamente emozionato si precipitò ad abbracciare l'attrice che gli svenne tra le braccia per la tensione emotiva della recitazione che, con quelle parole, le aveva provocato Eduardo.
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Leggo, 12.12.2011
Riondino protagonista del prequel sul commissario Montalbano

Courmayeur - Una attesissima serie tv, quattro film per il cinema e uno spettacolo teatrale: il 2012 sarà decisamente l’anno di Michele Riondino. A breve Rai1 manderà infatti in onda Il giovane Montalbano, 6 film, diretti da Gianluca Tavarelli e prodotti dalla Palomar, sulle prime indagini del commissario più burbero della televisione, prequel della serie con Luca Zingaretti.
«Ma io ho preso dal Montalbano scritto e dalle indicazioni di Camilleri, più che dal personaggio televisivo - spiega l’attore - il mio non sarà un superpoliziotto ma un poliziotto ottuso e spesso nell’errore, prepotente e arrogante: sarà molto importante il suo rapporto con gli altri uomini del commissariato e inizierà la storia con Livia, interpretata da Sarah Felberbaum».
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Donatella Aragozzini
 
 

Ballarò, 13.12.2011
La crisi secondo Camilleri
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Servizio di Patrizia De Rubertis
 
 

RaiNews24, 13.12.2011
Faccia a faccia Camilleri-Hack
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Davanti agli studenti nell'aula magna del CNR, l'astrofisica Margherita Hack e lo scrittore Andrea Camilleri si sono sfidati in un faccia a faccia scoppiettante.
 
 

MicroMega, 13.12.2011
Lo scempio della Giustizia nell’Italia di Berlusconi
Per gentile concessione dell'editore Melampo pubblichiamo la prefazione di Andrea Camilleri che apre "Assalto alla Giustizia" di Giancarlo Caselli, in questi giorni in libreria. Il volume verrà presentato dall'autore il 14 dicembre a Milano insieme a Umberto Ambrosoli e Nando dalla Chiesa (ore 21, Spazio Melampo, via Carlo Tenca 7).

Per quanto mi ci metta d’impegno, non riesco nemmeno lontanamente a immaginare la faccia che farebbero i grandi filosofi che nel corso dei secoli hanno discettato, discusso, litigato, sul grande tema della Giustizia, su cosa sia e su come si applichi, nel confrontare le loro convinte, sofferte affermazioni con quelle proclamate oggi, in Italia, dai banchi del Governo e del Parlamento, col pronto supporto di ben stipendiati pennivendoli e volenterosi azzeccagarbugli.
Scriveva per esempio Aristotele: “poiché il trasgressore della legge è ingiusto mentre chi si conforma alla legge è giusto, è evidente che tutto ciò che è conforme alla legge è in qualche modo giusto, infatti le cose stabilite dal potere legislativo sono conformi alla legge e diciamo che ciascuna di esse è giusta”.
Non poteva neanche lontanamente sospettare, mentre scriveva quelle parole, che sarebbe ahimè venuto un giorno nel quale sarebbe stato concesso a un abituale, sistematico, trasgressore della legge il potere di far emanare leggi del tutto ingiuste e perciò conformi non a un’idea assoluta di Legge ma a una riduzione, a un declassamento della legge ad uso e consumo personale.
E che dire di Hume per il quale il fine e l’utilità della Giustizia consistevano soprattutto nel “procurare la felicità e la sicurezza di tutti conservando l’ordine sociale?”.
Non avrebbe creduto ai suoi occhi vedendo che da noi, nel nostro Parlamento, nel nostro Senato, si cerca quotidianamente di stravolgere la Giustizia per procurare felicità e sicurezza ad un uomo solo senza preoccuparsi di mettere a repentaglio se non l’intero ordine sociale per lo meno il normale svolgimento della Giustizia per tutti gli altri cittadini.
In ogni nazione progredita è del tutto pacifica l’affermazione che la Giustizia sia “il primo requisito delle istituzioni sociali, così come la verità lo è dei sistemi di pensiero”.
In Italia, dall’avvento al potere di Berlusconi, si è tentato in tutti i modi di limitarne le funzioni o addirittura di disconoscerne il valore di primo requisito.
Mai, nei 150 anni della nostra Storia, c’era stata una così violenta, distruttiva, totalizzante, vera e propria guerra alla Giustizia mossa su molteplici fronti e adoperando tutti i mezzi leciti e soprattutto illeciti, dalle frecciate quotidiane della calunnia, del dileggio, dello scherno, alle mine antiuomo delle dissennate proposte di leggi tendenti sostanzialmente all’assoggettamento della Giustizia alla politica, o meglio, all’interesse politico di una sola persona.
Aver permesso a Berlusconi, imprenditore e concessionario dello Stato, di far politica quando non avrebbe per legge potuto ha creato la gigantesca anomalia del mai risolto conflitto d’interesse. Il che gli ha permesso di tornare ad arricchirsi, a riprendersi dallo stato estremamente critico in cui la sua azienda si era venuta a trovare prima della sua “discesa in campo”, avvenuta, son parole sue, per allontanare dall’Italia il pericolo comunista.
Essendo tra l’altro, al momento attuale, anche plurimputato in diversi procedimenti che spaziano dalla corruzione in atti pubblici alla corruzione di minorenne, ha tentato, in parte riuscendoci, di far decadere alcuni processi con leggi ad personam votate da un Parlamento del quale fanno parte, oltre a ex impiegati e funzionari delle sue aziende, anche gli innumerevoli suoi avvocati difensori che quelle leggi ispirano.
Si è venuta così a creare una seconda nuova, gigantesca anomalia tutta italiana: che un plurimputato si proponga di fare una riforma della Giustizia!
Il tutto mentre i suoi processi sono in corso. Così da poterli vanificare con una qualche leggina retroattiva.
Sarebbe come se ai vecchi tempi il gangster Al Capone, divenuto inaspettatamente presidente degli Usa, saputo che correva il rischio di andare a finire in galera per tasse evase, si fosse ripromesso di fare la riforma del sistema fiscale statunitense.
Di questo doloroso, e pericolosissimo, e infame scempio della Giustizia parla con rigore e passione, con lucidità e intelligenza, Gian Carlo Caselli in questo suo importante volume che efficacemente s’intitola "Assalto alla giustizia".
Il volume si compone di nove capitoli che spaziano dalla continua ricerca d’impunità da parte del potere, ai tentativi di una cosiddetta riforma della Giustizia (processo breve, processo lungo, tempi di prescrizione, ecc.), dalle strategie di delegittimazione della Magistratura a quelle volte a minarne l’indipendenza e via via fino alle posizioni, certamente non così ferme come avrebbero dovuto essere, assunte dai partiti che compongono lo schieramento di centrosinistra.
Indipendente e limpido come magistrato, Caselli lo è anche come autore, non ha occhio di riguardo per nessuno, non fa sconti, la posta in gioco è troppo alta per concedere spazio a esitazioni e cedimenti.
Uno dei meriti, tra i tanti, di questo libro è la sua lampante chiarezza.
Caselli scrive per farsi capire dal lettore comune, le sue argomentazioni, i suoi rilievi, i suoi propositi, sono sempre espressi in modo diretto, lineare, sicché le sue parole possono essere comprese appieno anche da chi non è del mestiere.
Infatti questi scritti non sono dovuti a un giornalista, ma a un uomo di Legge che si è sempre trovato in primissima linea a combattere terrorismo e mafia, e si è in ogni occasione dimostrato un ottimo e coraggioso capitano di lungo corso, facendo sempre approdare le sue indagini dove si erano proposte d’arrivare, senza che si disperdessero in mare, andassero sugli scogli, o, peggio, gettassero l’ancora nel porto delle nebbie.
Dalle pagine di questo libro emerge in tutta evidenza un impegno così vibrante e appassionato che quasi trascende l’oggetto stesso del contendere per assurgere a una sorta di manuale di comportamento civile.
Sarò ancora più chiaro. Questo libro è sì una difesa della Magistratura e della Giustizia, ma non scade mai, in nessun momento, nel pro domo mea.
Caselli soprattutto reagisce in nome della sua dignità d’uomo e di magistrato, e di tutti quelli che come lui, pur non avendolo mai né voluto né desiderato, si trovano oggi a dover difendere la traballante diligenza della Giustizia dall’assalto dei fuori legge.
Andrea Camilleri
 
 

DaringToDo, 13.12.2011
Il giovane Montalbano e la sfida di Michele Riondino

Montalbano, il fiore all’occhiello di casa Rai, la serie italiana più venduta all’estero, quella che tanto per intenderci godrà dell’onore della prima serata anche sulla BBC. Un volto, quello di Luca Zingaretti, che al personaggio è indissolubilmente legato, una maschera che lui stesso ha contribuito a plasmare ricreando il personaggio letterario per la tv e dunque per l’immaginario collettivo.
Riuscirà il giovane e talentuoso Michele Riondino a sostenere la sfida? Su RaiUno, nella prossima primavera, ritroveremo nuovi casi per il commissario più scontroso d’Italia, sei puntate di quelle storie “delle origini” che fanno de “Il giovane Montalbano” la serie più attesa dell’anno che verrà. Riondino, che darà il suo volto al giovane poliziotto, ammette d’aver avuto qualche difficoltà ad assumersi la responsabilità di confrontarsi col personaggio, poi le discussioni con Andrea Camilleri e la lettura dei romanzi avrebbero operato la persuasione. E arrivano anche le prime anticipazioni, il Montalbano giovane sarà un poliziotto alquanto arrogante, incline all’errore, talvolta anche ottuso. Avrà però molti più capelli, e la barba.
I collaboratori fidati del Montalbano commissario: Fazio, Mimì Augello e Catarella faranno anch’essi la loro comparsa, così come Livia, la fidanzata storica, con la quale Salvo Montalbano inizia la sua relazione proprio in gioventù. Nella nuova serie sarà impersonata da Sarah Felberbaum. Le sei puntate sono dirette da Gianluca Tavarelli per la Palomar di Carlo Degli Esposti.
 
