home page




LA BICICLETTA DI ANDREA CAMILLERI
 


Dal racconto di Andrea Camilleri rinasce la Bicicletta KALOS, prodotta negli anni '30 da Calogero Montante, fondatore delle aziende del Gruppo Montante a cui fa capo la MSA, azienda leader nel mercato nazionale ed internazionale del settore degli ammortizzatori per veicoli industriali e ferroviari, quale omaggio a questa straordinaria storia di vita che ha unito i destini di due giovani talenti.

LA NASCITA DELLA CICLI MONTANTE

Siamo negli anni Venti, anni caratterizzati da forti passioni, fermenti, incubatrici di talenti ed eventi che avrebbero segnato nel bene e nel male tutto il Novecento. È in quegli che Calogero Montante inizia il suo cammino imprenditoriale. Dotato di uno spiccato ingegno, portato alla meccanica, appassionato di biciclette, Calogero Montante a 18 anni inizia il suo viaggio costruendosi la sua prima bicicletta. Spinto dal suo genio imprenditoriale e dalla sua passione infinita per il mondo del ciclismo fonda la CICLI MONTANTE, azienda artigiana che produce biciclette, così robuste, eleganti e funzionali che in breve tempo le richieste aumentano così a dismisura che Calogero Montante è costretto ad attrezzarsi con i propri mezzi personalizzati Cicli Montante atti alla consegna delle bici in tutto il Meridione. Le biciclette diventano in pochi tempo oggetti di lusso e i più facoltosi vogliono a tutti costi dotarsi della bici Montante. Calogero Montante così produce biciclette su misura, che realizza ad hoc sulla base delle specifiche richieste dei committenti. Nello stesso periodo fonda la squadra di ciclismo Montante a livello agonistico, partecipando alle gare regionali. Calogero Montante e la sua azienda hanno preso il volo, forte della nomea di biciclette di alta qualità e di grande affidabilità vende anche l’arma dei carabinieri.. Passano gli anni e una serie di successi consacrano Calogero Montante quale imprenditore di successo nell’isola.

IL GIOCO DEL DESTINO

È nel ’43 che i destini di questi due personaggi si incrociano. Durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, Andrea Camilleri insieme alla madre da Porto Empedocle, che quotidianamente era soggetta a bombardamenti notturni, si rifugia a Serradifalco e casualità del destino, dopo l’arrivo degli americani, finiti i bombardamenti, grazie alla bici costruita da Calogero Montante riuscì a raggiungere da Serradifalco Porto Empedocle alla ricerca di notizie del padre, senza mai forare e senza dover mai effettuare una sosta per guasti meccanici.


La Montante Cicli in onore ad Andrea Camilleri che l’ha ispirato, ripropone la sua "vecchia" nuova bicicletta Montante degli anni ’30, proprio con le stesse caratteristiche di allora, secondo il disegno originale che Calogero Montante, fondatore della Montante Cicli, conservò gelosamente.
La qualità delle bici Montante è la stessa di allora ed è fabbricata secondo il know how della Montante Cicli che ne garantisce l’esclusività e l’autenticità.
Grazie all’esperienza maturata e tramandata dal nonno Calogero innamorato delle biciclette, gli eredi hanno prodotto una serie di bici da collezione a tiratura limitata dal nome Kalos che riprendono lo stile inconfondibile delle bici degli anni ’30, tutte riportanti il vecchio marchio di ottone, il primo di casa Montante, Montante Cicli, così come Calogero lo aveva pensato e realizzato.
La Montante Cicli ha voluto dedicare la riproduzione delle biciclette Kalos degli anni ’30, non in vendita, proprio al grande Andrea Camilleri, al quale hanno fatto dono della bici Kalos MU001, e che hanno soprannominato la “bici di Camilleri”, proprio in suo onore.

 

LA FAVOLA DELLA BICI DI CAMILLERI
La Bici Kalos in dono ad Andrea Camilleri, ispiratore del progetto a cui è dedicata la collezione limitata

Da quella volta che pedalava a fatica “senza mai un problema meccanico” da Serradifalco a Porto Empedocle, lungo una strada dissestata dalle bombe e dai carri armati, ad oggi sono passati più di 50 anni. Ma il ricordo di Andrea Camilleri è ancora vivo, perché grazie a quella bicicletta imprestatagli dai suoi amici di allora che ne erano anche i costruttori, riuscì a ritrovare il padre che si era salvato dai bombardamenti. Durante lo sbarco degli americani sulla costa Sud dell’isola, Camilleri con la sua famiglia si andò a rifugiare a Serradifalco, per sfuggire ai bombardamenti di Porto Empedocle. Finiti quei terribili giorni era necessario andare a scoprire che fine avesse fatto il padre, di cui non si avevano più notizie. Oggi sono poche centinaia di chilometri, ma in quegli anni era come attraversare un continente. Ed è quella bicicletta che glielo consentì.

