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RASSEGNA STAMPA

MARZO 2012

 
Corriere della Sera (ed. Roma), 1.3.2012
Libreria Feltrinelli
La «Malacrianza» di Giovanni Greco

Oggi alle 18, alla libreria Feltrinelli nella Galleria Alberto Sordi, Andrea Camilleri presenta il libro «Malacrianza» di Giovanni Greco, edito da Nutrimenti e vincitore del premio Calvino. Partecipano gli attori Ninni Bruschetta e Alessandra Mortelliti, che leggeranno brani dal volume. Il libro racconta ciò che il mondo adulto respinge, condanna o sfrutta del mondo dell' infanzia. Un viaggio in varie parti del mondo con bambini che vivono nelle fogne, tra ragazzi di strada, delle favelas, parlando di commercio e prostituzione infantile. Un racconto senza falsi pudori e ipocrisie, capace di addentrarsi nei recessi profondi dell' offesa più intollerabile, quella verso i più deboli e indifesi.
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 1.3.2012
Il giovane Montalbano incontra la giovane Livia

Un esordio con il botto per «Il giovane Montalbano» che giovedì scorso ha catturato quasi 7 milioni e 800 mila spettatori e si candida a essere degno erede dell’altro Montalbano, il «titolare», per così dire, che proprio tra due mesi rientrerà in produzione con altri quattro nuovi film interpretati «pirsonalmente di pirsona» da Luca Zingaretti e dal resto del cast.
Intanto questi sei film, che costituiscono il «prequel» del Montalbano conosciuto e che ne raccontano la gioventù e i primi anni da commissario, impongono all’attenzione generale Michele Riondino e Sarah Felberbaum, ovvero Salvo Montalbano e la sua fidanzata storica Livia, una storia d’amore di quelle vissute a distanza e per questo più belle e molto complicate. Lui è un attore tarantino che nella capitale ha frequentato l’Accademia e poi si è tuffato nella recitazione tra cinema, teatro e tv. L’opportunità di arrivare al grande pubblico è anche un banco di prova a cui si è avvicinato con dubbi e cautela: «Ho sentito il peso della responsabilità. Per me è stato fondamentale incontrare Andrea Camilleri, parlare a lungo con il regista Gianluca Tavarelli e chiedere un consiglio a Luca Zingaretti che ho incontrato durante la promozione del film di Martone, “Come eravamo”. Ma soprattutto ciò che mi ha convinto è stato capire che non era un’operazione furba».
Di Montalbano si capirà moltissimo, soprattutto i tratti di un carattere reso spigoloso da un’infanzia segnata dall’assenza della madre e dal difficile rapporto con il padre. «Un uomo introverso, riservato, che sa diventare insolente per mascherare le debolezze caratteriali» racconta ancora Riondino. Che anticipa: «Lo vedremo alle prese con Mimì Augello. Quando lo conosce è vicecommissario ma lo tratta da ultimo dei vigili, forse perché l’essere guascone ed estroverso di Augello ricorda a Montalbano tutto ciò che non è».
Ma soprattutto lo vedremo, a partire dalla terza puntata, alle prese con Livia, la donna della sua vita: «Si capirà perché vanno molto d’accordo. Sono due persone che si amano forse perché sono così distanti. Livia caratterialmente è molto più forte di lui, che resta timido e impacciato anche nelle relazioni personali. Lei è quella che prende l’iniziativa, che decide le regole del gioco e lui dovrà assecondarla per stare bene. La lontananza è la chiave del loro amore».
A interpretarla è Sarah Felberbaum, londinese di nascita e italiana d’adozione, già vista in «La figlia di Elisa – Ritorno a Rivombrosa» e «Caterina e le sue figlie». «Ho cercato di darle dei toni diversi, rendere un po’ più morbida quella durezza che si vedrà nell’età adulta. Livia è la dimostrazione che la vita e determinate situazioni possono cambiarti nel profondo e renderti meno aperta e sulla difensiva. Racconta di come può essere difficile vivere accanto a un uomo come Montalbano, una persona sedentaria, molto solitaria e che soprattutto mette il lavoro prima di ogni cosa».
E poi ammette: «Anche a me piacciono gli uomini indipendenti e mossi da una qualche passione. Ma nel caso di Montalbano è diverso, lui è quasi accecato dall’amore per il suo lavoro, a cui pensa giorno e notte. Un uomo del genere non lo vorrei accanto, ti dovresti annullare completamente e io non sono il tipo». E poi torna alla fiction: «Il loro rapporto nasce tenero, dolce; lei, che vive a Genova dove lavora in uno studio di architettura, rinuncia a una parte della sua vita per potersi spostare e correre da lui in Sicilia. Sono due persone forti, indipendenti, legate da un amore che la distanza finisce per logorare».
Cinzia Marongiu
 
 

Film e dvd, 1.3.2012
“Il giovane Montalbano”: la nostra intervista a Beniamino Marcone

Questa sera andrà in onda su RaiUno la seconda puntata de Il giovane Montalbano, il serial televisivo incentrato sul celebre personaggio nato dalla penna dello scrittore Andrea Camilleri; la serie, diretta da Gianluca Maria Tavarelli, vede protagonista Michele Riondino nel ruolo del famoso commissario Salvo Montalbano. A partire dall’episodio di stasera farà il suo ingresso nella serie anche il personaggio dell’ispettore Giuseppe Fazio, il braccio destro del commissario Montalbano; per l’occasione Filmedvd ha realizzato un’intervista esclusiva con Beniamino Marcone, che interpreta il ruolo dell’ispettore Fazio. Beniamino Marcone è un giovane attore che si sta facendo rapidamente strada fra cinema e televisione: di recente ha recitato nei film 20 sigarette e Febbre da fieno, mentre quest’anno lo rivedremo sul grande schermo in Pasolini - La verità nascosta di Federico Bruno.
Ne Il giovane Montalbano interpreti il ruolo dell’ispettore Giuseppe Fazio; cosa puoi raccontarci del tuo personaggio e come ti sei preparato ad interpretarlo?
All’inizio mi sono basato sulle letture dei romanzi. Avevo letto qualcosa di Camilleri ai tempi della scuola, durante le vacanze estive, ma quando sono stato certo che avrei interpretato Fazio un po’ di ansia è salita, quindi mi sono tuffato nella lettura. Poi ovviamente il lavoro con il regista Gianluca Tavarelli mi ha permesso di capire cosa volesse mostrare di questo personaggio e come. Non volevo tralasciare nulla, così come lui, cercando di far emergere l’animo di un giovane che dopo la scuola per diventare poliziotto si appresta a diventare un ispettore a tutti gli effetti, e per di più in un commissariato importante e particolare come quello di Vigata. È un personaggio umano, ricco di sfumature, giovane ma con grandi aspirazioni, che non si risparmia mai e vuole raccogliere appieno l’eredità morale del padre, interpretato in questa serie da Andrea Tidona.
Conoscevi già i romanzi di Andrea Camilleri e la serie con Luca Zingaretti? Quali sono le innovazioni introdotte da Il giovane Montalbano rispetto ai libri e alla precedente fiction?
Conoscevo alcuni titoli di Montalbano, poi ho dovuto approfondire le letture e in secondo momento ho visto anche qualcosa della serie. Penso che ci siano tantissime differenze soprattutto nell’aver voluto mostrare aspetti nuovi, sfumature diverse di ogni personaggio. Noi attori abbiamo dovuto tener conto dell’età dei nostri personaggi e questo naturalmente porta elementi di innovazione che sono insiti nel percorso di crescita di ogni persona. La serie de Il giovane Montalbano è ricca di differenze rispetto alla serie con Zingaretti, sono due prodotti di altissima qualità ma con colori e aspetti diversi e questo è un pregio, un segnale che fare cose belle non è impossibile.
[…]
Stefano Lo Verme
 
 

ilsussidiario.net, 1.3.2012
Il giovane Montalbano/ Beniamino Marcone (Fazio): la fiction Rai racconta l'affascinante Sicilia di Camilleri
Intervista a Beniamino Marcone

Il giovane Montalbano – Stasera su Rai Uno va in onda la seconda puntata di Il giovane Montalbano, la fiction Rai che racconta, vivacemente e con indubbia qualità, i casi affrontati da Salvo Montalbano agli inizi della sua rocambolesca e brillante carriera, creata dallo scrittore siciliano, “papà” letterario del commissario, Andrea Camilleri.  La serie diretta da Gianluca  Maria Tavarelli è una sorta di prequel “Il commissario Montalbano” la popolarissima saga di film per la tv  in cui Luca Zingaretti ha interpretato il commissario. La fiction Il giovane Montalbano, in prima visione tv,  ha esordito con un grande successo di pubblico: la prima puntata ha fatto registrare circa 8 milioni di spettatori e 30% di share. Nel cast  Michele Riondino nel ruolo del protagonista, Montalbano, allora giovane vice commissario a Mascalippa, piccolo paese delle montagne siciliane. Katia Greco è Mary, la prima fidanzata, che sarà poi sostituita dalla successiva, Livia Burlando interpretata da Sarah Felberbaum. Giuseppe Fazio, braccio destro del commissario, è Beniamino Marcone che in questa intervista in esclusiva a ilsussidiario.net regala un personale e avvincente commento sulla fiction.
Ci regala un’ anteprima di questa nuova fiction?
Il giovane Montalbano è un tuffo nelle prime indagini del commissario di Vigata. È stato un gran lavoro di squadra, molto curato nei dettagli e nella definizione dei personaggi, di cui abbiamo potuto raccontare aspetti nuovi.
In particolare può parlarci del personaggio dell’ispettore Giuseppe Fazio, che interpreta in questa serie? Come si è preparato a interpretarlo, ha letto i libri di Camilleri?
Fazio è il collaboratore più fidato di Montalbano. Ha una grossa responsabilità e soprattutto vive l'incarico come un grosso onore. Ama profondamente il suo lavoro e seppur giovane cerca di mettere tutte le sue energie al servizio della squadra. È stato fondamentale leggere i romanzi per capire il profumo ed i suoni della Sicilia di Camillleri. È stato emozionante ogni singolo passaggio di questo lavoro, ogni giorno di riprese una scoperta. Sicuramente nessuno di noi si è risparmiato, dalla produzione Palomar-Rai al regista Tavarelli a noi attori, tutti abbiamo voluto concentrare le nostre migliori energie.
E’ stato difficile recitare in dialetto siciliano?
È stato divertente e stimolante. Il mio personaggio, poi, ha studiato a Roma prima di tornare a Vigata. E' stato importante andare in Sicilia, sentire suoni e modi di dire, e soprattutto avere un "orecchio come una spugna".
La fiction resterà fedele o si staccherà dall’opera di Andrea Camilleri e in particolare dal racconto “La prima indagine di Montalbano”, da cui è tratta?
Posso dire che noi ci siamo messi a servizio del testo originale. Ogni attore poi ci mette del suo. Interpretare Camilleri ti dà la possibilità di interpretare storie eccezionali, grandiose.
Il confronto con la saga Il commissario Montalbano con Luca Zingaretti sarà inevitabile: quale’è secondo lei l’aspetto della nuova fiction Il giovane Montalbano che attirerà i telespettatori?
Non amo i confronti. Ogni opera vive nella sua diversità, altrimenti è una mera ripetizione. Spesso si finisce per fare copia e incolla di cose già viste: ma non è questo il caso. Il giovane Montalbano rende al meglio altre storie, altri personaggi. E' il segno che si può fare qualcosa di bello senza cadere nella ripetizione. Produzione, regia, interpreti, tutti abbiamo sempre lavorato per fare il massimo senza confronti. Penso che in questa serie si vada a scavare in maniera più profonda l'intimità dei personaggi, vediamo dettagli sia di Montalbano, che nel mio caso di Fazio, che molti non conoscono. Sarà interessante vedere quanto questa serie avvicinerà i più giovani, e allo stesso tempo quanto sarà apprezzata da chi ha sempre seguito le avventure di Montalbano.
[...]
 
 

ilsussidiario.net, 1.3.2012
Il giovane Montalbano/ Anticipazioni terza puntata 8 marzo 2012 e riassunto seconda

Il giovane Montalbano, anticipazioni terza puntata. Il giovane Montalbano è andato in onda su Rai Uno con un’avvincente puntata. Prima di scoprire quali casi dovrà affrontare il commissario più famoso del piccolo schermo, ecco il riassunto della puntata andata in onda.
[…]
Anticipazioni terza puntata Ritorno alle origini: mentre Salvo Montalbano ripensa alla sua storia ormai chiusa con Mery, Mimì Augello corteggia Livia. Ma la bella ragazza, amica della madre di una bambina rapita, ha messo gli occhi su Salvo. Carmine Fazio lascia la Polizia per problemi di salute. Montalbano conosce così Giuseppe Fazio, il figlio del poliziotto, che desidera diventare ispettore.
 
 

Mauxa, 1.3.2012
Il giovane Montalbano, il privilegio della fiction d'autori

Secondo appuntamento questa sera con Il giovane Montalbano in prima serata su Rai1 per la regia di Gianluca Maria Tavarelli.
Archiviata "l''incompatibilità ambientale con la montagna" di vice a Mascalippa, Montalbano (Michele Riondino) volta pagina. Trasferito a Vigàta, il giovane commissario non resta inattivo nemmeno a Capodanno: all'Hotel Pirandello, dove si è momentaneamente sistemato, viene commesso un omicidio. "Un morto di passaggio" proprio sotto al naso. Nel corso della indagine, traslocherà nella casa in riva al mare a Marinella e troverà una fedele donna di servizio in Adelina (Alessandra Costanzo), modi spicci e ricette di somma virtù. Al commissariato può contare sul valido aiuto dei suoi uomini, a cui si aggiunge l'amicizia con il giornalista Nicolò Zito. Insomma, il commissario sembra inziare l'anno sotto i migliori auspici. Le nubi si addensano quando Mery (Katia Greco) comincia a lasciare una scia di "indizi compromettenti" sparpagliati ovunque nella nuova casa: è istigazione alla convivenza, il cuore di Salvo s'amminchia...
Capodanno è tratto dal racconto omonimo e da Meglio lo scuro, rispettivamente compresi nelle raccolte Un mese con Montalbano (1998) e La paura di Montalbano (2002), entrambe edite da Mondadori. In attesa della nuova serie del Montalbano di Luca Zingaretti, si aggiunge dunque un altro tassello alla scoperta della mappa emotiva del commissario.
Ricordiamo che la prima puntata del prequel è stata seguita da oltre 7 milioni e 700 mila di telespettatori totalizzando quasi il 28% di share: una fiction di qualità che ha trovato d'accordo pubblico e critica, grazie al processo osmotico tra sceneggiatura, cast e regia accuratamente coadiuvato. Lo si percepisce: una serie agile, senza lussazioni di percorso. Il giovane Montalbano ci si rispecchia lindo lindo, quello maturo lo contempla con un tanticchia di malinconia.
Carla Paulazzo
 
 

CinemaItaliano.info, 1.3.2012
Libro/film: come dare vita a "La scomparsa di Patò"?
Il romanzo storico di Andrea Camilleri è al cinema, diretto da Rocco Mortelliti, autore della sceneggiatura con lo scrittore e Maurizio Nichetti

C'era molta curiosità nel vedere come sarebbe stata la trasposizione cinematografica del romanzo "La scomparsa di Patò": la particolare natura del libro - costruito interamente grazie a un susseguirsi di rapporti di polizia, lettere ufficiali e private, articoli di giornali - permetteva al film una grande libertà di manovra ma dava al progetto anche una pesante responsabilità.
Per evitare stravolgimenti eccessivi, è stato lo stesso Andrea Camilleri - insieme al regista Rocco Mortelliti e a Maurizio Nichetti - a occuparsi della sceneggiatura. E per far capire subito che bisognava dimenticare quello schema rigido (ma curioso e originale) di fogli scritti, a inizio film il regista inquadra il rogo con cui i due protagonisti, il poliziotto Maurizio Casagrande e il carabiniere Nino Frassica, si liberano di tutto il materiale raccolto nell'indagine sulla scomparsa del ragionier Patò una volta conclusa.
La fedeltà alla pagina scritta rimane costante per tutto il racconto, tranne alcune piccolezze (i battibecchi tra i due investigatori, le battute sul "nordista" napoletano, le bambole inquietanti di casa Patò...) aggiunte per dare al film maggior ritmo e soprattutto un tocco ironico che nel libro è presente ma molto sottotraccia.
Dove lo schema meccanico di botta e risposta del libro di Camilleri avrebbe potuto dare al film una lentezza eccessiva, il trio di sceneggiatori è riuscito invece ad aggirare il problema (quasi del tutto) con l'inserimento di animazioni e "finestre" per far parlare i vari interrogati che riescono ad aggiungere brio al racconto.
Un romanzo storico costruito con perizia a tavolino è quindi diventato un film leggero e piacevole, simpatico e con qualche felice intuizione: il gioco di Camilleri sul ragioniere (ricordiamo che la scomparsa di questo personaggio è inserita di sfuggita in un romanzo di Leonardo Sciascia, "A ciascuno il suo", e che il giallista siciliano si è divertito a immaginare cosa potesse essergli accaduto) pare ormai giunto al termine.
Carlo Griseri
 
 

Il Tirreno, 1.3.2012
Ma quanto sono bravi questi americani

Lei, le serie, le scrive. Come i 221 episodi de “La Squadra”, fiction investigativa di Raitre dal 1999 al 2007 (riproposta da Rai Premium). Ora, invece, sta lavorando a “Ris Roma 3” (Canale 5), dedicata agli investigatori scientifici dei carabinieri, con interprete Fabio Troiano.
«Mi piace il poliziesco - dice Donatela Diamanti, scrittrice pisana, sceneggiatrice tv e cinematografica - e la sua scrittura in special modo, perchè richiede sempre grande attenzione».
[…]
E Montabano? Attore (Luca Zingaretti, ndr) e personaggio “sbalorditivi”, un “eroe nuovo”. Bene anche il prequel “Il giovane Montalbano” ora in tv (8 milioni di spettatori)che racconta le origini del personaggio di Andrea Camilleri.
(e.a.)
 
 

La Sicilia, 1.3.2012
Il progetto. Studenti Luiss a casa di Montalbano
«E noi indaghiamo sul commissario»

L'Italia migliore passa anche dalla provincia di Ragusa. Per l'esattezza a Punta Secca, nei luoghi tanto cari al nostro commissario Montalbano. Anzi, esattamente proprio da casa sua. Ma andiamo con ordine. L'iniziativa si chiama "Luiss on the road" ed è una proposta che l'Università privata con sede a Roma propone a tre studenti chiamati a percorrere in treno buona parte della penisola alla ricerca dei luoghi e dei territori più densi di significato.
Tra questi, appunto, anche Ragusa sulle orme del commissario Montalbano.
[…]
Dopo una puntata a Barcellona Pozzo di Gotto è venuto ieri il tempo di puntare verso sud. Direzione Ragusa.
"I ragazzi - spiegano dall'Università - avranno sempre lo smartphone alla mano, per aggiornare in tempo reale sui social network il diario della loro avventura alla ricerca delle storie narrate dal cuore della provincia italiana". Ad ospitare i partecipanti di "Luiss on the road" per la notte non poteva che essere una delle villette vista mare più note d'Italia: la "casa" del commissario Salvo Montalbano, set della serie televisiva ispirata ai romanzi di un altro siciliano d'eccezione, Andrea Camilleri.
[…]
Antonio La Monica
 
 

Scegli il Film, 2.3.2012
Recensione
La scomparsa di Patò: debutto per Camilleri & Company

Sembrava scomparso davvero come il protagonista il film di Rocco Mortelliti tratto dal libro di Andrea Camilleri presentato nel 2010 come evento speciale alla quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Le difficoltà nella distribuzione hanno infatti bloccato per ben due anni l’uscita del film che meritava e merita la fiducia non solo dei distributori ma anche degli esercenti perché ha tutte le carte in regola per poter conquistare l’attenzione dello spettatore.
C’è un cast di tutto rispetto che ha saputo portare sullo schermo un romanzo epistolare, ottimamente sceneggiato dallo stesso Camilleri, dal regista Rocco Mortelliti e da Maurizio Nichetti, senza appesantire il ritmo e conservando il fascino misterioso legata alla vicenda.
Nino Frassica, Maurizio Casagrande, Neri Marcorè e Alessandra Mortelliti (al suo primo film) protagonisti assoluti assieme a Flavio Bucci, Roberto Herlitzka, Simona Marchini, Alessia Cardella, Manlio Dovì, Franco Costanzo, Pippo Crapanzano e Gilberto Idonea hanno saputo interpretare ottimamente i tanti personaggi immaginati dallo scrittore siciliano.
Il film è godibile e riesce a catturare l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine, giocando con ironia sui malcostumi dell’Italia di ieri che sembrano non essere passati di moda. Il mistero legati alla scomparsa di Patò è il pretesto per raccontare un mondo che forse non c’è più. Da segnalare la scenografia di Biagio Fresini e i costumi di Paola Marchesin la cui cura del dettaglio restituisce ottimamente l’atmosfera tipica della Sicilia di fine 800.
C’è chi ha definito il film troppo televisivo, soprattutto per la qualità dell’immagine, ma è un giudizio grossolano se non si tiene conto che la Scomparsa di Patò un film fatto con un impegno economico imparagonabile alle grandi produzioni di altri film italiani lontane anni luce però, dalla qualità espressa da questa opera.
Luigi La Torre
 
 

DaringToDo, 2.3.2012
Montalbano stravince, l’Isola galleggia sulla banalità della cattiveria

Da Montalbano all’Isola dei famosi, dalla raffinata scrittura di Camilleri, al cannibalismo “real time” di naufraghi dello show biz in cerca di riscatto. La tv è bella perché varia. O avariata?
La seconda puntata della fiction Il giovane Montalbano con Michele Riondino ha ottenuto 7.299.000 telespettatori, share 27,18%. Un successo confermato e Rai1 tira un sospiro di sollievo.
[…]
 
 

Teleblog, 2.3.2012
Fiction: “Il giovane Montalbano”: Sarah Felberbaum parla di Livia, il suo personaggio

Chi ha seguito “Il commissario Montalbano“, sa bene che il grande amore di Salvo Montalbano (Luca Zingaretti) è Livia Burlando (Katharina Böhm), la sua fidanzata, ma come si sono conosciuti?
Lo scopriremo nella nuova fiction “Il giovane Montalbano“, attualmente in onda su RaiUno, che, lo ricordiamo, ci racconta il Montalbano che conosciamo e che amiamo tutti nel periodo più delicato della vita: la giovinezza.
Nelle due puntate andate finora in onda, abbiamo visto come Montalbano, qui interpretato da Michele Riondino, prima di conoscere Livia fosse innamorato di un’altra ragazza, Mery (Katia Greco), relazione finita però male.
E sarà proprio dalla prossima puntata, con precisione la terza, che Montalbano farà per la prima volta la conoscenza di Livia, qui interpretata da Sarah Felberbaum. I due, infatti, si conosceranno nel corso di un’indagine su una bambina rapita, poichè Livia è un’amica della madre della bambina scomparsa.
Nel corso di un’intervista al settimanale “Tv Sorrisi e Canzoni“, Sarah Felberbaum ha parlato di quello che sarà il suo personaggio:
“Ho cercato di darle dei colori diversi, rendere un po’ più morbida quella durezza che si vedrà nell’età adulta. Livia è la dimostrazione che la vita e determinate situazioni possono cambiarti nel profondo e renderti meno aperta e sulla difensiva. Racconta di come può essere difficile vivere accanto a un uomo come Montalbano, una persona sedentaria, molto solitaria e che soprattutto mette il lavoro prima di tutto…”
Parlando del rapporto che si instaura tra Livia e Montalbano, invece, l’attrice dice:
“Il loro rapporto nasce tenero, dolce. Lei, che vive a Genova dove lavora in uno studio di architettura, rinuncia a una parte della sua vita per potersi spostare e correre da lui in Sicilia. Sono due persone forti, indipendenti, legate da un amore che la distanza finisce per logorare…”
Era così che immaginavate il loro incontro?
Daniela
 
 

La Sicilia, 2.3.2012
La ricetta perfetta per una letteratura dal gusto pieno
L'ultima fatica della scrittrice palermitana Simonetta Agnello Hornby, un'opera frizzante e ironica realizzata a quattro mani con Maria Rosario Lazzati

A Ragusa per presentare la sua più recente fatica, Simonetta Agnello Hornby s'intrattiene sulle linee fondanti della "Cucina del buon gusto", libro scritto a quattro mani con Maria Rosario Lazzati e appena esitato da Feltrinelli.
[…]
Che rapporto esiste tra la cucina e la Sicilia, e, inserendo un terzo fattore rilevante, la letteratura? Ricordiamo quella pagina del "Gattopardo"… Come leghiamo questa triade?
"Non c'è una triade. La letteratura siciliana ha parlato molto poco della cucina. È una letteratura maschile, 'masculina': Verga, Capuana, Sciascia. Poi Camilleri, il più grande scrittore dell'ultimo cinquantennio, comincia a parlare del cibo nel suo modo spiritoso. Le descrizioni opulenti del 'Gattopardo' sono splendide, ma fanno parte di quello che era l'autore. Mentre Camilleri riporta il gusto di chi mangia per il gusto di mangiare. Ora dicono che si parla sempre della gastronomia siciliana".
Elisa Mandarà
 
 

Corriere della Sera, 3.3.2012
A fil di rete
Montalbano giovane: era necessario?

Salvo Montalbano e la sindrome di Benjamin Button. In questo prequel, in cui vediamo all’opera Montalbano negli anni dell’apprendistato, una sua indagine riguarda persino un delitto compiuto negli anni Quaranta. Che senso ha il ringiovanimento, e questo procedere all’indietro? La nuova serie composta da sei film è ambientata all’inizio degli anni Novanta e serve a raccontare la nascita della figura del commissario così come è stata poi «mitizzata» da Luca Zingaretti, qui sostituito da Michele Riondino. Inutili i confronti fra i due attori, non servono. Dal suo primo incarico nel paese di montagna di Mascalippa al trasferimento a Vigàta, si snodano i rapporti cruciali di Montalbano: i non facili vincoli con il padre, il commissariato come famiglia allargata e amicale, le complicate relazioni con le donne, l’attrazione per il mare e così via (Raiuno, giovedì, ore 21,20).
La domanda che accompagna la visione (Montalbano è subito chiamato ad indagare su un omicidio commesso la notte di Capodanno) è questa: ma c’era bisogno di stendere su un lettino d’analisi il commissario? Si sentiva la necessità di una lezioncina sulla terapia della famiglia? È così utile indagare sui legami con il fidato Catarella, l’agente imbranato che non azzecca un cognome neanche per sbaglio? E tutte quelle vecchine (la maestra delle elementari, la vecchia curiosa di delitti) aggiungono qualcosa alla personalità del Nostro? Certo, rispetto alla produzione media di Rai Fiction, «Il commissario Montalbano», scritto da Francesco Bruni e Andrea Camilleri, diretto da Gianluca Maria Tavarelli, interpretato da Michele Riondino, Alessio Vassalo, Andrea Tidona, Fabrizio Pizzuto, Sarah Felberbaum è una bella spanna sopra. Ma proprio nell’operazione di ringiovanimento vengono anche fuori tutti i vezzi della scrittura di Camilleri, il «montalbanese» quella lingua artificiale e retrò (il «siciliano riformato» secondo Guido Vitello) così consolatoria come il «muto» di The Artist.
Aldo Grasso
 
 

Italia Oggi, 3.3.2012
Digitale extraterrestre
Il giovane Montalbano

Michele Riondino non somiglia per niente a Luca Zingaretti. Soffre di una esagerata abbondanza tricologica, e ha il profilo di un grissino (anche se non disdegna la buona tavola). Chissà perché Andrea Camilleri ha insistito tanto per averlo come interprete del giovane Montalbano che [...]
Massimo Tosti
 
 

TV Talk, 3.3.2012
Il giovane Montalbano di Riondino. Operazione riuscita?
Ospiti Michele Riondino (il nuovo e giovane Montalbano) con il produttore Carlo Degli Esposti.
 
 

The show must go off, 3.3.2012
Intervista a Michele Riondino
Michele Riondino, interprete della fiction di Rai Uno "Il Giovane Montalbano" ospite del programma di Serena Dandini.
 
 

Il Sole 24 Ore, 4.3.2012
Posacenere

Durante un dibattito televisivo, mandano un inserto registrato nel quale critico una proposta avanzata da un Ministro allora in carica presente in studio. Alla fine, l’ex Ministro storce la bocca e dichiara di sapere che lui non mi sta simpatico come del resto io non sto simpatico a lui. Non posso controbattere che, a parte il fatto che non ci conosciamo personalmente, la simpatia o l’antipatia non c’entrino nulla con una discussione politica. Personalizzare così la politica significa avere un’opinione assai bassa della politica stessa. Ed è uno dei segnali più evidenti della povertà, anche intellettuale, di molti politici. E in quanto alla simpatia, è comprovato che gli imbroglioni più grandi sono e più riescono simpatici a tutti.
Andrea Camilleri
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 4.3.2012
Frascati «Diversità, Speranza, Irriverenza»: mostre, letture e incontri da domani al 12
Letteratura per ragazzi
Omaggi a Chiara Rapaccini e ad Alberto Manzi

«Diversità, Speranza, Irriverenza». Ce l'ha nel titolo il programma questa manifestazione culturale, nata a Frascati sei anni fa, e che da domani al 12 marzo si dedica alla letteratura per ragazzi, con tutte le energie di un comune che ha poche risorse ma molte idee, e un arcobaleno di collaborazioni: le Edizioni Anicia Ragazzi, Rai Ragazzi, la Biblioteca Comunale, Librincontro, FrascatiScienza, l'Associazione Tuscolana di Astronomia, l'associazione Libera, e il Patrocinio della Provincia di Roma.
[...]
Ma per Frascati il programma non si esaurisce con questi otto giorni. «Abbiamo avviato una serie di iniziative dedicate al mondo della scuola - spiega il sindaco Stefano Di Tommaso - che proseguiranno con l'incontro con Andrea Camilleri, previsto per il 24 marzo, e con la seconda edizione della manifestazione "La Forza della Poesia", dal 7 all'11 maggio, realizzata con la Provincia di Roma e dedicata quest'anno a Dante Alighieri, che porterà a Frascati grandi studiosi di livello internazionale».
Simona De Santis
 
 

l’Unità, 4.3.2012
Intervista a Neri Marcorè
«L’Unità, il mio giornale. L’espulsione dalle bacheche è un atto contro la libertà»

[…]
Al cinema è protagonista del film “La scomparsa di Patò”, trasposizione sul grande schermo dell’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, operata dal regista Rocco Mortelliti. Cosa rappresenta quel personaggio?
«Patò per certi versi è un simbolo di colui che la fa franca, che non si prende la responsabilità delle sue azioni. Scompare, abbandona la moglie, inscena un autentico mistero nella Vigàta del 1890 durante la rappresentazione pasquale. Ma la sua scomparsa non avviene per vicende di loschi affari, ma per amore. Fugge per rifarsi una vita, e lo fa in maniera irresponsabile. Ecco, lo potremmo definire un irresponsabile simpatico. Nell’opera camilleriana vi sono riferimenti all’attualità, racconta l’Italia di fine Ottocento, ma parla anche dell’oggi…».
[…]
Salvo Fallica
 
 

Università La Sapienza, 5.3.2012
Comunicato
Andrea Camilleri, conferimento Dottorato honoris causa alla Sapienza di Roma

Roma - Venerdì 16 marzo la Sapienza conferirà il Dottorato di Ricerca honoris causa in Storia dell’Europa ad Andrea Camilleri. La cerimonia, che avrà luogo in Aula Magna alle ore 11.30, sarà introdotta dalla prolusione del Magnifico Rettore Luigi Frati, cui seguirà l’elogio a cura del Coordinatore del dottorato di ricerca prof.ssa Giovanna Motta. Andrea Camilleri concluderà la cerimonia con la Lectio magistralis dal titolo Uno scrittore italiano nato in Sicilia.
Il dottorato di ricerca viene conferito con la seguente motivazione "a conclusione dei numerosi eventi organizzati da Sapienza Università di Roma in occasione del 150° anniversario dell'Unita d'Italia, il Collegio (dei docenti) ritiene di voler considerare con particolare interesse l'apporto del dott. Camilleri per aver avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo efficace alla cultura e alle vicende della Sicilia".
 
