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RASSEGNA STAMPA

SETTEMBRE 2012

 
La Sicilia, 1.9.2012
Nicolosi
Domani sera protagonista il giallista Santo Piazzese

Continuano gli eventi di "Etna in giallo", manifestazione culturale che si svolge alle pendici del vulcano all'interno del cartellone estivo "Stelle e lapilli", organizzato dal Comune di Nicolosi. Dialoghi sui libri, la tv ed il cinema ad alta quota" e letture "in giallo", con protagonisti della vita culturale ed artistica italiana. Dopo gli incontri con lo scrittore Seminerio, il celebre Nino Frassica, l'attore Giovanni Calcagno, il giornalista Salvo Fallica domani, domenica 2 settembre, nella piazza centrale di Nicolosi (alle 21) dialogherà con il giallista Santo Piazzese: "Il giallo da Sciascia a Camilleri, ai postcamilleriani". Al dibattito interverranno nelle vesti inedite di critici letterari, il vicepresidente nazionale di Confindustria Ivan Lo Bello, ed il costituzionalista Tino Cariola. All'incontro-dibattito, forma diretta di democrazia culturale, vi saranno interventi di giornalisti, critici e studiosi di letteratura, e le domande dal pubblico. Salvo Fallica, ideatore della manifestazione, afferma: "E' una idea della cultura come democrazia diretta, confronto autentico. Cultura come riflessione, dialogo e trasmissione divulgativa di conoscenze. Una cultura in fieri, non chiusa in una torre d'avorio". L'assessore al Turismo di Nicolosi, Marisa Mazzaglia, spiega: "Nicolosi famosa per l'Etna, l'arte, l'artigianato, la moda, si sta affermando come luogo della cultura, come dimensione del confronto autentico fra intellettuali e cittadini". Durante il dibattito verranno letti e interpretati brani di Piazzese da Salvina Gemmellaro.
 
 

Il Sole 24 Ore, 2.9.2012
Posacenere

Aumenta in modo impressionante il numero delle donne che vengono uccise in Italia da mariti, conviventi, fidanzati, amanti. In gran parte dei casi queste donne, prima d’essere assassinate, subiscono violenza dal loro carnefice. E questo è, a mio avviso, un segno rivelatore. Ti uccido perché tu non vuoi continuare a essere solo ed esclusivamente l’oggetto del mio piacere. È la reazione brutale e insensata del maschio latino di fronte al progressivo ampliarsi del ruolo della donna in ogni campo nella nostra società. È il timore che il maschio, più o meno consapevolmente, nutre del rischio sempre più forte della perdita della secolare preminenza. E quindi, fa come le bestie che reagiscono alla paura uccidendo.
Andrea Camilleri
 
 

la Lettura - Il Corriere della Sera, 2.9.2012
La pagella
di Antonio D'Orrico
Andrea Camilleri "Una lama di luce" (Sellerio). Voto 10
Inchino a Camilleri (e pure a Chandler)

I grandi Fruttero & Lucentini scrissero: «Il Camilleri Andrea andrebbe quanto prima insignito della Gran Croce di Commendatore della Repubblica Italiana, ancorché sia in corso un’indagine dell’antitrust sul monopolio che il predetto sembra esercitare sulle classifiche dei libri più venduti». La signora Vilma, libraia in Biella, non è stata da meno: «Stamattina quando ho letto il suo commento a Una lama di luce di Camilleri non ho saputo trattenermi dall’esprimere tutto il mio consenso. Un libro meraviglioso, struggente. Il finale, pieno di tenerezza e affetto, sembrerebbe scritto da una mano femminile». Assieme a quella di Vilma è arrivata un’altra lettera: «Ho letto su “Sette” la sua recensione su Una lama di luce. Mi ha invogliato a leggerlo imponendomi una revisione della decisione presa da tempo di abbandonare la lettura dei libri con il commissario Montalbano protagonista. Da amante dei romanzi noir (ho la collezione completa in inglese e italiano di Chandler), non riesco più a sopportare trame raffazzonate, soluzioni affidate spesso solo all’intuito del commissario, personaggi di contorno ridotti a maschere della commedia dell’arte, il tutto sovente condito da argomentazioni un po’ populistiche e dall’ormai usurata insofferenza del commissario verso la sua struttura di comando. Si salvano le succulenti pietanze siciliane e l’evocazione degli splendidi paesaggi dell’isola. Per ora penso di resistere alla tentazione da lei indotta, forse un po’ ipocritamente, dato che mia moglie rimane fan di Montalbano e prima o poi il libro arriverà in casa. Il suo fedele lettore Marco Calderoni».
Gentile lettore, mi permetta di porgere i miei complimenti alla sua signora. Il voto, naturalmente, è 10 (a Una lama di luce, ovviamente, ma anche alla signora Calderoni e alle trame di Chandler, che erano stupende anche se raffazzonatissime).
 
 

La Sicilia, 3.9.2012
Appuntamenti
P. Empedocle e la sua riqualificazione

Agrigento. Manifestazione culturale «Conversazioni pure - appresso a San Calò» incentrata sulle tematiche del paesaggio e della rappresentazione dei suoi valori culturali e sociali riconosciuti dalla normativa italiana e dalla Convenzione Europea del Paesaggio trattato internazionale sottoscritto dall'Italia a Firenze nel 2000. Mostra fotografica con opere di Maestrali e dibattito a Porto Empedocle oggi alle 18.30. L'evento culturale promosso dall'Amministrazione comunale di Porto Empedocle e dalla Fondazione Letteraria Andrea Camilleri, è in sintonia con la politica culturale di questi ultimi anni, impegnata per la valorizzazione e riqualificazione urbana di Porto Empedocle.
 
 

Messina Sportiva, 3.9.2012
Torna il "Cinema sotto le stelle" al Giardino Corallo dal 3 al 9 settembre
In proiezione alcuni splendidi titoli. Appuntamento ogni sera alle 21:15 con pellicole come "La Scomparsa di Patò", tratta dall'omonimo romanzo di Camilleri, "Hugo Cabret", "L'industriale", con Pierfrancesco Favino e Carolina Crescentini, la dark comedy "Young Adult", "Biancaneve e il cacciatore" e "Scialla", con Fabrizio Bentivoglio.

Fantastici film durante tutta la settimana nella splendida cornice del Giardino Corallo di Messina, con inizio degli spettacoli alle 21,15. Il "Cinema sotto le stelle" prende il via lunedì 3 settembre con "La scomparsa di Patò", tratto dall'omonimo romanzo di Camilleri, con Nino Frassica e Neri Marcorè. L'ambientazione storica del film e la trama si rifanno a quella del romanzo che si svolge nel 1890. È antica tradizione del paese di Vigata che il Venerdì della Settimana Santa che precede la Pasqua, venga allestita la sacra rappresentazione del "Mortorio", antico dramma della Passione di Gesù. I personaggi della Passione sono scelti tra gli stessi paesani e tra questi, quello che ricoprirà il ruolo più odioso, quello di Giuda, sarà interpretato ancora una volta, come ormai è abitudine, dal ragioniere Patò, padre di famiglia conosciuto per la sua condotta integerrima di funzionario della banca della cittadina. Il pezzo forte della rappresentazione è la scena in cui il ragioniere-Giuda, dopo aver tradito Cristo, si suiciderà andando all'Inferno e scomparendo dal palcoscenico tra fiamme e fumo attraverso una apposita botola. Al termine del "Mortorio" però il ragioniere Patò sembra essere sparito nel nulla e inutilmente il delegato di polizia, Ernesto Bellavia, e il maresciallo dei Reali Carabinieri, Paolo Giummaro, competono tra loro nella ricerca del Patò-Giuda scomparso. Col passare del tempo incominciano a girare nel paese voci sui motivi della scomparsa e una poesiola apparsa su un muro ipotizza che Patò abbia fatto la stessa fine di Giuda.
[...]
 
 