Andrea Camilleri e Antonello Montante a Serradifalco

Camilleri ricordando quei momenti scrive:

“Non c’era più l’asfalto, se l’erano portati via i cingoli dei carri armati e il suolo era letteralmente coperto da frammenti metallici. Pensai che avrei forato almeno un centinaio di volte prima di arrivare. Non forai mai, la bicicletta non subì nessun guasto meccanico. Un miracolo che si ripetè quattro giorni dopo quando rifeci la stessa strada per andare a dire a mia madre che papà era vivo. Ma che splendida bicicletta! Era robustissima e leggera, elegante, funzionale. Quelle biciclette erano state fabbricate proprio a Serradifalco dalla ditta fondata da Calogero Montante e che alle loro spalle c’era una storia di successi. Sia gloria dunque alle biciclette Montante!
Oggi il Gruppo Montante si dedica a una vasta attività nel settore degli ammortizzatori e dalla Sicilia si è portato a gareggiare nelle aree internazionali... e allora mi sorge spontanea una esortazione agli industriali siciliani che si facciano avanti a dire quello che hanno fatto e continuano a fare, sì da poter mostrare al mondo la faccia autentica di una Sicilia pulita, onesta, produttiva, che possa controbilanciare l’altra faccia oscura che i media, con nessuna conoscenza della realtà, godono a rappresentare.”

Nasce da questo racconto l’idea di riprodurre lo stesso identico modello, proprio con le stesse caratteristiche di allora, secondo il disegno originale che Calogero Montante, fondatore della Cicli Montante, conservò gelosamente. Ha lo stesso marchio di ottone di allora, ma è molto più curata, impreziosita da particolari e da tecnologie che ne fanno un autentico gioiello, una vera e propria bici d’elite. E’ talmente bella che Andrea Camilleri, al quale il Presidente Antonello Montante ha regalato la bici da collezione a tiratura limitata modello Kalos MU001, ha deciso di tenerla nel suo salotto di casa.

Antonello Montante e Andrea Camilleri

Ad Andrea Camilleri l’idea di essere il testimonial di una attività imprenditoriale che oggi ricomincia a creare, anche se intanto solo pochi esemplari da collezione non in vendita, quel modello di bici che Calogero Montante costruiva e utilizzava per le gare, è proprio piaciuta. La bici Montante è stata subito ribattezzata la bici di Camilleri. La sua è stata la prima della collezione limitata di biciclette non in vendita che l’imprenditore nisseno Antonello Montante, oggi a capo delle aziende del gruppo Montante, tra cui la MSA azienda leader nel settore degli ammortizzatori per veicoli industriali e ferroviari, e Presidente aggiunto della Confindustria siciliana, ha deciso di riprodurre in omaggio al nonno che nel paesino di Serradifalco, nel cuore di una Sicilia ricca di miniere di zolfo e di sale e di tanto grano, era riuscito a costruire quelle due ruote diventate poi famose nel mondo del ciclismo e anche utilizzate in quasi tutte le caserme dei carabinieri della zona. Altri esemplari sono stati donati al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Presidente del Senato Franco Marini, a Enzo Bianco (Presidente Commissione Affari Costituzionali del Senato), al Capo della Polizia Antonio Manganelli, al Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Gianfranco Siazzu, a Rosario Fiorello, a Luca Cordero di Montezemolo (Presidente nazionale di Confindustria), a Emma Marcegaglia (Vice Presidente di Confindustria).

 

Andrea Camilleri, Lorella Cuccarini e Antonello Montante

ANDREA CAMILLERI REGALA LA ”SUA” BICI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO

È stato Andrea Camilleri stesso, accompagnato da Chiara Montante, a fare omaggio al presidente Napolitano di uno degli esemplari da collezione a tiratura limitata della bici Montante modello Kalos nel corso della festa di primavera tenutasi il 20 aprile 2007 a Castelporziano, alla presenza di 2000 bambini e accompagnati dalle note dell’Orchestra dell’Istituto Regina Margherita di Palermo.
La manifestazione è stata patrocinata da TRENTA ORE PER LA VITA di cui è Presidentessa Lorella Cuccarini, che l'ha presentata.