 

PrismaNews, 5.3.2012
Camilleri presenta Malacrianza, di Giovanni Greco

Presso la Feltrinelli della galleria Alberto Sordi di Roma il primo Marzo Andrea Camilleri ha presentato orgogliosamente e schiettamente il primo romanzo di Giovanni Greco, Malacrianza edito Nutrimenti e premio Italo Calvino del 2011.
"Malacrianza è un fascio di luce bianca che dalla scrittura viene scorporato in più storie ognuna parallela all'altra, diverse ma accomunate dalla stessa orribile brutalità, che si riuniscono in un unico fascio di luce bianca grazie ad una scrittura fuori dal tempo per poi scorporarsi ancora nel racconto delle diverse vite e riunirsi infine nel ultimo capitolo che le riporta fuori dal tempo". Questa è la struttura del romanzo, e lo si percepisce già leggendo l'indice, che Camilleri ha egregiamente esposto usando la teoria di Newton.
Con un gioco narrativo in cui la terza persona si intreccia con la prima persona, il romanzo vuole raccontare la violenza e la crudeltà che molti bambini devono affrontare nei loro paesi senza avere il tempo di pensare alle conseguenze di ciò che fanno, ma l'autore cerca di rendere loro quel tempo perso e riportare il tutto ad una dimensione onirica, da incubo, dal quale ci si sveglia cambiati.
La serata è stata animata dalle letture dell'attore siciliano Ninni Bruschetta e dell'attrice Alessandra Mortelliti, nelle sale con il film La scomparsa di Patò tratto dall'omonimo romanzo di Camilleri.
Che sta facendo?… Che stai facendo?… Che aspetti? Dice un uomo sulla sessantina, calvo, sudaticcio, poco vestito, con il suo coso di fuori in posizione verticale. Che aspetti? (…) si avvicina alla bambina. (…) ha fatto migliaia di chilometri, telefonate, giri e raggiri per ritrovarsi in quella squallida stanzetta con quella… che aspetti? Che aspetti?
Così tuona una delle tante storie del romanzo nato dall'esperienza accumulata da Greco durante i suoi soggiorni didattici in Egitto, Cipro, Argentina, Messico, Brasile, Etiopia. Paesi che per un turista hanno tanto fascino esotico, ma non per chi come l'autore, trovandosi ad insegnare teatro, ha avuto modo di viverci ed entrare in contatto con le realtà più scomode e dimenticate da tutti, realtà di abusi e violenze sui minori.
"Un romanzo che non fa sconti per la sua  brutalità e che non cerca il consenso del lettore, anzi lo mette davanti ad un disagio vero e proprio sia per la materia trattata e sia per il modo di esporla. Un romanzo coraggioso per la forma e per il contenuto come pochissimi se ne vedono oggi" sostiene Camilleri.
Ma in questo libro la violenza è solo un'inevitabile cornice, come dice lo stesso autore, l'aria che si respira in una sorta di favola con la volontà di far smarrire il lettore dal normale flusso temporale, come sperimentato in passato da Proust, Joice, Pirandello, Samuel Beckett e Faulkner.
Da qui la scelta del titolo Malacrianza che come spiega Camilleri significa cattiva educazione ma, ripercorrendo tutti i significati che assume nel sud del paese, la si può definire come uno stare male e in questo caso come la capacità di affrontare la vita stessa nel suo aspetto peggiore.
Francesca Colica
 
 

SupraUponti, 5.3.2012
Filippo Lupo: “Spero di portare Camilleri a Castelbuono. Parola d’u Presidenti”
Periodico d’informazione quindicinale di Castelbuono

In questo numero del giornale andiamo alla scoperta di “u Presidenti”. Di chi si tratta? Semplice, stiamo parlando del castelbuonese Filippo Lupo, memoria storica e virtuale, del maestro Andrea Camilleri. Una passione travolgente, la sua, per le opere dello scrittore siciliano che lo ha portato, nel 1997, insieme a un gruppo di amici, a fondare il “Camilleri fans club”, che conta oggi più di mille iscritti, e che rappresenta una vera miniera di informazioni aggiornate sul mondo di Camilleri.
Come e perché nasce l'idea di questa associazione?
“Il club nasce per scherzo quando con un gruppo di amici, insieme ai quali condivido la passione per la lettura e in particolare per Andrea Camilleri, abbiamo iniziato a chiamarci “Camilleri fans club”. Poi, con la creazione del sito (www.vigata.org) e il suo successivo consolidamento, l’impegno è diventato più serio”.
Come si struttura il vostro fans club, e quali attività svolgete?
“La struttura è puramente virtuale, in quanto agiamo principalmente in rete. Raccogliamo le iscrizioni sul sito (sono alcune migliaia), e abbiamo come punto d’incontro stabile una mailing list con circa 700 iscritti. Ci siamo dati quasi per scherzo dei ruoli (Presidente, Direttore, Segretario) ma in effetti ognuno di noi svolge un compito che prescinde da tali definizioni: c’è chi cura il sito, chi le “public relations”, chi recupera notizie dalle più svariate fonti (giornali, Facebook, siti etc.). A queste attività si aggiunge occasionalmente l’organizzazione di raduni sociali o di incontri con Camilleri o altri scrittori, la collaborazione con case editrici e l’organizzazione di iniziative e eventi”.
Qual è il tuo rapporto personale col Maestro?
“Insieme al “nucleo storico” del Club ho conosciuto “di pirsona” il Sommo (lo chiamiamo così ndr) nel 2001, dopo averlo contattato telefonicamente e averlo anche avuto ospite in un paio di chat che abbiamo organizzato. Lui si è sempre mostrato molto affettuoso nei confronti non solo miei, ma di tutto il Club, e non ha mai mancato di apprezzare pubblicamente il lavoro che facciamo, in particolare col sito Internet. Quando vado a Roma andarlo a trovare è ormai una tradizione: entrare nel suo “covo”, in mezzo alle sue cose, ai suoi libri, starlo a sentire mentre racconto storie e aneddoti, parlare con lui dell’ultimo libro letto e chiedergli notizie su un libro in uscita, sono momenti irrinunciabili. Purché ci si rassegni a rischiare il soffocamento da fumo, ovviamente!”
Si dice che Filippo Lupo sappia più cose su Camilleri di quanto ne sappia il Maestro stesso. Quanto detto corrisponde a verità?
“Diciamo che è una leggenda… anche se un fondo di verità c’è! Lo stesso Camilleri infatti ha più volte affermato che, quando non ricorda qualcosa sulla sua carriera o sulle sue opere, va a cercare le informazioni sul nostro sito, considerandoci, testualmente, la sua memoria su Internet”.
Potremo mai un giorno avere il privilegio di ospitare a Castelbuono il maestro Camilleri? Del resto si narra che, intorno agli anni '20 dello scorso secolo, operò nel nostro paese un certo commissario Montalbano. Si tratta di un evento vero o di una semplice leggenda?
“Della presenza di un commissario Montalbano a Castelbuono esiste documentazione: proprio un redattore di “Suprauponti”, Giuseppe Spallino, mi ha fatto avere una foto di un numero del “Bancarello” del 1927 in cui si dava il benvenuto al nuovo funzionario di Pubblica Sicurezza. Informerò Camilleri di questa coincidenza, chissà che non si tratti di un antenato del “suo” commissario… Avere il Sommo nel nostro paese è anche un mio grande desiderio, ma temo che sia di difficile realizzazione: negli ultimi anni, anche a causa dell’età, Camilleri torna in Sicilia sempre meno frequentemente, e ovviamente quando questo capita lui tende sempre ad andare al suo paese d’origine, Porto Empedocle. Ma io l’invito glielo faccio sempre, chissà che un giorno non riesca a convincerlo…”.
Paolo Prestianni
 
 

Corriere della Sera, 5.3.2012
A fil di rete
Le storie italiane premiano le fiction

Se si esclude il calcio (la seguitissima Italia - Usa) e i programmi di «access prime time» («Striscia la notizia» e «Affari tuoi»), è la fiction - e, più in generale, sono le «storie italiane» - a dominare la settimana. «Walter Chiari», «Il giovane Montalbano», «Provaci ancora Prof 4» (tutti titoli di Rai1) e Cado dalle nubi (unico titolo, cinematografico, targato Mediaset) sono in vetta alla classifica degli ultimi giorni. A testimoniare almeno tre cose: la fiction resta un bene prezioso per la tv generalista, il grande pubblico apprezza racconti decisamente calati nella dimensione nazionale, la Rai rimane più forte su questo genere. Naturalmente i titoli citati sono molto diversi, ma sono accomunati da una chiara «matrice nazionale»: «Il Giovane Montalbano» (7.300.000 spettatori e il 27% di share) è l'operazione di spin-off più riuscita, e fa della «serialità media» (sei episodi, ovvero né corta né lunga: non a caso definita «serie all'italiana») uno dei propri tratti di «preziosità», garantita dall' origine letteraria e dalla cura delle immagini, dell'ambientazione, della regia.
[...]
La fiction italiana resta amatissima dal pubblico femminile adulto-anziano (ecco spiegato il vantaggio Rai) e solitamente fatica a varcare i confini nazionali (Montalbano a parte, recentemente programmato su Channel 4).
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.
Aldo Grasso
 
 

Il Secolo XIX, 6.3.2012
Storie per papà e mamme confusi
Salvate i genitori (con un libro)

Storie tascabili per genitori in cerca della giusta contromossa. Storie per tutti i genitori, ma soprattutto per «quelli confusi e privi di carattere» consiglia ironico Alessandro Baricco «gente che da anni, ogni sera, sostiene una durissima partita». Quella dell’è ora di andare a letto. Un’operazione che sulla carta si risolve in 10 minuti, nella schematica sequenza composta da infilare il pigiama, lavare mani-faccia-denti e dormire. Ma che nella pratica conosce infiniti intoppi, dal Gormita che di colpo non si trova più al bisogno di bere (ancora). Per vincere questa “guerra” serve una strategia. Letteraria, visto che nasce dalla fantasia di un gruppo di genitori-scrittori.
La strategia si chiama “Save the Parents” ed è una nuova collana, firmata da Scuola Holden e Feltrinelli, pensata per mamme e papà in difficoltà. Domani saranno in libreria i primi due volumetti, “100 storie per quando è troppo tardi” (128 pagine, 10 euro), con racconti d’autore brevi e brevissimi per far addormentare i propri figli, e “66 mostri, fate, eroi, miti, mode e altre complicazioni (inevitabili se avete figli under 12)” (96 pagine, 10 euro), un dizionario adulto-bambino alla scoperta dei personaggi preferiti dei più piccoli, da Goku a Ben 10. Per ogni eroe un mini racconto. «È un libro usa e getta, di pura utilità» spiega Marta Trucco, curatrice della collana insieme a Lucia Moisio «così come i due che seguiranno, “Ogni maledetta domenica” e “Manicomio giardinetti”». Sono raccolte di racconti per trovare idee «quando le idee sono finite e i figli stanno per metterci nel sacco» sorride Trucco «senza però prendersi troppo sul serio e annoiarsi ricorrendo a un manuale di puericultura o simili».
È la “rivincita” degli scrittori nei confronti degli specialisti. «Una guida» spiegano dalla scuola Holden, fondata da Baricco a Torino nel 1994 «per genitori imperfetti, sprovveduti e disorientati come noi». «L’idea è stata proprio di Baricco, che ha due figli di 12 e 6 anni e si riconosce assolutamente in questa categoria» aggiunge Trucco. Oltre al suo racconto, che pubblichiamo qui a fianco, in “100 storie per quando è troppo tardi” ci sono anche, tra gli altri, Stefano Benni, Andrea Camilleri, Cristiano Cavina, Lella Costa, Sandro Veronesi e Davide Longo.
«Mia figlia ha 8 anni e ormai le storie me le legge lei» spiega divertito Longo, 40 anni, insegnante, regista e autore di “L’uomo verticale” e “Ballata di un amore italiano” «ma l’idea di Baricco mi divertiva e allora eccomi nelle 100 storie. Al di là di quello che ognuno di noi racconta» aggiunge «l’importante è leggere ai bambini, che, soprattutto di questi tempi, sono sovraeccitati tutto il giorno e la sera hanno bisogno di uno stimolo quieto, di rallentare fino ad addormentarsi».
I bambini pretendono la storia della buonanotte, i genitori, distrutti dalla giornata, vorrebbero risparmiarsela ma non possono. In questi casi, racconta Baricco con ironia nella prefazione, «avete tre strade. 1. Dire la classica frase: “No, è troppo tardi”. Ma loro capiscono di aver perso, e lì scoppia il casino. 2. Ritrovare una certa dignità e dire in modo secco: “Niente storia, papà è troppo stanco”. Ottimo sistema per sentirsi uno schifo. 3. Consultare questo libro. Vuole la storia? Dategliela. Ma corta. Lui vince e voi non perdete. Tutti contenti”.
Già, perché ognuno dei cento racconti - la cui paternità non è specificata perché i nomi sono raccolti tutti alla fine - si legge in 20-30 secondi, non supera la pagina. E va raccontata d’un fiato, consigliano divertiti dalla scuola di scrittura Holden, con «una certa sensazione di fretta». L’idea di fondo è che i bimbi hanno il diritto di essere capiti - ecco l’identikit dei 66 mostri per non cadere dalle nuvole quando ne parlano -, portati in giro la domenica - di qui le 37 idee per non farsi dare dei noiosi - e coccolati prima del sonno. Ma anche i genitori hanno dei diritti: quello di non morire di stanchezza e di divertirsi. Basta una storia? «Lo so che non ci credete» chiude la sua prefazione Baricco. Ma «provate».
Elisabetta Pagani
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 6.3.2012
Sironi: "Macché inflazione Montalbano diverte ancora"

Da 13 anni il Commissario Montalbano sbanca l'Auditel. Una fiction tv collaudata frutto di un "pacchetto" che funziona dal 1998: la regia di Alberto Sironi, le location della provincia di Ragusa, l'attore Luca Zingaretti e la sceneggiatura di Andrea Camilleri. I sette milioni di telespettatori hanno indotto la Palomar, produttrice della fiction, ad accelerare le riprese per una nuova serie. Sironi è già a Ragusa per i sopralluoghi: il primo ciak dei nuovi quattro episodi (due saranno Il sorriso di Angelica e il Gioco degli specchi) è previsto per il 2 aprile.
Sironi, il Commissario Montalbano è una cassaforte dell'audience per la Rai: bisogna riproporlo a oltranza? «Io faccio sempre e soltanto quello che mi piace. Montalbano mi piace ancora farlo, non mi ha stancato, perciò lo faccio».
Non crede che si corra il rischio di inflazionare il personaggio? «In questi 13 anni abbiamo prodotto 22 episodi, non sono poi così tanti. Abbiamo fatto 7 milioni di ascolti e abbiamo venduto la fiction in America, in Australia ed in Giappone. Il problema più grosso è evitare la routine e su questo punto abbiamo lavorato parecchio».
La scelta di fare "Il giovane Montalbano" può apparire come una forzatura? «No, Camilleri aveva scritto un prequel di Montalbano. Quando un Alberto Sironi dirige Luca Zingaretti sul set personaggio diventa un'icona, si stimola la curiosità del pubblico che vuole sapere cos'era prima di diventare quello che oggi vediamo in tv».
Come mai la Palomar non ha chiesto a lei di fare "Il giovane Montalbano"? «Perché sapeva che non lo avrei fatto. Sarebbe stato inconcepibile che facessi anche questo e Gian Maria Tavarelli è molto bravo».
Ci spieghi la scelta della provincia di Ragusa fatta 13 anni fa e mai abbandonata. «Camilleri descriveva la casa di Montalbano sulla spiaggia a due passi dal mare, una di quelle spiagge sabbiose di cui Ragusa è ricca. Da lì nasce la scelta. Inoltre nei romanzi di Camilleri si parla anche di barocco e in provincia di Ragusa c'è tanto di quel barocco...».
I nuovi episodi:è un Montalbano più filosofo o più d'azione? «Questa volta Montalbano sarà turbato da una serie di avvenimenti che riguarderanno la sua vita privata».
Anche Sironi, come lo è stato Zingaretti in passato, si sente troppo legato al personaggio? «La paura di essere legato per tutta la vita a quel personaggio riguarda più l'attore che il regista. Come diceva Dino De Laurentis: "Chi vuole mettersi in mostra nel cinema, sceglie la zona d'ombra". Ecco, io ho scelto la zona d'ombra».
Federica Molè
 
 

La Sicilia, 6.3.2012
I siciliani nella popolare fiction/1.
Il giovane Montalbano parla catanese
Il cibo. Da Alessandra Costanzo, la fedele cuoca Adelina, a Luciano Messina, chef "laureato" in «pasta cche sicci»
Molti ruoli ricoperti da attori etnei, in gran parte provenienti dal Teatro Stabile e dal Gatto Blu
Altri personaggi. Nel cast anche la messinese Katia Greco (la prima fidanzata), Adriana Chiaramida, Andrea Tidona e tanti altri

I due si sono conosciuti nella scorsa puntata. E lui ha subìto immediatamente la fascinazione degli arancini: passione a prima vista e preludio a una relazione intensa come un ragù. Eppure, tra il commissario Salvo Montalbano e la devota Adelina, rischia di naufragare tutto già al secondo incontro quando portando in trionfo un piatto di busiate fresche, arrotolate con amorevole pazienza sul ferro da calza, lei trova nel frigorifero di lui un barattolo di sugo pronto... «Succede il finimondo. Si scatena l'inferno! "Nelle case dove ci sono io - gli urla - cose preparate non si nni fanu". Mi sono rivista nei panni di mia nonna che si offendeva quando le si chiedeva se il purè fosse quello delle buste». Con la sua strepitosa simpatia, la bravissima attrice catanese Alessandra Costanzo dà vita alla famosa Adelina, sacra sacerdotessa del desco di Montalbano, e racconta l'incontro tra i due nella nuova serie a puntate Il giovane Montalbano con Michele Riondino, regia di Gianluca Maria Tavarelli, che ha debuttato con ascolti stellari su Raiuno.
La Costanzo, protagonista di numerosissimi spettacoli dello Stabile etneo, volto noto di cinema e tv, travolgente vitalità, racconta: «Sono la mamma di un ragazzino che fa un furtarello nella casa sulla spiaggia che Montalbano adora e dove vorrebbe abitare. Invece di portare il bambino in questura, me lo riconsegna. Io gli dico che vado a servizio e che lavoro alla friggitoria. Appena vede gli arancini ci veni nu svenimentu... Lui a Vigata è da solo, Adelina diventa un punto di riferimento. Ogni volta che tornerà a casa troverà la tavola apparecchiata e il piatto "incoppolato", che dopo una giornata di sbattimento fa effetto a tutti. Per lei diventerà un altro figlio». Va peggio al "figlio" che ha nella fiction. «Cerco di suonargliele in tutti modi, lui scappa e io gli grido: "Veni cà, ti pistu comu a racina..." il regista si è ammazzato dalle risate».
La sua Adelina «è un personaggio amorosissimo perché Camilleri ai suoi personaggi vuole bene d'affetto familiare. Sono una sua grande lettrice, da 15 anni porto in scena i suoi spettacoli, con La concessione del telefono con lo Stabile abbiamo fatto due anni e mezzo di tournée».
La nuova serie di Montalbano "parla" catanese? «Il dibattito sul dialetto è esclusivamente siciliano. Tutti hanno aggiunto delle cose proprie alla lingua di Camilleri che ha fatto un recupero assoluto di vecchi detti e di espressioni del nostro passato. Sul set si è lavorato con grande sintonia, con molta creatività. Ci si conosceva tutti»
La Costanzo tra i fornelli è felicemente a proprio agio: dopo L'Isola del gusto su Sky con Catena Fiorello è in scena con la commedia Sugo finto. «E' un personaggio che conosco benissimo e che mi è molto congeniale, mi piace cucinare: farlo per gli altri è un modo di volere bene».
Prima di incontrare l'autrice di indimenticabili manicaretti, il giovane Montalbano, tra un pesce all'acqua di mare e una pasta cche sicci, si è fatto sedurre da Calogero, titolare dell'omonima trattoria interpretato da Luciano Messina, cabarettista dello storico gruppo catanese Il gatto blu. «All'inizio con il commissario c'è un po' di diffidenza, sono un po' burbero e ci parliamo quasi a muso duro - racconta - poi si instaura una complicità e i miei piatti cercano di sollevargli il morale, che si tratti di guai sentimentali o di problemi sul lavoro. E quando non può venire gli mando pure il cibo al commissariato».
Messina - che al cinema ha avuto una parte ne Il 7 e l'8 di Ficarra e Picone - ha girato nello scorso marzo per una settimana nella pizzeria "Pura follia" nella piazza centrale di Scicli. «Si è lavorato moltissimo, erano tutti ultraprofessionisti, c'era molta meticolosità. Si cercavano i ritmi, i tagli giusti. Stavo sul set dalle 8 del mattino alle 8 di sera».
Con Luciano Messina, in puntate diverse, ci sono anche i "compagni" di cabaret Gino Astorina e Nuccio Morabito, e una sfilza di nomi di attori siciliani come Andrea Tidona (Carmine Fazio), Adriano Chiaramida (che è il padre di Montalbano), la messinese Katia Greco (la prima fidanzata Mery) e i catanesi Tony Palazzo, Pippo Barone, Clelia Piscitello. Una invasione catanese nel Giovane Montalbano? «Ci siamo tutti quelli che non sono stati in Montalbano da vecchio - scherza Messina - però è vero che forse il regista ha dato spazio a quella liscia tutta nostra, a quella forma di ironia, di bonaria presa in giro, di umorismo, tipico nella zona orientale dell'Isola. Mi ha dato la possibilità di catanesizzarlo di più nella lingua e nel modo di fare».
«Ma possono stare tutti tranquilli: non ni virunu cchiù - gioca Gino Astorina - nelle serie di Montalbano vige una regola: se giri una puntata non ne puoi fare più altre. Hanno esaurito tutti gli attori, tutti i personaggi, mancavamo solo noi all'appello. Ci hanno chiamato per questo e finemu». In realtà è stata l'aiuto regista Barbara Daniele a chiamarli dopo averli visti su you tube. Astorina è un imprenditore indagato nel secondo episodio. «Il commissario è convinto che potrebbe avere commesso un omicidio. In realtà ha una tresca con una donna e teme le reazioni della moglie che è nipote di mafiosi. E' quindi molto reticente e spaventato a morte: comportamenti che insospettiscono Montalbano». Astorina ha girato l'estate scorsa a Ragusa Ibla e qualche scena a Roma a Cinecittà «all'interno di quella che nella fiction è la mia azienda». Per lui - che ha avuto un ruolo ne La matassa di Ficarra e Picone - è un debutto nella fiction. «Mi sono divertito, è stata una bella esperienza, è un prodotto tv girato come se fosse cinema. E' stato simpatico correggere chi scrive in siciliano cinematografico, frasi come "che cosa può pinsari mè mogghi". Ho cercato di rendere le mie battute nel siciliano corrente, quello più nostro. Ero così preso dal ruolo che nella scena in cui dovevo arrabbiarmi con il commissario sono stato tanto irruente che il regista mi ha detto che non potevo parlare così con Montalbano».
Nuccio Morabito è un testimone cruciale in uno degli episodi che deve ancora andare in onda. «Mi chiamo Puccio e sono un commesso viaggiatore come nella vita, va, che faccio il rappresentante. Il commissario viene con Fazio a sentirmi come testimone per un delitto: dopo una lite per motivi di denaro tra padre e figlio, il genitore viene trovato morto, ma io racconto che quando il figlio ha lasciato la casa l'uomo era ancora vivo». La scena, racconta, è di un personaggio un po' sopra le righe. «Li ricevo in un modo strano: sono a casa mia e sto facendo un pediluvio, tutto il tempo sto che peri a moddu 'nda bacinedda. E quando se ne vanno mi metto comodo: mi tolgo pure il parrucchino. Il set? Una bella esperienza, ore di attesa e le stesse battute ripetute tante volte. Non so cosa andrà in onda e cosa hanno tagliato. Ne La matassa di Ficarra e Picone avevo un personaggio con tutta una lunga scena e non ne è rimasto neanche un secondo... No sacciu se qua ci sono ancora».
Ombretta Grasso
 
 

Everyeye, 8.3.2012
Il giovane Montalbano, oggi la terza puntata: ecco la sinossi
Oggi, giovedì 8 marzo, in prima serata su Raiuno, va in onda il terzo episodio de Il giovane Montalbano, prodotto da Rai Fiction e Palomar per la regia di Gianluca Maria Tavarelli, con Michele Riondino nei panni del commissario Salvo Montalbano. Ecco la sinossi.

Episodio 3: Ritorno alle origini
Tratto dai racconti di Andrea Camilleri "Ritorno alle origini" contenuto nella raccolta "LA PRIMA INDAGINE DI MONTALBANO" e "Pezzetti di spago assolutamente inutilizzabili" contenuto nella raccolta "GLI ARANCINI DI MONTALBANO", edite da Arnoldo Mondadori Editore
Per il suo carattere difficile, per il suo innato bisogno di autonomia e solitudine, Salvo ha visto finire il suo rapporto con Mery, la sua fidanzata fin dai giorni di Mascalippa. E proprio mentre sta metabolizzando la fine di quest'amore arriva Mimì Augello, il nuovo vicecommissario, un donnaiolo incallito e impenitente. Mimì non potrebbe essere più diverso da Salvo, e il rapporto all'inizio è difficile. Anche perché Augello ha messo gli occhi su Livia, una ragazza entrata nella vita di Montalbano per via di un caso difficile su cui si trova a indagare, il rapimento lampo della piccola Laura Belli. Livia è un'amica della madre della bambina. Vive a Genova, e dimostra subito un interesse nei confronti del timido e scostante commissario capo. Nonostante la corte spietata cui la sottopone Augello, Livia sceglie Salvo. E Salvo ci riprova. Sicuro che Livia, a differenza di Mery, saprà rispettare i suoi spazi e la sua libertà. La risoluzione del caso del rapimento della bambina farà capire a Montalbano che Mimì Augello, oltre alle doti di seduttore, è anche un bravo poliziotto, ma soprattutto un amico.
Marco Lucio Papaleo
 
 

Digitalizzando TV, 8.3.2012
Il giovane Montalbano, anticipazioni terza puntata questa sera su Rai Uno

Terza puntata, questa sera -giovedi 8 febbraio 2012- su Rai Uno in prima serata alle ore 21,10 della serie televisiva che racconta le vicende del giovane commissario Salvo Montalbano, dal titolo "Il giovane Montalbano", con Michele Riondino.
Vediamo insieme news ed anticipazioni in merito a questa terza puntata, il cui terzo episodio si intitola "Ritorno alle origini":
Tra Salvo Montalbano e la sua fidanzata Mery è ormai tutto finito: dopo che la ragazza gli aveva chiesto di convivere e lui aveva scelto di affittare una casa al mare per vivere da solo, i due si sono lasciati. Adesso il giovane commissario è sentimentalmente libero, anche se le corteggiatrici di certo non gli mancano: una tra queste è Livia, una ragazza che Salvo ha avuto modo di conoscere nel corso di un'indagine sul rapimento di una bambina, e che è già oggetto del desiderio di Mimì Augello, nuovo vicecommissario.
Intanto, Salvo viene a conoscenza della decisione di Carmine Fazio di ritirarsi, e conosce il figlio di Carmine, Giuseppe, che ha l'obiettivo di diventare un ispettore.
Digital
 
 

ilsussidiario.net, 8.3.2012
Il giovane Montalbano/ Anticipazioni quarta puntata 15 marzo 2012 e riassunto terza. Salvo svela a Livia che…

IL GIOVANE MONTALBANO – Anticipazioni: nella puntata di Il giovane Montalbano abbiamo visto nascere un grande amore tra Salvo e Livia. Cosa accadrà dopo questa svolta romantica per il commissario più famoso del piccolo schermo? Prima di lasciarvi alle anticipazioni della quarta puntata (in onda giovedì 15 marzo 2012 su Rai Uno) della fiction di Rai Uno con Michele Riondino e Sara Felberbaum, ecco il riassunto dell’avvincente terza puntata della serie ispirata ai romanzi di Andrea Camilleri.
[…]
Trama puntata Ferito a morte: Montalbano è molto dispiaciuto per l’abbandono del commissariato di Carmine Fazio, ma la nostalgia è meno dura grazie alla presenza del figlio di Fazio, Giuseppe (Beniamino Marcone). Intanto il commissario instaura un rapporto di solida amicizia con il suo vice, Mimì Augello. Mentre il commissario di Vigata indaga sul caso dell’omicidio di un usuraio, Livia conosce il padre di Salvo. Montalbano rivela alla fidanzata che dopo la morte di sua mamma ha fatto una sconcertante scoperta: suo papà aveva anche un’altra famiglia.
 
 

Giornale di Sicilia, 8.3.2012
Vassallo: "Così seduco le donne di Vigata"
L'attore palermitano protagonista de "Il giovane Montalbano" nei panni del seduttore Mimì Augello, un vero "corteggiatore d'altri tempi"

Palermo. Sul set, per sentirsi un vero seduttore, mica s'è messo in mano il «Diario» di Kierkegaard, ha preferito piuttosto una bottiglietta di profumo: «Riempirmi di profumo mi faceva calare ancor di più nel ruolo di latin lover», spiega Alessio Vassallo, attore palermitano ventottenne che ne «Il giovane Montalbano» interpreta il collega del commissario, Mimì Augello. Servirà a poco: Livia, lo sappiamo, sceglierà il commissario... «E che vuol dire? Io resto un corteggiatore d'altri tempi, una specie in via d'estinzione». Sparge il suo fascino sulla predestinata Livia e sulle belle donne di Vigata. «Infatti, mica c'è solo Livia. Il mio ingresso, stasera, alla terza puntata, sarà una specie di fulmine a ciel sereno, un tornado. Con Salvo il rapporto non sarà inizialmente idilliaco, abbiamo metodi differenti. Ma in fretta, compreso che entrambi siamo degli ottimi investigatori, nascerà una profonda amicizia».
A prova di donne? «A me piace la conquista, quando mi accorgo che Salvo è davvero innamorato gli lascio spazio. E gli faccio notare che la sua vittoria arriva solo per... abbandono». Il confronto con Cesare Bocci, storico Mimì e suo successore, come è andato? Il confronto è insensato, credo che il regista Gianluca Tavarelli abbia pensato a me perché, nonostante i ruoli drammatici che ho interpretato, ho dell'ironia. Stimo molto Bocci, ma per il mio Augello mi sono ispirato al personaggio di Camilleri, più un pizzico di "mastroiannesco" barone Fefè di "Divorzio all'italiana", e un pizzico di atteggiamento "rubato" a un mio amico che si impomata ogni giorno. Tutti abbiamo toccato il sacro fuoco di Montalbano senza bruciarci». Un aggettivo per il suo Mimì? «Elegante» Sul set è venuto a trovarvi Camilleri. «E, con la sua voce da... Fiorello, ci ha detto: "Ora io mi siedo qui accanto, e voi mi fate vedere una bella scena". Balbettavamo tutti, io pensavo di vivere una situazione surreale, era come recitare Amleto davanti a Shakespeare". Progetti? «Un film con Maria Grazia Cucinotta, "La moglie del sarto", e un altro con Anna Foglietta, "Stalker", due opere prime per il cinema, in uscita. Vorrei lavorare con Virzì o Giordana, ma la mia linea è quella di fare poche cose, buone. La qualità, come nel caso di Montalbano, paga». Cucinotta e Ragonese, due attrici siciliane con cui ha lavorato: chi sceglie? «Con Maria Grazia c'è un rapporto di amicizia. Ma stimo molto anche Isabella». Non teme i troppi ruoli siciliani? «No, ho fatto pure altro. Comunque, in "Squadra Antimafia" non potrò più esserci: mi hanno spappolato il cervello. E da ”Agrodolce” ero andato via prima della sospensione. Peccato che sia finita così, nonostante gli ascolti buoni. Troppi conflitti, non salvo nessuno". Verrà a votare per il sindaco a Palermo? «Sì, Palermo non è distrutta, è abbandonata. E la sua ricostruzione non può che ripartire dalla periferia. E poi amo follemente il Palermo, lo seguo da quando giocava al Velodromo col Castel di Sangro».
Antonella Filippi
 
 

Palermo24h, 8.3.2012
Alessio Vassallo e il giovane Montalbano
Un palermitano doc che porterà, dalla prossima puntata, una ventata di tagliente ilarità e tanta comicità col nuovo ingresso nella serie tv di spicco della Rai. Un personaggio tutto da scoprire.

Si chiama Alessio Vassallo e sarà il nuovo volto di Mimì Augello, celebre personaggio camilleriano e coprotagonista nella nuova serie televisiva di Rai Uno, Il giovane Montalbano, affiancato da un altrettanto giovane e brillante Michele Riondino nei panni del famoso commissario. Lo abbiamo intervistato, per saperne di più sul personaggio ma, soprattutto, sulla persona.
Nella puntata di giovedì ti vedremo finalmente nei panni di Mimì Augello, ruolo interpretato precedentemente dall'attore Cesare Bocci: per interpretare questo personaggio hai tratto spunto dalla versione passata di Bocci, appunto, oppure non ti sei ispirato a lui ma a qualcos'altro?
Io episodi di Montalbano ne avevo visti pochi, al contrario ho letto più romanzi di Camilleri. Il successo che stiamo ottenendo penso che derivi dal fatto che siamo riusciti a dare una continuità con il Montalbano storico; ma sia Riondino con il suo personaggio, sia io con il mio abbiamo attinto esclusivamente da noi stessi e soprattutto dai romanzi. Siamo davvero molto fedeli ai romanzi di Camilleri, non facciamo assolutamente l’imitazione della serie precedente degli adulti. Questo è un nostro modo di vedere Montalbano, un nostro modo di vedere Augello. Io, se proprio mi devo ispirare a qualcuno, mi ispiro per esempio al barone Fefè interpretato dal grande Marcello Mastroianni, e poi siamo stati guidati da un regista, Gianluca Maria Tavarelli, che è stato un vero e proprio direttore d’orchestra, ci ha guidati benissimo. Ribadisco, io faccio il mio Augello, trovando anche il “femminaro” che c’è in me, ho attinto dal mio pozzo, non da quello passato perché sarebbe stato un errore fare l’imitazione di Cesare Bocci o di Luca Zingaretti nel caso di Michele. Penso che il successo di pubblico e di critica, soprattutto, ottenuti finora siano dovuti proprio a questo, al fatto che abbiamo portato qualcosa di nuovo, malgrado la serie sia riferita a un Montalbano precedente.
Al di là del ruolo che interpreti nella fiction, cosa pensi delle storie di Montalbano? Conoscevi e apprezzavi già Camilleri e quello che scrive?
Assolutamente si, lo conoscevo e lo apprezzavo già. Ti racconto un piccolo aneddoto divertente ma anche molto bello, penso che non lo scorderò mai e che lo racconterò persino ai nipoti: era la seconda settimana di riprese e il clima che si respirava era piuttosto teso, perché ci stavamo accingendo a raccogliere una certa eredità… Venne a trovarci sul set proprio Camilleri e lui, con la sua voce ormai nota, che Fiorello imita benissimo, ci disse: ‘io ora mi siedo qui accanto e a voi e mi fate vedere una bella scena’ e così abbiamo recitato a telecamere spente per lui, un po’ come recitare l’Amleto davanti a Shakespeare. E’ stato qualcosa di unico davvero e poi so che Camilleri è uno dei primi fan della nuova serie “Il giovane Montalbano”, e questo ovviamente rende tutto molto più bello.
Cosa si prova a fare parte del cast di una fiction già abbastanza consolidata nel panorama televisivo e abbastanza seguita dai numerosissimi telespettatori affezionati?
E’ un onore per me poter far parte di un cast così importante e di un progetto di punta, forse il progetto più importante di Rai Uno di quest’anno. Io ho già fatto tante atre cose in televisione, ma questo è senza dubbio il lavoro televisivo più grande che io abbia mai fatto e si vedrà bene anche guardando le puntate della serie. La cosa bella è che stiamo riprendendo anche gli affezionati al Montalbano precedente, perché curiosi di vedere i personaggi, oltre che il nuovo pubblico, interessato a vedere il nostro, cioè il lavoro esclusivamente fatto da noi, con i nostri caratteri, i nostri personaggi. Speriamo davvero che i numeri continuino a ripagarci.
In che modo entrerai in scena nella serie e come sarà il tuo rapporto col personaggio del giovane Montalbano?
Il mio ingresso nella serie sarà quasi come un tornado, un fulmine a ciel sereno, soprattutto i primi dieci minuti di inizio puntata, che vedranno me appunto protagonista e saranno davvero molto forti, da non perdere. Augello è un vero e proprio corteggiatore d’altri tempi, ormai non ce n’è più così, è quasi un personaggio in via d’estinzione. Purtroppo non ci sono più uomini che corteggiano come fa lui, noi tutti dovremmo solo imparare da uno come Augello, un corteggiatore con una grande eleganza. I rapporti con Montalbano all’inizio non sono proprio idilliaci, soprattutto perché ci sono di mezzo le donne, pensa che anche io inizialmente metterò gli occhi addosso al personaggio di Livia e avremo anche degli scontri sul lavoro. Ma poi si renderanno entrambi conto di essere dei validissimi poliziotti e da questa consapevolezza nascerà una grande amicizia, un’amicizia veramente fraterna che, un po’ come avviene in amore, non mancherà ogni tanto di qualche simpatica punzecchiatura tra i due.
Tu sei un artista abbastanza poliedrico, poichè ti sei cimentato oltre che in televisione, anche in teatro e al cinema (dove, tra l'altro, ti vedremo prossimamente), ma qual è il mezzo tramite il quale riesci meglio a esprimere le tue capacità?
Io non vedo troppa differenza tra televisione e cinema, ormai per me sono quasi allo stesso livello, anzi addirittura oggi è più facile trovare delle fiction con una qualità superiore rispetto ai film proiettati al cinema, che hanno la pretesa di essere film solo perché vengono mandati sul grande schermo quando invece sono solo qualcosa di mediocre. Io adoro il teatro, perché provengo da lì, dall’Accademia Silvio D’Amico; però credo di esprimermi meglio davanti alla macchina da presa, perché ho avuto più esperienza in questo campo, rispetto al teatro. Con”Il giovane Montalbano” io ho avuto la possibilità di trasformarmi, di non essere sempre il solito tipo di personaggio. Per esempio quando ho recitato in “Agrodolce”, malgrado la serie mi abbia dato tantissimo, dopo un anno calato nello stesso ruolo ho sentito la necessità di lasciare, di cambiare completamente; questo è anche il bello del nostro lavoro, potersi trasformare. Ovviamente mi dispiace per i miei colleghi, perché non hanno avuto più la possibilità di continuare a causa del dietrofront della Rai. Bisogna soprattutto avere la fortuna di incontrare un buon regista, in grado di guidarti bene – e io sono stato molto fortunato con Gianluca Maria Tavarelli – altrimenti la macchina da presa ti toglie, non ti dà.
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Silvia Buffa
 
 

Cinema 10, 8.3.2012
Il Giovane Montalbano è meno arcigno del buon caro Zingaretti?

