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RASSEGNA STAMPA

MAGGIO 2010

 
Libera, 5.2010
Andrea Camilleri con Libera contro le mafie per la donazione del 5 per mille
Cliccare qui per vedere lo spot

5x1000 a Libera
 
 

l'Unità, 1.5.2010
Chef Camilleri
Il «confronto delle idee» e il deserto del Sahara nella testa del premier
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il festival del racconto / Premio Chiara, 1.5.2010
Premio Chiara alla carriera a Andrea Camilleri
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Questa la motivazione
“Il Premio Chiara alla Carriera viene conferito ad Andrea Camilleri, per avere sedotto l’intero pianeta con la grazia inarrivabile delle sue storie, quintessenza di una Sicilia verissima e inventata”
Sabato 1 maggio 2010 ore 18, Luino, Teatro Sociale, Via XXV Aprile, 13
conducono Luca Crovi, Mauro Novelli
interventi
Dario Galli, Presidente Provincia di Varese
Andrea Pellicini, Sindaco di Luino
Ettore Mocchetti, Direttore AD
Letture con Sarah Maestri
Il Premio Chiara alla Carriera è sostenuto da AD la rivista del Gruppo Condè Nast per la quale Piero Chiara inventò nel primo numero la rubrica “La casa, la vita”, ancor oggi viva.
Amici di Piero Chiara
Viale Belforte 45 – 21100 Varese – tel. 0332 335525 fax 0332 335501
www.premiochiara.it e www.ilfestivaldelracconto.it
e-mail: amicichiara@premiochiara.it

 
 

Varese News, 1.5.2010
Editoriale
Viva Camilleri
Il popolare scrittore arriva a Luino per il Chiara alla carriera. Lui è il maggior interprete dell'uso del dialetto

Il suo personaggio più popolare, il commissario Montalbano, è entrato nelle case di tutti gli italiani. Le sue storie sono diventate un caso editoriale e poi un grande successo televisivo. Andrea Camilleri arriva nel Varesotto per ritirare il Chiara alla carriera. Lo accoglierà Luino, la patria del nostro popolare scrittore che così bene ha descritto abitudini, tic, espressioni della gente della sua terra.
È una festa grande per gli amanti della cultura.
Ci sono diverse ragioni di fascino in questo incontro con lo scrittore.
Camilleri venne scoperto da Gianni Riotta che, da buon siciliano, lesse Il birraio di Preston mentre era su un aereo diretto a New York dove lavorava. Il giornalista restò fulminato e la sua successiva recensione fu l’inizio del più grande successo editoriale in Italia degli ultimi 15 anni.
Quel libro, al di là della bella storia che racconta, è un manifesto di un modo di far uso dell’italiano.
Fa emergere tutta la capacità affabulatrice di Camilleri che è una delle ragioni del successo.
Lo scrittore ha il merito di aver reso nobile il dialetto, e lo ha fatto con uno di quelli più ostici come il siciliano. Il suo uso non è un’alternativa folkloristica all'italiano. Con lui il dialetto diventa una varietà della lingua nazionale con la stessa dignità e le stesse possibilità stilistiche. Un’operazione che permette alla storia linguistica italiana e alla dialettologia di non guardarsi più in cagnesco.
Camilleri dà valore al suo siciliano e con coraggio lo mescola all’italiano, ma anche alle espressioni discutibili come quelle di Catarella, il personaggio più rocambolesco e divertente delle storie del commissario Montalbano, che utilizza un italiano maccheronico, misto al dialetto. “Dottori, lei putacaso mi saprebbi fare la nominata di un medico?”
Camilleri gioca con le parole e il dialetto senza mai alzare steccati culturali. Il suo mescolare storie personali, storiche e sociali con l’uso di un linguaggio originale, al tempo stesso legato alle tradizioni dei luoghi, ricorda tanto l’attenzione che si mette al dialetto anche dalle nostre parti.
La differenza di Camilleri sta però nel valorizzare le tradizioni senza perdere l’importanza e il valore dell’Unità d’Italia. Il dialetto diventa così non un elemento di divisione, ma una caratteristica propria del territorio la cui cultura si fa però universale.
Le sue storie sono attente all’inclusione sociale, sono contro ogni sopraffazione e discriminazione.
E non è un caso che l’editore palermitano Sellerio, oltre a Camilleri, abbia pubblicato con coraggio il primo romanzo della nostra Laura Pariani, che scrive in lombardo lunghe parti dei suoi racconti.
Va dunque riconosciuto il merito agli organizzatori del Premio Chiara di aver invitato Camilleri a Luino, perché l’incontro tra culture è quanto di più affascinante esista.
 
 

VareseNotizie, 1.5.2010
Premio Chiara alla Carriera ad Andrea Camilleri

Luino - "Sono onorato di essere qui a Luino. Il vostro calore mi ha ripagato delle fatiche del viaggio". Così Andrea Camilleri, sceneggiatore, regista e scrittore, ha salutato il numeroso pubblico accorso, nel tardo pomeriggio di oggi, primo maggio, al Teatro Sociale di Luino dove il Maestro ha ricevuto il Premio Chiara alla Carriera.
FOLTO PUBBLICO
Troppe piccole le sale del teatro per ospitare le tante persone che hanno voluto testimoniare, con la loro presenza, la stima e il grande affetto nei confronti dello scrittore siciliano, autore dei popolari romanzi che hanno come protagonista il commissario Montalbano. Molti i cittadini che hanno dovuto seguire l'incontro su un maxischermo posizionato nell'atrio del teatro. In prima fila le tante autorità: dal presidente della Provincia di Varese Dario Galli al prefetto Simonetta Vaccari. Dal neo sindaco di Luino Andrea Pellicini ai primi cittadini di Varese e di Busto Arsizio, Attilio Fontana e Gigi Farioli. Tra i presenti anche la moglie di Camilleri, Rosetta, l'attrice luinese Sarah Maestri, Romano Oldrini, presidente dell'associazione Amici di Piero Chiara, Bambi Lazzati, direttore artistico del Premio Chiara e l'assessore provinciale alla Cultura Francesca Brianza. A presentare la serata sono stati Luca Crovi, critico rock e conduttore radiofonico, e Mauro Novelli, insegnante di Letteratura italiana contemporanea all'università Statale di Milano.
LUNGHI APPLAUSI
Accolto da un lunghissimo applauso, Camilleri ha conquistato il pubblico ripercorrendo alcuni episodi significativi della sua vita, raccontando della "sua" Sicilia ("amavo – ha detto – il rumore del mare che mi cullava") e parlando degli impegni futuri."Quando – ha sottolineato lo scrittore siciliano – ho saputo del Premio Chiara alla Carriera sono stato felicissimo. E' difficile descrivere l'emozione che ho provato non appena sono arrivato in Teatro. Essere qui nella terra di Chiara è straordinario. Mi sento figlio di Piero Chiara. Non l'ho mai conosciuto di persona, ma sono stato un suo lettore appassionato. Ho sempre amato coloro che raccontano storie e Chiara aveva una capacità di seduzione grandissima. E' tipico di queste zone perché anche Vittorio Sereni con le sue poesie raccontava davvero delle storie". Tanti i punti in comune tra Camilleri e Chiara, entrambi cantori della quotidianità.
LA CONSEGNA DEL PREMIO
Interrotto più volte dagli applausi del pubblico, lo scrittore siciliano ha parlato anche dell'incontro con Pirandello avvenuto quando aveva solo dieci anni, dell'importanza che i contadini hanno avuto nella sua vita ("sono stati - ha detto - dei maestri di ispirazione per i miei racconti), ma anche del bisogno, quando scrive "di sentire la vita attorno, perché la solitudine è da suicidio". Poi la consegna del Premio Chiara alla Carriera con questa motivazione: "per avere sedotto l'intero pianeta con la grazia inarrivabile delle sue storie, quintessenza di una Sicilia verissima e inventata".
GLI INTERVENTI DELLE AUTORITA'
"Ringrazio – ha detto il presidente Galli – della presenza del Maestro Camilleri. Ricorderemo questa serata per molto tempo". Dello stesso parere il sindaco Pellicini: "E' stato davvero un onore aver riceuto il Maestro qui a Luino. Non dimentichiamo che anche il padre di Chiara era siciliano, proprio come Camilleri, e quindi possiamo dire che oggi il Premio Chiara ritorna in Sicilia". Soddisfazione è stata espressa anche dagli organizzatori della manifestazione.
 
 

TG3 , 1.5.2010
Sabato notte

"Il nipote del Negus", l'ultimo romanzo di Andrea Camilleri. La storia del nipote del Negus, inviato a studiare in Italia con pochi mezzi per sopravvivere, offre all'autore il pretesto per attribuire al protagonista cose che in realtà non fece mai e di raccontare il fascismo e la […]
Irene Fioretti
 
 

Famiglia Cristiana, 1.5.2010
Le grandi interviste
Camilleri, l'Italia e l'Italietta
Il padre di Montalbano a quasi 85 anni non cessa di coltivare la sua vena creativa. In questa lunga intervista spiega i rischi di un Paese diviso.

Nota di servizio per gli insaziabili lettori di Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano ha già prodotto "tanticchia" di nuove opere. «In questo momento la Sellerio è come un lavandino intasato. Ho lasciato già cinque Montalbano e due romanzi storici. Poi ne ho un altro in uscita con Mondadori». Sembra inarrestabile questo produttore seriale di best seller che a settembre compie 85 anni. Il segreto forse sta nel metodo, oltre che nella felicità di scrittura. «Mi alzo alle sei, alle 7 meno un quarto sono rasato e vestito davanti alla scrivania, non riesco a tampasiare casa casa se devo lavorare. Scrivo e ricorreggo tutta la mattina, sorseggiando una birretta da 750 cc fino a mezzogiorno, poi bevo solo acqua per tutto il resto della giornata. Purtroppo da qualche anno il dottore mi ha proibito il whisky, che mi piaceva assai». Da tempo ricorre all’"informaticcia", come direbbe Catarella, ovvero al computer. «Sto scrivendo un Montalbano. Nella mia testa il commissario si sta annoiando a Bocca d'Asse, da Livia, a Genova, perché in Questura si sono accorti che ha una tale quantità di ferie arretrate che le deve smaltire. Naturalmente in questa noia gli stanno succedendo delle cose. A proposito: tutti i Montalbano hanno la stessa misura, se ne è accorto? Diciotto capitoli da dieci pagine mie ciascuno. Se non rientra in questa misura canonica vuol dire che il romanzo è sbagliato».
La scrittura, spiega lo scrittore di Porto Empedocle, è come un esercizio fisico e va esercitata quotidianamente. «Magari scrivo una cosa qualsiasi, che so, una lettera al signore che ho incontrato in edicola. Ritengo che l’esercizio della scrittura debba essere quotidiano come un pianista che fa gli esercizi. Dopo un po’ si perde la mano. Tre pomeriggi a settimana li passo a rispondere alle lettere dei lettori. Lo sento come un dovere quello di rispondere. Sono stati i lettori a farmi, ho un debito verso di loro».
Che le scrivono?
«Di tutto. Di solito sono lettere elogiative. Spesso di un affetto incredibile. Ce n’è una che mi ha schiantato: era di una donna di 30 anni. Diceva: sto morendo, ma lei mi ha regalato col suo libro un’ultima risata. Non ha nemmeno messo il mittente con l'indirizzo, solo la firma. Voleva solo farmelo sapere. Ma c’è anche chi mi fa osservazioni o mi critica. Uno, piuttosto arrabbiato, mi ha scritto: lei non può affibbiare le sue idee politiche a Montalbano, perché Montalbano ormai appartiene a tutti».
E lei che ha risposto?
«E allora se lo scriva da sé».
Qual è il libro a cui è più affezionato?
«Il ladro di merendine".
Si dice che i personaggi vanno avanti da soli e sfuggono al controllo dello scrittore. E così anche per lei?
«Diamine, è proprio così. Specie per i personaggi che Simenon definiva “palettati”, ovvero un po’ definiti, caratterizzati. Se non si sta attenti tra la velocità di scrittura del computer e la capacità ectoplasmatica di andare avanti da soli, i personaggi rischiano di andare per conto proprio. Bisogna stare con tanto d'occhi».
I bambini finiscono spesso nei suoi romanzi, quasi ci fosse un istinto di protezione.
«L’infanzia è uno dei mondi e dei valori supremi da difendere. Quando avevo i nipotini piccoli scrivevo che loro facevano mutuperio sotto il tavolo. Del resto non sono uno scritto-per trovare ispirazione. Gli uccellini e la campagna mi deprimono».
Lei è credente?
«No, ma vado alla ricerca di certezze. In fondo, quando ti metti a scrivere vai sempre alla ricerca di qualche cosa. Mi piacerebbe tanto avere la fede. Però credo all'angelo custode. E sono molto legato a san Calogero, del quale ho narrato la festa nel mio primo romanzo, “Il corso delle cose”. Nel mio studio se guarda bene ce ne sono tre statuette. Nel mio paradiso deserto c'è un santo solo: un santo nero, san Calogero. Sono nato con qualche anticipo sul tempo previsto, il 6 settembre del 1925, giorno della festa del santo. Alle ore tredici esatte, nel preciso momento in cui il santo usciva dalla chiesa, io venivo alla luce. Allora la levatrice mi ha esposto al santo che passava di corsa (perché è un santo che corre)».
Quanto a diritti dei bambini in Italia non siamo messi benissimo. Prenda Adro, il comune del Bresciano dove alcuni scolari rischiano di non mangiare alla mensa scolastica per volere del sindaco perché le famiglie povere non pagano le rette.
«La lettera dell’imprenditore che ha messo a disposizione 10 mila euro per saldare i debiti dovrebbe essere studiata nelle scuole. Ha un tale pregio morale che, forse, tra qualche tempo in quella che sta diventando un'Italietta, non riusciremo nemmeno a capirla".
Gli episodi di intolleranza in Italia si susseguono. Pensava che si sarebbe mai arrivati a tanto?
«Sì. Ho cominciato a pensarlo quando ho saputo che molti pescatori non si prendevano cura dei cadaveri trovati in mare nel Canale di Sicilia. Preferivano ributtarli in mare quando li pescavano piuttosto che andare incontro alle rogne. Sono un uomo di mare. I morti in mare sono sacri. Questo è qualcosa che sta cambiando il dna dell’uomo di mare. Figuriamoci. Certo poi che così arriviamo all’umiliazione terribile del dire: voi bambini non mangiate perché il vostro papà non paga. Robe da matti. Ci sono i padri furbi? Va bene, pigliate a schiaffi il genitore che non paga la retta della mensa anche se ha i soldi. Ma lasciate stare i bambini. Che c’entrano i bambini?".
Nei suoi romanzi un'altra categoria molto amata è quella della forze dell’ordine.
«Fin dall’infanzia ho avuto a che fare con magistrati, poliziotti e carabinieri ammirevoli per onestà e dedizione. Sono nato in un paese in cui c’era la mafia e dall’età della ragione so dov’è il torto e dov’è la ragione. E la ragione sta dalla parte di questi custodi della legge. Ho avuto quest’imprinting. E oggi soffro come se appartenessi all’Arma, al Corpo di Polizia o alla magistratura quando leggo di carabinieri o poliziotti corrotti o magistrati venduti. Perché mi pare una tale offesa, una tale ferita alla società.
Un’altra categoria è quella della donna. Le figure di donne nei suoi libri sono sempre vitali, forti, ammiratissime.
«E’ vero. Le ammiro, le donne. E devo dire che la mia vocazione al femminile va avanti da sempre. Mi ricordo un episodio. Quando ero allievo dell’Accademia d’arte drammatica andavo spesso a un caffè per prendere il cappuccino, dalle parti di piazza Venezia. In quel caffé vedevo spesso una signora anziana con un paio d'occhi meravigliosi. A 24 anni mi innamorai idealmente di questa signora dal viso bello e antico, che mi pareva mia nonna. Naturalmente, in quanto donna, questa signora si accorse del mio interesse. Un giorno mi sorrise e bastò perché io mi alzassi dal mio tavolo e mi andassi a presentare. E lei mi chiese perché lo fissavo. E io mi presentai e poi dissi: signora lei è così bella, mi ricorda mia nonna. Una gaffe clamorosa, mi volevo mangiare al lingua. E lei si presentò: piacere caro giovine, io sono Angelica Balabanoff. Era proprio lei, una delle principali esponenti del movimento socialista internazionale. Avevo intuito la qualità particolare di questa signora. E non è solo un fatto di bellezza, di attrazione fisica. La sensibilità all'ascendente della donna è di famiglia. Mio nonno, proprietario di miniera, la sera parlava sempre con mia nonna, e prendeva consigli. E il giorno dopo decideva sulla scorta dei consigli di sua moglie. Quando vidi le quattro ministre: finalmente vengono allo scoperto».
Anche l’amicizia è un tema sviscerato nelle sue opere. Perché dice che l’amicizia in Sicilia è diversa?
«Perché è profondissima. L’amico per esempio non deve mai chiedere il favore. E’ l’altro che lo devo intuire. Io faccio il paragone con l’amore. L’amicizia siciliana è qualcosa di molto simile, è intuizione, è affetto, avendo capito profondamente il carattere dell’altro, ti fa fare il salto. Naturalmente c’è anche una variante negativa di questo atteggiamento".
Che sta leggendo di bello in questo periodo?
«Un libro che ho letto con un piacere enorme sono stati i racconti di Tabucchi. Molto bello. Poi un romanzo ambientato a Palermo di un giovane che credo di professione faccia il batterista. Si intitola “Lume lume”. L’ho trovato straordinario. Un manuale di come affrontare il mondo, anche quello multietnico, con una apertura mentale bellissima".
A proposito di mondo multietnico. La sua esilarante commedia "Il nipote del Negus", ambientata nell’Italietta fascista parla di un nobile eritreo venuto in Sicilia, nell’immaginaria Vigàta. Di questa commedia esiste anche la versione in audiolibro, letta da lei stesso, molto colorita ed espressiva. Colpisce la sua capacità istrionica di variare i personaggi.
«Quello è un residuo della mia esperienza di regista che ho fatto per 30 anni. Gli attori mi dicevano: fammi sentire come la vorresti, la battuta. E io per sommi capi gli indicavo come volevo che venisse recitata. I toni, i ritmi. E quindi sono cose che ti rimangono. Io sono stato costretto a fare questi cambiamenti appena accennati perché è un romanzo molto particolare».
Tutta la commedia, come la Concessione del telefono si basa su questo intreccio basato sullo scambio delle lettere, dei fonogrammi, dei cablogrammi. E' solo un espediente letterario? O c'è qualcosa di più profondo? Quelle missive sono anche il simbolo di un’Italietta, l’Italietta fascista, in cui non si ha il coraggio di guardarsi negli occhi e dire quello che si pensa?
«Anche. Diciamo che tutto questo nasce da una mia attenzione a quello che era lo scambio epistolare burocratico. Che mi ha sempre impressionato, colpito, non solo perché non ci si guarda negli occhi. E’ naturale, scrivendosi. Però quando noi non osiamo guardare negli occhi per dire una cosa sgradevole, diventa una prova di debolezza. Una volta scrivevamo una lettera, oggi gli mandiamo un Sms. Oltretutto perdiamo meno tempo. Perfino certi licenziamenti oggi avvengono per Sms. Questo non so se sia un vantaggio o una perdita. Però mi colpiva anche il senso di distanza che un certo tono epistolare immediatamente frappone tra il mittente e il destinatario. E' anche un escamotage. Si tratta di una dilatazione del romanzo epistolare di ottocentesca memoria. Ma con una piccola diversità. Il romanzo epistolare era a due o tre voci. Qui c'è una molteplicità di personaggi».
E’ una lezione che le viene dal teatro?
«Certamente. Se io descrivo per filo e per segno il personaggio, l’ambiente dove due o tre personaggi si incontrano, lascio poco margine al lettore. Lascio un esiguo margine di intervento. Se io invece gli faccio intuire due lettere, tre lettere e poco altro, a questo punto il lettore si trova un po’ come lo spettatore di teatro che è costretto a intervenire continuamente con la sua testa, ad appiccicare alla trama immaginazione, inventiva, ricordi,  esperienza vissuta, riflessioni sue. Per me è importante dare al lettore una possibilità di collaborazione continua. Raffaele La Capria dice che a me piace scrivere il racconto e farlo andare avanti da sé mentre io sto a curarmi le unghie. In parte è anche questo: si tratta di avere l’astuzia del come offrire la materia e in che quantità. La partecipazione attiva del lettore è importantissima».
Molti suoi romanzi storici sono ambientati nel periodo dell’Unità d’Italia. Che ne pensa del federalismo?
«L'Unità d'Italia è stato un processo storico irreversibile. I problemi sono nati dopo. Non si tratta di piangere sulle spalle del Nord, ma di conoscere i punti di partenza. Un esempio tra i tanti: gli ottomila telai siciliani che dopo l’arrivo dei "piemontesi" non esistono più per favorire i telai di Biella. C’è anche  un altro fatto più serio, lo riporta lo storico Francesco Luigi Oddo in un fondamentale saggio edito da Laterza...».
E quale?
«Prima dell’unificazione in Sicilia non c’era la leva obbligatoria. Era un fatto economico. Il contadino che riusciva ad avere il figlio che gli arrivava a sedici anni e diventava forza lavoro, produttore di pane, braccia, se lo vedeva sottrarre per tre anni dallo Stato. E allora i siciliani accompagnavano i figli al distretto militare vestiti a lutto come a un funerale. Sempre da Oddo nel giro dei tre quattro anni che seguirono l’Unità d’Italia il grafico delle nascite andò a picco: perché fare figli per darli allo Stato?  Le nazioni federaliste sono nate già con l’idea di essere federate. Ma non si è mai visto uno Stato unitario che fa il processo inverso. Le sembra il momento di fare degli esperimenti?».
L'idea del ministro Gelmini di istituire graduatorie regionali per gli insegnanti le piace?
«Ma perché si deve aver paura di un professore del Sud? Che fa, inquina? È una cosa così devastante e così stupida che mi vengono a mancare le parole. E allora facciamolo anche con le altre categorie. Con i giornalisti, per esempio. Il Corriere della Sera ha la redazione a Milano? Giornalisti milanesi e basta. Anche se ha avuto Alfio Russo, siciliano, o Afeltra, che era di Amalfi. Ma come si fa a non capire che ogni uomo che arriva in un luogo e che si porta dietro una cultura è un innesto, un arricchimento?».
Cosa le piace di Bossi?
«Niente. La Lega ha un'attenzione al proprio "particulare", come diceva Guicciardini, devastante. Ha urlato: a noi le banche del Nord. Che significa? Le aziende non sono società private? Questa è lottizzazione. Ma come, dite a noi siciliani che siamo parassiti e poi fate un'operazione clientelare? La Lega fa veramente scricchiolare la nazione".
Che scricchioli non lo dice solo la Lega.
«L’ho vissuta tutta questa storia, fin dai suoi inizi. Il secessionismo lombardo! Anche noi siciliani abbiamo patito la nostra stupidità con il separatismo. Tra l'altro, ho due stretti parenti (due zii, uno che porta il mio nome, Andrea Camilleri e l'altro si chiama Giuseppe Fragapane) che a 20 anni sono andati a morire per l'Italia. Per questo non tollero che si offenda il tricolore come fanno i Bossi padre e figlio. I morti vanno rispettati».
È vero che la fine di Montalbano è in una cassaforte della Sellerio?
«Alla Sellerio non credo che esistano delle casseforti. Esistono cassetti sgangherati. È semplicemente in uno di questi cassetti. Andò così. Al salone del libro di Parigi incontrai Manuel Vásquez Montalbán e Jean-Claude Izzo. I due mi dissero che non avevano pensato alla fine dei loro personaggi. Siccome sono entrambi morti, per motivi scaramantici ho pensato di far morire il mio personaggio. Ma non subito. E così quattro anni fa ne ho scritto la fine e l'ho consegnato a Elvira Sellerio, che lo pubblicherà dopo la mia dipartita".
I due romanzi storici già pronti di cosa parlano?
«Uno si riferisce a un fatto dell'inizio del '900. Si intitola "La Setta degli angeli". Fu un grosso scandalo che riguardò alcuni preti in Sicilia e contro il quale con un durissimo articolo intervenne addirittura don Sturzo. Si trattava di alcuni giovani preti che approfittavano di alcune giovani spose. A me questo non interessa, è solo un punto di partenza. Mi interessa la storia autentica del giornalista locale che scopre la cosa e comincia a denunziarla. In un primo momento tutto il paese è d'accordo con lui. Ma in un secondo momento quest’uomo che ha messo in piazza lo scandalo e che fa danni viene talmente isolato che se ne deve andare in America, dove diventa il fondatore della Voce degli italiani».
E il secondo?
«E’ la storia sulla banda Sacco. Una banda composta da cinque fratelli siciliani la cui missione è ammazzare i mafiosi. Diventano come dei vendicatori, dei giustizieri solitari, come nel Texas. Diventano degli assassini al di sopra della legge. Siamo all'epoca del prefetto Mori. Vengono condannati all'ergastolo e poi graziati da Segni perché Terracini si fece loro avvocato. Io ho avuto tutti i documenti e i processi dal nipote e ho scritto questo libro contro la mafia ma al tempo stesso contro i giustizieri solitari. IL libro dunque è a metà tra il garantismo e la lotta alla mafia. Oggi la mafia sta cambiando. Oggi della mafia possono far parte anche le classi medie, i professionisti. E quindi il fenomeno diventa meno visibile e più in profondità».
E' ottimista sul futuro dell’Italia?
«Io sono sempre ottimista. Contrariamente ai vecchi della mia età».
Francesco Anfossi
 