 

l’Unità, 14.12.2011
La striscia rossa
”Sono affascinato dalla caccia al Bosone di Higgs anche se penso che il più grande mistero del mondo sia l’uomo”
Andrea Camilleri
[Dichiarazione fatta nel corso dell’incontro del 12.12.2011 con Margherita Hack e Serena Dandini al CNR di Roma, NdCFC]
 
 

06blog, 14.12.2011
Faccia a faccia tra Hack e Camilleri al CNR
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Non si erano mai conosciuti (nonostante aver partecipato agli stessi eventi) così qualcuno ha deciso di presentarli ufficialmente in una sede idonea. Al CNR di Roma, davanti ad una giovane platea, Margherita Hack e Andrea Camilleri hanno avuto un simpatico “faccia a faccia”.
L’arbitro dell’amichevole era Serena Dandini, più attenta ad impedire che i due anziani intellettuali facessero troppo cabaret che a dirimere eventuali polemiche fra dotti. In effetti in comune i due hanno dimostrato di avere poche cose, se non la curiosa confessione di non aver dato gli esami di maturità.
Leopardi potrebbe essere il ponte perfetto, genio totale ovviamente ammirato da entrambi, ma il pragmatismo della Hack lascia poco spazio ai voli filosofici di Camilleri. Traduco: All’astrofisica (che ammette anche di non aver scelto la sua strada per passione) piace il Leopardi determinista (cita il Luporini come suo professore) e quasi scienziato (la ‘Storia dell’Astronomia’ scritta dal giovanissimo recanatese), allo scrittore piace il Leopardi poeta anticipatore della Scienza.
La discussione è comunque piacevole e corre leggera rimbalzando tra Aristotele e Platone, il bosone di Higgs, i neutrini, il tunnel della Gelmini, la velocità della luce e l’infinito. Da una parte i virtuosismi concettuali di Camilleri, dall’altra il disincanto fisico della Hack.
E’ vero, entrambi tendono a fuggire dalla metafisica, ma paradossalmente ci cascano ogni volta che si lasciano andare. L’apologia della matematica (di leibniziana memoria) di Camilleri è anche più idealista dei disegni etici di Kant, e l’affidamento totalizzante al caso della Hack assomiglia al fideismo puro di Pascal.
Strappano comunque grandi applausi per la sincerità e l’ironia, come il Galileo precario che per pagarsi gli strumenti faceva gli oroscopi, o la consolazione temporale che la fine del mondo in teoria non sarà tra 5 milioni ma 5 miliardi di anni…
RondoneRomano
 
 

Solo Libri.net, 14.12.2011
La paura di Montalbano - Andrea Camilleri

Sei racconti, tre inediti e lunghi quasi come romanzi (“Ferito a morte”, “Il quarto segreto”, “Meglio lo scuro”) e tre brevi già pubblicati altrove in ordine sparso (“Giorno di febbre”, “Un cappello pieno di pioggia”, “Le paure di Montalbano”), costituiscono la raccolta "La paura di Montalbano" (Milano, Mondadori 2002). L’umorismo del contrario, di cui Camilleri è debitore a Pirandello, è in quest’opera evidente. Vediamone alcuni segnali.
In “Ferito a morte”, lavoro ricco di colpi di scena, Grazia, vittima dello zio usuraio che la maltratta e la usa in casa come serva, si rivela complice di un malavitoso nel pianificare l’omicidio a danno del parente. “Un cappello di pioggia” rappresenta un fatto opposto a quello atteso: Montalbano, mentre si reca a cena da un suo compagno di scuola s’imbatte, arrestandolo, nel figlio di costui, spacciatore di droga. Anche in “Meglio lo scuro” la situazione è ribaltata. Da un lato il nostro commissario, avvalendosi dei ricordi di un eccentrico personaggio femminile che conosce ogni particolare relativo ai delitti siciliani, fa chiarezza su un caso che, data la sua eccezionalità, non capita tutti i giorni; dall’altro, decide poi che è meglio tenersi per sé l’esito dell’indagine. Parlarne, avrebbe di sicuro aggravato l’andamento della storia e la verità viene così ricollocata nella zona del buio.
Sulla tortuosità dei meandri della mente è centrato “Giorno di febbre” dove un medico, per evitare che tornasse a galla una vecchia vicenda, cambia la sua identità, diventando barbone e, appena si accorge di essere stato riconosciuto, si dà alla fuga. Di rilevanza sociale “Il quarto segreto”: composita narrazione dal titolo enigmatico che si attenziona al problema degli incidenti sul lavoro. Sei in un mese! E intanto il giornalista Zito usa parole durissime nei riguardi dei datori di lavoro, chiamandoli “assassini a piede libero”, mentre le indagini di Montalbano, che prima di addormentarsi è solito leggere alcune pagine di Cuore di tenebra di Conrad e s’incanta dinanzi alle incisioni di Bruno Caruso, non finiscono di sorprendere. Quali le sue paure, disseminate nei vari racconti, che lo rendono vulnerabile e amabile come ogni uomo? A parte quella della morte, in particolare una è da lui vissuta in maniera inquietante. L’apprendiamo dalla lettura del racconto, che quasi intitola questa pubblicazione, dove si parla dell’esplorazione degli “abissi dell’animo umano”. Tortuosi, complessi e profondi gli appaiono, osservando il comportamento di una donna caduta in un crepaccio e ascoltando poi la confessione perversa del marito. Se la malvagità lo intimorisce, egli da poliziotto incallito va diritto per la sua strada ad inseguire delinquenti con il suo “istinto di caccia” (L’espressione è di Dashiell Hammet, autore di "The Big Knock-over" e che Camilleri considera suo nume tutelare). L’auto-percezione è una prova della sua spiccata vocazione investigativa:
“…io esisto perché c’è un negativo fatto di delitti, di assassini, di violenze” – dice a Livia -. Aggiunge: “Se non esistesse questo negativo, il mio positivo, cioè io, non potrebbe esistere”.
Sembra assoluta la risoluzione dell’uomo nel poliziotto. Eppure, non mancano circostanze che lo mostrano rispettoso della condizione altrui.
Diverse perciò le angolazioni di lettura dei sei racconti. Il lettore vi può viaggiare col proprio sguardo e cogliere con personale interpretazione trama e riflessioni che essa può dettargli.
Federico Guastella
 
 

CGIL, 15.12.2011
Manovra: appello dello SPI CGIL a governo e Parlamento per equità e giustizia sociale

Oltre ottanta personaggi del mondo della cultura, dell’economia, dell’università e dello spettacolo hanno sottoscritto l’appello dello SPI CGIL rivolto al governo e al Parlamento “Non si esce dalla crisi senza equità e giustizia sociale”.
Tra le tante adesioni spiccano quelle […] dello scrittore Andrea Camilleri […].
“Nella manovra che viene imposta al paese – si legge nell’appello – manca un chiaro e concreto segno di equità, il rigore è a senso unico e la giustizia sociale è inesistente”. Per lo Spi non è, infatti, equo far pagare il costo della crisi ai pensionati, ai lavoratori e ai giovani di questo paese mentre si registra ancora troppa reticenza nel definire una patrimoniale, nell’aumentare il prelievo sui capitali scudati e nell’affrontare questioni quali l’evasione fiscale, gli sprechi e i privilegi.
“Pretendiamo – continua l’appello – un paese che dia lavoro, un futuro per i giovani, serenità agli anziani e un welfare basato sulla giustizia sociale. Dalla crisi si esce solo con più equità e meno sacrifici scaricati sui soliti noti”. “Lo Spi – si legge in conclusione – non starà fermo a guardare e a subire ma continuerà a combattere affinché l’Italia diventi un paese migliore, più giusto e più equo”.
 
 

Affaritaliani.it, 15.12.2011
Cool-tura
Libri/ 2012, ecco le uscite più attese. E i retroscena di Affaritaliani.it...

[...]
MONDADORI – A Segrate, come Affaritaliani.it ha anticipato qualche settimana fa, dopo un 2011 non esaltante (se si esclude l'ultima parte dell'anno) si punterà (anche) sul "low cost", con la nuova collana di narrativa breve (a 10 euro) "Le Libellule": a gennaio in questo contenitore troveranno spazio, tra gli altri, i nuovi libri di Chiara Gamberale e Andrea Camilleri.
[...]
SELLERIO - [...] Naturalmente, ci sarà anche il nuovo libro di Andrea Camilleri, in primavera (non sarà "un Montalbano").
[...]
Antonio Prudenzano
 
 

Adnkronos, 15.12.2011
Premi: nasce riconoscimento Siae per l'Accademia d'Arte Drammatica

Roma - Grazie ad un protocollo d'intesa tra la Societa' Italiana Autori ed Editori e l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica 'Silvio d'Amico', il 21 dicembre si svolgera' presso il Teatro Studio 'Eleonora Duse' di Roma la prima edizione dei Premi Siae per l'Accademia d'Arte Drammatica. L'intesa nasce con ''l'obiettivo comune di contribuire alla promozione presso le nuove generazioni della drammaturgia e della scrittura teatrale italiana e, piu' in generale, della cultura teatrale del nostro Paese'', si legge in una nota.
[…]
Al termine verra' proiettato il film 'Ugo & Andrea - Conversazione in falso movimento'. Da un'idea di Andreina Camilleri e Orsetta Gregoretti, con la regia di Rocco Mortelliti. Nella pellicola Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti si incontrano, o per meglio dire le loro rispettive figlie organizzano un incontro a sorpresa e i due sono 'costretti' a dialogare a ruota libera parlando della loro vita professionale e non solo. Alle 20 avra' luogo la premiazione dei vincitori dei Premi Siae 2011.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 16.12.2011
Piazza Grande
Pubblichiamo la prefazione di Andrea Camilleri all’ultimo libro di Gian Carlo Caselli, “Assalto alla giustizia”. Nel libro, uscito da alcuni giorni, il Procuratore Capo di Torino riflette sul rapporto tra la società italiana e la legalità. Al centro c’è il ventennio di Berlusconi, con le sue cento norme ad personam e gli insulti alla magistratura. Ma pr Caselli il problema di questo difficile rapporto non è nato con il Cavaliere. E non si esaurirà con la sua uscita di scena.
Legalità all'italiana
Gian Carlo Caselli nel suo ultimo libro, "Assalto alla giustizia", racconta la continua ricerca di impunità da parte del potere Il cui massimo esempio è B.