Questa sera, su Rai Uno, torna il prequel che racconta gli esordi del caro ed assennato Montalbano ormai, per tutti, l’incredibile Luca Zingaretti. Ma questo commissario intransigente da chi avrà ereditato lo stacanovismo? Sarà sempre stato chiuso ed asociale oppure avrà avuto una rigogliosa vita giovanile? Un presunta vita giovanile spensierata è totalmente negata da Michele Riondino, il giovane e tenebroso interprete dei primi anni di carriera dell’eccellente commissario, ne Il Giovane Montalbano.
Le cause di una così intransigente devozione alla carriera e di un’introversione eccessiva vanno ricercate nel rapporto particolarmente teso con i genitori. La madre inesistente ed il padre distaccato e poco avvezzo alle parole. Ed è così che nacque il solitario e serio Montalbano, dedito, anima e cuore, a quel lavoro che gli riempie i vuoti dell’anima.
Si comprenderà quella storia d’amore così solida, seppur tormentata, con Livia, la donna di sempre di Montalbano, paziente ma non per questo priva di scatti di nervi. Sono due caratteri molto diversi, ma il loro sentimento è forte, tanto da abbattere epocali distanze e far sì che Livia si trasferisca in Sicilia, rinunciando alla sua carriera per permettere invece, al Giovane Montalbano, di conciliare il suo più grande amore (il lavoro) con una relazione!
Si scoprirà, inoltre, che gli scontri col vicecommissario Mimì Augello, il tipico playboy dai modi affabili, sono nati fin dal suo arrivo al commissariato. Due caratteri agli antipodi, quelli di Montalbano ed Augello che porteranno il commissario a trattare con superiorità il vice, dal fare, a suo modo di vedere, alquanto irritante.
Immancabile è il buffo Cattarella, bonaccione sbadato che incespica sempre sui cognomi, strappando però un sorriso al serioso Montalbano! Nel Giovane Montalbano, il personaggio è interpretato da Fabrizio Pizzuto.
Per l’attore esordiente Riondino è stato un vero onore poter interpretare la gioventù di un personaggio letterario e, ormai, a tutti gli effetti, televisivo che, in ogni caso, tornerà a trovarci nelle vesti adulte, mature ed un po’ arcigne di Luca Zingaretti tra soli due mesi! Ma a voi Montalbano piace più coi capelli o calvo?
Azzurra Lorenzini
 
 

La Sicilia, 8.3.2012
Zingaretti-Montalbano torna a girare negli Iblei
Ritorno a Punta Secca

Santa Croce Camerina - E' un matrimonio ormai indissolubile quello tra la provincia di Ragusa e il "commissario Montalbano". Il successo della serie tv è contemporaneamente il successo della promozione di questo territorio che il piccolo schermo sa mettere in luce con le sue coste dorate, i riflessi del mare in cui nuota il "vecchio" ma anche il "giovane" commissario, e poi i bellissimi monumenti barocchi. Location divenute ben riconoscibili ai turisti-telespettatori che non mancano di visitare la "Vigata" immaginaria nata dalla penna di Andrea Camilleri.
Una promozione a 360 gradi che trova grande interesse anche alle borse del turismo dove gli enti locali mettono in evidenza l'equazione provincia di Ragusa uguale set del commissario Montalbano. E accadrà così anche per la prossima serie tv del "tradizionale" commissario Montalbano, quello con Luca Zingaretti. Proprio in questi giorni la Palomar ha avanzato ai Comuni iblei le nuove richieste per ottenere le autorizzazioni che serviranno a chiudere al traffico le aree durante le riprese. Si torna a girare ad esempio a Punta Secca dove questa volta la troupe della Palomar, ancora una volta guidata dal regista Alberto Sironi, girerà per quasi un mese. Dal 2 al 23 aprile, stando alla comunicazione ufficiale. Ne è pienamente soddisfatto il sindaco di Santa Croce Camerina, Lucio Schembari: "Questo Comune non ha mai negato, per quel che ha potuto, la collaborazione alla troupe di Montalbano. Siamo davvero felici che ancora una volta si scelga il nostro territorio per la fiction di Raiuno. Sia gli episodi con Zingaretti che quelli con il "giovane" commissario, interpretato da Michele Riondino, hanno finora ottenuto grandi successi in termini di ascolti e dunque possiamo sicuramente essere molto soddisfatti per il fatto che indirettamente si è fatta ampia promozione. In alcuni episodi della serie classica, il regista Sironi si è più volte soffermato su alcuni particolari dei nostri centri abitati mettendone in risalto le peculiarità. Stessa cosa è in parte avvenuta con la nuova serie, quella del giovane commissario, con le luci della festa di San Giuseppe e con i panorami che tutti noi amiamo e che amano sempre più anche i turisti.
Intanto proprio stasera su Raiuno torna un nuovo episodio, il terzo, del "giovane Montalbano" con Michele Riondino. E' uno degli episodi più importanti della storia personale del commissario Salvo Montalbano perché conoscerà Livia che poi, concluso l'amore con Mery interpretata da Katia Greco, si rivelerà essere il vero grande amore della sua vita. Finora sono andati bene anche gli ascolti e c'è dunque attesa per questo terzo episodio intitolato "Ritorno alle origini". L'incontro con Livia è molto particolare. Livia ha un carattere difficile e l'innato bisogno di autonomia e solitudine. Salvo ha visto finire il suo rapporto con Mery, la sua fidanzata fin dai giorni di Mascalippa. E proprio mentre sta metabolizzando la fine di questo amore arriva Mimì Augello, il nuovo vicecommissario, un donnaiolo incallito e impenitente. Mimì non potrebbe essere più diverso da Salvo, e il rapporto all'inizio è difficile, anche perché Augello ha messo gli occhi su Livia, una ragazza entrata nella vita di Montalbano per via di un caso difficile su cui si trova a indagare, il rapimento lampo della piccola Laura Belli. Livia è un'amica della madre della bambina. Vive a Genova, e dimostra subito un interesse nei confronti del timido e scostante commissario capo. Nonostante la corte spietata cui la sottopone Augello, Livia sceglie Salvo.
Michelangelo Barbagallo
 
 

La Sicilia, 8.3.2012
Casting a Catania
La serie cult. Attori catanesi affollano i provini per i quattro nuovi episodi in onda in autunno con il ritorno di Zingaretti nel ruolo del commissario
In fila per Montalbano

C’è fibrillazione tra gli attori catanesi, molti dei quali sono impegnati - negli uffici della Brahma’ Corporation Film di Federico e Pino Cori - nei provini per i 4 nuovi episodi del Commissario Montalbano, con Luca Zingaretti, che tornerà, come si diceva una volta, "a grande richiesta", il prossimo autunno su Raiuno.
E’ dunque un continuo viavai negli studi dei fratelli Cori, dove il regista Alberto Sironi sta esaminando un nutrito elenco di artisti, fra cui si sono distinti Barbara Gallo (apprezzata di recente nello spettacolo teatrale "Pietra di pazienza"), Fulvio D’Angelo (che dopo il provino fila al Musco dove è protagonista della piéce "Il teatrino delle meraviglie") e poi Enrico Guarneri "Litterio", Angelo Tosto, Santo Santonocito, Salvo Leontini, il caratterista Turi Killer, Nunziata Blancato, Rossana Bonafede, Gabriella Saitta, Enzo Gambino, Rosario Minardi, Alberto Molonia, Lucia Debora Chiaia e Giorgia D’Urso. Tutti sperano di avere una parte nello sceneggiato più visto e amato dal pubblico.
Incontriamo Barbara Gallo, emozionantissima, sulle scale: «Hanno detto che mi daranno il ruolo», dice sommessamente e con un bel sorriso di speranza. D’Angelo, che fiction ne ha interpretate tantissime, è più spavaldo, senz’alcuna timidezza: «Ho già impersonato Gegè Gullotta, in due puntate della serie - afferma - Ero il delinquente ex compagno di scuola di Montalbano divenuto suo confidente. Stavolta, se tutto andrà bene, dovrei dare volto e voce a un tipo che subisce un furto da parte di usurai ma che poi finirà agli arresti, forse per reticenza. Comunque con Sironi mi trovo benissimo, c’è sintonia, lui è molto bravo e rispettoso con gli attori, li mette a loro agio con vero altruismo». Aggiunge Federico Cori: «Sironi è un regista con la R maiuscola, che non ha cambiato squadra perché, come dice il proverbio, squadra vincente non si cambia. Dunque ci saranno Catarella-Angelo Russo, Augello-Cesare Bocci e tutti gli altri agenti della sezione di Montalbano. Non è cambiato neanche l’aiuto regista, che è Franco Nardella, valido braccio destro di Sironi».
Sironi apre la porta: "Avanti il prossimo!". E’ la volta di Fulvio D’Angelo, intabarrato in uno sciarpone di lana per proteggere la voce. Recita la sua parte con ammirevole, esemplare disinvoltura, attentamente osservato da un Sironi palesemente soddisfatto. D’Angelo si accende una sigaretta, aspira un paio di boccate, racconta del furto subìto dai cravattai che lo perseguitano. Poco dopo Sironi dà lo stop ed esclama, lisciandosi la barbetta bianca: «Che bello fare i provini con i bravi attori. Te la stavo facendo recitare tutta perché era un piacere sentirti. Va bene così, passiamo al prossimo».
Mario Bruno
 
 
Il regista
Sironi: così nasce la mia creatura

Alberto Sironi, regista di lungo corso, autentico veterano della macchina da presa, appare lusingato quando lo paragoniamo a Mario Landi, che diresse le storiche "Inchieste del commissario Maigret" con Gino Cervi. Sironi ha un carattere gioviale e cortese, ma sul lavoro è intransigente e dotato di quella sana pignoleria utilissima, anzi indispensabile per realizzare un ottimo prodotto. Ha diretto tutti gli episodi del Commissario Montalbano, immortalando con la sua Arriflex uno degli angoli più affascinanti e luminosi della Sicilia, cioè l'area del Ragusano e dei dintorni. Nel suo obiettivo, scorci di campagna e di barocco semideserti che emanano il fascino di una terra incontaminata dall'uomo. Oltre ai Montalbano, Sironi ha diretto "Pinocchio", "L'ultima trincea", "Salvo D'Acquisto" (interprete Beppe Fiorello) e "Virginia la monaca di Monza".
- E' contento di ricominciare con Montalbano?
"Assolutamente sì, sono uno di quei registi che dirigono le opere ritenute giuste. Sapesse quanti no ho detto a svariati produttori. Montalbano è materia di prima qualità e ormai lo ritengo un figlio mio. Un figlio che ha due padri: Camilleri e me. Io mi impegno al massimo per trasporre sul piccolo schermo i libri di Camilleri".
Ed è un impegno corale certamente riuscito, volta per volta. Sironi riesce a ricreare infatti le stesse atmosfere fasciate di mistery dei romanzi d'indagine dell'autore empedoclino. Qual è il suo segreto? "Anzitutto - risponde - seguire in prima persona i provini. I veri registi fanno così, cominciando dalla selezione degli artisti. Sono qui dalle 6 del mattino… il resto, ovvero il risultato finale, l'ha visto e continuerà a vederlo in tv".
M. Bru.
 
 

MArte Magazine, 8.3.2012
A. Camilleri, Il diavolo certamente

Che la scrittura di Andrea Camilleri fosse pungente e a tratti tagliente non è mai stato un segreto, ma con Il diavolo, certamente il maestro agrigentino tocca il culmine massimo dell’amara ironia. Il libro si presenta come una raccolta di 33 brevissimi racconti ognuno originariamente di 3 pagine, come a voler legare la sua opera a questo numero che del diavolo è la metà.
Si ride amaramente, ci si sofferma a pensare che spesso ci si è ritrovati nelle situazioni descritte con la differenza che, nella maggior parte dei casi, si tira un sospiro di sollievo pensando che quella volta, a noi, era andata meglio. Qui siamo invece davanti al peggio, alla devastazione, si tocca il fondo e non si risale neppure.
I furbetti vengono puniti, i grandi amori vanificati, tradimenti antichi riemergono, vecchie passioni riaffiorano, grandi amori diventano mortali, la quotidianità della più tranquilla delle coppie è solo finzione, i bambini sono estremamente cattivi, gli uomini sostanzialmente deboli, le donne subdole traditrici. Tutto a discapito di qualcuno. L’ordine viene modificato non senza conseguenze, sentimenti impensabili vengono provati da persone che non dovrebbero provarli, e in ogni racconto troviamo dei personaggi caratterialmente e sentimentalmente antagonisti: da una parte il cinico, freddo e calcolatore e dall’altra l’eterno buono, pieno di ottime intenzioni e amorevoli propositi. Ma il protagonista principale è lui, il diavolo, che in maniera celata e lasciando decidere al lettore come e quanto, interviene sulle vicende affrontate dai vari protagonisti. Il finale è sempre inaspettato, come a voler essere un avvertimento duro per coloro che, davvero nella vita reale, affrontano le situazione descritte e spesso le vivono alla stessa maniera dei protagonisti di Camilleri: può andar bene una volta, ma se il diavolo ci mette lo zampino allora possiamo stare certi che la fine descritta dall’autore è quella che ci spetta o peggio spetta a chi ci sta vicino.
Già, perché non sempre la cattiveria ricade su chi compie le azioni, ma a volte tocca all’oggetto dei cattivi pensieri, alla persona che non si sopporta, a chi si vorrebbe eliminare, cancellare, distruggere. O peggio a una persona che si dovrebbe amare o almeno rispettare e che invece alla fine subisce, ignara di tutto, le macchinazioni e i pessimi comportamenti altrui. E il finale non è mai lieto, si piangono lacrime di coccodrillo, si fa del bene che diventa letale, si ricominciare a ferire, si tira un sospiro di sollievo per non essere stati scoperti o alla peggio, si muore.
I racconti si leggono tutti d’un fiato, uno tira l’altro, con la bocca distorta in una smorfia che sembra un sorriso, ma che in realtà cela insieme un brivido di paura e un sospiro di sollievo.
Un Camilleri un po’ noir, ma sempre ironico si diverte a provocare il lettore, che amaramente accusa il colpo e si distacca, si allontana e cerca le colpe al di fuori di se: “Annidato nell’ombra, travestito abilmente, pronto a scoperchiare la vita: è il diavolo, certamente”.
Caterina Altamore
 
 

MicroMega
9 marzo, la società civile in piazza con la Fiom - Firma l'appello

In una «Repubblica democratica fondata sul lavoro» quale l’Italia deve costituzionalmente essere, la libertà operaia è la libertà di tutti, la sicurezza del disoccupato e del precario è la sicurezza di tutti.
Ecco perché siamo convinti che la manifestazione nazionale indetta dalla Fiom [inizialmente per l’11 febbraio, è ora diventata lo sciopero nazionale di venerdì 9 marzo] debba raccogliere attorno alle bandiere dei metalmeccanici tutte le forze vive della società civile.
Ecco perché invitiamo ogni cittadino che senta ancora come propri i valori della Costituzione, non solo ad aderire ma a farsi promotore e protagonista di questa manifestazione, partecipando ad organizzarla.
Ecco perché invitiamo ogni testata giornalistica e ogni sito che ritengano irrinunciabili i princìpi della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista a mobilitare la propria forza di comunicazione e informazione, contro il muro di gomma di un monopolio massmediatico che sceglierà il silenzio.
L’Italia democratica ha bisogno di speranza, e solo la lotta tiene viva la speranza. L’impegno dei cittadini. Il tuo impegno.
Paolo Flores d’Arcais, Andrea Camilleri, Margherita Hack, Dario Fo, Antonio Tabucchi, don Andrea Gallo, Carlo Lucarelli, Fiorella Mannoia, Erri De Luca, Ascanio Celestini, Franca Rame, Stefano Rodotà, Luciano Gallino, Gustavo Zagrebelsky, Telmo Pievani, Moni Ovadia, Furio Colombo, Fabrizio Gifuni, Valerio Magrelli, Pierfranco Pellizzetti, Angelo d’Orsi, Roberto Esposito, Luciano Canfora, Massimiliano Fuksas, Carlo Galli, Franco ‘Bifo’ Berardi, Adriano Prosperi, Nadia Urbinati, Andrea Scanzi, Valerio Evangelisti, Carlo Formenti, Marco Revelli
 
 

Università di Roma La Sapienza, 9.3.2012
Camilleri voce della Sicilia
venerdì 16 marzo 2012 ore 11.30
aula magna – palazzo del Rettorato
piazzale Aldo Moro 5, Roma

Venerdì 16 marzo Andrea Camilleri riceverà il Dottorato di ricerca Honoris Causa in Storia dell’Europa. La cerimonia sarà introdotta dalla prolusione del rettore Luigi Frati a cui seguirà l’elogio a cura del coordinatore del dottorato di ricerca in Storia dell’Europa Giovanna Motta. Andrea Camilleri concluderà la cerimonia con la lectio magistralis dal titolo “Uno scrittore italiano nato in Sicilia”.
Il dottorato di ricerca viene conferito con la seguente motivazione "a conclusione dei numerosi eventi organizzati da Sapienza Università di Roma in occasione del 150° anniversario dell'Unita d'Italia, il Collegio (dei docenti) ritiene di voler considerare con particolare interesse l'apporto del dottor Camilleri per aver avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo efficace alla cultura e alle vicende della Sicilia".
Prenotazione obbligatoria, entro mercoledì 14 fino a esaurimento posti, tramite apposito form alla pagina http://cerimoniale.uniroma1.it.
 
 

Geopolitica.info, 9.3.2012
Dottorato honoris causa ad Andrea Camilleri
Dalle storie individuali alla storia collettiva: "Sapienza" Università di Roma conferisce ad Andrea Camilleri il Dottorato di Ricerca honoris causa in Storia dell'Europa il prossimo 16 marzo alle ore 11.00 in Aula Magna, cui prenderanno parte, oltre allo stesso Camilleri, anche il Rettore dell’Ateneo, Prof. Luigi Frati, e il Pro-Rettore, Prof. Antonello Folco Biagini.

La storia, quella riportata di sovente con la "s" maiuscola, ha favorito una conoscenza minuziosa sia a livello accademico che nell’opinione pubblica delle vicende pubbliche e private dei grandi statisti, dei geni militari e dei capitani d'industria. Solo raramente, al contrario, ha garantito l’approfondimento delle vicende personali dei milioni di uomini che hanno preso direttamente parte ai processi storici fornendo un piccolo, ma imprescindibile, contributo ai fini delle evoluzioni politiche, economiche e sociali che sono oggi note a tutti noi. La letteratura ha spesso sopperito a questo deficit di interesse, raccontando storie non necessariamente vere, ma quasi sempre verosimili, che hanno permesso di prendere coscienza delle condizioni di vita, delle speranze e dei costumi di quanti ci hanno preceduto.
Il Dottorato di Ricerca in Storia dell’Europa di “Sapienza” Università di Roma, coordinato dalla Professoressa Giovanna Motta, sostenendo l’importanza dell’interdisciplinarietà degli studi accademici e la curiosità verso nuove sperimentazioni nel mondo universitario sostiene l’interazione tra storia e letteratura: in altri termini, per l’interpretazione dei grandi eventi storici considera significativa anche l’analisi delle molteplici storie minori grazie alle quali i primi hanno preso lentamente forma. Nella letteratura italiana contemporanea una fra le più brillanti descrizioni della vita nelle città italiane della provincia meridionale è stata quella offerta da Andrea Camilleri, di cui buona parte dell’opera ha avuto anche una ben nota trasposizione cinematografica. Camilleri, inoltre, ha ambientato alcuni dei suoi romanzi anche nella Sicilia del XVIII secolo, in quella post-unitaria e durante il periodo fascista, riuscendo sempre ad offrire in maniera accattivante al lettore una “profondità storica” rispetto alle vicende “minori” raccontate. Sulla scorta di tali considerazioni e su iniziativa della Professoressa Motta, “Sapienza” Università di Roma ha deciso di conferire ad Andrea Camilleri il Dottorato di Ricerca honoris causa in Storia dell’Europa.
 
 

Tg2 Insieme, 9.3.2012
Montalbano e Patò. Parla Camilleri
Intervista in video ad Andrea Camilleri. In studio Rocco e Alessandra Mortelliti.
Cliccare qui per l'estratto dalla trasmissione
 
 

CronacaQui, 9.3.2012
Tavarelli e il giovane Montalbano: «Siamo una squadra affiatata...»

Torino l'ha lasciato scappa­re e lui ha messo radici a Roma, è salito sull'Olimpo dei più grandi e da lassù continua a fare miracoli, superando se stes­so e mettendo a segno un record di ascolti dietro l'altro. Il regista torinese Gianluca Maria Tavarel­li, dietro la macchina da presa non smette di far parlare di sé. Con il film "Liberi" ha lanciato personaggi come Elio Germano, con le fiction "Maria Montesso­ri", "Paolo Borsellino" e "Aldo Moro" ha tenuto incollati alla te­levisione milioni di persone. E con la miniserie " Il Giovane Montalbano" (in onda tutti i gio­vedì in prima serata su Raiuno), ha appassionato, solo nei primi due episodi, una media di 7.500.000 spettatori per il 27,50 di share.
Torino non gli ha mai concesso grandi chance, eppure oggi il suo talento è inarrestabile. «Conqui­sto l'interesse del pubblico con il mio impegno: è l'attenzione alla sceneggiatura, al cast, ai perso­naggi che fa la differenza - ha raccontato il regista -. Dietro a "Il Giovane Montalbano" c'è un an­no e mezzo di lavoro, curato nella regia, sul set, nella post produzio­ne e nel montaggio. Siamo una squadra, è questa la nostra forza. Con il protagonista, Michele Riondino, ho una grande amicizia, andiamo anche in vacanza insieme».
Prequel di "Il Commissario Mon­talbano", portato al successo da Luca Zingaretti, la miniserie di­retta da Tavarelli, ieri sera in on­da con il suo terzo episodio, è tratta dalla raccolta "La prima indagine di Montalbano", firma­ta da Andrea Camilleri. Superato il difficile confronto con la serie madre, la fiction continua a regi­strare grandi numeri. «Il pubbli­co non è stupido, merita rispetto: se un lavoro è fatto bene, piace ­ha continuato Tavarelli -. Questa serie è valida, intelligente, ma anche di intrattenimento » . In­somma, è un successo, l'ennesi ­mo del grande regista.
Peccato solo che Torino se lo sia fatto scappare. «Peccava di pro­vincialismo, ai produttori di ieri mancava un collegamento con il mercato, con il mondo dello spet­tacolo. C'era invidia, in quell'am ­biente era difficile mettere radici. Ma non ho risentimenti verso To­rino: è una città in cui si gira bene, ci sono elevate competenze pro­fessionali. È antica e moderna, puoi ambientarci qualunque co­sa».
Ma c'è ancora un sogno che vor­rebbe realizzare? «Vorrei vincere il Festival di Cannes, ma è una speranza che condivido con tutti i registi dai 10 ai 90 anni». Ancora non si sa se "Il giovane Montalba­no" tornerà in tv per una seconda edizione, «bisogna vedere se pia­ce». Ma a giudicare dai primi tre episodi, non ci sono dubbi.
 
 

La Sicilia, 9.3.2012
Michele Riondino, un successo personale
Da Montalbano al caso Englaro

«Il giovane Montalbano». interpretato da Michele Riondino, stravince la gara degli ascolti: Raiuno con la prima puntata ha raccolto quasi otto milioni di telespettatori, share 28%.
Riondino è contento del successo ottenuto e dell'apprezzamento che Camilleri ha manifestato nei suoi confronti?
«Sono onorato, felice. Mi ha detto che sono riuscito a sorprenderlo e questo per me è un autentico regalo. Camilleri ha una scrittura molto descrittiva, le parole contengono già le immagini da evocare. Mi ha molto aiutato nel lavoro di ricostruzione del mio ruolo, perché io come attore sono uno che ricerca nel passato del personaggio e questo è un intero progetto volto al passato. Lavorare poi con un autore vivente è molto importante , perché se si ha bisogno di un chiarimento è lì a fugare qualsiasi dubbio».
[…]
Osvaldo Scorrano
 
 

Grazia, 9.3.2012
Michele Riondino: «Mi date l’indirizzo della felicità?»
Michele Riondino ha “rubato” Montalbano a Zingaretti (ed è diventato famoso quasi come lui), è al cinema con due film e Marco Bellocchio l’ha voluto per il suo prossimo lavoro. Contento? Non proprio. «Non riesco ad afferrare la gioia. E nemmeno l’amore...».

Se sei cresciuto a Taranto, nel quartiere popolare Paolo VI, il tuo futuro è una linea dritta, quasi impossibile da correggere. Arriverà il giorno che infilerai la tuta da operaio, come hanno fatto tuo padre e tuo fratello maggiore, per entrare in quella fabbrica che da bambino hai sempre visto dal di fuori. A meno che l’odio non ti gonfi l’anima così tanto da darti il coraggio di scappare.
Michele Riondino il suo destino l’ha cambiato quando aveva 18 anni: «In quel periodo la mia passione per la recitazione era molto acerba. Non ero mai stato a teatro, ero come un ragazzino che sogna di diventare astronauta. La scelta di venire a Roma per tentare il provino all’Accademia di arte drammatica era dettata soprattutto dal bisogno di andare via da Taranto», racconta l’attore, 33 anni il prossimo 14 marzo.
«Non avevo alcuna preparazione per l’esame di ammissione, la mia ignoranza mi spaventava. C’era un’altra cosa, però, che mi ero portato dietro dalla Puglia: la caparbietà». Risultato: oggi Riondino è qualcosa di più di una giovane promessa. È il Giovane Montalbano, che il giovedì sera su RaiUno sfiora gli otto milioni di telespettatori. È al cinema con due film (nelle sale da venerdì scorso): la commedia Gli sfiorati e il noir Henry. È anche il protagonista (con Vittoria Puccini) di Acciaio, tratto dal bestseller di Silvia Avallone, che uscirà nei prossimi mesi.
[…]
Pugliese, ma romano d’adozione, interpretando il giovane commissario Montalbano lei ha cambiato ancora identità. Complimenti per il perfetto accento siciliano...
«È stato naturale imparare, oltre al dialetto, l’attitudine e il modo di fare dei siciliani. Ho avuto coinquilini che venivano da ogni parte dell’isola, da Messina ad Agrigento. La mia prima tournée teatrale è stata con Uno sguardo dal ponte, per la regia di Giuseppe Patroni Griffi, dove interpretavo Rodolfo, un siciliano emigrato in America. Ho lavorato per due anni con Emma Dante a Palermo, una città straordinaria, da cui mi sono lasciato inghiottire. E poi, siciliani e pugliesi sono simili: entrambi  mantengono le distanze prima di accoglierti nel loro mondo. Invece, è stato più complicato capire lo spirito dei romani. Loro sono un po’ “fanatici”. Come sentenzia Alberto Sordi in Il marchese del grillo: “Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo”».
Si è consultato con Andrea Camilleri durante le riprese?
«Lo scrittore è stato molto disponibile e non solo perché potevo chiamarlo ogni volta che volevo. Uno dei temi della serie è il rapporto problematico che Montalbano ha con suo padre. Nei racconti da cui è tratta la sceneggiatura, questo nodo non si risolve perché viene rimandato ai libri successivi. Ma per me e per Adriano Chiaramida, che interpreta il papà del commissario, una “soluzione” era necessaria: Camilleri ha compreso la nostra richiesta e ha inserito una scena, nella quinta puntata, per svelare il senso di questo rapporto».
Lei cerca sempre di dare un taglio personale al personaggio che interpreta?
«Deriva dalla mia esperienza teatrale con Emma Dante. Lei mi ha insegnato che cos’è la “cattiva educazione” sul palco: bisogna essere “scomodi” e mettere a disagio chi ti guarda. Sorprendere il pubblico per cercare lo scontro invece che l’approvazione. Per questo tento di piegare il personaggio alla mia visione. E ho la fortuna di trovare registi che mi ascoltano».
Che cos’hanno in comune Riondino e Montalbano?
«La difficoltà nel dialogare con gli altri. Ci sentiamo a nostro agio nella sfera professionale, ma siamo delle frane complete nei contatti umani. Quando dobbiamo corteggiare una donna, per esempio...».
[…]
Angelo Sica
 
 

ASCA, 9.3.2012
Tv/ascolti: Rai, il giovane Montalbano trionfa ancora in prima serata

Roma - Continua il grande successo di pubblico per ''Il giovane Montalbano'' che ieri, giovedi' 8 marzo in prima serata su Rai1, e' stato il programma piu' visto con 6 milioni 668 mila spettatori e il 25.60 di share.
[…]
 
 

La Nostra Tv, 9.3.2012
Il giovane Montalbano, puntata dell’8 marzo, Riondino non convince a pieno

Un nuovo episodio de Il Giovane Montalbano è andato in onda ieri, in prima serata su Rai Uno. La fiction racconta le prime indagine del commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri. Forte del successo dei romanzi originali e della serie tv principale (quelle con Luca Zingaretti) anche Il giovane Montalbano sta raccogliendo successi settimana dopo settimana. I dati diffusi stamattina raccontano dell’ennesima vittoria sui concorrenti, Isola dei Famosi in primis. La puntata di ieri ha fatto segnare uno share superiore al 25%, che tradotto in telespettatori fa circa 6 milioni e 700mila.
Il responso del pubblico è stato favorevolissimo. A ragione o a torto? L’episodio di ieri, che si chiamava “Ritorno alle origini”, è sembrato in definitiva godibile e interessante (anche grazie al ritorno di vecchie glorie quali Mimì e Livia), proprio come gli altri. Quello che ha sempre sorprese del ‘filone Montalbano’ è la continuità nell’offrire al pubblico un prodotto di qualità, soprattutto sotto il profilo della storia e del soggetto. Di questo pregio, tuttavia, è ‘responsabile’, più che gli sceneggiatori (comunque bravi a tradurre un’opera cartacea in un’opera televisiva), lo scrittore Andrea Camilleri. Ad ogni modo, Il giovane Montalbano, non sta smentendo questa tradizione di qualità. Tuttavia, è necessario fare qualche appunto, soprattutto sull’attore principale, Michele Riondino.
Michele Riondino è un giovane attore che si sta facendo strana nel panorama cinematografico e televisivo italiano. E’ certamente dotato di talento, che tuttavia ha dimostrato solo in altre occasioni. La performance di cui si è reso protagonista con la puntata di ieri, non convince totalmente. Il personaggio di Montalbano ha dato l’impressione di essere artificioso, tanto nei gesti che nella mimica facciale. I movimenti eseguiti con grande naturalezza da Luca Zingaretti hanno preso ieri (come d’altronde nelle scorse puntate) i contorni della forzatura. La sensazione generale che si è tratta è quella di una macchietta del Montalbano ammirato nelle precedenti stagioni.
Per fortuna, l’interpretazione di Riondino è stata accompagnata da quella, nettamente migliore, degli altri attori (specie Sarah Febelbaum, nei panni di Livia) e da una storia che ha coinvolto, intrattenuto senza mai annoiare o risultare banale.
Giuseppe Briganti
 
 

ASCA, 9.3.2012
Tv: nuova ''fumata nera'' per il piano Raifiction

Roma - Slitta di settimana in settimana l'avvio del piano Raifiction. In ballo le nuove stagioni di ''Medico in famiglia'', ''Un passo dal cielo'', ''Paura d'amare'', ''Montalbano'', ''Provaci ancora prof'', ''Un caso di coscienza'', ''Bentornato Nero Wolfe'' e ''Che dio ci aiuti''.
[…]
 
 

Libri come, 10.3.2012
Sala Sinopoli, ore 20
Come leggiamo, come scriviamo
Niccolò Ammaniti e Andrea Camilleri
conduce
Marino Sinibaldi

Libri come è innanzitutto una festa per i lettori. Il pubblico non è solo spettatore, ma come avviene in teatro, la sua presenza, la sua attenzione, è condizione fondamentale perché lo spettacolo abbia luogo e senso. Il fatto stesso che ci sia un pubblico provoca un’azione. Un po’ come accade nelle improvvisazioni, sempre teatrali, mettere insieme due autori come Ammaniti e Camilleri risponde a questa possibilità. Profondamente diversi per età, trame, scrittura, interessi narrativi, e chissà in cos’altro dissimili, sono due autori tra i più amati, letti e seguiti da un popolo di lettori “innamorati” dei loro libri, ed è proprio questo che li accomuna. Ammaniti è un autore best seller fin da giovane mentre Camilleri lo è diventato tardi; il primo ha raccontato spesso le scosse dell’adolescenza usando toni cupi, il secondo preferisce affrontare trame intricate con toni lievi – pur nella loro amarezza. Quali sono gli autori su cui si sono formati? Quali, oggi li accompagnano? Come nascono e come costruiscono le loro storie? Insieme a loro, non si incontreranno solo due scrittori, ma forse, anche, due comunità di lettori.
[Camilleri non ha partecipato a causa di problemi di salute, NdCFC]
 
 

La Sicilia, 10.3.2012
Maigret, Montalbano, Lay
L'amore per il giallo sonnecchia in loro, le inchieste sono ambientate nelle periferie, davvero ghiottoni il francese e il siciliano
Arancini e timballi per poliziotti duri ma coccolati

Il «germe» della detection, dell'indagine letteraria, sonnecchiava in lui da tanto tempo, molto prima che «nascesse» la sua fortunata creatura, ovvero il commissario Montalbano da Vigàta. Il burbero poliziotto dal marcato tratto siculo prende vita nel '94 con il romanzo «La forma dell'acqua», ma già 35 anni prima, nel 1959, il suo illustre papà Andrea Camilleri si occupava di gialli. Proprio così: dal '59 a tutti gli anni Sessanta, Camilleri lavora in Rai e, tra i molti programmi di cui si occupa come delegato alla produzione, hanno un forte successo i primi, gloriosi sceneggiati polizieschi, come «Le avventure di Laura Storm» con Lauretta Masiero; «Il tenente Sheridan» con Ubaldo Lay (indimenticabile la miniserie «La donna di quadri») e soprattutto «Le inchieste del commissario Maigret», protagonista il grande Gino Cervi, inchieste diventate un cult e che ogni tanto vengono trasmesse dai canali Rai in notturna.
Dunque Camilleri ha sempre amato il mistery, l'investigazione, passione naturalmente accentuata dalla frequentazione degli autori delle fiction dell'epoca come Mario Casacci e Alberto Ciambricco; e alimentata anche dai capolavori di Georges Simenon trasposti sul piccolo schermo dal regista Mario Landi.
Leggendo i testi e frequentando i set televisivi, Camilleri assimila le inchieste, valuta la sequela di delitti e poi il certosino lavoro dei detective che frugano tra i presunti colpevoli smascherando i responsabili. Fino alla fine degli anni Sessanta, quindi, Camilleri fa il delegato alla produzione e lo «spettatore», ma ovviamente scrive, annota, apprende, dando inizio alla gestazione di quella creatura che quando vedrà la luce, avrà un successone da Porto Empedocle a Bolzano. Tutta l'Italia, infatti, anche i connazionali del nord che non capiscono il nostro dialetto, si innamorano di Montalbano, vicequestore siculo doc che indubbiamente ha qualcosa che lo accomuna sia a Sheridan come a Maigret, personaggi studiati a puntino dallo scrittore, il quale ovviamente ha letto con interesse anche altri classici del genere, dai fuoriclasse dell'hard boiled school Chandler e Hammett, a Ellery Queen, McBain, Chesterton, Conan Doyle, Agata Christie.
Vediamo di capire quali sono le attinenze fra Salvo Montalbano e gli altri due poliziotti delle fiction anni '60. Di Ezzy Sheridan-Lay, ma anche di Jules Maigret-Cervi, il detective interpretato finora da Luca Zingaretti e Michele Riondino ha il carattere duro, severo, tutto d'un pezzo. E' sempre rispettoso della legge, salvo qualche eccezione, ovvero qualche sgridata un po' pesante ai sospettati. Montalbano, come i suoi due «predecessori», non ha paura di niente e di nessuno, né dei criminali, né dei superiori che tentano di comandarlo a bacchetta e che contestano i suoi metodi a volte bruschi. Inoltre è uno che non molla la preda fina a incastrarla perché ha fiuto e sa come arrivare al bandolo della matassa andando in prima linea, senza mai restare nelle retrovie a impartire ordini ai sottoposti. Dunque denominatore comune fra i tre poliziotti è la fermezza, l'integrità, l'impegno assoluto.
Il siciliano e il francese, poi, sono entrambi dei ghiottoni: il primo è un abituale frequentatore di trattorie con ricchi e invitanti menu a base di pesce e frutti di mare; il secondo lo si trova sovente nelle brasserie e nei bistrot parigini a gustare manicaretti, bere birra, Calvados e Pernod, tra un arresto e un rapporto al capo della Polizia. Montalbano è coccolato dalla fida Adelina, cammarera e cuoca raffinata specializzata nel preparare arancini, caponate, parmigiane e altre squisitezze; Maigret è invece viziato dalla dolcissima moglie Louise che inventa per lui timballi, stufati, mousse e gelati prelibati. Sheridan sotto questo profilo è parco, non è goloso e questa è una connotazione che a Camilleri interessa poco perché probabilmente anche lui, il prolifico Andrea, è una buona forchetta.
Altre affinità: Montalbano si occupa di casi che accadono in zone periferiche, diciamo pure nella provincia, zone semideserte della Sicilia, vicino al mare ma poco frequentate. Anche Sheridan e Maigret si spingono spesso nelle periferie urbane, vedi per esempio «La vecchia signora di Bayeux», inchiesta di Maigret ambientata in campagna, la stessa campagna dove gli sceneggiati del commissario transalpino si conclusero con la fiction «Maigret in pensione». Egli infatti, messo in quiescenza, si ritira nella sua tenuta agreste coltivando ortaggi e producendo vino. Chissà che anche Montalbano non segua, a fine carriera, la strada (sterrata) che porta in un delizioso angolino di verde.
Ancora: sia Montalbano sia Maigret come Sheridan non amano le auto: infatti il primo si sposta con una scassatissima «Tipo», il secondo va in taxi e il terzo usa le vetture di servizio. Per quanto riguarda l'argomento donne, Montalbano somiglia di più a Sheridan, cioè è single, ma il tenente pare decisamente più morigerato, mentre Montalbano litiga spesso con la fidanzata Livia e non di rado si concede qualche licenza con procaci e disinibite figliole; nulla a che vedere con lo sposatissimo e monogamo Maigret che ogni mattina, prima di recarsi al Quai des Orfévres dà un bacio in fronte alla sua adorata signora.
La pietas verso certi disgraziati, certi ultimi che magari sbagliano perché provati dalla vita e costretti dalle contingenze, è infine una caratteristica di tutti e tre i poliziotti, con Montalbano in testa, che non infierisce mai sui deboli e i fragili, anche se si sono macchiati di un delitto. Lui scopre reati e colpevoli, quanto viene dopo è compito di magistrati e direttori di prigioni.
Mario Bruno
 
