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RASSEGNA STAMPA

GIUGNO 2007

 
Panorama First, 6.2007
Anteprima
La morte di un cavallo e quella di uno scudiere: Montalbano stavolta indaga nel mondo dlle corse clandestine. Tra baroni e contesse a cui piace scommettere, il commissario pare a disagio. E il giallo sembra inestricabile. Le prime pagine della nuova avventura del poliziotto più amato dai lettori italiani, in esclusiva per First.
La pista di sabbia

[...]
La barbara ammazzatina di quella povira vestia gli aviva fatto nasciri 'na raggia surda e violenta. Tornò vicino al cavaddro.
[...]
Tornò narrè, trasì 'n casa e chiamò il commissariato. "Pronti? Questo è il...". "Catarella, Montalbano sono". "Ah dottori! Vossia è? Che fu, dottori".
[...]
"Pirchì l'hanno fatto?". Fazio fici la facci dubitativa. "Dottore, può essere uno sfregio al proprietario".
[...]
"Se lo sono arrubbato mentre ci pigliavamo il cafè", fici il commissario. "L'hanno carricato supra un carretto a mano".
[...]
Andrea Camilleri
 
 

Il Carabiniere, 6.2007
Nella coppola di Camilleri...
...le centinaia di lettere di consenso che riceve ogni giorno dai suoi fan: la più grande delle gratificazioni per uno straordinario scrittore che preferisce definirsi un "contastorie"

«Io non sono uno scrittore. Né di cult, né di nicchia. Io sono un contastorie, che con i suoi racconti vuole raggiungere più persone possibile. Una volta, i contastorie andavano nelle piazze, narravano un episodio di cronaca, che veniva rappresentato su un lenzuolo. L'uomo, man mano che avanzava nel racconto, ne indicava con una lunga canna i momenti salienti e, alla fine, si toglieva la coppola e passava tra il pubblico: più si riempiva di spiccioli, più il racconto era stato gradito...».
E dunque, se il paragone funziona, una coppola non basta per Andrea Camilleri! La misura del successo dei suoi libri gli viene infatti dalle centinaia di lettere che riceve ogni giorno. E alle quali lui puntualmente risponde.
«È un atto dovuto» ci dice. «Ho messo su una segreteria di persone addette appositamente alle lettere: lettere di tutti i tipi. Io racconto storie e loro mi raccontano la loro, chiedono consigli. Poi ci sono quelle, non molte per fortuna, che mi fanno stare male una settimana. Non dimenticherò una giovane donna, in fin di vita, che mi ringraziava perché, attraverso i miei libri, era almeno riuscita a sorridere... O quella di una signora che aveva trovato uno spiraglio per uscire da una depressione leggendo "Il birraio di Preston"».
Cose che fanno star male, ma anche bene. Donare un momento di serenità ad una persona senza futuro è importantissimo. E tutte queste lettere?
«Mi fa piacere conservarle. Abbiamo riempito scaffali interi».
E con gli impegni, come siamo messi?
«Oggi pomeriggio ho un incontro con i ragazzi di un liceo di Barletta, vengono apposta. Una volta mi muovevo più spesso, giravo tutta Italia, adesso mi limito a Roma. Ma alle scuole non dico mai di no. Un incontro bellissimo l'ho avuto con dei bambini molto piccoli. Tra questi c'era un mio nipotino, che la sera prima era preoccupato perché non sapeva se sarei stato in grado di rispondere alle domande che mi avrebbero fatto i suoi amichetti».
In effetti le domande dei bambini sono le più difficili...
«È vero. I piccoli hanno un'inedita prospettiva delle cose. Le loro menti e le loro aspettative aprono su scenari non scontati».
Come invece sarà necessariamente la mia prossima domanda. La genesi di quel fortunatissimo Calendario dell'Arma 2005...
«Anche questa è una bella storia. Io scrissi, con vero piacere, il Calendario 2005, su sollecitazione del colonnello Musso, siciliano come me. Ma forse in pochi sanno che c'era stato un precedente. Qualche anno prima fui invitato ad un faccia a faccia con il mio amico e collega Manuel Vásquez Montalbán. Al termine della serata, che si svolse a Bologna, venni scortato fuori da cinque carabinieri. Al momento di lasciarmi, un graduato salutandomi mi chiese: "Dottore, ma quando si decide a scrivere qualcosa su di noi?". "Alla prima occasione, lo faccio", risposi. E dunque il Calendario è dedicato all'anonimo graduato di Bologna».
Il Calendario, per chi non lo sapesse, ha come protagonista il maresciallo Antonio Brancato, operativo nell'immaginario paese di Belcolle. Il racconto, che si dipana in dodici capitoli, narra un episodio di vita vissuta, dove il maresciallo, autorevole ma comprensivo, severo ma disponibile, mostra uno spaccato reale di quello che è il ruolo dell'Arma dei Carabinieri nel Paese. Si è ispirato a qualcuno in particolare per la figura di Brancato?
«In realtà quel sottufficiale è la summa di tutti i rappresentanti dell'Arma che si trovano in terra siciliana. In questa regione la situazione era, ed è, abbastanza particolare. Tradizionalmente i siciliani si fidano molto dei carabinieri che, grazie anche al loro inquadramento militare, vengono considerati al di sopra delle parti. A loro ci si affida, ci si rivolge per qualsiasi problema e, in particolare, come ad un buon padre di famiglia, vi si ricorre ancor prima di arrivare ad una denuncia. E il carabiniere ben volentieri si presta a questo ruolo di "giudice di pace". Lui, avendo una straordinaria conoscenza del territorio e delle dinamiche interne, ha in pugno il paese, è il depositario delle segrete cose».
Il racconto, infatti, termina con una bugia pietosa, che non toglie nulla alla giustizia ma evita altra sofferenza. Il Calendario è stato molto apprezzato anche per le sue tavole...
«Bellissime. Come quelle che hanno accompagnato un'edizione tedesca, che ha avuto un grande successo, del breve racconto pubblicato da Mondadori e rieditato in Germania da una delle più note Case editrici».
Sappiamo che i proventi del suo lavoro andarono all'Onaomac.
«Certo. Io non volli nulla. Così come i diritti del mio prossimo libro sui "pizzini" di Provenzano andranno ai figli dei poliziotti uccisi dalla mafia. Poiché non esiste per loro un corrispettivo della vostra Onaomac, ho contattato un'associazione di dirigenti della Pubblica Sicurezza e ho stabilito, presso un notaio, che i proventi del libro vadano a queste vittime. Non voglio guadagnare sulla mafia!».
In attesa che scriva qualche altra cosa su di noi, ricordiamo ai lettori che proprio il suo libro d'esordio, "Il corso delle cose", aveva un maresciallo dei Carabinieri come protagonista.
«Esatto, il maresciallo Corbo. Anche dietro di lui c'è una storia buffa. Avevo deciso di dare al protagonista il cognome del maresciallo del mio paese, ma non riuscivo a ricordarmelo in nessun modo. Mi venne invece in mente il cognome di un mio compagno di classe che aveva il papà poliziotto. Lui si chiamava Corso. Io, per differenziarlo, ci misi una b e diventò Corbo».
Ringraziando Andrea Camilleri per la sua squisita disponibilità, chiudiamo qui l'intervista, che è solo una piccola parte della godibile conversazione che abbiamo intrattenuto con lo scrittore. Ma i lettori non si rammarichino: non li lasceremo a digiuno dei tanti sfiziosi episodi narrati dal Maestro. Torneremo al più presto sull'argomento, magari con un appuntamento regolare. Parola di Carabinieri!
Claudia Colombrera
 
 

Corriere della sera, 2.6.2007
Le idee del sabato
Camilleri, il suicidio e la macabra ironia

Si sa che Andrea Camilleri è un uomo spiritoso, almeno quanto la sua creatura, il commissario Montalbano. Il popolare scrittore, che oltre al siciliano sa anche qualche parola di giapponese, non perde il gusto della battuta nemmeno quando deve commentare fatti d'attualità, magari tragedie, come il suicidio del ministro dell'Agricoltura giapponese, Toshikatsu Matsuoka, che si è tolto la vita perché coinvolto in uno scandalo finanziario. Il ministro suicida, ci ha spiegato Camilleri giovedì sulla pagina dei commenti della Stampa, «ha obbedito a quell'antico codice di condotta giapponese, che si chiama Bushido, e che obbliga, tra l'altro, prima di tutto all'onestà assoluta nell'esercizio delle proprie funzioni». Fin qui la cronaca. Le parole stonate arrivano quando comincia il commento, anzi l'ironia: «La faccenda come cittadino italiano mi preoccupa enormemente. Perché temo il contagio, allo stesso modo dell'influenza aviaria. Le mie parole vogliono scongiurare la possibilità che nel nostro Paese si diffonda una simile barbara usanza che porterebbe in breve l'Italia a un rovinoso spopolamento di industriali, di imprenditori, di manager pubblici». Dopo aver citato manager fallimentari passati dalle Ferrovie all'Alitalia, «un banchiere inquisito per bancarotta» premiato «con fusioni e accorpamenti», i casi Cirio e la Parmalat, Camilleri conclude: «Viviamo in un Paese cattolico. (...) Il suicidio come si sa è un peccato mortale. Tenetelo presente, industriali e manager italiani: non lasciatevi contagiare». Il giallista non si è accorto di essere passato dall' ironico al macabro. E di aver dimenticato la stagione di Mani pulite che ha portato novità politiche e diversi suicidi. Ricorda, Camilleri, i nomi di Sergio Moroni, Gabriele Cagliari, Raul Gardini?
Dino Messina
 
 

ttl, 2.6.2007
Sellerio europeo

L’editrice di Donna Elvira ha vinto all’unanimità la nona edizione, presidente Vigini, del «Premio Alassio 100 libri - Un editore per l’Europa». Nella motivazione si rileva come la Sellerio «sia arrivata alle grandi cifre di bestseller di Camilleri senza rinunciare alla letteratura classica o contemporanea dei "piccoli numeri" nella fedeltà alla propria identità originaria». Ma quanta fatica, anche con Camilleri, all’inizio...
Mirella Appiotti
 
 

La Sicilia, 3.6.2007
Manfrè: «Sul dramma pirandelliano l'ironia di Camilleri»

Catania.  Ha il sapore arcaico di zolle rivoltate, di muri di pietra abbacinati dal sole, di umori sulfurei che impregnano la dura vita dei contadini. "Il vitalizio" - novella che Luigi Pirandello scrisse nel 1901 e che l'anno successivo inserì nella raccolta "Beffe della vita e della morte" - è una parabola agreste sulla superiorità della Terra contro la stolta dabbenaggine degli uomini, è il gioco beffardo del destino che scombina l'astuta supponenza dell'essere umano. Niente di più appetibile per la penna ironica e sorniona di Andrea Camilleri che si è divertito ancora una volta ad attingere allo sconfinato immaginario letterario del suo conterraneo, congedando un brillante adattamento scenico della novella, che ora sarà possibile vedere nell'allestimento coprodotto dallo Stabile etneo e dal Teatro Vittorio Emanuele di Messina - al debutto martedì prossimo al Verga - per la regia di Walter Manfrè, protagonista l'attore Riccardo Garrone.
"Molti anni fa vidi questo racconto rappresentato proprio ad Agrigento dalla compagnia di Pippo Montalbano", spiega Walter Manfrè, che, dopo il successo dell'allestimento di "Conversazione in Sicilia" di Vittoriani, torna a confrontarsi con il tema di una Sicilia mitica e arcaica, "In questa storia sull'imprevedibilità della vita mi piace soprattutto il senso dell'ironia portato alle estreme conseguenze, con il ribaltamento dei piani, anche quelli ben congegnati, dell'uomo".
In una Sicilia rurale che assiste alla crisi dei piccoli proprietari e all'ascesa sociale di scaltri commercianti, si colloca la vicenda del ricco mercante di stoffe Michelangelo Scinè, che, sollecitato dall'avida moglie, intende investire nell'acquisto di terreni. Furbescamente fa una ricognizione dei proprietari più deboli, perché molto vecchi e prossimi alla morte, e li convince a cedere le loro terre in cambio di un vitalizio versato mensilmente. Un meccanismo perfetto che mostra di funzionare quando presto alcuni di questi proprietari muoiono, ma che per un'ironia della sorte si ritorce contro lo stesso Scinè e si inceppa davanti al caso del vecchio possidente Maràbito che, divenuto ultracentenario, vede morire lui il suo strozzino e quel nugolo di "piccoli uomini feroci" che biecamente si affaccendavano intorno alla sua terra.
"La scrittura di Camilleri", aggiunge il regista, "pone un ulteriore filtro di ironia rispetto al racconto di Pirandello, in qualche momento appesantito dal fatalismo delle riflessioni sulla morte. L'adattamento di Camilleri rende tutto più divertente ed è come se la vicenda venisse guardata da fuori con distacco ironico e divertita bonarietà. La regia, senza voler stravolgere il testo, punterà sul risvolto grottesco di questa vicenda, che mi fa pensare alle atmosfere surreali di alcuni racconti di Gogol".
Conclusa con questa tappa catanese la tournée del "Vitalizio", Manfrè tornerà al suo principale percorso di regista, volto ad una sperimentazione attenta al rapporto tra l'evento scenico e le reazioni del pubblico, e ai suoi spettacoli "a porte chiuse" provocatori e inquietanti. Si ricomincia dalla "Confessione" che il regista porterà in Grecia nell'ambito di un Festival di teatro contemporaneo, per poi passare a "Il viaggio" riproposto per conto del Comune di Chieti su un vero treno in marcia, per proseguire con un'inedita rilettura di "Vestire gli ignudi" di Pirandello che debutterà a luglio al Festival di Borgio Verezzi.
"In "Vestire gli ignudi" cerco di raccontare non la storia di Ersilia Drei, ma il rapporto tra l'autore e i suoi personaggi, momento peraltro topico della riflessione pirandelliana. Interpretata da Vanessa Gravina, Ersilia si pone in rapporto dialettico con il suo autore fino a sfuggirgli completamente, rendendo impossibile il racconto del suo personaggio".
Giovanna Caggegi
 
 

La Sicilia, 3.6.2007
Le testimonianze
Andrea Camilleri: «Quando visitai le celle»
Lo scrittore empedoclino ricorda il suo rapporto con la Torre quando bambino era affascinato da quella struttura in riva al mare

La notizia del finanziamento dei lavori di restauro della Torre Carlo V° è stata accolta con particolare soddisfazione, non solo dall'amministrazione comunale di Porto Empedocle, ma da molti personaggi del mondo della cultura locale, primo fra tutti lo scrittore Alfonso Gaglio che, per lungo tempo, fu il presidente del centro culturale «Torre Carlo V°».
«La Torre - spiega l'anziano scrittore empedoclino - deve tornare a essere il vero centro intellettuale della città, così come avveniva un tempo, quando nei suoi saloni ferveva l'attiva culturale con mostre, incontri letterari e cineforum».
Particolare soddisfazione è stata espressa anche dallo scrittore Andrea Camilleri che è sempre stato molto legato a questo monumento e alla sua storia, tanto da aver raccontato ne «La strage dimenticata», la vicenda della sommossa anti borbonica e il relativo episodio dell'uccisione dei 114 carcerati che vi erano detenuti.
«Confesso che quella Torre ha sempre esercitato su di me un fascino particolare - racconta lo scrittore - Qualche volta, nel dopoguerra, con gli amici, abbiamo perfino organizzato delle vere e proprie feste. Organizzavamo, con Fofò Gaglio, nelle sale all'ultimo piano, delle serate da ballo portandoci da casa il grammofono a manovella. La Torre mi ricorda pure la prima volta che, da ragazzo, andai dal barbiere di mio padre. Non era per farmi fare la barba, che non avevo ancora, ma per tagliare i capelli. Il barbiere di Porto Empedocle già allora era un uomo molto anziano che si diceva fosse figlio di uno di quei condannati, reclusi nella Torre ai tempi della strage borbonica. Uno però di quelli scampati. Perché durante il giorno, diversi di quei condannati, lavoravano all'esterno, in paese. A sera però i condannati venivano riportati dentro la Torre, i più fortunati incatenati nelle poche celle poste in alto, i più sfortunati dentro la grande fossa che trasudava acqua di mare.
Questo tale, ad esempio, sapeva fare il barbiere e, nel momento della rivolta, per fortuna si trovò all'esterno del carcere e si salvò. Poi l'attività venne rilevata dal figlio. Oggi posso dire che, da ragazzo, mi sono fatto tagliare i capelli proprio dal figlio di uno dei protagonisti del mio libro «La strage dimenticata»! Altro particolare che mi ricordo molto bene era che un tempo le bitte del nostro porto, erano costituite dai cannoni capovolti che erano stati utilizzati nella Torre Carlo V°. Posso raccontare anche di essere entrato, da ragazzo, in qualcuna di quelle celle dove avvenne la strage. Un cunicolo lungo tre metri e alto poco più di un metro e venti nel primo tratto, quello più vicino alla porta, così che per entrarci si doveva quasi strisciare. Le pareti, senza intonaco, sono scavate all'interno del muro perimetrale. Mi colpì il grosso anello da catena e una finestrella posta quasi a livello del pavimento, munita di una doppia inferriata. Dopo pochi secondi che c'ero entrato, ricordo, mi mancò l'aria al pensiero che un carcerato comune, lì dentro, doveva rimanerci giorno e notte. Per terra, mangiati dai topi, c'erano i resti di un pagliericcio, di una scarpa, di una specie di casacca. Miracolosamente intatti, trovai anche alcuni quaderni con le tipiche copertine d'inizio secolo. Nel primo che pigliai a caso, c'erano scritte parole come «mamma», «papà», «figlio», «Rosina»; in un altro invece c'erano aste, vocali e consonanti tracciate con mano insicura. Nel terzo che aprii, un carcerato aveva cominciato a scrivere. Sulla prima pagina, a stampatello, campeggiava la frase: «La vita è bella»».
«Senza che fosse ulteriormente diminuita la luce dentro la cella - conclude Andrea Camilleri - non ce la feci a leggere oltre!».
Lorenzo Rosso
 
 

La Stampa, 4.6.2007
Il libro. Nuovo giallo
Montalbano e la pista del cavallo
Il nuovo giallo di Camilleri, sullo sfondo delle corse clandestine. Tutto comincia con un sogno, e con un cavallo ucciso

L’estate scorsa, in vacanza all’Amiata, Camilleri ricevette dalla Sicilia un ritaglio di giornale dove si parlava di lui. La sua attenzione, però, fu attratta da un articolo stampato sul retro, che raccontava di un cavallo ucciso a sprangate su una spiaggia di Catania. Un paio di giorni dopo, davanti a un’edicola, vide alcune locandine che strillavano la notizia di sei purosangue rubati nottetempo nel Grossetano. Due indizi, quando c’è di mezzo Camilleri, fanno un romanzo. Digiuno com’era di cavalli e di corse, lo scrittore mandò in avanscoperta Montalbano, non meno digiuno di lui. Ed ecco il risultato: si intitola "La pista di sabbia" e uscirà il 7 giugno da Sellerio (pp. 263, e12) la dodicesima indagine del commissario di Vigàta, ambientata nel torbido mondo delle corse clandestine, con due gialli che si intrecciano e diventano uno solo. L’incipit della storia, che qui anticipiamo, ha un’inconsueta coloritura onirico-freudiana che nel rimbalzo tra sogno e realtà rinvia allo spunto di cronaca. Tutto il resto, dichiara l’autore, è totale invenzione: «se qualcuno per caso vi si riconoscesse, significa che è dotato di una fantasia superiore alla mia».
M. AS.
 
 

La Stampa, 4.6.2007
Cecè Collura
Torna il commissario creato per La Stampa

In attesa del nuovo Montalbano, un altro personaggio creato da Andrea Camilleri è già salpato nella top ten dei libri più venduti. Con il titolo "Le inchieste del commissario Collura" è ritornata negli Oscar Mondadori (pp. 109, e8) la serie degli otto racconti scritti per La Stampa nell’estate del 1998, già raccolta in volume 5 anni fa dalla Libreria dell’Orso. Vincenzo «Cecè» Collura, un nome che nella testa di Camilleri era stato per un po’ in concorrenza con Salvo Montalbano per battezzare il commissario di Vigàta, è in convalescenza su una nave da crociera, dopo essere stato ferito in una sparatoria. Ma il suo riposo è interrotto di continuo da una serie di piccoli e divertenti gialli.
 
 

Il Mattino, 4.6.2007

Oggi alle 17, alla Biblioteca Nazionale, Sala Rari, si svolgerà il terzo incontro del progetto «Leggiamo insieme», che rientra nell'attività di promozione del libro e della lettura svolta dalla biblioteca. Giovani attori leggeranno brani tratti dalle due opere scelte: «Cassandra» di Christa Wolf e «La concessione del telefono» di Andrea Camilleri.
 
 

ANSA, 5.6.2007
"Il mio Montalbano, sempre meno giallo"

Roma - "Uscire dalle regole del 'giallo' e traghettare Montalbano verso il romanzo 'normale'": è grande, quasi rivoluzionaria, l'operazione sperimentale che Andrea Camilleri dichiara di star compiendo con il principale protagonista dei suoi libri, il commissario di Vigata. L'ultimo romanzo di Montalbano, La pista di sabbia, che Sellerio manda dopodomani in libreria, prosegue nel solco tracciato dai precedenti episodi, in cui progressivamente vengono meno le regole fondamentali del giallo. Una di queste che lo scrittore ha già reso elastica, se non violata, è quella più importante: il morto. "Qui l'unico morto che c'é è secondario rispetto al tema del libro", precisa Camilleri, che parla di "tentativo di allargare i confini in cui il 'giallo' viene tenuto". Per la verità, un morto c'é anche ne La pista di sabbia, ma non si tratta di un essere umano, bensì di un cavallo. Un equino massacrato a colpi di spranga, che il commissario trova cadavere proprio davanti alla balconata della villetta di Marinella, sulla spiaggia. Un avvenimento che (ovviamente) intriga Montalbano e, soprattutto, lo fa infuriare per le modalità e la ferocia. Poteva mai il buon Salvo lasciarsi sfuggire l'occasione di avviare una delle proverbiali indagini apparentemente inutili e senza esito? "Se Montalbano segue la pista dell'uccisione del cavallo - racconta ancora Camilleri - é per diversificare le solite indagini. Appena può, da sempre, gli piace svicolare verso non usuali indagini, e questo è uno di quei casi". Lo scrittore di Porto Empedocle sottolinea di essersi ispirato per la storia ad un fatto realmente accaduto: "La storia dei cavalli è affascinante, perché rubarono realmente cavalli purosangue per le corse clandestine, che sono un mondo di cui ignoriamo quasi tutto". Chiaramente, a spingere il libro in questa direzione sono anche elementi anagrafici: "Montalbano è sempre più stanco, sempre più annoiato, mentre continua lo sdoppiamento del protagonista con Montalbano uno e Montalbano due, il primo che fa la parte dell' avvocato del diavolo e il secondo che, invece, lo appoggia". Per la prima volta in assoluto, però, "é lui stesso, il commissario, ad essere oggetto di attenzione di banditi. Montalbano non capisce perché ce l'hanno con lui, eppure stanno per dare fuoco alla sua casa. Ironia della sorte, non può denunziare il fatto per non esporsi al ludibrio di banditi che riescono a entrare in casa del commissario". Se Montalbano invecchia inesorabilmente, non soltanto la sua forza si affievolisce, la lucidità si annebbia, ma le personali regole si allentano, e, di nuovo, tradisce Livia. Il rapporto con la fidanzata storica sembra giunto al capolinea, risente di continue tensioni, sfocia in equivoci e strascichi rabbiosi e il commissario si trova di fronte a una vera possibilità di alternativa sentimentale. Il commissario aveva già tradito una volta Livia, ma si trattava di una sbandata per una ragazzina. Prima ancora forse una notte con Ingrid qualcosa è accaduto ma nessuno se lo ricorda, nemmeno loro stessi. Stavolta, invece, di Rachele il commissario di Vigata potrebbe realmente innamorarsi e, perché no, cominciare una nuova storia sentimentale.
 
 

La Sicilia, 5.6.2007
Riccardo Garrone: «Il mio Marabito, contadino con una saggezza d'altri tempi»
«La rivincita della terra»
In scena alle 20.45 al Teatro Verga "Il vitalizio" di Luigi Pirandello, adattamento di Andrea Camilleri, regia di Walter Manfrè, scene di Giuseppe Andolfo, costumi di Francesca Cannavò, musiche originali di Carlo Muratori, disegno luci di Renzo Di Chio. Interpreti: Riccardo Garrone, Franz Cantalupo, Romana Cardile, Valentina Ferrante, Barbara Gallo, Daniele Gonciaruck, Massimo Leggio, Raniela Ragonese, Giampaolo Romania, Giuseppe Scarcella, Adele Tirante, Nella Tirante, Donatella Venuti. Coproduzione Teatro Stabile di Catania e Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Repliche fino al 24.

Catania.  Avvolto da nuvole di soffice bambagia, impeccabile nel total white del suo look, con un cipiglio fintamente ieratico, da anni se ne sta a mescere caffè insieme ad una coppia di strampalati visitatori nell'improbabile empireo di uno spot televisivo. Diventato, malgré lui, il San Pietro più famoso d'Italia, l'attore romano Riccardo Garrone si schermisce ed ironizza garbatamente: «E dire che so' pure ateo!».
[…]
Protagonista del «Vitalizio», Garrone è stato fortemente voluto dal regista Walter Manfrè, memore di una sua superba interpretazione nel "Glauco" di Ercole Luigi Morselli tradotto in siciliano dallo stesso Pirandello. «Iniziata lo scorso anno -racconta - l'avventura teatrale del "Vitalizio" è stata piacevolissima soprattutto per la levità che Andrea Camilleri ha saputo infondere alla novella pirandelliana, che è in certi momenti funerea e tragica. Nel nostro spettacolo c'è spazio per il sorriso e il divertimento. Quanto alla lingua, ero già reduce dall'esperienza del "Glauco" che aveva richiesto un dialetto ancora più arcaico e complesso. Qui sono stato aiutato dai miei meravigliosi compagni di scena, tutti siciliani».
Favola agreste sulla beffarda imprevedibilità della vita, sul gioco illogico e spiazzante del destino, «Il vitalizio» celebra la forza vitale e la sacralità della civiltà contadina contro l'ottusa ignoranza e la supponente scaltrezza della "gente nova", dei parvenu rampanti e boriosi che della Terra si appropriano senza amarla e conoscerla. Protagonista è il vecchio Maràbito, visceralmente legato alla sua terra e destinato ad una vita ultracentenaria che lo farà assistere alla morte di tutti gli avidi suoi nemici.
«E' un personaggio antico, dolce, molto bello, di una saggezza d'altri tempi. Ed è la Terra lui stesso, violata ma immortale. Maràbito non avrebbe mai venduto la sua proprietà se fosse stato certo di poterla governare. L'età gli impone questo sacrificio in cambio di un vitalizio che il ricco commerciante Scinè spera possa esaurirsi in poche mensilità. Eppure a Maràbito la sorte attribuisce una immortalità sovrannaturale che si ritorce contro i suoi strozzini».
Giovanna Caggegi
 
 

La Provincia di Como, 5.6.2007
Terzani, Camilleri e Pirandello. Carnet coraggioso a Locarno

Locarno ha già preparato e presentato la stagione 2007/8. [...] Bisognerà aspettare l'autunno per l'avvio della programmazione che comprende [...], per finire, due novità: "La concessione del telefono", la satira della burocrazia di Andrea Camilleri [...].
Stagione teatrale 2007/8 Teatro di Locarno, abbonamento a 320 franchi. Info: 004191/7561093.
 
 

Reuters, 5.6.2007
Mondo Home rinnova licenza per ultimi episodi Montalbano

Milano - Mondo Home Entertainment ha comunicato di avere rinnovato con Medialia, la licenza per la distribuzione degli ultimi episodi della serie televisiva Montalbano.
Il gruppo, attivo nella distribuzione di home video e nella produzione e distribuzione cinematografica, ha chiarito in una nota che l'operazione permetterà la distribuzione di nuovi episodi della serie "Il commissario Montalbano", già trasmessi nel circuito televisivo.
La commercializzazione dei nuovi titoli, dice la nota, dovrebbe realizzare ricavi stimati in circa 200.000 euro nei prossimi due anni.
 
