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RASSEGNA STAMPA

OTTOBRE 2009

 
Libreria Bibli, 1.10.2009, ore 18:00
Via Fienaroli, 28 - Trastevere
Presentazione del libro di Alessandra Sardoni "Il fantasma del leader" (Marsilio)
Intervengono Andrea Camilleri e Antonio Gnoli.
 
 

Il Carabiniere, 10.2009
I limoni di Camilleri
Sono gli agrumi siciliani per eccellenza. Gialli, come i romanzi del mistero e del delitto. Aspretti, solleticano e pizzicano come un motto di spirito. Non ci viene in mente qualcuno?

Autunno, foglie che cadono, malinconia… avete presente? Percorrere un viale alberato e interrogarsi sul senso della propria esistenza, fare riflessioni nuove. Anche la vita umana, come l'anno, ha le sue stagioni. L'autunno, per una persona, è il periodo in cui i segni del tempo vissuto iniziano a manifestarsi. Le tempie si ingrigiscono, sulla fronte compaiono le prime rughe, i riflessi rispondono con slancio minore. Vi è una bellezza struggente, in questa stagione, che non deve sfuggire. Vi sono frutti da cogliere, momenti da assaporare. La malinconia che si incontra lungo il cammino è dolcezza del vivere. La nostalgia è una sensazione piacevole, che partendo dal ricordo delle cose belle vissute ci induce a pensare alla bellezza delle cose che si possono ancora fare, e devono essere fatte, prima che il tempo avanzi ancora. In tutto ciò, la domanda che rivolgiamo ad Andrea Camilleri assume un preciso significato.
Caro Maestro, questa volta proviamo ad uscire davvero dal seminato? Dalla letteratura alla filosofia. Le interessa l'argomento?
«Moltissimo. Anzi. Se iniziamo così, sarà il caso che mi accenda una sigaretta».
Naturalmente. Dunque: filosofia al tempo di Internet. Di cosa dovrebbe occuparsi, nel nostro tempo, questa materia apparentemente così astratta?
«La filosofia, francamente, a mio avviso non è mai stata astratta come si crede. Si dice di solito: la speculazione filosofica. Ebbene: il bello dello speculare, il suo significato, è lo stesso di Galileo quando guardava la Luna. Mi spiego. In realtà la filosofia più vera, più seria, è quella che si è sempre interessata dell'uomo in se stesso e in rapporto con la natura, col mondo, col metafisico. Quella è la filosofia. Ma devo aggiungere qualcosa, e per farlo, come altre volte, mi tocca citare i classici del mondo greco. Ancora oggi noi siamo qui a studiare Aristotele. Impunemente, senza vergognarcene troppo. Scherzo, ma voglio dire, in realtà, che questa cosa è bellissima: fin dal sorgere della civiltà la speculazione è subito avvenuta. Noi oggi non facciamo altro che perfezionare l'una o l'altra delle intuizioni che l'uomo aveva avuto, in un passato remoto. Quindi i nostri avi erano già stati dotati, fin dalle origini delle prime comunità umane, di una capacità di intuizione mostruosa, tanto filosofica quanto scientifica. Ma lei ci pensa che un antico greco misurò, guardando la Luna nel pozzo, attraverso l'acqua che vi era riflessa, la distanza fra la Terra e la Luna? E sbagliò sì e no di un chilometro! Voglio dire questo. Tutto il lavoro successivo, con i nostri strumenti tecnologici e perfezionati, è stato quello di stabilire: beh, si è sbagliato di un chilometro, poco più o poco meno. Non è stato: duecentomila chilometri, o chissà quanto. No. Io sono andato, e con molto piacere, all'inaugurazione dell'acceleratore di particelle, al Cern di Ginevra. E devo dire che, in fondo, tutto quello che loro stanno facendo era già nella filosofia greca. C'è un libro che mi ha colpito moltissimo diversi anni fa, scritto da un eminente fisico tedesco, Werner Karl Heisenberg, intitolato “Fisica e filosofia”. È un saggio di grandissima attualità, dove ci sono già le scoperte atomiche, per intenderci. Ebbene: lì tutto è correlato con la filosofia greca, con la filosofia antica. E io trovo questo stupendo».
 
 

Leggere:tutti, 10.2009
Speciale noir
Andrea Camilleri: un 2009 tra Montalbano e Renoir
Con due nuovi libri in uscita, l'estate letteraria è stata ancora una volta nel segno di Andrea Camilleri. Uomo dei record di vendita, tradotto in tutto il mondo, Camilleri ha ambientato entrambi i romanzi in Sicilia, terra natia che gli ha da poco dedicato una statua intitolata a Montalbano e una Fondazione Letteraria nella sua Porto Empedocle.

Un misterioso viaggio a Girgenti di Pierre-Auguste Re­noir e un Montalbano nuovo di zecca: con due nuovi libri in uscita, l'estate letteraria è stata an­cora una volta nel segno di Andrea Camilleri. Uomo dei record di vendi­ta, re delle librerie italiane tradotto in tutto il mondo, Camilleri ha ambien­tato entrambi i romanzi in Sicilia, terra natia che gli ha da poco dedicato una statua intitolata a Montalbano e una Fondazione Letteraria nella sua Porto Empedocle. Atmosfere di felice ritorno a casa per un colto, ironico, umanissi­mo, appena un po' stanco (come il suo commissario nell'ultimo romanzo) si­gnore del Sud che in fondo forse non ha più tanta voglia di muoversi.
Secondo la leggenda lei non ama l'aereo, qual è il suo rapporto con il viaggio?
Un tempo volavo molto: non si può andare in nave in Paesi come Brasile e Argentina. Ma per le Canarie studiai un percorso nautico: aveva il solo di­fetto che sarei arrivato sei giorni dopo l'invito. Non è paura. Direi piuttosto che su un aereo non mi sento felice. Poi sono vecchio, spostarmi mi pesa: ho iniziato a scrivere tardi, dovrei ave­re trent'anni di meno per accettare in­viti in posti esotici.
I suoi romanzi danno impulso al turismo: i luoghi descritti, più precisamente quelli della serie tv di Montalbano, sono ormai inseriti nei tour della Sicilia. Che effetto fa?
È stata una rivalutazione imprevista. Ma la Sicilia orientale è realmente splendida, e soprattutto vivibile. Non è stato possibile 'girare' al mio paese per­ché lì la cementificazione è arrivata a livelli mostruosi, ma a Ragusa Marina, Scicli, Noto c'è ancora il meglio della mia terra.
Qual è il giusto rapporto tra tv e letteratura?
Vedo poca tv. Ma per le serie di Mon­talbano collaboro alla sceneg­giatura con scene di raccordo e alleggerendo i dialoghi in dialetto. In generale credo di essermi esposto molto, ma poiché oggi, com'è noto, i giornali li legge una minoranza, la tv - che tutti guardano - rappresenta il mezzo migliore per farsi conoscere. Nell'affrontarla resto me stesso, non costruisco un'immagine, dico ciò che penso, ma so di veicolare, orrendo verbo, i miei libri nel modo più efficace. Non amo definirmi scrittore intellettuale: più persone mi leggono meglio è. La narra­tiva per me resta comunicazione.
Lei è maestro della letteratura epistolare, genere che evoca lontananza, distanza 'e viaggio: è una caratteristica voluta e consapevole del suo lavoro?
È addirittura strumentale, rappresen­ta una sorta di eco dell'esperienza tea­trale. In sala, quando si apre il sipario, il pubblico stabilisce una collaborazio­ne attiva con gli attori supplendo con la fantasia a quanto di non mostrabile gli viene solo raccontato. Il lettore, cui viene detto tutto, finisce invece con l'avere una funzione passiva di fronte alla pagina. Mi sono chiesto perché non tentare un coinvolgimento di­verso. Il romanzo epistolare consente di non descrivere personaggi, luoghi e situazioni, lasciando spazio all'immagi­nazione partecipante di chi legge.
Lo stesso linguaggio da lei usato indica diversità, quindi ancora viaggio: ­scelta separatista o unicamente gioco letterario?
Scelta indispensa­bile: non so scrivere diversamente. I miei libri in italiano sono esperienza tardiva, ac­quisizione. Arrivano dopo anni di esercizio nella mia lingua vera, quella in cui scrivo e mi esprimo. È leg­genda che molti miei testi fossero pronti da prima del succes­so: non avevo niente, sono tutte uova fresche di giornata. Un tempo scrivevo poesia e racconti, ma concepire un ro­manzo in italiano è assai diverso: frutto di letture, applicazione e lavoro.
Il mare è quasi sempre presente nei suoi libri, gli attribuisce valore di metafora?
Sì, è purificatore. E nei miei libri ritorna con maggior ragione, forza e frequenza tanto più ne sono lontano. Posso stare ore a contemplarlo, smet­tendo addirittura di fumare. O meglio: godendo di più la sigaretta. L'accendo dopo un po', quando mi sono saturato di onde.
Due suoi nuovi romanzi, "Il cielo rubato" (Skira) e "La danza del gabbiano" (Sellerio) della serie di Montalbano, sono usciti quest'estate: di cosa si tratta?
Il primo nasce dall'ipotesi di un viag­gio di Pierre-Auguste Renoir a Girgenti, nell'Agrigento antica: avvenuto, ­secondo la biografia del figlio Jean, ma privo di riscontri in termini di date e lettere. Mi ha spinto a un'indagine che ha prodotto una nuova domanda: dove sarebbero finiti gli eventuali quadri del maestro dedicati alla Sicilia? Alla fine, la vicenda ha sollecitato la mia fantasia tanto da dedicarle un libro."La danza del gabbiano" è imperniato sulla sparizione di Fazio, evento che scuote Montalbano dalla sua apatica stan­chezza. Lo pervade un'inedita violenza; ma non peggiora il personaggio, è il mondo. Intanto a Montalbano hanno fatto la statua: a Porto Empedocle, ap­poggiata a un lampione. E il Comune ha istituito una Fondazione Letteraria Camilleri.
Lei scrive tanto, a volte su temi sociali: anche se la sua opera nel complesso già la racconta, non ha mai pensato di dedicare un periodo a "il romanzo" che rappresenti la nostra epoca?
Non ne ho l'ambizione. Il mio libro della vita è stato "Il re di Girgenti": cinque anni di lavoro. A ottantaquat­tro è tardi per ripetere un simile ex­ploit. E poi magari non ne avrei nean­che le capacità.
Marco Piscitello
 
 

Il Piccolo, 1.10.2009
Macchiavelli: Sì, con Guccini lavoriamo a un nuovo thriller
Domani sarà ospite della seconda edizione di Grado Giallo: «Il romanzo si svolge negli Appennini, sarà pronto a fine 2010»

Spesso leggere le pagine dei quotidiani siciliani, purtroppo, è più appassionante di un romanzo giallo. Parola di Andrea Camilleri. Cui si deve anche questo giudizio: il giallo funziona, è vera letteratura; in televisione la tecnica del giallo, se ben riprodotta, può dare ottimi risultati. A ”Grado Giallo”, il festival letterario giunto alla seconda edizione, che si terrà fra domani e domenica sull’Isola del Sole, il papà del commissario Montalbano non ci sarà. Ma ci sarà Salvatore Nigro, il suo editor, che racconterà il successo dell’investigatore più amato dagli italiani. Ci sarà anche Veit Heinichen, il giallista tedesco trapiantato da un decennio sulla costiera triestina. E ci sarà pure Loriano Macchiavelli, che racconterà assieme a Sandro Toni (inizialmente doveva esserci Francesco Guccini, che non potrà essere presente per un grave lutto) ”come si fa un giallo a quattro mani”.
[…]
Carlo Moscatello
 
 

La Stampa - TuttoLibri, 2.10.2009
Memorie
Camilleri "Quando in casa c'era solo la radio"
Camilleri rievoca la sua infanzia nella Sicilia Anni 30: la biblioteca paterna, le letture dai fumetti di Mandrake e Gordon Flash al sovversivo Malraux, per cui da balilla diventò "comunista"

Io cominciai a leggere prestissimo. Ero figlio unico, e cominciai a leggere più che altro per noia, perché mia madre mi proibiva di uscire con i miei compagni di scuola, autentici delinquenti ai quali devo tutto della mia formazione intellettuale e professionale. Erano figli di carrettieri, figli di scaricatori del porto, perché sono sempre andato nelle scuole pubbliche, che trovo estremamente formative, e ho voluto che le mie figlie andassero nelle scuole pubbliche, che i miei nipoti andassero nelle scuole pubbliche, ecc.
Allora la medicina non aveva fatto i progressi che ha fatto oggi, per cui gli infelici miei nipoti vengono vaccinati e quindi sono esenti da tutte quelle malattie infantili che io invece regolarmente mi beccavo, essendo di gracile costituzione. Ma era fantastico, perché passavi dodici giorni, due settimane, a letto, coccolato, non andavi a scuola, c'era 'sta meraviglia che la radio, essendo un mobile spaventoso - a valvole, intrasportabile - non si poteva portare in camera da letto; la televisione non era stata inventata, quindi non potevi fare altro che leggere. Esauriti i fumetti dell'epoca, avventurosi (Mandrake, Gordon Flash, porca miseria, l'agente segreto X9, scherziamo?), esauriti Cino e Franco, esaurito il Corrierino dei Piccoli, esaurito l'Audace... che facevi?
Un giorno dissi disperato a papà: «Papà, posso leggere un libro della tua biblioteca?». «Va benissimo, leggili!». «E quali?», autocensurandomi. Papà mi disse: «Tutti». Sapevo che aveva libri proibiti: Pitigrilli, Mario Mariani, all'epoca messi all'indice. E così il primo romanzo che lessi, a sei anni e due mesi, non lo dimenticherò mai più. Fu “La follia di Almayer” di Conrad.
IL MIO ASINO ROSSO
Io sono diventato antifascista prima che il fascismo cadesse e ce n'è voluto, perché mio padre era fascista, squadrista, e aveva marciato su Roma.
Non avete idea di come le letture aprano il cervello.
Nel 1942 mi capitò che mio padre comprasse un libro. Questo libro, miracolosamente sfuggito alle maglie della censura fascista, si chiamava “La condizione umana” ed era di André Malraux. Io lessi quel libro e la notte dopo mi venne la febbre: non sto esagerando, mi spuntarono i puntini sulla faccia. Masse di cellule cerebrali credo che si spostarono. Capii che i comunisti erano persone come noi, cioè lo capii da quel libro, che tutto quello che mi era stato detto sui comunisti era assolutamente falso.
Mio padre, come segretario del Fascio, durante i tempi di crisi terribili dal 1942 all'inizio del 1943, distribuiva 5 lire settimanali ai disoccupati. Non sapevo spiegarmene la ragione, ma la distribuzione di quelle 5 lire mi umiliava profondamente. Mi pareva una cosa che non stava né in cielo né in terra, che un regime come quello fascista, che io avevo amato nella mia infanzia, si riducesse a fare l'elemosina. Mi pareva una cosa talmente assurda, talmente pazza, da farmi schierare completamente dalla parte di quelli che ricevevano l'elemosina.
E allora, siccome mi capitò di (è una storia lunga) non voler più fare le assemblee del sabato fascista in divisa, riuscii ad avere tramite mio zio un certificato in cui si diceva che ero malato di cuore e non potevo partecipare. Assieme ad altri due amici (anche loro esonerati, uno aveva un finto male al piede...) ci intendemmo a vista: Gaspare Giudice - che poi diventerà il maggiore biografo di Pirandello - e un altro.
Ci chiamò il federale e ci disse: «Va bene, voi però dovete lavorare». «Va bene, andiamo a lavorare».
«Dove volete andare a lavorare?».
A me venne in mente: «In tipografia!»
E andammo a fare i tipografi, gli apprendisti tipografi, nell'unica tipografia che allora c'era ad Agrigento, e si componeva ancora a mano. Allora, avendo a disposizione una tipografia, ci venne in mente di fare un giornale: «Signor Federale, camerata, vorremmo la carta per fare un giornale di diffusione fascista tra le scuole».
Lui ci diede la carta e facemmo il giornale, che si chiamava “L'asino”. Nell'Asino io scrivevo l'articolo di fondo, politico, ispirandomi alle letture dei mensili dei Guf fascisti, che però erano tutti fascisti di estrema sinistra, in quanto questi articoli erano a firma Pietro Ingrao, Amendola, non so se mi spiego...
Un giorno il professore di religione mi disse: «Il vescovo ti vuole parlare».
«A mia?».
«Sì, ti vuole parlare. Domani mattina alle 7,30 ti aspetta».
«Perché alle 7,30?».
«Perché alle 8 ti manda a scuola».
Andai dal vescovo. Mi disse: «Figlio mio, - aveva sul tavolo i quattro numeri dell'Asino, - ho letto i tuoi articoli. Chi ti dice queste cose?».
«Non me le dice nessuno».
«Come le sai?».
«Le leggo».
«Dove le leggi?».
«Le leggo nelle riviste fasciste...».
«Hai mai letto Marx?».
Io sapevo chi era ma non l'avevo mai letto, mai.
«Sai, figlio mio, tu sei comunista».
Mi sentii spaventato a morte, e non avevo ancora letto Malraux, capisci?
«Ma che dice?».
«Ti vorrei parlare un'altra volta».
«Va bene, quando vuole...».
Poi mi capitò tra le mani Malraux e dissi: «È vero, ha ragione il vescovo... Comunista sugno! E non lo sapevo».
Ma non lo potevo dire.
IL PASS DI PIRANDELLO
A casa mia si parlava un misto di dialetto e italiano. A scuola ti obbligavano a parlare italiano, perché il dialetto per il regime fascista era un fatto riduttivo dell'unità nazionale, quando invece tutti parlavamo il dialetto, voglio dire i piemontesi il piemontese, i toscani il fiorentino - anzi no, per l'amor del cielo, mi perdonino i toscani: i fiorentini il fiorentino, i senesi il senese e via di questo passo.
Ma a casa parlavamo in dialetto e in italiano. Quand'è che si parlava in dialetto e quand'è che si parlava in italiano? Questa è la domanda che mi sono posto quando ho incominciato a scrivere.
Un giorno analizzai una frase che mia madre mi aveva detto quando avevo diciassette anni: mi aveva dato le chiavi di casa e io tornavo tardi la notte. Mi disse: «Figghiu mii, vidi ca tu, si nun torni, iu nun rinescio a pigghiare sonnu. Si iu nun sento 'a porta ca si chiui ca vena a dire ca tu turnasti, 'un m'addurmisciu. Resto cull'occhi aperti vigliardi. Allora, pi' favuri, nun mi fari curcari addormisciri tardi, torna presto, e se questa storia dura ancora, io ti taglio i soldi che ti do, e tu mi spieghi che fai fino alle due di notte?».
Porca miseria, dissi, guardate un po', la prima parte di 'sto discorso è la mozione degli affetti, la seconda parte interviene il notaio, la giustizia, il commissario di pubblica sicurezza, il legalitario. Dunque, la lingua italiana, che è nata come lingua notarile, torna a essere lingua istituzionale al momento della minaccia.
E su questo ho cominciato a scrivere.
Supportato poi da Pirandello; un giorno scoprii uno scritto meraviglioso di Pirandello della fine dell'Ottocento, che dice: «Di una data cosa, il dialetto ne esprime il sentimento, della medesima cosa la lingua ne esprime il concetto», che è favoloso come pass ricevuto da Pirandello per scrivere a modo mio.
Andrea Camilleri

"Io mi ricordo" in dvd
La testimonianza di Andrea Camilleri, che qui pubblichiamo in anteprima, è tratta dal dvd che accompagna il libro “Io mi ricordo”, un cofanetto in uscita da Einaudi Stile Libero (e 24). Fonte di “Io mi ricordo” è la Banca della memoria, un progetto nato nel 2008 per iniziativa di Lorenzo Fenoglio, Franco Nicola, Luca Novarino e Valentina Vaio, ricca di oltre duemila interviste video pubblicate su www.bancadella memoria.it. Nel libro, a cura di Giacomo Papi, sono raccolti brani di 70 storie (40 nel dvd di 92 minuti) di gente comune, dall’agricoltore al minatore, dalla sarta al postino, dall’insegnante al meccanico, dall’ebanista all’imprenditore, dal camionista al giardiniere. Nell’introduzione, Papi racconta come è nata l’idea («A nessuno, almeno in Italia, era ancora venuto in mente di associare video digitale e memoria nella convinzione che i ricordi della gente comune potessero avere un valore e interessare qualcuno») e pone domande non «celebrative». Ad esempio: siamo sicuri che «la contemplazione del passato è salvifica»? O non esprime anche «l’incapacità di sopportare il presente e l’impossibilità di immaginare il futuro?». E su questi temi interroga Mario Monicelli, Asor Rosa e Alessandro Portelli.
 
 

AGI, 2.10.2009
Cinema: Nella terra del Caos, via a riprese film su Pirandello

Palermo - Da Porto Empedocle, attraverso Agrigento e sino alle zolfare del nisseno, si snodera' il racconto cinematografico dell'itinerario pirandelliano: un viaggio geografico, poetico e storico, nell'isola, raccontato attraverso la sensibilita' del regista palermitano Alberto Castiglione. Un film documentario prodotto da Koine' Film con il sostegno finanziario del Ministero per lo Sviluppo Economico, di APQ "Sensi Contemporanei", della Regione Siciliana Assessorato ai Beni Culturali, di CineSicilia e Film Commission. Il regista, gia' noto per i documentari su Danilo Dolci e Mauro Rostagno, cosi' vuole far rivivere le pagine di uno dei piu' grandi autori del '900 nonche' uno dei siciliani piu' illustri, un racconto imperniato sul carteggio di fine '800 tra un giovane Pirandello ed un amico fraterno, Giuseppe Schiro', lettere nelle quali un grande scrittore trasfondeva tutto il suo amore e legame con l'isola lasciata qualche anno prima. Il film si avvarra' di importanti contributi fra questi quello dello scrittore Andrea Camilleri e del Direttore del Centro Internazionale di Studi Pirandelliani Enzo Lauretta. "Il lavoro - dice il regista - si ripropone di valorizzare l'appartenenza culturale e geografica del grande scrittore agrigentino e al tempo stesso di riscoprirne i legami con il presente. La troupe per una precisa scelta produttiva in accordo con la linea dell'Assessorato ai Beni Culturali della Regione Sicilia, e' interamente composta da tecnici e maestranze siciliane dall'alto profilo professionale anche per dimostrare che in Sicilia esistono giovani risorse su cui investire". Le riprese inizieranno il 4 ottobre a Caltabellotta e proseguiranno per tutto ottobre nelle provincie di Agrigento e Caltanissetta. Nel 2010 la presentazione.
 
 

Gazzetta del Sud, 2.10.2009
Una commedia costruita con scene di soprusi familiari tratte dai drammi del Nobel
Camilleri rivisita Pirandello e scopre un genio violento
Lo spettacolo debutterà lunedì prossimo al Teatro India di Roma

Roma. «Pirandello era lui stesso uno violento in famiglia, violento sul piano psicologico», afferma Andrea Camilleri, che ha aiutato quattro attrici, Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Maraingeles Torres a scrivere "Festa di famiglia", uno spettacolo costruito attraverso le scene di violenza famigliare che sono nei drammi pirandelliani, a cominciare dal rapporto tra padre e figliastra nei "Sei personaggi in cerca d'autore", «che ha, tra l'altro, rivoluzionato tutto intero il teatro del Novecento».
Camilleri, che alla vita del drammaturgo siciliano ha dedicato anni fa un bel racconto biografico, ricorda «la pressione cui ha sottoposto la moglie, ragazza meridionale di provincia appena uscita dalle orsoline che lui voleva trasformare a forza in un'intellettuale, o poi l'influenza esercitata sui figli Stefano e Fausto», e aggiunge che forse, «anche per questo poi ne ha tanto parlato, che, messe in fila le varie scene estrapolate dai suoi drammi, come hanno fatto le quattro ragazze ci accorgiamo di come il tema sia vivo. A me è venuto persino in mente che forse era questa la commedia che avrebbe voluto scrivere ma non osò mai».
La commedia, nera, che ne è nata, "Festa di famiglia" appunto, debutterà lunedì prossimo al Teatro India, coproduzione tra Artisti Riuniti e il Teatro di Roma e il Mercadante di Napoli, vedrà in scena anche Diego Ribon e Fabio Cocifoglia, con le autrici-registe, che affermano: «speriamo di essere riuscite a far vedere ciò che di grottesco e ridicolo si cela dietro le miserie umane, nonostante il tema drammatico, che lascia pochi spiragli alla speranza».
Dicono di avere «scambiato le battute tra i personaggi, cambiato magari loro genere o creato un nuovo personaggio dalla somma di due o tre» e poi di aver coinvolto il loro vecchio maestro all'Accademia, Camilleri, che da parte sua sottolinea di essere «arrivato a cose fatte e del testo di essere padre come lo era San Giuseppe. Io ho solo usato l'evidenziatore, per fare emergere meglio alcune battute e collaborato a ristrutturare il tutto in una nuova commedia compiuta, con la bellezza, il piacere esaltante per un autore, che ogni scena scritta loro la provano subito in palcoscenico per vedere se funziona e comunque aggiustarla dal vivo». Il sipario si apre quindi con due scene forti, di violenza, da "Sei personaggi" e da "Questa sera si recita a soggetto", e segue una cena per di silenzi e ipocrisie per i sessant'anni della mamma.
Un lavoro «che le autrici, reduci dal successo di "Roma ore 11" realizzato sempre collettivamente, costruiscono su se stesse, sul loro corpo, sulle loro capacità espressive», sottolinea Piero Maccarinelli per Artisti Riuniti, mentre il direttore del Teatro di Roma, Giovanna Marinelli, illustra gli appuntamenti, le letture, gli incontri (domani con lo stesso Camilleri) costruiti attorno allo spettacolo sul tema "Difendersi dalla violenza".
Fabrizio Contorno
 
 

La Repubblica.it TV, 3.10.2009
Informazione, no al guinzaglio
Sabato 3 ottobre diretta straordinaria di Repubblica Tv per la manifestazione di piazza del Popolo a Roma

Le trasmissioni iniziano alle 14 con il docu-film "Io non rispondo", l'inchiesta che ricostruisce sei mesi di scontri sempre più accesi tra Berlusconi e la libera informazione, sino alla causa del premier alle 10 domande di Repubblica.isti come Roberto Saviano, Dario Fo, Andrea Camilleri, Serena Dandini.
Dopo le 15 inizierà la diretta da piazza del Popolo.
Cliccare qui per vedere il video di Andrea Camilleri
 
 

La Nuova Sardegna, 3.10.2009
Con Camilleri e Fois il noir italiano in Cina

Roma. Per la prima volta in Cina quindici fra i maggiori scrittori italiani e cinesi di romanzi «noir» si incontreranno per una settimana e confronteranno le loro esperienze in un convegno che si svolgerà a Pechino e a Tianjin, dal 13 al 18 ottobre, su iniziativa dell’Istituto italiano di cultura. Gli scrittori che partecipano all’iniziativa sono: Piero Colaprico, Danila Comastri Montanari, Giancarlo De Cataldo, Giorgio Faletti, Feng Hua, Marcello Fois, He Jiahong, Isaia Iannaccone, Carlo Lucarelli, Bruno Morchio, Nanpai Sanshu, Margherita Oggero, Qiu Xiaolong, Alberto Toso Fei e Zhang Muye. Il convegno si aprirà con una video intervista di Andrea Camilleri. L’Istituto italiano di cultura ha chiesto inoltre a tutti i partecipanti di scrivere un racconto ambientato a Pechino, da pubblicarsi bilingue. Alcuni degli scrittori terranno conferenze a Dalian, Xian, Shanghai, Chongqing e Canton.
 
 

Bresciaoggi, 3.10.2009
Brillano le stelle nel cielo dell'Odeon
Lumezzane. Presentata la ricca stagione che si annuncia all'insegna dell'eclettismo tra drammaturgia, eventi musicali e ospiti d'eccezione
Da Marco Paolini a Lella Costa e Maria Paiato: tanti i big La «prima» sarà il 27 ottobre con Alessandro Bergonzoniioni differenti nell'universo pirandelliano Giulio Bosetti in «Sei personaggi in cerca d'autore» con la Compagnia del Teatro Carcano e il gruppo Mitipretese con «Festa di famiglia», riduzione che ha coinvolto nell'elaborazione scenica un altro siciliano eccellente, Andrea Camilleri.
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Seek4shopping, 3.10.2009
La Danza del Gabbiano di Andrea Camilleri

Gli appassionati delle avventure del commissario più celebre d’Italia conoscono bene questo incipit: «Montalbano sono». In tanti sono in attesa di racconti sempre nuovi ed avvincenti che l’autore Camilleri è solito descrivere. Chi segue i suoi racconti non solo ne è affascinato, ma prova anche un senso di sicurezza ed anche se le vicende normalmente non volgono a lieto fine, si riesce comunque a trascorrere momenti di gioia e divertimento. Camilleri ha un indubbio senso della scrittura, tanto che le sue narrazioni, ricche di intrecci, fanno emergere personaggi sempre attuali e sempre protagonisti di storie dove anche i nodi più difficili da sciogliere vengono al pettine. Quello che attira i lettori delle avventure del Camilleri è certamente la bravura di un autore che occupa un posto di eccellenza tra gli scrittori di gialli in Italia.
I personaggi che l’autore crea non sono mai frutto della fantasia e dell’illusione narrante, sono reali come le storie in cui vivono, dove niente è lasciato al caso, niente al mistero. Gli episodi di violenza e carneficina non sono mai esagerati così come pure le scene di sesso, se opportune all’intreccio, non vengono ritratte in maniera volgare. Questi ed altri sono i pregi di un autore che, nelle sue storie, fa uso di ironia e di auto-ironia senza perdere mai il fine della narrazione che conduce, con un pizzico di malinconia, alla dura realtà del passaggio del tempo e di una realtà in costante mutamento. In questo modo l’autore pone, con audacia, una sorta di critica ad una società, quella moderna, che deve in qualche modo conservare e far rispettare gli antichi valori della convivenza civile nonostante i problemi ed i mali che l’affliggono.
Il commissario Montalbano affascina chi lo segue per la sua capacità di creare, soprattutto se in difficoltà, un vero e proprio alter ego narrativo. Lo sdoppiamento del suo personaggio diverte quando egli stesso, sentendosi in difficoltà, mette in atto una sorta di auto-inganno per espiare le sue stesse colpe. Pensiamo pertanto al dialogo tra Livia e Salvo, quando quest’ultimo afferma di non volere incontrare il personaggio che nella fiction lo interpreta a causa dell’enorme differenza, fisica soprattutto, che intercorre tra i due. Montalbano dice con sarcasmo che quel tale «Zingarelli» non gli si addice, in quanto più calvo e nettamente più giovane. Livia, a quel punto, lo riprende dicendogli che ammettendo le loro differenze si intravede il fastidio che il commissario prova nel non sentirsi vicino all’attore. Il dialogo stesso, non è altro che uno stratagemma letterario, o meglio meta-letterario a dir poco eccezionale.
Il romanzo narra le vicende amorose dell’eterna coppia, un rapporto in crisi a causa della passione del commissario per quel suo lavoro che inevitabilmente lo allontana dalle vicende domestiche. Lei è a casa, pronta ad accoglierlo con il suo affetto, lui dimentica di averle promesso un periodo di vacanza insieme. Lei è disposta a mettere in primo piano la sua storia, spinge il suo uomo a tralasciare le regole, data la sua sovente inosservanza di esse, per concentrarsi sul loro rapporto. Lui vive per il suo lavoro, ne è totalmente preso e questo lo spinge a mettere in secondo piano anche l’amore stesso. Il commissario è consapevole di avere una buona dose di fascino sulle altre donne ma quando intuisce la presenza di un attaccamento da parte di una donna tiene alta la guardia in nome dei principi morali che lo hanno sempre distinto. E qui la voce di Camilleri è evidente. L’autore, infatti, usa l’ironia per mettere in ridicolo atteggiamenti dell’umano essere tale che di certo non condivide, dato il suo temperamento e la sua propensione al rispetto della moralità. Camilleri si pone dalla parte di chi non ha modo di reagire, di distingue per il suo alto senso della civiltà, continuando ad affascinare un popolo vasto e non sempre vicino alle sue idee. Quando si tratta di un giallo, non è corretto svelare in anticipo le vicende del raccolto al fine della vendita di questo romanzo che ha già cominciato a scalare le classifiche. Si può forse consigliare a coloro i quali si apprestano alla lettura de “La danza del gabbiano” di essere vigili e non dare nulla per scontato in quanto il fine dell’autore è avvolto tra le pagine di questo romanzo che promette tantissime sorprese.
Stefania F.
 
 

l'Unità, 4.10.2009
Lo chef consiglia
Piccolo Cesare con le infamità contro stampa e magistratura dimostra solo voglia di regime
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Fatto Quotidiano, 4.10.2009
“Il Pd? Cavalieri inesistenti”
Intervista ad Andrea Camilleri

“I personaggi del centrosinistra? Visconti dimezzati quando hanno assunto la leadership, cavalieri inesistenti quando sono riusciti a raggiungere il potere”.
Non può stupire che parlando di politica Andrea Camilleri torni sempre e comunque ai libri. Così ricorre a Italo Calvino per tracciare il suo ritratto dei capi mancati dell’attuale opposizione.
Ma a quali personaggi possono essere paragonati, Prodi, D’Alema, Veltroni, Rutelli, Fassino, Cofferati?
“Come soggetti letterari sarebbero impresentabili. E poi il destino dei protagonisti dei romanzi è tutto nelle mani dell’autore, il destino dei politici dipende dall’elettorato e soprattutto da loro stessi. Però mi sembra giusto il riferimento al protagonista de "Il rosso e il nero", Julien Sorel (all’interno del libro “Il fantasma del leader” di Alessandra Sardoni, ndr) perduto nel suo sogno bonapartista di scalare il potere, un sogno continuamente contraddetto e disdetto. Sono tutte sfaccettature di Julien, perché prima ancora di dover combattere contro gli avversari politici o i concorrenti nel partito sembrano dover combattere a priori contro se stessi, contro le loro contraddizioni. E’ una specie di peccato originale”.
Insomma non ce la fanno perché non sanno chi sono?
“Per quelli che vengono dal partito che aveva un pater familias duro e severo in cui tutti si riconoscevano, la perdita del padre e la sua damnatio memoriae hanno prodotto una repellenza viscerale per quel modello. Hanno insomma rinnegato i padri. E così sono leader dimezzati sin dall’inizio”.
Un problema di crisi d’identità…
“Guardi, mi viene in mente una vignetta del New Yorker che mostra un paziente disteso sul lettino e lo psicoanalista che con un’espressione di contentezza sul volto gli dice: ‘Ho da darle una buona notizia. Lei non ha nessun complesso d’inferiorità lei è realmente inferiore’. Difficile essere in crisi d’identità quando non si ha un’identità”.
Ma se non sanno più da dove vengono sapranno almeno dove vanno…
“E invece no. E questo vale sia per quelli che vengono dal centro che per quelli che vengono dalla sinistra. Sono in mezzo al guado. Hanno lasciato una sponda che aveva tratti precisi e tentano di raggiungere la sponda opposta che nella realtà non esiste perché essi stessi ne devono definire l’aspetto, devono crearselo, via via che si avvicinano”.
Un po’ frustrante…
“Sì perché il procedere dei guadanti non è mai stato omogeneo. Quelli che sono stati di volta in volta i capofila hanno avuto idee diverse sul percorso. E il risultato è stato ritardare il viaggio con continue deviazioni, ritorni indietro, ripensamenti, soste. E poi c’è un’altra questione…”
Cioè?
"Una volta i capi carismatici nei grandi comizi riuscivano a sintonizzarsi perfettamente col respiro di milioni di seguaci. Seducevano più che per l’ideologia per una granitica autoconvinzione, che era cieca passione. Oggi invece si è sostituita la passione politica con la ragione politica, ma la ragione non corroborata dalla passione non è altro che l’esercizio del dubbio. E il dubbio si riflette nella capacità di comunicare, diminuita, in un'era in cui i media si moltiplicano. E hanno capito troppo tardi l’importanza della Tv…
Del congresso del Pd che idea si è fatto? Uscirà fuori un vero leader?
“Alla fine la polemica interna finirà col danneggiare tutti e tre. Rivolgersi al concorrente dello stesso partito come se si fosse in campagna elettorale è uno sbaglio, che indebolisce la leadership”.
Ma il centrosinistra ha bisogno di un leader carismatico per battere Berlusconi…
“Certe notti sogno il capo carismatico, certe altre ne ho una paura fottuta. Ma c’è un’altra domanda che mi frulla in testa in questi giorni visto quello che è successo in parlamento sullo scudo fiscale”.
Quale?
“Ma c’è davvero la volontà politica di far cadere Berlusconi oppure no, magari perché non si sa cosa viene dopo? Credo che più che l’opposizione Berlusconi debba temere l’elettorato. E se stesso”.
Stefano Ferrante
 
 

Il Sole 24 Ore - Il Domenicale, 4.10.2009
Camilleri e la febbre rossa

Galeotto fu il virus. Fu nel corso di un'influenza che il piccolo Andrea Camilleri scoprì la passione per la letteratura. Primo romanzo, a sei anni e due mesi, "La follia di Almayer" di Conrad. «Allora (nella Sicilia anni Trenta ndr) la medicina non aveva fatto i progressi che ha fatto oggi - racconta lo scrittore su Tuttolibri, - per cui gli infelici miei nipoti vengono vaccinati e quindi sono esenti da tutte quelle malattie infantili che io invece regolarmente mi beccavo, essendo di gracile costituzione». Gli infelici nipoti non sanno cosa si perdono grazie ai vaccini e agli antibiotici: stare a letto due settimane senza radio né tv, obbligati a leggere!
Nel 1942, il padre di Camilleri (fascista della prima ora) compra un libro proibito dal regime, "La condizione umana" di André Malraux. Lui lo legge e la notte dopo gli viene la febbre: «Non sto esagerando, mi spuntarono i puntini sulla faccia. Masse di cellule cerebrali credo che si spostarono. Capii che i comunisti erano persone come noi, cioè lo capii da quel libro, che tutto quello che mi era stato detto sui comunisti era assolutamente falso».
E allora si ricordò di quello che gli aveva detto il vescovo, dopo aver letto i suoi articoli su un giornaletto scolastico: «Figlio mio, tu sei comunista», e lui si era spaventato a morte. La lettura di Malraux gli fece intuire la verità: «Ha ragione il vescovo...Comunista sugno! E non lo sapevo».
Il povero Andrea era guarito dall'influenza fascista beccandosi un virus ugualmente letale, la «febbre rossa»: una malattia infantile contro cui all'epoca non esistevano vaccini, e non bastavano certo un paio di settimane a letto. I suoi infelici nipoti, almeno, saranno immunizzati: basta che il commissario Montalbano li difenda dalla tivù.
È piena di comunisti!
Riccardo Chiaberge
 
 

Il Giornale, 4.10.2009
«Ricomincio da Shakespeare ma resto sempre me stesso»
L’attore regista di «Molto rumore per nulla» da mercoledì al Carcano «È stato l’autore più importante, ora ho la maturità giusta per rileggerlo»

Ritmato, divertente, allegro e fresco; «Molto rumore per nulla» di William Shakespeare, per la regia di Gabriele Lavia.
[…]
Mi sembra che lei, pur avendo fatto parecchie esperienza cinematografiche, propenda per il teatro.
«Il teatro è la mia vita, lontana dalla quella di tutti i giorni, è metafisica. Il cinema è un'avventura meravigliosa molto più vicina alla quotidianità. Sto lavorando alla sceneggiatura de “Il Tailleur Grigio” di Camilleri, film che dirigerò quest'estate».
[…]
Viviana Persiani
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.10.2009
Il libraio
Francesco Burgio (Siracusa): Le gocce di Camilleri

Sono "Gocce di Sicilia", vizi e virtù degli strani tipi che popolano l'Isola. Il libro lo consiglia Francesco Burgio, della libreria Aleph di Siracusa. «C'è il mafiosetto, lo stupido del paese, il notabile. Un po' tutti gli stereotipi di questa Sicilia che tanto piacciono fuori lo Stretto - dice Burgio - in questo testo, ripubblicato dalla Mondadori, in cui vengono raccolti scritti originali di Andrea Camilleri comparsi sull'Almanacco dell' Altana. La forma dialettale utilizzata è quella conosciuta da molti, senza eccessi. Il libro che piacerà più a chi la Sicilia la ricorda con affetto e nostalgia, piuttosto che a quelli che la vivono al giorno d'oggi».
a. f.
 