Per quanto mi ci metta d'impegno [...]
Andrea Camilleri
 
 

Agrigentonotizie.it, 16.12.2011
"Gocce di Sicilia", aperitivo letterario in omaggio ad Andrea Camilleri

Il Comune di Porto Empedocle, in collaborazione con la Fondazione Andrea Camilleri, organizza domenica 18 dicembre 2011, presso l’Auditorium “San Gerlando” di Porto Empedocle, l’Aperitivo letterario “Gocce di Sicilia”. Un percorso tematico fatto di narrazioni, immagini e arte del gusto, introdotto dall'attrice Anna Grazia Montalbano che leggerà un testo di Andrea Camilleri. Il cane di terracotta, Il ladro di merendine, La gita a Tindari, Il giro di boa, La pazienza del ragno, La voce del violino, daranno il titolo ai sei stand presenti in sala, riconducendo alle "immagini gustose" abilmente descritte dal maestro Camilleri.
Alcune delle cantine e degli oleifici più rappresentativi del territorio offriranno infatti una speciale degustazione dei loro prodotti accompagnata da piatti tipici della tradizione locale, per fondersi in un affascinante percorso fra tradizione letteraria e culinaria. A guidare il pubblico durante la serata saranno quindi racconti e sapori, suggestioni e gusti: un’occasione conviviale, riscaldata dall'atmosfera natalizia, per assaporare in modo diverso alcuni dei momenti narrativi più celebri dello scrittore.
La degustazione tematica sarà curata da: Azienda Vinicola Barone di Villagrande (Ct), Società agricola vitivinicola Castelluccimiano (PA), Baglio del Cristo di Campobello (Ag), Cantine Settesoli (Ag), Azienda agricola Vasari (Me) e dall'oleificio Principe di Aragona (Ag), con il catering del Baglio della Luna. Contribuiscono all'iniziativa: H.P. Group S.p.a., Condor S.r.l., Italkali, Abate Meccanica S.r.l., Sviluppo Impresa S.r.l., con la partecipazione di Sellerio Editore e l'organizzazione di Cmc Studio S.r.l.
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 17.12.2011
Silvio d'Amico. Il direttore Salveti e le novità dell' Accademia
«Ragazzi, siate combattivi e reinventate il teatro»

I premi, si sa, fanno sempre piacere. Figurarsi quando vanno a giovanissimi amanti di un mestiere non certo facile: il mestiere di attore e di regista. Arriva come una boccata d'ossigeno per l'Accademia nazionale d'arte drammatica «Silvio d'Amico» l'intesa con la Siae, di cui mercoledì al Teatro Studio Duse (via Vittoria 6) si vedrà il primo risultato. Dalle 15 gli allievi presenteranno al pubblico monologhi, scene e microdrammi. Ai sei migliori andrà una ricompensa in denaro. I premi Siae 2011. Di seguito «Ugo & Andrea. Conversazione in falso movimento», un film ideato dalle figlie di Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti, Andreina e Orsetta: una chiacchierata dentro un'auto (ferma) tra i famosi genitori. Le due autrici, c'è da immaginare, l'arte la respiravano già fra le pareti di casa. Per molti è più difficile.
[…]
Laura Martellini
 
 

Il Sole 24 Ore, 18.12.2011
Posacenere

Mi ha sempre messo in sospetto la sentenza «mens sana in corpore sano». Che viene comunemente interpretata: la sanità del corpo produce la sanità della mente. Allora come si spiega che in corpi malaticci abbiano albergato menti sublimi, portatrici di conoscenza e verità? Per converso, ne deriverebbe l’inquietante e un po’ razzista conclusione che tutti coloro che, per natura o per palestra, godano di corpi perfetti siano in possesso di una mente altrettanto perfetta. Vado a controllare. E scopro che si tratta di un emistichio della Satira X di Giovenale. Mail verso intero recita esattamente: «bisogna pregare per avere una mente sana in un corpo sano». Mi rassicuro.
Quella baggianata non è mai stata né scritta né detta.
Andrea Camilleri
 
 

Messaggero Veneto, 18.12.2011
Si presenta al Verdi l'antologia "Parole d'autore"

“Si scrive handicap, si legge cultura” è lo slogan scelto per la presentazione dell’antologia “Parole d’autore”, organizzata al ridotto del Verdi oggi alle 18 dall’Anmil e dall’Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti). È un appuntamento di letteratura e d’impegno sociale quello voluto dai due sodalizi, che hanno unito le forze con il comune intento di sollecitare l’attenzione della società civile verso i disagi, gli handicap, le fatiche, ma anche le speranze, il riscatto e la dignità delle persone che sono al centro di questa antologia di racconti d’autore. Ai generosi poeti e prosatori che hanno accettato di collaborare è stata fornita una sola traccia: l’handicap. Scrittori di fama - da Dario Fo ad Andrea Camilleri, a Dacia Maraini, a Claudio Magris, assieme ai Papu, a Paola D’Agaro, Guerrino Ermacora, Mariangela Modolo e tanti altri - hanno raccontato di disabilità, apartheid, malattia e infortuni sul lavoro. L’antologia è introdotta da uno scritto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tratto dal suo intervento del 3 dicembre 2007 in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. Introdotta dal video di Mario Stefanutto con Antonella Pavone: “Parole d’autore – Si scrive handicap si legge cultura” gode del patrocinio del ministero del lavoro e delle politiche sociali, della Provincia e del Comune di Pordenone, di Inps, Inail, ASS6, Coni, Confcooperative, Camera di commercio e Confapi.
Sigfrido Cescut
[Camilleri ha contribuito con un racconto ottenuto estrapolando i brani de "La vampa d’agosto" in cui si parla della vicenda dell'emigrato arabo caduto dall'impalcatura del cantiere, NdCFC]
 
 

Agrigentonotizie.it, 19.12.2011
"Gocce di Sicilia" Aperitivo letterario con i sapori di Camilleri

L'arte della "gustosa" scrittura di Camilleri e l'arte della narrazione dell'attrice Anna Grazia Montalbano, con gli intermezzi musicali di Tony Brucculeri, hanno fatto da apertura all'evento voluto dalla Fondazione Camilleri di Porto Empedocle. Grazie all'impegno di Claudia Giocondo, Marilù Caci e Chiara Celona, si è organizzato l'Aperitivo letterario" intitolato "Gocce di Sicilia", l'evento si è tenuto presso l'Auditorium San Gerlando. Attraverso la lettura di brani tratti dalle opere di Camilleri, si è ripercorso l'arte della tradizione culinaria siciliana abilmente descritta dallo scrittore empedoclino nei romanzi dedicati al commissario Montalbano, per ogni pietanza si è allestito uno stand appositamente preparato per l'occasione da alcune delle cantine e degli oleifici più rappresentativi della regione.
I presenti hanno così potuto gustare le "sarde a beccafico" che si "sbafò" il commissario Montalbano ne "Il ladro di merendine", o la "sciavuròsa, colorita, abbondante caponatina" de "La gita a Tindari", per non dire del "Cane di terracotta" e della "troneggiante teglia di pasta 'nascaiata, piatto degno dell'Olimpo". Nei suoi racconti Camilleri, rivive e fa rivivere ai suoi lettori gli antichi sapori della cucina quotidiana siciliana; da "La pazienza del ragno": "prima di tornarsene a casa, passò da putia indovi si serviva qualichi volta. S'accattò aulivi virdi, passuluna, caciocavallo, pani friscu con la giuggiulena supra", il tutto innaffiato dagli ottimi vini siciliani.
Fra i presenti, oltre a numerosi cittadini e membri del Consiglio comunale empedoclino, il sindaco di Realmonte Pietro Puccio e il presidente del Consiglio comunale Antonino Sciarrone. Hanno salutato i presenti il presidente del Consiglio comunale di Porto Empedocle, Luigi Troja, e il sindaco Firetto che ha accomunato lo scrittore Camilleri all'autore de "Il Gattopardo", Giuseppe Tomasi di Lampedusa, per come hanno saputo narrare la nostra terra.
La degustazione tematica è stata curata da: Azienda Vinicola Barone di Villagrande (Ct), Società agricola vitivinicola Castelluccimiano (PA), Baglio del Cristo di Campobello (Ag), Cantine Settesoli (Ag), Azienda agricola Vasari (Me) e dall'oleificio Principe di Aragona (Ag), la preparazione del catering è stata curata dagli chef del Baglio della Luna. Hanno contribuiscono all'iniziativa: H.P. Group S.p.a., Condor S.r.l., Italkali, Abate Meccanica S.r.l., Sviluppo Impresa S.r.l., con la partecipazione di Sellerio Editore e l'organizzazione di Cmc Studio S.r.l.
Giuseppe Presti
 
 

Girodivite, 20.12.2011
Andrea Camilleri “La Setta degli Angeli” (Sellerio)
Tra storia e romanzo Mastro Camilleri ci accompagna alla scoperta di un fatto realmente accaduto agli inizi del secolo scorso.