 

il manifesto, 5.6.2007
Perché le forze dell'ordine hanno sempre ragione

C'è una nobile gara tra destra e sinistra nell'esprimere appoggio incondizionato ai tutori dell'ordine pubblico, considerando ogni minimo dubbio sul loro operato un oltraggio, una bestemmia, un tradimento.
[…]
Le grane di Moltalbano
[…]
Infinite serie televisive alimentano una immagine patinata delle forze di polizia, dove la violenza si presenta solo come sereno ed equilibrato impiego di una forza rispettosa dei diritti e della dignità di tutti, con contorno di pensose riflessioni sulla difficoltà di discernere il bene dal male, sul peso del dovere e altri drammi sentimentali. Per non parlare dell'enfasi apologetica che circola in tutte le sedi istituzionali. E quando Andrea Camilleri osa mettere in bocca al suo simpatico commissario Montalbano qualche battuta amara sullo scempio di Genova, la Rai pianta una grana.
[…]
MarcoBascetta
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 6.6.2007
I nuovi libri dello scrittore. Una conferma e un ritorno
Montalbano e il suo doppio i commissari di Camilleri
Esce il nuovo giallo di Montalbano, torna Cecè Collura
Due commissari per Camilleri
"La pista di sabbia" vede il protagonista nel mondo delle corse clandestine
L´alter ego delle crociere riproposto da Mondadori risolve piccoli casi

Intervistato tempo fa da Giovanni Capecchi, Andrea Camilleri ebbe a dire: «Mi piacerebbe tanto inventarmi una storia nella quale Cecè Collura e Montalbano si trovano assieme». Desiderio mezzo esaudito, visto che i due commissari da domani si troveranno gomito a gomito, non tanto dentro una storia, quanto sugli scaffali delle librerie.
Da un lato, infatti, la casa editrice Sellerio pubblica il dodicesimo romanzo della serie dedicata al commissario di Vigàta, intitolato "La pista di sabbia" (264 pagine, 12 euro), dall´altro, Mondadori ripropone "Le indagini del commissario Collura" (109 pagine, 8 euro), già edite nel 2002 per i tipi della Libreria dell´Orso.
L´estate scorsa, in vacanza all´Amiata, Camilleri ricevette dalla Sicilia un ritaglio di giornale dove si parlava di lui. La sua attenzione, però, fu attratta da un articolo stampato sul retro, che raccontava di un cavallo ucciso a sprangate su una spiaggia siciliana. Un paio di giorni dopo, davanti a un´edicola, vide alcune locandine che strillavano la notizia di sei purosangue rubati nottetempo nel Grossetano. Due indizi in mano a Camilleri diventano un romanzo.
E così Salvo Montalbano questa volta si trova schiacciato tra un´epifania onirica, potremmo dire freudiana, e una realtà che del sogno sembra un crudele prosieguo. Una «femmina-cavaddro», nell´irrealtà della visione, vuole essere a tutti i costi montata dal commissario, che all´uopo si trova munito di stivali con gli speroni e frustino; mentre un vero «cavaddro stinnicchiato di fianco supra la rina», se ne sta immobile, tutto insanguinato, a due passi dalla casa di Montalbano, a Marinella: quasi correlativo oggettivo del male di vivere in Sicilia, a causa della mafia e delle corse clandestine. A un tratto, però, la carcassa del quadrupede svanisce nel nulla, lasciando però il segno del corpo stramazzato sulla sabbia, mentre il sogno, col suo criptico carico di verità, si fa sempre più concreto.
Si sente fuori posto, Montalbano, nel mondo in cui è costretto a muoversi: popolato da baroni, contesse, coi loro passatempi illegali e pericolosi, come le corse clandestine. A complicare la faccenda, un cadavere trovato seminudo, con un proiettile in corpo, buttato al sole e ai cani. C´è, come al solito, nel romanzo di Camilleri una doppia traccia, una «pista» che si moltiplica, nel gioco di specchi di verità e finzione. I due tronconi della storia, lo si intuisce subito, andranno a formare un unico percorso infido, un sentiero ingannevole e menzognero: manganelliano, pieno di botole, dentro le quali Montalbano rischia ripetutamente di precipitare.
Su una nave da crociera Vincenzo (Cecè per gli amici) Collura se la passa di certo meglio del suo collega: guadagnatasi una bella «revorberata» al fegato durante una sparatoria con alcuni rapinatori di banche, l´alter ego di Montalbano (Camilleri confessa che, all´altezza del primo giallo col commissario di Vigàta protagonista, "La forma dell´acqua", erano due i nomi che gli giravano nella testa: uno era Montalbano, l´altro invece era Collura) decide di trascorrere i sei mesi di riposo accordatigli in qualità di commissario di bordo. I casi da risolvere, di volta in volta, sono gialli minimi, «busillis» per niente trascendentali: c´è il mistero del finto cantante (ma del vero ex presidente del Consiglio), del fantasma apparso inopinatamente in una cabina, dello scambio tra due gemelle, della comparsa di un cadavere sconosciuto, di una bisca clandestina. Uomo di terraferma e non di mare, Collura si misura con enigmi quasi inconsistenti. Qui l´inchiesta è davvero un pretesto: un vero e proprio micro-esercizio di disciplina. Del resto, il luogo esattamente delimitato potrebbe far venire in mente certi romanzi di Agata Christie. Sono narrazioni cellulari, che nel giro di poche pagine si animano di personaggi eterei, quasi diafani, ma con una loro inattesa vivacità.
È stato lo stesso Andrea Camilleri a definire Cecè Collura una «funzione» (alla Propp): «Con Cecè Collura mi è successo quello che mi successe con Montalbano nel primo romanzo, in cui ho considerato il commissario di Vigàta come una funzione, non come un personaggio. Il commissario era lo strumento per svolgere l´indagine». Ora, paradossalmente, il pericolo è perfettamente opposto: è Salvo Montalbano che, romanzo dopo romanzo, rischia di diventare una funzione. Sarebbe davvero un peccato, un ingiusto contrappasso per uno dei personaggi cartacei più vitali e palpitanti nel panorama italiano del crimine d´inchiostro. C´è sempre però il romanzo che Elvira Sellerio tiene in cassaforte, e che serba l´ultima avventura di Montalbano. Ora, a fronte dei dodici romanzi della saga Montalbano, non si vede quasi l´ora di leggere il giallo finale, con l´annunciato necrologio del commissario. Perché a un certo momento, meglio la nostalgia, anche se inguaribile, della inevitabile saturazione.
Salvatore Ferlita
 
 
L'anticipazione
Il risveglio in riva al mare del poliziotto sognatore
Per gentile concessione dell´editore Sellerio, pubblichiamo l´incipit del libro di "La pista di sabbia"

Raprì l´occhi e di subito li richiuì. Da tempo gli accapitava ´sta specie di rifiuto dell´arrisbiglio, che non era per prolungare qualichi sogno piacevole che oramà gli capitava di fari sempri cchiù raramenti. No, era pura e semprici gana di restare ancora tanticchia dintra al pozzo scuro, profunno e càvudo del sonno, ammucciato propio in funno in funno, indove sarebbi stato impossibile che qualichiduno l´attrovasse. Ma sapiva d´essiri irrimediabilmente vigliante. Allura, sempre con l´occhi ´nserrati, si misi ad ascutari il rumore del mare. Quella matina era una rumorata leggia leggia, squasi un fruscio di foglie, che s´arripitiva sempri uguali, signo che la risacca nel sò avanti e narrè mantiniva un respiro tranquillo. Epperciò la jornata doviva essiri bona, senza vento.
Raprì l´occhi, taliò il ralogio. Le sette. Fici per susirisi e in quel momento gli tornò a mente che aviva fatto un sogno del quale arricordava sulo come delle immagini confuse e staccate tra loro. Una magnifica scusa per ritardare tanticchia la susuta. Si stinnicchiò novamenti e richiuì l´occhi, tentando di mettiri in sequenza quei fotogrammi sparpagliati. La pirsona che gli stava allato in una speci di grannissima spianata erbosa era ´na fìmmina, ora capiva che era Livia ma non era Livia, in quanto aviva la facci di Livia, ma il corpo era troppo grosso, sformato da un paro di natiche tanto enormi che la fìmmina faticava a caminare.
Del resto macari lui si sintiva stanco come doppo ´na longa passiata, per quanto non s´arricordava da quanto tempo erano ´n camino. Allura le spiò: «Ci vuole molto?»
Andrea Camilleri
 
 

Giornale di Sicilia, 6.6.2007
Anteprima del libro di Camilleri: un giallo sulle scommesse caldnestine
Il commissario sarà vittima dei ladri e tradirà la sua fidanzata
Montalbano e il mistero del cavallo

Il commissario Montalbano, una mattina apre le finestre della sua casa e la prima cosa che vede è il cadavere insanguinato di un cavallo sulla riva. Il poliziotto (che subirà furti e nuove scosse sentimentali) ha appena il tempo di convocare i suoi uomini ed il quadrupede è sparito, rimane solo il segno del corpo sulla sabbia. È la nuova indagine del poliziotto "di carta" più popolare d'Italia inventato da Andrea Camilleri ("La pista di sabbia", Sellerio, pp.261, 12 euro) di cui pubblichiamo un brano per gentile concessione dell'editore
Gi. Ma.

[...]
Spalancò le persiane e vitti un cavaddro, stinnicchiato di fianco supra la rina.
[...]
Andrea Camilleri
 
 

Il Messaggero, 6.6.2007
Storie in noir/“Maqeda” di Salvo Sottile, ascesa di un picciotto che diventa boss e poi si redime
Mafia, il romanzo che vale già un film

Alla ricerca di un posto nello scaffale dedicato a chi sa scrivere e appassionare il suo lettore, Salvo Sottile, con il suo “Maqeda” (BaldiniCastoldi Dalai, 287 pagine, 17 euro), ha giocato d’astuzia e di bravura.
[…]
La storia appassiona come un giallo per poi diventare un breviario da cronista e saltare a piè pari dentro la fascinosa e inimitabile prosa di Andrea Camilleri accarezzandone la tentazione di inseguirla.
[…]
Paolo Graldi
 
 

Radio Trasmissioni Modica, 6.6.2007
"Gli arancini di Montalbano": viaggio tra i sapori di Sicilia

Il prossimo 27 giugno, presso la Camera dei Deputati, sarà presentato il paniere dei prodotti tipici della provincia di Ragusa. Seguirà il pranzo per i giornalisti, in Via Veneto, sotto la guida dello chef siciliano Carmelo Chiaramonte. Prende spunto dalle pagine dei romanzi di Andrea Camilleri, e del suo personaggio più amato, il titolo dell'iniziativa “Gli arancini di Montalbano”, promossa nella Capitale dall'associazione culturale Prometeo Modica con il patrocinio della Provincia Regionale di Ragusa e del Comune di Modica. Protagonisti dell'evento sono i prodotti tipici locali della provincia di Ragusa: l'olio extra vergine di oliva dei Monti Iblei, il Nero d'Avola e il Moscato di Noto, le gelatine di vino, la provola ragusana affumicata, il “cosacavaddu”, il pecorino affogato nel Nero d'Avola e la salsiccia modicana speziata, il mosto d'uva dolce, i datteri al cioccolato, la cobaita, i rosoli ai gelsi e al finocchietto, le 'mpanatigghie, la mostarda d'uva, il capuliato alla siciliana, e l'immancabile cioccolato modicano. ”Questi, insieme con altri prodotti, - spiega Juse Scala - responsabile dell'organizzazione dell'evento per conto dell'associazione Prometeo Modica - saranno presentati alla stampa specialistica di settore attraverso la degustazione, un percorso enogastronomico fatto di odori e sapori tutti siciliani, in occasione del pranzo, che si terrà presso il ristorante Conte di Galluccio in Via Veneto. Carmelo Chiaramonte, chef ragusano di fama internazionale, farà da Cicerone. Guiderà gli ospiti alla scoperta dei sapori tipici del Sud Est siciliano baciato dal riconoscimento Unesco nel 2002 e reso noto al grande pubblico proprio dagli episodi televisivi del fortunato serial Il Commissario Montalbano.
 
 

Angolo nero, 6.6.2007
Una scuola del giallo e del noir romana? Mah…

La scuola romana del giallo non esiste. Mi sembra che su questo siamo tutti d’accordo, inclusi i promotori e i partecipanti* al convegno che si è svolto ieri nella sede della SIAE (prossima alla chiusura) per discutere dell’argomento. La scuola non esiste, è vero, ma potremmo crearla, sostengono alcuni. O quantomeno creare un gruppo di sostegno agli autori romani di gialli. Una specie di associazione in cui ci si incontra, si partecipa a convegni, si discute, addirittura si fa una lobby nei confronti degli editori.
L’idea è buona, ma ci sono almeno due grossi problemi. Il primo: cosa mettiamo sotto l’etichetta di “giallo”? Il giallo, il noir, il poliziesco, il thriller, ok, e poi? L’horror lo accettiamo? E il gotico? E i romanzi “contaminati”? Insomma, chi può dirsi autore di giallo e chi no? Dove sta la linea di demarcazione, posto, tra l’altro, che quasi tutti i presenti non sono giallisti “puri” ma provengono da altre esperienze, prima fra tutte la fantascienza?
Il secondo problema è: cosa si intende per “romano”? Nato a Roma? Abitante a Roma? Vissuto a Roma per un periodo e poi trapiantato altrove? Cioè: Camilleri è romano o siciliano?
[…]
Alessandra Buccheri
 
 

La Repubblica, 7.6.2007
La lettera. Lo scrittore invita alla mobilitazione per difendere il gioiello del barocco
Salviamo Val di Noto dalle trivelle dei petrolieri
L'appello di Camilleri contro le trivellazioni nel Val di Noto: Video / Audio
La Regione Sicilia l ha bloccate ma una società texana si è rivolta al Tar
"Questo significa distruggere paesaggio e storia, cultura e identità, bellezza e armonia"
"Vogliamo far vincere lo sdegno, il rifiuto, la protesta, l'orrore di tutti al di là delle idee politiche"
Andrea Camilleri
 
 
L'iniziativa
Le vostre firme su Repubblica.it
Da oggi sul sito Repubblica.it inizia la raccolta di firme, video, foto, documenti e testimonianze sulla vicenda del Val di Noto, dove dal 2005 sono iniziate le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi. Andrea Camilleri in questa pagina lancia l'appello per evitare che venga "distrutto un paesaggio, una storia, una cultura e un'identità".
 
 

Legambiente, 7.6.2007
Val di Noto: rischio trivellazioni
Legambiente: “Subito un vincolo per bloccare per sempre le trivellazioni petrolifere”

“Il petrolio della Val di Noto si chiama turismo, arte, architettura, artigianato e produzioni di qualità. Il rischio di compromettere irrimediabilmente un patrimonio così importante per l’Italia in favore dell’interesse di alcuni va assolutamente scongiurato”.
Così Legambiente ribadisce il suo impegno per fermare le trivellazioni che incombono sulla Val di Noto e si unisce al grido di protesta rilanciato oggi da Andrea Camilleri sulle pagine di Repubblica.
[…]
L’Ufficio stampa Legambiente (06.86268379-99-77-55)
 
 

ASCA, 7.6.2007
Val di Noto: Bonelli (Verdi), pieno appoggio a appello Camilleri

Roma - ''I Verdi presenteranno una mozione in Parlamento in cui chiederanno al governo un atto straordinario ed urgente per la Val di Noto''. Ad annunciarlo e' il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli, che ha altresi' espresso ''pieno appoggio'' all'appello lanciato da Andrea Camilleri e ricordato che ''il Sole che ride e' da tempo in prima fila in questa battaglia contro le trivellazioni petrolifere, autorizzate da una norma della Regione Sicilia approvata alcuni anni fa che ha consentito le perforazioni in luoghi di grande pregio ambientale e turistico, patrimonio dell'Unesco, ricchissimi di monumenti barocchi''.
[…]
 
 

ASCA, 7.6.2007
Sicilia: Scalia (AN), no a scempio patrimonio Val di Noto

Palermo - ''Alleanza Nazionale non e' pregiudizialmente contraria allo sviluppo e alla ricerca di nuove fonti energetiche, ma mai cio' dovra' avvenire sulla pelle del nostro patrimonio artistico, monumentale e paesaggistico, come nel caso del Val di Noto, riconosciuto patrimonio dell'umanita'''. Lo afferma il coordinatore regionale siciliano di AN, Pippo Scalia, partecipando al dibattito politico e culturale messo in moto dalla lettera di Andrea Camilleri a ''Repubblica''.
[…]
 
 

ASCA, 7.6.2007
Sicilia: DS, trivelle Val di Noto schiaffo a patrimonio culturale

Palermo - ''Le trivellazioni petrolifere nel Val di Noto sono uno schiaffo al patrimonio culturale della Sicilia e determinano un clamoroso danno all'immagine della nostra isola''. Lo affermano i deputati regionali Ds Giuseppe Zappulla e Roberto De Benedictis, a proposito della campagna lanciata dal quotidiano ''la Repubblica'' e dal sito ''repubblica.it'' per dire ''no alle trivelle in Val di Noto''.
[…]
''Ci auguriamo - concludono Zappulla e De Benedictis - che la rinnovata attenzione anche mediatica e l'appello di Camilleri possano essere un ulteriore elemento di pressione sul governo Cuffaro affinche' prenda una decisione inequivocabile sulla vicenda''.
 
 

Libertà, 7.6.2007
La testimonianza. Un viaggio intorno al grande scrittore siciliano nato a Racalmuto nel 1921 morto a Palermo nel 1989
Sciascia racconta Leonardo Sciascia
Quarant'anni di vita letteraria e politica

Avevo voglia di fare una chiacchierata su Sciascia, di quelle che si fanno nei bar, d'estate nei paesi. Riportare alla memoria, fatti, luoghi, accadimenti, così come spesso fa Cammilleri [Sic!, in tutto l’articolo, NdCFC] con i suoi libri. Il vivace Cammilleri che come barbaro berbero usa la scrittura come scimitarra, mentre Sciascia invece, partendo dal Manzoni, usava la scrittura come fioretto. E dal punto di vista stilistico, il Nostro per il 900 rappresenta nella ricerca linguistica ciò che per l'ottocento ha rappresentato il Manzoni.
[…]
Ed entra in scena, a questo punto Cammilleri, cittadino della vicina Vigata (Porto Empedocle) che oltre ad essere cittadino onorario di Racalmuto è anche il direttore artistico del teatro.
Il Sindaco Restivo, su suggerimento del Cammilleri, ha tentato di cambiare nome al teatro comunale "regina Margherita", inaugurato personalmente da Ciampi, in quello di Sciascia. Questa scelta ha provocato una grossa reazione nel paese, un paese che comunque pur riconoscendosi nello scrittore, ha reclamato con forza una identità propria, identità che rischia di scomparire se tutti i luoghi dovessero allo scrittore essere intestati. C'era già stato il cambiamento di una via da Regina Margherita in via Leonardo Sciascia, ad opera del precedente Sindaco Petrotto, ciò aveva suscitato una larga reazione sulla stampa nazionale e vivaci proteste da parte di varie associazioni monarchiche.
La presa di posizione del Consiglio Comunale, la petizione di cittadini, la presa di posizione di personalità di primo piano (si ricorda anche l'intervento sul Corriere della sera di Matteo Collura, pubblicato il giorno stesso che in questo Circolo se ne era parlato), hanno fatto sì che il Sindaco Restivo recidesse dalle sue posizioni. E quindi il teatro, che per essere restaurato ha richiesto un'impresa faraonica, e si è realizzata solo e grazie alla volontà dello scrittore. ha mantenuto il nome che aveva affascinato lo stesso Sciascia, che lì da giovane, aveva assistito alle prime rappresentazioni teatrali ed operistiche. Al riguardo del sindaco va detto che fa parte di una generazione di giovani che sono cresciuti intorno ad un foglio, un giornale cui lo stesso Sciascia aveva suggerito il titolo un pò alla francese "Malgrado Tutto" Malgrè tout. In questo foglio hanno scritto autori come Bufalino e Consolo e giornalisti altrettanto noti.
Pochi lo sanno, ma non è certo comune avere in un paese di circa diecimila abitanti un foglio con quelle firme. Lì, ad esempio, da ragazzo ha scritto anche Savatteri, che abbiamo avuto il piacere di ospitare in questa Associazione, per la presentazione dei suoi "I siciliani".
[…]
Carmelo Sciascia
 
 

La Repubblica, 8.6.2007
L’appello. Politici e intellettuali di tutta Italia si mobilitano dopo l´intervento dello scrittore Camilleri
"Salvate il Val di Noto dalle trivelle" più di 20.000 adesioni su Repubblica.it

Dal nostro inviato - Noto - Le trivelle, per ora, non ci sono nella campagna a due chilometri da Noto, fra la riserva di Vendicari e la villa romana del Tellaro. Bloccate dal ritrovamento di reperti archeologici in questo terreno coperto da vigneti, dove la Panther Oil dovrebbe avviare le ricerche petrolifere autorizzate dalla Regione. A far rumore è il pubblico invito di Andrea Camilleri, che dalle pagine di Repubblica ha chiesto di fermare i petrolieri texani che hanno ottenuto le 19 concessioni nel Val di Noto. E a far rumore è soprattutto il numero delle adesioni all´appello dello scrittore siciliano: in serata erano oltre 22 mila le firme sul sito di Repubblica.it. Quelle di deputati nazionali (il verde Angelo Bonelli, Enzo Bianco, Franco Piro, Francesco Ferrante e Rino Piscitello della Margherita), di altri politici e intellettuali come Rita Borsellino, il presidente della commissione italiana per l´Unesco Gianni Puglisi, il preside di Farmacia alla Sapienza Franco Chimenti, e ancora Corrado Stajano, Giovanna Borgese, Michele Luminati, Patrizia D´Onofrio. Dalla Sicilia, no alle trivelle da Ds e Alleanza nazionale.
Un movimento d´opinione che si oppone a quella che viene ritenuta un´aggressione a uno dei «patrimoni dell´umanità» dell´Unesco. Fabio Granata, di An, ex assessore regionale ai Beni culturali e padre di questa battaglia, chiede, come pure Legambiente, che la Soprintendenza «ponga un vincolo paesaggistico su tutto il Val di Noto». Granata, d´altronde, ha visto fallire tutti i tentativi di bloccare le concessioni alla Panther: dopo l´autorizzazione firmata dall´allora assessore all´Industria Marina Noè, la giunta regionale sospese due anni fa i permessi. Ma il Tar ha annullato tutto.
Ieri la Regione ha fatto risentire la sua voce. L´assessore ai Beni culturali, Nicola Leanza, annuncia che la giunta si occuperà subito del problema: «Qualsiasi attacco al nostro patrimonio va fermato». E si fanno sotto i sindaci: Corrado Valvo (An), da Noto, e Piero Torchi (Udc), da Modica, si oppongono con dodici colleghi al progetto della Panther. Difeso invece da Nicola Piazza, rappresentante legale della società: «Anche grandi intellettuali come Camilleri sono caduti nella trappola delle falsità. Nessuno si è accorto che colossi come l´Eni già operano a due passi da Noto?». Il dibattito è aperto. E il comitato "no triv" prepara una protesta per il 18 giugno, quando Prodi inaugurerà la cattedrale di Noto dopo dieci anni di restauro. Uno striscione sollevato da palloncini colorati si alzerà per dire no alle trivelle nella culla del barocco.
Emanuele Lauria
 
 

La Repubblica, 8.6.2007
I britannici Times e Guardian danno ampio risalto alla vicenda
Sul nostro sito siamo già oltre le trentamila firme
Val di Noto, l'appello di Camilleri arriva anche sui giornali inglesi

Roma- Sulle pagine di Repubblica, l'appello di Andrea Camilleri: "Salviamo la Val di Noto dalle trivelle petrolifere". Un allarme forte, un invito a mobilitarsi per tutelare il patrimonio artistico e naturale di quella fetta di Sicilia sotto la protezione dell'Unesco. Un'iniziativa che ha trovato ampio sostegno, tra i lettori di Repubblica.it: le firme di sostegno alla petizione dello scrittore sono oltre trentamila. E adesso, a occuparsi della vicenda, c'è anche la stampa straniera. In particolare, quella inglese.
Il Times dedica alla minaccia ambientale che incombe su Noto e dintorni un articolo in apertura di pagina: reportage ampio, dettagliato, in cui si insiste sui rischi di abbandono che le meraviglie del barocco locale corrono. Ampio risalto, all'interno del servizio, anche all'appello di Camilleri, con la citazione di alcune frasi indubbiamente a effetto: ad esempio, la domanda su cosa farebbero i veneziani, "se venissero a sapere che vorrebbero cominciare a carotare a San Marco". O i romani, se si sapesse di scavi "per la ricerca del petrolio a Roma tra i Fori imperiali e il Colosseo"...
Ma c'è anche il Guardian, a pubblicare un articolo in cui viene segnalata la minaccia ambientale. Anche qui, viene riportato l'appello dello scrittore, e viene ricostruita la vicenda che ha portato una società petrolifera texana a sbarcare tra i gioielli dell'arte e della cultura siciliana. Con tanto di permessi ufficiali per scavare. E in aperta contraddizione con i finanziamenti europei - quasi 400 milioni di euro - per la salvaguardia e lo sviluppo dell'area, dal punto di vista agricolo e archiettonico. E invece, le perle del barocco continuano ad aspettare i necessari restauri.
 
 

The Times, 8.6.2007
Overseas news
Jewel of a cathedral faces new threat after tycoon is allowed to drill for oil

Rome. The cathedral known as the "jewel of European Baroque", rebuilt painstakingly after an earthquake, is at risk from oil drilling off the coast of Sicily.
The 18th-century cathedral at Noto, on the southeast coast of Sicily, is to reopen this month after a decade of restoration at a cost of Pounds 17 million.
The dome collapsed into the nave in 1996 because of failure to repair cracks caused by an earlier earthquake. The restoration is hailed as a "Baroque rebirth".
Noto was declared a Unesco World Heritage Site in 2000. However, Panther Oil, owned by the Texan oil baron James Smitherman III, has been given permission by the Sicilian regional authority to prospect for petroleum and natural gas in a 764sq km (295sq mile) area, to the anger of local campaigners.
One of the most vociferous is Andrea Camilleri -the detective writer gaining a worldwide audience for his Inspector Montalbano mysteries. "How would the people of Rome feel if oil rigs were allowed at the Colosseum, or the people of Venice if nodding donkeys appeared in St Mark's Square?" Mr Camilleri said in a front page appeal in La Repubblica.
Corrado Valvo, the Mayor, said that the glories of Noto -a town built in the Baroque style after a devastating earthquake in 1693, when Sicily was under Spanish rule -were incomparable. "We have not only Baroque architecture but also nature reserves, ancient necropolises, Roman mosaics, superb olive oil and wines, almond trees and citrus fruits," he said.
Enzo Moscuzza, a protest leader, said: "The damage to Noto's image has already been done. People have made huge investments here in vineyards and organic farming -now it is all in jeopardy."
"This land must not be profaned," the Bishop of Noto, Monsignor Giuseppe Malandrino, declared.
"We have slept for centuries, but we have finally woken up.
We must protect the blessings the Lord has given us."
The decision to allow drilling reverses a move two years ago by Fabio Granata, then in charge of culture, to stop the project after initial soundings began in 2004.
Nicola Piazza, Panther Oil's representative in Italy, said that Italian companies were already active in Sicily, where 10 per cent of Italian oil is refined.
Panther co-operated fully with archaeologists and conservationists and had promised to give 7 per cent of profits for local infrastructure, he said. Mr Smitherman said that the company was interested mainly in methane gas. The project posed "no risk to the Unesco heritage sites", he said. "We are only drilling on land used for grazing."
Nello de Pasquale, the Mayor of nearby Ragusa, who favours the drilling, said that it would create badly needed employment. "We have had oil wells in Sicily for half a century and they have never caused pollution," he said.
However, thousands of local people have demonstrated against the decision. Mr Camilleri said that the go-ahead followed "typically Italian behind-the-scenes political manoeuvring, in which the economically strongest have prevailed over those who value the environment". The oilmen had been given "carte blanche to destroy everything that is best about Sicily for the sake of a moneymaking operation that will make a few people rich", he said. The move was a "mortal blow" to tourism just as it had begun to revive after the cathedral's restoration.
Mr Granata -now Deputy Mayor of Siracusa -said: "This is not just about safeguarding monuments and the landscape. Outside economic interests are imposing a model of industrial development on us which is at odds with our aims in tourism and culture."
Richard Owen
 
 

The Guardian, 8.6.2007
Guardian International Pages
In a corner of old Sicily, a battle to keep out Texas oil men: Area could be sitting on vast natural gas reserves. Locals fight to safeguard Unesco-protected region

Rome. Sicily's remote south-eastern corner, where small baroque towns nestle among sun-baked vineyards, hardly seems the place to find Texas oil men on the prowl, looking to strike it rich. But if early sound ings by a US company, Panther Resources, pan out, the area could be sitting on natural gas reserves of 50bn cubic metres, enough to keep the Mediterranean island self sufficient for years.
The findings have not impressed a growing army of politicians, bishops, writers and residents who are fighting a fierce campaign to safeguard an area that includes eight Unesco-protected towns.
"What would the residents of Rome say if we started digging for oil between the Forum and the Colosseum?" said the Sicilian writer Andrea Camilleri on the front page of yesterday's La Repubblica.
"It seems you can still do what you want in Sicily," added Fabio Granata, who fought against the exploration licence given to Panther in 2004 while he served as Sicily's foremost cultural official.
In March, the bishop of the town of Noto, Giuseppe Malandrino, joined 2,000 anti-drilling demonstrators who accused Sicily's regional government of ignoring a Unesco edict insisting that zones around its sites should be free from development.
According to the surveyors, the opposition is unwarranted. "The closest we come to a Unesco site is 10 kilometres and the gas is 1,500 metres down," said Giuseppe Salme, a spokesman for Panther Eureka, an Italian firm controlled by Panther Resources. "Gas extraction has been going on for years in central Sicily and the facilities we would build in the event of extraction would be no bigger than garages. This would not create any problems for the historic sites." He added that Panther was applying to extend its surveying activity before possibly seeking permission to extract gas.
Opponents also fear that any drilling will hurt the nascent tourism industry.
"This area has benefited from up to euros 400m [pounds 270m] in EU cultural funding, so why should we be giving out permits for drilling?" said Mr Granata.
Tom Kington
 
 

La Sicilia, 8.6.2007
«Il coraggio di dire no»
Il sindaco Torchi cavalca l'onda: «Stop alle trivellazioni. Ora e per sempre»

E' il creatore di Montalbano a rilanciare la battaglia contro le trivellazioni nel Val di Noto. Le sue esternazioni di ieri, dalla prima pagina de «La Repubblica», hanno dato nuovo vigore ad un movimento di protesta che, tra alti e bassi, fa sentire la propria voce ormai da tre anni.
«L'intervento prestigioso ed autorevole di Andrea Camilleri - dice il sindaco di Modica, Piero Torchi, anche nella sua qualità di massimo rappresentante del distretto del Sud Est - è il chiaro ed evidente segnale che la battaglia intrapresa anni fa da uno sparuto gruppo di amministratori, istituzioni, associazioni e semplici cittadini, nonostante il tentativo di qualcuno di ridurlo ad una mera polemica locale, ha assunto un profilo nazionale e tocca le coscienze di ciascuno degli italiani che hanno a cuore la propria storia e la propria identità».
Camilleri ha chiesto di sospendere prima e revocare poi ogni tentativo di avviare le perforazioni e le ricerche petrolifere nel Val di Noto. «C'è voluta tutta la determinazione di Camilleri ed il coraggio di pochi, nonostante l'ostracismo di molti - prosegue Torchi - per riavviare un dibattito inviso non solo alla politica ma anche a gran parte dell'informazione siciliana. Le migliaia di firme raccolte in poche ore sul sito di "Repubblica" testimoniano l'adesione morale, ideale e materiale di tantissimi italiani ad una battaglia che parla di civiltà, coerenza e buon senso. Stop alle trivellazioni ora e per sempre. Questo è l'unico obbiettivo da raggiungere e per questo invitiamo il Governo regionale e l'Assemblea regionale siciliana ad assumere ogni provvedimento consequenziale».
[…]
Giorgio Liuzzo
 
 

ASCA, 8.6.2007
Val di Noto: Realacci firma la petizione contro trivellazioni

Roma - ''Il futuro della Sicilia non passa certo per le trivellazioni petrolifere in una delle aree piu' pregiate della Regione. Il Governo intervenga con urgenza'', cosi' Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, motivando la sua sottoscrizione all'appello lanciato da Andrea Camilleri per fermare il rischio trivellazioni nella Val di Noto.
[…]
 
 

La Sicilia, 8.6.2007
Arancini «rubati» a Vigata
Ragusa sfrutta l'effetto Camilleri - Montalbano. Il sindaco Firetto insorge: «Tutto falso»

Porto Empedocle. Hanno rubato gli arancini di Montalbano. Non è il titolo di una nuova opera di Andrea Camilleri, ma quanto sta per accadere di culturale ha ben poco. Tra Ragusa e Modica si sono messi in testa di accaparrarsi, per farne business, di tutto quanto ruota intorno alle avventure del commissario Montalbano. Avendo offerto i propri scenari naturali per allocarvi i set televisivi della Palomar - produttrice degli sceneggiati per la Rai - da quelle parti hanno deciso di non perdere l'occasione per fare affari e attirare turisti. E' notizia di alcune ore fa che la Provincia regionale di Ragusa e il Comune di Modica presenteranno il prossimo 27 giugno nella sala della sagrestia della Camera dei Deputati l'iniziativa dell'associazione culturale Prometeo denominata «Gli arancini di Montalbano: viaggio tra i sapori di Sicilia».
Protagonisti dell'evento saranno i prodotti tipici ragusani tra cui l'olio extravergine d'oliva dei monti iblei, il Nero d'Avola, il Moscato di Noto, la salsiccia modicana, i datteri al cioccolato, la mostarda d'uva e l'immancabile cioccolato modicano. A fare da cicerone sarà il famoso chef internazionale Carmelo Chiaramonte che guiderà gli ospiti alla scoperta dei sapori del sud est siciliano reso noto al pubblico televisivo dal serial «Il commissario Montalbano».
Roba da far accapponare le budella a chi sa perfettamente che quando Andrea Camilleri scriveva i propri libri su Vigata, Montalbano e compagnia cantando non si riferiva certamente alle spiagge di Ragusa Ibla e dintorni. Di certo c'è che dalle parti del capoluogo ibleo hanno fiutato l'affare e lo stanno portando avanti con tutte le armi in loro possesso. Armi.
Tra quegli empedoclini ai quali gli arancini di Montalbano con il riso ragusano sono risultati davvero indigesti c'è il sindaco Calogero Firetto.
Il primo cittadino che da anni ha intessuto ottimi rapporti con lo stesso Camilleri, programmando anche alcune iniziative che a breve dovrebbero concretizzarsi appena ha saputo dell'iniziativa ragusana è esploso. «Ci hanno rubato gli arancini in virtù di una palese mistificazione dolosa. La Vigata letteraria siamo noi, le specialità culinarie raccontate nelle opere camilleriare sono tipiche delle nostre zone. Siamo al cospetto dunque - ha aggiunto senza giri di parole Firetto - di un falso che non può essere perpetuato e che ci vedrà impegnati da subito a ristabilire la verità storica».
Il sindaco chiarisce comunque «di non trattarsi di una guerra di religione anche perché non esiste alcun marchio Doc da apporre sugli arancini, ma ripeto senza alcuna esitazione che ci si trova dinanzi a un falso».
Falso o non falso, intanto a Ragusa e dintorni racimolano soldi a palate sborsati dai turisti attirati dalle specialità culinarie messe in mostra. Porto Empedocle, che Vigata lo ha fatto scrivere anni fa sulla segnaletica stradale, sta percorrendo altre strade per il proprio sviluppo turistico. Alcune settimane fa a partecipato con successo al Salone internazionale del libro di Torino, ma lo scippo degli arancini brucia davvero.
E chissà cosa ne pensa di tutto questo Andrea Camilleri, forse ne farebbe un nuovo romanzo, lui che tra l'altro scrisse anche di merendine rubate sulle quali indagò con successo il suo caro commissario Montalbano.
Francesco Di Mare
 
 

Il Venerdì, 8.6.2007
La signora in giallo
Nell'ultima avventura, la detectvie Petra Delicado, l'eroina di Alicia Giménez-Bartlett, si sposa. Da noi è già un bestseller. Ora si lavora a una serie televisiva. Da girarsi al Nord
La spagnola più amata in Italia va in tv e sfida Montalbano

[...]