 

Il Messaggero, 5.10.2009
Anticipazioni/ Un inedito di Andrea Camilleri in un libro per ragazzi. Che celebra la caduta del simbolo della Guerra fredda. E riflette sull'oggi
Il mondo senza muri

C’era una volta un uomo ricco, ma così ricco che era costretto a tenere i suoi soldi stipati dentro un’enorme vecchia miniera blindata e presidiata da un esercito privato. Quest’uomo, a un certo punto della sua vita, ebbe paura degli altri uomini. Il fenomeno si sviluppò in due momenti: il primo fu quando un irrefrenabile terrore lo colse davanti agli sconosciuti e lo costrinse a chiudersi in casa, il secondo fu quando lo stesso incontenibile terrore lo vinse alla vista dei pochi amici che aveva. Allora capì che era l’intero genere umano a metterlo in quello stato.
Non temeva che gli rubassero i soldi, non temeva che lo sequestrassero per ottenere un riscatto miliardario, non temeva che l’uccidessero durante qualche rivolta popolare, no, la sua era una paura generica, assolutamente immotivata e perciò tanto più insopportabile. La sola vista della cameriera che alla mattina veniva a servirgli la colazione a letto lo faceva subito nascondere sotto le coperte, tremante e sudato.
Viveva in una grandissima villa di campagna con ampio parco tutto intorno ed era accudito da segretari, cameriere, camerieri, cuochi, sguatteri, giardinieri, autisti.
Come primo provvedimento, licenziò gran parte del personale, a cominciare dagli autisti, dato che aveva deciso di non uscire più dalla villa, e dai segretari, che sostituì con dei computer.
Quindi dal maggiordomo, per il quale provava un po’ meno paura dato che era stato il maggiordomo di suo padre, fece diffondere un ordine di servizio che stabiliva un preciso orario per tutti i dipendenti in modo che, se gli veniva per esempio la voglia di fare una passeggiata nel parco, non incontrasse nessun giardiniere, e neppure incrociasse nei corridoi qualche cameriera durante gli spostamenti da una camera all’altra.
Subito appresso, ordinò che il muro che circondava la villa e il parco venisse alzato da due a sei metri riducendo a una le tre aperture d’accesso e contemporaneamente mandò a chiamare il più grande esperto del mondo in fatto di robot ordinandogli tutta una serie di automi che potessero completamente sostituire il personale della villa.
In capo a un anno i robot gli vennero forniti a lui poté licenziare tutti, vecchio maggiordomo compreso.
Certo, all’inizio andò incontro a degli inconvenienti con quel centinaio di telecomandi che ancora non conosceva bene. Certe mattine, invece di veder comparire il robot-cameriera con la colazione, la porta veniva spalancata dal robot giardiniere che, manovrando minacciosamente una falciatrice, lo inseguiva di stanza in stanza.
Comunque, ora si sentiva al sicuro. Senonché un giorno, passeggiando nel parco, notò al di là del muro di cinta, un uomo dentro il gabbiotto di una gru assai più alta del muro stesso. Atterrito, ordinò che la recinzione venisse alzata fino a cinquanta metri.
Dopo un mese che i lavori erano finiti, una mattina d’estate, mentre si stava facendo il bagno in piscina, passò, bassissimo sulla villa, un elicottero. L’uomo che aveva paura dei suoi simili balzò fuori dall’acqua e si gettò a corpo morto sotto una macchia di cespugli. Poi, sconvolto, attaccatosi al telefono, ordinò l’immediata costruzione di un tetto in muratura che coprisse la villa e il parco.
Durante i lavori, visse in cantina circondato dai suoi robot. Poté riprendere possesso della sua villa dopo un anno. Dato che ormai c’era dovunque buio fitto, doveva tenere la luce sempre accesa. Anche nel parco. Dove, com’è naturale, le piante e gli alberi, passato appena un altro anno, cominciarono ad ingiallire.
Poi, una notte, si scatenò una sorta di terribile ciclone. Il vento sollevò una parte delle tegole e scavò un gigantesco buco nella copertura. Sicché il ricco, svegliatosi la mattina dopo, vide irrompere nuovamente la luce del sole nella sua camera da letto. Ma da quell’enorme buco potevano entrare tutti gli uomini che volevano! Era un pericolo tremendo! Che fare? Ordinare una copertura d’acciaio? O restringere lo spazio che lo circondava? Optò per questa seconda soluzione. Chiamò nuovamente i muratori e, mentre lui se ne restava chiuso dentro la villa, si fece costruire una stanza nel parco di tre metri per tre, col tetto d’acciaio, dove andò stabilmente a vivere.
Di tutti i robot che aveva a disposizione, tenne solo il robot-cuoco che era anche in grado di andare a prendere quello che i fornitori lasciavano davanti all’unico cancello telecomandato, gli altri li abbandonò nella villa.
Ma una notte udì venire da fuori strani rumori. Socchiuse la porta e vide che i ladri stavano saccheggiando la villa. Dovevano essere entrati approfittando del momento nel quale il cancello era restato aperto per permettere al robot di ritirare i rifornimenti.
Lo colse un atroce pensiero. E se i ladri venivano ad assaltarlo di notte dentro la sua stanzetta? Sarebbe stato costretto a vedere degli esseri umani! Doveva assolutamente evitare quel rischio. Ma come fare? Ci pensò tre giorni e tre notti di seguito, poi credette d’aver trovato la soluzione. Si fece costruire due muretti alti quaranta centimetri e lunghi due metri, chiusi da una parte da un muretto della stessa altezza. Così lui poteva entrare strisciando nella nuova abitazione dalla parte senza muretto che però, una volta dentro, avrebbe potuto richiudere dall’interno con una lastra di pietra. Era una stanzetta che somigliava tantissimo a una tomba. Ma lui non se ne rese conto.
Dopo appena due notti che ci dormiva, ci fu una leggera scossa di terremoto e un grosso masso rotolò fino a ostruire del tutto l’apertura della stanzetta.
Fu così che l’uomo che aveva paura del genere umano si tramutò in fantasma. Un fantasma che, naturalmente, aveva terrore degli altri fantasmi. Ma non poteva farci nulla perché, com’è risaputo, i fantasmi passano attraverso i muri.
Andrea Camilleri
 
 
Un’antologia ”europea”
La letteratura, più forte della dinamite

Un libro speciale, destinato soprattutto alle nuove generazioni. Per celebrare, vent’anni dopo, la caduta del Muro di Berlino. Ma come raccontare ai ragazzi, a chi dunque non può averne memoria, la Guerra fredda, la Cortina di Ferro e quella “ferita” lunga 112 chilometri capace di spezzare in blocchi non solo una città ma il mondo intero? Il Muro nella Storia. Il Muro come simbolo. Il Muro come odiosa realtà.
Si chiama semplicemente "1989" l’antologia di dieci racconti, di cui otto inediti, che Orecchio acerbo manderà in libreria il 21 ottobre (a cura di Michael Reynold, illustrazioni di Henning Wagenbreth, 95 pagine, 12 euro). Con un unico scopo, dichiarato già nel sottotitolo: offrire al lettore “Storie per attraversare i muri”. Tutti i muri. Quelli veri, fatti di mattoni, cemento, filo spinato che separano ancora oggi popoli e culture. Quelli mentali, innalzati per “difendersi” dalle diversità, per ribadire differenze (di censo, di cultura, di lingua, di religione, di colore della pelle). Muri materiali e muri “invisibili”, ma non meno solidi, costruiti con lo stesso misero impasto: l’odio, la paura, la diffidenza verso l’Altro.
Per parlare di tutto questo ai ragazzi, la piccola e vivacissima casa editrice romana, insieme al Goethe Institut, ha chiesto dunque a otto scrittori europei un inedito “a tema”. E Didier Daeninckx (Francia), Olga Tokarczuk (Polonia), Ljudmila Petrusevskaja (Russia), Jirí Kratochvil (Repubblica Ceca), Elia Barceló (Spagna), Miklós Vámos (Ungheria), Ingo Schulze (Germania) e il nostro Andrea Camilleri non si sono tirati indietro. A questo prezioso materiale inedito, l’editore italiano ha aggiunto due racconti di autori scomparsi: "Anche i bambini sono dei civili" di Heinrich Böll, premio Nobel per la Letteratura, e l’intenso "L’ebreo andorrano" dello svizzero Max Frisch. Quindi ha coinvolto nel progetto cinque tra i più attenti editori europei nella coedizione dell’antologia, che esce così anche in spagnolo, francese, tedesco, polacco e russo.
Insomma, un piccolo miracolo editoriale, che sarà accompagnato da presentazioni in tutta Europa (a Roma, al Goethe Institut, il 23 ottobre alle 19), dalla mostra con le tavole originali di Henning Wagenbreth e persino da rappresentazioni teatrali (il 9 novembre, sempre al Goethe Institut, con la compagnia dell’Aquila, Teatro Zeta).
Quello che anticipiamo è il racconto, surreale e grottesco, di Andrea Camilleri. S’intitola "L’uomo che aveva paura del genere umano" e, naturalmente, ha a che fare con il muro più odioso e impenetrabile: la fobia verso gli altri. L’autore siciliano ha scelto di scrivere una favola amara ma non c’è, in "1989", nessuna “formula” prevalente. Così se Elia Barceló ("Dal muro alle stelle2) sceglie la fantascienza per sconfiggere il politicamente corretto e Olga Tokarczuk scava nella psicologia di una guardia di confine alle prese con un gruppo di clandestini ("L’uomo che non amava il proprio lavoro"), c’è chi, come Jirí Kratochvil, si prende gioco dei nuovi muri della tecnologia con una storia lieve come una parabola ("Giovannino e il re"). Oppure chi, con un colpo di teatro, fa morire il tiranno grazie ai mattoncini Lego ("Il muro di Natale", di Didier Daeninckx). Insomma, un libro da gustare fino all’ultima pagina. Sognando un mondo senza Muri.
Fiorella Iannucci
 
 

Le Monde, 5.10.2009
La nouvelle galaxie anti-Berlusconi s'organise hors des partis d'opposition

Rome. Les dizaines de milliers de personnes qui ont manifesté samedi 3 octobre à Rome en faveur de la liberté de la presse ont conspué Silvio Berlusconi accusé de "bâillonner" les médias. Ils n'en ont pas moins accueilli fraîchement les personnalités du Parti démocrate (PD, centre gauche).
[...]
Personnalités libres de parler
Les intellectuels qui pourraient venir en aide au parti le jugent sévèrement. L'écrivain sicilien Andrea Camilleri le compare à Julien Sorel dans le roman de Stendhal "Le Rouge et le Noir", "perdu dans son rêve de conquérir le pouvoir, mais qui doit d'abord combattre contre lui-même et ses contradictions".
[...]
Philippe Ridet
 
 

Il Piccolo, 5.10.2009
Heinichen: soldi e intrighi a Trieste

Grado. È appena calato il sipario sulla seconda edizione di Grado Giallo , ma gli organizzatori pensano già al futuro, guardano già al 2010. […] Ieri, la terza e ultima giornata di Grado Giallo dedicato ai generi giallo, noir, thriller, spy story ha richiamato sull'Isola d'oro un folto pubblico. […] Il “quartier generale” dello Spazio Noir Diga Nazario Sauro si è però riempito in ogni ordine di posti per i due ospiti principali della giornata, due “firme” di best seller internazionali che hanno apertamente dialogato col pubblico, prestandosi a rispondere alle domande e cercando di soddisfare le curiosità dei lettori. Parliamo di Salvatore S. Nigro, conosciuto ai più come consulente editoriale di Camilleri, e di Veit Heinichen , il romanziere tradotto in diverse lingue che con le sue storie ha fatto conoscere Trieste al vasto pubblico europeo e internazionale, così come in passato fecero Svevo, Saba, Joyce. Direttore editoriale della casa editrice Sellerio, Nigro ha insegnato all'Università di Catania, alla New York University, a Yale, alla Sorbona e alla Scuola Normale Superiore di Parigi. A Grado ha raccontato, in maniera divertita e divertente, del rapporto conflittuale tra Camilleri e Montalbano, tra creatore e creatura. «Montalbano – ha detto Nigro - è un personaggio col quale Camilleri entra spesso in attrito, perché ormai ha molti anni e quindi rivendica la propria autonomia. Al punto che Montalbano vorrebbe scrivere da sé le sue storie, in italiano naturalmente e non nella lingua “inventata” di Camilleri, per fare concorrenza al suo creatore». Probabilmente autore e personaggio faranno i conti soltanto nell'ultima avventura di Montalbano, ha detto Nigro. Ha poi definito Camilleri un «falsario straordinario», raccontando il metodo creativo che sottende all'enorme successo editoriale dell'autore siciliano. «Camilleri è un falsario straordinario perché, prima di ideare qualsivoglia personaggio ha l'esigenza di costruirne la biografia, che presuppone un'anagrafe: per questo ha un archivio di vite dettagliatissime ma totalmente inventate». Subito dopo è stata la volta di Veit Heinichen. «Né Montalbano né Camilleri – ha detto Heinichen a proposito delle provocazioni recenti che vorrebbero il suo Proteo Laurenti una risposta al commissario siciliano – hanno bisogno di una risposta». […]
Monica Baulino
 
 

Leggo, 5.10.2009

Prima nazionale assoluta questa sera al teatro India per "Festa di famiglia", spettacolo scritto e diretto da quattro attrici, Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariàngeles Torres, con la speciale collaborazione di Andrea Camilleri 8foto). "Festa di famiglia" trae spunto da un testo del premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello, ed è una riflessione sulle dinamiche violente all’interno della famiglia (fino al 1/11, lungot. Gassman 2).
 
 

L'Arena, 5.10.2009
Da Camilleri a Goldoni sino a Dostoevskij
Il grande teatro. La nuova stagione comincia il 17 novembre, all’insegna dello scrittore siciliano, e si conclude in primavera

Verona. Si apre sull'immaginaria Vigàta, terra nata dalla fervida penna dello scrittore agrigentino (nonché "papà" del commissario Montalbano) Andrea Camilleri, la nuova stagione del Grande Teatro che il 17 novembre debutta con "Il birraio di Preston" nell'allestimento del Teatro di Catania. È un Camilleri che trasporta i suoi ammiratori nella Sicilia di fine Ottocento, nel paesino sconvolto dall'incendio che ha avvolto il locale teatro in cui si rappresenta il melodramma di un oscuro compositore napoletano, tale Luigi Ricci. Protagonisti dello spettacolo Pino Micol e il veronese Giulio Brogi.
[...]
B.Z.
 
 

Adnkronos, 6.10.2009
Libri: La metafora di Camilleri sulla caduta del Muro di Berlino

Roma - Un libro illustrato per raccontare la storia del Muro di Berlino ai giovani di oggi a vent'anni dalla sua caduta. Un'antologia di dieci racconti, firmati da grandi autori europei, illustrati dall'artista tedesco Henning Wagenbreth che aiuta i giovani a superare le divisioni e l'incomunicabilita' crescente. E' ''1989. Dieci storie per attraversare i muri'', pubblicato in Italia e in altri cinque paesi europei dall'editore Orecchio Acerbo in collaborazione con il Goethe-Institut Italien. Il libro propone il contributo di diversi autori europei che mettono al centro dei loro racconti sia i muri materiali sia quelli immateriali che separano gli uomini in virtu' del colore della pelle, della razza, della religione. L'autore italiano che ha partecipato alla realizzazione dell'opera e' Andrea Camilleri, il celebre scrittore siciliano ''papa''' del commissario Montalbano, che ha firmato il racconto ''L'uomo che aveva paura del genere umano''.
‘Il mio racconto - spiega Andrea Camilleri all'Adnkronos - rappresenta una metafora di coloro che hanno una paura ingiustificata degli altri. Persone che si ritengono appagati di se stesse e che sono pronte a chiudersi nel loro sterile egoismo. Uomini e donne che non vogliono comunicare con gli altri e che sono pronti a difendersi alzando muri impenetrabili. La storia del Muro di Berlino - aggiunge Camilleri - ci insegna, al contrario, che i muri si possono ancora abbattere con coraggio e determinazione. La capitale tedesca all'inizio fu divisa in quattro zone, poi in due ed infine e' stata riunificata. La sua vicenda, dunque, si caratterizza come un processo di eliminazione dei muri’.
Eppure, nonostante tutto, la paura dell’altro continua a radicarsi nella società. Allontanare il diverso rappresenta la soluzione più semplice ed immediata. ‘Qualche tempo  fa – aggiunge infatti, lo scrittore – in Toscana mi è capitato di  imbattermi in un gruppo di giovani extracomunitari africani allegri e  tranquilli. La gente, però, aveva paura della loro semplicita’ e  della loro serenità. E’ un piccolo segnale del degrado morale in cui è caduta l’Italia e l’Europa. Un segnale che dimostra la nostra  insensibilità nei confronti delle esigenze di coloro che bussano alle nostre porte’.
‘I muri – afferma Camilleri – continuano ad esserci e a  dividere i popoli. Pensiamo alle barriere che separano gli Stati Uniti dal Messico o quelle che separano i palestinesi dagli ebrei. Sintomi  di un degrado morale che attraversa il mondo intero, creando nuove fonti di incomunicabilità e di tensione. Io – commenta lo scrittore – non vedo grandi segni di speranza per il futuro Anche l’Italia,  infatti, è investita da questa ondata di intolleranza e di egoismo. I problemi legati all’immigrazione, ad esempio, mettono in evidenza la  nostra miopia. E’ vero che si tratta di un fenomeno europeo ma è  impossibile chiudere le frontiere alle ondate migratorie. E’  necessario, piuttosto, governare i trasferimenti dal mondo povero a quello più ricco in modo serio e lungimirante’.
Il libro si rivolge ai giovani di oggi. ‘I ragazzi – spiega Camilleri – se non vogliono trovarsi isolati in piccoli ghetti, devono ‘darsi una regolata’.Non devono vivere più tra quattro mura ma devono aprirsi al mondo dimostrando di essere  ricettivi e pronti a cogliere tutti i nuovi fermenti della società.
E’ opportuno, insomma, che si aprano agli altri senza timore. E’ questo il mio suggerimento e l’insegnamento che affido ai giovani’.
‘Noi adulti – conclude Camilleri – abbiamo l’obbligo di  coltivare la memoria che ha bisogno di una ‘manutenzione  quotidiana’. Dobbiamo proteggere il nostro passato dall’insidia del  tempo così come dobbiamo salvaguardare il nostro grande patrimonio storico-artistico dall’incuria e dall’abbandono’.
 
 

La Nuova Sardegna, 6.10.2009
Contro tutti i muri del mondo

La memoria, i passaggi di vita, le grandi rivoluzioni e i mutamenti del Novecento sono i temi al centro degli incontri dello spazio dedicato agli appuntamenti per adulti, il Babbo Parking, in un programma ricco di proposte.
A vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, Marino Sinibaldi, direttore di Radio 3, presenta giovedì (Piazza San Cosimo ore 21) in anteprima nazionale al Festival Tuttestorie l’antologia di racconti «1989. Dieci storie per attraversare i muri», la penna di dieci grandi scrittori fra cui Andrea Camilleri, e la matita di Henning Wagenbreth per un ideale, enorme graffito contro l’intolleranza progettato dall’editore Orecchio Acerbo. «1989: un muro crolla, ma quanti resistono?»: a parlare di questo tema, che dà il titolo all’incontro, ci sarà il curatore dell’antologia, lo scrittore australiano Michael Reynolds. Con lui l’architetta e scrittrice palestinese Suad Amiry, fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation di Ramallah. Parteciperà all’incontro anche lo scrittore e saggista tedesco Peter Schneider.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 6.10.2009
Se la sicilianità conquista le arti

C'è un'eruzione di sicilitudine che dalla letteratura tracima sino al cinema attraverso l'uso del dialetto: una sorta di fase due che segue al boom di qualche anno fa dei gialli e dei comici televisivi e che stavolta scavalca le barriere e i pudori della lingua "ufficiale": il coro di personaggi di Tornatore parla bagherese, Mondadori pubblica un titolo, quello del romanzo di Giuseppina Torregrossa, azzardando il termine "minne", mentre Nino De Vita scrive un racconto in versi su Sciascia nella lingua della sua Cutusìo ed Emma Dante fa esprimere le sue disperatissime "Pulle" nell'unica lingua possibile, cioè il siciliano. Insomma, Camilleri col suo "taliare" e "spiare" non è più l'unico alfiere di questa ondata di marcata sicilianità di cui il suo commissario Montalbano è stato l'indiscusso apripista. […] Però Camilleri con i suoi gialli impastati di dialetto ha messo d'accordo tutta Italia: come la mettiamo? «Camilleri s'è inventato una lingua che riscuote grande successo – dice Franco Lo Piparo, docente di Filosofia del linguaggio - Se il suo fosse un siciliano autentico lo potrebbero leggere solo i suoi conterranei più anziani. Io trovo politicamente sbagliato insistere sull' equazione "Sicilia uguale dialetto" in un mondo in cui siamo portati a confrontarci con tutti». […]
Mario Di Caro
 
 

ANSA, 7.10.2009
Ad Andrea Camilleri l'"Elsa Morante" alla carriera 2009

La giuria del premio letterario Elsa Morante ha assegnato ad Andrea Camilleri il premio alla carriera 2009. Il riconoscimento sarà consegnato allo scrittore mercoledì 14 ottobre al Teatro Parioli di Roma. La giuria è presieduta da Dacia Maraini e composta da Francesco Cevasco, Vincenzo Colimoro, Maurizio Costanzo, Emanuele Trevi, Teresa Triscari e Tjuna Notarbartolo (direttore della manifestazione). La Maraini ha annunciato anche che lo scrittore siciliano entrerà a far parte della giuria del premio Elsa Morante dall'edizione 2010. La manifestazione culturale è stata organizzata dall'Associazione Culturale Premio Elsa Morante, in collaborazione con la Regione Lazio e l'A.G.C.I. Nazionale (Associazione Generale Cooperative Italiane).
 
 

Adnkronos, 7.10.2009
Premi: Va ad Andrea Camilleri il ''Morante'' alla carriera

Roma - E' stato assegnato ad Andrea Camilleri il Premio ''Elsa Morante'' alla carriera 2009. Lo ha deciso la giuria presieduta da Dacia Maraini e composta da Francesco Cevasco, Vincenzo Colimoro, Maurizio Costanzo, Emanuele Trevi, Teresa Triscari e Tjuna Notarbartolo (direttore della manifestazione). Il riconoscimento sara' consegnato allo scrittore siciliano mercoledi' 14 ottobre, alle ore 19, durante una cerimonia che si svolgera' al Teatro Parioli di Roma. Maraini ha annunciato anche che Camilleri entrera' a far parte della giuria del Premio Letterario ''Elsa Morante'' dall'edizione 2010.
Vero e proprio fenomeno letterario italiano, romanziere, sceneggiatore, regista teatrale, televisivo e radiofonico, Camilleri, padre del noto commissario Montalbano, con i suoi libri, sottolinea la giuria presieduta da Dacia Maraini, ''commuove e diverte, affabula e fa riflettere''.
''Occhio attento alla realta' e alle ferite del nostro tempo, vigile, appassionato e critico, Camilleri - si legge sempre nella motivazione del premio - diffonde e riscopre la cultura siciliana in Italia e all'estero. La frequente e sapiente convivenza del dialetto con l'italiano, le trame intriganti, i dialoghi spiritosi dei suoi libri, ne decretano il successo facendone un caso letterario straordinario del nostro Paese e l'autore italiano piu' letto e amato degli ultimi anni''.
 
 

La Sicilia, 7.10.2009
In scena a Roma un sapiente pezzo drammaturgico dedicato al teatro dell’Agrigentino. Dramma, grottesco e ridicolo, fra le pareti domestiche
La ferocia di Pirandello, e Camilleri, nella «Festa di famiglia»
In scena 4 attrici, registe e autrici per raccontare la violenza in casa

Roma. Nonostante la sua massiccia e irresistibile produzione in campo letterario, Andrea Camilleri non dimentica il teatro, e non dimentica soprattutto Luigi Pirandello, l'autore che più volte ha messo in scena al tempo della sua docenza all'Accademia "Silvio d'Amico". "Festa di famiglia", in scena in "prima" nazionale all'India di Roma, coproduzione fra il Teatro di Roma e il Mercadante di Napoli, è un sapiente pezzo drammaturgico dedicato al teatro di Pirandello, praticamente il segno di un ritorno sentito ai vecchi amori. Non si può non salutarlo con piacere.
Camilleri si è avvalso della collaborazione di quattro attrici, Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Tuffolatti e Mariangela Torres, in veste di regista e di interpreti (affiancate da Fabio Concifoglio, Diego Ribon, Anna Gualdo) allo scopo di rielaborare alcuni testi del grande agrigentino, in un certo senso sventrandoli per vedere come sono stati trattati i nuclei familiari al centro delle trame messe in campo. Il risultato è un racconto che si offre al pubblico come uno spaccato su quelli che erano i veri e costanti tormenti di un autore che mon perdeva occasione di fornire un giudizio negativo su quanto accadeva fra le pareti domestiche, mettendo in evidenza l'asprezza, il grottesco e il ridicolo delle situazioni più eclatanti.
Già il titolo "Festa di Famiglia" suona in tono ironico, in modo da rendere subito allusivo il finto di un tema colto attraverso gli spiragli segreti di terremoti affettivi che franano disperatamente. Un'operazione penetrante e inquietante realizzata con la cucitura di situazioni e battute che mettono a fuoco i rapporti fra genitori e figli, fra mariti e mogli, e via di questo passo, prendendo personaggi già esistenti, o inventandone, in appoggio, altri.
Come si sa, il ruolo ambiguo e contraddittorio del mondo femminile è stato sempre alla base delle esperienze biografiche e artistiche di Pirandello, pertanto la scelta di passi straordinariamente illuminanti come, ad esempio, il contrasto tra la figliastra e il padre da "Questa sera si recita a soggetto", momento davvero chiave.
Il lavoro di Camilleri è puntiglioso, fa emergere aspetti di un universo condizionato dalla violenza ricorrente in una serie di drammi che fanno una certa fatica a passare per normale regola di una certa borghesia. Il tutto disposto su un ampio palcoscenico, a forma di piattaforma, dove i protagonisti delle singole storie si rincorrono, in una cornice di segnali di richiamo alla nostra contemporaneità da un punto all'altro, intrecciandosi fra loro, figure collocate in uno spazio ideale riservato a comportamenti comuni, ieratici, portatori di quelle "maschere nude" che sono l'essenza di un autore che su questo terreno ha creato la sua poetica. La proposta meta-teatrale sta bene in piedi, ed è seguita con interesse dal pubblico che scopre in Pirandello una ferocia che forse non aveva calcolato prima per la avvolgente e martellante dialettica di cui è maestro, al punto da distogliere l'attenzione dai grumi annidati sotto le rassicuranti apparenze.
Ettore Zocaro
 
 

Tutti i colori del giallo, 7.10.2009
La sfida di Camilleri. Come si traduce il Vigatese?

L’8 Ottobre 09 alla Triennale di Milano alle 17.30 si terrà un dibattito a ingresso libero sull’uso della lingua nelle opere di Andrea Camilleri e sui percorsi che essa assume quando viene tradotta all’estero. All’incontro coordinato da Mauro Novelli parteciperanno Barbro Andersson (Svezia), Moshe Kahn (Germania), Serge Quadruppani (Francia), Stephen Sartarelli (USA). «Sostengono che sono uno scrittore facile, macari se poi s’addannano a capire come scrivo…» dice lo stesso Camilleri e negli ultimi anni il successo dei suoi libri ha varcato gli oceani, tanto da farne lo scrittore italiano più amato al mondo. Sugli scaffali si rincorrono ormai centinaia di edizioni, in tutte le lingue principali. Ma come restituire in modo efficace uno stile originalissimo, fortemente intriso di spezie siciliane? Lavorare sulle pagine di Camilleri significa accettare una sfida affascinante e pericolosa come racconteranno i suoi principali traduttori internazionali.
A. Fognini
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 7.10.2009
Nella stiva del Count Basie la soap è un viaggio a puntate

È un viaggio per mare, ma senza acqua. Un'avventura fatta di capitani e naufraghi, assassini e fanciulle innamorate, di storie e musica e poesia. Dove si attraversano oceani sconfinati, mari in burrasca. Per poi tornare, sempre. Senza essersi neanche mossi. Stasera, alle 22, la compagnia La Pozzanghera sarà in scena al Count Basie Jazz Club di vico Tana, con lo spettacolo a puntate «Approdi e derive» (ingresso con tessera Arci, che si può chiedere sul momento; prima consumazione 10 euro). Ovvero, una «soap opera teatrale - spiega la regista, Lidia Giannuzzi - che era partita come itinerante a Forte Sperone, e ora prosegue in uno spazio che è simile alla stiva di una nave. Una sorta di viaggio da fermi. In un mare che non è solo fisico, ma è anche il mare dei sentimenti, della passione, della disperazione». In "Approdi e derive" lo spazio teatrale viene trasformato in una nave pronta a salpare, carica di personaggi singolari, con un burbero capitano che accoglie i viaggiatori - attori e spettatori - e li conduce in una traversata piena di sorprese, alla scoperta di testi letterari nel quali il mare è il filo conduttore. [...] Matteo Travagli, nei panni di Cecè, racconterà la divertente storia di Capitan Caci, nato dalla fantasia di Andrea Camilleri. [...]
Erica Manna
 
 

Giornalettismo, 7.10.2009
Nebbie e delitti
C’è commissario e commissario, anche in Rai. Quello di Barbareschi merita un sei. Perché anche se non è Natale, siamo tutti più buoni lo stesso

Certo, brutto non è. A voler essere pignoli avrebbe anche un bel paio di occhi azzurri. Incapace di recitare non lo è nemmeno poi tanto. O almeno, in Nebbie e Delitti, serial in onda su Raidue da tre stagioni con questa, Luca Barbareschi qualche lodevole tentativo lo fa. Quando si distrae, per dire, e si dimentica di gigioneggiare e di fare la faccia di uno che pensa di essere un grande attore, allora risulta persino abbastanza credibile.
SUFFICIENZA? - Insomma, proprio un votaccio al Barbareschi non glielo si può dare: non è Zingaretti che fa Montalbano, ma il suo commissario Soneri una certa pacata simpatia potrebbe anche riscuoterla. Con l’età il Barbareschi ha aggiunto qualche altro tono alla tavolozza di quelli che ha sempre messo in scena, e, dàlle e dàlle, riesce in alcuni passaggi persino a donare al suo personaggio una qualche venatura di malinconia dolente. Allora cosa manca alla serie per essere compiutamente riuscita? Tanto per cominciare, una sceneggiatura come Dio comanda. Si può sputare addosso quanto si vuole alla premiata ditta Camilleri, ma ogni puntata di Montalbano è un piccolo capolavoro: i dialoghi hanno ritmo, Montalbano è un carattere poderoso e compiuto, i personaggi minori sono tratteggiati con gusto, la Sicilia, anche se dipinta con tono da macchiaiolo, non è mai macchiettistica. E soprattutto le trame, le trame sono credibili. Piccoli delitti, talvolta senza stile, omicidi che si staccano dalla tradizione della fanfaronata all’americana e del giallo ad incastro all’inglese. Montalbano indaga su reati che sono e appaiono compiutamente italiani e siciliani, del tutto e magnificamente calati nel contesto regionale ma anche nazionale dell’Italia di oggi.
C’E’ CHI PUO’ E CHI NON PUO’ - Ecco, il povero commissario Soneri no.
[...]
Ma il congegno narrativo è così amorfo e così poco calato in un contesto credibile, che addirittura questa serie può essere allegramente spostata da Ferrara a Torino senza che nulla in sostanza cambi, nemmeno la nebbia di riferimento al titolo. E questo non va bene: sposta Montalbano dalla Sicilia e avrai comunque Montalbano, perché la Sicilia se la porta dietro. Sposta Soneri a Torino e avrai solo un investigatore ancora più intronato di prima. Spaesato, poveraccio. Ma non è certo per colpa della nebbia.
Mariangela Vaglio (Galatea)
 
 

8.10.2009
La rizzagliata (Sellerio)

Sarà in libreria il 15 ottobre il romanzo di Andrea Camilleri inedito in Italia ma già pubblicato in Spagna col titolo "La muerte de Amalia Sacerdote" (RBA, pubblicato anche in catalano col titolo "La mort d'Amalia Sacerdote").
 
 

Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 8.10.2009
La sfida di Camilleri. Come si traduce il vigatese?
8 ottobre 2009, ore 17.30
La Triennale di Milano – Salone d’onore
viale Alemagna 6, Milano



«Sostengono che sono uno scrittore facile, macari se poi s’addannano a capire come scrivo…» Andrea Camilleri

Negli ultimi anni il successo di Andrea Camilleri ha varcato gli oceani, tanto da farne lo scrittore italiano più amato al mondo. Sugli scaffali si rincorrono ormai centinaia di edizioni, in tutte le lingue principali. Ma come restituire in modo efficace uno stile originalissimo, fortemente intriso di spezie siciliane? Lavorare sulle pagine di Camilleri significa accettare una sfida affascinante e pericolosa. Su di essa sono chiamati a confrontarsi alcuni tra i migliori traduttori.
Ne discutono Barbro Andersson (Svezia), Moshe Kahn (Germania), Serge Quadruppani (Francia), Stephen Sartarelli (Stati Uniti)
Parteciperà alla discussione Andrea Camilleri.
Coordina Mauro Novelli (Università degli Studi di Milano).
 
 

Nove da Firenze, 8.10.2009
Il papà di Montalbano alla premiazione di ''Donna Sopra le Righe''

Sarà presente anche il sindaco del Comune di Chianciano Terme, Gabriella Ferranti, alla cerimonia di premiazione del concorso letterario indetto dall’Associazione “iosempredonna” onlus “Donna Sopra le Righe”, che si svolgerà sabato 10 ottobre alle ore 16:30 .
La cerimonia avrà inizio alle ore 17, presso il Parco dell'Acquasanta.
Molti i partecipanti da tutta Italia a questo concorso letterario il cui presidente onorario è lo scrittore Andrea Camilleri, il 'papà' del commissario Salvo Montalbano (portato in televisione da Luca Zingaretti), che sarà presente [Non risulta che Camilleri sarà presente, NdCFC]. Durante la cerimonia di consegna dei premi, si alterneranno momenti di spettacolo, con toccanti letture di brani scelti tra poesie e racconti che sono pervenuti alla redazione per la prima edizione del concorso letterario. Tra i presenti anche le attrici Katia Beni (Tina della fiction Carabinieri), ed Anna Meacci (Sogni Dismessi e "Io, la Romanina"). Presente anche la regista Maria Luisa Bigai che, diplomata in recitazione e regia all' Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, rappresenta una delle promesse giovani emergenti. A coinvolgere il pubblico presente ci saranno anche gli attori dell’associazione "Voci e Progetti" di Chianciano Terme.
“Sulla scena – afferma la presidente di “iosempredonna”, Pinuccia Musumeci – saranno lette le testimonianze degli autori premiati: dure storie di dolore e rinascita, di paura e coraggio, ora rosee ora agre, sempre commoventi ed esemplari per valore, compostezza e forza d'animo”.
La serata sfumerà in un abbraccio ideale con un aperitivo offerto a tutti i presenti.
 