 

RagusaOggi, 10.3.2012
Il Commissario di Vigata ha scelto la bionda, algida Livia
Il giovane Montalbano ci ha "traditi"

Per la verità Livia la nuova ragazza del giovane Commissario Montalbano non è male. Ma non è la bellissima Katia che ha fatto meraviglie di successo nelle prime due puntate del famoso commisario di Polizia trasferito ormai definitivamente a Vigata (cioè a Scicli).
Mentre il primo Commissario Montalbano, alias Zingaretti che aveva giurato di aver abbandonato quel ruolo è tornato di corsa in provincia di Ragusa per una nuova serie della fortunata fiction nota in tutto il mondo, il giovane commissario, alias Riondino, nell'ultima puntata è uscito fuori dagli schemi dell'apprendista funzionario-poliziotto per calarsi nel ruolo del sicuro, fortunato, capace sbirro che sgomina gruppi mafiosi capitanati da quel grande personaggio latitante e per giunta con Fazio azzoppato da un infarto pronto per essere sostituito dal figlio.
Insomma a noi è piaciuto questo giovane commissario Montalbano, ma mancava Katia ed allora pazienza, aspettiamo Zingaretti ma prima altri tre episodi del giovane li seguiamo. Camilleri se la ride sotto i baffi (che non ha).
Franco Portelli
 
 

Il Centro, 10.3.2012
Il giallo intimista nato in Abruzzo

Come afferma Andrea Camilleri, leggere un giallo è «un’esercitazione all’intelligenza»: il gran siculo lo afferma a dispetto di quello snobismo letterario che esclude il genere dall’esser considerato “vera” letteratura. Ci si accorge di quanto Camilleri dica il vero leggendo “Prigione con piscina” (Mondadori 2012), l’ultima intuizione narrativa del giornalista e scrittore Luigi Carletti, familiare ai lettori del Centro per esserne stato anni fa vice direttore.
[…]
Federica D'Amato
 
 

Europa, 10.3.2012
Un appello a quelli degli appelli

Vorrei chiedere una cosa a Camilleri, Margherita Hack, Dario Fo, Tabucchi, don Gallo, Carlo Lucarelli, Fiorella Mannoia, Erri De Luca, Celestini, Franca Rame, e poi Rodotà, Gallino, Zagrebelsky, Moni Ovadia, Furio Colombo (senatore del Pd), Fabrizio Gifuni, Valerio Magrelli, Marco Revelli e altri, fra i quali Franco Berardi detto Bifo.
Vorrei chiedere loro se quando hanno aderito a un appello di MicroMega intitolato La società civile con la Fiom sapevano che, grazie a quell’appello e alle loro firme, Paolo Flores d’Arcais sarebbe salito ieri sul palco di San Giovanni. E che ci sarebbe salito per dire, fra le altre cose, che Bersani, accomunato a Berlusconi, Marcegaglia e Marchionne, «ha la faccia come il culo» perché accusa «la Fiom di fare politica».
Non sarebbe male se questi campioni del ceto medio riflessivo si assumessero la responsabilità delle firme che concedono spesso: del resto, sono persone molto sensibili all’etica della responsabilità.
La manifestazione è stata importante, il discorso di Landini attento a colpire i bersagli della protesta (governo e Fiat, come da un secolo a questa parte) evitando i punti della divisione sindacale e dell’assenza del Pd dalla piazza.
Poi la giornata è stata segnata dai fischi a Scudiere della Cgil (che hanno svelato lo stato dei rapporti fra metalmeccanici e confederazione) e dall’infuocata arringa del direttore di MicroMega (gruppo Repubblica) ed editorialista del Fatto.
Il problema non è tanto Flores. Il problema è che questa parte della auto-nominatasi società civile (che avrà altri momenti di mobilitazione, già la settimana prossima) deve sapere dove sta riversando il rancore accumulato contro Berlusconi, e con quali conseguenze.
Criticare il governo – per quanto sia così evidente la discontinuità col passato e ciò che di buono sta facendo per l’Italia – è legittimo. Ma insistere a rovesciare denigrazione sull’intero sistema politico, colpendo poi soprattutto il Pd e Bersani, potrà solo riportarci là da dove siamo appena usciti. Flores d’Arcais magari ne sarebbe contento. De Benedetti non lo so. Ma, prendo a caso, Fiorella Mannoia?
Stefano Menichini
 
 

Il Sole 24 Ore, 11.3.2012
Posacenere

Dovendo spiegare a un liceale un passo aristotelico, mi viene da pensare con gratitudine all’arabo Ibn Rushd, noto come Averroè, che Dante pone tra gli "spiriti magni" per il suo "gran comento". Averroè è colui che con i suoi «Commentari» ha salvato e diffuso, e non solo, nella seconda metà del 1100 le opere di Aristotele, ha in altri termini fatto sì che la colonna portante del pensiero occidentale continuasse a svolgere la sua funzione. Pagando, oltretutto, un alto prezzo: il re Almansur, che prima l’aveva protetto, lo perseguitò e l’esiliò accusandolo di eterodossia. Sarebbe utile che ogni tanto qualcuno facesse un pensierino su questa vicenda: soprattutto gli occidentali antiarabi e gli arabi antioccidentali.
Andrea Camilleri
 
 

Il Sole 24 Ore, 11.3.2012
L'artigiano della letteratura

«Il segreto del successo letterario? Francamente non lo conosco, e lascio volentieri ai critici e agli studiosi questo argomento». Andrea Camilleri si diverte a rispondere in questo modo alla classica domanda sulla quale si arrovella una parte del mondo giornalistico, accademico e intellettuale: qual è la vera causa di un successo narrativo e culturale senza precedenti nella storia italiana?
La questione non è affatto semplice, il fenomeno Camilleri non riguarda solo la letteratura, ma anche la tv, il teatro, i nuovi media, insomma è una realtà multimediale. Un italiano di 86 anni, che giunge dalla grande tradizione verghiana-pirandelliana-brancatiana, è diventato un protagonista letterario e mediatico dell'era contemporanea. Al di là di come la si pensi sul suo stile, anche chi lo avversa non può fare a meno di riconoscere che il suo è un successo di grandi proporzioni, che non ha confronti nel quadro della storia narrativa del Novecento italiano. Uno scrittore talmente popolare che un protagonista del mondo dello spettacolo quale Fiorello, lo imita, e la sua performance diventa un evento, decisamente cult.
Camilleri va capito anche come fenomeno sociale, attraverso lo scrittore di Porto Empedocle si possono leggere anche gusti e interessi cultural-sociali di una parte degli italiani. Camilleri non ama darsi delle arie, il suo rapporto con la letteratura è pieno di passione ma scevro dall'aura di sacralità. Si ritiene un artigiano della letteratura, anche se in realtà è un artista che ama farsi capire dal popolo. Il vero primo motivo del suo successo, che vale per tutti i campi nei quali si è misurato e continua a misurarsi, è che Camilleri ama raccontare delle storie. E lo fa con la passione del cantastorie. È un grande affabulatore, e il suo obiettivo è quello di affascinare il lettore-ascoltatore. Così come per i cantastorie della grande tradizione siculo-italica, non vi è racconto, non vi è "cunto", se non vi sono persone che stanno ad ascoltare. Così, nel tempo, Camilleri ha costruito il suo pubblico, in una "piazza" che è quella della letteratura, della tv, del teatro. Camilleri ha anche il dono di raccontare le storie con una ironia intelligente e vivace, che conferisce dinamismo alle storie. Non è una fusione a freddo la sua costruzione letteraria, ha una anima, data dal suo compenetrarsi con la storia raccontata. Nel suo narrare vi è una voglia di comunicare, al centro della sua opera vi è democraticamente il lettore.
Il punto è che tutto questo non gli basta. Da raccontatore di storie, da uomo di teatro, vuol affascinare il suo lettore-ascoltatore, lo vuol far riflettere facendolo divertire. Sta qui il nodo dei suoi obiettivi programmatici, che non ha bisogno di esporre in una articolata poetica, perché fanno parte della sua storia, della sua visione culturale, delle sue esperienze professionali, della sua antropologia. Il suo sperimentalismo è una parte della sua essenza vitale. Scrivere solo di Montalbano lo annoia, confrontarsi con altri generi letterari lo gratifica, gli conferisce energia intellettuale. Del resto perché un uomo a 86 anni dovrebbe fermarsi, perché non dovrebbe sperimentare ancora? La sua pluralità di espressione culturale è uno sperimentare la vita, con la fantasia letteraria, con la fluidità della scrittura, con l'amore per la pagina scritta. Nell'ironia camilleriana vi è la chiave di lettura della sua opera cultural-letteraria, è lo strumento di interpretazione della realtà, vi è la concezione filosofica con la quale capire e comprendere con disincanto il mondo che ci circonda. È alla ricerca della verità, senza alcun dogmatismo.
Ma tralasciando l'epistemologia, la sua bussola etica è forte, e non a caso il suo credere nei valori morali della democrazia, del l'onestà, della cultura delle regole, lo ha fatto diventare un paladino della battaglia etica e di legalità di Confindustria Sicilia. Alle scaturigini del rinascimento etico-culturale lanciato da Antonello Montante e Ivan Lo Bello, e sostenuto con vigore dal presidente Emma Marcegaglia, vi è anche l'ispirazione camilleriana. Oggi, probabilmente, anche Leonardo Sciascia concorderebbe con Camilleri, «quella in atto è una rivoluzione culturale». E la Sicilia non è affatto irredimibile, ma è, per una volta, un modello di cambiamento positivo.
Salvo Fallica
 
 

La Sicilia, 11.3.2012
IL DIBATTITO. Beni culturali ed economia
Il giornalista-scrittore Pietrangelo Buttafuoco interviene sui temi lanciati dal nostro giornale: «Non riusciamo a sopportare tanta grandezza, abbiamo la necessità di farci guidare dalla mano santa dei forestieri. Come per il Montalbano televisivo. Se fosse in mano nostra reciterebbero gli articolisti dell’ufficio di collocamento»
Con la cultura si guadagna ma non in Sicilia
«Siamo indegni della nostra terra meglio darla ai Vanzina come set»
Certo che si possono fare i soldi con la cultura. Non è difficile: succede quasi dappertutto. Ma non in Sicilia.

[…]
Il «rifugio» Montalbano
Se ne fanno tanti di soldi con la cultura, non in Sicilia dove abbiamo proprio la necessità di farci guidare dalla mano santa dei forestieri. Come con quei meravigliosi Montalbano di Andrea Camilleri trasmessi in tivù che, diocenescampi, fossero nelle mani di noi siciliani invece che in quelle di Carlo Degli Esposti, vedremmo recitare gli articolisti dell'ufficio di collocamento e non quei grandi attori che ci arricriano in queste prime serate del giovedì di RaiUno.
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

Il Centro, 11.3.2012
Tutto Camilleri di Gianni Bonina
Sellerio, 26 €

Gianni Bonina compie un vero e proprio viaggio nell’universo letterario di Andrea Camilleri in compagnia dello stesso scrittore siciliano. Prima di partire per gli oltre sessanta libri, ecco un saggio in cui Boccaccio, Pirandello, Verga, Brancati e Sciascia ci augurano buon viaggio.
 
 

l’Unità, 12.3.2012
Intervista a Camilleri. «La mia Vigàta senza Montalbano»
«Io come il diavolo: scoperchio le case per guardarci dentro»
È in libreria una nuova raccolta di racconti del celebre scrittore siciliano
Otto storie incentrate nell’ormai celebre Vigàta tra memorie e teatro
Dice l'autore. «Racconto di gente normale, attingendo ai ricordi dei miei nonni diventati quasi dei detti proverbiali»

Nuove storie, nuovi racconti, Andrea Camilleri torna nelle librerie il 15 marzo. Il nuovo libro è incentrato su Vigàta, ma non c'è il commissario Salvo Montalbano. Ne La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta, Camilleri continua a confrontarsi con la forma del racconto e narra di una Sicilia fra Otto e Novecento, e come nel suo stile, descrivendo il passato parla anche del presente. Chi è la regina di Pomerania di Andrea Camilleri? «Un personaggio di totale fantasia. La Pomerania sì, esiste realmente, ma mai è esistita una regina. Esiste nel racconto come creazione pura e fantastica di un truffatore di grandissime capacità. Mi è venuta in mente un giorno che qualcuno mi parlò dei cani di Pomerania, una razza di cani molto pregiata».
Torna ad incentrare un libro sulla celebre Vigàta, ma questa volta sceglie la formula dei racconti. L'appassiona sempre di più questa forma di scrittura?
«Si tratta del secondo volume dedicato a Vigàta sub specie di racconti. La formula del racconto negli ultimi tempi mi ha molto interessato perché, forse per l'avanzare dell'età, venendomi difficoltosa la narrazione distesa, mi è più facile concentrare nelle solite mie 24 pagine un racconto intorno ad un fatto, a una storia che mi ha incuriosito. Trovo che il racconto quando è abbastanza ben riuscito, può essere più soddisfacente di un romanzo, almeno per quanto mi riguarda. Sono racconti lunghi che forse potrebbero essere considerate novelle, perché hanno una estensione e un tempo narrativo più larghi che non i racconti. Ma finché non ci sarà un autorevole critico a dire che si tratta di novelle continueremo a chiamarli racconti».
Quali sono gii elementi principali di queste storie?
«Il filo rosso è forse la collocazione temporale tra l'Ottocento e il primo cinquantennio del Novecento e la collocazione geografica di Vigàta. Vorrei citare Asmodeo, il diavolo che scoperchia i tetti delle case. Ora, io, senza nessun intento luciferino, mi sto divertendo a scoperchiare le case e a guardare la vita, soprattutto borghese, all'interno».
Queste storie fanno parte di un progetto di racconto più ampio che vuol fare di Vigàta?
«I1 progetto dovrebbe articolarsi in quattro volumi di Storie di Vigata, ognuno composta da 8 racconti. Non sono però sicuro di fermarmi qui, questo tipo di scrittura mi diverte e mi permette di tenermi in esercizio».
I protagonisti sono persone comuni, normali. Quanto dei suoi ricordi vi è in questi racconti?
«Diciamo che una gran parte di questi racconti nasce dalla mia memoria o da storie che mi sono state raccontate addirittura dai miei nonni, storie che sono diventate quasi dei detti proverbiali nel gergo familiare, ma la maggior parte di esse più che per personaggi nascono per seduzione di situazioni. Cioè un embrione di personaggio con un altro embrione dì personaggio, ipotizzati in una certa situazione, finiscono per maturare in modo tale da far nascere il racconto».
Questi racconti rappresentano una variegata umanità di un tempo passato, cosa ci dicono dell'Italia di oggi?
«Mi vuol dire lei cosa è cambiato rispetto al modo di procedere di atteggiarsi, di questa variegata umanità che sembra di un tempo passato ma che invece mutatis mutandis è sempre uguale alla realtà di oggi?»
Fra i racconti per Mondadori e questi per Sellerio, il commissario Montalbano si potrebbe sentire un po' trascurato. Oppure vi sono già in serbo nuovi romanzi montalbaniani?
«Ma certo che ci sono dei nuovi romanzi con Montalbano!»
Per la prima volta un suo romanzo, «La scomparsa di Patò», è stato trasposto sul grande schermo. Che giudizio ne ha?
«Molto buono. L'ho detto e l'ho ripetuto, io non mi sento in nessun modo coinvolto né nel telefilm di Montalbano né su Patò. Io scrivo parole non produco immagini, ma di certo sono molto felice se poi le mie parole sono trasposte in immagini che pur diverse da quelle da me immaginate sono molto belle».
Qual è la definizione che da del suo linguaggio narrativo?
«Caro amico, credo che ne abbiamo già parlato e ne continueremo forse a parlare ma non posso di certo essere io a dare la definizione del mio linguaggio narrativo. Io narro».
Quanto la cultura teatrale influisce sulla sua narrazione?
«Moltissimo. È dal teatro che ho imparato a pensare e a scrivere dialoghi. È dal rapporto con il pubblico teatrale che so come comprendere la reazione del lettore. Il teatro è uno dei miei grandi amori ed è ormai una traccia indelebile nel mio dna».
Montalbano ha più volte mostrato la sua insofferenza per Berlusconi, adesso che è caduto e vive nell'era Monti che opinione ne ha?
«Non ne ho ancora parlato con Montalbano. Ma questo non credo sia il momento di fare grandi discorsi ma piuttosto di agire».
Salvo Fallica
 
 

Televisionando, 12.3.2012
Fiorello sbanca il Premio Tv, Le Iene riportano Berlusconi su RaiUno

Si è celebrato ieri sera il Gala del Premio Tv – 52ma edizione del Premio Regia Televisiva, ideato da Daniele Piombi che una volta all’anno (come il 740, scherza Greggio) torna a farsi vedere per fare gli onori di casa nell’unica manifestazione che attualmente riunisce trasversalmente i personaggi tv e i format delle principali emittenti generaliste.
[...]
La domanda su quale sia il criterio delle votazioni viene spontanea: come si fa a premiare come fiction del 2011 Don Matteo 8 e non il ciclo de Il Commissario Montalbano resta un mistero. Se anche si fosse voluto adottare il mero criterio dell’Auditel, Il Commissario Montalbano ha raccolto con i suoi 9 milioni di ‘picco’ il maggior ascolto per il genere fictional.
Giorgia Iovane
 
 

Circololeopardi, 13.3.2012
"La setta degli angeli"

Questo splendido affresco di una Sicilia primo Novecento è l’ennesimo romanzo storico scritto da Andrea Camilleri, che sta diventando una vera gloria della nostra letteratura contemporanea.
Unica pecca, per chi non conosce il dialetto, è l’uso potente ed efficacissimo del dialetto siciliano, che lo rende di lettura davvero piacevole, oltre che dare colore alle trovate che accompagnano il racconto delle vicende.
Si svolge in un paese dell’entroterra siciliano, Palizzolo (luogo di fantasia) ed inizia dal locale circolo dei nobili, presente – a quel tempo – quasi in ogni borgo dell’isola, ove è in corso una votazione per l’ammissione di un nuovo socio.
La vicenda si ispira ad un fatto realmente accaduto ed ha – come elemento fondante – il rifiuto della conoscenza della verità da parte delle persone. Almeno questo recita la recensione presente nel sito dell’editore. Io non ho visto solo questo, nel romanzo: sicuramente questo sarà il fine che l’autore si è proposto ma nel libro c’è molto altro...
La cosa più divertente, a mio avviso, è la dinamica della vita di paese. Sicuramente di questa vita fa parte anche la storia dell’avvocato Teresi, che si vede rifiutare – anche dopo aver rivelato la storia delle chiese (sette su otto) in cui i parroci abusavano delle fedeli – l’iscrizione al circolo proprio per le mene che nello stesso avvenivano, protagonisti alcuni notabili che sono, di fatto, i protagonisti del romanzo stesso.
Camilleri avvince il lettore, con la sua affabulazione fatta sì di spunti e vicende letterarie, ma soprattutto di carattere “locale”, “paesano”, per dirla con vocaboli attuali. Carattere che la scrittura dialettale evidenzia in modo superlativo. Abbiamo tantissimi romanzi di Camilleri scritti in Italiano e non in dialetto: ma in questo, come in molti altri, non soltanto in quelli che riguardano il personaggio del “commissario Montalbano”, è proprio la presenza del dialetto a dare carattere al libro e all’intera vicenda, anche nell’accezione presente sul sito dell’editore. Intorno al dialetto camilleriano e – in particolare – a quello di un romanzo storico tra i più famosi, “Il birraio di Preston”, è stata fatta una tesi di laurea in dialettologia (*). In altri romanzi il dialetto sottolinea le espressioni più felici e le trovate più tipiche della vita di paese di cui sto dicendo.
Come sempre, non scrivo una recensione per parlare delle vicende narrate dal libro. A me interessano altri pareri sull’opera stessa, e credo di aver detto la mia, qui, su quello che è il pregio dell’opera stessa: buon divertimento a chi vuole leggerla.
(*) – Per coloro che fossero interessati, ecco il titolo della tesi: Margherita Di Rienzo, La lingua del "Birraio di Preston" di Andrea Camilleri, Università La Sapienza, Facoltà di Lettere, Roma, Anno accademico 2006-2007 [ *
Lavinio Ricciardi
 
 

La Sicilia, 14.3.2012
Il personaggio. Intervista al decano catanese Mimmo Salvo
«Il teatro è come un'ostrica ogni tanto offre una perla»

«Il teatro è come un'ostrica: ogni tanto offre una perla». Così Mimmo Salvo, decano del teatro che, dall'alto dei suoi 85 anni, detiene il primato di attore catanese più anziano. Un artista di robusta tempra drammaturgica notato anche da cinema e tv, dove è stato autorevole co-protagonista di un episodio del Commissario Montalbano confermando le sue doti di rigoroso veterano della scena.
[...]
E' stato ammirevole interprete di una puntata della serie Montalbano…
«Bella esperienza, anche perché ho rivisto Zingaretti che avevo conosciuto allo Stabile. A proposito di Montalbano, vorrei raccontare un aneddoto: il regista Sironi cercava un attore al quale affidare il ruolo di un pastore rozzo abituato a vivere in un casolare e a pascolare il gregge. Un uomo rude che non esiterà a uccidere il figlio criminale. Quando Sironi mi vide al provino in elegante completo di lino e cravatta, disse: "Mimmo, ma il tuo personaggio è grezzo, rustico, selvatico… Tu sembri un damerino". E io: "Non preoccuparti, cercherò di entrare nella parte". Poi lui fu pienamente soddisfatto del risultato finale».
Un buon libro, mi riferisco anche a Camilleri, può diventare una buona fiction?
«Certo, se c'è un bravo regista e un cast di rispetto. Montalbano ne è un esempio».
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Mario Bruno
 
 

Grimmland - Goethe Institut, 3.2012
La mia favola
Qual è la fiaba preferita di Michelle Hunziker, quale personaggio vorrebbe essere Wim Wenders, quando si è sentito in un momento da favola Boris Becker? Leggi le risposte che ci hanno dato personaggi famosi.

[…]
ANDREA CAMILLERI Scrittore
Qual è la Sua fiaba preferita e perché?
La mia fiaba preferita è “Biancaneve” perché è una delle poche che finisce bene (anche se alla fine la Regina viene sottoposta ad un’orrenda tortura e ne muore...). Inoltre credo che sia una delle prime favole che mi venne raccontata da bambino.
Quale personaggio Le piacerebbe essere?
Non potendo essere Biancaneve per motivi evidenti, non avendo né la vocazione né il “physique du role” del principe Azzurro, sarei costretto a rispondere uno dei sette nani. Ma nella fiaba di Grimm i sette nani non hanno le successive caratteristiche disneyane e sono piuttosto anonimi. Opterei quindi per lo specchio che dice sempre la verità. A 86 anni è un lusso che mi posso permettere.
Qual è per Lei un momento “da favola”?
Ogni volta che mi sono sentito innamorato.
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Panorama, 15.3.2012
Andrea Camilleri torna a Vigàta in un nuovo libro di racconti
La regina di Pomerania, Di padre ignoto, L’uovo sbattuto, Romeo e Giulietta, I duellanti, Le scarpe nuove, La lettera anonima, La seduta spiritica: sono le otto storie contenute in La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta, la nuova fatica di Andrea Camilleri in libreria da oggi per Sellerio editore.

A ottantasei anni suonati l’autore siciliano vive ormai in un perenne stato di urgenza produttiva. La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta arriva infatti a poco più di due mesi da Il diavolo certamente, altra raccolta di racconti (trentatré per la precisione) che le ultime classifiche certificano ancora come uno dei libri più venduti nella narrativa italiana.
Svariate le vicende al centro della narrazione: balli in maschera e presepi viventi, contrabbandi di volpini e commerci di salgemma, testamenti con azzardati codicilli e matrimoni impossibili, goffe fuitine e sfide tra gourmet del gelato. Il tutto condito con quell’inconfondibile stile di scrittura che è regolarmente sinonimo di divertimento, commozione e riflessione amara.
Dopo Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta, pubblicato nel 2011 sempre da Sellerio, si tratta del secondo volume dedicato all’immaginaria cittadina siciliana, trasfigurazione letteraria di Porto Empedocle (la città natale di Camilleri). Il progetto, nel complesso, dovrebbe concludersi al completamento del quarto libro, ma di fronte a una simile ipercreatività il condizionale è quanto mai d’obbligo.
Davide De Caroli
 
 

Il Tempo, 15.3.2012
Oggi esce il nuovo libro con otto storie di Vigata. Domani è laureato ad honorem alla Sapienza
Camilleri irresistibile di penna e di cattedra

Andrea Camilleri di penna e di cattedra. Oggi esce il suo nuovo libro, otto racconti sullo sfondo dell'amata Vigata e con l'intento di scavare nei fatti e nei personaggi minimi che però hano fatto la Storia. E proprio come storico domani lo scrittore siciliano verrà laureato ad honorem alla Sapienza di Roma. La cerimonia per il conferimento di dottorato di ricerca honoris causa in Storia dell'Europa avrà luogo alle ore 11,30 nell'aula magna del Rettorato e sarà introdotta dalla prolusione del rettore Luigi Frati. Seguirà l'elogio a cura del coordinatore del dottorato di ricerca in Storia dell'Europa, Giovanna Motta. In chiusura Camilleri farà una lectio magistralis dedicata a «Uno scrittore italiano nato in Sicilia». Il dottorato di ricerca viene conferito, «a conclusione dei numerosi eventi organizzati da Sapienza Università di Roma in occasione del 150 anniversario dell'Unita d'Italia, il Collegio (dei docenti) ritiene di voler considerare con particolare interesse l'apporto del dottor Camilleri per aver avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo efficace alla cultura e alle vicende della Sicilia». E in effetti ne «La Regina di Pomerania», il libro Sellerio oggi in vendita, Camilleri firma otto storie definite straordinarie perché straordinarie sono «le persone, anche le più normali, che ho osservato, notato, conosciuto», spiega l'autore. Il quale attinge al serbatoio della memoria, vastissima, ma anche al suo senso del teatro e della storia, al suo sguardo ironico. Al centro delle narrazioni, balli in maschera e presepi viventi, contrabbando di volpini e commerci di salgemma, testamenti con azzardati codicilli e matrimoni che non si possono fare, fuitine, sfide tra gourmet. Sfondo di questa varia umanità sono spesso circoli da gioco, salotti con tavolini a tre gambe pronti a richiamare gli spiriti, piazze e spiagge. Ma Vigata è popolata anche di poveracci costretti ad arrangiarsi, però pieni di dignità e talvolta di fortuna.
 
 

Giornale di Sicilia, 15.3.2012
Otto storie inedite. Sellerio manda in libreria “La Regina di Pomerania”, nuova fatica dello scrittore empedoclino
Nel gran teatrino di Vigàta, ecco i racconti di Camilleri
Personaggi e vicende oscillano tra realtà e fantasia, un po’ reali e un po’ inventati
Giancarlo Macaluso
 
 

AgrigentoWeb, 15.3.2012
Porto Empedocle
Nuovo titolo accademico per Andrea Camilleri

Mentre in queste ore arriva in libreria l’ultima “fatica” letteraria di Andrea Camilleri, “La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta”, su invito del Magnifico Rettore dell’Università Sapienza di Roma, Luigi Frati, il sindaco Lillo Firetto sarà domattina a Roma per presenziare, nell’Aula magna del Rettorato, alla cerimonia di conferimento del Dottorato di Ricerca honoris causa allo scrittore empedoclino. [In effetti il Sindaco non era presente, NdCFC]
Dopo l’Elogio di Andrea Camilleri, a cura del coordinatore del Dottorato di Ricerca, Giovanna Motta, l’autore empedoclino terrà una Lectio magistralis dal titolo “Uno scrittore italiano nato in Sicilia”. Subito dopo Andrea Camilleri verrà insignito di un nuovo Titolo Accademico, questa volta in “Storia dell’Europa”.
Alla cerimonia presso l’Università prenderanno parte alcune tra le più alte personalità del mondo accademico italiano.
 
 

AgrigentoFlash.it, 15.3.2012
Tinaglia: Premiare Andrea Camilleri anche nella “sua” Agrigento.

“Anche l’università di Palermo e precisamente la sede del Polo Universitario di Agrigento dovrebbe conferire un titolo accademico come una laurea honoris causa o un dottorato ad Andrea Camilleri”. A dirlo è il filosofo e pedagogista Professor Fabrizio Tinaglia. ”Ho saputo -dice Tinaglia- della notizia del conferimento del dottorato honoris causa a Camilleri da parte dell’università di Roma, i nostri talentuosi concittadini sono premiati spesso fuori dalla Sicilia e non qui da noi? Io credo che bisogna provvedere anche per dar lustro al nostro territorio agrigentino e soprattutto per fare pubblicità al nostro polo universitario”.
 
 

Il Popolo, 15.3.2012
Televisione e cinema
Riondino è "Montalbano"

Hanno la revisione della sceneggiatura di Andrea Camilleri i copioni de "Il Giovane Montalbano", oltre a basarsi sui suoi racconti: sarà anche per quello, ma mi è sembrata azzeccata e fedele al personaggio come abbiamo imparato a conoscerlo interpretato da Luca Zingaretti l’interpretazione da "picciotto" che ne fa ora Michele Riondino, al di là della macroscopica differenza che tutti notano: il commissario più amato d’Italia ha ancora tutti i capelli, e che chioma ricciuta. La prima delle sei puntate trasmesse da Rai1 (giovedì, prima serata) si è aperta con Salvo ancora in servizio nel paesino di Mascalippa, prima del trasferimento a Vigata. La squadra che lo circonda è per ora appena abbozzata, ma già si è fatto notare l’agente Catarella (l’attore Fabrizio Pizzuto), affidato al centralino. Narrativamente c’è un piccolo spazio anche per la vita personale di Montalbano, l’amore con Mery (Katia Greco) prima e Livia (Sarah Felberbaum) poi, e il difficile rapporto con il padre, che rimarrà un personaggio privo di nome (a interpretarlo è Adriano Chiaramida).
Giada Da RoS
 
 

La Repubblica, 16.3.2012
Camilleri: come sono caduto nell'iPad
Per la prima volta in Italia un libro diventa un'applicazione per tablet. I racconti di “La regina di Pomerania e altre storie di Vigata” (Sellerio) si potranno leggere o ascoltare dalla sua voce
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Il Venerdì, 16.3.2012
Lu app di li app
Andrea Camilleri. Stavolta vi racconto come sono caduto nell’iPad
Per la prima volta in Italia un libro diventa un’applicazione per tablet.
I racconto del padre di Montalbano si potranno leggere o ascoltare dalla sua voce. Ecco come il grande vecchio si è misurato con la tecnologia
Piero Melati
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Ecco come scaricare
La Regina di Pomerania (Sellerio editore) arriva su IPhone, IPad, tablet e telefoni Android.
Dal 16 marzo, un giorno dopo l'uscita del libro, sarà disponibile nell'App Store su internet il primo degli otto racconti. Ogni cinque giorni verrà pubblicato su App Store un nuovo racconto che andrà a comporre in poco più di un mese l'intera raccolta. Oltre ai testi, l'applicazione contiene contenuti inediti.
L'App è introdotta da un video clip di Camilleri. Ogni racconto è accompagnato dalle immagini in cui Camilleri commenta il testo, dandone una propria interpretazione.
Ogni scritto ha un dizionario ipertestuale vigatese-italiano.
Il primo racconto verrà messo in vendita a 0,79 euro il 16 marzo; gli altri sette verranno pubblicati ogni cinque giorni a 1,59 euro
[In effetti l'uscita della App ha subito un ritardo, NdCFC]
 
 

RomaTg24, 16.3.2012
Laurea honoris causa ad Andrea Camilleri, La Sapienza Roma
Monologo del Dottor Andrea Camilleri durante la cerimonia in suo onore per il conferimento della laurea honoris causa in Storia dell'Europa, presso l'Università degli Studi La Sapienza
A cura di Sabrina Spagnoli
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Il Messaggero, 16.3.2012
Camilleri: «La mia Sicilia lotta ancora per un posto in Italia»
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Assegnato allo scrittore il dottorato in Storia dell'Europa alla Sapienza. «Gli ebook non uccideranno i libri»
 
(foto Marco Zeppetella - Toiati)

(foto Fabio Campana - Ansa)

Roma - Lo scrittore Andrea Camilleri ha ricevuto questa mattina il dottorato di ricerca Honoris Causa in storia dell'Europa da Luigi Frati, Magnifico Rettore dell'Università La Sapienza. Le nuove tecnologie, da internet all'ebook, non uccideranno il libro. Ad affermarlo il grande scrittore premiato «per aver fatto conoscere la storia d'Italia».
L'omaggio alla sua Sicilia. «La Sicilia sognava di avere un posto in Europa, tra le grandi potenze. Oggi, a 150 anni dall'unità, deve battersi per mantener il suo posto in Italia» ha detto Camilleri. L'autore di best seller tradotti in tutto il mondo, papà del celebre commissario Montalbano, ma anche regista, sceneggiatore, docente, Camilleri ha voluto sfatare la «leggenda non certo aurea ma fortemente radicata, di una Sicilia irredimibile, isolata nei secoli e rassegnata al suo destino di figlia di un Dio Minore». Lo scrittore ha parlato anche del divario tra nord e sud «che dopo l'Unità si è allargato anziché restringersi». Ma se la Sicilia ancora annaspa «nel suo immobilismo - prosegue - è colpa di tutti noi siciliani». Lì'ultimo libro che Camilleri sta scrivendo ha come protagonista proprio un ragazzo nato in Sicilia nel '25 che fa di Spagna, Francia, Inghilterra e Germania le «sue patrie lettere».
Il fascino di Camilleri per la tecnologia. «Io sono affascinato dalla tecnologia esattamente come i primi uomini della terra si terrorizzavano davanti a un'eclissi - racconta il papà del commissario Montalbano -. Cioè ho la stessa incapacità di capire come funzionano. Sono però molto favorevole alle nuove tecnologie perché allargano la conoscenza e la comunicazione fra gli uomini, se ben usate. Come l'aeroplano, che permette viaggi ma butta anche bombe, dipende dall'uomo. Non credo che la tecnologia faccia scomparire il libro. Servirà anzi a divulgare di più la lettura». Quanto ai timori circa sull'ebook e sui nuovi supporti di lettura a svantaggio del libro cartaceo, conclude lo scrittore, «mi sembra come quando ci fu la diatriba tra il cinema muto e quello sonoro».
Le motivazioni del riconoscimento. Ha «avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo efficace alla cultura e alle vicende della Sicilia». Con queste motivazioni La Sapienza ha conferito a Camilleri il dottorato di ricerca honoris causa in Storia dell'Europa.
 
