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RASSEGNA STAMPA

AGOSTO 2012

 
La Sicilia, 1.8.2012
Il «giallo» di Vincenzella
Porto Empedocle. Sul muro all'ingresso della città non c'è più la foto del sindaco con Camilleri
E' stato però lo stesso Firetto a rimuovere l'immagine: «Non sono esibizionista, alla gente piaceva»

Porto Empedocle. Quando dalle pareti di casa si rimuove un quadro o una foto l'assenza si nota subito. Stesso discorso è valido per il muro recentemente rifatto dal Comune all'ingresso del paese, in via Vincenzella. Qui un paio di mesi fa il sindaco Calogero Firetto fece posizionare sulla parete fresca di restauro alcune fotografie giganti, incorniciate da pregevole legno.
Vi erano immortalati Camilleri che scherza con la statua a Montalbano, il porto, la via Roma e altri scorci caratteristici della città. Come dire: «Benvenuti, questa è Porto Empedocle». C'era anche la foto che ritraeva lo stesso sindaco Calogero Firetto a braccetto con Camilleri, intenti a passeggiare sulla banchina Crispi del porto. Alcuni storsero il naso sulla scelta del primo cittadino di appendere una foto che lo ritraeva con il noto scrittore, addebitandogli chissà quale mira autopropagandistica, mentre è ancora in carica. Soprattutto sul web non mancarono i commenti piccati di alcuni, mentre molti altri non fecero neanche caso alla faccenda, apprezzando invece l'iniziativa nel suo complesso.
Bene. Siccome a Porto Empedocle certe iniziative non sempre raccolgono l'unanimità dei consensi, ecco che il sindaco ha deciso di spazzare via ogni accusa, più o meno velenosa. Come? Alcuni giorni fa ha dato mandato a due operai del Comune di andare a staccare dalla parete solo la fotografia che lo ritraeva a spasso con Camilleri.
«C'è stato qualcuno, anche consiglieri comunali - dice Firetto - che non ha lesinato battute e allusioni, senza sapere che dietro quella foto c'era anche l'idea di Camilleri di farsi immortalare a passeggio nella propria città e il sindaco in quell'immagine non rappresenta se stesso, ma l'intera comunità empedoclina». E aggiunge: «Ritengo d'obbligo evidenziare come i residenti delle palazzine antistanti il muro dove sono appese le foto non volevano che gli operai togliessero quella che mi ritraeva con Camilleri. Si sono convinte solo dopo la promessa di immediata collocazione di una nuova immagine, magari sempre di Camilleri».
Dunque, una netta risposta da parte di Firetto a coloro i quali lo tacciano di estremo esibizionismo, voglia di apparire, autocelebrazione spinta ai massimi livelli.
«In questo modo le malelingue sono servite - conclude - a me non interessa la visibilità da questo punto di vista».
Dunque, il quadro lo ha tolto il sindaco, azzerando sul nascere i sospetti che dietro la rimozione potesse esserci la mano di qualche delinquente.
Francesco Di Mare
 
 

Letter from Lhasa, number 271, 2.8.2012
Andrea Camilleri. Castronerie castratorie di una lama di luce
Camilleri, A., Una Lama di Luce, Sellerio, Palermo, Italy, 2012.

Siamo nel genere nero, poliziesco. Non nelle ‘banalità’ eleganti di un Simenon, i cui interessi giornalistici e letterari vanno bel oltre il poliziesco, né nelle sapienti metafore o negli interrogativi esistenziali e sconsolati di uno Sciascia, autore del tutto a-poliziesco per quanto sui racconti possano trarre spunto da vicende di cronaca o di possibile cronaca nera.
Quest’opera, protagonista centrale il solito commissario Montalbano, si snoda attorno a tre indagini. Il delitto principale. Un’indagine contemporanea su immigrati, armi etc. Un’altra che all’improvviso crea Montalbano su traffici di opere d’arte in cui la compagna di fatto di una notte di Montalbano rischia di essere implicata ma senza alcuna colpa personale.
Alla fine dominante, per l’epilogo, si rivelano dei legami, o supposti tali, psicologici, che si arrotolano su due storie sentimentali, una passata ed una con un promettente futuro, in apparenza.
Il tutto è migliore per la televisione od il cinema, dove alla fine l’imprecisione si risolve in belle immagini, in ciò lo spettatore si crea nella propria testa ed in finali che possono anche essere indeterminati, piuttosto che nel racconto che pretende di spiegare tutto o che, dove non spiega, o spiega male, rivela falle strutturali.
Una moglie giovanissima che, con la complicità di un’amica altrettanto giovane, fa ammazzare un ex convivente che continua a ricattarla, usando per l’omicidio un picciotto di mafia che prima si porta a letto per un po’, ma mettendo le cose in modo da far sospettare il ricco marito, ed tutto combinato a lei che si fabbrica una finta rapina con violenza carnale quando il marito la incarica di depositare in banca l’introito del giorno del supermercato di cui è proprietario... Ecco, tutto questo si rivela troppo complicato. Improbabile nella realtà, per quanto possa non esser male da un punto di vista cinematografico.
L’autore dice due parole sul legame psicologico tra le due ragazze. Non sono convincenti. Poteva costruirci una storia credibile. Non lo fa. Se non sapeva farlo poteva evitarsi alcune frasette non convincenti. Meglio non dire nulla.
Il picciotto di mafia che, con l’aiuto di suoi amici di base del clan, assassini uno facendolo sembrare esecuzione mafiosa, senza che il clan lo sappia ed addirittura col clan che lo aiuta nella prima latitanza (senza sapere da che latiti), ...fino a che Montalbano non contatti il clan per allertarlo, dunque per la condanna a morte certa del ricercato, clan da cui il commissario era già stato contattato per smentire la partecipazione dello stesso alla vicenda... ...ecco, tutto questo non sta né in cielo né in terra. Il picciotto di un clan non va, con altri di base dello stesso clan, all’insaputa del vertice clan, a fare l’assassino su commissione o per amore. Il vertice del clan l’avrebbe subito saputo e sanzionato.
Qualche cassa di armi per la ‘rivoluzione’ tunisina non si parcheggia magicamente  nella campagne di Lampedusa solo perché vi sono un paio di tunisini di mezza età ed uno della metà dell’età loro. E pure con l’anti-terrorismo locale che dà loro la caccia (specificamente al ragazzo; i due altri tunisini non sono stati ancora collegati allo stesso fino a che non fuggono) pur mostrando una qualche simpatia (che sembra derivare da ordini superiori) per tali ‘patrioti’. Simpatizzi e li reprimi? Visto che la Tunisia ante-golpe era un governo amico dello Stato italiano, li avrebbero semmai ricercati per consegnarli ai tunisini e farli fare a pezzi dagli stessi. Appunto, la realtà non funziona come sembra suggerire Camilleri. Tuttavia, per un pubblico nutrito di stereotipi, un autore non meno stereotipato può anche montarla una storiella del genere, ...se non sa far di meglio.
La vera castroneria castratoria è la conclusione, Montalbano che va da colei che non ama, fuggendo dal suo grande amore di una notte e che prometteva uno sviluppo eterno, oltre che caldissimo, appena la nuova compagna fosse tornata da un viaggio d’affari a Milano.
Quindici anni prima, lui e la compagna precedente si erano trovati in casa un orfano tunisino di dieci anni che però lui non aveva voluto adottare, nonostante le insistenze di lei, e lo aveva poi ‘scaricato’ (ma  contribuendo con soldi) in un’azienda agricola dove era trattato come un figlio Il ragazzo aveva un carattere difficile, o le circostanze lo avevano reso tale, ed era alla fine scomparso appena compiuti i 21 anni. Riappariva ora, a 25 anni, nell’ambito della seconda indagine, come cadavere, come “patriota” dice il locale capo dell’antiterrorismo. Perché 21 e non 18? La maggiore età dei tempi ‘antichi’, di un Camilleri che non si aggiorna? Sennò, perché non 22 o 24 o 20? Come vive i quattro anni di ‘fuga’?
Viene notato, dallo stesso proprietario che va dalla PS, che un suo casolare abbandonato è stato appena usato come deposito di armi. Il proprietario si accorge che è stato provvisto di porta. Il sito è evidentemente sorvegliato, perché non fa in tempo a denunciare la cosa che il casolare viene evacuato. Il sito era usato pure come poligono di esercitazione, od almeno un razzo era stato lanciato perché ve ne sono le tracce. Per qualche cassa, o meno, di armi... Due tunisini che lavorano ed uno da tempo alla macchia, ...a Lampedusa! Con che mezzi? Che strutture? Per cosa? Ah, per fare la ‘rivoluzione’ in Tunisia!
Pur avvisando l’antiterrorismo, Montalbano inizia sue indagini parallele. I due tunisini di mezza età lavorano nei paraggi, come operai agricoli. Il ragazzo vede Montalbano camuffato. Allerta i due tunisini, sono dello stesso gruppo, che si danno subito (appena Montalbano se ne va) alla macchia con lui. Infatti, allorché Montalbano ritorna per parlare confidenzialmente con loro (poche ore prima, quando era andato lì col proprietario, si era simulato un acquirente dei terreni), scopre che sono fuggiti e pure piuttosto in fretta.
Mentre l’antiterrorismo batte le campagne, ed i tre sono nascosti, a quello dei tre armato, il ragazzo, scappa una raffica. La polizia risponde a quello pensa sia fuoco contro di loro ed il ragazzo resta ferito mortalmente. Dapprima si trovano solo le tracce del ferimento. Alla fine trovano il cadavere del venticinquenne tunisino, “il patriota”. Un capo di un anti-terrorismo locale o centrale avrebbe detto “il terrorista”, visto che pure già sapevano di lui e lo stavano cercando da tempo. No, lo chiama  “patriota”... ...Che ad uno scappi una raffica, proprio quando la polizia transita nei paraggi... Ma la storia ancor più stupefacente, qui, è un’altra ed anche essa non particolarmente ‘costruita’ dall’autore.
La ex di Montalbano vive tutta l’ultima vicenda, il ferimento, agonia e morte del ragazzo, come suo personale sconvolgimento psicologico. E ciò solo perché aveva amato spiritualmente questo ragazzetto quando abitava in casa con loro, un dieci-quindici anni prima. Montalbano riceve queste continue telefonate della stessa. Quando il collega gli mostra il cadavere, Montalbano capisce.
L’autore racconta che questo ragazzo ora morto, il fatto che Montalbano non avesse voluto adottarlo mentre la ex lo desiderava ardentemente, ora lega per sempre il commissario e la ex. Per cui, che fa Montalbano? Chiede 10 giorni di ferie e prenota un volo per Genova dove stava la ex. E così facendo rinunciava per sempre al nuovo grande e caldissimo amore.
Lo dice lo stesso autore che Montalbano chiudeva per sempre con la nuova compagna. Camilleri gliela crea e gliela distrugge subito. Ne è geloso... Il trionfo della famiglia o di una sua simulazione, visto che pure con la ex non è che fosse formalmente sposato.
L’autore già aveva presentato Montalbano come un po’ imbranato e di carattere chiuso. Ma quando la nuova gli si fa sotto, si fanno delle grandi scopate notturne, quella prima e poi unica notte. Si capisce da veri accenni che non solo lui, anche lei se l’è gustata alla follia.
Camilleri poteva concludere il romanzo col ‘banale’ lieto fine della nuova che ritorna. Poteva anche creare finali tragici vari. O lasciare tutto indeterminato. Ma lui che fugge dalla ex che non ama più, solo perché ha scoperto questa forte empatia della stessa col ragazzo ora deceduto, lasciando per sempre un nuovo e promettente grande amore, è una cosa che forse si capisce solo guardando la faccia dell’autore ed ascoltandolo, in video, quando discetta con stereotipi d’occasione. Un tale fine, in sé, è del tutto inconsistente. Sarà magari consistente con la mancanza di ricerca, di finezza, psicologica di un Camilleri.
Tale conclusione della storia è proprio una castroneria castratoria ed autocastratoria. È una tale fuga dalla felicità che uno si sarebbe auto-vergognato di poterla anche solo concepire. Era mattina presto quando a Montalbano era stato rivelato l’accaduto e lui aveva collegato tutto alle telefonate della ex. Alle 21 sarebbe ritornata da lui la nuova compagna. Poteva andare a lavorare. Poteva prendersi uno o più giorni di ferie. Poteva andare a farsi una dormita. Il tutto aspettando le 21. No, Camilleri lo fa fuggire, con una decina di giorni di ferie, ma per sempre dalla nuova, e pure senza averci costruito (nel racconto) su nulla di davvero plausibile che conduca il lettore a tale epilogo.
Non è neppure quella voce interiore autodistruttiva che dice “no” tutte le volte che uno è in vista di o sta vivendo successi. E, comunque, l’autore avrebbe dovuto eventualmente costruirci, creare una qualche plausibilità letteraria. Montalbano ha sotto mano una che desidera spasmodicamente e da cui è desiderato ancor di più. Fugge dalla ex, perché la ex ha avuto visioni empatiche relativamente ad un povero ragazzo finito sfortunatamente. Anche su questa relazione spirituale tra la ex ed il povero ragazzo, l’autore avrebbe dovuto costruirci, fondarla su qualcosa.
No, Camilleri va diritto per la sua strada che è solo fretta distruttiva ed autodistruttiva, castratoria ed autocastratoria. Ha fretta  di banalizzare e risolvere la vita nella rinuncia, e gli manca l’arte della ricerca psicologica. Almeno questo è ciò che appare da questo suo ultimo lavoro, che per me è il primo letto di questo autore.
Roberto Abraham Scaruffi
 
 

Yahoo! TV Italia, 2.8.2012
Zingaretti: “Il successo di Montalbano sta nell’ambiente più che nelle trame”

"Montalbano sono...". Il Commissario più amato e popolare della televisione italiana, nato dalla penna del siciliano Andrea Camilleri, tornerà in autunno sugli schermi di Raiuno con quattro nuove avvincenti storie. In questi giorni, sotto il cocente sole romano, si stanno concludendo le riprese, con Luca Zingaretti chiamato alle ultime fatiche prima delle meritate vacanze. Un personaggio al quale l'attore romano, da poco sposatosi con la collega Luisa Ranieri, è particolarmente legato, e grazie al quale è diventato richiestissimo dalla tv, soprattutto dalla Rai. In un'intervista rilasciata a "La Stampa" fornisce la sua personale ricetta del grandissimo successo della fiction, che lo vede protagonista dall'ormai lontano 1999. "Sono dodici anni che interpreto i racconti che Camilleri continua a scrivere- dice - Stavolta sono quattro: 'Una lama di luce' , 'Il sonno di Angelica' , 'Voce di notte' , 'Il gioco degli specchi ', ma anche per me, come per la gente comune, è come fossero un unico racconto.
Il bello di Camilleri è che le trame contano poco: è l'ambiente, le psicologie, il dialetto siciliano, perfino gli arredi delle case ad affascinarci". Dopo la parentesi di Davide Riondino, che ha interpretato Montalbano da giovane, Luca Zingaretti torna ad essere lui e solo lui l'istrionico commissario siciliano, del quale ancora non si è affatto stufato: "Per me Montalbano è un amico da andare a trovare quando posso. Sono talmente legato, ormai, a quella parte del ragusano che con Luisa mi sono sposato nel castello di Donnafugata, usato a volte da noi per le riprese. Per mia fortuna non faccio solo Montalbano. Ci lavoro per tre, quattro mesi ogni due anni: pochissimo. Sono le continue repliche a dare l'impressione che io stia sempre in Sicilia a girare Montalbano…".
Tantissime infatti le repliche, che confermano ogni volta il grande affetto del pubblico verso un personaggio che in fondo è un eroe dei nostri giorni e verso un attore che è riuscito a renderlo credibile e amabile come meglio non avrebbe potuto. E se per Aldo Grasso "Luca Zingaretti ha sovrapposto la sua fisionomia a quella del commissario Montalbano, che si avvia così a comporre a pieno titolo la quadrilogia dell'investigazione televisiva italiana, insieme con il Tenente Sheridan (Ubaldo Lay), il commissario Maigret (Gino Cervi) e Nero Wolfe (Tino Buazzelli)" allora vuol dire che Zingaretti è proprio il miglior Montalbano possibile.
 
 

Panorama, 3.8.2012
A tavola con Salvo Montalbano (e Camilleri). In silenzio, per favore
Cene d’autore/1. Taciturno, irremovibile, esigentissimo: il commissario di Vigata creato dallo scrittore siciliano non sa cucinare, ma quando si mangia è molto rigoroso. Scopriamo cosa gli piace
Cucina e narrativa hanno un lungo e consolidato rapporto. Da secoli, anzi da millenni. Non c’è scrittore che non se ne sia occupato, mettendo a tavola i suoi principali personaggi. In dieci puntate, proviamo a raccontare il rapporto tra cibo e letteratura attraverso classici, romanzi e libri di successo.

È un gran solitario, lo sappiamo da tempo. Inutile quindi girarci attorno: le cene (e i pranzi) di Salvo Montalbano sono sempre silenziosi, meglio se in ritiro. Sin da subito, a cominciare da uno dei suoi primi casi, Il cane di terracotta: «Pigliò le pietanze, una bottiglia di vino, il pane, addrumò il televisore, s’assistimò a tavola. Gli piaceva mangiare da solo, godersi i bocconi in silenzio, fra i tanti legami che lo tenevano a Livia c’era magari questo, che quando mangiava non rapriva bocca».
Livia, la storica compagna di Montalbano, lo sa: per il commissario più noto d’Italia sedersi a tavola è un rito, non una necessità. Come tale, non va consumato a qualsiasi costo, soprattutto quando la predisposizione non è delle migliori (stavolta, siamo passati alla Gita a Tindari): «Si diresse automaticamente alla trattoria San Calogero. Il proprietario gli mise davanti un antipasto di mare e il commissario, di colpo, sentì una specie di tenaglia che gli serrava la vucca dello stomaco. Impossibile mangiare, anzi la vista dei calamaretti, dei purpitelli, delle vongole, gli fece nausea. Si susì di scatto. Calogero, il cameriere-proprietario, di precipitò allarmato. “Dottore, che fu?”. “Nenti, Calò, mi passò la gana di mangiare”. “Non ci facissi affronto a questo antipasto, è roba freschissima!”. “Lo so. E gli domando perdono”. “Non si senti bono?”. Gli venne una scusa: “Mah, che ti devo dire, ho qualche brivido di freddo, forse mi sta venendo l’influenza”».
Buona forchetta dunque, quasi un vero gourmet. Si mangia solo a certe condizioni: se la testa è impegnata in altro (un’indagine, una lite con la fidanzata, eccetera), non c’è niente da fare. E il pasto, in ogni caso, va consumato in religioso silenzio: «Gustare un piatto fritto come Dio comanda è uno dei piaceri solitari più raffinati che l’omo possa godere, da non spartirsi con nessuno, manco con la persona  alla quale vuoi più bene».
Buongustaio sì, chef no. Il commissario, ai fornelli, non è cosa. Oltre alla trattoria di Calò, a cucinare pensa la fidatissima Adelina, «la cammarera, la fimmina di casa che una volta al giorno veniva a dargli adenzia, madre di due figli irremidiabilmente delinquenti, uno dei quali stava ancora in galera per merito suo». È una presenza costante. La centralità del suo ruolo emerge gradualmente nei libri di Camilleri.
Il primo, rapido schizzo, sempre nel Cane di terracotta: «Con Adelina, capace che stavano una stagionata intera senza vedersi. Montalbano ogni settimana lasciava sul tavolo di cucina i soldi per la spisa, ogni trenta giorni la mesata. Però fra di loro si era stabilito uno spontaneo sistema di comunicazione, quando Adelina voleva più denaro per la spisa, gli faceva trovare sul tavolino il caruso, il salvadenaro di creta che lui aveva accattato a una fiera e che teneva per billizza». Come modo di scambiarsi messaggi, non c’è male. E tanto basta a rendere Adelina la figura imprescindibile, come in ogni vecchia famiglia isolana.
Filippo Maria Battaglia
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 3.8.2012
Trame

LA SCOMPARSA DI PATÒ Regia di R. Mortelliti (poliziesco, C) Nella Sicilia di fine '800 il ragioniere Antonio Patò scompare improvvisamente. Assassinio, suicidio, fuga volontaria? Sul caso, pestandosi i piedi, indagano poliziotti e carabinieri. Il primo romanzo di Camilleri ad arrivare al cinema.
 
 

La Nuova Ferrara, 3.8.2012
La scomparsa di Patò

Un film di Rocco Mortelliti. Con Nino Frassica, Maurizio Casagrande, Neri Marcorè, Flavio Bucci. Drammatico, durata 105 minuti. - Italia 2010. E’ uno dei romanzi gialli più riusciti di Camilleri e non c’entra il commissario Montalbano. Siamo nel 1890 a Vigata. Nel corso della recita del Venerdì Santo, il ragioniere bancario Antonio Patò scompare. Il suo ruolo era quello di Giuda che, una volta messosi il cappio al collo, doveva cadere in una botola. Quella botola però risulta vuota.
 
 

Scomunicando, 3.8.2012
Incontri
Dialogando su Camilleri
Gigliola Sulis alla Biblioteca di Capo d'Orlando, qualche giorno fa.