 

Aprileonlineo.info, 8.10.2009
Festa di Famiglia
Teatro. Personaggi come Mommina, Verri e la signora Ignazia che si disvelano andando oltre le ipocrisie della vita di famiglia: non stiamo parlando di "Questa sera si recita a soggetto", ma della pièce di Mitipretese in scena al Teatro India fino al 1 Novembre

Un lettore di Pirandello riconoscerà nei dialoghi di Festa di Famiglia mille citazioni che gli faranno balenare in testa il vasto repertorio dell'autore agrigentino, come Questa sera si recita a soggetto, Sei personaggi in cerca d'autore e Ciascuno a suo Modo. La sceneggiatura proposta dal gruppo Mitipretese (Alvia Reale, Manuela Mandracchia, Mariàngeles Torres e Sandra Toffolatti, con Diego Ribon e Fabio Cocifoglia e la collaborazione alla drammaturgia di Andrea Camilleri), però, non è una trasposizione o interpretazione delle opere pirandelliane, ma una nuova commedia.
Una composizione originale costruita attorno alle parole e alla drammaturgia del grande autore del Novecento italiano. Puzzle sapientemente realizzato, che mette le mani su un tema molto caro a Pirandello, l'ipocrisia e il grottesco della vita.
"Finito di leggere, mi venne in mente che quella era la commedia sulla famiglia borghese che Pirandello avrebbe voluto scrivere ma non aveva osato" dice Camilleri. Chi meglio di lui poteva collaborare con le 4 autrici per realizzare un'opera pirandelliana attuale, una riflessione sulle dinamiche violente nel nucleo familiare e sulle relazioni uomo-donna.
Le attrici del gruppo Mitipretese, ispirate dai fatti di cronaca, avevano già portato in scena con "Roma ore 11" il ruolo della donna nella società di oggi.
Lì si parlava di donne, ma per trattare qualcos'altro. Il testo in quel caso ispirato all'inchiesta di Elio Petri, ed era una lucida analisi sulla sicurezza nel lavoro e le morti bianche. Nel 1951 a un colloquio per un posto da segretaria si presentarono 150 ragazze in Via Savoia, ma la scala della palazzina crollò, travolgendole. Una morì, molte altre restarono in ospedale per giorni. Nello spettacolo vennero rappresentate tante donne, sensibili, addolorate e tradite.
Si potrà pensare al solito tema femminista. Ma la banalità non si accoppia al modo di lavorare di queste artiste. Festa di famiglia ricrea lo stesso gioco, ricompone le trame di 4 donne per descrivere una quotidianità tutta italiana. Con i fatti di cronaca trasmessi in televisione siamo portati a pensare che la violenza si consumi più fuori che dentro le case. Il telefona rosa. per esempio, riporta ogni giorno casi di violenza in famiglia che difficilmente si denunciano, milioni rispetto alle migliaia contati dalla questura.
Tre scene rappresentate contemporaneamente, in alternanza fra loro. Una donna maltrattata dal marito, per il "troppo amore". Lui è geloso di tutto, della vita passata, di uno sguardo, addirittura dei pensieri, dei sogni. Vorrebbe fermare le fantasticherie della moglie su una vita diversa, a suon di botte.
Una madre abbandonata dal marito che spera invano nel suo ritorno.
Una figlia adirata, Frida, che non tiene per niente a rivedere il padre. Racconta della violenza subita da piccola, una verità che Ignazia vuole ignorare. Soffre per la debolezza, per l'incomprensione e indifferenza della madre.
Frida è una donna che a 40 anni non è sposata, ha una vita sentimentale instabile ed è denigrata per questo dalla famiglia. "Do il mio corpo a chi meno se l'aspetta, per dimostrare il disprezzo che provo per la cosa che loro amano di più di me". Confessa in un dialogo con le sorelle. Le altre due figlie di Ignazia invece sono sposate ma non vivono una realtà idilliaca.
Terza scena vede protagonista Romina, una bella attrice di discreta fama. E' confusa e insoddisfatta. Viene castrata dal marito nelle sue aspirazioni. Lui è una burla vivente, cerca di farla sorridere, ma in realtà nasconde un profondo disprezzo per questa relazione.
I tre momenti convergono in una scena comune. Sono una famiglia che festeggia il compleanno di mamma Ignazia. Inizia la festa, via tutte le preoccupazioni e le sofferenze personali, però non è sempre facile. Ecco che emerge quell'umorismo del contrario, tanto caro a Pirandello. Su la maschera, allora. Da donna ubriacona e malandata, Ignazia si traveste di sorrisi e amenità. Una "matta" accorata, che piange e canta, aggrappandosi alle speranze e a una bellezza sfiorita. Che si mette addosso le cose più belle, eccede, per nascondere la disperazione. Un sapore tragicomico che ricorda "Amici miei" e il film "Parenti Serpenti". Emerge la classica tavolata italiana, in cui d'amore e d'accordo si parla di tutto e sottilmente ci si sprezza a vicenda. Con un ritmo vivace e una comicità stridente questa famiglia si racconta. Lasciano spazio alla memoria, alle foto ricordo. Ai tempi andati, con ognuno di loro legato ad un momento particolare: il catechismo, l'andare in chiesa e altri rituali della vita italiana. Ognuno di loro, però, si sente vittima delle azioni degli altri. Provano sconforto, rabbia e disprezzo, ma devono andare avanti. Come nella vita i tempi drammatici e divertenti non sono abilmente divisi, così nella scena. Il tutto viene condito da parti musicali, canzoni italiane che coinvolgono i personaggi, per i ricordi che suscitano, cantate magistralmente a cappella.
Attimi di straniamento dalla performance vengono creati con l'interruzione della rappresentazione e l'intrusione della vita reale. Gli attori parlano di se stessi, commentano l'interpretazione, si arrabbiano fra loro e si irritano per un telefonino accesso. Teatro dentro il teatro, che alla fine distrugge la barriera tra spettatore e attore. Il pubblico viene illuminato, anche lui è partecipe della farsa. Festeggia i 60 anni di Ignazia, la quale con un sorriso sornione ringrazia. Un bel compleanno, davvero.
Irene Buscemi
 
 

Avide, 9.10.2009
Manifestazione "Territori": Castelbuono 25 ottobre 2009, "Etichette d'Arte"
Cliccare qui per informazioni di dettaglio sulla manifestazione

Cresce l'attesa per il primo dei quattro appuntamenti in cui avverrà la presentazione del progetto "Territori". La manifestazione, prima nel suo genere per Avide e di non facile ripetibilità, abbina ai due Eccellenti vini "Barocco 2003" e "Riflessi di sole 2007", 12 opere di altrettanti artisti siciliani, tra i quali Franco Nocera, Paolo Malfanti, Gilda Gubiotti, Orazio d'Emanuele. Ma non è tutto: sulle stesse bottiglie farà la sua presenza una citazione, dedicata di 12 tra i più importanti scrittori nazionali, del calibro di Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Marcello Fois, Davide Camarrone, Giancarlo De Cataldo e Roberto Alajmo, per tutti; la meravigliosa iniziativa ideata dall'Hostaria Cycas di Castelbuono e "sposata" dal Camilleri Fans Club e dalla Galleria d'Arte Studio 71 di Palermo (e in collaborazione con Wine for Life, comunità di Sant'Egidio, per la lotta all'aids) avrà la sua "prima" al Castello dei Ventimiglia a Castelbuono, giorno 25 ottobre 2009 a partire dalle 10.30, nella bellissima location, concessa per l'occasione dal comune di Castelbuono alla presenza di una rappresentanza degli scrittori e degli artisti.
Riassumendo: 12 scrittori, 12 artisti per una selezione di due vini in tiratura limitata, con la collaborazione di Wine for Life, un importante "opera" da collezionare e regalare, due ottimi prodotti avvalorati da due importanti forme d'arte e dall'importante scopo benefico della ricerca alla lotta all'aids, a cui verrà devoluta una parte degli incassi dovuti alla vendita del prodotto; ci si aspetta un importante numero di partecipazioni; da non mancare!
 
 

Adnkronos, 9.10.2009
Teatro: Andrea Camilleri all'India di Roma, dialogo tra testo e scena

Roma - Nell'ambito della rassegna Tra teatro e letteratura, che accompagnera' l'intera stagione del Teatro di Roma per attraversare alcuni dei testi drammaturgici degli autori e registi in programmazione attraverso la propria storia e produzione letteraria, martedi' 13 ottobre il grande maestro della narrazione Andrea Camilleri e' di scena al Teatro India. Un incontro tra letteratura e teatro in un dialogo appassionante tra testo e scena, tra personaggio di vita e genio creativo curato da Giovanni Greco e Alessandra Mortelliti. Con il grande scrittore siciliano si partira' dalle suggestioni e impressioni evocate dallo spettacolo Festa di famiglia (in replica fino al 1 novembre al Teatro India) per parlare piu' diffusamente dei percorsi di scrittura, delle ricerche poetiche, degli stili e linguaggi impiegati che hanno caratterizzato i contenuti della rappresentazione teatrale, ma anche l'intera produzione letteraria dell'artista.
Dunque, un incontro tra letteratura, (testo drammaturgico), e performance, (messa in scena), che permetta di indagare il mondo del teatro attraverso l'alternanza di domande, risposte, riflessioni, letture, proiezioni video in cui l'intervento del pubblico costituisce elemento indispensabile.
[...]
 
 

La Nuova Sardegna, 9.10.2009
Teatro, da Lavia alla Murino

Cagliari. […] Gli appuntamenti che il circuito regionale Cedac ha preparato per questa stagione (un decentramento in diciassette comuni) con uno sguardo di attenzione particolare al Teatro Massimo, lo spazio di prosa inaugurato lo scorso anno e gestito dal Teatro di Sardegna e il Verdi per la città di Sassari. […] Premiato agli Olimpici del teatro di quest’anno approda «Il birraio di Preston» di Andrea Camilleri (27-31 gennaio) con Pino Micol. […]
Walter Porcedda
 
 

Il Messaggero (Umbria), 9.10.2009
Spettacoli con artisti e compagnie di spicco e produzioni esclusive
Il teatro di Solomeo regala una stagione con otto perle

Solomeo - Nella piazzetta i tavolini del bar due operai del cashmere giocano a carte in modo animoso. A osservarli, non senza un certo interesse e per nulla disturbato dall’energia che gli uomini non risparmiavano nella sfida, l’acclamato regista greco Theodors Terzopoulos che nei primi giorni di settembre proprio a Solomeo ha messo in scena ”Eremos”. E’ così che un piccolo borgo e i suoi abitanti diventa osservatorio d’eccezione e magari luogo d’ispirazione dei geni della cultura. «Situazione interessante», commenta Brunello Cucinelli, presidente del Teatro stabile dell’Umbria nel presentare la stagione 2009-2010 (la numero due) del teatro che porta il suo nome, una tra le poche stagioni che possono vantare solo esclusive al loro interno (e con il tutto esaurito ad ogni replica, il teatro ha 200 posti).
[…]
In scena il 23 novembre arriverà ”Festa di famiglia”. Quattro giovani autrici (Mandracchia, Reale, Toffolatti, Torres), in collaborazione col maestro Andrea Camilleri, porteranno in scena il dramma della violenza sulle donne in modo del tutto anticonvenzionale: non attraverso testimonianze di cronaca o una storia esemplare, ma attraverso lo studio e la rivisitazione dei caratteri pirandelliani.
[…]
Filomena Armentano
 
 

Parla con me, 9.10.2009

Ospiti della serata i giovani ideatori della “banca della memoria”, quattro ragazzi torinesi che hanno inventato un grande archivio on line dedicato alla nostra memoria, costruito attraverso centinaia di videoracconti di persone nate prima del 1940.
[E' stata trasmessa parte dell'intervista ad Andrea Camilleri, NdCFC]
 
 

Corriere del Veneto, 10.10.2009
Padani. Ritratto (autorizzato) del volto-icona del Carroccio
Dai balilla alle panchine. Primo libro su Gentilini
Treviso, lo Sceriffo: «Il mio segreto? Mai tradito gli elettori»

[…]
Il libro inaugura la collana biografie della casa editrice, che comprenderà anche quelle di Eco, Caravaggio e Camilleri. [In effetti si tratta della ristampa del saggio di Marco Trainito "Andrea Camilleri. Ritratto dello scrittore", NdCFC]
[…]
Silvia Madiotto
 
 

Adnkronos, 10.10.2009
Cinema, nel 2010 in arrivo 19 coproduzioni della Regione Sicilia

Dieci lungometraggi a soggetto, uno a episodi, quattro film documentario, due documentari e persino due pellicole d'animazione prodotti entro il 2010 con il contributo della Regione Siciliana grazie al ''Progetto Sicilia per il cinema e l'audiovisivo'' di cui si parla anche oggi al Teatro Sangiorgi di Catania alla presenza dell'assessore regionale Lino Leanza.
[…]
Rocco Mortelliti e' il regista di ''La scomparsa di Pato''', tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri e sceneggiato dallo stesso autore, da Mortelliti e da Maurizio Nichetti. La vicenda, divertente e piena d'ironia, e' ambientata a Vigàta, ossia la Porto Empedocle del commissario Montalbano, ma nel 1860.
[…]
 
 

l'Unità, 10.10.2009
Interni di famiglia violenta
Ardita operazione del quartetto di attrici e autrici di “Roma ore 11” che rivisita la commedia borghese pirandelliana

Ancora una volta insieme, dopo il fortunato Roma ore 11, il bel quartetto di attrici formato da Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres è tornato a cimentarsi con la scrittura e la regia drammaturgica. Tentando l’assalto nientemeno che alla roccaforte pirandelliana, dalla quale hanno estratto come minerali preziosi pensieri e parole, tematiche e atmosfere. Mixato, rifrullato, «ammodernato», il puzzle pirandellesco si è coagulato in una partitura molto al femminile in “Festa di famiglia”, in cui si confrontano una madre e tre figlie, con due figure maschili all’orizzonte, quasi più come contrappunto stilistico che per effettiva dinamica interna.
”COMPLICI” DIETRO LE QUINTE
Dietro al nuovo testo c’è anche la mano «complice» di Andrea Camilleri, chiamato a supervisionare l’operazione. Ma il piccolo «miracolo» di “Roma ore 11” non si ripete. Lì, si erano intrecciate scrittura e afflato d’impegno civile (vi si narrava un tragico fatto di cronaca degli anni ‘50 in cui nel crollo di una scala persero la vita alcune donne in attesa di un colloquio di lavoro), teatro ed emozione. Con “Festa di famiglia” il progetto di Mitipretese (nome del gruppo di lavoro) assume ambiziose intenzioni, cercando nuovi lineamenti per la commedia borghese.
Le tensioni di Pirandello diventano assordanti, trascinate verso squarci pasoliniani. Interni di famiglia foschi, intrisi di violenza domestica, abusi sessuali, pulsioni folli dalle quali ci si ricompone subito, però, con coretti a cappella e straniamenti comici. Le quattro protagoniste ci mettono del loro, frammenti di vissuto, richiami alla realtà, esperienza di attrici ed espedienti di mestiere. Troppo «esercizianti» per tirar fuori uno stile sorprendente, troppo aggrovigliate per raccontare con efficacia. “Festa di famiglia” assomiglia piuttosto a un urlo accorato per invocare la commedia che non c’è (ancora). Il testo giusto per un drappello di attrici superlative che cercano di essere mattatrici in coro. La materia c’è, ci vuole chi la confezioni...
Rossella Battisti
 
 

Il Messaggero, 10.10.2009
“Festa di famiglia” all’India, di Camilleri
Donne di dolori

Quattro ragazze, il padre di Montalbano e Luigi Pirandello. Un insieme sospetto? Al contrario, dato che il frutto è “Festa di famiglia” (all’India di Roma, titolo inaugurale della nuova stagione, fino al 1° novembre), uno spettacolo riuscito, emozionante, moderno. Una lezione di vita senza pedanteria. Il quartetto Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariàngeles Torres firma testo, regia e interpretazione. Andrea Camilleri ha collaborato alla drammaturgia. Fabio Cocifoglia e Diego Ribon sono i due maschi della situazione. Anna Gualdo, dal 26 ottobre, sostituirà la signora Reale.
”Festa di famiglia” riunisce attorno a una donna ancor bella, che compie sessant’anni, le figlie, i loro mariti e tutte le controversie, morali, estetiche e sociali scaturite dai rapporti di sangue, di legge, di scelta. Come hanno annunciato le attrici-registe è una dissertazione sulle dinamiche violente all’interno del nucleo familiare. Ma fatta di teatro, ben messa in teatro, comunicato in forma inconfondibilmente teatrale. Nulla di lontano dal pubblico, di contorto o letterario. Tutto è “vissuto” e “sofferto” sulla scena, in finzione e verità, tanto da acchiappare il pubblico e tenerlo al gancio fino all’epilogo.
Attorno alla festeggiata (una sensuale, estenuata, perfida, bravissima Reale), le tre figlie si agitano con le loro storie: chi tormentata dalla gelosia retrospettiva del marito, chi dall’oscuro possesso che un padre-non-padre volle fare di un corpicino adolescente, chi dall’irrisolto rapporto amoroso con il partner/rivale. E brillano la Mandracchia, la Toffolatti, la Torres. Ma anche i loro compagni. Le battute pirandelliane si intrecciano benissimo con i passaggi creati per rendere plausibile il mélange e, nel bailamme comunque regolato dalla logica delle sopraffazioni familiari, si riesce persino a ridere, a sorridere, a ghignare amaro.
Vien fatto di pensare che tanta plausibilità, tanto vigore, tanta scorrevolezza (senza nessuna rinuncia sul piano dei contenuti) mettano in crisi il ruolo del regista puro, il cui ruolo ancora si predica come insostituibile. Applausi calorosissimi alla “prima” da spettatori grati, che se ne vanno dalla sala non proprio a cuor leggero, ma con un bagaglio di pensiero illuminato dallo humour.
Rita Sala
 
 

l'Unità, 10.10.2009
Conversando con...
José Saramago
Poeta e scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1998
«Berlusconi è un bubbone ed è la malattia del Paese. La sinistra? Non ha idee»

[…]
Abbiamo parlato dell’Italia. Lei segue la produzione letteraria italiana?
«Ci sono tanti bravi scrittori. Non parlo soltanto dei classici. Penso ai miei contemporanei, da Eco a Tabucchi a Camilleri. Sono scrittori che in Italia però mi sembra non abbiano eco. Non è un gioco di parole... Scrivono, dicono, fanno, ma nessuno li ascolta. Cioè non hanno alcuna influenza sulla società, sulla cultura e sul costume degli italiani, tanto meno sulla politica. Sono molto più apprezzati all’estero. Ho scritto di etica verdiana, riferendomi appunto alla straordinaria popolarità di quel grande compositore. Ma scrivere sui muri, come si faceva allora, “Viva Verdi” aveva un significato politico chiaro: Viva Vittorio Emanuele re d’Italia eccetera eccetera. Ora non c’è parola che scuota una società apatica, che non ha evidentemente coscienza del fatto che la democrazia non è una conquista garantita per l’eternità. Basta poco a perderla».
[…]
Oreste Pivetta
 
 

Il Mattino, 11.10.2009

Andrea Camilleri è come il maiale: non si butta via niente. E ce ne fossero in giro altri animali letterari come lui, perché ognuno dei libri e libretti sfornati a ritmo quasi bimestrale contiene o raccoglie pietre preziose che per una volta tanto mettono d’accordo il popolo e l’élite, la cassa e la critica. “Gocce di Sicilia” (Mondadori, pagg. 92, euro 9) risponde ai requisiti: sette testi brevi che lo scrittore siciliano ha riunito, tirandoli fuori, in gran parte, dall’«Almanacco dell’Altana» dove li ha pubblicati tra il 1995 e il 2000. Rischiavano di diventare materiale per bibliofili e sarebbe stato un vero peccato. A leggerli (bastano poche ore) è un po’ come entrare nell’officina segreta del padre di Montalbano, non perché si scriva del commissario di Vigata, ma perché alcuni dei personaggi che Camilleri fa salire sul teatrino delle delizie vanno e vengono da altre sue opere. Valga per tutti il caso più esplicito: il racconto «Ipotesi sulla scomparsa di Antonio Patò» che è il seme dal quale si è poi sviluppato il romanzo quasi omonimo (La scomparsa di Patò). È uno spassosissimo testo quasi alla maniera di Borges. Perché se il cieco di Baires fosse nato in Sicilia stentiamo a immaginare e definire i vertici paradossali ai quali sarebbe potuto innalzarsi, poiché nell’isola mediterranea il fantastico si chiama più banalmente realtà. Sia come sia, i racconti non sono solo un distillato dell’ingegno e del carattere di un popolo, perché non si ascolta solo il monologo di Zu’ Cola, uomo d’onore dall’aspetto dimesso e confidenziale, non si assiste solo alla spericolata processione di san Calò, portata avanti a bicchierate di vino offerte alla sacra reliquia, non si partecipa solo alla guareschiana guerra della bandiera tra democristiani e comunisti nelle prime elezioni regionali, non si rievoca solo la vicenda letteraria e umana del «vociano» e «rondista» Nino Savarese, ma anche perché, con queste gocce, Camilleri ha voluto rendere omaggio ai suoi maestri e conterranei, a partire da Leonardo Sciascia, citato all’inizio del brillantissimo racconto di Patò. La scrittura e il linguaggio sono quelli di sempre, del resto sono testi paralleli a tante altre opere maggiori. Un italiano perfetto, dalla struttura sintattica quasi sempre standard, ma infarcito, come un gustoso cannolo, con l’uva candita di un lessico siciliano dal quale ormai siamo così appagati (e ormai abituati, guai a sciacquare i panni nell’Arno) da perdonare ogni ruffianeria e manierismo.
Pietro Treccagnoli
 
 

il manifesto, 11.10.2009
Festa di famiglia sull'orlo di una crisi di nervi

Roma. È una bella sorpresa trovare subito a inizio di stagione, alla inaugurazione dell'India, “Festa di famiglia” (fino al 1 novembre), uno spettacolo che contiene dentro di sé tante cose, a cominciare dalla lunga preparazione e dal metodo, fino al successo ben meritato di «4 donne 4» che ne sono tutte insieme autrici, registe e naturalmente protagoniste (insieme con Fabio Cocifoglia e Diego Ribon). Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariangeles Torres, ovvero «Mitipretese», avevano lavorato con lo stesso sistema al loro primo spettacolo insieme, tratto dal film di Giuseppe De Santis Roma ore 11. Questa volta la posta in gioco è forse più alta. Perché se il titolo rimanda, al durissimo film Festen di Vinterbeg, l'oggetto di applicazione e riscrittura è nientemeno che il teatro di Luigi Pirandello. Che diviene un periscopio privilegiato nell'osservazione e nella denuncia della condizione femminile nell'Italietta di sempre, compreso l'oggi che Pirandello non poteva prevedere.
Ci sono infatti sulla scena molte delle cose inconfessabili che il drammaturgo siciliano accenna senza mai troppo esplicitare. E che qui miscelate e amalgamate, si rivelano ben chiare e tremende. Storie e situazioni che costellano il suo teatro, e che le quattro autrici legano in una trama comune, al cui centro sta proprio una festa familiare di compleanno. È il sessantesimo per donna Ignazia (Alvia Reale), la Generala di Questa sera si recita a soggetto (che qui assume tacchi e inquietudini da Bette Davis) che ha giusto tre figlie, tra cui Mommina (Mandracchia), che ha rinunciato all'arte e alla carriera artistica per sposare un rigido militare. Ma di quella famiglia in festa fa parte pure la Figliastra dei Sei personaggi (Toffolatti) col suo carico di bruciante violenza subita. E ogni tanto anche a quella situazione dentro e fuori il palcoscenico fanno riferimento gli attori, che sono giusto sei. Ma il gioco dell'identificazione delle fonti pirandelliane svanisce presto, tanto è forte la tessitura che rende questa «famiglia» autonoma e onnicomprensiva (anche se nessuno vieterà agli esperti e ai laureandi il piacere di riconoscere la battuta della Vita che ti diedi, il particolare dell'Amica delle mogli e così via). L'unico sguardo drammaturgico, esterno e contemporaneo, che le quattro hanno voluto, è quello di Andrea Camilleri, loro maestro all'Accademia Silvio D'amico prima del successo di Montalbano. E pare sia stato proprio Camilleri a consigliare loro di porre in apertura i due fatti più violenti: il rapporto di botte e possesso del militare con Mommina, e il racconto agghiacciante alla madre della «figliastra» violata dal padre bambina. Costituiscono quasi uno shock fin dalle prime battute, anche se non è meno infelice il rapporto senza senso e senza basi della terza figlia (Torres) con il marito. Eppure tutti quei grumi letali sono offerti al pubblico nella situazione abituale per chiunque di una festa familiare. Cui ci si diverte, anche molto, ma si ride assai acidamente quando i conflitti eruttano dalla crosta dei rapporti consolidati. Tanto più se le quattro signore sulla scena non ci risparmiano quasi nulla, a cominciare dalla loro bravura. E dalle molto pungenti citazioni musicali, pop o operistiche, che cantano in maniera mirabile, preparate da Alessandro Nidi.
Per le scene e i costumi, Claudia Calvaresi ha lavorato su materiali poveri, ma con intelligenza e creatività assoluta, così come Jurai Saleri illumina in modo quasi crudele quel continuo oscillare dei rapporti. Creando tutti assieme uno spettacolo esplosivo, tanto divertente quanto doloroso, fino all'apoteosi finale di Balocchi e profumi, inno di ipocrisia e infelicità domestica.
Gianfranco Capitta
 
 

Il Giornale, 11.10.2009
Premi. L’«Elsa Morante» è tutto per l’intellighentia di sinistra

Il premio Elsa Morante per il 2009, nelle sue varie declinazioni (narrativa, saggistica e carriera) non ha dubbi di colorazione politica. A vincere per la narrativa è stata la signora del giornalismo radical chic italiano: Daria Bignardi. Con il suo libro d’esordio Non vi lascerò orfani (Mondadori) è stata immediatamente ritenuta degna di un riconoscimento che porta il nome di una delle più note e amate scrittrici del nostro Paese. Il riconoscimento per la saggistica è invece andato al politologo Giovanni Sartori per due suoi volumi: Il Sultanato (Laterza) e La democrazia in trenta lezioni (Mondadori). Il professor Sartori è stato premiato per le sue capacità divulgative. Le quali sono indubbie, ma anche molto politicamente orientate. Per quanto riguarda il premio alla carriera, è andato ad Andrea Camilleri. E anche in questo caso sulla lunghezza della carriera non c’è nulla da dire. Che le sue idee politiche «sinistre» siano note è anche in questo caso, appunto, un caso. Scrittori e autori senza targa politica? Ripresentarsi nel 2010.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 11.10.2009
Stefano Vilardo: "Giocare a carte con gli autori"

La vita vista attraverso le carte da gioco, in un azzardo. Ecco “Scupa. Vite di carta”, il libro consigliato dallo scrittore Stefano Vilardo: «Lo segnalo innanzitutto perché è pubblicato da una editrice piccola, Il girasole, di Valverde, che però fa tante cose. E poi perché il testo è molto divertente. Infatti nacque come un brano da recitare in teatro». Dieci autori per altrettante carte da gioco che mettono a nudo pregi e difetti della Sicilia: «Camilleri, ad esempio, è il 2 di coppe, una delle carte più scalcinate di tutte. E poi ci sono brani di Buttafuoco, Bonaviri, Emilio Isgrò e tanti altri».
Adriana Falsone
 
 

l'Unità, 12.10.2009
Verso il 17
Da Camilleri a Fo l’appello antirazzista
L’adesione degli uomini di cultura alla manifestazione. «A essere in pericolo è lo stesso sistema democratico nato dalla Resistenza»

Il documento
L’introduzione del reato di immigrazione clandestina, il prolungamento della detenzione amministrativa e l'ulteriore limitazione della possibilità per i migranti di accedere a servizi fondamentali accentuano in maniera drammatica la curvatura proibizionista e repressiva delle politiche migratorie del nostro Paese. Ad essere travolti sono i principi fondamentali di eguaglianza e di solidarietà che costituiscono il cuore della nostra carta costituzionale. Punendo la condizione di irregolarità in quanto tale - e senza prevedere vie praticabili di uscita da tale situazione - si crea nel sentire collettivo l’immagine del migrante come nemico nei cui confronti tutto è lecito e possibile, anche la delega della sicurezza pubblica ai privati, organizzati in ronde e organizzazioni consimili.
Così si apre la strada - come molti fatti di questi giorni dimostrano - a una società razzista, dominata dall'intolleranza e dall'odio. Il nostro Paese ha già vissuto la vergogna delle leggi razziali: non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo. È lo stesso sistema democratico nato dalla Resistenza contro il fascismo e scritto nella Costituzione ad essere in pericolo
A fronte di ciò è necessaria una reazione forte e consapevole che coinvolga le coscienze individuali e collettive, i cittadini e le organizzazioni democratiche nella loro pluralità e differenza. Occorre dare visibilità a chi crede nella giustizia, nella uguaglianza, nella pari dignità di tutti. Occorre impedire che il razzismo dilaghi alimentando, per di più, il senso di insicurezza e di paura. Occorre che i migranti, venuti in Italia per costruire il loro futuro e quello dei loro figli trovino nel nostro Paese valori di giustizia, di accoglienza e di solidarietà.
Per questo ci auguriamo che la manifestazione nazionale antirazzista, promossa per il 17 ottobre a Roma da un larghissimo schieramento di forze sociali e politiche, sia animata da una grande, plurale e unitaria partecipazione.
Fermare il razzismo, modificare la disciplina dell'immigrazione, assicurare la possibilità di soggiorno e il godimento dei diritti sociali, civili e politici alle lavoratrici e ai lavoratori stranieri rappresentano una priorità per salvare la nostra democrazia.
Andrea Camilleri (e altri)
 
 

Corriere della Sera (Milano), 12.10.2009
Al teatro Strehler, dal 20 ottobre al 15 novembre
A Vigata, un secolo e mezzo prima del commissario Montalbano
Andrea Camilleri porta in scena un thriller «in costume». Tra incendi, amori e intrallazzi

Stavolta Montalbano non c'entra. Siamo sempre a Vigata, ma un secolo e mezzo prima del celebre commissario creato dalla penna di Andrea Camilleri. Nella sonnacchiosa cittadina sicula, una vedova e il suo amante trovano la morte nel misterioso incendio del teatro. Attentato o incidente? A indagare è il delegato Puglisi che, nell'intricata matassa, troverà anche il modo di conquistare la sorella della vittima. A monte di tutto è la «tragedia ridicola» di una disputa sulla scelta dell'opera con cui inaugurare la stagione lirica cittadina. Il prefetto, poco amato perché «straniero» (è fiorentino), vuole a tutti i costi far rappresentare «Il birraio di Preston», insulso melodramma di Luigi Ricci scelto per compiacere la consorte (in realtà indifferente). Contro di lui si battono i Vigatesi, ferventi sostenitori delle patrie glorie belliniane.
Si scatena il putiferio: il prefetto fa dimettere due consigli d'amministrazione del teatro, ma soprattutto mette in subbuglio un microcosmo in cui si intrecciano congiure, amori, indagini, intrallazzi e prove di uno spettacolo che «non s'ha da fare». Sono questi gli ingredienti di «Il birraio di Preston», ripreso e prodotto dal Teatro Stabile di Catania a dieci anni dalla prima edizione. A curarne la riduzione per la scena è, con il regista Giuseppe Dipasquale, lo stesso Camilleri che crea un ironico thriller con lo sguardo rivolto a Sciascia e Pirandello. In scena 15 attori tra cui Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice e Gian Paolo Poddighe.
Il birraio di Preston. Strehler. Ore 19.30 (martedì e sabato) e 20.30 (da mercoledì a venerdì). Fest. 16. L.go Greppi. Tel. 848.800.304. Euro 32-25,50. Dal 20 ottobre al 15 novembre.
Claudia Cannella
 
 

ANSA, 12.10.2009
Turismo Valle D'Aosta
Il 6 novembre a Donnas sfida 'acrobatico-canoro-enogastro-letteraria' con gli scrittori Bruno Gambarotta e Dario Voltolini

In occasione della terza edizione 'Giochiamoci un libro', in programma alle 21 nel Salone Bec Renon di Donnas, Bruno Gambarotta e lo scrittore Dario Voltolini, collaboratore del quotidiano 'La Stampa' e insegnante alla scuola di tecniche della narrazione 'Holden' di Torino due saranno alla guida di altrettante squadre che si cimenteranno in una serie di prove partendo dal noto romanzo di Andrea Camilleri 'Il cane di terracotta', del ciclo di avventure del commissario Montalbano. Per iscrizioni biblio-donnas@regione.vda.it.
 
 

Tra teatro e letteratura, 13.10.2009
Andrea Camilleri - Festa di famiglia
13 ottobre, ore 18.30, Sala A Teatro India
Andrea Camilleri incontra Giovanni Greco e Alessandra Mortelliti

La rassegna "Tra teatro e letteratura" si configura come una serie di incontri con autori e autrici.
L'idea di fondo che muoverà gli incontri di questa stagione a India è quella di partire dagli spunti e dalle suggestioni che alcuni spettacoli della programmazione del teatro propongono per parlarne direttamente con gli autori dei testi messi in scena o con figure in qualche modo legate ai contenuti degli spettacoli stessi. Ma il senso più profondo è quello di dare a questi incontri una valenza più generale e una forma che di volta in volta può cambiare a seconda delle peculiarità dello scrittore e della scrittrice, nell'alternanzadi domande, risposte, riflessioni, letture, proiezioni video nelle quali potrà essere coinvolto anche il pubblico, là dove si sentisse sollecitato a prendere la parola e ad interloquire.
Se il teatro è il luogo fisico e mentale dell'incontro e degli incontri tra attore e pubblico, tra testo drammaturgico e messa in scena, tra riflessione sul mondo del regista e prassi artigianale delle maestranze, cioè se il teatro è il momento della multidisciplinarità per eccellenza, della mescolanza, della pluralità dei linguaggi e degli stili, questi incontri con autori di confine' vogliono gettare uno sguardo sull'officina del teatro nel suo farsi, nel suo divenire, vogliono aprire alla possibilità di indagare il mondo della scena non come chiuso in se stesso, asettico, anacronisticamente puro, ma come veicolo primario del confronto senza pregiudizi, della necessità della relazione reciproca e proficua, dell'intreccio tra diversità che produce ricchezza, crescita civile e politica, innovazione.
a cura di Giovanni Greco
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili
ufficio promozione 06.684000346 - promozione@teatrodiroma.net
 
 

Istituto Italiano di Cultura di Pechino, 13-18.10.2009
Primo convegno letterario italo-cinese - Il noir a confronto
Noir, Mistero e Gialli

Per la prima volta in Cina, quindici fra i maggiori scrittori italiani e cinesi di noir si incontreranno per una settimana e confronteranno le loro esperienze nell'ambito di un Convegno letterario che si svolgerà a Pechino e Tianjin dal 13 al 18 ottobre, su iniziativa dell'Istituto Italiano di Cultura di Pechino e con la collaborazione di Alessandro Vaccari.
Piero Colaprico, Danila Comastri Montanari, Giancarlo De Cataldo, Giorgio Faletti, Feng Hua, Marcello Fois, He Jiahong, Isaia Iannaccone, Carlo Lucarelli, Bruno Morchio, Nanpai Sanshu, Margherita Oggero, Qiu Xiaolong, Alberto Toso Fei e Zhang Muye parteciperanno al Convegno "Noir, Mistero e Gialli", con interventi in una serie di tavole rotonde e conferenze (in italiano con traduzione in cinese) in diverse università. Al convegno, che si aprirà con una video intervista ad Andrea Camilleri realizzata appositamente da Paolo Petroni, inviato dell’ANSA (sottotitoli in cinese), sono invitati come osservatori anche case editrici italiane e cinesi.
A latere del convegno, aperto al pubblico, saranno proiettati film e sceneggiati tratti dalle opere degli scrittori partecipanti (tutti con sottotitoli in cinese).
L'Istituto di cultura di Pechino, che ha provveduto alla traduzione di brani dei libri italiani e cinesi e delle biografie degli scrittori, ha dedicato al convegno il numero di ottobre della rivista CIaO. (clicca qui per scaricare)
L'Istituto, quali "Atti del Convegno", ha chiesto a tutti i partecipanti di scrivere un breve racconto ambientato a Pechino, da pubblicarsi bilingue.
Nella serata conclusiva a Pechino sarà assegnato il premio per la migliore traduzione in cinese di un'opera italiana del 2008, scelta da un sondaggio tra gli iscritti alla Newsletter dell'Istituto.
Dopo il convegno, alcuni degli scrittori terranno conferenze a Dalian, Xian, Shanghai, Chongqing e Canton.
 