In Italia, Petra di­venterà un perso­naggio televisivo. Già la chiamavano «la Camilleri spa­gnola»: ora il con­fronto si sposta dai libri alla tv.
«In Spagna, anni fa, fu trasmessa una serie ispirata al per­sonaggio di Petra, in­terpretato da Ana Belén. Nel nuovo progetto, invece, gli sceneggiatori sono italiani e lo è anche l'ambientazione. Si­curamente sarà una città del Nord, Torino, Milano o forse Genova. De­gli interpreti non si sa ancora nulla, ma sono molto curiosa: il confronto con il Montalbano interpretato da Luca Zingaretti potrebbe essere divertente. Sa, io e Carnilleri non ci siamo mai incontrati, ci mandiamo dei messaggi tramite l'editore Selle­rio. Una volta gli ho scritto: "Mi piace il tuo Salvo, ma è un po' troppo machista". Lui mi ha ri­sposto: "La tua Petra Delicado è parecchio emancipata"».
Lara Crinò
 
 

Libero Magazine, 8.6.2007
«Italiani alla deriva»
Politica, letteratura, scuola, rapporti tra i sessi: Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, si esprime sui temi caldi della società contemporanea

[…]
Lei ha firmato più di una stroncatura di Camilleri...
No, non era una stroncatura: mi sono limitato a scrivere un pezzo polemico su Micromega quando Camilleri s'è lasciato andare a un facile antiberlusconismo da guitto. Un grande scrittore come lui non deve abbandonarsi a questi mezzucci. Era, la mia, la posizione di uno deluso dalla caduta di stile di un uomo di genio come Camilleri.
[…]
Lorenza Provenzano
 
 

Il Mattino, 9.6.2007
Taccuino
Libro

Martedì alle 9.30 all'antisala dei Baroni sarà presentato il libro sulla storia del Cotugno scritto da Giuseppe Morelli, dirigente medico dell'ospedale per le malattie infettive, con la collaborazione del giornalista Alfonso Bottone e con la prefazione di Andrea Camilleri.
 
 

Angolo nero, 9.6.2007
Se anche Camilleri lascia il giallo...

E adesso ci si mette anche Andrea Camilleri. L'icona del giallo italiano ha detto (fonte ANSA) di voler "uscire dalle regole del 'giallo' e traghettare Montalbano verso il romanzo 'normale'". Già a partire dal libro uscito ieri per Sellerio, “La pista di sabbia”, in cui "l'unico morto che c'è è secondario rispetto al tema del libro". Camilleri parla anche di "tentativo di allargare i confini in cui il 'giallo' viene tenuto".
A parte che, diciamolo, ce n'eravamo accorti. Già da un po' di tempo il crimine non è più il centro dell'interesse (se mai lo è stato) di Camilleri, che preferisce raccontare le malinconiche gesta di un Montalbano che si avvia al pensionamento. Ne “Il giro di boa” [in effetti ne “La vampa d’agosto”, NdCFC] il commissario "natava e chianciva", che può anche essere un'immagine poetica ma dà proprio l'idea di un uomo stanco. E Montalbano, a occhio, dovrebbe avere circa sessant'anni, un po' pochi per essere così stanco. Probabilmente è Camilleri a essere stufo di Montalbano.
Ma allora non sarebbe stato meglio trovare il coraggio di farlo morire (come fa Agatha Christie con Poirot) piuttosto che "transitarlo" altrove?
Ai posteri l'ardua sentenza. Io non so neanche se leggerò “La pista di sabbia”.
Alessandra Buccheri
 
 

La Repubblica, 9.6.2007
Il caso. Lunghi articoli su Times e Guardian. L´Sos dello scrittore su Repubblica.it
Val di Noto, l´allarme sui giornali inglesi trentamila firme all´appello di Camilleri

Palermo - Dopo l´appello lanciato dallo scrittore Andrea Camilleri, anche due tra i più importanti giornali inglesi raccontano l´allarme per il futuro del Val di Noto minacciato dalla trivellazione di alcune compagnie petrolifere americane. Il Times dedica un articolo in apertura di pagina: reportage dettagliato in cui si insiste sui rischi di abbandono che le meraviglie del barocco locale corrono. Ampio risalto, all´interno del servizio, anche all´appello di Camilleri che su Repubblica.it ha già raccolto oltre 30 mila firme. Ma c´è anche il Guardian, a pubblicare un articolo in cui viene segnalata la minaccia ambientale. Anche qui, viene riportato l´appello dello scrittore, e viene ricostruita la vicenda che ha portato una società petrolifera texana a sbarcare tra i gioielli dell´arte e della cultura siciliana. Ma la Panther Oil replica: «I nostri pozzi verranno installati a distanza di parecchi chilometri dalla perimetrazione dei siti Unesco».
 
 

La Repubblica, 9.6.2007
Lettere
Quando a Noto crollò la cupola barocca

Sono siciliano come lo scrittore Camilleri, che giustamente (su Repubblica di ieri) grida: 'Salviamo val di Noto dalle trivelle dei petrolieri'. Io non so se le trivelle, come quelle che ho visto in televisione nelle distese del Texas, distruggeranno l'ambiente intorno. Ma da siciliano so per certo che i pericoli per il barocco e per la Sicilia già ci sono: mafia, immobilismo politico e alzatine di spalle. Del resto l'ho anche imparato proprio dai personaggi descritti da Camilleri nei suoi libri.
Anni fa, per passione fotografica la Sicilia l'ho girata, fotografata, ho migliaia e migliaia di negativi. Capolavori artistici che hanno, come sfondo, 'munnizza' e cemento. Cemento e 'munnizza'. E alzatine di spalle, come dire: 'Chi se ne frega'
Giorni fa ho letto, di quel sindaco, appena eletto, di una città veneta, che ha affermato che con lui la sovrintendenza avrebbe avuto vita difficile se si ostina a voler tutelare 'quattro pietre'.
E infine: Noto non è quella cittadina che ha fatto crollare la cupola della chiesa madre nell'indifferenza totale?
Gianni Sutera
 
 

Giornale di Sicilia, 10.6.2007
Per il 155° anniversario della nascita della polizia
Un racconto di Camilleri per la Questura di Palermo
Il questore Caruso: questa novella ci inorgoglisce perché “fotografa” il quotidiano della vita del poliziotto

Palermo. Il poliziotto, affannato, poco prima del­l'orario di chiusura arriva davanti a un grande magazzino. Deve comprare asso­lutamente un costume da bagno per la sua fidanzata. Un regalo, un desiderio del­la donna che va assolutamente soddisfatto. Una di quelle incombenze risolte a volte sul filo dei minuti, fra mille contrattempi maligni che rischiano di mandare all'aria la tabella di marcia della vita di ogni giorno.
L'agente Filippo Grotta sta per en­trare nel negozio avendo in testa la sua donna, Angela, «corcata per una botta d'infruenza fora stascione», che tre anni avanti aveva visto in una ta­baccheria restando «'ngiarmato a ta­liarla e 'ncapaci di raprire vucca». Ma il suo istinto di sbirro gli suggerisce che c'è qualcosa che non va. Si guarda intorno, dà una sbirciata dentro il locale e si accorge che si sta consumando una rapina. Come sbrogliarsela senza combinare pasticci e soprattutto con­ciliando l'acquisto del bikini?
Non è un fatto di cronaca, ma la circostanza in cui poliziot­ti sono costretti a inter­venire anche fuori dal servizio (poniamo men­tre devono fare la spesa e le saracinesche si stan­no abbassando) è abbastanza frequente. L'avventura di Filippo Grotta è raccontata da Andrea Ca­milleri in poche pagine, tredici per l'esattezza. Ma non la troverete in li­breria. Il re del giallo italiano l'ha scritta appositamente per la Questura di Palermo. Un «regalo» ai poliziotti del capoluogo siciliano in occasione del 155° anniversario della nascita del cor­po. Un compleanno allietato da una novella dello scrittore di Porto Empedocle stampata da Elvira Sellerio per conto della Questura in un'edizione non venale e fuori commercio.
Un libro esilissimo, una plaquette, dal titolo “Un pomeriggio movimentato”. Pubblicato con copertina blu che ricorda nella veste grafica in tutto e per tutto la celebre collana della Memoria della casa editrice di via Siracusa, Un colpo d'immagine ben riuscito per la Que­stura. È stata una buona idea chiedere all'inventore del commissario Salvo Montalbano (è appena approdato in li­breria il dodicesimo romanzo della serie: “La pista di sabbia”) di scrivere un racconto che la polizia palermitana userà come biglietto da visita per gli ospiti di riguardo.
Giuseppe Caruso, questore di Paler­mo, definisce il «delizioso inedito» di Camilleri «un bellissimo regalo di compleanno» e spiega: «Il breve racconto che viene riportato in queste pagine ci inorgoglisce perché "fotografa" il quotidiano della vita del poliziotto fatta di continui "cambi di marcia e di programma" in un intreccio di storie pubbliche e private in cui bisogna essere pronti ad affrontare l'ignoto in ogni momento. Questa voglia di donare se stessi - continua Caruso nella breve nota di ringraziamento - senza alcun egoismo o calcolo fa di questo nostro lavoro la professione più affascinante del mondo».
La stessa di Filippo Grotta, il protagonista della storia. Uscito di casa per sbrigare una piccolissima faccenda e costretto a un improvviso «cambio di marcia e di programma», per usare le parole del questore Caruso. Prima assi­ste a un incidente. Un pirata della stra­da su una Bmw che «con una potenti sgommata pigliò in pieno una signura in bicicletta che volò in aria». Filippo assiste la signora, chiama l'ambulanza, va in commissariato a denunciare il sinistro. E poi riprende la sua vita: «Si rimisi in machina, forsi ce l'avrebbe fatta a tempo ad arrivari al supermer cato prima che chiuiva». Ce la fa, ma anche stavolta c'è un piccolo fuori programma: rapinatori in azione. E lui de­ve intervenire. Alla fine, nel putiferio del dopo rapina, «agguantata 'na com­missa strammaia se la strascinava din­tra dicennole: vorrei comprare un costume come quello che c'è in vetrina». Missione compiuta, anche se con un po' di ritardo. Ma arrivato a casa «Angela, appena se lo vitti comparire accussì tardo gli spiò arrabbiata: "ma come , mai ci hai messo tanto"? Ho avuto qualche contrattempo, arrispunnì Filippo».
Giancarlo Macaluso
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 10.6.2007
L’intervento
Gialli palermitani senza la città
Se il giallo non indaga su Palermo
Gli effetti del "camillerismo" e l´incapacità di raccontare le lacerazioni nei quartieri

Porto. Gru al lavoro per caricare containers a bordo di una nave. Un portellone cede: cade sul molo una pioggia di cadaveri, congelati. Senza dubbio un portentoso incipit di un romanzo giallo. E invece di «giallo» in senso stretto c´è solo la dispregiativa definizione degli uomini deceduti: cinesi morti in Italia e le cui salme vengono clandestinamente spedite in patria nell´ambito di un fiorente e macabro traffico. Il porto è quello di Napoli. Il folgorante avvio di racconto è di Roberto Saviano. Il suo "Gomorra" è un libro dove resoconto, cronaca, riflessione e linguaggio offrono come prodotto un´opera di squisita fattura letteraria e più avvincente di buona parte dei veri gialli di genere. Tutto questo per ribadire un concetto ovvio: che si può scrivere un giallo raccontando la nuda e cruda realtà e viceversa che non bastano cadaveri e ammazzatine varie per fare un giallo. E tantomeno buona scrittura. Una considerazione però da rammentare in tempi nei quali il giallo sta entrando in una terza fase.
Dopo l´epoca della quarantena dalla storia della letteratura e dagli scaffali di prestigio e dopo i tempi dello sdoganamento, del successo, della celebrazione, dei fasti di classifiche e audience, adesso per il genere sembra avviarsi l´inevitabile riflusso della moda, l´insorgere di insofferenza e sintomi da overdose. Proprio adesso, dunque, e alla vigilia di un festival del giallo, si può finalmente ritornare a discutere di giallo, al di fuori di scuole improvvisate e prodotti di maniera. Si può, cioè, ricominciare a parlare di letteratura. E, se possibile, abbozzare qualche riflessione, qualche autocritica. Che ci riguarda da vicino.
Il fenomeno Camilleri ha senz´altro comportato una serie di meritevoli conseguenze, ha conquistato l´intimità domestica di case refrattarie alla carta stampata, ha creato spazi, attenzioni di cui hanno potuto usufruire le case editrici e di conseguenza nuovi scrittori emergenti o vecchi scrittori ignorati dai più. Ha però anche generato il «camillerismo», la rincorsa ansiosa a ottemperare a regole e modelli imposti dal mercato col risultato che talvolta si è cucinata una pietanza letteraria solo dopo aver messo insieme a tavolino ingredienti scelti ad hoc per soddisfare palati non certo fini. E anche l´immagine della Sicilia, di Palermo, di conseguenza, ha talvolta ossequiato stereotipi e aspettative scontate invece di cogliere aspetti nascosti.
Camilleri ha creato, da gran narratore qual è, un universo autosufficiente, che si alimenta da solo metabolizzando infiniti intrecci e strade narrative. Un universo in qualche modo eterno, come quello di Walt Disney. L´annunciata e ormai mitologica morte di Montalbano non scalfirà né il personaggio né il suo mondo. La Sicilia di Camilleri è rigorosamente descritta e quindi realistica ma nello stesso tempo è un luogo letterario universale, riconoscibile dappertutto, dunque esportabile, miracolosamente provinciale e internazionale assieme. Oziose, a questo punto, diventano le polemiche accademiche sulla qualità letteraria e sulla nobiltà del genere: come se saper raccontare non fosse una delle caratteristiche della buona scrittura
È chiaro che per tutti noi che ci siamo cimentati, dopo Camilleri, con le varie sfumature del giallo di ambientazione siciliana, il percorso si fa impervio. Innanzitutto, esiste una scuola isolana come ne esiste una bolognese, una milanese? La risposta che affiora immediata è no. Nella maggior parte dei casi i romanzi gialli scritti negli ultimi anni a Palermo appaiono come tante monadi, come tentativi isolati a volte dallo stesso contesto che vogliono descrivere. La realtà palermitana è di certo più frammentaria rispetto a quella di Bologna ma la sensazione talvolta è che la paura di restare imprigionati nel provincialismo induca a fughe in avanti, alla chimera di un "metropolitanismo" a tutti i costi che snatura la narrazione, la immerge in un brodo qualunquistico dove annegano luoghi e personaggi.
Un autore come Jean-Claude Izzo ha reso la sua Marsiglia un formidabile scenario dei suoi gialli. Non sempre la sua scrittura è "alta", anzi, ma la descrizione del mare, dei quartieri in rovina, del centro storico e delle periferie nelle mille contraddizioni tra autoctoni e immigrati, è memorabile. Un trionfo di sapori, un´orgia di odori, che si sposano con quelli trasportati dalla brezza marina. Marsiglia e Palermo sarebbero due città unite dallo stesso amore per il cibo e naturalmente disposte alla pace dei sensi e dello spirito e insieme traumatizzate dalle piaghe della violenza. Eppure, nei romanzi su Palermo, il mare, invece non c´è. Così come è difficile rintracciare le lacerazioni che sconquassano il centro storico, la mutazione genetica ed etnica della città.
Potremmo obiettare, rievocando la polemica su queste colonne seguita a una riflessione di Marcello Benfante: ma chi l´ha detto che chi scrive debba vestire i panni ora dell´antropologo, ora del sociologo o del politologo? Giusto, quelli sono altri mestieri. Ma un romanzo necessita di una sua coerenza interna ed esterna, e se chi scrive ha deciso di ambientare la sua storia a Palermo e di descriverla, Palermo deve saper raccontare nei suoi chiaroscuri, nelle sue trasformazioni, nei suoi nuovi possibili scenari. Solo così Palermo può ergersi alla pari della Marsiglia di Izzo o della Barcellona di Montalbàn, della Città del Messico di Taibo II o della New York di Amis e Auster. Può "metropolitanizzarsi" solo se ci si sofferma nei suoi quartieri, se ci si perde tra i suoi vicoli, se si vaga tra i suoi agglomerati periferici.
Sostiene la docente di geografia Giulia De Spuches che il lettore palermitano, in maggioranza di estrazione sociale medio-alta, affida allo scrittore di gialli la delega di avventurarsi nella città, di esplorare aree, meandri nei quali non si spinge di persona ma dai quali è attratto per curiosità, per fascinazione, se vogliamo per ambiguità. Lo scrittore diventa dunque, aggiungo, una specie di Avatar, di alter-ego virtuale del lettore, che consente a quest´ultimo di vivere l´esperienza di un viaggio. Un compito ancora più complesso in una città come Palermo in cui molti lamentano un immobilismo paludoso, una irredimibilità politica.
È questa delega onerosa che bisogna essere in grado di soddisfare. Sia chiaro: non è una bacchettata sulle dita di nessuno. Casomai un auspicio. A me stesso tanto per cominciare.
Gian Mauro Costa
 
 

La Sicilia, 10.6.2007
Urna di S. Corrado al Duomo
Notte di veglia poi il ritorno

La cattedrale di Noto apre le porte alla città ed alla comunità di fedeli che da dieci anni aspettano con trepidazione lo spalancarsi del portone principale.
[...]
Sono riservati alla mattina del 18 le espressioni mondane e di rappresentanza.
[...]
«L'evento dell'inaugurazione della Cattedrale - commenta il sindaco Corrado Valvo - sta risvegliamo una sensibilità internazionale verso la nostra città; ne sono un esempio le recenti dichiarazioni di Andrea Camilleri che ho personalmente invitato alla cerimonia ed alla conferenza stampa che si terrà a Roma venerdi prossimo».
[...]
Maria Antonia Manetta
 
 

Corriere della sera, 10.6.2007
Primi ciak di una serie tratta dai romanzi di Lucarelli: De Luca è un onesto investigatore durante il fascismo che però si arrende alla "ragion di stato"
L'anti-Montalbano
Preziosi, nuovo commissario in tv: "Caccia all'assassino ma senza eroismi"

[...]
Una specie di anti-Montalbano: nelle storie del commissario creato da Camilleri i "cattivi" alla fine sono sempre perdenti. De Luca invece, come ha ammesso lo stesso autore, "non è del tutto positivo".
[...]
Emilia Costantini
 
 

Il Mattino, 11.6.2007
Cotugno. Domani alle 9.30 all'antisala dei Baroni sarà presentato il libro sulla storia del Cotugno scritto da Giuseppe Morelli, dirigente medico dell'ospedale per le malattie infettive, con la collaborazione del giornalista Alfonso Bottone. Interviene lo scrittore Andrea Camilleri, autore della prefazione.
 
 

l'Unità, 11.6.2007
Montalbano, non si uccidono così i cavalli

Salvo Montalbano alle prese con una pista di sabbia. È quanto accade nel nuovo romanzo di Camilleri, appunto "La pista di sabbia", che si snoda su un fatto veramente accaduto, l’uccisione su una spiaggia di Catania di un cavallo. In realtà lo scrittore di Porto Empedocle ha preso spunto anche da una vicenda accaduta in Toscana, il furto di sei purosangue da una scuderia del Grossetano. Come sempre, Camilleri si è puntigliosamente documentato sull’argomento e ha trascorso buona parte della villeggiatura estiva nella sua casa di campagna in Toscana, leggendo di cavalli.
«Raprì l’occhi, si susì, annò alla finestra, spalancò le persiane. E la prima cosa che vitti fu un cavaddro, stinnicchiato di fianco supra la rina, immobile. La vestia era tutta ‘nsanguliata, gli avivano spaccato la testa con qualichi spranga di ferro, ma tutto il corpo portava i segni di una vastoniatura longa e feroci…». Quale il motivo di una così orrida uccisione? Quale il motivo dell’accanimento sulla povera bestia? Il mistero è fitto e il commissario Salvo Montalbano ha appena il tempo di convocare i suoi uomini che il cavallo sparisce, e dell’animale resta solo il segno del corpo sulla sabbia. Insomma, quello che potrebbe essere un semplice evento, ha tutta la parvenza di diventare un vero e proprio caso. E tutto cospira affinché lo diventi. Quello stesso giorno una donna, Rachele Estermann, denunzia al commissariato di Vigata il furto del suo cavallo mentre nelle scuderie di Saverio Lo Duca, uno degli uomini più ricchi della Sicilia, un altro purosangue è svanito nel nulla. Lo scenario è il mondo delle corse clandestine, passatempo preferito di una certa aristocrazia terriera che scommette forte. Montalbano fa appena in tempo a puntare l’attenzione su questo ambiente che arriva un altro colpo di scena. Dopo il cavallo, viene trovato cadavere anche un custode delle scuderie.
Quello dell’aristocrazia è un mondo che a Montalbano non piace: maggiordomi in livrea, baroni e contesse, di certo non suscitano la sua simpatia. E mentre il nostro indaga, avvolto da una certa sensazione di disagio, alcuni «ignoti» entrano più volte nella casa di Marinella: non rubano nulla ma mettono tutto sottosopra, e danno l’impressione di cercare qualcosa; ma cosa? Capirlo non è irrilevante, anzi può svelare particolari interessanti. E così Montalbano continua ad indagare, seguendo la sua «pista di sabbia».
Camilleri, va da sé, intreccia riflessioni interiori e culturali nella trama del giallo che diventa così strumento di conoscenza della realtà e della stessa letteratura. Lo fa con il suo stile ironico e chiaro, fluido e suggestivo. Con un ritmo veloce, cinematografico. Qualche novità nei personaggi femminili de "La pista di sabbia". Se nel caso della bella, affascinante e sensuale Ingrid si tratta di un ritorno, i lettori fanno la conoscenza della sua amica Rachele. E la sua Livia? La donna con la quale ha da tempo una storia, ma che non si decide mai a sposare? Gli appassionati di questa complessa storia d’amore dovranno forse aspettare i prossimi romanzi.
Non vi è, infatti, solo il romanzo «finale» su Salvo Montalbano già pronto, con il titolo provvisorio di "Riccardino", con il commissario che fa i conti con il suo doppio, con il suo alter ego mediatico. Da quanto si sa, Camilleri, nello studio della sua casa romana, sta scrivendo altre storie sul celebre commissario. Scrive e, come sempre, si diverte. Ed in preparazione, vi è anche un nuovo romanzo storico, la sua vera e autentica passione intellettuale.
Salvo Fallica
 
 

Tappetta, 11.6.2007
La pista di sabbia

Come già constatato in precedenza ormai non contano più le storie, nelle vicende di Montalbano, ma l'evoluzione del personaggio. Che non è più un insieme di lettere e carta, ma un tizio che esce fuori dal libro, te lo vedi di fronte, puoi quasi parlarci. E nello stesso tempo, naturalmente, non puoi. Come non puoi parlare con Mimì, il suo vice, o l'insostituibile Fazio. Andrebbe bene anche Catarella, però, per dare una sonora timpulàta al commissario più scassaminchia che la storia umana ricordi, a quello moralmente ineccepibile, che sbaglia ma lo riconosce, e che negli ultimi tempi si sta perdendo - tanto per dirla a modo suo - darrè alle fimmine, soprattutto a quelle sbagliate. Commissario, metta gli occhiali e la faccia finita una volta per tutte di farci firriàre i cabasìsi con 'sta storia che l'età avanza. Prenda un aereo e vada a Genova, se finisce a schifìo pazienza. Ma lo faccia con la classe che la contraddistingue (oddio, un po' rozza ma sempre classe è). Alla prossima.
P.S.: Mi sento esclusa. A casa di Ingrid ci manchiamo solo io e Baby, per il resto ci sono passati tutti...
 
 

RaiSat, 12.6.2007
Racconti catodici
Figuranti, pubblico, concorrenti e professionisti mostrano la televisione da un nuovo punto di vista.
Una serie scritta ed ideata da Fabio Maiorino & Tiziana Maiorino
Camilleri e la radio
Andrea Camilleri, 60 anni trascorsi in RAI, il suo grande amore è la Radio. Camilleri e i suoi ex collaboratori ci racconteranno che atmosfera si respirava in quegli anni negli studi della Radio della RAI.
 
 

Il Tempo, 12.6.2007
«Cambio le regole. Ora i banditi inseguono Montalbano»

È un nuovo commissario Montalbano il protagonista di «La pista di sabbia», l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri, arrivato in questi giorni in libreria. «Montalbano è sempre più stanco, sempre più annoiato - spiega l’autore - mentre continua lo sdoppiamento del protagonista con Montalbano uno e Montalbano due, il primo che fa la parte dell'avvocato del diavolo e il secondo che, invece, lo appoggia». Per la prima volta in assoluto, però, aggiunge Camilleri «è lui stesso, il commissario, ad essere oggetto di attenzione di banditi. Montalbano non capisce perchè ce l'hanno con lui, eppure stanno per dare fuoco alla sua casa. Ironia della sorte, non può denunziare il fatto per non esporsi al ludibrio di banditi che riescono a entrare in casa del commissario». Il personaggio tanto caro agli italiani cambia con uno scopo dichiarato da Camilleri: uscire dai confini del giallo per creare un romanzo di più ampio respiro.
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 12.6.2007
Maschio Angioino
Un libro sul Cotugno ne parla Camilleri

Alle 11.30, nell´Antisala dei Baroni del Maschio Angioino, il direttore generale dell´Azienda ospedaliera Cotugno, Antonio Giordano, presenta il libro "Storia dell´ospedale Domenico Cotugno", di Giuseppe Morelli e Alfonso Bottone. Intervengono tra gli altri il sindaco Rosa Russo Iervolino, l´assessore alla Sanità Angelo Montemarano, il presidente della Provincia Dino Di Palma, l´assessore Dolores Feleppa Madaro, Francesco De Lorenzo, figlio di Ferruccio, fondatore nel 1968 del nosocomio nella sua attuale configurazione. Lo scrittore e saggista Andrea Camilleri, padre del commissario Montalbano, interviene alle 11 in collegamento video. «La storia di una città - dice Camilleri - più che attraverso la narrazione delle sue vicissitudini storiche, della descrizione dei suoi palazzi, chiese, monumenti, dei suoi tesori d´arte è possibile leggerla e comprenderla meglio dall´interno, attraverso la storia delle istituzioni pubbliche a disposizione dei cittadini come appunto ospedali, scuole e trasporti».
 
 

Il Giornale, 12.6.2007
Cinema, ogni sera un film diverso. Il primo? Gli arancini di Camilleri

Sarà un’estate all’insegna del cinema quella milanese, prova il fatto che verranno proiettati ben 44 film. Tante le rassegne organizzate dall’assessorato alla Cultura in collaborazione con quello allo Sport e al Tempo libero. Si comincerà il 19 giugno con "Gli arancini di Camilleri", perché «non è solo il creatore del Commissario Montalbano», ha spiegato Vittorio Sgarbi. E poi un omaggio a Moravia per i cent’anni dalla nascita, e ancora a Bernardo Bertolucci, Mario Monicelli e a Dino Risi, grandi maestri dei nostri tempi.
Numerose le «Arene del cinema» che permetteranno a tanti milanesi di trascorrere le serate estive guardando film sotto le stelle.
 