Ho letto tutto d’un fiato il nuovo libro di Mastro Camilleri. L’ho definito Mastro? Perché no… Lui mi ricorda uno di quegli artigiani che affollavano la Sicilia fino a qualche decennio orsono. Persone in possesso di un’arte preziosa e rara. Il lavorare i materiali con precisione e amore. Dal loro ingegno uscivano autentiche creazioni d’arte. Belle. Solari. Piene di quel “savoir faire” caratteristica precipua di maestranze che riuscivano a miscelare con grazia il sapiente lavorio delle mani con un immenso genio. Come non ricordare i maestri scapellini che hanno reso così unico il nostro Barocco? Gli abili orafi del trapanese che creavano sublimi gioielli dal corallo? I maniscalchi esperti in grado di creare ferrature per cavalli uniche al mondo? La Sicilia era davvero uno scrigno di stupefacenti maestri – o mastri – d’ arte. Andrea Camilleri segue contata genia. Ecco perché è appropriato utilizzare l’appellativo di Mastro.
La lettura de “La Setta degli Angeli” ne è fulgida rappresentazione. Ha un’arte splendida di creare testi. Come un Mastro d’altri tempi. Lui lavora di cesello. Ogni parola è inserita in un contesto particolare non a caso. C’è un “background” studiato a tavolino affinché ogni parola si inserisca al fine di rendere la frase e il romanzo un’espressione senza pari di pura arte letteraria. Studia tutti gli aspetti che possano rendere particolarmente significativa una frase oppure un dialogo o ancora una descrizione. L’ortografia che da colore alla parola. La sua posizione. La realizione che ha con le altre parole. La punteggiatura. L’organizzazione dei paragrafi. Mastro Camilleri rassomiglia a quei maestri di pietra che un tempo avevano la dura incombenza di costruire i tipici muri a secco. Ogni pietra doveva avere una sua funzione ben appropriata in modo che potesse essere benefica verso tutto l’insieme del muro. Bisognava studiarne la forma grezza. La grandezza. Individuare dove metterla. Lavorarla. Similmente Mastro Camilleri fa allorquando si esercita nell’azione dello scrivere.
Tale approccio conferisce al romanzo un’inenarrabile piacere di leggere. L’ho già scritto. Ho letto tutto d’un fiato “La Setta degli Angeli” proprio per questo motivo. Il modo con cui il testo è costruito diventa un “passepartout” che ti invita ad immergerti nella trama. Il tratto principesco con cui vengono definiti i personaggi. La malia descrittiva dei fatti. L’uso di una parlata molto realistica che da un tono di bel colore. La sagace alternanza delle varie fasi in cui è diviso il romanzo. La capacità superba di governare una trama piuttosto complessa. Ancora la capacità di Mastro Camilleri di rendere contemporanea una storia occorsa nel 1901. Sono sì fecondi i motivi che rendono gradevole la lettura de “La Settadegli Angelici” da non farci pesare il fatto che pur si tratta di 230 pagine corpose e faconde.
Non vi ho detto della trama? E’ una decisione non casuale. Raccontarvela vi avrebbe ucciso il piacere di leggere il romanzo. Scrivere recensioni che dicono sempre e comunque chi è l’assassino è atto inverecondo. Una recensione che si limita a spiattellare la trama in due parole e poi pace all’anima dell’autore è cosa senza senso alcuno. Obiettivo di una buona recensione è di fornire alcune chiavi di lettura e di interpretazione del romanzo. Io mi sono scialato leggendolo. Scialatevi anche voi. Si ritorna ad avere fiducia in se stessi quando riscopriamo la “pars ludens” del nostro essere. A forza di menagrami sapete… Viva e sempre viva Mastro Camilleri.
Emanuele G.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.12.2011
Roversi alla Rinascente professore per caso

Professore per un pomeriggio, per parlare di gastronomia, cibo e turismo e della sua soluzione per rilanciare l'agricoltura in Sicilia, partendo dalla valorizzazione del territorio. L'autore tv Patrizio Roversi, alle 16 al Living restaurant della Rinascente in via Roma, sarà protagonista di una lezione pubblica organizzata dal master universitario in Cultura e comunicazione del gusto. «Mostrerò una serie di filmati - dice Roversi - con uno sguardo sulla Sicilia. Partendo dai testi di Camilleri sul commissario Montalbano, ho seguito, il ciclo di produzione del formaggio Ragusano Dop. L'unica soluzione per mantenere viva l'agricoltura,è tutelare l'eccellenza, collegandola col mercato del turismo».
v.s.
 
 

Corriere di Siena, 21.12.2011
Camilleri, amore per il Palio svelato nella prefazione del volume di Fulvio Bencini.
La ristampa di un libro molto suggestivo “Corrispondenze e simboli della contrade”.

La ristampa di “Corrispondenze e simboli tratti dai nomi della contrade di Siena“, di Fulvio Bencini, offre l’occasione di riappropriarsi di un testo ricco di spunti sull’araldica e il bestiario delle contrade, in una visione intrisa di suggestioni e relazioni esoteriche che rendono quanto mai affascinanti queste pagine agli occhi di chi ama esplorare le radici delle diciassette anime paliesche, con quel tanto di stupore e magia che le rende a volte imperscrutabili. Lo stupore nell’esplorare il volume è iniziale, visto che la prefazione è stata affidata ad Andrea Camilleri. Il celebre scrittore siciliano ci rivela un’immagine inedita e insospettabile che lo lega al Palio. Racconta che grazie a Fulvio Bencini che ha avuto modo di conoscere negli anni Cinquanta, perchè sottopose al suo giudizio un lavoro teatrale su Santa Caterina, apprezzò Siena e il suo Palio: “Mi fece vivere il Palio - racconta Camilleri - dall’interno, portando me e la mia famiglia nella sua contrada. Fu un’esperienza indimenticabile. La sua guida mi trasformò da siciliano in senese. Sapeva tutto anche delle altre contrade anche i dettagli della loro storia. Era in materia un erudito, ma senza la pedanteria degli eruditi”. Fu dunque Bencini a trasmettere al padre del commissario Montalbano il fascino della Festa, fino a stabilire un legame intellettuale ma anche affettivo: “Dopo la sua morte, il figlio mi ha fatto avere i diciannove volumetti informatissimi, complessi, ricchi di connessioni, filosofiche, fenomenologiche, mitologiche, compresi sotto il titolo generale di “Corrispondenze e simboli tratti dai nomi della contrade di Siena“. E in un attimo mi hanno fatto rivivere Fulvio per le strade di Siena che mi rivelava i segreti delle contrade della sua città, che conosceva e amava più di ogni altra cosa”.
G.T.
 
 

Notizie in vetrina, 21.12.2011
Andrea Camilleri: L’Intermittenza

Edito dalla Mondadori, si discosta dai precedenti romanzi che lo vedono narrare le gesta del commissario Montalbano, uscito nel settembre 2010, è ambientato insolitamente per Camilleri, a Milano, la grande città industriale.
Un thriller spietato e rapido nelle descrizioni e negli avvenimenti di ben 181 pagine,  che vedono come protagonista, la Milano bene, e in particolare una grande azienda la Manuelli.
Nel libro si intrecciano le storie di personaggi più o meno significativi, alcuni dei quali completamente privi di scrupoli, si avvicendano direttori, vice direttori mogli e segretarie nello scenario di una società  che sopravvive al declino e che cerca di approfittare dell'affare derivante dalla crisi  fallimentare a cui va incontro la Birolli.
All'interno di questa comunità articolata di personaggi, alcuni "folcloristici" altri seri, spicca la figura di Mauro De Blasi, direttore generale della Manuelli, grande azienda apparentemente immune ai morsi di una  sana coscienza. Ma anche lui, come tutti, occasionalmente cade vittima delle insidiose “Intermittenze”, tagliole che la coscienza gli piazza lungo l’ascesa, e che riescono a rivelare le crepe che si nascondono in un esistenza svuotata.
 
 

Il Messaggero, 22.12.2011
Teatro
Per i giovani attori e registi il nuovo premio della Siae
Andrea Camilleri è membro della giuria che assegna i premi Siae-Silvio D’Amico; gli altri giudici sono Ugo Gregoretti e Ugo Chiti

Al Teatro Studio Eleonora Duse di via Vittoria sono stati consegnati i premi Siae per l'Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico. Si tratta delle prima edizione del riconoscimento, nato quest’anno grazie a un protocollo d’intesa tra la Società Italiana Autori Editori e l’Accademia.
[…]
Al termine della rappresentazione è stato proiettato il film “Ugo & Andrea. Conversazione in falso movimento”, da un’idea di Andreina Camilleri e Orsetta Gregoretti, regia di Rocco Mortelliti. Nell’opera, Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti si incontrano, per meglio dire incappano nell’appuntamento a sorpresa organizzato dalle rispettive figlie e sono “costretti” dalla situazione, nonché dalla reciproca stima, a dialogare a ruota libera su argomenti pubblici e privati.
[…]
T.P.
 
 

l’Espresso, 22.12.2011
Da Camilleri a Gosh, storie per il 2012
Dopo l'abbuffata natalizia di manuali, illustrati, libri di cucina, a gennaio arrivano molte novità di narrativa. Ecco i titoli, italiani e stranieri, da tenere d'occhio e gli esordi più interessanti

Complice la crisi, il 2011 si chiude per l'editoria italiana con segno non positivo, e con la prospettiva di un peso sempre maggiore dei tascabili o comunque dei libri a prezzo ridotto. Dopo l'exploit dell'editore romano Newton Compton, che quest'anno ha piazzato in classifica autori sconosciuti sia grazie a titoli e temi accattivanti, sia grazie al prezzo ridotto di 9,90 euro, anche Mondadori ed Einaudi hanno in cantiere una serie di novità 'low cost'. Ma nonostante non ci sia aria di trionfo i primi mesi dell'anno nuovo, dopo l'abbuffata natalizia di illustrati, varia, cucina e simili, saranno ricchi di novità nell'area narrativa. Tornano nomi italiani noti come Piperno e Camilleri e stranieri di calibro come Gosh, Nothomb e il 'caso' Clara Sanchez. Ma arrivano anche molti esordi italiani che, dopo l'abbuffata di giovanissime autrici dell'anno scorso, sembrano riportare i riflettori sugli scrittori tra i trenta e i quarant'anni. Ecco cosa tenere d'occhio.
Da Mazzucco a Camilleri, italiani da classifica
[...]
In primavera tornerà anche Andrea Camilleri con un nuovo libro per Sellerio, ma per chi fosse impaziente di leggere qualcosa dello scrittore di Porto Empedocle già a gennaio saranno in libreria per Mondadori i 33 racconti brevi di Il diavolo, certamente, con cui la casa editrice di Segrate inaugura una nuova collana, le Libellule, in libreria a 10 euro.
[…]
Lara Crinò
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 23.12.2011
La vigilia di Natale reading del poeta nella chiesetta di Sant'Apollonia
L'anno di Alfonso Gatto: nel 2012 progetti con Camilleri e De Silva
Gli eventi organizzati dalla Fondazione curata dal nipote e il ricordo: quando nonno prese le difese di Ginsberg