 

Famiglia Cristiana, 2.5.2010
Fotogallery
Benvenuti in casa Camilleri
Lo scrittore di Porto Empedocle ha aperto le porte della sua casa in esclusiva per Famiglia Cristiana. Eccoci nello studio dove vengono concepite le avventure del commissario Montalbano (servizio di Alessia Giuliani).
Cliccare qui per vedere le foto
 
 

2.5.2010
Andrea Camilleri aderisce all'Appello di solidarietà ai lavoratori Italtel
 
 

Che tempo che fa, 2.5.2010
Puntata speciale con Andrea Camilleri

 
Cliccare sulle immagini per ingrandirle - Ringraziamo la redazione della trasmissione per averci gentilmente fornito le foto
 
 

Varese News, 2.5.2010
Luino
Camilleri: "Sono figlio di Piero Chiara"
Lo scrittore siciliano è stato accolto da un'autentica folla. «Volevo ringraziarvi perché qui ho provato una reale emozione. Non capita spesso di sentire un abbraccio caldo e misterioso che mi ha ripagato del lungo viaggio»

«Farò in modo di stare bene, perché io lì ci vado» si era detto quando gli avevano comunicato l’assegnazione del Premio Chiara alla carriera. Nonostante i suoi 84 anni e una trasferta infinita, dalla Sicilia ai confini con la Svizzera, Andrea Camilleri, sabato primo maggio, è entrato puntuale nel Teatro Sociale di Luino. Ad attenderlo c’erano oltre 500 persone, tra cui sindaco, prefetto e presidente della Provincia, e un’atmosfera che non si era mai respirata nell’attribuzione di questo premio.
La solennità e l'ufficialità hanno lasciato subito posto all’affetto e all’umanità, come se a Luino Camilleri ci fosse sempre stato.
Il Lago Maggiore non è il mare di Porto Empedocle, ma non importa. Lui si sente «figlio di Piero Chiara» - tra l'altro anch’egli siciliano d’origine - e di quel modo di raccontare imparato dal popolo e dai contadini, come il mezzadro «Minico» che Camilleri da ragazzo pagava per farsi raccontare vecchie storie, quelle tramandate oralmente di padre in figlio, e a cui deve il personaggio di Maruzza Musumeci. «Io amo coloro che raccontano. Un tempo era come vendere cose usate al mercatino. Beh, ce ne fossero oggi di raccontatori come Chiara e Vittorio Sereni».
Le domande degli intervistatori, Diego Novelli e Luca Crovi, hanno riportato lo scrittore alle origini, quando lavorava per la Rai e produceva gli sceneggiati ispirati al commissario Maigret, interpretato dal mitico Gino Cervi, uno che non imparava mai il copione e ci metteva secoli per accendersi la pipa in scena perché doveva leggere i testi sul gobbo (umano).
C’è stato un tempo molto lontano (1947), in cui lo scrittore siciliano è stato anche poeta. Insieme ad altri coetanei allora sconosciuti, come Pasolini e Zanzotto, partecipò al concorso di Lugano indetto da “Libera stampa”, organo del partito socialista ticinese. Non si sa come abbia avuto notizia di quel concorso, ma lui si accontentò di rimanere per sempre un giovane poeta perché in Italia «dai 40 ai 60 anni se scrivi poesie sei un coglione e solo dai 60 agli 80 si diventa maestri. Io ci sono arrivato comunque».
Camilleri sostiene che prima bisogna vivere e poi filosofare e che per scrivere lui ha bisogno della vita, dei sapori e degli odori, del caos, dei nipotini che giocano sotto la sua scrivania, perché «Le torri d’avorio, gli uccellini e i fiorellini» lo spingono al suicidio.
Il papà del commissario Salvo Montalbano ha nella voce tutte le sigarette del mondo e nelle parole tutta la saggezza di chi sa vivere ogni momento cogliendone quella parte di verità che in genere sfugge ai più. «Volevo ringraziarvi perché qui ho provato una reale emozione. Non capita spesso di sentire un abbraccio caldo e misterioso che mi ha ripagato del lungo viaggio».
Michele Mancino
 
 

Varese News, 2.5.2010
Luino
Con gli occhi di un bambino
Entusiasmo e grande emozione all'incontro con Andrea Camilleri al teatro sociale

È un affabulatore e resteresti ad ascoltarlo per ore e ore. Il segreto sta nella semplicità e nella capacità di stupore che Andrea Camilleri a 84 anni ancora vive. A Luino lo ha dimostrato in diversi momenti scatenando applausi, risate e soprattutto un grande affetto da parte del pubblico.
Sa guardare con gli occhi di un bambino e ascoltare con la saggezza di un anziano. Nel momento della premiazione ha scherzato con un bambino su chi avesse la cravatta più bella. Ha raccontato come il sentir giocare le proprie nipotine sotto la sua scrivania, gli permettesse di sentirsi ancora più vivo e scrivere con maggior gusto. Esilarante il ricordo dell'incontro con Luigi Pirandello quando aveva solo dieci anni.
"Prima vivere e poi filosofare" risponde a chi lo sta intervistando. È qui l'altra ragione di tanto suo successo. Camilleri è vero, autentico. Non è un personaggio costruito in niente. La sua "saggezza" è popolare, viene dai racconti dei contadini, della gente al mercato. Lui esce di casa, va a comprare le sigarette e ascolta quello che le persone dicono e qualche volta ci intesse narrazioni.
A Luino c'era una magia pura. Saltano così tutti quei luoghi comuni, a cui tra l'altro Camilleri, come Chiara prestano molta attenzione, che descrivono il Varesotto come freddo e distaccato. Nel teatro sociale l'entusiasmo e l'affetto per il maestro era palpabile quanta l'emozione di tutti quelli che hanno messo piede sul palco.
Ho avuto la grande fortuna di ascoltare Camilleri dieci anni fa al salone del libro di Torino. C'erano mille persone e uscii con un'emozione che mi aveva perfin fatto piangere. È vero che ho mezzo sangue siciliano, perché mia mamma è nata proprio nel cuore di quell'isola, ma era stato lui, con le sue parole a farmi rievocare qualcosa di profondo che nemmeno io conoscevo.
Sul palco allora duettavano due siciliani ed era più semplice. Si scambiavano ricordi di Leonardo Sciascia e di Elvira Sellerio ed era poesia pura anche quando raccontavano di numeri e di mafia.
A Luino Camilleri è stato rispettoso del luogo omaggiando sinceramente il suo maestro Chiara e utilizzando pochissimo il dialetto.
Sapeva bene quanto una polemica sull'unità d'Italia qui avrebbe echi forti e non ha mancato di sfiorare con semplicità, ma altrettanta profondità questo tema senza bisogno di enfatizzare niente.
Un vero dono averlo avuto qui e un vero grazie a quanti lo hanno permesso tra autorità e organizzatori.
Marco Giovannelli
 
 

Varesereport, 2.5.2010
Luino
L’affabulatore Camilleri seduce il Teatro Sociale

Non dai classici, né dagli scrittori laureati, ha imparato a raccontare. Andrea Camilleri ha imparato l’arte del racconto da Minico, mezzadro del nonno, che nei momenti di pausa dal lavoro narrava ai compagni meravigliose storie di fantasia. Proprio grazie ai racconti “rubati” ai contadini, il grande affabulatore di Porto Empedocle (Agrigento), il papà di Montalbano, ha appreso l’abc del racconto. Lo ha ammesso lui stesso, a Luino, in occasione del conferimento del Premio Chiara alla carriera. E nel cuore di parecchie sue opere, da “Il re di Girgenti” a “Maruzza Musumeci”, possiamo ritrovare ancora l’eco di quei lontani racconti uditi da ragazzo.
Molti lo vorrebbero candidato al Nobel, ma lui pensa a camminare sull’onda dei ricordi. Sul palco del Teatro Sociale di Luino, Camilleri parte da quando, regista in Rai, dirigeva Gino Cervi nel commissario Maigret. “Suo figlio è Montalbano, nel cuore di Montalbano scorre il sangue di Maigret”. E poi il rapporto con Piero Chiara. “Per me resta un modello, e quando pensavo di scrivere, avrei voluto scrivere come lui, perché la capacità di seduzione attraverso il racconto da parte di Chiara era strepitosa”. A Camilleri, autore de “Il nipote del Negus”, viene regalato un racconto di Chiara, dal titolo “Il cugino del Negus”, di cui l’autore siciliano ignorava l’esistenza.
Ma i ricordi vanno anche a cose più impalpabili, il rumore cullante del mare, l’odore del porto, il sapore del pesce appena pescato. Rumori, odori, sapori, alcuni perduti per sempre. Ritorna, invece, Pirandello, “Luigino Pirandello”: suonò alla porta di casa sua quando lui aveva dieci anni, indossando un “vestito da ammiraglio” (in realtà, da accademico d’Italia). Voleva rivedere nonna Caterina e quando la incontrò, la abbracciò affettuosamente. Un bel ricordo, che si intreccia con un Primo Maggio di sangue, quello di Portella della Ginestra, 1947.
Nonostante i suoi 85 anni, Camilleri è un raccontatore instancabile, incalzato dalle domande di Luca Crovi e Mauro Novelli. E su mafia e criminalità organizzata non si tira indietro e ironizza. “Sì, certo, sono invenzioni dei giornalisti cattivi, fatte per denigrare la Sicilia e l’Italia”. Confessa di stare per pubblicare tre nuove opere: un Montalbano dalle sfumature noir, “Acqua in bocca”, scritto a quattro mani con Carlo Lucarelli, e un dizionario. Riceve dalle mani di Ettore Mocchetti, direttore di AD, la targa alla carriera. Poi guadagna velocemente l’uscita, per godersi in pace una delle sue adorate sigarette.
 