Il Tirreno, 3.9.2012
Volevo Virzì, ma lui snobbò Montalbano

Marciana. Da quando nel 2010 trasformò l'Elba in set con la terza serie di "Gente di Mare", Carlo Degli Esposti, 59 anni, bolognese, non ha più smesso di pensare alla Toscana, non solo come angolo di riposo e riflessione, ma anche come location delle sue produzioni. Frenetico e prolifico - ultimamente ha avuto importanti successi produttivi con la sua Palomar sia con il cinema che con la tv - il padre televisivo del commissario Montalbano dice di essere innamorato dell'isola d’Elba che lo ha visto arrivare ogni estate da ragazzino. Un buen retiro dove un giorno, quando smetterà di lavorare, sogna di restare tutto l'anno, per occuparsi dell'albergo che ha acquistato a Marciana, ma anche, per andare a pescare «con una piccola barca e qualche amico, quando l'Elba in inverno, senza turisti, si riveste di magia». La Toscana da qualche tempo è la location preferita per le storie che produce. E dopo "Gente di mare”, “L'Isola" e "Acciaio", il film che debutta oggi alla Mostra del cinema di Venezia, sarà la volta di quelle tratte da "I delitti del bar Lume" di Marco Malvaldi (due film di 100 minuti per Sky, protagonista Filippo Timi), che si girerà a Marciana Marina, trasformata in Pineta, la località balneare descritta dallo scrittore pisano. [...] La sua fortuna è arrivata con il Commissario Montalbano... «Di fortune ne ho avute tante, quella più grande mi è data da due figlie bellissime - la prima di ventidue anni, che da un anno e mezzo collabora con me, la seconda di dodici, che cerca di studiare il più possibile ed è bravissima - ma anche da mia moglie - lei lavora alla Palomar ed è l'anima del programma "Sgommati" la serie su Sky che va benissimo… Poi, a scendere, c'è Montalbano e tutto il resto». Per Montalbano aveva puntato su Virzì che però le diede buca. «Sì. Mi sembrava che Camilleri stesse raccontando una declinazione moderna della Sicilia di Germi e pensando a chi potevano essere gli eredi di quel modo di fare cinema, mandai un libro a Paolo. Lui prima mi disse: "Non ho la chiave della cassetta delle lettere e il tuo fattorino ha incastrato il libro in modo tale che non riesco a toglierlo", perché lui è un affascinante, simpaticissimo paraculo! Così, fingendo di crederci glielo rispedii… Dopo una settimana mi telefonò spiegandomi che non riusciva a capire come caspita fosse scritto e che, perciò, non avrebbe potuto essere giusto per dirigere la serie. Una bella occasione per Alberto Sironi a cui affidai la regia, mentre il testo passò nelle mani dello sceneggiatore di Virzì, Francesco Bruni, un autentico talento, come ha dimostrato con quella meraviglia di "Scialla", che mise nella scrittura filmica proprio lo stile alla Germi che cercavo». [...]
M. Antonietta Schiavina
 
 

Panorama, 3.9.2012
Quelli che... Ingroia for president!
Luigi De Magistris, Antonio Padellaro, Antonio Di Pietro, Beppe Grillo, Maurizio Landini: sta per nascere il nuovo partito giustizialista italiano? E con quali prospettive?

Antonio Ingroia for premier! L’obiettivo è fin troppo scoperto:  portare  a Palazzo Chigi il pm palermitano delle inchieste sulla trattativa  Stato-mafia sfruttando l’onda di una campagna vittimistica. Già, il cavaliere solitario senza macchia e senza paura, sostenuto dai buoni di  ogni colore e avversato dai cattivi che, fuori campo Silvio Berlusconi,  hanno la loro nuova icona nel presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un giornale, Il Fatto quotidiano diretto in modo brillante da Antonio Padellaro, è il fulcro mediatico dell’operazione: l’appello a difesa del magistrato siciliano, lanciato dalla testata, ha raccolto  150 mila firme in pochissimi giorni ed è il manifesto elettorale. E  infine un terzetto di prim’ordine: il segretario della Fiom, Maurizio Landini; il segretario dell’Idv, Antonio Di Pietro; l’ex presidente della Corte costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, che sono,  rispettivamente, il cervello organizzativo, lo stratega e l’ideologo della formazione in pectore.
[...]
Parteciperanno poi i vari movimenti della cosiddetta società civile: dalle «agende rosse» siciliane al «popolo viola», agli ex «girotondini» e alle donne di «se non ora, quando?». Con una corona di maître-à-penser: [...] lo scrittore-sceneggiatore Andrea Camilleri (inventore del commissario Montalbano), l’attore Luca Zingaretti (interprete tv del medesimo  Montalbano) [...].
[...]
Giovanni Fasanella
 
 

4.9.2012
Si chiude la seconda edizione di "Etna in giallo"
L'ultimo incontro, domenica scorsa, con Santo Piazzese sul giallo da Sciascia a Camilleri, ai post-camilleriani

La seconda edizione di "Etna in giallo", organizzata all'interno del programma estivo "Stelle e lapilli" dal Comune di Nicolosi, si è conclusa con la partecipazione del grande scrittore "giallista" Santo Piazzese. L'evento ha avuto anche un colpo di scena, dopo un quarto d'ora-venti minuti dall'inizio è stato spostato dalla piazza centrale all'aula consiliare del comune, causa pioggia. Un pubblico attento, numeroso, ha seguito per quasi tre ore il dibattito con Santo Piazzese. Oltre a colloquiare con il moderatore dell'incontro culturale, il giornalista Salvo Fallica, Piazzese ha risposto agli interventi di critici letterari, giornalisti ed alle domande dal pubblico. Molto bello anche l'intervento del relatore Tino Cariola, il costituzionalista si è calato con passione e competenza nei panni del critico letterario. Al centro del dibattito la riflessione sui libri di Piazzese, e più in generale sul giallo da Sciascia a Camilleri, ai post-camilleriani. La struttura dialettica, il confronto-dialogo, la cultura come partecipazione diretta e democratica sono alcuni degli elementi che caratterizzano "Etna in giallo", la manifestazione ideata da Salvo Fallica. Entusiasta Piazzese, che con simpatia ha parlato di dibattito da record. Il pubblico dopo quasi tre ore di dibattito voleva ancora continuare a dialogare con lo scrittore. Il sindaco ha insistito sull'importanza dell'identificazione di Nicolosi con la cultura, ed ha tracciato un bilancio molto positivo di "Etna in giallo", per la qualità culturale e la partecipazione della gente. Ed ha annunciato una terza edizione.
 
 

Italia Oggi, 5.9.2012
Usa europeizzati. Anzi, dipietrizzati e beppegrillati
Non a caso Mitt Romney è stato subito incriminato dal procuratore di NY, suo avversario politico

Ci siamo: gli Stati Uniti, come temevano i repubblicani e i libertari americani, è ormai europeizzata, o peggio ancora italianizzata, dipietrizzata, beppegrilizzata, ingroizzata, come dimostra l'incriminazione di Mitt Romney per evasione fiscale da parte del procuratore di New York, suo avversario politico.
Manca poco e se la vedrà brutta anche Clint Eastwood, un «vecchio pazzo» che il regista liberal Spike Lee manderebbe volentieri dietro le sbarre (magari ad Alcatraz, in omaggio a un classico film di Don Siegel con Eastwood protagonista) soltanto perché, nei panni dell'Ispettore Harry «Dirty» Callaghan e del pistolero senza nome di Sergio Leone, Eastwood «uccideva le persone».
Be', sì, d'accordo, ma le uccideva per finta, trattavasi di film, c'era una sceneggiatura, i riflettori, un regista, la colonna sonora, e lui recitava soltanto una parte, provano a precisare gli americani dotati di ragione, ma Spike Lee niente, duro, non molla: sul serio o per finta non importa, è l'intenzione che conta.
È quel tipo di logica bacata e surreale (ma anche un po' disonesta) che in Italia ha fatto dire ad Andrea Camilleri (e tutti zitti, non è risuonata nemmeno una risata) che Leonardo Sciascia in fondo doveva ammirare la mafia visto che nel Giorno della civetta ha riservato le battute migliori al capocosca e non al tenente dei carabinieri («l'umanità, bella parola piena di vento, io la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i — con rispetto parlando — pigliainculo e i quaquaraquà»).
[...]
Diego Gabutti
 
 

Giuseppe Previti, 5.9.2012
"Una lama di luce" di Andrea Camilleri - Sellerio Editore

Un commissario Montalbano abbastanza insolito,preoccupato, dai sogni agitati e vagamente premonitori di qualcosa di oscuro. E non c’è pace neanche nella realtà per il nostro protagonista alle prese con tre casi differenti:una rapina a mano armata ai danni di una donna con annessa violenza carnale, un traffico d’armi legato alla scomparsa di tre tunisini, ancora un traffico di opere d’arte rubate. Ma il romanzo è anche una storia di donne, donne forti e decise, quasi in un  voluto contrasto con il momento particolare che vive il commissario. Infatti a parte le indagini Montalbano vive un momento sentimentale particolarmente difficile.
Da una parte Livia, una presenza costante ma lontana,un rapporto che ormai sembra solamente telefonico. Ed ecco un nuovo personaggio che irrompe nella vita del commissario,una donna fatale,decisa,sensuale ma anche tollerante alle tante… lagne dell’uomo, ai suoi difetti,alle sue dimenticanze, ai suoi temporeggiamenti.
Montalbano sembra avvinto da questa donna, però non ha il coraggio di chiudere con Livia, rimandando sempre il colloquio decisivo.
Diciannovesimo romanzo della serie, Una lama di luce di Andrea Camilleri,ancora alle prese con il commissario Montalbano. Come poliziotto deve occuparsi di tre indagini, ma nel corso di una di queste si innamora di una bella gallerista, cosicché il romanzo passa dal poliziesco alla tragedia d’amore. Perché se è pur evidente che Montalbano entra a testa bassa in questa relazione è altrettanto vero che questa passione gli provocherà molti turbamenti  e contorcimenti.
Una prospettiva diversa questa che Camilleri ci offre del suo protagonista, non più solo poliziotto ombroso ma anche assai efficiente, ma in questo elevato a rango di persona vera e propria,con i suoi problemi, i suoi dubbi, i suoi amori.
Abbiamo sempre incontrato un Montalbano tutto di un pezzo,attaccato al suo… personaggio, mai ligio alle gerarchie, insofferente dei legami, protettivo verso i suoi uomini. In Una lama di luce scopriamo un Montalbano diverso,con le sue debolezze, le sue fragilità, i suoi dubbi, il che lo portano a contraddirsi, a sbagliare, anche ad essere uno stronzo in certi comportamenti. Un personaggio che si rivela assai più complesso di quanto si possa pensare.
Lasciando agli esteti di stabilire chi sia veramente Montalbano, anche se personalmente riteniamo che in questo libro si palesano due facce della stessa medaglia,da una parte il commissario senza macchia e senza paura, dall’altra “l’uomo” che cede alle sue passioni, alle sue angosce, alle sue paure.
Fondamentalmente Montalbano è uno solo, del resto chiunque di noi presenta varie sfaccettature nella propria personalità.
Un romanzo che fa vedere nuovi volti del commissario, all’uomo simpatico, umano, implacabile si sussegue quello dagli amori tormentati, incapace di fare una scelta.
Il destino dei personaggi pubblici, siano reali o di carta, è di essere sempre esposti, mai padroni della propria vita, addirittura quelli di carta dipendono anche dagli umori del loro creatore che talvolta, come nel caso nostro, si fa prendere dalla voglia di lasciare il… supereroe e di occuparsi dell’uomo. E lo fa, non c’era da dubitarne, con ottimi risultati.
 