 

Corriere della Sera (Milano), 12.6.2007
La Bella Estate
Cinema, tra Moravia e Camilleri
Il programma dell'Assessorato alla Cultura - Settore Spettacolo
Gli eventi possono subire variazioni o modifiche: per aggiornamenti http://www.comune.milano.it

dal 19 al 24 giugno, Cinema Gnomo
GLI ARANCINI DI CAMILLERI
Programma:
Martedì 19 giugno
18.00: Le avventure di Laura Storm: Defilé per un delitto (11 agosto 1965, 60’) regia Camillo Mastrocinque
19.05: Le inchieste del Commissario Maigret: Maigret sotto inchiesta (4, 11 e 18 agosto 1968, 155’) regia Mario Landi.
22.05: Domenica di Ferragosto (29 ottobre 1982, 63’) regia Andrea Camilleri
Mercoledì 20 giugno
18.00: Ileana addio (5 novembre 1982, 57’) regia Andrea Camilleri
19.00: Sheridan Squadra Omicidi: soltanto una voce (10 novembre 1967, 80’) regia Leonardo Cortese.
20.30: La mano sugli occhi (21, 26 e 29 settembre 1979, 180’) regia Pino Passalacqua.
Giovedì 21 giugno
18.00: Amicissimi (10 dicembre 1978, 43’) regia Andrea Camilleri
19.30: Cecè (1978, 45 ) regia Andrea Camilleri
20.30: Tempo. Biografia videopoetica (2007, 20’) di Andrea Camilleri. Regia di Fabio Francione
21.00: La ragione degli altri (27 luglio 1985, 130’) regia Andrea Camilleri
Venerdì 22 giugno
16.00: Questi fantasmi! (1962, 124’) regia Eduardo De Filippo
18.05: La cattura (2001, 90’)
19.40: Io, Caterina (10 maggio 1972, 108’) regia Andrea Camilleri
21.10: Re Cervo (4 febbraio 1970, 90’) di Carlo Gozzi, regia Andrea Camilleri
22.40: Il fantasma della cabina (2002, 100’) sceneggiatura, libretto e regia di Rocco Mortelliti, musica di Marco Betta
Sabato 23 giugno
15.00 Le ricomparse di Arthur Adamov (1971, 64’) regia Andrea Camilleri
16.05: Finale di Partita (1977, 111’) di Samuel Beckett, regia Andrea Camilleri
18.15: L’amico Galletti (26 maggio 1971, 57’) di Aldo Palazzeschi. Regia Andrea Camilleri
19.15: La carretta dei comici di Peppino De Filippo: Via le maschere (10 marzo 1977, 41’) regia Andrea Camilleri
20.00: Trilussa Bazaar (17 agosto 1993, 65’) di Ghigo De Chiara, regia Andrea Camilleri
21.10: Attore solista. L’album dei monologhi. (3 agosto1978, 37’) regia Andrea Camilleri
22.00: Il guardiano (1976, 144’) di Harold Pinter, regia di Edmo Fenoglio
Domenica 24 giugno
14.00: La forma dell’acqua (2 maggio 2000, 111’) regia Alberto Sironi
16.00: Il cane di terracotta (9 maggio 2000, 102’) regia Alberto Sironi
17.45: La concessione del telefono (2005, 120’) regia di Giuseppe Dipasquale
20.00: Gli arancini di Montalbano (4 novembre 2002, 93’) regia di Alberto Sironi
21.45: Il birraio di Preston (1999, 140’) regia di Giuseppe Dipasquale
[...]
Info:
Milano Cinema: Tel. 02 88462452 – 51 – 60 / Fax 02 88462315
Mail: culturas.cinema@comune.milano.it
Sito: www.comune.milano.it
 
 

AISE, 12.6.2007
Diritti Umani
Nella Giornata Mondiale del Rifugiato 2007 l’UNHCR lancia a Roma la campagna di sensibilizzazione "L'intolleranza ti isola"

Roma - L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che si terrà il prossimo 20 giugno, organizza una conferenza a Roma alla quale parteciperanno esponenti di governo, del mondo accademico e della società civile, rifugiati e richiedenti asilo. Tra i relatori, il Rappresentante regionale dell'Unhcr in Italia, Walter Irvine, il Ministro dell'Interno, Giuliano Amato, il Ministro per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, Vittorino Andreoli e Andrea Camilleri.
Il tema scelto dall'Unhcr per la Giornata Mondiale del Rifugiato 2007 è l'intolleranza.
[...]
Nel corso conferenza, che si terrà alle ore 11.00 del 20 giugno presso la sede della SIOI (Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale), l'Unhcr lancerà la campagna di sensibilizzazione "L'intolleranza ti isola", che comprende uno spot radiofonico cui partecipano Andrea Camilleri, Fiorello e Marco Baldini ed uno spot televisivo. Entrambi saranno trasmessi a titolo gratuito dalle principali reti televisive ed emittenti radiofoniche nazionali.
[...]
 
 

RomaFictionFest, 12.6.2007
Presentato il programma del RomaFictionFest
Una finestra sul mondo della fiction di tutto il mondo: 140 titoli, 29 anteprime mondiali assolute, 28 Premi Maximo e 5 Premi Maximo Forever Award alla carriera che riconosceranno il talento di Andrea Camilleri, Jacqueline Bisset, Margarethe von Trotta, Michele Placido e Ettore Bernabei

La prima edizione del RomaFictionFest si terrà a Roma e in alcune città del Lazio dal 2 al 7 luglio 2007, promosso dalla Regione Lazio presieduta da Piero Marrazzo, dall'APT (Associazione Produttori Televisivi) presieduta da Fabiano Fabiani e dalla Camera di Commercio di Roma presieduta da Andrea Mondello, con la collaborazione di Sviluppo Lazio e della Provincia di Roma, sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri degli Affari Esteri, dei Beni e delle Attività Culturali, delle Comunicazioni, dello Sviluppo Economico e del Commercio Internazionale, con la collaborazione del Comune di Roma, delle Province di Frosinone, Viterbo e Rieti e dei Comuni di Terracina e di Tuscania.
[...]
28 i Premi Maximo e 5 i Premi Maximo Forever Award, alla carriera, che riconosceranno il talento di Andrea Camilleri, Jacqueline Bisset, Margarethe von Trotta, Michele Placido e Ettore Bernabei, preziosi premi sponsorizzati da DTC (Diamond Trading Company) come il superpremio Maximo Diamond Award attribuito al miglior prodotto in assoluto.
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Bologna), 12.6.2007
Citati e suonati

Alle 21,30 a Ca' de Mandorli di Idice di San Lazzaro, «Citati e suonati», lettura di brani da Camilleri, Matrone, Nerozzi, Ammaniti, Hornby, Colaprico che citano famose canzoni che poi verranno eseguite dagli allievi del Centro di Formazione Musicale. Presentano Franz Campi e Barbara Giorgi. Gratuito.
 
 

Radio Trasmissioni Modica, 13.6.2007
Noto - Venerdì conferenza presentazione nuova cattedrale, videomessaggio di Camilleri

Roma - Dopo 11 anni riaprirà lunedì 18 giugno la cattedrale di Noto, il gioiello del barocco siciliano gravemente danneggiata dal terremoto del 1996 e ora completamente restaurata. L'evento, al quale dovrebbe partecipare anche il premier Prodi, sarà presentato venerdì prossimo in una conferenza stampa in programma alle 15.30 a palazzo Chigi che vedrà la partecipazione del vescovo di Noto, monsignor Giuseppe Malandrino, del prefetto di Siracusa e commissario per la ricostruzione Benedetto Basile e del capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Invitati anche il ministro dei Beni e le attività culturali Francesco Rutelli e il presidente della regione Sicilia, Salvatore Cuffaro. Durante la conferenza stampa sarà inoltre trasmesso un videomessaggio dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, dedicato alla cattedrale e alla tutela del paesaggio della Val di Noto.
 
 

Rivist@, 13.6.2007
Camilleri e la forma del petrolio
Ambiente ed ecomafia

Che forma ha il petrolio? Si potrebbe rispondere che assume la forma del recipiente che lo contiene; ma invece i siciliani sanno che assumerebbe la forma a salvadanaio del cuore dei petrolieri senza scrupoli che cancellerebbero migliaia di anni di storia sostituendo le bellezze naturali e artistiche con torri di acciaio, sonde, perforatrici e trivelle. Questa brutta storia ha inizio nel marzo del 2004, quando l'assessorato regionale all'Industria emana i decreti che autorizzano quattro compagnie petrolifere: Eni, Sarcis, Edison, Panther Oil, alla ricerca e all'estrazione di petrolio e gas in un territorio di oltre millecinquecento chilometri quadrati. Capitale della protesta la bellissima Noto, città barocca della Sicilia orientale, dove Camilleri ha voluto si girassero le riprese televisive della fortunatissima serie televisiva del commissario Montalbano. I NO-TRIV, come sono stati battezzati i cittadini che si oppongono al progetto, sottolineano che l'area interessata, compresa tra le province di Siracusa, Ragusa, Catania ed Enna, è considerata dall'Unesco patrimonio dell'umanità.
Lo scenario possibile che si potrebbe presentare ai nostri occhi ricorda un rarissimo lungometraggio degli anni '60 dal titolo "L'Italia non è un paese povero" commissionato da Enrico Mattei al regista Joris Ivens, nel quale si denuncia l'influenza americana nel campo dell'estrazione e della raffinazione degli idrocarburi in Italia. Quel filmato non fu proiettato dalla RAI e comparve in una versione in lingua inglese fortemente censurata. Anche se oggi siamo lontani dall'accettazione acritica di proposte sviluppiste ispirate dalle multinazionali del petrolio, resta sempre il dilemma di coloro che credono che, dopo il no al ponte sullo stretto, vi sia in Sicilia una sorta di rifiuto aprioristico verso qualsiasi proposta di "sviluppo". Il problema serio è che le proposte che pervengono non tengono conto delle caratteristiche paesaggistiche, culturali e storiche delle aree interessate.
Questa terra è terra antica è possiede da secoli le sue ricchezze: paesaggio, storia, cultura, identità, bellezza e armonia. Inoltre, la devastazione territoriale conseguente alle innumerevoli trivellazioni, darebbe un colpo mortale alla rinascita del turismo, rendendo vane opere come l'aeroporto Pio La Torre di Comiso e tutte le iniziative messe in atto da anni a favore dell'industria turistica, che in Sicilia è ancora tutta da sviluppare. La mobilitazione si sta diffondendo a macchia d'olio, alcune proteste si sono svolte, di recente, in contrada Zisola, a circa tre chilometri da Noto, territorio dalle suggestive vedute panoramiche, poco distante dal grande polmone verde di Noto "Parco Fazello", da dove si sprigionano odori di zagare, di limoni, mandarini e arance, che la texana Panther Oil si è aggiudicata, nella corsa al miglior terreno da trivellare, pagando novemila euro al proprietario. Si stanno mettendo in atto tutte le proteste ed i ricorsi necessari affinché il governo nazionale e regionale impedisca alle compagnie petrolifere di mettere le mani sulla Val di Noto.
Il Governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, è stato avvertito; presto la protesta arriverà a Palermo e questa volta non si tratta di garantire la realizzazione di un tracciato stradale o il completamento di una diga; e' in gioco il futuro di una delle regioni più belle d'Italia, già mortificata dalle mafie, la cui popolazione vuole essere protagonista del proprio futuro anche costo di costringere Camilleri ad allertare la squadra del commissario Montalbano per scongiurare l'intervento del medico legale che tra qualche decennio non potrebbe fare altro che attestare la morte non di "cosa nostra ma di casa nostra".
Per firmare l'appello di Camilleri: http://www.repubblica.it/speciale/2007/appelli/val_di_noto/index.html
Giorgia Maria Pagliaro
 
 

Vivimilano, 13.6.2007
Camilleri l'eclettico
Da regista e produttore Rai al successo di Montalbano. La carriera dell'autore in una rassegna allo Gnomo

Tre libri in classifica, una «formazione» nel poliziesco e nel giallo, una carriera divisa fra tv, regia, produzione, sceneggiatura, e un'immensa popolarità grazie ai romanzi della serie del commissario Montalbano. Si riassume così la carriera del siciliano ottantaduenne Andrea Camilleri, protagonista dell'intrigante rassegna «Gli arancini di Camilleri», curata da Fabio Francione, allo Gnomo. Rispetto ad omaggi similari gli «Arancini» ripercorrono la carriera dello scrittore a partire dal suo lavoro per la Rai. Un ciclo diviso per tematiche legate all'attività dell'autore a partire dalle serie tv in cui figurava come delegato alla produzione: nelle prime due giornate, martedì 19 e mercoledì 20, si affronta il periodo «Prima di Montalbano» con rarità in bianco e nero dagli archivi Rai: il 19 alle 18 Lauretta Masiero, detective-giornalista Laura Storm, in «Defilé per un delitto» (1965) di Camillo Mastrocinque, segue alle 19.05 Gino Cervi - Maigret in «Maigret sotto inchiesta» (tre puntate, 1968) di Mario Landi. Sorpresa il 20 alle 19 con l'Ubaldo Lay di «Sheridan Squadra Omicidi» nell'episodio «Soltanto una voce» (1967) di Leonardo Cortese. Da giovedì 21 ecco Camilleri regista in trasposizioni da Pirandello, ed è da non perdere l'interpretazione da manuale di Carlo Giuffrè alle 19.30 in «Cecè» (1978). Venerdì spazio alle produzioni per Eduardo De Filippo di cui si vedrà alle 16 il famoso «Questi fantasmi!» (1962). Ancora teatro con regia di Camilleri sabato 23, fra un «Finale di partita» (1977) da Beckett, alle 16.05, con Adolfo Celi e Renato Rascel, e il dittico «Attore solista. L'album dei monologhi» (1978) alle 21.10 con Lilla Brignone e Elsa Merlini. Chiude domenica 24 il celeberrimo Montalbano televisivo interpretato da Luca Zingaretti, mattatore fin dalle ore 14 in «La forma dell'acqua» (2000) di Alberto Sironi. INFORMAZIONI «Gli arancini di Camilleri», da martedì 19 a domenica 24 allo Gnomo, via Lanzone 30/A, tel. 02.80.41.25, ingresso 4,10 euro più tessera 2, 60 euro
Giancarlo Grossini
 
 

Latinera, 14.6.2007
Lo scoprirete solo leggendo

Oramai, carissimi, è come ricevere una "Lettera da Vigata".
Ogni libro, ogni racconto, è una confidenza di quel narratore onnisciente che conta i passi e i pensieri di Salvo Montalbano (e le insonnie, ultimamente).
Quest'ultimo, poi, dà una mano ai miscredenti.
Trovandosi a discutere con un cretino, Montalbano glielo dice papale papale: "Sono il gemello dell'Ispettore Maigret".
Per il resto, spiacentissimi per Livia, non vedevamo l'ora che si concedesse, il Commissario, alle generosissime grazie di Ingrid. E se accadde o no, se ci si avvicinò tanto o macari, lo scoprirete solo leggendo "La pista di sabbia".
Davide Camarrone
 
 

La Sicilia, 14.6.2007

Palermo. L'Ars i sessant'anni li ha compiuti il 25 maggio. Ma i festeggiamenti inizieranno oggi alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
[...]
Negli anni ormai lontani, quando era appena approdato al Parlamento europeo, in occasione di una sua visita a Palermo, intervistammo Napolitano. [...] Ci parlò della sua ammirazione per uomini di cultura come Bufalino, Sciascia, Guttuso, ecc. Non ci parlò di Camilleri perché allora non era esploso come scrittore.
[...]
Giovanni Ciancimino
 
 

TG3, 15.6.2007
Val di Noto è salva
Stop alle trivelle texane a Val di Noto in Sicilia, zona ricca di capolavori unici al mondo. Per lo scrittore Andrea Camilleri è il trionfo della ragione.
Guarda il servizio di Francesco D'Ayala
 
 

Thriller Magazine, 15.6.2007
La pista di sabbia

Andrea Camilleri e Salvo Montalbano: un binomio vincente. Il primo è uno degli autori più prolifici dell'ultimo periodo, il secondo il commissario più amato d'Italia.
Entrambi erano attesi dai loro lettori e sono tornati, da poco più di una settimana, sugli scaffali delle librerie con "La pista di sabbia".
In realtà c'è sempre una sorta di pudore nel commentare un nuovo romanzo di Camilleri, le attese sono alte e si fatica a distinguere la linea di demarcazione tra un'aspettativa delusa e la reale mancanza di qualcosa.
E questo è un po' il caso dell'ultima avventura del commissario Montalbano.
Chi segue l'autore da anni, chi ama il suo personaggio, chi lo ha visto crescere e invecchiare è difficile che si sentirà appagato dalla lettura di questo libro.
Questo non perchè il romanzo sia brutto, o illeggibile, anzi. Le pagine scorrono rapide e godibili, appassionano e coinvolgono e ci si trova rapidamente alla fine. Semplicemente, però, non brilla. Non c'è nulla che lo renda speciale, non c'è quel tocco che lo farà ricordare rispetto a un altro. Manca il profumo di Sicilia che così tanto si respirava nei primi quattro romanzi del ciclo; sfumano personaggi che erano certezze nel mondo di Montalbano; in generale sembra appannato.
In poche brutali parole: già visto e insipido.
Montalbano, invecchiando, ha perso lo smalto, non si rinnova, si racchiude su se stesso e sul suo mondo, appiattendosi.
Tutto questo non significa che il libro non sia, appunto, piacevole e onesto, ma non va oltre: si accontenta di essere un volume di intrattenimento e, soprattutto, non comunica più come i primi Montalbano sapevano fare.
Chiara Bertazzoni
 
 

AGI, 15.6.2007
RadioUno “Punto sette” con Enrica Bonaccorti

Roma - Franco Ferrarotti, Roberto Vecchioni, Vasco Rossi, Andrea Camilleri saranno tra i protagonisti della seconda puntata di “Punto Sette”, il programma di Enrica Bonaccorti in diretta su RAI RADIOUNO sabato 16 giugno dalle ore 14.00 alle 19. […] Nello spazio dedicato ai “Consigli per l’estate” ascoltiamo quelli di Andrea Camilleri, di Claudio Orazi (Sovrintendente Arena di Verona) e di Vasco Rossi.
 
 

ANSA, 15.6.2007
Suora clausura: solo leggenda storia libro Camilleri
Autorizzata dalla badessa a intervista su una tv locale

Agrigento - La storia delle monache che si sarebbero lasciate morire, nell'ultimo libro di Camilleri, e' una leggenda. Lo dicono le stesse religiose. 'Sono morte in periodi diversi per cause naturali -dice ad una tv locale suor Raffaella del monastero di Palma di Montechiaro- Camilleri non aveva bisogno di farsi pubblicita''. In 'Le pecore e il pastore' lo scrittore racconta di 10 monache che si sarebbero immolate in cambio della vita dell'arcivescovo di Agrigento, vittima di un tentato omicidio nel '45.
 
 

Il Venerdì, 15.6.2007
Trame oscure
Con Ammaniti, De Cataldo & C i noir fanno luce sull’Italia
Il bullismo di “Ti prendo e ti porto via”, la Banda della Magliana di “Romanzo criminale”… Dal 20 giugno, con Repubblica o L’Espresso, i romanzi che svelano cronaca e misteri
Paolo Casicci

E la settimana dopo indaga Montalbano
Dopo “Ti prendo e ti porto via” di Ammaniti, fra gli altri titoli in uscita “La vampa d’agosto” di Andrea Camilleri (27 giugno), […]
 
 

ASCA, 15.6.2007
Noto: lunedì 18 riapre cattedrale, presente Prodi

Roma Alla presenza del premier Romano Prodi riaprira' lunedi' 18 giugno al culto e alle visite di fedeli e turisti la cattedrale di Noto in Sicilia, uno dei gioielli del barocco dell'isola.
A darne notizia e' stato a Palazzo Chigi il capo della Protezione civile Guido Bertolaso in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il vescovo della citta' siciliana, mons. Giuseppe Malandrino ed il presidente della Regione Salvatore Cuffaro.
[…]
Infine il plauso per la conclusione del restauro e' giunto, anche se registrato, dallo scrittore Andrea Camilleri. ''Non si e' riaperto solo un luogo di culto - ha detto - ma un sito di riaggregazione sociale per un intero paese. Cosi' si recupera davvero l'identita' civile di un popolo''.
 
 

ASCA, 15.6.2007
Sicilia: Cuffaro, società Panther rinuncia a trivellazioni in regione

Roma - La societa' petrolifera texana Panther ha comunicato al governo della Regione Sicilia di aver rinunciato ad ogni pretesa sulle trivellazioni nel territorio dell'isola. A darne notizia e' stato oggi a Palazzo Chigi lo stesso presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro nel corso della presentazione dei lavori di ricostruzione della cattedrale di Noto, gioiello del barocco siciliano gravemente danneggiata a causa di un terremoto ed il cui intevento di consolidamento e' durato quasi 11 anni.
Rispondendo anche agli appelli piu' volte lanciati dallo scrittore Andrea Camilleri, Cuffaro ha poi confermato che ''il governo della regione e' sempre stato contrario alle trivellazioni. Per quanto riguarda quelle petrolifere poi la nostra contrarieta' resta totale visto che non abbiamo mai guadagnato neppure un euro dalle accise. Forse stiamo diventando un po' cattivi, ma questa e' la nostra posizione.
Certo per il metano - ha poi concluso - la cosa e' diversa''.
 
 

ASCA, 15.6.2007
Val di Noto: Pecoraro, trivellazioni erano inconcepibili

Roma - ''E' una ottima notizia. Le trivellazioni in Val di Noto erano davvero inconcepibili''.
E' stato questo il commento del questo il commento del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare alla notizia che la Panther Oil ha deciso di rinunciare alle trivellazioni petrolifere in Val di Noto.
[…]
''Questa - ha concluso il Ministro dell'Ambiente - e' una bella vittoria per l'ambiente e per la Val di Noto, un'area di grandissimi tesori naturalistici, storici, archeologici, paesaggistici e culturali, a cui hanno contribuito sia il mondo dell'ambientalismo, fortemente mobilitato, che quello della cultura come dimostra l'appello dello scrittore Andrea Camilleri''..
[…]
 
 

RaiNews 24, 15.6.2007
Palermo
Via le trivelle da Noto, dove riapre la Cattedrale

La società texana Panther Oil ha comunicato al Corpo siciliano delle miniere che rinuncia alle trivellazioni in un'area di 86 chilometri quadri del Val di Noto, su una superficie complessiva destinata alle ricerche petrolifere di 746 chilometri quadri. L'area risparmiate alle trivellazioni è quella sottoposta alla tutela dell'Unesco e alcune zone cuscinetto.
[…]
Camilleri
Nel resto del territorio le trivellazioni andranno avanti. La Panther Oil ha ricevuto nel 2004 dalla Regione siciliana le concessioni per la ricerca. Nei giorni scorsi lo scrittore Andrea Camilleri aveva lanciato un appello, con un intervento su Repubblica, affinchè le concessioni fossero ritirate ha definito la decisione: "il trionfo della ragione".
[…]
 
 

La Repubblica, 15.6.2007
Annuncio del presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro
Le proteste dei cittadini, l'appello di Camilleri dalle pagine di Repubblica
Val di Noto, i texani rinunciano
Stop alle trivelle nel sito Unesco

La Panther si difende: "Una campagna contro di noi. La scelta dei luoghi da perforare”
Ma il Wwf non è convinto: "Attenzione ai facili entusiasmi"

Roma - "La Panther Oil ha comunicato oggi alla Regione di aver rinunciato alle trivellazioni in tutto l'abitato della città di Noto, in tutto il sito Unesco e nell'intera area di Noto Antica, oltre alla porzione di area vicina alla zona sud-est della riserva di Vendicari". Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, a Palazzo Chigi, nel corso della conferenza stampa di presentazione della riapertura della Cattedrale di Noto. Ma il WWF avverte: "Attenzione ai facili entusiasmi".
A lanciare un forte appello per la salvaguardia della zona era stato Andrea Camilleri dalle pagine di Repubblica lo scorso sette giugno. L'appello, dopo essere stato sottoscritto da molti esponenti politici regionali e nazionali e da legambiente, era stato ripreso anche dal ministro dell'Ambiente e da ottantamila nostri lettori. Una settimana dopo l'articolo è stato anche tradotto dal francese Le Monde, dal Times e da Guardian. Il papà del commissario Montalbano chiedeva che venisse definitivamente e "irreversibilmente" stoppata la concessione data qualche anno fa alla società americana.
[…]
 
 

NoiPress.it, 15.6.2007
Beni Culturali, la cattedrale di Noto riapre al pubblico. E la texana Panther Oil rinuncia alle trivellazioni nella Valle

[…]
La battaglia dello scrittore Andrea Camilleri
“Una volta tanto è una vittoria della cultura, rispetto a tante altre perdite che la cultura quotidianamente subisce”. E' il commento dello scrittore Andrea Camilleri, dopo aver appreso la notizia.
Camilleri ha portato la vicenda di Val di Noto alla cronaca, con un’energica presa di posizione, attraverso un lungo articolo pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano 'la Repubblica'. Un articolo in cui lo scrittore si schierava contro le trivellazioni e che ha riscosso immediatamente un numero altissimo di adesioni.
“E’ importante lo schieramento trasversale che c'è stato intorno all' iniziativa”, ha detto lo scrittore.”'Partiti opposti - ha evidenziato - si sono trovati insieme, accomunati da una causa giusta”.
[…]
 
 

La Stampa, 15.6.2007
Intervista
Enrico Rava "Il pop è in crisi e ci chiede aiuto"

Genova. Forse si comprende meglio questa famosa rinascita del jazz di cui tutti favoleggiano, se si va dritti a Enrico Rava, campione della tromba nonché il più celebre al mondo dei nostri jazzisti. Torinese di nascita e di studi, uomo pacato e ironico, famelico lettore che ha pure ispirato una storia ancora inedita a Camilleri, Enrico porta i suoi 68 anni con leggerezza e curiosità.
[…]
Marinella Venegoni
 
 

La Repubblica, 16.6.2007
I petrolieri texani si ritirano e rinunciano alle trivelle in Val di Noto
La rinascita della cattedrale: l'autore festeggia per due motivi
Camilleri, il giallista diventa verde
"Mi sono battuto come Montalbano"

L'inventore del commissario: "Mi hanno telefonato giornalisti di tutto il mondo, non avrei mai immaginato un'eco del genere. Ma è stata la vittoria del buon senso"

Roma - Una vittoria in difesa dell'ambiente, ma questa volta anche dell'arte e della cultura, di quel patrimonio che appartiene a tutti e, nel caso specifico, all'intera umanità. Anche se è stata accolta con qualche legittima diffidenza dai Verdi e dal Comitato NO-TRIV, la notizia che i petrolieri texani hanno rinunciato alle trivellazioni nel territorio di Noto, capitale del barocco siciliano, segna indubbiamente un successo per quel fronte trasversale che ha trovato l'arma vincente nella penna dello scrittore Andrea Camilleri.
Lo scrittore è l'autore dell'appello apparso su Repubblica la settimana scorsa, ripreso dai giornali di tutto il mondo e sottoscritto sul nostro sito da ottantamila firme.
Ora si tratterà di verificare se dietro questo annuncio a effetto non si nasconda in realtà il proposito di continuare le ricerche del petrolio nell'area circostante, visto che nel comunicato della società Panther Oil si parla di 86 chilometri quadrati sottoposti al vincolo dell'Unesco su un totale di 750. Ma in ogni caso è uno stop all'invasione delle trivelle e allo snaturamento di un'area a forte vocazione agricola, turistica e culturale. La battaglia ingaggiata dalla popolazione locale, forte di uno schieramento che va dal sindaco di Noto Corrado Valvo al vescovo Giuseppe Malandrino, dall'ex assessore regionale Fabio Granata (Alleanza nazionale) all'ex sindaco di Catania Enzo Bianco (Margherita), per il momento può considerarsi vinta. E la riapertura della Cattedrale dopo quattro crolli della cupola e 11 anni di restauri, in programma per lunedì prossimo con l'intervento del presidente del Consiglio, rafforza un messaggio di ripresa e di riscatto per tutta la Sicilia.
Se l'aspettava Andrea Camilleri questa vittoria, nel giro di pochi giorni, con una tale risonanza internazionale?
"No, francamente non me lo immaginavo. Ma non osavo neppure sperarlo. Per la sua storia, le sue tradizioni, il suo paesaggio, la Sicilia riscuote da sempre un grande interesse anche all'estero. Ma dopo il Times, il Guardian e Le Monde, oggi mi hanno telefonato anche dal Los Angeles Times per chiedermi un'intervista. È la vittoria del buon senso, un ritorno alla ragione. E ne sono molto contento".
Prima la mobilitazione e la protesta popolare, poi lo stop alle trivellazioni, adesso la riapertura della Cattedrale di Noto. Che cosa vuol dire, secondo lei, tutto questo?
"Sono segnali che bisogna saper leggere e interpretare. È la consolante conferma che c'è, anche in Sicilia, una parte sommersa dell'Italia, forse minoritaria, attenta e sensibile a certi valori. Quando vedo - per esempio - che tanta gente va all'Auditorium di Roma per ascoltare le lezioni di storia, mi convinco di quanto sia diffuso il bisogno di andare oltre la tv. Ecco, lo dico sinceramente: questa passione per la cultura mi commuove".
E il restauro della Cattedrale, dopo tanti anni di chiusura al pubblico, che cosa può significare?
"È un altro evento importantissimo. Per gli abitanti di Noto, la Cattedrale è come il Duomo per i milanesi: un punto di riferimento, un simbolo, un supporto d'identità. Ed è anche un luogo per ritrovarsi, al di là delle fede e della religione. In questo stesso senso, ricordo ancora come un'esperienza molto positiva il periodo in cui sono stato presidente del Teatro di Racalmuto, tanto caro a Leonardo Sciascia".
Quella contro le trivellazioni in Val di Noto è stata una battaglia politicamente trasversale...
"Assolutamente. E anche nel mio appello ho tenuto a ricordare l'impegno in prima persona dell'ex assessore regionale, Fabio Granata, esponente di An, anche se è noto che la penso diversamente. Questa è la dimostrazione che quando tutti si mettono insieme a ragionare sulle cause giuste, alla fine i risultati si ottengono".
Come avrebbe reagito il suo commissario Montalbano alla minaccia di invasione dei petrolieri?
"Assai malamente, avrebbe reagito. Vede, al contrario di me, Montalbano è un tipaccio. Anche lui si sarebbe riconosciuto in questa battaglia e si sarebbe impegnato per fermare l'avanzata delle trivelle".
Per la verità, ogni tanto qualche suo critico le rimprovera una mancanza di impegno civile.
"I critici hanno il diritto di dire ciò che vogliono, ma questo non è vero. Tutti i miei libri sono ispirati dall'impegno civile: il primo romanzo di Montalbano, “La forma dell'acqua”, prendeva spunto da un fatto di cronaca, l'uccisione di un deputato dc a Viterbo, per narrare la crisi della vecchia Democrazia cristiana; poi “Il giro di boa”, dopo gli incidenti del G8 a Genova, descriveva la vita dei poliziotti e ho appreso con piacere che il commissario Montalbano è stato citato addirittura dal pubblico ministero nella sua richiesta di rinvio a giudizio...".
E in quest'ultimo romanzo, “La pista di sabbia”, appena uscito?
"Qui si parla di un altro fenomeno preoccupante, molto diffuso in Sicilia e in tutto il sud: le corse clandestine di cavalli e anche di automobili. È un mondo di una ferocia straordinaria, dominato dalla criminalità organizzata. Ma perfino da questo racconto emerge un disagio sociale che non va sottovalutato".
C'è un punto del libro, però, in cui Camilleri scrive nel suo originalissimo slang italo-siculo: "E macari stavolta la televisione aviva assolto al compito sò che era quello di comunicare 'na notizia condendola con dettagli e con particolari o completamente sbagliati o del tutto fàvusi o di pura fantasia". Nell'interesse di Noto e dei suoi abitanti, della Sicilia e del barocco siciliano, resta solo da augurarsi che l'annuncio di oggi non sia condito - appunto - con informazioni false o sbagliate, per depistare il commissario Montalbano e tutto il fronte ambientalista.
Giovanni Valentini
 