 

NordEst news, 2.5.2010
Libreria Lovat di Trieste: ecco i prossimi appuntamenti per il mese di maggio 2010

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Martedì 26 maggio – ore 18,00
Marco Trainito presenta “Andrea Camilleri, ritratto dello scrittore” (Ed. Anordest, 2010) e “Il codice D'Arrigo” (Ed Anordest 2010)
Due saggi da leggere come un romanzo, su due grandi siciliani. Il primo è un’introduzione generale all’opera di Andrea Camilleri immediatamente accessibile al pubblico, sia dei lettori accaniti del grande scrittore siciliano sia di quelli che ancora non si sono cimentati con le sue opere. Il secondo è una vera e propria guida alla lettura rivolta ai non specialisti e svela il ricchissimo universo di senso che si cela nel tormentato mondo narrativo di Stefano D'Arrigo.
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Il Velino, 3.5.2010
Ascolti tv, Italia1 vincente su due ruote

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“Che tempo che fa” ha ottenuto 3 milioni 986 mila telespettatori e oltre il 15 per cento di share, con ospite Andrea Camilleri.
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Ornella Petrucci
 
 

Il Messaggero, 4.5.2010
Il tasto debole
Camilleri mattatore

Uno sente quella voce cavernosa, l’eloquenza forbita e necessariamente ironica e pensa Fiorello. Potenza della tv (ma anche della radio dove la parodia è nata). Camilleri non è più solo Camilleri, l’inventore di Montalbano sulle cui storie la Rai campa da qualche anno senza temere l’usura delle repliche. Lo scrittore siciliano è diventato una maschera, uno da cui ti aspetti la battuta paradossale, capace di suscitare simpatia, di calamitare l’attenzione. E Fiorello c’è anche quando non c’entra nulla, perché probabilmente ha fatto scoprire a Camilleri stesso le sue capacità di intrattenitore e seduttore della parola. Così, ospite di Fabio Fazio su Raitre, il papà di Montalbano, invitato per l’uscita di un nuovo libro (Montalbano non c’entra, Il nipote del Negus è romanzo autobiografico), l’ha fatta da mattatore divagando con le sue storie (quella di Camilleri alpinista è degna di Fiorello), il suo sguardo, i suoi gesti lenti, la voce arrochita dal fumo ma anche, ha spiegato, dai corsi all’Accademia d’arte drammatica dove la sua insegnante (zia di Lucia Mannucci, la voce femminile del Quartetto Cetra) gli insegnò ad abbassarla. Uno lo ascolta, pensa a Fiorello e pensa alla Rai. Camilleri è stato un funzionario della tv di Stato. Quando era un’altra tv.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.5.2010
Il dialetto riscoperto. De Mauro: 'Insegnarlo è una cosa corretta'
La riscoperta del dialetto emerge proprio nel momento in cui la conquista totale dell'italiano è compiuta. Lo dice Tullio De Mauro, il grande linguista, a Palermo per presentare due libri. Secondo De Mauro il ricorso della letteratura a elementi dialettali è ormai largamente accettato e Andrea Camilleri ha avuto in quest'operazione un ruolo intelligente a livello nazionale.

[...]
Come vede oggi, lei che ha dedicato una vita allo studio della diffusione della lingua italiana, un certo ritorno al dialetto, le uscite leghiste, la recrudescenza delle autonomie?
«Andiamo con ordine: in questo periodo, accade qualcosa di apparentemente paradossale. Dunque, oggi c'è un fatto generale, quello della conquista generalizzata del saper parlare l'italiano. A fronte di questo grande fenomeno, si registra qualcos'altro: ossia il ricorso a elementi dialettali, sul piano letterario ad esempio».
[...]
Ma soprattutto in questi ultimi anni, relativamente, alla prosa, il fenomeno è diventato davvero macroscopico. Da noi, Camilleri ha fatto da apripista, dando il coraggio a molti altri...
«Nella scrittura narrativa dell'ultimo periodo, il fenomeno del ricorso al dialetto è diventato più largamente accettato, però sempre di pari passo con la conquista della lingua nazionale. Anzi, grazie a questo, oggi si registra la conoscenza dei grandi dialetti urbani, più di quanto non avvenisse in passato. Si può ben dire che, con la diffusione della conoscenza della lingua italiana (siamo infatti al novanta per cento), s'è creato una sorta di rimescolamento della conoscenza e dell'uso».
Tanto che alcune forme sono divenute oramai proverbiali: sa che al Nord, spesso imprecano citando proprio Camilleri?
«Questo è ormai un fatto generale. Succede con Camilleri, certo, oltretutto veicolato anche dalla televisione, ma non solo con lui. Devo dire però che il padre del commissario Montalbano è una faccia intelligente, creativa, di un grande poliedro, di dimensioni nazionali».
[...]
Salvatore Ferlita
 
 

ANSA, 4.5.2010
Ascolti tv, bene Montalbano in replica
Serata alla Rai ma Canale 5 leader del prime time con il 24%

Roma - Il commissario Montalbano in replica continua a fare bene: ieri 'Le ali della sfinge' [in effetti "Il senso del tatto", NdCFC] su Raiuno ha avuto 5.595.000 spettatori (share 20.94%).
 
 

Sicilianews24, 5.5.2010
150esimo Spedizione dei Mille: presentate le delebrazioni siciliane

La Sicilia apre le celebrazioni del 150esimo anniversario della spedizione dei Mille a Marsala con la visita del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Le celebrazioni inizieranno il prossimo 11 Maggio e si protrarranno fino al 8 Agosto. L´apertura sara´ segnata dal riallestimento del Museo Civico garibaldino di Marsala, dalla collocazione di una lapide commemorativa all´interno del monumento di Pianto Romano di Calatafimi con una frase di Andrea Camilleri [...].
[...]
Questo il programma delle manifestazioni per il 15oesimo anniversario della spedizione dei mille: [...] 11 maggio mattina Calatafimi: Collocazione e inaugurazione della lapide commemorativa all´interno del monumento di Pianto Romano con frase di A. Camilleri.
[...]
 
 

Booksblog.it, 5.5.2010
"Il nipote del Negus" di Andrea Camilleri

Apprezzo molto di più il Camilleri dei primi romanzi che l’ispettore Montalbano. E l’ultimo libro, “Il nipote del Negus“, si avvicina molto alle prime fatiche letterarie dello scrittore siciliano. “Il nipote del Negus” (Sellerio, pp. 277, 13 euro) è una sorta di farsa del regime fascista scritto sotto forma di comunicati ministeriali, missive, frammenti di discorsi, in un botta e risposta tra personaggi molto coinvolgente.
E anche la trama è divertente e ben costruita. Siamo nel 1929, il regime fascista si sta consolidando sempre più, e Benito Mussolini è alla ricerca di un posto al sole nel continente africano. Prima di intraprendere la campagna d’Africa, però, Mussolini cerca di conquistarsi uno spicchio di Italietta attraverso la diplomazia. E l’occasione gliela porge il principe Grhane Sellassié, il nipote del negus, appunto, che decide di iscriversi alla scuola mineraria di Vigàta.
Da qui scaturiscono tutta una serie di lettere e comunicati attraverso i quali i personaggi di questa storia (il direttore della scuola, il ministro degli Esteri, il commissario della cittadina etc) si tengono aggiornati sui progressi di questo particolare studente. Tutti, insomma, cercano di accontentare le voglie e i capricci del nipote del Negus, ragazzino che non disprezza gli abiti di sartoria e i bordelli, e a cui piace vivere nell’agio.
E attraverso questa storia emergono i pregiudizi e la pochezza del regime fascista, in una burlesca rappresentazione di un periodo cruciale della storia italiana. Sì, perché bisogna far sì che il giovane Grhane non si lamenti col Negus… un libro ben scritto, divertente, un libro di satira che riesce a mescolare in maniera ironica storia e finzione, e che riesce a far riflettere il lettore.
Juri Testa
 
 

Il Piccolo, 5.5.2010
Ottanta erbe selvatiche in padella e sulla tavola da domani col Piccolo

[..] Si parte da ” Erbe selvatiche - bontà e benessere in cucina”, il primo volume della collana ”Natura in tavola”, 250 pagine corredate dai colori delle illustrazioni di quasi 80 erbe e 160 ricette, con schede, tavole e un glossario figurato che distilla nozioni agresti e ricorda, come in un vecchio sillabario, le differenze tra fusto, corolla, foglie e radici. [...] A dar manforte all'itinerario ci sono anche firme eccellenti, chiamate a griffare la prefazione di ogni volume. Alla vernice ci pensa Andrea Camilleri. Lo scrittore e regista per l'occasione parte da lontano, aggira in parte l'effetto commestibile delle erbe e si sofferma piuttosto sulle virtù medicinali, sulle trame curative che campagne e boschi offrivano a chi sapeva cogliere, capire, tramutando poi i doni in decotti, impacchi e tisane, dalle dosi incerte ma dagli effetti sicuri. [...]
Francesco Cardella
 
 

La Repubblica, 5.5.2010
Angelo Guglielmi "L'errore del Gruppo 63? Elogiare solo i libri illeggibili"

[...]
Da come parla sembrerebbe che per lei esistono lettori di serie A e di serie B.
«Ci sono diversi gradi di assorbimento di un libro, di un autore. La lettura è anche aiutata da ciò che circola nell'aria. Non esistono i fatti, ci sono le interpretazioni, le atmosfere che vanno captate. Prenda Dante: quante persone crede che l'abbiano veramente letto? Pochissime, però tutti hanno una qualche percezione della sua grandezza».
Quei "tutti" amano scrittori meno sofisticati, meno illeggibili. Lei che rapporto ha con il basso [Sic!, NdCFC] della letteratura?
«Non ho pregiudizi. Dipende dall'offerta. Per esempio Camilleri o Carofiglio sono realmente interessanti, anche se coprono una domanda molto allargata di lettura».
[...]
Antonio Gnoli
 
 

Angel Luis Galzerano, 5.5.2010
La Terra e’ di chi la cammina- il migrare secondo Andrea Camilleri
Cinema Nuovo Eden - via Nino Bixio 9 - tel 030 8379404/403 - Brescia, Italia
Reading musicale
domenica 9 maggio - ore 21.00
Musiche e canti: Carmine Rizzo e Angel Galzerano
Voce narrante: Gerardo Ferrara
 
 

RSI Rete Due – Il punto, 6.5.2010
giovedì 6 maggio 2010
ore 17:10
Camilleri si racconta
di Cristina Foglia

Sabato 1. maggio a Luino lo scrittore siciliano Andrea Camilleri ha ricevuto il Premio Piero Chiara alla carriera. All’84enne inventore del commissario Montalbano e autore di tanti romanzi come Il Birraio di Preston, La concessione del telefono, ora raccolti in un volume della Collana “I meridiani”, fino all’ultima sua fatica “Il nipote del negus”, uscito per Sellerio, la giuria ha riconosciuto il merito di “avere sedotto l’intero pianeta con la grazia inarrivabile delle sue storie, quintessenza di una Sicilia verissima e inventata”.
”Il punto” vi propone alcuni estratti della premiazione in cui Camilleri racconta e si racconta.
Cliccare qui per ascoltare la puntata
 
 

La Nuova Sardegna, 6.5.2010
La sigaretta

L’altro giorno, nel programma tv di Fabio Fazio, Andrea Camilleri ha rievocato un’autentica icona dell’Italia in guerra (la seconda, per intenderci). La Milit. Era la marca delle sigarette che venivano distribuite ai soldati insieme alla cinquina, la paghetta settimanale di pochi soldi. Camilleri ama i paradossi: il tabacco delle milit era un incrocio fra la “canna” - addirittura!, ha detto Fazio recitando sorpresa - e il legno di una trave. Non è tutta esagerazione. In effetti era una miscela nerissima che avremmo riconosciuto, in una versione appena migliorata, quando avremmo cominciato a fumare le Gauloise. Appena al di sopra delle Milit c’erano solo le “Popolari”. Ma già così più accettabili che solo alle Milit era riservato lo svolgimento del loro nome abbreviato in “merda italiana lavorata in tubetti”. Noi dell’epoca abbiamo visto chiaramente che Camilleri ce l’aveva sulla punta delle labbra, l’antica battuta. Poi ha deciso di risparmiarsela.
 
 

Vivere Senigallia, 6.5.2010
Schiavoni: 'Senigallia città della cultura, pensando all'arrivo di Camilleri'

La cultura senigalliese riparte dal rilancio degli spazi dotati di nuove tecnologie. È questa l'idea di fondo che anima l'azione di governo del neo assessore alla cultura Stefano Schiavoni che è pronto a calare i primi assi nella manica.
[...]
L'assessore alla cultura non nasconde obiettivi ambiziosi per portare a Senigallia grandi nomi del panorama culturale internazionale. "Mi piacerebbe lavorare per far venire a Senigallia Andrea Camilleri, come massimo esponente della letteratura contemporanea" ammette Schiavoni.
Giulia Mancinelli
 
 

Il Giornale, 6.5.2010
La parola ai lettori
Povero Garibaldi! Gad Lerner ne ha fatto scempio

Caro dottor Granzotto, siccome immagino che nelle prossime settimane e mesi sarà chiamato più volte a rispondere sul tema delle celebrazioni dell'Unità d'Italia, le ricordo che in una trasmissione tv (forse l’Infedele dell’ineffabile Gad, ma non ne sono sicuro) uno dei garanti del Comitato, Dacia Maraini, paragonava Garibaldi al sanguinario torturatore comunista Che Guevara. Lei spiega in un suo Angolo che i garanti sono stati voluti da Prodi, e questo è il miglior commento.
e-mail

Per essere esatti (parentesi: ogni volta che voi lettori fate riferimento a una trasmissione televisiva, obbligate il sottoscritto alla ripugnante incombenza di cercarla negli archivi telematici e sorbirsela. È infatti mia puntigliosa cura escludere dal quotidiano menù televisivo i «talk show», gli spettacoli di conversazione. Non per disistima nei confronti dei conduttori o degli ospiti, ma proprio così, per partito preso), a voler essere esatti dicevo, a sostenere che Garibaldi è il Che Guevara del Risorgimento fu l’onorevole Fabio Granata. Per Dacia Maraini, invece, il Che Guevara del Risorgimento fu Carlo Pisacane. Quello de «Eran trecento, eran giovani e forti e sono morti» (il poeta Mercantini dimenticò d’aggiungere che i trecento provenivano dal carcere di Ponza, ivi reclusi per reati comuni e che con un patriottico colpo di mano il Pisacane liberò intendendo con quelli liberare il Meridione). Dacia Maraini ha detto altre baggianate e anche rivelato d’essersi dimessa dal Comitato per le celebrazioni (ove a suo dire fu chiamata «per garantire a livello culturale i progetti», oh là là!) perché vi si respirava un clima di «revisionismo antirisorgimentale» e forse, hai visto mai, si sarebbe finito per parlar male di Garibaldi. Fermo restando che in quella puntata dell’Infedele i fatti e i misfatti risorgimentali erano solo un pretesto per dare addosso al nuovo babau dei «sinceri democratici», la Lega, e per ulteriormente demonizzare Umberto Bossi, mi sembra che Dacia Maraini ne sia uscita con le ossa rotte. Gli ospiti, fra i quali fior di storici, concordavano infatti sull’occasione offerta dal centocinquantenario per una lettura più serena e meno retorica dell’epopea risorgimentale. Per «fare chiarezza». A difendere a spada tratta l’intangibilità della vulgata c’erano, oltre alla Maraini, solo Gad e Andrea Camilleri. Di quest’ultimo basti sapere (è evidente, caro Garberoglio, che mi rivolgo ai lettori che hanno pensato bene di saltare il turno dell’Infedele) che per rintuzzare il revisionismo tirò in ballo persino due zii «andati a morire - nella guerra del ’18 - per difendere i confini della patria». Mentre un Lerner tutto giulivo ripeteva che da bimbo s’era innamorato, proprio così, innamorato, degli eroi del Risorgimento e di Peppino Garibaldi in particolare e che dunque non voleva sentirne parlare non dico male, ma nemmeno in tono critico. Perché siccome se n’era innamorato lui, Garibaldi «è un mito per tutti» (e in quanto tale, aggiunse la Maraini, un «modello da introiettare»). Primato subito smentito dai presenti, ma che non ha spento i bollori gaddeschi, specie quando a quello di don Peppino fu accostato il nome di Che Guevara, subito corretto dalla Maraini, evidentemente lì per garantire a livello culturale la trasmissione, in quello di Pisacane. Vede, caro Garberoglio, Garibaldi ne fece di cotte e di crude, di buone e di pessime. Ma che debba pagare queste ultime coll’essere difeso da avvocati come Lerner, Maraini o Camilleri e con argomentazioni come quelle esposte durante la puntata dell’Infedele, è una punizione davvero che non si merita (fosse stato presente, avrebbe sibilato al terzetto garibaldesco quanto urlò, dal balcone del Campidoglio - febbraio 1859 -, alla gente che scalmanando lo acclamava eroe, duce impavido, supremo condottiero, liberatore e vindice: «Romani, siate seri»).
Paolo Granzotto
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 6.5.2010
Il nuovo romanzo della scrittrice palermitana è dedicato alle ombre di Lewsi Carroll l’autore di “Alice” che fotografava le bambine ed esercitava una sottile violenza psicologica
Simonetta Agnello. Indagine su una bambina
Un'ossessione nel paese delle meraviglie