Riportiamo alcuni passaggi del momento della consegna.

Cuccarini: Buonasera, benvenuto, intanto possiamo far vedere questo regalo che è una bellissima bicicletta Montante modello Kalos… pensate questa è una bicicletta che in realtà non dovrebbe più esistere perché è una bicicletta che è stata costruita circa 70 anni fa. Adesso ne sono stati ricostruiti pochissimi modelli su stampo di 70 anni fa. Perché è stata ricostruita questa bicicletta? Raccontiamo questa sua testimonianza molto bella, tra l’altro ci stiamo avvicinando al 25 aprile...

Camilleri: Lo ricordo volentieri subito, per dissipare un equivoco, perché vedendomi accanto a una bicicletta penserete che sono un ex campione di ciclismo… nulla di tutto questo. Io con questa bicicletta nel ’43, 3 giorni dopo che gli americani erano sbarcati in Sicilia, gli alleati quella notte tra il 9 e il 10 luglio del ’43, arrivarono le avanguardie comandate dal Generale Patton che vidi in azione di presenza; arrivarono a Serradifalco un paese al centro della Sicilia, dove io ero con metà della mia famiglia, in quanto mio padre era rimasto a Porto Empedocle essendo alla capitaneria di porto non poteva muoversi. Bene! Siccome non avevo notizie di mio padre da 20 giorni presi una bicicletta in casa di questa zia che ci ospitava, bene era una bicicletta Montante come questa identica e con un mio cugino, che si era portato lui una bicicletta sua imboccammo questa strada contromano, letteralmente contromano perché in realtà era una teoria infinita di mezzi alleati camion, jeep che avanzavano su quella strada dove prima si erano ritirate le truppe italiane e tedesche e dove ora avanzavano loro, quindi il fondo stradale non era più niente, era solo frammenti di metallo quindi già 2 Km fuori mio cugino con quella bicicletta forò io invece non forai, alla terza foratura di mio cugino lo lasciai e proseguii con questa bicicletta che per 50 Km non mi tradì mai, tutto qua e non mi tradì mai negli altri 50 Km di ritorno.

Cuccarini: Insomma lei è arrivato a Porto Empedocle e ha trovato suo papà.

Camilleri: Arrivato a Porto Empedocle sì, trovai mio papà e poi sono tornato indietro; ecco però volevo dire siccome è stata una corsa disperata, oggi più maturo, avevo 17 anni all’epoca, mi sono chiesto perché avessi fatto questo corsa…certo per mio padre, però mi spogliavo mentre correvo... certo faceva caldo, arrivai ad Agrigento e si vede Porto Empedocle che non si vedeva più il mare, c’erano le navi, tutte navi che un contadino accanto a me disse “si po’ ghiri in Tunisia a pedi”, era vero camminando di nave in nave ci arrivavi, e poi mi sono chiesto che cosa era oltre, beh molto semplice era un giovane di 17 anni che voleva conoscere, venendo dal fascismo, che cosa era la democrazia, che cosa era la libertà, tutto estremamente semplice, era quest’ansia pura che c’era dentro di me.

Cuccarini: Questa bicicletta ha chiesto Lei di farla rifare?

Camilleri: È stato il nipote del costruttore, perché tra l’altro questa bicicletta era stata fatta proprio a Serradifalco, quindi io sono doppiamente orgoglioso di questa bicicletta e oltretutto queste biciclette servivano anche all’Arma dei Carabinieri perché erano affidabilissime. Posso far venire il nipote Montante che si occupa di ben altro.

Cuccarini: Tra l’altro a capo di una azienda importante...

Camilleri: E allora a oltre 60 anni di distanza ne ha fatto delle copie, non è pubblicità, non sono in vendita, queste sono da collezione.

Cuccarini: La prima tiratura è di 5 pezzi, le altre chi c’è l’ha?

Montante: La prima il Prof. Camilleri, la n°2 Fiorello, la n°3 il Presidente Napolitano, la quarta Montezemolo e la quinta è nel museo di famiglia.