 

ANSA, 13.10.2009
Camilleri: Montalbano è mio padre
Il romanziere a Pechino insieme con scrittori noir italiani

Pechino - ''Al tempo del mio quinto romanzo mia moglie mi fece notare che stavo realizzando un lungo ritratto di mio padre, aveva ragione. L'80% per cento di Montalbano ha la personalita' di mio padre'' rivela Andrea Camilleri in una video intervista  esclusiva, quale decano degli autore di gialli italiani, che ha aperto a Pechino la settimana di incontri tra autori cinesi e italiani di noir, organizzata dall'Istituto Italiano di cultura.
Ci sono Piero Colaprico, Danila Comastri Montanari, Giancarlo De Cataldo, Giorgio Faletti, Marcello Fois, Isaia Iannaccone, Carlo Lucarelli, Bruno Morchio, Margherita Oggero e Alberto Toso Fei, che hanno dichiarato di essere i narratori della parte oscura della realta'.
''Siamo neorealisti contemporanei'' ha detto per tutti De Cataldo e Lucarelli ha spiegato che si tratta ''di indagare sui rapporti difficili dell'individuo col potere, mettendo in scena la parte nera dei meccanismi della nostra societa', non perché sedotti dal male, ma perché vorremmo far conoscere questa realta' per riuscire a cambiarla''.
D'accordo sul ruolo di narratori di una realta' altrimenti difficile da esprimere si e' detto Qui Xiaolong, cinese che vive a San  Francisco, ben noto anche in Italia per il suo ispettore Chen Cao di Shanghai, protagonista di quattro romanzi ristampati più volte da Marsilio. Tra l'altro il suo essere ormai considerato un americano gli permette di descrivere la Cina come e' e come era, e di venir tradotto nel suo paese: ''Il mio editor cinese - spiega - mi dice sempre che se fossi rimasto non avrei mai potuto dire certe cose sul passato o del presente. Del resto non avrei potuto documentarmi come faccio negli Usa, perche' qui, come si sa, ci sono censure e limitazioni a Internet''. Feng Hua, famosissima  e prolifica autrice, con decine e decine di titoli in libreria, dice di aver cominciato da lettrice di noir, chiedendosi perche' gli autori del genere dovessero essere tutti maschi, e decidendo quindi di mettersi alla prova. Il giovanissimo Nanpai Sanshu poi la sua fama l'ha raggiunta prima pubblicando i suoi lavori in Internet prima di arrivare nelle librerie.
Presenti anche rappresentati dell'industria editoriale cinese e Lucarelli e' stato contattato proprio per parlare di una eventuale  traduzione in cinese di suoi lavori. L'ambasciatore italiano Riccardo Sessa ha detto che ''proprio per questo si tratta di un'iniziativa nuova e che puo' dare ottimi frutti nello scambio sia culturale sia commerciale, favorendo la pubblicazione di libri che aiutano molto la comprensione reciproca di questi due paesi che sono i due con il piu' grande patrimonio culturale al mondo''.
Paolo Petroni
 
 

Il Secolo XIX, 13.10.2009
Palermo connection

«Non ho grande immaginazione e non invento le mie storie, me le suggeriscono i fatti reali. Questo romanzo è un riflesso della realtà presente e vuole lasciare costanza di un fenomeno, della collusione fra mafia e poteri pubblici, che non è esclusivo della Sicilia ma che esiste anche nel resto d’Italia, come pure in altri Paesi». Parole e pensieri di Andrea Camilleri a commento del suo ultimo romanzo breve, “La rizzagliata”, in uscita giovedì da Sellerio (224 pagine, 13 euro), un anno dopo la pubblicazione in anteprima in Spagna con il titolo “La muerte de Amelia Sacerdote”, che è valso allo scrittore siciliano, papà del commissario Montalbano, il prestigioso Premio internazionale di Novela Negra promosso dall’editore RBA, ricco di una dotazione di 125.000 euro.
Più che un’investigazione su un delitto o su un fatto di sangue, come sempre avviene nei romanzi polizieschi, spiega ancora Camilleri del suo romanzo, «l’indagine è su uno spaccato della società siciliana di oggi e cerca di svelare certi meccanismi economico-politici che non sono mica tanto lontani dalla realtà siciliana di oggi». Insomma, «c’è assai poco di romanzesco», sostiene l’autore, prefigurando anche il probabile «risentimento» da parte dei propri compaesani a questa descrizione della Sicilia, ma, sottolinea Camilleri, oggi l’isola - anzi l’Italia - presentano questo panorama di intrecci.
In mancanza del Salvo di Vigata, è al lettore che nei panni del detective tocca districare i fili dell’oscura trama che prende le mosse da un celebre fatto di cronaca, il delitto di Garlasco, che nell’estate del 2007 ha tenuto banco su giornali e tv, in dibattiti e conferenze. Manlio Caputo, figlio di un leader della sinistra siciliana, è accusato della morte della sua fidanzata, Amalia Sacerdote, figlia di un noto deputato del partito rivale, segretario generale dell’Assemblea regionale siciliana. Una notizia con la quale il direttore della sede Rai di Palermo rifiuta di aprire il notiziario regionale – “La notizia la passo, non la censuro, ma nell’ultimo notiziario...”, dice Michele Caruso al conduttore del tg. La ragazza è stata trovata in casa sua con la testa fracassata da un pesante portacenere, che molti hanno visto ma nessuno ricorda.
C’è un avviso di garanzia a Manlio Caputo da far passare sotto traccia, in una rete di omertà, interessi e connessioni fra potere economico, giudiziario, politico e giornalistico, dalle maglie così strette come quelle della “rizzagliata”, la rete da pesca a forma di campana, ancorata sul fondo dai piombini, nella quale quando viene issata restano impigliati i pesci tardi di riflessi, perché quelli più esperti si scansano per tempo. Anche se, nel romanzo più noir di Camilleri, non ci sono innocenti e nulla è lasciato al caso. Come è stato osservato, l’attualizzazione della notizia nel tg quotidiano sarà oggetto di un minuzioso calcolo linguistico, che soppesa il valore di ogni parola, perché ognuna delle parti coinvolte possa trovarvi l’alibi perfetto, in un labirinto di informazioni e disinformazione, avvertimenti e minacce neanche velate e interessi alieni. Come quelli che muovono il direttore del telegiornale, Michele Caruso, che tenta di barcamenarsi fra le sue ingombranti parentele - è genero di un potente senatore berlusconiano e sua moglie è l’amante di uno degli uomini più influenti dell’isola – fra complotti di politici di destra e di sinistra, giudici corrotti e mafiosi coinvolti nei fatti.
Naturalmente, il delitto di Garlasco è solo un pretesto. Nel presentare il romanzo in Spagna, Camilleri ha ricordato che il punto di partenza è un altro caso, più antico, che «oltre mezzo secolo fa servì ad allontanare dal potere l’allora numero due della Democrazia Cristiana, Attilio Piccione, il cui figlio fu coinvolto nella morte di una ragazza, dalla quale fu in seguito prosciolto». La vicenda è quella di Wilma Montesi, ventunenne romana, il cui cadavere venne ritrovato l’11 aprile 1953, vigilia di Pasqua, sulla spiaggia di Torvaianica.
Con il ritmo intenso ed abbondante dei dialoghi, nell’alternanza dell’italiano e del dialetto siciliano che l’autore ha fatto conoscere anche oltre oceano, il romanzo va fornendo al lettore le chiavi per arrivare alla verità di un crimine che politici, mafiosi e banchieri, con la complicità di magistrati e giornalisti vicini al potere, si affannano a occultare per motivi diversi. E che il grande vecchio del noir rivela convinto che «la letteratura, da sola, non può fare nulla rispetto alla corruzione, se non costatarne l’esistenza».
«Se un libro immenso come quello del Vangelo non è riuscito in tutti questi secoli a modificare l’attitudine degli uomini, un romanzo non riuscirà a modificare nemmeno il comportamento di una formica», assicura il papà di Montalbano, che si proclama non credente. Sarà, ma è anche vero che, per sua ammissione, la lettura della “Condizione umana” di André Malraux, è riuscita a cambiare l’uomo Camilleri. E che i suoi romanzi, in particolare questo in cui risuonano continuamente echi del romanzo civile di Leonardo Sciascia, sono come piccole gocce nella coscienza collettiva che corrodono i ponti. Una denuncia, nel suo linguaggio chiaro e diretto, che su un piano differente rientra nel solco tracciato dall’autore del “Giorno della civetta”, riempito da Vincenzo Consolo.
Un romanzo che riflette la capacità di Camilleri di restituire l’atmosfera irrespirabile dell’intreccio fra poteri, mafia e politica, di cui una certa informazione assume il ruolo di braccio armato. E testimonia anche l’inesauribile vena creativa dell’autore siciliano, che in pochi mesi ha “sfornato” nelle librerie italiane un bel po’ di titoli: da “Il cielo rubato. Dossier Renoir” (Skira), un giallo basato sul misterioso viaggio dell’artista ad Agrigento, a “Il sonaglio”, terzo capitolo della trilogia della metamorfosi (Sellerio), da “Un sabato con gli amici” (Mondadori), alla “Danza del gabbiano” (ancora Sellerio), ultimo della serie Montalbano, a “Gocce di Sicilia” (Mondadori), da poco uscito e ovviamente al top delle vendite.
Paola Del Vecchio
 
 

ANSA, 13.10.2009
Esce l'ultimo giallo Camilleri
Senza Moltalbano e con un occhio a delitto di Garlasco

Roma - Un Camilleri fin dentro la notizia, questo de "La rizzagliata", suo primo giallo moderno senza Montalbano e con un occhio al caso Garlasco. Il romanzo, che arrivera' nelle librerie il 15 ottobre dopo l'uscita in Spagna nel 2008, ha come protagonista il direttore del Tg Rai di Palermo che piu' che dare le notizie ama nasconderle. Il libro - uno dei fiori all'occhiello della Sellerio alla Fiera del Libro di Francoforte, che si inaugura domani - e' gia' stato premiato in Spagna.
 
 

Adnkronos, 13.10.2009
Teatro: I vincitori del premio Elsa Morante al 'Parioli di Roma

Roma - La cerimonia di assegnazione dei premi Elsa Morante 2009 si svolgera' domani alle ore 19, presso il Teatro Parioli di Roma. La giuria e' presieduta da Dacia Maraini e composta da Francesco Cevasco, Vincenzo Colimoro, Maurizio Costanzo, Emanuele Trevi, Teresa Triscari e Tjuna Notarbartolo (direttore della manifestazione). Nel corso della cerimonia di premiazione si alterneranno sul palco i vincitori delle varie sezioni : Daria Bignardi, vincitrice del Premio per la Narrativa con ''Non vi lascero' orfani'' (Mondadori); Giovanni Sartori vincitore del Premio per la Saggistica con ''La democrazia in trenta lezioni'' (Mondadori) e ''Il Sultanato'' (Laterza); Emilio Molinari che vince il Premio per la Comunicazione Scientifica con ''Acqua, argomenti per una battaglia'' (Punto Rosso); Andrea Camilleri vincitore del Premio alla Carriera. Come da tradizione si dibattera' sui libri e i personaggi vincitori. Ad arricchire la serata sono previsti gli interventi dell'attrice Sarah Maestri che interpretera' un brano di Elsa Morante e letture di alcuni brani dei libri protagonisti. Alla manifestazione promossa dall'Associazione Culturale Premio Elsa Morante, in collaborazione con la Regione Lazio e l'A.G.C.I. Nazionale (Associazione Generale Cooperative Italiane), saranno presenti rappresentanti delle istituzioni, del mondo letterario, intellettuale, della comunicazione.
 
 

Agenzia Radicale, 13.10.2009
Un’imperdibile "Festa di famiglia" in scena all’India

Uno strepitoso quartetto tutto al femminile ricompone le trame di alcune delle commedie borghesi pirandelliane con la mano complice di Andrea Camilleri per un concentrato di emozione, ironia e modernità in 'Festa di Famiglia', al Teatro India di Roma fino al 1° novembre.
Ritornano a cimentarsi con la scrittura e la regia scenica le quattro Mitipretese, Manuela Mandriacchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres che, dopo Roma ore 11, portano sulla scena una miscela sapientemente amalgamata di situazioni inconfessabili e storie di violenza consumate negli interni familiari che costellano il teatro pirandelliano e che emergono con tutta la loro forza e il loro prepotente furore, attraverso lo sguardo drammaturgo, attento ed esterno di Andrea Camilleri, (che ha collaborato alla stesura del testo).
Un puzzle di frammenti di vissuto, pezzi di realtà intrisi di violenza domestica e abusi sessuali, squarci di sopraffazioni e di pulsioni folli, ed ancora risate nervose e ironia sprezzante invadono il palcoscenico a cui si accompagnano pungenti citazioni musicali, pop e operistiche, eseguite in maniera mirabile e virtuosa, quasi come un urlo da sfogo alla costrizione di una vita sottomessa ai rapporti di sangue, di morale, di scelta.
È il sessantesimo compleanno per donna Ignazia (Reale), la Generala di 'Questa sera si recita a soggetto', intorno alla quale si agitano con le loro storie le tre figlie con le due figure maschili di accompagnamento, dure, potenti, pressanti. Attorno al tavolo imbandito a festa, la gelosia tirannica di un marito pazzo d’amore, l’abuso violento agito sul corpicino di una bambina da parte del padre, l’infelice rapporto amoroso con un marito-rivale, l’abbandono insopportabile di una madre rifiutata dal marito.
Scena aperta su uno spazio arredato da elementi dall’essenzialità disarmante, sedie divelte che lasciano immaginare il risultato di discussioni furenti, bottiglie disseminate a tracciare l’insensatezza della voluttà etilica, candelabri con piccole fiammelle a consumarsi del poco tempo concesso per distrazione, e poi briciole di carta e aria rarefatta imprigionata da parole sofferte, pensate e strozzate in gola, di gesti inespressi e iniziative violente, imprese agite dai protagonisti pirandelliani pronti in postazione ai quattro angoli del palcoscenico.
Viene avanti la passione ritmata ad effusioni romantiche e mentalità tedesca del marito segregatore di 'Questa sera si recita a soggetto', Rico Verri (Fabio Cocifoglia), che racconta la forte e intensa gelosia per la moglie Mommina, (Mandracchia), una donna maltrattata da un marito, pazzamente dubbioso, follemente invaso dal “troppo amore”. Esplode in lui l’impossibilità di possederla completamente, anche nei pensieri, di dominarla anche nei ricordi e nei sogni per impedirle anche soltanto la fantasia di una vita diversa, per annientarla e svuotarla di un’anima ormai spenta e succube di mani che ora le stringono in gola il respiro lasciandola dolorante sul pavimento.
“Morta tu mi vuoi” lamenta Mommina con un filo di voce che diventa grida devastante rimbalzando in bocca a donna Ignazia, “tu mi vuoi morta”, impreca dal centro del palcoscenico verso quella che incarna la molestia sessuale del padre sulla figliastra dei 'Sei personaggi in cerca d'autore': è Frida (Toffolatti) che si muove frettolosamente a prepararsi per la festa mentre i suoi gesti sono accompagnati dai commenti pungenti della mamma ormai stanca e lacerata dalla dissolutezza della figlia che, tra uomini e piaceri sessuali, è una perdigiorno senza speranza di costruirsi una famiglia, di avere figli e un uomo al fianco.
“Senti chi parla … sono trent’anni che ti ha mollata per un’altra”, le ride contro Frida per manifestarle il biasimo più profondo per una donna abbandonata dal marito che continua a difenderlo a vessillo di purezza e di esempio forte di carattere e benignità. “Puro? Era un porco! Veniva in camera mia e mi costringeva a farlo” la confessione insopportabile alle orecchie che diventa incomprensione e indifferenza per la verità che donna Ignazia vuole ignorare.
Pianto e lacrime è la manifestazione di intima solitudine e rabbia implosa che rimbalza nell’accettazione e sottomissione alle minacce e agli schiaffi di Rico che ora, da terra, scaraventa Mommina sul divano per piangere con lei il pentimento, ma solo momentaneo, dei suoi gesti e le privazioni a cui l’ha costretta per una vita “Quando cantavi …con la bella voce! La più bella voce era la tua! Pensa che altra vita! Cantare in un grande teatro, la tua passione cantare”. Ora i ricordi non sono più quelli del tradimento ma quello vivo del canto, della voce, della bellezza di una virtù di cui le vorrebbe cancellare la memoria.
“E che altra vita sarebbe la tua invece di questa!” rinviene dal lato opposto del palcoscenico Leone, (Diego Ribon), da 'Il gioco delle parti', un burla che tenta di ironizzare con leggerezza e buffoneria l’infelice rapporto amoroso, irrisolto e quasi privo di senso, con la quarta donna della scena, Donata, l’attrice di discreta fama di Torvarsi. Nello specchio riflesso di un camerino si riverbera tutto il suo più profondo disprezzo per il marito che le ha castrato le sue aspirazioni. Confusa e disorientata di vivere nella falsità di una finzione, si divincola per “essere libera di disporre di me come se non ci fosse nessuno”.
Scene e quadri si incastrano tra loro, dolore, sofferenza, angoscia rimbalzano da una bocca all’altra accomunate dall’inumanità delle loro esistenze. Quattro vite in un continuo oscillare, sfiorarsi, incontrarsi, scontrarsi convergono in un punto comune: una festa di famiglia che libera, e malamente cela, le preoccupazioni, le mal sopportazioni, le sofferenze, vive e sempre presenti.
Sono maschere quelle che si agitano sul palco in maniera enfatica ed esasperata per travestirsi di felicità e allegria, e per nascondere la più profonda disperazione. Tutti attorno all’album dei ricordi si raccontano e si scrutano in un passato che le ha rese vittime delle azioni degli altri, ma bisogna continuare a vivere.
Allora si alternano momenti di straniamento dalla rappresentazione teatrale, interruzioni della scena per irrompere tra il pubblico interpellandolo per un telefonino che suona insistentemente, oppure coinvolgendolo nel commentare la loro performance. È teatro dentro il teatro che disintegra la linea di separazione tra finzione e realtà, tra spettatore e attore. Tutti in sala festeggiano gli anni di donna Ignazia che ringrazia per il meraviglioso compleanno e regala a tutti un finale esplosivo con Balocchi e Profumi, emblema della finzione e della crudeltà famigliare.
Amelia Realino
 
 

Wuz, 13.10.2009
Il birraio di Preston. Il capolavoro di Camilleri diventa teatro
Nella Vigàta di Montalbano storia di un melodramma conteso. La messa in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano, dal 20 ottobre al 15 novembre

Siamo nella seconda metà dell’Ottocento, in una piccola città della provincia siciliana, quella Vigàta dove Camilleri ama ambientare tutte le sue storie ancora un secolo e mezzo prima dell’arrivo di Montalbano.
Si deve inaugurare il nuovo teatro civico “Re d’Italia”.
Il Prefetto Bortuzzi - fiorentino e perciò “straniero” - prefetto di Montelusa, paese distante qualche chilometro, ma odiato dagli abitanti di Vigàta perché più importante e sede della Prefettura, s’intestardisce ad aprire la stagione lirica con Il birraio di Preston, melodramma di Ricci di scarso valore, di nulla fama e di oggettiva idiozia.
In realtà nessuno vorrebbe la rappresentazione di quell’opera, ma il Prefetto obbliga a dimettersi ben due consigli di amministrazione del teatro, pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione dei vigatesi all’Arte.
Tra i siciliani, visibilmente irritati dall’autorità esterna, si insinua il “bombarolo” mazziniano Nando Traquandi, venuto da Roma per creare scompiglio all’apertura della sala.
L’imposizione, un “atto di testardaggine” del Prefetto, crea dunque una situazione che dopo aver visti coinvolti l’esercito, mafiosi veri e presunti,  causa un incendio con numerosi morti  e ci conduce infine alla scoperta che tutto è nato per un clamoroso equivoco.
Osserva il regista Giuseppe Dipasquale:
“Il racconto parte da un fatto che vuole essere di per sé stupefacente, misterioso e incantatore. Proprio come il C’era una volta dei bambini. E di un bambino si tratta: l’occhio innocente di un bimbo, per purezza nei confronti del mondo, è il motore dell’azione.
Ad esso è destinata, in apertura del romanzo, la scoperta dell’unica grande tragedia che incombe su Vigàta; le altre saranno come delle ipotragedie in questa contenute e da questa conseguenti. Ossia lo spaventoso incendio che nell’originale struttura narrativa costituisce l’inizio e al tempo stesso la conclusione del racconto”.
E Andrea Camilleri spiega:
“Prima di accettare l'ipotesi di una riduzione per il teatro ho resistito un bel po'.
Non capivo come fosse possibile (e ragionavo, è ovvio, da autore) trovare un contenitore spaziale, una griglia che supportasse, senza tradirlo, il racconto. Il colloquio avuto con Giuseppe Dipasquale ci ha fatto trovare la soluzione: una struttura drammaturgica che salvaguardasse la scomposizione temporale del romanzo, ma condotta in modo da localizzare scenicamente il tutto in un luogo che fosse ad un tempo un teatro (quello, per esempio, dove poteva essere avvenuto l'incendio) e il luogo dell'azione del racconto”.
Del resto la particolare attenzione alla messa in scena è motivata anche dalla sua ben nota predilezione nei confronti di romanzi storici piuttosto che delle storie di Montalbano che lo hanno reso celebre. In un'intervista del 1999 per Café Letterario alla domanda sul suo libro più amato ci ha risposto:
"Ne amo due: "Il birraio di Preston" e "La concessione del telefono".
Sono grato a Montalbano perché mi ha fatto da apripista, ciò non toglie che (come si può vedere sono un carattere infedele) i miei preferiti siano in genere i romanzi storici."
Presentato dal Teatro Stabile di Catania nella Stagione 2008-2009 lo spettacolo sarà nei prossimi mesi in altre città italiane, a partire da Milano.
 
 

Il Mattino di Padova, 13.10.2009
Letture di Camilleri a "Lampi di libri"

Penultimo appuntamento con «Lampi di libri: pomeriggi di parole e canzoni», l’iniziativa letteraria promossa a Montegrotto Terme, che per l’occasione dedicherà un pomeriggio al giallo con una lettura sul celebre commissario Salvo Montalbano, creatura letteraria inventata da Andrea Camilleri. A dare la voce al commissario sarà Filippo Tognazzo accompagnato da Marica Rampazzo e dalla chitarra e voce di Giorgio Gobbo della Piccola Bottega Baltazar. I brani proposti sono tratti da “Gli arancini di Montalbano” e “Il campo del vasaio”. L’appuntamento è per oggi alle 17.30 al Palazzo del Turismo (via Scavi 4, Montegrotto). «Lampi di libri» si concluderà martedì 27 con “Lo specchio di Venere - ritratti della desinenza in A”. Si tratterà di un omaggio alla donna. L’ingresso agli incontri è gratuito.
 
 

La Repubblica, 13.10.2009
La storia
La donna da un libro al giorno
un blog, e un dolore nascosto

Nina Sankovitch ha 46 anni e vive a Westport, Connecticut. Un titolo ogni 24 ore, e un blog in cui inserisce le sue recensioni. Legge di tutto. Ma il 28 ottobre l'esperimento finirà...

New York [...]
Ha letto anche Montalbano, Nina, "La pazienza del ragno": "Camilleri ha tutto quello che io adoro in un poliziesco: bella ambientazione piena di dettagli sul paesaggio e sul cibo, una varietà di personaggi che sono tanto interessanti quanto caratteristici del luogo...".
[...]
Angelo Aquaro
 
 

La Stampa, 14.10.2009
Anteprima. "La rizzagliata", il nuovo giallo di Andrea Camilleri
Questo scoop non s'ha da fare
Un delitto con ricadute politiche nella Palermo-bene, un direttore che rifiuta di darne notizia nel Tg locale

La sfida della "Rizzagliata"
Senza Montalbano, con un occhio a Garlasco
Il nuovo giallo (non montalbaniano) di Andrea Camilleri, "La rizzagliata", da domani in libreria per Sellerio (pp. 288, euro 13), ha una storia curiosa: arriva in Italia, nell’inconfondibile impasto linguistico, un anno dopo l’uscita in Spagna, dove ha pure vinto un premio.
Il primo problema è già nel titolo, che contiene un riferimento al «rizzaglio», una rete in cui restano impigliati «i pesci cchiù stùpiti o i cchiù lenti, pirchì quelli cchiù sperti, videnno le reti calare, si scansano ‘n tempo». Come renderlo in spagnolo? L’editore Rba, e il traduttore Juan Carlos Gentile Vitale, hanno aggirato l’ostacolo, titolando con un meno immaginifico "La muerte de Amalia Sacerdote". Ma in generale è il modo di trasporre il «vigatese» che crea difficoltà, come ben sanno i traduttori che giorni fa hanno confessato i loro tormenti nel convegno «La sfida di Camilleri» che si è tenuto a Milano, promosso dalla Fondazione Mondadori.
La vicenda della "Rizzagliata", che trae un vago spunto dal giallo di Garlasco, ruota intorno a una immaginaria redazione palermitana della Rai, dove il direttore omette di dare notizia dell’avviso di garanzia ricevuto dal figlio del leader della sinistra locale, accusato dell’omicidio della sua fidanzata, figlia del segreterio generale dell’Assemblea Regionale. Ne anticipiamo le pagine iniziali.

«Assolutamente no!» sclamò Michele Caruso, il direttore.
«Vorrei chiarirti...» insistì Alfio Smecca, redattore capo e conduttore del notiziario regionale di prima serata.
«Non hai niente da chiarirmi, Alfio».
«Ma è ’na pura e semplici notizia di cronaca, Michè!».
«Quanto sei ’nnuccintuzzo, Alfiù! Tiè, mozzica il ditino!».
«Non capisco, Michè».
«Ma come, avrebbero mandato un avviso di garanzia al figlio dell’onorevole Caputo e tu me la chiami ’na pura e semplici notizia di cronaca?».
«Pirchì, non lo è ’na notizia di cronaca?».
«Certo che lo è! Ma sto sforzannomi di farti capire che non è né pura né semplici! E tu lo sai benissimo! Perciò la conclusione è che ti sei completamenti rincoglionito».
«Ti faccio notare che stai esercitando una censura assolutamente indebita. Non solo buchi una notizia, ma ci fai perdere uno scoop dato che noi siamo i primi a sapere che...».
«Ti metti a parlari in taliàno, ora? Mi voglio perdere lo scoop, va bene? La notizia la passo, non la censuro, ma nell’ultimo notiziario». «Dopo che l’hanno data gli altri? “Telepanormus”, per esempio?». «E figurati che scanto! Noi siamo la Rai, Alfio!».
«Ma tu lo sai il bacino di “Telepanormus”? Tutta la Sicilia occidentale piglia!».
«Basta così, Alfio, non parliamone più».
«Ti faccio notare...».
«E finiscila con ’sta camurria di ti faccio notare!».
«...che tutta l’Italia si è interessata all’omicidio della zita del figlio dell’onorevole! Da quinnici jorni non facciamo altro che parlarne macari noi! E i funerali e lo zito che piange e la matre di lei che non vuole vidiri allo zito mentre il patre se l’abbrazza... E ora che mannano l’avviso di garanzia allo zito...».
«Ma è vera ’sta storia dell’avviso?».
«E io lo dirò che è ’na voci non confermata, vabbene? Stai tranquillo! Lo dirò e lo ripeterò in testa, in mezzo e in coda! Non confermata, non confermata e non confermata!».
«Alfio, niente hanno in mano contro a Manlio Caputo. Cerca di capirlo. Un cazzo di nenti. Indizi, minchiate. Ti pare che non l’ho seguita, ’sta storia? Po’ lo lassano libero, arrestano al solito albanisi e a noi, che abbiamo fatto lo scoop, l’onorevole Caputo ci fa un culo tanto. Con tutti i sagramenti, ce lo fa, dato che noi siamo la televisione di Stato!».
«E che significa?».
«Non lo sai ancora doppo un anno che travagli qua? Che prima di dari ’na notizia ci dovemo pinsari quattro volte».
E dato che l’altro faciva la facci offisa, isò la voci.
«Alfiù, te lo sei scordato che se sei arrivato indove sei arrivato, è tutto per merito di questo busto?».
«Non me lo potrei scordare macari pirchì tu provvedi ad arricordarmelo a ogni momento».
«Senti, te lo dico in tutta amicizia: non mi piace per niente il tono che adoperi».
«E manco quello che adoperi tu. Scusami, ma ora devo andare in trasmissione» fici Smecca susennosi.
«Va bene, finiamola qua. Siamo d’accordo, chiaro? La notizia del figlio dell’onorevole Caputo, tu non la dai».
Smecca non arrispunnì e niscì lassanno aperta la porta dell’ufficio. Ma che gli pigliava, ad Alfio? Chiossà di un anno che l’aviva fatto promuovere e mai ’na discussioni, un contrasto tra loro dù. Lui diciva e Alfio faciva. Sempri d’amuri e d’accordo. Inveci, da tri jorni, con lui non ci si potiva cchiù arraggiunari. O meglio, era pronto a controbattere ogni cosa che gli diciva, a dissentire, a dichiarare che la pinsava diverso. Era completamente cangiato. Forsi che aviva guai con qualichi collega? Gli stavano facenno pressioni? Opuro aviva scoperto qualichi cosa? A quest’ultima supposizione s’allarmò per davero.
«Cate!».
Caterina Longano, la sigritaria, era ’na cinquantina grassa e sudatizza, nubile con matre a carrico, bravissima a fari il misteri sò e si diciva che in gioventù s’era passata tutt’intera la redazione del giornale radio, indove allura travagliava, fattorini compresi. Ma era ’na vera e propia minera di sparlerie, curtigliarate, maledicenze. «Mi dica, direttore».
«Trasi, chiui la porta e assettati».
Caterina eseguì.
«Senti, da qualichi jorno Alfio mi pari nirbùso. L’hai notato macari tu? Sai per caso che ha? Problemi in redazione?».
«’Nzè» fici Caterina.
«Ce l’ha con me?».
«’Nzè».
Tirò un sospiro di sollievo facenno in modo che la sigritaria non se ne addunasse.
«E allura?».
«Curri ’na vuci».
«Cate, che devo adoperari, le tinaglie?».
«Curri la vuci, ma non so quanto vera, abbadasse, che Alfio sarebbi vinuto a sapiri che Giuditta...».
E con la mano dritta fici il gesto delle corna.
Michele arriniscì a stento a controllarisi. Per picca non era satato dalla seggia. Si sintì assumare ’na striscia di sudore sutta al naso. Ma come?
Con Giuditta, da un anno che durava la loro storia, avivano sempri pigliato tutte le precauzioni possibili e immaginabili. L’ultima volta che aviva spiduto ad Alfio per una simanata in Libia per ’na mmerdata d’inchiesta sui nipoti dei vecchi viddrani che erano annati ai tempi del fascismo nella «quarta sponda», Giuditta si era trasferita in pieno inverno nella casa di campagna di sò patre in una zona lupigna e persa delle Madonie, che lui ci mittiva tri ore di machina per arrivarci, stari dù orate con lei e tornarisinni ’n Palermo alle quattro del matino.
E quanno la chiamava col cellulare dall’ufficio, stava attento ad aviri davanti il televisore per essiri certo che Alfio sinni stava bloccato in studio a leggiri il notiziario.
E allura come erano arrinisciuti a scoprirlo?
Andrea Camilleri
 
 

La Stampa, 14.10.2009
Francoforte, da oggi la Fiera. E tutti guardano all'e-book

[…]
Già nella prima giornata vengono annunciati due libri di impatto internazionale: il nuovo Camilleri di Sellerio […].
M. B.
 
 

Repubblica Tv, 14.10.2009
Camilleri: "Un'Italia nera e senza Montalbano"
Lo scrittore siciliano parla delle donne, della scrittura, e de "La Rizzagliata", il suo nuovo giallo senza il commissario
La mia giornata dedicata alla scrittura
Il nuovo romanzo "La Rizzagliata"
La mia terra
Io e Montalbano
Le donne più intelligenti degli uomini
Le sigarette
La mania del ragioniere
Camilleri regista
Intervista di Leopoldo Fabiani. A cura di Eleonora Ferrazzi
[Cliccare sui titoli per vedere i video]
 
 

La Repubblica, 14.10.2009
Intervista / Esce "La Rizzagliata": si svolge a Palermo, non c'è il commissario
Camilleri: "Un'Italia nera e senza Montalbano"

Roma. «Alla fine quasi mi dispiace di aver scritto questo romanzo», dice Andrea Camilleri a proposito di “La Rizzagliata” (Sellerio pagg. 214, euro 13), che esce in questi giorni. Le novità e le sorprese, per il pubblico dei lettori abituali di Camilleri, non sono poche. E un poliziesco, ma senza il commissario Montalbano, e la storia si svolge nella Palermo dei nostri giorni, non nella consueta Vigata. L'omicidio di una ragazza e l'arresto del suo fidanzato innescano una sofisticatissima partita di potere che coinvolge giornalisti, politici di maggioranza e opposizione, banchieri, alti funzionari, magistrati e poliziotti. Al centro della vicenda c'è il direttore del tg regionale della Rai, deciso a influenzare gli eventi con la sua capacità di manipolare le notizie. Il lettore arriverà a conoscere la verità, ma con uno scarto quasi beffardo della trama.
Dalle risonanze che presenta con l'attua­lità si giurerebbe che sia una storia scritta nelle ultime settimane, se non fosse già usci­ta in Spagna dove ha vinto nel 2008 il Premio Internacional de Novela Negra. E proprio di un romanzo noir si tratta, anzi nerissimo, perché alla fine non c'è salvezza né reden­zione per nessuno. Un ritratto allarmante del potere nell'Italia di oggi. «Ho sentito la necessità di raccontare la situazione in cui ci troviamo. Io sono uno che crede nel futuro, e non amo i romanzi "di denuncia". Ecco perché dico che mi dispiace: sono stato co­stretto a farlo da quello che vediamo attorno a noi, per amore della Sicilia e dell'Italia».
Perché ha deciso di abbandonare Montalbano e Vigata?
«Per questa storia era necessario un tg ufficiale; di quelli che fanno dire ancora alla gente "l'ha detto la televisione", versione contemporanea dell'antico "l'ha detto l'o­racolo di Delfi". A Vigata c'è Telelibera ma non ci può essere la Rai e allora ecco che so­no andato a Palermo. E Montalbano non si sarebbe mai prestato a tutti i giochi e gio­chetti di potere, che sono al centro di questo romanzo».
Si è ispirato a qualche episodio di crona­ca?
«Era una storia che maturavo da tempo. Volevo raccontare di un giornalista che calcola le ripercussioni politiche delle notizie e quindi dandole in anticipo, o in ritardo, o na­scondendole, influenzai il corso degli eventi. E quindi mostrare come la manipolazione delle notizie diventa una manipolazione della realtà. Quando ho cominciato a scrivere era il momento del delitto di Garlasco, ma anche il vecchio caso Montesi, con il suo impatto sugli equilibri politici dell'epoca, è stato una buona fonte d'ispirazione».
Come si è documentato?
«Non conosco la vita di redazione e non mi sono documentato affatto. D'altra parte non mi ero documentato nemmeno sul fun­zionamento di un Commissariato di polizia. E il fatto che comunque le storie di Montal­bano abbiano funzionato bene mi ha fatto superare i dubbi».
Si direbbe che i siciliani hanno un talen­to particolare per il romanzo politico. Pensiamo a Pirandello con “I vecchi e i giovani”, De Roberto con “I Viceré” e Tomasi di Lampe­dusa con “Il Gattopardo”.
«Stiamo parlando di tre capolavori. Pi­randello racconta la storia com' è, De Rober­to la storia sfruttata a proprio vantaggio e Lampedusa la storia rifiutata. Forse la spiegazione sta nel fatto che in Sicilia il "sottodiscorso" è più importante del discorso. Le pause e i silenzi sono decisivi, come qualcosa viene detto conta più della cosa stessa. La simulazione e la dissimulazione sono pane quotidiano. E lo stesso vale in politica. Come dice D'Alema, il modo migliore per nascondere il proprio disegno politico è dichiararlo apertamente: tutti penseranno che il vero progetto è un altro».
”La Rizzagliata” è un romanzo da cui escono male tutti, anche i personaggi femminili.
«Sono per la parità assoluta. Se gli uomini fanno una brutta figura, la fanno anche le . donne. A ogni modo sono convinto che le donne siano assai più intelligenti, più prati­che, più pronte di noi a capire l'essenza delle cose. La loro strategia è nasconderlo, ma è così. In Sicilia governano tutte le cose, co­mandano loro, ma “delegano” agli uomini. Ricordo mio nonno, un ricco industriale dello zolfo, che durante la notte - io bambi­no dormivo con loro - continuamente inter­rogava mia nonna: "Che dici, se faccio co­sì?". E poi regolarmente ne seguiva i sugge­rimenti».
Con le recenti avventure femminili di Montalbano, sembra quasi che lei abbia voluto "spiazzare" i fan del Commissario.
«La storia di Montalbano che tradisce la fidanzata Livia ha fatto nascere una discussione infinita, soprattutto sulla rete, tra le lettrici. Alla fine metà di loro è contro il Com­missario e dice: questo da lui non ce lo saremmo mai aspettato. L'altra metà invece approva: finalmente, era ora! Montalbano non è un semidio, è un uomo. Compie i suoi errori, invecchia, è giusto che sia così. E ora, dopo un periodo difficile, i miei rapporti con Montalbano sono tornati cordiali».
Anche la sua trilogia fantastica (“Maruzza Musumeci”, “Il casellante” e “Il sonaglio”) sembra voler sconcertare i suoi lettori abituali. Perché ha sentito il bisogno di cambiare completamente registro?
«Succede che uno si annoia, viaggia sempre sulla stessa autostrada e un giorno deci­de di prendere uno dei tanti svincoli che ha sempre trascurato per visitare territori sco­nosciuti. Volevo scrivere in piena libertà e c'erano queste "metamorfosi" che covavo da tempo. Soprattutto “Maruzza Musumeci”, la donna-sirena, deriva dai racconti che ascoltavo dal mezzadro di mio nonno. Era un narratore autentico e per spingerlo a rac­contare lo "pagavo" con le pessime sigarette Milit che regalavano a mio padre, che fumava le Macedonia e quelle non le guarda­va nemmeno».
Leopoldo Fabiani
 
 

Wuz, 14.10.2009
"La rizzagliata", l'ultimo romanzo di Andrea Camilleri
"Perché la politica questo è. Fumariti 'na sicaretta che non ti piaci pirchì a quello che te l'ha offerta non vuoi, o non te la senti, di diri di no."

