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RASSEGNA STAMPA

APRILE 2008

 
Liberazione, 1.4.2008
Auguri al 93enne Ingrao. Ieri l’omaggio alla Camera con Camilleri: «Un eroe...». E lui: «Si parli di lavoro...»

«Un perfetto eroe dei nostri anni»: Pietro Ingrao, 93 anni compiuti domenica scorsa. L’elogio è firmato Andrea Camilleri ed è, sottolinea lo scrittore citando il filosofo Merleau-Ponty, «totalmente spoglio di ogni esaltazione retorica». E’ toccato infatti al “papà” del commissario Montalbano tenere la lectio magistralis per l’omaggio a Ingrao ieri nel complesso di vicolo Valdina della Camera dei deputati, in un incontro organizzato dal Centro per la Riforma dello Stato.
Ingrao «ha la dote di suscitare oltre a stima e ammirazione, la simpatia umana anche in chi non lo conosce», ha continuato Camilleri, precisando di non parlare da scrittore ma «da cittadino qualsiasi che ha seguito dal 1942 le vicende politiche del suo Paese e ha militato a lungo, con alterne e personali vicende, nel Pci». Utilizzando come filo conduttore «la “qualità del dubbio ingraiano”, vissuto dal politico come “strumento di conoscenza” e “messa in moto di un motore attinente al fare”», lo scrittore ha ripercorso le principali tappe della vita di Ingrao: dall’abbandono, nel 1936 all’indomani della guerra civile in Spagna, degli studi al Centro Sperimentale di Cinematografia e il conseguente impegno totale nella militanza antifascista, fino alla richiesta, da lui fatta nel 1966 al Congresso del Pci, della libertà del dissenso, duramente contestata da molti compagni di partito. “Volevo la luna”, è il titolo dell’ultimo libro di Ingrao. Ma lui, ha sottolineato Camilleri, «sulla sua personale luna ci è sbarcato, eccome se ci è sbarcato: non ci ha messo alcuna bandiera, se l’è esplorata tutta e ne ha fornito una meravigliosa, unica e irripetibile relazione di viaggio attraverso la sua stessa vita».
Commosso, Ingrao ha ringraziato lo scrittore «per le cose intense e penetranti che ha detto». «I miei simili sono stati sempre per me un enorme dato di attrazione, un’emozione perenne e hanno segnato il senso più profondo del mio agire politico».
[…]
a.mau.
 
 

2duerighe, 1.4.2008
Divagazioni letterarie. Attenti al libro!
Odori e colori in una Sicilia di grande fascino
Andrea Camilleri-“Maruzza Musumeci”-Sellerio Palermo 2007-pgg. 151-euro 10

Minicu, uno dei contadini che lavoravano nelle terre di suo nonno, gliel’aveva detto di chiudere gli occhi “ pi vidiri le cose fatate”, quelle che a occhi aperti non è possibile vedere; è così che Camilleri, il prolifico scrittore siciliano, facendo tesoro dei suoi ricordi di infanzia, continua a stupire e a raccontare meravigliose storie ricche di incanto. Qui con il suo inimitabile stile, ricco di dialoghi e descrizioni, di punti di vista suoi e dei suoi personaggi, racconta la storia che già gli era stata narrata, quella della sirena che sposa un uomo; ma la riprende, la arricchisce e la cala nella contemporaneità.
La vicenda, romantica e triste, tenera e sensuale, si svolge nell’isola siciliana e immaginaria di Vigata e rievoca la leggenda di Ulisse e le sirene, e la fiaba di Andersen; ma il tempo, tra la fine dell’ ‘800 e la prima metà del ‘900, permette allo scrittore di richiamare anche il sogno americano e la grande guerra, costruendo così un affresco epico-realistico di rara densità ed emozione.
Scritta in dialetto siciliano, arricchita dall’uso del greco, attraverso il quale le sirene comunicano tra di loro, la vicenda, in cui il mare, gli odori di una Sicilia antica e selvaggia fanno da sfondo, vede, al centro, un anti-Ulisse e, intorno, l’universo delle sirene che cantano, vendicano e amano, fino al sacrificio finale.
Tutto è narrato e descritto con grande abilità: personaggi, ambienti e oggetti. Come dimenticare l’immagine della sinuosa e conturbante sirena che, scendendo una scala, s’immerge di tanto in tanto nell’acqua del mare che il marito versa amorevolmente in una tinozza per soddisfarne i desideri? Tutto è avvolto di magia: il canto de li cunti trascina al di là del tempo e dello spazio allo stesso modo in cui il canto e la visione delle sirene stordiva e abbagliava chi voleva “taliare”.
Antonino Sidoti
 
 

Quo Media, 2.4.2008
Montalbano non teme Walter Nudo

Mentre trapelano indiscrezioni sul contenuto dei prossimi capitoli della saga, sono ancora una volta le repliche del telefilm interpretato da Luca Zingaretti (Raiuno) a farla da padrone. La nuova serie di Carabinieri (Canale5) sta a guardare.
L’effetto Montalbano (Raiuno) non accenna ad esaurirsi. Dribblato lo spauracchio Dottor House, unico programma in grado di tenergli testa nelle scorse settimane, le vicende ispirate ai romanzi di Camilleri stanno tenendo sotto scacco la serie di Canale 5, rimasta stabile rispetto alla scorsa settimana ma incapace di conquistare la vetta degli ascolti.
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La Nazione (Pisa), 2.4.2008
Prosa, musica e danza: un cartellone per tutti

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Per Pisa dei teatri/ prosa al Verdi (venerdì e sabato ore 21, dom 17) lo Stabile di Catania presenta la «La concessione del telefono» dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri con Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina, Marcello Perracchio e Gian Paolo Poddighe, Alessandra Costanzo, Francesco Di Vincenzo, Mimmo Mignemi, Angelo Tosto. Tratta da un romanzo di culto di Andrea Camilleri, la pièce è stata adattata dallo scrittore insieme a Giuseppe Dipasquale.
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3.4.2008
“Il campo del vasaio”
di Andrea Camilleri, ed. Sellerio

Teatro tra le quinte e teatralità a scena aperta: complimenti Montalbano!
Che bello quest’ultimo Montalbano!
Tra tutti i romanzi in cui è protagonista il nostro beneamato commissario vigatese, questo  è il più “maturo” (se posso permettermi l’aggettivazione), il più compiuto e il più meditato; è come se Camilleri avesse completato un quadro pittorico dando le ultime pennellate ai colori e ai tratteggi consegnandoci un Montalbano di grandissimo spessore; tra le pieghe sempre più scavate del suo animo ora ricche di perfido sarcasmo ora di gaudente goduria culinaria ora di amarume venefico, s’intravede un uomo meno ripiegato su se stesso come se la vecchiaia incombente lo tradisse e, a tradimento, lo disvelasse nelle sue intime fragilità.
I romanzi camilleriani sono come delle magnifiche uova pasquali, sempre sorprendenti e mai scontati! In quest’ultima “fatica” letteraria due sono le alzate d’ingegno, colpi di genio architettati con sottile arguzia dall’autore: il riferimento biblico (Il Vangelo di Matteo), l’autocitazione (Montalbano legge Camilleri). E’ tanta la materia argomentativa, a mio parere, da trattare e rilevare che rischio di essere sommersa “dal mare grosso “incaniato” che doveva essersi mangiata la spiaggia …”.
La storia, in breve, è il ritrovamento  di un cadavere, dentro un sacco nero della munnizza, fatto a pezzi (30), dopo essere stato giustiziato con un colpo di pistola alla nuca, nel campo del vasaio, appunto, “U critaru”. Sembrerebbe un delitto di matrice mafiosa, il cui modus operandi dell’ammazzatina simbolicamente richiamerebbe il tradimento di Giuda per trenta denari, il prezzo del sangue di Cristo. Ma, risalendo a tutta una tradizione artistico letteraria che da Pirandello porta a Sgalambro-Battiato: niente è come sembra, niente è come appare, perché la realtà non sempre è quella che cade sotto i nostri occhi, ma sta dietro le  cose, dietro le persone. All’acume di Montalbano che non si accontenta delle apparenze, il fatto si presenta in tutto il suo groviglio inestricabile la cui verità va ben donde.
Nemmeno Dolores (“Dolorosa” per l’immarcescibile e impareggiabile Cagarella), femmina straniera, colombiana di “perigliosa” bellezza, pareva finta, ma era vera, (eccome era vera!), non sufficientemente adusa alla sottigliezza sicula di Montalbano,  riuscirà a sparigliare le carte. Montalbano è sì stravolto dal “sciauro” di cannella di questa conturbante donna, ma non al punto tale da non riuscire a governare corpo e mente. Attraverso una messinscena teatrale, quasi grottesca, scioglierà il “gliommero” che lo avviluppa e rocambolescamente sottrarrà l’amico Mimì invischiato nella rete della maliarda e a mettere a posto ogni cosa (come gli dirà con ammirazione il buon Fazio).
Se l’ingegnosa apertura del romanzo è teatro allo stato onirico, la  “scena matre” è l’autodifesa, per la calunnia sul suo conto, interpretata platealmente e con sommo sdegno davanti al questore, infarcendola, al pari di un attore consumato, con dei titoli di romanzi di Dostoevskij, ma la conclusione di esso è melanconica e dolente di opera dei pupi, metafora della vita, in cui Salvo ad ogni rappresentazione che riusciva a portare a termine, “la fatica si faceva ogni volta cchiù grossa, cchiù pisanti. Fino a quanno avrebbe potuto reggere?”.
Il tono di tutto il romanzo è percorso da una vena dolente che macera il nostro commissario e noi partecipi lettori, cadenzata da interludi paesaggistici dove il mare è lo sfondo permanente e dove l’ironia sardonica raggiunge apici altissimi. Mai la vis beffarda e graffiante di Montalbano ha toccato ed intaccato così tanto il suo sentire e fiutare le cose, mai i suo soliloqui sono stati dei promemoria in cui si squadernano le sue intuizioni e  la loro consequenziale soluzione.
Mai lo avevamo visto e sentito così toccato nel profondo dagli eventi quando questi toccano persone che ama e stima, sconquassato dalle lacrime e dalla pena interiore simile ad un eroe tragico, ma stanco. Pronto a inscenare farse degne di un teatrante di burattini pur di perseguire machiavellicamente  intenti necessari all’uopo (non per fini utilitaristici o personali).
Un Montalbano quasi inedito? Lui, di persona, pirsonalmente va per ben due volte a Boccadasse, a starsene a guardare il mare che, a Vigata o a Boccadasse, sempre mari è. Mah! Non ce la conta giusta, cosa sta a significare?
Non c’è che dire, la penna infallibile di Camilleri ha fatto, ancora una volta, centro, ma fino a quando… Montalbano potrà resistere ed esistere? L’ardua sentenza ai posteri?
Arcangela Cammalleri
 
 

Vivere (inserto settimanale de La Sicilia), 3.4.2008
Dai libri alla fiction
Montalbano torna e si fa in quattro
Forte del successo di pubblico delle precedenti serie, il commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti torna in tv. Lunedì scorso i primi ciak dei nuovi episodi che vedremo su Raiuno nel 2009

Montalbano annienta tutti. E si con­ferma, a furor di popolo, assieme al suo "papà" Andrea Camilleri, il numero uno del giallo all'italia­na. I fortunatissimi libri di Camilleri,. appena pubblicati, raggiungono sistematicamente la vetta delle classifiche in tutt'I­talia, e le repliche degli sceneg­giati tv sbancano l'Auditel. Ine­vitabile, dunque, realizzare una nuova serie, le cui riprese sono cominciate lunedì scorso nei luoghi canonici divenuti (ci risiamo) ghiotte mete turistiche. Parliamo di Puntasecca, Marina di Ragusa, Scicli, Comiso, Modica, Ispica e altre perle del Ragusano che hanno contribuito a rafforzare il mito Montalbano.
Si ricomincia, dunque. Prodotti dalla Palomar per Rai Fiction, si gireranno altri quattro episodi, tratti dai volumi "La luna di carta", "La vampa d'agosto", "Le ali della sfinge" e "La pista di sabbia", che dovrebbero essere completati entro l'anno e che vedremo su Raiuno nel 2009. E siccome squadra vincente non si cambia, la regia sarà affidata all'esperta, energica mano di Alberto Sironi; Montalbano avrà il volto e l'azzeccata parlata sicula del magnifico Luca Zin­garetti; il suo vice Mimì Augello sarà Cesare Bocci e l'insostitui­bile imbranato Catarella sarà il macchiettistico Angelo Russo.
Montalbano quindi, dicevamo all'inizio, rappresenta un vero e proprio fenomeno letterario ­televisivo che non ha mai avuto precedenti, in Italia, non volen­do considerare il Maigret di Gino Cervi che apparteneva a Georges Simenon. Nessun ita­liano, invece, ha avuto il succes­so e la diffusione, sia libraria sia mediatica, del poliziotto inven­tato dallo scrittore empedoclino che negli anni Sessanta fu diret­tore di produzione degli sceneg­giati televisivi di Maigret-Cervi. Dati alla mano, l'unico che ebbe un po' di popolarità, negli anni Settanta, fu l'italo-russo Giorgio Scerbanenco, giornalista, già direttore di "Grazia" e "Novella" e che, dopo aver inventato l'inve­stigatore Arthur Jelling addetto all'archivio della polizia di Boston, creò il detective .Duca Lamberti, ex medico (radiato dall'Ordine perché colpevole di eutanasia nei confronti di una paziente terminale) passato all'investigazione. Tre storie di Scerbanenco ("Venere privata" con una giovanissima Raffaella Carrà, "Milano calibro 9" e "Spara che ti passa", realizzato qualche anno fa, protagonista una splendida Francesca Neri) sono diventati film. Ben poca cosa, dunque, a confronto di Montalbano. Discorso simile per Renato Olivieri, ideatore del commissario Giulio Ambrosio ­della Questura di Milano, porta­to nel cinema con esiti piuttosto deludenti ("I giorni del commis­sario Ambrosio") da Ugo Tognazzi, regia di Sergio Corbucci. Un altro siciliano di Agrigento (quando si dice la coinci­denza: anche Camilleri è di quel­le parti), Ezio D'Errico coniò il commissario Richard della Sureté parigina, ma i suoi sforzi restarono su carta, perché quel detective non ebbe mai l'onore di essere trasposto nel cinema o nella televisione. Vogliamo scorrere ancora l'elenco dei giallisti italiani? Premesso che Renato Olivieri resta, quanto a incisi­vità e appassionante detection, l'unico degno di confrontarsi col "colosso" Camilleri, vanno ricor­dati Loriano Macchiavelli ("padre" dell'ispettore Sarti, por­tato in. tv da Gianni Cavina senza repliche); Fruttero e Lucentini (la loro "Donna della domenica" resta l'unico best seller); il palermitano Santo Piazzese, l'ex cabarettista Giorgio Faletti (che vende copie, sì, ma non ha ancora conosciuto i fasti cinematografici o del piccolo schermo); Carlo Lucarelli (il suo ispettore Coliandro, diciamolo francamente, non ha lo spessore e la forza d'urto di Montalbano-Zingaretti) e il neoarrivato Gianrico Carofiglio, magistrato bare­se con l'hobby dei romanzi d'in­dagine, anche lui tuttora ben lontano dal successo che conti­nua a mietere il superpoliziotto vigatese amante degli arancini e della pasta col nìuro de' sicci.
Allora, perché Montalbano piace più di ogni altro? Così ci rispose il principale "avversario" di­ Camilleri, il milanese Renato Olivieri, quando esplose il feno­meno: «Sia il personaggio sia quel linguaggio attirano perché Camilleri parla di un mondo misterioso che affascina anche la gente del Nord. La Sicilia è un posto unico al mondo. I suoi­ enigmi, certi delitti angosciosi e poi la vasta letteratura su que­sta Terra, il teatro, i film hanno creato una specie di mito. Un mito pieno di mistero che incanta, seduce».
Un commissario di polizia può esprimersi in dialetto e con epiteti pesanti?
«Beh, Montalbano parla in un italo siculo. Io la Sicilia la vedo con gli occhi di uno del Nord che può innamorarsi del profumo di zagara, dell'Etna, della gente accoglien­te. Mi piace la vostra lettera­tura, sono un ammiratore di Sciascia e Pirandello. Consi­dero la Sicilia, per questo vistoso bagaglio culturale e per le sue bellezze ambientali, una nazione. Mi chiedeva se è possibile che un funzionario di polizia usi un linguaggio crudo, tagliente. Veda, ho conosciuto poliziotti, ma non le dico i nomi, che adoperano un linguaggio da caserma. Il mio commissario non è così, io mi sono ispirato a funzio­nari, come Achille Serra o Nicola Cavaliere, che sono dei signori, anche nel modo di esprimersi; però, ripeto, non è infrequente incontrarne altri dalle maniere e dalla parlata ruvide, grevi».
Se Ambrosio incontrasse Montalbano?
«Sarebbe molto curioso di conoscerlo e si divertirebbe a sentirlo parlare in quell'ita­liano siculo così simpatico. A me Montalbano fa ridere. Ha quell'aria che avete tutti voi siciliani, quell'aria così drammatica che sembra vi sia caduta addosso la Terra. Quando. assumete certe espressioni, un settentrionale vi guarda, si preoccupa un po', poi alla fine sorride e dice: ma che bei tipi che sono!».
Mario Bruno
 
 

Il Manifesto, 3.4.2008
Vespri
Un flop elettorale programmato

Un compito da facili profeti prevedere chi avrebbe vinto tra il Commissario Montalbano e la coppia Berlusconi-Veltroni. Anche se la differenza si è rivelata molto più marcata delle aspettative: nel caso di Berlusconi quasi un raddoppio: tre milioni e l'11 per cento di share per il Cavaliere, 5 milioni e mezzo con il 21 per cento per il commissario di Camilleri. E' andata meglio al leader del Pd, salito a 3 milioni e 800 mila con il 14 per cento di share. Magra consolazione di fronte a un flop.
Dovessimo paragonare i deludenti risultati dell'auditel, all'astensionismo che si manifesterà nell'urna, avremmo un dato clamoroso. L'accostamento è improprio anche perché le alternative vincenti del palinsesto (Montalbano, la sfida di Champions) non trovano corrispettivi nello schieramento politico (Casini e Bertinotti non sono campioni di incassi elettorali).
[…]
Norma Rangeri
 