Salerno - Lo sguardo è lo stesso che stregò Pier Paolo Pasolini. Al punto che il regista friulano volle fermare quegli occhi chiari e penetranti nel «Vangelo secondo Matteo» affidandogli il ruolo dell'apostolo Andrea. Era il 1964 e Alfonso Gatto aveva da poco ricevuto nella sua città, Salerno, la medaglia d'oro per i trent'anni di attività letteraria. «L'onore che mi avete dato», disse allora il poeta, «non va tanto alla mia persona, ma va alla poesia che io, con le mie forze, quali esse siano, rappresento; una poesia che oggi è sulle antologie e sui libri di scuola, e forse, spero, nella memoria di molti, se non di tutti». Sono trascorsi quasi 50 anni da quella celebrazione in vita e trentacinque dall'assurda morte di Gatto in un incidente stradale e se c'è qualcuno che oggi si è imposto come imperativo categorico e obbligo morale quello di tenere in vita il ricordo del letterato salernitano quello è Filippo Trotta, il nipote, per parte di madre, di Gatto. Lo sguardo è lo stesso del nonno strappatogli troppo presto agli affetti.
[…]
«È arrivato il momento che la figura di Alfonso Gatto non sia più gestita in maniera disorganica», spiega il nipote, «c'è bisogno di raccordo tra tutte le iniziative e alcune in particolare, come il Premio Internazionale di Poesia Alfonso Gatto, vanno organizzate in un altro modo sennò diventa una piccola festicciola di paese e si sciupa un'occasione importante». Non è un caso che per il 2012 sono già calendarizzati tre eventi editoriali che contribuiscono a far uscire Gatto dall'equivoco limitante del «poeta di Salerno».
«In primavera uscirà la riedizione de ‘‘Il capo sulla neve'', raccolta di liriche sulla Resistenza con prefazione di Andrea Camilleri che è presidente onorario della Fondazione Gatto».
[…]
Gabriele Bojano
 
 

La Città di Salerno, 23.12.2011
"Terra", una vigilia con Alfonso Gatto

Salerno. Per il secondo anno Lello Arena e Yari Gugliucci (con le musiche di Aldo Vigorito al contrabbasso e Stefano Giuliano al sassofono) leggeranno nel giorno di vigilia (ore 12) nella Chiesa di Sant’Apollonia, una selezione di testi di Alfonso Gatto. […] Infine si leggeranno alcune poesie tratte dalla raccolta "Il capo sulla neve" liriche della resistenza, forse il corpo centrale e fondante della poesia gattiana, alcune delle poesie più belle, della storia della letteratura mondiale, contro le guerre. Anche queste, saranno pubblicate in tiratura limitata dalla Fondazione Gatto, con la prefazione di Andrea Camilleri.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.12.2011
De Mauro: "Così l'isola arricchisce la lingua"

«L'italiano sta bene, gli italiani un po' meno», ha scritto qualche anno fa, a conclusione del "Grande dizionario italiano dell'uso" (edizione Utet), Tullio De Mauro, che nei giorni scorsi è stato a Palermo per ritirare il premio Ignazio Buttitta. E i dialetti, invece? Qual è il loro stato di salute? Abbiamo girato la domanda al grande linguista.
[…]
Qualche giorno fa, qui a Palermo, è stato presentato in anteprima il "Vocabolario etimologico siciliano" del linguista Alberto Varvaro: ne è venuta la conferma del fatto che il dialetto isolano ha ormai definitivamente varcato i confini nazionali.
«Sono ormai centinaia le parole entrate definitivamente nell'uso. Penso a quelle più tradizionali: che so, "intrallazzu", ad esempio, la cui presenza risale al dopoguerra. Fino a espressioni più recenti: in questo caso, Camilleri s'è rivelato un agente di diffusione molto intelligente. Mi viene in mente "ammazzatina", oggi usato largamente pure dai giornali».
Certo, lei ha tirato fuori parole appartenenti a un ambito semantico un po' imbarazzante ...
«È vero, non ci avevo fatto caso. Per i soliti detrattori, potremmo ricorrere a parole più allegre: come "fuitina". Così evitiamo di cascare nella trappola delle solite polemiche».
Salvatore Ferlita
 
 

Solo Libri.net, 23.12.2011
Il diavolo. Tentatore. Innamorato - Andrea Camilleri e Jaques Cazotte

“Favola per adulti” potrebbe definirsi il racconto di Camilleri "Il diavolo tentatore", apparso in anteprima sull’Almanacco dei libri de “La Repubblica” del 6.8.2005 e ora nel volume, stampato nel 2005 da Donzelli editore, che contiene anche lo scritto di Jacques Cazotte "Il diavolo innamorato".
"Il diavolo tentatore" è un titolo non voluto dallo scrittore di Porto Empedocle, perché ritenuto “alquanto banale”.
“Il titolo vero”, egli spiega, ”è quello che l’editore ha messo nelle pagine interne: cioè, Il diavolo che tentò se stesso”.
La trama ha come protagonista Bacab, il quale, nato dall’accoppiamento di un diavolo con una donna terrestre, racconta in prima persona la sua vicenda a partire dal compito che deve assolvere secondo le disposizioni impartitegli dal capogruppo. Lucifogo, così chiamato per le dimensioni di piccolo verme, deve introdursi negli organi genitali maschili e femminili - il «loco del piaciri» - allo scopo di provocare, – «strica oggi, strica dumani», sensazioni che facciano abbandonare gli esseri umani alla lussuria, innescando amori «pazzi ed esecrabili». La sua carriera dipende dal numero dei soggetti indotti alla concupiscenza. Troppo però il tempo occorrente per totalizzare tremila punti, considerato che per ogni preda gli è attribuito un quarto di punto. Quale il compito impervio che accetta per affrettarsi nell’itinerario da percorrere? Il congiungimento della pronipote della monaca di Monza con un africano, portato a termine in virtù delle sue tentazioni, gli fa eccezionalmente attribuire un punto, essendo speciale il raggiungimento dell’anzidetto obiettivo. Da secoli il figlio che da loro nascerà è atteso all’inferno. Tuttavia, avendo motivo di risentimento, decide di operare in modo da ottenere il capovolgimento della situazione. Anziché un diavolo, egli vuole far nascere un santo. A seguito della sua disubbidienza, la punizione è inevitabile e non tarda ad arrivare. Quale la pena da scontare? E quale il decreto dell’Arcangelo Gabriele che rappresenta la “parte avversa” e con il quale viene aperta una trattativa? Questi gli conferma, adducendo la medesima argomentazione, la decisione di Dalamar (Anagramma di D’alema), capo supremo dei diavoli sulla terra. Egli così si ritrova fuori dal coro, è emarginato dalle energie celesti e da quelle infernali.
Il commento di Gianni Bonina è puntuale:
“La simpatia di Camilleri è tutta per questo diavoletto impertinente ed eretico che sa di essere stato tagliato fuori da prospettive di carriera e di successo, che ritiene fino alla fine di essere nel giusto e di aver agito secondo coscienza e che mostra soprattutto stupore di fronte alle cerebrali argomentazioni sia dell’una che dall’altra parte”.
I risvolti etico-scientifici di questo godibile racconto sono attuali. La favola, sotto la finzione letteraria dell’allegoria, è centrata sulla morale laica della ricerca, da sottrarre ad ogni sorta di illogici divieti e indottrinamenti, la cui trasgressione comporta un duro prezzo da pagare. Ad essere fortemente penalizzate sono infatti le scelte che si fanno in un sistema staticamente rigido e avverso ad ogni tensione di creatività. La sorte toccata a Bacab, in definitiva, segna lo scacco del metodo sperimentale. In ogni caso della costruzione della mente critica. Vale perciò la pena di leggere il racconto di Camilleri, anche per avviare una riflessione sulle pericolosissime insidie dell’appiattimento e dell’omologazione, sempre pronte a manifestarsi.
Federico Guastella
 
 

Il Sole 24 Ore, 24.12.2011
Posacenere

C'era una volta uno specchio centenario nel salone di un palazzo. Un giorno lo specchio pensò di ribellarsi al dover sempre passivamente riflettere tutti coloro che in lui si specchiavano e decise che da quel momento avrebbe rimandato solo l'immagine delle persone che sapeva essere oneste. Non essendo però dotato di parola, non poté spiegare il suo proposito. Sicché, dopo poco, visto che non funzionava a dovere, lo specchio fu rimosso e portato in soffitta. C'è una doppia morale. La prima è che se lo specchio avesse espresso il suo proposito, non sarebbe finito in soffitta ma ridotto in mille pezzi dai disonesti e gettato nell'immondezzaio. La seconda è che non bisogna mai pensare prima di riflettere.
Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 24.12.2011
Il disegno di legge approvato dall'Ars lo scorso maggio. I politici hanno legiferato senza pensare a come fare applicare la normativa
Ripassare la storia per pensare al futuro ma che fine ha fatto la «lingua cafona»?

Il 18 maggio 2011, l'Assemblea regionale ha approvato il disegno di legge che prevede l'insegnamento del patrimonio linguistico, storico e letterario della Sicilia in tutte le scuole dell'isola.
[…]
Io non la penso come quelli, illustri intellettuali siciliani, che avversano l'insegnamento del dialetto nelle scuole. Sorprende chi, come Camilleri, esorta a proteggere l'italiano dall'invadenza di un dialetto che, a suo dire, deve «innervare», servire, il primo. Inquieta Consolo quando difende la lingua italiana da un dialetto che la sminuisce: lui vuole la lingua che ci hanno insegnato i nostri grandi scrittori. Quindi, se il dovere dei grandi scrittori è quello di insegnare la lingua italiana, si deve dedurre che Camilleri conosce il proprio dovere, ma fa un altro mestiere.
[…]
Angela Bruno
 
 

DaringToDo, 27.12.2011
Libri, i titoli più attesi del 2012

[…]
Uno sguardo alle uscite letterarie più attese dell’anno, in ordine sparso.
Mondadori apre il 2012 con Andrea Camilleri e il suo Il diavolo certamente. In uscita il 3 gennaio, 33 racconti di 3 pagine ciascuno: 333 e non 666 “perché questo, come tutti sanno, è il numero della Bestia, e non si discute sul fatto che mezzo diavolo è sempre meglio di uno intero…“. In ciascuno di questi episodi il Diavolo mette il suo inequivocabile zampino.
Camilleri ci regalerà durante l’anno altre storie di Montalbano, Sellerio ne ha pronte otto da pubblicare. [In effetti si tratta del secondo volume delle "Storie di Vigàta", NdCFC]
[…]
 
 

Mauxa, 28.12.2011
Camilleri e i suoi trentatré racconti: Il diavolo, certamente

Un monsignore alle prese col più impietoso dei lapsus, due filosofi in lotta per il Nobel, un bimbo che rischia di essere ucciso e un altro capace di sconvolgere un'intera comunità con le sue idee eretiche, una ragazza che russa rumorosamente. E poi: una segretaria troppo zelante, un partigiano tradito da un topolino, una moglie ricchissima e tante donne che amano con passione, a volte con perfidia, più spesso con generosità.
Sono questi e ancora altri i personaggi che animano il nuovo romanzo di Andrea Camilleri, Il diavolo, certamente, edito dalla Mondatori e in uscita il tre gennaio: un romanzo che scruta e analizza sotto la lente di ingrandimento dell'acuto scrittore tutti i desideri e i vizi, gli slanci e le bassezze dell'umanità, dando vita ad un romanzo diabolicamente astuto e realistico.
Trentatrè sono i racconti, ognuno di tre pagine: 333 e non 666 perché questo, come tutti sanno, è il numero della Bestia, e si conviene che mezzo diavolo è sempre meglio di uno intero. Ebbene, il diavolo è onnipresente in ognuna di queste storie, lasciando l'impronta del suo celebre zampino. Anche uno scrittore laico e non superstizioso come Camilleri deve riconoscere la presenza di Lucifero tra le pieghe dell'esistenza, e ci regala una galleria di fulminanti racconti. Cio che rende queste pagine preziose e la morale di fondo: anche se il nostro percorso di vita viene deviato da un piccolo luciferino che fa capolino sulla nostra strada, rendendoci non proprio persona dall'etica senza macchia, vale comunque la pena di essere vissuta, fino in fondo.
 