 

BresciaOggi, 16.6.2007
Presentata ieri a Palazzo Chigi l’operazione di ricostruzione costata 40 milioni di euro. Lunedì l’inaugurazione con Prodi
Risorge la cattedrale di Noto dopo sette anni di lavori

[…]
A commentare l’evento anche un super siciliano doc come Andrea Camilleri, che in una dichiarazione video ha osservato che non si tratta solo di un’opera benedetta dai fedeli e utile al turismo, ma anche di un «monumento della nostra civiltà, che rappresenta la storia e l’identità italiana». I terremoti, i crolli «sono impossibili da prevedere; ma altri guasti al territorio come quelli derivanti dalle trivellazioni petrolifere, quelli si possono evitare!» ha detto, senza sapere ancora che la società petrolifera Phanter ha rinunciato proprio ieri ai suoi piani di ricerca.
[…]
 
 

Corriere della sera, 16.6.2007
Prima di Montalbano / Allo Gnomo le serie firmate dallo scrittore siciliano quand' era produttore e regista alla Rai negli anni 60
L’altro Camilleri
Maigret, Eduardo, Sheridan «Che fatica stare nel budget»

Una retrospettiva su Andrea Camilleri regista e produttore televisivo. Che effetto le fa, Camilleri? «Sinceramente, a vedere un programma così ricco, informato, mi sono molto, ma molto emozionato. Questi decenni d'impegno giornaliero erano andati a finire immeritatamente in ombra. E me ne dispiacevo. Perché avevo sempre lavorato con passione, con serietà. Grazie». Negli anni 60 lei era delegato Rai alla produzione di serie come «Il commissario Maigret». Qual era il suo lavoro? «Per prima cosa, con l'autore o con gli sceneggiatori, si discuteva del numero degli episodi e la durata. Terminate le sceneggiature, che seguivo passo passo, proponevo il nome del regista alla Direzione. Quindi, con lui, sceglievo gli attori e lo scenografo. Poi il piano di produzione: tanti giorni in sala prove, tanti in studio. Seguivo tutto, e spesso dovevo barcamenarmi con gli straordinari, per evitare che sforassimo il budget. Alla fine andavo al montaggio col regista e consegnavo il prodotto finito. Naturalmente, ho semplificato». È nato così il suo amore per il poliziesco? «Una sola produzione poliziesca mi ha insegnato molto: quella di Maigret. Diego Fabbri sceneggiava ogni romanzo letteralmente strappandone le pagine e facendone dei mucchietti: erano i vari elementi narrativi che nel romanzo erano interrotti o frammentati e che lui ricomponeva. Faceva un'opera di destrutturazione e ristrutturazione. Al suo fianco ho imparato i meccanismi che regolano il giallo all'europea. Questo insegnamento m'è tornato a mente quando ho deciso di scrivere il mio primo Montalbano. Avevo imparato l'arte e l'avevo messa da parte». Problemi nell'adattare Montalbano alla tv? «Beh, dovrebbe chiederlo allo sceneggiatore Francesco Bruni. Le prime volte sono stato io a spingerlo a staccarsi di più dai romanzi. Perché sembrano scritti per la tv, ma quando vai a sceneggiarli ti accorgi che non è così». Ma lei avrà avuto un ruolo nella serie? «Non ho scelto né l'attore protagonista né altri attori, non sono mai intervenuto sul lavoro del regista Alberto Sironi, sono stato una sola volta sul set. Insomma, non sono mai intervenuto, per mia scelta. Collaboro alle sceneggiature, scrivo quando occorre nuove scene, modifico i dialoghi». Il suo primo amore è stato il teatro. «Certo. E continua ad esserlo. Il cinema non si è mai interessato seriamente di me. Sono stato però per anni docente di "direzione dell' attore" agli allievi registi dell'allora Centro Sperimentale di cinematografia. Due allievi per tutti: Marco Bellocchio e Silvano Agosti. Mi capitò di scrivere, con Antonioni (per il quale avevo scritto, non firmati, i dialoghi siciliani di "L' avventura"), un soggetto per Monica Vitti. Era una storia comica, alla Feydeau, s'intitolava "A donna che t'ama proibisci il pigiama"... Via via che lo scrivevamo, Monica e io ci divertivamo da pazzi, Antonioni sempre di meno. Quando lo finimmo, un importante produttore si offrì di farlo. Ma Antonioni disse che lui non era in grado di dirigerlo. Allora Monica disse: "Lo dirige Andrea e tu stai sul set a consigliarlo". Io, che allora non avevo fatto nemmeno televisione, mi tirai indietro, spaventato. E la cosa finì lì perché Monica non volle accettare altri registi». Nel 1982 lei dirige la miniserie «L'indizio. 5 inchieste per un commissario» scritta da Enrico Roda. Quale fu il suo ruolo creativo? «Intervenni sulla sceneggiatura inventandomi un personaggio che Roda accettò di malavoglia: la donna del commissario che monologava in ogni episodio. L'attrice era Ida Di Benedetto. I monologhi li scrissi io con la collaborazione di Lino Troisi. Cambiai anche l'ambientazione di molte scene». Pensava già a Montalbano? «No, per niente».

Il programma
La tv più bella si vede al cinema

Pochi sanno che prima di diventare uno degli scrittori più letti in Italia (e non solo), Andrea Camilleri aveva lavorato per anni alla Rai. Come produttore esecutivo, sceneggiatore e regista. Fu anche grazie a lui che il Maigret di Simenon arrivò sul piccolo schermo, interpretato da Gino Cervi. Camilleri portò nelle case degli italiani il teatro di Eduardo, Pirandello e Pinter. Mise lo zampino anche nel «Tenente Sheridan» con Ubaldo Lay (di cui si vedrà una puntata il 20 alle 19). E seguì i primi adattamenti dei propri romanzi. La ricchissima rassegna che si apre il 19 allo Gnomo, frutto di un lavoro enorme da parte di Fabio Francione, raccoglie opere lontane e recenti. Si parte martedì con le cinque puntate di «Maigret sotto inchiesta» (alle 19.05), seguite alle 22.05 da «L'indizio» con Ida Di Benedetto: nel primo caso Camilleri produce, nel secondo è regista. Il 20, alle 20.30, «La mano sugli occhi» (1979 ) di Pino Passalacqua è tratto dal primo romanzo di Camilleri «Il corso delle cose». Il 21 una giornata di regìe pirandelliane, con interpreti come Remo Girone e Lina Sastri: non bisogna dimenticare che Camilleri studiò con Silvio D' Amico all' Accademia nazionale di arte drammatica. Imperdibile, il 23 alle 16: «Finale di Partita» di Samuel Beckett, regia di Camilleri, con Adolfo Celi e Renato Rascel. Com'era bella la TV nel 1977... Dalla rassegna non poteva comunque mancare l'amatissimo Italo Zingaretti/Salvo Montalbano: il 24, dalle 14, tre degli episodi più riusciti della serie diretta da Alberto Sironi: «La forma dell' acqua» «Il cane di terracotta» e «Gli arancini di Montalbano»
GLI ARANCINI DI CAMILLERI dal 19 al 24 giugno Cinema Gnomo, Via Lanzone 30/a; tessera 2,60; ingresso 4,10 a episodio.
Alberto Pezzotta
 
 

Stretto Indispensabile, 16.6.2007
"La pista di sabbia" e "Il Corriere di Montelusa": Camilleri campione di vendite e di contatti

Agrigento - E’ una città virtuale, anche se giureremmo di conoscerla quella le cui cronache da qualche mese sono raccontate da un giornale online. Stiamo parlando di Montelusa, la cittadina le cui fondamenta di carta e fantasia sono state costruite da Luigi Pirandello e poi riprese dall’altro agrigentino illustre, empedoclino per la precisione, che risponde al nome di Andrea Camilleri. Si chiama infatti Il Corriere di Montelusa (www.montelusa.it) il giornale satirico che narra le vicende della cittadina letteraria alla maniera del maestro Camilleri, (strafalcioni degni di Catarella e intercalari tipicamente siculi compresi), frutto di quel sicul-italiano che ha contribuito a fare la fortuna dello scrittore siciliano. Direttore Filippo Genuardi, nome di fantasia come lo sono quelli delle altre firme del giornale, pescati dai romanzi dell’autore. E spesso sono solo i nomi ad essere opportunamente storpiati per narrare vicende reali. Ultime in ordine cronologico, quelle politiche che a Montelusa hanno visto l’elezione a sindaco di Marco Gambuto, il candidato del centrosinistra che ha avuto la meglio su quello dell’Alloggio delle Libertà, Enzo Cavalleri.
Un metodo quello di unire realtà e finzione che Camilleri, mutuandolo da Sciascia, utilizza anche in “La pista di sabbia” (ed. Sellerio), nelle librerie dal 7 giugno scorso e già balzato ai vertici delle classifiche di vendita. Il nuovo romanzo di Camilleri, il dodicesimo del filone montalbaniano, è ambientato nel mondo delle corse clandestine. Un mondo nuovo per il commissario, la cui serenità sarà turbata anche da “ignoti” che si introdurranno più volte nella sua abitazione di Marinella senza rubare nulla. Anche per quest’ultimo romanzo, Camilleri ha preso spunto da un fatto di cronaca locale, ovvero dal ritrovamento del cadavere di un cavallo sulla spiaggia di Catania.
Luca Insalaco
 
 

BresciaOggi, 16.6.2007
Presentato ieri il cartellone 2007-2008 del teatro Sociale e del Santa Chiara. Molte tragedie e teatro politico, pochi i titoli «leggeri»
Stagione di prosa: vince la serietà
«Altri Percorsi» curiosi ma non innovativi; quattro nuove produzioni del Ctb
Tra i protagonisti Branciaroli, Pagni, Orsini, Dettori, Rossella Falk, Maddalena Crippa e Anna Galiena.
«Le voci di dentro» raggruppa De Filippo, Job e Rosi
Qualche sorriso da Dix e dalla coppia Musumeci-Pattavina

Certo, non si può dire che la prossima stagione di prosa, tra Santa Chiara e Sociale, tra cartellone ufficiale e la rassegna Altri Percorsi, sia allegra. Tutt’altro.
Oddio, non è che a teatro si debba andare solo per ridere, ma qualche risatina, magari a bocca stretta, i programmatori del Ctb Teatro Stabile di Brescia ce la potevano concedere. Se scorriamo i titoli ci sarà da stare allegri con «Tutta colpa di Garibaldi» di Gioele Dix e forse con «La concessione del telefono» tratto dal romanzo di Camilleri.
[…]
Antonio Sabatucci
 
 

Corriere della sera, 16.6.2007
Teatro L' attore ha festeggiato il successo dell' ultimo spettacolo. Ma per il futuro del Brancaccio resta in attesa
«Una palestra per Shakespeare»
Proietti anticipa la stagione estiva del Globe con tutti giovani artisti. «C' è ancora una questionaccia contrattuale da chiarire, sarebbe un peccato perdere una sala da 1.400 posti»

[…]
La ripresa della «Tempesta», con la traduzione di Andrea Camilleri e la regia di Giuseppe Di Pasquale, già presentato l' estate scorsa con successo.
[…]
Emilia Costantini
 
 

The Observer, 17.6.2007
My week
The task of handing over as managing director of the Barbican is interrupted by opera in Amsterdam and London, musing over food in detective fiction - and trampling on his trousers

[…]
In between all this high culture, I've been catching up on my European crime thrillers. While I don't think that Donna Leon's latest, “Through a Glass Darkly”, is one of her best, she seems to be going through her all too familiar motions, I forgive her a lot because her hero detective, Guido Brunetti, has a normal family, a smart wife and loves his food and wine. It's one of the reasons why I also like Andrea Camilleri's Sicilian detective Salvo Montalbano, who is always breaking off his investigations for a particularly tempting lunch. By contrast, I have run out of patience with Henning Mankell, whose relentlessly misanthropic hero survives on junk food and whisky. Give me some hedonistic escapism any day.
[…]
John Tusa
 
 

Il Giornale, 17.6.2007
Turano e il detective uscito da un tombino

Rosalino Catalfamo è un lavoratore socialmente utile ma attualmente disoccupato. Faceva il contatombini per il Comune di Palermo (non ridete: a Palermo c’era davvero chi veniva pagato per contare i tombini). Ma nel suo curriculum c’è anche altro: per esempio, il ruolo di Pippo nelle sfilate in maschera della Disneyland parigina (con un contratto a termine di tre mesi: meglio di niente). Ebbene: affidereste a un simile soggetto un’indagine delicatissima su un cittadino ricco e stimato, rampollo della miglior società palermitana? Ovviamente no. Ma è esattamente quanto avviene nel romanzo “L’ultima bionda” di Gianfrancesco Turano (Dario Flaccovio, pagg. 234, euro 13). Dove Rosalino Catalfamo si improvvisa detective e indaga sulla misteriosa sparizione di alcune donne, tutte bionde, in un’afosa Palermo estiva.
[…]
Disincanto a parte, il lettore ne esce comunque soddisfatto. Perché ormai (con tutto il rispetto per quel gentiluomo di Andrea Camilleri) iniziamo un poco a stufarci dei bravi questurini alla Montalbano. Così come non riusciamo più a credere a certi noir caserecci, con pulp alla pommarola e squartamenti fatti in casa. Il giallo picaresco di Turano ha invece un sapore inedito. E la «corda pazza» dei suoi personaggi sgangherati promette, finalmente, qualcosa di nuovo.
 
 

Lodi Città Film Festival, 18.6.2007
Gli arancini di Camilleri.
Teatro Cinema Produzione Fiction di un romanziere prestato alla regia
A cura di Fabio Francione
Milano, Cinema Gnomo 19 – 24 giugno 2007

per il programma completo delle proiezioni  www.lombardiaspettacolo.com/stampa/Camilleri.pdf

Nota del curatore
Tutti conoscono Andrea Camilleri come creatore del Commissario Montalbano. Pochi, al contrario, conoscono il Camilleri uomo di spettacolo e i suoi quarant’anni passati, a mettere in scena i testi di Beckett, Pirandello, Adamov e Eduardo, in qualità di regista, insegnante, sceneggiatore, produttore, nell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica e nei teatri di mezza Italia ed ancora in televisione e in radio. Così, immaginando l’intera opera di Camilleri stesa su un binario del quale solo il capolinea, rappresentato per l’appunto da Montalbano, è facilmente raggiungibile (i romanzi e la serie televisiva), si è allestito un treno di opere che viaggiando retrospettivamente lasciasse alle sue fermate “saggi” di questa straordinaria prolificità (e qualità) d’autore che non ha eguali nella storia del teatro italiano e che per motivi inspiegabili è ancora tutta da scrivere. Il titolo scelto per la retrospettiva è un calco variato della più celebre raccolta di racconti del Commissario di Vigata: da “Gli arancini di Montalbano” a “Gli arancini di Camilleri”, il passo è più breve del previsto. Mentre è nel sottotitolo che si ribaltano le gerarchie autorali di Camilleri e si ristabilisce in paradosso la vera gerarchia cronologica del suo lavoro artistico ed intellettuale: produttore, regista, sceneggiatore e infine, scrittore. Dunque: “Teatro Cinema Produzione Fiction di un romanziere prestato alla regia”. In questa scia vale la pena isolare un brano dall’”Ombrello di Noè – Memorie e conversazioni sul teatro, che riletto alla luce della retrospettiva risulta essere per Camilleri un vero e proprio manifesto d’intenti e di lavoro:”…il vero tentativo del regista dovrebbe riguardare la riforma dell’uomo, dell’attore. Ma, riforma davvero, come capacità del sentire, come capacità di agire sul proprio corpo, sui propri istinti, sulla propria psiche. Allora, forse, può avere un senso il lavoro del regista”. Il senso da perseguire è quello del “suscitatore di sensazioni, impressioni, azioni, anche di incubi, di rivolte, di quello che vuoi, ma non ero il regista in senso tradizionale”. Qui, Camilleri è già sorpredente esorprende però ancor più la chiusa:”Il vero coraggio è dell’autore, non del regista”. Ecco, allora svelato il segreto di Camilleri; cioè il suo essere stato più o meno consapevolmente un autore, ma un autore pienamente inserito nel proprio contesto storico ed esistenziale, che ha vissuto (e non si è spaventato di percorrere ed affrontare) le contraddizioni artistiche (e non solo) del Novecento e che ha saputo traghettarsi al di là di esso, nel nuovo secolo, affidandosi ad un genere – il giallo – e all’interno di esso in una serialità di luoghi e personaggi che la moderna ed utopistica caoticità quotidiana – leggere a tal proposito l’ultimissimo Montalbano della “Pista di sabbia” - sta spogliando d’ogni carattere, in un ritorno alle “cose ultime” degli amatissimi assurdi nostri contemporanei.
Per approfondimenti sull'opera di Andrea Camilleri
www.vigata.org
Fabio Francione
 
 

RomaOne.it, 18.6.2007
I blog degli scrittori: pochi ma curiosi
Internet - Quanto e come scrivono su Internet i più importanti autori italiani? Una spulciatina agli spazi virtuali delle più famose "firme" del bel paese. Dalla "vetrina" di Mazzantini ai labirinti di Bevilacqua

Roma - Scrittori per mestiere, ma anche per diletto, fra una mail e l'altra. La curiosità viene: come sono e di che cosa parlano i blog degli autori italiani?
[...]
Ma gli esempi più belli sono forse i siti che i lettori dedicano ai loro autori preferiti: due per tutti, Vigata.org, fan club dedicato a Andrea Camilleri e altri scrittori siciliani o www.massimocarlotto.it, imperdibile risorsa per chi ama il genere noir.
Sara Regimenti
 
 

Il Messaggero, 18.6.2007
L'ultimo Camilleri
E l’inchiesta di Salvo ora si perde sulle “piste di sabbia”

I gialli di Andrea Camilleri non sono mai veri e propri gialli. E i delitti non sono mai veri delitti ma fatti che ineluttabilmente accadono. Come se nel delitto prendesse forma un’ossessione che viene da lontano, e il gesto criminale altro non sia che la rappresentazione estrema di un tormento che riguarda tutti.
Con "La pista di sabbia" lo scrittore sembra toccare l’ultima stazione del suo tracciato, quella in cui il disilluso commissario Montalbano viene traghettato verso il romanzo “normale”. Non c’è (o quasi) l’ inchiesta, l’”indagine indaginosa”.
E soprattutto non ci sono omicidi né morti ammazzati. Anzi: un morto ci sarebbe pure, ma è il cadavere di un povero cavallo massacrato a colpi di spranga. Seguendo la pista del purosangue ucciso, Montalbano finisce tra scuderie, maneggi e ippodromi, tra corse clandestine e corse di beneficenza. E’ un mondo che lo spiazza e disgusta: un società dorata che strepita a vuoto, popolata di ignavi, viziosi, aristocratici alcuni ma per lo più imprenditori e uomini di affari della nuova mafia. Le piste del romanzo si intrecciano e si confondono. Ma è soprattutto nella testa di Montalbano che le cose si ingarbugliano. Perché Salvo deve fare dolorosamente i conti con i “gabbamenti” della memoria, la cecità delle tentazioni che spinge il commissario a tradire di nuovo Livia, la storica fidanzata. Nuova è la stagione dei dubbi, dei rimorsi, della crisi profonda che agita un Montalbano sempre più stanco, la cui esistenza sembra finire su “piste di sabbia”. Là dove le orme si perdono e si cancellano, rendendoci estranei a noi stessi e al nostro passato.
Francesco Fantasia
 
 

La Repubblica, 18.6.2007
La contestazione organizzata dagli ambientalisti e dal comitato contro l'inceneritore
Il premier: "E' un giorno di festa". Monsignor Bagnasco: "Una data importante"
Noto, inaugurata la cattedrale
Fischi ambientalisti a Prodi e Cuffaro

Nella notte tra il 13 e il 14 marzo del 1996 la cupola era crollata
Consegnate le 80mila firme raccolte da Repubblica.it contro le trivellazioni

[...]
Camilleri e le firme contro le trivellazioni. Una prima pagina di Repubblica a colori contenente le 80 mila firme (raccolte in poco meno di 10 giorni) arrivate sul sito internet del quotidiano per dire no alle trivellazioni nella Val di Noto, dopo l'appello lanciato dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri, è stata consegnata dalla giornalista Alessandra Ziniti al sindaco di Noto Corrado Valvo, alla presenza di Romano Prodi.
 
 

Il Giornale, 18.6.2007
Pale eoliche peggio delle trivelle

Noto rinasce. Mentre leggete queste parole la cattedrale dorata e immacolata ha visto salire la sua maestosa scalinata migliaia di persone per assistere alla messa dell'arcivescovo monsignor Malandrino, alla presenza del cardinale Bagnasco e con la partecipazione del presidente del Consiglio Prodi, del presidente della Regione Cuffaro; di esperti e autorità, e cittadini festanti che crederanno di partecipare a un miracolo, come doveva esserlo nei secoli passati la fondazione di una chiesa. E, tra loro, molti saranno compiaciuti, con un pensiero riconoscente ad Andrea Camilleri, per il pericolo sventato delle trivelle petrolifere in Val di Noto.
Una soddisfazione che sembra dovuta a un miracolo compiuto dalla Madonna o dà san Corrado nel giorno della rinascita, di cui tutti sembrano essere contenti. In realtà è accaduto soltanto ciò che non poteva non accadere nel giorno in cui Noto torna al centro dell' attenzione del mondo, dopo anni di lamenti e di sconfitte. Il pericolo, ora, non è stato sventato; si è soltanto allontanato. Ed è, altrettanto grande, altrove. L'esultante scrittore emana proclami per la battaglia vinta con più compiaciuta che falsa modestia: «No, non ho vinto io, una volta tanto è la vittoria della cultura, rispetto a tante altre perdite che la cultura quotidianamente subisce». E attribuisce il risultato a «uno schieramento trasversale per una causa giusta». Peccato che la retorica del denaro americano, del petrolio e dei texani della Panther Oil abbia prevalso sulla riflessione, e i santi in paradiso ci siano solo per la città sulla quale sono puntati i riflettori del mondo grazie alla rinascita della cattedrale.
Un po' più in là, nella bellissima provincia di Ragusa, non ci si preoccupa che entro pochi giorni la stessa Panther inizi a trivellare per la prevista attività di estrazione. Le campagne intorno a Ragusa, con i muretti a secco per delimitare i confini delle proprietà, sono tra le più belle e più integre della Sicilia, e di pregio pari alle aree intorno a Noto. Non so apprezzare l'impatto ambientale delle trivellazioni ma so che esse sono escluse per soli ottomilaseicento ettari rispetto,ai 74.600 sui quali è stata autorizzata la ricerca nel sudest dell'isola. La bellezza incontaminata non si concilia con il petrolio. E ancor più a Ragusa. Ma l'ansia per le trivellazioni non ha impedito che altre trivelle, ben più invasive, violassero la Sicilia nel proposito scellerato di dotarla di energia pulita. Lo strumento per questo obiettivo sarebbero i cosiddetti parchi eolici che già infestano aree del meridione d'Italia e della Sicilia. Le pale eoliche rappresentano un vero e proprio stupro, una penetrazione violenta di colline e altipiani attraversati da venti che le pale dovrebbero intercettare.
Nessun Camilleri si è alzato per denunciare questa falsa impresa di apparente beneficio ma di sostanziale speculazione che in festa territori bellissimi intorno a Lentini, a esempio, o alle spalle di Mineo, irrimediabilmente deturpata, nel silenzio del suo paesaggio perfetto; da questi frenetici mulini, alti fino a centoventi metri, e conficcati su fragili terreni. In luoghi indifesi senza tutele dell'Unesco. Male pale eoliche sono arrivate anche a Sortino, poco lontano dalla numinosa necropoli di Pantalica (sito Unesco), per disturbare, con la loro insolente presenza, il sonno dei morti. Le amministrazioni locali patiscono inermi la ferita dei pali in cambio di «ecorisarcimenti» la cui stessa denominazione rimanda a un danno riconosciuto che si pretende di riparare con l'offerta di qualche migliaia di euro. Elemosina a comunità povere, violenza contro la civiltà e contro la natura.
Noto si difende, si è difesa, ha trovato portavoce autorevoli e favoriti dalle condizioni. La bellissima Ragusa, in attesa della doppia aggressione delle trivellazioni e delle pale eoliche, e le parti di Sicilia che sono già state aggredite non hanno né protezioni né circostanze favorevoli e propizie. È per questo che hanno ancora più bisogno di noi e chiedono di non esultare per una vittoria di Pirro. Lo tsunami che minacciava Noto si è spostato a Ragusa. Non vi è «vittoria del buon senso e ritorno alla ragione» se non s'intende che la minaccia non riguardava soltanto Noto e che non ha senso dire che si è vinto a Noto se si perde a Ragusa; anzi, questa rinuncia, forzata dal destino e dalle circostanze, renderà ancora più aggressiva l'azione su Ragusa. Luoghi non meno belli e di miracolosa armonie coltivati dagli uomini in concorrenza con Dio, chiedono rispetto e pietà. Esorto Camilleri a continuare. Noi saremo con lui, allineati e trasversali.
Vittorio Sgarbi
 
 

La Sicilia, 18.6.2007

Noto.  Sgarbi come Camilleri. Da Noto - per presentare il libro dei progettisti della ricostruzione Salvatore Tringali e Roberto De Benedictis dal titolo «La rinascita della cattedrale», curato da Rosanna La Rosa - il professore ha promosso una crociata a difesa del territorio di Ragusa minacciato dalle trivelle.
[...]
Cetty Amenta
 
 

La Sicilia, 18.6.2007
Noto
Sgarbi-show

[...]
E ieri è stato il Vittorio Sgarbi-day. Arrivato in città per partecipare alla conferenza stampa di presentazione del volume "La rinascita della Cattedrale di Noto" (curato dai progettisti Salvatore Tringali e Roberto De Benedictis), alla presenza del sindaco Corrado Valvo, il "ciclone Vittorio" ha travolto Andrea Camilleri, protagonista al fianco dei No-Triv nella battaglia per tutelare il Val di Noto: «Se è vero che la cattedrale di Noto, con San Nicolò e San Corrado, ha fatto il miracolo allontanando dalla città il pericolo, è altrettanto vero che l'illustre Camilleri ha ben poco da esultare. Non ha scongiurato o sventato alcuna sciagura rispetto al danno al territorio e all'arte inflitto dalle trivellazioni della ditta americana oggetto del suo appello: semplicemente ha ottenuto che lo tzunami si spostasse più in là, nell'altrettanto bella, ma molto più fragile e vulnerabile Ragusa».
Mario Barresi
 
 

BrindisiSera, 18.6.2007
AAA Andrea Camilleri cercasi

Brindisi.  Visto la felice conclusione della vicenda di Val di Noto è legittimo coltivare un sogno, che un “Camilleri” o proprio lui, Andrea, l’originale, venga in aiuto della nostra città. Brindisi non è Val di Noto, non è stata dichiarata dall’Unesco “patrimonio mondiale dell’umanità”, ma pur a questa appartiene con il suo popolo e coltiva la speranza che i propri diritti, e la libertà di decidere del proprio futuro siano rispettati.
Mi immagino il famoso scrittore siciliano quando stanco di “quel balletto tutto italiano fatto di ricorsi all'ineffabile Tar, rigetti, annullamenti, rinnovi, sospensioni temporanee, voti segreti, vizi di forma e via di questo passo (ma anche di sotterranee manovre politiche …)” prende carta e penna e decide di scrivere avvolto dalle volute fumose delle sue sigarette la parola fine ad una brutta storia, ad “una sordida manovra d'arricchimento di pochi spacciata come azione necessaria e indispensabile per tutti”. Lo fa da par suo scrivendo un appello breve ma efficace e forte dell’essere un personaggio, La Repubblica pubblica il suo appello che rimbalza sulle pagine dei maggiori quotidiani internazionali, il gioco è fatto: la questione di Val di Noto diventa un caso internazionale e la società americana "Panther Eureka" che doveva perforare il suolo siculo annuncia di desistere. Mi chiedo, e se Camilleri non avesse esternato la sua sensibilità verso uno dei patrimoni dell’umanità non avesse gridato allo scandalo e l’amore per la sua terra, si sarebbe ugualmente scritto un finale a lieto fine, e quando?
Posto che in questa epoca dominata dai media, esisti se sei visibile e soprattutto quanto lo sei, ogni comunità dovrebbe avere un suo “Camilleri”, un angelo custode che vegli sulle ingiustizie perpetrate in assenza di una classe politica in sintonia con la gente, ma non tutte hanno questa fortuna, e allora cosa rimane? A Brindisi facciamo richiesta di adozione, sì, chiediamo di essere adottati da Andrea Camilleri cui, per correttezza, avvisiamo che qui il compito è arduo, le società in ballo sono certo più potenti e ostinate della “Panther Eureka”, le capofila si chiamano Enel – che non intende assolutamente diminuire il consumo di carbone nonostante a Brindisi “produca” la maggior quantità di CO2 in Italia -, e Brindisi LNG-British Gas – che pretende di costruire un mega impianto di rigassificazione nel porto nonostante l’esplicito e netto diniego di Comune, Provincia e Regione sostenute dalla popolazione, nonostante le indagini della magistratura penale e in presenza di esplicite ammissioni di reato che hanno “influenzato” il rilascio dell’autorizzazione a costruire l’impianto. Autorizzazione per altro riconosciuta illegittima dal Ministero dell’Ambiente in sede di Conferenza di servizi -.
Anche qui, come a Val di Noto, si assiste al balletto di ricorsi, di rigetti e carte bollate e non vorremmo che si andasse a finire “come in genere questi balletti vanno quasi sempre tristemente a concludersi da noi: con la vittoria dell'economicamente più forte a danno degli onesti, dei rispettosi dell'ambiente, di coloro che accettano le leggi”. E gli inglesi, come i texani, dal punto di vista del denaro da spendere per ottenere i loro scopi, non scherzano neanche loro.
Anche qui, in questo territorio teatro di decennali soprusi e ingiustizie alla fine delle aspre diatribe sociali, vorremmo con sollievo poter sospirare come Camilleri: “È la vittoria del buon senso, un ritorno alla ragione”.
Giorgio Sciarra
 
 

Milano, Cinema Gnomo, 19-24.6.2007
Gli arancini di Camilleri. Teatro Cinema Produzione Fiction di un romanziere prestato alla regia

Un'eccezionale rassegna monografica sull'Opera di Andrea Camilleri in qualità di regista, insegnante, sceneggiatore, produttore.
Da segnalare in particolare la novità assoluta Tempo. Biografia videopoetica di Andrea Camilleri (regia di Fabio Francione): la lettura della poesia Tempo evoca, attraverso un montaggio storico di immagini, la biografia di Camilleri.
Cliccare qui per il programma completo delle proiezioni.
 