 

Il Messaggero, 16.3.2012
Consigli d’autore
Camilleri: i libri? Eterni, le nuove tecnologie non li uccideranno

Roma - Le nuove tecnologie, da internet all'ebook, non uccideranno il libro, anzi. Ad affermarlo è Andrea Camilleri, a margine della cerimonia di consegna del dottorato honoris causa in Storia dell'Europa, che gli ha conferito l'Università La Sapienza di Roma.
Tecnologia e libri. «Io sono affascinato dalla tecnologia esattamente come i primi uomini della terra si terrorizzavano davanti a un'eclissi - racconta il padre del commissario Montalbano -. Cioè ho la stessa incapacità di capire come funzionano. Sono però molto favorevole alle nuove tecnologie perché allargano la conoscenza e la comunicazione fra gli uomini, se ben usate. Come l'aeroplano, che permette viaggi ma butta anche bombe, dipende dall'uomo. Non credo che la tecnologia faccia scomparire il libro. Servirà anzi a divulgare di più la lettura». Quanto ai timori circa sull'ebook e sui nuovi supporti di lettura a svantaggio del libro cartaceo, conclude lo scrittore, «mi sembra come quando ci fu la diatriba tra il cinema muto e quello sonoro».
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 16.3.2012
L'evento
Laurea honoris causa per Camilleri
Ha avvicinato i lettori alla storia d'Italia
Lo scrittore premiato alla Sapienza dal rettore Luigi Frati. Il riconoscimento in storia dell'Europa. "Non sono siciliano, ma un italiano nato in Sicilia"

C’è un romanzo che Andrea Camilleri si porta dentro, ma che probabilmente non vedrà mai la luce "a causa dell’ età". Non è un giallo, ma il racconto autobiografico di un uomo nato in Sicilia nel 1925, precoce lettore che guarda alla Spagna, alla Germania, alla Francia e all’ Inghilterra come a tante "piccole patrie letterarie". Un uomo che vive il fascismo, passa al comunismo nel dopoguerra, ascolta il manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi, conosce le idee di Einaudi e De Gasperi e sogna nel corso dell’ intera vita un’ Europa unita, salvo poi vederla, finalmente realizzata ma su presupposti diversi da quelli che aveva immaginato, precipitare in una crisi economica che ne rivela tutte le debolezze. Perché, ed è questo il monito all’ Unione europea che emerge dalla triste parabola greca, "la vera unità non può esistere senza un ideale profondo e condiviso di solidarietà e fratellanza. E mi auguro che i miei nipoti questa conclusione possano non leggerla in un romanzo, ma viverla".
Ha concluso così Andrea Camilleri, fra gli applausi di un’ aula gremita di studenti, la lectio magistralis tenuta questa mattina alla Sapienza, che a 86 anni gli ha conferito il dottorato honoris causa in storia dell'Europa. Un riconoscimento che, ha ricordato il rettore Luigi Frati, gli è stato assegnato nel 150enario dell’unità d’Italia "per aver avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo alla cultura e alle vicende della Sicilia".
Una missione che ha portato avanti anche oggi, ripercorrendo nel suo intervento intitolato “ Uno scrittore italiano nato in Sicilia”, la tumultuosa storia della sua terra, dal 700 a oggi. Per sfatare la "leggenda non certo aurea ma fortemente radicata, di una Sicilia irredimibile, isolata nei secoli e rassegnata al suo destino di figlia di un Dio Minore". Tra citazioni che andavano da Sciascia a Pirandello, Camilleri ha raccontato i moti rivoluzionari di inizio Ottocento, il plebiscito per l’ annessione al Regno d’ Italia del 1860, ma anche il successivo assalto a Palermo, la nascita del brigantaggio e le origini di un divario fra Nord e Sud che "negli anni non ha fatto che accentuarsi". Ricordando, però, come il movimento Risorgimentale, in Sicilia, abbia preceduto quello italiano, a testimonianza del fermento storico e culturale dell’ isola e del suo desiderio di libertà e indipendenza.
"Che l'autonomia regionale oggi annaspi tra immobilismo e clientelismo è responsabilità di tutti i siciliani - ha ammonito poi lo scrittore nato a Porto Empedocle - E le sue vicende, purtroppo, sono spesso cronaca giudiziaria e non storia".
Camilleri ha voluto ribadire, infine, un concetto che gli è caro: "Quando mi dicono che sono uno scrittore siciliano - ha ricordato- mi affretto a correggere dicendo che sono uno scrittore italiano nato in Sicilia". Una terra che nei suoi romanzi ha descritto magistralmente, dando alle sue dinamiche locali un significato universale. Come questa mattina.
Sara Grattoggi
 
 

Adnkronos, 16.3.2012
Libri: Camilleri, la tecnologia non fara' scomparire carta ma aiutera' lettura

Roma - Il libro tradizionale non sara' schiacciato dall'avvento delle tecnologie. Ne e' sicuro lo scrittore Andrea Camilleri che oggi, in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Storia dell'Europa da parte dell'Universita' La Sapienza di Roma, ha spiegato che "la tecnologia non fara' scomparire il libro ma aiutera' a divulgare la lettura. Sono affascinato dalla tecnologia -ha aggiunto- come i primi uomini della terra si terrorizzavano davanti ad un'eclissi, cioe' con la stessa incapacita' assoluta di capire come funzionano. Sono favorevole pero' alle tecnologie, perche' allargano le conoscenze se vengono utilizzate bene".
"Quando venne il cinema parlato - ha ricordato Camilleri- ci fu una grande diatriba se avrebbe ucciso il teatro. Non lo ha ucciso e' un'altra cosa". Allargando poi la sua riflessione, il papa' di Montalbano ha detto che "il giallo e' una forma letteraria per contrabbandare un vero e sano esame della societa' attuale. Il giallo si sposa bene con il dialetto per chi usa il dialetto, ma si sposa bene anche con l'italiano perche' ci sono buoni giallisti scrivono in un ottimo italiano come Lucarelli".
"Non sono io -ha chiarito Camilleri- a poter giudicare il mio contributo. Io ho scritto. Sono gli altri a dire se ho portato un contributo. Spero solo di non aver portato un demerito". Quanto, infine, all'orgoglio di essere siciliano Camilleri ha chiarito: "Non sono orgoglioso a priori. Sono orgoglioso di essere siciliano quando in Sicilia si fanno cose buone. Ma bisogna essere molto obiettivi e riconoscere gli errori mettendo da parte gli affetti".
 
 

Adnkronos, 16.3.2012
Scrittori: Camilleri, sogno Europa unita da ideali come la Sicilia del 1860

Roma - Un Vecchio Continente unito soprattutto dagli ideali e non sulla base di generici principi monetari ed economici. E' quella sognato dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri che ha dipinto il ritratto della 'sua' Europa nella lectio magistralis, 'Uno scrittore italiano nato in Sicilia', con cui ha concluso la cerimonia durante la quale l'Universita' La Sapienza di Roma gli ha oggi conferito il dottorato di ricerca honoris causa in Storia dell'Europa. Analizzando, nell'occasione, il 'risorgimento siciliano', anticipatore di quello della Penisola. "Nella Grecia che fu la culla della civilta' occidentale, ridotta alla poverta' e al disordine sociale - ha detto lo scrittore- vedo un monito all'Europa tutta: non ci puo' essere una vera unita' se non c'e' prima di ogni cosa un ideale profondo e condiviso che si apra alla solidarieta' e alla fratellanza. Il mio augurio e' che, i miei nipoti, possano vivere e realizzare un'Europa simile e non leggerla solo in un romanzo". E' necessario, ha spiegato Camilleri, che "l'Europa non si ponga astrattamente su un generico principio unitario e concretamente sull'adozione di una moneta unica". Ma di fronte alla crisi economica, per Camilleri, c'e' da chiedersi se l'Europa che, negli ideali dei padri fondatori "si voleva realizzare su solidi principi comuni, su principi etici comuni e su una guida politica comune avrebbe resistito all'assalto economico".
 
 

Adnkronos, 16.3.2012
Camilleri: "Io siciliano? No, italiano nato in Sicilia.
Sogno un'Europa unita dagli ideali come la nostra Isola nel 1860

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Durante il suo intervento, seguito con grande attenzione dalla folta platea ed interrotto da numerosi applausi, Camilleri non ha parlato soltanto di politica europea. Ma ha delineato la storia della Risorgimento in Sicilia. E di tutti i moti che, dal 1700 in poi, si sono verificati nell'isola per la conquista della liberta' e dell'autonomia. "A prendere in esame solo un pezzetto del '700 e 800 -ha evidenziato Camilleri- risulta evidente come la Sicilia sia stata un magma ribollente e troppo spesso sanguinante di idee, di propositi e di azioni". Una realta' ricca di fermenti che ha visto l'isola piu' grande del Mediterraneo maturare, fini dai primi decenni dell'Ottocento, "l'aspirazione di sfruttare la propria posizione geografica ed inserirsi autonomamente nel gioco delle potenze europee. Un periodo di grande attivita' politica e culturale che viene indicato da noti storici come quello del risorgimento in Sicilia e che precede di molto il movimento risorgimentale per l'Unita' d'Italia", ha detto Camilleri.
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ANSA, 16.3.2012
Camilleri, internet non uccidera' libri
Lo scrittore, 'sono affascinato da tecnologia senza conoscerla'

Roma - Le nuove tecnologie, da internet all'ebook, non uccideranno il libro, anzi. Lo dice Andrea Camilleri a margine della cerimonia di consegna del dottorato honoris causa in Storia dell'Europa, che gli ha conferito l'Universita' La Sapienza di Roma.
''Io sono affascinato dalla tecnologia esattamente come i primi uomini della terra si terrorizzavano davanti a un'eclissi - racconta -. Cioe' ho la stessa incapacita' di capire come funzionano. Sono pero' molto favorevole alle nuove tecnologie''.
 
 

Comune di Frascati, 16.3.2012
Comunicato stampa
Andrea Camilleri torna a Frascati per presentare il suo nuovo libro: «Il diavolo, certamente»
Cliccare per ingrandire la locandina
Cliccare qui per vedere una sintesi dell'evento, trasmessa dal programma di Rai3 Gap. Andrea Camilleri: l'arte della scrittura il 12.12.2012

Sabato 24 marzo 2012 alle ore 17 nelle Scuderie Aldobrandini del Comune di Frascati, con ingresso libero fino ad esaurimento posti, il grande scrittore Andrea Camilleri presenta il suo nuovo libro, edito da Mondadori, Il diavolo, certamente. Per l’occasione Andrea Camilleri e Piero Dorfles dialogano con gli studenti del Liceo Classico M.T. Cicerone di Frascati, coordinati dalla prof.ssa Teresa Barberio, e dei Licei Classico e Scientifico dell’istituto Salesiano di Villa Sora, coordinati dalla prof.ssa Laura Ferrante e dal prof. Salvatore Mangiapane. L’evento nasce da un’idea di Gianna Clemente, Anna Lisa Gariglio e Ludovico Suppa. Intervengono Stefano Di Tommaso, Sindaco di Frascati, Gianpaolo Senzcqua, Assessore alle Politiche Culturali, Armanda Tavani, Assessore alle Politiche Educative. Riprende l’evento Rai Scuola.
«Sono contento che il grande scrittore Andrea Camilleri abbia voluto tornare a Frascati per presentare il suo ultimo libro «Il diavolo,certamente» - dichiara il Sindaco Stefano Di Tommaso -, intessendo un fitto e serrato dialogo con le scuole del territorio. Sono felice inoltre che ad accompagnare Camilleri ci sarà ancora una volta Piero Dorfles, un grande intellettuale e critico letterario, che seguiamo sempre con passione su Rai Tre. Ringrazio pertanto la mia cara concittadina Gianna Clemente, insieme a Anna Lisa Gariglio e Ludovico Suppa, che hanno ideato l’evento, l’Istituto salesiano di Villa Sora e il Liceo Classico Cicerone per il lavoro svolto con i giovani studenti di Frascati».
Due filosofi in lotta per il Nobel, un partigiano tradito da un topolino, un ladro gentiluomo, un magistrato tratto in inganno dal giallo che sta leggendo, un monsignore alle prese col più impietoso dei lapsus, un bimbo che rischia di essere ucciso e un altro capace di sconvolgere un'intera comunità con le sue idee eretiche. E ancora: una ragazza che russa rumorosamente, un'altra alle prese con il tacco spezzato della sua scarpa, una segretaria troppo zelante, una moglie ricchissima e tante, tante donne che amano. 33 racconti di 3 pagine ciascuno: 333 e non 666, perché questo, come tutti sanno, è il numero della Bestia, e non si discute sul fatto che mezzo diavolo sia meglio di uno intero.
In ogni racconto, il diavolo suggella la storia con il suo inequivocabile zampino: nel bene o nel male, a noi lettori l'ardua sentenza. Perché questi racconti sono percorsi da una meditazione accanita e sottile sul senso delle umane sorti, del nostro affannarci per mentire o per apparire, della nostra idea di felicità; i due apologhi filosofici che aprono e chiudono la raccolta non sono che il disvelamento di una trama che sottende tutta la narrazione. Un dettaglio luciferino può cambiare segno a una vita intera, ma proprio per questo quella vita - sembra dirci sorridendo Camilleri - vale sempre la pena di viverla senza risparmio.
 
 

ASCA, 16.3.2012
Tv/ascolti: Rai stravince prima serata grazie al ''giovane Montalbano''

Roma, 16 mar - Ancora un grandissimo risultato per la fiction ''Il giovane Montalbano'' trasmessa su Rai1 ieri, giovedi' 15 marzo, che ha stravinto il prime time avendo ottenuto 6 milioni 576 mila spettatori e uno share del 25.22.
[…]
 
 

Il Fatto Quotidiano, 16.3.2012
Dr.House o Montalbano?

Ogni volta che vedo un Montalbano in tv, anche questo “giovane Montalbano” di Tavarelli, mi viene in mente Mughini. Che ci azzecca? direte. Ma qualcuno ricorderà gli anni novanta.
Allora c’era una rivalità calcistica tra Milan e Juventus e c’erano due calciatori simbolo delle squadre. Per il Milan Savicevic, elegante e individualista, raffinato e indolente; per la Juventus, Ravanelli, tutto diverso, rozzo nel tocco, muscolare, grintoso e generoso. Mughini ogni domenica ospite juventino nel parterre di Controcampo sdottorando, roteava la sua mano e declamava: “ci vogliono cinque Savicevic per fare un Ravanelli”. Da milanista e non grande ammiratore del personaggio Mughini la cosa mi faceva un po’ incazzare ma mi divertiva. Al punto che ogni tanto mi ritorna in mente.
Proprio quando vedo Montalbano, ora questo Montalbano così diverso da quello classico di Sironi, così originale, così tavarelliano, tenue nelle luci, nei colori, con le sue inquadrature distese, le sue battute irresistibili. E allora penso a tutti i devoti della fiction americana, ai teorici come Freccero e a tanti amici che da anni me la menano con l’incomparabilità degli standard del prodotto americano e vorrei dire loro: “ci vogliono cinque Dr. House, cinque Lost, cinque Brodwalk Empire per fare la qualità di un Montalbano”.
Giorgio Simonelli
 
 

La Nostra Tv, 16.3.2012
Il giovane Montalbano, Riondino e Zingaretti a confronto

La nuova serie sul commissario più famoso d’Italia, Il giovane Montalbano, sta raccogliendo successi di critica e di ascolti. La media di telespettatori si aggira sui sei milioni a puntata. Il successo non era scontato, visto ‘il colpo di coda’ a livello di ambientazione e, soprattutto, a livello di cast. Luca Zingaretti è stato sostituito da un attore poco conosciuto, sebbene non inesperto, Michele Riondino. Dopo quasi un mese dall’esordio, si può dire che sia riuscito a raccogliere l’eredita ‘zingarettiana’?
Le differenze tra i due Montalbano ci sono. Alcune di esse sono volute, se non dall’attore almeno dal regista. L’interpretazione del ‘giovane’ ha avuto fin dall’inizio lo scopo di disegnare un personaggio leggermente diverso da quello conosciuto, più impulsivo e acerbo. Ecco cosa ha dichiarato Michele Riondino a La Stampa verso fine febbraio: “I tratti dell’età adulta li troverete tutti. Ma acuiti dalla giovinezza. Ribelle con i superiori, di cui detesta l’arroganza, con i suoi sottoposti non è meglio. Come poliziotto già da 10 e lode, ma umanamente appena sufficiente“. Dietro tutto, le direttive di Andrea Camilleri che cercava un attore in grado di incarnare l’evoluzione – o un principio della stessa – del suo personaggio.
Michele Riondino, per impersonare al meglio il giovane Salvo Montalbano, ha studiato. E lo ha fatto direttamente dai libri dello scrittore siciliano: “Non sono un fan della fiction,che ho visto dopo essere stato scelto. Ma sono un lettore e uno studioso di Camilleri”. Forse è proprio questa la chiave per analizzare l’interpretazione di Riondino. In televisione l’attore è costretto giocoforza a ‘rincorrere’ Luca Zingaretti il quale non ha solo traslato un personaggio dalla carta alla pellicola ma lo ha in qualche maniera fatto suo, rielaborandolo attraverso espressioni e gestualità particolarissime. Proprio per questo, risulta ovvio che Michele Riondino non potrà mai raggiungere il predecessore. Il problema è che sta cercando di farlo: il risultato è un’interpretazione che, seppur buona, appare ‘forzata’ e a tratti artificiosa (come avevo rilevato nella puntata dell’8 marzo), se solo si richiamano alla mente le scene del ‘vecchio’ Montalbano.
Giuseppe Briganti
 
 

La Sicilia, 17.3.2012
Riconoscimento honoris causa alla Sapienza. «La mia Sicilia credeva nell'Unità ed è stata tradita. Ma se l'Isola annaspa nell'immobilismo è colpa di tutti noi siciliani»
Dottorato a Camilleri «Sogno un'Europa unita dagli ideali»

La Sicilia sognava di avere un posto in Europa, tra le grandi potenze. Oggi, a 150 anni dall'unità, deve battersi per mantener il suo posto in Italia». Dedica alla Sicilia e a quel sogno forse fallito di un'Europa davvero unita il suo discorso Andrea Camilleri, ieri a Roma per ricevere «il grande onore» del dottorato honoris causa in storia dell'Europa, che gli ha conferito l'Università La Sapienza di Roma.
Nato a Porto Empedocle 86 primavere fa e oggi autore di best seller tradotti in tutto il mondo, papà del celebre commissario Montalbano, ma anche regista, sceneggiatore, docente, Camilleri ha ricevuto il dottorato a conclusione degli eventi de La Sapienza per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia «per aver avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo alla cultura e alle vicende della Sicilia».
Vicende che l'autore de "Il corso delle cose" ha ripercorso davanti all'aula magna gremita di studenti in una speciale lezione di storia per sfatare la «leggenda non certo aurea ma fortemente radicata, di una Sicilia irredimibile, isolata nei secoli e rassegnata al suo destino di figlia di un Dio minore».
Tra citazioni che vanno da Sciascia allo storico Francesco Renda, Camilleri rivive i moti rivoluzionari di inizio Ottocento, i progetti dello sbarco, il plebiscito del 1860, l'assalto a Palermo, la nascita del brigantaggio (con 8mila persone coinvolte, «si trattò di una vera rivolta contadina»).
Tra i tanti episodi che Camilleri ha messo in evidenza spicca in particolare il fatto che, nel 1851, «Mazzini fece proprio il progetto elaborato dal comitato clandestino siciliano di uno sbarco di Garibaldi nell'isola individuata come un terreno fertile per una rivoluzione».
Una realtà, dunque, nella quale i fermenti verso l'autonomia e la libertà erano forti ed evidenti. E l'adesione di una stragrande maggioranza di siciliani al progetto unitario fu sancita dal plebiscito dell'ottobre 1860. Una prova, questa, che per Camilleri non lascia adito a molti dubbi. «Votò il 75% degli aventi diritto, pari a 432720 votanti. I sì furono 432053 e i no solo 667. Ci furono manipolazioni ma la vastità del consenso parla da sola». Un disegno unitario tradito, però, dal fallimento di tutte le aspettative del popolo siciliano e che ha spento, mano a mano, l'entusiasmo annessionista. Un entusiasmo che, nelle classi dirigenti dell'epoca, coincideva con la realizzazione di «un autogoverno locale, una sorta di assemblea regionale». Questa ambizione fu realizzata molti anni dopo, con la costituzione della regione autonoma siciliana. Un progetto che non ha realizzato gli scopi che si prefiggeva. «Che l'autonomia regionale annaspi tra immobilismo e clientelismo è responsabilità di tutti i siciliani - ha ammonito lo scrittore - E le sue vicende sono spesso cronaca giudiziaria e non storia».
Ma la domanda che aleggia in gran parte della narrativa storica di Camilleri è una, in particolare: «Come si spiega - si è chiesto il papà di Montalbano- e cosa spiega che appena sei anni dopo il plebiscito, nel settembre del 1866, oltre 3mila contadini armati guidati da quegli stessi capi che avevano preso parte all'impresa garibaldina, assaltarono Palermo e la conquistarono?».
Ma Camilleri si è chiesto anche «come e perché si arrivò alla proclamazione delle leggi marziali per ben 2 volte dopo il 1860. Quale disagio profondo era sopravvenuto dopo l'Unità d'Italia e perché?».
Su tutto ad emergere, per Camilleri, è un patrimonio di speranze ed aspettative coltivate a lungo dai siciliani e tradite o ignorate. Speranze e attese che ben si sintetizzano nel romanzo che Pirandello "I Vecchi e i giovani" di cui Camilleri ha letto alcuni estratti.
«Molti gli errori commessi che ancora oggi scontiamo. Basti vedere - spiega - come il divario tra nord e sud si sia sempre più allargato, anziché restringersi, dopo l'Unità».
Ma se la Sicilia ancora annaspa «nel suo immobilismo - prosegue - è colpa di tutti noi siciliani». Guarda all'Italia Camilleri. «Quando vengo definito uno scrittore siciliano - spiega - mi affretto a correggere, dicendo che sono uno scrittore italiano, nato in Sicilia». Ma guarda soprattutto all'Europa, narrando la trama di un «romanzo autobiografico che non avrò la forza di scrivere a causa dell'età». Non è un giallo, questa volta, anche se poco prima aveva ammesso che «i gialli sono importanti in questo momento perché sono una forma per contrabbandare un vero e serio esame della società attuale».
Questa volta protagonista è un ragazzo nato in Sicilia nel '25 che fa di Spagna, Francia, Inghilterra e Germania le «sue patrie lettere». Vive il fascismo, passa al comunismo, ascolta il manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi, conosce le idee di Einaudi e De Gasperi, ma poi si ritrova in tarda età con un'Europa che non assomiglia a quelle ispirazioni, in «una crisi che è essenzialmente economica» e con la «Grecia, culla del nostro pensiero e della cultura occidentale» ridotta tra povertà e disordini.
È necessario, ha spiegato Camilleri, che «l'Europa non si ponga astrattamente su un generico principio unitario e concretamente sull'adozione di una moneta unica». Ma di fronte alla crisi economica, per Camilleri, c'è da chiedersi se l'Europa che, negli ideali dei padri fondatori «si voleva realizzare su solidi principi comuni, su principi etici comuni e su una guida politica comune avrebbe resistito all'assalto economico».
«La vera unità - ammonisce Camilleri - non può esistere se non c'è un ideale profondo e condiviso che guarda alla comunità e alla fratellanza. Mi auguro che i miei nipoti questa conclusione possano non leggerla in un romanzo, ma realizzarla, viverla».
Daniela Giammusso
 
 

anti.it, 17.3.2012
Un “Pentamerone” nel mondo di Vigata
Andrea Camilleri, La Regina di Pomerania, pp. 305 € 14

La seconda infornata, a un anno dal “Gran Circo Taddei”, di storie di Vigata. Camilleri è riuscito a creare, anche grazie ai film riuscitissimi di Degli Esposti, un “mondo di Vigata”. Affascinante, anche per i foresti, che popola instancabile di vicende. Tutte sfiziose, mai malinconiche, col piglio veloce della serializzazione da feuilleton. Anche se a volte fiacche, prevedibili. E di aneddoti e spirito borghesi, da circolo degli sfaticati, i vecchi “don” di paese, per i quali imbastire “farfanterìe” è l’occupazione principale, e un’arte.
Anche l’incomprensibilità gioca a favore: il misto dialettale ha l’effetto di annullare le distanze e le diversità. Stare in un collegio “sguizzero” per una ragazza non è come stare in un collegio svizzero. È una chiave d’accesso e di complicità.
A rate, e forse senza disegno, Camilleri configura una sorta di “Pentamerone” in dialetto siciliano. Meno fatato dell’originale e anzi realistico. Non per bambini e anzi per adulti. Con lo stesso approccio teatrale, visivo – che fa la felicità di tutta la sua narrazione. Un mondo corrivo, ma non piatto: vivente, realistico, fatato. Non una cosa alla moda, leghista (strapaese, rancorosa. bozzettista): riproducendo in piccolo la grande narrativa tre-cinquecentesca, del piacere di narrare.
astolfo@antiit.com
 
 

Agrigento Oggi, 17.3.2012
Alessandra Mortelliti al Teatro della Posta Vecchia con “Famosa”

Alessandra Mortelliti reduce dalla recente proiezione del film “La scomparsa di Patò” tratto dal romanzo del nonno materno Andrea Camilleri, è in questi giorni nella città dei templi per lo spettacolo teatrale “Famosa” che la vede sceneggiatrice nonché attrice protagonista.
Per una persona moderna come te, com’è stato recitare un ruolo di donna dell’ottocento quale era la moglie di Patò?
“Ma certamente non è stata una cosa facile. Mi sono concentrata tantissimo quando realizzavo le scene, soprattutto nei movimenti ma anche nel parlare il dialetto siciliano. In quest’ultimo compito ho però avuto un aiuto da nonno Andrea, mentre nella recitazione il regista è stato bravissimo.
La signora Patò è una donna austera, che non si lascia mai andare a tratti persino antipatica. Un personaggio di una donna trattenuta, quasi al limite di una crisi di nervi”.
E’ stato facile per una giovane artista confrontarsi girando un film con attori del calibro di Nino Frassica e Maurizio Casagrande?
“Inizialmente ebbi una certa dose di ansia, anche perché sono attori che stimo e di cui io sono stata sempre una fan. Poi però sono stati così carini così cazzeggioni in senso positivo, mi hanno dato consigli in corso d’opera e posso dire oggi che ho imparato più in quei giorni che nelle esperienze precedenti”.
La nipote di Camilleri pensa che potrebbe scrivere qualcosa nei prossimi tempi?
“Già fatto con questo monologo dal titolo “Famosa” che porto in scena, ma non penso invece che oltre ad opere teatrali io abbia volontà di scrivere altro. Il teatro è un linguaggio vicino a me che tanto mi piace”.
Raccontaci di questa opera: un monologo dal titolo “famosa” che porti in scena in queste ore al teatro della posta vecchia. Di cosa parla?
“E’ la storia di un ragazzino gay di una cittadina di provincia, la cui unica amica è la televisione che lo porta a sognare vedendo i talent show. Vorrebbe quindi diventare famoso e per questa ragione va a vivere a Roma dove affronterà la sua avventura la sua epopea. Un’opera che ci porta ad una realtà difficile, quella del mondo dello spettacolo che spesso fa entrare i giovani in meccanismi terrificanti che in un dato momento illudono e poi abbandonano l’individuo alla sua solitudine”.
Il tuo sogno è quello di continuare ad affermarti più nel cinema o nel teatro?
“Da sempre io ho recitato nel teatro, ma certamente il cinema è il mio sogno più ambito, la passione della mia vita”.
Dopo aver recitato in un film sulla Sicilia dell’800, come ti sembra oggi questa terra?
“A prescindere dal film, io vivo questi luoghi da sempre, infatti da bambina venivo spesso in estate conosco quindi la gente, i comportamenti i luoghi. Quando sono qui, nonostante io sia romana, mi sento a casa a differenza di altri luoghi. Una terra unica al mondo ricca di risorse e di qualche contraddizione”.
Calogero Conigliaro
 
 

Il Sole 24 Ore, 18.3.2012
Posacenere

Conversazioni colte per strada, a Roma, nei giorni in cui eravamo sull’orlo del baratro. Tra due uomini. «Me lo spieghi che è ’sto spread?» «È uguale come er colesterolo, no? Quanno che ce l’hai basso, vabbene, ma quanno che ce l’hai troppo arto va male. Puoi schiattà. Solo che ’sto tipo de colesterolo è ’nfettivo e fa venì ’n’epidemia». Tra due donne. «Mi marito vorrebbe ritirà li risparmi da la banca». «Quanto ci avete?» «Tremila euri». «E quanti siete in famiglia?» «Quattro». «Manco per disturbà er cassiere». Ancora due uomini. «Tu pensi che cià famo a sfangà da ’sta situazione?» «Con la bona volontà»... «Ah Nando, io puro quann’ero in seminario ci avevo la bona volontà de diventà Papa!».
Andrea Camilleri
 
 

Uniroma.tv, 18.3.2012
Laurea Honoris Causa a Camilleri
Da scrittore a dottore Honoris Causa. E' questa l'ultima vicenda che riguarda il maestro Andrea Camilleri
Daniela Lazzari
 
 

Dol's Magazine, 18.3.2012
Alle origini di Montalbano
Incontro con Katia Greco, la Mary di Salvo Montalbano

Giovane, brava e bella, gli ingredienti per emergere come attrice ci sono tutti e Katia Greco ci sta riuscendo bene. Siciliana doc inizia la sua professione di attrice attraverso il teatro: recitando in Ombre e Penombre di Patrizia A. D.Tedesco ed in La Grande Cena di C. Cuparo. Dopo il teatro arriva la televisione dove partecipa a lavori importanti come, ad esempio, il Capo dei Capi di Alexis Sweet e… un bel giorno si ritrova ad impersonare Mary il primo amore di Salvo Montalbano, nella serie “Il Giovane Montalbano”, attualmente in onda su Rai Uno, un personaggio che la farà entrare, con successo, nelle case degli italiani dalla porta principale.
Sai che mentre pensavamo di intervistarti sono arrivate in redazione diverse lettere che parlavano di te, di Mary, della miniserie diretta da G. Tavarelli. Oltre ai meritati complimenti, in ognuna era presente una curiosità relativa non solo al personaggio da te interpretato ma anche a Katia e al set, vediamo di scoprirne alcune.
Come sei arrivata a Mary nella serie diretta da G. Tavarelli?

Ho fatto il classico provino ed è andato bene. Mi ero preparata molto scrupolosamente, come faccio di solito, e sono stata scelta. Ci tenevo molto a far parte di questo progetto.
Il giovane Montalbano, che sta avendo ottimi riscontri da parte del pubblico, è stata un po’ una scommessa per tutti, considerando che nasceva come spin-off di una serie amatissima nel nostro paese. Come vi siete preparati ad affrontare un impegno così importante? Immagino che i timori non fossero pochi.
Abbiamo creduto molto in questa serie, diversa rispetto alla precedente. Certo, un minimo di preoccupazione per la reazione del pubblico l’abbiamo avuta, ma non abbiamo pensato al confronto. Si è cercato di usare proprio la curiosità dello spettatore di scoprire chi fosse Montalbano come carta vincente di questa nuova fiction: chi fosse Salvo prima di diventare commissario a Vigata, chi fosse il suo amore prima di Livia, il rapporto col padre. I timori personali erano pochi, io interpretavo un ruolo nuovo nella storia di Montalbano, quindi ero quella che rischiava meno in termini di paragoni. C’era molta curiosità nel vedere un prequel su Montalbano, già di per se una garanzia. La penna di Camilleri e l’ottimo lavoro di tutti, credo siano le chiavi del successo del seriale.
Mary è stata amata sin da subito, tanto che la sua uscita di scena dalla vita di Salvo, ha suscitato dispiacere nel telespettatore, nonostante si sapesse che è Livia la donna che farò parte della vita di Montalbano. Come te lo spieghi?
Fa piacere sapere che il pubblico abbia amato il personaggio di Mery. Purtroppo era inevitabile uscire di scena, anche se mi è dispiaciuto, fa parte della storia scritta da Camilleri. Montalbano non aveva intenzioni serie con Mery in merito al matrimonio, è troppo occupato dal suo lavoro, infatti non riesce a portare avanti una relazione in senso pieno. Forse il pubblico sperava che il rapporto tra Mery e Salvo continuasse più a lungo nel prequel, magari speravano in uno spazio maggiore prima dell’arrivo di Livia.
Che cosa significa per un’attrice Siciliana raccontare storie che appartengono alla propria terra?
E’ una bella sensazione, poi vivendo a Roma, è stato un bel regalo andare a girare nella mia terra, scoprire luoghi che, seppur siciliana, non conoscevo bene. Sono contenta di come viene ‘esportata’ nella serie la Sicilia. Poi recitare con le inflessioni della mia lingua mi ha reso ancora più felice.
Com’era l’atmosfera sul set?
C’era un’ottima atmosfera, tutti sapevamo di lavorare per un progetto Rai molto importante e abbiamo dato il meglio di noi stessi. Poi Michele Riondino è un ottimo compagno di lavoro, mi sono trovata molto bene con lui.
Cos’hanno in comune Katia e Mary?
Devo confessare che mi sono sentita molto vicina a Mery. Anche per questo, non ho avuto grosse difficoltà ad interpretare questo ruolo. Anche io sono passionale, decisa, amante della buona tavola e come Mery credo nei valori della famiglia e dell’amore. Ho cercato di tirare fuori i miei lati simili e metterli nel personaggio.
[…]
Valeria Massenzi
 
 

Istituto Italiano di Cultura di Londra - Italian Film Festival 2012, 19/25.3.2012
The vanishing of Pato`
La scomparsa di Pato’ I Italy I 2010 I col. I 105 mins I dir. Rocco Mortellitti Massimiliano Bruno with Nino Frassica, Maurizio Casagrande, Neri Marcorè, Alessandra Mortelliti, Flavio Bucci, Roberto Herlitzka, Simona Marchini I cert. TBC I in Italian with English subtitles

Based on the homonymous novel by Camilleri: the sudden disappearance of the bank-teller Patò during a "Passion Play" in a Sicilian small village in 1890. Two hilarious characters shall start investigating, finding out that nothing is as it seems in the life of this irreprehensible man
ICI Monday 19 March 8pm
ICI Sunday 25 March 8pm
 
 

Corriere della Sera, 19.3.2012
A fil di rete
Evento Montalbano (anche da giovane)
L'operazione «ringiovanimento» ha più di un aspetto interessante

Con Montalbano una scommessa vinta, almeno sul piano degli ascolti. Certo si trattava, per la Rai, di puntare sul sicuro, ma l'operazione «ringiovanimento» ha più di un aspetto interessante. Intanto, con 4 episodi di questa nuova «serie all'italiana» ormai andati in onda, i risultati d'ascolto sono positivi: un kick-off, «La prima indagine di Montalbano», che ha toccato 7.750.000 spettatori medi e il 28% di share. Sono dati molto rari per la generalista, che subisce l'inevitabile frammentazione della platea tv. Dunque, Montalbano, anche da giovane, resta un «evento», nonostante l'alta dose di repliche dell'originale in onda in questi anni (oltre 75).
Gli ascolti delle successive puntate sono un po' in calo (circa 1 milione in meno per l'ultima, «Ferito a morte»), ma la media resta superiore ai 7 milioni di spettatori, col 26,6% di share. Nel passaggio dal «vecchio» al «giovane» Montalbano il profilo del pubblico rimane simile. Si tratta di un pubblico trasversale, intergenerazionale, spostato su fasce di spettatori poco «televisive», come ad esempio i laureati. Il giovane Montalbano ha perso qualcosa, rispetto all'originale con Luca Zingaretti (quasi 9 milioni di spettatori per le «prime tv»), proprio sugli spettatori più giovani, in particolare i venti-trentenni (16% di share). Ma trionfa su adulti e anziani (oltre il 30%), appunto sui laureati (37%), in tutto il Centro-Sud (con la Sicilia al 40%). Mentre la televisione americana fa operazioni di questo tipo (tecnicamente, degli spin-off, la derivazione di una serie da un'altra serie o da un suo personaggio), in quella italiana è una rarità: questo «prequel» mette indietro la macchina del tempo, con qualche vezzo di troppo nella scrittura, ma sfruttando a pieno la popolarità del suo eroe.
Aldo Grasso
(In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel).

 
 

Corriere della Sera, 19.3.2012
La tesi - L'elogio della mezza età in un libro inglese: più lucidi e soddisfatti
Se la felicità arriva dopo i 40
La tesi del ricercatore Bainbridge: il cervello della mezza età è la macchina pensante più potente e flessibile che ci sia

Un po' più grigi, un po' più lenti e più rugosi. Ma anche più stabili emotivamente, più felici e più intelligenti che in ogni altro periodo della nostra vita. Questo nuovo glorioso inno alla mezza età viene innalzato da David Bainbridge 42 anni, studioso di veterinaria all'università di Cambridge che con ardito salto di campo si è ora interessato agli umani, e precedendo con tecnica evolutiva ha concluso che il picco di soddisfazione e di capacità di analisi si trova proprio fra i 40 e i 60 anni, lontano dagli alti e bassi della gioventù e dai declini della vecchiaia.
[...]
Non sarebbe più considerato un outsider da zona cesarini lo scrittore Andrea Camilleri che, dopo una vita di fine ma oscuro sceneggiatore, è esploso con il personaggio di Montalbano: nel 2000 un'astrologa, Grazia Bordoni tentò di spiegare le bizzarrie del destino con un «Saturno seduto sull'ascendente» (Camilleri è Vergine ascendente Scorpione) ma lui, nella sua pagina Facebook, accetta con filosofia questo ritardo: «Tutto è arrivato tardi nella mia vita, e questa è una fortuna. Il successo fa venire in prima linea l'imbecillità».
[...]
Maria Luisa Agnese
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 19.3.2012
Cronaca
Razzismo, una borsa di studio alla figlia di Samb Modou
La consegnerà stasera il sottosegretario al Welfare alla vedova di uno dei due senegalesi uccisi il 13 dicembre da Gianluca Casseri in piazza Dalmazia

Una borsa di studio alla figlia di Samb Modou, uno dei due senegalesi uccisi a Firenze lo scorso 13 dicembre, sarà consegnata a Roma alla vedova, Ndeye Rokhaya Mbengue, dal sottosegretario al Welfare Cecilia Guerra.
La cerimonia avrà luogo stasera al teatro Eliseo, nel corso di una serata contro il razzismo, dedicata proprio a Samb Modou e all'altro senegalese ucciso, Diop Mor, promossa dall'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) e organizzata dall'Arci col patrocinio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) in occasione della Giornata mondiale contro il razzismo che si celebra il 21 marzo.
Alla serata parteciperanno Ascanio Celestini, la portavoce dell'Unhcr in Italia Laura Boldrini, il portavoce della comunità senegalese Pape Diaw e Massimiliano Monnanni dell'Unar. Verranno proiettati contributi video di Andrea Camilleri e Moni Ovadia.
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 20.3.2012
Gli appuntamenti di martedì 20
Libri. Salerno

Dalle 17.30 presso il salone dei marmi del comune di Salerno, presentazione della raccolta di poesie "Il capo sulla neve - Liriche della Resistenza" di Alfonso Gatto, prefazione di Andrea Camilleri. L'opera viene  ripubblicata dopo 65 anni nell'edizione integrale. Parteciperanno il sindaco Vincenzo De Luca, il giornalista Francesco De Core, il presidente della Fondazione Alfonso Gatto Filippo Trotta.
 