Camilleri: Volevo dire un'ultima cosa. Oggi è il 20 aprile, fra 5 giorni è il 25 aprile cioè a dire il giorno della Liberazione; da noi in Sicilia arrivò prima, arrivò quasi 2 anni prima. È stato bellissimo sapere, sentire giù dalla Sicilia come via via i miei fratelli, i nostri fratelli del continente come si dice, si guadagnavano loro la libertà, che a noi invece ci era stata portata, a cominciare da Napoli in su. Bene credo che quel 25 aprile tutti abbiano fatto una corsa come l’ho fatta io nelle piazze d’Italia, magari a piedi, in bicicletta o in auto, ma credo che lo slancio e l’entusiasmo era lo stesso. Un'ultima cosa e me ne vado. Ho 81 anni passati mi avvio a 82 anni, sapete certe mattine mi sveglio e ricordando questo episodio mi sento felice, e sentirsi felice alla mia età è un po’ difficile e sapete perché? Dico "Oh che bello abbiamo l’Europa non ci sarà più un incidente di confine tra l’Italia e la Germania, tra la Francia e la Germania, siamo in pace, posso assicurare ai miei figli e ai miei nipoti, sig. Presidente, che ce l’abbiamo fatta a fare l’Europa e a vivere in pace". Grazie per avermi ospitato.

Andrea Camilleri, Giorgio Napolitano e Lorella Cuccarini

Cuccarini: Grazie ad Andrea Camilleri per questa splendida bici che adesso consegniamo al Presidente. Presidente non ha scuse perché con questa tenuta un giro in bicicletta si può fare senza problemi.

Napolitano: Innanzitutto qui di fronte c’è un museo in cui ci sono le carrozze, una volta si veniva a Castelporziano in carrozza, adesso ci metteremo la bicicletta che è bellissima, sarà più bella delle carrozze. Io ringrazio molto Andrea Camilleri per le belle parole che ha detto, potrei quasi arruolarlo per il discorso del 25 aprile. Grazie.

 

LA LEGGENDARIA BICI MONTANTE
LA BICI DELLA LIBERTÀ E DELLA LEGALITÀ
Roma, Palazzo Giustiniani, 3 ottobre 2007

È proprio dentro Palazzo Giustiniani, in occasione della cerimonia della consegna di 4 esemplari delle bici da collezione Montante al Comandante Generale Siazzu, al Capo della Polizia Pref. Manganelli, al Presidente del Senato Marini e al sen. Enzo Bianco Presidente Commissione Affari Costituzionali, che lo straordinario Andrea Camilleri, ci racconta un’altra storia legata al ricordo di quando nel '43, rifugiatosi a Serradifalco per sfuggire ai bombardamenti a cui era soggetta Porto Empedocle, la sua città e dove suo padre è stato costretto a rimanere, arrivati gli americani e cessata la guerra, ritornò finalmente ad essere libero. Le parole di Camilleri rievocano una corsa forsennata, in sella alla bicicletta Montante, per riuscire ad avere notizie del padre! “Quella bicicletta non mi tradì mai! – e il suo ricordo commosso - non forai mai, non si ruppe un raggio, Non si ruppe mai niente! Era una meravigliosa bicicletta Montante, identica a questa. E nemmeno al viaggio di ritorno mi tradì mai!” Ed è lì, in quella corsa verso la libertà, così come l’ha definita il grande Camilleri, che si intrecciano le storie di due uomini e cosa li unisce: la bicicletta di cui ultimamente si sente spesso parlare è quella che Calogero Montante, fondatore delle aziende del Gruppo Montante, costruiva a Serradifalco e che forniva, orgogliosamente, all’allora Reale Arma dei Carabinieri e alla PS, già dagli anni ’30.
Insieme al grande patron Camilleri si può parlare di un vero è proprio amarcord della bici, una riscoperta di passioni e di esperienze, a cui anche il Comandante Generale Siazzu si è abbandonato ricordando “di quando anche lui da bambino andava in bicicletta dai nonni toscani, con un modello come questo, con i freni a bacchetta e senza cambio”, e continua ringraziando Montante “per questa splendida riedizione perché oramai andiamo verso il futuro e ci dimentichiamo delle cose belle che avevamo”. A Siazzu non sfugge il dettaglio del racconto di Camilleri che “gli ufficiali andavano con le bici migliori” ma precisa che “le pedalate dovevano farle lo stesso”, chiude con “metteremo questa bicicletta al Comando Generale”, un ritorno al passato come quando il nonno le fornì alla Reale Arma. Il tuffo nel passato coinvolge anche il Presidente del Senato Marini “andavo in bicicletta da bambino, il ciclismo è ancora il mio sport preferito”. Marini ricostruisce il momento storico in cui “nel ’48 non c’erano ancora le auto e nemmeno le moto e l’unico mezzo per andare a scuola era la bicicletta; questa splendida bicicletta farà girare anche adesso i ragazzi”. La leggendaria e mitica bicicletta Montante è antesignana dei valori della società civile: libertà e legalità. I valori fondamentali a cui si ispira il Capo della Polizia che ringrazia “per aver ricevuto questa bicicletta” ed ancora “questo dono, quale simbolo della nazione e del sacrificio di quegli uomini e di quelle donne, quei poliziotti, che lavorano ogni giorno per migliorare la pubblica sicurezza e quindi per migliorare la qualità della vostra vita. Questa bicicletta che esisteva 80 anni fa e che veniva comprata dalla polizia. Oggi stiamo cercando di fare lo stesso, una sorta di ritorno all’antica, in bicicletta, un modo per avvicinare la polizia alla gente”.
La bicicletta Montante, ripresa da Camilleri, entra così nella storia e nella letteratura. Quella stessa identica bicicletta prodotta oggi come 80 anni fa, che ritorna a correre grazie ai ricordi di quegli anni che hanno segnato una pagina importante della storia del nostro paese, quei ricordi che ci fanno emozionare guardando il tricolore, rendendolo sovrano, e che ci fanno elogiare coloro che ogni giorno con il loro lavoro sono impegnati su tutti i fronti al rispetto della libertà e della democrazia, garantendoci uno stato di diritto.

