Con una nota di Salvatore Silvano Nigro
«L'indagine che Montalbano condurrà in questo romanzo è importante. Ed è molto complessa. Si tratta di
una storia di tradimenti dove tutti tradiscono tutti. E lo stesso commissario si troverà coinvolto in seconda battuta
nella vicenda, verrà tradito anche lui. Insomma, “Il campo del vasaio” è il luogo dei tradimenti. Ed il commissario
per sdipanare il mistero, si troverà fra le mani un mio libro, “La scomparsa di Patò”. Ed attraverso Patò arriverà
al Vangelo. Troverà così una chiave di lettura per la sua indagine».
(Andrea Camilleri, da un'intervista
a l'Unità, 4.3.2008)
L'incipit del romanzo in anteprima su
La Repubblica del 15.3.2008:
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Su un terreno nei dintorni di Vigàta, buono solo per ricavarne creta per i vasai, viene trovato il cadavere di
un uomo. Sfigurato, squartato, chiuso in un sacco affiorato dopo una forte pioggia. Non si sa chi sia lo
sconosciuto, ma nel frattempo una donna del paese denunzia la scomparsa del marito, un colombiano
di origini siciliane, imbarcato su navi di lungo corso che fanno la spola tra il Sud America e l'Italia.
È a
quel punto che il commissario Montalbano si ricorda del racconto del Vangelo - il tradimento di Giuda,
il pentimento, i trenta denari scagliati a terra e poi utilizzati per comprare il "campo del vasaio" per dare
sepoltura agli stranieri. Semplici coincidenze? Il corpo della vittima è stato smembrato in trenta pezzi, il
terreno in cui è stato ritrovato è buono per i vasai, il colpo di pistola alla nuca nel codice d'onore sta a
significare tradimento, senza contare che il morto era uno straniero. Ma le convergenze sembrano
costruite con troppa arte e anche se il delitto ha tutte le caratteristiche di un omicidio di mafia,
Montalbano sente odore di bruciato. I tradimenti nel romanzo non si contano: quello di Mimì, nei
confronti di Beba ma anche dell'amico e "superiore" Salvo con cui sgomita per avere un ruolo da
protagonista nelle indagini, quello di Dolores, la bellissima moglie del morto ammazzato, quello dello
stesso commissario che è costretto a barcamenarsi tra segreti e bugie per giungere alla verità.
Il campo del vasaio, detto anche del sangue, è luogo che appartiene alla topografia morale. Designa una contrada maligna, putrida e pantanosa: un anfrattuoso cimitero di argille; uno smortume di forre e borri. La località è il quadrante tartareo del tradimento. Venne acquistato con il «prezzo del sangue»: con i trenta denari di Giuda. E accolse le viscere sparse dell'apostolo traditore, lì impiccatosi. In un campo del vasaio vengono trovati i trenta «tagli» di un uomo: prima giustiziato, con un colpo alla nuca; poi macellato. Sembrerebbe un delitto di mafia eseguito con puntigliosa esattezza, secondo il rituale arcaico riservato a quanti hanno tradito. Ma il tradimento è una macchinazione che dà a intendere quel che non è. Corre su un'incerta frontiera. Tra vero e falso. E anche i luoghi e le cose tradiscono, in questo romanzo. Lo stesso Montalbano, sempre più soliloquista e monologante, su declivi di stanchezza, è posseduto da uno stupore notturno: dai lumi ciechi di un incubo traditore che lo gela, come dentro un cubo di ghiaccio, in mezzo al fracasso dei turbini. Il commissario dovrà smorfiare i segni sghembi delle premonizioni, e sventare le trame nascoste di un tradimento che lo coinvolge e lo tocca fino alle lacrime. Una signora dei trucchi, una maliarda, ha portato scompiglio nel commissariato di Vigàta. Sa come affascinare gli animi anche riluttanti. Sa come stornarli, e come condannarli a una dipendenza vergognosa. Somiglia all'Angelica dell'Orlando innamorato di Boiardo. Esotica e ingannatrice anch'essa: venuta dalla Colombia, come l'altra dal Cataio; entrambe perfide, fatte di «màrmaro e d'azzaro». Si chiama Dolores, la nuova principessa degli inganni: «Dolorosa», nella pronuncia di Catarella. Ha adescato il «paladino» più vicino a Montalbano. E lo sobilla, per «tradire» l'inchiesta. Il «paladino» subisce il sortilegio. Ma, segretamente, vorrebbe essere redento. Montalbano riuscirà a soccorrere l'amico, e a deludere le falsità con altre falsità. Procederà in punta d'ingegno: abile nello sgambetto e nel contropiede. Ingannerà la traditora. Esorcizzerà gli influssi nefasti del campo del vasaio, i suoi pronostici tradimentosi. Con una meditazione calma, ancorché sconsolata. Lui, Montalbano, è il «poviro puparo» di una dispersa e «mischina opira dei pupi»: «la faticata si faciva ogni volta cchiù grossa, ogni volta cchiù pisanti. Fino a quanno avrebbe potuto reggiri?».
Salvatore Silvano Nigro (risvolto di copertina)