Lei si è laureata in letteratura italiana all’Università di Cagliari nel 1998 e ha proseguito gli studi con un dottorato di ricerca all’Università di Reading, in Gran Bretagna e ovviamente ama Camilleri. Così l’ha tratteggiata Franco Lombardo presentandola al pubblico venuto ad ascoltarla alla Biblioteca Comunale di Capo d’Orlando, lo scorso 30 luglio... si parlava di Andrea Camilleri“uno scrittore italiano nato in Sicilia” come lui stesso ama definirsi.
Note, annotazioni, spunti di riflessione su quest'autore che la Sulis ha voluto fornire partendo proprio dalla lettura di alcuni suoi brani che hanno permesso al pubblico di cogliere direttamente le peculiarità dello stile letterario dell’autore.
 
 

3.8.2012
Letteratura, arte e cinema a Nicolosi
Domenico Seminerio, Nino Frassica e Santo Piazzese fra i protagonisti della seconda edizione di “Etna in giallo”

Torna “Etna in giallo”: dialoghi culturali a Nicolosi, la “porta” del più grande vulcano d'Europa. Letteratura, cinema, filosofia, arte, attualità, gli argomenti sui quali alcuni dei protagonisti della vita culturale ed artistica italiana si confronteranno, dialogando con il giornalista Salvo Fallica (moderatore e coordinatore dei dibattiti). Il via alla seconda edizione verrà dato sabato 4 agosto, alle ore 21,00, al Parco ai Pini (Nicolosi, Via Etnea): protagonista del dialogo sarà lo scrittore Domenico Seminerio. Il titolo dell'incontro culturale è "Seminerio, Shakespeare e il giallo siculo". Poi vi sarà, il 19 agosto, il dibattito culturale con Nino Frassica “fra giallo, fiction e cinema”. Dialogo su letteratura e comicità. Il 2 settembre appuntamento con uno dei più grandi giallisti italiani, lo scrittore palermitano Santo Piazzese. "L'Isola del giallo: da Sciascia a Camilleri, ai nostri giorni". L'assessore al Turismo, Marisa Mazzaglia, afferma: “Per noi la cultura è partecipazione democratica, voglia di conoscenza e di confronto. Vogliamo far vivere Nicolosi anche con la cultura, dimensione critica ma anche soffio vitale di speranze e di impegno civile. Nicolosi, l'Etna, un nuovo polo culturale per l'intera Sicilia”.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.8.2012
L’ispano-argentino Carlos Salem lo fa interagire con un killer nel romanzo “Nuda è la morte”
Delitto a luci rosse
Camilleri protagonista

L’autore: “È stato il mio omaggio al Maestro perché grazie a lui ho imparato la semplicità del linguaggio diretto”

Il professore è un settantenne, ospite insolito di un campo nudista. Tende la mano e si presenta: «Andrés Camilleri». «Juán Perez» gli fa l'altro ricambiando. Già, ma che ci fa il papà del commissario Montalbano e degli altri poliziotti di Vigàta sulla scena di una vacanza piccante con delitto? Semplicemente il suo mestiere. Solo che in questo caso è lo scrittore ispano-argentino Carlos Salem - che lo ama alla follia e ne ha divorato ogni giallo - ad averlo cooptato nel suo romanzo "Nuda è la morte". Titolo più che esplicito, novela negra di successo in Argentina, primo premio in Spagna alla Semana Negra organizzata da Paco Ignacio Taibo II, ora in cerca di fortuna in Italia, dove il libro è pubblicato dalle edizioni Marco Tropea.
Juán Perez è un killer sentimentale quarantenne, con un passato da giornalista e una ben avviata, rischiosissima e remuneratissima professione. Il fatto nuovo però è che questa volta l'avventura è più difficile e torbida non solo per le molte tentazioni che il campo in sé offre fra torridi amplessi e promesse proibite, ma perché a differenza del passato Juán è veramente in pericolo. Un pericolo incombente.
Così seguendo una tecnica non nuova nella narrativa noir latino-americana (che ha padri nobili in Ignacio Taibo II, Sepúlveda, Chavarría, Diez, Padura) Salem chiede aiuto al Maestro ispanizzando il nome ma facendolo agire in prima persona con tutto il suo bagaglio di esperienza investigativa e scaltrezza caratteriale.
D'altronde il Nostro si presenta dicendosi «un professore col difetto di avere passato la vita a cercare di trasmettere ai giovani il virus della letteratura, una passione che non si abbandona con la pensione. Ora infatti scrive libri e si diverte un mondo».
E più tardi gli rivelerà dove nascono i suoi romanzi, in una grotta che nessuno conosce all'estremità del campo. Che così fosse non è drammaticamente vero tant'è che dall'antro del thriller muoveranno i mancati assassini di Juán ma per la fortuna del killer sentimentale, Camilleri lo capirà prima e lo aiuterà ad ordire una efficacissima trappola.
«Sa una cosa, professore? - esclama Perez dopo lo scampato pericolo "bagnato" montalbanamente da un ottimo vino e una cena come si deve - Questo può essere l'inizio di una grande amicizia». Camilleri però non ci casca anzi ci mette un pizzico di malizia: «Come frase, non mi sembra inedita, amico Juán. Ma dopo quello che abbiamo passato stasera, dubito che ci uccideranno per un semplice plagio».
Messaggio pervenuto? Salem non è sicuro di non volerci riprovare ma se lo farà, sarà solo per adorazione. Dice infatti: «Io non conosco personalmente Camilleri ma il mio sentimento per lui è come quello che aveva Bukowsky per Henry Miller. A me argentino colpiscono dell'autore siciliano la capacità umoristica e il taglio mediterraneo che sento così vicini alla nostra cultura. L'etica, l'euforia, la tristezza, la codardia sono sentimenti che Camilleri tratta con mano abile ed esperta e perciò mi è piaciuto giocare con lui. È stato il mio omaggio al Maestro e d'altronde è grazie a lui che ho imparato ad usare nella narrazione la semplicità del linguaggio diretto».
Sergio Buonadonna
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 4.8.2012
Eclettico, apparente, a volte latente riconoscere il talento degli uomini

Il talento è la capacità di eseguire con abituale facilità ciò che a molti riuscirebbe difficile. Non sempre semplice è invece scoprire, in sé e negli altri, il talento e dunque sostenerlo, motivarlo, senza reprimerlo con la formazione e l'educazione. Marcello Lando nel libro "Il talento. Chi era costui" accende collegamenti fra le sinapsi addormentate affinché risvegliate si soffermino su cosa è il talento, come riconoscerlo e differenziarlo dalla corsa allo specialismo, sindrome della nostra era, che ha partorito «moltissimi esperti di poco». Scorre piacevole e veloce la lettura mentre l'autore tratteggia a grandi linee le varie tipologie di talento, tra cui quello latente che, sebbene soffocato per lunghi periodi dall'affaccendarsi in altri mestieri, resiste e persevera fino a quando non si manifesta dichiaratamente (esempi da Einstein a Gadda, da Quasimodo a Doyle). Dotati di talento eclettico coloro, invece, che eccellono in campi diversi, anche molto lontani tra loro, facendo convivere in armonia le diverse identità (Le Corbusier, Camilleri, Carlo Levi, Buzzati, Fiorello). Poi compare il "collezionista di lauree" la cui talentuosità è soltanto apparente, mentre è affetto da talento represso, e dunque sprecato, chi relega la propria eccellenza ad hobby e si rende conto di aver sbagliato mestiere. Primario l'intento di Lando di far soffermare i lettori - soprattutto se si occupano di crescita professionale e svolgono attività di coaching, counselling e mentoring - sull'importanza di educare il talento e di alimentare la curiosità caratteriale ricordando il monito socratico: «Gli studenti non sono vasi da colmare, sono fiaccole da accendere».
Anna Marchitelli
 
 

KataWeb TvZap, 4.8.2012
Fiction Rai 2012, la top ten dell’anno
Un bilancio positivo quello della prima parte dell'anno in corso per le produzioni televisive targate Rai. Zingaretti, nei panni di Borsellino, guida la classifica

Roma - La Rai ha diffuso i dati degli ascolti delle fiction prodotte e andate in onda dall’1 gennaio al 24 luglio 2012. Le serie e i film per la tv, prodotti da Rai Fiction e trasmessi da Rai1 in prima visione nel prime time, sono risultati i più visti in assoluto, sia per numero di telespettatori che in termini di share, con una classifica che non lascia spazio alla concorrenza.
[…]
Il terzo gradino del podio va a ‘Il giovane Montalbano‘. Le sei puntate che ripercorrono la storia del commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri, con Michele Riondino, hanno ottenuto 7 milioni 146 mila spettatori (26,34% di share).
[…]
 
 

DavideMaggio.it, 4.8.2012
Ascolti Tv Francia (23-29/07/2012). Boom per l’inaugurazione delle Olimpiadi (56.9%). Criminal Minds in replica vola al 30.5%, Montalbano cala al 10.85%

Prima della pausa estiva, pubblichiamo il ranking dei tre programmi della tv generalista e quello della tv “all-digital” piú visti in prime time in Francia. La versione locale de Il Contadino cerca Moglie su M6, le repliche di “Criminal Minds” e il magazine storico di France2 “Secrets d’Histore” registrano il loro massimo stagionale, mentre “Il Commissario Montalbano” su France3 continua tiepido. Ma vediamo com’é andata la settimana, televisivamente parlando, nella terra della Costa Azzurra.
[…]
Domenica: La seconda giornata delle Olimpiadi londinensi trasmessa da France2 conquista la serata domenicale riunendo 4.577.000 spettatori e il 29,5%. Il film trasmesso da Tf1 “Il diario di Bridget Jones”, interpretato da Renée Zellweger, é secondo con 3.588.000 spettatori e il 16.2%. Terza posizione per il magazine di M6 “Capital” che ha riunito 2.452.000 spettatori. Da segnalare: la fiction interpretata da Luca Zingaretti “Il commissario Montalbano” che é stata vista da 2.379.000 pari al 10,85 di quota di mercato. W9 é leader tra i canali dtt grazie al film francese “Hold-Up”, interpretato da Jean-Paul Belmondo, che é stato seguito da 754.000 spettatori e il 3.5%.
[…]
Josep Ballester Alizpikueta
 
 

Il Sole 24 Ore, 5.8.2012
Posacenere

Quando, da bambino, venivo colpito da febbri improvvise che raggiungevano temperature molto alte, mia nonna tranquillizzava mia madre dicendole che si trattava di «fevri di criscenza», febbre di crescita. E infatti, una volta guarito, risultavo più alto di qualche centimetro e, tutto sommato, più irrobustito. L’Unione europea e la sua moneta da qualche tempo sono soggette a una febbre così robusta e lunga che qualcuno ha temuto il peggio. Ma l’Europa si può dire che si trovi ancora allo stato infantile e quindi, secondo me, si tratta di febbre di crescita. Non credo di essere scioccamente ottimista se mi dico convinto che l’Europa, superata la tempesta, troverà nuove e solide ragioni per essere più unita di prima.
Andrea Camilleri
 
 

l’Unità, 5.8.2012
A Paternò nascerà una casa-museo per i cantastorie
L'attore Giovanni Calcagno lavora a questo progetto che recupererà una grande tradizione.

“I cantastorie rimandano ai giullari della grande tradizione culturale europea, andando a ritroso nel tempo si ricollegano ai poeti dell’antica Grecia”. L’attore Giovanni Calcagno inizia così il racconto della sua iniziativa, la riscoperta dei cantastorie, la divulgazione dei loro componimenti ed il progetto della casa museo. Storie di giullari, di poeti, di artisti popolari, quali il geniale Cicciu Busacca. Lo studioso di cultura popolare, Nino Tomasello, che al personaggio ha dedicato un bel libro, ispirandosi alla filosofia narrativa di Giuseppe Tornatore, spiega: “Busacca era un artista, un poeta, che non solo affascinava ed emozionava moltitudini di persone riunite nelle piazze, ma faceva opera di trasmissione culturale”.
Il richiamo a Omero e Dante
I cantastorie sono unione di “alto” e “basso”, richiamano Omero e Dante. Andrea Camilleri rispondendo agli attacchi di una parte della critica letteraria, disse tempo fa: “Sono un artigiano della letteratura, un cantastorie”. E’ un elogio ai cantastorie, perché la narrativa nasce dai “cunti”. Dice Calcagno: “Per capire bene la profondità dei cantastorie bisogna ricordare le origini siciliane della poesia italiana, quei componimenti che ancora oggi vengono studiati ed interpretati. Racchiudono l’anima di un pezzo della nostra vita culturale”. Calcagno, un attore che lavora per il cinema, le fiction tv e il teatro, aggiunge: “Grazie ai cantastorie vi può essere una riscoperta delle identità territoriali. Anche se il luogo del museo sarà Paternò, dove sono nati e vissuti alcuni dei più grandi cantastorie del 900, la nostra volontà è quella di creare una dimensione che racchiuda tutte le esperienze siciliane. E che possa anche andare oltre, senza confini geografici. Così a Paternò vi sarà la casa dei cantastorie e il paese può diventare un centro internazionale di cultura, luogo di confronto per studiosi di storia, di sociologia, di antropologia. Porteremo l’idea del museo nelle scuole, continueremo a fare opera di divulgazione per i giovanissimi, i bambini, per la gente di ogni età”. Calcagno ha lavorato con registi come Marco Bellocchio, Pasquale Scimeca, Mario Martone, Michael Apted, ha vinto il “Ciak d’oro”, e nel film camilleriano di Rocco Mortelliti, “La scomparsa di Patò”, ha portato stilemi del dialetto paternese, facendolo confluire con gli altri linguaggi degli attori, quali Nino Frassica, Neri Marcorè, Maurizio Casagrande, Guia Jelo. Il quarantenne Calcagno è nato nella Paternò dei Busacca, dei Santangelo, dei Paparo, dei Garofalo, dei Musumeci. La città delle famose arance rosse è anche la patria dei cantastorie. L’attore ha già avviato un progetto di divulgazione culturale che ha avuto ed ha successo.
I “Cuntu” sull'immigrazione.
Molti giovani si avvicinano per comprendere il segreto del linguaggio dei cantastorie. Si accostano ai materiali radiofonici, agli scritti, alle foto, segni di un passato che non va perduto. Si pensi ad un’opera poetica quale, Lu trenu di lu suli, scritto da Ignazio Buttitta e cantato nelle piazze in maniera mirabile da Cicciu Busacca. Un “cuntu” drammatico sulla questione dell’emigrazione. E’ la storia di un minatore siciliano costretto ad emigrare in Belgio per poter lavorare, e che resta sepolto sotto le macerie della miniera carbonifera di Marcinelle. L’Italia di oggi, terra di immigrati e non solo di emigrati, non può far cadere nell’oblio questa storia. Calcagno sostiene: “Il lavoro sulla memoria storica dell’Italia lanciato dal Presidente Napolitano, è di altissimo valore. Auspico che la storia dei cantastorie possa farne parte. Faccio un appello al presidente attraverso l’Unità. Sono già in rapporto con il Centro sperimentale di cinematografia di Palermo, con il Museo internazionale delle marionette A. Pasqualino e con la Fondazione Buttitta”. Con il nuovo sindaco di Paternò, il piddino Mauro Mangano, “dialogo molto positivamente, così come prima ho fatto con la Provincia di Catania. Credo nella sinergia fra cultura, società civile ed istituzioni”. Per l’inaugurazione della casa Museo dei cantastorie, Calcagno ha un sogno che confida a l’Unità: invitare il premio Nobel Dario Fo, con il quale Busacca ha collaborato molte volte. Ed in seguito invitare il premio Oscar Benigni.
Salvo Fallica
 
 

l’Espresso, 6.8.2012
Libri, il gioco delle coppie
Non potete fare a meno di Camilleri? Adorate Nesbo? Portateveli in vacanza. Ma non dimenticate che dietro ogni novità c'è almeno un piccolo grande classico. Ecco un piccolo vademecum per fare delle letture estive una bella (ri)scoperta

Che cosa leggere prima della rentrée di settembre? Potete consultare il nostro speciale per una lista di 'dritte' suggerita dai librai di varie città italiane o scorrere le classifiche per capire quali sono le tendenze di vendita: l'erotismo per signore di Cinquanta sfumature di grigio e degli altri due volumi (Cinquanta sfumature di nero e Cinquanta sfumature di rosso) dell'inglese E.L.James, la fiction autobiografica di Fai bei sogni di Massimo Gramellini, il giallo mediterraneo di Andrea Camilleri e quello scandinavo di Jo Nesbo. Qui vi proponiamo una sorta di gioco delle coppie, tra novità di stagione e piccoli e grandi classici da riscoprire che quei titoli evocano. Perché anche i romanzi del passato sono spesso stati grande letteratura da entertainment. Perfetta da leggere all'ombra di pergolato o di una tenda da spiaggia.
GIALLO DA SUD A NORD
Chi ama i gialli, il Sud e la buona cucina non riesce a resistere alle avventure del commissario Montalbano. In Una lama di luce (Sellerio, euro 14) il nostro indaga su un traffico d'armi e intanto mette sempre più in dubbio il rapporto con la fidanzata Livia. C'è un sottofondo amaro, in questa storia di Andrea Camilleri, il cui personaggio sta invecchiando bene come certi vini.
[…]
Lara Crinò
 
 

OgniSette, 8.8.2012
Intervista
Santa Fiora. “Incontro con l’autore: l’arte per un aiuto concreto alle realtà africane”, con Andrea Camilleri
Giovedì 9 agosto 2012 alle ore 17.30 presso il Parco della Peschiera a Santa Fiora (GR) la presentazione dei libri "La nostra Africa: cronache di viaggio di un medico eurafricano" di Michelangelo Bartolo e "Destinazione Santiago" di don Sandro Lusini, con la partecipazione straordinaria dello scrittore Andrea Camilleri

Nel Parco della Peschiera di Santa Fiora, Michelangelo Bartolo, angiologo romano, e don Sandro Lusini, sacerdote della Parrocchia di Porto Santo Stefano (GR), incontrano il pubblico, per presentare i loro libri e raccontare le loro storie di vicinanza con l’Africa. In particolare, Michelangelo Bartolo presenta il volume La nostra Africa: cronache di viaggio di un medico eurafricano, nato dall’esperienza in Mozambico, dove il medico si è recato nel 2001 per realizzare il programma sanitario DREAM per la prevenzione e la cura dell’Aids. Nei suoi appunti, scritti in maniera semplice e diretta, ma alleggeriti da un tocco di ironia, ci vengono svelati i retroscena, gli aneddoti più curiosi e le scene di toccante umanità che hanno animato la sua esperienza, facendola arrivare dritta fino al nostro cuore e alle nostre coscienze. Don Sandro Lusini presenta il libro Destinazione Santiago, dove il sacerdote racconta oltre dieci anni di pellegrinaggio fatto in bicicletta e a piedi lungo i diversi cammini che attraverso la Spagna arrivano fino alla Galizia, all’estremo occidente europeo, dove sono conservate le spoglie di San Giacomo (Santiago). Ispirato dal film di Buñuel La via lattea (1968), il libro cerca di ripercorrere l’essenza del cristianesimo a partire dai “luoghi” del cammino di Santiago e coglierne il messaggio perenne, quasi come una mappa di orientamento nel labirinto della cultura contemporanea. Oltre ai due autori, interverranno il dott. Fabiano Giuseppe e lo scrittore Andrea Camilleri, che con le sue riflessioni concluderà la manifestazione.
Il ricavato di entrambi i libri sarà devoluto al programma di cura DREAM per il trattamento e la prevenzione dell’AIDS in Africa e all’ospedale Notre-Dame de la Misericorde di Bam, in Burkina Faso.
 
 

La Stampa, 8.8.2012
Intervista
Marchioni: "I miei eroi preferiti? Sono gli sfigati"
L'attore di "Romanzo criminale"ora in "Venuto al mondo" di Castellitto

Roma - Ha avuto, come ognuno, i suoi momenti bui. Ha perfino pensato di mollare tutto e tornare a uno dei mille mestieri che gli hanno permesso di tirare avanti nell’epoca in cui faceva solo teatro: «Cameriere, sguattero, uomo delle pulizie, pure montatore di palloncini colorati alle feste dei ricchi». Poi è arrivato, lentamente, il successo di Romanzo criminale su Sky. Da allora le cose hanno iniziato a girare e oggi Vinicio Marchioni, classe 1975, romano di origini calabresi, può dire con forza che «prendere coscienza dei propri limiti serve a superarli». A fine mese leggerà a Dro (Trento), un monologo in cui Andrea Camilleri ricorda i suoi inizi: «Per 10 anni il mio primo romanzo è stato rifiutato da tutti gli editori italiani. Concordemente. Ho resistito. E alla fine ci sono riuscito». L’occasione è l’edizione numero otto del «think-net» «VeDrò» (presieduto da Benedetta Rizzo, fondato nel 2005 da Enrico Letta, Giulia Bongiorno, Angelino Alfano, Luisa Todini, Gianluca Rana, Enrico Bertolino) che quest’anno prende le mosse da un titolo pieno di speranze: «We can be heroes. Gli italiani e i loro superpoteri».
[…]
Fulvia Caprara
 
 

La Sicilia, 8.8.2012
Presentata «Archeologia sotto le stelle»
Alla scoperta dei tesori nascosti negli Iblei
Visite guidate, conferenze, proiezioni, dibattiti e molto altro.
Si comincia venerdì

Ragusa. Visite guidate, conferenze, proiezioni, dibattiti e molto altro. Cinque appuntamenti culturali di rilievo, da venerdì fino al 22 agosto, organizzati dal Parco archeologico di Camarina. L'iniziativa, che prende il nome di "Archeologia sotto le stelle", è stata presentata ieri in conferenza stampa presso l'ufficio turistico di piazza San Giovanni dal direttore del Parco Giovanni Distefano e dai vari soggetti che hanno collaborato.
[…]
Ha spiegato il direttore del Parco Giovanni Distefano: "Quello del 20 agosto sarà un itinerario archeologico che coinvolgerà questa volta la grande fiction ovvero il celebre commissario Montalbano, il 22 agosto, infine, chiuderemo con un ospite d'eccezione: il regista ed attore Rocco Mortelliti che girò parecchi anni fa La strategia della maschera tratta da un romanzo di Andrea Camilleri come La scomparsa di Patò, il film che presenterà in quest'occasione, insieme con un nuovo progetto cinematografico in corso d'opera che annuncerà lui personalmente".
M. F.
 