 

Il sottoscritto, 5.4.2008
Usa, iniziative contro l’uomo

Sono cambiate le cose? Il mondo è cambiato in meglio? Che le cose siano cambiate non mi risulta affatto. Semmai la nostra vita in questi sei anni è cambiata in peggio. Non vorrei pronunciarmi su questo argomento perché poi mi accusano di antiamericanismo e perché non sono molto sereno. Posso dire solo una cosa: quali che siano i giudizi, fatto è che dopo l’11 settembre gli americani hanno continuato a operare intraprendendo iniziative dirette sempre contro l’uomo. Non voglio proprio aggiungere altro.
Andrea Camilleri
 
 

Corriere della sera, 5.4.2008
Le idee del sabato
Camilleri salva Luperini dai «No» degli Editori

Da una «confessione (privata)» di Romano Luperini, apparsa sul nuovo numero della rivista “L'immaginazione”, veniamo a sapere che lo stesso Luperini (studioso, tra l'altro, di Verga e di Montale) pubblicherà il suo secondo romanzo, “L'età estrema”, da Sellerio. Lo pubblicherà grazie all'intervento di Andrea Camilleri. Veniamo anche a sapere che il primo romanzo, “I salici sono piante acquatiche”, prima di approdare a Lecce dall'editore Manni subì diversi rifiuti: alla Einaudi l'aveva proposto Mario Lavagetto, alla Garzanti Michele Ranchetti, alla Donzelli Giulio Ferroni. Il meglio del meglio che si possa immaginare. Eppure, niente da fare: per l'Einaudi - è l'ipotesi di Luperini - il libro avrebbe potuto far concorrenza all'autobiografia di Asor Rosa; Donzelli non aveva una collana adatta; per la Garzanti era «troppo complesso e stratificato»: meglio un piccolo editore. Gli stessi argomenti della Feltrinelli. Bompiani e Mondadori non risposero. Eppure quel romanzo era molto meglio di decine di romanzi che sono usciti nel frattempo. Per capirlo, basta sfogliarne una pagina a caso. Per “L'età estrema” le cose minacciavano di mettersi anche peggio: qualcuno ha sentenziato che c'erano difetti nel plot e i personaggi erano «troppo poco delineati». Dopo tre anni, Luperini (che neanche un giovane esordiente...) l'ha umilmente riscritto e ridotto. A Camilleri è piaciuto. Ma l'esperienza è molto istruttiva persino per un professore di letteratura che naviga da decenni nell'editoria. Un tempo bastava avere un nome per essere almeno considerati. Oggi per essere presi sul serio ci vuole un plot, un'età inferiore ai trenta e soprattutto mai aver letto né Verga né Montale.
Paolo Di Stefano
 
 

Tuttolibri, 5.4.2008
Camilleri. Con e senza Montalbano metafore del disinganno più doloroso
Si tradisce nel paese per vecchi
«Il campo del vasaio» e «Il tailleur grigio»: donne infedeli di Sicilia, la senilità come lenta malattia dello spirito

E' un paese per vecchi quello dell'ultimo Camilleri, che sul tema del tradimento, nella chiave uno dell'amore e l'altro dell'amicizia, declina due romanzi complementari e distorsivi. Un paese dell'anima dove, come succede ai vecchi, è facile cedere al pianto: sicché, se in “Il tailleur grigio” Febo Germosino geme con il mento che gli trema, in “Il campo del vasaio” Montalbano indulge all'emozione con occhi ora appena lucidi ora ricolmi di lacrime.
Ma il tradimento che entrambi vivono, con un'afflizione portata fino alla commozione, non è tanto quello di due persone a loro care, la moglie e l'amico, quanto quello della vita che per Germosino finisce e per Montalbano dilegua con il suo carico di delusioni, valori irrisolti e rimpianti: una deriva del resto già annunciata dai precedenti episodi del ciclo.
Di qui l'ombra della morte che aleggia cupamente su entrambi i titoli in spettrali allegorie: un tailleur grigio macchiato di sangue e un biblico campo di vasaio anch'esso insanguinato, metafora l'uno e l'altro del disinganno più doloroso, quello delle persone più vicine, ordito nei modi di una funesta e mortifera abiura del cuore. Sennonché invale sia in Germosino che in Montalbano la volontà di riprendersi la vita, la determinazione a sfidare la morte, ricomponendo lo stato naturale della loro sfera affettiva: il primo, che pure accetta l'infedeltà della moglie, scopre di essere stato sempre amato da lei e la perdona; l'altro, alle prese con le torbide macchinazioni del vice Augello, compie atto di comprensione e di contrizione e lo salva insieme con la loro amicizia.
Nella prospettiva di una singolare convergenza che allinea alla stessa altezza analogica anche la moglie trentenne e adultera del “Tailleur grigio” e la Dolores altrettanto giovane e infedele del “Campo del vasaio”, Germosino e Montalbano sono dunque fratelli d'inchiostro di un Camilleri spinto a ricreare semiologie di moralità laica e arricchire il suo «de senectute » di «storie semplici» e disforiche. Così, dall'irenico clima di agorafilia che pervadeva “Maruzza Musumeci”, dove la morte integrava il naturale epilogo di una vita compiuta, si passa adesso alla patetica e claustrofobica atmosfera di “Il tailleur grigio” dentro una concezione della morte vista con gli occhi di Ivan Il'ic.
E dal canto suo il commissario Montalbano aggrava l'amor fati che da tempo lo tantalizza e si ritrova a fare i conti con il transeunte inesorabile del tempo e dare alla realtà un'interpretazione suggerita da sollecitazioni mistiche e simboliche: nel cretaio dove viene trovato un cadavere smembrato in trenta pezzi, quanti sono i denari di Giuda, Montalbano vede infatti il campo del vasaio che i sacerdoti del sinedrio acquistano con i soldi riavuti dal discepolo pentito. Di più: il campo destinato nel racconto biblico a cimitero dei forestieri, dunque degli estranei, qual è ogni traditore, diventa per il commissario anche un gorgo nel quale anch'egli si sente trascinato assieme a Mimì Augello, perché si riconosce ipocrita e falso avendo ingannato Livia, come anche l'ispettore Fazio e lo stesso vicecommissario.
«Non siamo tutti nei paraggi del campo del vasaio?» si chiede Montalbano quando, sul punto di farsi risucchiare nel vortice dell'ignominia e dell'estraneità, una forza morale opposta lo risospinge dal campo del vasaio al cielo della salvezza, dove ritrova la luce necessaria per vedere nella subdola trama di Augello una condizione di dolore e nelle sue oltranze una richiesta disperata di aiuto all'amico irrinunciabile.
Romanzo di doppi, di piani moltiplicati, di suggestive riflessioni sui temi capitali, con al centro la vecchiezza, “Il campo del vasaio” appare una delle prove più riuscite della serie.
E letto a ridosso del concomitante “Il tailleur grigio” rivela un Camilleri mai così evocativo e ispirato. Segno di vecchiaia anch'esso, si direbbe, se non fosse innanzitutto spia di una sicilitudine letteraria che interpreta la vecchiaia come lentissima malattia dello spirito, da consumare in solitudine e in consunzione.
Muoiono da soli e dopo lunga malattia fisica e morale il Vice di Sciascia, il marchese di Capuana, il don Gesualdo di Verga, il principe di Lampedusa, la Marta di Bufalino. Muore da solo e in pena anche il palermitano Febo Germosino: di morte naturale. Che per Bufalino, come anche per Camilleri, è sempre una morte violenta.
Gianni Bonina
 
 

MicroMega, 7.4.2008
Speciale elezioni - Video
Andrea Camilleri: Non volevo andare a votare, ma ho cambiato idea. Per fermare Berluscaz…
Un dialogo con Flores d'Arcais.
 
 

La Repubblica, 7.4.2008
Il caso. Lo scrittore Andrea Camilleri a MicroMega
"Stimo Di Pietro, Pancho Pardi merita di essere eletto"
E il papà di Montalbano ci ripensa
"No astensione, voto democratico"

Roma - Montalbano per la prima volta ha paura. Paura della prospettiva "oscena" di un nuovo avvento berlusconiano. Di dodici anni ("Come minimo") di un Cavaliere che è "un vero extraterrestre della democrazia" e di un'Italia che, "come la cicala, si ritroverà con le pezze al culo". Fino alla prospettiva più fosca, un po' apocalittica, "del ritorno al medioevo".
Sono le ragioni, anzi le fobie, che hanno convinto in questi ultimi giorni il "padre" dell'ispettore siciliano, Andrea Camilleri, a votare. Perché lo scrittore, iscritto al partito dei delusi dagli errori del centrosinistra, per la prima volta in 82 anni, aveva deciso di dare forfait. Da questa mattina sul sito micromega.net sarà visibile il video della conversazione sulle imminenti elezioni tra lo scrittore e il direttore della rivista, Paolo Flores d'Arcais, che proprio nell'editoriale dell'ultimo numero aveva fatto analoga "autocritica", convertendosi al voto e al voto "utile" per il Pd.
Camilleri aveva declinato l'invito a scrivere su quel numero una sua dichiarazione di voto, al pari di altri scrittori e volti noti: la scelta dell'astensione era amara e lui non aveva voglia di parlarne. Ora racconta che ci ha ripensato. Andrà al seggio e voterà per la coalizione Veltroni-Di Pietro. Le sue riserve su quanto il centrosinistra non abbia fatto nei due anni di governo (leggi "vergogna" e conflitto di interessi in testa) restano, ma si dice convinto che con l'attuale sistema elettorale la preferenza al Pd sia l'unica soluzione per evitare una prospettiva che non esita a definire "oscena". La tesi da cui muove lo scrittore è semplice: Berlusconi "non conosce neppure l'alfabeto della democrazia".
Quindi, si rivolge ai giovani e a tutti coloro che hanno partecipato in questi anni ai "movimenti", dai girotondi ai "No Dal Molin di Vicenza", ricordando loro che con un governo Veltroni le lotte potranno continuare, con lo strapotere di dodici anni del Cavaliere "non si potrà più fare nulla". "Il fatto - incalza nel video - è che quest'uomo inquina talmente la vita italiana nella sua interezza da costringerci a votare per Veltroni, pur se non convinti, perché è l'unico vero oppositore".
I toni di Camilleri si fanno cupi. "Berlusconi è qualcosa che non ci appartiene. È un extraterrestre rispetto alla democrazia. Non ha la più lontana concezione di cosa possa essere una democrazia. A denti stretti arrivo a dire che perfino Fini potrebbe essere oggi il leader di una desta che adotta il nostro stesso vocabolario. Certo, le parole che poi sceglierebbe sarebbero assai diverse dalle nostre. Il vocabolario di Berlusconi invece è incomprensibile. Va decrittato. D'altronde, lui è il fratello di latte di Putin".
Ma la vera preoccupazione dello scrittore attiene al quadro economico, prima ancora che morale e politico, di un Paese che si ritrovi per dodici anni alle prese con la cura del leader Pdl. "Se è vero che gli italiani votano pensando alle loro tasche, sappiano che è meglio pagare una tassa in più con il centrosinistra che risana l'economia nazionale, piuttosto che ritrovarsi come la cicala e la formica con le pezze al culo quando il signor Berluconi lascerà il potere". E poi fra dodici anni, scherza ma non tanto lo scrittore, "saranno problemi vostri: con i miei 82 anni mi viene da dire che fortunatamente io non ci sarò. Ma chi è molto più giovane deve pensarci bene. Dodici anni di Berlusconi possono veramente portare l'Italia al Medioevo". Quindi occorre un voto utile alla causa, da destinare alla coalizione Veltroni-Di Pietro. Con un plauso speciale all'ex pm che ha aperto le liste alla società civile e che ha candidato Pancho Pardi, tra i leader dei girotondini. "Un uomo come lui - conclude Camilleri - va recuperato alla politica nelle istituzioni".
(c.l.)
 
 

Il Velino, 7.4.2008
CLT - Lettere immaginarie / Salvo Montalbano ad Andrea Camilleri

Roma - Caro papà. – Ti prego, smettila di boicottare la mia carriera di onesto poliziotto con le tue esternazioni politiche. Possibile che un furbacchione della tua stazza non capisce che queste tue pubbliche espressioni di impegno civile mi possono soltanto danneggiare? Che esse nuocciono gravemente al cospicuo capitale di simpatia che mi sono guadagnato sia con le mie imprese cartacee che con quelle audiovisive? Che insomma, visto che il vasto armento dei miei aficionados comprende, come sai bene, italiane e italiani di tutte le classi e le sette, compresa ovviamente la feccia di destra, dovresti capire che a molti tuoi estimatori, quando leggono sui giornali le tue temerarie imprecazioni contro il cavalier Berlusconi, viene subito voglia di mandarci a quel paese tutti e due?
Guarda che mentre le cose che scrivi quando ti occupi dei casi miei fanno pensare di solito al talento di un astuto contaballe, quelle che ti escono dalla bocca e dalla penna quando ti viene il capriccio di impicciarti dei problemi del paese fanno venire persino a me, che sono un figliolo educato e devoto, il sospetto che il successo e i quattrini che hanno allietato l’inverno della tua vita, anziché predisporti a goderti serenamente un lungo e felice tramonto, ti abbiano trasformato in un livoroso e paranoico vecchietto. Lo so che dicendoti questo ti procuro un immenso dolore. Lo so perché ho capito che da quando collabori a Micromega, la rivista dei girotondini manettari, ti sei messo in testa di essere un politologo di prima classe. Ma poiché il gran bene che ti voglio è superiore al rispetto che ti dovrei, non posso sottrarmi al dovere di tentare di farti rinsavire accogliendo la tua più recente prestazione di opinionista politico con una piccola, sommessa, delicata raffica di pernacchie.
Prevedo che i tuoi amici più fidati ti chiederanno com’è potuto accadere che io, il tuo diletto figliolo, pur dovendoti tutto, abbia osato contristarti con una simile villanata. Bene: per giustificarmi ai loro occhi basterà che tu riproponga alla loro attenzione i punti salienti di questo tua ultima filippica contro Berlusconi: “Quest'uomo è qualcosa che non ci appartiene… È un extraterrestre rispetto alla democrazia… È il fratello di latte di Putin… Non ha la più lontana concezione di cosa possa essere una democrazia… Non ne conosce neanche l’alfabeto…. Il suo vocabolario è incomprensibile: va decrittato… Inquina talmente la vita italiana nella sua interezza da costringerci, pur se non convinti, a votare per Veltroni… L’Italia, a causa sua, si ritroverà con le pezze al culo…" eccetera eccetera.
Basta così. Il resto del sermoncino i tuoi amici potranno leggerlo su Micromega. Ma davvero non capisci che scodellando invettive così biliose mi costringi a vergognarmi di essere uscito dalla tua testa?
Ruggero Guarini
 
 

l’Occidentale, 7.4.2008
L’uovo di giornata
Meno male che c'è Repubblica ad aiutare Berlusconi

Anche nei momenti di più buia depressione; nella noia di questa campagna elettorale sfibrata e senza entusiasmi; anche in quei momenti in cui  la voglia di andare a votare viene meno, Repubblica arriva sempre puntuale a tirarci su il morale, a farci tornare il buon umore  e a regalarci qualche buon motivo per non mollare la presa. Questa volta si tratta dell'intervista ad Andrea Camilleri a pagina 9.
"Il papà di Montalbano" come lo chiama Repubblica, aveva deciso di non andare a votare per la delusione verso il centro-sinistra. Poi, racconta Repubblica, Camilleri è come rinsavito e ora ci ha ripensato: voterà per Veltroni-Di Pietro.
Gli argomenti che lo scrittore usa per motivare il ripensamento sono uno spasso e anche splendido regalo per chi ancora tentenna nel votare Berlusconi e il Pdl.
La premessa è che Berlusconi è "un extraterreste della democrazia", che la prospettiva del suo ritorno è "oscena" ed è un "salto nel medioevo". Da cui si ricava l'idea che il Cav. torni al governo con una navicella spaziale e non con regolari elezioni.
Poi Camilleri spiega i motivi della sua preferenza per il Pd e dice che solo votando Veltroni "potranno continuare le lotte dei movimenti, dei girotondi e del No Dal Molin di Vicenza". Proprio quello che ci vuole: una mobilitazione permanente, movimentista, giorotondina e anti-americana.
Ma per chi ancora non fosse convinto, Camilleri aggiunge: "E' meglio pagare qualche tassa in più con il centro-sinistra piuttosto che ritrovarsi come la cicala e la formica con le pezze al culo quando il signor Berlusconi lascerà il potere". Ora, a parte il fatto che non si capisce se ci ritroveremo come la cicala o come la formica, qualche tassa in più è esattamente quello che serve per ritrovarsi con le "pezze al culo".
Come se non bastasse Camilleri elenca anche le sue preferenze elettorali: Di Pietro "perchè ha aperto le liste alla società civile" e Pancho Pardi "perchè  uno come lui va recuperato alle istituzioni".
Se Repubblica ci offre un altro paio di ripensamenti di questo genere di qui al 13 aprile, Berlusconi le elezioni le vince a man bassa.
 