Camilleri, Marini, Montante, Siazzu, Manganelli

Riportiamo l'intervento introduttivo di Andrea Camilleri

Racconto la storia che mi ha coinvolto in questa bicicletta pur non essendo ciclista. Altri lo sono ho saputo, il Generale dei carabinieri va in bicicletta, Prodi va in bicicletta, ma questa è storia, mia moglie va in bicicletta, io non ci vado più, vado in cyclette ma quella è un’altra cosa.
Volevo dire nel 1943, io sono nato nel 1925, lo sbarco delle Forze Alleate in Sicilia, nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 43, mi sorprese con la mia famiglia, salvo mio padre che era alla capitaneria di porto do Porto Empedocle, a Serradifalco, al centro della Sicilia dove eravamo sfollati per sfuggire ai bombardamenti. A Serradifalco dove c’erano parenti che ci ospitavano. Quando gli americani, una decina di giorni dopo, arrivarono a Serradifalco era da un mese che non avevo notizie di mio padre, quindi chiesi alla zia che ci ospitava se aveva una bicicletta, l’unico mezzo allora possibile. Mia zia disse “sì ce l’ho una bicicletta”. Era una bicicletta Montante, perché la Montante fabbricava biciclette proprio a Serradifalco. Le forniva ai Carabinieri, alla Pubblica Sicurezza, ai civili ed erano di due tipi: una bicicletta con le gomme piene per i signori Ufficiali, per evitare che insomma, vedere un Ufficiale Carabiniere che riparava una gomma forata non era il caso. E a me toccò una di queste biciclette con le gomme piene.
Perché appena iniziata la strada per Porto Empedocle, 50 o più km di allora, vidi che il fondo stradale era metallico, la massa enorme di mezzi alleati che risaliva aveva trasformato il fondo stradale in una serie di cose metalliche. Dissi non arriverò mai. Non sapevo che le gomme erano piene allora! Non forai mai! Non si ruppe un raggio, non si ruppe mai nulla. Una meravigliosa bicicletta Montante! Io correvo in canottiera e calzoncini, e così arrivai.
Ed avevo un’ansia, queste milizie andavano contro, contro mano, non sapevo più se correvo alla disperata per avere notizie di mio padre o se correvo verso un mondo nuovo. Me ne resi conto dopo che c’era anche questa voglia di libertà! Arrivai ad Agrigento che non c’era più il mare e al suo posto una distesa di navi da guerra che uno accanto a me mi disse: “si po' ghiri in Tunisia a pedi”, ed era vero di nave in nave ci arrivavi.
Io ho raccontato questa storia di questa bicicletta, che anche per il viaggio di ritorno non mi tradì mai, e il nipote di chi costruì questa bicicletta, ha rifatto il prototipo di allora. Ora si occupa di ben altro, di cose più pesanti della sua industria.
Ed è, come posso dire, un simbolo di corsa verso la libertà. Chiamiamolo così.

 

La storia di Calogero Montante è raccontata nel libro di Gaetano Savatteri La volata di Calò, edito da Sellerio, che contiene anche lo scritto di Andrea Camilleri Una corsa verso la libertà.


 
Last modifiedSaturday, July, 16, 2011