 

La Sicilia, 8.8.2012
"L'eretico": la biografia di Amadore fra imprenditoria, politica e sentimenti
L'Isola di La Cavera, «piccolo profeta disarmato»

Per capirci qualcosa in più di questa terra allo sfascio ci vorrebbe proprio - e per questo ci manca ancora di più - quel «piccolo profeta disarmato». Che della nostra isola aveva un'idea talmente lucida da poter essere "riciclata" come patrimonio per il governatore che verrà: «Capisco che le cose siciliane sembrano contraddittorie, ma alla fine si dimostra il contrario. C'è bisogno di un presidente che se ne freghi delle beghe nazionali, che si preoccupi dello sviluppo locale prima di tutto. Milazzo è lontano e non c'è nessun Mattei in giro. Si tratta di mettere insieme le forze disponibili a fare politica e non a guardare ai propri interessi personali o di bottega. Se penso a quanti soldi buona parte dei partiti e dei politici del passato si sono fregàti. E ripeto: fregàti...».
Così parlò Mimì La Cavera: «liberale contro la razza padrona» nella definizione di Nino Amadore (giornalista del Sole-24 Ore), autore di L'eretico (per la collana "Storie" di Rubettino), una biografia illuminata e illuminante, che intreccia la vita e il pensiero del "papà" di Sicindustria con la storia della seconda metà del "secolo veloce" e con la rugiada dei Duemila.
[…]
Nel libro i retroscena del pranzo con Andrea Camilleri, ma soprattutto l'amore con «la donna più bella d'Italia»: Eleonora Rossi Drago, diva e divina, conquistata con charme siculo e pazienza: «Le piacqui perché cercai di rassicurarla».
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Mario Barresi
 
 

La Repubblica, 8.8.2012
Incudine, il cuntastorie di Enna che dà voce alla questione meridionale

Catania. Era un adolescente fuori tempo. Corteggiava le ragazze stornellando in siciliano e poi gli cantava la serenata. «Sono nato a Enna, e ci resterò per sempre», dice Mario Incudine, 31 anni, il Van de Sfroos di Sicilia, una carriera dedicata alla canzone dialettale.
[…]
Il suo curriculum è sorprendente: musica, incontri, esperienze diverse, dal teatro al cinema. Altri artisti non arrivano a tanto neanche in una vita. «[…] Camilleri - in due ore a casa sua ho capito che la storia che si studia è una cosa, e quella che si racconta un'altra».
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Giuseppe Videtti
 
 

SpoletoCity, 9.8.2012
Consigli per la lettura estiva

“Un onorevole Siciliano” di Andrea Camilleri. E’ un piccolo libro bianco edito da Bompiani nella collana Passaggi. Andrea Camilleri ha raccolto le interpellanze e le interrogazioni di Leonardo Sciascia, parlamentare del partito radicale, dal 1079 al 1983 e ne ha fatto un libro senza aggiungere commenti se non che tra le sue intenzioni c’era quella di portare alla luce le parole del parlamentare nel loro rigore e nella loro densità, chiarezza e incisività.
Ne esce l’immagine di un uomo sempre animato da una profonda passione civile, ricco di sentimenti,  onesto fino al midollo e indubbiamente di sinistra, senza sfumature (le parole in corsivo sono sue).
Quello che è davvero impressionante è che, in tempi non sospetti, la sua posizione intransigente contro le mafie faceva di lui un uomo diverso; talmente deciso a combattere l’illecito arricchimento da suggerire di fare controlli anche nelle tasche di chi, come sé stesso, sedeva sui banchi delle istituzioni pubbliche, anzi a partire da costoro.
Straordinariamente attuali le sue dichiarazioni e rigorosamente rispettosa la penna di Camilleri che rimane in rispettoso silenzio mentre noi leggiamo, per non stemperare la forza delle parole.
Isabella Caporaletti
 
 

La Repubblica, 9.8.2012
Lady Book ‘Far leggere Ammaniti e Camilleri a Londra ecco la mia vita da libraia’

Londra. Ornella Tarantola […] a Londra fa la libraia da vent'anni. […] «Gli inglesi dei nostri libri amano l'ambientazione, per cui comincio sempre dicendo: questa storia si svolge in Puglia, e gli porgo Carofiglio. Questa in Sicilia, e gli mostro Camilleri. Anche Lucarelli piace molto. Coi gialli è più facile, perché anche se fatichi nella lettura vuoi vedere come va a finire». […]
Concita De Gregorio
 
 

La Sicilia, 9.8.2012
Rabito, l'arte di arrangiarsi
Costanza Quatriglio regista del film sullo scrittore semianalfabeta di Chiaramonte Gulfi

Va alle Giornate degli Autori della prossima Mostra del cinema di Venezia «Terramatta. Novecento italiano di Vincenzo Rabito analfabeta siciliano», il film della regista palermitana Costanza Quatriglio ispirato al libro autobiografico del contadino semianalfabeta di Chiaramonte Gulfi nato nel 1899 e morto nel 1981. Libro che Andrea Camilleri ha definito «manuale di sopravvivenza involontario e miracoloso» già portato sulla scena teatrale da Vincenzo Pirrotta per lo Stabile etneo.
[…]
Maria Lombardo
 
 

RagusaNews, 10.8.2012
Serata Camilleri
Camilleri il 12 agosto a Scicli, per iniziativa del Brancati

Scicli - Letture e interpretazioni, nei luoghi di Montalbano. Si tiene domenica 12 agosto, dalle 21,30 alle 23,30, la serata Camilleri a Scicli.
Leggeranno brani di Camilleri Nicoletta La Terra, Ilde Barone, Chiara Scucces, Ciccio Schembari, Saro Spadola. I luoghi delle letture sono: la stanza del sindaco, il caffè Brancati, palazzo Spadaro, l’ex Camera del lavoro. 
L'iniziativa è del Movimento culturale Brancati, che quest’anno ha già regalato il momento forse più importante in provincia di Ragusa con la lezione, a palazzo Spadaro, del professore Giorgio Agamben.
Si respira un’aria magica la sera a Scicli nelle notti d’estate. La città cambia pelle e partecipa di un’atmosfera internazionale. Ristoranti e bar registrano spesso il tutto esaurito, e per una pizza, a volte, bisogna letteralmente fare la fila.
La folla di visitatori che si attarda sulle basole di via Mormina Penna e dintorni partecipa di un’emozione: quella di una città antica e moderna, che ha saputo coniugare mondi e culture lontane.
Per iniziativa del Vitaliano Brancati, con la serata Camilleri, spazi pubblici e privati si aprono per ospitare attori che interpretano passi dello scrittore di Vigata, intrattenendo un pubblico di cultori, che vivono l’emozione di Camilleri nei luoghi di Camilleri. Il dato saliente, però, è un altro. Anche quando non ci sono manifestazioni, la città pullula di turisti, che hanno arsura di conoscerne gli angoli più reconditi e preziosi.
Ancora una volta grazie alle iniziative del cenacolo di intellettuali che intorno al Gruppo di Scicli, si ritrova, i bar e i ristoranti della città hanno un beneficio in termini di lavoro e di riscontro economico.
 
 

11.8.2012
"La scomparsa di Patò" a Naro

Sabato 18 agosto il regista Rocco Mortelliti sarà a Naro (AG), per l'inaugurazione di un anfiteatro dedicato a Patò.
Nell'occasione sarà proiettato il film "La scomparsa di Patò".
 
 

Il Sole 24 Ore, 12.8.2012
Posacenere

Un giorno un entusiasta seguace gridò al generale De Gaulle, che stava parlando da un palco in piazza: «Generale, a morte tutti gli imbecilli!». De Gaulle lo guardò e disse: «Apprezzo il suo proposito, signore, ma mi sembra un po’ troppo ambizioso». Ora leggo che durante la sua visita negli stati Uniti, il nostro Presidente del Consiglio Mario Monti ha dichiarato in un’intervista la sua ferma intenzione di cambiare la mentalità degli italiani. Non vorrei per nulla al mondo mancargli di rispetto applicando a lui la frase di De Gaulle e invitandolo a mantenersi dentro propositi fattibili. Cosa che del resto sta facendo abbastanza bene. Oltretutto il suo mandato scade nel 2013. Se scadesse nel 2033 forse allora…
Andrea Camilleri
 
 

La Nazione (Grosseto), 12.8.2012
Camilleri è a Marroneto per chiudere «Raniero con noi»
 
 

Il Tirreno, 12.8.2012
Metti una sera in treno con Camilleri, Maraini e gli altri
AA.VV. “Viaggio in treno con suspence”, Giano, pp.128, euro 12

Pontedera. I treni hanno qualcosa di magico, un potere evocativo che trascende le distanze. Salire a bordo di un treno significa partecipare a una vicenda collettiva e, molte volte, inaugurare un nuovo capitolo della propria storia. Un mosaico di narrazioni che questa raccolta riproduce – con misure e colori differenti – attraverso i racconti di autori celebri e di professionisti della scrittura, impegnati in una corsa all’inseguimento dei propri ricordi e della propria immaginazione, nel tentativo di fermare sulla carta il mistero che ogni viaggio porta con sé. Così, nel racconto di Andrea Camilleri il treno è un miraggio che si materializza al termine di una rocambolesca gincana sulle polverose strade di Agrigento. Quello ricordato da Giovanni Fasanella è l’Italicus, il convoglio della tragedia, fatto saltare il 4 agosto 1974 dai membri di un’organizzazione neonazista. Per Raffaele La Capria è uno splendido fotogramma di viaggio: un dialogo senza parole, una lettura, un pensiero che fugge via ad alta velocità. Per Stefano Malatesta è il mezzo che consente a un giovane gentiluomo di una delle più grandi famiglie del Regno Unito, W. Ch., di prendere parte all’ultima carica a cavallo del ventunesimo lancieri condotta sullo stile classico napoleonico. Per Dacia Maraini il treno è un vagone ristorante battuto da una pioggia ostinata, all’interno del quale si consuma l’incontro notturno tra un’elegante signora e un uomo tanto affascinante quanto pericoloso. Per Dante Matelli è lo scenario di una corsa adrenalinica, una tradotta toscana che corre verso la libertà. Per Vieri Razzini è la presenza importuna di una strana coppia che apparentemente ha deciso di farla finita. Per Sandro Viola è, infine, l’eco di una dorata gioventù dietro cui si annida la violenza della realtà.
David Fiesoli
 
 

La Repubblica, 12.8.2012
La Mappa del crimine La globalizzazione è una storia noir

In principio fu Sofocle, nell'Edipo re l'ispettore è anche l'assassino, pur non sapendolo. Alle origini del noir, per dirla con le parole, forse un po' di parte, di Petros Markaris (il Camilleri greco o viceversa) c'è il drammaturgo da Colono. E poi, come spesso è avvenuto ai pensieri ellenici, con buona pace degli euroscettici, il vento si è gonfiato soffiando su tutto il mondo. Tanto che, dopo qualche millennio e alcune variazioni sul tema, il genere si è mangiato le classifiche con il 48 per cento dei libri venduti (nel 2011) e sta convincendo anche i critici, solitamente titubanti ad assegnare la patente di vera (?) letteratura ai creatori delle crime story. Dal passato (per Markaris anche l'Emile Zola di Teresa Raquin «scriveva noir e ora ne sarebbe un maestro») a oggi un fiume carsico che ha attraversato epoche, mode, gusti, superato crisi senza mai venire eliminato, sempre rinascendo uguale a se stesso, eppure diverso. Capace di adattarsi, di plasmarsi a seconda delle esigenze. Come solo i classici, appunto, sanno fare. Con la letteratura che, dalla seconda metà del Novecento, ha scommesso sul personale perdendo la voglia di occuparsi della realtà, il noir si è trovato - quasi per caso da solo a raccontarla. Caduti i muri delle ideologie, con l'arrivo della globalizzazione, l'esplodere delle diseguaglianze e della criminalità su scala industriale, a mettere un po' d'ordine tra l'apparenza legale e la sporca trama sotterranea ci hanno pensato i giallisti. L'Italia ne è lo specchio evidente: per capire a fondo gli incubi dopati del Nordest bisogna leggere Massimo Carlotto, per farsi catturare da quella misteriosa megalopoli popolata da mafie e serial killer che va da Modena al mare passando per Bologna bisogna affidarsi a Carlo Lucarelli. Per fare il giro del mondo non bastano ottanta noir: dentro un immaginario senza confini (grazie anche a cinema e televisione) dove gli autori quasi svaniscono per lasciare spazio ai loro personaggi. Che diventano compagni di avventure, come solo in rari casi (gli eroi di Emilio Salgari per capirci) è accaduto: dalla carta passano alla vita, quasi riconoscibili dal punto di vista fisico e psicologico. La mappa ha nel Mediterraneo il suo epicentro: Pepe Carvalho, il detective creato da Manuel Vázquez Montalbán ci ha fatto innamorare di Barcellona. I sogni scheggiati di Fabio Montale, il poliziotto del francese Jean-Claude Izzo, ci portano al centro di una Marsiglia in bilico tra un sole accecante e l'ombra della violenza. Poi appunto Camilleri con Montalbano e Petros Markaris con Kostas Charitos. Un filo li lega assieme: c'è molta analisi sociale, c'è un passato pesante, le dittature (in Italia, Spagna e Grecia) che incidono sui destini personali, la politica gioca da protagonista. Ci sono ambienti in trasformazione, dove i cicli dell'economia, con improvvise ricchezze e repentine cadute, stravolgono gli assetti sino ad allora immobilie immutabili di civiltà contadine. L'immigrazione, come nella Francia di Montale, che sposta altri equilibri, che scompagina ancora di più le carte sul tavolo. E dentro questo caos tutto si colora di nero. Poca azione, ancor meno pulp, molta cucina innaffiata da ottimi vini (sono tutti gourmet) e una massiccia dose di ironia: forse il vero marchio di fabbrica. Ma le cose cambiano, l'asse si sposta al Nord. Prima nella fredda Parigi immaginata da Fred Vargas per il suo sbilenco Adamsberg, poi ancora più su, sino al ghiaccio screpolato degli scandinavi. Il padre di tutti (non riconosciuto quasi da nessuno) Stieg Larsson ma ora e sempre di più con Jo Nesbø e il suo Harry Hole, l'ex poliziotto dalla disperata intelligenza, che ha ormai superato in preferenze il rivale virtuale, il detective svedese Kurt Wallander di Hanning Mankell. Il quadro qui cambia: tanto sangue, tanta violenza. Delitti frutto di una società malata, in crisi di identità ma anche molta più voglia di scavare dentro l'anima. Riflessioni silenziose ritmate dalla pioggia che scende incessante, segreti inconfessabili sepolti sotto metri di neve. Poco spazio alla cucina, ancora meno all'ironia ma forse un po' di sesso in più. E il tour non si ferma e, anche se il noir fa i suoi giri portato dal vento (vola da Cuba alla Cina), deve per forza approdare negli Stati Uniti. Qui, non c'è Sofocle a tenerlo a battesimo, ma Chandler e Hammet possono bastare. Atmosfere dark, pistole e mitra a non finire, tanti morti ammazzati, ampie dosi di whisky, spruzzate di cocaina e quella immancabile patina glamour d'obbligo a casa Hollywood. È così che dopo i due maestri il giallo colora ampia parte della letteratura americana, dove proprio in questi mesi Joe Lansdale festeggia il suo ingresso nei classici senza altri aggettivi: parola dei severi critici del New York Times che hanno consacrato il suo ultimo Acqua buia. Poi la regina Patricia Cornwell, Don Winslow, Michael Connelly e via elencando. Impossibile tenere aggiornato lo schedario del crimine, ma con la certezza che ci sarà sempre un detective alcolista o un poliziotto stralunato pronti a vigilare sulle nostre vite di lettori spaventati ma felici.
Massimo Vincenzi
 
 

ANSA, 13.8.2012
Nuovi libri Auster, Grossman, Giordano
In autunno Camilleri e Campiello alla Carriera a Dacia Maraini

Roma - Lo spietato 'Diario d'inverno' (Einaudi) alla ricerca di se stessi di Paul Auster, l'atteso ritorno di Paolo Giordano con 'Il corpo umano' (Mondadori), romanzo sulla guerra in ''tutte le possibili incarnazioni'' e una nuova avventura di Montalbano in 'Una voce di notte' (Sellerio) di Andrea Camilleri. Grandi autori fra cui David Grossman, Ken Follett, Sebastiano Vassalli e preziose novita'. Ad aprire la stagione e' Dacia Maraini, che ricevera' a Venezia il Campiello alla Carriera.
 
 

The Guardian, 13.8.2012
Natalie Haynes's guide to TV detectives: #15 – Montalbano
Inspector Montalbano is swoonsome, macho and not afraid to show his less-serious side

It has come to my attention that many people are currently on holiday. But not this blog, because what good would a holiday do? It would put me further away from my TV set. So, the better choice, clearly, is a TV detective who makes me feel as though I'm on holiday. And that would be Inspector Montalbano.
Commissario Montalbano is a man with a pure moral code, rather than a strictly legal one: he's perfectly capable of destroying fabricated evidence rather than reporting it, for example (The Shape of Water). But who can blame him? He's the calm voice of reason (well, mostly calm. He gets a bit shouty with his underlings) in Vigata, a fictional town in Sicily. He is catching killers while trying not to get caught up in the political conspiracies that bedevil the area – along with the mafia, the church, and the rival claims of other, less good police officers to a case which is clearly his.
He's also a man with a tricky personal life. His girlfriend Livia is beautiful and quite saintly. Which is lucky, because on one occasion when she mentions marriage, he literally hears a thunderclap from overhead. She wants children, he isn't sure. She travels a lot for work, so they're together, but not too often. He can tell her anything, but they remain deeply attracted to each other – which is also lucky, given how many female suspects and witnesses have the hots for Montalbano.
You can't really blame them: Luca Zingaretti, who plays the title role, is attractive like your friend's dad is attractive. He's not slim, nor tall, he has greying chest hair, thick dark eyebrows, and he is otherwise pretty much bald. Frankly, if they ever make an Italian-language biopic of Andre Agassi, he has the lead role in the bag. Yet he is entirely swoonsome, since he is kind as well as brilliant (see how he fudges the facts of a case to allow a couple with a sick child to acquire enough cash to take the baby to a specialist doctor abroad).
He's macho in an old-fashioned way: he lets his sergeant drive, because he doesn't need to prove himself the alpha male. And he tells them to keep the siren off, because he'd rather have a snooze than get there sooner. He cheerily admits that no one in their office understands computers – he's no tech-geek. And he's passionate but not pig-headed: he can admit to his colleagues when he was wrong. Even if that wrongness was telling a superior officer to "fuck off".
The show's tone is a curious mix of deeply serious – they don't shy away from the corruption which afflicts so much of Italian life – and occasionally funny. Two rubbish-pickers who find a corpse are played for laughs as much as Hamlet's gravediggers. And Montalbano himself can go for the funny: you can't help but warm to a man who can lie to his girlfriend about where he is when she calls, because he's just sat down to a tasty meal and can't bear to leave it. Even more impressively, when they eventually meet up and she notes that he tastes of fried fish, he instantly bluffs that he has been staking out a fish shop. Smooth.
Iconic?
Well, there aren't too many Italian TV detectives around, and he's certainly my favourite. Mainly for the moment where he's talking to a Secret Service official, while eating cake. "I've got a bad taste in my mouth," he says, as the depths of the Secret Service corruption are revealed. "Or maybe it's the cake." He puts the cake down on a shelf.
Duffers?
Some Sicilians argue that his accent is phoney (Zingaretti is from Rome), but it sounds good enough to me, and to my Venetian friend Valentina. I can't imagine it will spoil it for you, unless you are Sicilian.
Natalie Haynes's
 
 

Le blog d’Alexandre Clement, 13.8.2012
Zù Cola, Andrea Camilleri, Le petit écailler, 2012