 

AgrigentoNotizie, 7.4.2008
Camilleri a Firetto: "Ci ridiano i nostri cannoni"

Torna alla carica il sindaco Calogero Firetto: è, infatti, di oggi la notizia che il primo cittadino della comunità marinara stia tentando disperatamente di riottenere i cannoni che qualche anno addietro furono sottratti al comune empedoclino per esporli in una sala della Rocca Paolina, a Perugia.
Ma dal Comune perugino nessuna risposta, nemmeno di diniego, è ancora arrivata all'indirizzo dell'Amministrazione empedoclina.
Sulla vicenda è intervenuto anche lo scrittore Andrea Camilleri che nel corso di un recente incontro romano con Firetto ha tenuto a ricordargli l'esistenza dei reperti e della necessità che gli stessi tornino al legittimo luogo d'appartenenza.
"Si tratta di 6 o 7 pezzi, dei beni, che vogliamo tornino a Porto Empedocle almeno in parte. Il Comune di Perugia non li ha mai considerati – ha detto Firetto-. Per noi, invece due di questi cimeli che rappresentano l'anima della nostra città marinara sarebbero davvero importanti. Al Comune di Perugia – aggiunge il sindaco – nella richiesta ufficiale inviata abbiamo anche assicurato che ci faremo carico di regalare due copie identiche. Per noi è essenziale il recupero della memoria storica."
Ecco perchè gli altri due cannoni, risalenti alla fine del '700 - inizi '800, sono stati restaurati e posti innanzi al Comune. Quelli che adesso si trovano a Perugia erano stati tolti al mare, e poi rinchiusi in una specie di discarica da dove qualcuno li avrebbe poi presi per portarli in Umbria, con il benestare, incomprensibile peraltro, del sindaco pro tempore di Porto Empedocle. Erano, infatti, stati ritrovati nel corso dei lavori di manutenzione della banchina portuale, ha raccontato il primo cittadino, e venivano utilizzati come mezzo d'ancoraggio dai pescatori del luogo.
Loredana Guida
 
 

l’Unità, 7.4.2008
Il romanzo. “Il campo del vasaio” di Camilleri
È tornato il commissario Montalbano

”In un vidiri e svidiri” Montalbano è tornato. Il commissario inventato da Andrea Camilleri, nel nuovo “Il campo del vasaio”, è alle prese con una delle sue indagini più difficili. La narrazione è piena di colpi di scena, ma il giallo è solo il primo livello di lettura. Al secondo livello vi è una analisi psicologica e antropologica deo personaggi, vi è l’esame dell’animo umano, della sua complessità, della sua ambiguità. Al terzo livello vi è il piano filosofico, che dal primo romanzo della serie Montalbano, “La forma dell’acqua” a quest’ultimo, caratterizza la riflessione camilleriana. È la metafora del concetto di verità che muta come la forma dell’acqua, sfuggente e difficile da cogliere. Ma nella pluralità delle verità, se sfugge quella metafisica, si possono cogliere delle verità pragmatiche e concrete. Cosa che riesce al commissario anche in questo caso, nonostante l’amarezza della verità metta in dubbio una solida amicizia. L’incipit della storia è il ritrovamento in un terreno di un cadavere. Un uomo che è stato sfigurato, squartato, “prima giustiziato, con un colpo alla nuca; poi macellato”. Mentre le indagini puntano a svelarne l’identità, una donna del paese denuncia la scomparsa del marito, un colombiano di origini siciliane imbarcato su navi di lungo corso che fanno da spola tra il Sud America e l’Italia. La vicenda è articolata, ma Montalbano trova la chiave per far luce sulla misteriosa storia grazie a un libro di Andrea Camilleri, sì proprio lui, il suo inventore. Legge “La scomparsa di Patò” e giunge al Vangelo. Si ricorda del tradimento di Giuda, i trenta denari scagliati a terra per comprare il “campo del vasaio”. “Sembrerebbe un delitto di mafia eseguito con puntigliosa esattezza, secondo il rituale arcaico riservato a quanti hanno tradito. Ma il tradimento è una macchinazione che dà a intendere quel che non è. Corre su un’incerta frontiera. Tra vero e falso. E anche i luoghi e le cose tradiscono, in questo romanzo”, scrive Salvatore Nigro nel risvolto. Montalbano non cade nella trappola, e riesce a venire a capo della vicenda. Questa volta il nemico è riuscito a creare scompiglio sin nel suo commissariato di Vigàta. Ed è un nemico non da poco. “Sa come affascinare gli animi anche riluttanti., Sa come stornarli, e come condannarli a una dipendenza vergognosa. Somiglia all’Angelica dell’”Orlando innamorato” di Boiardo. Esotica e ingannatrice anch’essa”. Montalbano sente il peso della vecchiaia che avanza, m non si arrende…
Salvo Fallica
 
 

Libertà, 7.4.2008
La Zanoli su "La concessione del telefono", al Municipale
A teatro Camilleri porta una lingua di famiglia

Piacenza - Tradurre in pièce teatrale un racconto basato per almeno due terzi della sua lunghezza su testimonianze scritte, siano queste di natura pubblica (verbali e incartamenti burocratici vari) o privata (lettere e messaggi), non è cosa da tutti: ci ha provato, e ci è anche riuscito, a giudicare dal successo di pubblico e critica riscontrato sino ad oggi dalla sua messinscena, il regista Giuseppe Dipasquale, che domani sera e mercoledì alle ore 21 porterà sul palco del Municipale per la stagione di prosa Tre per Te La concessione del telefono, riduzione teatrale dell'omonimo romanzo di Andrea Camilleri pubblicato da Sellerio nel 1998. Una produzione firmata dal Teatro Stabile di Catania che già negli anni scorsi si era confrontato con la trasposizione scenica di un precedente romanzo dello scrittore di Porto Empedocle, Il Birraio di Preston.
Delle scelte attuate in campo drammaturgico e scenografico dal regista, che, è interessante sottolineare, ha lavorato a fianco dello stesso Camilleri nella trascrizione teatrale della Concessione, ha parlato in maniera approfondita Roberta Zanoli nel corso dell'incontro propedeutico alla visione dello spettacolo che si è tenuto nel Ridotto del "Filo", terzo appuntamento di Effetto zoom, ciclo di conferenze di approfondimento sul linguaggio ed il gesto teatrale con particolare riferimento ai titoli in cartellone al Municipale o al "Filo" per la stagione di prosa 2007-2008. Nel corso dell'appuntamento, aperto al pubblico ma rivolto in particolare a docenti e studenti, ed incentrato sulla decisione di Dipasquale di affidare ad una voce recitante fuori scena le sezioni "scritte" del romanzo, la Zanoli ha dapprima offerto all'auditorium un'indispensabile introduzione allo stile linguistico del Camilleri, improbabile quanto irresistibile impasto di dialetto siciliano, italiano vero e proprio e quello che noi, prendendo in prestito il titolo del celebre romanzo di Natalia Ginzburg, potremmo definire Lessico famigliare ovvero quel patrimonio di modi di dire casalinghi, frasi consapevolmente sgrammaticate e parole d'invenzione che di fatto appartengono ad ogni nucleo familiare. Camilleri, del resto, nella prefazione al suo libro Il corso delle cose definirà la ristretta cerchia di vocaboli che connota la sua sterminata produzione letteraria (chiarendone così una volta per tutte la genesi misteriosa) come «il parlato quotidiano di casa mia».
La relatrice ha quindi esplicitato il percorso creativo retrostante la messa a punto dell'allestimento, soffermandosi sull'uso delle luci, sulla scenografia e sulla realizzazione dei costumi.
Considerando infatti le molteplici connotazioni parodistiche e satiriche di cui si carica il romanzo di Camilleri nel descrivere una struttura statale paralizzata, addirittura fagocitata dalle maglie di un apparato burocratico ridondante quanto inutile e nel quale essa stessa ha finito con l'ingarbugliarsi da sola, l'uso delle luci da parte di Franco Buzzanca suggerisce l'alternanza fra situazione reale (il sole della Sicilia, ad esempio), e realtà simbolica, enfatizzando gli stati d'animo portati in scena dagli attori. Le scene a firma di Antonio Fiorentino, invece, sono ispirate alle stanze di un vecchio archivio, polveroso e dimenticato, reso visivamente dal sovrapporsi di pile e pile di tomi, volumi, incartamenti vari, allo scopo di creare una struttura labirintica e soffocante.
La concessione del permesso per installare una linea telefonica (siamo nel 1891) intorno alla quale ruota tutta la vicenda narrata nel romanzo, ambientato in un paesino inventato della Sicilia, la "Vigáta" del commissario Moltalbano, per intenderci, permea anche le soluzioni adottate dalla costumista Angela Gallaro, che riporta sulla stoffa degli abiti di scena alcuni stralci di documenti e lettere, mentre le cuciture si rifanno alle rilegature a fiamma dei libri di fine Ottocento.
Alessandra Gregori
 
 

Corriere della sera (ed. di Milano), 7.4.2008
No band. Carmen Consoli, domani agli Arcimboldi, parla di sé di musica, della Sicilia: da Cuffaro in su
Io canto da sola
«Il dialetto è la mia lingua. E scusate se proverò anche il milanese»

[..]
Con Camilleri state facendo vivere una nuova stagione al dialetto siciliano.
«Lo adoro, il suo "innesto" è una delle possibilità della lingua. Anche De André diceva di sovrapporre senza paura di essere volgari. Gli americani ora sanno che "taliare" è come dire "guardare": della Sicilia non si parla più solo per la mafia».
[…]
Michela Proietti
 
 

La Stampa, 8.4.2008
La storia, Scomparsi sei cimeli dell'800 che difendevano la torre di Porto Empedocle
Guerra sui cannoni di Montalbano
Trafugati da "Vigàta", adesso sono a Perugia. Ma la città non li vuole restituire alla Sicilia

Porto Empedcole (Agrigento).
Potrebbe considerarsi a pieno titolo l'ultima «indagine» del commissario di «Vigàta», Salvo Montalbano, e riguarda la scomparsa degli antichi cannoni in ghisa che un tempo erano a difesa della Torre Carlo V, una fortezza borbonica di Porto Empedocle, località che ha dato i natali ad Andrea Camilleri.
Da tempo a Porto Empedocle si cercava di sapere che fine avessero fatto quei residuati, dopo che, nei decenni scorsi - come ricordava lo stesso scrittore - erano stati usati, capovolti, come bitte per l'ancoraggio delle navi al vecchio molo Crispi. La risposta è arrivata, a distanza di tempo, grazie alla Rete e così si è scoperto che i cannoni, per una serie di disattenzioni delle amministrazioni comunali e di varie vicissitudini, oggi si trovano a Perugia.
Sei pesanti cannoni ad avancarica, risalenti ai primi dell'Ottocento, del peso di circa novecento chili ciascuno, si trovano esposti nella «Sala Cannoniera» della storica residenza di «Rocca Paulina», torre cinquecentesca di proprietà del Comune, che fu eretta in onore di Papa Paolo Farnese III.
A scoprire dove erano finiti i cannoni empedoclini, in un certo senso, è stato proprio il commissario Montalbano, o meglio, il suo papà, lo scrittore Andrea Camilleri, navigando su Internet alla ricerca di qualche spunto per il suo prossimo romanzo. Camilleri, che nella fortezza borbonica sul porto empedoclino andava a giocare da ragazzo e dove ha pure ambientato uno dei primi romanzi di successo, «La strage dimenticata», del 1984, (ricostruendo l'uccisione, durante i moti antiborbonici del 1848, di 114 ergastolani che vi erano reclusi, tutti massacrati in una sola notte per paura che insorgessero) adesso vorrebbe che i cannoni tornassero nella «sua» Porto Empedocle.
La Torre Carlo V, emblema e orgoglio del passato marinaro, è sempre stata molto amata dallo scrittore che oggi, attraverso l'amministrazione comunale, chiede che si faccia un’operazione di recupero del passato storico. Il sindaco Calogero Firetto, spronato proprio dal concittadino più illustre, ha avviato una serie di acquisizioni al patrimonio pubblico, di reperti storici e del mare, che sembravano definitivamente perduti.
Un lavoro sulla memoria portato avanti con tenacia per cercare di sanare una vergognosa situazione, venutasi a creare dopo decenni di disinteresse e di completo abbandono verso tutto ciò che ha rappresentato la storia marinara della cittadina in provincia di Agrigento.
Ma all'appello mancano i cannoni. Su come siano finiti a Perugia, lo spiega amareggiato lo stesso sindaco: «Il colpevole della scomparsa - ammette il sindaco Firetto - pare sia stato un nostro compaesano che nei primi anni Sessanta, durante i lavori di rifacimento del molo, trovò i cannoni (dopo che erano stati divelti dall'impresa portuale per fare posto ai nuovi ormeggi, purtroppo erano stati abbandonati come ferrovecchio assieme a molto altro materiale di risulta) in una zona del porto simile ad una discarica. Quindi decise arbitrariamente di appropriarsene prima che i reperti andassero definitivamente perduti. E siccome questo signore da tempo abitava per lavoro a Perugia, pensò bene di organizzare il recupero e il trasporto dei cannoni, in treno fino alla città umbra, utilizzando un vagone merci in partenza dalla stazione di Porto Empedocle».
Continua il sindaco: «Riuscì a recuperare solo sei di quei "pezzi", perché altri due, simili in tutto e per tutto, vennero invece "adottati" per tempo e oggi si trovano all'ingresso dell'edificio che ospita il comando della Capitaneria di Porto. All'epoca nessuno si accorse di nulla o non protestò perché si trattava di materiale abbandonato dall'impresa che aveva fatto i lavori. Se quel nostro compaesano non li avesse recuperati e restaurati a sue spese (per poi donarli alla città di Perugia) i cannoni sicuramente oggi non esisterebbero più. La città di Perugia fu molto grata per il gesto compiuto da quel siciliano, perugino acquisito, che aveva così a cuore l'arredamento della restaurata Torre Paulina, tanto che in seguito gli venne perfino concesso un riconoscimento di encomio ufficiale».
Il giallo dei cannoni scomparsi si è concluso nel classico dei modi: la piena confessione del «colpevole» davanti al sindaco. Così il primo cittadino ha scritto immediatamente al collega di Perugia per chiedere la restituzione dei cannoni che storicamente appartengono alla sua città.
«Abbiamo analizzato la vicenda da ogni punto di vista - ha commentato il sindaco - e siamo pronti ad andare alla guerra (legale) con Perugia se al più presto non avverrà la restituzione dei cannoni che sono e devono rimanere della città di Porto Empedocle. Purtroppo - continua il sindaco - sembra che Perugia su questa restituzione non voglia sentir ragioni, perché non ha ancora risposto alla nostra richiesta ufficiale. Ma noi andremo comunque avanti nella battaglia».
Il comune di Porto Empedocle vorrebbe ricollocare i vecchi cannoni d'avancarica nella loro sede naturale, la Torre Carlo V che in questi mesi è interessata da una serie di importanti lavori di restauro da parte della Sovrintendenza e che a lavori ultimati dovrebbe ospitare il «Museo del Mare».
Sulla vicenda è intervenuto Andrea Camilleri, che non solo si augura che il Comune di Perugia restituisca al più presto i cannoni sottratti alla sua «Vigàta», ma spera che episodi di disattenzione di questo tipo, da parte delle pubbliche amministrazioni nei confronti del patrimonio storico e artistico, non si verifichino mai più.
Lorenzo Rosso
 
 

Il Manifesto, 8.4.2008
Scripta manent
Gli spari sopra

[…]
Smorzata l'eco dell'ultima sparata, i cronisti politici in queste ultime disperate giornate hanno aperto la caccia agli indecisi. E come si convincono? Intervistando i vips, e sono dichiarazioni che pesano. Per esempio (tornando su la Repubblica), «E il papà di Montalbano ci ripensa: niente astensione, voto democratico». Perché Camilleri ci ha ripensato? «Perché Berlusconi non conosce neppure l'alfabeto della democrazia». E' l'apologia del voto utile, più pericolosa di una fucilata: «Il fatto è che quest'uomo inquina talmente la vita italiana nella sua interezza da costringerci a votare per Veltroni, pur se non convinti, perché è l'unico vero oppositore».
[…]
Luca Fazio
 
 

Libertà, 8.4.2008
Municipale. Stasera e domani prosa con "La concessione del telefono"
«La Sicilia degli equivoci»
Dipasquale: un Camilleri pirandelliano

Un nuovo appuntamento nel cartellone della stagione di prosa Tre per Te diretta da Diego Maj e organizzata da Teatro Gioco Vita: va in scena al Teatro Municipale stasera e domani, alle ore 21, La concessione del telefono, una produzione del Teatro Stabile di Catania, tratta dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri.
Ne abbiamo parlato con Giuseppe Dipasquale, regista dello spettacolo e autore, insieme a Camilleri, della riduzione teatrale del romanzo.
Dipasquale, quali sono gli aspetti del romanzo che l'hanno indotta a realizzarne la versione teatrale?
«E' questo, fra gli ultimi romanzi di Camilleri, uno dei più divertenti. Sottotitolo del romanzo potrebbe essere: "Tutto in Sicilia è tiatro". Si tratta infatti di una specie di commedia degli equivoci e degli imbrogli, che trova la sua ambientazione ideale in un'isola, come la Sicilia, che è terra di contraddizioni, ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia. Inoltre la chiave stilistica camilleriana è di certo il "riso", inteso in senso pirandelliano; ma Camilleri va oltre Pirandello, spingendosi su percorsi non esplorati con la sua narrazione divertita e divertente, comica e tuttavia pregna di profonda serietà. In Camilleri il filtro della ragione non è applicato a posteriori ad una realtà inaspettata, ma assimilato e sublimato ancor prima dei fatti. Egli non ha bisogno di dimostrare, ma di raccontare, di sapere, secondo il suo senso di realtà, come si sono svolti i fatti. Questo mi ha molto spinto a tentare l'avventura teatrale de La concessione».
Come è stato condotto il lavoro di adattamento sul testo?
«Dopo il successo ottenuto dalla trasposizione per il teatro de Il birraio di Preston, avvenuta nella stagione 1998/99 per il Teatro Stabile di Catania, siamo tornati insieme, Camilleri ed io, per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura. Abbiamo fatto circa 9 stesure, prima di ottenere una versione che ci convincesse. Il testo è stato continuamente limato, ritoccato, per ottenere una sempre maggiore teatralità».
Come siete riusciti a tradurre sulla scena la vivacità dell'originalissima lingua di Camilleri?
«Si tratta di una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa "sicilianitudine" linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d'uso linguistico ricalcati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani. La lingua di Camilleri è già teatrale in sé, il gioco, da questo punto di vista, è stato più semplice, anche perché a parlare quella lingua sono attori siciliani».
L'adattamento di opere letterarie, l'interesse per la dimensione regionale, l'attenzione per il dialetto: «La concessione» indica una possibile via per la nuova drammaturgia?
«Il romanzo, nella sua complessità, è stato rispettato anche nella riduzione che da questo è nata. Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, è tutt'uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea. Il Teatro è di per sé un genere eteroclito, può comprendere e assimilare in sé anche altri generi senza per questo snaturare la sua efficacia ed il suo valore. Quando poi, come in questo caso, si è di fronte ad una forma narrativa che invita il lettore a dar corpo ai personaggi, privilegiando il parlato e non la descrizione, ecco che il Teatro si trova ad agire su un campo molto familiare. Questa linea viene perseguita da decenni dallo Stabile, e ha prodotto, negli anni, effettivamente una nuova drammaturgia».
Protagonisti dello spettacolo sono Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio e Gian Paolo Poddighe, in scena con Alessandra Costanzo, Francesco Di Vincenzo, Mimmo Mignemi, Angelo Tosto; le scene sono di Antonio Fiorentino, i costumi di Angela Gallaro, le musiche di Massimiliano Pace, le luci di Franco Buzzanca. La compagnia incontrerà il pubblico domani alle ore 18 al Teatro dei Filodrammatici nell'ambito del ciclo Ditelo all'attore curato dal critico Enrico Marcotti.
Chiara Merli
 
 

R.T.M., 8.4.2008
Ci sono anche Dante e Shakespeare
Modica: Ciak! Si gira Montalbano

La Troupe che girerà il film "Il Commissario Montalbano" da giovedì si sposta a Modica. In un primo momento le riprese dovevano comunciare oggi, interessando il Corso Garibaldi ed una parte di Corso Umberto. Questa fase è stata spostata al mese di maggio. In particolare le riprese interesseranno la Società di Mutuo Soccorso di Corso Umberto ed il Palazzo degli Studi, sede del Liceo Classico "Tommaso Campailla". Il regista intende utilizzare quest'edificio pare perchè non soddisfatto della facciata della società di Corso Umberto. Giovedì, dunque, si comincerà. Le scene riguarderanno Corso San Giorgio. L'arteria sarà, pertanto, inibita alla sosta ed al transito dalle 7 alle 19. La prima parte delle riprese, quella che era appunto, prevista per oggi, come si diceva, slitterà a maggio.
 