 

Questione della decisione, 5.9.2012
Festivaletteratura di Mantova, dal 5 al 9 settembre 2012

E' iniziato oggi il Festivaletteratura di Mantova, la XVI edizione, che durerà fino al 9 settembre. Il Festival è nato nel 1997 sotto gli auspici di questa dichiarazione di Andrea Camilleri pubblicata sul Messaggero e riportata in esergo nell'archivio che raccoglie tutte le edizioni:
«Sempre più mi vado facendo persuaso che di certi aspetti di noi italiani noi stessi italiani non ne sappiamo niente di niente [...]. Ora mi ritrovo a Mantova dove, in una serata di luglio, alcuni mantovani fecero la bella pensata d'organizzare una specie di "festa" della letteratura, da tenersi ogni anno sul finire dell'estate»
[…]
 
 

l'Unità, 6.9.2012
La striscia rossa

Montalbano dice di amare quel che resta della Sicilia ancora selvaggia: avara di verde, con le casuzze a dado in equilibro improbabile, e questo piace anche a me ma credo che sia un gioco della memoria.
Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 6.9.2012
Compleanno di lavoro per Andrea Camilleri
Il romanziere compie 87 anni. Ha già pronto per ottobre il nuovo Montalbano e prepara altre storie su Vigata

Andrea Camilleri compie 87 anni e continua a creare, a scrivere nuovi romanzi, nuovi racconti. Il prolifico ed eclettico scrittore siculo (nato a Porto Empedocle il 6 settembre del 1925) ha nel suo dna letterario quella dimensione nobile e profondamente popolare che è l'arte dei cantastorie. Ed è da questa dimensione che occorre partire per avere una visione profonda dell'autore, che con le fiction tratte dai suoi romanzi montalbaniani ha conquistato anche la prestigiosa Bbc. E non è tutto, perché il suo successo letterario internazionale e multimediale, inizia a incuriosire anche nella lontana Australia, ed a far breccia in Medio Oriente. Camilleri non è solo un raffinato affabulatore che sa attrarre il lettore con uno stile intriso d'ironia, è un narratore puro che si diverte a raccontare delle storie.
Nella sua struttura narrativa vi è un substrato di racconto orale che ha le sue origini nelle tradizioni dei «cunti». «Cunti» e «cantastorie» che affondano le loro radici nell'antica Grecia. La sua è una letteratura piena di vita, con il commissario Salvo Montalbano a rappresentare un mondo in cui i gusti, gli odori, gli amori, le idiosincrasie, le passioni culturali, sono elementi che rendono il protagonista un personaggio considerato come reale dai lettori, al punto che si pongono domande sulla sua futura esistenza. Intanto, Montalbano, continua ad indagare, ed in autunno, già a metà ottobre, tornerà nelle librerie con Una voce di notte, edito da Sellerio. Un romanzo nel quale Camilleri prosegue l'approfondimento psicologico del personaggio: «Era stata ’na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza. Era ’na giustificazioni tanticchia tirata, tanticchia ipocrita, certo. No, avrebbi fatto quello che aviva addeciso. E se aviva funzionato ’na prima volta, avrebbi funzionato macari la secunna». Ma la dimensione psicologica si fonde nella narrativa con il «cuntu». E così il furto avvenuto in un supermercato di Vigàta diventa lo spunto per una indagine in cui il giallo diventa analisi sociale ed anche politica. Il furto è avvenuto di notte e senza alcun segno di effrazione. Il direttore del supermercato è titubante e non riesce a celare un senso di paura dinanzi al commissario ed al suo vice. Il giorno dopo viene trovato morto, impiccato. Ma è davvero un suicidio? Non è solo il commissario con il suo proverbiale intuito ad avere dei dubbi, anche il dottor Pasquano riscontra delle lievi anomalie. In una abitazione di Vigàta viene rinvenuto il cadavere di una ragazza. Morta per accoltellamento. Il mistero si infittisce. E se i due avvenimenti fossero collegati? A complicare le cose vi è il fatto che nelle due vicende entrano i nomi di due potenti politici locali. L'indagine per Montalbano diventa ancor più delicata, sa di non poter commettere passi falsi. Ha anche una parte della stampa contro.
Insomma, nel microcosmo della sua invenzione letteraria racconta storie che trascendono i luoghi geografici e gli spazi temporali. Ma Camilleri non si ferma a Montalbano, ha già pronti nuovi romanzi storici. E non è tutto, riesce anche ad elaborare nuovi racconti per le Storie di Vigàta (l'obiettivo è quello di arrivare a quattro volumi per Sellerio). Ovviamente, ma questo è già ufficiale, Montalbano diventerà fumetto per «Walt Disney», e cosi si potranno vedere in azione il commissario e Topolino a «Vigatta», alla ricerca di Minnie. E per i tanti fan del Montalbano letterario notizie rassicuranti, da quanto trapela, vi sono già altri romanzi pronti a veder la luce. Riccardino, il libro che sancirà in maniera sui generis la scomparsa metaforica di Montalbano può attendere per molto tempo ancora...
Salvo Fallica
 
 

AgrigentoNotizie, 6.9.2012
Andrea Camilleri compie 87 anni, gli auguri del sindaco Firetto
Di ottimo umore, nel colloquio avuto con il primo cittadino di Porto Empedocle, Andrea Camilleri si è subito voluto aggiornare con il sindaco Lillo Firetto sui tanti progetti in itinere nel suo paese

Oggi, 6 settembre, lo scrittore Andrea Camilleri compie 87 anni (essendo nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925) e il sindaco Lillo Firetto, anche a nome della città, ha fatto gli auguri all'illustre concittadino.
Nonostante fosse il giorno del suo compleanno, il popolare autore non ha rinunciato nemmeno oggi alle quotidiane fatiche letterarie lavorando alacremente all'uscita del suo nuovo romanzo e recandosi anche in visita al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma per un impegno preso precedentemente con gli allievi.
Di ottimo umore, nel colloquio avuto con il primo cittadino di Porto Empedocle, Andrea Camilleri si è subito voluto aggiornare con il sindaco Lillo Firetto sui tanti progetti in itinere nel suo paese.
 
 

Spigolature, 6.9.2012
Camilleri A., Una lama di luce, 2012 - «a tempo debito»