Dopo un romanzo come Vento scomposto, su un sospetto di abuso familiare nell' Inghilterra di oggi, Simonetta Agnello Hornby ritorna sul tema dell' infanzia abusata e legge le lettere del famoso autore di Alice nel paese delle meraviglie, Lewis Carroll. In La camera oscura, in libreria dal 12 maggio per le edizioni Skira, la scrittrice palermitana si affida all' esperienza di avvocato dei minori, professione per tanti anni esercitata a Londra, e mette in fila gli indizi.
[…]
Raggiunta al telefono a Londra, dove vive, la scrittrice racconta come il libro sia nato da una proposta di Eileen Romano, editor per Skira, e come a metterla in contatto con Skira sia stato Andrea Camilleri, con la consueta generosità.
[…]
Amelia Crisantino
 
 

Fiction Italia News, 6.5.2010
Il commissario Montalbano: Isabella Ragonese guest star

La notizia è apparsa tre settimane fa su Tv Sorrisi e Canzoni. Ora arriva la conferma. Isabella Ragonese, una delle attrici più richieste del cinema italiano, ha recitato per la prima volta in una fiction. «Ho girato un piccolo ruolo nella nuova stagione del commissario Montalbano, una partecipazione affettuosa in omaggio a una serie tv che guardavo sempre», ha detto in un'intervista al settimanale Film tv.
L'attrice siciliana è in piena ascesa. Da domani sarà nelle sale con Due vite per caso di Alessandro Aronadio. Il 20 maggio approderà a Cannes con La nostra vita di Daniele Luchetti, unico film italiano in concorso. Un'attrice così corteggiata dal cinema non reciterà mai in una serie tv, pensavo fino a tre settimane fa. Non avevo fatto i conti con il fascino di Montalbano.
«All'inizio ero un po' spaventata dai tempi televisivi - ha confessato a Film Tv -, per un film giri una o al più due scene al giorno!». Ma per amore di Montalbano ha superato i suoi timori. E così la vedremo in uno dei nuovi episodi. Quale sarà il suo ruolo? Reciterà in siciliano stretto, come in Nuovomondo? O sfoggerà la dizione perfetta della neolaureata precaria di Tutta la vita davanti? Lo scopriremo in autunno, quando Raiuno trasmetterà i quattro episodi della nuova stagione.
 
 

LiberaReggio, 7.5.2010
Ci Sono Libri… – La Rizzagliata

Questa è una delle ultime opere di Andrea Camilleri, che non riguarda le indagini di Montalbano e l’immaginario paese di Vigata. Pubblicato dalla solita casa editrice Sellerio editore Palermo nel 2009: 206 pagine da leggere con la solita disinvoltura e facilità, punto di forza di quasi tutte le novelle di Camilleri. Vincitore del secondo Premio Internaconal de Novela Negra, con il titolo spagnolo “La muerte de Amalia Sacerdote”. Appassionante soprattutto per il consueto metodo di scrittura di Camilleri, inconfondibile nelle forme dialettali siciliane del romanzo e nelle descrizioni particolari di luoghi e cibi tipici. Come lui stesso scrive, questo libro parte come un romanzo storico, in quanto ha particolari riferimenti al delitto di Garlasco, intriso e romanzato con i vizi, le virtù e le tragedie siciliane.
Si parte con l’omicidio di una giovane ragazza a Palermo, figlia del Segretario Generale dell’Assemblea Regionale e l’unico accusato è il fidanzato, anch’esso figlio di un leader della sinistra siciliana. Tutto gira attorno al Direttore della RAI siciliana ed al difficile mondo dell’informazione, soprattutto in questa vicenda che vede parti in causa esponenti politici di primo piano, con l’apparizione del boss di turno, avvocati, senatori, direttori di banche, magistrati e giornalisti. Il Direttore dovrà dunque destreggiarsi tra pressioni esterne e informazione da dare o non dare al pubblico, per favorire una volta l’uno, una l’altro. Al di sopra di tutto si nasconderà un senatore della sinistra, che appunto muoverà tutte le pedine per evitare scandali e per non perdere occasione di aumentare il suo potere. Muoverà tutti nel suo “rizzaglio” in maniera apparentemente contraddittoria, fin alla mancata cattura del vero colpevole.
Camilleri disegna in maniera distante e fredda la cruda realtà, non solo siciliana. Il macabro imbarbarimento politico, che anche dinanzi ad una morte, cerca solo di spartire potere, coalizzarsi contro il nemico, favorire l’amico, non far capire nulla della loro lobby affaristica al cittadino – spettatore inconsapevole. E’ consapevole Camilleri che sono presenti nel romanzo errori per quanto riguarda il modo di indagine della procura e di alcuni elementi tecnici, anche del mondo delle redazioni RAI. Quel che è certo è che anche essendo inventato nella maggior parte della trama, Camilleri riesce a percepire ciò che la gente pensa veramente della classe politica, non solo attuale.
Gimes
 
 

APCOM, 7.5.2010
Mafia/ Camilleri testimonial spot di Libera girato da Marco Risi
"Contro tutte le mafie che soffocano il paese"

Roma - La campagna 5x1000 dell'associazione Libera (nomi e numeri contro le mafie) vede come testimonial d'eccezione Andrea Camilleri. Lo spot girato da Marco Risi monta la voce dello scrittore siciliano su 30 secondi di immagini in bianco e nero. "Destino il mio cinque per mille a Libera perche' significa contribuire concretamente alla lotta contro tutte le mafie che soffocano il Paese ed attentano alla mia liberta'" dice Camilleri.
Il papà di Salvo Montalbano si è prestato alla campagna dell'associazione fondata da Don Ciotti per promuovere un'educazione alla corresponsabilità e contrastare tutte le mafie. "Libera" è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, realtà di base, con oltre 4300 scuole e 51 università coinvolte in progetti educativi, 44 ong aderenti alla rete europea, oltre 2000 giovani volontari partecipanti ogni anni ai campi estivi della legalita', oltre 500 familiari di vittime di mafie che ogni anno partecipano alla Giornata della Memoria e dell'Impegno.
 
 

Tutti i colori del giallo, 8-9.5.2010
Due puntate speciali con Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli
In studio Mauro Novelli e una rappresentanza del Camilleri Fans Club
Cliccare qui per scaricare il podcast della puntata del 8.5.2010
Cliccare qui per scaricare il podcast della puntata del 9.5.2010
 
 

Gazzetta del Sud, 8.5.2010
Camilleri: oggi tante analogie col Ventennio
Lo scrittore e il suo "Il nipote del Negus"

Il parallelo con l'Italia di oggi c'è tutto, anche se involontario. E non è per niente né simpatico né rassicurante. Eppure, paragonare l'Italia berlusconiana all'Italia fascista, come fa l'ultimo successo "Il nipote del Negus" (Sellerio, pp. 277, euro 13), non è per Andrea Camilleri una critica politica. E nemmeno un facile esercizio di stile. È piuttosto un fluire naturale, un concetto così serrato e introiettato da scappare letteralmente dalle mani per finire sulla pagina.
Perché di politica contemporanea nelle 277 pagine del divertente romanzo non si parla mai, ma il richiamo, il confronto – al contrario – è continuo, ininterrompibile perfino. «Te ne accorgi scrivendo che è anche un libro politico, dove c'è un po' di Berlusconi e un po' di Lega. Ma, giuro, non era assolutamente nelle mie intenzioni» precisa lo scrittore.
Accade forse perché i punti di contatto sono molteplici. Uno tra tutti. «Trovo oggi lo stesso humus culturale dell'epoca: le versioni dei fatti sono quelle che vuole il potere, i giornali sono asserviti. La realtà viene modificata come vuole il potere – spiega Camilleri – All'epoca tutta l'informazione era controllata dal Minculpop che ogni mattina inviava all'Agenzia Stefani le indicazioni su quali e come argomenti trattare: "non si parla di..., dare spazio a...". Tutto funzionava in questo modo. I cinegiornali erano totalmente controllati dai fascisti; potente era la macchina della propaganda a favore del governo. Vivevi praticamente in una cappa. Sapevi soltanto quello che volevano si sapesse. Il pluralismo era assicurato dall'Osservatore Romano che pubblicava notizie dal mondo che nessun altro riportava», ricorda Camilleri. Che immediatamente segnala: «Oggi ci sono anche voci discordanti, l'informazione è più ricca. Tuttavia, non mi sembra che il risultato cambi».
Il caso citato nel precedente romanzo "Privo di titolo" riemerge inevitabilmente: «Nella rivista del Touring Club di quegli anni si parlava della città di Mussoliniana, che non esisteva. Oggi la manipolazione della realtà è uguale. Solo che c'è più informazione».
Terzo e più divertente romanzo sul fascismo (dopo "La presa di Macallè" e "Privo di titolo"), "Il nipote del Negus" è un ulteriore passo nel lento incedere di Andrea Camilleri in un grande progetto di conoscenza e divulgazione del Ventennio e degli anni limitrofi. Un altro contributo per coloro che «assolutamente non conoscono il fenomeno». Uno smascheramento «dell'imbecillità fascista» e una «rivincita sullo sprezzo razziale».
Perché, a dispetto di gerarchi e mostrine, di burocrazia e ordinamenti giuridici, il nipote del «Re dei Re», il principe Grhane Sollassiè, mette nel sacco poliziotti e galoppini, spioni e razzisti, arruffoni tribuni di provincia e plenipotenziari. Benché «negro», la «furberia istintiva» del giovane ridicolizzerà la «supina acquiescenza al Capo» dei fascisti opportunamente sottolineate dai magistrali, elaborati paradossi camilleriani. L'artata «immagine di un'Italia sempre generosa, viva, felice» sfoca e si rivela per quel che è: una bufala. «I miei romanzi storici stingono sul presente», sorride lo scrittore.
E nella realtà: «Grhane è un personaggio solo parzialmente inventato, il vero principe etiopico che venne in Italia per frequentare la scuola mineraria si chiamava Brhane e non era un mascalzone, come il mio protagonista, ma una persona molto perbene».
Il nipote del Negus non è che a metà del percorso di vendita (siamo a quota 300 mila copie vendute escluso l'audiolibro letto dallo stesso autore ma con un finale diverso [??? NdCFC] rispetto al libro) che già scalpita per raggiungere gli scaffali delle librerie un nuovo Montalbano. Tra una ventina di giorni, sempre per Sellerio, sarà in vendita la sedicesima inchiesta del commissario di Vigata, "La caccia al tesoro". Una sola anticipazione: «È il più noir di tutti, Montalbano si sente sempre più anziano e commette minchiate».
L'ultima domanda. Il suo successo non conosce pause, si sono scomodati a riflettere critici e letterati ma la realtà dei fatti detta legge, scompagina teorie e previsioni. Come lo spiega?
«Forse perché scrivo libri divertenti. Parlo di argomenti seri ma in modo divertente. La gente ha voglia di svagarsi ma anche di sapere, informarsi appunto, nello stesso tempo».
Pirotecnica e splendida, quasi un'opera essa stessa, la bandella di Salvatore Silvano Nigro.
Francesco De Filippo
 
 

l'Unità, 9.5.2010
Chef Camilleri
Povero Garibaldi se l’elmo celtico comprime il cervello...
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Gazzetta del Sud, 9.5.2010
D'Amico: «Finalmente usciamo dalla triste cornice di cronaca nera»
Montalbano "indaga" a Scoglitti Si girano i nuovi quattro episodi

Vittoria. Pasquale Spadola, per dirla alla Camilleri, ha fatto "na bedda pinsata". Ha inserito Scoglitti nel circuito scenografico che ospiterà i nuovi quattro episodi di Montalbano («L'età del dubbio»; «La danza del gabbiano»; «La caccia al tesoro»; «Il campo del vasaio»), le cui riprese sono da poco cominciate. Un omaggio concreto a Vittoria, a cui l'attore, regista e direttore della «Film Commission» di Ragusa , è particolarmente legato a livello affettivo.
E Luciano D'Amico, assessore alla Cultura, sentitamente ringrazia per questa attenzione, «che finalmente fa uscire la città e la frazione – commenta l'amministratore di palazzo Iacono – al di là della consueta e triste cornice fatta solo di cronaca nera, della quale non se ne può più. Sento veramente di ringraziare Spadola e chi ha posto l'attenzione sulla nostra realtà, che non vuole essere superiore alle altre, ma neanche inferiore».
Pasquale Spadola e Alberto Sironi, regista della fortunata serie di Montalbano, sono stati ieri pomeriggio a Scoglitti per vedere i luoghi dove girare e i personaggi da coinvolgere. Scoglitti non sarà per niente la "Rimini del sud", come in passato è stato astutamente "pinsatu" e ruffianamente titolato, ma a location della nuova serie di Montalbano si presta.
Il porto, la capitaneria, il faro, il lungomare della Lanterna, le facce dei pescatori raggrinzite dal sole e dal mare, tutto il contesto che fa della frazione un vero e originale sobborgo marinaro. Ce n'è abbastanza di sostanza pura per girare uno dei quattro episodi della nuova serie. Esattamente «L'età del dubbio», che coincide col dubbio sull'amore nell'età della saggezza, 58 anni appunto, l'età di Salvo Montalbano nella fiction. E quale location meglio di Scoglitti per girare scene di un morto ammazzato "nfilatu" dentro un canotto che galleggia sul mare vicino al porto di Vigata, con al largo lussuosi yacht e potenti motoscafi? Per risolvere l'intrigato caso, il "Montalbano sono!" avrà di bisogno dei locali della Capitaneria di porto, di personaggi tipicamente marinari, di una spiaggia immensa come poche ce ne sono lungo la costa iblea, di scene di pesce appena tolto dalle reti, del faro della Lanterna, che rappresenta sicuramente il simbolo e la storia della frazione scoglittese.
Le attenzioni su Scoglitti di Pasquale Spadola e di Alberto Sironi sono maturate da poco, durante la loro visita a Vittoria la sera del venerdi santo. Hanno visto i "parti ro Signori", e si sono "convertiti". Hanno parlato con Luciano D'Amico, hanno giustamente deliberato che un po' di giustizia sociale e culturale la merita anche Vittoria, dopo tutte le "ammazzatine" vere che ci sono state nel corso degli ultimi trent'anni. Parlare di delitti e omicidi per finta ogni tanto fa bene, mette in risalto luoghi che meriterebbero maggiore attenzione per la loro bellezza, anche se sciagurate decisioni urbanistiche hanno fatto di tutto (riuscendovi spesso) per deturparle.
Giuseppe La Lota
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 9.5.2010
Nino Frassica
"Senza 'u piscistoccu mi ammalo di nostalgia"

[…]
Frassica, parlando de "La scomparsa di Patò", che ha appena girato in Sicilia, devo chiamarla maresciallo Giummaro?
«Certo, Giummaro. Io sono il maresciallo di Andrea Camilleri nel romanzo diretto al cinema da Rocco Mortelliti e in cui Patò è Neri Marcorè».
Però avrebbe preferito essere il commissario Montalbano?
«Lo avrei fatto di corsa e ci ho anche tentato, ma Zingaretti è di una bravura che mi pento perfino di averlo pensato».
Com' è il maresciallo Giummaro?
«Fantastico perché mi ha fatto ritornare in Sicilia e parlare siciliano. Io voglio recitare in siciliano. Abbiamo girato ad Agrigento, Naro, Canicattì, Porto Empedocle. In più con il commissario di polizia (Maurizio Casagrande) c'è antagonismo durante le indagini. Lui viene da Napoli e si sente superiore».
Rappresentate il regno delle due Sicilie.
«Esatto. Ma quel che ci unisce veramente è l'onestà, la serietà. Abbiamo i nostri difetti, io sono vanitoso e presuntuoso ma nonostante un finale non eroico, ne usciamo puliti».
[…]
Sergio Buonadonna
 
 

Sellerio Editore, 10.5.2010
La caccia al tesoro
Sarà in libreria a il 20 maggio il nuovo romanzo del commissario Montalbano.
 
 

SiciliaToday, 10.5.2010
Libri, il più venduto è Carlos Ruiz Zafón

Dalla 10 alla 1, la top ten dei libri più venduti questa settimana tratta dalla classifica IBS.
[...]
10. Nuova entrata tra i più venduti, "La caccia al tesoro" di Andrea Camilleri per Sellerio Editore Palermo, collana La memoria. Una nuova indagine per il commissario Montalbano, un caso insolito e inquietante.
[Da notare che il libro non è ancora stato pubblicato, NdCFC]
[...]
 