Il rizzaglio è una rete a forma di campana da cui è difficile scappare. Tutt'attorno ci sono dei piombini che la portano a fondo, una corda la serra e dentro, impigliati senza via di scampo, restano i pesci. La metafora del titolo è molto esplicita: non è facile sfuggire alla rete che il potere politico, economico e mediatico costruisce attorno a una persona, soprattutto se il pesce non è furbo e abile come chi ha lanciato il rizzaglio.
Camilleri dichiara che per lui questo è un romanzo storico, della storia presente, e che trae spunto da un fatto di cronaca, il delitto di Garlasco, ma che per il resto è pura invenzione: romanzo storico, diremmo noi lettori, perché fotografa la triste situazione dell'Italia di oggi.
Un romanzo infatti che parla dei nostri tempi sfortunati e del potere dell'informazione tanto che tutta la vicenda ruota attorno alla Rai siciliana. Uscito in Spagna prima che in Italia col titolo "La muerte de Amalia Sacerdote", ha vinto il prestigioso Premio Internacional RBA de Novela Negra 2008.
Un avviso di garanzia al figlio di un importante esponente della sinistra siciliana per l'uccisione della fidanzata, il silenzio complice del telegiornale Rai sul fatto (la notizia non è cancellata ma data con ogni cautela nell'orario con minor audience), un direttore pavido, una segretaria pettegola, un cronista piuttosto ingenuo tradito dalla sua donna, amante del direttore: ecco i primi personaggi che ci vengono presentati. Si ventila subito l'ipotesi del complotto costruito dalla destra per danneggiare la parte politica del padre dell'inquisito... Ma c'è molto di più!
Qui non c'è Montalbano, anzi con le autocitazioni a cui Camilleri ci ha abituato, viene chiamato in causa come riferimento letterario, ma l'argomento del romanzo è troppo amaramente attuale che l'autore non vuole distrarre il lettore, lo vuole tenere "sul pezzo", farlo riflettere sul potere che ha la televisione nel creare opinione e nel dare o non dare importanza a qualche evento. Non c'è neppure la mitica Vigàta, la storia si svolge a Palermo perché i nomi in questione sono troppo importanti per non vivere nel capoluogo e perché ciò che avviene in quella grande città potrebbe essere collocato in ogni altra città italiana: intreccio disgustoso tra informazione, potere politico, potere economico e potere mafioso. Anche nella magistratura c'è del marcio, quando la politica entra direttamente nelle scelte e nelle decisioni di un magistrato che non vuole dispiacere ai potenti.
La sensazione che il lettore trae dalla lettura, pagina dopo pagina, è quella di un cinismo diffuso, del valore pari a zero della vita delle persone e della visione pessimistica e dolorosa che lo scrittore siciliano ha dell'umanità perché ne "La rizzagliata" non c'è un Montalbano che ristabilisce l'ordine, non c'è chi si indigna o propone una morale diversa da quella dominante: quello che conta per questi personaggi è non crearsi dei nemici tra i potenti, è l'avere l'appoggio di chi conta, è usare l'informazione, la politica, e ogni forma di potere per interessi personali, usando armi come il ricatto e l'omicidio senza nessun rispetto per i cittadini e per la verità.
Nel romanzo c'è anche un ritratto della famiglia contemporanea, della mancanza di correttezza, dei tradimenti, dell'uso interessato dei rapporti umani, addirittura dei rapporti tra padre e figlia, insomma una decadenza anche nel privato dominato, come il pubblico, da denaro e potere.
Grazia Casagrande
 
 

Il Tirreno, 14.10.2009
L'omicidio di Garlasco visto da Camilleri

Roma. Un Camilleri fin dentro la notizia, dentro l’oggi, questo de “La rizzagliata”, suo primo giallo contemporaneo senza Montalbano e con un occhio alle vicende di Garlasco. Il romanzo, che arriverà nelle nostre librerie domani, dopo l’uscita in Spagna nel 2008, ha infatti come protagonista il direttore del Tg Rai di Palermo, un certo Michele Caruso, che più che dare le notizie ama nasconderle. Infatti tralascia di dare una notizia dell’avviso di garanzia a Manlio Caputo, figlio del leader della sinistra siciliana, accusato dell’omicidio della sua fidanzata, Amalia Sacerdote, trovata morta a casa sua con il cranio fracassato. In un’esplicita nota di intenti a firma dell’autore che dichiara come si sia ispirato sicuramente al delitto Garlasco, ma anche ovviamente tutta alla sua fantasia.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.10.2009
La trasfigurazione del muro di Palermo

Vi ricordate? Correva l'anno 1990. Al Teatro Biondo, il 19 gennaio, un mese dopo l'anteprima di Wuppertal, si teneva la prima mondiale di "Palermo Palermo" (Das Palermo Stück) della grande coreografa tedesca Pina Bausch. Ricordate l'incipit? Quel muro che crolla, come un sipario squarciato, quella danza liberatoria e frenetica tra le macerie. Erano tempi di speranza, quelli. Per Palermo, che inventava la sua primavera. Per Berlino, che abbatteva l'odiosa cortina di mattoni che negava a una sua metà di aprirsi a una prospettiva di libertà. Per l'Europa e il mondo, che finalmente potevano auspicare la fine della guerra fredda. Ma zoomiamo su Palermo, laboratorio politico-alchemico che troppo spesso è stato il gabinetto del dottor Mabuse. In un paio d'anni la caduta simbolica del muro sarebbe stata offuscata dai fumi delle esplosioni mafiose e il suo significato augurale sarebbe sprofondato nel buco nero degli attentati. Ora, negli anni, il muro è tornato di nuovo ad essere altissimo. Ci sovrasta, possente, minaccioso, oscuro, lercio. Ci separa dal progresso, dallo sviluppo, dalla normalità, dalla legalità e perfino dalla decenza. Anche nella scenografia della Bausch i detriti si mischiavano all'immondizia, sempiterna e onnipresente, ma in una situazione dinamica, in un vortice operoso, in una sorta di cantiere postbellico in cui si intravedeva la possibilità del riscatto. Oggi invece i rifiuti costituiscono essi stessi, letteralmente, una grande muraglia che, anziché tenere a bada i barbari, ci preclude dalla civiltà. La metafora è fin troppo evidente, al punto che quasi cessa di essere una mera immagine retorica e assume la concretezza di un fatto tangibile. Siamo murati vivi. O forse ci siamo tumulati da soli. Certo è che Palermo e la Sicilia tutta regrediscono. Permalosa non meno che agonizzante, l'Isola ha sussulti d'orgoglio quando qualcuno osa evidenziare il suo declino. E allora insorge, per un attimo, ricordando le sue antiche glorie, senza troppo curarsi del deserto che ci circonda, delle sue troppo esigue oasi. Di che cosa è fatta la cinta muraria con cui crediamo di difendere la nostra sedicente specificità, la nostra malintesa autonomia, la nostra crescita senza sviluppo, il nostro sviluppo senza progresso, il nostro progresso senza cultura. È fatta - anche - di paura nei confronti dell'altro, del diverso, del futuro. Ovvero: di parassitismo, di assistenzialismo, di un falso campanilismo che non ha esitato a massacrare il territorio, a deturpare il paesaggio, a mutilare il patrimonio artistico, spalancando le porte al peggior affarismo politico-criminale. Forse non è un caso che Andrea Camilleri, oggi uno dei rari vanti della nostra terra desolata, abbia scritto per il volume "1989. Dieci storie per attraversare i muri", appena edito dalla raffinatissima Orecchio acerbo, una deliziosa favola che narra di un uomo ricchissimo che «a un certo punto della sua vita ebbe paura degli altri uomini» e fece costruire intorno alla sua residenza un'altissima recinzione. Ma poiché - continua la storiella - un giorno vide un operaio dentro il gabbiotto di una gru che sovrastava la barriera, diede ordine che essa fosse elevata smisuratamente fino a raggiungere i cinquanta metri, divenendo così una sorta di diga. Anche ciò fu inutile, poiché il passaggio di un elicottero gli suggerì la necessità di edificare un immenso tetto in muratura, che però qualche tempo dopo fu divelto da un ciclone. Preso dal terrore, il plutocrate «si fece costruire una stanza nel parco di tre metri per tre, col tetto d'acciaio, dove andò stabilmente a vivere». Sennonché, anche questa prigione gli apparve ben presto insicura, giacché i ladri saccheggiavano indisturbati la villa abbandonata. Allora si fece costruire un abitacolo più piccolo: «due muretti alti quaranta centimetri e lunghi due metri, chiusi da una parte da un muretto della stessa altezza» in cui accedere strisciando e infine richiudere con una lastra di pietra. Nella sua tomba il riccone forse è al sicuro dai saccheggiatori, come un faraone che abbia rinunciato ai suoi tesori. Ma un terremoto farà di lui un fantasma, capace, come tutti i fantasmi, di trapassare i muri. La regressione fatale di questa rivelatrice "maschera" camilleriana, pur nella sua universalità, descrive perfettamente la parabola siciliana, il nostro rintanarci, quel moto di arretramento che ha trasformato la nostra terra in un immane sepolcro, magari provvisto di un mega-ponte, in luogo dove nessun "fare" è ammissibile, se non una difensiva autocelebrazione o una devastante speculazione. Nell'apologo della Bausch, la breccia ci apriva finalmente la via e la visione per un nuovo protagonismo. Il trauma del crollo ci trasformava, in un attimo e per un attimo, in soggetti attivi della nostra storia. Oggi una coreografia che volesse rappresentare con una sintesi iconica questi anni di cemento e fango, pattume e chiusura mentale, grettezza e provincialismo, omertosa e velleitaria autarchia, dovrebbe porre al centro l'immagine di una parete rocciosa insormontabile e che tuttavia rischia di franarci addosso e di seppellirci definitivamente sotto una valanga inesorabile di pietre e melma, come una nemesi. Allora, forse, potremmo trapassare i muri, come il paranoico epulone camilleriano, ma sarebbe troppo tardi per evadere.
Marcello Benfante
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 14.10.2009
Appuntamenti
Premio Morante

Dalle ore 19 al Teatro Parioli (via Giosuè Borsi 20) cerimonia del Premio Elsa Morante. Sul palco i vincitori di questa edizione: Daria Bignardi, Giovanni Sartori, Emilio Molinari e Andrea Camilleri. La partecipazione va prenotata al 333.2222632.
 
 

Italia Sera, 14.10.2009
Teatro India/ ‘Mitipretese’, quel che resta di Pirandello

“Festa di famiglia”, quel che resta di Pirandello. Un marito e una moglie reciprocamente si avviliscono a ricalcare Rico Verri e Mommina di “Questa sera si recita a soggetto”. Uno diventa aguzzino dell’inconscio mentre indaga la presenza di amanti antagonisti, nascosti non più sotto il letto ma nella memoria o vivi nell’attività onirica della sposa. L’altra si presta a essere una vittima, che pur di accontentare l’esigente coniuge sarebbe disposta persino a una lobotomia a far piazza pulita del personale vissuto. Pugili alle corde i personaggi nati dalla suggestione pirandelliana. L’offesa è tutta verbale, un duetto della gelosia che vira nell’inquisizione persecutoria al modo di un Harold Pinter spinto. Frida e sua madre manifestano un’incapacità relazionale che sconfina nel meretricio, nella bulimia, nell’indifferenza all’incesto. Donata, la più vulnerabile delle sorelle, è in coppia con il sorprendente Leone. Testo e regia di Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres, ovvero Mitipretese, “Festa di famiglia” offre una visione parzialissima della famiglia intesa come sciagurato luogo della complicità degli affetti. Le quattro attrici si pregiano della speciale collaborazione di Andrea Camilleri, un vanto che se non proprio paragonabile al trofeo dell’alce in salotto è comunque assimilabile a un nome prestigioso che richiama pubblico a iosa. Stilisticamente l’abuso del codice grottesco è patente, greve l’effetto ridicolo o tragicomico. L’anima poetica del dramma pirandelliano è volata via. Un azzardo mal riuscito la provocazione metateatrale. In scena al Teatro India fino al 1° novembre.
Ilaria Mulè
 
 

TG3, 15.10.2009
"La rizzagliata": Camilleri di nuovo senza Montalbano
Una ragazza, intrecci tra mafia e politica, una sede inventata di una grande tv sono gli ingredienti del nuovo giallo di Camilleri. Ma Montalbano non c'è
Cliccare qui per vedere il servizio
Francesca Capovani
 
 

Adnkronos, 15.10.2009
Libri: Esce oggi il nuovo giallo di Camilleri, ma stavolta non c'e' Montalbano

Palermo - C'e' la vittima, c'e' il sospetto, non mancano gli intrighi con la politica. Insomma, nel nuovo romanzo giallo di Andrea Camilleri ('La rizzagliata', Sellerio editore Palermo, pp.288, euro 13) ci sono tutti gli ingredienti. Ma manca il commissario Montalbano. Questa volta, lo scrittore agrigentino ha preferito fare riposare il poliziotto di Vigata per ambientare il nuovo romanzo, nelle librerie da oggi, a Palermo. Un romanzo che arriva in Italia solo dopo un anno dall'uscita in Spagna dove ha avuto un grande successo letterario vincendo persino un premio.
Ma qual e' il significato del titolo 'La rizzagliata'? Il 'rizzaglio' e' una rete in cui restano impigliati "i pesci cchiu' stu'piti o i cchiu' lenti, pirchi' quelli cchiu' sperti, videnno le reti calare, si scansano 'n tempo" ( i pesci piu' stupidi o lenti perche' quelli piu' furbi vedendo calare le reti si scansano in tempo).
La vicenda ruota intorno a una immaginaria redazione palermitana della Rai, dove il direttore decide di omettere di dare la notizia dell'avviso di garanzia ricevuto dal figlio del leader della sinistra locale, accusato dell'omicidio della sua fidanzata, figlia del segretario generale dell'Assemblea Regionale.

Libri: Esce oggi il nuovo giallo di Camilleri, ma stavolta non c'e' Montalbano (2)

Come scrive Salvatore Silvano Nigro, "non puo' esserci posto per un commissario alla Montalbano nella Palermo di questo romanzo". Il romanzo "da' una rappresentazione storicamente ravvicinata del generale insordidamento politico: dellel occulte geometrie e delle segrete intese fra poteri forti trasversali alle colorazioni stinte dei partiti, degli strusciamenti della corruzione, delle collusioni mafiose".
La storia ha una vaga somiglianza, prese le dovute distanze, al delitto di Garlasco. Anche qui c'e' la morte di una studentessa di ottima famiglia, Amalia Sacerdote, e un fidanzato accusato di avere ucciso la propria amata, Manlio Caputo. Per Nigro e' il romanzo "piu' nero di Camilleri".
 
 

La Sicilia, 15.10.2009
«La rizzagliata» alla Buchmesse
S'ispira al delitto di Garlasco il nuovo romanzo di Andrea Camilleri tra le novità di Francoforte

Un Camilleri fin dentro la notizia, dentro l'oggi, questo de 'La rizzagliata', suo primo giallo contemporaneo senza Montalbano e con un occhio alle vicende di Garlasco. Il romanzo, che arriva oggi nelle librerie, dopo l'uscita in Spagna nel 2008, ha infatti come protagonista il direttore del Tg Rai di Palermo, un certo Michele Caruso, che più che dare le notizie ama nasconderle.
Ora questo Caruso, tralascia di dare una notizia non da poco. Ovvero quella dell'avviso di garanzia a Manlio Caputo, figlio del leader della sinistra siciliana, accusato dell'omicidio della sua fidanzata, Amalia Sacerdote. Una ragazza, a sua volta, nata bene essendo figlia del segretario generale dell'Assemblea Regionale Siciliana, trovata morta a casa sua con il cranio fracassato da un pesante portacenere. Insomma più di un problema per il povero direttore questo caso che coinvolge allo stesso tempo politica, potere economico, giudiziario e giornalistico.
Da qui tutta una rete o meglio un 'rizzaglio' - una rete a forma di campana - cui è difficile sfuggire perché i piombini che girano tutt'intorno la portano a fondo e a rimetterci come al solito saranno «i pesci cchiù stupiti o i cchiù lenti, naturalmente, pirchì quelli cchiù sperti, videnno la riti calare, si scansano 'n tempo».
Il libro, uno dei fiori all'occhiello della Sellerio alla Fiera del Libro di Francoforte, che si è inaugurata ieri, è già stato premiato in Spagna con l'Internacional RBA de Novela Negra 2008. In fondo a 'La rizzagliata' una esplicita nota di intenti a firma dell'autore in cui Andrea Camilleri dichiara come si sia ispirato sicuramente al delitto Garlasco, ma anche ovviamente tutta alla sua fantasia.
[...]
Mauretta Capuano
 
 

Seek4shopping, 15.10.2009
La Rizzagliata di Andrea Camilleri
Perché la politica questo è. Fumariti ‘na sicaretta che non ti piaci pirchì a quello che te l’ha offerta non vuoi, o non te la senti, di diri di no.

Un Camilleri senza Montalbano, ispirato dalla cronaca recente del nostro Belpaese, nella fattispecie dal delitto Garlasco, per un romanzo ambientato in una Sicilia specchio di un’Italia  tristemente avviluppata negli intrecci tra politica, informazione, mafia ed economia.
Un rizzaglio, una rete a forma di campana da cui è difficile sfuggire perché i piombini che girano tutt’intorno la portano a fondo e poi una corda la serra e dentro ci restano i pesci, “i pesci cchiù stùpiti o i cchiù lenti, naturalmente, pirchì quelli cchiù sperti, videnno la riti calare, si scansano ‘n tempo”.
Il romanzo, che l’autore definisce  a ragione storico,  pubblicato in Spagna alla fine dell’anno scorso col titolo La muerte de Amalia Sacerdote, Andrea Camilleri ha vinto il Secondo Premio Internacional RBA de Novela Negra 2008; edito come sempre in Italia dalla Sellerio nel 2009, è stato presentato con orgoglio dalla casa editrice alla Buchmesse di Francoforte.
Redazione della RAI siciliana. Il direttore Michele Caruso, tralascia di dare la notizia dell’avviso di garanzia a Manlio Caputo, figlio del leader della sinistra siciliana, accusato dell’omicidio della sua fidanzata, Amalia Sacerdote, anche lei un cognome importante perché suo padre è il segretario generale dell’Assemblea Regionale Siciliana.
La ragazza è stata trovata morta a casa sua con il cranio fracassato da un pesante portacenere e quel cadavere crea non pochi problemi.
Non c’è un Montalbano che ristabilisce l’ordine: denaro e potere infettano il privato e il pubblico con la stessa forza.
Senza speranza, marcato da cinismo e decadenza, il ritratto morale di una povera Patria influenzata da una televisione asservita e costruita con squallore, pavidità e opportunismo.
Claudia
 
 

Napoli TV, 15.10.2009
Gente di mare News - Premio Elsa Morante 2009
Special sul Premio Elsa Morante dal Teatro Parioli in Roma.
 
 

Il Messaggero, 15.10.2009
Ieri al teatro Parioli
A Bignardi e Sartori il premio “Elsa Morante”

Daria Bignardi, Giovanni Sartori, Emilio Molinari e Andrea Camilleri sono i vincitori della ventitreesima edizione del premio Elsa Morante, che si è svolta ieri nel tardo pomeriggio al teatro Brancaccio.
Come ogni anno una giuria prestigiosa, presieduta da Dacia Maraini e composta da Francesco Cevasco, Vincenzo Colimoro, Maurizio Costanzo, Emanuele Trevi, Teresa Triscari e Tjuna Notarbartolo (anche direttore della manifestazione), ha assegnato i riconoscimenti delle varie sezioni nel corso di una affollata cerimonia di premiazione.
[...]
Andrea Camilleri - questi giorni all’India è in scena un suo adattamento teatrale da Pirandello, "Festa di Famiglia" - ha ricevuto il Premio alla Carriera.
Il contorno della serata è stato incentrato sul dibattito intorno ai temi e alle figure degli scrittori premiati, animato dalle letture di Sarah Maestri, interprete di un brano della Morante e di alcuni frammenti dei libri premiati.
[...]
P.Pol.
 
 

Giornale di Brescia, 15.10.2009
I Promessi Sposi di Youtube alzano il sipario
Gli Oblivion inaugurano "Desenzano Teatro"

Compie 15 anni "Desenzano teatro", la stagione teatrale invernale del Teatro Alberti. Di rilievo il cartellone 2009/10, composto da sette spettacoli. Quest'anno l'attenzione è rivolta al mondo giovanile, dando spazio a compagnie giovani a partire dagli Oblivion, il gruppo che con 300.000 ingressi è il più cliccato su Youtube grazie a "I Promessi sposi in 10 minuti" e che si esibiranno nella serata inaugurale con la regia di Gioele Dix.
In calendario anche testi di Pirandello, elaborati da Andrea Camilleri […]
Mercoledì 25 novembre 2009 ore 21
 
 

TG3 Linea Notte, 15.10.2009
Allarmante regressione
Copertina di Andrea Camilleri

”Mi pare che c’è un aumento di queste aggressioni verso le coppie omosessuali, quindi c’è un clima che si va facendo sempre più pericoloso. Cioè a dire il clima è contro il diverso. Non c’è mica differenza nell’insultare il negro che ti trovi davanti nell’autobus o insultare l’omosessualità o l’omosessuale: è la stessa intolleranza verso il diverso. È una cultura che pareva fino a qualche anno addietro che finalmente avesse trovato le sue radici di civiltà, di convivenza, e invece stiamo facendo anche qui degli enormi passi indietro.”
 
 

La Repubblica, 16.10.2009
L’appello
"Rispettare la Carta"

Roma - Un appello a tutte le forze politiche de­mocratiche che si rico­noscono appieno nella Costituzione, per dar vita a una «Costellazione democratica». Il momento è critico, scrivono i proponenti, e occorre ripor­tare il Paese a una «cultu­ra ispirata alla carta fon­damentale» con l'obiettivo di «sconfiggere la de­stra». Da Gustavo Zagre­belsky ad Andrea Camilleri, da Luigi Ferrajoli a Tana De Zulueta, sono centinaia le firme in calce all'appello che punta a mobilitare le coscienze democratiche ben prima delle prossime elezioni politiche. Il do­cumento sarà presenta­to dai proponenti questa mattina a Montecitorio.
 
 

il manifesto, 16.10.2009
Appello
Un fronte (anche elettorale) per la democrazia

In quindici anni il sistema politico e le idee portanti della società italiana hanno subito un sovvertimento profondo, in cui sono confluite le tendenze negative che già avevano piagato il Paese nei primi decenni della storia repubblicana.
In breve tempo si è passati dall'esaltazione della sovranità popolare al mito della governabilità, ma si è dimenticato che secondo la Costituzione governare vuol dire mettere lo Stato dalla parte degli interessi generali e, quando gli interessi confliggono, dalla parte delle componenti sociali e degli esseri umani più deboli.
Si è passati dal dominio delle ideologie al rifiuto delle idee, al discredito delle culture politiche e alla marmellata delle posizioni etiche e religiose. Non si spiegherebbe altrimenti l'imbarbarimento della lotta politica, né come la Lega potrebbe proclamarsi forza politica cristiana e cattolica, capace di dialogo con la Chiesa, quando disegna una società nella quale nessuno ha altro Dio che se stesso, i profughi respinti e fatti morire in mare, gli stranieri criminali, i musulmani negati nella dignità umana, religiosa, sociale.
Si è passati dalla frammentazione delle forze politiche, all'idea di due soli contenitori, uno di destra e uno di sinistra; però la sinistra è considerata dannosa e superflua, senza posto in Parlamento, e addirittura nel Partito democratico il candidato on. Bersani viene sollecitato a censurare la stessa parola "sinistra" se vuol essere eletto.
Si è passati da un sistema elettorale anche troppo proporzionale ed esposto a chi cercasse di procurarsi anche una briciola di potere, a un sistema seccamente oligarchico in cui moltissimi cittadini sono costretti a non votare, o a votare per risultati opposti a quelli desiderati, o a votare - anche se ciò è meno nuovo - turandosi il naso; e in ogni caso nessuno può votare per eleggere nessuno, ma può solo fornire il proprio voto alle nomine già effettuate dagli apparati di partito; nessuna minoranza, senza snaturarsi o vendersi, è più ammessa al festino.
Si è passati dalla divisione dei poteri e da un certo pluralismo dell'informazione all'attentato contro i tutti i poteri deputati a indirizzare, controllare e limitare il potere dell'esecutivo e del cosiddetto «premier». Il Presidente della Repubblica è assediato al Quirinale, la magistratura è ogni giorno sfidata, ispezionata e minacciata, la televisione irresistibilmente attratta in un unico palinsesto, i direttori dei giornali sono costretti a cambiare mestiere, le interviste, a cui si risponde portando l'intervistatore in tribunale, potrà ormai permettersele solo chi abbia un editore pronto a rischiare per la pena qualche milione di euro.
Si è passati da un'idea perfino ipocrita della morale pubblica, all'idea della sua encomiabile trasgressione in privato, i palazzi del potere sono diventati vetrine di edonismo, il Muro è caduto e d'oltrecortina arriva il letto di Putin, siamo diventati spettacolo al mondo e dal vertice della ricchezza e del potere si sparge nel Paese una palpabile aura di corruzione. Ciò rende impossibile anche una serena trattazione legislativa di materie eticamente sensibili.
Si è passati da una eccessiva facilità di avvicendamento dei governi a una loro pretesa inamovibilità, qualunque cosa accada e qualunque cosa facciano, per una intera legislatura. Ma in una legislatura si può fare la guerra e si può espiantare la democrazia.
Questa analisi, formulata dagli uni, può essere non in tutto condivisa, può essere corretta o integrata da altri. Come ogni critica, essa stessa può essere sottoposta a critica. Non è dunque su questa analisi che si forma o si chiede il consenso. L'accordo unanime è però sull'azione che si ritiene ne debba seguire e qui viene proposta.
APPELLO PER CREARE UNA  «COSTELLAZIONE DEMOCRATICA»
Lo scadimento della lotta politica dal dibattito delle idee al linciaggio delle persone e le lunghe convulsioni che accompagnano la crisi micidiale del potere di Berlusconi, dimostrano l'elevato grado di inagibilità democratica di pericolosità sociale e di impotenza politica in cui è caduto il nostro sistema.
I firmatari di questo appello, le altre entità e persone che vi aderiscono e la Sinistra Cristiana che nella sua veste di «Servizio politico» lo promuove, scongiurano le forze politiche democratiche - a cominciare dal maggior partito di opposizione - a riunirsi in un supremo sforzo per arrestare il declino e ristabilire le condizioni di dignità, onore, cultura e libertà nel nostro Paese.
Nei tempi più rapidi sarebbe necessaria almeno una riforma elettorale che, fuori da forzature autoritarie, premi di maggioranza e lotta alle minoranze, restituisca rappresentanza ai cittadini, credito agli eletti, azionabilità agli interessi negati e udibilità alle idee critiche e innovatrici.
Tuttavia, nelle more di tale riforma, che certamente ha bisogno di un vasto consenso, e nell'attuale situazione di urgenza, a legislazione vigente rivolgiamo un pressante invito alle forze e ai partiti costituzionali, presenti o assenti in Parlamento, indipendentemente dal loro denominarsi come democratici, liberali, riformisti, antagonisti, comunisti, alle associazioni politiche democratiche e ai Comitati per la Costituzione, per dar vita a una coalizione di cultura e di governo che, in discontinuità con precedenti insoddisfacenti esperienze, si potrebbe definire «Costellazione democratica». La base comune su cui, in sintonia con i quattro punti dello storico discorso di Barak Obama al Cairo del 4 giugno scorso, tale Costellazione democratica potrebbe fondarsi attorno a questi quattro valori:
1) Il valore della memoria come riserva critica della nostra identità democratica, dall'unità d'Italia al fascismo, dalla Shoà alla Resistenza, dalla Costituente alla Repubblica, e come antidoto al moltiplicarsi delle vittime della violenza economica e politica, dei «respingimenti» e delle guerre;
2) Il valore della legalità, come attuazione della Costituzione e dei suoi postulati fondamentali, a cominciare dalla laicità, condizione dell'uguaglianza e della convivenza pacifica in un universo che è plurietnico e plurireligioso; dal lavoro, come diritto e dignità di ogni persona e fondamento della Repubblica; dal ripristino della legalità soprattutto in ordine ai diritti fondamentali, alle libertà, alla giurisdizione, alla partecipazione politica e alla rappresentanza;
3) Il valore del ruolo della Repubblica per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo degli esseri umani, sia nell'ordine economico e sociale, sia nel campo dell'informazione e dell'istruzione, con particolare riferimento alle politiche per l'occupazione, per l'edilizia abitativa, per l'infanzia, per standard di vita accettabili, per la salvaguardia del Welfare e il rilancio della scuola pubblica, nel riconoscimento della dimensione privata e pubblica dell'economia;
4) Il valore dell'unità delle Nazioni, della pace, della liberazione dei popoli, del concerto dei poteri pubblici per la stabilità e lo sviluppo economico internazionale, della salvaguardia e dell'uso dei beni comuni e della difesa della natura, condizioni della salvezza storica oggi necessaria.
La condivisione di questi valori non implica la rinuncia alle differenze. Ciascuna delle componenti della Costellazione democratica, tenendo fede alla propria ragione di essere, continuerà a coltivare i propri valori e a elaborare le proprie culture incrementando nel rispetto reciproco l'autonomia e il pluralismo.
Le componenti della Costellazione democratica uniscono però le proprie forze in forma visibile per un'azione comune nella società, volta alla crescita di una cultura costituzionale, e allo sviluppo della libertà e del pluralismo della comunicazione sociale e dell'informazione.
Esse contraggono nel contempo un'alleanza elettorale capace di competere per la conquista della maggioranza parlamentare, stabilendone le finalità in un patto di legislatura aperto all'adesione di tutti i cittadini.
La maggioranza parlamentare espressa da questa alleanza costituirà e sosterrà con la sua fiducia il governo. Esso viene formato nell'ambito della stessa maggioranza ma non necessariamente da tutte le sue componenti, mentre tutte le componenti della maggioranza e i loro singoli membri si vincolano a sostenere l'azione esecutiva e la legislazione qualificante del governo, secondo il patto stabilito coi cittadini. L'attività governativa non copre tutto lo spazio dei problemi e dell'esercizio politico, ed è distinta dall'attività legislativa, come sono distinti i relativi poteri. Non tutta la legislazione esprime e deve essere conforme alla volontà del governo. Nelle materie che non rientrano direttamente nello specifico programma di governo e in cui esso non ritiene implicata la fiducia al proprio operato (dal quadro istituzionale alla bioetica), la maggioranza parlamentare concorre alla legislazione senza vincolo di mandato. La Costellazione democratica valorizza e pratica il dialogo e il confronto parlamentare, e approfondisce le relazioni con tutte le componenti della società italiana, nessuna delle quali è considerata nemica.
L'accordo per dar vita a tale Costellazione democratica non può essere rimandato al momento delle prossime elezioni politiche, ma fin da ora ne deve rappresentare la prefigurazione, l'urgenza e la prospettiva risolutiva. È questo l'appello che rivolgiamo a tutti i soggetti politici responsabili della vita del Paese.
Raniero La Valle, Domenico Gallo, Gustavo Zagrebelsky, Luigi Ferraioli, Gianni Ferrara, Andrea Camilleri, Tana De Zulueta (Seguono 500 firme...)
 