Nella capiente pentola letteraria Una lama di luce, un romanzo che se analizzato come fosse un racconto lungo della silloge Il diavolo, certamente produce un effetto di rivelazione, il temporeggiatore (p. 143), Montalbano, aggirando ed evitando a fatica le responsabilità emergenti da telefonate che riescono a mantenere le opportune distanze, ed i suoi collaboratori, lasciano procedere gradualmente decisioni e strategie. Quel «Allora assettati e cunta» (p. 176), può rappresentare la necessità di astrazione, di un istante allungato, dilatato, atemporale, il momento del racconto, per fare il punto della situazione.
Uno stato consistente in insiemi di comunicazioni, confutazioni e congetture parzialmente sovrapposti -«Se si fusse maritato a tempo debito con Livia» (p. 30)- definendosi, nelle zone dense ed opache di sovrapposizione, le relazioni, le posizioni e gli errori.
Nella realistica riflessione «Ma pirchì ripistiari il passato? Quello che si era rumputo non era cchiù riaggiustabili.» (p. 31), vi è la consapevolezza di quali, e di quale portata, siano e possano essere le conseguenze negative di scelte sbagliate, di azioni dettate da quel malvagio consigliere che di diverte a dare una mano a forgiare pentoloni senza minimamente considerare l'eventuale -a volte ovvio, a volte inaspettato, necessario, idoneo, giusto o ingiusto che possa apparire- coperchio. Interrogazione ed affermazione retoriche nelle quali è presente quel tanto di prudenza che esime dal giudicare gli altri nonché quel poco di malafede che crea l'alibi per se stessi nel caso si presenti la nefasta occasione di vagliare quanto sia accaduto.
Del coperchio in oggetto, meglio non disquisire, dato che rappresenta il finale tagliente -potente la metafora “lama di luce” nel titolo più che indovinato, perfetto- dell'ennesima coinvolgente indagine in cui si trova ad operare il Commissario Montalbano, tuttavia, che di pentola letteraria si possa trattare, si riscontrano qua e là vari suggerimenti, realistici consuntivi, tra i quali il più pesante e meno umorale risulta essere proprio il finale.
Stritolato dalle righe architettate dal diabolico Andrea Camilleri, ormai lanciatosi a fornire risposte all'unanime domanda dei lettori riguardante il rapporto di coppia Livia-Salvo, appare particolarmente volubile, quasi lunatico, il nostro Commissario, privato di quell'equilibrio tra sentimentalismo e razionalità attraverso cui si era fatto conoscere ed amare.
Nel pentolone letterario de Una lama di luce, pertanto, Camilleri mette a bollire le relazioni amorose di Montalbano -«si era mittuto a chioviri a leggio a leggio (…). La chiuvuttedra rinniva cchiù acuto il sciauro del mari. Lo respirò 'nchiennosi i purmuna. E un odori bono mannava macari la rina vagnata. E la rumorata liggera delle gocci supra alla tettoia della verandina era come 'na musica luntana che...Ma che gli pigliava? Com'è che tutto 'nzemmula gli viniva d'apprizzari la chiuvuta che sempri l'aviva fatto addivintari d'umori nìvuro? Era il cangiamento inevitabili dell'età che faciva cchiù comprensivi? O era, cosa assà cchiù probbabbili, l'effetto Mirian? » (p. 188)- che vanno ad esagerare in affettività languida e patetica i rapporti con le donne, e, soprattutto svilire quel legame sentimentale con Livia, nonostante tutto duraturo e rassicurante, assimilabile a quello con la giustizia, cui il Lettore lo immaginava incline. Ma ben oltre le relazioni propriamente amorose, si spinge Andrea Camilleri, facendo cadere in tentazione un uomo, al quale piace avere il «ciriveddro lucito» (p. 189): uomo di sentimento, il Commissario Montalbano per quanto sino ad ora il Lettore l'abbia potuto conoscere, secondo l'accezione per cui “avere sentimento” significa avere piena coscienza di se stessi ed un consapevole controllo dei propri atti, ma che, proprio malgrado, leggendosi l'animo all'interno della «solitudini che aviva patuta» (p. 222), si riscontra «'ncapace di dari un minimo d'ordini nel sentimento contraddittorio e aggliummarato che gli bloccava il ciriveddro.» (p. 51).
Ben oltre, in quanto si tratta di (mancate)relazioni più profonde, mantenute sopite e risvegliatesi all'alzata a sorpresa del coperchio: Camilleri supera la parafrasi “chi fa del male non riesce a nasconderlo” del detto “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”.
In superficie, sebbene non superficialmente, di lontananza e vicinanza, di distacchi e ricongiunzioni, sembra trattare l'indagine logico-psicologica Una lama di luce, di distanze e perdite reali e percepite, una sorta di comunanza di amorosi sensi tra coloro che dipartono o nel quotidiano si allontanano da progetti comuni e gli altri che restano o scelgono di fermarsi e semmai di condividere. Andando alle radici delle righe, quasi a contatto con le fiamme della coscienza, tuttavia, si scoprono legami di paternità, talmente profondi da originare sogni ed incubi fatalmente premonitori -sogno del tabbuto, di Salvo-, e legami di maternità negata -le sensazioni di Livia- che generano malessere. È lì che sono precipitati i pesi degli ingredienti letterari del raccontare di Camilleri, ideatore della ricetta montalbiana: occorre a tempo debito mescolare, aggiustare l'intensità del fuoco, per non rovinare tutto. Ma “non rovinare”, non significa “portare a buon fine”, e forse, nemmeno “conservare”.
Legami di paternità, non soltanto affettiva, poiché, da parte di Andrea Camilleri, si gioca da maestro un prepotente ruolo attraverso la scrittura: in senso figurato, il ruolo di padre/autore.
Nella condizione di autore, Camilleri traccia una linea di unione tra vari punti disseminati nella propria produzione narrativa, ad iniziare da Il ladro di merendine (Sellerio Ed. Palermo, 1996, pp. 247), facendo emergere la propria potenza di ideatore di opera artistica. Per estensione, non soltanto semantica, sebbene si deve al moto affettivo, vagamente egoistico, di rispecchiamento in Livia il riavvicinarsi di Salvo alla concretezza e alla sincerità dopo una parentesi in cui era «addivintato avaro di paroli sincere, autentiche, ginirose» (p. 226), la credibilità dell'autore si espande a tal punto da definire pure la paternità dell'agire, la responsabilità delle azioni del personaggio.
A partire da Una lama di luce, come mai prima, il Lettore può rendersi conto di quanto Camilleri abbia accettato la paternità del sistema di pensiero creato dal proprio scrivere. Così come Montalbano tenta di definire la rete di relazioni della sua vita (pp. 28-32), pesando l'essenza dell'amicizia con i colleghi, dell'amore nel rapporto con Livia, allo stesso modo Camilleri, tramite il romanzo Una lama di luce, procede ad un chiarimento -oramai preteso dal Lettore- riguardo il rapporto dei personaggi Salvo e Livia. Temporeggia anche Camilleri nell'esigenza di eliminare qualsiasi ambiguità. Camilleri ha deciso di “conservare” il rapporto Salvo-Livia. Almeno per ora.
Definendosi (non)relazioni, (non)posizioni ed errori (quale è il contrario di errore?): il rapporto con Francois diviene simbolo di questa necessità di puntualizzazione e di ordine - «forsi aviva pigliato la mancata adozioni come un rifiuto», pag. 31)- da parte di Camilleri/Montalbano nei confronti del lettore/se stesso. che viene a definirsi per negazione, per mancanza, per dolorosa assenza (alcuni esempi, «diri di no»; «non sapiva»; «non le sarebbi stata mai cchiù»; pp. 259-260).
Quante negazioni per definire qualcosa. Mi viene da dire, in conclusione, affiancate da un serpeggiante sillogismo disgiuntivo raggelante che tradurrei così: l'unione “o è per amore o non lo è. Non è per amore. Dunque, non lo è”. Quanto è amara una certa idea di congiunzione -non «a tempo debito»- dopo la lettura de Una lama di luce!
Buona lettura!
Antonella Chinaglia
 
 

La Gazzetta di Mantova, 6.9.2012
Inaugurazione lampo. Brindisi e zero discorsi

Niente palchi su cui arrampicarsi, bandito pure il vezzo di parlarsi addosso. Della serie, come siamo bravi. E giù tutti a prendersi una brandello di merito, finché non ne resta più per nessuno. L’inaugurazione del Festivaletteratura numero sedici è orizzontale, ad altezza ciottoli, quelli di piazza Sordello.
[…]
E poi c’è lei, l’inossidabile Inge Feltrinelli, presente sin dalla prima edizione del 1997. «Sono un’aficionada, sa? Io l’ho capito subito che Mantova è un posto unico, magnetico per la letteratura, con i suoi palazzi e i cortili. La bellezza è talmente travolgente da rendere tutti più semplici, modesti. A Mantova non ci sono star». Inge ricorda ancora di quell’incontro tra i tavolini di un bar, quando uno scrittore la chiamò per nome e le propose un’ombreta, nonostante fosse mattino e lui pubblicasse con un’altra casa editrice. Certe cose possono capitare soltanto qui. Chi era l’autore? Andrea Camilleri.
[…]
(ig.cip)
 
 

l’Unità, 7.9.2012
La libreria come la volle Alvar Aalto
La fabbrica dei libri

E se la libreria riuscisse a consolare i suoi visitatori, diventando un luogo dove non solo si comprano libri, ma dove ci si protegge da un ambiente naturale ostile?
A Helsinki la Akateeminen Kirjakauppa (o, se volete la dizione in svedese, la Akademiska Bokhandeln) è una grandiosa libreria collocata nel cuore della città, sulla Esplanade, a un passo dal mercato vecchio e dal porto. In marmo bianco, si sviluppa su tre piani. E l’architetto che l’ha disegnata, l’Alvar Aalto che vigilia come un genio protettore sulla città, a quello più elevato ha studiato un effetto che impedisce, stando all’interno, di capire se la città si culli nella febbrile luce totale della estiva notte bianca oppure se sia avvolta dalle brume oscure e permanenti dell’inverno: la luce è sempre quella, grazie a delle lampade collocate sotto i lucernai.
Ma la Akateeminen è rilevante anche per altro: con le sue centinaia di migliaia di volumi e i 500 depositi di riferimento, testimonia il tasso di lettura che, in Finlandia, è tra i più alti al mondo. Spazi divisi rigorosamente fifty-fifty tra libri in finlandese e libri in inglese. E, per le glorie nazionali, come Arto Paasilinna, in mostra le edizioni delle opere in tutte le lingue: cioè, per lo scrittore-guardiaboschi dell’Anno della lepre, quarantacinque.
Il nostro autore più presente? Andrea Camilleri, con testi in italiano, finlandese, svedese, inglese, spagnolo, francese. Tradurre l’agrigentino simil-vero di Montalbano nella più rocciosa e isolazionista delle lingue, il finlandese appunto, è un’impresa non da poco e, dal vivo, è lo stesso Camilleri che, se capita, regala aneddoti deliziosi su questo tema.
Maria Serena Palieri
 
 