 

Ok libri.com, 10.5.2010
Il nipote del Negus

«In questo romanzo prendo spunto da un fatto realmente accaduto. Negli anni Trenta a Caltanissetta, prima della guerra d’Etiopia, venne a studiare nella scuola mineraria il nipote del Negus, ovviamente spesato dalla sua Corte. Si trattava di un principe di sangue reale, un personaggio interessante, originale. Si discuteva dei confini con la Somalia e prese in giro tutti».
Così lo scrittore Andrea Camilleri presenta il suo nuovo romanzo storico-farsesco, Il nipote del Negus, che l’editore Sellerio ha mandato in libreria il 25 marzo scorso.
L’epoca in cui è collocato Il nipote del Negus è quella fascista, il luogo è, naturalmente, Vigàta. Nell’agosto del 1929 il nipote del Negus Ailé Selassié si iscrive alla Regia Scuola Mineraria di Vigàta.
La cosa provoca un generale scompiglio: al nipote regale deve essere riservata un’accoglienza all’altezza del suo rango; questo è l’argomento dell’esilarante corrispondenza tra ministero degli Esteri, Prefetto, Questore di Montelusa, federale di Vigàta, direttore della scuola, ognuno preoccupato, in realtà, di salvare il posto.
Furbo, avventato e incontenibile, il giovane Principe non disdegna le attenzioni di uomini e donne, vecchie e giovani. Amante del lusso, viene foraggiato sia dalla corte etiope, che si è incaricata di coprire le sue spese correnti, purché contenute nel limite di mille lire mensili, sia dal Partito Fascista, che, per evitare incidenti, paga tutto il resto.
A Grhane Sollassié Mbassa (Grhanuzzo mio per alcune giovani del luogo) i soldi non bastano mai. Gli abiti di sartoria, l’arredamento completo della casa in cui è ospite, le frequenti visite al bordello e il vizio del gioco, tutti gli agi che gli impone il suo rango, hanno un costo che suo zio non intende coprire, così il Principe chiede in prestito, anzi piuttosto estorce, montagne di denaro a chiunque con ogni mezzo.
Le autorità del regime, costrette a tollerare ogni suo capriccio per espressa volontà di S. E. Benito Mussolini, aspettano impazienti la firma di un accordo diplomatico tra i due Paesi, mentre il giovane Principe si fa beffa del Duce e dei suoi uomini, dei notabili come delle forze dell’ordine, delle regole e della buona educazione. Una vera furia, un demonio strafottente e cinico che, con lo sguardo distaccato dello straniero, irride il fascismo e i suoi ridicoli mezzi di propaganda.
Con Il nipote del Negus – costruito come La concessione del telefono, in una trama fatta di missive, telegrammi, articoli e proclami, dispacci governativi, conversazioni – Camilleri torna alla sua vena più antica, quella più irriverente e comica.
Così lo storico e critico letterario Salvatore Silvano Nigro presenta il nuovo libro: “Camilleri compagina e rilega, in un gustoso dossier, cose dette e cose scritte. Alle carpette della documentazione d’archivio intercala «frammenti di parlate». Sono veri documenti falsi e falsi documenti veri, allestiti con l’astuzia e la perizia di un falsario che vuol dare spazio di teatro al bottarisposta, al parlottare e al chiacchiericcio di un villaggio in cui tutti stanno guancia a guancia, a portata di voce e di gazzetta. Come il giovanissimo principe del romanzo, anche Camilleri è, a modo suo, un frodolento secondo verità: burla e beffa scrivendo e inventando documenti, per stare alla fine dalla parte della verità storica”.
Blanche
 
 

Il Piccolo, 10.5.2010
Fred Vargas, misteri che fanno volare le vendite

Soldi in giro non ce ne sono tanti. Ma se i lettori si innamorano di uno scrittore, continuano a comperare i suoi libri a scatola chiusa. Anche se, a volte, non sono proprio all’altezza del prezzo di copertina. Anche se altri romanzi, di scrittori magari meno famosi, sono dieci volte più belli. Guardate le classiche di chi vende di più e ve ne renderete conto. Andrea Camilleri, ormai, è abbonato al primo posto. Batte tutti in fatto di vendite, anche se i suoi ultimi romanzi non sono proprio imperdibili. Lo stesso vale per uno scrittore arrivato al successo relativamente tardi, il magistrato Gianrico Carofiglio: ”Le perfezioni provvisorie” è davvero deboluccio, eppure piace ai suoi fan. [...] Un’altra scrittrice che vola alto, in fatto di vendite, ogni volta che esce un suo libro nuovo in Italia è Fred Vargas. [...]
Alessandro Mezzena Lona
 
 

Kult Underground, 10.5.2010
Il Nipote del Negus - Andrea Camilleri

Il principe Grhane Sollassié Mbsssa, nipote del Negus Ailé Sellassiè, si iscrive, dopo alcuni anni di studio a Palermo, alla scuola mineraria di Vigàta. Siamo negli anni che vanno dal 1929 al 1932, in pieno regime fascista, si deve credere, obbedire, combattere, dimostrare la forza del fascismo, le sfilate in divisa di vigorosi giovani e il Duce ha interesse a non far mancare nulla al nipote del Negus in quanto impegnato in un’operazione diplomatica per delimitare i confini con la Somalia. Il giovane, non appena arriva a Vigàta, si fa portare in un bordello, le 18 lire di “marchette” le pagherà, non avendo il principe soldi, l’agente di pubblica sicurezza Gaetano Testa che, non appena reclamerà la riscossione del debito, verrà trasferito in Calabria, si fingerà ammalato per poter andare ad abitare in casa di Ninetta Prestifilippo asserendo che “non mangia perché sente la nostalgia di casa”. Consumerà amori e passioni con donne ed uomini e farà perdutamente innamorare il giovane Rainert Müller. Il principe ha necessità di soldi: il vitalizio che gli passa il Banco di Sicilia non gli basta e, per scrivere una lettera allo zio esaltando il fascismo e l’ospitalità ricevuta, pretenderà ingenti quattrini, spenderà una fortuna in vestiti, partite a carte, “romperà l’anima a tutti” come afferma il commissario di pubblica sicurezza di Vigàta Giacomo Spera. Il nipote del Negus è una persona diabolica e porterà a termine un suo piano coinvolgendo il poeta Gaetano Prestifilippo, padre di Ninetta e la scura zitella Michilina Butticé. Ma tutto deve essere consentito al principe, tutti i capricci debbono essere perdonati e anche lo stesso Mussolini non sopporta i comportamenti del giovane, ma la ragione di Stato è più forte. Camilleri ci regala un finale originale, che disorienta il lettore. Questa, in sintesi, la trama narrativa dell’ultimo libro dello scrittore siciliano, che s rifà, come struttura narrativa a libri come “La concessione del telefono” e La scomparsa di Patò.” Lo scrittore alterna abilmente nel libro, articoli di giornali, carpette della documentazione alla quale intercala “frammenti di parlate”, mescolando, come un abile falsario, documenti veri ad altri falsi. E’ un libro dove si ride, dove le lettere fra il commissario Spera, il prefetto di Montelusa, il capo di gabinetto del Ministero degli Esteri, sempre a proposito del nipote del Negus, sono impregnate di un’ironia dirompente, magistrale. Camilleri ci regala un libro che parla del passato, ma strizza un occhio al presente mettendo alla berlina un regime fascista che rappresentò una farsa grottesca, ma che seminò morte e distruzione. Questo, come gli altri libri dell’autore de “Il Birraio di Preston”, il migliore libro per la critica letteraria, è un testo politico dove lo scrittore non fa mistero delle sue idee antifasciste, mettendo alla berlina un regime beffato da “Il nipote del Negus”.
Giuseppe Petralia
 
 

Il Giornale di Ragusa, 10.5.2010
La lavorazione prosegue speditamente
Il Commissario Salvo Montalbano si sposta a Ibla per altre indagini

Santa Croce  - Dopo due lunghe settimane di lavorazione, sono terminate le riprese a Punta Secca in casa “Montalbano”,  la Marinella della serie televisiva “Il Commissario Montalbano” di Rai Fiction. Sono state settimane intense, che hanno attirato molti fans e curiosi in cerca di autografi e scatti fotografici con la speranza di immortalare Salvo Montalbano, interpretato da  Luca Zingaretti, e i vari attori che si sono susseguiti durante questa prima parte di riprese. Per il primo maggio, il piccolo borgo marinaro di Punta Secca ha visto la presenza di tante persone curiose provenienti da tutta la Sicilia, presa d’assalto la “Casa Montalbano” per la classica foto ricordo, qualche visitatore ha anche approfittato della bella giornata per il primo bagno di stagione.
Sabato 8 maggio, nell’ultima serata di lavorazione a “Marinella”, si è creato qualche disagio, è stata chiusa tutta la circolazione del traffico anche pedonale in Piazza Faro, per portare a termine alcune riprese esterne che si sono protratte fino a tarda nottata. Ci sono state lamentele da parte dei ristoratori, perché nonostante l’alta affluenza di persone incuriosite dalle riprese e dal set cinematografico, hanno registrato a fine di serata un forte calo d’incassi. Il ritorno a Punta Secca per le altre riprese è previsto prima della fine del mese.
La troupe del regista Alberto Sironi, adesso si è spostata a Ragusa Ibla, precisamente in Piazza Pola, dove si trova la “Questura di Montelusa”. Ricordiamo, che la nuova serie comprende quattro episodi tratti dai racconti dello scrittore Andrea Camilleri, “L’età del dubbio”, “La danza del gabbiano”, “Il campo del vasaio” e “La caccia al tesoro”.
Sicuramente, anche Ragusa Ibla sarà invasa da curiosi e simpatizzanti del Commissario Salvo Montalbano, il commissario di Vigata, amante della buona cucina siciliana un uomo d’azione che non si fa mai “persuaso” dell’apparenza delle cose, testardo nel lavoro, ma complicato e turbato nei sentimenti amorosi.
Cresce sempre di più, l’attesa di vedere a fianco di Luca Zingaretti la conturbante Belèn Rodriguez, che interpreterà la parte di una bella ragazza spagnola in un episodio.
[…]
Silvio Rizzo
 
 

ANSA, 11.5.2010
Ascolti tv: oltre 5mln per Montalbano
'Italia's got talent' al 26%, access prime time a Striscia

Roma - 'Il Commissario Moltalbano' conferma la sua forza anche in replica: 'Il cane di terracotta' e' stato visto da 5.310.000 telespettatori. Lo share e' stato del 19.95%.
[...]
 
 

Corriere della Sera, 11.5.2010
Appuntamenti
Parla Cabre'

Alla libreria Utopia, ore 18 Jaume Cabré, amato da Camilleri, parla con Luca Crovi del libro «Signoria» (La nuova frontiera). Via della Moscova 52
 
 

La Sicilia, 12.5.2010
Il degrado di Montalbano
Abbandonati i luoghi che hanno ispirato i romanzi di Camilleri

Porto Empedocle. Dovrebbe essere il fiore all'occhiello della città che ha dato i natali ad Andrea Camilleri. Invece è una borgata infestata dalle sterpaglie, dal degrado che si tocca con mano, con l'unica fontana pubblica ridotta a un'immonda latrina e rifiuti sparsi.
Dopo lo Zen di Ciuccafa e la favela di contrada Inficherna, oggi la tappa nella Porto Empedocle dimenticata continua in quel di Marinella e dintorni. Là dove svettano da un paio d'anni le insegne posizionate dal Comune sulle quali è scritto Varco Macallè, Varco Montalbano e via discorrendo. Qui a farla da padrone sono però le erbacce ad altezza d'uomo che alla prima cicca di sigaretta gettata da qualcuno darebbero vita a un'immane pira. A due passi ci sono le caotiche villette con vista sul mare, ognuna con un prospetto diverso, con un ingresso diverso, con un concetto di bello differente e spesso discutibile. Ma sono quelle tabelle piazzate tra le sterpaglie a suscitare quasi tenerezza, come se volessero spiccare tra la desolazione di una lunga strada che dovrebbe essere il sentiero ideale per il turista diretto nella zona dei Lidi.
Dalle condizioni indecorose del ciglio della strada sul versante mare, quello appunto della Marinella che ispirò Camilleri per le gesta del commissario Montalbano non si discostano granché le altrettanto gravi condizioni della zona del cosiddetto ponte di ferro. Anche qui vegetazione spontanea a tutto campo, dove i campetti di calcetto privati sorti mesi fa sembrano un'oasi nel deserto. Il tutto, con quella fontana sporca e senza rubinetti per colpa degli incivili, gli stessi che la usano per lavare la propria auto o i propri piedi quando tornano dalla spiaggia. Uno scempio. Se ciò non bastasse, da alcuni giorni la carcassa di un gatto giace lungo la via Gioeni, emanando un odore nauseabondo. E poi ci si chiede perché le fiction del commissario Montalbano le abbiano girate in quel di Ragusa Ibla.
Francesco Di Mare
 
 

Messaggero Veneto, 12.5.2010
L'università popolare in giallo

«Fu verso le cinco e mezza del matino che non ce la fici cchiù a ristarisinni corcato coll'occhi sbarracati a taliare il soffitto. Era 'na cosa che gli era principiata con le vicchiaglie: di solito, passata la mezzannotti, si stinnichiava a letto, liggiva 'ma mezzorata, appena che la vista accomenzava a fargli pupi pupi chiuiva il libro...». Sono le parole iniziali de La danza del gabbiano, l'ultimo romanzo che Andrea Camilleri, classe 1925, ha dedicato alla saga del commissario Salvo Montalbano. Il prossimo, La caccia al tesoro, uscirà il 20 maggio. Abbiamo riportato le frasi solo per regalare un assaggio gustosissimo di quell'invenzione linguistica straordinaria, di quell'abile e dosatissima miscela di italiano e siciliano che riesce a coprire l'intera tastiera dei sentimenti e che costituisce il maggior sigillo di un successo che in Italia ha pochi precedenti. Ormai decine di migliaia di lettori (i libri venduti da Camilleri sono oltre due milioni) usano con naturalezza (e non solo nell’isola) vocaboli come taliare, macari, tanticchia, trasire, eccetera, sapendo bene cosa significano. E anzi assaporando di più le parole proprio perché espresse in un linguaggio inedito, incontaminato, da scoprire. A rendere il tutto portentoso è appunto l'uso letterario che se ne fa, come nel caso dello scrittore di Porto Empedocle. Allora una volta di più va constatato che aveva ragione Pasolini quando sosteneva che una lingua, un dialetto, anche se marginale, per affermarsi ha necessità di avere il suo poeta, il suo cantore, in grado di farlo esaltare nella pagina scritta. Parliamo di questi argomenti cogliendo lo spunto della conferenza che prima della sosta estiva chiuderà domani, alle 18.15, nella sala della Fondazione Crup, in via Manin, l'attività dell'Università popolare di Udine. L'incontro sarà dedicato al tema del “giallo” in Italia e quale relatore avrà il professor Elvio Guagnini, ordinario di letteratura italiana all’università di Trieste. Un graditissimo ritorno il suo in una Udine che lo accoglie sempre con attenzione. Va detto che con questa iniziativa l'Università popolare presieduta da Giampaolo Borghello mette a segno un altro bel colpo, dopo quelli recenti dedicati ad Alberto Cosattini e Maria Tore Barbina, a dimostrazione che la riduzione delle risorse da parte dell'ente pubblico non ha fiaccato idee e impegno. La conversazione di domani, stando all'annuncio, seguirà il percorso compiuto da un genere letterario popolarissimo, dal suo primo radicamento in Italia con la mitica collana dei Gialli Mondadori fino a oggi. Guagnini parlerà di Scerbanenco, De Angelis, D'Errico, Olivieri, Macchiavelli, Augias, Lucarelli, Fois, Carofiglio, De Cataldo eccetera, senza trascurare l'apporto di scrittori del calibro di Gadda o Sciascia. E appunto ampio spazio sarà riservato ad Andrea Camilleri che, in una ipotetica graduatoria di consensi e successo, occuperebbe una delle prime posizioni in quanto, come si sa, al di là delle storie imperniate su “ammazzatine” e reati vari, descrive magicamente attraverso Montalbano una figura di uomo mediterraneo schivo, solitario fino all'orsaggine, colto, generoso, onesto, libero, ma da prendere con le molle, uno sbirro con in testa un meccanismo infernale sempre in funzione quando fiuta qualcosa di losco sulla sua strada. Tutti esiti amplificati dalla versione televisiva dei romanzi grazie all'interpretazione di Luca Zingaretti e degli altri bravissimi attori (fra i quali l'udinese Giuseppe Visentin nei panni del giudice Tommaseo). L'accenno a Montalbano vuole essere solo un invito a non perdere l'appuntamento di domani nel quale sarà spiegata l'evoluzione della letteratura in “giallo”. Per chiudere citiamo un altro celebre inizio di romanzo. Eccolo: «Tutti ormai lo chiamavano don Ciccio. Era il dottor Francesco Ingravallo comandato alla mobile: uno dei più giovani e, non si sa perché, invidiati funzionari della sezione investigativa: ubiquo ai casi, onnipresente su gli affari tenebrosi...». Qui siamo nel capolavoro Quel pasticciaccio brutto de via Merulana , di Carlo Emilio Gadda, l'ingegnere che scrisse un diario sulla prima guerra mondiale intitolandolo Il castello di Udine.
Paolo Medeossi
 
 

Gazzetta del Sud, 13.5.2010
Lungomare Belfiore. Un segno di speranza
Sabato la scopertura della targa al Ringo

In una città che tradisce le proprie vocazioni, che regala le sue perle ai porci, che svilisce e mortifica idee, storie personali, talenti, ruoli e competenze, l'intitolazione del lungomare Ringo a Biagio Belfiore è una sorta di rarità. Dedicare alla memoria del giornalista, scrittore e drammaturgo messinese l'unica area di litorale finora risistemata e attrezzata è un segnale di speranza.
[…]
Belfiore […] ha scritto testi di grande valore e deliziose commedie. Una sua opera, "Merli e Malvizzi", per la regia di Andrea Camilleri, inaugurò il Teatro in Fiera.
l.d.
 