 

Corriere della sera, 8.4.2008
Ci sono anche Dante e Shakespeare
Ecco la «libreria perfetta»
Il Daily Telegraph propone i 110 titoli «irrinunciabili»: dall'Odissea a Harry Potter

[...]
GIALLI - Per gli appassionati di crimini non vanno scordati né Agatha Christie, né la saga completa di Sherlock Holmes, anche se i fan nostrani di Camilleri e Montalbano avrebbero da ridire per la sua assenza, come tutti i lettori del belga Simenon.
[...]
Eva Perasso
 
 

Neri Pozza, Newsletter Primavera Estate 2008, 9.4.2008
Calaciura, Camilleri, Colombati, Desiati, Franchini, Genna, Janeczek, Lagioia, Liviano, D´Arcangelo, Pariani, Petrignani, Pugno, Scurati, Vassalli
La storia siamo noi. Quattordici scrittori raccontano l´Italia dal 1848 a oggi
Narrativa. A cura di Mattia Carratello. Euro 16,00. 320 pagine. BLOOM
Con questo libro si inaugura il Festival Letterature di Roma, 20 maggio 2008, Basilica di Massenzio. Tutti gli autori saranno presenti.

Raccontare l´Italia è sempre stata un´impresa difficile.
Pochissimi hanno affrontato di petto gli eventi epocali che hanno sancito la nascita e lo sviluppo dell´Italia moderna, oppure le personalità che attraversano le vicende della politica, dell´economia, della cultura, e tanto meno i momenti contraddittori e dolorosi del recente passato. Oggi il racconto più fedele, lo sguardo più attento sulle storie d´Italia appare dominio dei giornalisti, dei reporter, delle inchieste televisive.
Eppure la letteratura ha sempre saputo guardare nel profondo della realtà, nel mistero degli eventi, degli individui, descrivendo epoche e avvenimenti con una sensibilità e una verità che a volte è irraggiungibile per gli storici o per il cronista, e che è capace di sfiorare il nucleo profondo dei fatti, delle trasformazioni, dello spirito dei tempi.
Per la prima volta quindici scrittori di generazioni diverse affrontano la storia d´Italia, dall´Ottocento a oggi. Si immedesimano nelle grandi figure, da Garibaldi ad Agnelli, da Montanelli a Ratzinger, immaginano i grandi eventi, Caporetto, la seconda guerra mondiale, Ustica, il caso Moro, il Sessantotto, con impegno e gusto letterario, coraggio e discrezione. Per narrare e rivelare i sentimenti collettivi, i cambiamenti epocali, gli errori, gli orrori, speranze e illusioni di una nazione che in fondo è stata raccontata poco, e sempre troppo tardi.
 
 

AgrigentoNotizie, 9.4.2008
Cronaca - Porto Empedocle
I cannoni di Vigàta presto di nuovo nella Torre Carlo V

Si apre uno spiraglio sulla vicenda che vede alcuni cannoni ottocenteschi contesi tra Perugia, dove adesso si trovano, e Porto Empedocle, loro luogo di provenienza. Salita agli onori delle cronache quando Calogero Firetto, primo cittadino empedoclino, ha reso noto di non avere ottenuto risposta alcuna dal suo omologo perugino circa la richiesta di restituzione, la storia si è via via arricchita di particolari e sembra, adesso, ricevere l'attenzione dell'Amministrazione della cittadina umbra.
E' così che il sindaco Renato Locchi, in un colloquio telefonico, pare abbia rassicurato Firetto sulla possibilità di riavere se non tutti, almeno un paio dei sei cannoni d'avancarica di epoca borbonica, che si trovavano nella Torre Carlo V e nella sede originaria potrebbero tornare non appena ultimati i lavori di restauro di cui è al momento oggetto. I cannoni, che in passato vennero usati come bitte per l'ancoraggio delle navi al molo Crispi, vennero poi abbandonati e in seguito trasferiti a Perugia dove oggi sono in mostra nella "Sala Cannoniera” della Rocca Paolina.
A sollevare il problema della restituzione dei cannoni era stato lo stesso scrittore empedoclino Andrea Camilleri che attorno ad una vicenda storica, la strage di 114 ergastolani detenuti durante i moti insurrezionali antiborbonici, scrisse il romanzo "La strage dimenticata”. A seguito dell'intervento dello scrittore, il problema dei cannoni di "Vigata” è approdato sulla stampa nazionale e il caso è stato portato all'attenzione dell'opinione pubblica.
"La vicenda – ha commentato il sindaco Firetto – non è stucchevole ma testimonia una esigenza di recupero storico e delle tradizioni marinare per restituire alla città ciò che in anni di incuria e disinteresse è andato perduto”.
Loredana Guida
 
 

L’Opinione, 9.4.2008
Intervista a Claudio Catalano e Lorenzo Miconi
Non solo librerie... nella Babele omosessuale

E il Signore disse: “Ecco, essi sono un popolo e hanno tutti una lingua sola…Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua perchè non comprendano più l’uno la lingua dell’altro”. La Genesi ci parla della confusione linguistica come punizione divina, ma si potrebbe interpretare anche come arricchimento intellettuale. Quando si legge un libro espressamente gay, per esempio, si nota che le metafore o il sentire sono particolarmente diversi. Diversi perché chi le scrive può sentire in modo altro. A due passi dal Vaticano, troviamo “Babele”, una libreria specializzata in tematiche omosessuali, che oggi vince la sua sfida con la società mostrando un altro lato dei gay, quello culturale. A parlarne sono Claudio Catalano, che ne è il proprietario, e Lorenzo Miconi entrato nella gestione dal 2000.
[…]
Che tipo di libri vendete?
Lorenzo: “I titoli che trattano il tema dell’omosessualità maschile o femminile per autore o per contenuto. Per esempio di Camilleri abbiamo ”La forma dell’acqua“ perché in quel romanzo specifico un personaggio è gay”.
[…]
Marta Saviane
 
 

Libertà, 10.4.2008
Municipale - Avventura a Vigata con Camilleri e lo Stabile di Catania, folto pubblico ed applausi
Tanto rumore per uno squillo di telefono
Giallo comico (con bomba) fra barricate di scartoffie

E i carabinieri indagano sul giallo di Vigata. Un giallo da ridere, anche se c'è scappato il morto. Tutto è male quel che finisce male, e qui di morti ce ne sono scappati due, un suocero e un genero dilaniati da una bomba. Una sciagura? Un delitto d'onore? Gelosia, vendetta? I regi carabinieri indagano.
Siamo in Sicilia, ma non in un posto qualsiasi. In un posto fantastico. Siamo a Vigata, un luogo che se lo cercaste su una carta geografica non lo trovereste mai. Non esiste, se l'è inventato per un gioco letterario Andrea Camilleri. Qui ha voluto che molti anni prima che vi nascesse Montalbano vi vivesse, verso la fine dell'800, Filippo Genuardi detto Pippo, che se la faceva con la giovane moglie del vecchio suocero e che un bel giorno fece domanda al prefetto per ottenere una linea telefonica.
Ecco La concessione del telefono, un giallo comico, tanto rumore per uno squillo di telefono in scena al Municipale per la stagione di prosa Tre per Te, calorosamente applaudito da un teatro al completo. Regia di Giuseppe Dipasquale (che ha curato insieme all'autore la trasposizione dalla pagina al palcoscenico dell'omonimo romanzo di Camilleri), lo spettacolo vede in scena 13 affiatatissimi attori dello Stabile di Catania. La geniale scena di Antonio Fiorentino suggerisce a prima vista la bianca immagine di un porto di un lontano Paese con gli scaricatori alle prese con balle di carte e di incartamenti invece che di cotone, ma fa pensare anche a barricate di documenti, regolamenti, statuti, verbali? Queste pile di scartoffie fanno da sfondo e da quinte, fungono da arredi, tavoli, sedie, scrivanie e scale.
In un posto così, vecchio polveroso deposito di cartacce, paradiso dei topi d'archivio, in questo regno dei burocrati dove sono ammucchiati e ammassati miliardi di parole, la gente sembra fatta di carta, ritagliata (fantasiosa idea di Angela Gallaro sintonizzata con l'apparato scenografico) dalle pagine di un vecchio registro, e vestita di parole scritte nella floreale calligrafia degli scritturali di un tempo.
E' stato probabilmente più facile per Meucci inventare il telefono che per il nostro Pippo installare un apparecchio. Tutta colpa delle carte bollate e dei timbri, che più sono, più fanno la felicità delle mezzemaniche. Ma anche colpa di una P al posto sbagliato. Per avere la concessione, Genuardi scrive tre lettere a Sua Eccellenza il Prefetto, e tutte e tre le volte commette un imperdonabile errore: sbaglia il nome, scrivendo Parascianno invece di Marascianno. Il prefetto, napoletano perfetto nel dare i numeri del lotto, l'ha presa molto male per quel Parascianno, che fra il popolino di Napoli ha un significato per niente elegante.
Cominciano così le disgrazie di Pippo da Vigata, di professione commerciante, ma in paese stimato un buonanulla, nullafacente e nullatenente, men che meno tenente idee politiche. Ma per quel fatale Parascianno invece di Marascianno finirà per essere ammanettato dai gendarmi e finire dentro come socialista, anarchico, sovversivo, sedizioso, spia e senzadio. Mentre lui, in tutt'altre faccende affaccendato, non pensa ad altro che alla sua Lillina. Non per niente siamo in Sicilia, dentro un giallo siciliano, con protagonisti siciliani, l'autore siciliano, il sole siciliano. Stando così le cose, a cosa può servire il telefono richiesto? A consentire ai due amanti di comunicare più agevolmente e segretamente fra loro, inviarsi messaggi, dirsi ti amo e darsi gli appuntamenti. Ecco a cosa poteva servire a Vigata nel 1891 la concessione del telefono.
Questo apparecchio prima ancora di arrivare porta un sacco di guai, non solo all'impaziente richiedente. Come su una carta moschicida, ci si attaccano prefettura e questura, perfino il prete del paese e il capomafia locale. E mentre Pippo è tutto perso dietro alla sua Lillina, è sempre più preso di mezzo tra i mafiosi e i gendarmi, i primi arrivano con un punitivo secchio dell'acido, i secondi a cavalcioni di un manico di scopa con la testa da cavallo.
Non è però una storia del Sud tutta mafia, corna e burocrazia. E' un storia che si prende allegramente gioco di tutto ciò, con molta ironia e tanto spasso. Un teatrino vivido e colorito di macchiette grottesche e paradossali, una farsa di dispetti, favori, minacce e intrighi, insomma tutta pasticciacci, equivoci e imbrogli, nella saporosa e gagliarda parlata sicula, con ostentata e felice esaltazione di tic, manie e ridicolaggini. Uno dei momenti più gustosi di questo pasticcio alla siciliana è l'esilarante scena a due fra Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina con la lettura della lettera e il dialogo zeppo di quiproquo e malintesi. In azione fra le montagne di carta della Sicilia di Camilleri anche Angelo Tosto (il Pippo della Concessione), Alessandra Costanzo (la moglie Taniné), Laura Tornambene (l'amante Lillina), Gian Paolo Poddighe ed altri.
Umberto Fava
 
 

A qualcuno piace giallo, 11.4.2008
Videointervista ad Andrea Camilleri
Auditorium Camera di Commercio, ore 16:00, nell'ambito del festival (Brescia, 11-17 aprile).
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 11.4.2008
L' incontro
Tra Camilleri e Rutelli un "duetto" prima del voto

A scanso di equivoci «io sono un vecchio comunista» avverte il padrone di casa accogliendo l'ospite che comunista non è stato mai. Francesco Rutelli sorride e l'abbraccia, «maestro come stai?» gli chiede premuroso. Ma l'altro, voce arrochita dai tre pacchetti di sigarette al giorno, non lo fa neppure finire: «Come sta andando?» incalza «Che notizie ci sono? Ce la facciamo?». Metà pomeriggio, quartiere Prati, incontro fissato da tempo, strategicamente caduto a tre giorni dal voto. Andrea Camilleri riceve il candidato sindaco che «non ho mai avuto esitazioni a votare» anche se la scheda per le Politiche voleva rifiutarla, in principio, «per non collaborare alla porcata» spiega a proposito della legge elettorale. Con Rutelli, invece, è tutta un'altra storia. «Hai presente il cocomero?», scherza. «Quando lo vai a comprare ti dicono: fai il buco per vedere se è buono. Noi il buco l'abbiamo già fatto e abbiamo visto com'è. Sono convinto che stavolta potrai fare ancora meglio dell'altra, forte dell'esperienza passata». Rutelli ringrazia e rilancia: «Anche a Roma i cocomerai sui loro cartelli scrivono: "Taja che è rosso", vuol dire che la qualità è buona». Camilleri sorride, è in vena: «Pensa che bello: ora Veltroni va cinque anni al governo e tu te ne stai qui, poi lui torna e tu vai lì, vi date il cambio». Il candidato arrossisce: «Non ci prendere in giro». Poi gli racconta di Gasparri: «Mi ha accusato di essere amico dei comunisti». «Ma come si fa?» sbotta lo scrittore. «Io che sono un vecchio comunista posso gridare viva De Gasperi, porca miseria?». Un colloquio informale fra due vecchi amici. «Sai Francesco, gli attacchi di Bossi sui romani io li ho vissuti come un'offesa personale» gli racconta. «Poi, però, quando vai a vedere dov' è l'evasione fiscale più alta, il lavoro nero, sono proprio in quelle regioni che ci danno dei banditi. Governate da chi poi campa lautamente sui soldi che noi versiamo a Roma ladrona, allo Stato italiano. Mai che rinuncino alla prebenda di deputato, se ne guardano bene. Vengono qua si prendono lo stipendio e danno dei ladroni a noi. Curioso, no?». Rutelli ha fretta, «devo andare». Il padrone di casa lo saluta: «Auguri di cuore te lo dico da scrittore. Da uomo di teatro però ti dico "tanta merda", l'urlo che risuona quando si alza il sipario».
Giovanna Vitale
 
 

L'Espresso (in edicola 11.4.2008)
Red carpet
Colloquio con Andrea Camilleri
Fabio Marchese Ragona
 
 