 

Il Piccolo, 16.10.2009
Nuovo libro dello scrittore
Camilleri: Stavolta il mio Montalbano l'ho lasciato a casa

«Montalbano sono». No, commissario, stavolta la risposta le rimane in gola. Per il suo noir, uscito ieri in tutt’Italia, “La rizzagliata” (Sellerio, pagg. 224, euro 13), Andrea Camilleri ha deciso di concedergli un turno di riposo nel commissariato di Vigàta o al massimo lasciargli fare un bagno in più in santa pace davanti alla sua bella casa di Marinella. Questa volta il delitto - e che delitto - è a Palermo, ma anche se il commissario non è nuovo ad invasioni di campo fuori dal Vigatese con forte disappunto del Questore e di qualche capo della Mobile, non poteva proprio dargli il permesso. Per tre motivi: uno appunto territoriale, l’altro che – lo scopriremo tra poco – difficilmente la Rai vorrà farne una fiction a meno di un sussulto di autoironia (ma questo Camilleri non poteva saperlo quando l’ha scritto), tre perché il giallo era fino a ieri inedito in Italia ma editissimo e premiatissimo in Spagna.
Con il titolo “La mort de Amália Sacerdote”, pubblicato un anno fa in Catalogna, Andrea Camilleri ha vinto infatti il Premio de la Novela Negra, prestigioso sia per l’entità (125 mila euro, il budget più alto in Europa) che per essere nato nella patria del più grande dei narratori noir, Manolo Vázquez Montálban. Confessa candidamente Camilleri: «Già l’onomatopea Montalbano-Montalbán sarebbe stata imbarazzante». Aggiunge il suo creatore: «Sì, stavolta il commissario sarebbe stato ingombrante». Ma perché?
Ecco il punto. Con lungimiranza quasi profetica ché il libro è stato scritto nella primavera del 2008 e subito scodellato al suo giovane e brillante traduttore catalano, Pau Vidal, in tempo per concorrere e vincere il Premio, Camilleri punta il dito sull’influenza che la stampa può avere perfino nel deviare il corso di un’indagine, in questo caso addirittura il direttore di un tg omette una notizia. E Minzolini era ancora lontanissimo dai piani del Cavaliere.
I fatti. Anzi il romanzo. Scava su gravissimi episodi di corruzione, mafia, politica, banche compiacenti e… silenzi giornalistici. Tutto ruota intorno alla redazione della Rai a Palermo. Il direttore, Michele Caruso, decide di non dare notizia dell’avviso di garanzia a Manlio Caputo, figlio del leader della sinistra siciliana, indagato per l’omicidio della fidanzata Amalia Sacerdote, anche lei un cognome importante. Suo padre è il segretario generale dell’Assemblea regionale siciliana, cioè un notabile nel verso senso della parola legato alla maggioranza di governo. La ragazza è stata trovata in casa col cranio fracassato, le rivalità politiche fra i due genitori sono arcinote e altrettanto le molte connessioni economiche e giudiziarie, una rete molto vasta in cui far cadere i pesci piccoli o grandi che siano. E questo tipo di rete in Sicilia si chiama proprio “rizzaglio”, da cui il titolo.
Ma come si dipana la storia? Vicende d’alcova, oscuri giochi trasversali di potere e mirabolanti annunci si rincorrono con straordinaria somiglianza alle cronache di questi giorni, romane, palermitane, catanesi, messinesi. Diavolo d’un Camilleri, come finisce questo suo romanzo, il più nero che abbia mai scritto? Lasciamolo dire all’autore: «In questo libro non c’è un detective che indaga, è lo stesso lettore che deve trovare la soluzione». Il che non è solo la sfida intellettuale tra scrittore e lettore, un gioco – per dirla grossa – alla Agata Christie, ma è anche un omaggio al suo Montalbano, e nel più pirandelliano dei modi: nessun Montalbano, tutti Montalbano.
Dice Serge Quadruppani, l’inseparabile traduttore francese di Camilleri (forse il suo migliore): “Attenti a giudicare ricreazione la prosa di Andrea, le sparate di Catarella e le incazzature del commissario, la sua è arte e letteratura alta”. Forse non ha tutti i torti o forse si immedesima troppo nel personaggio tant’è che i parigini che lo conoscono, lo chiamano: “Montalbano je suis”.
Sergio Buonadonna
 
 

Gazzetta del Sud, 16.10.2009
Con la sua ultima opera, "La rizzagliata", lo scrittore conferma la sua capacità pittorica e descrittiva
Camilleri fruga nel ventre molle della Sicilia

Lui lo definisce un romanzo storico, gli spagnoli, che l'anno scorso lo premiarono con il Premio de Novela Negra, un noir. E la stessa Sellerio tende, ci sembra, a classificarlo nella categoria dei gialli. Stiamo parlando dell'ultimissima fatica di Andrea Camilleri, "La rizzagliata", in libreria dall'altro ieri. Pur con tutte le cautele del caso, ci permettiamo invece di dare una valenza tutta politica alle pagine del maestro siciliano. Perché ruota attorno a temi cruciali: la libertà d'informazione, l'autocensura che spesso attanaglia i giornalisti e, soprattutto, il potere.
Una storia di compromessi che la politica deve fare per mantenere intatto il suo primato (in queste pagine si parla di un primato assai ambiguo e discutibile). E quindi, attorno all'assassinio di Amalia Sacerdote, figlia del segretario generale dell'Assemblea regionale siciliana, si muovono vittime e carnefici, politici di ogni rango e moralità e giornalisti con la necessità di rispettare delicati equilibri. Il protagonista è Michele Caruso, capo della redazione palermitana della Tg regionale. Personaggio tormentato, mollato dalla moglie che ancora ama, con una vita disordinata ma attento a non disturbare il suo "tutor", il suocero senatore che l'ha piazzato in quel posto di rilievo. Del delitto accusato il fidanzato della giovane, Manlio, figlio del leader del centrosinistra isolano. E qui il romanzo mostra tutta la sua forza in un complicato gioco di specchi che porterà a una fine non decifrabile appieno. La maestrìa di Camilleri sta in questa intensa capacità pittorica che pennella i bizantinismi e le ragnatele che caratterizzano la vita politica dell'Isola e nella descrizione di Michele, un antieroe. Come infinitamente efficace è la sua capacità di descrivere una Palermo bella e pericolosa, senza stereotipi. Dunque, una "rizzagliata" tutta da leggere. Perché il rezzàglio, la rete da pesca, trattiene in sé i pesci incapaci di spostarsi in tempo. Una prova, questa, che fa dell'autore un romanziere tutt'altro che da "intrattenimento". Un Camilleri che speriamo non venga trascurato (per quanto è possibile trascurare Camilleri!) come accadde per un altra suo piccolo capolavoro, "Il tailleur grigio".
Francesco Ghidetti
 
 

Il Venerdì, 16.10.2009
Torna “Per un pugno di libri” (e il gioco si fa duro)
Riparte domenica il programma che vede in gara gli studenti delle scuole superiori. Al centro della prima puntata, la «Storia della colonna infame». Che, tra parole cambiate e altri tranelli, diventa un vero percorso a ostacoli

Quando le redattrici di “Per un pugno di libri” lo chiamano per avere un suo parere sul­l'opera della puntata, Andrea Camilleri non si tira mai indietro.
Non lo ha fatto neppure quando, come è successo nella scorsa edizione, il libro in questione è il suo: e ha spiegato ai liceali in gara il motivo per il quale ave­va scritto “Il birraio di Preston”.
Nella prima puntata di questa tredicesima edi­zione - la nona condotta da Neri Marcorè con Pie­ro Dorfles, la prima con la partecipazione di Giancarlo Ratti - Andrea Camilleri parlerà della tortura, di ieri e di oggi. E la “Storia della co­lonna infame” è il saggio, scritto da Alessandro Manzoni) su cui questa domenica si confronteranno i ragazzi del liceo Vincenzo Monti di Cese­na e quelli dell'Antonio Genovesi di Napoli.
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Marianna Buonassisi
 
 

Corriere della Sera, 16.10.2009
Francoforte. Gli esperti tedeschi promuovono i nostri scrittori: “Sono tornati di moda”
Il carnet degli italiani tradotti
Da Ammaniti a Lucarelli, l’onda lunga del noir d’autore

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La fortuna del noir. Il capofila é Andrea Camllle­ri, con il suo Montalbano pubblicato da Luebbe. «I libri con il suo popolare commissario vanno sem­pre. molto bene» dice Cristiane von Bechtolsheim, che ne ha tradotti una decina. «Gli altri libri di Ca­milleri pubblicati da Piper e Wagenbach non han­no avuto la stessa fortuna». Piace, nella saga di Vi­gata, il paesaggio, il sole del Mediterraneo, l'atmo­sfera: «Qualcosa che mette insieme due passioni te­desche, per i gialli e per l’Italia, gli stessi due amori che hanno fatto esplodere proprio da noi il caso DonnaLeon, l'americana che vive e scrive a Vene­zia». A seguito di Montalbano sono venuti i libri di De Cataldo, Lucarelli, Carofiglio, Fois.
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Ranieri Polese
 
 

Cannibali, 16.10.2009
Le direzioni del racconto. Alla Vallisa Paolo Panaro 'racconta' Camilleri

All'Auditorium Vallisa, per la rassegna "Le direzioni del racconto" organizzata dal Centro Diaghilev in collaborazione con Comune di Bari-Assessorato alle Culture, Regione Puglia - Assessorato al Mediterraneo, Provincia di Bari-Assessorato alla Cultura, Teatro Pubblico Pugliese, sono in programma i seguenti appuntamenti con l'interpretazione dell'attore Paolo Panaro:
- venerdì 16 ottobre e 1 novembre ore 21: "La concessione del telefono" di Andrea Camilleri (lettura scenica)
- sabato 17 ottobre e 5 dicembre ore 21: "Maruzza Musumeci" di Andrea Camilleri (lettura scenica)
La concessione del telefono:
"L'errore giudiziario, o Signori, è il pericolo tremendo che incombe su ogni processo. La domanda che attaglia il cervello, il cuore, il sentimento di ogni uomo che esercita la Giustizia e fa insonni le sue notti è sempre uguale: sto io fallando?"
Alla base del racconto la descrizione di un'Italia di fine Ottocento, la cui unità risale ad una trentina d'anni appena, e di una classe dirigente che deve governare in un paese imprevedibile ed eterogeneo in cui le varie gerarchie del potere risentono ancora di una burocrazia farraginosa e giudicano per antichi preconcetti. Chi viene preso nelle maglie dell'amministrazione rischia di non venirne più a capo. Anche perché gli amministratori rasentano spesso la follia, nel vero senso della parola. Come precisa l'autore, l'ispirazione della storia arriva dal ritrovamento di un decreto ministeriale per la concessione di una linea telefonica privata. "Il documento presupponeva una così fitta rete di più o meno deliranti adempimenti burocratico-amministrativo da farmi venir subito voglia di scriverci sopra una storia di fantasia".
Divertente e appassionante sin dalle prime righe, il romanzo di Camilleri dimostra subito quale sarà lo spirito della vicenda. L'inizio è rappresentato da uno scambio epistolare svoltosi fra alcuni personaggi di Vigàta, l'immaginario paese siciliano assolutamente rispondente alla realtà in cui l'autore ambienta abitualmente le sue storie. Le lettere hanno un accento assai diverso, a seconda del destinatario: confidenziali, quasi volgari quelle tra amici, pompose e deferenti quelle rivolte alla pubblica amministrazione. Molto divertente quella di Vittorio Marascianno, prefetto di Montelusa, al suo amico e collega Arrigo Monterchi, questore nella medesima cittadina, nella quale vengono riassunti gravi fatti personali attraverso un codice numerico, di cui deve essere necessariamente edotto anche il destinatario della lettera, previo non comprendere assolutamente nulla: un codice composto dai numeri della smorfia.
Filippo Genuardi, cittadino di Vigàta, inoltra una richiesta per la concessione di una linea telefonica, ma "L'iter della pratica di concessione governativa per una linea telefonica ad uso privato, vale a dire non commerciale, è in genere abbastanza lungo e laborioso, abbisognando tutta una serie di informazioni e di rilievi preliminari"....Il richiedente è un appassionato dei nuovi strumenti messi a disposizione dal progresso tecnico. Possiede un quadriciclo a motore "Phaëton" della ditta Panhard-Levassor (di cui esistono solo tre esemplari in tutta Italia) e una macchina parlante e cantante, "phonograph Edison": manca il telefono. Ma il suo amore per il progresso suscita sospetti; non è "normale", cosa nasconderà? Sarà forse un affiliato di quella setta di "senza Dio, senza Patria, senza Famiglia, senza Dignità, senza Decoro, senza Onestà, senza Arte né parte che si ispirano all'ateismo e al materialismo"? Scatterà un'indagine con implicazioni anche drammatiche sino a un finale davvero imprevedibile. La scrittura è quella abituale, che ha fatto parlare molti critici di capolavoro. Il valore della lingua d'origine, zeppa di termini e inflessioni dialettali, viene riscoperta in modo magistrale da Camilleri, che la adatta a una narrazione, di fatto non facile, di un evento scarso di pathos, trasformato proprio dal linguaggio in una storia curiosa dall'andamento travolgente.
Maruzza Musumeci:
Il racconto è ambientato nella Sicilia di inizio secolo scorso, a metà tra fantasia e realtà.
Questo «cunto» è una maneggevole storia naturale delle Sirene. E anche una «storia morale». La vicenda si svolge a Vigàta, tra Ottocento e Novecento. In contrada Ninfa, che è una lingua di terra sul mare: un'isola immaginaria, odissiaca, che figura ancora sulle rotte dei mitici navigatori; ed è visitata dai sogni incompiuti dalle metamorfosi di pescatori, naiadi, e cretaure marine. Le Sirene non sono pesci con il rossetto. Sono donne feconde, terribilmente seducenti. Vivono tra gli uomini. Abitano gli stessi luoghi, ma non vivono nello stesso tempo. Vengono da una profondità di millenni: sono troppo vecchie o troppo giovani, al di sopra della vita e della morte. Hanno uno sguardo lungo sul passato. E un'immota fissità di ricordi. Non hanno dimenticato l'offesa di Ulisse. Sono le vestali e le vittime del loro segreto. Il rancore e il desiderio di vendetta risvegliano in esse l'animalità selvaggia. Cercano però un'uscita dalla ferinità, per entrare nel tempo degli uomini.
Il «cunto» di Camilleri è una poetica favola vichiana. Maruzza e la sua bisnonna parlano in greco tra di loro. Ed è sui versi dell'Odissea che le due Sirene verificano eventi ed emozioni. Il loro canto è sensuoso. Ma sa essere pure un complotto d'acque, un irresistibile richiamo di onde e scogli. Maruzza e la bisnonna si disfanno dei fantasmi finalmente sconfitti di Ulisse e della sua genìa. E individuano nel bracciante e muratore Gnazio Manisco, che dall'America è tornato nella sua Itaca vigatese, odiando il mare e viaggiando sempre sotto coperta, un anti-Ulisse. Maruzza si sposa con Gnazio. Felicemente. Comincia la vita nuova di una Sirena con marito e figli. La famiglia della Sirena convoglia cielo e mare. Il primogenito Cola diventa astronomo. Scopre una stella. La chiama Resina, con il nome di sua sorella, la Sirenetta. Nel 1940, Cola rientra dall'America nell'Italia in guerra. La sua nave viene affondata. La Sirenetta corre dal fratello. Con lui si inabissa per sempre, là dove si apre una grotta dentro una campana d'aria. In quella grotta la letteratura aveva già portato l'avvocato Motta di un romanzo di Soldati. In quella «dimora» aveva realizzato il suo «sogno di sonno» l'ellenista Rosario La Ciura del racconto La sirena di Lampedusa. La guerra ha i suoi naufraghi. Un giovane soldato americano finisce sull'isola immaginaria di Vigàta. È steso sotto un ulivo saraceno. Prima di morire accosta all'orecchio la grande conchiglia indiana delle Sirene. Muore consolato dal canto della bisnonna e della Sirenetta. Le Sirene non uccidono più. Amano e soccorrono. Come nel racconto di Lampedusa. E come nella Sirenetta di Andersen. Il «cunto» di Camilleri è, infine, e sorprendentemente, un «cunto de li cunti». (Salvatore Nigro)
Una piccola nota alla scrittura: andando in là con gli anni, il maestro abbandona i canoni della lingua italiana per immergersi “profunno” in un dialetto ricco di parole dal suono melodioso che evocano immagini fantasiose, che vanno oltre il primo significato. Come la parola “attrunzò”, presente in questo dialogo tra Gnazio in cerca di moglie e la sensale: “Quanti anni aviti?” | “Quarantasetti.” | “E comi vi funzionia?” | Gnazio non capì. | “Che mi devi funzionari” | “'U manicu mascolino.” | Gnazio accapì e arrusicò. | “Boh” fici. | “Da quanto non l'usate?” | Gnazio si fici il craccolo. | “Diciamo se' anni.” | “Vi maritati per aviri figli?” |“'Nca certo!” | “Allura videmo la merci.” | Gnazio capì e si calò i cazuna. | “A vista, mi paru tutto a posto” disse la fimmina e avanzò il vrazzo. | A malgrado che la pelli della mano della vecchia pariva fatta di scorcia d'arbolo, Gnazio, a sentiri la tuccata stranea, attrunzò. | “Bono, bono” fici la vecchia arridenno.
 
 

L’angolo nero, 17.10.2009
Andrea Camilleri, “La rizzagliata”
Sellerio, Pagine 224, Prezzo 13,00 euro

Non può esserci posto per un commissario alla Montalbano nella Palermo di questo romanzo. Montalbano è, qui e ora, un’icona proverbiale distratta nei paesaggi remoti della giubilazione. Viene evocato, ma solo a sproposito. «Non è che ora ti devi mettiri a fari il commissario Montalbano», si dice; e l’iperbole è riservata alla vocazione investigativa di una segretaria, che è una «vera e propra minera di sparlerie, curtigliarate, maledicenze».
Il romanzo si colloca nelle vicinanze della cronaca più recente. E dà una rappresentazione storicamente ravvicinata del generale insordidamento politico: delle occulte geometrie e delle segrete intese fra poteri forti trasversali alle colorazioni stinte dei partiti; degli strusciamenti della corruzione; delle collusioni mafiose; dei vari gradi di perversione del linguaggio velato o atteggiato, elusivo o reticente, ossequioso o intimidatorio. Le apparenze abbagliano. Ed è sconsigliato denudare le parole e interpretare i fatti. L’impermeabilità della politica irradia di sé le carriere, nelle aziende pubbliche, e i passaggi dei pacchetti azionari nella Banca dell’Isola; e persino le alcove: le fedeltà e le infedeltà coniugali; l’amor costante e le passioni tattiche. La giostra, che la politica fa intorno al cadavere di una studentessa assassinata e al fidanzato raggiunto da un avviso di garanzia, viene seguita, e assecondata, dal direttore del telegiornale isolano. Anche gli innocenti, che credono di star fuori o ai margini della trama, e sanno come «cataminarisi», hanno le loro tare e qualche inaspettato tornaconto nel romanzo.
 
 

La Repubblica (ed. di Napopli), 17.10.2009
Le tavole-graffiti di Wagenbreth per ricordare la caduta del muro

Il 9 novembre di 20 anni fa cadeva il muro di Berlino. Un avvenimento celebrato in tutto il mondo occidentale. Ma da allora altri muri sono stati eretti, meno noti, talvolta nascosti, comunque carichi di odio e di un'ignoranza che separa gli uomini per razza, religione, cultura, ricchezza. Contro tutte le separazioni, contro qualsiasi intolleranza, l'editore Orecchio Acerbo pubblica un libro, "1989", che riunisce dieci storie di grandi autori europei (per l'Italia c'è un inedito di Andrea Camilleri), 10 racconti scritti «per attraversare i muri». Pagine illustrate, tutte, da Henning Wagenbreth, uno dei più originali illustratori europei, rappresentante dell'avanguardia tedesca, che ha prestato la sua matita a questo che nelle intenzioni degli autori vuole essere un «enorme graffito contro l'intolleranza». E proprio a Napoli, nella galleria Hde di piazzetta Nilo, Wagenbreth ha voluto esporre le sue tavole originali. La mostra, che si inaugura martedì alle 18.30 alla presenza dell'autore, ospita anche altre opere dell'artista tedesco, tutte di grande impatto e disegnate con uno stile che ricorda i graffiti del muro di Berlino. E le illustrazioni originali del libro saranno arricchite da una sezione didattica che vuole coinvolgere i più giovani, le generazioni che il muro lo conoscono solo attraverso i libri di storia ed i racconti dei padri. Nelle tavole di Wagenbreth, il muro di Berlino, ma anche i confini minati Israele-Cisgiordania, quelli spinati tra Usa e Messico, quelli militarizzati tra le due Coree, tra la Cipro greca e quella turca, tra India e Pakistan, Thailandia e Malesia, Botswana e Zimbawe, o il muro tra due quartieri di Padova. Da Napoli, con questo evento, prende il via una serie di iniziative che si svolgeranno in tutta Italia e in tutta Europa, iniziative che fanno tra l'altro il punto su quanto accaduto dopo il crollo della divisione fortificata tra Germania est e ovest. Il libro "1989" è pubblicato anche in Francia, in Germania, Polonia, Russia e Spagna, nei Paesi degli altri autori del libro: Ingo Schulze, Didier Daeninckx, Ljudmila Petrusevskaja, Elia Barceló, Heinrich Böll, Max Frisch, Jirí Kratochvil, Olga Tokarczuk e Miklós Vámos.
Bianca De Fazio
 
 

Per un pugno di libri, 18.10.2009
L'ingiustizia

Domenica 18 ottobre torna su Rai Tre, alle ore 18.00, “Per un pugno di libri”, la trasmissione dedicata ai libri  condotta da Neri Marcorè e Piero Dorfles.
E’ la tredicesima edizione del   programma  scritto da Gabriella Oberti , Alessandro Rossi e Igor Skofic che ne firma anche la regia. “Per un pugno di libri”  rinnova anche quest’anno la sua sfida in nome di una televisione culturale.
La novità per le prime puntate di  questa nuova edizione  è  la partecipazione in studio di  Giancarlo Ratti, attore di teatro e televisione, conosciuto, soprattutto al pubblico radiofonico perchè nel cast della fortunata trasmissione “Il ruggito del coniglio”.
Nella puntata che apre il nuovo ciclo, il libro protagonista della  partita tra i due Licei Superiori è “Storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni.
Pubblicato nel 1840,  come appendice ai “Promessi Sposi”,  è la storia di una cronaca giudiziaria, ambientata nella  Milano del XVII  secolo. Libro di grande impegno e forza narrativa si sofferma sull’inaffidabilità dell’animo umano ed è diventato un testo -simbolo contro pregiudizi e luoghi comuni.
Le due squadre ospiti di questa prima puntata saranno  il Liceo Ginnasio  ”Vincenzo Monti” di Cesena e il Liceo Ginnasio “Antonio Genovesi” di Napoli.
Il contributo esterno ha come protagonista lo scrittore Andrea Camilleri.
Il pubblico da casa che vuole partecipare al gioco può telefonare allo 06-37263282 e cercare di indovinare il titolo di un libro nascosto dietro una “spericolata” definizione lanciata in studio da Neri Marcorè.

«Se “I promessi sposi” sono sostanzialmente il romanzo di un’ingiustizia, “La storia della colonna infame” che Manzoni ha voluto in allegato alla fine del suo romanzo è la storia di un’ingiustizia suprema.
Degli innocenti, accusati di essere gli untori della peste, vengono incarcerati, sottoposti a tortura.
Questo perché? Perché la magistratura del tempo è sottoposta al potere politico e, quindi, fa il volere del potere politico.
La tortura: la tortura, che sembra una cosa così lontana dai nostri giorni, vi prego di ricordare che è stata teorizzata e praticata dagli uomini di Bush e che viene ancora praticata in molti paesi del mondo.
La tortura è un’ingiustizia perché, a un certo punto, c’è un momento estremamente tragico nella “Storia della colonna infame” quando uno degli accusati, non reggendo più alle torture, dice ai giudici: “Ditemi cosa volete che io dica”. I giudici glielo dicono e così credono di avere raggiunto la verità della giustizia, invece, hanno solo raggiunto l’orrore dell’ingiustizia.
E poi, c’è il fatto che alcuni di loro vengono condannati a morte: sono innocenti e non è più possibile richiamarli in vita e dir loro che sono stati vittime di una ingiustizia suprema.»
Andrea Camilleri
 
 

Corriere della Sera, 18.10.2009
Intervista. Lo scrittore siciliano racconta come è nata la riduzione teatrale del suo «Il birraio di Preston» scritto nel 1995 e ambientato nel 1874. Da martedì allo Strehler
Camilleri «La mia guerra dell'opera tra Vigàta e Montelusa»
«Dall'800 a Montalbano non è cambiato niente»
Babele. In scena si parlano sette dialetti diversi
IL BIRRAIO DI PRESTON da martedì 20 ottobre al 15 novembre al Teatro Strehler, largo Greppi 2, mart. e sab. ore 19.30, biglietti 32/25,50 euro

Vigàta 1874, nella cittadina siciliana si prepara l'inaugurazione del Teatro Re d'Italia. In barba ai gusti e alle preferenze della buona società locale, compattamente schierata per Bellini, il prefetto di Montelusa (fiorentino, per di più) impone che il sipario si alzi sulle note del «Birraio di Preston», misconosciuto e «camurrioso» melodramma di Luigi Ricci. Scoppierà una rivoluzione, quindi un incendio con vari morti ammazzati e amanti sbugiardati; il tutto, si scoprirà infine, per un clamoroso qui pro quo. Da un celebre romanzo del 1995 di Andrea Camilleri (a sua volta ispirato a un fatto vero riportato nell'«Inchiesta sulle condizioni della Sicilia» del 1875) il regista Giuseppe Dipasquale ha tratto uno spettacolo che andrà in scena da martedì al teatro Strehler con la produzione dello Stabile di Catania (tra gli interpreti Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice e Gian Paolo Poddighe).
Camilleri il suo è un romanzo corale, non si contano le figure, le figurine, i cambi di scena, di tempo e di ambiente: com'è riuscito a trasformarlo in una pièce?
«Infatti io non ci sarei riuscito. Pensavo fosse intrasportabile. Venivo da una riduzione radiofonica dove tutti questi problemi non si ponevano. Giuseppe Dipasquale ha avuto una buona idea ed è riuscito a salvaguardare un'unità di scena. Ha creato un contenitore all'interno del quale - attraverso vari carrelli - vengono trasportati sul palco diversi elementi».
Lo spettacolo è in dialetto?
«Sì e non solo uno: si parlano sette dialetti diversi, dal siciliano al piemontese. Del resto la vicenda è ambientata poco dopo l'Unità d'Italia quando ancora, fortunatamente, i dialetti imperversavano».
Pirsonalmente di pirsona, lei che rapporto ha con la lirica?
«Qualche anno fa feci una regia per il Donizetti di Bergamo, il "San Giovanni decollato", un'opera dodecafonica. Fu un buon successo e il sovrintendente mi propose di fare un'altra cosa all'Arena di Verona ma c'era poco tempo e io, come gli dissi, per distinguere il suono di un violino da quello di un bicchiere che cade per terra ho bisogno almeno di otto giorni. Non se ne fece più nulla».
Ma a lei piace l'opera?
«Preferisco sentire i dischi che guardarla a teatro. Amo molto il Woyzeck e la Lulu di Alban Berg, per esempio. Cose un po' particolari».
E Mozart? Nel «Birraio» i vigatesi ne parlano malissimo...
«Faccio mia la visione del personaggio del falegname Don Ciccio Adornato, l'unico a Vigàta che capisce la grandezza della musica di Mozart (è come volare, dice) e l'unico capace di tener testa al prefetto Bortuzzi».
Che differenza c'è tra la Vigàta ottocentesca e quella del commissario Montalbano?
«Topograficamente ci sono di sicuro moltissime diversità, ma per quello che riguarda la mentalità degli abitanti non è cambiata una virgola. Sempre le solite invidie, le piccole ripicche e rivalità locali. Ma non succede solo in Sicilia, basta guardare cosa succede al Palio di Siena».
Carlotta Niccolini
 
 

Il Giornale, 18.10.2009
Arbasino, la difficile arte di essere frivoli
Esce il primo «Meridiano» dello scrittore di Voghera, fra i pochi a essere canonizzato ancora in vita. Una lezione di stile e anticonformismo da cui escono ridotti a pezzi tutti i cliché sul nostro Paese

Non so se Alberto Arbasino rientri nei tre stadi dello scrittore da lui stesso indicati: promettente talento, solito stronzo, venerato maestro. È sempre stato un genio, Alberto, fin da quando nel 1963 se ne uscì con Fratelli d’Italia, e tuttavia oggi chi può essere davvero un venerato maestro? Oggi che si fanno spallucce anche di fronte a Proust o Kafka, a Flaubert o Joyce? Tantomeno incuterà la soggezione dovuta il Meridiano Mondadori appena uscito, perché, dopo averne dato uno a Camilleri, un Meridiano non si nega a nessuno, come il Nobel, che Alberto non avrà mai, troppo bravo.
[…]
Oh, Alberto, mon semblable, mon frère: infatti è arrivato splendido fino agli ottant’anni e, va da sé, non risulta tra i firmatari dell’appello di Repubblica per la libertà di stampa, pur essendo una firma di Repubblica, o meglio essendo Repubblica la stampante di Arbasino, una come un’altra, e il quotidiano resterà nella storia per questo, non per gli appelli, come sperano. Così si sono accontentati di Camilleri, Saviano e Ammaniti, eppure cosa avrà pensato Mauro, il direttore Ezio? Si sarà detto che Alberto è un venerato maestro o il solito stronzo?
Massimiliano Parente
 
 

APCOM, 19.10.2009
Meryl Streep tra vincitori di 'Le Cattedrali Letterarie Europee'
Attrice premiata 24 ottobre presso Centro Studi Americani di Roma

Saranno Meryl Streep, Alessio Boni, Andrea Camilleri, Manoel De Oliveira e Ermanno Olmi i vincitori della terza edizione del premio internazionale 'Le Cattedrali Letterarie Europee'. Il riconoscimento, istituito e realizzato dall'Associazione Culturale Eureka, intende premiare i più alti esponenti della cultura mondiale che, con il loro lavoro, hanno contribuito alla diffusione del patrimonio umanistico europeo. Nelle precedenti edizioni, il premio è stato conferito, tra gli altri, a Roberto Benigni, Umberto Eco, Claudio Magris, Pietro Citati, Dario Fo e Francis Ford Coppola. La cerimonia di premiazione per Boni, Camilleri e De Oliveira si terrà il 23 ottobre in Sala della Protomoteca, in Campidoglio a Roma, a partire dalle ore 17.30, mentre quella in onore dell'attrice Meryl Streep si svolgerà il 24 ottobre presso la sede del Centro Studi Americani di Roma, a partire dalle ore 17. Per entrambe le giornate, l'ingresso è aperto al pubblico fino all'esaurimento dei posti disponibili. La cerimonia in onore del regista Olmi, che il 23 ottobre non potrà essere presente a causa di problemi di salute, si svolgerà entro l'anno e ne verrà data tempestiva comunicazione.
 
 

La Voce, 19.10.2009
Andrea Camilleri diventa teatro
Il birraio di Preston
Al Teatro Strehler dal 20 ottobre al 15 novembre 2009

Al Teatro Strehler dal 20 ottobre al 15 novembre sale sul palco il capolavoro letterario di Andrea Camilleri che diventa così teatrale :"Il birraio di Preston".
Un'altra storia, nella quale Camilleri parte da un fatto storico reale, nella Sicilia del dopo unità d'Italia. Nel 1870, il prefetto di Montelusa (la storia è invece ambientata a Vigata) si ostina, per motivi personali (che verranno svelati alla fine della storia) a voler rappresentare l'opera "Il birraio di Preston" per l'inaugurazione del teatro. Ostinazione che si scontra col volere della popolazione e che sfocierà in una serie di tumulti nella serata della rappresentazione stessa.
Nell'opera di "persuasione", il prefetto Bertuzzi è coadiuvato da un mafioso locale, Don Memè Ferraguto, il quale non esita a mandare in carcere, con un imbroglio, un falegname, colpevole solo di essersi espresso in modo negativo contro l'opera. Contemporaneamente, a Vigata si trova un personaggio "sovversivo", Nando Traquandi, mazziniano di Roma, che decide di approfittare del malcontento dei vigatesi e far scoppiare un incendio nel teatro proprio il giorno dell'inaugurazione.
L'ostinazione a voler rappresentare l'opera, proprio quella, contro i malumori dei vigatesi (che vedono la scelta del prefetto montelusano come un sopruso) diventa l'emblema di un potere incapace di affrontare (ne tantomeno risolvere) i problemi reali dei siciliani.
Ma questa farsa, questa rappresentazione impietosa della Sicilia e delle persone che ne dovrebbero rappresentare lo stato, viene raccontata da Camilleri in modo ironico, quasi surreale: su tutti domina il capitolo dei tumulti in teatro, la "rivoluzione", dove nel caos, c'è chi ne approfitta per tastare il "fondoschiena" della moglie del prefetto.
Dice Camilleri stesso....."Prima di accettare l'ipotesi di una riduzione per il teatro - spiega Camilleri - ho resistito un bel po'. Non capivo come fosse possibile (e ragionavo, è ovvio, da autore) trovare un contenitore spaziale, una griglia che supportasse, senza tradirlo, il racconto. Il colloquio avuto con Giuseppe Dipasquale ci ha fatto trovare la soluzione: una struttura drammaturgica che salvaguardasse la scomposizione temporale del romanzo, ma condotta in modo da localizzare scenicamente il tutto in un luogo che fosse ad un tempo un teatro (quello, per esempio, dove poteva essere avvenuto l'incendio) e il luogo dell'azione del racconto”.
Tra brucianti storie d’amore, morti ammazzati per volontà e per accidente, lazzi di un loggione indisciplinato, si dipana una storia dalla perfetta architettura narrativa che partendo da una tragedia ci porta al sorriso e che Giuseppe Dipasquale, con la stessa raffinata ironia mette in scena, a dieci anni dal primo allestimento e con un cast rinnovato.
Alessandra Tellini
 
 

La Sicilia, 20.10.2009
Il "noir" palermitano di Camilleri

Catania - Il romanzo "nero" di Andrea Camilleri. Lo scrittore di Porto Empedocle si confronta con il noir, in "La rizzagliata" (edito da Sellerio), una storia ambientata a Palermo.
Questa volta si tratta di un giallo che non è ambientato nella Vigàta del celebre commissario Salvo Montalbano. Anzi, lo stesso Montalbano è solo evocato, citato.
La trama trova il suo inizio nel ritrovamento del cadavere di una giovane donna. La ragazza viene infatti trovata a casa sua con il cranio fracassato. La vicenda è complessa ed ingarbugliata. Del delitto viene indagato il suo ragazzo.
Il racconto letterario sembra avere in quest'ottica delle similitudini con il delitto di Garlasco. Ma in effetti l'ispirazione a Camilleri sembra giungere da un episodio di cronaca del Novecento, la vicenda della morte misteriosa di una donna, che divenne uno scandalo politico della storia d’Italia del secolo scorso.
Camilleri prende a volte spunto da fatti storici o di cronaca, ma poi li rielabora in maniera originale, li reinventa. Camilleri ha il gusto di raccontare storie, ma anche di indagare la storia. Attraverso la letteratura.
Nella sua concezione culturale, la narrazione diventa uno strumento di indagine critica della realtà. Ed in questo libro, l'argomento che gli sta a cuore, è quello dell'analisi del delicato rapporto fra il potere e la comunicazione.
Nella sua invenzione narrativa infatti, il direttore del Tg Rai di Palermo, Michele Caruso, cerca di nascondere la notizia che Manlio Caputo, figlio del leader della sinistra siciliana, ha ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa dell’omicidio della sua fidanzata, Amalia Sacerdote. Camilleri delinea un intreccio di poteri trasversali che puntano a condizionare la politica e la comunicazione. Indaga la dimensione dei poteri, e lo fa con la sua scrittura vivace e graffiante, con il suo stile ironico-critico.
Salvo Fallica
 
 

Affaritaliani.it, 20.10.2009
Classifica del libri più venduti/ Camilleri senza il suo Montalbano. Dopo la Spagna boom anche in Italia

Ecco le prime 10 posizioni della classifica dei libri più venduti dalla settimana fornita in anteprima ad Affari Italiani dal Servizio Classifiche di Arianna. La classifica è relativa ai giorni compresi tra il 12 e il 19 ottobre
1) "La rizzagliata" di Andrea Camilleri, Sellerio Editore
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Teatro.Org, 20.10.2009
Camilleri in teatro

A Milano, dal 20 ottobre al 15 novembre andrà in scena al Teatro Strehler “Il birraio di Preston”, opera letteraria di Andrea Calogero Camilleri (Porto Empedocle/Ag 1925) - che continua in chiave diversa l’impegno civile che fu già di Leonardo Sciascia - adattata al teatro dopo alcune perplessità da parte dell’autore, che fornisce un quadro icastico (ispirato a un fatto reale) di una Sicilia ancor oggi terra di contraddizioni e di tensioni.
Patria degli opposti e ricca di infiniti tesori che antichi malcostumi ottundono, la Sicilia viene rappresentata in modo impietoso, ironico e farsesco in un certo senso surreale da Andrea Camilleri che stigmatizza il disordine e il caos tanto più in una terra che sembra essere stata creata all’insegna di una varietà di colori, suoni e aromi estremamente ordinata.
Non rimane che andare a vedere con interesse questa versione teatrale del regista Giuseppe Dipasquale il quale parte da una sconfinata ammirazione per Camilleri che definisce “aedo moderno” e “poeta dello stupore”.
Wanda Castelnuovo
 
 

Agenzia Radicale, 21.10.2009
La Sicilia di Camilleri in scena nel "continente" milanese con "Il birraio di Preston"

Giuseppe Di Pasquale dirige con maestria uno strepitoso cast di attori e inaugura per la prima volta a Milano la rappresentazione teatrale de "Il birraio di Preston", in scena al Piccolo Teatro Strelher dal 20 ottobre al 15 novembre. Il regista ricompone, in forma ridotta ma perfettamente coerente e fedele al testo, l'omonimo capolavoro letterario di Andrea Camilleri, voce complice della narrazione e guida ordinatrice delle diverse scene durante lo spettacolo.
A dieci anni di distanza dalla prima trasposizione per il teatro dell'opera di Camilleri (avvenuta per il Teatro Stabile di Catania), "Il Birraio di Preston" ottiene uno straordinario successo anche a Milano, città che accoglie calorosamente la Sicilia e la spontanea ironia che orchestra l'opera, nonostante la scelta infelice dell'orario e del giorno della prima che ha sicuramente impedito il sold out.
La vicenda è ambientata nel 1870 a Vigata, paese siciliano della circoscrizione di Montelusa, e prende l'avvio dall'ostinazione di Bortuzzi, prefetto fiorentino di Montelusa che, per motivi personali (che verranno svelati solo alla fine della storia), si intestardisce a voler inaugurare il nuovo teatro di Vigata con "Il birraio di Preston", sconosciuta opera lirica di Luigi Ricci. Tale presa di posizione si scontra col volere dei vigatesi, invisi all'imposizione, da parte di un «continentale», di una rappresentazione a tutti indigesta e sfocerà in una serie di tumulti nella serata della rappresentazione stessa.
La storia si popola di una brulicante umanità: funzionari governativi venuti dal nord, come prefetti, questori e colonnelli arroganti e frivoli, disposti persino ad allearsi con la mafia locale per soddisfare puri e semplici capricci; uomini di rispetto come «zu Memè» che non esiterà a mandare in carcere, con un imbroglio, un falegname, colpevole solo di aver dato un giudizio negativo all'opera e personaggio al quale il Prefetto sceglierà di affidarsi per evitare la «camurria» della popolazione di Vigata; donne astute e passionali in una società ossessionata dall'onore, come le due sorelle Concetta e Agatina; circoli di nobili e borghesi e circoli cittadini che esprimono la volontà del popolo, forze dell'ordine che si distinguono per abilità e personale senso della rettitudine, come il delegato Puglisi; sovversivi mazziniani come Nando Traquandi, che decide di approfittare del malcontento popolare per far scoppiare un incendio nel teatro il giorno dell'inaugurazione.
Sarà proprio l'incendio il contenitore ardente e metateatrale dell'universo di volti, suoni, caratteri, doppi sensi, luoghi e scene di vita che animano lo spettacolo: stato e popolo, amori travolgenti e tradimenti, mafiosi veri e presunti, morti ammazzati per volontà e per accidente, motteggi e battute ad alta voce di un loggione indisciplinato sono solo alcuni pezzi del puzzle camilleriano messi in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano.
Il tema dello «scangio» (dell'errore) legato alla scelta dell'opera da far rappresentare, darà l'avvio ad altri «scangi», che guideranno il passaggio dalla commedia alla burla, dal grottesco alla tragedia in un formidabile affresco della Sicilia postunitaria.
Pino Micol conduce la fiumana degli attori sdoppiandosi tra le vesti di Camilleri e di altri svariati personaggi e riesce a gestire un copione carico di divertimento e colpi di scena. L'apparente disordine narrativo, determinato dai repentini cambi di scena e di storie, cela la bravura del regista Giuseppe Di Pasquale che ha dimostrato di saper ricreare con ironia e raffinatezza, mediante frammenti di un romanzo complesso, una storia dalla perfetta architettura narrativa.
La scenografia, essenziale e duttile alle trasformazioni delle locations, colpisce per il simbolismo dei suoi elementi: alla montagna di sale, agli aranci carichi di frutti, ai circoli cittadini che echeggiano i valori della terra e della civiltà siciliana, si contrappongono le sedie con le gambe storte del prefetto e del questore, che diventano invece l'emblema di un potere esterno (perché proveniente dal "nord" e intollerabile per la popolazione locale) incapace di affrontare, né tantomeno risolvere, i reali problemi dei siciliani.
Ma è soprattutto il gusto del pastiche linguistico a dare forza e verve allo spettacolo: tutti i personaggi si esprimono con una lingua che è personale e che, nelle varie inflessioni dialettali, caratterizza in maniera netta il temperamento degli stessi. Così, oltre al siciliano dei vigatesi, che è la lingua dominante, si hanno fra l'altro la parlata toscana del prefetto Bortuzzi e signora, quella milanese del questore Colombo e signora, quella romana dell'agitatore mazziniano Traquandi, quella tedesca dell'ing. Hoffer, inventore di una pompa idraulica per spegnere l'incendio, e del figlio. Accanto al linguaggio verbale, si segnalano alcune divertentissime scene dominate dal linguaggio non verbale come il dialogo a gesti grazie al quale, una domenica mattina in chiesa, nasce l'amore tra la vedova Concetta Lo Russo e il giovane Gaspàno.
Il risultato finale è uno spettacolo corale originale che mediante l'arma dell'ironia vuole offrire un affresco di una Sicilia ancora debole, minata da miserie, prevaricazioni, collusioni tra mafia e potere sulla quale riflettere.
Roberta Sofi
 
 

Adnkronos, 21.10.2009
Pd: Franceschini, sostegno Camilleri e' onore e responsabilita' in piu'

Roma - "Mi vota Camilleri! Un onore e una responsabilita' in piu'!". Cosi' Dario Franceschini commenta su twitter la 'dichiarazione di voto' a suo sostegno da parte dello scrittore Andrea Camilleri.
 