Il Sole 24 Ore, 9.9.2012
Posacenere

In un mosaico medievale la fine del mondo viene rappresentata da un angelo che comincia ad arrotolare con molta cura un lembo di cielo stellato come se fosse un telone dipinto che, una volta usato, sia da riporre in soffitta. Per tirarlo fuori una prossima volta, magari ridipingendolo ex novo. È un’idea ingenua, seppure efficacissima, che però fa nascere un’ipotesi che giro a chi, in materia, ne sa più di me. E cioè che in quel mosaico l’artista abbia raffigurato non la fine del nostro mondo, ma di tutto l’intero creato suggerendone nel contempo il certo riutilizzo nel futuro. Allora l’universo attuale non sarebbe che una prova d’autore, un work in progress con il quale il creatore ricerca la sua stessa perfezione?
Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 9.9.2012
L’intervista. Il direttore del Teatro Stabile di Catania Giuseppe Dipasquale alla ripresa tranquillizza i dipendenti
«Premiate le nostre scelte di qualità la stagione al via con Leo Gullotta»
Soddisfazione per le Maschere del Teatro. «Ben 16 novità negli ultimi anni»

Catania. «I dipendenti del Teatro Stabile di Catania possono stare tranquilli: potremo rispettare tutti gli impegni contrattuali. Non sono auspici, ma realtà. Grazie alla nostra politica il TSC è uno dei primi in Italia, per numero di spettacoli, per presenze di spettatori, per incassi». Giuseppe Dipasquale, direttore artistico del Teatro, a inizio stagione mostra un prospetto finanziario preciso.
[…]
C'è una strategia artistica che ha portato a questo risultato?
«Solo per parlare delle ultime stagioni abbiamo prodotto 16 novità assolute, che davano conto di una ricerca drammaturgia contemporanea. Le tournée nazionali hanno avuto successo con autori siciliani identificativi: Maraini, Camilleri, Bufalino, Brancati, Patti, accanto ai cosiddetti esordienti Pirrotta, Savatteri, Rabito, Agnello Hornby».
[…]
Che cosa ci riserva il cartellone, a breve?
«[…] Abbiamo un Camilleri pronto».
Si è deciso a scrivere per il teatro come da tempo promette?
«Sì un copione è pronto, ma non completo. E' progetto per il futuro. Al momento riproponiamo La concessione del telefono».
[…]
Sergio Sciacca
 
 

Bliz quotidiano, 10.9.2012
Camilleri: la sua lingua contadina origine del successo letterario e commerciale

Ho notato che sotto gli ombrelloni in spiaggia sono ancora molto letti i romanzi di Andrea Camilleri, e non solo gli ultimo come La regina di Pomerania, La moneta di Akragas, La setta degli angeli.
Vari anni fa rimasi colpito dallo strepitoso successo de La gita a Tindari: non appena comparve in libreria ne vennero “bruciate” oltre 200 mila copie in poco più di una settimana. E dopo questo blitz, dall’Olimpo dei best seller La gita a Tindari non si mosse per un bel pezzo. Anzi, ci rimase in compagnia di non pochi altri titoli dello stesso autore: un intero blocco di romanzi, per un’occupazione in massa della Hit Parade. Un’abboffata, per quanto incredibile e priva di precedenti, che al tempo de La gita a Tindari era già al suo terzo anno di vita e, a onta dei molti nasi storti, non se ne vedeva la fine.
D’accordo, Camilleri è un buon giallista, un ottimo giallista, e la Sicilia, terra di Sciascia e di Pirandello, è quanto mai adatta ad ambientare suspense di spessore. Ma basta davvero questo a spiegare un successo di tali dimensioni? Forse che altri giallisti, anche più bravi di Camilleri, hanno goduto di un così lungo tappeto rosso di vendite?
In ogni caso, l’autore de La gita a Tindari era un ottimo giallista anche nei molti anni durante i quali, come ama ricordare, gli editori cestinavano in massa i suoi “romanzetti”, inorriditi dal vocabolario arcaico, spesso dialettale, infarcito di meridionalismi. Un vocabolario accidentato, pieno di cocci, di vestigia agresti, di avanzi di archeologia più che di antiquariato preindustriale. Veri e propri rottami in un’epoca di postmodernismi e relative arie fritte, parole spesso incomprensibili disseminate come pietre in una terra non ancora arata.
Prendiamo per esempio la prima pagina de Il cane di terracotta (Sellerio, 1996), anch’esso vendutissimo. Ci imbattiamo in non pochi termini di significato oscuro, non sempre intuibile: smèusa, incaniato, stizzichi, ciriveddro, bannèra, intìfico pinsèro, gana, a patrasso, arriniscì.
La prima pagina de Il birraio di Preston (Sellerio, 1995), a mio modesto avviso un capolavoro vero, anche di intarsi, regala al lettore sorprese come scantusa, decino, truniata, scatasciante, trimoliare, arrisbigliò, picciliddro, d’incascio, vagnaticcio, timbulata, si susì, il retré. Più avanti, le pagine, per me meravigliose, di Concetta e Gaspàno, con il fantastico dialogo a gesti in chiesa, afferrano alla gola, ma i sentimenti devono farsi largo inciampando tra soro, squetò, trasuta, cilestrino, quadiò, stinnicchiata, muschittera, darrè la tarlantana, acchianava, ascutato, scantata.
Mi è venuto un dubbio, che con gli anni è diventato certezza ed è molto piaciuto, fino quasi a commuoverlo, allo stesso Camilleri: e se il suo maxisuccesso fosse la vendetta dell’anima vera, profonda e incomprimibile della lingua italiana? La vendetta e la rivincita della sua anima arcaica, agreste, contadina, stufa di essere calpestata sull’altare del modernismo stupido e servilmente anglofilo. Ovvero: e se si fosse ribellato il grumo centrale, addirittura strapaesano e un po’ burino, il grumo ancestrale ereditato di sana pianta dal latino, che tuttora scorre nel sangue della lingua italiana e batte nel suo cuore? Definire il latino «langue de paysans», come osò fare nel 1925 il latinista francese Jacques Marouzeau, provocò gli strali del Giacomo Devoto della Storia della lingua di Roma.
Una dozzina di anni fa ho pubblicato queste mie considerazioni su La Rivista dei Libri. Piacquero talmente a Camilleri che disse di “essere stato molto contento di leggere in questi ultimi tempi tra gli interventi sul linguaggio mio, uno di un giornalista che si chiama Nicotri, il quale elabora una teoria devo dire per me molto suggestiva, e che quasi mi commuove, cioè a dire che uno dei fattori del successo è il recupero di una lingua italiana praticamente contadina, come passò dal latino e divenne volgare ma proprio con termini contadini, terreni, e che forse, di fronte a questa previsione che abbiamo di perdite di identità varie (che poi bisognerà vedere se è un rischio) noi italiani ci aggrappiamo a quest’ultimo calore di questa lingua”.
L’origine “paesana” della lingua latina, non più originale e nobile dell’osco o del sannita, è un dato di fatto. Ed è un dato di fatto l’origine altrettanto paesana dell’italiano, più di altri eredi figlio del latino. Può persino essere divertente, in un Paese dominato dalla morale e dalla Chiesa cattolica, ricordare come Marouzeau indicasse che la usatissima parola peccare in latino altro non era se non lo scalciare del cavallo. Ci si immolerebbe forse meno se si sapesse che immolare viene da quella “salsa mola” con la quale i romani aspergevano gli animali prima di sacrificarli agli dèi.
Vasco Rossi invoca una vita esagerata, senza immaginare che l’aggettivo non vuol dire altro che “fuori dal campo coltivato”. Così come egregio significa “fuori dal gregge”. E a proposito di greggi, peculiare, pecunia (oggi apprezzata più che mai!) e peculato (così di moda…) sono tutti vocaboli provenienti dall’umile “pecus”, vale a dire pecora. In un’epoca di giustizialismo vero o presunto non è male ricordare, a scanso di equivoci, che giustizia, giureconsulto e giuramento vengono dal giogo, quello dei buoi.
Il sereno come il sazio vengono da “serere”, cioè da seminare. Maturare, che si tratti di una decisione o di un carattere, viene chiaramente dalla frutta e dalle messi. Idem per acerbo ed esacerbare. Imbecille voleva dire “privo di appoggio”, così come stimolare e pungolare vengono dall’incitare gli animali con bastoni acuminati. Decidere, verbo caro ai decisionisti, non significa altro che tagliar rami, così come la buona e la cattiva reputazione, le imputazioni degli imputati e le amputazioni vengono tutte dal potare vigne e alberi da frutta.
Notizia che non farà piacere all’ex ministro e sindaco di Milano Letizia Moratti, la parola letizia viene dal “laetamen” dei campi e la parola cultura viene dal coltivarli, così come il verso, anche quello della poesia, l’avversario e il delirare nascono dai solchi e confini d’acqua dei campi coltivati. Il vivere viene dalla vite, quella con i cui grappoli facciamo da millenni il vino.
C’è a dire il vero anche un vocabolo che disturba assai perché mostra come la parola che indica l’attitudine e l’attività più elevata del genere umano, quella che ci distingue dagli animali, ha una origine e un significato francamente mortificanti. Mi riferisco al verbo pensare. Che infatti viene dal pensum, che altro non era se non la quantità giornaliera di lana che le schiave romane dovevano filare ogni giorno per poi – appunto – appenderla agli appositi ganci. Tant’è che in definitiva pensare e pesare si possono considerare etimologocamente come la stessa parola, cosa che riscontriamo quotidianamente in alcune espressioni italiane e dialettali, da “gravato da pensieri”, con gravare che significa pesare, tant’è che un grave altro non è se non un peso, al modo di dire partenopeo – rozzo ma efficace – “il cazzo non vuole pensieri”, perché questi gli sono di peso. E in effetti se sul “coso” ci appendiamo dei pesi ecco che è tirato verso il basso anziché tirare verso l’alto…
Si potrebbe continuare a lungo. Come si vede, sono tante le parole della lingua italiana che incorporano e risuonano significati più premoderni e campagnoli del previsto. Con buona pace anche del Manzoni e delle risciacquature in Arno. Come dice Umberto Eco: stat rosa pristina…
Si dirà che tutte le lingue antiche hanno inevitabilmente un forte bagaglio “paesano”. Ma non è vero: il greco, il sanscrito, il vedico, lo stesso indoeuropeo e la sua variante indoiraniana hanno un vocabolario che denota origini ben più aristocratiche.
La mia ipotesi, tuttavia, qualche riscontro almeno cronologico lo ha. È infatti curioso come, in definitiva, stando al calendario, il successo di Camilleri sia arrivato quando il Bel Paese “entrava in Europa”, con la camicia stretta, se non di forza, di Maastricht. Ed è parimenti curioso come tale successo sia poi montato man mano che aumentava la dose di modernità varie (Internet, moda e pubblicità in testa) a base di terminologie e/o scopiazzature anglosassoni. Per diventare infine un successo ancor più strepitoso quando il diluvio anglofilo ed esterofilo (purché non si tratti di immigrati, per carità) vomitato dai mass media è diventato universale, irrefrenabile, un vero e proprio sport, o delirio, nazionale: la New Economy e il “Padania day”, lo “I care” scopiazzato dal popolo veltroniano e il “Security day” di quello berlusconiano, il “Crime day” della Confesercenti, gli spot pubblicitari esclusivamente in inglese.
Infine, a mo’ di fuochi d’artificio finali, l’imperversare di conduttrici, presentatrici, vallette e ospiti più o meno fisse, ormai su qualunque canale, a dozzine, onnipresenti e onniscienti, tutte buone, tutte brave purché non italiane. Purché parlino “esotico”, storpino cioè la lingua italiana e la riducano a optional in tutti i modi possibili e immaginabili.
Concludo: probabilmente Camilleri ha grande successo perché utilizza una lingua, tutta sua, quanto mai adatta a pescare bene e a fondo nelle memorie più o meno inconsce della lingua italiana minacciate dal diluvio anglo-moderno. La stessa attività del pensare è resa possibile solo ed esclusivamente dalla lingua parlata: quando pensiamo, infatti, pensiamo tramite vocaboli, tramite parole e modi di dire. Inevitabilmente, quindi, anche tramite i loro contenuti sedimentati, che in qualche modo agiscono in noi come rumore di fondo. Gli innumerevoli termini arcaico-dialettali del “camillerese”, da meridionale premoderno, sconfitto e superato dalla Storia, sono il pendant ideale nei confronti di modernità e postmodernità minacciose, incalzanti, nordiche in quanto “anglo”, imposte, vincenti e/o supponenti. Il linguaggio di Camilleri inoltre ci aiuta a ricordare meglio quando, appena una cinquantina di anni fa, eravamo ancora un popolo di emigranti, con le pezze al sedere. Si vede che il benessere e la modernità non hanno cancellato in tutti la memoria. La memoria e un pizzico di nostalgia: se non altro la umana, inevitabile nostalgia del “bel tempo che fu”, l’amarcord. Il vocabolario camillerese pizzica ancora in molti quelle corde…
Si dice che la lingua italiana diventerà, nel vasto mondo, una faccenda priva di importanza e di futuro. Sono cose che succedono, nella Storia. Ma se siamo o saremo in vista degli ultimi fuochi, il successo di Camilleri credo ci dica che molta gente ne vuole e ne vorrà vedere ancora a lungo le fiamme, le faville, il fumo, i tizzoni. E sentirne il calore.
Tutto qui. Ma vi pare poco?
Una dozzina di anni fa ho pubblicato queste mie considerazioni su La Rivista dei Libri. E come ho detto prima piacquero talmente a Camilleri che intervistato da Gianni Riotta alla Fiera del Libro di Torino del 2000 ebbe a dichiarare: “… e devo dire di essere stato molto contento di leggere in questi ultimi tempi degli interventi sul linguaggio mio, uno di Sofri e uno di un giornalista che si chiama Nicotri, il quale elabora una teoria devo dire per me molto suggestiva, e che quasi mi commuove, cioè a dire che uno dei fattori del successo è il recupero di una lingua italiana praticamente contadina, come passò dal latino e divenne volgare ma proprio con termini contadini, terreni, e che forse, di fronte a questa previsione che abbiamo di perdite di identità varie (che poi bisognerà vedere se è un rischio) noi italiani ci aggrappiamo a quest’ultimo calore di questa lingua”.
Pino Nicotri
 