Il Mattino, 11.4.2008
Montalbano e la moglie infedele

Un critico diligente che volesse dar conto con puntualità dei libri pubblicati da Andrea Camilleri, dovrebbe occuparsi quasi esclusivamente di questo. Fatto qualche rapido calcolo, infatti, sono una quarantina i romanzi, le raccolte di racconti, le divagazioni critiche pubblicati dallo scrittore di Porto Empedocle nel corso di una carriera letteraria cominciata (da uno di quegli editori che si fanno pagare un tanto a pagina!) trent’anni fa: piuttosto distanziati l’uno dall’altro all'inizio, poi al ritmo di tre-quattro uscite all’anno, frutto di una bulimia che trova un paragone possibile solo in Simenon, autore del resto che Camilleri ha più volte indicato tra i suoi ispiratori. E dunque: appassionato come sono delle avventure del commissario Montalbano, ero convinto di averle lette tutte e scopro invece dal recentissimo Il campo del vasaio (Sellerio, pagg. 284, euro 12) di averne saltate due. E contemporaneamente Mondadori pubblica un altro romanzo - Il tailleur grigio (pagg. 142, euro 16,50) - che arricchisce ancora di più la fisionomia dell’autore e dimostra che, alla rispettabile età di 83 anni, lo scrittore è ben lontano dall’aver esaurito il suo inesauribile repertorio. Per quel che riguarda il famosissimo commissario di Vigata, basta dire che l’indagine, originata come sempre dallo scoprimento di un cadavere (in questo caso tagliato in trenta pezzi, secondo una precisa ma ingannevole simbologia) porta Montalbano in territori quanto mai insidiosi, a un passo dalla rottura col fedelissimo vice Mimì Augello, irretito da una maliarda sudamericana il cui marito è proprio la vittima dell’ammazzatina. Il commissario, sempre più inquieto e disilluso, e immalinconito da quelli che gli sembrano i sintomi inequivocabili della vecchiaia incombente, riuscirà naturalmente a sistemare tutte le tessere del puzzle. Come è quasi inevitabile che accada, arrivati al tredicesimo romanzo con gli stessi personaggi, qualche segno di stanchezza e di ripetitività si avverte, anche a livello linguistico. È il pedaggio che si paga alla serialità. E del resto, non è lo stesso Montalbano a constatare e a chiedersi: «La faticata si faciva ogni volta cchiù grossa, ogni volta cchiù pisanti. Fino a quanno avrebbe potuto reggiri?». Qualche sorpresa la dà invece Il tailleur grigio, che non è né un giallo né la ricostruzione di una di quelle vicende storiche che Camilleri ama tanto. È invece un romanzo borghese, che ha come protagonisti un uomo ricco e potente (condirettore centrale di una banca siciliana) e sua moglie, di molti anni più giovane e da molti anni impegnata in vari modi a soddisfare con altri uomini un insaziabile appetito sessuale. In verità, tanto potente l’uomo è destinato a non esserlo più, visto che il romanzo comincia il giorno in cui va in pensione ed è colto da quella specie di vertigine che prende tutti quelli che vivono un simile evento, tanto più se avevano un ruolo importante e un’immagine pubblica. A preoccuparsi è anche la moglie Adele, preoccupata che ad averlo troppo per casa, le sue manovre amorose possano essere in qualche modo intralciate. Gli trova perciò, grazie a uno dei suoi amanti, un ben remunerato lavoro di supervisore per un’azienda in odore di mafia che dovrebbe tenerlo occupato quasi quanto il lavoro in banca. Una grave malattia, che si presenta in modo improvviso e virulento, sconvolge ogni piano e sconvolge soprattutto l’immagine che di Adele si erano fatti il marito (e il lettore): dark lady impermeabile ai sentimenti, cinica e tutta protesa al suo scopo, oppure moglie affettuosa e sollecita? Il libro è giocato su vari piani, ed è questo il suo principale motivo di fascino: racconto di un'esistenza alto-borghese scandita da ritmi e tempi precisi e in cui domina lo strano sentimento di sofferta accettazione gelosa dei tradimenti coniugali da parte di lui; il tema del pensionamento, della vecchiaia e poi della malattia; il riferimento a una situazione ambientale peculiare (siamo in Sicilia, modernità e finanza intrecciati alla mafia); e soprattutto lei, Adele, vera protagonista del romanzo. Anche lei moderna e spregiudicata, ambigua e perversa, banale in fondo con i suoi sotterfugi e le sue scuse ma inquietante proprio per la sua profonda, connaturata, inscalfibile ambiguità. Per questo romanzo Camilleri ha scelto una lingua ibrida, che attinge largamente al dialetto ma senza gli eccessi (talvolta volutamente caricaturali) dei romanzi con Montalbano. Un saporoso impasto, che contribuisce alla riuscita del romanzo.
Felice Piemontese
 
 

Corriere della sera, 11.4.2008
Versanti. La narrativa italiana e il confronto con i fatti
Se il G8 non lascia traccia nella letteratura impegnata

I tormentati fatti di Genova nel luglio 2001, che tanto invasero il mondo delle immagini, hanno lasciato poche tracce nella letteratura italiana. A parte una rielaborazione recente e ben fatta nel 2007, tra narrativa e reportage, come Cosa cambia (Marsilio) di Roberto Ferrucci, gli effetti immediati si sentirono nella letteratura di genere: Massimo Carlotto in Il maestro di nodi (e/o), noir dalle tinte sadomaso del 2002, riscrisse una parte del libro proprio per parlare di Genova e Sandrone Dazieri, in Gorilla Blues (Mondadori), nello stesso anno mandò l' ispettore protagonista della serie alla prima manifestazione in memoria del G8. Il caso più eclatante, nel 2003, era stato poi quello dell' ispettore Montalbano che vedendo Genova, ne Il giro di boa (Sellerio) di Andrea Camilleri, era lì lì per dimettersi: se certo non era letteratura civile, il messaggio era chiaro a un vasto pubblico di lettori.
[…]
Alessandro Beretta
 
 

12.4.2008
Camilleri alla siciliana
Mercoledì 28 maggio 2008 alle 21:00, all'Auditorium della Rai di Palermo, presentazione del documentario di André Buytaers, a cura del Camilleri Fans Club.
Sarà presente l'Autore.
 
 

Città della Spezia, 12.4.2008
Cronaca
Il Cielo sopra La Spezia: Astenersi perdi tempo
Consigli letterari per ammazzare il tempo in questi giorni uggiosi.

Oggi è giornata elettorale, quindi evitiamo argomenti che in qualche modo possono disturbare la “pausa di riflessione” o influenzare qualche intenzione di voto. Siccome è anche un week end di brutto tempo, qualche consiglio letterario per trascorrere queste ore casalinghe lontano dalla televisione, spaparanzati sul divano e con un buon libro tra le mani.
”Il Campo del Vasaio”, Andrea Camilleri, Sellerio, euro 12,00. Ritorna il Commissario Montalbano, e con lo smalto dei giorni migliori. Infatti, se le ultime uscite avevano segnato una leggera flessione di livello, con il “Campo del Vasaio”, il Sommo Camilleri ritorna agli antichi fasti. Ritroviamo un Salvo Montalbano acuto come sempre, anche se con chiari sintomi di disillusione e d’amarezza. Il Commissario sembra incline alla malinconia più del solito, ed a volte si lancia in cupi monologhi interiori, in cui cerca di combattere contro il tempo della vita che trascorre inesorabile, con tutto il suo carico di ricordi e di incertezze. Il paradigma narrativo della storia è quello del tradimento, condizione che investe anche le persone più vicine e care a Montalbano, come il suo amico e collega di vecchia data Mimì Augello. Il tradimento che si dipana con sfumature più o meno accese lungo tutto l’arco della vicenda, e che sarà la chiave di volta per la risoluzione del mistero. Anche in questo caso, Montalbano indaga e risolve per ricomporre il suo personale senso di verità, una verità che non sempre coincide con la giustizia codificata dal Diritto degli uomini, ma che a volte la trasfigura. E’ un po’ il filo conduttore “filosofico” di tutte le avventure di Montalbano, in cui l’intreccio, spesso denso di sterzate e direzioni inaspettate, organizzate ad arte per disorientare piacevolmente il lettore, si risolve sempre e comunque con l’affermazione spietata di una verità che può anche essere scomoda e quindi non consolatoria. In questo, a mio avviso, sta tutta la genialità di Camilleri. Anche nel “Campo del Vasaio”, rintracciamo la neolingua inventata da Camilleri in tutta la sua efficacia cromatica, come se fosse la tavolozza di un pittore demiurgo. E ritroviamo i personaggi indimenticabili di Catarella, Fazio ed i notabili della questura di Vigata. Tutti gli ingredienti che ci hanno fatto amare questo incredibile Personaggio e la sue storie, in cui possiamo specchiarci per interrogare noi stessi ed il mondo anche al di là dell’aspetto più propriamente “poliziesco” delle sue avventure.
[…]
Marco Ursano
 
 

Corriere di Ragusa.it, 12.4.2008
Modica - Proseguono le riprese della fiction
Modica: Inseguimento di Montalbano
Nei pressi della chiesa di San Giorgio

Un inseguimento in macchina davanti alla chiesa di S. Giorgio. E’ una delle scene della nuova serie del commissario Montalbano che si gira in questi giorni nel ragusano.
La vecchia Tipo del commissario viene abbandonata sul corso S. Giorgio dopo la scena dell’inseguimento; protagonista è Montalbano ma la parte dell’inseguimento è stata affidata ad una comparsa; la troupe ha allestito il set proprio sotto le scale della chiesa ed ha lavorato ieri per tutto il giorno. Due gli episodi attualmente in lavorazione, il primo dei quali è “Vampa d’agosto”.
Molte le scene che il regista Sironi ha ambientato nel centro storico della città. A cominciare dalla società di mutuo soccorso, la chiesa di S.Pietro, il palazzo degli studi dove sono immaginati i locali della procura e la stanza del procuratore; anche Modica Alta farà da sfondo ad alcune scene con la chiesa di S.Giovanni. La troupe lavorerà ancora per qualche giorno e riprenderà poi il lavoro a fine mese per concludere entro la prima settimana di Maggio.
Duccio Gennaro
 
 

Gazzetta del Sud, 12.4.2008
L'intervento
Turismo, da risorsa mortificata a volano di sviluppo

Il nostro Paese, questo è un dato innegabile, è ad alta vocazione turistica e quindi il turismo dovrebbe essere gestito col massimo della professionalità e dell'impegno. Ma non è così. Ed è un male, perché l'Italia ha tesori che non ha nessun altro Paese del mondo. E invece noi i turisti li scoraggiamo e li allontaniamo presentando loro le montagne di spazzatura della Campania, non tutelandoli dalle rapine, dagli scippi e dalle violenze sessuali.
La prova che noi non sappiamo gestire il turismo sta, paradossalmente, in un evento positivo, nei romanzi di un siciliano ultraottantenne, Andrea Camilleri, nelle fiction realizzate dalla Rai e nel personaggio del commissario Salvo Montalbano, efficacemente impersonato da un sempre bravo Luca Zingaretti. Quella di portare sul teleschermo i romanzi di Andrea Camilleri è stata una delle più felici intuizioni della Rai. Fin dal primo episodio la fiction del commissario Montalbano ha registrato un alto indice di gradimento. Tanto che è stata realizzata una nuova serie già prossima a essere teletrasmessa. Certo, i romanzi di Montalbano sono molto coinvolgenti; gli attori sono tutti bravi, ma i luoghi sono un pezzo bello di Sicilia.
Così Licata in modo particolare, ma anche Noto, Scicli e Ragusa hanno vissuto l'arrivo di migliaia di turisti, venuti per vedere i luoghi dei romanzi e delle fiction. Camilleri ha venduto fin'oggi oltre dieci milioni di copie dei suoi romanzi, mentre i luoghi sui quali si sono svolte le fiction sono divenuti un polo di eccezionale attrazione turistica, tanto da interessare il Centro internazionale di studi e luoghi del Gruppo Fiera di Milano.
Non solo Licata, ma Noto, Scicli e soprattutto Ragusa hanno registrato un incremento turistico eccezionale e in genere tutta la Sicilia. Ragusa da 485.000 presenze è passata a 850.000. Le autorità locali hanno intrapreso tutta una serie di iniziative con finalità di incremento turistico molto mirate, quali la visita alla «stanza del questore» che nella fiction era appunto la stanza del questore ma nella realtà l'ufficio del sindaco di Scicli. Altra meta turistica è la Pro Loco di Scicli, adattata a sede della Questura di Montelusa, sede stabile di Montalbano, e ancora la casa di Montalbano, ubicata a Puntasecca, porzione di Santa Croce Camerina che è stata trasformata in bed and breakfast sempre più affollato da turisti che dopo avere fatto tappa davanti alla casa che dà sul mare si fermano per fare uno spuntino. Nel fine settimana è piacevolmente impressionante vedere file di pullman di turisti, ospiti di numerose pensioni e agriturismi realizzati in gran fretta e sempre affollati.
Un contributo promozionale turistico davvero eccezionale del quale va dato merito alla inesauribile penna dell'ultraottantenne Andrea Camilleri, siciliano doc. Ma anche all'iniziativa e all'intuito della televisione che, messe da parte, per una volta, le varie Piovre, ha realizzato una serie di fiction di eccezionale valore turistico.
E la nuova serie sarà trasmessa tra breve. La Sicilia non ha industrie, non ha risorse alternative, ha solo turismo, un turismo che deve essere valorizzato con la necessaria professionalità. Quando lo si capirà sarà sempre troppo tardi.
Franco Pustorino
 
 

l'Unità, 12.4.2008
Fronte del video
Tutti con Totti

Dopo tanti passaggi in tv, i candidati premier sono tutti senza voce e un po' invecchiati. E più di tutti quello che era già vecchio da prima e, nel corso della campagna elettorale, ha sparato le sue ultime cartucce contro il presidente della Repubblica, contro le donne, contro i magistrati, contro gli eroi dell'antimafia e perfino contro Totti! Ma questo alla fine gli è sembrato troppo. Tanto che ieri, per l'ennesima volta, ha ritrattato, sostenendo in tv di non aver voluto dire che il campione romanista è scemo, ma solo 'strumentalizzato'. Nelle precedenti elezioni l'aver definito coglioni quelli che votavano per l'avversario non sembra abbia giovato al cavaliere, tant'è che perse. E ora noi coglioni comunisti e grulli, nonché strumentalizzati, insieme appassionatamente a Totti, George Clooney, Nanni Moretti, Camilleri, Sabrina Ferilli, Benigni e molti altri, siamo fermamente intenzionati a mettere a riposo l'amico di Mangano, più tutti gli amici degli amici, ai quali baciano le mani i feroci padani, pronti a morire per un posto a Roma.
Maria Novella Oppo
 
 

ANSA, 13.4.2008

 
 

Il Giornale, 13.4.2008
La provincia italiana sta in fondo a un lago

Il paragone con Piero Chiara, Andrea Vitali dovrà sopportarlo sempre. Del resto il decollo del suo successo di vendite ha coinciso anche con l’attribuzione del premio Chiara, ed elementi in comune con lo scrittore di Luino ce ne sono anche troppi. Non fa eccezione quest’ultimo romanzo, La modista (Garzanti, pagg. 385, euro 16,60), ottavo libro in cinque anni di boom mediatico e commerciale, coinciso con un lancio pubblicitario dove i riferimenti a Piero Chiara non erano certo risparmiati, ma anzi incoraggiati dall’editore.
[…]
Un altro inevitabile confronto è quello con Andrea Camilleri, ma Camilleri scrive soprattutto gialli [Sic!, NdCFC], e con una lingua inventata. Vitali descrive situazioni di paese, al limite piccoli drammi sociali, e usa bene l’italiano con sapienti venature dialettali, badando a non appesantire la narrazione, anzi.
[…]
Paolo Bianchi
 
 

L’angolo nero, 14.4.2008
Preziosa testimonianza in esclusiva, corredata da foto, di Ida Ferrari che, in quel di Brescia, ha assistito all'inaugurazione del Festival "A qualcuno piace giallo".
A Camilleri (e anche a noi) piace giallo

Brescia torna a tingersi di giallo sotto un cielo di tutte le nuances di grigio tendenti al nero, che potrebbe ispirare un “A qualcuno piace noir”. Ad  accontentare gli appassionati di entrambi i generi.
Condizioni atmosferiche pessime dunque, ma discreta affluenza di pubblico venerdì pomeriggio per l’inaugurazione dell'ottava edizione del festival.
Partito in sordina otto anni fa per la promozione della lettura e degli autori, il festival è cresciuto fino a diventare un appuntamento ambito e nazionale. Sono le parole del presidente della Provincia Alberto Cavalli, orgoglioso del successo ottenuto. La manifestazione è anche teatro, cinema, fiction, musica. Un susseguirsi di appuntamenti dall’11 al 17 aprile in due sedi: lo storico Sancarlino  e da quest’anno il rinnovato auditorium della Camera di Commercio. Il calendario culminerà con il premio alla carriera gialla a Gigi Proietti martedì 15.
Personaggio di riferimento della manifestazione: Raymond Chandler con il suo detective Philip Marlowe.

Venerdì pomeriggio, magnifica l’esclusiva videointervista ad Andrea Camilleri. Intervistatrici Lilia Gentili e Magda Biglia.
Ecco alcune domande e risposte:
Gentili: Il commissario Montalbano in testa a tutte le classifiche…
Camilleri: È un fenomeno piuttosto strano. Ultimamente per ogni libro ho 20-30 mila lettori in più, è un ventaglio che non finisce mai di allargarsi. All’inizio i miei lettori erano dai cinquant’anni in su, poi un giorno verso il 2000, mentre facevo una presentazione a Firenze mi sono accorto che c’erano dei giovani vestiti da giovani. Ho pensato che fossero lì per manifestare… invece… erano miei lettori.
Gentili: Montalbano sta invecchiando?
Camilleri: Vede, quando cominciai a scrivere ispirandomi al Maigret di Simenon (al quale devo moltissimo) mi accorgevo che lui era immutabile. Mentre succedevano guerre e rivoluzioni, cose terribili, Maigret era sempre lo stesso e mi dissi “Com’è possibile che questi delitti non stingano su di lui?” Così decisi che il mio commissario sarebbe invecchiato. L’usura è inevitabile, sono i delitti che lo fanno invecchiare.
Biglia: Nei suoi due ultimi libri, “Il campo del vasaio” e “Il tailleur grigio”, si parla di tradimenti. C’è un disagio da parte di Montalbano.
Camilleri: Il tradimento esce dalla natura dei siciliani. Montalbano è a disagio non tanto per il comportamento di Mimì Augello, ma perché non si è confidato con lui. L’amicizia è un’arte per i siciliani, basta una parola in più per romperla. L’amico non deve chiedere, devi essere tu a prevenire la richiesta per non metterlo in imbarazzo.
Gentili: Parlando di Marlowe. C’è qualcosa della sua ironia che troviamo in Montalbano? O è una forzatura?
Camilleri: No, non lo è. Anche se il mio è un personaggio istituzionale e Marlowe  è un poliziotto privato, devo molto alla scrittura di Chandler. Lui ce l’ha insegnata, noi giallisti abbiamo un debito enorme con lui. E dire che ci ha messo dieci anni perché gli editori gli passassero una frase. Noi gli siamo grati per questi dieci anni di sua insistenza.
Gentili: Perché  nei suoi romanzi  la mafia si percepisce appena?
Camilleri: Rispondo come sempre: temo che appena un mafioso diventi protagonista di un romanzo di serie zero, ne divenga nobilitato. Io non ho nessuna intenzione di nobilitarlo. Prendiamo ad esempio il film “Il padrino”: il protagonista è un assassino puro, ma viene quasi visto come persona nobile, io non lo farò mai.
Biglia: Montalbano ha 58 anni. Quando andrà in pensione?
Camilleri: Fra due anni, verso i 60. D’altra parte… il suo autore ne ha 82 e mezzo.
Andrea Camilleri ride mentre lo dice. E sembra un ragazzino.
[…]
Ida Ferrari
 
 

La Sicilia, 14.4.2008
Teatro. Ieri e oggi
Quest’anno le Rappresentazioni classiche ripropongono la triade di Oreste. Proprio come quella volta, quasi mezzo secolo fa...
Correva l’anno 1960
Ed era tutto più bello

Gassman regista, testo di Pasolini. E un Camilleri «segreto»
La folla che ogni sera gremisce la cavea del Teatro Greco a prima vista non ha nulla da spartire con il composto e un po’ distaccato pubblico che siamo abituati a vedere nei teatri normali (Andrea Camilleri)
Edizione da ricordare. Al Teatro Greco Pier Paolo Pasolini (che firmò la traduzione di Eschilo), Vittorio Gassman regista con Luciano Lucignani. E Andrea Camilleri con un doppio ruolo: regista radiofonico e inviato del Radiocorriere Tv
Esperimenti notturni. Il «papà» di Montalbano a Siracusa realizzò il primo esperimento di prosa in stereofonia: registrazioni effettuate di notte, quando nella cavea regnava il silenzio. Rotto dai rumori che arrivavano dal porto...