 

ANSA, 20.3.2012
Commissario Ue a Camilleri, Montalbano non mangi pesciolini
Lettera Damanaki (pesca) a scrittore: pratica inaccettabile

Bruxelles - Il commissario Montalbano, celebre personaggio dei romanzi di Andrea Camilleri, dovrebbe smettere immediatamente di mangiare novellame, ovvero i piccoli pesci. A chiederlo non e' una persona qualunque, ma il commissario europeo per la Pesca, Maria Damanaki.
Intervenendo a Bruxelles a una conferenza sulla biodiversita' nel Mediterraneo, promossa dall'eurodeputata del Pd Rita Borsellino, Damanaki ha detto di non essere mai stata in Sicilia, ma di essere ''una grande fan'' di Montalbano e ''un'appassionata lettrice dei libri di Camilleri''. Tuttavia, ha spiegato, in Montalbano c'e' un grave problema: ''Il commissario ama il novellame di pesce''. Per questo motivo la Damanaki ha scritto una lettera a Camilleri per chiedergli di ''non permettere al suo personaggio di mangiare novellame'', una cosa ''inaccettabile nel Mediterraneo''. La commissaria alla pesca, Maria Damanaki, paladina di una pesca sostenibile, da tempo ha dichiarato 'guerra' alle tradizione alimentari tipiche dei Paesi del Sud dell'Europa, dove si consumano specie sotto taglia - dai lattarini ai calamaretti - e in generale il novellame, ossia i giovanili di qualunque specie.
Damanaki sta quindi contestando una tradizione che vale per tutto il Mediterraneo, in cui si tende a consumare pesci di piccola taglia che ancora non hanno raggiunto l'eta' per la riproduzione, incidendo in questo modo sulla conservazione delle risorse ittica. E' un tema che la commissaria ha toccato anche in occasione della recente audizione a Roma con i parlamentari italiani di Camera e Senato, dicendo che punta molto sulle associazione consumatori e sulle organizzazioni non governative per creare un movimento di sensibilizzazione contro questa tradizione alimentare.
Non e' detto che i pesci di piccola taglia siano giovanili.
L'Italia infatti ha ottenuto dalla Commissione europea una deroga per la pesca del rossetto, un esemplare di piccola taglia ma adulto. In Italia invece non si puo' piu' pescare dal giugno 2010 il 'bianchetto', rappresentato in generale dai piccoli delle sardine, una tradizione molto radicata in Sicilia, Calabria e Puglia. La normativa europea sulla pesca fissa delle taglie minime di sbarco in porto del pescato, o nel caso del Mediterraneo, delle taglie minime di cattura del pesce. In questo caso, delle multe possono scattare per il fatto di avere sulla barche del pesce sottotaglia rimasto nelle reti e non rigettato in mare.
 
 

Il Secolo XIX, 20.3.2012
Montalbano, “processo” per peccati di gola

Roma - Il commissario Montalbano finisce sotto “processo” per peccati di gola. E a metterlo all’indice è niente meno che l’Unione Europea. Abile e amatissimo investigatore, il poliziotto che guida il commissariato di Vigata è infatti “reo” di mangiare - seppur virtualmente - piccoli pesci, contribuendo così a rovinare l’ecosistema del Mediterraneo.
A prendersela con il personaggio creato dalla penna di Andrea Camilleri è la commissaria europea Maria Damanaki, paladina di una pesca sostenibile e grande fan di Montalbano. Ma non abbastanza da perdonare al commissario e al suo creatore tanta leggerezza.
Al punto che ha preso carta e penna per scrivere a Camilleri e chiedergli di modificare immediatamente i gusti culinari del suo personaggio, eliminando dal menù il novellame.
Via insomma le famose scene in cui Montalbano - gran buongustaio - nella sua splendida casa affacciata sul mare a Marinella, in Sicilia, offre alla compagna Livia o a testimoni reticenti i gustosi pesciolini cucinati a puntino dalla fida Adelina. Davanti ai quali tutti finiscono sempre per cedere.
Si tratta però, avverte la commissaria, di pesci che non hanno ancora raggiunto l’età per la riproduzione: ucciderli (e mangiarseli) significa incidere sulla conservazione delle risorse ittiche.
«Sono una grande fan di Montalbano - ha assicurato Damanaki durante una conferenza stampa sulla biodiversità a Bruxelles - e un’appassionata lettrice di Camilleri. Ma c’è un grave problema: il commissario ama il novellame di pesce, una cosa inaccettabile nel Mediterraneo». Per questo, ha spiegato, «ho scritto a Camilleri».
Ora starà allo scrittore, ricevuta la missiva, decidere se correggere la rotta culinaria del suo amato personaggio, facendolo virare magari sui famosi arancini siciliani, che hanno dato anche il nome ad una raccolta di racconti del commissario, o sui noti dolci regionali, dai cannoli alla cassata, meno dietetici ma decisamente più ecocompatibili.
 
 

Universy.it, 20.3.2012
Giorgia Sinicorni, protagonista di puntata nella serie: Il giovane Montalbano
La bellissima attrice ci racconta anche dei suoi prossimi impegni

Giorgia Sinicorni, laureata in Scienze della comunicazione e diplomata alla Scuola di Teatro Colli di Bologna,  è membro dell’Actor Center di Roma; ha lavorato in teatro con artisti come Carlo Giuffrè e Gabriele Lavia, al cinema con registi del calibro di Gabriele Muccino ma è arrivata anche sul piccolo schermo nella serie I Cesaroni dove ha interpretato Sofia, la produttrice musicale che  cattura il cuore di Marco, alias Matteo Branciamore. Ha prodotto e recitato nello spettacolo teatrale Bash sul testo di Neil Labute.  Il suo talento è giunto anche in Francia dove ha lavorato con Marc Fitoussi, con il regista Manu Joucla; insomma una ragazza giovane nata solo nel 1982 ma che di strada e gavetta ne ha fatta tanta ed ora torna in tv in una nuova serie che sta catturando il pubblico, “Il giovane Montalbano” con  Michele Riondino dove sarà protagonista nell’episodio “Il terzo segreto” in onda il 22 marzo.
Il giovane Montalbano è una fiction che sta entrando nei cuori degli italiani ottenendo un grande successo, tu sarai protagonista dell’episodio “Il terzo Segreto”, vuoi parlarci del tuo personaggio?
Non posso svelare molto, posso solo dire che sono una donna siciliana coinvolta nelle indagini relative  ad un tragico incidente sul lavoro avvenuto  in un cantiere edile.
Come è stato lavorare con Michele Riondino?
Lavorare con Michele è stato piacevolissimo ma non solo con lui, anche con il regista Gianluca Maria Tavarelli, e con tutta la troupe; si vedeva il legame che c’era tra loro, per cui stare in un ambiente sereno ti fa lavorare con tranquillità. Aggiungiamo poi la location, ossia la Sicilia d’estate, che è meravigliosa…
[...]
Rosaria Russo
 
 

21.3.2012
Incontro con Andrea Camilleri a Frascati
Sabato 24 marzo 2012 alle 17:00 a Frascati (Roma), presso le Scuderie Aldobrandini, Camilleri incontra Piero Dorfles.
 
 

La Repubblica, 21.3.2012
Il caso
Bruxelles scrive a Vigata "Montalbano, basta novellame"
Lettera del Commissario Ue alla pesca a Camilleri: "Non faccia mangiare al suo eroe piatti frutto di una pesca insostenibile". La replica dello scrittore: "Ma se la prendono con un personaggio di fantasia?"

Roma - Il commissario di Bruxelles contro il commissario di Vigata. Maria Damanaki, rappresentante dell'Unione Europea per la pesca, intervenendo nel corso di una conferenza sulla biodiversità nel Mediterraneo, ha annunciato ieri di aver scritto una lettera ad Andrea Camilleri chiedendogli di evitare di far mangiare a Salvo Montalbano, il suo personaggio più famoso, pasta condita con il novellame di pesce, una cosa "inaccettabile nel Mediterraneo".
Un richiamo che lo scrittore siciliano non ha preso troppo bene. "Se la prendono con un personaggio di fantasia? Non capisco", commenta Camilleri. "Non ho ancora ricevuto la lettera del commissario Damanaki - aggiunge - La aspetto e poi, eventualmente, potrò commentare. Non avendola ricevuta non posso esprimermi". "Certo - conclude Camilleri - forse un po' di maggiore serietà... a Montalbano piacciono triglie di scoglio, che non sono vietate, e qualche volta mangia il bianchetto...".
Con bianchetto ci si riferisce solitamente al novellame di pesce azzurro (alici e sarde in primo luogo), anche se nome e definizione cambiano molto da regione a regione. In Liguria, ad esempio, dove rappresentano una specialità, è conosciuto anche con il nome di gianchetto, in Campania di cicenielli e in Puglia di faloppa o Schuma ti mari, mentre, come spiega Wikipedia, spesso ci si confonde con i rossetti o i lattarini, che sono invece esemplari adulti della specie Aphia minuta e della Atherina. La pesca di novellame in Italia è vietata dal giugno 2010 (mentre per il rossetto è stata concessa una deroga).
Ma, al di là della legalità dei pranzi di Montalbano, di cui Damanaki si è detta un'avida lettrice, l'utilizzo di novellame risulta comunque una pratica che denota scarsa sensibilità per l'ambiente visto lo stato di grosso depauperamento in cui versano gli stock ittici mondiali e in particolari quelli del Mediterraneo.  Per questo la commissaria, paladina di una pesca sostenibile, da tempo ha dichiarato guerra alle tradizione alimentari tipiche dei paesi del Sud dell'Europa, dove si consumano specie sotto taglia e in generale il novellame. Damanaki sta quindi contestando una tradizione che vale per tutto il Mediterraneo, in cui si tende a consumare pesci di piccola taglia che ancora non hanno raggiunto l'età per la riproduzione, incidendo in questo modo sulla conservazione delle risorse ittica.
 
 

Adnkronos, 21.3.2012
Mondo Rai, appuntamenti e novità. 'Il giovane Montalbano' alle prese con la gelosia

Roma - Nuovo episodio per 'Il giovane Montalbano', in onda su Rai1 domani alle 21.10, dal titolo 'Terzo segreto'. E' passato qualche mese da quando gli è stato affidato il comando del commissariato di Vigata e le abitudini del commissario sono ormai stabilite: nuotata in mare davanti casa, a Marinella, pranzo e cena da Calogero, oppure a casa con le prelibatezze che gli cucina Adelina, e totale immersione nel lavoro. I casi che gli capitano a Vigata sono molto particolari: alcuni di una ferocia inaudita, come l'omicidio di un giovane muratore albanese per convincere l'imprenditore edile ad accettare la protezione di una famiglia mafiosa. Altri invece rivelano un'umanità quasi dolente, come il furto della bacheca matrimoniale del comune per evitare un matrimonio. Montalbano si muove tra questi due estremi con l'autorevolezza dell'istinto da poliziotto e con l'ingenuità della sua giovane età, ma sempre facendosi coinvolgere al 100 %, Tanto che gli capita di dimenticarsi di Livia, la ragazza genovese che ha sostituito nel suo cuore Mery. Rispetto a quest'ultima Livia lascia sicuramente più spazio al carattere aspro e a volte scontroso del giovane Montalbano. Ma forse, proprio per questo suscita la gelosia del commissario. Che s'immagina una tresca fra Mimì Augello e la stessa Livia, e per sventarla rischia di dimostrarsi ridicolo.
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Newnotizie.it, 21.3.2012
Il giovane Montalbano, anticipazioni ultima puntata del 29 marzo

Il giovane Montalbano, l'ultima puntata il 29 marzo - Giovedì 29 marzo, alle ore 21.10 su RaiUno, andrà in onda l'ultima delle sei puntate de Il giovane Montalbano, la nuova fiction ispirata sempre ai racconti di Andrea Camilleri, che ripercorre la storia della giovinezza del commissario Montalbano. Il protagonista principale è Michele Riondino, che veste proprio i panni del giovane commissario e, assieme a lui, ci sono Sarah Felberbaum (nel ruolo di Livia), Andrea Tidona (nel ruolo di Carmine Fazio), Alessio Vassallo, Fabrizio Pizzuto, Beniamino Marcone, Adriano Chiaramida. La fiction ha preso il via il 23 febbraio, per poi proseguire con la seconda puntata il 1 marzo, con la terza andata in onda l'8 marz o, con la quarta il 15 marzo e con la quinta e penultima, che andrà in onda domani sera . Qui di seguito le anticipazioni dell'ultima puntata, intitolata 7 lunedì.
Anticipazioni ultima puntata - Il giovane commissario Salvo Montalbano (Michele Riondino) si convince, grazie soprattutto a Livia (Sarah Felberbaum), a ritrovarsi con suo padre (Adriano Chiaramida) ma, una volta avvenuto l'incontro, sente di non riuscire a provare alcun sentimento per il genitore. Prima di poter andare in vacanza, Montalbano indaga su uno strano caso: per sette settimane di seguito, ogni lunedì, si compie un sacrificio di animali, ma sotto questo gesto sembrerebbe esserci qualcosa di ancora più inquietante. La risoluzione del caso prende più tempo del previsto, così Livia decide di partire lo stesso e si fa accompagnare da un'altra persona.
G. T.
 
 

La Sicilia, 22.3.2012
Pesca. La polemica su Montalbano e novellame
«L'Ue pensi alle cose reali non a fantasie»
Camilleri: «Il mio commissario mangia solo triglie di scoglio»

Porto Empedocle. «Che cosa mi tocca sentire - sbotta Andrea Camilleri, tra l'incredulo e il divertito, non appena viene informato che l'Ue "bacchetta" il suo commissario Montalbano per via dei menù a base di novellame di pesce -! Mi complimento con la commissaria Maria Damanaki per aver così tanto tempo a disposizione da rincorrere figure e situazioni immaginarie anziché dedicarsi alle situazioni reali!».
Non prende troppo sul serio quella «sortita» l'autore empedoclino che è stato messo un po' all'indice dalla commissaria, paladina della pesca sostenibile nel Mediterraneo, per via di alcune pagine letterarie in cui Camilleri racconta del suo personaggio seduto alla mitica trattoria San Calogero di Vigàta intento a far incetta di gustosi pesciolini la cui pesca però è vietata dalla Ue. «Essendo nato a Porto Empedocle ed avendo vissuto per lungo tempo a contatto con la marineria del mio paese - continua Camilleri - so bene quali siano i problemi del comparto. Ma al contempo devo dire che apprezzo il lavoro che la Commissione europea sta portando avanti per difendere il nostro mare. Tuttavia, devo constatare come quella sortita sia fuori da ogni logica in quanto non ci si può misurare con situazioni immaginarie. Mi rifiuto di pensare che le descrizioni contenute nei miei libri possano indurre i miei lettori o gli spettatori ad abitudini e comportamenti simili a quelli del mio personaggio. Se così fosse, bisognerebbe arrivare ad eliminare anche le storie "noir" con assassini e via di questo passo!».
Tra l'altro il pezzo forte della cucina di Montalbano non è il novellame ma sono le triglie: «Le triglie di scoglio, bollite e condite con olio, limone e pitrosino, avevano la stessa leggerezza del tinnirume…» scrive l'autore, ad esempio ne «Il cane di terracotta», a proposito del pasto preferito dal popolare commissario.
Per la cronaca, nella sua Vigàta-Porto Empedocle, dove molti locali caratteristici offrono ai clienti i «menù di Montalbano», non risulta che vengano serviti piatti di novellame ma triglie di scoglio, fritturine e antipasti di pesce oltre naturalmente ai famosi arancini. Racconta Fortunato, ex pescatore imbarcato sui pescherecci locali ed ora cuoco della «Grotta di Vigàta»: «Da anni cuciniamo sempre e solo pesce di giornata che risponde a tutte le direttive imposte dall'Ue e nessuno dei nostri clienti, arrivato a Porto Empedocle sulle tracce del commissario Montalbano, si è mai sognato di chiederci qualche piatto a base di novellame».
Lorenzo Rosso
 
 

Corriere della Sera, 22.3.2012
Il caso. La commissaria europea alla Pesca scrive all'autore: amo il personaggio ma a tavola non si comporta bene
La Ue «vieta» i pesciolini a Montalbano
«Inaccettabili i suoi pranzi, rovinano l'ecosistema». Camilleri: «Via, siamo seri...»
Il produttore «Pensavo a una trovata pubblicitaria, poi ho capito le tre astensioni in Rai sulla nuova serie: colpa dei bianchetti»

Milano - Andrea Camilleri ancora non ha ricevuto la missiva. Ne ha solo avuto notizia. Ma tanto gli è bastato per manifestare stupore e sgomento. «Ma siamo seri...». Perchè davvero la vicenda ha dell'incredibile. L'Unione Europea ha intimato uno stop allo scrittore siciliano: basta mangiare pesciolini, è una pratica inaccettabile. Il suo alter ego - il commissario Montalbano - nei suoi romanzi e dunque nella fiction, al ristorante, ogni tanto dà spazio alla gola, mangiando pesce e talvolta «novellame di pesce». Ma ciò rovina l'ecosistema (quale: quello della fiction o del romanzo?)
Una protesta vera. Non è uno scherzo, come ha subito pensato anche Carlo Degli Esposti, il produttore storico della fiction più amata d'Italia. Il commissario europeo per la Pesca, Maria Damanaki, intervenendo a Bruxelles a una conferenza sulla biodiversità nel Mediterraneo, ha dichiarato di essere «una grande fan» di Montalbano e «un'appassionata lettrice dei libri di Camilleri». Tuttavia, ha spiegato, in Montalbano c'è un grave problema: «Il commissario ama il novellame di pesce». Per questo, Damanaki ha scritto una lettera a Camilleri per chiedergli di «non permettere al suo personaggio di mangiare novellame», una cosa «inaccettabile nel Mediterraneo».
La lettera ancora non è nelle mani di Camilleri. Ma quando l'ha saputo, ha esclamato sbigottito (e sembra di vederlo con quella smorfia di stupore dell'uomo di buon senso): «Se la prendono con un personaggio di fantasia? Non capisco». E aggiunge: «Non ho ancora ricevuto la lettera del commissario europeo. La aspetto e poi, eventualmente, potrò commentare». E conclude: «Certo, forse maggiore serietà... A Montalbano, poi, piacciono triglie di scoglio, che non sono vietate, e qualche volta mangia il bianchetto...». Siamo sicuri che lo esclamerebbe pure il commissario Montalbano: «Ma siamo seri...». «Ho pensato che la commissaria stesse cercando pubblicità - commenta Carlo Degli Esposti - ma poi mi è venuto un altro pensiero: giovedì in Rai, all'ordine del giorno c'era il contratto del nuovo Montalbano. Il progetto è passato con 5 voti favorevoli di 5 consiglieri d'amministrazione e 3 astenuti. Mi sono chiesto il perché di quelle astensioni. Non mi capacitavo: cosa poteva nascondersi dietro quel mancato voto? Che problemi c'erano con Montalbano? Poi ho capito: la commissaria europea li aveva già raggiunti... Colpa dei pesciolini!» In tutto questo, almeno, una buona notizia: torna Montalbano. «Sì - conferma Degli Esposti - il 2 aprile cominciamo a girare la nuova serie con Luca Zingaretti. Gli episodi andranno in onda nella primavera del 2013». Troveremo un Montalbano vegetariano?
Maria Volpe
 
 

Il Giornale, 22.3.2012
Montalbano fuorilegge: mangia i pesciolini

Dopo gli ormai leggendari dettami sulla curvatura delle banane, la lunghezza delle zucchine e la circonferenza dei piselli, tutta roba con cui il mitico Totò avrebbe saputo assemblare una portata prelibata, l'Europa che ci comanda a bacchetta prosegue nel filone della comicità involontaria applicata alle ingiunzioni culinarie. E questa volta mette il naso nel piatto del commissario Montalbano, colpevole, in associazione per delinquere con la cuoca Adelina, di gustare i «bianchetti», cioè i pesciolini ancora nell'età dello sviluppo, la cui pesca è vietata nel Mediterraneo. Dovete infatti sapere che quel pericoloso cannibale pedofilo è stato più volte sorpreso nell'atto di consumare il «novellame», e ora dovrà rispondere di tale crimine di fronte alle autorità competenti.
A denunciare il povero Salvo come fosse Il ladro di merendine è stata, ironia della burocrazia, una montalbaniana dichiarata, la commissaria (ma non della polizia di Vigata, dell'Ue...) Maria Damanaki. Occupandosi di «pesca e affari marittimi», ma nel contempo essendo anche ammiratrice del celebre personaggio creato da Andrea Camilleri, la ancor piacente signora greca classe 1952 (tiè) ha inferto un taglio netto al proprio... conflitto d'interessi inchiodando alle sue responsabilità il prediletto eroe letterario.
Presa carta e penna, la Damanaki si è rivolta direttamente all'utilizzatore finale (in termini di diritti editoriali e televisivi), cioè a don Andrea, ingiungendogli di cancellare subito dalla dieta dell'imputato il piatto fuorilegge. Informato della cosa, il mandante ha dichiarato di non aver ancora ricevuto la formale denuncia, adducendo poi, come linea di difesa, la propria «fantasia». Insomma, Montalbano sarebbe sì colpevole, ma soltanto sulla carta o nella fiction tv. Quindi, secondo quella vecchia volpe del Camilleri, si configurerebbe il più classico dei «non luogo a procedere». In attesa dell'archiviazione, pare che il commissario, gran seduttore, abbia invitato a cena la sua accusatrice. Proponendo una semplicissima insalata greca.
Daniele Abbiati
 
 

Adnkronos, 22.3.2012
Regioni
Rai: Verro, ho votato no sul nuovo 'Montalbano' per costi troppo alti
Spettacolo

Roma - ''Ho notato che un produttore televisivo, in una sua breve intervista al Corriere della Sera, sia rimasto sorpreso del fatto che, la scorsa settimana, il Consiglio di Amministrazione della Rai non abbia approvato all'unanimita' il suo contratto per la nuova serie di Montalbano. Al riguardo, mi sembra opportuno segnalare che le perplessita' da me espresse durante il Consiglio nascevano esclusivamente dall'elevato e non chiaramente giustificato aumento dei costi della nuova serie rispetto a quelle precedenti". E' quanto afferma il consigliere della Rai Antonio Verro commentando il suo voto contrario alla nuova serie del commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri.
"Considerando la situazione economica in cui versa il Paese e le difficolta' della Rai -aggiunge Verro- credo occorra maggiore responsabilita' da parte di alcuni produttori e artisti che, nonostante tutto cio', continuano spesso ancora a pretendere compensi troppo onerosi. Il servizio pubblico e' finanziato dalla famiglie italiane attraverso il canone ed e' quindi un nostro preciso dovere, come amministratori, valutare con la massima attenzione qualsiasi spesa, anche quando si tratta di produzioni di indiscusso valore e qualita' come nel caso di Montalbano'', conclude il consigliere.
 
 

Quo Media, 23.3.2012
Il giovane Montalbano tentenna, ma L’isola non ne approfitta
Gli ascolti tv della prima serata di giovedì 22 marzo 2012: Il giovane Montalbano perde qualche spettatore ma domina comunque l’auditel. Stabile L’isola dei famosi, Centovetrine e Le Iene Show appaiati. Delude Piazzapulita.

Il giovane Montalbano perde per strada qualche affezionato, ma continua a stravincere il prime time: la fiction di Rai 1 ha raccolto 6.718.000 telespettatori, pari a uno share del 25,11%, e batte senza faticare la nona puntata dell’Isola dei famosi. Il reality di Rai 2, con l’eliminazione di Guendalina e Jivago e le liti tra i finalisti, ha intrattenuto 3.584.000 persone, per uno share del 16,13%. Numeri comunque buoni, che hanno consentito di stare davanti a Centovetrine, a quota 3.097.000 spettatori (12,04%) su Canale 5, e Le Iene Show, 3.080.000 (14,58%) su Italia 1.
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LaNostraTv, 23.3.2012
Il Giovane Montalbano, Alessio Vassallo racconta la sua esperienza

Alessio Vassallo, attore che interpreta Mimì Augello ne Il giovane Montalbano, è stato intervistato dal blog daringtodo.com. Il giovane attore ha parlato senza remore della sua esperienza nella fiction, esperienza che l’ha fatto crescere molto e gli ha regalati parecchi bei momenti.
Ventotto anni, palermitano, si è diplomato all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico. Gli anni studio si vedono tutti e infatti l’interpretazione (diversamente da quella di Riondino) è apparsa, oltre che eccellente, anche molto costante.
Alla domanda su quanti si identifichi in Mimì Augello, Alessio Vassallo ha risposto: “Quello che mi accomuna con Augello? Relativamente alla seduzione non posso essere io a dirlo, ma di sicuro l’ironia tagliente e la necessità di raccontare se stesso agli altri. E comunque irritante e attrattivo lo sono pure io!“. L’oggetto dell’intervista si è poi spostato verso la ‘sicilianità’ dell’attore. Non è un elemento da poco: il cuore dell’opera di Camilleri è la narrazione della Sicilia, della sua cultura della sua tradizione, dei suoi paesaggi. “Nei romanzi di Camilleri e di riflesso nelle nostre puntate ci sono tantissime espressioni tipicamente siciliane che racchiudono dei veri e propri stili di vita, davvero non facili da spiegare… siciliani ci si nasce non lo si diventa! Uno di questi stili è pensare che ‘quello che puoi fare oggi lo puoi rimandare a domani”.
Alessio Vassallo ha anche affermato che nel cast e nell”entourage de Il giovane Montalbano ha trovato non solo colleghi di lavoro efficienti e puntuali ma anche tanti amici. Infine, ha raccontato un po’ del suo passato, in particolare del momento che ha deciso la sua vita lavorativa per sempre. Era ragazzino, ricoverato all’ospedale per un intervento di appendicite. Un vecchio signore ricoverato nella vecchia stanza, vedendolo giù di morale, gli promise di fargli fare un giro nella sua compagnia di teatro. Grazie a quell’episodio conobbe il mondo della recitazione.
Giuseppe Briganti
 
 

Mag-Series, 23.3.2012
Mag-Series intervista Beniamino Marcone, uno dei protagonisti de “Il giovane Montalbano”: “L’ispettore Giuseppe Fazio è ricco di sfaccettature, i personaggi di Camilleri sono ricchi di vita”

Mag-Series ha avuto il piacere di intervistare Beniamino Marcone, giovane attore che in queste settimane stiamo vedendo nella fiction di RaiUno “Il giovane Montalbano“, dove intepreta il ruolo del “giovane” ispettore Giuseppe Fazio, collega e amico di Salvo Montalbano (Michele Riondino).
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Mag-Series: In queste settimane ti stiamo vedendo su RaiUno nella nuova fiction “Il giovane Montalbano“, che ripercorre quella che fu la gioventù del commissario più famoso del panorama televisivo. Come sei arrivato a questa fiction?
Beniamino Marcone: È stato un percorso di diversi mesi. Ci sono delle volte in cui mi sento giusto, in cui penso che ci sono ruoli che mi piacerebbe proprio interpretare o che penso di voler proprio interpretare un personaggio perché vorrei mettermi a servizio delle sue vicende. Mi capita spesso, quando sento questo desiderio significa che il progetto mi piace. Al primo incontro con Gianluca Tavarelli ci siamo fatti una chiacchierata propositiva. Ho avuto l’impressione che non solo ascoltasse ciò che dicevo ma che allo stesso tempo stesse immaginando qualcosa. Poi sono seguiti tanti provini che sembrava non finisse più e infine…mi sono ritrovato in Sicilia con tutti i ragazzi che hanno lavorato a questo progetto.
Mag-Series: Tu interpreti il ruolo di Giuseppe Fazio, figlio di Carmine Fazio, nonchè uno dei colleghi più fidati di Montalbano. Ci parli un po’ di questo personaggio?
Beniamino Marcone: È un giovane ispettore, appena uscito dalla scuola. Grazie al padre conosce Montalbano, prima di fama poi di persona ed infine diventerà il suo fidato collaboratore. Formano una squadra di tutto rispetto. Fazio ha tante sfaccettature, soprattutto essendo molto giovane. Questo è un pregio della scrittura di Camilleri. Sono personaggi che toccano una vasta gamma di sensazioni, non sono mai catalogabili con pochi aggettivi, sono personaggi ricchi di vita.
[…]
Daniela Bella
 
 

l’Unità, 23.3.2012
Carne tremula
Montalbano, smetta di mangiare novellame, c…o!

Sembra di sentirlo, il commissario europeo Maria Damanaki, mentre urla al commissario, creato da Andrea Camilleri, di smetterla di mangiare un piatto che mette a rischio la popolazione ittica del Mediterraneo. Non si tratta però di fantasia: la rappresentante per l’Unione Europea della pesca ha scritto una lettera( ma questi commissari europei non hanno altro da fare?) nella quale chiede, o forse intima, allo scrittore, di far cessare una pratica che lei giudica “inaccettabile” nel Mediterraneo. Ora, è vero che mangiare i neonati di alici e sarde è vietato, e che tanti dei piatti che ricorrono nelle gastronomie regionali, come i gianchetti in Liguria, i cicerelli in Campania sono scomparsi dalle tavole: ma viene da chiedersi se bisogna fare un processo alle intenzioni ad un personaggio della fantasia piuttosto che combattere una pratica illegale. Con i datteri di mare sembra che i risultati siano stati raggiunti: i famosi frutti di mare, per la cui pesca si mettevano a rischio i fondali causa esplosioni che distruggevano le rocce sottomarine, sembra siano del tutto scomparsi dalle tavole, anche quelli di contrabbando. Sarà così che nelle prossime storie, il buon Salvo da Vigata si dovrà accontentare di un frittino misto! Foto tratta dal sito www.vigata.org [in effetti la foto non è nostra, essendo stata recuperata da altre fonti che però non siamo in grado di citare, cosa di cui ci scusiamo, NdCFC]
Leonardo Romanelli
 
 

La Repubblica / l’Espresso, 23.3.2012
Le iniziative di Repubblica – l’Espresso
Luca Zingaretti in “Il commissario Montalbano”
Appassionato, ironico, infallibile. Il commissario più amato dagli italiani torna con nuove indagini. Repubblica e l'Espresso presentano gli ultimi quattro episodi della serie televisiva.
Tratti dai romanzi omonimi di Andrea Camilleri editi da Sellerio Editore con la regia di Alberto Sironi
Dal 23 marzo L’età del dubbio
Dal 30 marzo La caccia al tesoro
Dal 6 aprile La danza del gabbiano
Dal 13 aprile Il campo del vasaio
 
 

Il Venerdì, 23.3.2012
Montalbán giornalista. Cronache di un marxista malinconico
Tra i grandi inviati e i travet di redazione, si schierava con i secondi, perché si sentiva uno di loro. Escono in volume in Spagna i pezzi, anche italiani (da Moro a Berlusconi) di un "periodista" disilluso. Con il tarlo della giustizie sociale.

[...]
Non manca un omaggio a Camilleri, che ha chiamato Montalbano così anche pensando a Montalbán.
[...]
Marco Cicala
 
 

Corriereweb.net, 23.3.2012
Assolto detenuto spagnolo dopo 20 mesi: scambiato per un narcotrafficante
Finalmente in libertà Oscar Sanchez, lo spagnolo arrestato nel 2010 con l'accusa di narcotraffico e collaborazione con la camorra. I giudici lo hanno assolto per non aver commesso il fatto.

El Pais ironizza sulla scarcerazione di Oscar Sanchez: “A Pepe Carvalho o Salvo Montalbano, i detective di Montalban e Andrea Camilleri, sarebbe bastato scambiare qualche parola con Oscar Sanchez Fernandez, di 46 anni, di Montgat (Barcellona) per capire che in nessun caso poteva trattarsi di un capo del narcotraffico internazionale”.
Ma così non è stato per Oscar Sanchez, condannato a più di quattordici anni di detenzione per narcotraffico e collaborazione con la camorra, reati mai commessi, oggi finalmente assolto dalla Corte d’Appello di Napoli.
[…]
Camilla Cavour
 
 

La Sicilia, 24.3.2012
Per il palazzo Montagna e l'ex casale Camilleri è corsa contro il tempo

Porto Empedocle. In città i monumenti con un valore storico, architettonico e culturale si contano usando le dita di una mano. Tra questi la più fortunata è stata la Torre di Carlo V, non ancora aperta per motivi tecnico/burocratici, ma restaurata negli anni scorsi in vista di un utilizzo come Museo del mare. Tutto qui. Gli altri gioielli più o meno di famiglia versano in condizioni pietose, in attesa che qualcuno con i soldi metta mano e attenzione per impedirne il crollo.
Uno dei casi più eclatanti è quello della casa estiva in cui Andrea Camilleri bambino trascorreva le sue vacanze estive. Si tratta di uno stabile abbarbicato in cima a quella che oggi è la via Dello Sport. Un immobile che paradossalmente viene ritenuto sede della Fondazione Camilleri, ma che ad oggi rischia di fare una pessima fine, ovvero in macerie. Il fabbricato negli ultimi anni ha visto crollare l'ampio balcone che faceva da tettoia all'ingresso. Altre crepe non promettono nulla di buono. Si attende che l'Enel inizi a dare luogo alle cosiddette misure compensative, tra le quali figura la ristrutturazione della casa estiva dello scrittore, quando era bambino. La speranza di tutti è che tale cantiere venga aperto prima che sia troppo tardi e magari un interessamento diretto dello stesso Camilleri - non più proprietario della casa - non farebbe male.
Il Comune comunque è vigile e sta facendo quanto di sua competenza. Com'è vigile su un altro gioiello a perdere, il palazzo Montagna. Uno dei pochi esempi di tardo gotico in provincia di Agrigento, in lotta con la forza di gravità in via Lincoln è al momento tenuto in piedi dalla buona sorte e da alcune barre di metallo posizionate in un angolo. Il Comune ha già presentato un progetto agli organi competenti che però, col passare degli anni ha visto lievitare i costi di esecuzione. Pare che per mettere solo in sicurezza lo stabile servano almeno 300 mila euro, mica bruscolini e qui, non ci sono misure compensative alle quali attingere.
Appare dunque di palmare evidenza come su questi due importanti immobili storici occorra accelerare al massimo l'iter tecnico-burocratico, prima che la splendida Torre di Carlo V rimanga l'unico monumento di valore storico-architettonico-artistico-culturale in piedi nella città marinara.
f.d.m.
 