 

La Repubblica (ed, di Milano), 19.6.2007
Da oggi al cinema Gnomo i film realizzati dallo scrittore come delegato di produzione, sceneggiatore e regista
Camilleri, di tutto di più da Maigret a Montalbano

Camilleri pubblica il suo primo Montalbano, "La forma dell´acqua", nel 1994; lo scrittore ha già 69 anni e quella di autore di best seller è la sua terza carriera. Prima che uno scrittore Andrea Camilleri è stato un regista di teatro e un uomo di televisione: il suo percorso descrive la traiettoria esemplare di un intellettuale siciliano che si trasferisce a Roma nei primi anni ´50 e attraversa il secolo dell´industria culturale lavorando in tutti i suoi snodi fondamentali. La rassegna "Gli arancini di Camilleri", curata per il Comune da Fabio Francione con la consueta appassionata curiosità, ricostruisce il percorso di Camilleri offrendo agli spettatori una messe di materiali che da una parte rendono conto della duttilità intellettuale dello scrittore e dall´altra tracciano alcune linee di una storia, non proprio segreta ma un po´ dimenticata, della cultura italiana del Novecento.
Allo Gnomo da oggi al 24 giugno passeranno, ordinati per capitoli, regie teatrali e sceneggiati tv, avventure di Montalbano e storie altrui, confronti con maestri riconosciuti e prove d´autore.
Si inizia con tre delle "Inchieste del Commissario Maigret", dirette da Mario Landi e andate in onda nel 1968 (oggi, h. 19), dove Camilleri ricopre il ruolo fondamentale di delegato di produzione Rai, coordinando la riduzione del testo di Simenon, scegliendo attori e registi, e si prosegue con due puntate (una oggi alle 22, l´altra domani alle 18) di "L´indizio. 5 inchieste per un commissario", una serie del 1982 che Camilleri dirige in prima persona.
Mercoledì, dopo "Sheridan squadra omicidi" (alle 19), la serie che ha divulgato il poliziesco in televisione (Camilleri è ancora delegato di produzione), viene proiettato "La mano sugli occhi" (alle 20.30) del 1979, tratto da "Il corso delle cose", il primo libro di Camilleri, pubblicato l´anno precedente. Al centro della storia ci sono un cadavere, un´indagine e un paese, gli stessi ingredienti dei Montalbano, ma libro e sceneggiato non hanno successo.
Camilleri torna alla letteratura solo negli anni ´90, ma questa è la volta buona: insieme ai libri del commissario escono da Sellerio i suoi lavori migliori (tra tutti "Il birraio di Preston", 1995, portato anche a teatro e poi in video insieme a Giuseppe Dipasquale, proiezione il 24 alle 21.45), cui segue la popolarissima serie televisiva con Luca Zingaretti, cui è dedicata la giornata di domenica 24, da "La forma dell´acqua" (h.14) a "Gli arancini di Montalbano" (h.20).
Alla carriera teatrale di Camilleri, iniziata nel 1958 con un epocale "Finale di partita" di Beckett, interpretato da Adolfo Celi e Renato Rascel, viene dedicato ampio spazio, attraverso la proposta delle riduzioni televisive delle sue messe in scena. Insieme al Beckett (sabato 23, h. 16), verranno proiettati "Le ricomparse" di Arthur Adamov, un surrealista che si avvicinò al teatro dell´assurdo (sempre sabato, h. 15), "Il guardiano" di Harold Pinter (h. 22), che di quella tradizione è il più importante erede contemporaneo, mentre alle regie pirandelliane è dedicata la giornata di giovedì 21: "Amicissimi" alle 18, "Cecé" alle 19.30, "La ragione degli altri" alle 21.
Cinema Gnomo, via Lanzone 30/a. Info: 02804125. Ingresso: 4,10 più tessera annuale 2,60
Luca Mosso
 
 

Istituto Bruno Leoni - IBL Focus, 19.6.2007
Chi nicchi e nacche Camilleri?
Lettera aperta sul gas siculo

Cari dottori Camilleri e Valentini,

io molto leggo e apprezzo quello che voi fate per evitare che trivelle e petrolio facciano scempio di Noto e del barocco suo, e stavo anche per firmare la petizione. Non fosse che un amico mio mi fermò e mi disse di pensarci, che lo scempio di Noto detto così secondo lui è una notoria scempiaggine; e che con la potenza dei media vi è riuscito di raccogliere 70.000 firme per vietare un buco che nessuno s’era mai sognato di chiedere (e di fare). Lui è un rude perforatore, che di petrolio e trivelle ci vive; e dunque è giusto il dubbio che sia di parte, ed in fondo chi è rispetto all’autorità delle Signorie vostre? Epperò mi sollevò degli argomenti che mi dovete consentire di fare qui miei; e non perché li condivida, ma per sottoporveli affinché dissipiate i dubbi, e si possano infine costringere al tacere i miscredenti e moltiplicare il firmare di fedeli e convertiti.
Il dottore Camilleri si chiede come reagirebbero al Nord se qualcuno gli dicesse che stanno per fare un buco in mezzo alle più belle piazze, siano esse di Duomo o Signoria o San Marco. Esattamente come dovrebbero fare a Noto, dice il perforatore mio. Lo seppellirebbero con una risata. Mi dice anzitutto che forse non vi hanno informato benissimo. Scrive il dottore Valentini che “le trivelle, fortunatamente, ancora non si vedono”. In verità, senza che lui le vedesse già due buchi fecero; e per risparmiare riprendendo buchi già fatti da chi ci aveva provato prima di loro e nulla aveva trovato. Sì perché il signore Panther Eureka non è che abbia avuto il permesso di cercare drocarburi nel centro storico di Noto, bensì su un’area un po’ più vasta e della superficie totale di circa 750 chilometri quadrati. E vi pare che con tutto questo ben di Dio da esplorare si mettono in testa di trivellare la Cattedrale? Avere il permesso di cercare idrocarburi non vuol dire fare buchi dove si vuole. Ci vuole un altro permesso per ogni buco; che già detta così nel Paese dove i permessi non bastano mai è un’orrenda semplificazione. E chi glielo dà il permesso di bucare il sagrato del Duomo? Con l’aggravante locale che Noto barocca sta in cima a un colle, e che i buchi costano; e che perciò tranne che per circostanze eccezionali l’idea che uno sondi da lì quello che sta sotterra pare parente stretta dell’elogio dell’imprenditore idiota.
L’area del “permesso”, tra l’altro, non è propriamente vergine; che prima dei due buchi del Signor Pantera il permesso di esplorare l’avevano già avuto in tanti. Poi se ne erano andati tutti con le pive nel sacco, però prima di andarsene avevano perforato complessivamente e senza successo e con trivelle nientaffatto invisibili 10 pozzi esplorativi che non si ricorda abbiano suscitato allarmi e petizioni. Forse è stata colpa di un momento di distrazione, però è durato una trentina d’anni; e che l’esplorare sia rischio e tanti soldi spesso buttati giustifica il fatto che non sia come sembrate credere una stranezza siciliana, ma normalità delle legislazione petrolifera di quasi ogni Paese del mondo (tra le benemerite eccezioni, lui mi segnala la legislazione iraniana) che “in caso positivo” sia “già prevista la concessione per lo sfruttamento dell’eventuale giacimento”. Io sono certo che il dottore Camilleri abbia chiarissime e dirimenti ragioni che lo inducono a concludere che, contrariamente a chi in passato per essersi dedicato a sviluppare idrocarburi in Sicilia fu eroe, il Signore Pantera sia solo il capofila “di una sordida manovra d’arricchimento di pochi”. Però gli sarei grato se al mio perforatore facesse capire meglio.
Dice sì, ma la trivella è uno spaventoso animale d’acciaio; che tu me lo metti anche in un fondovalle a dieci chilometri dal picco, e quello andando giù mi fa delle vibrazioni che onda dopo onda si espandono lontano, e anche non a 10 ma a 50 chilometri c’è rischio che se va bene mi si crepino i palazzi e se l’onda è anomala mi venga giù la cattedrale. Come Loro sanno, per far venir giù in tempi recenti la cattedrale non c’è peraltro stato bisogno di petrolio, che è bastata l’incuria nostra. Ma questo, come riconosce persino il mio perforatore, non è un argomento. L’argomento, dice lui, è che Lei dovrebbe dimostrargli che con le più moderne tecniche di perforazione si produca comunque una vibrazione sufficiente a creare ad una distanza predefinita un’onda nociva. Sennò, sostiene lui, Lei sta dicendo che anche se non posso misurarne gli effetti, qualunque vibrazione è potenzialmente nociva e deve per principio di precauzione essere vietata. Il perforatore essendo rude, mi sottolinea al riguardo come qualunque attività potenzialmente riproduttiva generi vibrazioni; e come però questo non gli sembri un buon motivo per vietarla nel raggio di 50 chilometri da città d’arte e patrimoni dell’umanità.
E se il Barocco mi sprofonda? Se il Signor Pantera trova poi l’idrocarburo lo tira fuori, e magari mi si abbassa la terra? Il perforatore mi dice che si chiama subsidenza, che in determinate situazioni può anche verificarsi, ma anche che il rischio lo puoi prevedere e controllare per tempo. Ed anche che è un po’ stanco di sentirne parlare. Nei Paesi che chiamano Bassi, dove a queste cose ci stanno attenti, da quasi quarant’anni mungono un giacimento di gas che è stato tra i più grandi d’Europa e si chiama Gröningen. Amsterdam è ancora lì, immune da danni almeno visibili; e gli olandesi ci hanno preso talmente gusto che in questi anni hanno bucato qualunque cosa potesse far da tetto ad una qualunque sputacchio di gas, e ne mandano un poco persino da noi. Non consta, come paventa per la regione di Noto il dottore Camilleri, che far gas in Olanda abbia significato “distruggere, in un sol colpo e totalmente, paesaggio e storia, cultura e identità, bellezza ed armonia, il meglio di noi insomma”; che bastò starci attenti, e comunque se provi a dirlo agli olandesi c’è rischio che ti guardino strano.
Ma c’è il problema dell’assetto idrogeologico. “Le perforazioni nel terreno minacciano di inquinare le falde freatiche. E senz’acqua i contadini abbandonerebbero presto le campagne, aumenterebbero i rischi di incendio e il degrado sarebbe inevitabile”. Così dice al dottore Valentini un signore di Legmbiente. Il mio perforatore mi dice che lui lavorò al nord, in un giacimento tra Milano e Novara che si chiama Villafortuna ed è stato prima di Val d’Agri la più grande scoperta di petrolio in Italia. Alla faccia della falda freatica, Villafortuna sta per due terzi sotto le risaie forse più ricche d’Europa e per un terzo sotto il Parco del Ticino. Ebbe persino un incidente grave e ormai assai raro; che partì un pozzo e per una settimana irrorò di greggio ettari di arbòri e semifini vari. Neanche l’incidente fece scappare i contadini, che furono coinvolti ed indennizzati come civiltà comanda; e dopo due stagioni ripresero a faticare in risaie anche più ricche ed irrigate di prima. Questo per il soprassuolo. Per la falda, poi, lui dice che forse non è noto che i pozzi man mano che scendono si cementano alle pareti e/o s’intubano, e che è un po’ difficile immaginarsi anche vista la pressione con cui vien su che l’idrocarburo sia preso dalla tentazione di farsi una gita fuori pozzo. Anzi, dice lui, se poi mi trovi una molecola che risalendo per un pozzo fatto a regola d’arte devia per la falda, fammelo sapere che la ribattezziamo Mandrake.
Come dice il dottore Camilleri, comunque, “si darebbe un colpo mortale al rifiorente turismo”, rendendo del tutto vane opere quali l’aeroporto di Comiso. Lui qui mi è andato un po’ sul sarcastico, che ai rudi perforatori succede di raro. Dice che è lodevole cercare di intercettare a Comiso l’orda di profughi dalla distruzione di Gröningen. Però mi osserva tre cose. La prima è che a Comiso uno spruzzetto di gas già ce lo producono da un po’ d’anni, e se i profughi se ne accorgono atterrando magari non scendono. Non dovrebbe essere comunque un problema grave, perché come non ve ne siete accorti Voi è probabile che non se ne accorgano loro. “Comiso due” è poco più che una valvola sopratterra, che se ci piazzi bene qualche oleandro attorno quasi scompare; e l’impianto della separazione dell’acqua dal gas che ci sta vicino puoi provarti a spacciarlo per una toilette di forme anomale, quasi design. La seconda è che va bene che tutti da piccoli abbiamo visto “Il Gigante”, e che associamo da allora il far petrolio con ettari di tralicci d’acciaio che oscurano il cielo e terre devastate da un liquido fetido e scuro. Però non è una buona scusa per non tornare al cinema più di cinquant’anni dopo, magari per scoprire che adesso si può fare diverso e che è una grande sciocchezza (come ci spiegherebbe qualunque olandese) dire no prima di avere verificato in concreto la sostenibilità dell’impatto visivo e ambientale (anche quando non è impatto zero; che non consta che le spiagge di Marina di Ravenna si siano fatte deserto perché hanno in linea di orizzonte sul mare una serie di piattaforme dalle quali passa la maggior parte del nostro gas nazionale). La terza è che il dottore Valentini agita “lo spettro dell’oro nero”, ma a dire del mio amico gli basterebbe telefonare ad un geologo per sapere che i dieci pozzi buttati via prima che arrivasse il Signore Pantera hanno convinto la comunità intera che l’oro nero salvo miracoli ce lo dobbiamo proprio scordare e che chi esplora ancora ha per obiettivo il gas. Che non è liquido, che ha strutture di trasporto non devastanti, e che insomma prima di buttarlo via parliamone. Aggiunge il mio amico che ammesso che mai se ne trovi sarà comunque più parente di uno sputacchio che di Gröningen; il che a salvaguardia del turismo dovrebbe sollevare Voi, ma fa comunque dire purtroppo a lui.
“Fu infine vittoria. L’impudente texano è stato sconfitto. La resistenza di arte e letteratura e la minacciata marcia dei 70.000 hanno sconfitto la boria del ricco, costringendolo a rinunciare alla conquista ed a porgere le scuse. Sigonella, al confronto, fu codardia. Sono attese delegazioni irachene in viaggio di istruzione”. Incerto se l’amico fosse malato o avesse bevuto, lo aggiornai al giorno dopo. Stava meglio, e si provò a spiegarmi. Prese una cartina della Sicilia e con una matita mi delimitò grossolanamente un’area. Mi disse che in scala erano grosso modo 750 chilometri quadrati, e corrispondevano all’area del permesso del Signore Pantera detto il texano. Poi dentro ci fece un po’ di circoletti piccoli. Mi disse che erano le aree Unesco, e che valevano un 10 per cento del totale. Poi tre punti rossi, tutti fuori dai circoletti. Mi disse che due rappresentavano le località dove il Signor Pantera aveva già usato la trivella, ed il terzo il luogo dove da un po’ chiedeva invano il permesso di usarla. Mi spiegò che la vittoria stava nel fatto che il Signor Pantera aveva rinunciato alle aree comprese nei circoletti, tenendo dentro il permesso tutto il resto. Insomma aveva rinunciato a chiedere di poter perforare un pozzo sul sagrato della cattedrale, nella speranza (ma non nella certezza) che così magari si faccia giustizia dell’equivoco e magari in un clima dove fosse persino possibile ragionare si potesse discutere del lasciarlo bucare altrove. Ma non poteva farlo prima? E spiegalo tu ad un americano che qui ci credono davvero che lui pensi di potersi perforare una cattedrale…
La mobilitazione popolare ha costretto il Signore Pantera a rinunciare per sempre a chiedere di perforare laddove non aveva sin qui chiesto di perforare. Però gli lascia la speranza, magari remota, di poterci provare nei dintorni. Dovresti essere contento, gli dissi, che una possibilità di fare il perforatore a casa tua ancora ti esiste. Mi rispose scettico e male; che per lui questo gran casino che avete fatto, al di là dei circoletti e dei discorsi per iniziati, vuol solo dire che la stampa di tutto il mondo sta annunciando che è meglio astenersi dal cercare idrocarburi in Sicilia. A voi parrà offensivo, e solo se siete generosi ingeneroso. Però io un po’ lo capisco. Ha imparato il mestiere tra Ragusa e Gela; ha visto nascere tutti gli sputacchietti di idrocarburi che sono venuti dopo sull’isola, da Giaurone a Irminio a quant’altro; non capisce perché sua moglie non possa cucinare usando gas siculo ma solo algerino o libico. Soprattutto deve lavorare, ed ha provato il gusto di perforare tra oleandri e zagare, e di tornarsene alla sera alla famiglia sua. La settimana prossima invece torna in Nigeria, e seppure a torto un po’ ve ne vuole. Confido che una Vostra parola saprà riportarlo dall’amarezza alla ragione.
Con ossequio,
Carlo Stagnaro (Con l’aiuto e la consulenza di un rude perforatore)
 
 

il manifesto, 19.6.2007
Val di Noto
Le due linee di Repubblica

Trivelle sì, trivelle no? Chi ha letto la Repubblica il giorno dopo l'annuncio di Totò Cuffaro sulla Val di Noto probabilmente ci ha capito poco. Nelle pagine nazionali, con richiamo in prima, il quotidiano ha tributato la vittoria allo scrittore Camilleri e al suo appello. Nelle pagine locali, quelle riservate ai lettori siciliani, invece lo stesso quotidiano e nella stessa giornata, ridimensionava l'annuncio di Cuffaro, intervistando il legale della Panther oil, Nicola Piazza, che spiegava gli esatti termini della vicenda: rinuncia ai permessi a scavare nella sola città di Noto, dove nessuno avrebbe mai scavato, pena l'abbattimento di palazzi, ville pubbliche, giardini e monumenti. Pur di incensare il buon Camilleri, che non ha certo bisogno di carezze e lisciamenti, insomma la Repubblica ha dovuto fare un piccolo torto ai propri lettori. Ma domani è un altro giorno.
 
 

La Sicilia, 19.6.2007
Cattedrale di Noto
L'inaugurazione
Termovalorizzatori e discariche: striscioni (e fischi) da Augusta e Paternò

Ben contenuti da un cordone delle forze dell'ordine, i "fischiatori" delle autorità arrivano dalle principali realtà a rischio ambientale. Come il comitato contro il termovalorizzatore di Augusta, al grido di «No nei nostri territori a rifiuti, discariche inceneritore». Poco più in là una comitato di Paternò. Con uno striscione emblematico: «Aranci malati, mancu arrialati». Nessuna manifestazione, come promesso, dai No-Triv di Noto. Per loro solo un cartellone con la petizione di Camilleri.
 
 

Step1, 19.6.2007
Il “Vitalizio” e gli scherzi della morte
La penna di Andrea Camilleri rielabora per il teatro una delle novelle più conosciute di Luigi Pirandello. Tra gli interpreti Riccardo Garrone
Catania - Teatro Verga dal 5 al 24 giugno 2007

Sapete cos’è un vitalizio? Si tratta di un impegno da parte del debitore di corrispondere una certa rendita (somma di denaro o certe quantità di cose fungibili) finché dura la vita del beneficiario o di un’altra persona (se costituita a favore di più persone, la parte spettante al creditore va a favore delle altre persone, salvo patto contrario). Qualora il beneficiario dovesse vivere molto a lungo il debitore rischierebbe di corrispondere il reddito più del suo valore reale. Tutto questo secondo la legge.
Questa è la storia dei personaggi protagonisti della novella di Pirandello "Il Vitalizio", felicemente adattata per il teatro dall’ingegno di Andrea Camilleri, per la regia di Walter Manfrè. Il racconto narra, infatti, di un ricco commerciante di stoffe, Michelangelo Scinè (Franz Cantalupo), che vuole diventare proprietario terriero acquisendo più terreni possibili nella zona dell’agrigentino. Egli, già molto avido per carattere, non volendo spendere molto denaro, escogiterà il metodo di individuare i piccoli e poveri proprietari delle masserie della zona che, per motivi anagrafici e di salute, sembrino avere pochi giorni ormai da vivere. L’affare gli andrà bene con il vecchio Ciuzzo Pace (Giuseppe Scarcella), che morirà dopo pochi mesi dalla stipula del vitalizio. Tuttavia l’avaro commerciante dovrà fare i conti con la longevità del vecchio Zù Marà, il signor Maràbito (Riccardo Garrone) che si manterrà in vita fino all’età di cento anni e più, seppellendo sia Scinè, morto probabilmente per una fattura, sia il suo nuovo debitore, il notaio Nocio Zagara (Massimo Leggio), che prenderà il posto del ricco commerciante dopo la sua morte.
È un’altra storia che parla dell’imprevedibilità della morte, una sorta di gioco alla rovescia, in cui la rovina di un uomo corrisponde alla fortuna dell’altro che sopravvive. Questo è il caso del vecchio Zù Marà, che non si aspetterà di vivere così a lungo, tanto che alla fine della commedia, dopo che avrà compiuto più di cento anni, egli si rivolgerà alla morte, invocandola. Ma lei non ne vorrà sentire e lo eviterà ancora una volta. Anche questa paradossale situazione giustifica un po’ l’intento dell’autore che vuole la morte al centro di tutta la narrazione, una protagonista inaspettata dal pubblico, dotata di una grande imprevedibilità che la rende quasi più bramosa del ricco signor Scinè.
La trasposizione molto semplice delle azioni e dei dialoghi dei personaggi, corrisponde anche all’essenzialità della scena, molto povera già di per sé, così come gli sfondi che fanno da background alla commedia. Ora un albero di ulivo ci ricorda che ci troviamo nei pressi della terra di Zù Marà; ora un tavolo cesellato, con una bella sedia richiama alla mente dello spettatore lo studio di un facoltoso notaio, quello di Nocio Zagara; in ultimo due piccole costruzioni, che si muovono su di un nastro scorrevole, si congiungono per comporre la casa del vecchio signor Maràbito ed anche tutto il vicinato, che viene evidentemente immaginato dal pubblico.
Unica nota un po' stonata, in tutti i sensi, la non perfetta parlata siciliana dei protagonisti della commedia. Se, infatti, escludiamo il buon Gricòli (Giampaolo Romania), tutti gli altri attori, soprattutto il bravo Garrone, non sono riusciti ad esprimere il linguaggio che Pirandello aveva auspicato. Il siciliano parlato da attori non siciliani, come in questo caso, molto spesso non riesce ad entrare nell'anima dello spettatore, che anche se recepisce il messaggio, si sente mancare qualcosa di essenziale per la completa ricezione del pensiero dell'autore.
Si è trattato, oltretutto, di una sorta di musical, ogni qual volta le azioni e i dialoghi si sono interrotti per dare vita ad alcuni cori, come ad esempio avveniva nelle commedie shakespeariane, o a dei balletti e dei riti propiziatori, come nel caso della fattura organizzata dalla comari del vicinato per salvare la vita di Zù Marà, affetto da una febbre insopportabile, ma anche per richiamare il malocchio ai danni dell’avido Michelangelo Scinè.
La metamorfosi, per l’occasione, della novella di Pirandello, adattata ad opera teatrale da Andrea Camilleri, vuole rappresentare un ulteriore invito a pescare dentro l’ampio mare della narrativa isolana, in modo da poter trarre nuovi possibili modelli di grande drammaturgia. Le tante novelle pirandelliane, a tal proposito, si prestano a questo procedimento e probabilmente nel tempo potranno trovare una maggiore diffusione elaborate sotto forma drammaturgica, oltre che narrativa.
Gianluca Nicotra
 
 

RomagnaOggi, 19.6.2007
Cesena - Arriva il cartellone del Bonci per la nuova stagione 2007-2008

Due milioni di euro spesi per il nuovo cartellone 2007-2008 del Teatro Bonci, ancora una vota firmato Ert Bonci Fondazione.
[...]
Francesco Paolantoni interpreta “La concessione del telefono” scritta da Camilleri.
[...]
 
 

La Repubblica, 19.6.2007
Una nuova collana da domani con "Repubblica"
La cifra nera di Ammaniti
La serie del noir italiano avrà per protagonisti , tra gli altri, Camilleri De Cataldo, Carofiglio e classici come Scerbanenco
"Ti prendo e ti porto via" sarà in edicola mercoledì con il nostro giornale: una storia di ragazzi piena di tensione

[...]
Ma c´è altro ad avvicinare, in diversa misura, scrittori come quelli che vengono proposti nella collana "Noir italiano". Ovvero, il Niccolò Ammaniti di "Ti prendo e ti porto via", l´Andrea Camilleri de "La vampa d´agosto", il Carlo Lucarelli di "Un giorno dopo l´altro", Giancarlo De Cataldo con "Romanzo criminale", il Gianrico Carofiglio di "Testimone inconsapevole". Sandrone Dazieri, con "E´ stato un attimo". Giorgio Scerbanenco, con "I milanesi ammazzano al sabato". E poi: Diego Cugia con "Un amore all´inferno", Loriano Machiavelli e Francesco Guccini con "Macaroni", Marcello Fois con "Sheol", Grazia Verasani con "Quo Vadis, Baby?". Oltre a registrare, banalmente, che in ognuno dei romanzi si racconta un crimine (o più di uno), e che il lettore ne uscirà comunque assai poco consolato, senza armonie infine ristabilite, quel che viene in mente mettendo tutti in fila è un tono comune, una generale, inquieta e critica presa d´atto del sociale. Viene in mente, in dettaglio, l´avvilimento di Montalbano in un´impossibile calura estiva.
[...]
Loredana Lipperini
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 20.6.2007
Dalla Maraini a Camilleri a Lucarelli. "Su quel delitto di 32 anni fa mai fatta un´indagine vera"
Pasolini, mille voci per riaprire l´inchiesta

Mille firme per riaprire l´inchiesta sull´omicidio di Pier Paolo Pasolini. Da Dacia Maraini ad Andrea Camilleri da Carlo Lucarelli a Mario Martone ieri all´Auditorium Parco della Musica personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo hanno sottoscritto l´appello per far luce sul delitto pieno di ombre, avvenuto 32 anni fa all´Idroscalo di Ostia. «E´ scandaloso che in Italia, data anche l´importanza di Pasolini, non si sia mai fatta un´inchiesta vera - ha dichiarato il presidente della fondazione Musica per Roma Gianni Borgna - Per questo non ci rassegniamo e non ci stancheremo mai; la vicenda coinvolge tutto il mondo». Dopo la riapertura e l´immediata chiusura dell´inchiesta da parte della Procura di Roma nel maggio 2005, il Comune ha iniziato una sua indagine affidata all´avvocato Guido Calvi per analizzare ed esaminare gli elementi nuovi, tra cui la deposizione di Sergio Citti.
E punta dritta al Capo dello Stato, Carla Benedetti, direttrice della rivista "Primo Amore" e fra i principali promotori dell´appello alla riapertura di un´inchiesta sull´omicidio di Pier Paolo Pasolini: «Faremo arrivare le firme al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L´appello non può essere ignorato».
Federica Angeli
 
 

Corriere della sera, 20.6.2007
Gianni Borgna: «Plausibile una chiave legata al romanzo Petrolio»
Veltroni e la controinchiesta su Pasolini
Il comune di Roma ai pm: Pelosi fu soltanto un'esca, ucciso da un gruppo. Già raccolte 700 firme

Roma — E adesso? Adesso che tentano di stanarlo con una proposta impossibile — fare il sindaco di Roma e insieme il segretario del primo partito di un governo in grave difficoltà — Walter Veltroni anziché rifugiarsi in Africa si inoltra nel proprio passato. E riapre un caso degli anni in cui iniziava la sua vita politica: l'assassinio di Pier Paolo Pasolini.
[...]
A novembre, Pasolini è ucciso. Dal diciassettenne Pino Pelosi «in concorso con ignoti», come stabilì il tribunale dei minori con una sentenza impugnata dalla magistratura ordinaria, secondo cui gli «ignoti» non erano mai esistiti. Due anni fa, uscito dal carcere, Pelosi parlando a Raidue ha ritrattato la confessione dell'epoca: a uccidere sarebbe stato un gruppo che avrebbe minacciato di morte lui e i suoi genitori se avesse parlato. Il Comune di Roma, per volontà di Veltroni e di Borgna, si è costituito parte offesa. E quando il caso è stato subito richiuso, il Comune ha affidato a Guido Calvi, senatore e storico avvocato del partito, una controindagine. Che ora è pressoché conclusa, e sarà depositata in procura, per chiedere una nuova inchiesta e un vero processo. Allo stesso scopo ieri mattina, mentre all'Auditorium infuriava la contestazione a Prodi, nell'attigua libreria Borgna insieme con Andrea Camilleri, Mario Martone, Dacia Maraini e Carla Benedetti presentava le 700 firme raccolte tra letterati di tutto il mondo, da Bernard-Henri Lévy in giù.
[...]
Aldo Cazzullo
 
 

E Polis Roma, 20.6.2007

[...]
L'appello risale infatti al 2005 e nel corso di due anni ha già raccolto molte adesioni da tutto il mondo.
Alcune firme del mondo della letteratura sono di Andrea Camilleri, Sandrone Dazieri, Carlo Lucarelli, Dacia Maraini, Bernard Henri-Lèvy, Aldo Nove e molti altri. Dal cinema hanno firmato Marco Tullio Giordana, Michele Placido, Gabriele Salvatores mentre il teatro è rappresentato da Marco Baliani e Luca Ronconi, ma sono già più di mille le firme e chiunque può aggiungere la propria scivendo a: appello-pasolini@yahoo.it.
[...]
 
