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Questo mondo un po' sgualcito

Il libro del Maestro Andrea Camilleri, con Francesco De Filippo



Autori Andrea Camilleri, Francesco De Filippo
Prezzo € 12,00
Pagine p. 128
Data di pubblicazione 13 gennaio 2011
Editore Infinito
Collana Grandangolo
e-book € 6,99 (formato PDF e EPUB)


“La verità è che c’è la volontà di tenere basso il livello della cultura degli italiani, perché la cultura è pericolosa”. (Andrea Camilleri)

Quello che avete in mano è il primo libro-intervista ad Andrea Camilleri sul Camilleri Maestro, un uomo che a 85 anni ha ancora tanto da dire e da insegnare.

Camilleri è un grande Saggio, depositario di una sterminata cultura nazionale e internazionale che, per la prima volta, qui parla a cuore aperto di tutto. Perché il Maestro è la Memoria storica del Paese, ne è Padre morale.

“Che i fratelli Wright abbiano cominciato a volare a dieci metri di altezza con un aeroplano ci consente di avere il fatto che in sei ore sei negli Stati Uniti. In sé è una cosa strepitosa. Poi l’aereo piglia e butta le bombe, magari atomiche, ma non è responsabilità della scoperta del volo, è colpa della sua applicazione”. (Andrea Camilleri)

“Io sono convinto che ci sia un equivoco sostanziale da parte della politica nei confronti della televisione. Cioè, i politici pensano che portando il dibattito loro in pubblico, riescono in qualche modo a controllare la televisione. In realtà questo non avviene, perché la televisione è sì uno strumento, ma uno strumento impietoso. […] Attenzione che la televisione può anche usare la politica, non la politica usare la televisione”. (Andrea Camilleri)

“Ritengo che l’Italia sia un Paese che va ricivilizzato a partire dalle asticelle a scuola. Sono venute a mancare le regole elementari. C’è l’analfabetismo dell’apprendere e l’analfabetismo della democrazia che aumenta. È sempre così: il danno prodotto da governi corrotti prosegue oltre la durata del governo stesso; occorrono anni per riprendersi”. (Andrea Camilleri)

“I mutamenti cosmici sono lenti ma ne abbiamo già le prime avvisaglie. Forse senza nemmeno che ce ne rendiamo conto. La prima cosa è l'immigrazione.
L'immigrazione che noi consideriamo fino a questo momento, fin quando è assorbibile, come una forza lavoro non indifferente per esempio per lo sviluppo dell'Italia. E la tolleriamo. Mi chiedo: come reagiremmo se di queste persone non avessimo bisogno? Sicuramente reagiremmo ancora peggio di come stiamo facendo, è naturale. Ora - dico numeri a caso - fin quando sono diecimila persone è un conto, quando inizieranno a diventare cinquecentomila, come inevitabilmente sarà, questa politica che farà? Perché questa di oggi è una politica cieca che affama per piccole dispute nazionali, è una politica che provoca tutto quello che provoca in Africa e in altre parti del mondo, ma è un boomerang, è inevitabilmente un boomerang. Questa gente scappa, va via, e in qualche modo arriva qua. E allora sono questi i fatti che possono in qualche modo determinare un cambiamento, non per volontà di chi detiene il potere, ma costretto dagli eventi.
In un certo senso costretto da uno tsunami fatto di esseri umani”.
(Andrea Camilleri)

Con i proventi di questo libro il Maestro Camilleri, De Filippo e la casa editrice contribuiscono alla costruzione di un ospedale a Bilogo, nel Burkina Faso.
Con il patrocinio di Mehala Onlus.

Cliccare qui per leggere l'introduzione.

Cliccare qui per leggere alcuni brani del libro (pubblicati su Oggi, 12.1.2011).