 

Il Sole 24 Ore, 25.3.2012
Posacenere

Che un despota si sbarazzi degli avversari uccidendoli o incarcerandoli è cosa da sempre praticata. Mussolini a Gobetti fece chiudere il suo giornale e lo costrinse all’esilio, a Gramsci lo mandò in carcere, a Matteotti lo fece ammazzare. Ora da noi è accaduto che un capo del governo, dotato di una grande fortuna economica e in grado di formare l’opinione pubblica attraverso le sue Tv e anche attraverso due canali televisivi di Stato, abbia un giorno decretato l’ostracismo per due giornalisti critici nei suoi confronti. Ostracismo attuato subito da coloro che usano praticare la servitù volontaria. La domanda è: chi è più colpevole di lesa democrazia? Il capo del governo? I suoi yesmen? O tutti noi, che l’abbiamo permesso?
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.3.2012
La borghesia ridicola nei ricordi di Camilleri
I racconti di Vigata
L'arroganza del potere finisce sempre in una solenne pupazzata
Qualche volta però il finale è nel segno del dramma

Jorge Luis Borges non aveva dubbi: da grande autore di racconti quale era, considerava il romanzo una «debolezza della carne». Essendo invece, a suo avviso, la misura narrativa breve, per la sua essenzialità, quasi un esercizio ascetico. È probabile che Andrea Camilleri, negli ultimi tempi, abbia fatto propria la certezza dell'autore di Altre inquisizioni. Fatto sta che, dopo i racconti "diabolici" pubblicati da Mondadori e per lungo tempo in testa alle classifiche di vendita, ecco serviti quelli vigatesi, radunati sotto il titolo evocativo di La regina di Pomerania (Sellerio, 304 pagine, 14 euro). Si tratta del secondo volume di testi brevi (dopo Gran circo Taddei), verrebbe da definirli novelle, ambientate tra la fine di un brumoso Ottocento e la prima metà del secolo successivo (tronfio e borioso nel suo sembiante mussoliniano), in una Vigàta sempre più irresistibile. E bisogna subito dire che l'autore, in quel periodo storico, sguazza come un pesce felice nell'acqua. Completamente a suo agio, in uno stato di grazia che a dir poco impressiona: non c'è personaggio che non sia caratterizzato quanto basta, che non sprigioni una carica umoristica irresistibile o che non tocchi inopinatamente le corde del cuore; non c'è situazione che non si risolva in beffa agrodolce. Qual è il segreto, ce lo chiediamo sempre più insistentemente, di questo scrittore bulimico e inesausto? Cos'è che alimenta la sua sacra fiamma narrativa? Una risposta a questi interrogativi in parte può fornirla la raccolta di racconti in questione: una sorta di euforica discesa agli inferi nei gironi, tutti pece, forconi e empiti lussuriosi, della borghesia sicula, che rivive in forza di una sciamanica messa in scena, di una elettrizzante teatralizzazione (Camilleri deve molto al palcoscenico, forse tutto). Passata al setaccio, questa classe borghese micragnosa e macchiettistica, da un impenitente scrittore politico: anche quando non fustiga il Cavaliere, l'autore del Re di Girgenti offre ai suoi lettori una specola da cui osservare il malcostume italico, sub specie isolana, ossia quello dell'intrallazzo, dell'imbecillità e dell'arroganza senza limiti del potere. E non è un caso che questa raccolta si apra con il racconto di un ballo in maschera (Romeo e Giulietta): la vita negli uffici e soprattutto in società, agli occhi di Andrea Camilleri, è una solenne pupazzata. E da navigato regista, egli si diverte ad assegnare le parti: creando dinamiche ingarbugliate, spesso imprevedibili nell'epilogo delle storie narrate. Ma attenzione: sotto i lustrini e le paillettes, nascosto dallo scintillio apparente, c'è il dramma, si cela malevola la tragedia. A mettere in moto la macchina narrativa, di volta in volta, è un amore complicato, una truffa da capogiro, una seduta spiritica, l'agonismo esasperato di due gelatai l'uno contro l'altro armati, o un testamento dai bizzarri codicilli. Sullo sfondo, c'è sovente una idiosincrasia insanabile: quasi sempre famigliare, cristallizzata nel tempo, esasperata sino ai limiti della farsa. Nel cortocircuito di situazioni dannate a un indiavolato parossismo, i protagonisti di questi beffardi apologhi danno il meglio, il peggio verrebbe da dire il più delle volte, ogni situazione stiracchiandosi tra i due grandi conflitti. Ne viene fuori, di conseguenza, un diagramma irresistibile della Sicilia che fu: una Vigàta che per sineddoche è l'Isola intera, attraversata da una euforia del sesso che lambisce la mania e il delirio. Camilleri, figlio di Boccaccio e di Brancati insieme, ha fatto della sessualità e dell'erotismo due straordinari grimaldelli con cui forzare le segrete della più riposta vita borghese. Li ha trasformati, in forza della sua mirabolante scrittura, in un ottimo reagente narrativo, in grado di esaltare e spesso esasperare le vicende raccontate. Al mercoledì delle ceneri o al venerdì di quaresima, lo sappiamo bene, Camilleri ha sempre preferito il martedì grasso: in un tripudio di carne, adipe, ormoni, una sorta di terremoto biologico cui corrisponde un sisma linguistico di natura coprolalica. Anche se, come ci insegna l'autore del Birraio di Preston, la sorpresa è sempre dietro l'angolo: da uno di questi racconti, intitolato Le scarpe nuove, a un certo punto salta fuori un asino di nome Mussolini, sorpreso al centro di due o tre scene davvero irresistibili: quando Camilleri si fa soggiogare dalla musa del comico, non c'è storia. E però, tutto questo lo troviamo quale ingrediente stuzzicante in un desco narrativo che, in ultima analisi, lascia l'amaro in bocca: trattandosi di una vicenda che è tra le più palpitanti, al pari di quella intitolata La lettera anonima, laddove tutto lascerebbe pensare al solito adulterio mascherato, al marito che non vuol ammettere e che però dai fatti, apparentemente, è inchiodato. Quando il racconto si chiude con il solito "in cauda venenum", una stretta al cuore non ve la toglierà nessuno. Solo in uno o due casi l'autore promette più di quanto alla fine mantiene. Peccato veniale, viene da dire in tempo di quaresima, da scontare con un solo pater noster. Quando invece, a molti dei colleghi dello scrittore empedoclino che lo snobbano o lo denigrano, non basterebbero quindici poste di rosario per espiare colpe ben più onerose.
Salvatore Ferlita

Quanno che nel munno 'ntero s'arrivò a mità dell'anno milli e ottocento e novantanovi non ci fu jornali o rivista che non parlassi del novo secolo, di come sarebbiro stati anni di civirtà e progresso, di paci e di prosperità, con l'appricazioni delle granni scoperti scientifiche che annavano dalla luci lettrica che di notti avrebbi illuminato le strate a jorno, a quella speci di carrozza a motori chiamata atomobili capaci d'arrivari alla vilocità pazza di trenta chilometri all'ura. E c'era macari chi sostiniva che si stava studianno 'na machina che avrebbi fatto volari 'n aria a 'n'omo come se fusse un aceddro.
I jornali contavano macari dei granni festeggiamenti che si stavano priparanno in ogni parti, da Parigi a Nuovajorca, e parlavano del ballo Excelsior che si sarebbi viduto alla Scala di Milano e che sarebbi stato il cchiù granniuso binvenuto al primo secolo moderno, quello indove la vita di tutti si sarebbi cangiata. In meglio, naturalmenti.
"E ccà a Vigàta non facemo nenti?" fu la dimanna che accomenzò a corriri paìsi paìsi.
Epperciò il "Gran veglione mascherato per salutare il nuovo secolo" vinni proposto al consiglio comunali di Vigàta dal sinnaco Pasquali Butera nella siduta del primo di ottobriro e ottinni subito l'approvazioni 'ntusiasta di tutti i consiglieri.

Incipit del racconto Romeo e Giulietta tratto dal libro di Andrea Camilleri, La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta, Sellerio, 304 pagine, 14 euro
 
 

Giallomania, 25.3.2012
Andrea Camilleri "La Regina di Pomerania e altre storie di Vigata"

Vigàta. Primavera 1919. Arriva in treno da Palermo il 40ino marchisi Carlo Alberto Squillace del Faìto, sicco, occhialuto, baffi a punta. Aveva già scritto al Sindaco e si presenta subito in municipio come Console onorario del Regno (provvisorio) di Pomerania. Si trova fra Polonia e Germania, parte della Pomerelia, sul Baltico; dopo la guerra molto è incerto e precario; la moneta corrente è lo Schirz; ora la Regina vuole aprire una rappresentanza nel sud della Sicilia. Onorati. Viene raggiunto dalle magnifiche mogliera 30ina Wilfride e cammarera 20ina Gudrun, bionde dagli occhi blu. Il console fa affari con i commercianti di zolfo, di salgemma e di solfato di calcio, la gelida consorte con il poker, l’altra gentile con i massaggi. Poi si sblocca pure l’esportazione di 3550 grandi bellissimi volpini della Pomerania, in saldo. Partono i carichi e chi è visto si è visto. Solito delizioso racconto del grande Andrea Camilleri (“La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta”, Sellerio 2012, pag. 305 euro 14), in terza dialettale, uno fra gli 8 (non gialli) della nuova raccolta, ambientati fra 1893 e 1950 nella mitica cittadina.
 
 

La Sicilia, 25.3.2012
Emma Dante: «Il teatro? manca la meritocrazia»

«Eva quando prese la mela e la offrì ad Adamo, fece cultura. Il primo uomo che appuntì un sasso per cacciare e quindi mangiare, fece cultura. Il primo uomo che fece due buchi su un uovo di dinosauro, lo bevve e consigliò al suo clan di fare lo stesso, fece cultura. Il primo africano e il primo indoeuropeo che si scambiarono i loro diversi cibi, fecero cultura. Dal che si deduce, contrariamente a chi afferma l'opposto, che con la cultura si mangia eccome, talvolta meglio talvolta peggio, ma si mangia».
La "sicilitudine" caustica e sorniona di Andrea Camilleri e quella terragna e sacrale di Emma Dante. Generazioni lontane (ma l'anagrafe non è tutto nella vita) ma vicinissimi i loro intenti, la loro essenza, la loro "alimentazione" giacché, è il caso di dirlo, si nutrono entrambi della stessa cosa: cultura.
E se il più anziano risponde a tono (forse l'unico tono possibile dinanzi a tanto patetico, sconfortante "umorismo") alla tremontiana battuta che «con la cultura non si mangia», la più giovane risponde con la sua intera esistenza d'artista che da MPalermu in avanti, di cultura si predica.
[...]
Carmelita Celi
 
 

La Sicilia, 25.3.2012
Nicosia. Successo dello spettacololo «Linguamadre» di Mauro Leonardi
La condizione dei giovani

Dopo una prima per le scuole ieri sera è andato in scena con successo lo spettacolo "Linguamadre, di l'amuri e di la morti" ideato e curato da Mauro Leonardi, nicosiano, ballerino e coreografo che è stato tra l'altro impegnato nel grande musical "Notre Dame" di Riccardo Cocciante. Lo spettacolo "Linguamadre, di l'amuri e di la morti", prende il via proprio da Nicosia.
Michele Foresta, comico e showman tra i più popolari degli ultimi due decenni della televisione sarà uno dei protagonisti dello spettacolo che prevede quattro contributi video che rappresenteranno i "quadri" in cui idealmente è suddiviso: nascita, consapevolezza, maturità, vecchiaia. I quattro momenti che si evolvono, all'interno dello spettacolo, secondo le età dell'uomo, come se "Linguamadre" fosse un organismo vivente, un uomo, un siciliano in questo caso, che prende pian piano coscienza di sé e della propria condizione insieme con il pubblico che man mano lo guarda nascere, crescere, maturare e morire.
L'attore reciterà, alcuni versi delle poesie dello scrittore nicosiano Carmelo La Giglia in dialetto galloitalico. Accanto al mago Forrest, altri protagonisti sono giovani attori già molto noti come Alessandro Intini e Alessandra Mortelliti, che è la nipote del grande romanziere Andrea Camilleri. La Mortelliti proprio in questi giorni esordisce sullo schermo televisivo, nella serie "Il giovane Montalbano", la fiction in onda su Rai Uno. I due giovani e carismatici attori avranno un ruolo fondamentale in "Linguamadre". e, interpretando brani tratti dai maggiori autori siciliani, saranno specchio dell'attuale condizione dei giovani, influenzati dalle radici della loro terra che non riescono però a fare proprie.
giu.ma.
 
 

Solo Libri.net, 26.3.2012
La regina di Pomerania e altre storie di Vigata - Andrea Camilleri

In Sicilia frequentare il “Circolo” significava conversare utilizzando la tattica dei motteggi e di pettegolezzi intrisi di sottile e talora crudele sarcasmo. Magnifiche, in proposito, le pennellate di Camilleri nel romanzo "La stagione della caccia" (1992) o nel racconto "La targa" (2011), in cui i personaggi si distraggono, interessandosi alla vita altrui. Tòpos, quello del circolo, che adesso torna ne “La regina di Pomerania e altre storie di Vigata” (Palermo, Sellerio, 2012).
Il volume raccoglie, situandoli in un tempo che va dal 1893 al 1950 e presentandoli senza un filo cronologico, otto gustosissimi racconti dettati da fervida immaginazione. Ne viene fuori un coloratissimo mosaico di vivaci tasselli: “i rituali, gli usi, i comportamenti personali e collettivi di un’epoca che, pur recente, ormai appare lontanissima nel tempo”. Salvatore Silvano Nigro, nel risvolto di copertina, dice che ciascuno di essi:
“Apre lo sguardo sui casi quotidiani di una provincia che vive a rate le balzanerie e le strampalatezze di una società sedotta dalle proprie furbizie e dalle sue stesse ciance”.
La tramatura è magistrale e i dialoghi, oltre a susseguirsi con la forza della spontaneità, hanno un impareggiabile effetto comunicativo. Apre la serie la storia intitolata “Giulietta e Romeo”, dove un ballo in maschera, voluto dal consiglio comunale di Vigàta per inaugurare l’arrivo del 1900, dà luogo a sviluppi situati negli espedienti dell’ astuzia boccaccesca per concludersi nell’amarezza dello “scambio”, tipico dell’universo pirandelliano. Tra il “circolo” e il “paese” nessuno stacco si pone nel secondo racconto “I duellanti” modulato in un crescendo di tradimenti e rivalità, di sfide e azzuffatine che alla fine si armonizzano in una vera e propria festa paesana con la banda musicale, le guardie e la giuria cui spetta l’arduo compito di decidere su una allucinante gara. Immancabile la festività barocca del santo patrono che fa da incipit al terzo racconto “Le scarpe nuove”. Qui, attorno ad una laboriosa famiglia, ha un ruolo addirittura fondamentale un asino prodigio, dapprima chiamato “Mussolini” dal padrone antifascista e “Curù”, poi, dal nuovo acquirente. Ogni racconto, senza scopo moralistico, ha la sua cifra nell’iperbole e nell’enfasi, nell’equivoco, nelle ingenuità e nelle truffe come si può vedere molto bene da quello che dà il titolo all’opera. Gli altri episodi, intorno a personaggi venati di follia, quasi sempre innocua, si esplicano, fra una sceneggiata e l’altra, ora nelle chiacchiere messe in circolazione per ferire (“La lettera anonima”), ora nelle gelosie e nelle piccole vendette (“La seduta spiritica”). Ne “L’uovo sbattuto” il senso del comico è sostenuto dallo scatenamento del sesso che paradossalmente sfocia nel tragico. Nell’ultimo episodio “Di padre ignoto”, la presenza del Verga è individuabile perché vi aleggia, in modo commovente e nel contempo grottesco, il giuoco pressoché magico del destino che si concretizza nelle riflessioni di Amalia, personaggio femminile certamente plebeo, ma capace di riflettere sul senso della vita:
“Allura ad Amalia vinni di considirari, sintennosi pigliari da ‘na botta di malinconia, che aviva sì quattro mascoli, ma che nisciuno di loro, al contrario della farfalla, se l’era voluto lei. Erano loro che l’avivano scigliuta e lei aviva accittato pirchì si era fatta pirsuasa che quello era il so distino. Se fossi stata libbira di scegliri, non si sarebbe pigliata a nisciuno dei quattro”.
Federico Guastella
 
 

Il Fatto Quotidiano, 27.3.2012
Al Quirinale un difensore della Costituzione: Margherita Hack o Andrea Camilleri

Napolitano come suo successore vuole una donna. E perché non un “ciofane”? Detesto la retorica di genere come detesto quella di età. Mi interessano solo i meriti, in questo caso l’intransigenza nel difendere i valori della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.
Perciò, un nome di donna e un nome di uomo: Margherita Hack e Andrea Camilleri. Spero che nessuno dell’establishment che era pronto a rivotare Napolitano obietterà sull’età, che nel caso di Margherita e Andrea è sinonimo di saggezza.
Con loro al Quirinale l’art.1 sarebbe preso sul serio, e dunque sarebbe difeso l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Inoltre avremmo un Presidente laico, che considera “laicista” un sinonimo e non un’aberrazione.
Il prossimo Presidente lo elegge il prossimo parlamento, perciò (se non vogliamo Letta, Monti o Casini) bisogna prima vincere le elezioni. Con liste civiche che nascano dalla stessa passione civile di Margherita Hack e di Andrea Camilleri: dai girotondi alle lotte Fiom. Si può.
Paolo Flores d'Arcais
 
 

Wuz, 27.3.2012
La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta di Andrea Camilleri
"Va bene, ma lei sa dov'è questa Pomerania?!
"Nonsi. Ma con tutto 'sto virivirì di cangia cangia che sta succedenno doppo la guerra, tra stati vecchi scomparuti e stati novi comparuti, chi ci accapisce cchiù nenti?".
"Mi faccia un favore, s'informi. Non vorrei fare una cattiva figura col console. E poi veda un po' in giro se c'è qualche villetta che vogliono affittare, una cosa dignitosa."

A qualcuno, di Camilleri, piacciono soprattutto i suoi racconti di Vigàta, più dei libri della serie di Montalbano, sempre pubblicati da Sellerio, e delle altre sue storie più mondane, affidate ad altri editori.
Questi racconti, a volte abbastanza lunghi da essere presentati come romanzi a sé stanti, come nel caso di Maruzza Musumeci, Il casellante e Il sonaglio, (che insieme formano la cosiddetta “trilogia delle metamorfosi”) oppure, come nel caso del precedente Il circo Taddei e altre storie di Vigàta, pubblicati in raccolte, hanno una forza narrativa così prorompente da lasciare il segno.
Sono storie dedicate a un paese immaginario che con il tempo sta diventando sempre più reale, Vigàta, e ai personaggi che vi abitavano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo. Non importa che Vigàta sia un luogo dell'animo e della fantasia di Camilleri, per noi è ormai un luogo fisico e siamo curiosi e attenti alla sua storia come a quella di casa nostra, o forse persino di più!
Nelle pagine troviamo una carrellata di uomini e donne che si alternano come maschere della commedia dell’arte, ad ogni faccia, ad ogni posizione sociale, è legata una qualità o un difetto dell’anima: il furbo, il geloso, il generoso, i pietoso, l’imbroglione, il bello.
Camilleri li introduce con poche pennellate nette e precise, scandite nella sua lingua a tratti amara che abbiamo imparato a leggere: “una trentacinquina, biùnna e formosa”, tre parole che da sole spiegano tutto.
Attraverso il loro sguardo descrive ogni volta un aspetto diverso della Sicilia: la dura vita dei campi durante il periodo fascista e quella mondana dell’aristocrazia locale, ma anche i grandi moti di generosità e l’accoglienza che sempre si manifesta quando in paese arriva uno straniero, anche se si tratta della delegazione diplomatica di un regno immaginario.
Personaggi che danzano sulle rovine di un’Italia decadente. L’eco della guerra è un bagliore lontano, che si riverbera solo in rapidi lampi sulle colline. Le bombe le sentono più gli asini, le bestie della stalla, che le persone, almeno finché non arriva la chiamata alle armi, finché dalla piazza di Vigàta non parte la corriera con i giovani destinati al fronte.
Racconti carichi di verità e magia. Storie popolari, un po’ favolose, un po’ leggendarie.
La raccolta si apre con Romeo e Giulietta, ambientato proprio il primo giorno dell’anno del nuovo secolo, il 1900. Se Shakespeare fosse stato veramente siciliano, come dicono alcune fonti recentemente rintracciate, la storia dei due innamorati l’avrebbe scritta proprio così: un ballo in maschera, una fanfara d’imbrogli, incontri clandestini, scambi di persona, mani che si sfiorano e passione caldissima, ma senza nessuna tragica morte. L’epilogo di Camilleri è uno sberleffo, i suoi ragazzi, figli di famiglie rivali, soffrono sì, si struggono, ma sono troppo furbi per morire.
E i figli dei ricconi sono furbi almeno quanto sono ingenui i poveri cristiani. Presi dalla fatica e dagli affanni, raggirati dal destino beffardo eppure pronti a rialzarsi, con l’aiuto di Dio o delle bastonate.
San Calò, il Santo eremita dalla pelle nera a cui il paese è devoto, nelle sue molteplici raffigurazioni iconografiche, li protegge. È un santo che favorisce, quando può, i poveracci, i morti di fame e i malati e, in modo speciale, come dice Camilleri, “i poverazzi malati e morti di fame” ed a lui si affidano tutti pregando e offrendo voti. C’è lo zampino di San Calò nella storia commovente de Le scarpe nuove e c’è sempre il suo zampino negli altri racconti, otto in tutto, che compongono questa raccolta.
Tutti caratterizzati da un guizzo, una sorpresa, un finale emozionante e inaspettato che spiega e risolve la trama. Ancora una volta, quando il racconto finisce, si rimane stupiti e compiaciuti per la scrittura di un grande maestro.
A cura della Redazione di IBS.it
 
 

Apollodoro, 27.3.2012
Recensione La Regina di Pomerania di Andrea Camilleri, storie di ordinari vigatesi

E’ uscito da poco in libreria il nuovo libro di Andrea Camilleri dal titolo ‘La Regina di Pomerania e altre storie di Vigatà’ e vogliamo offrirvi una personalissima recensione. Mettetevi il cuore in pace: siamo a Vigatà, ma non c’è traccia del Commissario Montalbano, ancora una volta Camilleri ha dato prova di una poliedricità assoluta, mettendo da parte il personaggio più amato dal suo pubblico per dedicarsi invece a Vigatà come vera protagonista di questa serie di racconti. Racconti divertenti, ironici, che però lasciano l’amaro in bocca se ci si riflette in quanto ci mostrano ancora una volta il lato oscuro degli uomini e delle donne. E che sono già entrati in classifica.
‘La Regina di Pomerania’ si articola come una raccolta di 8 racconti, tutti ambientati fra il 1893 e il 1950, ma non sono stati assolutamente messi in ordine cronologico. Ovviamente tutti i personaggi sono inventati, ma non così le tradizione, le usanze e i modi di essere dei cittadini vigatesi i cui vizi e virtù vengono ancora una volta messi sulla pubblica piazza.
Leggendo questi racconti ci è venuta in mente un’associazione strana, quella con le puntate dei Simpson. Ci spieghiamo meglio: nei racconti di Camilleri, come in ogni puntata dai Simpson, si parte con una precisa trama, ma si finisce con un’altra. In questi spaccati di vita vigatese le storie iniziano su un determinato movente, ma poi ad un certo punto, l’orologio si inceppa e prende una direzione inaspettata, conducendoci così ad un finale che non è necessariamente legato a quanto ci aspettavamo.
Un esempio eclatante di questo perverso meccanismo che Camilleri mette in atto per depistare il suo lettore lo troviamo nel racconto ‘La lettera anonima’: si parte con un soggetto e si termina con un altro. Vedremo il lato buono dei protagonisti nascosto sotto le finzioni con cui ci mascheriamo per un motivo o per l’altro, ma scordatevi di sapere chi è che manda le lettere anonime: quella che pareva essere la questione principale alla fine risulta essere solo destinata a farci capire qual è la vera trama.
Tutte le storie ci portano a scoprire i lati nascosti delle bislaccherie della provincia siciliana, vediamo una società che dietro un apparente perbenismo ci nasconde una dose di furberia da far rizzare i capelli. E che personaggi! In ‘Romeo e Giulietta’ si ride a crepapelle nel vedere un’inedita Giulietta dare un due di picche a un imbranato Romeo, il tutto innescato da un ardito ballo cittadino. Che ci insegna anche che la bellezza è nell’occhio di chi guarda. Altra storia molto divertente, ma che ci ha commossi è stato ‘Il duellante’: qui vedremo l’esilarante duello fra due antenati dei moderni gelatai, a colpi di cono, promozioni e messaggi pubblicitari. Ma è il finale che ci fa commuovere: solo al termine, quando il Triste Mietitore arriva per uno dei, l’altro scopre che la sua ragione di vita era proprio quell’odiato rivale.
Altra storia molto bella, forse una delle migliori, è ‘Le scarpe nuove’. Qui troviamo uno dei personaggi meglio riusciti, il ciuchino di nome Mussolini, un vero e proprio esempio di intelligenza, preveggenza e lealtà asinina. Se credete al destino, questa è la storia che fa per voi. Un’altra storia che ci è piaciuta molto è stata ‘La Regina di Pomerania’, in cui facciamo conoscenza con un improbabile console di un altrettanto improbabile staterello: si capisce subito quale sia la malefatta in questa vicenda, gli unici che agiscono ignari, sopraffatti dalla necessità del denaro, sono gli stessi vigatesi. Ma qui dobbiamo fare un appunto a Camilleri. Uno dei personaggi ci viene presentato come un grande esperto di cani, ma compie un errore madornale. Non sappiamo se volutamente, per sottolineare come chi si crede tanto esperto di qualcosa a volte lo sia meno di quanto non pensi o per svista dello scrittore, ma ci viene presentato il volpino di Pomerania come cane di taglia più grande del volpino italiano. E’ esattamente il contrario, di pochi centimetri, ma lo spitz di Pomerania è di pochi centimetri più piccino.
Se volete un altro esempio della furberia maligna degli uomini, dedicatevi alla lettura di ‘La seduta spiritica’: qui un tavolino traballante ci mostra quanto possa essere il meschino il rapporto fra fratelli. Nulla che non si possa vedere nelle famiglie normalmente, ma leggerlo scritto nero su bianco fa un certo effetto. E arriviamo all’ ‘Uovo sbattuto’: qui il finale è assolutamente imprevedibile. Camilleri ci depista in maniera magistrale, se pensavate di trovarvi di fronte a una bella e passionale storia d’amore, scordatevelo. E si conclude in bellezza con ‘Di padre ignoto’: il nostro protagonista non scoprirà mai chi è il suo vero padre, anche se guadagnerà cinque padrini. Ma quella che poteva essere ammantata come una vicenda discutibile, grazie all’ingenuità della madre del protagonista, diventa quasi commovente.
Per quanto riguarda lo stile, siamo di fronte al solito Camilleri, scorrevole una volta che si supera lo scoglio del siciliano. Scoglio che di solito ti incaglia per le prime tre righe, poi grazie all’abilità dello scrittore ti ritrovi a leggere come se fossi un madrelingua. Un libro dunque consigliato, per una lettura non eccessivamente impegnativa, ma che ti fa riflettere sulle meschinità e sugli inganni di cui è capace l’essere uomo.
Manuela Chimera
 
 

TMNews, 28.3.2012
Rai/ Rai1: Sette lunedì per il giovane Montalbano

Roma - Ultimo appuntamento con la fiction "Il giovane Montalbano", in onda su Rai1 giovedì 29 marzo alle 21.10, dal titolo Sette lunedì, tratto dai racconti di Andrea Camilleri "Sette lunedì" contenuto nella raccolta "La prima indagine di Montalbano" e "Movente a doppio taglio" contenuto nella raccolta "Un mese con Montalbano".
Salvo e Livia hanno finalmente deciso di prendersi una settimana tutta per loro. Andranno in Provenza, che in ottobre è splendida. Sarà la loro prima vacanza insieme: si conoscono da poco, e hanno bisogno di stare un po' da soli, in un paesaggio romantico e da sogno. Quasi come un segno di buona volontà, Salvo accetta di andare a trovare suo padre insieme a Livia. Ma quando ce l'ha di fronte, il commissario non riesce a sentire nulla verso il padre. Non può perdonargli il male che gli ha fatto quand'era piccolo. E Livia lo capisce, anche se apparentemente sorvola sul disagio provato in quell'incontro fra due sofferenze. Si avvicina quindi il momento della vacanza, peccato che il giovane commissario sia alle prese con due casi molto complicati.
Non è tanto l'omicidio di Attilio Gambardella, che si rivelerà presto qualcosa di più del parricidio che sembra all'inizio, a turbare il sonno di Montalbano. Gli omicidi passionali, o quelli in cui l'interesse economico è il movente principale, comincia a sentirli come il proprio pane quotidiano. Quello che lo spaventa è il fervore religioso, il fanatismo dogmatico. E sembra rimandare a quel mondo oscuro e cupo la sequenza di uccisioni di animali che per sette lunedì si ripete con preoccupante regolarità. Montalbano capisce che si tratta di un crescendo e che il fanatico serial killer di animali sta puntando a qualcosa di più: a una strage di persone innocenti.
Per sventare questo piano, Montalbano è costretto a chiedere a Livia si rinunciare a quella vacanza tanto attesa. Ma Livia non ha nessuna intenzione di rinunciarvi, e parte lo stesso. Con chi, Montalbano non lo sa. O meglio, grazie a Catarella riesce a scoprirlo. È un uomo, sembra, o perlomeno un nome tedesco apparentemente maschile. Roso dalla gelosia, Montalbano, risolto il caso dei "Sette lunedì", vola a Boccadasse per attendere al varco la fidanzata a cui è bastato così poco per diventare fedifraga. Ma una bella sorpresa attende il giovane e irruento commissario. Non sempre quel che sembra è quel che è. È sempre meglio tenerlo a mente, commissario Montalbano...
 
 

La Repubblica, 28.3.2012
Televisione
La siciliana e il commissario
"Io, lasciata da Montalbano"

Katia Greco è l'attrice che nella serie "Il giovane Montalbano" interpreta la prima fidanzata del protagonista. "Un'esperienza bellissima lavorare nella mia terra, e a un prodotto ideato da un grande come Camilleri". Ora è a teatro a Milano con una commedia, ma guarda al cinema: "In questo mestiere, l'obiettivo non può essere che quello"

Roma - Lei è Mary, la zita. Cioè la fidanzata, in siciliano. Anzi lo era, perché se hai voglia di un rapporto stabile e pensi di mettere su famiglia è meglio che ti togli dalla testa uno che si chiama Salvo Montalbano. E infatti è andata così, fuori lei e dentro la bionda, Livia, "nordica" e indipendente.
Breve ma "bellissima esperienza" quella che Katia Greco ha fatto in Il giovane Montalbano. Nella fiction dai record d'ascolto giunta ormai al termine delle sue sei puntate, l'attrice interpreta la prima fidanzata del commissario, un personaggio inedito perché mai visto nella serie interpretata da Luca Zingaretti, quando ormai Livia è da tempo al fianco del personaggio. Nel film, la ragazza è determinata, passionale e romantica e ama i valori della tradizione. Un carattere che non si discosta da quello della sua interprete, questa messinese "neanche trentenne" (non vuole si dica l'età precisa, il mestiere d'attrice è roba dura e un anno in più o in meno può fare la differenza per un ruolo) che si è trasferita a Roma quattro anni fa in cerca di set e fortuna. "Bella esperienza da attrice ma anche da siciliana, lavorare in un prodotto nato dalla penna di un grande come Camilleri, e girare in luoghi che nemmeno io, da siciliana, avevo mai visto".
[...]
Alessandra Vitali
 
 

Mauxa, 29.3.2012
Il giovane Montalbano, il commiato di Michele Riondino in“Sette lunedì”
"Il giovane Montalbano": giovedì 29 marzo, in prima serata su Rai1. Nel cast: Michele Riondino, Sarah Felberbaum, Katia Greco, Alessio Vassallo, Andrea Tidona, Fabrizio Pizzuto, Beniamino Marcone, Adriano Chiaramida. Regia di Gianluca Tavarelli. Soggetto: Francesco Bruni e Andrea Camilleri.

Il giovane Montalbano, il commiato di Michele Riondino in“Sette lunedì” - "Questo paese di montagna e le rampe da salire... era proprio quello che avevo in mente quando scrivendo di Montalbano giovane l'avevo portato lì...": Andrea Camilleri si è "quasi commosso" al debutto del giovane Montalbano, vice-commissario a Mascalippa.
Trasferito a Vigàta, il neo commissario si augurava di conquistarsi la fiducia dei suoi uomini, ma ha saputo meritarsi anche la benevolenza incondizionata del pubblico. Il prequel nato dall'esigenza di Camilleri di dare un passato al protagonista della serie poliziesca si è rivelato, infatti, un successo confermatosi di settimana in settimana. E probabilmente i telespettatori avvertiranno una nota malinconica nel vedere Michele Riondino investigare nell'ultima puntata. Chi aveva salutato perplesso l'esperimento alla vigilia della messa in onda, temendo il confronto televisivo con l'inossidabile Montalbano di Zingaretti, si è presto ricreduto.
I due attori fisicamente sono distanti anni luce, almeno quanto lo possono le foto di due carta d'identità a distanza di una quindici di anni: i chili si accumulano, le chiome ricciute fanno posto alle calvizie. Tuttavia, il carattere è il medesimo, "un cervello speculativo" e il riferimento è sempre lui, la sihlouette letteraria di Camilleri radicata nel paesaggio di Pirandello e di Sciascia: "Fino al terzo romanzo non sapevo quale faccia e fisico avesse. Un giorno conobbi un docente universitario di Cagliari, il professore Marci, il quale mi invitò a partecipare a un evento dalle sue parti. Appena misi piede in aeroporto, mi comparve quest'uomo con sotto braccio il libro del «Birraio di Preston». Rimasi folgorato: era lui Montalbano". Quindi apparve la statua di Giuseppe Agnello a Porto Empedocle, ma al commissario il contemporaneo "Zingarelli" completamente calvo (mentre lui di capelli ne ha da vendere, replica un tanticchia stizzito a Livia nella "Danza del gabbiano") continua a rimanere notoriamente indigesto.
C'era una volta la meglio gioventù... Cosa penserà di Michele Riondino?
Sette lunedì è l'ultimo appuntamento con Il giovane Montalbano, tratto dai racconti Sette lunedì e Movente a doppio taglio, rispettivamente contenuti in La prima indagine di Montalbano e Un mese con Montalbano edite da Mondadori.
Carla Palazzo
 
 

Corriere della Sera, 29.3.2012
Per distrarsi
Il giovane Montalbano
Il giovane Montalbano, Rai1, ore 21.10

E anche il giovane Montalbano (Michele Riondino) ci lascia. Con lui avevamo colmato il vuoto lasciato da Zingaretti, primo e indimenticabile commissario inventato dalla penna di Andrea Camilleri, e ora ci tocca di nuovo aspettare il ritorno del «vecchio», nella primavera del 2013. Stasera Salvo e Livia decidono di passare una settimana romantica in Provenza ma come sempre poco prima di partire Montalbano deve rinunciare per lavoro. Ma Livia parte lo stesso...
 
 

ASCA, 29.3.2012
Rai: a 'Screenings' buyer internazionali scelgono Montalbano e Cesare

Firenze - Grande successo per la fiction Rai, a partire da 'Montalbano', agli 'Screenings' di Firenze, la manifestazione con cui la Rai presenta i propri prodotti.
I grandi buyer internazionali, si legge in una nota, hanno particolarmente apprezzato le produzioni Rai e avviato significative trattative. In particolare gli acquirenti internazionali hanno indirizzato il proprio interesse per la fiction Rai, privilegiando titoli come il 'Giovane Montalbano', particolarmente apprezzato negli USA, il 'Commissario Montalbano' venduto, dopo la BBC lo scorso anno, alla tedesca ZDF.
[…]
 
 

La Sicilia, 29.3.2012
Si presenta domani il libro «Cronache & graffiti»
Così si recuperano le "memorie" storiche della città
Caltanissetta

Sarà presentato domani, con inizio alle ore 17,30 nell'aula magna del Liceo Classico "Ruggero Settimo", il nuovo libro di Walter Guttadauria dal titolo "Cronache & graffiti", pubblicato per le Edizioni Lussografica, che organizzano l'evento assieme all'Associazione provinciale della Stampa di Caltanissetta.
[…]
È, questa, la sua sesta pubblicazione, che segue […] il fortunato "Fattacci di gente di provincia" del 1993 (cui s'è anche ispirato Andrea Camilleri, per due suoi racconti), […].
[…]
Sergio Mangiavillano
 
 

21 - arte cultura società, 3-5.2012 (in edicola 30.3.2012)
Ritratti. Lo scrittore siciliano più famoso nel mondo racconta: il ricordo di Enzo Sellerio, il libro ancora da scrivere, il Nobel, il suo rapporto con Vincenzo Consolo.
Camilleri si confessa
Enzo Sellerio: "Ho scritto qualcosa per i libri bellissimi sulla Sicilia che stampava. Fu per me un amico vero, autentico, sincero"
Premio Nobel: "Va detto che negli ultimi tempi questi accademici di Svezia hanno fatto una tale quantità di errori che capace che me lo danno"
Sicilia: "Ho grande nostalgia di tornare in Sicilia. Da due anni ormai non ci metto piede e ne soffro fisicamente"
Elezioni: "La stagione Orlando è stata una bellissima esperienza. Ma non è che i miracoli devono essere ripetuti con gli stessi santi. Se si vuole, anche altri venerabili possono industriarsi per realizzare cose straordinarie"
Ispirazione: "Alle storie da narrare penso continuamente, è una sorta di monomania. Difficilmente elaboro racconti dal nulla. Le notizie della cronaca, praticamente, lavorano dentro di me"
Vincenzo Consolo: "C'era in lui, nei miei riguardi, una forma plateale di rigetto".
Scrittori siciliani: "Nino Vetri: l'ho scritto che è bravo e divertente. Un altro che mi piace è Giosuè Calaciura: perché non scrive più? E Santo Piazzese? In lui la pigrizia è tale..."