Encore un ouvrage de Camilleri qui a 80 berges passées écrit encore plus vite qu’on arrive à le lire et sans que cela nous lasse ou qu’il paraisse vieux et emprunté. Mais Zù Cola est un ouvrage très mince et on n’a donc aucune raison de se passer de le lire. Je dois dire que j’ai eu du mal à trouver cet ouvrage, tant il semble que L’écailler souffre encore d’une mauvaise distribution.
L’ouvrage porte le sous-titre de «nouvelles», en vérité ce sont plutôt des notes sur la Sicile du passé, du temps que Camilleri était jeune. Le meilleur de ce petit ouvrage est bien sûr le texte qui donne le titre au recueil. C’est un monologue tenu par Nicola Gentile, mafieux chassé des Etats-Unis, un des premiers à avoir organisé sérieusement le trafic de drogue. Rien que pour ce texte, le recueil mérite le détour. C’est évidemment très drôle, mais cela représente aussi la façon dont la mafia s’est transformée au fil du temps. Tant qu’elle conservait des racines rurales, elle avait une certaine forme d’humanité. C’est ce que pense Camilleri, mais c’est ce que pensent les Siciliens d’Agrigente que j’ai rencontrés.
Un peu plus loin justement on découvre la procession de San Calogero. C’est un saint extraordinaire, le patron d’Agrigente et de sa région, mais comme il est noir, africain, même si en règle générale sa barbe est blanche, ce Saint bien particulier a des odeurs de souffre. Il ne plait pas tellement aux hautes instances de l’Eglise, mais c’est un Saint vénéré par la population car il représente l’abondance, c’est lui qui aurait, selon la légende, ramené la prospérité agricole après des années de pénurie. Ce Saint généreux donne encore son nom aux enfants mâles qu’on baptiste et curieusement un de mes amis siciliens s’appelle Calogero Montalbano! La description de la procession par Camilleri vire à la farce grotesque, entre l’Eglise et le parti communiste, qui, ne l’oublions pas était à la fin de la Seconde guerre mondiale extrêmement puissant en Sicile au point qu’on a pu penser que la Sicile allait basculer dans le camp des rouges et demander son indépendance par rapport à l’Italie. Si l’éminence d’Agrigente qui préside la procession a été mutée dans l’île pour ses accointances mussoliniennes, les communistes tiennent tout de même à ce que leur Saint soit tout à fait intégré et approuvé par l’Eglise, ce qui donne lieu à des tractations croquignolesques.
L’avant dernière nouvelle traite de la disparition de Judas, c’est une sorte d’enquête sur ce qu’en avait raconté Leonardo Sciascia, qui par parenthèse est aussi de la même région de Sicile que Camilleri. Ce n’est pas du vrai Judas, si l’on peut dire, dont il s’agit, mais d’un acteur qui l’interprète dans une représentation du Mortorio. Camilleri corrige Sciascia, et au passage il met en boîte un peu toutes les personnalités come Escher, qui se penchèrent sur cette question. C’est évidemment très drôle, mais cette nouvelle servit ensuite à l’écriture d’un roman, La disparition de Judas, paru chez Métaillé en 2005, roman qui fait son apparition dans un autre roman de Camilleri, avec Montalbano cette fois, Le champ du potier, variation sur l’idée de trahison.
En tous les cas, le style reste du Camilleri, c’est-à-dire que c’est très drôle, finement ironique, et … instructif.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 14.8.2012
Andrea Camilleri "Chi trattò c'è ancora. Firmare il sistema migliore per snidare gli amici della mafia"
Lo scrittore siciliano: “Sono tutti ai loro posti di comando”
”La partenza di Antonio Ingroia per il Guatemala sarebbe una sconfitta per la democrazia e per tutti noi: deve restare”

”Ho subito firmato la petizione del Fatto Quotidiano in difesa dei magistrati di Palermo e Caltanissetta isolati e aggrediti, e vorrei fare un applauso al vostro giornale per questa bella iniziativa. Ma soprattutto alle decine di migliaia di persone che l’hanno subito appoggiata: segno che molti italiani non si sono lasciati imprigionare la testa dall’afa ferragostana e dall’ossessione dello spread”.
Andrea Camilleri si riposa, come sempre lavorando, al fresco di un piccolo paese sul monte Amiata. La sua voce roca ma pimpante, al telefono, spiega al Fatto le ragioni e le speranze della sua adesione all’appello per i magistrati che indagano sulle trattative Stato-mafia.
Perché ha firmato?
Perché mai come ora e mai come su questa vergogna nazionale della trattativa o delle trattative fra pezzi dello Stato e capi della mafia, abbiamo bisogno di verità. Questa valanga di firme mi pare il sistema migliore, insieme alle indagini dei magistrati, per snidare gli amici della mafia di ieri, di oggi e di domani.
Le pare di conoscerli?
E certo, mi pare di conoscerli: anche perché la politica italiana non cambia mai, sono sempre le stesse facce, e dunque è molto verosimile che chi vent’anni fa trattò con Cosa Nostra sia ancora al potere. O forse se n’è andato qualcuno e mi sono perso qualcosa?
Quale risultato spera di ottenere, con la sua firma?
Intanto che chi indaga venga lasciato libero di farlo, senza ostacoli, senza attacchi e senza procedimenti disciplinari o manovre sotterranee. E poi mi è piaciuta molto l’intervista di Claudio Martelli al Fatto. Martelli ha ragione: Ingroia non deve andarsene in Guatemala, deve restare a Palermo. La sua partenza per il Centroamerica sarebbe una sconfitta per la democrazia e per la verità. Cioè per tutti noi.
Non crede che, dopo vent’anni di indagini e di processi ad alto rischio e di attacchi e insulti continui dai massimi vertici della politica, abbia diritto a essersi stufato e a voler cambiare aria per un po’?
Ma certo, è più che comprensibile: chiunque al posto suo, dopo avere indagato su mafia e politica con quella serietà, quell’onestà, quella correttezza e quella dignità e averne ricevuto in cambio quei trattamenti, sognerebbe di andarsene non in Guatemala, ma molto più lontano. Però io lo invito a ripensarci: Palermo, la Sicilia, l’Italia hanno più che mai bisogno di magistrati come lui per cercare la verità. Soprattutto ora che la verità è così vicina.
Forse sarebbe meglio che glielo dicessero i rappresentanti delle istituzioni e della politica, che invece sembrano quasi tutti ben felici di vederlo partire.
Eh certo, sarebbe bello, ma non facciamo gli ingenui: siccome chi ha trattato con la mafia è ancora al potere, non possiamo certo illuderci che si dia da fare per far emergere la verità. Sarebbe autolesionismo puro. Niente è più difficile che ammettere i propri errori e chiedere scusa. Per questo il potere sta facendo di tutto perché la verità su quel che accadde vent’anni fa non venga alla luce. Gli errori commessi nel 1992-’94 e forse anche dopo dai rappresentanti delle istituzioni sono gravissimi non solo in sé ma anche perché hanno prodotto metastasi cancerose vastissime, ramificate. Lo Stato, diceva Sciascia, non processa se stesso.
E allora c’è poco da fare…
Eh no, c’è moltissimo da fare. Sono convinto che sia essenziale la pressione dal basso, di cui le 100 mila firme raccolte in pochi giorni dal Fatto sono l’ennesima testimonianza. Io alla spinta dal basso credo ogni giorno di più. Non dimentichiamo che è stato grazie alla spinta dal basso se lo scorso anno si sono vinti i referendum sul nucleare, l’acqua pubblica, il legittimo impedimento e se si sono eletti sindaci perbene a Milano e in altre grandi città. Io sono fiducioso, siamo in tanti, molti più di quanti non pensiamo. E iniziative come la vostra hanno anche il merito di ricordarcelo.
Marco Travaglio
 
 

Adnkronos, 14.8.2012
Ingroia: "Grazie a Camilleri ma nessun ripensamento sul Guatemala"

Palermo - "Ringrazio di cuore Andrea Camilleri per le parole affettuose e di riconoscimento per il mio lavoro, ma non ci sara' alcun ripensamento sulla mia missione in Guatemala. L'immissione in ruolo era gia' prevista per giugno e l'ho fatta slittare a ottobre". Lo ha detto all'ADNKRONOS il Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, titolare dell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, commentando l'invito, rivolto oggi dallo scrittore Andrea Camilleri, che dalle colonne del Fatto quotidiano lo invita a non andare in Guatemala, per conto dell'Onu, perche' la sua partenza "sarebbe una sconfitta per la democrazia e per tutti noi. Ecco perche' deve restare". "Non ho fatto questa scelta in modo inconsapevole - spiega ancora il magistrato - Sono convinto che le indagini che seguo da anni abbiano raggiunto un momento importante. C'e' stata la chiusura delle indagini sulla trattativa e ci sara' un processo che verra' seguito da validi colleghi, certamente piu' bravi di me".
"Ho ritenuto - dice ancora il Procuratore aggiunto - che il mio ruolo potesse avere uno stop. Proprio per queste fasi delicate dell'indagini, e parlo del conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale e del processo Mori, ho fatto slittare l'immissione in ruolo di quattro mesi. Ma a ottobre lascero' l'Italia. E non credo affatto che ci possano essere ripensamenti. Certo, gli accadimenti nella vita possono essere diversi, ma a ottobre parto". E ringrazia ancora il 'papa'' del commissario Montalbano, Andrea Camilleri. "E' una persona che stimo e lo ringrazio di cuore per le sue belle parole usate nell'intervista".
 
 

Il Fatto Quotidiano, 14.8.2012
Trattativa, Ingroia: “Grazie per le 100mila firme del Fatto Quotidiano”
Il Procuratore aggiunto di Palermo commenta il boom di adesioni per i pm siciliani che indagano sulla negoziazione tra le istituzioni e la criminalità organizzata dopo le stragi del '92-'93. E dice: "A ottobre andrò in Guatemala".

“Le centomila firme inviate dai cittadini al Fatto Quotidiano a sostegno della Procura di Palermo sono la dimostrazione di sostegno e apprezzamento da parte di chi crede nell’importanza dell’accertamento giudiziario della verità”. Il Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia commenta il boom di adesioni per i pm siciliani che indagano sulla trattativa tra Stato e mafia. Oltre alle 100.000 firme sul sito del quotidiano, ci sono 33.000 condivisioni su facebook e 1.400 tweet che invitano a firmare. Tra le adesioni anche scrittori come Andrea Camilleri, o showman come Pippo Baudo, don Andrea Gallo, Pietro Mennea, il leader della Fiom Maurizio Landini e persino un gruppo di dipendenti di Bankitalia. “Capiamo anche che il sostegno va a noi in quanto magistrati e non certo a noi come persone, ma per quello che rappresentiamo”, ha concluso il magistrato titolare dell’indagine sulla trattativa che vede indagati, tra gli altri, Nicola Mancino, Giovanni Conso, il generale Mario Mori e Marcello Dell’Utri.
[...]
 
 

Corriere della Sera, 15.8.2012
Piazza Grande
La licenza poetica di Camilleri sulla trattativa con la mafia

[…]
Gli innominabili della trattativa
Andrea Camilleri, che sulle cose della politica mai e poi mai dice cose corrive, scontate e conformiste, forse stavolta non ha capito bene il punto. Intervistato dal Fatto Quotidiano sul tema della (presunta) trattativa tra Stato e mafia prima dice una cosa tronitruante: “È molto verosimile che chi vent’anni fa trattò con Cosa nostra sia ancora al potere”. Oddio, nomi? No, niente nomi. Poi Camilleri dice: “Mi è piaciuta molto l’intervista di Claudio Martelli al Fatto”. Ma come, accanto all’intervista di Camilleri c’è un articolo in cui si accusa Martelli di aver indicato come colpevoli “sempre i morti” e in particolare lo scomparso Oscar Luigi Scalfaro? Ma che intervista aveva mai letto il padre di Montalbano? Licenza poetica. Senza nomi, solo allusioni.
[…]
Pierluigi Battista
 
 

La Sicilia, 15.8.2012
Anche Andrea Camilleri tra i protagonisti di "Nuda è la morte" dello scrittore argentino Carlos Salem

Quando, per descrivere lo stile di un autore contemporaneo, vengono tirati in ballo nomi altisonanti di scrittori innovativi quali l'americano Raymond Chandler - padre dell'archetipo degli investigatori, il famoso Marlowe - o il dissacrante Charles Bukowski, storcere istintivamente il naso è naturale. Poi si prende in mano il libro in questione - "Nuda è la morte" di Carlos Salem (Tropea editore) - e ogni dubbio è fugato. Lo scrittore, poeta e giornalista argentino - trapiantato in Spagna - vanta un palmarès di tutto rispetto: oltre al Premio Paris Noir e al Premio degli studenti spagnoli - fra i tanti consensi - Carlos Salem gode della benedizione del suo più stimato maestro, il nostro grande Andrea Camilleri. Proprio lo scrittore empedoclino dà fattezze e carattere di fondo a un omonimo personaggio di "Nuda è la morte": quello di uno stravagante e irresistibile professore, che guiderà il protagonista Juanito Pérez Pérez alla riscoperta dell'amore per la vita. Già, il protagonista… Come non rimanerne colpiti? Dietro alla timidezza di un anonimo quarantenne divorziato, ufficialmente rappresentante di una ditta farmaceutica, si cela un freddo killer alle dipendenze di una società di sicari. L'uomo si trova in un campo nudista della Spagna meridionale: c'è la bella Jolanda, con la quale ha riscoperto l'amore, ci sono i suoi figli e - con immensa sorpresa - anche la sua ex moglie col nuovo fidanzato, un giudice. Purtroppo, Juanito sa benissimo che in quel campo - durante l'estate - qualcuno dovrà necessariamente morire: non sa ancora chi, però, e vuole assolutamente scoprirlo.
Giuseppe Ciotta
 
 

La Sicilia, 15.8.2012
Kamarina
Al parco archeologico incontro con il cinema

Ragusa. Doppio incontro con il cinema, al museo archeologico di Kamarina, nell'ambito del ciclo di incontri culturali promosso dal Parco. La manifestazione prende il nome di "Cinema a Kamarina, Kamarina nel cinema" e vedrà un primo appuntamento venerdì alle 20,30 con Pasquale Spadola che parlerà delle varie location di film girati a Camarina e nei dintorni di Camarina, con interessanti novità. Sono in programma spezzoni di film e backstage, che vanno da Caos al commissario Montalbano. Il secondo appuntamento, che si svolgerà sempre al cortile interno del museo e che avrà inizio ancora una volta alle 20,30, è in programma il 22 agosto, e vedrà l'incontro con Rocco Mortelliti e la proiezione del film "La scomparsa di Patò", da un romanzo di Andrea Camilleri. Le interviste dei due incontri, organizzati in collaborazione con Teatro aperto, saranno a cura della giornalista Laura Curella.
[…]
m. f.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.8.2012
Trame

LA SCOMPARSA DI PATÒ Nella Sicilia di fine `800 il ragioniere Antonio Patò scompare improvvisamente. Assassinio, suicidio, fuga volontaria? Sul caso, pestandosi i piedi, indagano poliziotti e carabinieri. Il primo romanzo di Camilleri ad arrivare al cinema.
 
 

CanicattiWeb.com, 16.8.2012
Naro, “ricordando Patò”: la proiezione nell’anfiteatro di villa Matteotti, il programma

“Ricordando Patò” è il titolo dell’evento in programma a Naro sabato prossimo, 18 agosto, con la proiezione del film di Rocco Mortelliti “La scomparsa di Patò” girato in gran parte nella cittadina dell’agrigentino e tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri. Alle 19 e 30 il sindaco Giuseppe Morello presiederà all’inaugurazione dell’anfiteatro realizzato nella villa Matteotti e dedicato per l’appunto al protagonista del lungometraggio. Verrà scoperta un’opera d’arte realizzata da Miriam Pizzimento e vi sarà l’intervento del regista cinematografico Rocco Mortelliti e di Rino Schembri, Docente di Storia del Cinema presso l’Università di Palermo. Alle 21 e 30 inizierà la proiezione del film che, com’è noto, ha per protagonisti Neri Marcorè, Nino Frassica e molti altri importanti attori e personaggi del mondo dello spettacolo.
 
 

Corriereweb.net, 16.8.2012
Camilleri: “Chi ha trattato con Cosa Nostra è ancora al potere”. Ma Piggi il Cerchiobottista non la Ingroia
Dura accusa di Andrea Camilleri dalle colonne del Fattaccio quotidiano. Per il ventriloquo del commissario Montalbano gli autori della trattativa Stato-mafia sono ancora dov’erano vent’anni fa. Ma niente nomi, per carità. Almeno i Travagliati quotidianamente incetriolati dal Fattaccio brutto hanno il coraggio di farli.

“La politica italiana non cambia mai, sono sempre le stesse facce, e dunque è molto verosimile che chi vent’anni fa trattò con Cosa Nostra sia ancora al potere. O forse se n’è andato qualcuno e mi sono perso qualcosa?”. Andrea Camilleri, intervistato telefonicamente da Marco Travaglio per il Fatto Quotidiano, non le manda a dire e aggiunge la sua voce al coro di coloro che si sono schierati a difesa dei magistrati di Palermo e Caltanissetta.
“Siccome chi ha trattato con la mafia è ancora al potere – argomenta il ventriloquo del commissario Montalbano – non possiamo certo illuderci che si dia da fare per far emergere la verità. Sarebbe autolesionismo puro. Niente è più difficile che ammettere i propri errori e chiedere scusa. Per questo il potere sta facendo di tutto perché la verità su quel che accadde vent’anni fa non venga alla luce. Gli errori commessi nel 1992-’94 e forse anche dopo dai rappresentanti delle istituzioni sono gravissimi non solo in sé ma anche perché hanno prodotto metastasi cancerose vastissime, ramificate. Lo Stato, diceva Sciascia, non processa se stesso”.
Puntuale la replica di Piggi Cerchiobottista, che accusa Camilleri di non aver “capito bene il punto” e di non fare nomi. E stavolta Piggi non ha tutti i torti. Quantomeno i Travagliati quotidianamente incetriolati dal Fattaccio brutto hanno un obiettivo e non lo dicono chiaro e forte: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, reo di aver espunto dal sistema politico italiano Silvio Berlusconi (non glielo perdoneranno mai…).
 
 

Noob, Naughty and Nerd, 16.8.2012
Vigata, Bologna e Betta Splendens a manetta

"Acqua in bocca" di Camilleri e Lucarelli. Un libro scritto a quattro mani dai due maestri del "giallo-ma-non-troppo". Forse, poliziesco/noir è più adatto. Quel genere tutto italiano che tanto male non è. Credo ci siamo intesi.
Un'indagine non autorizzata condotta dall'ispettore capo Grazia Negro coinvolgerà il commissario Salvo Montalbano portando le creature dei due scrittori ad uno scontro/incontro fatto (quasi) tutto di missive. Infatti, il libro è un romanzo epistolare condito con articoli di giornale, rapporti e verbali ufficiali, documenti, foto e quant'altro. Il lettore non dovrà, dunque, compiere lo sforzo di leggere l'indagine e il suo svolgersi (siamo pur sempre in estate), ma sarà accompagnato comodamente al suo interno con l'opportunità di vivere la storia in prima persona grazie ai documenti e testi scritti offerti dai due maestri del noir.
L'edizione è minimum fax e questo mi riporta un po' più in tema col mio blog rispetto al post precedente poiché la mf è una casa editrice indipendente di libri davvero "cazzuta". Giusto per dirne una, ha pubblicato tutti i gialli di Asimov. I gialli. Non aggiungo altro.
Acqua in bocca è ciò che si definirebbe un'ottima lettura estiva, ma non solo. Oltre al prezzo che obbliga all'acquisto (4,90 euro) è un libro sia utile per chi vuole conoscere i due figli preferiti (ci sono sempre) di Lucarelli e Camilleri che piacevole e da aggiungere alla propria collezione per i fan di Montalbano e Negro.
Chiudo questo secondo breve estivo con una domanda: c'è ancora chi usa dire "a manetta" o sono anacronistico?
MMS
 
 

La Sicilia, 17.8.2012
Eventi
A Naro si ricorda Patò

«Ricordando Patò" è il titolo dell'evento in programma a Naro domani, con la proiezione del film di Rocco Mortelliti «La scomparsa di Patò» girato in gran parte nella cittadina dell'agrigentino e tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri. Alle 19 e 30 il sindaco Giuseppe Morello presiederà all'inaugurazione dell'anfiteatro realizzato nella villa Matteotti e dedicato per l'appunto al protagonista del lungometraggio. Verrà scoperta un'opera d'arte realizzata da Miriam Pizzimento e vi sarà l'intervento del regista cinematografico Rocco Mortelliti e di Rino Schembri. Alle 21 e 30 inizierà la proiezione del film.
 