 

La Repubblica, 28.12.2011
All’italiana Letture
Il Volo del 2011 batte tutti ma la sorpresa sono le donne dalla Sánchez alla Hill

[…]
La classifica dei top ten del 2011 per metà, […] è occupata da voci di casa nostra. […] Con Camilleri e Il gioco degli specchi.
[…]
 
 

Libero, 28.12.2011
Il servizio pubblico della Rai? Gigi D'Alessio e Montalbano
Dal lotto, all'oroscopo fino a 'Ho sposato uno sbirro': sono programmi di utilità sociale? Leggi la campagna di Libero per abolire il canone
Francesco Specchia
 
 

La Repubblica, 29.12.2011
Debutta il 14 gennaio con “The show must go off” con Elio e le Storie Tese e Vergassola
”La Rai è divorata dalla politica, bisogna trovare il modo di liberarla. Ora posso sperimentare”
Serena su La7
Dandini: "La sfida della satira? Ridere di un paese normale"

[…]
«Il primo ospite sarà Andrea Camilleri, adorato».
[…]
Silvia Fumarola
 
 

Blitz quotidiano, 29.12.2011
Fiction Rai 2012: dal Titanic al Giovane Montalbano, tutto il programma

[…]
In autunno [Previsione forse troppo ottimistica, NdCFC] arriveranno quattro nuovi episodi del Commissario Montalbano, ma ”la grande novità saranno le sei puntate del Giovane Montalbano (regia di Michele Riondino, ndr [Riondino è l’interprete, NdCFC]) – ricorda Del Noce – che ripercorrerà a ritroso la storia del commissario”.
[…]
 
 

La Stampa, 30.12.2011
Arrivano le libellule, nuova collana di «brevi»
Camilleri: quel bambino (non) andava ucciso
Un killer superstizioso e un incarico molto particolare Anteprima dalla raccolta di racconti Il diavolo, certamente

Il nuovo anno porta con sé una nuova collana di narrativa Mondadori: si chiama «Libellule» e propone piccoli libri di qualità, una serie di racconti lunghi e romanzi brevi firmati da autori di successo, di prestigio letterario riconosciuto o dal futuro promettente, italiani e stranieri, per dare a tutti i lettori il piacere della lettura a un costo contenuto (10 euro). Quattro le uscite previste in gennaio: Il diavolo, certamente di Andrea Camilleri, L’amore quando c’era di Chiara Gamberale, Il vagone di Arnaud Rykner e Esercizi superficiali di Raffaele La Capria, a cui seguiranno in febbraio Francesco Guccini, William Vollmann, Alberto Cavanna. Il primo titolo (che richiama un celebre film di Robert Bresson, Il diavolo, probabilmente...) è quello di Camilleri, in libreria dalla prossima settimana: una raccolta di 33 brevi racconti («33 perché è meglio avere a che fare con mezzo diavolo che con uno intero», spiega l’autore nella Nota finale), uno dei quali anticipiamo in questa pagina.

Homer, sicario rinomato per l’infallibilità della mira e per la scrupolosità nel lavoro, venne assoldato per uccidere un bambino di dieci anni. Aveva una lunga carriera alle spalle, e mai gli era capitata una richiesta simile. Come era suo costume, non ne domandò il perché, chiese soltanto una cifra più alta della tariffa usuale.
Gli diedero la metà del denaro pattuito, il nome e l’indirizzo della vittima designata e una sua foto. Precisamente di quando aveva sei anni, vestito con l’abito della Prima Comunione.
La prima cosa di cui Homer si rese conto fu che i genitori del bambino, che era figlio unico, non erano ricchi, come aveva immediatamente pensato. Il padre aveva un dignitoso impiego in una società di trasporti, la madre faceva la sarta e le sue clienti, in gran parte, erano vicine di casa. La famiglia viveva al quarto piano di un caseggiato popolare e tutte le finestre dell’appartamento davano sul grande cortile interno. Quando raccolse le notizie che gli erano necessarie, Homer, restituita la foto, prese contatto col portiere dello stabile spacciandosi per un rappresentante di commercio in cerca di casa. Ebbe un colpo di fortuna, il portiere gli disse che c’erano due appartamenti liberi e glieli fece visitare. Incredibilmente, uno dei due, che Homer scelse, si trovava al quarto piano, esattamente di fronte a quello dove abitava il bambino, ed era ammobiliato. I due appartamenti erano solo separati dal grande cortile.
Nel giro di tre giorni Homer firmò il contratto, ebbe la chiave e si trasferì nella nuova abitazione assieme a un vecchio baule che, oltre a qualche vestito smesso e alla biancheria di ricambio, conteneva una valigetta con una carabina ad alta precisione. Siccome si era qualificato col portiere come rappresentante di speciali pomate e pillole in grado d’aumentare la potenza virile, era più che naturale che di giorno se ne stesse a casa, dato che il suo lavoro si svolgeva di notte, in night e ritrovi particolari. Così ebbe modo di studiare le abitudini del bambino, il quale, reduce da una seria malattia, non frequentava la scuola, ma, grazie agli amorevoli sacrifici dei genitori, aveva due insegnanti privati che gli facevano lezione nella sua cameretta, il primo dalle nove alle dieci, il secondo dalle undici a mezzogiorno. Assai spesso, in quell’ora d’intervallo tra le due lezioni, il bambino usava starsene affacciato alla finestra per una diecina di minuti a prendere il sole.
Homer decise di sbrigare in fretta l’incarico, aveva ricevuto altre proposte interessanti. Il giorno stabilito per l’azione, prese la valigetta, montò la carabina, e aprì un poco la finestra. Avrebbe sparato seminascosto dalle ante. Il cielo era coperto, ma la visibilità, attraverso il cannocchiale, era perfetta. Poi il bambino comparve alla finestra e appoggiò i gomiti sul davanzale, probabilmente stava in piedi sopra uno sgabello. Homer prese la mira accuratamente ma, una frazione di secondo prima che premesse il grilletto, il sole, di colpo, inondò la facciata di fronte e un raggio, riflesso da un vetro, andò a infilarsi, dritto come un laser, dentro il cannocchiale della carabina. Accecato, Homer non poté far fuoco.
Quando riacquistò in pieno la vista, il bambino non era più alla finestra. Il giorno seguente aveva appena imbracciato la carabina mirando alla fronte del bambino, quando bussarono alla porta. Buttò l’arma sotto il letto e andò ad aprire. Era un tale che doveva controllare il contatore dell’acqua. Il terzo giorno stava per sparare quando un sipario bianco s’interpose tra lui e il bambino. La signora del piano di sopra aveva steso un lenzuolo appena lavato, ma una molletta non doveva aver fatto presa e il lenzuolo era quasi tutto scivolato a coprire la finestra di sotto. Homer era un uomo assai superstizioso, badava a certe sue regole scaramantiche, per nessuna somma al mondo avrebbe ucciso un uomo di venerdì. E dato che il giorno seguente era proprio un venerdì, Homer interpretò il tutto come un chiaro avvertimento: quel bambino non andava ucciso. E così rinunziò all’incarico.
Homer aveva un solo amico, François, che faceva il suo stesso mestiere. Nell’ambiente, François era quotato appena un gradino più sotto di Homer.
Una sera, in casa di François, fecero bisboccia con due donne che poi mandarono via alle cinque del mattino. Homer, mentre si rivestiva, notò che dalla tasca della giacca di François, che era rimasto a letto, era caduta una foto. La raccolse. Era quella del bambino col vestito della Prima Comunione.
I due sicari non avevano mai parlato del loro lavoro. Ma Homer decise di fare un’eccezione e mostrò la foto all’amico.
«Attento» disse.
«Perché?»
Gli raccontò tutto. François si mise a ridere, non era superstizioso.
«In tre giorni me la sbrigo, vedrai» disse.
La tecnica che François adoperava era opposta a quella di Homer. Lui lavorava di sveltezza. A bordo di un motorino truccato, seguiva la vittima, gli sparava col revolver a distanza ravvicinata e poi si dava alla fuga.
Il terzo giorno François vide uscire dal portone il bambino con la madre.
Li seguì fino a uno studio medico. Nell’attesa che ricomparissero, si studiò il luogo migliore per far fuoco e la più sicura via di fuga. Poi, dopo un’ora d’attesa, madre e figlio uscirono in strada. François montò sul motorino, ma il motorino non partì. Bestemmiando, François provò e riprovò inutilmente. Madre e figlio intanto erano spariti, tuttavia François non se ne preoccupò, sapeva la strada che avrebbero percorso per tornare a casa. Ma stava perdendo troppo tempo, tra poco i due avrebbero sorpassato il posto da lui scelto per portare a termine l’incarico. Si levò il casco, armeggiò con un cacciavite e finalmente il motorino partì. Si rimise il casco, non l’allacciò, partì a tutto gas. Nell’attimo in cui s’immise nell’altra strada, assorto com’era a tentare di scorgere i due sul marciapiedi, prese la curva troppo larga e non s’avvide dell’auto di grossa cilindrata che veniva in senso opposto leggermente fuori carreggiata. Per l’urto violento, il casco volò via, la testa di François andò a spaccarsi sul selciato.
Appresa la notizia della morte dell’amico, Homer ritenne suo dovere mettere discretamente in guardia i suoi colleghi su piazza e fuori piazza: il bambino era da quel momento in poi da considerarsi come un suo protetto, quindi ci pensassero bene prima d’accettare l’incarico d’eliminarlo.
Homer, che all’epoca era quarantacinquenne, morì a settant’anni. Nello stesso anno della sua morte, il bambino che avrebbe dovuto ammazzare si diede alla politica.
Così Homer non seppe mai d’avere risparmiato dalla morte il futuro, sanguinario dittatore che avrebbe mandato davanti al plotone d’esecuzione diecine e diecine d’avversari politici, riempito le carceri di migliaia di dissenzienti, e in ultimo, in seguito a una guerra rovinosa, provocato la distruzione di intere città e la morte di oltre tre milioni di esseri umani.
Andrea Camilleri
 