 

La Sicilia, 21.10.2009
All'Antico Mercato musica e film con Caliri

Si rinnova l'appuntamento di spettacoli all'Antico Mercato di Ortigia. Sabato, infatti, [...] alle 20, Aurelio Caliri protagonista ne «La bella camiola», poemetto in ottave siciliane di Andrea Camilleri musicato dall'artista siracusano (voce e fisarmonica) [..].
[Andrea Camilleri non ha mai scritto il poemetto di cui sopra, NdCFC]
 
 

Cronache di gusto, 22.10.2009
L'INIZIATIVA. L'azienda Avide di Comiso lancia una linea di bottiglie decorate da etichette con dipinti e versi d'autore: tra questi anche quelli di Camilleri e Lucarelli
Il vino? Un'opera d'arte

Il vino si veste di opere d'arte. L'azienda vinicola Avide di Comiso lancia una linea di bottiglie decorate da etichette con dipinti e versi d'autore, tra cui anche quelli di Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli. Una tiratura limitata di 4.000 bottiglie, con una serie di 12 etichette che saranno l'abito elegante di due dei vini più prestigiosi della cantina: il Cerasuolo di Vittoria Barocco Doc e l'Insolia Doc Riflessi di Sole.
L'iniziativa è nata da un´idea di Giuseppe Zingales, patron dell´Hostaria Cycas di Castelbuono. Il progetto è stato accolto con grande entusiasmo da Michele Di Donato e Marco Calcaterra di Avide, dalla galleria d'arte Studio 71 di Palermo e da Filippo Lupo, presidente del Camilleri Fans Club. Attori che hanno messo in moto la macchina organizzativa, coinvolgendo pittori, poeti e scrittori.
"Territori: arte, parole, vino", questo il nome dell'iniziativa, verrà presentata in prima assoluta domenica 25 ottobre alle 10,30 a Castelbuono, nella Sala del Principe del Castello comunale dei Ventimiglia, con la collaborazione del Museo Civico di Castelbuono. Seguiranno altre presentazioni a Roma, Bologna e Ragusa.
Agli eventi parteciperanno alcuni dei protagonisti che hanno aderito al progetto. Gli autori che hanno dato il loro contributo, oltre a Camilleri e Lucarelli, sono Roberto Alajmo, Giacomo Cacciatore, Davide Camarrone, Giancarlo De Cataldo, Piergiorgio Di Cara, Marcello Fois, Valentina Gebbia, Aldo Gerbino, Rita Piangerelli e Santo Piazzese. Antonella Affronti, Luciana Anelli, Aurelio Caruso, Orazio D´Emanuele, Pippo Giambanco, Gilda Gubiotti, Paolo Malfanti, Franco Nocera, Antonino G. Perricone, Salvatore Provino, Turi Sottile e  Giusto Sucato sono invece gli artisti che hanno realizzato le opere riprodotte nelle etichette.
Tra cultura ed enologia trova spazio anche l'aspetto benefico. Le bottiglie dell'intera collezione, infatti tramite la Avide, contribuiranno alle iniziative sociali legate al progetto Wine for Life. "Una novità assoluta almeno nel panorama regionale - commenta Di Donato, direttore commerciale di Avide -. La nostra azienda è sempre stata attenta a comunicare il territorio, coniugandolo alla cultura, che può essere la poesia, la pittura ma che può essere anche una bottiglia di vino. È quello che da 100 anni cerchiamo di fare".
Francesco Sicilia
 
 

Wine Reality, 22.10.2009
Etichette d'arte per il vino

Nel variegato mondo del vino in cui le campagne pubblicitarie sono talvolta di infima qualità, mi fa particolarmente piacere rilevare un’iniziativa che sensibilizza i consumatori verso l’arte figurativa e la poesia. L’efficace idea denominata “Territori: Arte, Parole e Vino”, ha permesso di far nascere eleganti e particolari etichette le quali riproducono opere d’arte,  ad ogni dipinto inoltre si affianca un pensiero inerente al vino scritto dalla penna di uno scrittore o di un poeta.
[...]
Le bottiglie dell’intera collezione attraverso la casa vinicola Avide contribuiranno alle iniziative sociali legate al progetto Wine for Life, un’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio che lega stabilmente per la prima volta il gran vino di qualità alla salvezza di un grande continente come l’Africa, dove più di 25 milioni di persone hanno già il virus HIV e 14 milioni di bambini sono orfani a causa dell’ AIDS.
Luigi Salvo
 
 

Castelbuono.org, 22.10.2009
“Territori”. Al Museo arte e parole in formato bottiglia
Territori: Arte, Parole, Vino
Castelbuono, Castello comunale dei Ventimiglia - Sala del Principe, 25 ottobre 2009, ore 10:30
 
 

Unoenessuno, 22.10.2009
La rizzagliata di Andrea Camilleri

Un romanzo ambientato in Sicilia ai tempi nostri, tutto improntato sull’importanza positiva e negativa che può avere oggi l’informazione e come possa in qualche modo influire notevolmente su certe situazioni.
Il romanzo più politico di Andrea Camilleri che, partendo da un fatto di cronaca, disegna tutta la tela di inganni, doppi giochi, interessi, cordate per il raggiungimento del potere, il "tu dai una cosa a me che io do una cosa te" di tutti i gruppi di potere della società.
Un gioco al ricatto, alla conquista del potere, all'asservimento del più forte (ma sempre pronti al cambiare casacca se all'orizzonte si profila il cambiamento) che coinvolge il sistema dell'informazione, pezzi di magistratura e delle forze dell'ordine, i poteri forti intesi come le banche, le lobbies.E i capibastone della politica locale: il senatore amico di, il caro onorevole ...
"occulte geometrie e delle segrete intese fra poteri forti trasversali alle colorazioni stinte dei partiti; degli strusciamenti della corruzione; delle collusioni mafiose; dei vari gradi di perversione del linguaggio velato o atteggiato, elusivo o reticente, ossequioso o intimidatorio"
Un romanzo asciutto, veloce, senza passioni: come si dice nel risvolto di copertina, in questa storia Montalbano non ci accucchia per nulla. Una storia che ricorda da vicino i tanti fatti di cronaca (tanto per citarne uno l'omicidio di Garlasco, ma potremmi ritirare fuori l'omicidio di Wilma Montesi): muore una ragazza, Amalia Sacerdote, figlia del presidente del Consiglio regionale siciliano.
I sospetti si concentrano subito e solo sul fidanzato, Manlio Caputo, figlio del potente politico Caputo.
"Qualcuno, in alto, ha lanciato il rezzàglio, la rete da pesca. E ha tirato su il bottino che gli premeva. «Ittari nna rizzagghiata», dicono i vecchi dizionari fraseologici del dialetto siciliano, significa «non lasciar uscir di mano nulla, né perdere occasione alcuna di qual si voglia poca importanza ch’ella si sia». La verità è confezionabile, come qualsiasi menzogna. La verità autentica trova spazio solo nell’utopia fantascientifica della letteratura. "
La storia è raccontata con gli occhi del direttore di una testata del TG Rai regionale, Michele Caruso. Un rizzagliata, appunto: dove alla fine, qualcuno avrà da guadagnarci, e qualcuno da perderci.A chi importa scoprire la verità vera? Chi ha ucciso Amalia?
Alduccio
 
 

Teatrionline, 22.10.2009
"Il birraio di Preston" di Andrea Camilleri
In scena fino al 15 novembre al Piccolo Teatro Stehler di Milano

Andrea Camilleri in questa riduzione teatrale del suo romanzo omonimo.prende spunto da fatti storici documentati per poi ricostruirne gli avvenimenti raccontando con arguta ironia gli intrighi, i delitti e i tumulti che sono seguiti. Fattore scatenate è la decisione del prefetto toscano (e, in quanto “forestiero”, subìto dalla popolazione) di inaugurare il nuovo teatro di Vigata con un'opera lirica, il “Birraio di Preston” dello sconosciuto Luigi Ricci, contro la volontà popolare che pretende l’esecuzione di un’opera del grande conterraneo Bellini. La lotta dialettica degenera presto in sommossa che sfocia nell’incendio del teatro e nella conseguente violenta repressione delle autorità. In realtà la querelle sull’opera è la miccia che fa esplodere la reazione popolare originata dalla deplorevole condizione socio-economica della provincia siciliana nella seconda metà dell’ottocento.
Tutta la vicenda è raccontata con beffardo gusto del paradosso comico al quale Camilleri ricorre per descrivere l’assurdità di quel mondo. In questo spettacolo dalle mille sfaccettature la storia corre veloce, i dialoghi sono spassosi, i frequenti colpi di scena creano una suspence senza tensione e i frequenti cambiamenti di scena propongono allo spettatore spezzoni tragici, comici e ironicamente erotici. Camilleri è il burattinaio che con grande amore del grottesco tira le fila di una variegata folla di pupi. E’ lui, infatti, che con la sua voce inconfondibile introduce i vari siparietti il cui svolgimento è condito da un linguaggio tipico, godibilissimo che mischia la cadenza del siciliano stretto con il colore dei dialetti e con invenzioni linguistiche assolutamente funzionali e divertenti.
Ottimo il cast di attori fra i quali Pino Micol e Giulio Brogi interpretano i rispettivi personaggi con grande sapienza attorale, padronanza scenica e gestualità misurata. Non possiamo certo dimenticare la femminilità elegante e ironica della bella e brava Mariella Lo Giudice e l’ottima prova di tutti gli altri attori che meriterebbero (se non fossero molto numerosi) una singolare menzione. Eccezionali sia l’architettura sia i colori delle scene firmate da Antonio Fiorentino. Molto belli i costumi di Gemma Spina, perfettamente funzionali le musiche di Massimiliano Pace e le luci di Franco Buzzanca. E, last but not least, si deve alle grandi capacità del regista Giuseppe Di pasquale se l’insieme della rappresentazione, nelle sue varie angolature, ha ottenuto un meritato successo.
Maurizio Carra
 
 

l'Unità, 22.10.2009
Verso il 25 ottobre
Camilleri e Jovanotti per Dario, Marcorè vota scheda bianca

Lo scrittore Andrea Camilleri annuncia ai microfoni della trasmissione di RadioDue Caterpillar che alle primarie di domenica voterà per Dario Franceschini.
[...]
 
 

l'Unità, 22.10.2009
L’antologia
Dieci scrittori per rompere tutti i muri del mondo

«1989. Dieci storie per attraversare i muri» è un bellissimo volume che Orecchio acerbo pubblica in occasione dei 20 anni dalla caduta del muro (pp. 96, euro 12). Contiene dieci racconti di scrittori europei, tra i quali Barceló, Camilleri, Daeninckx e Schulze, illustrati da Henning Wagenbreth che parlano dei tanti muri che dividono le persone nel mondo, quelli più noti tra Israele e Cisgiordania o fra Stati Uniti e Messico, e quelli meno noti in Spagna-Marocco o Thailandia-Malesia. Presentato in anteprima a Francoforte, il libro ha dato vita anche a una mostra itinerante con i lavori di Wagenbreth. Tavole del libro saranno esposte a Napoli, Cagliari, Prato, Trieste, Torino, Palermo e Giulianova da novembre alla fine dell’anno. A Roma, da domani al 19 novembre, il Goethe Institut ospiterà una mostra con i poster realizzati da Wagenbreth sul muro di Berlino. La mostra verrà presentata domani dallo stesso Wagenbreth con Fiorella Iannucci, Andrea Rauch e Fausta Orecchio. Sempre a Roma, sabato alla Biblioteca Europea, il disegnatore tedesco condurrà un workshop con studenti e illustratori. Ancora Roma: il 9 e 10 novembre la Compagnia teatrale dell’Aquila, Teatro Zeta, diretta da Manuele Morgese, proporrà un reading da «1989. Dieci storie per attraversare i muri». Il 6 dicembre, infine, alla fiera della piccola editoria Più Libri Più Liberi, è previsto un incontro con gli scrittori presenti nel libro: Elia Barceló, Andrea Camilleri, Didier Daeninckx, Jiri Kratochvil, Ljudmila Petruševskaja, Michael Reynolds, Olga Tokarczuk, Miklòs Vamós.
 
 

Affaritaliani.it, 22.10.2009
Cent'anni di solitudine... in Sicilia. Ecco "Ignazia" (Fazi), il romanzo d'esordio di Enzo Di Pasquale
"Camilleri? Sinceramente preferisco i sudamericani. Il paragone con Màrquez? Mi onora". Enzo Di Pasquale, sceglie Affaritaliani.it per la sua prima intervista su "Ignazia" (Fazi), il suo romanzo-epopea d'esordio ambientato a Marettimo

Ignazia, o meglio Ignazina. Uno dei personaggi più caldi e affascinanti, fuori dal tempo e originali della letteratura italiana degli ultimi anni.
[...]
La lingua del libro è molto particolare, con l'ibridazione di italiano e dialetto...
"Inizialmente le battute in siciliano erano meno, poi, per scelta editoriale, mi è stato chiesto di aumentarle. Immagino che adesso mi chiederà se mi ha influenzato Camilleri..."
Sì. A proposito, qual è il suo rapporto con la letteratura siciliana?
"Non particolarmente intenso. Preferisco di gran lunga quella sudamericana, con Isabel Allende e Gabriel Garcia Màrquez e molti altri ancora. Di Camilleri ho letto qualcosa, ma non è il mio genere, diciamo così".
[...]
Antonio Prudenzano
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.10.2009
Un confronto fra i traduttori dello scrittore. Un testo in swahili
Se Camilleri è una Babele
La ricerca di un’espressione del sud della Francia, “minou” per rendere “picciliddru”
”Il corso delle cose” in arabo su richiesta di uno sceicco

Tampasiare - racconta Andrea Camilleri in videoconferenza - è un vocabolo contadino dell'Ottocento. Altrettanto cataminarisi, era la loro parlata. Io non ho fatto altro che miscelare le parlate e così è nato il vigatese. Senza la miscela - precisa - i borghesi non avrebbero capito niente».
Il filologo e il glottologo forse riterrebbero quest'analisi troppo disinvolta, ma i lettori si divertono un mondo. Anzi in tutto il mondo. Ma come si traduce tampasiare, cioè come avviene la moltiplicazione dei Camilleri?
Rispondono i cinque più importanti traduttori del papà di «Montalbano sono». «In francese lo traduco ronsiner», dice Serge Quadruppani, in inglese lollabout, così Stephen Sartarelli, mago del Camilleri angloamericano; Barbro Andersson, svedese, usa una frase composta drölla ambrin, l'effervescente catalano Pau Vidal lo traduce rondar, non se lo ricorda invece il tedesco Moshe Kahn «perché i dialetti non vanno tradotti, vanno trattati». Ma su questo punto sono tutti d'accordo.
I cinque supertraduttori - «i miei migliori» li gratifica il prolifico datore di lavoro ne hanno parlato alla Triennale di Milano in un incontro intitolato "La sfida di Camilleri: come si traduce il vigatese?". Lo ha organizzato la Fondazione Mondadori con la partecipazione video del Maestro dallo studio della sua casa romana. Il quale Maestro in dieci anni ha fatto la fortuna dell'editore Sellerio: è amato e tradotto ovunque, in trenta lingue tra cui il gaelico e lo swahili «per un libretto delle scuole elementari in Tanzania». Nel 2005 i titoli e le copertine pubblicati da Sellerio in elegante volumetto erano 410, adesso sono diventati almeno seicento, Montalbano ha assunto molte facce «ma chissà perché - si meraviglia Camilleri i giapponesi lo vedono come un Maigret intabarrato e grasso».
«I cinesi mi vorrebbero tradurre, ma litigano perché hanno troppi dialetti e non sanno quale scegliere, presto uscirò anche in arabo, ma - aggiunge con una punta di civetteria - in arabo esiste già il mio primo romanzo “Il corso delle cose”, in una sola copia. L'ha curata l'ambasciata italiana di Rabat per uno sceicco beduino che non riusciva a trovarne l'edizione francese. Così - io che per la mia salute posso muovermi poco - sono diventato uno scrittore nomade».
Ma il più privilegiato dei suoi traduttori è il più giovane, Pau Vidal che ha potuto tradurre in catalano un inedito di Camilleri (prima della pubblicazione con Sellerio), “La mort de Amália Sacerdote” scritto appositamente per concorrere (e vincere 125 mila euro) al Premio Novela Negra.
È il primo giallo senza Montalbano («sarebbe stato troppo ingombrante») perché si svolge a Palermo in una cornice di mafia, corruzione, politica, banche compiacenti e un delitto, l'assassinio di Amalia, di cui molto è sospettato il figlio di un potente politico. A volerne sapere troppo è un giornalista Rai, che dirige il Tg regionale, fatto che sarebbe molto improbabile nella realtà, ma si sa la fantasia degli scrittori. È comunque un Camilleri che questa volta accende di più la corda politica: ora è uscito anche in Italia col titolo “La rizzagliata”.
Ma torniamo alla mediazione dialetto-lingua secondo i supertraduttori. Per esempio, Vidal come dice cabbasisi in catalano? Ballones, e fin qui è facile capire l'eufemismo, ma quando Montalbano è proprio incazzato, insomma «enojado» lo traduce pedrots che più o meno equivale a una gigantesca flagellazione della regione scrotale. E picciliddru? Serge Quadruppani, violando la regola «che vuole il francese una lingua-Stato, una parola per ogni cosa», lo ingentilisce e dialettizza con minou «che è una parola del sud della Francia. I lettori così si sono abituati e alcuni che mi conoscono, quando mi vedono esclamano: "Montalbano je suis". Tutto questo - dice può sembrare ricreazione ma non è così, è il modo con cui Camilleri sa essere alto e se lo hanno capito anche i francesi!».
Moshe Kahn, che si sta cimentando con "La tripla vita di Michele Sparacino" e contemporaneamente con "Horcynus Orca", l'opera-mondo di Stefano D'Arrigo, ha scelto per il romanzo storico il tedesco del Cinque-Seicento, e per le lettere de "La concessione del telefono" lo stile e il linguaggio delle lettere d'amore di suo nonno. L'americano Sartarelli - tra una lite e l'altra con gli editor preferisce trasporre letteralmente le frasi gergali tipo «di pirsona pirsonalmente» che hanno fatto la fama di Catarella anzi coltiva «il sogno di scrivere il romanzo di Catarella». Ma imprevedibile eppure semplicissimo è il modo in cui la svedese Barbro Andersson ha deciso di divulgare il vigatese. «Lo insegno all'Università e nelle conferenze alla Dante Alighieri. E faccio molti proseliti».
Sergio Buonadonna
 
 

Sciolto e disinvolto, 23.10.2009
La rizzagliata di Camilleri

E' uscito un altro racconto di Andrea Camilleri.
E' uno di quelli editi da Sellerio di Palermo, con quel formato-libriccino dalla copertina nera che io amo tanto.
Dirò, che ho amato Camilleri dalla prima lettura di quello che secondo me rimane il suo capolavoro, "Il birraio di Preston" e da allora non mi sono perso nessun volume della fecondissima produzione.
”La rizzagliata” è un racconto ambientato nella Palermo di oggi, dove udite udite, il commissario Montalbano, non solo non esiste, ma addirittura viene citato come fosse davvero un personaggio di finzione. Sacrilegio!
Il protagonista è Michele Caruso, il direttore del telegiornale regionale della Rai, il quale ci guida - non senza qualche incertezza - attraverso un mondo fatto di mafiosi, di politici corrotti e collusi, di banchieri corrotti e collusi, di colleghi ugualmente corrotti e collusi... e poi le mogli dei colleghi, le guardie, i giudici, i giornalisti, tutti corrotti e collusi. O quantomeno, tutti pupi nelle mani del grande puparo, il quale manovrerà, ora ammansendo, ora minacciando, ora ingannando, tutti gli attori di questa commedia delle parti.
Ne esce un racconto amaro, dove non ci sono eroi, ma dove i migliori semplicemente sapranno farsi da parte in tempo, quando la macchina prenderà a correre ed investirà, schiacciandoli, tutti coloro i quali saranno stati così sprovveduti o presuntuosi da trovarsi sul suo cammino.
Il racconto funziona, le meccaniche sono abbastanza convincenti.
E tuttavia.
Diciamo così, chi ama Camilleri ama il suo scrivere in un siciliano, una scrittura che pur conservando i suoi tratti caratteristici, è facilmente leggibile anche da un fiorentino emigrato a Milano. E' calda, è particolare e ti fa sentire in Sicilia.
Anche i suoi personaggi, di norma si fanno amare. Traspare, inconfondibile, una umanità tutta camilleriana che è il tratto caratteristico dei suoi racconti.
Confesso che ne “La rizzagliata”, di questa umanità non vi è traccia. Come anticipavo, tutti i personaggi sono meschini o fin troppo cinici nella migliore delle ipotesi. Senza scampo.
Ed anche la scrittura, mi sembra più asciutta, meno amichevole che non nei precedenti racconti.
Per sovrapprezzo, dirò anche che questo racconto mi sembra uscire dalla evoluzione delle tematiche trattate e dell' approccio utilizzato nel tempo dallo scrittore. Seguendolo fedelmente da oltre dieci anni, mi sembra come di aver accompagnato Andrea nel suo maturare, nel suo invecchiare.
Dirò la verità, questo racconto è forse il meno camilleriano di tutti i racconti di Camilleri.
Sembra un pò come se un ammiratore sconosciuto, avesse voluto rendere un omaggio al grande autore ed avesse realizzato un racconto cercando di ricalcarne lo stile e la vena.
Con un risultato appena accettabile.
Insomma, dovessi suggerire un racconto per conoscere Camilleri, non sarebbe questo.
Alessio
 
 

Gente, 10.2009
Dopo Montalbano, un giornalista Rai
In "La rizzagliata", la figlia di un politico siciliano viene uccisa e i sospetti ricadono sul suo fidanzato, figlio di un onorevole. Nell'ultimo libro di Camilleri a indagare è un cronista Tv

Una ragazza viene assassinata e, do­po un mese di indagini a vuoto, il suo fidanzato riceve un avviso di garanzia, Comincia così, con un esplici­to riferimento al delitto di Garlasco, “La rizzagliata” (Sellerio, 13 €) di Andrea Ca­milleri. E l'autore spiega nella conclu­sione che questo punto di partenza è l'unico elemento "storico" del libro: il resto è invenzione. Un'invenzione calata tutta quanta nella Sicilia di Camilleri, dove manca solo Montalbano sostituito da un giornalista della Rai locale, che sa bene come ci si deve muovere in quel mondo di situazioni complicate. Infatti la vittima, Amalia Sacerdote, è figlia di un influente politico dell'isola e il fi­danzato su cui si sta indagando ha per padre un onorevole che è leader della sinistra siciliana.
Eccola, la "rizzagliata". Una rete a forma di campana, chiusa in alto e aperta in basso, che viene fatta roteare con il braccio e poi lanciata. La rete cala lentamente nell'acqua trascinata dai piombi: "a un certo momento il piscatori tira 'na corda e la parti 'nferiore della riti si chiude. E dintra ci restano i pisci ... cchiù stùpiti o i cchiù lenti, natural­mente, pirchì quelli cchiù sperti, viden­no la riti calare, si scansano 'n tempo". Allora qual è il movente del delitto? E chi è il colpevole? La realtà dei fatti e le sue interpretazioni diventano un bal­letto, un perfetto gioco delle parti in cui i diversi poteri, dalla politica all'econo­mia al giornalismo alla magistratura, si muovono in una trama tessuta anche di piccole dimensioni individuali, come le corna di qualche marito e le miserie umane di qualche "fituso", Quello che conta è che la rete torni fuori dall'acqua con un buon bottino. E la verità? Quella vera è andata a fondo, quella costruita su misura ha trionfato. E la giustizia? Ma cosa ne sanno, i pesci, della giustizia.
Questo libro esce in Italia con un anno di ritardo: è stato pubblicato nel 2008 in Spagna con il titolo “La muerte de Amalia Sacerdote” e ha fatto vincere a CamiIIeri il Premio In­ternacional de Novela Negra.
Patrizia Rusconi
 
 

La Stampa - TuttoLibri, 24.10.2009
Ai punti
Camilleri ha gettato la rete

Se il tempo invecchia in fretta, ci sono vegliardi che sembrano ringiovanire e avere sette vite, agili e sornioni come i gatti, freschi come una rosa. Ed ecco Camilleri superare Tabucchi e conquistare il primato - chissa' per quanto, visto che oggi arriva in libreria Dan Brown - riportando il valore in copie vendute dei 100 punti sopra quota 10 mila. Questa volta senza Montalbano, ma pur sempre con un poliziesco piu' che mai made in Italy, scritto due anni fa, edito prima in Spagna - per pure combinazioni di calendario nelle uscite della Sellerio - dove ha vinto il premio «Novela negra» con il titolo “La muerte de Amalia Sacerdote”. Difficile tradurre l'originale, “La rizzagliata”, l'atto del gettare il rezzaglio, la rete da pesca a forma di campana che raccoglie i pesci «cchiu' stupidi o cchiu' lenti» mentre «quelli cchiu' sperti... si scansano 'n tempo». Un «burdellu» di amministratori corrotti, magistrati coinvolti, torbidi giornalisti alla Pecorelli e poi ancora banchieri, imprenditori, funzionari di polizia in una Palermo/Italia irredimibile. Il caso, una ragazza uccisa, il fidanzato inquisito, richiama Garlasco: ma, informa l'autore, e' puro spunto di cronaca. Poi gli sviluppi rimandano piuttosto al delitto Montesi. Perche' vittima e presunto omicida sono entrambi figli di politici su opposti poli, destra e sinistra. Nelle intenzioni, «un romanzo storico», di fatto una metafora, nel solco di Pirandello e Sciascia, sull'inquietante intreccio di verita' e menzogna.
[…]
Luciano Genta
 
 

Giornale di Brescia, 24.10.2009
Libri
Retate e pesci: la Sicilia di Camilleri
LA RIZZAGLIATA, Andrea Camilleri, Sellerio - 210 pagine, 13,00 euro

Una ragazza viene trovata uccisa in casa e il fidanzato diventa l'unico indagato per l'omicidio... Che sia stato il Giallo di Garlasco a dare l'imbeccata è fin troppo palese e l'autore stesso lo dichiara. Ma il parallelo finisce qui. La cronaca, come quasi sempre accade, offre a Camilleri solo lo spunto per quello che definisce, con un guizzo d'amara ironia, un "romanzo storico". "Di storia più che contemporanea, attuale".
La ragazza morta è la figlia disinvolta del direttore generale dell'Assemblea regionale siciliana. E il fidanzato accusato è il figlio del senatore più influente del centrosinistra. Quando al ragazzo giunge l'avviso di garanzia, nella redazione del Tg Rai di Palermo, il direttore Michele Caruso si trova davanti al dilemma: divulgare subito l'indiscrezione come vorrebbe uno dei suoi capiredattori, oppure aspettare che siano altri a darla e poi mettersi sottotraccia? Scelta non facile, anche perché difensore del giovane, a sorpresa viene nominato il convivente della figlia del senatore più potente del centrodestra, la quale è anche moglie-separata dello stesso direttore del tg, che ha fatto carriera grazie al suocero e con lui mantiene ancora stretti rapporti.
Di intreccio in intrigo, la vicenda si sviluppa con le dimissioni improvvise del presidente della Banca di Sicilia, gli interventi di parenti mafiosi di funzionari potenti, e con i politici che tirano le fila dei rispettivi schieramenti. Un gioco dei pupi dove informazione, giustizia, politica, finanza, malaffare e vita privata sono la trama di una feroce guerra per il potere. Tutto si tiene, una parte giustifica l'altra.
Camilleri applica alla Palermo di oggi la stessa acuta e impietosa analisi narrativa che in passato aveva usato per la Vigàta dei suoi romanzi "storici". Il risultato è altrettanto efficace, anche se è difficile trovare qui il registro comico: non è facile sorridere sulla pesantezza dei tempi che ci tocca vivere. Non ci sono innocenti nel mondo di questo romanzo. Pescatori voraci lanciano la loro rete - il "rizzaglio" del titolo - e impigliati restano i pesci più stupidi e lenti. I più "sperti", se va bene, si scansano in tempo. E se possono ne approfittano.
Claudio Baroni
 
 

La Stampa, 24.10.2009
Allo Strehler
Il Birraio di Camilleri diretto da Dipasquale

«Prima di accettare l'ipotesi di una riduzione per il teatro ho resistito un bel po'. Non capivo come fosse possibile trovare una griglia che supportasse il racconto senza tradirlo», ha detto Camilleri a proposito della metamorfosi scenica del suo “Il birraio di Preston” al Teatro Strehler di Milano. Non facile, infatti, salvaguardare la scomposizione temporale della storia, che comincia dalla fine, con l'incendio del teatro civico Re d'Italia di Viga'ta, dove il prefetto s'e' intestardito a far aprire la stagione lirica con un'opera, Il birraio di Preston, appunto, che nessuno vuole. Seguono complicazioni d'ogni genere, sono coinvolti l'esercito, la mafia, un bombarolo mazziniano che si precipita in citta' per pescare nel torbido. A dieci anni dal primo allestimento, Giuseppe Dipasquale ripropone il testo con la stessa ironia del primo spettacolo e un cast completamente rinnovato. «Il birraio di Preston», dal romanzo di Camilleri, regia di Giuseppe Dipasquale, con Pino Micol e Giulio Brogi, Teatro Strehler, fino al 15 novembre. Platea 32 euro, balconata 25,50. Tel 848800304 - www.piccoloteatro. org
 
 

La Sicilia, 24.10.2009
La letteratura siciliana a venti anni dalla morte di Leonardo Sciascia. L’evoluzione e la decadenza del romanzo giallo divenuto un genere di puro consumo
L'indignazione di Consolo «Se il modello è Camilleri addio alla passione civile»

Da sempre attratto dai misteri e dai grovigli delle storie siciliane, Sciascia ha inaugurato un genere, il poliziesco, che oltre a rendergli un'immediata popolarità ha dato il via a tutta una nidiata di giallisti moderni che in quelle acque ancor oggi nuotano. Ma in quale senso gli inquietanti romanzi di Sciascia - gialli senza soluzione - si sono trasformati?
Dice un indignato Vincenzo Consolo: "Il giallo è diventato un genere di consumo come altra merce. Sono tranquillizzanti, non aprono ad ulteriori domande. Sempre, in un intreccio più o meno avvincente, il colpevole viene assicurato alla giustizia. Anche la società - come del resto nei romanzi di Agatha Christie o di Simenon - è sempre il migliore dei mondi possibili. Non c'è nessuna critica alla società come avveniva nei polizieschi di Sciascia. E la società rappresenta il potere. A Leonardo i polizieschi servivano per additare le storture della vita civile. Erano una chiave di lettura della storia italiana del nostro dopoguerra. Oggi il più grande scrittore del secolo, - più grande di Sciascia, più grande di Pirandello e di De Roberto - mi riferisco a Camilleri - con la sua scrittura impastata di sicilianismo ha un successo planetario. Una letteratura che ha come fine la televisione, uno strumento di potere: tutto nasce da lì e tutto lì si consuma!"
"Il giallo di Sciascia - interviene Antonio Di Grado - era un giallo di idee. Quelli che si affrontavano erano i grandi temi: il giallo serviva a penetrare in un contesto di complicità, di piste più o meno guidate dal potere. Poco importava l'arresto del colpevole! Oggi c'è il 'noir' con queste torbide atmosfere metropolitane spesso ambientate a Palermo - i vari Alajmo, Piazzese, Calaciura - che però non hanno nulla a che fare con i gialli di Sciascia. Camilleri è un fenomeno a parte: ritengo che non sia solo e soltanto Montalbano, che è letteratura di ottimo intrattenimento. Ma è autore anche di ottimi romanzi storici, come 'Il birraio di Preston'."
Concorda Onofri: " Mentre i gialli di Sciascia o quelli di Gadda erano un pretesto per denunciare altro e in Durrenmatt per introdurre un discorso sulla malattia, oggi i gialli - che io non leggo più - sono diventati gialletti: il giallo è diventato esso stesso il fine della scrittura, non è più un mezzo. D'altronde in questa Italia qui, completamente analfabetizzata, questo è l'unico genere che gli editori pubblicano perché si legge, perché è rassicurante, ipnotico."
[…]
Finetta Guerriera
 
 

Territori: Arte, Parole, Vino, 25.10.2009
Castelbuono, Castello dei Ventimiglia, ore 10:30
 
 

l’Unità, 25.10.2009
I potenti hanno gettato la rete
Il nuovo giallo di Camilleri sulle trame del potere

Un «noir» che permette ad Andrea Camilleri di toccare argomenti di attualità quali la comunicazione ed il potere. Un giallo ambientato a Palermo, e non nella Vigàta di Montalbano, che analizza i meccanismi del potere e le segrete intese tra poteri forti trasversali. In “La rizzagliata” (pp. 224, euro 13, Sellerio) il celebre commissario viene solo evocato. Ma qual è la trama? Una ragazza viene trovata morta nella sua abitazione con il cranio fracassato da un pesante portacenere. E il direttore del Tg Rai di Palermo, Michele Caruso, fa di tutto per «nascondere» la notizia che Manlio Caputo, figlio del leader della sinistra siciliana, ha ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa dell’omicidio della sua fidanzata, proprio la ragazza trovata morta nella sua casa. Che è la figlia del segretario generale dell’Assemblea Regionale Siciliana. La vicenda ingarbugliata, scrive Silvano Nigro nel risvolto, «impedisce che si arrivi a riconoscere quell’istanza di superiore controllo che nulla ha lasciato al caso. Qualcuno, in alto, ha lanciato il rezzàglio, la rete da pesca».
Salvo Fallica
 
 

TargatoCN, 25.10.2009
Cuneo: a 'Scrittorincittà' Margherita Hack e Umberto Guidoni

Dal 12 al 15 novembre 2009 torna Scrittorincittà, il festival letterario della città di Cuneo che ogni anno fa gravitare intorno a una tema portante scrittori, giornalisti, scienziati, attori, poeti, musicisti e non solo. Per la sua XI edizione, dopo anni di proposte e consensi, la manifestazione novembrina cerca di aprire la sua nuova decade con uno sguardo di rispettosa ma lucida controtendenza. Sarà infatti “Luci nel buio” il titolo programmatico della prossima edizione, edizione che si fregia sì di un meccanismo ormai consolidato - circa 150 autori ospiti del panorama nazionale e internazionale per più di 100 appuntamenti tra incontri, reading, spettacoli, concerti, lezioni magistrali e interviste - ma che sarà mossa dall’intenzione di capovolgere quella che è ormai la generale tendenza a soffermasi su questo 'presente buio'.
[…]
In videoconferenza da Roma poi, ancora, nell’incontro intitolato Lampi, Andrea Camilleri (La danza del gabbiano, Sellerio 2009), converserà con Bruno Gambarotta (Polli per sempre, Garzanti 2009), su quel tipo di intelligenza, spesso ironica e acuta - come quella che distingue i due autori - che come una saetta è in grado di aprire strade inaspettate e nuove di fronte a ogni tipo di realtà.
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l’Unità, 26.10.2009
5 risposte da Andrea Camilleri

1. La speranza
È la speranza che ci ha messo in fila davanti ai gazebo. La speranza che qualcosa cambi perché questa situazione italiana ormai è decotta e non si può andare avanti così. Queste primarie sono la nostra controrisposta, il tentativo di indicare una strada diversa.
2. Carthago delenda
Mi pare di essere il vecchio senatore, Catone l’Uticense. Al nuovo segretario dico: Carthago delenda, se non si leva di mezzo Berlusconi nessuna riforma è possibile. Si può trattare con Fini ma non con una anomalia.
3. L’erosione
Spero che a levarlo di mezzo siano gli italiani con il loro voto e non la magistratura altrimenti ne faranno un santo subito. Bisogna sperare in una lenta erosione del suo elettorato, alle europee si è visto che è possibile.
4. L’unità
Al di là di chi ha vinto, c’è bisogno di tutti. Io ho votato per Franceschini ma Bersani rappresenta una certa linea di continuità politica perciò abbiamo bisogno di lui come di Marino per la laicità dello Stato.
5. La diversità
Di questi tempi la diversità è intaccata e non solo da Marrazzo. Lui in un paese in cui non ci si dimette neanche morti, vedi la signora Mastella, ha dato un esempio. Spero che uno dei primi gesti del nuovo segretario sia spazzare via tutta questa immondizia.
Mariagrazia Gerina
 
 

Casa del Cinema, 26.10.2009
Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti
Programma:
SALA DELUXE ore 17.30
IL GIOCO di Adriano Giannini, tratto dal racconto "Il gioco della mosca" di Andrea Camilleri (Italia, 2009, 18')
ore 18.00
UGO & ANDREA, conversazione in "falso movimento" fra Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri (Italia, 2008, 55') da un'idea di Andreina Camilleri e Orsetta Gregoretti, regia di Rocco Mortelliti
Partecipano all'incontro moderato da Ugo Di Tullio:
Andrea Camilleri
Franco Cardini
Giovanni Floris
Adriano Giannini
Ugo Gregoretti
Walter Veltroni
 