 

LaNostraTv.it, 17.8.2012
“Il Commissario Montalbano”: Luca Zingaretti fa colpo anche sugli inglesi

Non poteva essere altrimenti. Luca Zingaretti ha conquistato anche l’Inghilterra. Dopo essere approdato in Francia questa estate con le repliche della serie del biennio 2008-2010, il canale BBC4 inglese ha deciso lo scorso inverno di mettere in onda la serie tv cult della Rai Il Commissario Montalbano. Il successo dell’attore romano è stato immediato, soprattutto tra il pubblico femminile che è rimasto affascinato dal personaggio. Ma è Zingaretti o Montalbano ad aver fatto stragi di cuori? Secondo la giornalista del Guardian Natalie Haynes, Montalbano ha il fascino di un uomo di altri tempi. Un personaggio che non necessita di escamotage per dimostrare la sua sicurezza e le proprie abilità, ma che invece preferisce spegnere le sirene e farsi un pisolino, oppure riesce ad ammettere pubblicamente i suoi sbagli. Nonostante questo aspetto quasi da anti-eroe, ha aggiunto la Haynes, ha il coraggio di scontrarsi con i suoi superiori senza paura. La giornalista ha addirittura dedicato un’intera rubrica a Luca Zingaretti che, ricordiamo, è uno degli attori più pagati della televisione, parlandone con grande entusiasmo e stima. Ma come mai tutto questo successo per un personaggio tipicamente italiano?
Gli inglesi sostengono che di Montalbano piace il modo di fare, ma anche il mix di dramma e commedia della serie ha fatto centro. Secondo la Haynes “Zingaretti potrebbe essere scritturato per un film biografico sulla vita di Andrè Agassi. E’ bello come potrebbe esserlo, forse, un amico di vostro padre: non è magro, non è alto, ed è completamente calvo”. Ma in compenso ha una spiccata intelligenza ed è un gentiluomo. Più di così! “Non si può non ammirare un uomo che mente alla sua donna per non essere costretto a parlare, solo perché è a pranzo, intento a rimpinzarsi di prelibatezze”, scrive ancora la giornalista britannica, che probabilmente non conosce i segreti della vita matrimoniale di Luca Zingaretti e della sua consorte Luisa Ranieri. Nella critica del Guardian non poteva mancare uno sguardo alle tipicità italiane, tra le quali spicca certamente il malcostume e la corruzione, che tendono a complicare maggiormente il lavoro del detective. Per fortuna qui è tutto finto, ma bisogna ringraziare il bravo Andrea Camilleri per aver reso così reale il mondo che circonda il detective siciliano. Lo scrittore tra l’altro è stato già protagonista di un articolo del Guardian qualche settimana fa, nel quale si è parlato delle passioni letterarie dello scrittore, mentre a febbraio era comparso un pezzo sulla serie Il Commissario Montalbano, descritta come “un’ondata di colore e luminosità” e totalmente contrapposta a quelle proposte dal palinsesto inglese che si arricchisce grazie al mercato televisivo poliziesco della vicina Scandinavia.
Per Il Commissario Montalbano un altro grande meritato successo.
Luca Mastroianni
 
 

KataWeb TvZap, 17.8.2012
Montalbano, il detective che piace anche agli inglesi
Tutti pazzi per Zingaretti. Il Guardian torna sulla serie tv Montalbano, trasmessa da febbraio su BBC4, e fa una lusinghiera recensione del personaggio interpretato dall'attore romano. E la fiction tratta da Camilleri sembra aver definitivamente conquistato il pubblico anglosassone

Da un’isola all’altra. Approdata quest’inverno nel Regno Unito, sul canale BBC4, la serie di punta della Rai,  “Il commisario Montalbano” , sembra aver già conquistato il pubblico inglese.  Specie quello femminile. “Montalbano? Un uomo con un fascino d’altri tempi;  un personaggio che non ha bisogno di strafare durante un inseguimento per provare la sua abilità alla guida;  che preferisce tenere le sirene spente per schiacciare un pisolino; che ammette pubblicamente i suoi sbagli,  ma che, all’occorrenza,  non esita  a mandare a quel paese i suoi superiori”:  parola della giornalista del Guardian,  Natalie Haynes, che in una rubrica dedicata ai detective del piccolo schermo, tesse le lodi del commissario di Vigata e della serie Rai.
A colpire il pubblico inglese sembra essere sopratutto il modo di fare dell’ispettore e il mix di dramma e commedia (Camilleri lo chiamerebbe “umorismo”) che contraddistingue la serie.
“Zingaretti potrebbe essere scritturato per un film biografico sulla vita di Andrè Agassi.  E’ bello come potrebbe esserlo, forse, un amico di vostro padre: non è magro, non è alto, ed è completamente calvo. Ma sono la sua gentilezza e la sua intelligenza ad affascinare. Non si può non ammirare un uomo che mente alla sua donna per non essere costretto a parlare, solo perché è a pranzo, intento a rimpinzarsi di prelibatezze” aggiunge ironica la Haynes. Il critico tv ravvisa nella fiction  Rai alcune caratteristiche tipiche dell’italianità  e alcune tra le tare endemiche che tormentano il Belpaese, prima fra tutte  il tasso inaccettabile di corruzione diffusa,  che sembra complicare non poco il lavoro del poliziotto.
Già un mese fa il  Guardian aveva dedicato un articolo ad Andrea Camilleri,  papà di Montalbano, concentrandosi sulle sue passioni letterarie, da Sciascia a Simenon, sulle tematiche dei suoi libri e sul sottile umorismo di scuola pirandelliana che attraversa tutta la sua produzione. Lo stesso quotidiano britannico salutava a febbraio l’inizio della serie  come “un’ondata di colore e luminosità” in tv,   solarità in contrasto con le fosche atmosfere delle serie tv poliziesche scandinave, che sembrano dominare il mercato televisivo d’oltremanica.
Un solo dubbio sulla verosimiglianza del personaggio sembra assillare la critica:  l’accento di Zingaretti è proprio siciliano o ricorda in qualche modo il romano?. “Non importa” chiosa la Haynes “A me va bene così”.
Daniele Tempera
 
 

Scanner, 17.8.2012
Andrea Camilleri
Il gioco degli specchi
Un romanzo con Salvo Montalbano in gran forma e ben riconoscibile
Palermo, Sellerio, 2011; pp. 253

Secondo abitudine con la stagione estiva tra gli scaffali delle librerie si riaffaccia puntualmente una nuova avventura della serie Montalbano della collana “ La Memoria”, una tradizione ormai consolidata iniziata a metà degli anni Novanta che ha conquistato intere schiere di lettori all'inesauribile Andrea Camilleri, il più stupefacente fenomeno letterario partorito dal Belpaese da decadi a questa parte. Il gioco degli specchi restituisce al gentil pubblico il popolare commissario di Vigàta in tutta la sua impagabile forza di personaggio seriale: in questo libro Salvo Montalbano appare in gran forma e ben riconoscibile agli aficionados che hanno gustato tutti i romanzi della serie (questo è il diciottesimo), mentre i neofiti potranno scoprirlo compiutamente per la prima volta. Già, perché la bravura di Camilleri consiste anche nel tratteggiare con poche efficaci pennellate un personaggio che ormai sembrerebbe non aver più da dire niente di nuovo, ivi compresi i luoghi dell'ambientazione e i personaggi, che con qualche agile schizzo vengono ogni volta contestualizzati in modo incisivo a favore di chi 'azzanna' il primo morso della serie, senza risultare affatto ridondante a chi invece continua a gustarsela da anni. Dentro c'è un po' tutto: i sogni premonitori, il Montalbano uno che parla col Montalbano due nel consueto sdoppiamento che al personaggio serve a chiarirsi le idee con se stesso, le consuete mangiate di pesce fresco alla trattoria di Enzo, la colorita galleria della stazione di polizia di Vigàta – da Catarella, che stavolta diventa perfino protagonista, al valido Fazio ed allo sciupafemmine Mimì Augello -, le “sciarratine” telefoniche con la fidanzata Livia di Boccadasse, Genova, gli incroci televisivi con Retelibera e Televigàta, e poi gli immancabili casi polizieschi che il genere richiede. Il titolo del romanzo prende infatti spunto da una celebre scena di un film di Orson Welles, La signora di Shangai, in cui il protagonista si trova nella sala di specchi di un lunapark, circondato da molteplici immagini illusorie, un titolo perfettamente calzante col doppio intreccio del romanzo. Il primo è un attentato esplosivo (fallito) che non si capisce bene a chi fosse diretto e di cui gli autori si sforzano con ostinazione di offrire piste false per depistare le indagini. Il secondo invece si riferisce ad un colpo di pistola esploso verso la macchina di Montalbano stesso, che all'inizio pensa ad uno scontro a fuoco in cui si è trovato coinvolto per caso, purtroppo incompatibile con la dinamica e con la tipologia del proiettile. E poi, come spesso capita nei romanzi della serie, non manca neppure una nuova figura femminile, ovvero l'attraente vicina di casa di Montalbano, che il nostro in modo disinteressato aiuta dopo che qualcuno le ha manomesso l'auto durante la notte, una donna sposata che immediatamente stringe amicizia col commissario – che però intuisce subito che non la signora non gliela sta raccontando giusta –. Alla fine, manco a dirlo, il protagonista intuirà il collegamento latente necessario a risolvere entrambi i casi, che nel frattempo hanno chiesto un cruento tributo, per assicurare alla giustizia i responsabili manipolandoli ad arte. Il gioco degli specchi   non è il migliore romanzo della serie, ma si fa leggere con piacere fino all'ultima pagina e ci restituisce un Camilleri in gran forma, in attesa della prossima sorpresa...
Voto 8
Paolo Boschi
 
 

Il Messaggero, 18.8.2012
Sopralerighe
Montalbano rinasce dal linguaggio

Se un giorno mi dovessero chiedere di indicare un libro, uno solo, che spieghi fino in fondo la scrittura, il mondo e la narrativa di Andrea Camilleri indicherei sicuramente questo ultimo, uscito nel giugno scorso: Una lama di luce (Sellerio, pp.263, 14 euro). E non perché io lo ritenga il più bello. Non ragiono mai attraverso termini come questi, perché non hanno senso né dal punto di vista teorico, né da quello pratico. Ogni lettore scegli i propri testi secondo il principio di piacere, e il principio di piacere per fortuna è individuale e non replicabile, E neppure perché, come direbbero quei critici molto presi da sé, in questo romanzo Camilleri raggiunge la vetta, la summa della sua narrativa, della sua poetica e del suo scrivere. Perché la letteratura è un mosaico di frammenti, non è lineare, non è crociana, non c’è storia nella sequenza di romanzi, ma discorsi interrotti, luoghi diversi, tempi che cambiano.
I critici pensano che i romanzi di un autore costituiscono un puzzle, tessera dopo tessera, perfettamente incastrate fra loro, rivelando un provvidenziale disegno finale. Gli scrittori invece sanno bene che la narrativa è un mosaico casuale, Il disegno non c’è prima, e le tessere vanno costruite, e si adattano soltanto dopo, quando si riescono ad adattare.
E allora perché questo Montalbano mi convince e mi disorienta? Mi convince perché tra Camilleri e Montalbano c’è ormai un rapporto di odio e amore che dura da molto tempo. E ancora qualche anno fa Camilleri mi diceva: «Non ne posso più di Montalbano, scriverò un romanzo dove lo faccio morire». Montalbano, neanche a dirlo, è vivo e vegeto, soltanto che fedele al detto che cambiare è un po’ morire, Camilleri lo cambia. E non lo cambia caratterialmente o attraverso segni esteriori. Troppo facile per uno scrittore del suo talento. Cambia il suo linguaggio, e cambiando il linguaggio, cambia il linguaggio degli altri personaggi. E cambiando il linguaggio cambia il suo modo di pensare il romanzo, e dice, chiaramente: adesso è questa la mia narrativa.
L’uso del dialetto ricostruito a Vigata e più estremo e più sofisticato, quasi poetico. I tempi sono più profondi. Gli animi più tormentati, il finale sorprendente. Qui ci sono gli sbarchi dei tunisini, il mistero di un omicidio, ma c’è la passione, quella vera, il tradimento, quello che lacera, c’è un Montalbano che è anni luce lontano dall’interpretazione televisiva. Non è più un commissario seriale, ma un personaggio vero e proprio. Forse intendeva questo Camilleri quando anni fa mi confessò che voleva farlo morire. Morire in questo modo, allargare quella forbice, che già c’era ma era meno evidente, tra letteratura e adattamento televisivo, tra serialità letteraria con qualità vere e serialità popolare data dalle fiction sui suoi libri.
Questo Camilleri mi turba da lettore, perché leggo uno scrittore che all’ennesimo libro, all’ennesima avventura fa il percorso inverso, capovolge il suo personaggio, cambia scenario – in parte – delle sue storie e cambia se stesso. Andando dove forse avrebbe voluto sempre andare. Ci sono voluti anni perché Montalbano venisse messo con le spalle al muro. Merito della passione ma anche dei fili che il destino tiene assieme anche quando non si riescono a vedere. E per quanto la scrittura di Camilleri non abbia mai deluso questa volta ha un suo ritmo nuovo, una sua poesia, e perdonate lo snobismo, una sua vera difficoltà. Dentro la parola, dentro il ritmo, dentro questo libro c’è uno scrittore celebrato da anni e riconosciuto come un grande scrittore, che svelando il suo alter ego Montalbano svela qualcosa di più di se stesso, tira le vesti ai fantasmi della narrativa, svela l’idea vera che ha della sua Sicilia. Mostra le sue paure e le sue passioni. Camilleri allunga il respiro al genere del giallo, e svrice, come avrebbe detto un altro maestro del genere, Georges Simenon, uno dei suoi romani duri. Quelli che da tenere in conto, per intenderci. E fare tutto questo alla benemerita età di 86 anni è uno sprone per tutti quelli che scrivono e non riescono e rinnovarsi veramente.
Roberto Cotroneo
 
 

La Sicilia, 18.8.2012
Camarina
A passeggio lungo gli itinerari di Montalbano

Un'inedita quanto attesa visita guidata all'archeologia e agli itinerari di Monalbano. La passeggiata culturale, organizzata dal Parco archeologico di Camarina, è in programma lunedì pomeriggio, con partenza alle ore 17,30 dalla chiesa del Preziosissimo Sangue di Ragusa.
L'itinerario che è stato scelto dall'organizzazione prevede la visita della catacomba delle Trabacche, del castello di Donnafugata, di Caucana e di Camarina, che sono stati set cinematografici della famosa serie televisiva diretta da Alberto Sironi. Durante la visita dei luoghi archeologici, tra l'altro, saranno mostrate alcune clip di Montalbano riprese dalle pubblicazioni "Il cane di terracotta", e "Gita a Tindari".
La visita, (totalmente gratuita ad eccezione del biglietto per la visita al parco del castello) oltre che dal Parco Archeologico Terracqueo di Kamarina, è promossa da Cominic'Arte che sta promuovendo insieme al Parco Archeologico un interessante esperimento di "cineturismo" nell'ambito del territorio del Parco.
La visita sui luoghi sarà guidata dallo stesso direttore del Parco archeologico Giovanni Di Stefano e dalla dottoressa Giusy Ventura.
E sempre nell'ambito del cinema, per mercoledì prossimo è in programma il secondo appuntamento con "Cinema a Kamarina, Kamarina nel cinema" che, dopo il primo incontro di ieri sera, si svolgerà sempre nel cortile interno del museo, con inizio alle 20,30, e che vedrà l'incontro con Rocco Mortelliti e la proiezione del film "La scomparsa di Patò", da un romanzo di Andrea Camilleri.
Anche l'incontro di mercoledì prossimo, così come il primo, è stato organizzato dal Parco Archeologico in collaborazione con Teatro aperto. Le interviste sono a cura della giornalista Laura Curella.
M. F.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 18.8.2012
Da Verga a Camilleri l'estate siciliana nei grandi romanzi
L'estate da romanzo
Da propizia a infernale la stagione vista dai libri

Le stagioni cambiano anche in letteratura. In quella siciliana certamente. Dalla metà del secolo scorso l'estate non è per tutti gli scrittori «la bella stagione». A rinverdire per ultimo l'equazione di antica credenza siciliana "canicola uguale sventura" è stato Andrea Camilleri che nel suo La vampa d'agosto ha fatto del caldo torrido il corresponsabile di una feroce vendetta, imputando al solleone la partecipazione di Montalbano al delitto. Di più: ha ambientato puntualmente in estate, come per La pista di sabbia, i casi maggiormente eccentrici, quelli cioè riconducibili all'afa e perciò extra-ordinari. Eppure Camilleri ama l'estate, tanto da aver sfidato da ragazzo una lucertola in una prova di resistenza sotto il sole.
[…]
Gianni Bonina
 
 

Corriere della Sera, 18.8.2012
Mini-serie. La cornice è il BarLume a Pineta, fantasiosa località toscana dove anche quattro arzilli vecchietti aiutano nelle indagini. I film in onda su Sky
Se il barista fa il detective. Timi è l'anti Montalbano
In tv il personaggio dei romanzi di Malvaldi
Lo scrittore «Il protagonista dei miei gialli è una figura insolita e composita, che ricorda nello stile quella di Nero Wolf»

Non resta che mettere in fila gli indizi raccolti e risolvere il mistero dei due investigatori. Dunque, entrambi i personaggi sono i protagonisti di libri pubblicati dallo stesso editore, Sellerio; identica la casa di produzione, Palomar, cui è affidata la trasposizione televisiva di questi casi letterari; uguale il nome dello sceneggiatore, Francesco Bruni, che ha il compito di tradurre in immagini le pagine dei romanzi. Ma allora dov'è la differenza tra il commissario Montalbano e Massimo il barista? Non si ridurrà tutto ad una questione di dialetti, l'uno siciliano e l'altro toscano? «In realtà tra i due una cosa diversa c'è, perché l'investigatore dei miei gialli è una figura composita. Come Nero Wolf, che è la parte deduttiva, immobile, europea, e poi c'è Archie Goodwin, che è il lato americano, che corre e che porta le informazioni al suo signore e padrone», spiega divertito Marco Malvaldi, lo scrittore pisano di 38 anni che nel 2007 ha esordito con il primo dei romanzi della serie dei vecchietti del BarLume. Nella prossima stagione televisiva il suo insolito detective uscirà dalle pagine dei libri e comparirà su Sky con il volto di Filippo Timi, attore, regista e scrittore perugino che prima d'ora non era mai stato attratto dalla tv. Scelta atipica, ma coraggiosa: «Sin dall'inizio - interviene Carlo Degli Esposti, fondatore della Palomar - si è pensato di trovare un attore che non avesse un bagaglio televisivo da cancellare in funzione di questo nuovo personaggio, per cui abbiamo subito rivolto la nostra attenzione a quei professionisti che non frequentano il piccolo schermo, e alla fine abbiamo chiamato Filippo Timi. Lui ha letto rapidamente la sceneggiatura, nonostante stesse recitando a teatro, e ha detto sì immediatamente, dopo aver rifiutato per anni qualsiasi offerta televisiva». E chi saranno i quattro vecchietti? «Abbiamo flirtato con l'idea di prendere grandi nomi che avessero sui 70 anni, ma poi ci sembrava di tradire lo spirito del libro. Non li abbiamo ancora scelti, ma molto probabilmente saranno attori dell'avanspettacolo toscano», dice Roberto Amoroso delle produzioni Sky. La mini-serie, due puntate tratte da Il re dei giochi e La carta più alta per la regia di Eugenio Cappuccio, andrà in onda nella primavera del 2013: come si dividerà Degli Esposti tra il commissario di Camilleri e il detective di Malvaldi? «Semplice: da pochi giorni ho terminato di girare gli ultimi quattro episodi di Montalbano e per i prossimi otto mesi mi dedicherò all'investigatore toscano». Ma è solo un caso che dai libri pubblicati dalla casa editrice di Palermo escano fuori personaggi televisivi? «Assolutamente sì - è categorico Antonio Sellerio -. I racconti li scegliamo in base esclusivamente alle caratteristiche letterarie e non saremmo certo capaci di individuare a priori dei romanzi che potrebbero poi declinarsi in formato cinematografico. D'altronde il rispetto del lettore è stato uno dei punti fermi del lavoro di mia madre al quale io faccio costantemente riferimento, quindi noi puntiamo solo su scrittori con una qualità letteraria superiore. Poi che da un nostro volume venga tratto un film è sì una questione d'orgoglio, ma è una pura casualità e, in fondo, un aspetto secondario». Magari per l'ex chimico Marco Malvaldi non sarà proprio tanto secondario, visto che la mini-serie suona come un'ulteriore conferma del suo successo in libreria, con le sue storie ambientate a Pineta, un paesino immaginario vicino Pisa, il cui bar gestito da Massimo è la «centrale operativa» di quattro vecchietti detective per caso: nonno Ampelio, il Rimediotti, il Del Tacca del Comune e Aldo il ristoratore. «Proprio come i "quattro pensionati" della canzone "La città vecchia" di De André», sorride lo scrittore. Che del cantautore genovese può prendere a prestito anche il testo di un altro brano: «Da chimico un giorno avevo il potere / di sposare gli elementi e di farli reagire...». Oggi invece ha il potere di far nascere un nuovo investigatore in tv.
Pasquale Elia
 
 

Il Sole 24 Ore, 19.8.2012
Posacenere

C’è una frase di Van Gogh in una lettera al fratello che mi porto dentro da anni e anni. Dice suppergiù così: «Per tutto l’anno ho lavorato andando appresso alla natura e tuttavia ancora una volta m’accorgo di lasciarmi andare a fare delle stelle troppo grandi». Dunque, malgrado si sforzi di riprodurre fedelmente la natura, Van Gogh non riesce a trattenersi dal fare stelle sproporzionate. L’impulso al quale volentieri cede è più forte sia di ciò che vede sia di come saprebbe correttamente rifarlo su tela. È perfettamente cosciente dell’errore di prospettiva, ma non sa fermare il pennello, il prolungamento di tutto il suo essere, che, quasi per i fatti suoi, ingrandisce le stelle. Forse il segreto dell’arte è tutto qui.
Andrea Camilleri
 
 

l’Unità, 19.8.2012
Toscana
Sagre e feste, la crisi va in vacanza
Le feste

Siena
[…]
Domani alle 21 tributo a AntonioTabucchi: lettura di brani, intervista registrata a Andrea Camilleri e proiezione del film "Sostiene Pereira".
[...]
 