Era il 1960. E tutto era più bello. Come attacco giornalistico non è granché, ma dice la verità. Per i nostri scopi sarebbe stato più giusto iniziare dicendo che era il 1960, e in quella edizione delle Rappresentazioni Classiche, al Teatro Greco, un altro grande nome della cultura italiana si aggirava tra le pietre, ancora intatte, della Cavea. Oltre ai citatissimi, in questi giorni, Pier Paolo Pasolini, che allora, come quest’anno, firmò la traduzione dell’Orestiade di Eschilo, e Vittorio Gassman che ne siglò la regia insieme con Luciano Lucignani, c’era anche Andrea Camilleri. Il papà del commissario Montalbano, oggi l’unico scrittore italiano contemporaneo tradotto in tutto il mondo, come Pirandello, come nemmeno Verga, in quell’anno a Siracusa ebbe un doppio ruolo: regista radiofonico e inviato del RadioCorriere Tv. Figlio di una generazione ritagliata sull’azzardo futurista, ingiustamente bollata dalla storiografia ideologizzata come nostalgica e conservatrice, Camilleri è stato uno dei protagonisti del periodo delle grandi sperimentazioni radiofoniche.
Nel 1960, con le Orestiadi, al teatro greco di Siracusa, realizzò il primo esperimento di prosa in stereofonia. Esperimento che è finito in tre volumi considerati enciclopedia delle sperimentazioni radiofoniche: due curati da Bompiani, uno da Donzelli, scritto da Lorenzo Pavolini, figlio del grande critico Chicco Pavolini. Esperimento che, a Stilos, il 20 febbraio 2007, Andrea Camilleri ha raccontato così: «In verità io a Siracusa ho fatto diverse cose. Mi innamorai di questo bellissimo teatro all’inizio della mia carriera, quando facevo l’aiuto regista di Orazio Costa. Poi nel 1960, appunto, andai a fare le riprese notturne - perché si potevano fare solo di notte - delle "Orestiadi", fatte da Vittorio Gassmann e dalla sua compagnia. Loro recitavano per il pubblico il pomeriggio; poi la notte, quando c’era un po’ di calma, cominciavamo a fare questo esperimento di registrazione in stereofonia. E fu davvero il primo esperimento di prosa in stereofonia. Il Teatro Greco si prestava benissimo. Perché il grande spazio tu lo traducevi acusticamente nel movimento dei personaggi. Era una cosa bellissima e nello stesso tempo difficile. Perché lei capisce che, per esempio, se partiva un motopeschereccio dal porto di Siracusa alle 2 di notte, noi con i nostri apparecchi ipersensibili lo registravamo. Mi ricordo che ci fece letteralmente impazzire una pompa per l’irrigazione di un orto. Una notte passata a cercare di registrare e sul più bello, ecco che partiva la pompa».
Era il 1960, dicevamo, e il peschereccio, e la pompa d’irrigazione dell’orto… Era il 1960 e Pier Paolo Pasolini non aveva ancora scritto, sul Corriere della Sera, il famoso articolo sulla scomparsa delle lucciole. Un articolo che parlava proprio di Siracusa. L’insediamento di un grande polo industriale petrolchimico avrebbe determinato l’inquinamento dei fiumi, che a sua volta avrebbe causato la scomparsa delle lucciole: «Darei l’intera Montedison per una sola lucciola», era il titolo con cui il Corriere della Sera vestiva il Pasolini polemista; quello più riletto, quello più rivalutato. Quello più scomodo: il Pasolini antimoderno. Corsi e ricorsi: proprio in questi giorni un fiume, a Priolo, si è colorato di petrolio, che, viscido, ne ha aggredito le falde fino a raggiungerne il letto. Due generazioni di uomini e donne, nella nostra provincia, non hanno mai visto una lucciola nella loro vita. Una grande azienda di quel petrolchimico è tra gli sponsor delle Tragedie. Chissà se Pasolini acconsentirebbe, oggi, a dare la sua traduzione.
Era il 1960, dunque, e c’eravamo noi, i siracusani. Descritti meravigliosamente dal Camilleri inviato del Radio Corriere Tv. A quei tempi, accompagnati ai lavoranti delle botteghe dei grandi "mastri" siracusani, sarti e falegnami orgoglio della Pro Patria, familiari e congiunti, anche con la scusa di portare un ditale, si approssimavano per godere della vista di questo splendido spicchio di grecità. Il loro amore per le tragedie era ciò che dev’essere l’amore: un capolavoro d’ingenuità. Oggi l’attesa per le tragedie è un prurito glamour di ignoranti con la maturità classica firmati Burberry: la Tragedia è un esercizio ideologico che non parla più delle nostre vite, consegnate alla più totale incomprensibilità. Scriveva Andrea Camilleri, sul Radio Corriere Tv, il 18 giugno del 1960: «La folla che ogni sera, in occasione delle rappresentazioni classiche siracusane, gremisce la cavea del Teatro Greco, a prima vista non ha nulla da spartire con il composto e un poco distaccato pubblico che siamo abituati e vedere nei teatri normali. Eccitati e chiassosi bambini corrono lungo le gradinate inventando nuovi giochi, gli spettatori del "loggione" (che è un vero e proprio prato) mangiano panini distesi sull’erba e creano un’atmosfera spensierata da scampagnata domenicale, gli occupanti dei posti riservati dopo un po’ dimenticano anche loro di trovarsi convenuti per assistere ad uno spettacolo teatrale e si abbandonano al piacere di una vacanza improvvisata: i nomi e i richiami s’intrecciano nelle lingue più diverse, mentre su tutte sovrastano le voci dei venditori di bibite e di cuscini. E’, insomma, una folla da stadio (quella che in fondo sogna ogni uomo di teatro). Ma non appena dall’immenso palcoscenico si odono provenire le prime note musicali, scende improvviso un silenzio assoluto, raccolto. Come obbedendo a un ordine, il pubblico da kermesse si trasforma disciplinatamente in pubblico da teatro, attento, esigentissimo».
Massimiliano Torneo
 
 

Il Giornale, 14.4.2008
Ho avuto un incubo: Walter ingabbiato da sindacati e Di Pietro

Ho fatto un sogno, come diceva quel tale che imitava quelli che imitano Luther King. Anzi, un incubo: vinceva Veltroni. Si apron le urne e si levano i fantasmi, e tornano quelli di prima. Si fa l’appello, manca Prodi le cui ceneri verranno trovate sotto un rogo artigianale. Naturalmente ha vinto a stento: la Camera è facile, basta un voto in più. Ma al Senato siamo come prima: soltanto tre senatori di vantaggio, accuse di brogli in Sud America e Rita Levi Montalcini dice comincio a stufarmi ed ho anche la mia età trovatevi qualcun altro. Il Quirinale dice si preparino per l’infornata di soccorso senatori a vita i signori Eugenio Scalfari, Dario Fo e Andrea Camilleri.
[…]
Paolo Guzzanti
 
 

La Stampa, 15.4.2008
A teatro con Camilleri fra equivoci e imbrogli
Saison culturelle. Al Giacosa va in scena “La concessione del telefono” La commedia è tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore siciliano

Aosta. Perderebbe di certo le staffe e farebbe un quarantotto il commissario Montalbano se, facendo un balzo indietro di un secolo, si trovasse alle prese con gli imbrogli e gli equivoci de «La concessione del telefono», divertente romanzo del suo creatore, Andrea Camilleri, adattato per il teatro e proposto oggi e domani alle 21 al Giacosa di Aosta per la Saison culturelle. In questa storia, però, l’integerrimo commissario non c’entra affatto. «La concessione del telefono» è ambientato, come tutti i romanzi dello scrittore agrigentino, nell’immaginaria Vigata, ma in questo caso a fine Ottocento. L’ispirazione arriva a Camilleri con il ritrovamento, tra le vecchie carte di casa sua, di un decreto ministeriale del 1892 per la concessione di una linea telefonica privata. «Il documento - racconta l’autore - presupponeva una così fitta rete di più o meno deliranti adempimenti burocratico-amministrativo da farmi venir subito voglia di scriverci sopra una storia di fantasia». Il ritrovamento risale al ‘95 e il romanzo esce per la Sellerio nel ‘98. Nel 2005 Camilleri ne firma la sceneggiatura a quattro mani con il regista Giuseppe Dipasquale, con cui aveva già curato, con successo, la trasposizione per il teatro de «Il birraio di Preston». «Al contrario di quanto si potrebbe pensare - dice Anna Ugliano, curatrice della sezione “Teatro italiano” - Camilleri non è un narratore prestato occasionalmente al teatro, ma un vero cultore del genere che ha contribuito a diffondere in Italia il teatro di qualità: ad esempio Beckett, da lui rappresentato per primo nel 1958, o anche Pinter, Eduardo o Pirandello, che lui portò nelle case degli italiani quando lavorava in Rai come regista, produttore e sceneggiatore». Oggi e domani anche ad Aosta le sue creature e il suo linguaggio, una vera e propria sinfonia di parlate, lasciano le pagine del libro per il palcoscenico, interpretati da un cast di 14 attori impegnati in oltre 20 ruoli. Il protagonista, Filippo Genuardi detto Pippo, è interpretato da Angelo Tosto, attore di grande esperienza, affiancato da Tuccio Musumeci, nei panni dell’antagonista don Calogero Longhitano, e Filippo Pattavina, attore trasformista impegnato in 7 ruoli diversi. Davanti a un grande muro di pratiche, faldoni e cartelle, i 14 attori diretti da Dipasquale racconteranno la vicenda comica, paradossale e amara di Pippo Genuardi. Innamorato della seconda moglie del suocero, per poterla contattare fa regolare richiesta per farsi installare una linea telefonica privata. Ma indirizza la domanda di autorizzazione al prefetto di Montelusa chiamandolo Vittorio Parascianno anziché Marascianno. L’errore causa una lunga serie di equivoci che coinvolgono non solo lo sfortunato Genuardi e la sua famiglia, ma anche la chiesa, i vari apparati dello Stato e, non ultimi, don Calogero Longhitano, il mafioso del paese. Ci sono ancora biglietti disponibili (15 euro l’intero, 11 il ridotto). Per informazioni telefonare allo 0165/32778.
Ursula Celesta
 
 

Pupia, 16.4.2008
PulciNellaMente consegna premio carriera a Camilleri

Sant’Arpino. Si aprirà ufficialmente giovedì pomeriggio, a Roma, l’edizione del decennale della Rassegna Nazionale di Teatro Scuola “PulciNellaMente”.
La trasferta nella Capitale della kermesse ideata e diretta da Elpidio Iorio, Antonio Iavazzo e Carmela Barbato vivrà due momenti importanti. Il primo sarà la cerimonia del Premio alla Carriera allo scrittore Andrea Camilleri, che sarà seguita dalla conferenza stampa di presentazione della Rassegna che prenderà il via venerdì dal Teatro Ricciardi di Capua per concludersi domenica 27 aprile al Lendi di Sant’Arpino. L’incontro fra PulciNellaMente e il creatore del personaggio di Salvo Montalbano rappresenta, dunque, un nuovo indimenticabile momento nella storia della manifestazione nata nel 1998 e che anno dopo anno finisce con l’attirare sempre di più l’attenzione di eminenti personalità del mondo della cultura, del teatro e dell’arte. In particolar modo l’edizione di quest’anno si preannuncia davvero come quella del degno coronamento di un’avventura che, iniziata dieci anni or sono, si è andata sempre più consolidando diventando un punto di riferimento imprescindibile nel suo genere. “Siamo estremamente onorati- dichiarano Iorio, Iavazzo e Barbato- di avere al nostro fianco il maestro Andrea Camilleri, che con entusiasmo ha accettato il nostro invito, dimostrando una grande attenzione verso “PulciNellaMente”. Del resto quando abbiamo pensato a lui eravamo sicuri di andare incontro ad una persona sensibile ad eventi come la Rassegna, così come ha lasciato trasparire in tutti questi anni attraverso i suoi lavori dalle svariate forme culturali: dalla letteratura, alla regia, passando per la sceneggiatura teatrale e televisiva fino alla saggistica”. Al termine della cerimonia della consegna del Premio alla Carriera, come detto sarà presenta ufficialmente la X edizione di “PulciNellaMente” che anche quest’anno, come già accaduto nel 2007, si potrà avvalere della Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, concesso personalmente dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Il testimonial del decennale sarà il grande Giorgio Albertazzi che, fra le altre cose, è stato anche l’autore del logo della kermesse.
 
 

Il Giornale, 16.4.2008
«A Cuba la libertà corre su Internet»

Da vicino lo scrittore Leonardo Padura Fuentes - a Milano in occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo La nebbia del passato, edito da Tropea (pagg. 380, euro 16,90) - mostra una folta barba e baffi neri che gli incorniciano il volto rotondo e olivastro.
[…]
Volendo parlare della realtà italiana, conosce la produzione dello scrittore siciliano Andrea Camilleri?
«Ho letto alcuni dei suoi libri. Ammiro molto l’opera di Camilleri. Nel mondo ci sono due Paesi che si assomigliano: Cuba e l’Italia o, meglio, Cuba e la Sicilia. Le due isole formano un universo ricco di colore e passione».
[…]
Gabriele Morelli
 
 

Corriere della Sera, 17.4.2008
Editoria La Giornata mondiale del libro promossa dall' Unesco per il 23 aprile
I blog, comunità virtuale del bestseller

Da tempo libri di piccole case editrici entrano nelle classifiche dei più venduti, grazie al passaparola dei blog sul web: riescono a scavalcare il muro delle campagne pubblicitarie e della forza organizzativa di promozione e vendita dei grandi editori. Il primo caso eclatante è stato quello di Andrea Camilleri, snobbato per decenni dall' editoria ed esploso in tarda età. Da tempo i fans di Montalbano hanno un sito molto frequentato che gioca da volano.
[…]
Giorgio De Rienzo
 
 

17.4.2008
Genova, ore 16.30 presso la Sala dei Chierici della Biblioteca Berio, Via del seminario,16. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Andrea Camilleri, giallista e scrittore civile
Seminario di Giovanni Capecchi - Università per stranieri di Perugia
La conversazione, nell'ambito della sesta edizione del Corso di Cultura Italiana del Novecento organizzato dalla Società “Dante Alighieri”, sarà accompagnata dalla lettura di brani significativi presentati ad opera degli attori Enrico Campanati e Carla Peirolero.
 