Camilleri è passato dal giallo al rosso: viva il compagno Stalin e il comunismo
Il papà di Montalbano si confessa in una video-intervista: Berlsuconi è peggio di gulag e Cuba
E poi qualcuno dubita ancora che i comunisti esistano ed abbiano qualche influenza sulla cultura italiana. Prendiamo Andrea Camilleri. Non si può dire che non sia influente: è uno degli scrittori più venduti del nostro Paese, sforna romanzi a getto continuo (dove trovi il tempo rimane un mistero). Si dirà: lo accusate di comunismo solo perché firmava sull’Unità, un po’ poco. Se non siete convinti, guardatevi 'Questo mondo un po’ sgualcito', libro-intervista curato da Francesco De Filippo. Si tratta di un’operazione benefica a favore dell’Africa, che però ha più di un risvolto inquietante.
Che Camilleri odi Berlusconi, per continuando a pubblicare con Mondadori, non è certo una novità. («Uno, uno su mille crede in Berlusconi… beh, l’idiota del villaggio c’è sempre», sentenzia). Ma quel che c’è di nuovo e raccapricciante riguarda prima di tutto l’Unione Sovietica. Secondo lui, il moloch comunista aveva iniziato bene. «Se ne avesse avuto il tempo», Lenin avrebbe davvero potuto portare a termine qualcosa di molto positivo. Solo dopo la situazione è un po’ sfuggita di mano al Pcus. «Più tardi ci sono state le azioni riprovevoli, ma non mi riferisco ai gulag», spiega lo scrittore. «Voglio precisare che i gulag non furono campi di sterminio; Solgenitsin, tanto per fare un nome, con i nazisti non sarebbe sopravvissuto».
Dunque finire alle Solovkij era un piacere, dopotutto nei lager rossi non erano così cattivi. Forse Camilleri potrebbe rileggersi Arcipelago Gulag o I racconti di Kolyma, tanto per farsi un’idea di che cosa fossero realmente i campi sovietici.
In ogni caso, lo scrittore siciliano è convinto che l’Urss fosse un posto carino, nonostante qualche difettuccio. «Queste, chiamiamole così, azioni riprovevoli hanno offuscato ciò che ha rappresentato l’Urss», dice lo scrittore. «Per milioni e milioni di persone il riscatto dalla povertà, la dignità del lavoro che l’Urss prometteva, sostituiva di gran lunga l’idea generica di libertà che l’America proponeva senza incidenza sulla realtà economica europea». Senza contare poi che «si dimentica facilmente l’immane sforzo sostenuto dall’Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale. A decine di milioni morirono per contrastare Hitler».
In fondo, se l’Urss fosse sopravvissuta, adesso lì non si starebbe male. «Non c’è una persona trentenne, dai trent’anni in su, che arrivi dall’ex Unione Sovietica in Italia e che fa la modella, la cantante, la cameriera che non sia ingegnere o diplomata. Ciò significa che se il comunismo fosse continuato in Urss forse oggi l’Urss si troverebbe allo stesso livello della Cina».
Ah, già, la Cina. Camilleri ne ha anche per i compagni orientali. Vero, ammette, lì non si rispettano i diritti umani. Ma i governanti europei sono molto ipocriti. «Guardiamo in faccia alla realtà: anche i regimi cosiddetti democratici utilizzano il sistema dell’annullamento dell’avversario». Peggio, molto peggio, la «dittatura» di Silvio.
A un certo punto, l’intervistatore De Filippo ha uno scatto di orgoglio e chiede al creatore di Montalbano di commentare i fatti di Tienanmen. Se qualcuno è sceso in piazza a protestare, subendo la repressione violenta del governo, qualcosa vorrà pur dire. Niente, Camilleri non cede. Dietro Tienanmen, per lui, c’è qualcosa si losco. E in ogni caso trattasi di episodio di poco conto. «Se metti cinquantamila in piazza in Cina non sono niente». Se hanno sparato sulla folla, un motivo ci sarà: «Non credo che si spari facilmente neanche in un regime dittatoriale, è di una superficialità assoluta ritenere che lo si faccia facilmente». Geniale conclusione: «Non so che cosa c’è dietro Tienanmen quindi perché devo parlarne?».
Poco dopo arriva la perla. Nei regimi rossi non c’è liberta? «Quello è inevitabile perché tu… non sono cose che vengono fatte perché l’uomo è buono, allora di sua spontanea volontà… tu devi costringere l’uomo a fare alcune cose e quindi alcune libertà personali vengono limitate ma… la domanda che allora io rivolgerei è: dov’è che non vengono limitate le libertà personali nel mondo?». Massì, le purghe sono salutari.
Dulcis in fundo, Cuba: «C’è chiaramente una dittatura, ma non ci sono stati desaparecidos, cioè si sa chi era e chi è ancora in galera, con nome e cognome, non ci sono scomparsi perché prelevati di notte dalla polizia o dai paramilitari. Volendo, i parenti possono visitarli. Ci sono state fucilazioni ma vanno viste le condizioni che hanno portato a questo. Sappiamo soltanto quello che ci dice la stampa statunitense e non quella non condizionata». Vabbé, gli oppositori ricevono una buona dose di piombo in corpo, ma non sono proprio stinchi di santo. A Cuba, insomma, sono severi ma giusti.
Sarà l’età, sarà il gravoso impegno di scrittura, ma oltre a essere comunista, Camilleri ci sembra pure un pochettino fuori di senno.
(F. Borgonovo, Libero, 15.1.2011)



Last modified Thursday, November, 14, 2013