 

Nerosubianco, 19.8.2012
Una lama di luce che illumina Montalbano

Camilleri non sbaglia un colpo e sforna un nuovo capitolo della saga del commissario più amato d’Italia.
Il Montalbano che attua in questa diciannovesima puntata è un uomo folgorato e allo stesso tempo rischiarato dai tanti, troppi, pensieri che si convogliano nella sua mente e che non lasciano scampo a tristi elucubrazioni dettategli, oltre dall’effetto più che negativo che le variazioni climatiche ormai sortiscono su di lui, dall’età che avanza e dalla solitudine che ormai lo spinge nell’angolo della tristezza e del “Come sarebbe stato se…?”.
Elucubrazioni che viscide si insinuano anche nel sonno e colgono di sorpresa l’inconscio di Montalbano il cui, impreparato, si lascia sopraffare da sogni che trasudano malessere perché al limite della superstizione e della premonizione, con tanto di bara a cielo aperto e nefaste espressioni latine, impressionanti, non tanto per le tetre circostanze, ma perché pronunciate da un inedito ed erudito Catarella, che inevitabilmente sortiscono effetti di dilagante ilarità che solo il genio di Camilleri può riuscire a ricreare.
Montalbano si riscopre un uomo che, con sua vera sorpresa, è ancora capace di bruciare di passione, una passione clandestina che lo costringerà a rivedere tutto il suo rapporto in stallo da anni con Livia, l’eterna fidanzata lontana, che ormai è solo una voce al telefono con cui litiga soltanto.
I sentimenti provati dal Commissario sono così intensi e travolgenti che più volte lo spingono in un turbinio di meditazioni vorticose e spesso avverse che hanno come risultato il distrarlo dalle importanti inchieste che sta conducendo: un curioso caso di “furto-non-furto” nella campagna vigatese che si rivelerà essere un affare scottante in seguito oggetto d’indagine dell’antiterrorismo, una rapina sfociata in uno stupro ai danni di una giovane signora e un traffico d’opere d’arte rubate.
Nonostante i continui riferimenti al passato, inevitabili a causa dell’ombra malinconica che ha investito Montalbano, la lettura è molto scorrevole e lo sarebbe anche per chi per la prima volta si è avventurasse nel suggestivo mondo di Vigàta e dei suoi ormai peculiari protagonisti grazie ai continui e rapidi chiarimenti forniti dall’autore.
Forse solo la battuta finale, decisiva non solo per le indagini in corso ma anche per il dubbio ancestrale che ormai divide il cuore dell’uomo Montalbano fenduto dal diverso amore per due diverse donne, resterebbe avvolta da una sorta di fitta nebbiolina lì a rappresentare quella sensazione di vuoto e angoscia che, in linea con le emozioni sentite dal protagonista, investe il lettore ormai da anni fedele alle storie del Commissario di Vigàta.
Anna
 
 

Lanfranco Palazzolo, 19.8.2012
Le indimenticabili cazzate di Andrea Camilleri su Wislawa Szymborska

Non so cosa pensiate di Andrea Camilleri. Io ritengo che sia un ottimo scrittore, ma anche un grande cazzaro. Lo scorso 15 luglio ha pubblicato su "Il Sole 24 Ore" un articolo nel quale ricorda una poetessa polacca Wislawa Szymborska.
[...]
 
 

La Sicilia, 19.8.2012
Incontro con Nino Frassica dalla fiction al romanzo giallo

Secondo appuntamento con "Etna in giallo", oggi alle 21 ai Pini di Nicolosi, all'interno della rassegna "Stelle e lapilli" organizzata dall'amministrazione comunale. Protagonista del dibattito, moderato e coordinato dal giornalista Salvo Fallica insieme alla prof. Salvina Gemmellaro, il celebre attore Nino Frassica, per un dialogo su letteratura e comicità. Nino Frassica, attore di fiction tv e cinema, comico brillante, è in realtà anche un autore che gioca con il linguaggio, un inventore di neolinguismi alla Camilleri. Sin dai tempi della sua collaborazione con Renzo Arbore ha messo in evidenza questa profondità culturale. Nasce da attore teatrale ed è un conoscitore attento della storia della letteratura italiana da Verga a Pirandello, da Sciascia a Camilleri. Conosciuto per la sua grande bravura nelle fiction tv, ha avuto successo di critica al cinema con un ruolo da protagonista ne "La scomparsa da Patò", film diretto dal regista Rocco Mortelliti e tratto dall'omonimo libro di Andrea camilleri. Questo evento costituisce un ulteriore trait d'union fra la prima e la seconda edizione di "Etna in giallo", perché l'anno scorso questa opera venne trasmessa in anteprima a Nicolosi, così come era avvenuto a Roma ed a Parigi. Il film di recente ha trionfato in Canada, al Festival del Cinema di Toronto.
 
 

Go Green Sicily, 20.8.2012
Libri
Inspector Montalbano torna sulla BBC4 con 12 episodi

Il Commissario Montalbano torna sulla BBC4, sabato 25 agosto 2012, con 12 episodi. Per la gioia dei fans d'oltremanica il network inglese ripropone una nuova serie della fiction italiana sull'onda del successo ottenuto lo scorso inverno con le prime puntate girate nel lontano 1999.
[…]
 
 

La Sicilia, 21.8.2012
Frassica a Nicolosi: «Vi racconto un po' di nanetti»
Incontro con «uno di famiglia» «Non voglio morire devo aspettare e a lungo di essere consacrato in vita»

Nicolosi. Gli ingredienti del mistery ci sono tutti: uno splendido parco di pini dedicato ai Giusti e affollato in una sera d'estate; e poi il sindaco, i bambini che sciamano nell'area giochi attrezzata, volti noti come quelli dello scrittore Domenico Seminerio e degli attori Gilberto Idonea e Guia Jelo. Chi può mai pensare, qui, ad un crimine?
Be', genialmente il collega Salvo Fallica, che per la rassegna «Etna in giallo» - promossa dall'amministrazione comunale di Nicolosi nell'ambito di «Stelle e lapilli» - t'invita il maresciallo Cecchini, sì, Nino Frassica. Ma che c'azzecca? Un filo, flebile, in verità c'è: «Etna in giallo» l'anno scorso ha proposto in anteprima «La scomparsa di Patò», film tratto dall'omonimo romanzo di Camilleri e di cui Frassica è stato uno dei protagonisti, e in «Don Matteo» il Nino da Galati (Messina) svolge, per quanto a suo modo, delle indagini.... Ma insomma, è proprio un filo stiracchiato. Eppure la serata si consuma proprio come la lettura di un bel giallo: due ore e cocci abbondanti che scorrono d'un fiato, con i non-sense di Frassica che danno senso eccome all'incontro-colloquio che vede anche protagoniste l'assessore comunale al Turismo Marisa Mazzaglia e la professoressa Salvina Gemmellaro, interprete più che lettrice di brani tratti dallo stesso Camilleri e da Pirandello.
[…]
Pungolato da Salvo Fallica ma anche da domande del pubblico, Frassica confessa che gli sarebbe piaciuto interpretare Montalbano.
[…]
Giuseppe Anastasio
 
 

l’Unità, 22.8.2012
VeDrò, eroi di tutti i giorni a confronto nel think tank sul Garda

Roma. "We can be heroes" […]
Quest'anno il tema è appunto quello dell'eroismo delle persone normali, un'idea nata da un confronto tra lo scrittore Andrea Camilleri e una studentessa, e rappresentato dai «supereroi sconfitti ma capaci di risollevarsi" [...].
Natalia Lombardo
 
 

LeccePrima.it, 22.8.2012
Buompastore legge Camilleri in musica
Presso Teatro Romano Piazza SantOronzo Lecce. Dal 27082012 Al 27082012.

È iniziata la prevendita per lo spettacolo "ABecedario musicale", in scena al teatro Romano di Lecce lunedì 27 agosto. È uno specchio dell'Italia di oggi raccontato dalle parole di un autore siciliano di fama internazionale, Andrea Camilleri, e dalle parole e dalla musica di grandi autori italiani di ieri, quali Gaber, Dalla, Nada, Rino Gaetano e De Gregori.
L'idea originale e di impatto è la voce narrante e "cantante" di Fabrizio Buompastore, supportato dalla musica della sua band composta da professionisti di livello. L'adattamento delle musiche e dei brani crea un'enfasi emozionale nel pubblico che vive le parole e la musica con partecipazione attiva.
Lo spettacolo si articola nella lettura di otto racconti estratti dall'"Abecedario" di Andrea Camilleri, sottolineati da temi musicali attinenti, e dall'interpretazione canora di otto storici brani musicali. Come nella migliore tradizione della commedia all'italiana, si alternano momenti di profonda riflessione con momenti di improvvisa leggerezza e ilarità.
Sul palco Matteo Bottini (chitarre), Mattia Pancotti (pianoforte e tastiere), Paolo Mazziotti (basso), Dario Giuffrida (batteria e percussioni, sound designer) e Fabrizio Buompastore (voce).
Ingresso: 15 euro (più dp). Info: cooperativa Theutra, castello Carlo V, tel. 0832 246517.
 
 

Corriere della Sera, 22.8.2012
L'antimafia che si divide
Violante, Caselli, Vigna. C'eravamo tanto amati. Quei giudici amici finiti su fronti opposti
La politica e le spaccature sull'antimafia

Che cosa succede nel fronte antimafia? Caselli contro Vigna, Violante contro Caselli. Sullo sfondo, il contrasto tra la procura di Palermo e il Quirinale.
[...]
Mentre Andrea Camilleri precisa (con un'argomentazione analoga a quella della lettera di Caselli al Corriere) che i processi vanno fatti comunque, e non è affatto una sconfitta della magistratura inquirente se non finiscono con una condanna.
[...]
Aldo Cazzullo
 
 

Corriere del Mezzogiorno (Ed. Napoli), 22.8.2012
«Una storia sbagliata, ecco il mio blog di denuncia contro i furbetti»
Tocca a Vincenzo Barbagallo, giornalista catanese
«Essere blogger in Sicilia». Il titolo è didascalico ma è per farsi capire bene: in questa rubrica proviamo a setacciare i protagonisti del fiorito Hyde Park della rete, con il pulpito, cioè la tastiera del pc sull’isola e la testa nel mondo. Diciassettesima puntata, tocca a Vincenzo Barbagallo, curatore di Una storia sbagliata.

[…]
Uno, massimo due aggettivi per ognuno di questi nomi:
[…]
Andrea Camilleri: «Cultura fumante».
[…]
Valeria Catalano
 
 

Europa, 23.8.2012
Libri
Il caso Persico risolto da Camilleri

Leggi "Dentro il labirinto" di Andrea Camilleri (Skira editore) e non puoi fare a meno di pensare ad altre sparizioni (più) illustri, ma altrettanto novecentesche ed enigmatiche, Ettore Majorana per intendersi, e a ricostruzioni alla Leonardo Sciascia. In questo caso l’inventore di Montalbano sceglie di appassionarsi a un intellettuale irregolare come Edoardo Persico, alla sua morte violenta, a Milano nel gennaio del 1936, alla sparizione della verità sulla sua vicenda, umana e professionale.
Camilleri parte da tre immagini. Tre ritratti del cadavere fatti da pittori, fraterni amici di Persico. Due di essi emanano compostezza, un terzo presenta un’orrida bocca spalancata. Chi ha ragione? Chi allude a una fine accidentale, a uno sbocco ineluttabile di una malattia? O chi insinua il dubbio della violenza, di uno o più assassini, di un mandante? Il fatto certo è che Persico venne trovato morto. Dopo di che, solo ipotesi. «Causa di morte indeterminata», scrisse il procuratore. Insomma, troppo, persino per uno scrittore di gialli, che a questo punto fa un passo indietro e prova a collocare il personaggio nel suo contesto: se la fine di un’esistenza è ambigua, che almeno l’origine e lo sviluppo siano determinati.
Peccato che nel caso in questione, anche questa ricostruzione sia tutt’altro che facile. Avanza infatti a strappi, spesso in contraddizione, la biografia del “minore” Edoardo, figlio della piccola borghesia napoletana emigrato al Nord negli anni Venti. Antifascista in senso politico ed estetico (dunque avverso al razionalismo imperante), corrispondente del liberale Gobetti, scrittore mancato, critico d’arte e d’architettura ma soprattutto animatore culturale. Spione, bugiardo, millantatore, imbroglione, integerrimo, radicale, generoso... troppe le dimensioni, tutte in competizione tra loro. Sullo sfondo, per così dire, il fascismo.
A questa prima parte che dovrebbe essere oggettiva, fredda esposizione di fatti e documenti, che invece diventa vero e proprio labirinto, segue una seconda “Appunti per un romanzo” dove invece la tesi di Camilleri brilla per lucidità e nettezza. Verrebbe da chiedere all’autore il perché della scelta “binaria”. Perché non fondere le due parti (alla Sciascia, per l’appunto). Forse la risposta è nella celebre autoironia di Camilleri e nell’esito paradossale della scelta stessa.
Una rivincita del narratore sullo storico. Ma anche un’insanabile impossibilità di ricomposizione di intuizioni e frammenti grandi, ma privi di interna coerenza. Un po’ come la vita di Edoardo Persico.
Stefano Baldolini
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.8.2012
Trame

LA SCOMPARSA DI PATÒ Nella Sicilia di fine `800 il ragioniere Antonio Patò scompare improvvisamente. Assassinio, suicidio, fuga volontaria? Sul caso, pestandosi i piedi, indagano poliziotti e carabinieri. Il primo romanzo di Camilleri ad arrivare al cinema.
 
 

GraphoMania, 23.8.2012
Il sorriso di Angelica e Montalbano innamorato

Montalbano e Camilleri sotto l’ombrellone? Perché no. Nonostante il più famoso giallista italiano richieda sempre un certo impegno, data la necessità di immergersi nella lingua siciliana, alcuni dei suoi romanzi si prestano perfettamente alla stagione estiva.
Il sorriso di Angelica, ad esempio, combina una storia di furti con una storia di passione. Perché Salvo Montalbano, stavolta, perde davvero la testa. Non che sia mai stato un’esempio di fedeltà, il che mi dispiace perché ho sempre amato Livia. Questa volta, però, i sentimenti che prova per una meravigliosa ragazza, elemento chiave dell’indagine, lo destabilizzano, gli fanno perdere razionalità e per un attimo anche fiducia in se stesso.
“Comportarisi con quella picciotta come un ‘nnamurato di sidici anni! ‘Na cosa era spasimari a sidici anni davanti al disigno di una fìmmina, e’ n’altra cosa e mittirisi a fari il cretino con una picciotta ‘n carni e ossa. Aviva fatto confusioni tra il sogno di picciotto e la realtà di uno squasi sissantino.”
Al punto che, con risultati esilaranti, il commissario ingaggia una sua personale battaglia con le strofe dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, che gli tornano in mente a causa dell’omonimia di Angelica e dei sentimenti che prova per lei.
Rispetto agli altri romanzi della serie, ne Il sorriso di Angelica acquista spessore la figura di Fazio, solitamente un passo indietro rispetto al braccio destro Mimì Augello. Un Fazio che, oltre a dimostrare il proprio valore nelle indagini, si rivela acuto nel comprendere la relazione tra Montalbano e la signorina Angelica e le complicazioni che stanno sorgendo.
Per farla breve, tra i vari romanzi che raccontano le vicende del commissario siciliano, questo è uno di quelli che ho amato di più, per tre motivi.
Il primo: le pagine in cui Salvo viene colto da un attacco di gelosia per alcune frasi pronunciate da Livia nel sonno, mi hanno regalato non poche risate.
Il secondo: ero curiosa di conoscere meglio Fazio e finalmente in questo “episodio” l’autore me ne da la possibilità.
Il terzo: ho molto amato L’Orlando furioso e Il sorriso di Angelica è pieno di citazioni e rimandi, che però non appesantiscono mai la narrazione, grazie all’ironia e mestiere di Camilleri.
Mariantonietta Barbara
 
 

La Sicilia, 24.8.2012
Camarina parla il linguaggio del cinema
Le suggestioni di un luogo antico per «La scomparsa di Patò», diretto da Rocco Mortelliti e tratto da un romanzo di Camilleri

Chiede scusa per le sedie, il direttore del Parco archeologico terracqueo di Camarina, Giovanni Di Stefano, addebitando l'ospitalità poco comoda ai "tempi difficilissimi" in cui versa adesso il Parco.
Eppure la platea è piena, per questo appuntamento gustoso, della bella rassegna che ha portato il cinema sotto le stelle di Camarina. Complice il fascino senza tempo di una location che non abbisogna di presentazioni, evocativa di una classicità in costante dialogo col presente, per lo meno ai livelli dell'arte. Non solo. Galeotto il successo della penna briosa di Andrea Camilleri, l'occasione ha beneficiato pure di un prestigioso ospite, Rocco Mortelliti, firmatario della regia del film in proiezione per la serata, ovvero "La scomparsa di Patò".
Il lungometraggio, finito di girare nel 2010, è tratto dalla prima stagione creativa di Camilleri, il quale, insieme a Mortelliti e Maurizio Nichetti, ha lavorato a soggetto e sceneggiatura di questa commedia gialla.
Ambientato nella mitica Vigata, in una Sicilia di secondoottocentesca, il film, come il libro, ha come motore della fabula la scomparsa dell'integerrimo ragioniere Patò, quando questi, interpretando l'odioso ruolo di Giuda nella tradizionale messinscena della Passione di Cristo, sparisce. Sarebbe dovuto sprofondare in un inferno finto, quello sottostante il palco del teatro, il povero Patò. Ma invece non si trova davvero.
Sul caso indagano due rappresentanti delle forze armate da sempre in reciproca rivalità, ossia il poliziotto Giummaro e il carabiniere Bellavia, consentendo così a Camilleri prima, dunque a Mortelliti, di sorridere sull'ostilità secolare tra Pubblica sicurezza e Arma dei Carabinieri, e di satireggiare sui formalismi inutili della società e sugli ingranaggi spesso tortuosi della burocrazia, profittando di quella lente ingrandente che è la realtà siciliana.
In ciò efficace il cast, ove brilla Nino Frassica, insieme a Maurizio Casagrande, Alessandra Mortelliti, Neri Marcorè, Flavio Bucci, Gilberto Idonea, Roberto Herlitzka, Simona Marchini, Guia Jelo, Manlio Dovì.
Intervenuto sul film, il regista Rocco Mortelliti ha chiarito le relazioni tra il romanzo di Camilleri, edito da Mondadori nel 2000, e la sua resa filmica. Il regista, con gli sceneggiatori, tra i quali, si diceva, lo stesso Camilleri, si è dovuto misurare con la particolare struttura del romanzo, che non sviluppa la trama in maniera lineare, ma la svela attraverso lettere, messaggi, segnali, poco alla volta. E questo contenuto epistolare gli autori hanno reso attraverso una catena di flashback, che consente ai personaggi di ricostruire pezzo a pezzo i fatti. Fornendo, trasversalmente, un quadro inaspettato dei mali siciliani e dell'intera Italia.
Elisa Mandarà
 
 

Corriere della Sera, 24.8.2012
Le quotazioni
Nobel dei bookmaker Murakami in testa davanti a Mo Yan

Se l'anno scorso puntavano su Adonis, quest'anno i bookmaker inglesi mettono in testa ai favoriti il giapponese Haruki Murakami nella corsa al Premio Nobel per la letteratura, che verrà assegnato ai primi di ottobre. [...] Novità nei nomi italiani: spunta Dacia Maraini, che gli scommettitori inglesi piazzano 16/1, davanti a Umberto Eco (25/1) e a Camilleri, dato a 50 contro uno. [...]
Roberta Scorranese
 
 

La Sicilia, 24.8.2012
L’inchiesta. “Tesori” di Sicilia
Cemento e caos “delitti” nel mare di Montalbano
Santa Croce Camerina: viaggio lungo il litorale celebrato dalla fiction. Invaso dai turisti, ma in piena crisi d’identità
A Punta Secca divieto di balneazione e i residence spuntano come funghi