 

La Sicilia, 11.9.2012
Scaffale
Un giallo al femminile a Istanbul

Pensate a un Montalbano in versione femminile, che invece di essere un poliziotto di mestiere fa la libraia, ha la stessa passione per le indagini, delle intuizioni acute nel risolvere i casi, ama camminare nella sua città e conosce luoghi e dettagli. Ebbene, adesso proiettate il personaggio letterario in Turchia, precisamente nella suggestiva Istanbul, e così avrete la cornice ed alcune coordinate entro le quali si muove Kati Hirschel, la protagonista dei romanzi di Esmahan Aykol. Una scrittrice turca, che vive fra Berlino e Istanbul, e ha creato il personaggio della libraia nata in Germania, ma diventata stambuliota d'adozione. In "Divorzio alla turca", edito in Italia da Sellerio (pagine 328, euro 14), Aykol ancora una volta contestualizza la sua invenzione narrativa in ambienti delle classi alti. E' in questo mondo che la Hirschel, assieme a un suo collaboratore della libreria, ama indagare e svelare misteri, intrighi, casi di omicidi. Leggendo i testi noterete similitudini con il personaggio inventato da Camilleri ma ovviamente sul piano dei linguaggi e degli stilemi scritturali la lontananza è così tanta, da non potersi fare alcuna comparazione. [...]
Salvo Fallica
 
 

ANSA, 12.9.2012
Camilleri, salviamo biblioteche e cultura
Per lo scrittore siciliano chiuderle 'e' da terzo mondo'
Lo scrittore all'ANSA: La cultura personale di un individuo e' saper mettere le mani sul libro giusto nella biblioteca.

Intervista di Francesco De Filippo
 
 

Il Piccolo, 13.9.2012
Masolino D'Amico: quando la Magnani ci portava al night

Pordenone. C’era una volta Anna Magnani, che telefonava la sera tardi e diceva: «Suso, ho la ruzza - ossia: ho voglia di divertirmi (...) - sono lì sotto tra cinque minuti», e poi portava tutti al niht, il Club 84 di via Veneto. Poi c’era Vittorio De Sica, che aveva «da lungo tempo anche una seconda famiglia, con tanto di consorte e prole», e «amava sinceramente tutti quanti». E Vittorio Gassman, che nella vita recitava la parte del vincitore ma «in realtà era di una inefficienza incomparabile». C’erano ancora Luchino Visconti, Roberto Rossellini, Cesare Zavattini, Bice Valori, Walter Chiari, Romolo Valli, Alberto Sordi, Burt Lancaster e tanti altri. Tutte “Persone speciali”, come titola il libro di Masolino d’Amico (Sellerio, pagg. 233, euro 16,00) che raccoglie trentasei ritratti di attori, registi, musicisti, scrittori che l’autore ha conosciuto e frequentato. A sua volta scrittore, traduttore, critico e sceneggiatore nonché docente di Storia del Teatro inglese, Masolino d’Amico discende da una delle famiglie che hanno fondato la cultura contemporanea in Italia: figlio del musicologo Fedele d’Amico e della sceneggiatrice Suso Cecchi d’Amico (ha firmato film quali “Ladri di biciclette”, “Miracolo a Milano”, “I soliti ignoti”), nipote di intellettuali del calibro di Emilio Cecchi e Silvio d’Amico, come sottolinea Andrea Camilleri nella prefazione al volume le ramificazioni della sua famiglia arrivano fino a Pirandello. Vantare parenti così, nota ancora Camilleri, «significa avere una tale ricchezza di conoscenze che puoi camparci di rendita per tutta la vita». Rendita in senso culturale ovviamente, come emerge dalla galleria di ritratti. Realizzati in origine per La Stampa, raccolti poi in due volumi pubblicati da Aragno, ora i racconti tornano in una nuova edizione Sellerio con qualche taglio e qualche aggiunta, come il ricordo di Mario Monicelli.
[…]
Pietro Spirito
 
 

Carmelo Musumeci, 15.9.2012
Firma Contro L'Ergastolo
Proposta di iniziativa popolare per l’abolizione della pena dell’ergastolo (art.22 Codice Penale)