 

Napoli Magazine, 17.4.2008
Il 20 aprile la Festa del Libro su Kiss Kiss Napoli

Domenica 20 aprile Radio Kiss Kiss Napoli, con Ida Di Martino e la straordinaria partecipazione di Andrea Camilleri, presenta: “La Festa del Libro”. Dalle 9 alle 14, in diretta sulla radio della città, gli ascoltatori appassionati di lettura avranno la possibilità di avere in regalo oltre 200 volumi. In occasione della Giornata mondiale del libro, prevista per mercoledì 23 aprile, anche Radio Kiss Kiss Napoli intende celebrare l’evento con una maratona speciale interamente dedicata al mondo editoriale. Domenica 20 aprile, nel salotto radiofonico di Ida Di Martino - abituale conduttrice di “Cafè Blu” - si alterneranno, per discutere delle ultime novità in libreria, prestigiosi ospiti del panorama letterario nazionale. La lunga diretta sarà impreziosita, oltre che dalla partecipazione di Andrea Camilleri, da molti dei più autorevoli autori italiani, tra i quali Raffaele La Capria, Flavio Caroli, Luciano De Crescenzo , Peppe Lanzetta e Marcello D’Orta. Per intervenire in diretta: 0815466873 - Sms: 347 4900005 - Mail: radio@kisskissnapoli.it
 
 

VareseNews, 17.4.2008
Intervista - Il regista della "Concessione del Telefono" ci racconta lo spettacolo in scena all'Apollonio dal 18 al 20 aprile
Dipasquale: «Lavorare con Camilleri? Difficile ed entusiasmante»

Portare a teatro i best-seller di uno degli autori italiani più amati e popolari del momento non è cosa facile. Ma Giuseppe Dipasquale, regista e direttore artistico del Teatro Stabile di Catania, è sicuramente una persona all'altezza della situazione. Per questo Andrea Camilleri, che al teatro ha dato molto nella sua carriera, l'ha scelto per portare sul palcoscenico i suoi romanzi più belli. Una scelta evidentemente soddisfatta, visto l'entusiasmo che l'ha spinto a dire che "È proprio nella messa in scena che inizia un nuovo viaggio del testo, sempre diverso e sempre nuovo, sempre imprevedibile, sempre disperatamente esaltante".
Così, dopo "Il birraio di Preston", Dipasquale ha firmato un'altra trasposizione di un romanzo di Camilleri, forse uno dei più amati e intricati, "La concessione del telefono". Lo spettacolo fa parte della Stagione Teatrale Comunale di Varese, andando in scena all'Apollonio in tre date, dal 18 al 20 aprile. Trasformare questo libro in un copione non è stato facile, ecco come ci ha raccontato questo lavoro lo stesso Dipasquale.
Dopo "Il birraio di Preston" porta a teatro un altro libro di Camilleri. Ma quali ostacoli si incontrano nell'adattare questo autore?
«È un'avventura difficilissima ma entusiasmante. I testi di Camilleri sono particolari da portare a teatro: da una parte ti aiuta la parola dei personaggi, che si adatta bene ai copioni. Dall'altra il plot è molto aggrovigliato, e presenta diversi ostacoli nell'adattamento. Siamo arrivati alla stesura di partenza dopo ben nove copioni».
"La concessione del telefono", poi, ha già una forma particolare, divisa tra quelli che Camilleri definisce "cose scritte" e "cose dette". Come ha reso questa particolare forma narrativa?
«Esatto, per il 50% è epistolare, la restante metà è di dialogo. Il dialogo è stato facile da portare, ma tutta l'altra parte è quella da cui si costruiscono i profili dei personaggi. Diciamo che quella metà vale tre adattamenti!».
Parlando di questo spettacolo dice che è una "metafora popolare", cosa intende con questo?
«Credo sia un metafora popolare del meridione: la quantità di emergenze che il sud ha portato allo stato centralista ha avuto come risposta un risultato cartaceo, non di azioni ma di burocrazia. Ed è questa la metafora di fondo che sottende alla storia assurda del protagonista».
La collaborazione con Camilleri sembra davvero affiatata. Replicherà?
«Per ora posso dire che si replicherà l'anno prossimo, "Il birraio di Preston" ha avuto vita breve, quindi lo riporteremo sul palcoscenico».
I fan di Camilleri, ma non solo, non possono perdere questo spettacolo. I biglietti costano 28, 23 o 18€. Per ulteriori informazioni consultate il sito del Teatro.
Simone Gambirasio
 
 

Bresciaoggi, 18.4.2008
Il personaggio. L’ex Miss Italia, protagonista di Carabinieri, ora punta su Montalbano
Francesca Chillemi una stella «sostenibile»
«La fiction sulla Benemerita? È quello che vuole la gente»

[...]
Qualcosa nella sua carriera si sta muovendo proprio adesso. La vedremo accanto al commissario Montalbano nella nuova serie che si sta girando in questi giorni. L'episodio è tratto da «Luna di carta» di Camilleri: «Un ruolo piccolo ma intenso. Zingaretti? È un uomo carismatico, pacato e solitario, mi ha dato anche buoni consigli. Per esempio, ad alzare sempre gli occhi che tendo a tenere bassi per timidezza. E' bello lavorare con gente che conosce il mestiere».
[...]
NI.DO.
 
 

VareseNews, 19.4.2008
Recensione - Grande successo all'Apollonio per l'adattamento teatrale de "La Concessione del telefono". Lo spettacolo replicherà sabato 19 e domenica 20
Un Camilleri divertente e profondo, anche a teatro

Un ammasso di libroni, registri e raccoglitori giganti, che si sostituiscono a scale, pavimenti e case nei loro colori opachi e polverosi. Così viene descritta la Vigata di Camilleri nelle belle scene di Antonio Fiorentino, per l'adattamento teatrale della "Concessione del telefono" in scena all'Apollonio venerdì sera. Lo spettacolo replicherà sabato 19 e domenica 20.
Proprio in questa metafora della Sicilia sta tutto il valore critico del testo del popolare autore: in una regione, che fin dalle origini, ha presentato seri problemi all'Italia unitaria, lo Stato ha voluto rispondere solamente in maniera burocratica. E proprio in tutta questa burocrazia di carte e cartelle, l'uomo semplice come il protagonista Filippo Genuardi, può essere facilmente incastrato e ricattato. "Ogni siciliano rimane bloccato, tra la mafia e lo stato", ed è proprio questa l'assurda verità che racconta il fallimento del primo sogno unitario.
Nell'adattamento teatrale firmato a quattro mani dallo stesso Camilleri e da Giuseppe Dipasquale, il romanzo è risultato davvero efficace e interessante. L'originale separazione tra dialoghi e documenti che ha contraddistinto la prosa di Camilleri, qui viene resa con i sistemi più immediati: giornali strillati, lettere scritte, chiacchiere di vicinato. A prevalere ancor meglio, a teatro, è l'aspetto comico dei personaggi. Merito non solo del copione, ma evidentemente anche dello spazio all'interpretazione corporea lasciato ai bravissimi interpreti, tra i quali Tuccio Musumeci, Pippo Patavina e Marcello Perracchio.
Il pubblico dell'Apollonio, particolarmente folto per questa chiusura della Stagione Teatrale Comunale, è apparso sinceramente divertito. Ma ha anche masticato, ancora una volta, quell'immagine dolceamara della Sicilia così vivida in Camilleri, e che ne ha decretato un successo teatrale degno di quello letterario.
Simone Gambirasio
 
 

Caserta24ore, 21.4.2008
Il libro
“Il campo del vasaio” di Andrea Camilleri

Il campo del vasaio è un luogo in cui, secondo il Vangelo di Matteo, si impiccò Giuda per aver tradito Gesù. In un luogo simile (il “critaru”) la polizia di Vigata trova il cadavere di un uomo ucciso e sezionato in trenta pezzi, quanti furono i denari, compenso di Giuda. Gli elementi allusivi alla punizione di un tradimento, avvalorati da una lettera anonima, fanno pensare a un delitto di mafia, avvezza a certi macabri rituali nel consumare le sue vendette. Montalbano indaga, ma la sua indagine sul delitto è parallela a quella che svolge in privato, per chiarire certi strani comportamenti dell’amico e vice Mimì, che appare ben presto succube delle arti seduttive di una bella donna. Si innesca un vortice di tradimenti e menzogne, che comunque il commissario riesce a risolvere, a costo di agire all’insaputa di tutte le persone a lui più care: Mimì, Livia, il fedelissimo Fazio, che solo alla fine verrà messo a conoscenza del reale svolgimento dei fatti. E proprio all’amico Mimì sarà in grado di ridare, alla fine, la perduta serenità, pur mentendogli e nascondengoli la verità.
Dovrebbe essere felice Montalbano, invece la sua anima è oppressa dalla malinconia di chi guarda il mondo con l’amaro disincanto della maturità e ne vede l’eterno spettacolo del male e del tradimento, sempre più difficili da fronteggiare e combattere. Si sente il povero puparo di una squallida opera dei pupi e non sa fino a quando sarà in grado di produrre quel lieto fine che il pubblico si aspetta. L’energico commissario dalle pantagrueliche mangiate ha smarrito la balda spavalderia della giovinezza? L’ironia di Camilleri si è fatta più amara, più scoperto il suo pessimismo di fondo. Il suo personaggio ne acquista in profondità ciò che forse perde in smaliziata e divertente leggerezza, mai aliena tuttavia dal consapevole disincanto dell’uomo vigile e intelligente.
Il romanzo è sempre godibilissimo, capace di far sorridere e talvolta ridere a piena gola perché tragico e comico sono inscindibili e non c’è eroismo che non sia ridimensionato dalle piccole e involontarie miserie della quotidianità, che smuovono il riso e si fondono alla tristezza nella maschera semiseria del commissario Montalbano.
Sergio Palombo
 
 

NonSoloCinema, 21.4.2008
“Il tailleur grigio” di Andrea Camilleri
Lettere misteriose…
In “Il tailleur grigio” scopriamo un Andrea Camilleri ancora nuovo, un altro piacevole aspetto della sua scrittura, non siamo in presenza di un giallo, ma piuttosto di un intreccio intimistico e psicologico.

Giunto al primo giorno di pensione, dopo una brillantissima e inappuntabile carriera in banca, Febo Germosino si trova di fronte alla terza lettera anonima ricevuta nella sua vita. E’ la peggiore: insinua il tarlo del dubbio sui comportamenti della bellissima e giovane seconda moglie, Adele. Il matrimonio scivola ormai sui binari della noia, della ripetitività formale. Il protagonista sembra chiedersi, mentre si snoda il racconto, chi sia davvero Adele. Una Barbie affamata di sesso e prestigio sociale? Un deserto di aridità di sentimenti e di spirito? Oppure una moglie trascurata che per questo è spinta fra le braccia di molti amanti?
L’uomo è un perdente, con scarse qualità umane, ma un buon prestigio sociale e ottima posizione economica. La donna è quasi una “dark lady”, impegnata in opere umanitarie solo per creare un diversivo al tedio esistenziale, ammantata di una facciata di perbenismo che nasconde meschinità interiore e pochezza di valori. “Il tailleur grigio”, che dà il titolo al romanzo, è appunto il simbolo di questo rispetto esteriore che Adele ha per tutto: anche per la morte, di fronte alla quale si deve indossare l’«abito giusto».
Andrea Camilleri, in questo romanzo, usa il “suo” linguaggio siculo-italiano solo per la parte del narratore, mentre i dialoghi si svolgono in italiano letterario: questo mix felice rende più vivace la pagina. La precisa descrizione che l’autore fa dell’ambiente, una nitida fotografia della buona borghesia della Sicilia dei nostri giorni, contribuisce a rendere il romanzo gradevole ed intrigante: di nuovo un’ottima prova del fertilissimo autore siciliano.
Maria Chiara Alfieri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 22.4.2008
L’iniziativa
Da Pirandello alla Hornby un'antologia di brani per la giornata del libro

Domani in occasione della Giornata Mondiale del libro proclamata dall'U­nesco, alla Biblioteca centrale della Regione (corso Vittorio Emanuele 429) si svolge una manifestazione culturale cui partecipe­ranno anche le scuole. Si inizia alle ore 9,30 con la presentazione dell' antologia "Paesaggi lette­rari siciliani" realizzata dalla B. c. R. s. per la ri­correnza. Una selezione di pagine tratte da ope­re di autori siciliani contemporanei, che vuole contribuire a promuovere e a diffondere le ope­re selezionate anche tra il pubblico di lettori non assidui, con l'intento di dare, soprattutto ai giovani lettori, un'immagine a più voci della Si­cilia, una rappresentazione e descrizione di luoghi e ambienti reali, ma anche della memo­ria, che appartiene ad una comunità oggi sem­pre più orientata all'internazionalizzazione ed alla globalizzazione. Tra i testi pubblicati quel­li di Pirandello, Quasimodo, Brancati, Sciascia, Consolo, Maraini, Camilleri, Tomasi di Lampe­dusa, Piccolo, ma anche quelli di esponenti del­le generazioni successive come Piazzese, Alaj­mo, Grasso, Agnello Hornby, Collura e altri. Al­la presentazione alcuni autori dei testi selezio­nati leggeranno brani delle proprie opere. L' an­tologia verrà distribuita a tutti i partecipanti. Infine alle 10,30 viene presentata alla città e a tutte le scuole di Palermo la rete ActaLibri - Bi­blioteche e Archivi scolastici in Rete.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.4.2008
L’iniziativa
Il premio Mondello recupera il "Pirandello" per i grandi del teatro

[…]
La nuova edizione del Premio internazionale Mondello, pro­mosso e organizzato dalla Fondazione Banco di Sicilia in collaborazione con la Fondazione Andrea Biondo, giunge alla sua 34esima edi­zione con un importante cambiamento: a par­tire da quest' anno la celebrazione dei vincitori non si svolgerà più a fine novembre ma il 23-24 maggio.
L'altra novità è il recupero, dopo dieci anni di sonno, del prestigioso Premio Pirandello per il teatro, assegnato in passato (dalla ex Si­cilcassa) ai grandi del teatro, da Ingmar Berg­man a Vìttorio Gassman, da Eugenio Barba a Giorgio Strehler. La giuria, presieduta da Gianni Puglisi, è composta tra gli altri da Gior­gio Albertazzi e Andrea Camilleri.
 
 

WebTrekItalia, 23.4.2008
La Rabbia di Montalbano

Il commissario più amato d'Italia alle prese con strane creature d'altri mondi?
Un nuovo ed emozionate racconto di Claudio Chillemi per onorare il grandissimo Andrea Camilleri.
Nulla è come appare, nello scombinato mondo dei fan di StarTrek.
Buona lettura!
La redazione di WebTrekItalia
Data la dimensione, il racconto è disponibile solo in formato PDF.
Per scaricare il racconto in formato PDF Clikka Qui
 
 

La Repubblica, 23.4.2008
Il caso. Dopo anni di cinismo la narrativa italiana di è rimessa in moto
Lo scrittore si dà all'epica
Da Saviano a Camilleri. Da De Cataldo a Carlotto. Da tempo molti narratori inglobano la storia recente e passata. Se ne accorgono al Mit di Boston, non da noi

[…]
C’è chi, come Camilleri, Lucarelli e Carlotto, ha lavorato sul poliziesco in modo tutto sommato “tradizionale”, per poi sorprendere con romanzi storici “mutanti” (“La presa di Macallè”, “L’ottava vibrazione” e “Cristiani di Allah”).
[…]
Wu Ming
 
 

l'Unità, 24.4.2008
Commenti
25 aprile. La storia non si cancella
Andrea Camilleri
 
 

Sellerio.it, 24.4.2008
La forma dell'acqua
Imprevedibile!

Un coinvolgente caso che si presenta al commissario Montalbano e che rivela tutti i tratti del suo essere dubbioso e pignolo. Ed è proprio questo suo carattere, esaltato da Camilleri, che emerge nell'intricata storia che provoca nel lettore un senso di pieno coinvolgimento e di emozione mista all'ansia di scoprire l'ennesimo risvolto e lo stupore nello scoprire responsabile colui che è insospettabile! Con un aggettivo: Appassionante!
Salvatore Milici
 
 

Sorrisi e Canzoni TV, 24.4.2008
Alessandro Preziosi è il mio poliziotto ideale
Ad affermarlo è il prolifico autore di noir, creatore del «Commissario De Luca», quattro gialli mozzafiato che vedremo dal 27 aprile su Raiuno. «Sono certo» dichiara a Sorrisi «che nell'interpretazione dell'attore napoletano i telespettatori e i lettori troveranno almeno un aspetto del protagonista». Ma attenzione. Guai a definirlo l'anti-Montalbano...

«Alessandro Preziosi è perfetto nell’interpretazione del Commissario De Luca». Ad affermarlo non è uno qualsiasi, ma Carlo Lucarelli, il prolifico autore di gialli e noir creatore del personaggio che dal 27 aprile vedremo per quattro serate su Raiuno (le altre sono il 28 aprile e il 4 e 5 maggio).
[...]
Si è parlato del commissario De Luca come anti-Montalbano. Condivide questa affermazione?
«Neanche per idea. E so che anche Alessandro Preziosi la pensa come me. A parte il fatto che il mio commissario opera a Bologna e sulla Riviera Romagnola e in un’epoca totalmente diversa da quella di Montalbano, noi scrittori di gialli, e al mio fianco metto anche Massimo Carlotto, siamo compagni di viaggio di Montalbano».
[...]
Nicoletta Brambilla
 
 

Tellus folio, 24.4.2008
Remo Bassini, La donna che parlava ai morti

Remo Bassini è un ottimo narratore di storie di provincia che si adegua alla moda del giallo per pubblicare. Funziona così, purtroppo. Devo essere rimasto uno dei pochi italiani che non legge romanzi polizieschi, non guarda una puntata di Montalbano in televisione, non ha ma letto un libro di Camilleri, né pensa di farlo in un prossimo futuro. Ci sono tanti di quei libri importanti da leggere che un giallo è proprio tempo perso...
[…]
Gordiano Lupi
 
 

La Stampa, 25.4.2008
Cartesio
Inquilina particolare per critici pudichi

[…]
Smottamenti italiani
Nella letteratura italiana sta accadendo «qualcosa di importante, uno smottamento che getta in crisi ogni etichetta e cliché». Però «da noi la visuale è angusta» e quindi non ce siamo granché accorti. Lo ricorda su Repubblica Wu Ming, nome collettivo per i fortunati autori di romanzi come Stella del mattino, Manituana o Asce di guerra (tutti Einaudi). Per fortuna, dice (dicono) ci pensano ora gli americani a prendere di petto Saviano, Lucarelli, Camilleri, Carlotto, De Cataldo, persino Genna. Ben detto, questi nomi in Italia sono semisconosciuti, non se ne parla quasi mai se non in fogli clandestini, un po’ come accade al Papa, ignorato ostentatamente fuorché in America. Anzi, «tra quanti hanno drizzato le antenne c’è persino il Massachusetts Institute of Technology» che «ha invitato i sottoscritti Wu Ming a fare rapporto su quel che succede». Meno male; volevamo ben dire.
M. B.
 
 

R.T.M., 25.4.2008
Vittoria. Il sindaco annuncia proteste contro le trivellazioni della Panter

Il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, dopo avere impugnato l'autorizzazione alla Panter Eureka a trivellare il sottosuolo nei pressi della più importante sorgente idrica del territorio, in contrada Sciannacaporale, annuncia proteste eclatanti. Nel corso di una conferenza stampa in programa domani alle 12, proprio nel luogo in cui sono previste le trivellazioni e dove sono in corso i lavori da parte della Panter per impiantare le strutture, il primo cittadino illustrerà le iniziative dell'amministrazione. "Non vogliamo che la nostra acqua - afferma il sindaco - venga inquinata dall'estrazione di idrocarburi e che ci succeda come a Gela dove la mortalità tumorale è giunta a livelli elevatissimi". Nicosia ha chiesto l'intervento del presidente della Regione Lombardo, appellandosi alla posizione da lui assunta di recente sulla vicenda del petrolchimico di Gela. Il sindaco ha inviato infine una lettera allo scrittore siciliano Andrea Camilleri per chiedere un suo nuovo intervento sulla vicenda.
 