 

La Stampa, 14.5.2010
Camilleri-Lucarelli, un giallo per due
"Acqua in bocca" uscirà da Minimun Fax

Non campeggia ancora in bella vista tra le novità da copertina del Salone del Libro. E Minimum Fax se ne dispiace. Eppure è una delle uscite più chiacchierate e attese di questa primavera-estate letteraria (è prevista per il 23 giugno): è il sodalizio (e chissà se non si trasformerà in un matrimonio) tra Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli. Un exploit giallistico che mette alla prova in un sol colpo il commissario più amato d’Italia, Salvo Montalbano, e la tosta investigatrice lucarelliana Grazia Negro. A lavorare sulla stessa inchiesta, che parte da Bologna, dal ritrovamento di un cadavere di un uomo con un pesce rosso in bocca, per far capolinea in Sicilia, precisamente a Vigata, città d’origine del morto.
Di sicuro si sa già il titolo, Acqua in bocca. Anche se le prime indiscrezioni iniziano a filtrare, soprattutto su una possibile liaison tra i due protagonisti. In un fitto intrigo che coinvolge servizi segreti e false piste d’investigazione, Montalbano e Negro instaurano una corrispondenza epistolare carbonara, che alterna «pizzini» nascosti perfino nei pacchi di cannoli e tortellini a inchieste televisive condotta dallo stesso Lucarelli. Il lavoro è stato lungo, cinque anni di scrittura ritagliata tra un impegno editoriale e l’altro. «Eppure ce l’abbiamo fatta a incastrarli, ognuno ha voluto scrivere i suoi pezzi, restando autore dei suoi personaggi, era divertente vedere come all’inizio giocavano a mettersi in difficoltà», commenta l’editore Daniele di Gennaro che ebbe l’idea del progetto.
Letizia Tortello
 
 

L’espresso, 14.5.2010
Speciale salone del Libro Torino 2010
Camilleri-Lucarelli, il giallo che al Salone non c’è

Il giallo più atteso del Salone del libro è un libro che ancora non c’è. Che non si trova negli stand delle case editrici e di cui non si parlerà negli incontri della fiera.
Su alcuni blog già circolava la voce a fine aprile, e su ‘La Stampa’ stamane è uscito un pezzo, piuttosto scarno, perché il libro è segnalato tra le uscite estive del catalogo librai, e ora si sa anche la data d’uscita, il 23 giugno. Ma la casa editrice, per non ‘bruciarlo’, vorrebbe che del romanzo si sapesse poco e fa trapelare le informazioni con il contagocce. Del resto, il perché è comprensibile. Si chiama ‘Acqua in bocca’ e a firmarlo, dopo un lavoro a quattro mani durato cinque anni, sono due dei giallisti più amati d’Italia, Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, per la prima volta insieme.
Già si può immaginare che sarà il bestseller dell’estate, il libro che tutti leggeranno sotto il fatidico ombrellone.
Della trama si sa, innanzitutto, che mette insieme l’amato, amatissimo commissario Salvo Montalbano da Vigata e il volitivo ispettore Grazia Negro da Bologna, l’uno creatura di Camilleri nella serie edita da Sellerio, l’altra creatura di Lucarelli dai tempi di Lupo Mannaro (1994), poi protagonista di Almost Blue e di Un giorno dopo l’altro (2000), da sei anni assente dalla scena.
Un uomo viene ritrovato ucciso a Bologna, ‘feudo’ dell’ispettore Negro, con un pesce rosso in bocca. Il morto viene da Vigata, patria professionale di Montalbano, ed ecco che la connection tra i due è tracciata. Ma si tratterà di una collaborazione del tutto ufficiosa, lontana dai canali ufficiali delle forze dell’ordine. Per risolvere il caso i due lavoreranno insieme a distanza, scambiandosi ‘pizzini’ segreti. Come? Salvo mandando a Grazia i suoi messaggi ‘in Continente’ nascosti nei cannoli, l’altra rispondendo con i bigliettini nascosti in un pacco di tortellini.
Macchinoso? Improbabile? Forse, ma il bello del giallo è innovare, anche con l’ironia, i cliché. Del resto, la storia di questo giallo a quattro mani, e persino dell’espediente ‘gastronomico’ di cannoli e tortellini, nasce da lontano, da un bel documentario intitolato appunto ‘A quattro mani‘ prodotto da Minimum Fax media, ‘costola’ audiovisiva dell’editrice romana che pubblicherà ‘Acqua in bocca’.
Nel documentario, uscito nel 2007 ma girato a fine 2005, i due scrittori raccontavano il loro metodo di scrittura e l’amore, il rapporto con il genere giallo. Ciascuno nel suo studio, l’uno in Emilia e l’altro in Sicilia, dialogavano a distanza su tic, manie, riti della scrittura. Camilleri diceva di Lucarelli “Io sono del tutto giallo, lui talvolta invece vira al noir”. Lucarelli raccontava che per costruire un nuovo romanzo partiva da una serie infinita di post it gialli appiccicati a un muro, Camilleri spiegava che invece tutto il libro gli cresce in testa fino alla stesura.
Il raccordo narrativo tra queste due visioni della letteratura gialla, tra due generazioni, tra due personalità era fornito nel racconto filmico proprio da uno scambio di cannoli che viaggiavano sulla direttiva Sicilia-Emilia.
E già alla presentazione al Salone di Torino del documentario, tre anni fa, si era parlato di un progetto davvero ‘a quattro mani’ tra i due scrittori. Ora sappiamo che il progetto è nato proprio dai ‘fuori onda’ del documentario, da un reciproco attestato di stima, dalla curiosità di vedere all’opera, sullo stesso caso, i propri personaggi.
Per scrivere i due scrittori non si sono mai incontrati. E’ stata la casa editrice Minimum fax a fare da tramite, facendo avere a ciascuno, man mano che il lavoro avanzava, le pagine scritte dall’altro. Chissà se il risultato sarà ‘giallo giallo’ alla Camilleri o ‘giallo-noir’ alla Lucarelli. Lo scopriremo sotto l’ombrellone. Per avere qualche indizio in più, fino al 23 giugno, non resta che vedere o rivedere il documentario di qualche anno fa.
Lara Crinò
 
 

AgrigentoWeb.it, 14.5.2010
In arrivo troupe maltese per documentare la rinascita di Porto Empedocle

Il producer televisivo maltese Christopher Sultana e la sua troupe, in navigazione nel Mediterraneo su una barca a vela di otto metri per documentare il rinascere di luoghi che per lungo tempo, in passato, rappresentarono il terminale dei traffici commerciali nel “mare nostrum”, saranno a Porto Empedocle il 31 maggio prossimo per una serie di riprese televisive.
La troupe incontrerà il sindaco Calogero Firetto e documenterà la rinascita della cittadina marinara che nel secolo scorso, per via dello zolfo, rappresentò uno degli approdi commerciali maggiormente frequentati. I maltesi visiteranno poi i luoghi letterari della Vigàta di Andrea Camilleri e il Caos di Luigi Pirandello. La visita della troupe televisiva dimostra la grande attenzione con la quale la comunità maltese da tempo segue lo sviluppo culturale e sociale di Porto Empedocle città che, come ha recentemente ricordato Andrea Camilleri, trae origini proprio da un primitivo gruppo di maltesi che vennero a stabilirsi “alla marina”.
 
 

Varesenews, 15.5.2010
Tradate
Libri da gustare e vini da leggere: a Villa Truffini arriva "Critical Book & Wine"
Presentata la manifestazione che si svolgerà sabato 22 e domenica 23 maggio: due giorni dedicati ai libri, al vino e al consumo consapevole

Due giorni per assaggiare ottimi vini e leggere libri, ma anche per riflettere su nuove forme di produzione e di mercato, per cercare l’uscita dal falso binomio tra produzione di lusso per pochi privilegiati e una massificazione alimentare priva di gusto e nociva. Due giorni contro la truffa dei cibi, dei vini, dei libri spazzatura.
Sono questi i temi centrali di "Critical book and wine", mercato degli editori e dei vignaioli indipendenti che si svolgerà sabato 22 e domenica 23 maggio negli spazi di Villa Truffini, in corso Bernacchi a Tradate.
[…]
Diversi eventi culturali animeranno la due giorni a Villa Truffini dall'incontro con lo scrittore Michele Marziani alla proiezione in anteprima di alcuni brani del filmato "Abecedario di Andrea Camilleri" realizzato del regista Eugenio Cappuccio per le edizioni DeriveApprodi.
L'ingresso è libero e gratuito. Orari: sabato 22 maggio: 10.00 – 24.00; domenica 23 maggio: 10.00 – 22.00.
 
 

l'Unità, 16.5.2010
Chef Camilleri
I sonnambuli della bustarella, l’ex ministro e il contagio
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Stampa, 16.5.2010
Un pollo al salone
Il fascino della divisa colpisce ancora

Cara nonna Teresa, tu dici: se mi viene voglia di vedere dei libri mi basta andare nella libreria sotto casa. E qui sbagli, perche' al Salone ci sono molte attrazioni oltre i libri. […] Nell'hit parade della sobrieta' svetta lo stand dell'Associazione Editori Albanesi, un quadrato spoglio arredato con poster dedicati ai libri di autori italiani tradotti. Ti faccio un quiz: chi e' l'autore di “Gruaja e Bankierit”. Te lo dico io, Andrea Camilleri. […] Il tuo affezionatissimo nipote Bruno
Bruno Gambarotta
 
 

Gazzetta del Sud, 16.5.2010
Onorata la memoria di un autentico messinese
A ricordarlo anche Andrea Camilleri: «È un tributo doveroso»

«Questo è il luogo che mio padre amava di più». Si commuove Beatrice Belfiore, mentre il sindaco Giuseppe Buzzanca scopre la targa. Non c'era posto più indicato del lungomare del Ringo per il tributo alla memoria di un messinese "doc", giornalista, scrittore, drammaturgo, uomo colto, amabile e ironico. Questo era Biagio Belfiore e così è stato ricordato, a 12 anni dalla sua morte, da coloro che lo hanno conosciuto e che vi hanno lavorato fianco a fianco.
[…]
Belfiore stravedeva per Messina, soffriva dei suoi mali, si appassionava per le sue bellezze e cercava di dare il proprio contributo per il rilancio civile e sociale della città dello Stretto. […] Lo ha fatto da autore, scrittore e regista di opere e riduzioni teatrali, alcune memorabili come quella del Gattopardo, o "I Merli e Malvizzi", la "piece" con la quale venne inaugurato nel 1977 il Teatro in Fiera. Belfiore era l'autore, il regista era un semisconosciuto delegato alle produzioni Rai, un certo Andrea Camilleri di Porto Empedocle. Qualche decennio dopo il suo nome sarebbe stato conosciuto in tutto il mondo come il "padre" del commissario Montalbano. E Camilleri non ha mai scordato quell'esordio teatrale, l'emozione di quella serata, l'affetto dei messinesi. Ieri l'ormai ottantacinquenne scrittore agrigentino ha inviato un telegramma al sindaco e al direttore della Gazzetta del Sud: «Ricordo con tanta simpatia e affetto l'amicizia di Biagio Belfiore e i giorni passati insieme a lui a Messina quando inaugurammo il Teatro in Fiera con il suo "Merli e Malvizzi". Sono contento per il doveroso riconoscimento tributatogli dalla città».
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Lucio D'Amico
 
 

Corriere della Sera, 16.5.2010
Mercato. Grande interesse per il romanzo di Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli in arrivo da Minimum Fax. Trattative su seimila progetti
Mafia & thriller, agli stranieri piace il libro che non c' è ancora

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E c'è anche un libro che sta creando aspettative e ottime offerte: è quello firmato da Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli dal titolo Acqua in bocca. Sta per essere pubblicato da Minimum Fax e, stando alle indiscrezioni circolanti, pare che in esso si ritrovino servizi segreti deviati, lettere, ritagli di giornale, verbali e quei dannati «pizzini» che sono già conosciuti in tutto il mondo. Non a caso su questo singolare giallo, dove non manca una donna ritrovata con un pesciolino in bocca, si sono scatenati gli agenti. Abbiamo notato le trattative dell'editor Edgar Bracht, della Karl Blessing Verlag, e dell'addetto della Rosalind Ramsay, l'agenzia inglese che ha clienti anche in Giappone.
[…]
Armando Torno
 
 

APCOM, 17.5.2010
Salone libro/ Edizione in controtendenza,+25% volumi venduti - 2
Araba fenice la casa editrice senza neanche un furto subito

Torino - [...]
Buon bilancio anche per Sellerio, apprezzatissimii libri di Camilleri.
[...]
 
 

Il Foglio, 17.5.2010
Sempre la solita storia
La fonovaligia, la tv sul satellite e la necessità di riascoltare le stesse cose

[…]
Ovviamente c’è storia e storia. Non tutti i racconti sono uguali. Con tutto l’infinito rispetto per l’ottima saga di Camilleri, probabilmente le vicende del poliziotto di Vigata non hanno la stessa potenza mitopoietica di quella dei Nibelunghi, del ciclo arturiano o della Bibbia, tuttavia trovarmi a sapere in anticipo le battute di Salvo e di quella gatta morta della fidanzata Livia (cosa che, confesso, non mi accade né con Sigfrido e Brunilde, né con Lancillotto e Ginevra, né tantomeno con Davide e Betsabea al bagno) mi ha scatenato una serie di elucubrazioni.
[…]
Andrea Ballarini
 
 

Corriere della Sera – Viaggi, 18.5.2010
Andrea Camilleri: si parte anche stando fermi
Non ama l'aereo e rimpiange la Sicilia di un tempo, che rievoca nei celebri romanzi di Montalbano. Ma della sua Porto Empedocle lo scrittore salva i cannoli del Caffè Vigata

Lo scorso 25 marzo ha pubblicato il suo ultimo romanzo, “Il nipote del Negus”, ma le librerie sono già in fibrillazione per l’uscita del nuovo episodio della saga di Montalbano, che si intitolerà “La caccia al tesoro” (Sellerio) e segnerà la prossima estate.  Dopo tanti anni quello con il commissario più amato d’Italia è ormai davvero uno dei segnali dell’arrivo della bella stagione, del tempo di partire. Di ritornare al viaggio.
Signor Camilleri, qual è il suo rapporto con il viaggio?
”La leggenda vuole che non lo ami molto, ma sono pure "farfanterie". Diciamo solo che trovo un po’ innaturale l’aereo. Anni fa, ad esempio, invitato alle Canarie, studiai un buon percorso via mare: peccato che sarei giunto con circa una settimana di ritardo.  Eppure molta della mia letteratura è un viaggio. Un viaggio di ritorno verso una terra misteriosa che ho lasciato anni fa, da cui sono esule vivendo a Roma. Ma è un viaggio di ritorno con i connotati dell’immaginario perché la gran parte delle mie storie si svolge in un luogo che in realtà non esiste, o meglio non esiste più: Vigàta.  Il mio viaggio è quindi anche trasfigurazione, tentativo di far tornare un tempo passato, necessità di ricreare una terra che esiste soltanto dentro di me e dentro la mia memoria. Il ritorno in questa Sicilia è poi anche spesso un viaggio nel tempo: se Montalbano conserva i caratteri della stretta contemporaneità, molti dei miei romanzi civili e storici, appunto, raccontano soprattutto del periodo post Unità d’Italia mischiando fantasia a notizie e ricostruzioni storiche.”
Come si ricollega il personaggio di Montalbano all’idea di viaggio?
”Montalbano è un altro aspetto del mio viaggio a ritroso, di una sorta di ricerca della memoria. È nato a Catania ma vive a Vigàta, fuori dell’abitato, in un villino sulla spiaggia. È scientemente emarginato, estraneo al suo stesso ambiente. Nelle sue indagini percorre una Sicilia di strade sterrate, lontane dall’asfalto, vergini. Ama una terra che non c’è più, aspra come nel ricordo. Inoltre, ne è esempio “Il cane di terracotta”, a Montalbano non dispiace viaggiare nel tempo attraverso le indagini. Infine per lui il viaggio "vero" è sempre alle porte: è infatti continuamente sul punto di ricongiungersi alla sua amata Livia che vive altrove, a Boccadasse. Tuttavia il commissario non lascia mai volentieri la Sicilia, alla voglia corrisponde anche un istintivo rifiuto.”
Il ritorno in Sicilia è però una costante anche per lei: tanto più che la "sua" Porto Empedocle le ha dedicato addirittura una statua di Montalbano e una Fondazione.
”Certo, ed è sempre un ritorno alle abitudini più belle. La colazione al Caffè Vigata, per il caffè certo, ma anche ogni sorta di ben di dio come cassate, cannoli, frutti di martorana, taralli, e al pomeriggio il gelato. I pasti li consumo rigorosamente da Enzo, dove ci sono sempre le stesse triglie allo scoglio che piacciono anche a Montalbano. La "passiata" digestiva ormai invece non la faccio più. Purtroppo non ne ho più bisogno, il mio medico mi ha messo a dieta strettissima!”
I suoi libri  hanno aiutato tanto il turismo in Sicilia. Se lo aspettava?
”Affatto, ma ne sono felice, anche se non è la “mia” Sicilia. La Sicilia orientale è ancora magica, pur se ferita dal cemento, io l’ho solo ricordato.  Di luoghi come Scicli e Noto, per fare solo due esempi, è secondo me impossibile non riconoscere l’assoluta bellezza.”
Testo raccolto da Marco Piscitello
 