"Una rivista di arte e cultura a Palermo: attacco di santità o di follia?"
Forse di tutte e due le cose insieme.
Inizia al contrario quest'intervista ad Andrea Camilleri, con lui che fa la prima domanda. Ma proviamo subito a rientrare nei ranghi: dopo Elvira, anche Enzo Sellerio, per dirla con Gadda, s'è reso defunto. Che ricordo custodisci di questo strano e solitario intellettuale-fotografo?
"L'ho conosciuto prima di Elvira, voglio dire prima che nascesse la casa editrice. In quanto fotografo, appunto. A Palermo avevamo simpatizzato subito: a questo proposito, ho un ricordo che non riesco a mettere a fuoco, anche perché smentito da Elvira. Riguarda la madre di Enzo, che negli anni '43-44 bazzicava all'università. Sono convinto di averla conosciuta lì. Mah! Avevamo, io e Enzo, amici comuni, come Marcello Carapezza o Giuseppe Montalbano: ci vedevamo nella villa di quest'ultimo, in via Marchese Ugo. In quegli anni meravigliosi, di lì passò pure Sandro Penna, che vendeva scarpe: era il 1947. L'amicizia vera con Enzo è nata poi con la casa editrice, ed è continuata con la sua casa editrice, dopo la rottura con Elvira. Ho scritto qualcosa per i libri bellissimi sulla Sicilia che stampava, di una bellezza incredibile. Fu per me un amico vero, autentico, sincero. Ogni volta che andavo a trovare Elvira, dovevo per forza passare da lui. Prima che tu arrivassi (siamo nella casa romana di Camilleri, all'indomani della morte di Enzo Sellerio, Nda), lo stavamo commemorando privatamente, io e mia moglie. La quale ha detto una cosa molto bella e significativa: negli ultimi anni, notava lei che non è siciliana, si era, 'Come si dice in siciliano? Stufato, seccato della vita'. Allora intervengo io: 'Siddiatu?' 'Perfetto, risponde mia moglie: negli ultimi tempi si era siddiatu della vita.' Che coppia formidabile, lui ed Elvira. Mi viene da dire che Antonio e Olivia sono doppiamente orfani, con due genitori così. La loro mancanza sarà doppia."
Tra un po' a Palermo si voterà: le primarie e poi, a maggio, le elezioni. Come vede da qui la città, i suoi fermenti, la lotteria dei nomi papabili?
Sono poco informato, sinceramente. Non è che la cosa mi interessi tanto, lo dico con la stessa sincerità. M'è capitato di registrare una sorta di stanchezza, dopo Berlusconi. Ho tirato un respiro di sollievo e per ora preferisco sottostare ai sacrifici imposti. Riguardo all'equità promessa però...
Ti senti di formulare un augurio per Palermo?
La stagione Orlando è stata una bellissima esperienza. Ma non è che i miracoli devono essere ripetuti con gli stessi santi. Se si vuole, anche altri venerabili possono industriarsi per realizzare cose straordinarie. Nell'amministrazione di una città, il peggior male è rappresentato dall'inerzia. Che rappresenta un vuoto pericolosamente occupabile da qualsiasi cosa. Anche Rita Borsellino a mio avviso sarebbe andata benissimo. Queste donne dovrebbero finirla di dire che in Sici¬lia sono gli uomini a comandare.
È uscito da poco con Sellerio il volume enciclopedico intitolato Tutto Camilleri: sono ottanta i titoli annoverati, una produzione vertiginosa. Come si fa a scrivere una roba del genere?
Io stesso mi sono spaventato contando i titoli delle mie opere: sai che l'ipotesi formulata recentemente da un lettore, in una lettera indirizzata a Antonio D'Orrico del Corriere della Sera, è che io mi circondi di ghost-writer. Ha detto bene D'Orrico, rispondendo al lettore: eccolo là (Camilleri indica con la mano una piccola statuina in gesso, che si affaccia da una mensola, Nda) Il mio ghost-writer, san Calogero, san Calò per dirla affettuosamente.
La verità?
La verità è che si tratta del frutto di una elaborazione continua fatta da un vecchio pensionato. Alla fine, al computer scrivo come sotto dettatura. Alle storie da narrare penso continuamente, è una sorta di monomania. Mi limito, alla fine, a mettere ordine in tutto quello che vado elaborando. Certo, poi ci rimetto mano. Tutto questo rende più facile, più scorrevole la mia scrittura. Che ci posso fare: ho questa incredibile capacità di elaborazione di storie esistenti. Difficilmente elaboro racconti dal nulla. Le notizie della cronaca, praticamente, lavorano dentro di me.
Di recente hai ricevuto riconoscimenti importanti. Le male lingue dicono però che ti manca il Nobel per la consacrazione definitiva. A questo proposito, Leonardo Sciascia, al quale una volta, per metterlo in difficoltà, chiesero il motivo per cui non gli avessero ancora dato il massimo riconoscimento, rispose: "Perché pensano di avermelo già dato." Sottoscrivi?
Certo che sottoscrivo. Il Nobel, dunque: è successo che gli scommettitori l'anno scorso mi avevano messo in lista, assieme a Umberto Eco. Ora, va detto che negli ultimi tempi questi accademici di Svezia hanno fatto una tale quantità di errori che capace che me lo danno. Non ci sarebbe altro modo per ottenerlo. Invece, scherzi a parte, avrebbero dovuto darlo a Luzi, dovrebbero darlo a Roth. La risposta di Sciascia è bellissima, la faccio subito mia.
Lo scrittore siciliano che per motivi diversi va via, magari per inseguire tenacemente un destino non insulare, finisce spesso per rimanere imprigionato nella morsa della nostalgia. È anche il tuo caso?
Anch'io ho grande nostalgia di tornare in Sicilia. Da due anni orma non ci metto piede e ne soffro fisicamente. Mi resta un amico superstite della mia giovinezza, gli altri... Ho bisogno di andare al porto del mio paese, sentire parlare la gente. Fortunatamente Porto Empedocle è molto migliorato.
Ma il tuo rapporto con la Sicilia, com'è? Me lo immagino tormentato assai...
È un legame, il mio, fatto di amore e odio. Sono tante le cose della tua terra che ti fanno arrabbiare, e sono quelle che invece vengono sottolineate maggiormente. Come ad esempio la leggenda dell'immobilismo. Tra il Settecento e l'Ottocento l'Isola è stata un magma bollente di idee, congiure, propositi, morti ammazzati. Basta leggere il Consiglio d'Egitto, con la congiura giacobina. La cultura siciliana di quel periodo è stata davvero straordinaria. Perché queste cose non possono riprodursi?
Il libro che non hai ancora scritto?
Vorrei scrivere un romanzo autobiografico, che racconti di un giovane che comincia a leggere e ad apprezzare presto la letteratura. Inizia ad amare gli scrittori, ad avere tante piccole patrie. In Spagna, in Francia, sulla base delle storie che legge. Però è un giovane fascista, e quando sente Mussolini attaccare la Francia e l'Inghilterra, si trova un po' a disagio. Poi, nel 1942, il ragazzo viene invitato a Firenze al raduno mondiale della gioventù fascista. C'è un equivoco di fondo: molti dei giovani vengono da nazioni conquistate dai fascisti. Il tema del raduno è l'Ordine nuovo europeo. Pensa che queste piccole patrie possano unirsi. Ma la grande patria europea, per come viene concepita, è molto simile a una caserma, con un pensiero unico. Quando il ragazzo torna da Firenze, non crede più nell'Europa del fascismo.
E col dopoguerra che succede?
Arriva il dopoguerra, e sono già comunista. Le piccole patrie si allargano. Non c'è più la censura, ma si intravede un'apertura. Quando sento Togliatti attaccare le mie piccole patrie, ci resto proprio male e sono dalla parte di Vittorini e del Politecnico. Quando sento De Gasperi ed Einaudi penso: ecco finalmente le piccole patrie. Il ragazzo in età matura però si fa un'idea dell'astrattezza delle piccole patrie unite e della concretezza del denaro, meglio della moneta comune. E poi ha il tempo di assistere alla crisi e si domanda cosa sarebbe oggi l'Europa se fosse stata creata sulla base degli ideali prospettati da De Gasperi e da Einaudi? Avremmo ridotto la Grecia, ossia la culla della nostra civiltà, nelle condizioni in cui versa adesso? Quel ragazzo spera di tornare agli ideali di un unico, vero stato d'Europa, spera che la conclusione del romanzo non ci sia e che la vivano i suoi nipoti.
C'è invece un romanzo che poteva riuscirti meglio?
Sì, si intitola L'intermittenza. Avrei voluto svilupparlo molto meglio. La verità è che dopo un po' io, delle mie cose, mi annoio.
Però sinora non ti sei mai annoiato di sperimentare, di osare, di rischiare...
Io ho avuto una comodità. Pragmaticamente, il fatto di pubblicare con due editori mi ha permesso di coltivare due tipi di lettori separati. Con Mondadori, posso sperimentare di più. Da Sellerio, i lettori sono più canonici. Attenzione, però: non si tratta di una volontà preconcetta, ma di una necessità, a seconda di quello che devo raccontare. Non si possono scrivere ottanta libri tutti con la stessa formula. Sarebbe una noia mortale. Ogni romanzo richiede una sua struttura specifica, la sua lingua.
Come nasce un tuo libro?
La prima cosa alla quale penso, appena formulo la possibile trama di un racconto o di un romanzo: ci sono i piloni pronti? Le arcate vengono dopo. Che forma dunque avranno i piloni? Che carico devono reggere? Il respiro del romanzo, poi: i capitoli, saranno brevi o lunghi? Ci sarà una scena di massa oppure un discorso a due? Oppure un discorso in cui l'autore interviene, o sarà meglio optare per un taglio extradiegetico? Insomma, un continuo rovello.
Tra un po' uscirà il secondo volume delle storie di Vigàta, sempre con Sellerio: da dove tiri fuori le vicende che racconti?
Si intitolerà La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta. Scrivere questo tipo di racconti mi ha fatto ritrovare una certa felicità di scrittura. Il primo libro lo mandai a Elvira, le piacque moltissimo. Poi toccò ad Antonio, che mi disse: dal momento che di racconti così ne hai scritti diversi, perché non facciamo quattro volumi? Tre sono già pronti, il quarto quasi. Il fatto è che la Sicilia è un pozzo senza fondo di storie: basta aprire un qualsiasi libro di storia. Io ne prendo uno a caso e trovo un capitolo che riguarda le Vergini pericolanti. Già il titolo mi mette allegria. Siamo a Palermo nel Seicento, il numero delle prostitute aumenta vertiginosamente. In alcuni istituti vengono racchiuse le vecchie bagasce, con un regime rigidissimo. Poi si prendono le prostitute giovani e dopo le vergini pericolanti, appunto. Quelle di buona famiglia che però, per ragioni economiche, potrebbero... come dire, compromettersi. Il primo accertamento da fare è che non siano pericolate. Il tutto, quando imperversano peste e carestia. Non trovi che ci siano gli ingredienti giusti per scrivere una storia?
Sei una specie di re Mida della letteratura: ogni cosa, in tuo possesso, può diventare racconto...
Storie come queste per me sono un invito a nozze.
E se invece ti chiedessi gli ingredienti della ricetta del successo?
Onestamente non so. Il mio, ormai, dura da tanto tempo. Ma rimane un mistero, ti giuro.
Poco tempo fa è venuto a mancare uno degli ultimi grandi scrittori siciliani: Vicenzo Consolo, col quale di certo non hai avuto un rapporto tranquillo...
M'è dispiaciuto moltissimo, credimi. Ho addosso una grande amarezza, per aver provocato una sorta di risentimento, ma senza volerlo. Vincè, sinceramente lo dico. C'era in lui, nei miei riguardi, una forma plateale di rigetto. Però, appena poteva, se sentiva una mia dichiarazione politica, si diceva d'accordo. Non ho mai raccontato un episodio, però, visto che siamo in tema di confessioni, te lo racconto in suo omaggio. Con Roberto Scarpa, a San Miniato, ho curato alcuni percorsi all'interno di Prima del teatro, una scuola europea per l'arte dell'attore. Per la settimana dedicata a 'Le parole del teatro', io avevo appena finito di leggere uno sfogo di Vincenzo contro di me: pensai di invitarlo. Lo chiamai, ma si fece negare. Allora chiesi a Roberto di contattarlo. Vincenzo disse di sì. Venne a San Miniato, parlò splendidamente. Appena finì di parlare, io uscii nel retro del teatro per fumare una sigaretta. Dopo un po', uscì pure lui. Ci trovammo faccia a faccia, come in un western. Ci abbracciammo e ci baciammo. Lui poi riprese i suoi attacchi, ma continuammo a volerci bene, in fondo. Invece di perdere tempo con me, avrei voluto dirgli tante volte, perché non scrivi?
Forse s'è sentito soppiantato...
Come si fa a soppiantare uno scrittore che ha stampato almeno tre opere di quell'altezza lì: La ferita, Il sorriso, Retablo. Uno così è inaffondabile. Quello che è scritto è scritto.
Quali sono oggi gli scrittori siciliani che ti piacciono? Nino Vetri, di cui è appena uscito un racconto delizioso, Sufficit, è uno di questi, no?
Certo, Nino Vetri: l'ho scritto che è bravo e divertente. Un altro che mi piace, ma che pare abbia mollato, è Giosuè Calaciura: perché non scrive più? E Santo Piazzese? In lui la pigrizia è tale... Devo forse scrivere io per tutti?
Cosa bolle nella tua pentola narrativa?
Con Skira uscirà un libro su Edoardo Persico, uno dei massimi critici dell'architettura razionalista, trovato morto nella sua casa nel 1936, a trentacinque anni. Su di lui ho consultato una spaventosa quantità di documenti, tutti contraddittori. Si tratta di una figura enigmatica, il libro si intitolerà non a caso Dentro il labirinto. L'unico modo di uscire dall'impasse è provare a farne una narrazione. Così ci sarà una prima parte, in cui sono allineate alcune ipotesi; nella seconda parte, ci sarà la soluzione narrativa. Siamo sullo sperimentale spinto, no?
E il prossimo Montalbano?
Si intitolerà Una lama di luce, uscirà a giugno. Ti basta?
Eccome.
Salvatore Ferlita
 
 

E20Sicilia, 30.3.2012
Il commissario Montalbano torna a Ragusa
Dal prossimo 2 aprile cominciano le riprese dei nuovi episodi col primo ciak a Punta Secca. Luca Zingaretti è già a Ragusa con la famiglia. Ieri sera intanto, grande successo dell'ultima puntata con le immagini del teatro Vittoria Colonna
Cliccare qui per vedere il servizio tv

Torna Luca Zingaretti, alias commissario Montalbano in provincia di Ragusa per una nuova serie di episodi: si comincia il 2 aprile a Punta Secca mentre ieri sera la puntata dell'ultima serie ha mostrato nel finale le splendide immagini del teatro di Vittoria.
Elio Alfieri
 
 

ilsussidiario.net, 30.3.2012
Il giovane Montalbano/ Ultima puntata: finale romantico e incalzante per Salvo e Livia

Il giovane Montalbano: ultima puntata incalzante e finale romantico. Si è conclusa con il sesto e decisivo episodio la fortunata fiction di Rai Uno. Ecco la sintesi dell'ultima puntata. A causa della inesauribile dedizione al proprio compito, rischiano di perdere di vista ciò che riempie realmente la loro esistenza. Politici, imprenditori, manager, donne in carriera, pubblici ufficiali … chiunque, anche il giovane Montalbano. Proprio l’acerbo commissario di origine siciliana rischia di perdere la donna della sua vita a causa dei “Sette Lunedì”. In ogni coppia che si rispetti c’è bisogno di un po’ d’intimità. Ecco perché Salvo Montalbano, interpretato da Michele Riondino, e Livia, nei cui panni c’è Sarah Felberbaum, decidono di passare del tempo insieme lontani da tutto e da tutti, con l’intento di approfondire la propria conoscenza … In effetti i piani erano questi, fin quando l’omicidio Gambardella e il misterioso serial killer non rompono bruscamente la magica atmosfera. Il primo caso non crea grossi intoppi al nostro commissario, abituato com'è a cibarsi di pane e assassini di convenienza. Il dilemma resta l'enigmatico serial killer che ogni lunedi elimina, a colpi di rivoltella, animali di dimensioni di volta in volta maggiori. Nel frattempo Livia parte "in solitudine" alla volta della Provenza mentre Salvo, alle prese con l'ossessivo caso, è costretto a restare. Il neocommissario, inizialmente, sottovaluta queste uccisioni fin quando un dubbio inizia ad assalirlo senza sosta. Potrebbe essere un particolare rituale ma, non avendo nessuna cultura nel campo esoterico, deve rivolgersi ad un'esperto in materia. Un anziano professore gli parla della storia della creazione, deducendo che il fanatico ricorre al lunedì in quanto tale giorno ne rappresenta, nella Bibbia, l'inizio mentre gli animali uccisi sono un crescendo che dovrebbe concludersi con la morte di alcune persone, prevista entro sabato. La polizia riunisce, attraverso uno stratagemma, tutta la gente del paese, con cognomi che iniziano con la lettera "O", all'interno di un cinema allo scopo di sventare l'attentato ed acciuffare il killer. L'organizzazione dell'evento viene affidata all'immancabile vicecommissario Mimì Augello che, durante la serata, coinvolge Montalbano, particolarmente imbranato nella veste di oratore, in una divertente gag. All'appello tutti i civili presenti, o quasi. Ne manca uno. E' Saverio Ostellino, il figlio di un professore appassionato di esoterismo! I buoni corrono disperamente in direzione dell'abitazione del sospettato, il quaale ovviamente non è in casa. Ma la piacevole visita permette di raccogliere indizi sufficienti ad incriminarlo. La corsa contro il tempo continua. Questa volta verso il cimitero del paese. Appena arrivati scovano degli esplosivi, sistemati tutti intorno alla struttura. Il diabolico piano è temporaneamente sventato ma il malfattore è riuscito a fuggire. Montalbano telefona i colleghi impegnati al cinema i quali gli fanno presente che è appena arrivato "l'Ostellino mancante ". Si corre nuovamente. Destinazione cinema. Giunti all'entrata, i poliziotti temporeggiano nell'attesa di verificare l'effettiva posizione dell'uomo in sala. Il fanatico svanisce nel nulla. E' arrivato il momento di mettere a soqquadro l'edificio! Eccolo lì, in uno dei camerini. Imbottito di esplosivo, lo pseudokamikaze snobba totalmente Salvo e i suoi. Un lampo di genio...il commissario gioca la sua ultima carta. Cita alcuni versi letti in un libro esoterico e riesce a convincere il pazzo di essere un suo discepolo. Non appena abbassa la guardia, tutto il corpo di polizia gli salta addosso. Inchiodato! Finalmente ci si può dedicare alle preoccupazioni personali. Purtroppo, però, non sempre indagare porta a scoperte piacevoli. Livia è nel luogo di vacanza con un altro? L'instancabile commissario si invola alla volta dell'ultimo mistero da scoprire. Arrivato presso il luogo del reato, non può fare a meno che sedersi fuori ad un bar. In preda alla disperazione, chiude gli occhi immaginando "l'inimmaginabile", ma qualcosa lo fa sobbalzare dalla sedia. E' Livia ! La prima reazione è un accenno d'ira, placato quasi istantaneamente da un'inaspettato colpo di scena.
Il fantomatico Simone, il tedesco in compagnia del quale la donna sarebbe stata durante la sua assenza, non si rivela tale. Simone altri non è che la madre di Livia. Sulle note di questo simpatico lieto fine, si conclude la serie del giovane Montalbano. Sarà anche deformazione professionale ma questa volta è cascato proprio male, caro commissario.
Una buona dose di humor e azione fanno da sfondo a questa fedele trasposizione televisiva, diretta da Gianluca Maria Tavarelli, dei racconti che vedono protagonista il personaggio partorito dalla geniale mente di Andrea Camilleri. Cast all'altezza del non semplice compito, visto l'incredibile successo dello storico Montalbano calvo e attempato interpretato dal superbo Luca Zingaretti, con un ottimo Michele Riondino nei panni dell'insolito Montalbano, pieno zeppo di folti capelli ricci. A dimostrazione del successo riscosso, gli indici di ascolto raccolti. Sarà difficile dimenticare il giovane pubblico ufficiale, tanto capelluto quanto baffutto, pronunciare, con fare spavaldo, il ridondante cavallo di battaglia "Montalbano sono!"
 
 

ASCA, 30.3.2012
Tv/ascolti: ''Il giovane Montalbano'' su Rai1 chiude in bellezza

Roma - Straordinario risultato per l'ultimo appuntamento con la fiction ''Il giovane Montalbano'' trasmessa su Rai1 ieri, giovedi' 29 marzo, che ha vinto nettamente il prime time con quasi 7 milioni di spettatori.
Esattamente sono stati 6 milioni 933 mila con il 25.29 di share a seguire l'intricato caso degli animali uccisi.
[...]
 
 

LaNostraTv, 30.3.2012
Ultima puntata de “Il Giovane Montalbano”: 7 milioni di telespettatori

Tra la tristezza di alcuni e la soddisfazione di altri, si è concluso ieri il ciclo delle sei puntate de “Il Giovane Montalbano”. Il successo è stato strabiliante e gli italiani incollati al televisore numerosissimi. Già nelle puntate precedenti, molti sono stati coloro che non hanno mai osato cambiare canale: con la serie, è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Così, come previsto, i telespettatori hanno sfiorati i 7 milioni. Ma in tutto ciò, il merito di chi sarebbe? Di Andrea Camilleri o del pugliese Michele Riondino? E’ inutile dirlo, senza uno dei due non sarebbe stata la stessa cosa; Camilleri è stato la mente e Riondino il braccio. Insomma, si può parlare di una bella cooperazione, trasformata in un vero e proprio successo. Il genere poliziesco difficilmente piace a tutti ma, ora più di prima, si è sviluppata una certa propensione nel voler risolvere casi impossibili. Le vicende intricate e la bravura degli attori, hanno letteralmente rapito gli italiani, conquistati soprattutto dalla complessa personalità del commissario.
Salvo Montalbano è un uomo tutto d’un pezzo; assorbito completamente dal lavoro, rinuncerebbe a tutto pur di portare a termine ogni missione. E’ fidanzato con Livia (Sarah Felberbaum) e tiene molto a lei ma, come si suol dire, è di poche smancerie. Non nasconde la gelosia e, da buon siciliano, non accetterebbe mai un tradimento. Spesso ha dei modi bruschi ma, non è mai fuori luogo e non suscita antipatia. Nelle situazioni più estreme sfoggia una scaltrezza senza eguali; riesce senza difficoltà a capire chi ha davanti e ad agire di conseguenza. L’interpretazione di Riondino è stata ecccellente e sentirlo parlare sicialiano è stato molto divertente; certo, per lui non deve essere stato facile ma, alla fine, la sua performance è risultata impeccabile. Ambientato nei primi anni 90, il tutto è stato ricostruito meticolosamente e nulla è stato lasciato al caso. Nella serie, non abbiamo mai assistito a momenti di sfarzo eccessivo e così, per questa grande semplicità, il giovane commissario è ormai diventato uno di noi.
Che l’Italia avesse accolto calorosamente “Il Giovane Commissario”, ne eravamo certi ma, mai ci saremmo aspettati che anche all’estero fosse stato lo stesso. Infatti, i grandi buyer internazionali hanno mostrato grande interesse per le produzioni Rai e già hanno avviato delle trattative molto significative. In particolare, la fase di preacquisto si completerà al MIP TV di Cannes la prossima settimana e già si prevede che la cifra totalizzata sarà nettamente superiore a quella degli anni scorsi.
Martina Morlè
 
 

Sono Storie, 30.3.2012
Montalbano il giovane, Montalbano il precario

A un certo punto, prima Andrea Camilleri e poi la Rai hanno deciso che anche Salvo Montalbano dovesse avere la sua versione giovanile, così come avvenuto  già a tanti eroi seriali della letteratura, del cinema, del fumetto: da Sherlock Holmes a Superboy, da Indiana Jones a Paperino.
D’altronde si sa: dell’eroe popolare, come del maiale, non si butta via niente. E’ nella logica industriale delle storie in catena di montaggio sfruttare intensivamente il personaggio, creando dei prequel come ricordava  Michele Medda qualche settimana fa.
Il passato, prima taciuto e poi raccontato, ha sempre costituito una potente valvola di sfogo per personaggi che, nel tempo, a forza di replicare  gli stessi schemi soffrono di, fisiologica, asfissia narrativa.
Non c’è dubbio insomma che  “inventarne” un passato diventa, a volte,  il modo migliore per aggiornare il presente e garantire  il futuro dell’eroe. Anzi, il coming of age, come lo chiamano gli americani, ha un duplice fascino per lo spettatore/lettore. Da un lato gli rivela i motivi per cui l’eroe è diventato quello che è diventato, dall’altro gli mostra un personaggio fragile, non ancora formato, e dunque più umano, capace di stimolare empatia.
Su questo meccanismo si è fondata, ad esempio, la riscrittura di Superboy/Superman operata in una serie televisiva come Smalville. Anche quel paragenio di J.J.Abrahms, nel rilanciare Star Trek al cinema, è ritornato al passato, narrandoci le prime avventure sulla plancia di comando dell’Enterprise di un James Kirk, giovane, maldestro e forse per questo più accattivante.
Ciò che lascia perplessi nel caso del giovane Montalbano, quindi non è la legittimità dell’operazione semmai il modo. Se vi capita di guardarne qualche episodio, vi renderete conto che il prequel, peraltro ben scritto e ben girato, è niente altro che la fotocopia del Montalbano che già conosciamo.
Gli stessi personaggi, con interpreti più giovani (quali il convincente Michele Riondino nei panni del vicecommissario) con le stesse caratteristiche scimmiottano quello che “faranno da grandi”. Come dire che a Vigata il tempo non è mai passato e mai passerà. Che capelli a parte,  Salvo Montalbano quello era e quello rimarrà. Le storie procedono allo stesso modo, con gli stessi identici meccanismi, con gli stessi compassati ritmi.
Qualcuno obietterà che il tenente Colombo è andato avanti trent’anni con un logoro impermeabile e un sigaro puzzolente all’angolo della bocca. Benissimo, solo che in quel caso non c’è stato bisogno di rimpiazzare Peter Falk con Steve Buscemi.
Intendiamoci, il giovane Montalbano è comunque un prodotto godibile, di qualità, se paragonato al panorama spesso desolante della fiction nostrana. Ma con una lettura  “eccessiva” si può considerarlo anche l’esatta fotografia dello stato del  paese, in cui la parola “giovane” è diventata una categoria dello spirito.
Un’etichetta, un ruolo già scritto con l’unica ambizione di ricalcare le orme di qualcun altro. Come dire: precario per statuto esistenziale, prima ancora che per contratto di lavoro. Precario perché il ruolo lo pretende, come il giovane Montalbano che porta avanti le sue indagini, aspettando soltanto d’invecchiare.
 
 

La Sicilia, 30.3.2012
Nuovi episodi. Dal 2 aprile il primo ciak a Punta Secca
E' tornato Zingaretti il «vero» Montalbano

Ragusa. Il regista Alberto Sironi, assieme ad alcuni componenti della troupe della Palomar, ha già iniziato in questi giorni i sopralluoghi lungo la fascia costiera e a Scicli. Si torna a girare Montalbano, "il vecchio", l'originale, quello interpretato da Luca Zingaretti. Nei prossimi giorni arriveranno tutti i componenti della troupe che si occupa della realizzazione della fiction. Le riprese a Punta Secca, la frazione marinara di Santa Croce Camerina dove c'è la famosa casa di Montalbano, inizieranno il prossimo 2 aprile. La troupe, con la sospensione delle festività pasquali, girerà in quel luogo fino al 23 aprile. Poi ci si sposterà nelle altre location che in questi giorni si stanno definendo. Ci saranno Ragusa, Ibla, Scicli, probabilmente anche Modica. Qualcuno parla anche di Marina di Ragusa con alcune scene che dovrebbero essere girate al porto turistico. E' già arrivato anche l'attore protagonista, il commissario televisivo più famoso d'Italia e conosciutissimo anche in tante nazioni dove la fiction viene ritrasmessa. Stiamo parlando di Luca Zingaretti che quest'anno vivrà il set con una responsabilità in più, quella del padre. Proprio nei mesi scorsi Zingaretti è diventato babbo di una bellissima bambina, Emma, avuta con l'attrice Luisa Ranieri cui è legato dal 2005. L'amore scoppiò proprio sul set di una fiction per la Rai. Stando alle voci di corridoio, Zingaretti, che ha tra l'altro acquistato una casa a Ragusa Ibla, avrebbe deciso di venire assieme a moglie e figlia per il periodo delle riprese televisive, ma non starà nella sua casa nel quartiere barocco: per lui la produzione avrebbe individuato una villa "hollywoodiana" presente lungo la costa, per offrire il massimo comfort. Zingaretti e famiglia si sarebbero già trasferiti nei giorni scorsi iniziando così la loro temporanea permanenza in provincia di Ragusa. E' già scattata la caccia da parte dei paparazzi.
La scelta della residenza lungo la fascia costiera serve anche a facilitare il lavoro di coordinamento con la troupe visto che praticamente tutti i componenti sono alloggiati soprattutto a Marina di Ragusa proprio come ormai accade da anni.
Il regista Alberto Sironi assieme ai suoi assistenti, allo scenografo e ai referenti locali del cast, avrebbe già individuato alcuni luoghi, al termine dei sopralluoghi di questi giorni, per girare i nuovi episodi della fiction grazie alla quale i luoghi più suggestivi della provincia di Ragusa, nella fiction Vigata, sono stati portati all'attenzione di milioni di telespettatori, tutti potenziali turisti.
Ancora top secret la sceneggiatura dei quattro nuovi episodi che saranno girati in provincia e in parte negli studi a Roma dove c'è la ricostruzione degli interni del commissariato (nella realtà la stanza del sindaco di Scicli).
E mentre addirittura l'Unione Europea ha messo sott'accusa il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri perché ghiotto di novellame, cioè dei piccoli pesci che sono protetti, per il commissario Montalbano c'è già un caso da risolvere. Riguarda i casting per i quattro nuovi episodi. Nei giorni scorsi su internet è apparso questo annuncio: "Si cercano attrici e attori per i quattro nuovi episodi de Il Commissario Montalbano. Per questo casting è possibile inviare la candidatura via e-mail". Nei giorni scorsi, invece, in un locale ibleo si sono tenuti alcuni casting. Per partecipare bisognava però pagare l'ingresso al locale. E questo ha causato il malcontento di molti aspiranti attori.
Michele Barbagallo
 
 

La Sicilia, 30.3.2012
La storia. Teresa Guarnuccio neodottoressa con uno studio sull'attore ragusano della fiction
E Catarella finì in una tesi di laurea

L'uomo e la maschera. Angelo Russo «analizzato» dagli inizi al successo popolare

Ragusa. Uno dei personaggi più caratteristici delle storie de "Il commissario Montalbano", Agatino Catarella, interpretato nella fiction tv dall'attore ragusano Angelo Russo, è divenuto oggetto di uno studio per una tesi di laurea. E' accaduto qualche giorno fa ad Enna dove la giornalista ragusana Teresa Guarnuccio si è laureata in Scienze della comunicazione. La sua tesi è stata dedicata all'attore ragusano e contemporaneamente al personaggio inventato da Camilleri ma caratterizzato in video proprio dalla particolarissima interpretazione, quasi da macchietta, che ne ha fatto Russo. Non a caso il titolo della tesi è "Angelo Russo, l'uomo - Agatino Catarella, la maschera".
Relatore il prof. Michelangelo Dotta, la Guarnuccio ha dapprima redatto una parte dedicata all'uomo, con una serie di informazioni sull'infanzia, sulla famiglia, sull'esperienza romana, sull'incontro importantissimo, un incontro chiave, avuto anni fa tra Angelo Russo e Franco Franchi, fino ad arrivare alla svolta con Montalbano. La seconda parte è stata tutta puntata su Agatino Catarella, la maschera, parlando delle caratteristiche del personaggio scritto da Camilleri, della sua sicilianità, della particolarissima lingua, della "macchietta" trasformata da Russo nella fiction, fino ad arrivare al Catarella comico ma nel frattempo "vittima di Montalbano".
"In quei pomeriggi, attorno a quel tavolo di casa Russo, quando lo intervistavo per la tesi - spiega la Guarnuccio - eravamo in tre: io, Angelo e Agatino Catarella. Dalle nostre discussioni, veniva fuori tutta la nostra sicilianità, l'appartenenza ad una terra ingrata e amara, l‘attaccamento alle radici, al dialetto, ai modi di fare e anche alla rassegnazione tipica dei siciliani. Nonostante tutto il legame con la nostra terra è viscerale come il cordone ombelicale tra madre e figlio, che non si recide mai".
Passaggi importanti che hanno alla fine caratterizzato anche la vita professionale dello stesso Russo.
"L'incontro con Catarella per Angelo ha qualcosa di miracoloso, si riconosce in lui, respira come lui - spiega ancora la Guarnuccio - Il copione, le battute, se all'inizio erano una difficoltà adesso sono quanto di più spontaneo ci possa essere, non c'è bisogno che le impari a memoria, sa già quello che farà Catarella, cosa dirà e in che modo si muoverà. Angelo non ha paura di rimanere imbrigliato in questo personaggio, lo ha interiorizzato, gli si è affezionato, un po' come tutti noi. Catarella piace alla gente, la gente lo ama per quello che è, e nell'immaginario di chi legge i romanzi di Camilleri, oramai Catarella ha il volto di Angelo Russo. Angelo adesso è un attore di successo, tutti lo vogliono, tutti lo cercano, fa la spola tra Ragusa e Roma, frequenta la Compagnia di Nicola Pistoia che gli ha affidato alcuni ruoli teatrali e la possibilità di conoscere registi e partecipare ad alcuni film sia per il cinema che per la tv".
Un inedito particolare lo rivela la tesi di laurea. La notorietà del personaggio si è trasferita anche nella vita reale all'interno della sua famiglia. La moglie di Angelo Russo è ormai per tutti la "signora Catarella".
M. B.
 
 

Giornale di Brescia, 31.3.2012
La segnalazione
L'asino Mussolini e la Regina di Pomerania

La sbilenca umanità di Vigàta si aggira fra le pagine, cercando amore sincero, sesso a buon mercato, ricchezza facile, vendetta, comprensione umana, pietà, rispetto. Umile o sussiegosa, povera o nobile, meschina o d'animo buono che sia, la gente di Vigàta compone un quadro d'insieme variopinto, con tutte le tonalità del creato. Un'immagine intensa, che suscita meraviglia, simpatia, complicità, indulgenza in chi la guarda. Perché, in fondo, in quel dipinto c'è un particolare, una pennellata, un tocco che ricorda qualcosa di noi. Certo, Vigàta è Vigàta, mica un paese qualsiasi. Offre una prospettiva originale anche rispetto al resto della Sicilia grazie al suo pittore esclusivo, Andrea Camilleri. «La Regina di Pomerania», dopo il «Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta», è il secondo libro dello scrittore che raccoglie singoli racconti ambientati nel paese immaginario. Otto gustosissimi sipari di esistenza, tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, pieni di ironia, narrati nel suggestivo e rotondo siciliano di Camilleri.
Si comincia con «Romeo Giulietta», cronaca di un amore tanto repentino quanto pericoloso fra due giovani di famiglie rivali. Come pure avversari sono «I duellanti», venditori ambulanti di gelati che per una vita si sfidano sulle spiagge a suon di coni. «Le scarpe nuove» è forse il racconto più amaro, malinconico, addolcito da quell'asino chiamato Mussolini che procura qualche guaio al suo padrone. La storia più bella e compiuta (non per nulla dà il titolo al libro) è invece «La Regina di Pomerania»: il console onorario di un regno provvisorio, i notabili di Vigàta irretiti dalla bellezza di due donne, alcuni commercianti ed affaristi confusi dalla possibilità di facili guadagni. E poi «La seduta spiritica», maldestro tentativo di sfruttare per meschini interessi la presunta facoltà di una fattucchiera di evocare anime morte; «L'uovo sbattuto», il legame insano fra una ragazza selvaggia e un marchese solitario e smidollato; «Di padre ignoto», la nascita e l'ascesa di una santa tutta particolare. Insomma, uomini e donne originali di Vigàta.
Enrico Mirani
 
 

 


 
Last modified Thursday, December, 13, 2012