 

Corriere di Ragusa.it, 25.4.2008
Modica - Dagli arancini alle cassatine per una full immersion
Telecom omaggia Montalbano: il commissario fa scuola
Quasi 200 addetti all’evento hanno movimentato i luoghi celebri

Dagli arancini alle cassatine di Montalbano. Il commissario di Andrea Camilleri fa scuola e viene reinterpretato in tutte le salse a cominciare dal suo piatto preferito. I suoi arancini al ragù si sono trasformati in cassatine alla ricotta nell’evento che Telecom ha ideato per i suoi funzionari più brillanti.
Quasi duecento persone addetti a quello che in termini aziendali si definisce “customers’ care”, ovvero attenzione per il cliente, hanno movimentato la vita dei luoghi più noti di Montalbano. Telecom ha loro affidato tecnici, fonici, registi per girare una scena ispirata ai luoghi della fiction e li ha sguinzagliati per tre giorni tra Punta Secca, Donnalucata, Sampieri, Ragusa Ibla, Modica e Scicli.
Nove gruppi in tutto che hanno dovuto inventare una sceneggiatura, che si sono assegnati le parti, che hanno montato le varie scene per poi presentare il loro prodotto in una vera e propria serata da Oscar. Telecom ha premiato il migliore attore protagonista e non , l’attrice migliore, il miglior Montalbano , la migliore Livia, la migliore gag, il miglior gruppo di lavoro con una statuetta da Oscar.
Una serata di gala che ha visto sul palcoscenico Sergio Friscia nella sua miglior vena alle prese con l’esilarante imitazione del commissario vero. Perché un evento Telecom in provincia e perché Montalbano? Perché nella visione strategica della società telefonica il territorio della provincia rappresenta l’eccellenza se visto come connubio tra paesaggio, qualità della vita, luoghi, territorio, enogastronomia, esaltata dalle pietanze di Peppe Barone.
Al giudizio di eccellenza sul territorio ragusano, Telecom ha fatto corrispondere l’eccellenza del personale da gratificare ed ha pensato un evento che potesse coniugare qualità ed originalità. Per la provincia un ulteriore riconoscimento, una affermazione delle grandi potenzialità di attrazione e la possibilità di legare nel futuro eventi di eccellenza con ricadute in positivo in termini di immagine.
Duccio Gennaro
 
 

La Repubblica, 26.4.2008
L’ultima parola
Montalbano legge Camilleri

Andrea Camilleri, dopo averlo creato, si diverte a mettere Montalbano in situazioni complicate e neppure strettamente necessarie dal punto di vista dell´intreccio. È come se dicesse: vediamo fino a che punto posso arrivare. Così, nel recente romanzo “Il campo del vasaio”, gli mette contro il suo vice Mimì Augello alterando la compattezza del commissariato di Vigata, dove, tra l´altro, compaiono femmine di lusso, modello 103 come avrebbe detto Buscaglione, con tali attributi da far subito andar su di giri il già caricaturale Catarella.
Ma a un certo punto si diverte, l´autore, a entrare nella libreria di Montalbano e dunque il commissario, che deve mettersi a letto con un po´ di febbre, si ritrova a leggere un romanzo di Andrea Camilleri. O per dirla con la lingua che più gli è propria: «Si susì, annò davanti alla libreria nell´altra càmmara, accomenzò a taliare i titoli. C´era un libro di Andrea Camilleri, vecchio di qualichi anno, che non aviva ancora liggiuto...».
Nel romanzo si parla di Giuda e secondo il Vangelo di Matteo i trenta denari del tradimento erano stati spesi per comprare il campo del vasaio dove seppellire i resti dell´apostolo suicida. Questo ha a che fare con il titolo e la trama del libro e lasciamo al lettore il gusto di veder sciogliere passo passo il groviglio. A noi interessa di più sorprendere Camilleri che si fa leggere da un suo personaggio (lo ha notato in una breve nota in fondo al volumetto Salvatore Silvano Nigro: «Montalbano è un buon lettore»). E se un giorno, invece di guardare TeleVigata, Montalbano passasse sui nazionali e scoprisse Luca Zingaretti nei panni del commissario, cioè di se stesso? Un bel gioco di interferenze. Una volta in un fumetto l´autore mescolò la storia dei personaggi con quella del disegnatore che li creava. Ma lui dimenticò nel disegno una gomma da cancellare: l´eroe la prese e si cancellò.
A cura di Eurisko e Informazioni Editoriali
 
 

Le colonne d'Ercole, 27.4.2008
Incontro con Andrea Camilleri
Rai Radio 2, ore 20:00. Conduce Federica Gentile
Con interventi dei Soci del Camilleri Fans Club.
Una sintesi della puntata è disponibile in podcast: cliccare qui per riascoltarla
 
 

New York Times, 27.4.2008
Crime
Almost Dead

[…]
Readers who want local color in their mysteries usually seek out exotic foreign settings. But while we may pick up THE PAPER MOON (Penguin, paper, $13), Andrea Camilleri’s latest Inspector Montalbano police procedural, expecting to be whisked off to the shores of Sicily.
[…]
Marilyn Stasio
 
 

Interviste Impossibili Live, 28.4.2008
Andrea Camilleri intervista Venerdì di Robinson Crusoe, interpretato da Sabina Guzzanti
Tornano le Interviste impossibili, dal vivo, sul palco dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (Sala Sinopoli).
Una produzione Fondazione Musica per Roma e Gush, in collaborazione con Rai Radiotre, con la regia di Gabriele Vacis, le scenofonie di Roberto Tarasco e i contributi video a cura di Lorenzo Letizia.
Le Interviste Impossibili Live saranno trasmesse su Rai Radiotre, presentate da Lorenzo Pavolini, e in differita video su Raisat Extra (canale 120 di Sky).

È il momento di interrogare la letteratura.
Dopo le interviste impossibili ai grandi personaggi della storia, questa sera scopriremo i segreti di Robinson Crusoe svelati da un rancoroso Venerdì interpretato da Sabina Guzzanti e intervistato da Andrea Camilleri.
Sergio Rubini darà la voce ad un misterioso e tormentato Edgar Allan Poe interrogato da Carlo Lucarelli mentre Emma Dante incontrerà un offeso e “immenso” Polifemo, interpretato da Salvatore D’Onofrio.
 
 

Caserta news, 28.4.2008
Chiusura X Rassegna Teatro Scuola "Pulcinellamente"

S.Arpino – Un teatro Lendi vestito a festa ricco di colori, allegria, bambini, giovani, ospiti di prestigio, artisti di fama e rappresentanti del mondo delle istituzioni ha fatto da degna cornice alla cerimonia di conclusione e premiazione della X Rassegna Nazionale di Teatro Scuola "PulciNellaMente".
[…]
Grande entusiasmo hanno generato, poi, sia la proiezione del filmato della consegna del Premio alla Carriera ad Andrea Camilleri durante il quale è stata preannunciata la visita del Maestro a Sant'Arpino, nell'ambito di un appuntamento speciale di "PulciNellaMente", che la lettura del messaggio inviato da Roberto Saviano che non è potuto essere in sala per le note ragioni di sicurezza.
[…]
Fonte : comunicato stampa
 
 

Sicilia On Line, 28.4.2008
Caltanissetta: "Bicicletta di Camilleri" a figlia morto sul lavoro

Palermo (ITALPRESS) - La "bicicletta di Camilleri", vinta dal sindacalista della Uil Salvatore Pasqualetto, verra' consegnata mercoledi' nel capoluogo nisseno ad Eveline Salerno, figlia di Michele, un operaio nisseno morto sul lavoro il 16 maggio del 2006. La consegna avverra' alle 11.30, presso la sede della Uil di Caltanissetta, in via Napoleone Colajanni 88, alla presenza del segretario generale del sindacato Claudio Barone e dei dirigenti comunali e provinciali di Sinistra Democratica. La bicicletta e' oggi diventata una leggenda, entrando nella storia della letteratura per mano del grande scrittore Andrea Camilleri: quest'ultimo infatti ha raccontato di quella corsa forsennata verso la liberta' che nel '43 gli permise di raggiungere da Serradifalco, dove era rifugiato per sfuggire ai bombardamenti insieme alla madre, Porto Empedocle alla ricerca di notizie del padre. Alla cerimonia partecipera' anche Antonello Montante, vice presidente di Confindustria Sicilia e presidente di Confindustria di Caltanissetta, proprietario originario della bicicletta che e' stata poi posta a sorteggio.
 
 

Fantascienza.com, 29.4.2008
Ritorna il trek-Montalbano
Su Webtrek Italia un nuovo racconto apocrifo con protagonista il commissario Montalbano

E' già il quarto racconto della serie, questo “La rabbia di Montalbano”, che l'autore siciliano Claudio Chillemi sforna per la rivista online Webtrek Italia. Si tratta di racconti in stile Camilleri, ma di ispirazione Star Trek: piacevoli falsi d'autore.
In questa puntata il commissario Montalbano è alle prese con uno stranissimo delitto.
Un assaggio dell'incipit: "Avia smisu di fumari da appena na simanata ca già u ciriveddu gli fumava come un bosco d’estate, bruciato da qualche figlio di donna ignota con la gana del piromane. Santiava e si cataminava iastimannu tutti li santi do paradiso mentre Fazio gli raccontava la solita tiritera."
Il racconto è piuttosto lungo ed è disponibile su WebTrek Italia in versione pdf da scaricare.
Questa la url da cui partire: www.webtrekitalia.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1194 mentre i racconti della serie precedenti sono "Uccidere per amore", "Gli arancini di Neelix" e "Montalbano allo specchio".
 
 

Caserta News, 30.4.2008
Premiazioni
Consegnato il Premio alla Carriera ad Andrea Camilleri

S.Arpino – Diretto, leggero, piacevole, un libro aperto dal quale imparare sempre qualcosa di nuovo. Tutto questo è da sempre Andrea Camilleri e lo è stato anche nel corso della cerimonia di consegna del Premio alla Carriera, trasmessa durante l'ultima giornata della X edizione della Rassegna Nazionale di Teatro Scuola "PulciNellaMente". Lo scrittore di Porto Empedocle rivolgendosi ad Elpidio Iorio, Antonio Iavazzo e Carmela Barbato li ha invitati "ad andare avanti perché realtà come PulciNellaMente, pur se richiedono un coraggio estremo per essere realizzate in contesti come quello del Meridione d'Italia, hanno il pregio di arricchire non solo i bambini e i ragazzi ma l'intera realtà sociale in cui vanno ad incidere". Un sostegno ed un appoggio convito, dunque, quello arrivato da Camilleri a cui è stata donata una riproduzione del Maccus e una preziosa penna della collezione a tiratura limitata della Marlen sempre dedicata alla più celebre delle maschere atellane. Camilleri, che ha dato appuntamento a Sant'Arpino nelle prossime settimane, ha rimarcato come "solo dei combattenti possono portare innanzi manifestazioni del genere, perché chi gestisce lo status quo non gradisce in alcun modo lo sviluppo culturale, in quanto intravede in esso lo strumento che potrà sovvertire l'ordine costituito. Il vostro è un lavoro di supplenza nella formazione delle nuove generazioni, in quanto fa sì che gli studenti possano formarsi in maniera diretta attingendo in prima persona alle fonti della cultura e non passare attraverso alcuna mediazione che rende il tutto molto impersonale. Il teatro può svolgere tutta una serie di ruoli e funzioni importantissime. Esso è un mezzo di trasmissione fondamentale ed unico che può far esplodere la voglia di vivere e la gioia di quanti lo fanno e quanti vi assistono, ha inoltre una splendida funzione terapeutica, e soprattutto è un centro di aggregazione sociale impareggiabile per persone di qualsiasi età. Ma soprattutto il teatro è utilissimo nella crescita soggettiva perché ti insegna a fidarti dell'altro. Quando sei in scena devi per forza di cose aver fiducia del tuo interlocutore, e soprattutto grazie al teatro, come mi disse una volta Eduardo De Filippo, si impara a sentirsi anche senza vedersi. Essere attore significa per prima cosa sentire gli altri". Spulciando nei meandri della sua memoria Camilleri ha ricordato anche le sue "prime esperienze di attore a Porto Empedocle", e soprattutto ha rammentato "la grande fortuna di aver avuto un padre ed uno zio che mi hanno educato alla lettura, esperienza fondamentale che mi ha portato ad amare la letteratura che poi è stata il mezzo attraverso il quale sono arrivato ad amare il teatro e l'arte della recitazione". Prima di congedarsi dagli organizzatori della Rassegna Nazionale di Teatro Scuola, Camilleri ha promesso "di essere a breve a Sant'Arpino, per vedere dal vivo questa splendida realtà che è PulciNellaMente, e che rappresenta al meglio al genialità e la creatività delle vostre terre".
Fonte: comunicato stampa
 
 

RaiNews24, 30.4.2008
Economia
Il Garante si oppone alla diffusione delle dichiarazioni dei redditi on line
Le dichiarazioni pubblicate sono quelle del 2005

Roma. Visco ha disposto la sospensione alla diffusione su Internet dei dati delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti dopo la decisione del Garante che aveva imposto la protezione dei dati personali.
[…] Sono 132 i nomi dei vip che sono stati pubblicati dal quotidiano 'Italia oggi', tratti dal sito dell'Agenzia delle entrate che ha messo on line i redditi 2005 degli italiani.
[…]
Nella lunga lista dei big italiani c'è un po' di tutto. […] Ci sono scrittori come Andrea Camilleri.
[…]
 
 

Guida di SuperEva, 30.4.2008
Camilleri, la Bibbia e Montalbano
Andrea Camilleri “Il campo del vasaio” Sellerio, 2008 (pp.273)
Letto il 20 marzo 2008. Voto:10

Abstract: Su un terreno nei dintorni di Vigàta, buono solo per ricavarne creta per i vasai, viene trovato il cadavere di un uomo. Sfigurato, squartato, chiuso in un sacco affiorato dopo una forte pioggia. Non si sa chi sia lo sconosciuto, ma nel frattempo una donna del paese denunzia la scomparsa del marito, un colombiano di origini siciliane, imbarcato su navi di lungo corso che fanno la spola tra il Sud America e l'Italia. È a quel punto che il commissario Montalbano si ricorda del racconto del Vangelo - il tradimento di Giuda, il pentimento, i trenta denari scagliati a terra e poi utilizzati per comprare il "campo del vasaio" per dare sepoltura agli stranieri. Semplici coincidenze? Il corpo della vittima è stato smembrato in trenta pezzi, il terreno in cui è stato ritrovato è buono per i vasai, il colpo di pistola alla nuca nel codice d'onore sta a significare tradimento, senza contare che il morto era uno straniero. Ma le convergenze sembrano costruite con troppa arte e anche se il delitto ha tutte le caratteristiche di un omicidio di mafia, Montalbano sente odore di bruciato. I tradimenti nel romanzo non si contano: quello di Mimì, nei confronti di Beba ma anche dell'amico e "superiore" Salvo con cui sgomita per avere un ruolo da protagonista nelle indagini, quello di Dolores, la bellissima moglie del morto ammazzato, quello dello stesso commissario che è costretto a barcamenarsi tra segreti e bugie per giungere alla verità.
Breve commento: Camilleri pare aver recuperato la sua verve: i personaggi sono vividissimi, smagliantemente fedeli al loro clichè. Gli spunti metaletterari sono frequenti, simpaticamente inseriti e spesso mimetizzati nella narrazione. Che cosa importa se la colpevolezza è leggibile nella maniera più lombrosiana al primo apparire dell'assassino?
Frasi estrapolate dal testo:
"Principio sì giulivo ben conduce" (M.M.Boiardo)
(Dalla finestra entravano) lame di vento gelido
Le dimanne dintra la testa del commissario acquistarono un'accelerazione da decollo di aeroplano, nascivano e morivano a una velocità tale che gli impediva di agguantarne almeno una precisa e chiara.

Benedetta Colella
 
 

Ciclismo-oggi, 30.4.2008
Sclerosi multipla: in Sicilia si pedala per raccogliere fondi

Palermo - Si correra’ l’11 maggio, sullo stesso percorso della seconda tappa (Cefalu’-Agrigento, 207 chilometri) del 91esimo Giro d’Italia, il “brevetto Ride to finish”, una passeggiata ciclistica per sostenere i malati di sclerosi multipla e rilanciare le loro possibilita’ di montare in sella ad una bicicletta. Dalla storia di due ammalati, Tony Lonero, italoamericano ed ex campione di baseball, e Linda Cancheri, siciliana di San Cataldo, che hanno cominciato una cura al loro male basata proprio sul ciclismo e hanno ritrovato nella bicicletta da corsa la liberta’ di muoversi, si svolgera’ anche in Sicilia “una randonnee”, corsa ciclistica non competitiva aperta ai non professionisti, il cui scopo e’ arrivare al traguardo, senza classifiche ne’ vincitori, ma per raccogliere fondi a favore delle persone affette da malattie neurologiche. Si parte da Agrigento, dove ai disabili si affiancheranno anche gli iscritti alla Audax Randonneur Italia -associazione nata per diffondere la cultura dei benefici che la bicicletta produce per il livello di benessere fisico- e si arrivera’ a Serradifalco, nel nisseno. Alla manifestazione parteciperanno le associazioni che sostengono i malati di sclerosi multipla e l’associazione dei ciechi. In pista ci saranno le biciclette prodotte dalla ditta Montante, note per essere state usate in gioventu’ dallo scrittore Andrea Camilleri. “Lo scopo di Ride To Finish - scrivono gli organizzatori in una nota - e’ vivere una grande giornata di sport e dimostrare a tutti che correre per finire e non per vincere e’ la vittoria perfetta. E’ la prima volta che si corre tutti insieme per arrivare verso la liberta’ e lo si fara’ nella terra di Andrea Camilleri, percorrendo la sua stessa strada. Saranno coinvolte centinaia di persone provenienti da tutta Italia”.
(AGI)
 
 

Il Carabiniere, 4.2008
I limoni di Camilleri
 
 

 


 
Last modified Saturday, April, 06, 2024