La nostra Costituzione stabilisce:
Articolo 27- Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Articolo 50 - Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alla Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità.
L’ergastolo è più atroce che qualsiasi altra pena perché ti ammazza lasciandoti vivo ed è una pena molto più lunga, dolorosa e disumana, della normale pena di morte. Spesso un ergastolano, un uomo ombra, pensa di essere morto pur essendo vivo, perché vive una vita senza vita. Nessun essere umano dovrebbe tenere un altro uomo chiuso in una gabbia per tutta la vita. Ad una persona puoi levare la libertà, ma non lo puoi fare per sempre, per questo l’ergastolo, “La Pena di Morte Viva”, è più atroce e inumana di tutte le altri morti.
Poi in Italia esiste l’ergastolo ostativo ai benefici penitenziari (art. 4 bis O.P.) che esclude l’accesso alle misure alternative al carcere, rendendo questa pena un effettivo “fine pena mai” e t’impone di scegliere fra due mali: o stai dentro fino alla morte o metti un altro al posto tuo.
E ci vuole tanta disumanità e cattiveria per far marcire una persona in cella per sempre, perché quando non si ha nessuna speranza è come non avere più vita. Continuare a tenere dentro una persona quando non è più necessario è un crimine contro l’umanità. Ogni persona dovrebbe avere diritto ad una speranza e per tutti ce n’è una, ma non per gli uomini ombra.
Se tu sei d’accordo che un ergastolano debba uscire perché lo merita e non perché usa la legge per uscire dal carcere e che una pena senza fine è una vera e propria tortura che umilia la giustizia, la vita e Dio,
se tu pensi che un uomo non possa essere considerato cattivo e colpevole per sempre e che una pena per essere giusta debba avere un inizio e una fine, perché una condanna che non finisce mai non potrà mai rieducare nessuno,
se tu credi che dopo tanti anni di carcere non si punisca più quell’uomo che ha commesso il crimine, ma si finisca per punire un’altra persona che con quel crimine non c’entra più nulla, perché la persona è cambiata, e che il perdono faccia più male della vendetta, perché il perdono costringe un uomo a non trovare dentro di sé nessuna giustificazione per quello che ha fatto,
se tu sai che in Italia ci sono giovani ergastolani che al momento del loro arresto erano adolescenti e che ora invecchieranno e moriranno in carcere -senza nessun’altra possibilità di rimediare al male che hanno fatto- e che solo in Italia, non in nessun altro Paese del mondo, esiste la pena dell’ergastolo ostativo,
se tu sei d’accordo con tutto questo, lascia la tua adesione a questa Proposta di iniziativa popolare per l’abolizione della pena dell’ergastolo
Primi firmatari:
[…]
- Andrea Camilleri (Scrittore) (Roma)
[…]
[La raccolta firme è iniziata il 26.6.2012, Andrea Camilleri ha firmato il 15.9.2012, NdCFC]
 
 

Sicilianews24, 15.9.2012
Siracusa e i Comuni della Val di Noto si candidano a diventare capitale Europea della cultura per il 2019

Siracusa e il Sudest si candidano a diventare capitale europea della cultura per il 2019. La decisione è stata assunta ieri al termine di una assemblea del Sudest tenutasi a palazzo Vermexio a Siracusa, convocata dall'assessore ai beni culturali del Comune aretuseo Mariella Muti. Siracusa non sarà sola ma coinvolgerà nell'esperienza di candidatura i comuni del Val di Noto riconosciuti dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità. Nel 2019 il titolo di Capitale Europea della cultura toccherà a una città italiana. […] Fra i testimonial che potrebbero essere chiamati a sostenere la candidatura Andrea Camilleri, Piero Guccione, Franco Battiato, Fiorello, Carmen Consoli, Manlio Sgalambro, Pippo Baudo.
 
 

Il Sole 24 Ore, 16.9.2012
Posacenere

Il Governo Monti non ha avuto solo il merito di avere abbassato lo spread ma ha avuto anche quello di avere fatto abbassare i toni delle discussioni politiche in televisione. Negli ultimi tempi, anzi, non si trattava più di discussioni, ma di uno scontro continuato tra parti avverse, tutto un gran vociare, un voler sopraffare l’avversario più che con la lucidità delle argomentazioni con il fiato dei polmoni, con l’urlo più ferino. Uno spettacolo deprimente. Temo però che si tratti di un sollievo momentaneo. Non penso che i nostri politici abbiano sfruttato questo periodo di transizione come una pausa di profonda riflessione. Quando torneranno alla ribalta urleranno più di prima. Per rifarsi del sottovoce odierno.
 
 

La Repubblica, 17.9.2012
Capolavori bocciati Levi o Grass, un rifiuto non si nega a nessuno
“Siamo spiacenti” - Un libro di Gian Carlo Ferretti racconta la controstoria dell’editoria italiana, fatta di rifiuti, miopie e bocciature di libri diventati poi capolavori - “Se questo è un uomo” fu cestinato per due volte da Einaudi - “Il gattopardo” snobbato da Mondadori nonostante il sostegno di Vittorini - Bompiani mandò al macero 5.000 copie già stampate del “Tamburo di latta” di Günter Grass …

[...]
Gian Carlo Ferretti pubblica ora presso Bruno Mondadori un libro singolare intitolato Siamo spiacenti che è, come dice il sottotitolo, la "Controstoria dell´editoria italiana attraverso i rifiuti dal 1925 a oggi". Informatissimo e titolare di molti altri lavori sulla nostra produzione libraria, specie di carattere letterario, Ferretti ha frugato a lungo negli archivi degli editori e nelle memorie degli scrittori e molto materiale ha raccolto di prima mano da vari testimoni e protagonisti, con una premessa: rifiutare i libri è una prerogativa degli editori e spesso, anche se non sempre, fa bene anche agli autori.
[...]
Anche molti dei bestseller del nostro passato prossimo hanno conosciuto il rifiuto editoriale. Lo stesso Ferretti, divenuto direttore editoriale degli Editori Riuniti, bocciò un libro di Andrea Camilleri, che era già stato accettato dal suo predecessore, Giuliano Manacorda.
[...]
Paolo Mauri
 
 

Panorama, 19.9.2012
Nobel 2012: Murakami o Bob Dylan? I pronostici degli scommettitori
A poche settimane dall’assegnazione del Premio Nobel, i broker fanno le loro quotazioni, tra Murakami, Bob Dylan, Philip Roth

[...]
In zona 50/1 fa capolino Andrea Camilleri.
[...]
Andrea Bressa
 
 

La Sicilia, 19.9.2012
Teatro a Ribera
L'Allavam e il «Sipario lungo 10 anni»

L'associazione culturale «Teatro Amicizia Allavam» di Ribera (regista Ornella Vesco) celebra il decennale della sua nascita e dell'intensa attività teatrale. [...] Sul palcoscenico [...] il video per una comunicazione sul teatro dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri [...].
e. m.
 
 

Italia Oggi, 21.9.2012
Mondadori ne aveva già dato uno a Camilleri, lo Sciascia dei poveri, e uno a Chandler, il Gadda de' bisognosi
Se gli danno un Meridiano, a Scalfari non fa più schifo B.

[…]
Be', Mondadori aveva già dedicato ben due Meridiani, come a Faulkner e Balzac, anche ad Andrea Camilleri — Sciascia dei poveri, Chandler meschineddu, Gadda de' bisognosi, Scalfari del poliziescheddu.
* * *
Scalfari, poi, come pure Camilleri, è un nemico dichiarato del proprietario della Mondadori: il Redivivo.
[…]
Ma ve li vedete Scalfari, Camilleri e Roberto Saviano (che dei due è la somma algebrica, cioè un non-scrittore e un moralista borioso che chiama etica i suoi pregiudizi) ricevere il Premio Nobel per la letteratura in abito da cerimonia, mentre le belle amanti delle belle lettere fanno loro gli occhi dolci, come a Paul Newman, romanziere e detective, in Intrigo a Stoccolma?
[…]
Diego Gabutti
 
 

La Provincia Pavese, 22.9.2012
Dalla storia al thriller Massobrio racconta la provincia in giallo

Voghera. Al suo esordio letterario “in giallo”, l'autore Giulio Massobrio, di professione storico e direttore di museo, sarà oggi alle 17.30 alla libreria Ubik di Voghera (via Emilia 89) a presentare “Occhi chiusi” (Newton Compton, 2012) in un incontro moderato da Matteo Colombo, scrittore e giornalista vogherese. E' il 1961 e alla vigilia del primo centenario dell'Unità d'Italia, nella quiete apparente della provincia “dove non succede mai niente, ma succede di tutto”, l'architetto Cammei, viene trovato ucciso da un colpo di stiletto. A indagare è il Piazzi, un lungagnone bolognese malinconico con il fascino da bel tenebroso, che ha “bisogno di muoversi con calma, osservando, toccando, annusando”, con il toscano in bocca. […] Il critico Antonio D'Orrico afferma che non esagera chi paragona il suo Piazzi a Montalbano e a Maigret. Il paragone le piace? «Credo che D'Orrico sia stato eccessivamente generoso, nel senso che sia Simenon che Camilleri sono straordinari, mentre io non penso di poter reggere il paragone. Però se intendeva dire che anch'io come Simenon e Camilleri non cerco solo di raccontare una storia ma anche di dare spessore, vita e compiutezza ai personaggi e alle situazioni allora forse sì, il commissario Piazzi è, nel suo genere, “un tipo”, come Montalbano e Maigret». […]
m.piz.
 