Santa Croce Camerina. Stavolta sarà dura anche per Montalbano. Nemmeno il commissario, purtroppo, potrà far luce su questo delitto irrisolto. Un cold case - un "omicidio" risalente a trenta, forse anche quarant'anni fa - senza che nessuno sia mai riuscito a scoprire i colpevoli; ma anche un mistero che si arricchisce di nuovi colpevoli e di inconfessabili complicità, dipanando la sua trama fino a quest'ultimo scorcio d'estate. Sì, stavolta è proprio un caso davvero difficile. Anche a causa del conflitto di interessi che investe il commissario, di pirsona pirsonalmente. Perché il "morto" in questione è il suo adorato mare. Forse Catarella ancora non lo sa, ma è proprio così: hanno ucciso il mare di Montalbano. Quello della fiction, ma che poi esiste davvero. Quello che ha reso famosa in tutto il mondo Santa Croce Camerina, trasformando la villetta sulla spiaggia di Punta Secca (la casa di Marinella nelle pagine di Andrea Camilleri) in mèta di pellegrinaggi per telefeticisti, oltre che in un b&b gettonatissimo.
Elvira, comasca di 53 anni, ha affittato una casa privata nei pressi della gastronomia "Gli arancini di Montalbano": «L'acqua è sporca, sempre piena di alghe e spesso di bollicine. Io vengo qui da cinque stagioni ma quest'anno è una vera delusione». Ma, al di là della sporcizia e della calca, quest'estate anche il commissario sarebbe un "fuorilegge" se facesse il bagno nella sua spiaggia, puntellata da un doppio cartello. Uno, nella discesa che porta sul bagnasciuga, ammonisce: «Balneazione pericolosa a causa di vortici marini». L'altro, sulla sabbia, è ben più cogente: «Divieto assoluto di balneazione entro lo specchio acqueo»; poi un'altra scritta cancellata da vernice bianca e accanto un foglio lasciato da un bagnante che ha smarrito una chiave; sotto un altro cartello che recita: «Balneazione non sicura per mancanza di apposito servizio di balneazione». Il burocratese pleonastico non dice l'essenziale: quest'estate manca il servizio di vigilanza e salvataggio in mare. Il Comune di Santa Croce non ha potuto infatti aggiudicarlo per un intoppo burocratico nella gara, «per carenza o difetto della documentazione esibita», dicono dal municipio. Un'unica associazione ha depositato tutte le carte necessarie e poi s'è tirata indietro. E quindi siamo arrivati a fine agosto con il divieto "ufficiale" di balneazione (non soltanto a Punta Secca, ma in tutto il litorale di Santa Croce), regolarmente eluso dalle migliaia di persone che non hanno resistito alla tentazione di una nuotata nelle acque del commissario. Ma la cosa più grave è che c'è scappato il morto: un niscemese di 53 anni, annegato mentre stava pescando ricci e telline a Punta Secca. «Tragica fatalità», ha subito chiarito l'assessore comunale alla Sicurezza, Rosario Pluchino. Mentre diceva ciò, a Torre di Mezzo, spiaggia poco più in là, un bimbo di tre anni veniva salvato in extremis dai familiari e trasportato in ospedale con i polmoni pieni d'acqua. Tant'è che Salvatore Mandarà, presidente di Fare Ambiente, ci ha subito messo il carico da undici: «L'assistenza ai bagnanti è un servizio essenziale, la nostra associazione è a disposizione di villeggianti e turisti che adiranno le vie legali nei confronti del Comune. Noi ci costituiremo parte civile».
Ma se fosse soltanto una storia di mare insicuro e sporco allora Montalbano lo risolverebbe in cinque minuti, questo caso. Putroppo non è così. Perché i villeggianti di Punta Secca, già segnalata in età bizantina, un giorno si sono risvegliati come... travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto. Pur non essendo la musa ispiratrice del maestro Camilleri (i luoghi di Montalbano semmai andrebbero localizzati nell'Agrigentino; il mare è quello di Porto Empedocle) la frazione di Santa Croce è diventata un must turistico grazie alla potenza della versione televisiva.
Certo, non è stato facile per il piccolo borgo marinaro affrontare tale notorietà. Un fulmineo fiorire di b&b, affittacamere, ristoranti, pizzerie, tavole calde, gelaterie; e le viuzze, la piazzetta e il lungomare nei mesi estivi diventano un ammasso caotico, dove è difficile anche passeggiare, se prima s'è trovato parcheggio. Grazie alla mutazione genetica più affari per tutti e buonanotte a chi il villaggio lo preferiva com'era prima. E che adesso guarda di sbieco quegli orrendi residence-alveari puntellati di vendonsi-affittansi mono e bivani con angolo cottura. È la notorietà, bellezza. Eppure l'espansione edilizia nel nome di un seppur immaginario tutore della legge, anche quando in regola con le leggi urbanistiche, dovrebbe garantire le regole estetiche che rispettino l'anima di questi luoghi.
Tanto più che la vittima di questo delitto (im) perfetto - il mare di Montalbano - è un patrimonio che va ben al di là della villetta e della spiaggia di Punta Secca. Allungandosi a sud-est per altri tre chilometri e mezzo, da Caucana fino a Casuzze. È pur sempre - per estensione - il mare di Montalbano. Già ferito da una cementificazione selvaggia (con relative sanatorie a raffica) accumulata nei decenni. Nel sito casuzze. it, minuziosamente curato da Giacomo Giampiccolo, si racconta dei primi insediamenti, con i nomi delle famiglie di "pionieri" degli anni 50 e ‘60, e i costi d'acquisto delle case, a partire da 450mila lire di allora. Il risultato - più di mezzo secolo dopo, da Caucana a Casuzze - è la coabitazione di stupende spiagge con un ammasso di villette a pochi metri dall'arenile. Vietato ai cittadini che - oltre a sognare un lungomare e dei marciapiedi - non possono accedere ad alcune delle spiagge più amate perché l'accesso è spesso chiuso (con tanto di cartello «proprietà privata») dai proprietari delle villette sorte a ridosso della sabbia. Che nel frattempo viene fagocitata dall'erosione della costa, sottoposta anche a frane. Come nel lungomare delle Anticaglie, a ridosso del parco archeologico di Caucana (che "ingloba" villette costruite prima della scoperta dei reperti archeologici), dove la spiaggia s'è ridotta a una striscia a rischio frane. Qualcuno fra i villeggianti storici ce l'ha con i lavori del porto turistico di Marina di Ragusa, ma da alcune relazioni tecniche si evincerebbe che il processo di erosione era già in corso da anni. Anche qui divieto di balneazione - motivato anche dalla scoperta di un relitto di una nave bizantina del V secolo d. C. - e cittadini inferociti. Si sono rotti i cabbasisi nel vedere il mare di Montalbano che muore, giorno dopo giorno, in un'eutanasia lenta e - per qualcuno - redditizia.
Mario Barresi
 
 

ANSA, 24.8.2012
Pietanza Montalbano a rassegna giallo Senigallia
'Pane con milza' preparato da chef Uliassi

Ancona - Serata dedicata a Salvo Montalbano, il poliziotto siciliano creato dallo scrittore Andrea Camilleri, alla rassegna culturale 'Ventimilarighesottoimari' di Senigallia, che quest'anno si e' tinta di 'giallo'.
L'appuntamento e' domani alla Rotonda a Mare: ci saranno Alberto Sironi, regista della serie televisiva, e l'attore Cesare Bocci, che nella serie interpreta il personaggio del vice commissario Mimi' Augello.
Per immergersi ancora di piu' nel clima della Sicilia di Montalbano, lo chef Mauro Uliassi proporra', sempre alla Rotonda, una serata di 'street food Sicilia': si potra' assaggiare 'pani ca' meusa', ricetta che compare in alcuni racconti di Camilleri e che puo' essere italianizzata con 'pane con la milza'. E' un esempio di tradizione gastronomica siciliana, e piu' precisamente palermitana, nel campo del cosiddetto 'cibo da strada': consiste in una pagnotta morbida (vastella), superiormente spolverata di sesamo, che viene imbottita da pezzetti di milza e polmone di vitello.
 
 

Libreriamo, 24.8.2012
Il commissario Montalbano arriva in cucina e conquista la cima della classifica italiana degli e-book
Il libro “I Segreti della tavola di Montalbano” di Stefania Campo conquista la vetta della classifica digitale di Bookrepublic

MILANO – Il Commissario Montalbano lascia per un attimo pistola e distintivo per dedicarsi ai fornelli. Lo fa grazie a Stefania Campo, autrice del libro "I Segreti della tavola di Montalbano", un'indagine sull'universo gastronomico di Andrea Camilleri, espresso attraverso il suo illustre personaggio: il commissario Montalbano, goloso e continuamente affetto da un "pititto" smisurato. E’ quanto emerge dalla la classifica degli e-book più venduti stilata da Bookrepublic. Alle sue spalle sul podio due manuali su come affrontare e risolvere due questioni per molti importanti: la mancanza di memoria e l’insonnia.
"I Segreti della tavola di Montalbano" rappresenta un'antologia gustosa, come una tavolata ben imbandita, con rievocazioni di alimenti e pietanze tratte dai suoi ricordi dell'infanzia in Sicilia. Il cibo diventa protagonista trasversale di tutte le storie, e acquista una valenza affettiva molto forte, sinonimo di materializzazione dell'amore materno. Da qui si deduce l'importanza che questa passione ha per il commissario, così prepotente da prevaricare anche la passione amorosa. Le ricette sono svelate in queste gustose pagine da assaporare in silenzio e solitudine, con animo lieto e mente sgombra, una per volta, come quando Montalbano si siede a degustare i suoi piatti preferiti.
[…]
 
 

BBC, 25.8.2012
Inspector Montalbano
Turning Point

Episode 1 of 12, Inspector Montalbano, Series 2
Duration: 1 hour, 35 minutes
CLIP

One of Montalbano's most difficult cases begins during one of his habitual morning swims, when he finds a decomposed body floating in the water. The investigation leads him to uncover the unsavoury realities of international child trafficking.
In Italian with English subtitles.
Broadcasts
Sat 25 Aug 2012 21:00 BBC Four
Wed 29 Aug 2012 00:00 BBC Four
 
 

La Sicilia, 25.8.2012
Speciale Porto Empedocle
A cura della PK
Da ormai alcuni anni il centro marinaro è diventato punto di riferimento per tutta la provincia, soprattutto nel periodo estivo con spettacoli ed eventi da dieci e lode
Il primo cittadino è riuscito a lavorare in silenzio e nella bella stagione rende il salotto cittadino «Via Roma» una delle zone più belle dell’intera Sicilia
Inoltre, grazie anche alla collaborazione dello scrittore Andrea Camilleri, molti turisti intendono conoscere i luoghi, oggi cambiati, dove sono ambientati i romanzi

Firetto esulta «La cultura paga sempre»

Porto Empedocle, in estate, si conferma fucina di eventi e luogo di ritrovo per gli agrigentini, che da ogni angolo della provincia accorrono numerosi per assistere ai tanti eventi del cartellone targato «Estate Empedoclina 2012».
[…]
Intanto prosegue il fermento turistico e culturale all'interno della Torre di Carlo V, dove a settembre prenderà il via la rassegna di incontri dal titolo «Torre di libri».
Incessante in questi mesi l'afflusso di turisti presso la sala cannoniera, visitabile come l'intero monumento tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20.
Con l'inaugurazione della «Sala cannoniera» è stato reso omaggio ad Andrea Camilleri, scrittore originario e particolarmente legato alla sua «Vigata» attraverso lettura di pagine del suo libro «La strage dimenticata» rievocative dell'uccisione di 114 servi di pena in quelle stesse «fosse», oggi trasformate in spazi museali.
In attesa dell'allestimento dei locali superiori della torre che ne ospiterà documenti e reperti, il sindaco Calogero Firetto dichiara:
«Ripartiremo dal Museo del Mare per continuare a proiettare Porto Empedocle verso nuovi orizzonti».
[…]

Lo scrittore nei suoi libri parla sempre della sua terra natia e finisce sempre per commuoversi
Camilleri e la sua amata «Vigata»

«C'è un posto in Sicilia che io amo particolarmente perché ci sono nato e perché ha ispirato molti dei miei libri.
Questo posto di mare davvero straordinario per via della sua storia e della sua Cultura e che considero un po' la mia Vigàta si chiama Porto Empedocle! ».
Questa è la frase che lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri ha coniato per il suo paese natio. Quel paese che lui ha vissuto da ragazzino e da adolescente, che vide bombardato nel corso della Seconda guerra mondiale.
Camilleri è rimasto molto legato alla sua terra, e lo scorso mese di giugno è ritornato per inaugurare alcune strutture e perfino una imbarcazione che è stata chiamata «Vigata».
A Porto Empedocle è stata costituita la Fondazione che porta il suo nome, la cui sede è stata ricavata in una vecchia casa di campagna della famiglia Camilleri, donato al Comune.
E' stato lo stesso scrittore, sempre nel giugno scorso, ad inaugurare la Torre Carlo V completamente ristrutturata.
In quella occasione Camilleri ebbe a dire: «Questa torre alle mie spalle ha retto in epoche importanti e falciate dal dolore, rivederla cosi per me è una grande emozione».
Tra le altre cose, Camilleri ha scritto proprio uno dei suoi romanzi proprio sulla torre: «La strage dimenticata». Tutto nasce dai moti del 1848 in Sicilia come pretesto per rivalse trasformistiche da parte del notabilato: in questo contesto si svolgono due efferate stragi sulle quali le autorità si affrettarono a stendere un velo di silenzio. La prima strage avvenne a Porto Empedocle, dove il maggiore Sarzana si liberò in un sol colpo di 114 detenuti, soffocandoli e bruciandoli vivi in una cella comune; la seconda ebbe luogo a Pantelleria, dove ad opera di mafiosi e proprietari furono giustiziati 15 contadini in base a pretestuose accuse. Sulla scorta dei ricordi tramandati dalla sua famiglia, e consultando residue documentazioni, Camilleri fa rivivere quei tetri episodi in un racconto amaramente umoristico.
Ma Camilleri grazie al suo Commissario Montalbano ha fatto le fortune di Porto Empedocle. La Vigata camilleriana è un pò diversa da quella che vediamo in televisione nella serie dedicata al funzionario di Polizia. Ma è proprio alla «Marina» empedoclina che Montalbano opera. La Torre Carlo V, tra le altre cose, si trova vicinissima al molo dove il Commissario è solito concedersi una passeggiata per smaltire l'abbondante pranzo. E li che Montalbano si siede e comincia a giocare con il solo granchio. Anche questo è da vedere a Porto Empedocle.

L'iniziativa del Comune ha riscosso larghi consensi tra i turisti stranieri
Anche un depliant in inglese
Di grande suggestione la spiaggia «Marinella» dove «vive» il Commissario più amato d'Italia, Salvo Montalbano

Il comune di Porto Empedocle, per volontà del sindaco Lillo Firetto, ha predisposto un depliant, tradotta anche dall'italiano all'inglese, che ha riscosso parecchi consensi, soprattutto tra i turisti stranieri, che parlano proprio l'inglese, che hanno avuto la possibilità di visitare le «bellezze» locali, leggendo le spiegazioni in dettaglio.
In sintesi, il depliant comincia con il saluto e con una descrizione sommaria della cittadina: Porto Empedocle ha un importante porto peschereccio e commerciale della Sicilia sud-occidentale, Porto Empedocle è una tipica città marinara, impreziosita da luoghi storici e artistico-monumentali che si intrecciano con le bellezze delle spiagge locali. L'economia è basata principalmente sul settore ittico e su quello turistico-culturale. Porto Empedocle è la terra natale di illustri scrittori come il Premio Nobel per la Letteratura, Luigi Pirandello e l'autore del commissario Montalbano, Andrea Camilleri.
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La Vigàta del commissario Montalbano
Porto Empedocle è l'immaginaria Vigàta del celebre commissario Salvo Montalbano personaggio nato dalla penna dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri che ha trasformato la sua città natale in un vero e proprio borgo letterario dove si possono riscoprire percorsi e luoghi di grande suggestione come la mitica spiaggia di «Marinella». In onore di Montalbano in via Roma, nel cuore della marina, è posta una statua iperrealista in bronzo raffigurante il commissario appoggiato ad un lampione, giornalmente meta di turisti che amano farsi fotografare accanto.
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La Repubblica (ed. di Palermo), 25-26.8.2012
Trame

LA SCOMPARSA DI PATÒ Nella Sicilia di fine `800 il ragioniere Antonio Patò scompare improvvisamente. Assassinio, suicidio, fuga volontaria? Sul caso, pestandosi i piedi, indagano poliziotti e carabinieri. Il primo romanzo di Camilleri ad arrivare al cinema.
 
 

newnotizie, 25.8.2012
La Rai del futuro con Rosso San Valentino, Paura d’amare 2 e Il Commissario Montalbano

Alcune delle future fiction offerte nella prossima stagione televisiva. Settembre è ormai alle porte e così i bravi telespettatori soddisfano le loro curiosità controllando cosa offriranno le Reti, pubbliche e private, per il prossimo anno. Oltre ai programmi, di cui però non si può sapere subito ospiti e argomenti, ci si informa soprattutto sulle fiction che andranno in onda facendo compagnia a ciascuno nelle fredde sere invernali o quantomeno nel relax del post lavoro. Per quanto riguarda la Rai, pertanto, pare che ci siano in cantiere graditi ritorni ed interessanti novità fra cui: Un caso di Coscienza 5,  Paura d’amare 2, Il Commissario Montalbano e Rosso San Valentino.
Alcune anticipazioni. Fra quelle sopra citate, che rappresentano solo una piccola parte dell’offerta, si possono già rendere note alcune piccole anticipazioni. Iniziando da l’unico a cui la nomea di fiction rimane un po’ stretta, ovvero controllando le novità de Il Commissario Montalbano, uno dei più grandi successi italiani, esportato anche all’estero, si può scoprire come in Sicilia siano state girate altri 4 film tratti dai romanzi di Camilleri intitolati: Il sorriso di Angelica, Il gioco degli specchi e altri due romanzi inediti. Ritorneranno quindi il protagonista Luca Zingaretti e  Cesare Bocci, con l’aggiunta, come sempre, di bellissime guest star del calibro di Barbara Bobulova, Margareth Madè e Dajana Roncione.
[…]
Alessandra Solmi
 
 

La Sicilia, 25.8.2012
I carabinieri nel mare di Montalbano
Abusi sulla costa: indaga la procura di ragusa

"Sfregi" edilizi, inquinamento, erosione costiera, omissioni amministrative, servizi negati. La Procura di Ragusa apre un'indagine per verificare una serie abusi nelle spiagge celebrate dalla fiction di Montalbano.
[…]
Mario Barresi
 
 

Il Sole 24 Ore, 26.8.2012
Posacenere

Il Procuratore generale della Cassazione, in una sua requisitoria, ha affermato che l’accusa in base alla quale il ricorrente era stato in precedenza per ben due volte condannato a pene pesanti, era un reato al quale, testualmente, «nessuno crede più». Con tutto il rispetto, mi sembra che il Procuratore generale abbia sbagliato verbo. Quel "credere" stona. Applicare il nostro Codice penale non è un atto di fede, ma un atto di razionale giustizia. Nessuno è obbligato a "credere" nel Codice come se fosse il Vangelo. E fintanto che un certo reato rimane tale per il Codice, esso come tale va giudicato. Se si ritiene invece che quel reato sia ormai sorpassato non si deve fare altro che chiedere al legislatore di cassarlo.
Andrea Camilleri
 
 

ANSA, 26.8.2012
Boom turismo in location Montalbano
Da debutto fiction nel '98, cresciuto al ritmo 12-14% l'anno

Roma - E' un matrimonio ormai indissolubile quello tra la provincia di Ragusa e il 'commissario Montalbano'. Il successo della serie tv sul celebre commissario nato dalla penna di Andrea Cammileri, è cresciuto di pari passo alla promozione di questo territorio che il piccolo schermo ha messo in luce con i bellissimi monumenti barocchi, i riflessi del mare in cui nuota il commissario reso celebre da Luca Zingaretti e le coste dorate, da oggi nel mirino dei carabinieri che dovranno verificare presunti abusi edilizi.
Location divenute ben riconoscibili ai turisti-telespettatori che non mancano di visitare la 'Vigata' immaginaria di Camillieri. Una promozione a 360 gradi che trova grande interesse anche alle borse del turismo dove gli enti locali, i tour operator e i siti internet con itinerari turistici, mettono in evidenza l'equazione provincia di Ragusa uguale set del commissario Montalbano: sono decine e decine gli annunci di 'affitto casa luoghi Montalbano'.
Nonostante i nomi delle località delle storie e delle riprese non coincidano con quelli reali (l'immaginaria Vigata è Ragusa Ibla, Merfi è Menfi, Fiacca è Sciacca, Raccadali è Raffadali), il turismo in tutta la Sicilia del sud-est è cresciuto, dal 1998, quando la fiction ha debuttato, al ritmo del 12-14% l'anno, con un aumento esponenziale dei bed & Breakfast e gli agriturismi, da 65 nel 2001 ai 2900 dieci anni dopo, di cui molti intitolati al Commissario, fra cui 'La casa di Montalbano', a Punta Secca, dove si può affittare la dimora fittizia del personaggio.
La veranda di Marinella, dove Montalbano trascorre la maggior parte del tempo, tra riflessioni, pranzi a base di pesce, la voglia di respirare la Sicilia autentica raccontata da Camilleri, è diventata una vera e propria gallina dalle uova d'oro per il territorio. Così come il commissariato di Vigata dove lavorano Salvo e i suoi collaboratori, Mimì Augello, Carmine Fazio e Agatino Catarella, ambientato all'interno del Municipio della barocca Scicli, un edificio dei primi del secolo in stile neorinascimentale.
Mentre i telefilm su Montalbano sono stati girati nel selvaggio ragusano, i romanzi di Andrea Camilleri sono ambientati tra Vigata e Montelusa ovvero cittadine semifantastiche identificate con Porto Empedocle e Agrigento. Nel 2003, addirittura, il comune di Porto Empedocle ha chiesto allo scrittore di poter adottare il nome di Vigata: permesso concesso.
 
 

VeDrò, 27.8.2012
We can be heroes! Gli italiani e i loro superpoteri
Centrale Fies, Dro (TN)
Cliccare qui per il programma completo (26-29.8.2012)

[…]
Lunedi 27 agosto
h 9:30 Apertura dell’VIII edizione di veDrò
We can be heroes: “Fai del tuo limite il tuo orizzonte”
(testo liberamente tratto dall’intervento di Andrea Camilleri a veDrò Un aperitivo con ..., 8.5.12)
Interpretato da Vinicio Marchioni, attore
[…]
 
 

La Sicilia, 27.8.2012
Il racconto
L’Arma a casa di Montalbano
I bagnanti: «Fiction o realtà?»