 

Panorama, 18.5.2010
Andrea Camilleri raddoppia: con Caccia al tesoro c’è un nuovo Montalbano in libreria

In attesa del romanzo scritto a quattro mani con Carlo Lucarelli, esce in libreria il sedicesimo capitolo della saga di Salvo Montalbano.
Il nipote del Negus non è uscito nemmeno da due mesi, tanto che è ancora saldamente (o quasi) aggrappato alla classifica. Ma alla tenera età di 85  anni Andrea Camilleri non riesce a posare la penna nemmeno un secondo, così, giovedì 20 maggio, il romanzo storico-satirico dello scrittore di Porto Empedocle dovrà stringersi un po’ sugli scaffali per far spazio a La caccia al tesoro, il nuovo capitolo della saga del commissario Montalbano.
Il romanzo inquadra la storia di un fratello e una sorella, Gregorio e Caterina Palmisano, due fanatici religiosi che vivono in uno stato di completo abbandono in una casa tappezzata di crocefissi. I due, barricati in casa, decidono di salutare l’arrivo di una pattuglia di poliziotti a colpi di pistola. La polizia entra e nella camera dell’uomo trova una bambola gonfiabile priva di un occhio. È l’inizio di una serie di macabri ritrovamenti per Salvo Montalbano il quale, tra una bambola gonfiabile abbandonata e l’altra, è continuamente bombardato da preoccupanti lettere che sembrano far parte di una torbida caccia al tesoro.
Un caso insolitamente scabroso per il commissario di Vigata, che dovrà risolvere l’enigma entro il prossimo 23 giugno, data in cui sarà impegnato in una indagine a quattro mani insieme all’ispettrice Grazia Negro, figlia della penna di Carlo Lucarelli.
Fabio Deotto
 
 

ASCA, 18.5.2010
Ascolti TV: Le reti Rai si aggiudicano il prime time

Roma - La serata televisiva di ieri, lunedi' 17 maggio, prevedeva su Raiuno un appuntamento con il ''Commissario Montalbano'' [”Par condicio”, NdCFC] che e' stato visto da 5 milioni 353 mila spettatori e uno share del 20.01.
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 18.5.2010
Marrone indaga sul doppio io di Montalbano

Quello che per Roland Barthes era il "piacere" del testo, con il moltiplicarsi di studi, saggi, monografie, è diventato una sorta di incubo cartaceo, di tormento scientifico. Con un risultato paradossale: mano a mano ci si è allontanati dall'oggetto specifico, che nel tempo ha incrociato di volta in volta la filologia, la linguistica, la critica letteraria, la teoria estetica, l'ermeneutica e la filosofia del linguaggio. Perdendo di vista le questioni generali, seppellendole sotto una cascata di approfondimenti laterali, di digressioni fuorvianti.
Da qui, la necessità, avvertita dallo studioso palermitano Gianfranco Marrone, di rimettere a sistema le cose, in una sorta di saggio etiologico, che prende le mosse dalle origini per poi focalizzare l'attenzione su nuove problematiche. "L'invenzione del testo" (Laterza, 218 pagine, 22 euro, si presenta questa mattina alle 9 nell'aula 5 dell'edificio 19 di viale delle Scienze, assieme a "Studi culturali" (Guida) di Michele Cometa) fa dunque il punto della situazione, in un incrocio proficuo di discipline, in una verifica pluriprospettica di punti di vista e approfondite analisi di teorie e sistemi. Sono tantissimi gli spunti che Marrone piega al suo scopo: cioè dimostrare come il "testo" alla fine sia un modello formale necessario per la spiegazione dei fenomeni umani, sociali, storici e culturali più vari.
Tra i fenomeni che dal volume si affacciano incrociando dimensioni altre, come quella massmediologica, c'è quello del commissario Salvo Montalbano, partorito dal grembo di carta di Andrea Camilleri. Si tratta di una vecchia passione di Marrone, già affrontata in studi precedenti, e che qui, anche per la collocazione, acquista un rilievo particolare. L'analisi tiene in considerazione la doppia natura del commissario di Vigàta, le interazioni tra testo cartaceo e schermo televisivo, la volontà di piegare il Salvo Montalbano di carta, novello don Chisciotte nella sua consapevolezza della sua natura romanzesca, alle caratteristiche del suo doppio virtuale, o di ricondurre la sagoma televisiva all'icona letteraria. Ne deriva una radiografia del personaggio che non perde però mai di vista il testo, appunto, stemma codice di qualsiasi immaginario.
Salvatore Ferlita
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 19.5.2010
A Pietrasanta gli scrittori raccontano il loro prossimo libro
Appuntamento dall'11 al 13 giugno nelle piazze e nei luoghi storici della località toscana. Ammanniti, Grossman, Camilleri, Augias, Lucarelli sono alcuni degli autori che racconteranno come nascono le loro opere

Pietrasanta (Lucca) -Vi sveleranno cosa stanno scrivendo, i romanzi prossimi venturi. David Grossman, Paul Auster, Mario Vargas Llosa, poi Niccolò Ammaniti, Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Corrado Augias, Margaret Mazantini e Vito Mancuso. Sono alcuni dei nomi che, dall'11 al 13 giugno, nelle piazze e nei luoghi storici di Pietrasanta racconteranno come nascono e come sono nati i loro libri. Romanzi, racconti, saggi che verranno letti e presentati direttamente dagli autori per la prima volta durante la rassegna "Anteprime - ti racconto il mio prossimo libro".
Organizzata da Einaudi, Mondadori, Electa, Frassinelli, Piemme, Sperling & Kupfer in collaborazione col Comune, la prima edizione della rassegna riunirà nel giro di tre giorni il gotha della letteratura internazionale e italiana. Tutto in quella che viene definita la "piccola Atene", capitale artistica della Versilia per la presenza di scultori e artisti di fama mondiale. Tutte le sere, dalle 18.30 fino a tarda notte si alterneranno oltre 30 autori, accompagnati dai loro editor di riferimento, per portare davanti al grande pubblico le riunioni che abitualmente si svolgono nelle case editrici.
Le fasi di stesura, le varianti, la genesi delle storie e dei personaggi, la scelta dei titoli e gli interventi degli editori. Tutto, per una volta, sarà accessibile anche ai lettori. Ma soprattutto gli scrittori racconteranno come è nato il loro prossimo libro, il non ancora pubblicato. In alcuni casi offrendone anticipazioni e leggendo alcune pagine dei loro nuovi lavori. Ad aprire la manifestazione sarà Grossman, l'11 giugno alle 18.30, mentre sarà Camilleri a chiuderla il 13 giugno alle 21.30. In mezzo a loro Auster (il 12 giugno alle 21.30), Vargas Llosa (il 13 alle 19.30) e i protagonisti della narrativa e della saggistica italiana, oltre agli autori per ragazzi e bambini. Pietrasanta per tre giorni diventerà ''una suggestiva capitale dell'ars scriptoria.
Una vetrina che, sono certo, non mancherà di soddisfare anche il lettore più esigente'' commenta il sindaco Domenico Lombardi. ''Una volta tanto - spiega Massimo Turchetta, direttore generale delle Edizioni Mondadori - si vuole spalancare la porta sui lavori in corso delle case editrici, per rendere in tal modo visibile l'attività del laboratorio editoriale che precede la pubblicazione''. ''C'è un momento - dice Ernesto Franco, direttore editoriale Einaudi -, quando uno scrittore ha appena finito un'opera, ma deve ancora pubblicarla, che è tutto dedicato all'imminenza. Questo sarà in scena a Pietrasanta''. Per Ornella Robbiati, direttore editoriale Sperling & Kupfer, Anteprime ''è una magnifica occasione per avvicinare ancora di più editori e lettori; un rapporto in cui gli autori sono grandi protagonisti'' mentre Giovanni Francesio, direttore editoriale Piemme, ne vuole approfittare ''per portare in piazza i suoi grandi autori amati dai più piccoli''.
Mario Neri
 
 

Wuz, 19.5.2010
La caccia al tesoro: Montalbano e le bambole gonfiabili
L'ultimo romanzo di Andrea Camilleri
"La compassione, la pietà per una criatura umana che sta subbenno violenze e straminii sono sentimenti da provari doppo, a caso risolto; inveci, se ti assugliano durante un'indagini, ti appannano la menti che devi restari lucita e fridda a puntari supra al carnefici e non supra la vittima."

Un inizio folgorante, da film americano: la sparatoria da una finestra, Montalbano che sale su di una scala dei pompieri e penetra nella casa dall'alto, le telecamere che riprendono l'impresa (una cosa da Bruce Willis, Brusi Vìllisi nel linguaggio di Catarella)... Ma poi torniamo rapidamente a Vigàta: a sparare dalle finestre sono due vecchi pazzi vittime di mania religiosa e la loro casa è trasformata in un luogo di orrori. Una stanza è una foresta di crocefissi, una vecchia bambola gonfiabile, senza un occhio e tutta rattoppata, è distesa nel letto del vecchio che completamente nudo accoglie tremante le forze dell'ordine, dopo aver scaricato i fucili sui passanti. La sorella, anch'essa armata e folle, ha un dente solo ed è completamente delirante.
Questa avventura sarebbe finita qui, con l'internamento in manicomio dei due vecchi, se non insorgessero strane coincidenze: il ritrovamento di un'altra bambola assolutamente identica alla prima, e una serie di bigliettini "cifrati" che inducono Montalbano a una strana caccia al tesoro.
Non essendoci casi urgenti su cui indagare, il nostro amatissimo commissario (in realtà piuttosto innervosito dagli indovinelli) si presta al gioco.
Certo la situazione poi si complica, come anche il rapporto con la storica fidanzata Livia, intervengono nuovi misteri, nuovi personaggi e le cose diventano davvero complesse, anche perché c'è di mezzo il rapimento di una ragazza...
Ma la trama, così bella e così intelligente, dovranno scoprirla i tanti, tantissimi lettori di Camilleri e non è il caso di togliere loro questo piacere.
Ancora una volta un grande plauso all'autore e alla sua capacità di trovare sempre nuova vena narrativa e di caratterizzare con elementi inediti i suoi personaggi, che si evolvono ma restano sempre fedeli a se stessi.
La gioia di leggere un nuovo capitolo della serie di Montalbano è sempre esaudita, mai ripetizioni, mai monotonia non dico nelle storie ma neppure nelle pieghe più minute del romanzo. Il gioco ad esempio della caccia al tesoro, invenzione divertente e originale per come è qui concepita, che ha come reazione da parte del protagonista un misto tra irritazione e curiosità è davvero un piccolo gioiello narrativo, così come la rivelazioni di elementi di indagine importanti fatti emergere da alcune "debolezze" di uno dei personaggi ricorrenti, l'amico collega del commissario lo sciupafemmine Mimì Augello...
Quando si arriva all'ultima pagina del romanzo, soddisfatti per lo scioglimento di ogni enigma, si rimane però subito in attesa di un'altra avventura del nostro commissario o, almeno, di una nuova serie televisiva che lo veda protagonista. E questo è davvero un fenomeno di massa se le repliche (magari passate anche tre volte in televisione) delle fiction di Montalbano conquistano sempre il primo posto come trasmissione più vista della serata.
Grazia Casagrande
 
 

Sabato Sera Online, 19.5.2010
Camilleri: la caccia al tesoro del nuovo Montalbano
Dal 20 maggio la nuova indagine del commissario

Domani sarà in tutte le librerie il nuovo romanzo di Andrea Camilleri (La caccia al tesoro, Sellerio, 288 pagine, 14.00 Euro) con protagonista il commissario Montalbano. Leggendo sul sito della casa editrice, la trama può essere così assaggiata: il commissario di Vigàta riceve una serie di lettere anonime, a comporre una vera e propria caccia al tesoro, tra indovinelli, sciarade, prove da superare. Montalbano accetta la sfida e gioca, fino alla risoluzione dell'aneddoto cifrato che lo conduce in una campagna sperduta. Tuttavia qualcosa, in questa caccia, inquieta Montalbano. E quando, insieme a una delle lettere, riceve una testa d'agnello sanguinante, capisce che la caccia è qualcosa di più di un gioco e che di giocare non è più ora. Nel frattempo le tracce di una diciottenne vigatese scomparsa portano il commissario fino al misterioso Lago di Dio, mentre giunge l'ennesima lettera, i cui versi ormai hanno qualcosa di laido... Nonostante alcuni episodi tragicomici -come le due bambole gonfiabili che Montalbano si porta a casa per riflettere sulla loro comparsa in un cassonetto e in casa di due settantini presi da manie sacre, con il corollario di equivoci che le due "pupe" generano nelle teste di Adelina e Ingrid- "La caccia al tesoro è una storia inquietante, cruenta, con un commissario più incline alla riflessione e che questa volta rischia davvero grosso".
Ma questo non è l'unico romanzo dell'ex produttore televisivo del Tenente Sheridan che ha in serbo Sellerio. Leggiamo nell'imprescindibile sito dei fanatici dello scrittore www.vigata.org che "Andrea Camilleri ha già consegnato alla Sellerio diversi nuovi romanzi del commissario Montalbano, fra i quali ci sono La tana delle vipere, Una voce di notte e Riccardino, l'ultimo della serie, che per espresso volere dell'Autore sarà pubblicato... postumo! «A Sellerio ho lasciato già cinque Montalbano e due romanzi storici. Poi ne ho un altro in uscita con Mondadori». (Andrea Camilleri, da un'intervista a Famiglia Cristiana, 1.5.2010)".
Per quanto riguarda i due romanzi storici,probabilmente si tratta di La setta degli angeli e di La banda Sacco: cliccate e di notizie godetene tutti.
Dell'ultimo romanzo di Montalbano, sempre sul sito si legge: "«Ho dato Riccardino alla casa editrice solo a questa condizione: che venisse tirato fuori quando l´alzheimer per me sarà irreversibile. Intanto, con le facoltà di intendere e di volere intatte, mi diverto a inventare nuove storie» (da un'intervista a  La Repubblica, ed. di Palermo, 9.11.2006)". Sulla trama di Riccardino -riporta ancora www.vigata.org- Camilleri ebbe a dire in proposito alla Stampa il primo settembre del 2005, mentre lo stava componendo: "Nelle pagine che sto scrivendo c’è uno scontro continuo fra me e il personaggio. Montalbano si lamenta sempre, “sono vecchio, sono vecchio...”. Non è vero niente, gli rispondo, è che ti sei rotto le palle! Il personaggio non può che finire nel momento in cui comincia a pensare al doppio. Cioè comincia a pensare a Zingaretti. E si trova sopraffatto dall’altro personaggio. E non trova in Camilleri l’appoggio necessario per andare avanti. Così gli fa un discorso cinico: “Senti un po’, quando io stampo un libro e sono 500 mila copie si tocca il cielo con un dito; quando l’altro appare in televisione sono 10 milioni di spettatori: che vogliamo fare?”. Allora Montalbano ha un’idea montalbaniana. L’inizio di questa cosa è lui che arriva sul luogo del delitto, e tutta la gente, sulla strada, col morto, tutti affacciati ai balconi che pare una festa. “Il commissario arrivò, Montalbano arrivò!”. “Cu, chiddru della televisione?”. “No, chiddru vero”. A Montalbano gli girano i cabasisi e...». Il sito offre anche la possibilità di leggere il primo capitolo del romanzo (pubblicato in origine su Stilos): chi vuole, se proprio vuole guastarsi la sorpresa, può andare qui.
Comunque, mentre Il cane di terracotta è oggetto di trattative per la traduzione in cinese con la casa editrice di Shanghai Yiwen Chubanshe, intanto una piccola rivincita il Montalbano di carta se l'è presa: la statua del commissariom (opera dello scultore Giuseppe Agnello) posta a Porto Empedocle dopo un concorso, secondo il suggerimento di Camilleri, "anziché riprodurre il commissario televisivo interpretato da Luca Zingaretti", realizza "il commissario letterario, traendo le descrizioni dalle pagine dei miei romanzi". Almeno a casa propria (Porto Empedocle è Vigata), ha vinto chiddru vero. Si, mais non, avrebbe forse detto il biografo di Maigret Simenon, delle cui avventure Camilleri aveva curato la produzione tv quando stava alla Rai. In altre parole, vero è che chiddru vero vinse? O vince sempre, e semplicemente, Camilleri?
asf
 
 

KataWeb News, 19.5.2010
La novità / Film Tv
Non solo in libreria ma anche in tv Montalbano, quattro episodi in autunno