 

ANSA, 30.12.2011
Libellule, nuova collana Mondadori
Dal 5 gennaio in libreria, fra primi titoli Camilleri

Roma - Piccoli libri firmati dai piu' grandi scrittori italiani e stranieri. Mondadori lancia 'Libellule', una nuova collana di narrativa, dal 5 gennaio in tutte le librerie al prezzo contenuto di 10 euro, con fra i primi titoli 'Il diavolo, certamente' di Andrea Camilleri e 'Il vagone' di Arnaud Rykner. Fra le uscite di gennaio anche 'L'amore quando c'era' di Chiara Gamberale ed 'Esercizi superficiali' di Raffaele La Capria. Poi, in febbraio Francesco Guccini, William Vollmann e Alberto Cavanna.
 
 

Wired.it, 30.12.2011
Apocalisse 2012, Andrea Camilleri: "E' finita l'era dell'io"
La crisi economica è l'ultimo crollo: dopo il comunismo, tocca al sistema delle banche. Dopo l'era dell'io, ricominciamo da noi. Parola di grande scrittore
"Se le api dovessero scomparire, all'uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita" dice una frase atribuita erroneamente ad Einstein, senza che ve ne sia traccia nei suoi scritti. Nel 1994 la scrissero degli apicultori su un volantino. Sta di fatto che le api non stanno troppo bene, e nemmeno il nostro pianeta. La profezia Maya pende su di noi, e scade nel 2012. Quello che sta per iniziare potrebbe essere l'ultimo anno di esistenza del nostro pianeta. Su Wired.it pubblichiamo alcuni scritti usciti nel numero di dicembre del magazine. Il quarto è dello scrittore Andrea Camilleri. Buona Apocalisse a tutti.

Quella che segue è una chiacchierata tra il papà di Montalbano e Marina Fabbri, condirettore del Noir In Festival. Partendo dalla recente riflessione dell’epistemologo francese Jean-Pierre Dupuy, che rivendica la necessità di credere in un catastrofismo illuminato, i due sono finiti a parlare proprio di apocalisse e dintorni.
Lo stato di profonda crisi del nostro sistema di vita potrebbe scatenare in noi una reazione, farci prendere in mano il nostro futuro in nome di un reale e radicale cambiamento.
"Se questa apocalisse dovesse avvenire, credo che sarà inevitabile una ricostruzione di noi stessi e dei nostri rapporti. Cioè non saremo noi a mettere una pietra tombale, la pietra tombale la metterà l’apocalisse, i superstiti dovranno istituire nuovi rapporti. L’apocalisse da che cosa è data? È data non solo da un crollo economico. Ci siamo resi conto che il famoso battito d’ali della farfalla produce una tempesta che investe tutto: c’è stata la caduta del comunismo e sta avvenendo sotto i nostri occhi anche la caduta dell’opposto del comunismo, del liberalismo. Sta realmente avvenendo e non so se ce ne rendiamo conto fino in fondo, ma nel momento in cui uno Stato come l’America deve intervenire sulle banche allora è finita, è finito tutto, è finito pragmaticamente tutto. Quindi c’è anche, come posso dire, un’assenza delle ideologie? Va bene, adoperiamo questa parola che spiace a tanti, allora bisognerà non solo riconoscerci tra noi, ma ricostituire una società, che sia basata su un rapporto diverso tra i suoi membri. Ora, siccome questa apocalisse avviene non nel momento ascensionale della parabola, ma nel momento terminale della parabola, significa che quell’esperienza è conclusa e quindi tutto deve per forza rinascere ex novo, quindi chi può dire che sarà una disgrazia? Costerà lacrime e sangue, costerà vite umane, ma questa è la situazione".
Quindi lei sottoscrive l’idea che bisognerebbe approfittare di questa crisi?
"Sottoscrivo, sì, perché la rassegnazione, l’abbandono, non hanno senso. Ignorare significa mettere la testa sotto la sabbia ed è peggio perché poi la sabbia ti copre tutto l’intero corpo…".
È curioso però che, guardando tutto quello che succede tra i giovani, in tutto il mondo, questo rinnovamento abbia in sé degli accenti anche antichi, se vogliamo.
Per esempio, la messa in scena nelle strade di Manhattan, da parte dei ragazzi di Occupy Wall Street, dell’Opera da tre soldi di Brecht.

"Ma non è strano che l’attacco, la rivolta che c’è stata in tutto il mondo… sia contro il denaro. Cioè contro le banche, centrando in pieno il cuore del problema, che è proprio questo. E allora, nel momento in cui questi giovani vincessero, come mi auguro proprio sinceramente, sarei curioso di esserci. Ma siccome sono giovani e hanno anni davanti a loro per rifare una loro storia, forse non ci sarò per vedere quale mezzo nuovo inventeranno o che valore daranno al denaro. Se il denaro non sarà più un’entità a se stante, un moloch, e diventerà qualche cos’altro, qualche cosa che si può usare in un modo diverso da come il mondo l’ha usato fino a questo momento: parlo di denaro, ma possono essere molte altre cose".
La centralità del denaro si porta dietro quella dell’interesse, dell’egoismo, dell’individualismo…
"Credo che una solidarietà sarà indispensabile, un diverso concetto di solidarietà che dovrà essere assai più ampio dopo un’apocalisse".
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 30.12.2011
I siciliani dell'anno/Cultura
Antonio Sellerio: "L'anno della sfida digitale"
L'editore palermitano: "Per la mia famiglia, prima di ogni altra cosa, il 2011 è l'anno che abbiamo passato senza mia madre"

Antonio Sellerio sospira quando gli si ricordano i successi della casa editrice inanellati uno dopo l'altro nel 2011. "Per la mia famiglia, prima di ogni altra cosa il 2011 è l'anno che abbiamo passato senza mia madre. È per questo che lo ricorderemo come un anno diverso da tutti gli altri. Poi il Campiello a trent'anni da quello vinto da Bufalino, i tre libri di Camilleri, l'acquisizione di nuovi autori importanti come Stefano Benni e Simonetta Agnello Hornby insieme ai giovani come Marco Malvaldi e Giorgio Fontana, sono tutti motivo di orgoglio per noi e fanno del 2011 un anno che si chiude davvero bene per la casa editrice". Riguardo al Capodanno Sellerio nutre un moderato rifiuto, il passaggio da un altro lo sente soprattutto dal punto di vista professionale "gennaio nell'editoria è come un ritorno a scuola".
L'augurio per la Sicilia nel 2012 è quello di sopravvivere, perché il momento storico è duro e non si ravvisa alcun cambiamento all'orizzonte. Importanti cambiamenti per Sellerio invece nell'anno che verrà. "Sarà l'anno in cui, nostro malgrado, affronteremo la questione del libro digitale. A fine di quest'anno abbiamo già messo a disposizione alcuni nostri titoli, nel 2012 la gran parte delle nostre edizioni uscirà nella doppia forma. Anche se è un territorio sul quale ancora nessuno sa dire nulla di certo e concreto, non escludiamo di cominciare a ragionare su alcuni progetti che riguardano il digitale ancora più complessi".
(e.l.)
 
 

Casertanews.it, 30.12.2011
Rai Fiction: 2011 anno di successi

Roma - Un altro anno si chiude con un bilancio entusiasmante per la fiction Rai mentre è già pronto, per il 2012, un cartellone ricco di titoli scritti e diretti dai migliori talenti italiani. Ancora una volta le proposte della fiction Rai si confermano le più amate e seguite dal grande pubblico del piccolo schermo.
[…]
A chiarire ulteriormente lo straordinario risultato sono i dati: dal 1 gennaio al 27 dicembre 2011 i film per la tv, prodotti da Rai Fiction e trasmessi da Rai1, in prima visione nel prime time, sono risultati i più visti in assoluto, sia per numero di telespettatori che in termini di share. Nell'ultimo anno di programmazione televisiva, infatti, quella definita dagli ascolti è una vera e propria "Top ten" firmata Rai-Rai Fiction: a guidare la classifica Montalbano, una serie tra le più amate da pubblico e critica che, con le 4 puntate del 2011, conquista la vetta degli ascolti. In prima posizione "Il campo del vasaio" con 9 milioni 561 mila 428 telespettatori e il 32.60 di share. A seguire "L'età del dubbio" che si è aggiudicato un seguito di 9 milioni 294 mila 575 pari al 32.46 di share. Terza posizione per "La caccia al tesoro" che ha ottenuto 9 milioni 293 mila spettatori e il 31.37 di share. Al quarto posto, invece, "La danza del gabbiano" con 9 milioni 32 mila 465 telespettatori e uno share del 31.21. Quello di Montalbano è stato un successo annunciato in un puzzle di 12 anni di ascolti straordinari. Le storie del commissario più amato torneranno nell'autunno 2012, con altri quattro nuovi e avvincenti episodi. Ma "la grande novità saranno le sei puntate de "Il giovane Montalbano"- ha ricordato Del Noce- che seguendo la struttura del filone narrativo del Montalbano classico ripercorrerà a ritroso la storia del commissario".
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Grandangolo Agrigento, 30.12.2011
Collaborazione tra la Fondazione Camilleri e il Circolo Unione di Sciascia