 

Il Sole 24 Ore, 23.9.2012
Posacenere

Premessa indispensabile. Sono del parere che Cesare Battisti debba essere estradato in Italia dal Brasile e qui essere giudicato per i suoi delitti. Fatta la premessa devo dire che ho trovato stupida l’idea di un assessore alla cultura di togliere dalla biblioteca comunale i romanzi di Battisti e degli autori, francesi e italiani, che sono di parere opposto al mio. Così come trovo strana la protesta della vedova di un grande autore italiano perché la casa editrice francese che pubblica questo autore stamperà anche l’ultimo romanzo di Battisti. Non vuole che il nome del marito sia, nel catalogo, affiancato a quello di un assassino. Ma allora mi sembra che debba essere la vedova a superare l’empasse cercandosi un’altra casa editrice.
Andrea Camilleri
 
 

l’Unità, 23.9.2012
Intervista a Donato Carrisi «Quei mostri che non vediamo»
Il Suggeritore sta per tornare
«Vorrei che Camilleri convocasse tutti noi giallisti di questo genere. In America si incontrano e si confrontano periodicamente»

[…]
Lei il mondo l’ha incontrato, ha ricevuto i complimenti di Ken Follett e Michael Connelly. Jeffrey Deaver è il suo «padrino» americano. Che effetto fa?
«È un ambiente straordinario, un’iniezione di adrenalina. In Usa i grandi sono in contatto e si incontrano periodicamente. In Italia invece non si fa sistema. È un peccato. Mi piacerebbe che Camilleri, che considero un po' il padre di tutti noi, un giorno ci convocasse tutti».
[…]
Federica Fantozzi
 
 

Messaggero Veneto, 24.9.2012
Carofiglio: prediligo chi cade e si rialza

Pordenone. È una piacevole chiacchierata sulla scrittura, con qualche delicato approdo a dimensioni più intime, quella che accompagna il pubblico del Teatro Verdi all’ora di cena, mentre il festival è ormai alle battute finali. Sui divanetti bianchi siedono Gianrico Carofiglio, magistrato, senatore e soprattutto scrittore fra i più noti e i più letti del panorama italiano, e Gloria De Antoni, autrice e conduttrice televisiva, la cui abilità sta nel mettere a proprio agio protagonista e pubblico in ascolto.
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I siparietti con la De Antoni rivelano le ansie e il narcisismo comune a tutti gli scrittori, soprattutto agli esordi. «Siccome mi avevano detto che un indicatore del successo era il fatto di incontrare gente che leggeva i tuoi libri, quando in qualche sala d’attesa o sul treno la persona di fronte a me tirava fuori dalla borsa un libro blu (le belle copertine della Sellerio, ndr) avevo un tuffo al cuore. E invece ho scoperto quanta gente leggeva Camilleri!».
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Cristina Savi
 
 

La Sicilia, 25.9.2012
«Vetrine letterarie»: premi per i vincitori del concorso

Giardini. Dopo un'intensa programmazione di sette giorni, è calato il sipario su «Naxoslegge», il festival della narrazione, la lettura e il libro, alla sua seconda edizione. [...] In questo contesto è stato inserito il concorso «Vetrine letterarie», a cui hanno preso parte 21 artisti, impegnati nell'allestimento di altrettante vetrine realizzate in locali commerciali che si affacciano lungo le strade giardinesi, ispirate ai testi dei grandi autori della letteratura siciliana, quali Vitaliano Brancati, Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, Luigi Pirandello e Andrea Camilleri.
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Francesca Gullotta
 
 

26.9.2012
Una voce di notte

I principali siti di vendita online annunciano per il prossimo 18 ottobre l'uscita in libreria nella collana La memoria di Sellerio del nuovo romanzo del commissario Montalbano.
 
 

Libreriamo, 27.9.2012
Andrea Camilleri e il giallo d'autore al centro della proposta autunnale di Sellerio
Dai romanzi thriller alle raccolte, il catalogo autunnale della casa editrice palermitana è ricco di novità

Nuove pubblicazioni andranno ad arricchire le collane della Sellerio. Le novità dell’autunno riguardano in particolare la collana blu, dove spicca una nuova avventura del commissario Montalbano. Da Marco Malvaldi a Bill James, i lettori avranno l’imbarazzo della scelta.
LA COLLANA BLU – La collana blu, quella dedicata a “La memoria”, aumenta il suo patrimonio letterario. Chiaramente riconoscibile per il suo colore blu, il formato tascabile, la sovraccoperta in carta vergata, questa collana raccoglie i grandi capolavori di Andrea Camilleri, che questo autunno tornerà nelle librerie con la nuova opera “Una voce di notte”. Il commissario Montalbano sarà di nuovo impegnato a risolvere crimini e misfatti nella cittadina di Vigàta: tra un furto, un apparente suicidio e un accoltellamento, Montalbano arriverà alla scomoda verità. Un altro giallo farà capolino in questa collana: si tratta di “Come i fumi confusi”, primo romanzo di questo genere di Marco Malvaldi.
[…]
LE RACCOLTE – La “Sellerio” ha riunito le pubblicazioni di importanti autori in opere uniche. A partire dal suo autore di punta, Andrea Camilleri. In “Altri casi del commissario Montalbano” sono raccolti “La vampa d’agosto”, “Le ali della sfinge” e “La pista di sabbia”. Ossia il decimo, l’undicesimo e il dodicesimo romanzo della serie del commissario Montalbano.
 
 

Panorama, 27.9.2012
Arte e provincialismo: povera Italia fuori dal mondo
Bellocchio non è il solo che, se non vince, si lamenta. Analisi di un vezzo sospeso fra complotto e provincialismo

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Le storie minori e accessorie sono le storie raccontate un po' in tutto il mondo. Non esiste provincialismo in questo senso. Prendete Andrea Camilleri, da tutti considerato (almeno quando scoppiò il suo caso letterario) ai margini della letteratura, non un vero e proprio scrittore, non troppo "engagé" e nemmeno "radical", solo uno che incuriosiva (più i lettori che i critici) per il suo stile amalgamato fra dialetto siciliano e italiano. Alla faccia dei critici, la sua è diventata una ricetta letteraria: ha messo le radici della sua terra in una letteratura che è stata esportata in tutto il mondo. Con successo. Anzi, di più: ne ha fatto una cifra dell’italianità, riconoscibile ovunque. Alla faccia del provincialismo che gli veniva rinfacciato agli inizi. Insomma, se c’è una perdita di terreno (e c’è) delle italiche menti e spiriti d’ingegno è per via della loro autoreferenzialità, quell’attitudine che ricordava il buon vecchio Leo Longanesi: "È così egocentrico che se va a un matrimonio vorrebbe essere la sposa e a un funerale il morto".
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Marco Filoni
 
 

Il Sole 24 Ore, 30.9.2012
Posacenere

Un importante commediografo italiano del Novecento troppo presto dimenticato, Ugo Betti, scrisse attorno agli anni Cinquanta una commedia intitolata «Il Diluvio» nella quale si sosteneva che il prossimo diluvio universale non sarebbe stato provocato, come il precedente, dall’acqua caduta dal cielo bensì dal riaffiorare inarrestabile dalle fogne, dai water, dagli scarichi di tutto il liquame da secoli prodotto da noi stessi. Lentamente ma inesorabilmente quel liquame avrebbe coperto persino i grattacieli. La commedia mi è tornata in mente vedendo in tv le immagini di Napoli sommersa dai rifiuti e mi ha provocato una domanda inquietante: e se fossero queste le prove generali del diluvio prossimo venturo?
Andrea Camilleri
 
 

Rai WebRadio 6, 30.9.2012
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Continua la nostra programmazione su Pirandello con interpreti d'eccezione dal lunedì al venerdì alle ore 24.00, alle 8.00 e alle 16.00
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Giovedì 4 Il terzo e ultimo atto di “O di uno o di nessuno”, a cui fa seguito la versione ridotta di “La ragione degli altri” diretta da Andrea Camilleri con Mila Vannucci, Marzia Ubaldi e Umberto Ceriani.
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La Città di Salerno, 30.9.2012
Rai a Paestum per campagna Legambiente

Capaccio. Si versa una quota e si diventa proprietari di un pezzetto di terra situato nell’area sottoposta a vincolo archeologico. Si chiama “Paestumumanita”, ed è il progetto di azionariato ambientale e popolare, con cui “Legambiente” punta ad acquistare i terreni di proprietà privata che insistono nell’area archeologica, ancora non acquisiti al patrimonio dello Stato per mancanza di fondi per favorirne la tutela e salvaguardia. Il progetto sarà lanciato nell’ambito della campagna “Puliamo il mondo”, che oggi sarà di scena nella città dei templi con la pulizia di Porta Marina e del sentiero di collegamento con l’Oasi dunale.
La manifestazione infatti, sarà seguita dalle telecamere di “Ambiente Italia” in onda su Rai3 . Da New York a Berlino in molti hanno già sottoscritto le “buone azioni”, che hanno superato le 400 adesioni. Il progetto può avvalersi di una rete di solidarietà ben salda, cui hanno dato il proprio contributo adesioni importanti come quella di Andrea Camilleri, Daniele Silvestri, Vinicio Capossela, Gian Antonio Stella.
 
 

 


 
Last modified Saturday, October, 06, 2012