 

Corriere della sera, 20.6.2007
Nazioni Unite
Sono dieci milioni i rifugiati Oggi la giornata mondiale «In Italia cresce la xenofobia»

Roma - Nel 2006 il numero di rifugiati nel mondo è aumentato per la prima volta dal 2002, fino a sfiorare i 10 milioni di individui. Lo annuncia l' Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato, che per il 2007 è dedicata all' intolleranza, e che oggi a Roma si celebra con un incontro al quale partecipano fra gli altri i ministri Giuliano Amato e Barbara Pollastrini, il professor Andreoli, e lo scrittore Andrea Camilleri, che con Fiorello e Marco Baldini compare nello spot radiofonico «L' intolleranza ti isola». Il tema riguarda anche il nostro Paese. A febbraio, dopo una visita in Italia, Doudou Diène, relatore sulle forme di razzismo, intolleranza e xenofobia, ha detto al Consiglio dei diritti umani che «la società italiana non è contraddistinta dal razzismo in modo profondo, ma manifesta preoccupanti tendenze alla xenofobia». Così i rifugiati in fuga da varie forme di intolleranza, dice l' Unhcr, diventano vittima di sentimenti ostili nelle società che li hanno accolti.
 
 

AGI Cooperazione, 20.6.2007
Nazioni Unite
Rifugiati: no a intolleranza, per una cultura "della legalita'"

Roma - Intolleranza e soccorso in mare. Sono i due temi scelti per l'Italia dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) nella Giornata mondiale del Rifugiato 2007. "Una scelta non casuale, che vuole far riflettere su come negli ultimi dieci anni in Italia sia cambiata la percezione dei cittadini nei confronti delle tematiche dell'accoglienza e dell'inclusione", ha tenuto a precisare Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, a inizio lavori della conferenza 'L'intolleranza ti isola'.
[...]
Dopo aver parlato della situazione italiana e dell'urgenza di una legge organica in materia di asilo, il rappresentante regionale dell'Unhcr, Walter Irvine, ha lanciato la campagna di sensibilizzazione 'L'intolleranza ti isola', che comprende uno spot radiofonico cui partecipano Andrea Camilleri, Fiorelllo e Marco Baldini, e uno spot televisivo.
[...]
La giornata si e' conclusa con la cerimonia di assegnazione della prima edizione del Premio 'Per mare - al coraggio di chi salva vite in mare', nato dalla collaborazione tra Unhcr e Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera. Il riconoscimento, consegnato dal romanziere Andrea Camilleri, e' andato all'equipaggio del motopeschereccio 'Ofelia I' del compartimento marittimo di Mazara del Vallo, che il 24 settembre 2006 salvo' e accudi' 21 superstiti di un naufragio a oltre 50 miglia nautiche da Lampedusa.
 
 

WUZ, 20.6.2007
Andrea Camilleri
La pista di sabbia
“Restò corcato a taliare il joco di luci e ùmmire continuamente variate che i saggi del soli, passanno attraverso le stecche della persiana, proiettavano supra al soffitto della càmmara. Un omo che caminava nella pilaja addivintò ‘na figura alla Giacometti, pariva fatta di fili di lana ‘ntricciati.”

È quasi inutile sottolineare come ogni romanzo di Camilleri diventi nel giro di pochi giorni un best seller e questo percorso obbligato verso la gloria è ancora più scontato se il romanzo prevede come protagonista il commissario Salvo Montalbano, ormai nell’immaginario collettivo, incarnato dall’ottimo Zingaretti.
In quest’ultimo "La pista di sabbia", abbiamo alcuni nuovi particolari del nostro personaggio: Montalbano ha 56 anni, inizia ad avere un po’ di presbiopia e un codice etico molto “personalizzato” ma estremamente coerente, ha forti sensi di colpa, ma continua a fare fatica a resistere a una bella donna che gli si offra.
Altro elemento di novità del romanzo: in queste pagine, oltre a molto cibo, c’è anche molto sonno e molti sogni. Il mondo onirico di Montalbano diventa (per lui e per noi) un modo di reinterpretazione della realtà, e talvolta anche una chiave di lettura di ciò che non si riesce razionalmente a capire, mentre sotto forma di simbolo (che è il tipico linguaggio dei sogni) certe tessere del mosaico si collocano più facilmente.
Un cavallo ucciso a bastonate sulla riva del mare, una specie di grido d’invocazione prima di morire, e un sogno in cui tutto ciò viene trasfigurato, ma inserito con l’aggiunta di qualche angosciante elemento erotico. È il commissario a sognare la “Cavalla della Notte” e a svegliarsi turbato da quella specie di incubo. Ma ben presto capisce che cosa lo aveva originato: dalla terrazza della sua casa vede il grande corpo martoriato di un cavallo che agonizza e muore in riva al mare. Scende sulla riva per accertarsi della situazione, chiama subito i suoi collaboratori che giungono rapidamente: basta però qualche minuto di distrazione e il cavallo è sparito.
La storica amica di Salvo, la bella Ingrid, ha a sua volta un’amica, Rachele, ancora più bella e affascinante di lei, che aveva portato proprio a Vigàta il proprio amato cavallo per partecipare a una corsa di beneficenza che si sarebbe tenuta dopo pochi giorni non molto lontano. Ma, dice Rachele, il cavallo è scomparso. A questo punto la storia inizia  a diventare più complessa sia perché si inseriscono altre vicende correlate, sia perché il nostro commissario vive una specie di crisi esistenziale ed etica provocata dal rapporto inconsueto (almeno per lui) con Rachele, un esempio di carattere femminile, davvero lontano dalla mentalità di Montalbano.
Alla fine tutto si ricomporrà, anzi ci sarà un processo di semplificazione che elimina via via congetture e sospetti: la verità è semplice, spesso è anche facile da raggiungere se la mente non fosse talvolta un poco annebbiata.
Basta un gesto però, un oggetto che improvvisamente  “parla” e tutto si illumina.
Montalbano si muove con grande autonomia nelle sue indagini, talvolta dice talaltra tace ai suoi superiori alcuni indizi o alcuni fatti. Fa scelte sottoposte solo alla sua coscienza, così anche quando giudica opportuno non incriminare un suo uomo che ha ucciso un criminale per altro per legittima difesa e addossare a un mafioso un ulteriore delitto. Intanto uno più uno meno che differenza fa!
La visione del mondo di Camilleri sembra infatti non sopportare troppe regole e troppi lacci, la coscienza individuale ha regole talvolta altrettanto severe e forse più compatibili con la solidarietà e l’umanità. È indubbio che ogni libro di questo autore lanci messaggi positivi al lettore, e questo è un suo grande merito, letterario ed etico che gli va sempre riconosciuto.
Grazia Casagrande
 
 

Stretto indispensabile, 20.6.2007
Legambiente dice no alle trivellazioni nella Val di Noto

Palermo - “La bellissima e importante attenzione suscitata dall’appello di Andrea Camilleri è stata maldestramente e furbescamente cancellata da una finta rinuncia, considerato che era già risaputo che non si può trivellare nelle vicinanze dei siti archeologici”.
Con queste parole il senatore dell’Unione e direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante e il responsabile beni culturali di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna, hanno espresso il loro disappunto per il piano di trivellazioni petrolifere in progetto per la Val di Noto.
“Non tutti sanno che la particolarità di questo sito Unesco, che comprende tre province, Ragusa, Siracusa e Catania, e otto Comuni, è nella unicità del suo paesaggio. Di conseguenza non abbasseremo la guardia e continueremo a raccogliere le firme all’appello di Camilleri affinché la rinuncia alle trivellazioni da parte di tutte le compagnie sia totale. Perché il modello di sviluppo in quest’area deve essere legato ai valori culturali”.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.6.2007
Lettere
A Porto Empedocle come in Val di Noto

Agrigento. In un'Italia confusa in cui spesso la fiction vale più della realtà succede che lo scrittore Andrea Camilleri, sulla scia di Asor Rosa, di Zanzotto e altri intellettuali di spicco, prenda posizione per salvare il barocco del Val di Noto, dove è ambientata la fortunata serie televisiva del commissario Montalbano, ma non dica una sola parola per salvare la Valle dei Templi di Agrigento, minacciata dal costruendo impianto di rigassificazione a Porto Empedocle (la Vigata letteraria di Camilleri), dove pure lui è nato e vissuto. Succede ancora che il governatore Cuffaro, in conferenza stampa a Roma per la presentazione della cattedrale restaurata di Noto, annunci platealmente il ritiro della Panther Oil dal Val di Noto e, commuovendosi, sottolinea che «qualificazione e sviluppo sono irrinunciabili per la Sicilia che sul turismo si gioca la sua partita importante». Fin qui la forza della fiction. La realtà ci racconta invece di politici di razza, quali Fabio Granata che, assieme ad altri politici del "sud-est", hanno fatto quadrato contro le trivellazioni in Val di Noto. A Porto Empedocle, si discetta stucchevolmente sugli arancini di Montalbano, che "non sono quelli di Ragusa ma quelli di casa propria". A questo punto ci chiediamo: c'è una ragionevole speranza che "i giovani leoni" della politica agrigentina (Alfano, Cimino, Zambuto), in uno scatto di orgoglio, facciano "una cordata" per salvare la Valle dei Templi? Ed esiste una ragionevole speranza che l'Enel, che nel proprio codice etico ha il principio che "la reputazione è il primo valore immateriale irrinunciabile", faccia un passo indietro, come l'americana Panther Oil, e rinunci al rigassificatore di Porto Empedocle? Noi cittadini elettori siciliani, ogni giorno sempre più delusi da questa politica, che vuole fare della Sicilia una colonia dell'Italia e, peggio ancora, la pattumiera dell'Europa, speriamo proprio di sì, perché, con l'ottimismo della volontà, vogliamo credere ad una Sicilia redimibile.
Caterina Busetta
 
 

Avui, 20.6.2007
Teresa Solana rep el premi Brigada 21

La novel·la "Un crim imperfecte", de Teresa Solana, ha estat guardonada amb el premi Brigada 21 a la millor novel·la original en català que concedeix l'associació per a la difusió de la novel·la negra i criminal.
Com a millor novel·la traduïda al català, ha estat premiada "El primer cas d'en Montalbano", d'Andrea Camilleri i traduïda per Pau Vidal. Les dues novel·les han estat publicades per Edicions 62.
L'entrega dels premis serà el pròxim 3 de juliol a la llibreria Negra i Criminal de Barcelona.
 
 

Libero, 20.6.2007
Piccoli terroristi islamici crescono. Anche in Italia

«La prima cosa da fare, se si vuole conoscere la storia d'Italia, è di non leggere gli autori generalmente approvati; in nessun altro luogo si è meglio conosciuto il prezzo della menzogna, in nessun altro luogo essa fu meglio pagata». Così scriveva Stendhal. "I compagni del fuoco"di Ernesto Aloia (Rizzoli, pp. 390, euro 18) è il romanzo di una generazione non "approvata" che ha riaperto gli occhi per scoprire un Paese delle meraviglie diverso dalle favole scolastiche, da quelle dei media.
[...]
Aloia colpisce gli intoccabili: i "buoni" di Camilleri e Tabucchi finalmente appaiono per quel che sono, dei sepolcri imbiancati.
[...] Paolo Della Sala
 
 

Corriere della sera Magazine, 21.6.2007
La recensione
Per risolvere il caso Montalbano vale la vecchia regola: “cherchez la femme”

Carissimo commissario Montalbano, eccomi a scriverle come ogni volta che lei conclude con successo una nuova inchiesta. Dal punto di vista professionale cosa altro potrei aggiungere alle consuete lodi e ai complimenti per la sua bravura, per la brillantezza delle sue indagini, per l'estrosità del suo stile di investigatore? Questa volta ha fra l'altro rischiato grosso (mi riferisco alla questione della pallottola) ma è riuscito a trarsi d'impaccio da una situazione avvelenata con un tocco di istrionismo (la sua mi è sembrata una recitazione alla Al Pacino, una esibizione da Actor's Studio) e sappiamo quanto l'istrionismo sia caro al suo autore, il maestro Camilleri. Doti di bravo attore lei dimostra anche nella sceneggiata con la quale tende la trappola finale ai colpevoli di turno. E qui ci sarebbe da fare un lungo (e affascinante) discorso sul fatto che lei ormai si esibisce nei suoi romanzi come un attore sulla scena. Passando su un altro piano, questa inchiesta, intitolata "La pista di sabbia", riconferma la finezza dei suoi sentimenti, la sensibilità che lei prova nei confronti delle creature del pianeta a partire dal povero cavallo che viene torturato e seviziato e lasciato morto sulla spiaggia proprio sotto le finestre di casa sua. Una bellissima notizia è poi rappresentata dal personaggio di Rachele. Ora qui non vorrei essere indiscreto ma, collegandomi ad altre lettere che le ho scritto, le dico, caro Salvo (mi permetta), che è sicuramente la donna che fa per lei. Sì, Rachele è la donna della sua vita e non mi faccio influenzare solo dalla sua bellezza che è di quelle che annichiliscono un uomo. Parlo anche del carattere di Rachele, di quello che si intuisce sia la sua esperienza di vita. Da tempo, carissimo Salvo, ho notato che la sua relazione con Livia è giunta a un punto morto. Vi sentite sempre più di rado la sera al telefono e nove volte su dieci litigate. Sì, va bene, lei dice che poi quando vi vedete e siete uno accanto all'altra le incomprensioni cadono di colpo e l'affetto che vi lega viene fuori in maniera fortissima e assai fisica. Però, mi permetto di farle notare, che lei, commissario, se ne continua a stare in Sicilia, e non mi sembra che sia sfiorato dall'idea di lasciare l'isola, e Livia se ne sta a Boccadasse, che è quasi come dire agli antipodi, e non mi sembra intenzionata a prolungare i soggiorni siciliani oltre la misura standard del weekend lungo. Le dico perciò che non mi meraviglierei di rivedere nelle prossime inchieste Rachele e con un ruolo di primissimo piano. Già il finale di questa inchiesta lascia quasi presagire... Mi fermo qui, ho già detto molto e forse lei si chiederà perché mi arroghi questa parte di consigliere, di segretario galante, quasi di paraninfo o di ruffiano. Per il bene della narrativa è la mia risposta. Ci sarebbero da dire molte cose intorno ai temi toccati dalla "Pista di sabbia". La questione del suo invecchiamento personale che in questa occasione si esplicita nel motivo degli occhiali da lettura che lei non si decide a farsi prescrivere dall'oculista. Ma c'è un tema, anzi un problema che resta inevaso: il destino di Mimì Augello, il suo braccio de­stro e amico, il primo innamorato della sua compagna, al quale matrimonio e paternità hanno spento ogni spirito vitale (ed erano spiriti bollenti). Mi pare che questa inchiesta sia da considerare, a riguardo, interlocutoria. Il caso di Mimì resta aperto, sospeso. Aspetto fiducioso la prossima puntata e complimenti vivissimi dal suo…
Antonio D’Orrico
 
 

Caserta24Ore, 21.6.2007
Il libro. La recensione de “La pista di sabbia” di Andrea Camilleri

Non c’è dubbio che la fama di Camilleri sia legata essenzialmente alla felice creazione del personaggio di Salvo Montalbano, il siculo commissario di polizia alla cui notorietà ha contribuito anche la fortunata trasposizione televisiva. Come ogni suo pari letterario, anche Montalbano risolve i casi più o meno intricati che gli si presentano, ma non con le sottili facoltà deduttive alla Holmes o attivando le “celluline grigie” come Monsieur Poirot, bensì per un lampo di intuizione che, raccolti gli sparsi elementi del puzzle, ne vede emergere con immediatezza il disegno. Questa dote non è però un gratuito dono di natura, bensì la conseguenza di una profonda compenetrazione con la sua gente e fa dunque tutt’uno con la sua “sicilianità”. Perfino la realtà mafiosa viene in tal modo metabolizzata, non certo per carenza dell’ovvio rifiuto morale, ma come realistico elemento di conoscenza che è strumento, tra gli altri, di vita e di lavoro. La “sicilianità” di Montalbano è questa sua profonda esperienza di fasti e nefasti della sua terra, ma anche quanto di istitutivo e vitalistico è ad essa connaturato: il suo robusto appetito, le sue vigorose nuotate, la parlata italo-sicula che è la precipua caratteristica dei romanzi di Camilleri e ne connota piacevolmente l’originalità. Dei casi polizieschi narrati forse non rimane particolare memoria, ma sono indimenticabili i momenti “privati” del commissario: le sue gustose cenette nella famosa verandina di fronte al mare nella sua casa di Marinella, o alla trattoria (da Calogero prima, da Enzo poi), con l’elenco minuzioso dei piatti preferiti di cui l’autore assapora ogni sillaba; le “sciarratine” con la sua donna, Livia, lontana ma onnipresente; le schermaglie con gli uomini della sua squadra tra i quali la divertente macchietta di Cagarella, famoso per le sue apparizioni cicloniche e per le spassosi deformazioni dei nomi e del linguaggio comune.
Ma, specie negli ultimi romanzi, non manca quella nota di dolente umanità che conferisce al personaggio la dimensione profonda senza la quale rischierebbe di somigliare a un eroe da fumetto. All’inizio era la sua sofferta avversione per le tante ingiustizie del mondo, soprattutto del suo; l’insofferenza per ogni forma di burocratismo ottuso e ipocrita; la compenetrazione fraterna con ogni forma di emarginazione. Nelle ultime opere, poi, c’è la personale malinconia per il fluire del tempo e l’inesorabile approssimarsi della decadenza fisica. Ma il personaggio non è fatto per gli abbandoni del cuore e l’ironia, mai amara o frustrante, lo rimette sui binari consueti del suo virile pragmatismo, che è sostanziale accettazione attiva e vigile dell’esistenza.
Nel romanzo “La pista di sabbia” tutto comincia con la morte violenta di un cavallo. Montalbano indaga da par suo, senza alcuna necessità professionale, spinto solo dall’indignazione che suscita in lui la cinica indifferenza di fronte alla sofferenza inflitta a un essere vivente, uomo o animale che sia. Gli si rivela così il mondo delle corse dei cavalli, con gli aspetti affascinanti delle competizioni equestri, specie se si incarnano in una bella e focosa amazzone, ma anche con i profitti mafiosi delle corse clandestine, uno dei tanti modi di utilizzare ai propri interessi, con spietata ferocia, ogni vicissitudine di uomini e bestie. Anche qui in certi momenti balena la malinconia di un rendiconto con la vita, espresso magari con sorridente levità di tono, come quando Montalbano si blocca stupito nel bel mezzo di un dialogo di lavoro guardando gli occhiali da presbite che porta da un po’ l’amico e collega Mimì Augello e che egli prefigura prima o poi su se stesso. E poi c’è il rapporto con il sesso femminile che non è mai l’esperienza totalizzante a cui approdare pacificati, ma resta un dialogo spesso interrotto, talvolta dispettoso o sottilmente ambiguo. Ma poi Montalbano si siede davanti al mare con i piattini di pesce che la brava Adelina gli prepara e la vita torna nei suoi parametri di necessaria dialettica di dolore e gioia, magnanimità e crudeltà, nascita e morte su cui sorridere con filosofica pazienza con il viso sornione di Camilleri.
Sergio Palumbo
 
 

La Repubblica, 21.6.2007
Su RaiTre va in onda domani "Vietato ai minori", magazine dedicato agli "over 60"
Arbore alla soglia dei 70 anni "Ho pronta molta buona tv"

Pochi sanno essere vecchi. C´è chi si sente giù, chi si avvita su se stesso e guarda alla terza età come un rimando "totalmente altro" che non deve arrivare mai. Per quest´ultima categoria in particolare, è vietato perdere il programma di Giuseppe Colella, in onda da domani ogni sabato alle 7 su RaiTre. Cominciare la giornata appassionandosi alla storia di alcuni ultrasessantenni d´oggi, potrebbe generare un intenso e giocoso risveglio.
Il magazine di Rai Educational si chiama "Vietato ai minori" e indaga la condizione degli "over 60", abbozzando spunti, informazioni e consigli per vivere serenamente la propria età.
[...]
Non mancheranno opinioni divertenti di Dario Fo, Mario Monicelli, Andrea Camilleri, autentici big artistici e anagrafici.
 
 

Premio Letterario Boccaccio, 22.6.2007
Il 'Boccaccio' di Andrea Camilleri
E' per l'autore siciliano il XXVI Premio Letterario Boccaccio
Con lui la rivelazione Falcones e il direttore de La Stampa Anselmi

Certaldo - Un Andrea Camilleri decisamente 'boccaccesco' quello che ritirerà il riconoscimento assegnatogli dalla Giuria del ventiseiesimo Premio Letterario Boccaccio, composta da Francesco Carrassi (direttore de "La Nazione"), Aldo Forbice (giornalista di Radio 2), Matteo Collura (giornalista), Paolo Ermini (giornalista "Corriere della sera"), Leone Piccioni (critico letterario), Luigi Testaferrata (scrittore) e presieduta dal Sen. Sergio Zavoli.
'Boccaccesco' perché insignito del Premio omonimo, ma anche perché un suo libro edito nei primi mesi di questo anno è proprio una novella degna del Decameron. Legata alla collana di Guida Editore 'Autentici falsi d'autore', “La novella di Antonello da Palermo” ha tutte le caratteristiche di una novella del “Decameron” che, stando a quanto spiega l'autore nella prefazione, è capitata nelle sue mani in circostanze misteriose e che Boccaccio aveva a suo tempo scartato per motivi altrettanto sconosciuti. Ex-aequo con la “Novella” viene premiato anche l'ultimo volume di Camilleri, “Il colore del sole” (Mondadori) in cui il Maestro affronta l'ingombrante figura del Caravaggio in un noir che si tinge di ombre e mistero, in un italiano seicentesco che dà ulteriore prova, sempre che ce ne fosse ancora bisogno, della versatilità dell'autore di Porto Empedocle.
Assieme al creatore di Montalbano sul palco di Certaldo Alto salirà anche Ildefonso Falcones, rivelazione delle classifiche di tutta Europa con il suo “La cattedrale del mare” (Longanesi). Avvocato, classe 1959, Falcones associa la libera professione con la passione per la scrittura che lo ha portato, in breve tempo, ad 'edificare' una cattedrale, quella di Santa Maria del mar, della quale racconta la costruzione sullo sfondo della Barcellona del 1300.
Il romanzo vincitore della sezione "Boccaccio Internazionale" ha conquistato un milione di lettori nel suo paese, con una media di 43.000 copie la settimana, ed è stato venduto nel resto d'Europa, in Cina, Brasile e Turchia.
Premio Giornalistico "Indro Montanelli" al direttore del quotidiano La Stampa Giulio Anselmi. Classe 1945, sposato e con due figli, Anselmi vanta un passato legato ai grandi nomi dell'editoria, da Stampa Sera in cui ha iniziato nel 1969, al Messaggero, La Repubblica, con la quale ha collaborato come editorialista, al Corriere della Sera, con l'esperienza della con-direzione, fino alla Rai di Ballarò e di Giovanni Floris. Anselmi, direttore della La Stampa di Torino dal luglio 2005, è laureato in giurisprudenza e, durante la sua carriera, ha anche diretto la maggiore agenzia di stampa italiana, l'Ansa, oltre al periodico l'Espresso.
La premiazione avverrà sabato 8 settembre nel Palazzo Pretorio di Certaldo Alto; al mattino, dalle 11.00 in poi, i vincitori saranno a disposizione di pubblico e stampa per intavolare un dibattito sulle opere vincitrici e molto altro.
Premio Letterario Boccaccio: Ufficio Stampa Dott. Simona Guerrini

Camilleri ed il linguaggio: perfezione e versatilità
Le opere premiate nell'edizione 2007 del Premio Boccaccio mettono in risalto l'amore e l'attenzione dello scrittore per la lingua italiana

Certaldo - Non a caso i due volumi vincitori ex-aequo del XXVI Premio Letterario Boccaccio presentano due diversi volti del Camilleri che tutti noi conosciamo, quello legato a doppio filo con la sua creazione più nota, ovvero il siciliano Commissario Salvo Montalbano. “La Novella di Antonello da Palermo” rispecchia un Maestro in piena sintonia con la lingua toscana del 1300, con quel linguaggio che sembrava ormai scomparso e legato soltanto alcuni dei 'figli' più significativi della terra degli etruschi, come Dante, Boccaccio e Petrarca.
La capacità di Camilleri di dar vita ad un volume perfettamente in linea con le cento novelle del Decameron è lo specchio dell'amore che il Maestro ha per la lingua italiana, la sua dedizione allo studio ed all'analisi di quella lingua che, a detta degli esperti, si configura come una delle più difficili al mondo.
Come se questa prova non fosse stata sufficientemente ardua, il Camilleri contemporaneamente si cimentava anche con un'altra forma di italiano, quello seicentesco, per il volume “Il colore del sole”, in cui affronta la complicata personalità di uno dei principali artisti della nostra storia, ovvero il Caravaggio. Con un linguaggio che si tinge di nero, in una alternanza fra luci ed ombre, fra allucinazioni e realtà, Camilleri ci mostra il periodo trascorso da Michelangelo Merisi, il Caravaggio, a Malta ed in Sicilia nell'estate del 1607.
Pensare che, per quanto riguarda invece le sue opere più conosciute al grande pubblico, lo stesso Camilleri ammette di non adoperare la fedele trascrizione del dialetto siciliano. "È una reinvenzione del dialetto - afferma il Maestro - ed è il recupero di una certa quantità di parole contadine, che si sono perse nel tempo. Cataminarisi ("muoversi"), per esempio, non viene adoperata nel linguaggio piccolo borghese che era il nostro: era linguaggio contadino".
Nato a Porto Empedocle (Agrigento) nel 1925, Andrea Camilleri, che da anni vive a Roma, nasce come regista, autore teatrale e televisivo, e fino dal 1949 lavora come regista e sceneggiatore legando il proprio nome alle più note produzioni poliziesche della tv italiana, che vedevano come protagonisti il tenente Sheridan e il commissario Maigret. Col passare degli anni ha affiancato a questa attività quella di scrittore, con importanti romanzi di ambientazione siciliana nati dai suoi personali studi sulla storia dell'isola. Il successo e l'adorazione del grande pubblico sono poi arrivati con il Commissario Montalbano, protagonista simpatico ed irresistibile nonostante un (ostentato) pessimo carattere corredato da un cuore d'oro e da una spiccata simpatia, che ha saputo colpire al cuore l'opinione pubblica.
Una curiosità: Salvo Montalbano era un professore del vecchio liceo "Empedocle" di Agrigento. A lui deve il suo nome il protagonista di tante avventure poliziesche nato dalla penna di Camilleri.
 
 

Adnkronos, 22.6.2007
Proietti: ''Il Brancaccio come il Globe godono di ottima salute''
Teatro, a Roma la quarta stagione del Silvano Toti Globe Theatre
Reduce del successo di pubblico riscosso nel 2006 con ben 32.000 spettatori, dal 26 giugno al 23 settembre allestisce sei spettacoli per ben 60 rappresentazioni

Roma – Quando Shakespeare è protagonista torna di scena la stagione teatrale del Silvano Toti Globe Theatre di Roma, il teatro, su modello di quello elisabettiano di Londra, nato nel 2003 da un’intuizione di Gigi Proietti, anche per quest’anno alla direzione artistica dello stabile, e reso possibile dalla Fondazione Silvano Toti.
[…]
Si continua con ‘La tempesta’ che il regista Giuseppe Dipasquale, su traduzione ed elaborazione da lui stesso curata insieme ad Andrea Camilleri, porterà sul palco del Globe Theatre dal 4 al 15 luglio per riflettere sul tema dell’illusione e del sogno, suggerendo come l’agire umano è dettato a volte da mondi immaginari.
[…]
 
 

Agrigentonotizie.it, 22.6.2007
Michele Cimino scrive a Camilleri
Porto Empedocle

Il presidente della commissione bilancio all'Ars. Michele Cimino, ha inviato una lettera allo scrittore Andrea Camilleri. Ecco il contenuto della lettera:
"Caro Andrea, apprendo con compiacimento che l’appello da Lei lanciato dalle pagine di “Repubblica” ha avuto l’esito sperato. Le Trivelle della Panther lasciano la Val di Noto e indietreggiano rispettose del territorio dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Devo confessarLe però, caro amico, che alla gioia di tale notizia si è accompagnata l’amarezza per una riflessione che è sorta spontanea.
Lei fa sentire la Sua voce, ergendosi a paladino dell’integrità della Val di Noto, mentre tace per lo scempio che si vuole portare a compimento a Porto Empedocle.
La Sua indifferenza mi rattrista molto e ferisce profondamente chi, come me, avverte forte il legame con quel tratto di costa che anela da tempo il riconoscimento della sua naturale vocazione turistica per le bellezze paesaggistiche che si intrecciano alle vestigia storiche e ai riscontri letterari di un recente e glorioso passato.
La Valle dei Templi, la Casa di Pirandello e il litorale sono un tutt’uno inscindibile ed è da ritenere insensato il progetto che vuole utilizzare quest’ultimo in modo autonomo e, perciò, in contrasto rispetto ai primi due.
Il vantaggio per la comunità empedoclina, tanto sbandierato dai sostenitori di tale follia, è solo illusorio, serve solo a celare l’enorme danno che si abbatterebbe sul nostro territorio e fungendo da specchietto per le allodole.
Perdoni il mio sfogo, ma se Porto Empedocle rappresenta ancora per Lei quel luogo magico da cui, per la gioia di milioni di lettori nel mondo, prende l’avvio il Suo estro, la invito a prendere in considerazione le mie argomentazioni e se dovesse considerarle nel Suo intimo, ad esternarle.
Michele Cimino"
Valentina Alaimo
 
 

Il Venerdì, 22.6.2007
Cherchez la femme
Jeffery Deaver. Dopo venti milioni di libri cambio genere. Scelgo una donna
"Ho capito che l'indagine cientifica non basta. Serve l'introspezione" dice l'autore del "Collezionista di ossa". Che, infatti, nel suo nuovo thriller affida l'inchiesta a una psicolofa. E mette tra i suoi numi tutelari due scrittori italiani

[...]
E c'è qualche maestro del genere cui le piace ispirarsi?
"Ne citerei tre. Thomas Harris, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio".
[...]
Carlo Bonini
 
 

La Stampa, 23.6.2007
L'odio per gli stereotipi
Pirandello. Dialetto, nemico amatissimo
L’autore detesta l’idea della «Palermo d’importazione» pupi, carretti e sangue caldo
Andrea Camilleri
Pubblichiamo qui di seguito un’analisi dello scrittore siciliano sui complessi rapporti tra Pirandello e la sua terra: l’autore è diviso fra l’odio per gli stereotipi e la consapevolezza dell’importanza delle radici.
 