Iniziative comuni per la Fondazione Andrea Camilleri di Porto Empedocle e il Circolo Unione di Racalmuto. Si è parlato di questo ieri nella sede del Circolo racalmutese di cui fu socio Leonardo Sciascia, alla presenza dei soci dell’antico sodalizio e del sindaco della città empedoclina Calogero Firetto. In occasione del brindisi di fine anno dei soci del Circolo Unione di Racalmuto, infatti, ha partecipato Firetto invitato dal presidente Francesco Marchese e dal segretario Salvatore Picone che ha ricordato il rapporto culturale tra le due città facendo riferimento anche allo scrittore Camilleri che è stato il primo direttore artistico del teatro “Regina Margherita”, “Le realtà positive del nostro territorio – ha detto Firetto – devono trovare un’intesa per iniziative comuni. E la Fondazione Camilleri e questo Circolo culturale sicuramente possono sviluppare idee comuni legati dal rapporto letterario di Sciacia, Camilleri e Pirandello. Per l’occasione il presidente Marchese ha donato a Firetto alcuni volumi dedicati al Circolo, che quest’anno festeggia i 175 anni di vita, e la medaglia con lo stemma del Sodalizio che ricorda anche il nome “Concordia” che Sciascia utilizzò nei libri parlando di questo Circolo. “Chiudiamo le celebrazioni di questa importante ricorrenza – dichiara il presidente Francesco Marchese – aprendo un’altra fase nuova, e cioè la collaborazione con la prestigiosa Fondazione Andrea Camilleri”. All’incontro presente anche, per conto del commissario straordinario del Comune Giuseppe Petralia, il dirigente del settore cultura del Municipio Renato Volpe. E sempre ieri, confermata la Deputazione del Circolo composta da Francesco Marchese, presidente, Salvatore Picone, vice presidente e segretario, Carmelo Borsellino, tesoriere, Salvatore Restivo, Guglielmo Schillaci Ventura, Giovanni Di Falco, Gaetano Savatteri, Sergio Scimè, Baldassare Saetta.
 
 

L’Arena, 30.12.2011
Banchetti letterari Da Camilleri a Dante, che piatti
IL LIBRO. Il cibo nella scrittura: menu favoloso
Stufato di canguro all'Umberto Eco e formiche per cena a Dacia Maraini

Imperversano sul piccolo schermo Antonella Clerici e Benedetta Parodi, e le loro emule, dentro cucine attrezzatissime, sempre carine con grembiulini sexy e il ditino in bocca per assaggiare la salsa appena confezionata, simpatiche e sapienti nel consigliare piatti slow o fast a seconda del momento e anche nel riscoprire antiche ricette. Le librerie sono invase dai loro libri che scalano le vette delle classifiche. Cucina e dintorni sono il fenomeno editoriale degli ultimi mesi. Lo hanno notato anche due seri studiosi di letteratura, come Gian Mario Anselmi e Gino Ruozzi che hanno confezionato per l'editore Carocci una gustosa antologia di saggi sul tema «cibo, pietanze e ricette nella letteratura italiana da Dante a Camilleri». Il libro, Banchetti letterari (411 pagine, 30 euro) pesca nel grande mare della nostra letteratura tutto ciò che è commestibile, con scoperte che divertono e confermano l'importanza che ha sempre avuto nella cultura l'arte della cucina. La materia, con rigorosa bibliografia per chi intendesse approfondire, è organizzata in ordine alfabetico, dall'aglio allo zucchero, e affidata a singoli autori. Il viaggio nella nostra cultura letterario-gastronomica appare fin dai titoli ricco di raffinate divagazioni e approfondimenti: dalla cucina futurista (trattata da Daniela Baroncini) ai cibi di guerra (raccontati da Cinzia Ruozzi), dai cibi polizieschi (di Michele Righini con i personaggi di Camilleri, Lucarelli, Macchiavelli & C. a tavola) ai cibi magici (e stregoneschi, riscoperti da Sarah Cruso).
[…]
Giuseppe Pederiali
 
 

Apollodoro, 31.12.2011
Recensione
La setta degli angeli di Andrea Camilleri, ovvero quando vincono i cattivi

Gradita strenna natalizia è stata La setta degli angeli di Andrea Camilleri e dopo esserci gustati questo romanzo con calma, abbiamo deciso di condividere con voi i nostri pensieri su questa opera: ecco dunque la nostra breve recensione. Prima di tutto i dettagli tecnici: il libro è come al solito edito da Sellerio, ha 256 pagine e non tratta del personaggio più amato di Camilleri. Niente lacrime, il Commissario Montalbano si è preso un breve periodo di vacanza, magari sta pensando a come il suo creatore abbia deciso di farlo morire. Qui troveremo una cittadina nuova, personaggi nuovi, una vicenda nuova, ma che poi non è lo è così tanto. Perché dovete sapere che si tratta di un romanzo basato su una storia vera.
Prima di tutto, facciamo un breve riassunto della trama: ‘Nel 1901, a seguito di una falsa epidemia di colera, l’avvocato dei poveri, Matteo Teresi, scopre una setta che opera azioni malvagie su giovani donne ignare. Comincia così la sua battaglia, coadiuvato da un capitano piemontese incorruttibile, fino all’imprevedibile finale’.
Ogni volta che si comincia a leggere un libro di Camilleri in cui non compare Montalbano, ci si sente quasi abbandonati, vorremmo leggere sempre cose nuove sul nostro beniamino. Tuttavia Camilleri ha una magia tutta sua: riesce a conquistarti, tanto che il libro è stato letto di un fiato. Beh, quasi di un fiato: complice forse l’ambientazione nei primissimi anni del ’900, il linguaggio si fa più stretto, ma non impossibile da seguire. Se pure qualche parole sulle prime ti lascia un po’ perplesso, leggendo il senso della frase è facile intuire di cosa stia parlando il narratore o quel personaggio in quel momento.
Rimanendo sempre a parlare dello stile, non abbiamo gradito troppo l’incursione da narratore onnisciente che Camilleri fa quasi all’inizio del libro, quando parla di un ‘semaforo’: noi sappiamo che l’autore c’è, ma vedercelo così sbucare fuori all’improvviso, ci ha un attimo spiazzati, anche se Camilleri lo fa con la consueta arguzia.
Arguzia che lo porta a parlare di temi a lui cari, senza fare polemica, ma semplicemente presentandoli come fatti. Se infatti il paesino è inventato, la vicenda è vera, fino all’increscioso finale: eh sì, perché se cercate un libro in cui alla fine vincono i cattivi, lo avete proprio trovato. Ed è proprio qui che Camilleri vuole andare a parare, una situazione italiana tutta peculiare, di cui non dovremmo vantarci: l’italica tendenza a criticare e perseguitare chi denuncia i fatti più incresciosi, piuttosto che incriminare i veri colpevoli.
Perché è proprio questo quello che succede a Teresi (occhio agli spoiler): insieme al capitano piemontese scopre la setta, ne denuncia le malefatte e come viene ripagato dagli altri abitanti e dai parenti stessi delle vittime? Viene demonizzato, gli tolgono il lavoro, intorno a lui si crea una bolla di ostracismo che lo porterà a migrare dal fratello negli Stati Uniti.
La colpa di tutto quello che succede nel paesino non è dei membri della setta, rei di fare cose innominabili alle povere ragazze vittime: la colpa è di Teresi che ha scavato nel torbido, ha smosso le acque, ha fatto riaffiorare segreti di paese che era meglio rimanessero sepolti.
Particolarmente gustosa e briosa la prima parte del libro, quella in cui ci sembra di stare in una commedia degli equivoci: mezza parola sussurrata, una frase interpretata male ed ecco che si scatena il panico per una presunta epidemia di colera che non esiste. Ed è qui che arriva il secondo protagonista, quel capitano piemontese che nel giro di poche pagine, additando a destra e a manca, riesce a mettere in galera chiunque gli capiti a tiro, scatenando ulteriormente il panico in città.
In sostanza diciamo che La setta degli angeli di Andrea Camilleri è un buon libro, piacevole da leggere, con una morale che lascia un po’ l’amaro in bocca, anche se non siamo ai livelli di altri romanzi precedenti, pur rimanendo abbastanza alti in graduatoria. Da leggere.
Manuela Chimera
 
 

L'Arena / Bresciaoggi / Il Giornale di Vicenza, 31.12.2011
Alla voce
CITAZIONI. Da Neri Pozza un ricco prontuario di aforismi e definizioni
Buoni a nulla ma capaci di tutto (Longanesi). Francesi di buon umore (Cocteau). Meridionali di qualcuno (Ojetti). Faremo pure piangere, ma «di gioia» (Herzen)

L'Italia che ha compiuto centocinquant'anni sfugge a ogni definizione comprendendole tutte, metabolizzate da subito nell'arte di cui siamo eterni maestri non avendo più maestri dell'arte: la parodia. «L'Italia è libera/Dio la conservi/ Siam tutti servi/ In libertà»: lo scriveva Curzio Malaparte nel libro L'arcitaliano e tutte le altre poesie edito da Vallecchi nel 1963. Patologia irreversibile, quella dell'Italia, capace di passare in pochi mesi dal dittatore — il più disobbedito della storia, acchiappato mentre fuggiva con l'amante dal Paese che aveva portato alla rovina e alla vergogna — alla miglior Costituzione di sempre. Alla folta schiera di coloro che hanno provato a dire chi siamo, noi, popolo di navigatori e di tengofamiglia, si è aggiunto il giornalista Livio Frittella (nel suo caso, glissiamo sul nomen omen) con un volume di quasi quattrocento pagine, Italiani. Citazioni, aforismi, pensieri sugli abitanti del Belpaese edito da Neri Pozza, che rischia di essere la summa (per ora, siamo quelli del Partito dell'Amore, del severamente vietato e delle convergenze parallele) del nostro essere o almeno del nostro apparire.
Frittella mette in fila un'introduzione, ventun capitoli e un indice dei nomi. Titoli di coda di un film che, come i capolavori di Vittorio De Sica, ci porta tutti a recitare. Il neorealismo ne è la prova provata: fuori dalle accademie, non abbiamo rivali.
[…] Il carattere. […] Una volta che verremo a sapere dove si trovano casa nostra, l'osteria, la parrocchia e il municipio, la nostra curiosità sarà esaurita (Camilleri).
[…]
Donatello Bellomo
 
 

 


 
Last modified Friday, January, 29, 2016