Santa Croce Camerina: partite ieri le indagini su tutta la costa

Santa Croce Camerina. Una cosa è certa: Salvo Montalbano, questo strano caso, l'avrebbe gestito con molta più discrezione. Magari incaricando il fedele Fazio di scartabellare un po' di documenti affidandosi agli uomini giusti negli uffici giusti; nel frattempo lui - il commissario - avrebbe fatto una silenziosa passeggiata in queste coste violentate, parcheggiano la sua Fiat "Tipo" in una stradina secondaria, di notte e a luci spente, per non dare nell'occhio. E invece quella che è andata ieri in onda sulle spiagge di Santa Croce è stata tutt'altra sceneggiatura. Da un elicottero i carabinieri fotografano il litorale di Punta Secca, un gommone con altri militari dell'Arma raggiunge lo specchio di mare antistante la casa del commissario Montalbano, mentre altri uomini in divisa si intrufolano tra ombrelloni, sdraio e teli suscitando la curiosità dei bagnanti. «Ma che cosa è successo, il commissario è passato al nemico?», si chiede Manlio, turista romano, nel bagnasciuga sotto la celeberrima villetta televisiva di Marinella.
E invece è la realtà. Ieri mattina, come annunciato, i carabinieri del comando provinciale di Ragusa, guidati dal tenente colonnello Salvo Gagliano, non sono certo passati inosservati nell'iniziare - di domenica, con telecamere e fotografi al seguito - le indagini che sono state loro affidate dal procuratore Carmelo Petralia. I carabinieri passano ai "raggi x" circa 3,5 chilometri (da Torre di Mezzo a Punta Secca, fino ad arrivare a Caucana e Casuzze) per accertare «in tempi brevi», spiegano, eventuali «episodi di cementificazione selvaggia, inquinamento, erosioni e frane costiere, mancata fruibilità del demanio».
Il fascicolo è stato aperto a seguito della pubblicazione di un reportage pubblicato su La Sicilia di venerdì 24, che fino a ieri era l'unico atto nel registro del "modello 45" aperto dalla Procura iblea. Adesso, i controlli partiti ieri faranno chiarezza su una mole investigativa potenzialmente sterminata. «Questa prima giornata - commenta il comandante Gagliano - è andata sicuramente bene, perché abbiamo svolto i controlli proprio così come ci eravamo prefissi di fare. Si tratta di una situazione ancora da verificare e nessuno vuole mettere in croce questo territorio». Oggi è previsto un vertice nella sede del comando provinciale dei carabinieri di Ragusa, coordinato dal comandante Gagliano, al quale parteciperanno tutti i responsabili dei reparti impegnati nell'operazione: le unità territoriali della compagnia e le componenti del nucleo scientifico e investigativo che hanno effettuato i servizi di controllo a terra, il Servizio navale che ha svolto i rilievi a mare, e l'equipaggio dell'elicottero che ha effettuato i rilievi di natura tecnica geomorfologica, planimetrici e fotografici, in tutto il tratto di costa interessato.
Una task force di 15 uomini, per un'indagine a tappeto su un litorale "baciato" dalla popolarità della fiction televisiva, che ha avuto un ritorno di immagine e di presenze turistiche consistenti ma che, ricevendo un'eredità decennale di abusi, è stato dimenticato e lasciato all'abbandono senza il più elementare rispetto delle regole. I principali filoni d'inchiesta - secondo quanto confermato ieri dai carabinieri - «riguardano la cementificazione selvaggia del litorale e gli accessi negati al mare per la presenza di cancelli abusivi che trasformano strade pubbliche in private». Ma di altri potenziali reati - tutti nel segno della tracotanza dell'uomo che violenta la natura - ce ne sono a decine.
In spiaggia c'è anche il sindaco di Santa Croce Camerina, Francesca Iurato, che ha tutta l'aria di essere una signora perbene, una donna che quest'ultima domenica di agosto avrebbe preferito passarla a cucinare per la famiglia, piuttosto che stare qui sotto il sole cocente, a rispondere a microfoni e taccuini. La sua è una difesa appassionata: «Questa parte del litorale è sempre bellissima e godibilissima. Ci siamo insediati appena tre mesi fa. E subito abbiamo voluto occuparci del decoro del piccolo borgo curandoci di bonificare il vicolo dell'ex caserma della guardia di finanza facendone uno spazio dedicato all'arte. Abbiamo installato anche fioriere e panchine per consentire ai visitatori la possibilità di godere gli splendidi tramonti che si stagliano all'orizzonte. La sicurezza? È assicurata da un bagnino. Anche se quest'ultimo non è a carico del Comune». E l'acqua è inquinata? «Macchè, l'acqua è pulita. È stata la Capitaneria di porto ad affiggere quei cartelli, perché alcuni tratti sono pericolosi e la gente che fa il bagno è incosciente». Proprio come quelle centinaia di "incoscienti" che - dietro di lei - fanno il bagno nella spiaggetta di Montalbano solcata dal "divieto di balneazione assoluta". Ma quella, forse, è un'altra storia. Camilleri? Forse. Ma anche un bel po' di Pirandello e di Sciascia.
Mario Barresi
 
 

Quarara, 27.8.2012
Una lama di luce, Camilleri

Ancora un romanzo di Camilleri sul commissario Montalbano. Dopo anni di rapporto a distanza con Livia arriva Marian a sconvolgere la vita di Salvo Montalbano. La giovane compra e rivende quadri nella sua galleria di Vigata. La sua energia travolge il commissario e lo fa innamorare perdutamente. Una notte d’amore con lei mette in crisi anni di rapporto con Livia.
Sullo sfondo della storia d’amore, in primo piano due casi per il commissario.
Il caso principale è complesso: si tratta di traffico d’armi e Salvo se ne chiama in parte fuori coinvolgendo le autorità competenti anche se continua la sua personale indagine con Fazio e Augello e l’immancabile Catarella. Tutto inizia con un sogno terribile che pare dover avere un ruolo concreto nell’indagine e un presagio che qualcosa di tremendo sta per accadere nella vita del commissario e della sua donna.
Livia è presente solo al telefono e il suo umore nero e uno stato d’animo inspiegabile sembrano guidare l’indagine del commissario che con il suo solito stile porta la verità a galla passo dopo passo.
Il secondo caso è un furto con possibile tradimento. Questa seconda indagine parallela condisce il romanzo dando alla storia dinamicità. Si passa così da un caso all’altro di continuo e, sullo sfondo, la presenza e assenza delle due donne del commissario.
Le due donne competono a distanza tramite il telefono e soltanto alla fine si potrà capire quanto importanti siano per Montalbano. L’umore funesto di Livia si chiarirà soltanto al termine del romanzo e avrà un legame inaspettato con una delle indagini in corso.
Un pizzico di magia, amore, indagini e il mare della Sicilia sono ottimi ingredienti per un libro da divorare in pochi giorni.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 28-29.8.2012
Trame

LA SCOMPARSA DI PATÒ Nella Sicilia di fine `800 il ragioniere Antonio Patò scompare improvvisamente. Assassinio, suicidio, fuga volontaria? Sul caso, pestandosi i piedi, indagano poliziotti e carabinieri. Il primo romanzo di Camilleri ad arrivare al cinema.
 
 

Monreale News, 29.8.2012
La Regina di Pomerania e altre storie di Vigata
Di Andrea Camilleri

Il racconto breve mette ancora più in risalto le doti di narratore di un autore. E’ così anche per questi otto racconti ambientati a Vigata, in una provincia che ci è cara, perché grazie all’Autore abbiamo imparato ad amarla. Saper catturare l’attenzione e la partecipazione affettiva del lettore e costringerlo soavemente a “farsi un pupo” in testa, ossia aspettarsi un certo corso delle cose e magari anche un finale.
Fargli assaporare lo snodarsi degli eventi verso “quel” finale e poi tradirlo e lasciarlo di stucco in una svolta inattesa, tragica o comica, surreale e molto più bizzarra (e più bella!) di quanto avesse proposto la nostra fantasia in preda all’ebbrezza della lettura. Ecco la dinamica che si snoda durante la lettura e che innesca meccanismi di dipendenza psicologica, perché mentre ci affezioniamo ai personaggi e alle loro vicende, scommettiamo istintivamente sull’epilogo, sapendo già che ci sbagliamo!
Quanto ai personaggi, ci sembra di averli conosciuti da piccoli, perché nella nostra memoria di bambini siciliani di provincia ci sono da sempre storie di promessi sposi osteggiati dalle famiglie, concorrenze più o meno leali fra commercianti, acquisti di vestiario o di scarpe cui partecipa tutta la famiglia, raggiri colossali perpetrati ai danni di pubblici amministratori da avventurieri senza scrupoli, dicerie e lettere anonime che rovinano esistenze, persone sprovvedute propense a credere agli spiriti e alle sedute spiritiche, riccastri nullafacenti schiavi del sesso e della lussuria, e “madunnuzze” non proprio immacolate che pure hanno fatto del bene.
La provincia si conferma fonte inesauribile di storie, di meditazione, di ilarità e di conoscenza e rafforza il suo legame privilegiato con la grande Letteratura. Queste storie di Vigata sono le storie che possiamo trovare benissimo nei nostri ricordi e, senza pretese moraleggianti e senza infingimenti, ci parlano di noi, ci ritraggono senza sconti e ci fanno consapevoli del patrimonio culturale e umano di cui siamo eredi e portatori. Peccato che finiscano così presto!
Rosa La Rosa
 
 

La Repubblica, 29.8.2012
Bobulova, l'antistar "Felice di imbruttirmi vedrete cosa so fare"

Roma. A differenza delle attrici che amano apparire, Barbora Bobulova si nasconde dietro i personaggi. «Va benissimo così, anche quando mi ferma qualcuno per strada ha sempre il dubbio: "Sa che lei assomiglia tanto a quell'attrice...". Io sorrido: "Sì, le assomiglio"». Trentotto anni, bellezza delicata, minuta, chiara, sottile, madre di due bambine, la ragazza dell'est ha conquistato l'Italia; da Bellocchio a Ozpetek da Bruni a Genovese, un film dietro l'altro, passando per la tv: Maria Josè, Coco Chanel.
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Ha girato un episodio di "Montalbano". «Con "Il gioco degli specchi" sono entrata nel mondo di Camilleri, fantastico. Faccio una specie di femme fatale, non avevo capito bene il personaggio perché col siciliano facevo fatica, ma sul set il regista Alberto Sironi mi ha chiarito le idee: Barbora, devi sculettare, il tuo scopo è sedurre Zingaretti.
Mi hanno anche vestito da strafica, mi fa piacere perché nella vita mi dà fastidio essere al centro dell'attenzione».
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Silvia Fumarola
 
 

Vanity Fair, 30.8.2012
Sex and (the) stress
Il desiderio impossibile del commissario Montalbano
Il commissario Montalbano assomiglia ad un asceta medioevale: si innamora con un pupo, ma poi il desiderio viene sempre stroncato sul nascere. Mentre Livia da lontano sembra un austero censore
Così Montalbano vive bloccato, tra i sensi di colpa e incapacità di lasciarsi andare, in qualunque direzione. La sua verandina sul mare esprime un tempo sospeso, quello delle non decisioni. E quindi ha un certo fascino

Anche nell’ultimo romanzo di Camilleri compare un ospite ormai fisso da tempo: il desiderio frustrato di Montalbano. Quello che desidera le “picciotta” sensuali e formose, la cui età è andata per fortuna spostandosi dalla trentina alla quarantina nel corso dei libri, che per caso irrompono nella sua vita di strano fidanzato-scapolo sconvolgendogli gli ormoni.
Salvo è così: s’innamora facilmente, ama e apprezza le donne, ed è sensibile al loro fascino. una gran bella cosa. Però ha questa strana relazione con Livia, una donna che mi è sempre piaciuta, specie quando l’ho vista incarnata nel film grazie alla bellissima. Il fatto è che, forse per la lontananza cronica, Livia sta diventando sempre più simile ad una sorta di censore esterno, quasi un superio nordico che vigila perché il commissario non cada in tentazione.
E invece il commissario ci cade sempre, solo che il più delle volte si trattiene con tutte le sue forze, assomigliando ad un asceta medioevale che si tormenta per i suoi stessi desideri. E quando, con il plauso di quasi tutti i lettori (di sicuro il mio, che da sempre tifavo per una storia appassionata con l’intelligente Ingrid), una si abbandona finalmente tra le lenzuola, lo fa quasi esclusivamente per una notte: dopo di che la picciotta se ne va e per qualche motivo Camilleri/Montalbano impedisce che ritorni, mentre gli eventi, spesso tragici o comunque tumultuosi, legati alle inchieste in corso, portano alla definitiva rimozione della storia mai iniziata.
Intendiamoci: non sto certo inneggiando al tradimento della fedele (almeno così crediamo, che mica è detto ma chissà) Livia. Ma di sicuro il commissario qualche problemino con i suoi desideri ce l’ha. Il suo problema non è tanto forse Livia, anche se i sensi di colpa abbondano. È come se, pur innamorandosi di continuo da “omo” appassionato, non potesse poi lasciarsi andare, come se rischiasse di essere trascinato lontano, in luoghi che non conosce, creando conflitti che non riesce ad affrontare. Come non è mai riuscito a sposare Livia, a viverci insieme, ad avere un figlio, anche quando glielo aveva offerto il destino attraverso il piccolo Francois. E allora resta lì, Livia lontana le altre ragazze pure, nella sua verandina, a guardare il mare e sbafarsi le delizie di Adelina (qui senza sensi di colpa per la gola, anche per Dante anche quei sensi erano peccaminosi). Sospeso in un tempo indefinito, in quella sua casa senza tempo. È un commissario dalle passioni bloccate, forse per la troppa passione che prova, forse perché solo così riesce a tenersi in piedi, a sopravvivere quando l’abbandono al desiderio lo porterebbe in luoghi troppo oscuri. Complice il suo autore, forse chissà anche lui fatto della stessa pasta, finisce per usare gli eventi a portata di mano, magari luttuosi o spaventosi, in modo che lo aiutino, senza che lui prenda decisioni, a troncare il desiderio appena nato.
Salvo, lo sappiamo che la questione del desiderio è un fattaccio complesso e non ci sono soluzioni facili. Il tuo tormento ha un che di nobile e in fondo è anche quello di tutti noi. Se ti lasciassi andare, ci sarebbe conflitto, dolore, e magari bisognerebbe rimettere insieme i pezzi in altro modo. Se comunque decidessi di mettere la testa a posto, sposando Livia, la leggerezza del vostro rapporto sparirebbe, e anche lì ci sarebbero conflitti, e magari pezzi sparsi qua e là.
A noi comuni mortali tocca fare una scelta, molti scelgono allegramente l’infedeltà fino in fondo, senza troppi sensi di colpa, molti si sposano e i separano, molti lasciano una donna per mettersi con un’altra.
Quindi, forse, toccherebbe anche a te scegliere e tu lo sai. Anche perché non scegliendo, la vita sceglie per te, come quest’ultimo libro dice senza mezzi termini. Però forse, la tua verandina sferzata dal vento, la tua casa senza rumore, il frigo pieno di cose buone e il mare di fronte sono la migliore immagine di  quel tempo interno in cui ogni tanto anche a noi piace fermarci il più possibile. Niente conflitti, niente paure, solo il suono del vento e delle onde: forse il paradiso deve essere così. Anche se non sarebbe male avere qualcuno da stringere tra le braccia, una donna, un bambino, un amico, o tutti insieme, con cui correre a pieni nudi per tuffarsi insieme.
Elisabetta Ambrosi
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 30.8.2012
Trame

LA SCOMPARSA DI PATÒ Regia di R. Mortelliti (poliziesco, C) Nella Sicilia di fine '800 il ragioniere Antonio Patò scompare improvvisamente. Assassinio, suicidio, fuga volontaria? Sul caso, pestandosi i piedi, indagano poliziotti e carabinieri. Il primo romanzo di Camilleri ad arrivare al cinema.
 
 

Il Tempo, 31.8.2012
Dentro il labirinto

A ottantasette anni, Andrea Camilleri, non pago del successo di romanziere, s'è fatto indagatore della figura, e della morte, d'un uomo esistito: un uomo che lasciò una forte traccia nell'arte e nell'architettura italiane.
Quell'uomo si chiamò Edoardo Persico.
Non fu artista, né architetto, né storico. Nacque a Napoli nel 1900, fu universitario inconcludente, topo di biblioteca, autore di pagine perdute, sodale di artisti controcorrente. Tornato dalla Grande Guerra, sposò la figlia di un farmacista di Pescara, e visse da gran lettore e da immaginoso senzamestiere nella città abruzzese, a spese del suocero. Fin quando, avvilito da questa condizione, e con pochi soldi in tasca, se ne andò a condurre una vita grama in una città scelta un po' a caso, Torino. Fece il catechista in cambio d'un pasto al giorno (era molto religioso), fu uomo delle pulizie alla Fiat, uditore delle lezioni di storia dell'arte di Lionello Venturi e divenne direttore d'una rivista motoristica, alla quale apportò un restyling alzandone le sorti. Ma quando se la cavava abbastanza si ammalò (sembra del mal di petto) e perse il posto. Così decise di trasferirsi a Milano: dove divenne il maitre à penser di giovani artisti e il teorico-manager della nuova architettura razionale, in versione italiana. Un uomo schivo, abiti stazzonati e barba di due giorni sul viso scavato, ma i suoi articoli lasciavano il segno. Una mattina lo trovarono morto nel gabinetto dell'appartamento dove viveva da solo, dopo aver lasciato sotto un altro tetto moglie e due figli. Correva il 1936, e Persico stava per compiere i trentasei anni. Nel suo vasto "giro" di artisti e d'intellettuali ce n'erano d'ogni specie. Gl'indifferenti, i fascisti come il teorico dell'architettura e dell'arte astratta Carlo Belli, gli antifascisti come i pittori Sassu, De Grada e Carlo Levi, i fascisti critici come il pittore Rosai o il giornalista Berto Ricci, i fascisti modernisti e con alte relazioni come il gallerista Pier Maria Bardi. Certo che quella morte destò vasto cordoglio. Egli era il direttore della pulsante galleria "Il Milione" e il condirettore d'una rivista oggi ritenuta icona della modernità: "Casabella", che plaudiva al razionalismo avversando le retoriche costruzioni predilette dai "gerarchi". Subito mulinarono i sospetti. Si disse che Persico era stato trovato bocconi con la testa in una bacinella insanguinata: quindi, era finito per un attacco della sua mal dissimulata tubercolosi. Poi però qualcuno corresse: no, aveva la testa quasi incastrata sotto il tubo di scarico del lavabo: quindi era stato ucciso. E da chi? E perché? Sul cadavere non si vedevano ecchimosi o ferite, né segni che facessero supporre un'irruzione di malviventi in quell'alloggio disadorno, in cui si notavano qui e là candele spente. Che strano. Si sapeva che Persico viveva di poco, ma non si poteva supporre che quell'uomo così influente non aveva pagato la bolletta della luce. Un momento: era un moroso o l'energia elettrica gli era stata interrotta per "ordini superiori"? Presto si mormorò che Persico fosse stato ucciso da sicari della Polizia politica, che aveva scoperto in lui un attivissimo antifascista e invano, minacciandolo di morte, aveva tentato di indurlo alla delazione. L'autopsia aveva concluso che Persico era morto per un accidente cardiaco. Ma c'era da fidarsi del professor Antonio Cazzaniga che l'aveva eseguita? Secondo una diceria, Persico qualche anno prima era finito nelle grinfie della Polizia politica, che l'aveva ristretto per qualche giorno a San Vittore. Inoltre, ora veniva alla memoria un fatto: Persico, convocato dalla Questura di Napoli, con molto dispiacere aveva dovuto disertare l'inaugurazione della prima mostra del "Gruppo dei sei", pittori di Torino che aveva portato alla notorietà (tra loro Carlo Levi, famoso antifascista). Allora si cominciò a scavare negli anni di quell'uomo. Come altre persone geniali, Persico aveva il vezzo di aggiungere conoscenze inventate alle molte che possedeva. Gli piaceva parlare di città straniere con la padronanza di chi vi ha vissuto, e invece soltanto ne aveva studiato storia e pianta topografica. In più, si era fatto autore di libri mai scritti. Una tal balla la spacciò anche a Gobetti, che pure lo stimava. Diceva di aver pubblicato nel 1919, quando era ancora a Napoli, un paio libri all'estero: ma chi gli fece le pulci non ne trovò traccia. Uno dei libri - coincidenza fin qui sfuggita alla ricerca di cui s'è valso Camilleri - s'intitolava High Flam, come in traduzione italiana si sarebbe chiamata poco dopo Fiammalta, rivista del filofuturista partenopeo Domenico Mancuso, fascista e capo-squadrista. E costui era assai vicino ai "circumvisionisti" napoletani, pittori-letterati tra i quali era l'allora comunisteggiante Guglielmo Peirce, amico di Persico anche a Milano (e protetto da Marinetti). Però, scava e scava, veniva fuori che Persico a Napoli era stato altresì corrispondente di Gobetti e simpatizzante del Partito Democratico Sociale. Come scrisse Carlo Belli nel suo libro Il volto del secolo, Persico era "naturalmente antifascista". Del resto, quasi tutti i fautori del razionalismo architettonico erano ritenuti quanto meno lontani dal fascismo-regime. Rende forse un'idea dell'aria che tirava ciò che mi disse un amico di Persico, l'architetto Sartoris, maestro dell'"architecture fonctionelle", torinese ma residente a Losanna: "In Italia mi credevano antifascista, in Svizzera fascista". Insomma: morì di morte naturale o fu ucciso? Il professor Mauro Canali, il più approfondito studioso della Polizia politica fascista e dell'Ovra, esclude che Persico sia stato un "collaboratore". "Negli archivi, che riguardi lui, c'è soltanto qualche foglio senza importanza. Se fosse stato tra i confidenti, o se avesse avuto un ruolo operativo, avrebbe avuto una cartella personale e tracce di lui figurerebbero in decine di altre cartelle. L'ipotesi dell'assassinio è poi inverosimile, visto che alla Polizia politica o all'Ovra la ricerca storica non ha imputato uccisioni". Invece, a Camilleri piace supporre che Persico, presunto agente pentito dei "servizi" militari e poi ritenuto partecipe dell'antifascismo attivo, fu ucciso da due sicari della Polizia politica a seguito del suo rifiuto di "collaborare". Ma, al di là della supposizione, lo scrittore ammette che da tutto quanto in settantasei anni s'è detto e scritto sul "caso Persico" l'assassinio non si può affermare. Però non si trattiene: e chiude il libro raccontando l'"assassinio" in un bel capitolo romanzesco, anche se non romanzesco quanto l'umana vicenda di Persico.
Gino Agnese
 
 

 


 
Last modified Thursday, June, 20, 2013