 

L’angolo nero, 23.6.2007
Libri sotto l’ombrellone

[…]
Andrea Camilleri, “Le inchieste del commissario Collura”, Mondadori, Pagine 112, Prezzo 8,00 euro
Dopo essere rimasto ferito nel corso di una sparatoria, il commissario Vincenzo Collura, detto “Cecè”, decide di trascorrere un periodo di convalescenza su una nave da crociera. Ma non fa in tempo a godersi il riposo che anche in vacanza si trova a indagare su una serie di piccoli e divertenti gialli, aiutato da un fedele collaboratore, il triestino Scipio Premuda. Tra finti cantanti, fantasmi che appaiono misteriosamente in cabina, scambi di gemelle, cadaveri sconosciuti, bische clandestine e furti di preziosi gioielli, Cecè Collura si trova ancora una volta a dover fare affidamento sul suo prezioso fiuto, dote che ha in comune con la più celebre creatura di Camilleri, quel Salvo Montalbano che gli è illustre collega.
[…]
Alessandra Buccheri
 
 

Corriere della sera, 23.6.2007
Bartezzaghi ricordò che «l’anagramma del suo nome è "Wl’arte"». E Camilleri descrisse il libro «Senza Patricio» come «una sinfonia». Gli unici dubbi dai veri amici Dalla e De Gregori
«Troppo buono e generoso» Walter e il rischio dei laudatores
Gli elogi bipartisan degli artisti, da Buzzanca a Baricco

Se ha un difetto, è di essere troppo buono. O troppo generoso. O troppo razionale (Massimo Ghini, sul Corriere di ieri). Ma possibile che Walter Veltroni non abbia un difetto vero? L’unanimismo che ha spinto e accolto la sua candidatura è proprio un vantaggio? La santificazione da parte di amici, personaggi dello spettacolo, star televisive non rischia di suonare affine a quella vissuta da un altro politico molto amato — ma anche odiato —, il buono, il generoso, il quasi immortale, l’Highlander (Michela Brambilla, sulla Repubblica di ieri) Silvio Berlusconi? È probabile, in alcuni casi certo, che non sia l’interesse ma la stima sincera ad accendere tanto entusiasmo.
[...]
Nulla, in confronto al trionfo della presentazione di Senza Patricio, ancora all’Argentina. [...] Andrea Camilleri: «Questo non è un libro di racconti, questo è un canone inverso! Questa è una sinfonia, una sinfonia per solisti e coro!».
[...]
Aldo Cazzullo
 
 

La Stampa, 24.6.2007
Nei Meridiani
Pirandello e Camilleri

Pirandello e il teatro dialettale? «Un bilancio in attivo, una linfa vitale che ha dato vita e vigore all’albero della sua lingua». Così Andrea Camilleri su La Stampa di ieri nel brano tratto dall’introduzione al doppio Meridiano Mondadori "Maschere nude" che contiene anche le opere teatrali in dialetto del grande autore siciliano. L’opera - volume quarto - è curata da Alessandro d’Amico, i drammi in dialetto sono a cura di Alberto Varvaro.
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 24.6.2007
Livia, deciditi devi uscire da Boccadasse

Livia che stai a Boccadasse, stasera che fai, gli telefoni ancora?
Questo è un appello a uno dei personaggi letterari più seguiti - controllare le vendite dei libri - nonché visto da milioni di persone nella trasposizione televisiva - controllare gli ascolti. Livia da Boccadasse, mai detto "Genova" Andrea Camilleri, sempre e solo Boccadasse. Genova è solo un aeroporto per andare a Punta Raisi, aeroporto di Palermo, dove il commissario Montalbano si degnava spesso di andarla a ricevere per una breve vacanza a due.
Una volta. Adesso siamo alla frutta, forse già al limoncello. Livia, ti devi scuotere e fare qualcosa. Da pochi giorni è in libreria l´ultima fatica dello sbalorditivo Camilleri: "La pista di sabbia". Sbalorditivo perché da un paio di avventure in molti si stava col fucile spianato pronti a sentenziare che ormai l´intera vicenda montalbaniana stava precipitando nella routine. Niente: Camilleri ha un colpo d´ala dei suoi, la "Pista di sabbia" fila via come un gelato buono, la storia è avvincente e usando solo un cadaveruccio, un mafiosetto di mezza tacca e ucciso pure per sbaglio.
Niente effettacci, solo tecnica e talento. Bravo, applausi.
Poi c´è l´altra vicenda. Chi segue la storia fedelmente - milioni - sa che da tempo il commissario di Vigata, che è nel pieno dei 56 anni, si sta scorticando l´anima nel prendere atto del tempo che passa. Niente acciacchi particolari, cala un po´ la vista, ma è soprattutto malinconia feroce in agguato. In questi casi, si sa, è naturale mettersi a cercare con intensità slanci giovanili. Spesso con risultati orrendi. Montalbano lo fa, ci casca anche lui, sempre di più.
Qui, cercando il più possibile di non svelare nulla a chi deve ancora leggere il libro, anticipiamo che stavolta Montalbano si lascia andare parecchio. Fisicamente e no. E, come ogni maschio disgraziato che si rispetti - ossia tutti - lo fa macerandosi nei sensi di colpa, chiedendosi il perché e il percome. La storia si svolge dentro e nei paraggi di un allevamento di cavalli, una cosa lunare trattandosi di Sicilia profonda, con certi passaggi in cui sembra di essere ad Ascot. Ma è un escamotage di Camilleri: la metafora è di quelle fisiche, controllare per credere cosa combina Montalbano appena si ritrova solo con la strepitosa amica dell´amica svedese Ingrid, allevatrice di cavalli, nel buio della scuderia in piena notte. E fosse solo quello: il finale prevede un simpatico terzetto, l´unico uomo è Montalbano, che festeggia gli scampati pericoli con una grandiosa cena in riva al mare, sulla verandina. Poi ci sono il punto e la parola fine, e chi ha fantasia per intendere, intenda.
Intanto Livia, a Boccadasse, telefona. L´oggetto squilla, nella casa del commissario, una volta lui risponde, la seconda anche, e finisce sempre in un litigio. Oppure lui non risponde. Oppure lui crede che sia un mafioso che lo ossessiona e lo prende a male parole, e invece è Livia. Oppure c´è casualmente Ingrid in casa, e risponde lei, e Livia mette giù il telefono furiosa. Morale: un inferno. E Montalbano, quando ci pensa, si macera, oh quanto si macera, non gli pare giusto, non dorme di notte per il rimorso: poi si alza, prende e va, possibilmente in scuderia.
Livia, ascoltaci. Quello non ti merita. Questa non è più la storia di un amore moderno, libero e quasi auspicabile che Camilleri aveva ideato per la vostra coppia: lontani, ognuno con la propria vita e il lavoro, gli aeroporti a disposizione, un salto e via, dieci giorni da sogno e poi si ricomincia. Troppo bello: se funzionasse, lo farebbero tutti. Livia, dacci retta, così è una catastrofe. Livia, esci di casa, esci da Boccadasse e trova Genova, là fuori: c´è tutto un mondo intorno, come diceva il poeta, pronto a spiegarti la situazione e a offrirti una exit strategy. È andata così, sta andando così, inutile girarci intorno. E soprattutto, come prima cosa, prendi quel dannato telefono e fallo volare in mare dalla finestra.
Antonio Dipollina
 
 

Il Giornale, 25.6.2007
I trucchi del perfetto casalingo (possibilmente non disperato)

Casalinghi Disperati? Più che altro scatenati, pronti a rivendicare la loro scelta in ogni occasione, come il manifestante che si è fatto notare durante la giornata di Bush a Roma lo scorso nove giugno […]. Un potenziale testimonial ideale per il compendio di suggerimenti dal titolo “Casalingo & Contento (Manuale per sopravvivere alle faccende domestiche)” (Sperling & Kupfer, 280 pagine, 14 euro), nato dall’esperienza e dagli esperimenti degli autori Fabrizio Diolaiuti e Maria Teresa Tironi, e la cui introduzione non poteva che essere di Fiorenzo Togliardi, da diversi anni presidente dell’AsUC, Associazione uomini casalinghi, che conta cinquemila iscritti. Uomini in prevalenza fra i 30 e i 50 anni, decisi a trasformare le attività domestiche in un’occasione di condivisione e di pari opportunità all’interno del nucleo familiare, e soprattutto ad «acquisire pienezza della propria identità», convinti che «la dimensione casalinga è un modo di essere che appartiene a ogni uomo: manager, professionista, operaio, impiegato, sportivo. Nel manuale non mancano i Vip casalinghi tra cui Alessandro Gassman, Marco Columbro, Renzo Arbore, Andrea Camilleri e tanti altri.
[…]
Paola Vitali
 
 

Il Messaggero, 26.6.2007

E' sotto il segno del poliziesco la nuova edizione di FontanonEstate, la celebre rassegna dell'Estate Romana dedicata alle arti del palcoscenico organizzata ai piedi della Fontana dell'Acqua Paola, al Gianicolo. La dodicesima stagione, al via da stasera, ha assunto le sembianze di un minifestival, con all'interno quattro sezioni, incontri con giallisti e corsi di scrittura creativa, tra cui quello che vedrà la partecipazione del Tenente Colonnello del reparto investigativo-scientifico R.I.S. di Parma Luciano Garofano. Ma è soprattutto il teatro di prosa che si vestirà di giallo, pronto ad offrire al pubblico anteprime o riedizioni tra gli spettacoli più interessanti visti quest'anno.
[…]
Gran finale il 4 e 5 agosto con la prima nazionale di “La favola infinita”, favole e filastrocche di Andrea Camilleri interpretate dalla Compagnia di Canto e Musica Popolare di Agrigento.
Pier Paolo Mocci
 
 

Stilos, 26.6.2007
Montalbano esce fuori pista. La verità è uguale alla sabbia
Una pericolosa incursione nel mondo delle corse clandestine dei cavalli. «Ho commesso molti sbagli, troppi». La peggiore inchiesta del commissario di Vigàta che alla fine si riscatta con un magistrale stratagemma e giunge a una soluzione che gli sfugge sempre di mano perche si presenta sotto facce sempre diverse.
Il libro. Andrea Camilleri, "La pista di sabbia", pp. 265, euro 12, Sellerio, 2007
Un'indagine a rischio di incolumità personale
Un cavallo trovato ucciso nella spiaggia spinge Montalbano ad indagare per risalire ai responsabili. Si introduce così nel mondo delle corse equestri e di quelle clandestine e finisce nel mirino di ignote organizzazioni che provano a intimidirlo. Ladri penetrano nella sua abitazione e in seguito evita che gli venga messa a fuoco la casa. È con la mafia che ha a che fare.

Nel romanzo in cui agisce per un impronosticato impulso zoofilo e mobilita l'intero commissariato su un'inchiesta che non solo non è di sua competenza ma che sembra fatta per suscitare il ridicolo, Montalbano si trova nella peggiore delle condizioni mai vissute perché per la prima volta bersaglio in un indistinto poligono è lui, sfidato in maniera proterva, nello sprezzo della sua qualità di commissario, da forze che si rivelano per essere mafiose. Irruzioni ripetute di topi d'appartamento, sistematiche operazioni di sorveglianza a distanza, telefonate anonime di minaccia, tentativi di incendiargli la casa, conflitti a fuoco: la posta sembrerebbe altissima e invece in gioco c'è un comune traffico di cavalli rubati, anzi il mero ritrovamento di un esemplare equino ucciso barbaramente, alla vista del quale il commissario è mosso dall'indignazione di vedere in faccia la gente che è stata capace di torturare con tanta ferocia un animale.
Questo squilibrio tra intenzione e azione che procura un senso di improbabilità tra il dromenon e il legomenon, il fatto e il suo racconto, come se quanto faccia Montalbano e quanto subisca sia eccessivo rispetto alla portata del caso, è il cardine di un romanzo che, non girato su un omicidio (quello che figura è tenuto solo lateralmente), integra un'elevazione di senso conferendo all'indagine significato di simbolo: l'accusa che il commissario imputa agli oscuri responsabili è infatti di lesa umanità, una colpa di natura etica entro il quadro di una educazione alla protezione degli animali mai realizzata appieno. Uccidere un cavallo fuori dalla macellazione può costare una contravvenzione - tant'è che tutti si rilassano a sentire su cosa Montalbano indaga - ma maltrattarlo fino all'accanimento può destare moti di ripugnanza e intenti giustizialisti nella coscienza di un uomo che, seppure privo di slanci verso gli animali e ancor meno attratto dal mondo equino, non può restare indifferente alla brutalità perpetrata con tanta truculenza. È soltanto in un secondo momento che l'inchiesta, estendendosi alle corse clandestine, investe la mafia e monta fino a provocare anche un omicidio, ma all'inizio Montalbano - vedendo la carcassa del cavallo sulla spiaggia di Marinella - a null'altro pensa che all'opera insensata di extracomunitari o di balordi cui vuole dare un volto.
È quindi il cavallo morto, sia pure martoriato, a turbarlo oltremodo. Ma perche?
Che tipo di nuova sensibilità anima il commissario quando, al contrario, il Comune rimane noncurante di fronte alla sua richiesta di rimozione della carcassa e Gallo, incaricato di portare alla Scientifica reperti trovati suI luogo, sbotta dicendo che i colleghi lo prenderanno a pedate apprendendo di un'indagine su un cavallo ammazzato? A 56 anni Montalbano è un'altra persona rispetto a dieci anni fa se si occupa con tanta foga di un caso che in precedenza avrebbe affidato ad Augello o a Fazio con tutto disinteresse, come gli abbiamo sempre visto fare in presenza di rapine o abigeati.
Stavolta invece un episodio certamente minore, che potrebbe non costituire neppure reato, lo smania toccando il suo animo di uomo più che il suo spirito di investigatore.
Non è comunque la prima volta che il commissario interviene in vicende estranee al codice penale e che sono prive di cadaveri. Basterà ricordare i tre racconti di “La prima indagine di Montalbano”, accomunati dall'assenza di fatti di sangue, e le volte in cui si è reso, alla stregua del maresciallo Brancato de “Il medaglione” o del commissario di bordo Collura, un pacificatore pronto a dirimere liti; ma stavolta non c'è alcun elemento endogeno a stimolarlo, la spinta ad agire partendo da un sorgivo e inedito impeto nato dalla «mala impressione» della vista del cavallo. Sicché è cambiato eccome Montalbano: se in "Sette lunedì", racconto soltanto di tre anni fa, compreso proprio in “La prima indagine di Montalbano”, la serie di animali uccisi lo induceva a indagare senza manifestare un solo cenno di riprovazione verso i responsabili, qui invece l'emozione lo piega alle ragioni di una pietas tanto più convinta perché rivolta a un solo animale: che assurge nella sua nuova eidetica a indice di una condizione sociale in derelizione più che di una specie preda delle aberrazioni umane.
Nell'uccisione brutale del cavallo il commissario vede infatti il senso di un abbrutimento che gli instilla propositi non diversi da quelli cui diede corpo in “Il giro di boa” dopo i fatti di Genova: allora voleva dimettersi dalla polizia, ora reagisce ugualmente d'istinto mettendosi sulle tracce degli aguzzini, in entrambi i casi assumendo atteggiamenti oltranzistici e agendo in difesa del proprio codice etico e della sua ormai identitaria human norm.
Ma quanto più questa sua concezione, al cui affinamento contribuisce in buona misura anche la maturità dell'età, si precisa in un grado di condotta propria del cittadino privato tanto più recede invece a uno stato di aperto contrasto della legge la natura dell'investigatore. La Vigàta di Montalbano è sempre più distante dalla Montelusa di Bonetti-Alderighi. Nonostante le pressioni del disciplinatissimo Fazio e sebbene la denunzia del furto di cavalli sia stata presentata alla questura, quindi esautorandolo, il commissario si rifiuta di informare i superiori, magistrato compreso, circa le indagini che sta svolgendo e finisce per dovere imbastire un «saltafosso», cioè uno stratagemma in taccia di messinscena, ai danni proprio del questore e del capo della Mobile, che trae in inganno per coprire il risultato delle proprie iniziative arbitrarie nel cui conto pesa anche l'uccisione di un uomo a opera di un suo agente.
Montalbano intende dunque rispondere solo alla sua coscienza, ma è in qualche modo costretto a farlo per via di un connaturato sentimento del pudore che gli impedisce di accettare nell'ordine delle cose di aver subito un furto in casa. Immagina che il giornalista che lo ha in odio, Pippo Ragonese, rida in televisione del fatto che i ladri possano entrare e uscire liberamente da casa sua e si rifiuta perciò di parlarne al questore perché gli imporrebbe di seguire le regole, ciò che determinerebbe la divulgazione di una notizia che non vuole invece che si risappia. E mentre capisce dunque le ragioni per cui una donna violentata si vergogna a denunciare lo stupratore, si sente allo stesso tempo offeso dalle intimidazioni anonime ricevute chiedendosi cosa abbia fatto perché altri possano pensare di imporre su di lui la loro volontà.
In questo gorgo di rovelli non c'è più il poliziotto ma l'uomo nudo con i suoi problemi interiori irrisolti, le sue forme di pudore e di candore, la sua educazione di uomo probo e di figlio della sua cultura.
Una biénseance che gli procura una diversa forma di vergogna e di contrizione quando si concede alle grazie di Rachele Esterman, la femme fatale che lo riduce a maschio oggetto dei suoi desideri, in qualche modo offendendolo anch'ella: la sua reazione è quella di un peccatore pentito che ha pena di se stesso e che detestandosi si chiede come abbia potuto cedere alla tentazione. Salvo poi, in verità, prendere coscienza dell'attrazione che ha per Rachele ribaltando il rapporto in un più ortodosso esercizio di conquista: terreno sul quale il commissario si muove poco e con difficoltà, a dire ancora il vero, perché ammette a se stesso di saperne poco di donne avendo avuto soltanto una ragazza in gioventù, poi Livia e quindi la ventenne conosciuta in “La vampa d'agosto” di cui non vuole però ricordare neppure il nome. Quanto a Ingrid, Camilleri non la include nel «catalogo» tenendo il loro rapporto in una nebulosa nella quale è labilissimo il confine tra amicizia e «qualcosa di diverso». Senonché anche stavolta Ingrid dorme in casa di Montalbano e le circostanze autorizzano a pensare a una maggiore intimità. Esplicito fino ad essere smaccato è invece il rapporto con la avvenente Rachele, donna dal temperamento cangiante, prima razionale e poi svenevole, in perfetta consonanza con un romanzo che si distingue per i ripetuti capovolgimenti diegetici e la sarabanda di colpi di scena che supporta un numero inusitato di personaggi.
E mentre Montalbano si chiede quante sono le Rachele che ha conosciuto, noi ci domandiamo quante sono le ipotesi di soluzione del caso e qual è quella che abbia fondamento. Il fandango di rivolgimenti in un geyser di mire non è solo una trovata narrativa per sorprendere il lettore, ma - proprio perché vediamo la tecnica della palinodia applicata per la prima volta - è anche una chiave di interpretazione del romanzo: il Montalbano che ammette di avere commesso «molti, troppi sbagli» designa per ciascuno di essi una variazione di indagine. La verità cambia aspetto con un ritmo vertiginoso e solo alla fine appare dalle nebbie: il cavallo trovato ucciso non è quello della sua padrona, i furti in casa non sono dovuti all'imminente deposizione del commissario in un processo di mafia, l'uomo ucciso non voleva entrare in Cosa Nostra, alcune figure si rivelano sotto ben altra veste, il coinvolgimento dei Cuffaro non è solo legato al processo ma anche al caso delle corse clandestine. Montalbano passa da un'ipotesi all'altra e poi torna a riprenderne una già dismessa dentro un gurgite di avvicendamenti che ingradano una delle sue peggiori inchieste, costellata com'è di errori e disattenzioni, come quella – dovuta alla crescente perdita della memoria e dunque all'età, suo cruccio e tormento inesausto –di aver dimenticato in tasca un ferro di cavallo decisivo ai fini dellla verità. Ma si rifà alla fine con un magistrale «saltafosso» meritando il sentito elogio di Fazio: «Non abbiamo fatto un buon lavoro. È lei che è stato bravo». Bravo anche perche ha saputo uscire dalla pista di sabbia in cui si stava infossando, la pista che ha sognato in un incubo nel quale montando un cavallo finisce per seppellirsi senza riuscire a tornare in quella non di sabbia e perciò regolare, la pista della vittoria, ovvero - nel suo caso- della verità.
È un incubo nel quale Montalbano agisce con la vista offuscata, nell'impossibilità di una visione nitida, metafora dell'errore di prospettiva con cui ha condotto l'indagine ma anche traslato onirico di una sua reale urgenza: munirsi di occhiali.
Gianni Bonina
 
 

La Repubblica, 26.6.2007
Il secondo romanzo della collana noir
L´estate di Montalbano
Il commissario di Vigata indaga sul misterioso omicidio di una ragazza mentre l´afa imperversa
"La vampa d´agosto" di Andrea Camilleri sarà in edicola da domani con "Repubblica"
Lo scrittore si concede una frecciata contro i critici del genere giallo
Salvo è attraversato intanto da un´angoscia anagrafica improvvisa

La decima indagine di Salvo Montalbano si apre per puro caso, in una Vigata annichilita da un caldo inammissibile, che annulla i pensieri e paralizza i movimenti. Per tutta la durata della sua strana inchiesta, il commissario sarà dunque costretto ad alternare riflessioni e interrogatori con nuotate notturne, sonni pesanti e sudati, cambio di abiti nel bagno dell´ufficio, ricerca affannosa di ventilatori. Ma la calura è una vampa d´agosto, appunto: dunque è già preludio dell´autunno. Così è anche per Montalbano stesso, attraversato da un´improvvisa angoscia anagrafica: soprattutto se, accanto alle inquietudini di un cinquantacinquenne con pensieri e muscoli non più scattanti, bruciano passioni improvvise e ardenti come l´estate siciliana.
Tutto, dunque, comincia con la normalità di un´estate tropicale.
Livia, fidanzata storica del commissario (qui in una delle sue apparizioni più detestabili), chiede a Montalbano di affittare una villetta sul mare per la sua amica del cuore, Laura, che verrà in vacanza in Sicilia insieme al marito e al diabolico figlioletto di tre anni. Salvo, pazientemente, trova la sistemazione ideale, e i primi giorni trascorrono fra abbondanti cene e ricerca di frescura in terrazza. Ma subito dopo, come nelle migliori tradizioni delle abitazioni stregate, dalla casa traboccano sinistre quanto concretissime presenze: scarafaggi che coprono il pavimento come un´onda nera. Dopo pochi giorni, una schiera di topi. Ancora qualche ora, e giungono i ragni, di tutte le forme e dimensioni.
Se non bastasse, una volta ripulita la dimora, il bambino scompare.
Ma è Andrea Camilleri, non Stephen King: dunque non c´è nulla di inspiegabile, soltanto un cunicolo che conduce ad un piano inferiore, perfettamente costruito e dotato di regolari servizi, ma nascosto dalla terra. Ovvero, la quotidiana normalità dell´abuso edilizio, di condoni mai fatti, di connivenze amministrative e politiche che vanno a costituire una consuetudine non spezzabile. Uno dei personaggi lo dirà apertamente:
«Commissario mio, l´abusivismo da noi direi che è doveroso per non passare da imbecille agli occhi degli altri». Del resto, racconterà lo stesso Camilleri, l´idea del romanzo è nata da una storia vera: quando, invitato a cena da amici, l´autore scopre - grazie ad un bambino- l´esistenza di un piano inferiore poi ricoperto. E si chiede: «se dentro ci fosse stato un cadavere?».
Qui il cadavere c´è: è avvolto nel cellophane e nel nastro adesivo, e chiuso in un baule dentro la casa che non dovrebbe esistere. È quello di una ragazza sedicenne, scomparsa anni prima. È stata brutalizzata e sgozzata. Era bellissima. E di sovrannaturale avvenenza è la sua sorella gemella, Adriana: che si materializza in commissariato paralizzando Fazio, incantando Catarella, scaraventando Montalbano nel terrore («potrebbe essere mia figlia») e accarezzandolo con l´eco dei versi di Pessoa:
«Testa di pallido oro / Con occhi d´azzurro cielo, / Chi t´ha dato l´incantesimo / Che io non sia più io?». Le mani fresche di Adriana su quelle, scottanti, di Salvo sono una tentazione irresistibile: specie dopo che Livia, con un broncio poco giustificabile, è partita con un cugino.
Ma nel frattempo c´è un delitto da risolvere. Ce ne sono due, in verità: perché indagando fra i possibili colpevoli, Montalbano si imbatte in una morte bianca: quella di un arabo volato dall´impalcatura di un cantiere. Niente misure di sicurezza (o meglio: vengono allestite in tutta fretta prima dell´arrivo della polizia). Il moribondo imbottito di vino affinché la sua sembrasse la sbadataggine di un ubriaco. Ma anche questo rientra in una non risolvibile consuetudine.
Le notti del commissario sono dunque complicate dal caldo, dal muro di gomma fatto di parentele e collusioni piccole e grandi.
Dall´insistenza con cui Adriana lo bacia sulle labbra e gli sussurra, al telefono, che gli vuole bene. E da un delitto apparentemente irrisolvibile: il proprietario della casa interrata è morto da anni. Il suo figliastro, una creatura folle e impotente che molestava le ragazze della zona, si è gettato da un treno. E i sospetti si infrangono contro un alibi apparentemente impeccabile. Infine, Montalbano capisce: ma c´è qualcos´altro che gli sfugge, e che sarà la causa dell´ultima nuotata, amarissima, che chiude il romanzo con la consapevolezza di un tempo ormai sfuggito e di una società sempre più compromessa, sempre più difficile da rischiarare.
Non casualmente, Camilleri si concede una frecciata, riportando all´interno della storia una polemica letteraria di fine 2005.
All´epoca, il critico di un importante quotidiano aveva esposto il proprio disprezzo per i gialli, «altra cosa» dalla letteratura, paragonabili semmai a rebus e cruciverba. Con la grazia di un vecchio felino, l´autore risponde. Anzi, fa rispondere Salvo Montalbano in persona: il quale, dopo aver cenato con la pappanozza (cipolle e patate schiacciate con la forchetta) preparata dalla fedele Adelina, si mette a leggere «uno bello romanzo poliziesco» svedese dove «non c´era pagina senza un attacco feroci e motivato alla socialdemocrazia e al governo.
Montalbano mentalmente lo dedicò a tutti quelli che si «sdignavano di leggiri romanzi gialli pirchì, secondo loro, si trattava sulo di un passatempo enigmistico». Ineccepibile. E l´intreccio fra desiderio, annichilimento fisico, thriller e denuncia sociale fa de "La vampa d´agosto" una delle storie più malinconicamente belle firmate da Andrea Camilleri: una storia dove nulla, peraltro, torna davvero a posto.
Loredana Lipperini

I maestri del delitto all´italiana
Undici scrittori che raccontano l´anima oscura dell´Italia: "Noir italiano" è la nuova collana in uscita con Repubblica e L´espresso. Da domani è in edicola, a 7,90 euro in più, il secondo volume "La vampa d´agosto" di Andrea Camilleri con protagonista il commissario Montalbano. [...]
 
 

La Repubblica, 26.6.2007
L'analisi
Il Paese nella morsa del vento d´Africa

La cupola d´alta pressione africana, oltre a far sudare mezza Italia e a mettere a dura prova la rete elettrica, fiaccata da un nugolo di condizionatori, offrirà forse nuove ispirazioni a Camilleri: dopo "La vampa d´agosto", ora potrà affidare a Montalbano una nuova indagine. Magari sui motivi di questa ondata di caldo piuttosto precoce che al Sud Italia apre l´estate mediterranea in maniera infuocata. Colpa dei gas serra o della variabilità naturale del clima?
[...]
Tutti utili indizi per le indagini di Montalbano, che alla cupola è abituato.
[...]
Luca Mercalli
 
 

La Repubblica (ed. di Bologna), 27.6.2007
Citati e suonati

Alle 21,30 ai Giardini del Baraccano (viale Gozzadini 1), "Citati e suonati", saggio di fine anno del Centro di Formazione Musicale, presentato da Franz Campi. Letture da Camilleri, Matrone, Nerozzi, Bolognini, Hornby, Colaprico. Gratuito.
 
 

Panorama, 29.6.2007
Roy Paci: la mia Sicilia non sa lottare

[...]
Hai fatto battaglie importanti. Ce le vuoi ricordare?
Sono state tante. Da quelle contro la costruzione del ponte sullo Stretto all’ultima contro le trivellazioni nel Valle di Noto. Sono anni che ci battiamo per evitare quello scempio. Pochi sanno che ho anche collaborato alla realizzazione del film-inchiesta 13 Variazioni su di un tema barocco; Ballata ai petrolieri del Val di Noto. Siamo stati noi a portare quell’argomento alla ribalta. E poi, finalmente, anche il maestro Camilleri, dopo tante insistenze, si è fatto sentire. Per fortuna è andato tutto a buon fine.
[...]
Saverio Grimaldi
 
 

Il Messaggero, 30.6.2007
Il Festival
Si inizia con “Rino Gaetano”

Roma - Da lunedì fino al 7 luglio full immersion di fiction al primo RomaFictionFest che aprirà con Andrea Camilleri. Il romanziere e sceneggiatore siciliano creatore del commissario Montalbano sarà infatti il primo a tenere una master class sul suo mestiere in occasione di un incontro con il pubblico alle 10.30 nella Multisala Adriano.
[…]
 
 

Localport, 30.6.2007
Cultura - Barbania
Il Parco Culturale fa tappa a Casa Drovetti

Il Parco Culturale del Canavese presenta questa sera, sabato 30, alle 21, “Segnali di fumo”, un reading di Sebastiano Lo Monaco basato su testi giacosiani. La location di questo appuntamento è casa Drovetti, a Barbania.
Che cosa hanno in comune Giacosa, Verga, Sciascia e Camilleri?
[...]
E infine Andrea Camilleri, al quale il mondo giacosiano della librettistica offre lo spunto, attraverso un’aria famosissima di Madama Butterfly, per un romanzo. Come dire che i versi scritti per Puccini sono ormai entrati nell’immaginario collettivo e possono generare nuove scritture.
Biglietti di ingresso a 10 euro.
f.b.
 
 

 


 
Last modified Friday, October, 05, 2012