 

La Sicilia, 26.10.2009
Lunga tournée nazionale per lo spettacolo dello stabile etneo
Entusiasmo al Piccolo di Milano per «Il birraio di Preston»
Dipasquale: «Un privilegio il legame di Camilleri con il nostro teatro. Porteremo in scena altre sue opere»

Milano. E' partita dal Piccolo Teatro di Milano la tournée del "Birraio di Preston", il fortunato allestimento teatrale tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri e diretto da Giuseppe Dipasquale per lo Stabile di Catania. E, come era da attendersi per l'interesse che suscita lo scrittore siciliano sempre in vetta alle classifiche, l'accoglienza del pubblico meneghino è stata entusiastica. Realizzato per la prima volta nel '99, lo spettacolo è stato già ripreso la scorsa stagione, dopo un rimaneggiamento del testo che ne ha vivacizzato il ritmo, riscuotendo il consenso della critica e affermandosi come migliore novità ai Premi Olimpici per il Teatro di Vicenza.
«Un riconoscimento che ci ha fatto molto piacere», spiega il direttore artistico dello Stabile, Giuseppe Dipasquale, che ha firmato in tandem con Camilleri l'adattamento teatrale, «in questo romanzo c'è un raffinatissimo meccanismo letterario di rimandi temporali che è stato molto difficile tradurre scenicamente. Il teatro ha bisogno di maggiore linearità narrativa e inevitabilmente l'adattamento 'tradisce' il montaggio e la struttura letteraria a favore di una più efficace leggibilità. Rimane incontrastata, anche nella versione teatrale, la forza affabulatrice, di moderno cantore, dell'autore empedoclino».
Dopo Milano, la lunga tournée del Birraio di Preston toccherà tutte le principali città del centro-nord - Torino, Padova, Udine, Bolzano - l'Abruzzo e le Marche, per poi ritornare in Sicilia a Trecastagni, Adrano e Comiso, e chiudere a Roma in primavera. Il cast schiera nomi prestigiosi: Pino Micol, Mariella Lo Giudice, Giulio Brogi, Gianpaolo Poddighe, Fulvio D'Angelo e Leonardo Marino, di Antonio Fiorentino e Gemma Spina le scene e i costumi, e le musiche di Massimiliano Pace. «Saranno sette mesi di tournée - dichiara soddisfatto Dipasquale - Dal debutto del 20 ottobre nella prestigiosa sede del Piccolo di Milano fino alla chiusura il 30 aprile al Valle di Roma. E' un privilegio avere un autore come Camilleri che ha stabilito un legame di affinità elettiva con il nostro teatro, per il quale ha messo a segno altri successi come "La concessione del telefono", in tournée la scorsa stagione».
Due romanzi del ciclo storico di Camilleri per un doppio successo teatrale che è servito a rilanciare la forte vocazione identitaria dello Stabile etneo e la sua capacità di affermarsi tra le prime posizioni delle istituzioni culturali nazionali.
«Abbiamo in mente di portare sulla scena altre sue opere - anticipa Dipasquale - E' uno scrittore così eterogeneo che dà la possibilità di offrire al pubblico un'ennesima, inedita versione, del suo talento creativo. E, questa volta, potrebbe essere un altro regista a cimentarsi con la sua scrittura».
Giovanna Caggegi
 
 

Articolo 21, 26.10.2009
Primarie, privacy di un elettore

[...]
Un interno di famiglia. Così, per contrappasso, la sera attendo i risultati al teatro India, con "Festa di famiglia", Pirandello più Camilleri, della splendida Manuela Mandracchia (testo e regia) e di altri cinque attori:una madre, tre figlie e due mariti o compagni, tutti alienati o conniventi con la “pazzia” di altri: ci siamo tutti, con la nostra malinconia di Fu Mattia Pascal, o con la vitalità pagana di Liolà, insomma il frullato di generazioni e condizioni dell'Italia 2009. Ci manca solo di sapere se da un simile interno di famiglia possiamo uscire per un esterno migliore. Ce lo dirà Bersani?
Federico Orlando
 
 

Paolo Marzola blog, 27.10.2009
Gli arancini di Montalbano

Gli arancini di Montalbano, Andrea Camilleri, Mondadori, Sesto libro con il commissario Montalbano, una collezione di racconti. Racconti creati sull’onda dell’incredibile successo nazionale che ormai accompagna ogni libro del Commissario Montalbano. Nessun calo di tensione, nessuna trama trita o riciclata, anzi fra questi il migliore, “Montalbano si rifiuta” è divertentissimo, l’ho trovato geniale il Montalbano Horror.
Che dire poi ad esempio del racconto Referendum popolare?
Delizioso quadro di provincia siciliana in cui anche le battaglie politiche utilizzano le corna come strumento d’offesa.
Oppure di Come fece Alice in cui le debolezze tutte da maschio latino (sia del pregiudicato da catturare che della “forza pubblica”), sono “giocate” da Montalbano per giungere all’arresto del ricercato.
Dolcissimo è il racconto che apre la raccolta, La prova generale, sia per l’inconsueto rapporto affettivo tra il commissario e il ladro “buono” Genco Orazio, sia per l’episodio in sé: una struggente e tenera storia d’amore di due vecchi sposi, due attori uniti da una intera vita di passioni condivise.
[...]
La transposizione televisiva ci mostra il commissario, che riceve inviti da ogni parte per il cenone di Capodanno, non avrebbe proprio voglia di andare a Parigi con Livia. Tra gli altri è stato invitato da Adelina, la signora che gli prepara i pranzi e gli sistema la casa, contenta di poter festeggiare la fine dell’anno con i due figli che sono contemporaneamente ed eccezionalmente fuori di prigione.
L’indagine riguarda la morte, che si vuole far passare per un semplice incidente di una coppia precipitata con la loro auto in un burrone. Il commissario risolverà il caso anche con l’aiuto di uno dei figli di Adelina, nel frattempo tornato in galera per furto nella villa di uno dei coniugi morti nell’incidente: il colpevole è Calogero Picone, figlio illegittimo dell’uomo nato dalla relazione con una bellissima domestica, che ha sempre odiato il patrigno, e i di lui compagna e figlio, poiché hanno preso i posti che spettavano a lui e alla madre, costringendoli invece ad una vita di stenti. Arrivato alla soluzione del caso il commissario lo farà scarcerare momentaneamente per accompagnarlo a partecipare alla festa di fine anno ed avere quindi l’occasione di poter assaporare i prelibati arancini di Adelina.
 
 

l'Unità, 27.10.2009
L'intervista
«Io, Peppino Tornatore da Wittgenstein al conflitto d’interessi»
Il personaggio. L’Italia del Lodo Alfano, la sua Sicilia ferita, le fatiche del cinema, le esternazioni di Brunetta, il potere infinito della fiaba: colloquio a 360 gradi con il regista in corsa per l’Oscar con «Baarìa»

[...]
Adesso, con la pubblicazione della sceneggiatura di «Baarìa» per Sellerio, si trova assieme allo scrittore siculo Andrea Camilleri nella collana «La memoria». Può vestire per l’Unità i panni del critico letterario e dare un giudizio sulla scrittura del suo grande conterraneo?
«Amo la sua generosità narrativa e la leggerezza espressiva, davvero un eccellente esempio di stile e di filosofia professionale per chiunque ami la scrittura. Ma soprattutto adoro la sua invenzione di un linguaggio siciliano prodigiosamente universale. Non è poco in un’epoca in cui persino la bandiera dei dialetti può essere sventolata in chiave antitaliana».
[...]
 
 

Leggo, 28.10.2009

Roma. Che cos’hanno in comune Andrea Camilleri e il figlio di sir David Bowie, alias Duncan Jones? La passione per la scienza e la fantascienza. Lo scrittore siciliano e il regista figlio d’arte saranno infatti tra i protagonisti di quello che può ben definirsi il festival dell’universo, che invade il palazzo delle Esposizioni da oggi al 14 febbraio. Gli ingredienti non possono che essere spaziali. Una grande mostra multimediale in puro allestimento hi-tech, dal titolo "Astri e particelle. Le parole dell’Universo", curata dal professor Roberto Battiston e realizzata da istituto nazionale di Fisica Nucleare (Infn), istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) e Agenzia spaziale italiana (Asi), in omaggio all’anno galileiano.
E un programma di cinquanta eventi astrofisici, tra incontri speciali da Camilleri (29/10) al premio Nobel Carlo Rubbia (26/11).
[...]
Laura Larcan
 
 

Giornale di Sicilia / ViviCastelbuono.info, 28.10.2009
Castelbuono. Presentata l’iniziativa dell’azienda Avide. «Lanciata una nuova linea di bottiglie»
Vino, anche Camilleri nell’etichetta

Castelbuono. «Territori: arte, parole, vino». Questa l'iniziativa dell'azienda vinicola Avide di Comiso, presentata domenica nella gremita Sala del Principe del Castello comunale dei Ventimiglia con la collaborazione del Museo Civico. L'idea è stata pensata da Giuseppe Zingales, dell´Hostaria Cycas, che ha interessato nel progetto Michele Di Donato e Marco Calcaterra di Avide, la galleria d'arte Studio 71 di Palermo e Filippo Lupo, presidente del Camilleri Fans Club. È stata messa in moto la macchina organizzativa, che ha coinvolto pittori, poeti e scrittori. «Una novità assoluta almeno nel panorama regionale - ha commentato Di Donato, direttore commerciale di Avide -. La nostra azienda è sempre stata attenta a comunicare il territorio, coniugandolo alla cultura, che può essere la poesia, la pittura ma che può essere anche una bottiglia di vino. È quello che da 100 anni cerchiamo di fare». Arte e vino, un binomio vincente per il lancio di una linea di bottiglie decorate da etichette con dipinti e versi d'autore tra cui anche quelli di Andrea Camilleri. «Il primo muccuni gli parse amaro e stava per risputarlo quanno il sapori nella vucca di colpo cangiò, addivintò 'na cosa profumata e càvuda, 'na carizza di villuto, gli parse di starisi vivendo 'na rosa». Sono questi i versi tratti da «Il sonaglio», edito quest'anno da Sellerio, con cui il «sommo» letterato siciliano è presente nella tiratura limitata di 4.000 bottiglie. Una serie di 12 etichette vestono due dei vini più prestigiosi della cantina ragusana: l'Insolia Doc Riflessi di Sole del 2007 e il Cerasuolo di Vittoria Barocco Doc, annata 2003. A questa iniziativa è stata dato anche un fine benefico e solidale. Le bottiglie dell'intera collezione contribuiranno al progetto «Wine for Life» in favore dei bambini africani malati di Aids. Gli autori che hanno dato il loro contributo, oltre a Camilleri, sono Roberto Alajmo, Giacomo Cacciatore, Davide Camarrone, Giancarlo De Cataldo, Piergiorgio Di Cara, Marcello Fois, Valentina Gebbia, Aldo Gerbino, Carlo Lucarelli, Rita Piangerelli e Santo Piazzese. Gli artisti che hanno realizzato le opere riprodotte nelle etichette sono Antonella Affronti, Luciana Anelli, Aurelio Caruso, Orazio D´Emanuele, Pippo Giambanco, Gilda Gubiotti, Paolo Malfanti, Franco Nocera, Antonino G. Perricone, Salvatore Provino, Turi Sottile e Giusto Sucato. A quella castelbuonese seguiranno altre presentazioni a Roma, Bologna e Ragusa.
Rosario Mazzola
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 29.10.2009
Appuntamenti
Incontri universali

Alle 18.30 al Palazzo delle Esposizioni nell'ambito della mostra "Astri e particelle. Le parole dell'Universo" Claudia Di Giorgio incontra Andrea Camilleri. In via Milano 9/a con ingresso libero.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 29.10.2009
Bolognetta celebra con un libro e un convegno l’autore dell’autobiografia che fu un caso letterario.
Un analfabeta emigrato in America che s’inventò una lingua sospesa tra dialetto arcaico e anglismi
I cento anni di Bordonaro
Il cantore della "spartenza" dall'isola

[…]
Bordonaro non è il primo che ricorre a un dialetto reinventato - nel suo caso contaminato con il "mericano" - per raccontare. Prima di lui lo fanno i grandissimi, Verga, Pirandello, Capuana, Sciascia, Consolo, perfino D' Annunzio che rappresenta in vernacolo siculo "La figlia di Iorio". Dopo di lui, una valanga. Stefano Vilardo, scrittore di talento che scuote l'albero i cui frutti poi li raccoglie Andrea Camilleri, Vincenzo Rabito, secondo miracolo a Pieve, un altro contadino siciliano semianalfabeta che in "Terra matta" ci fa partecipare alle sue avventure di piccolo uomo dentro la grande storia del Novecento (anch' esso pubblicato da Einaudi a cura di Evelina Sant' Angelo).
[…]
Il siciliano, sdoganato in televisione dal commissario Montalbano, torna a prendersi quello scettro che fu suo nel 1200 con la scuola poetica di Federico secondo.
[…]
Per il centenario della nascita di Tommaso Bordonaro, il convegno "Raccontare la vita, raccontare l'emigrazione", che si tiene nella scuola media di Bolognetta sabato e domenica, ne celebra l'opera. Organizzano il Comune, l'Università e la Regione. Agli incontri partecipano insigni studiosi di letteratura, linguistica, storia.
[…]
Interverrà in video anche Andrea Camilleri, intervistato da Gaetano Savatteri.
[…]
Tano Gullo
 
 

Dallapartedeltorto, 29.10.2009
Saramago e Camilleri, brigata Al-Zheimer
La meglio gioventu'

Questi sono le due giovani speranze della brigata guerrigliera Al-Zheimer, combattente per la libertà di cazzate e di pubblicazione e grana, magari da Mondadori- Einaudi (del nemico Papi).
[…]
L'altro giovanotto guerrigliero è troppo noto per illustrarne le gesta di vecchio sbirro anti-Papi. Come il suo folkloristico commissario sicil-gaddiano, che oltre ai criminali procaccia pure grana al combattente, naturalmente devoluta alla causa. Camilleri, attento alle placche!
johnny doe
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 30.10.2009
È spumeggiante la farsa di Camilleri

A Vigata, perché sempre lì si torna, anche se un secolo mezzo prima di Montalbano, in quella notte del 10 dicembre 1874 succede proprio di tutto. A scatenare il finimondo la scelta del prefetto di Montelusa, toscano ottuso e testardo, di inaugurare il nuovo teatro lirico cittadino con l'assai modesta opera di Luigi Ricci,” Il birraio di Preston”. Una piccola bega di paese, generata da un altrettanto banale equivoco, che si gonfia all' inverosimile scatenando sedicenti melomani, vedove in cerca d' amore, mafiosi veri e presunti, congiurati e perfino l'esercito. Adattando per la scena quel disincantato e spassosissimo affresco corale che è “Il birraio di Preston”, Andrea Camilleri e il regista Giuseppe Dipasquale hanno scelto la strada del gioco teatrale: a un impeccabile Pino Micol in tuba e frac il compito del narratore che tesse le fila, raccontando, annunciando e chiosando i fatti, al resto del cast (in cui sono da citare almeno Giulio Brogi e Mariella Lo Giudice) quello di dare vita alla sarabanda dei personaggi che affollano questa farsa spumeggiante farcita di prodigiosa ironia e modellata secondo tutti i crismi di un teatro ben fatto, ben scritto e ben recitato. Teatro Strehler largo Greppi, ingresso 25,50-32 euro, fino al 15 novembre. Tel. 848800304
(s.ch.)
 
 

MilanoWeb.com, 30.10.2009
"Il birraio di Preston" al Teatro Strehler
Dal 27 ottobre al 15 novembre lo spettacolo tratto da un racconto di Andrea Camilleri

I 'racconti migliori' della letteratura spesso finiscono su un palcoscenico. E così è accaduto a “Il birraio di Preston”, un testo brillante, divertente e quanto mai pungente, di Andrea Camilleri, in scena al Teatro Strehler dal 27 ottobre al 15 novembre.
Il ritmo del racconto, le situazioni esilaranti, gli eventi tra il 'farsesco' e il 'drammatico', che costruiscono nel libro di Camilleri un’architettura formale assolutamente efficace, sono "ingredienti" che si adattano alla perfezione ad un palcoscenico.
La storia è di quelle che circondano di affetto e amarezza i paradossi e le contraddizioni di questa nostra Italia.
Un "paesotto" di provincia, Vigata, è lo 'scenario ideale' in cui i grandi problemi di una nazione diventano la ragione di vita quotidiana degli abitanti del luogo. Nell’Italia del primo ‘800, dilaniata tra i sussulti di un Risorgimento che preparava il suo avvento e lo spirito reazionario di molti, un Prefetto fiorentino si ritrova "catapultato" nella realtà siciliana di provincia, chiamato a svolgere in questo luogo straniero le sue 'mansioni amministrative'.
Basta la scelta dell’opera che dovrà inaugurare il nuovo teatro civico, a scatenare passioni 'indicibili' e a far piombare sul paese 'mafiosi' (veri e presunti), a provocare 'morti ammazzati' ed eventi mai visti prima in quella 'piccola' realtà.
Addirittura, approfittando della temporanea rivolta del paese all’autorità preposta, arriva da Roma un bombarolo mazziniano, Nando Traquandi, che cerca di creare scompiglio all’apertura della sala, e trasforamre quell’evento in una 'piccola rivoluzione'.
Sullo sfondo appassionate storie d’amore e quel sapore antico che si porta dietro la 'contraddittoria', 'bellissima' provincia italiana.
 
 

Affaritaliani.it, 30.10.2009
Staalesen si racconta ad Affaritaliani.it: "Il successo dei noir scandinavi? Merito della nostra grande tradizione"
"All'inizio del secolo scorso la Norvegia era uno dei più poveri paesi d'Europa, oggi è uno dei più ricchi al mondo. Solo un romanzo, in questo caso un noir, può spiegare un Paese così complesso". Gunnar Staalesen, uno dei più importanti scrittori norvegesi, famoso in tutto il mondo, ha scelto Affaritaliani.it per la prima intervista italiana su "Satelliti della morte" (Iperborea): "Gli autori scandinavi sono così bravi nel genere noir? Abbiamo iniziato per primi, ai tempi di Poe. La nostra è una grande tradizione. Gli italiani? Conosco solo Camilleri e la coppia Fruttero-Lucentini"

[...]
Conosce autori Noir italiani?
"Non molti. Poichè non leggo l'italiano e non molti scrittori Italiani di crimine sono tradotti nelle lingue scandinave. Il solo che conosco è Andrea Camilleri e i suoi romanzi su Montalbano, alcuni di loro pubbicati in Norvrgia negli ultimi anni. E ricordo con pacere un romanzo che ho letto negli anni '70,"La donna della domenica"  di Carlo Fruttero e Franco Lucentini".
[...]
Antonio Prudenzano
 
 

Televisionando, 31.10.2009
Fiction Rai: tagli per il 2009, indiscrezioni sul piano 2010
Il CdA ha approvato l’aggiornamento del Piano Fiction Rai per il 2009, che prevede un taglio di 17 milioni di euro con lo slittamento di una serie di titoli, tra cui “Il Commissario Manara 2”. Intanto L’Espresso pubblica la bozza del Piano Fiction per il 2010, ma per Fabrizio Del Noce non è attendibile: “Bisogna ancora discuterne”.

Nella sua ultima riunione il CdA Rai ha approvato l’aggiornamento al Piano Fiction 2009.
[…]
Per il prossimo anno sarebbero in ballo 251 milioni e 940 mila euro, spartiti più o meno tra le solite case di produzione, sottolinea L’Espresso:
[…]
17 milioni e mezzo alla Palomar per una serie in 13 puntate dal titolo “Napoli-Bombay” e per un nuovo capitolo de Il Commissario Montalbano tratto da “Le Avventure del Giovane Montalbano”.
Vi proponiamo la scheda pubblicata da L’Espresso con la sintesi di quanto previsto nella Bozza Globale del piano di Produzione 2010 di Rai Fiction.
[…]
Giorgia
 
 

Avvenire, 31.10.2009
Camilleri racconta Sciascia politico

Un libro sulla vita politica di Leonardo Sciascia a vent’anni dalla scomparsa dello scrittore siciliano (20 novembre 1989): è quello che ha scritto un altro grande scrittore dell’isola, Andrea Camilleri, con il titolo «Un onorevole siciliano. Le interpellanze parlamentari di Sciascia», che l’editore Bompiani manderà in libreria martedì 4 novembre (pagine 184, euro 12). «Lo scrittore fu eletto come indipendente al consiglio comunale di Palermo nel Pci e poi si presentò al Parlamento con i radicali, dove restò fino al 1983. Fu più che altro un modo per avere accesso alle carte sul caso Moro, su cui scrisse appunto 'L’affaire Moro'», ha detto Camilleri.
Come onorevole Sciascia presentò undici interrogazioni su mafia e terrorismo: «Io ho raccolto questo materiale per ricordarlo a tutti», perché quelle interpellanze risultano tutte ancora oggi di «una sconcertante attualità, come quelle sul decreto contro il terrorismo, sulla lotta alla mafia, sulle tangenti, sull’uccisione del giudice Ciaccio Montalto».
 
 

NonSoloCinema, 31.10.2009
"Il birraio di Preston" allo Strehler di Milano
La Sicilia vista con gli occhi di Camilleri

La compagnia del teatro stabile di Catania torna a Milano con una nuova produzione tratta da un romanzo di Andrea Camilleri, “Il birraio di Preston”. Il tema è caro all’autore: le vicende della Sicilia negli anni dopo l’unità d’Italia. Si narra infatti della ribellione degli abitanti di Vigata all’imposizione del potere costituito, il prefetto Bortuzzi, di far rappresentare l’opera lirica di Luigi Ricci “Il birraio di Preston”; queste vicende locali si intersecano con quelle nazionali della corruzione dei potenti e delle lotte tra monarchici e mazziniani.
Lo spettacolo segue abbastanza fedelmente l’originale, mantenendo anche la scansione in capitoli del libro attraverso la voce fuori campo dello stesso Camilleri che ne specifica l’inizio. Così facendo si è mantenuta la peculiarità del testo: ogni sezione infatti riprende un’opera della letteratura internazionale, da Snoopy a Marx, da Verga a Mann e la rielabora per creare un unicum dalle molte sfaccettature. La trasposizione teatrale risulta drammaturgicamente molto interessante poiché è costituita da parti narrate e parti dialogate; in questo alternarsi la figura del narratore funziona da fil rouge, impersonando anche di volta in volta personaggi minori che contornano la vicenda principale.
Si ride e si riflette, ma a fatica si diventa complici dei protagonisti anche a causa di una recitazione spesso eccessivamente enfatica e dei movimenti scenici non sempre giustificati. Risultano molto efficaci invece le scene nelle quali sul palco si possono riconoscere due piani scenici e temporali: sul fondo viene delineato quanto in primo piano è solo narrato. Le scene più moderne si staccano piacevolmente dal resto, qui il ritmo si impenna e il coinvolgimento si fa maggiore. Ben riuscite le parti corali, soprattutto quelle dove la farsa la fa da padrona.
Nel complesso l’opera risulta comunque piacevole, complici anche le musiche vivaci di Ricci e gli intermezzi strumentali; merita di essere vista per la struttura sicuramente inusuale e per l’abilità dimostrata nel trasportare sulla scena un romanzo, impresa che troppo spesso ha portato a risultati mediocri e che qui invece lascia felicemente sorpresi.
Andrea Massironi
 
 

Corriere della Sera, 31.10.2009
Guida al palcoscenico
Il birraio di Preston

Nel romanzo di Camilleri un prefetto calato dal Nord a Vigata poco dopo l'Unità, decide di inaugurare il teatro con un'opera lirica invisa ai cittadini belliniani e insofferenti alle imposizioni. L'autore intesse, con toni dall'ironico al grottesco, all'erotico elegiaco, una tela di avvenimenti e personaggi che ritroviamo nel festoso, divertente spettacolo con la regia di Dipasquale, ben recitato da tutti gli attori, da Pino Micol a Giulio Brogi a Mariella Lo Giudice. Strehler, fino al 15 novembre.
 
 

Milano Finanza, 31.10.2009
Avide, mini-serie lega arte & vino
Sicilia. Vino & mercati

Da Camilleri ad Alajmo a Lucarelli. E poi Caruso, Affronti, Provino. Ci sarà un piccolo esercito di pittori, poeti e scrittori dal nome altisonante, nelle bottiglie della serie limitata che Avide, la casa vinicola di Comiso (Ragusa) nel portafoglio della famiglia Demostene, dedicherà [...]
 
 

Asocial Network, 31.10.2009
Troppe assenze, Montalbano

Ciao, Commissario.
Non ci conosciamo. Ma, stavolta, non è un modo di dire. Non ci conosciamo, perché, a rigore, io esisto e tu no. Esiste, casomai, il tuo autore; un vecchio pingue, intelligente, con delle incredibili pappagorge e un wit più che notevole espresso peraltro, e sempre, con una calma ed una proprietà di linguaggio che, in questo paese, sono merce rarissima.
Esiste però, e infinitamente più della mia di persona reale, la tua immagine collettiva. Grazie ai film, naturalmente. Senza film, se tu fossi rimasto tra le pagine dei libri, ognuno avrebbe avuto un'immagine diversa di te. Tante immagini quanti sono i lettori. Invece, nunc et semper, hai per tutti la faccia di un dato attore, del tutto inseparabile. Succede così. Nero Wolfe, per tutti, avrà in eterno la faccia di Tino Buazzelli. Quando morirà quell'attore, tutti diranno che è morto il commissario Montalbano. Lo scriveranno persino sui giornali. Lo diranno alla televisione. E, più che altro, sarà pensato, come un dato di fatto.
Hai un'immagine, quindi esisti. Hai una faccia, in questo tempo dove le facce sembrano contare anche più del solito. L'immagine è di gran lunga più esistente della realtà. Tocca, allora, relazionarsi a te come a una persona viva, e senza cadere nemmeno nei trucchetti degli autori, ché ne hanno inventati a bizzeffe. Tipo quello del personaggio che scrive al posto dell'autore. Preambolo chiuso, Commissario.
Vorrei porti, allora, una questione.
Mettiamo che, un giorno qualsiasi, bello libero e senza nessuna indagine importante da svolgere, te ne stai camminando per una strada di Vigàta. Sei, magari, appena uscito dalla Trattoria San Calogero dove ti sei sbafato qualche semplice delizia a base di pesce. Te ne cammini verso il molo fumandoti una sigaretta. Ti avvicina un tizio, del tutto ordinario; niente, in lui, risalta. Una faccia comune, un vestito normale, statura media. Un anonimo.
Non ti scanti perché è chiaro che lo sconosciuto non ha cattive intenzioni. Anzi, ti chiama gentilmente. “Commissario! Lei è il commissario Montalbano?” Ha un accenno di sorriso; e, comunque, potresti facilmente metterlo fuori combattimento in mezzo minuto. E se anche non fosse così facile, sei pur sempre armato anche se non ti piace per niente usare la pistola. Però, come dire, fra averla e non averla c'è una certa differenza, quando si fa il Commissario e ti avvicina uno che non conosci, sia pure apparentemente benintenzionato.
- Commissario, ci pozzu fari una domanda?
- Ma prego! -dici tu, con quell'aria a metà fra il cortese e la presa per il culo.
- Ecco, Commissario, ma a lei...
- Ma a me...
Lo sconosciuto sembra pensarci bene, forse troppo bene. Lo guardi, con quella faccia da attore che ti ritrovi. Mediti, naturalmente, se non sia meglio spedirlo via a base di rottura di cabasisi, oppure con qualche ironia.
- Ecco, ci volevo dire...a lei qualcuno ci ha mai detto che è un poliziotto di merda?
Rimani lì, coi cabasisi e con l'ironia a mezz'aria.
- Mi spiego... non un delinquente, che un delinquente lo capirei se ci desse a lei del poliziotto di merda... dico uno qualsiasi, uno come me, uno che non ha mai fatto del male a nessuno...
- E... e perché lei mi chiede questa cosa?...
- Perché sa, io mi sono fatto certe idee, e secondo me, lei non è altro che un poliziotto di merda. Anzi, addirittura di stramerda.
- Ma... ci ho fatto qualcosa a vossignoria...?
- Nulla! Assolutamente nulla! (Si fa il segno della croce). Però vedo che succedono cose... e mi sono fatto l'idea che la polizia è una gran merda. Che non è per nulla al servizio dei cittadini. E che chi ci continua a star dentro, anche se è la migliore persona di questo mondo (fa il gesto di baciare le mani), è comunque un pezzo di merda. Ci starebbe fuori, sennò! Anzi, non ci sarebbe nemmeno mai entrato! E le volevo dire che sono dei grandissimi stronzi curnuti anche Fazio, Augello e anche quel povero demente di Catarella. Arrivederci, Commissario! Mi scusi per il disturbo!
E se ne va.
E tu rimani lì, con l'aria inebetita, la sigaretta a mezz'aria a farsi fumare dal vento, e qualche certezza in meno. Ma come! Il Commissario Montalbano, quello che piace a tutti, persino agli anarchici, quello che in gioventù era extraparlamentare e andava alle manifestazioni, quello che ha persino avuto parole di condanna per i fatti di Genova, quello che crede nella Polizia democratica, o nella Polizia giusta, e ne racconta le avventure per mano del suo autore con le pappagorge intelligenti. Quello che sventa i traffici di organi, che aiuta gli immigrati, che scopre il merdaio politico-finanziario, che indaga persino su omicidi di cinquant'anni prima. E quello non ti ha nemmeno dato il tempo di rispondere; si è volatilizzato, lasciandoti lì, sul marciapiede.
E, del resto, il tuo autore progressista ce l'ha messa davvero tutta per farti amare. Guai a chi tocca il commissario Montalbano. Sei l'immagine di ciò che una società vorrebbe dalla Polizia. Ispiri fiducia. Non ti dipinge come un servitore ubbidiente e cieco. Sai trasgredire, dire di no e, all'occorrenza, mandare in culo i superiori. Sei un uomo che invecchia, coi tuoi dubbi, le tue debolezze le tue paure. Avevi quel tuo famoso codice della fedeltà assoluta a quell'ignobile pesce lesso alla genovese chiamato Livia, ma alla fine la hai sanamente cornificata -cornificando ancor più sanamente anche i codici. Puoi addirittura permetterti di essere vagamente di sinistra, anche se proprio comunista, no. Un Commissario comunista sarebbe stato troppo anche per il tuo autore. Meglio qualche vaga sessantottaggine, il senso della giustizia, un bel brodo di disillusioni, e anche uno stipendio decente erogato dallo Stato che ti permette di avere la meravigliosa villetta sul mare con annesse nuotate mattutine. Sì, Montalbano, sei proprio nato per farti volere bene. Hai davvero un tocco magico. Sei riuscito a mettere tutti d'accordo.
Però, devo dirtelo, ci sono delle cose che non mi tornano. Beninteso, non sono io il tipo che ti ha fermato per la strada.
Non mi torna, per esempio, che il tuo autore abbia più volte, interrogato al riguardo, dichiarato di credere nella Polizia. Come fa ancora a crederci? Genova, che pure ti ha fatto condannare, non gli è bastata? E continua a propinarci la tua favola? Destina, poi, l'intero incasso di un suo libro collaterale, dedicato ai pizzini di Provenzano, ai familiari dei poliziotti vittima del dovere. Quando ho letto quella cosa, mi son detto: ecco, lo doveva fare. Temo che il tuo autore, Commissario, abbia una discreta paura che lo prendano per un po' troppo sovversivo, lui che al massimo voterà per il PD. Sia mai che l'incasso di un altro libro sia devoluto, che so io, ai familiari delle vittime di Ustica. O, meglio ancora, a quelli di tutti i cittadini inermi ammazzati dai tuoi colleghi. Alla madre di Francesco Lorusso, alla famiglia di Giorgiana Masi, a quelle delle persone ammazzate dai tuoi colleghi della Uno Bianca (ma lì non s'era a Vigàta, s'era a Bològna). Al fratello di Giancarlo Del Padrone abbattuto sul tetto di un carcere. Ai parenti di Giannino Zibecchi o di Rodolfo Boschi. Ce ne avrebbe di libri da scrivere e da devolvere. Invece, sai cos'altro succede. La tua faccia, ovvero l'attore che la detiene, passa indifferentemente dalla tua persona a leggere un audiolibro scritto dal figlio di un tuo collega, uno che una sera di dicembre a Milàno era in una stanza dove un anarchico precipitò senza una scarpa. Poi quel tuo collega fu ammazzato. L'anarchico non lo ha, invece, ammazzato nessuno; e non ha avuto nessun figlio che scrivesse libri. Tu pensa se il tuo autore, in una tua vicenda, ne avesse fatto cenno. A quell'anarchico e al malore attivo. Poi gli attori sono strana gente: capaci di interpretare, a pagamento, un altro attore fascista e fucilato, in un suo tentativo di riabilitazione, e di leggere il giorno dopo “Mio padre è morto a diciott'anni partigiano” eliminando però la strofa finale dove spara ai fascisti. Una poesia che è stata resa famosa dall'interpretazione di uno che, poi, si è ritrovato a fare il buon maresciallo Rocca tutto famiglia, buoni sentimenti, cagnolini e cattivoni alla sbarra.
Deve proprio credere nello Stato, il tuo autore. Quello Stato che si arresta a vicenda, che si avvelena reciprocamente, che si ammazza e si riammazza. Ché anche tu, caro Montalbano, volente o nolente sei un suo servitore. Certo, umano e persino troppo umano. Paure e debolezze. Incubi e incertezze. Disillusioni e invecchiamenti. Ma mai una carogneria di quelle grosse. Mai una giornata di ordine pubblico, mai un comando antisommossa: o che in quel cazzo di Vigàta, tutta buone trattorie, non ci sarà mai stata una manifestazione studentesca? Una dimostrazione di disoccupati repressa pesantemente? Un derby Vigàta-Montelusa dove un altro commissario viene fatto fuori in modo poco chiaro? L'avresti arrestato, tu, l'ultras sacrificale che poi non c'entrava per niente? L'avresti coperto Augello, se si fosse venuto a sapere che col suo Defender aveva beccato in pieno il commissario, spedendolo all'altro mondo? Un bel casino. La scelta tra continuare a fare il Montalbano, oppure vomitare, andarsene, denunciare.
Ché sarebbe interessante vedere un Montalbano schifato buttar via tessera e ogni cosa, rinunciare al suo stipendio sicuro di statale e fare il protagonista di un romanzo da ex poliziotto che ha smesso di crederci, nello Stato. Scoprire che, magari, Fazio è un torturatore di detenuti, che Mimì Augello in quei giorni di luglio non era affatto dietro a qualche gonnella ma a Bolzaneto, e che persino Catarella, dietro l'aria da finto idiota, era uno spedito là a sorvegliarti e riferire.
Ma non si può. Queste sono cose troppo reali.
Per questo ho smesso di comprare e leggere i tuoi romanzi. Mi appassionavano troppo, per la miseria. Cominciavo anch'io, sotto sotto, a sperare che da qualche parte esistesse un Montalbano, con le sue battute fulminanti e con quell'eroismo da antieroe. Ci hanno pensato centinaia di fantasmi, di persone che erano vere, a farmi risvegliare. A non credere più nelle storie e nelle storielle di chicchessia. Non rinnego certo di averti letto, e con piacere. Non lo rinnego, ma c'è troppo sangue che è scorso, e che continua a scorrere, per mano di persone che fanno parte della tua istituzione e del tuo Stato. E, a quanto mi risulta, tu e il tuo autore non avete fatto nulla per impedirlo. Ci sono i questori rompicoglioni cui fare il muso duro, nel tuo mondo; non ci sono gli altri poliziotti assassini. Non c'è il questore Guida. Non c'è Perugini che massacra di botte un ragazzino di quindici anni. Troppe assenze, Montalbano.
Mi hanno detto che il tuo autore, saggio e previdente per la sua grave età, ha già scritto la tua ultima storia, depositandola presso l'editore. Morte dovesse sopraggiungere, il tuo ultimo capitolo è bell'è scritto. Nessuno sa come andrà a finire. Se con un cupo e quieto pensionamento o con un colpo di pistola. Pare che la storia si chiami “Riccardino”. Proprio così. S'ignora chi sia questo Riccardino, ma ho qualche inquietudine. Non vorrei che, finalmente, tu sposassi quella querula deficiente di Livia e che tu la mettessi incinta in extremis, chiamando Riccardino vostro figlio. Ho già dovuto sopportare un Riccardo Venturi carabiniere, e chiamarmi come il figlio di Montalbano sarebbe troppo.
E lo capisco bene quel tizio che, in mezzo di strada, ti ha dato del poliziotto di merda.
Forse avrà letto di certe pallottole vaganti, di certe cadute dalle scale, di certe morti naturali certificate da medici che non assomigliavano manco un po' al dottor Pasquano.
Vorreste, tu e il tuo autore, farci vedere come dovrebbe essere la Polizia. Solo che la Polizia non può esserlo. Mai. E lo sapete benissimo.
E allora, se sei davvero Montalbano, torna a casa. Fatti una bella pasta 'ncasciata, o una nuotata lunga lunga. Poi vai in ufficio e dai le dimissioni.
Sennò ci prendi tutti per il culo.
Venturik
 
 

 


 
Last modified Sunday, August, 30, 2020