(Adnkronos) Torna in tv il suo impeccabile accento siciliano con quattro nuovi episodi. Ma bisognera aspettare l'autunno, quando Luca Zingaretti tornerà a interpretare il commissario più amato dai telespettatori. Per chi ptoprio non può attendere, in libreria esce il 20 maggio il nuovo volume di Camilleri.
Nelle librerie arriverà con tutto il suo charme, e senza dimenticare l’impeccabile accento siciliano, il 20 maggio. In televisione invece lo ritroveremo nella prossima stagione, sempre su Rai Uno e sempre interpretato da Luca Zingaretti. Si tratta naturalmente del commissario Montalbano, l’ispettore di polizia nato dalla penna di Andrea Camilleri che vive e lavora nella sicilianissima, quanto inventata, cittadina di Vigata. Per lui e le sue avventure l’interesse degli italiani non accenna a scemare anzi, quando persino le repliche – come quella andata in onda lo scorso lunedì – riescono ad incollare davanti al televisore 5 milioni 353 mila spettatori (pari ad uno share del 20.01%), è arrivato il momento di sfornare nuove storie.
E così, con un perfetto tempismo, esce per Sellerio editore La caccia al tesoro, il sedicesimo romanzo della saga scritta da Camilleri nel quale il commissario Salvo Montalbano dovrà vedersela con un nuovo intricato giallo. Protagonisti della storia sono i fratelli Gregorio e Caterina Palmisano, barricati in una casa semi abbandonata dove tra crocifissi, manie sacre e spari di pistola, si nasconde una bambola gonfiabile lacera e con un solo occhio. Tra macabri indizi, teste d’agnello e lettere anonime, Montalbano si metterà sulle tracce di Ninetta, una 18enne scomparsa in circostanze misteriose.
Il suo ritrovamento, così come la risoluzione di questa inquietante caccia al tesoro, si svelerà solo nelle ultime pagine del romanzo in uscita il 20 maggio. O a partire dal prossimo anno, quando Luca Zingaretti tornerà su Rai Uno ad interpretare Salvo Montalbano. Quattro i nuovi episodi televisivi della fortunata serie in produzione già da diversi mesi. Il primo sarò proprio La caccia al tesoro, seguiranno poi Il campo del vasaio, L’eta del dubbio e La danza del gabbiano. Sul futuro televisivo del commissario di Vigata per il momento non ci sono altre notizie ma in libreria Montalbano dovrebbe tornare a fine giugno per un’inedita indagine che lo vedrà al fianco di Grazia Negro, l’ispettrice creata da Carlo Lucarelli. I due maestri del giallo italiano si incontreranno per la prima volta su carta per il romanzo Acqua in bocca, un appassionante caso di cronaca nato intorno al ritrovamento del corpo di una donna. E c’è da chiedersi se mai l’episodio dovesse sbarcare in televisione quale sarebbe l’attrice che potrebbe interpretare l’affascinante Grazia Negro al fianco di Luca Zingaretti.
Fiore all’occhiello della fiction nazionale, quello tra il Commissario Montalbano e gli italiani è un amore che ha superato ampiamente la crisi del settimo anno. La trasposizione televisiva dei romanzi di Andrea Camilleri è iniziata nel 1998 diventando presto un caso televisivo. Tutto merito del produttore Carlo Degli Esposti, presidente della Palomar, che insieme alla struttura Cinemafiction della Rai decide di trasformare in fiction tv i romanzi di Andrea Camilleri. Si parte con un investimento iniziale di 8 miliardi e mezzo. Il risultato sono quattro episodi: Il ladro di merendine, La voce del violino, Il cane di terracotta e La forma dell’acqua, andati in onda tra il 1999 e il 2000. La regia è firmata da Alberto Sironi, la sceneggiatura è di Francesco Bruni e Camilleri e il protagonista è l’esordiente, per il piccolo schermo, Luca Zingaretti. La fiction è un successo di ascolti (circa sei milioni di spettatori a puntata); i diritti vengono venduti a Germania, Francia, Svezia, America Latina, Belgio, Olanda e Spagna e si guadagna la nomination agli Emmy Awards, come il miglior prodotto della fiction internazionale nel 1999.
Nel 2001 seguono La gita a Tindari e Tocco d’artista, successivamente Il senso del tatto, Gli arancini di Montalbano, L’odore della notte e Gatto e cardellino. Nel 2005 le avventure del Commissario Montalbano si arricchiscono di altri quattro titoli: Giro di Boa, Par Condicio, La pazienza del ragno e Il Gioco delle tre carte. Nel 2008 su Rai Uno arrivano altre quattro puntate, si tratta de La luna di carta, La vampa d’agosto, Le ali della sfinge e La pista di sabbia. Ora gli spettatori attendono con ansia i nuovi quattro episodi.
Conosciuto all’estero come il Kommissær, l’Inspector o il Detective Montalbano, le sue avventure hanno contribuito a far diventare la Sicilia una destinazione sempre più amata dal turismo internazionale e i tour operator più aggiornati propongono con successo delle visite guidate sui luoghi e sulle spiagge care alla creatura di Camilleri.
Benedetta Perilli
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.5.2010
L’intervista. Esce per Sellerio “La caccia al tesoro”, l’ultimo romanzo con protagonista il commissario. È ispirato da un fatto di cronaca che sei anni fa gettò nel panico Porto Empedocle: due anziani fratelli, armati e in preda a deliri mistici, si barricarono in casa minacciando una carneficina
Camilleri "Vi racconto come cambia Montalbano"
Camilleri noir. Il ritorno di Montalbano in una Vigàta senza pietà

Al povero commissario di Porto Empedocle sono venuti i capelli bianchi dalla paura. Quella casa in cui aveva fatto irruzione era tutta un brivido. Due vecchi armati che minacciavano di fare una carneficina, buio, crocifissi e bambole disseminati per le stanze. Un horror che faceva capolino dalla sonnacchiosa e innocua realtà del paese. Il fatto, accaduto una mezza dozzina di anni fa o giù di lì, era finito nel pozzo di San Patrizio dell'archivio mentale di Andrea Camilleri. Che ora lo tira fuori e ne fa il punto di partenza del suo nuovo romanzo che ha per protagonista Montalbano, "La caccia al tesoro", che da oggi la Sellerio manda in libreria. Protagonisti seriali gli "eroi" di sempre: l'incazzoso commissario e la sua squadra di fedelissimi. Tante le new entry, a cominciare da due anziani (fratello e sorella) che da bigotti baciapile diventano scatenati cecchini.
Violenza, atmosfere gotiche dentro le mura che fanno a cazzotti con lo scialo di luce all'esterno, una inquietante tensione hitchcockiana pervade l'ultimo Montalbano. Che succede a Vigàta?
«"La caccia al tesoro" è sicuramente il più noir dei Montalbano. Direi che mi sono messo al passo con l'escalation di violenza che monta intorno a noi».
C'è il rischio che questa società sanguinaria azzoppi la fantasia degli scrittori?
«Sicuramente. Cosa vuoi inventare di più orribile di quello che la realtà ci offre ogni giorno? Non hai il tempo di escogitare una trama, un marchingegno narrativo, che la vita ti spiazza con il suo menù quotidiano di omicidi, follie, truffe e quant'altro».
L'uomo sembra vittima di una mutazione antropologica così accelerata che talvolta viene da fantasticare che questi eccessi possano essere causati dagli alieni ormai entrati nei nostri clip mentali...
«Lei forse la butta lì per scherzo, ma a me non sembra del tutto un'ipotesi peregrina. Sicuramente siamo davanti a una trasformazione genetica degli esseri umani. Non riesco a spiegarmi diversamente questa insensata catena di orrori».
In quest'ultimo libro continua il processo di umanizzazione di Montalbano. Il commissario prova paura davanti a un uscio chiuso sul mistero, dentro le stanze che ospitano una foresta di crocifissi intrecciati tra loro. È l'età o altro?
«La sua umana debolezza più che all'età è dovuta alla stanchezza, alla burocratizzazione e all'involuzione antidemocratica».
A livello di linguaggio c'è un aumento del tasso di dialetto siciliano. Sarà digerito dai lettori?
«È un'operazione progressiva che ho avviato da tempo. Ho abituato i lettori gradualmente al siciliano. All'inizio ero più cauto in quanto non potevo sommare al rebus del giallo il rebus della lingua, ma ora gli appassionati sono in grado di seguirmi».
Abbiamo più volte scritto che grazie a lei il siciliano è ormai diventato la seconda lingua nazionale. Ne è lusingato?
«Perché, non dovrei esserlo?»
I suoi personaggi sono seriali, come maschere della commedia dell'arte. Non le sembra però di esagerare con la macchietta di Catarella?
«È vero sono maschere, ma maschere prese dalla vita. Mi sono sempre ispirato alla realtà. Per Catarella ho preso a modello i ritmi vocali e le movenze nell'opera dei pupi. I Catarella esistono davvero. Un ex questore nella Genova del G8 mi ha raccontato che tra i suoi poliziotti c'era un clone di Catarella. Pricisu pricisu. Catarella è il personaggio più amato dai lettori francesi e tedeschi. I traduttori hanno trovato la chiave giusta per "trasportarlo" in un'altra lingua».
Si sente in colpa per avere "ammazzato" decine di attori, ormai non credibili in altri ruoli?
«È la storia di sempre. Quando curavo la serie televisiva del tenente Sheridan la gente voleva Ubaldo Lay sempre con l'impermeabile d'ordinanza. E che dire di Alberto Lupo, dottore a vita dopo "La cittadella"?»
A quando i nuovi Montalbano televisivi?
«Gli ultimi quattro romanzi sono già in lavorazione, incluso "La caccia al tesoro", di cui dal manoscritto sono state già girate alcune scene»
Quanto le fanno compagnia i suoi eroi di carta?
«Tantissimo. Me li porto dentro la testa ogni giorno. Talvolta mi ritrovo a fantasticare su loro e con loro. E magari mi inquieto perché all'improvviso mi sovviene che non esistono».
Perché le donne di Montalbano sono cattive, puttane o sottomesse, contraddicendo così lo schema sciasciano di donna sicula che si fa subalterna in società e comandiera tra le mura domestiche?
«Ingrid e Livia non mi sembrano sottomesse».
Ma non sono siciliane.
«Diciamo che le donne siciliane sono più complesse di quanto vogliano apparire».
Se pensa all’Isola cosa le viene subito inmente?
«Quelli che non ci sono più. Tutti gli amici morti. Oramai a 85 anni mi sento un sopravvissuto».
E del marasma politico attuale nell’Isola, il Pdl spaccato, il Pd che appoggia Lombardo, le inchieste sul malaffare, che gliene pare?
«Nonostante tutto sono ottimista. Sarà la speranza della lontananza, sarà altro, ma resto persuaso che sparigliare è meglio di quello stato saporoso che da anni affligge la Sicilia. Chissà che dalla confusione non venga qualcosa di meglio di quello che ha passato il convento finora?».
La Sicilia metafora del peggio, comincia a essere in buona compagnia. A leggere i giornali non è che altrove le cose vadano meglio…
«La Sicilia è lo specchio del paese, ma il paese è lo specchio della Sicilia. È l’umanità che ha smarrito la propria strada. Senza più scrupoli e vergogna, ci addentriamo ogni giorno in un burrone amorale. Il mondo si incattivisce di ora in ora. E rieccoci al pensiero degli alieni. Che sia colpa loro?».
Tano Gullo
 
 

Il Tirreno, 20.5.2010
Romanzi in anteprima

Pietrasanta. Far notte parlando di libri e parole scritte, raccontando i segreti di un mestiere che affascina lasciando in retaggio rari confini all’immaginazione. Per tre giorni, dall’11 al 13 giugno, il cuore pulsante arte di Pietrasanta rintoccherà frenetico per le anteprime dei libri di prossima uscita, quelli chiamati a scalare le hit di vendita, ridando fiato e speranze alle spesso asfittiche casse delle major editoriali. Il tutto per una passerella, in piazza Duomo, di scrittori che portano in dote alle proprie case editrici milioni di lettori.  E parliamo di scrittori come David Grossman, Margaret Mazzantini, Carlo Lucarelli, Bruno Vespa, Paul Auster, Mario Vargas Llosa, Andrea Camilleri, Niccolò Ammaniti,Giancarlo de Cataldo, Corrado Augias, Sveva Casati Modignani e altri ancora per una quarantina di protagonisti della narrativa e della saggistica italiana e non, senza dimenticare gli autori per ragazzi.
Happening letterario. «Anteprime - Ti racconto il mio prossimo libro» è la prima edizione di un happening letterario sotto il cielo d’estate che nasce appunto dalla collaborazione tra il Comune di Pietrasanta, terra di scultori, artisti e mare da copertina, e le case editrici Einaudi, Electa, Frassinelli, Mondadori, Piemme e Sperling & Kupfer. Voluta per «aprire al grande pubblico dei lettori gli incontri che abitualmente si svolgono all’interno delle case editrici - spiega il direttore generale delle Edizioni Mondadori Massimo Turchetta - con gli operatori professionali per annunciare i libri delle prossime stagioni. Riunioni che nel corso degli anni sono diventate delle vere e proprie presentazioni, con la partecipazione degli autori stessi che parlano in anteprima e in prima persona dei loro libri».
Verso il grande pubblico. «L’idea è quella di portare in piazza ed aprire al grande pubblico questi incontri professionali - aggiunge Ernesto Franco, direttore editoriale Einaudi - sull’onda del desiderio sempre più forte del lettore di incontrare da vicino gli scrittori, come dimostra il successo dei festival letterari degli ultimi anni e nella convinzione che il compito degli editori è anche quello di far conoscere e apprezzare gli autori che pubblica».
Lettori che, là dove il tempo a disposizione, tiranno, e gli umori variabili dei protagonisti lo renderanno possibile, potranno porre domande, scavare nelle nicchie inesplorate del proprio autore preferito, cercare di cogliere i segreti di «quel libro di cui - come spiega Ornella Robbiati per conto della Sperling & Kupfer - leggeremo alcune pagine in anteprima. Come va il mercato editoriale di casa nostra? In Italia, rispetto agli altri paesi europei, leggiamo meno, ma la crisi economica se da un lato ha spazzato via i lettori non abituali, dall’altra non ha più di tanto eroso lo stesso mercato».
Per i più piccoli. Un contesto, quello editoriale, dove spesso fanno la voce grossa i titoli per i più piccoli, settore che, come sottolinea Giovanni Francesio direttore editoriale Piemme, «non sembra conoscere crisi, pur tenendo ben presente le difficoltà del momento. A Pietrasanta daremo vita ad angoli di storie raccontate per i bambini, aprendo poi al mondo dei barbapapà e ancora di sua maestà Geronimo Stilton. E allora vedrete che sarà praticamente impossibile arginare la sete di curiosità dei piccoli».
Officina della scrittura. Vedrà la luce venerdì 11 giugno con l’incontro, in piazza Duomo, protagonista lo scrittore israeliano David Grossman, autore, fra gli altri, di “Con gli occhi del nemico” per poi proseguire in un susseguirsi di appuntamenti in agenda dalle 18.30 fino a notte inoltrata, che vedranno il loro epilogo nel segno del mentore del commissario Montalbano.
Parliamo, ovviamente, di Andrea Camilleri, che troveremo sempre in piazza Duomo - una delle location individuate insieme al Chiostro di S.Agostino, l’aula magna Lazzeri e la Chiesa di S.Agostino - domenica 13 giugno in tarda serata. «C’è un momento - aggiungono i direttori editoriali - quando uno scrittore ha appena finito un’opera, ma deve ancora pubblicarla, che è tutto dedicato all’imminenza. Attese, suggestioni, ripensamenti, desideri e fitte conversazioni, che diventeranno parte integrante del libro. Questo sarà in scena a Pietrasanta: una confidenza. Con i lettori». Che vivranno la kermesse senza tirare fuori, ovviamente, un euro, anche se la corsa al libro autografato, quello sì da acquistare, sarà rituale a vasto consenso. Un incipit in salsa letteraria che è vissuto con enfasi dal sindaco di Pietrasanta, Domenico Lombardi.
Vetrina privilegiata. «Siamo la città del premio Nobel Giosuè Carducci, e da sempre tendiamo alla creatività. “Anteprime” è vetrina privilegiata che farà bene al nostro turismo: vedrete che non sarà episodio sporadico, ma rassegna che proseguirà negli anni».
Luca Basile
 
 

Cinema Fanpage, 20.5.2010
Il Commissario Montalbano prepara i nuovi episodi, ecco la foto del set
In esclusiva la foto dal set della serie tv Italiana più seguita dagli italiani.

Il Commissario Montalbano e i vecchi episodi fanno record di ascolti, la produzione non poteva trascurare questo piccolo aspetto e si è data da fare avviare la lavorazione per la prossima stagione.
In anteprima cinema fanpage ha scovato per voi la foto del nuovo set siciliano in cui sono ritratti Luca Zingaretti e Peppino Mazzotta durante le riprese di una scena del film.
 
 

IDRAnet, 20.5.2010
Libri: “Il casellante” di Andrea Camilleri

Concludiamo il trittico di favole metamorfiche di Camilleri con il racconto più dolorosamente attaccato alla realtà: Il casellante.
Sebbene la cronologia delle uscite riveli un ordine diverso (Maruzza Musumeci, Il casellante, Il sonaglio), il romanzo che sembra aprire la trilogia è proprio l’ultimo di cui ci occupiamo.
Innanzitutto per il diverso e più stretto legame con la realtà: il soprannaturale in questo romanzo non interviene mai, se non nella forma dell’improbabile casualità. In secondo luogo la metamorfosi sceglie una forma arboricola, più arcaica di quelle animali precedenti e molto più giustificata dal punto di vista psicologico, espressione realistica di una nevrosi. Infine, e proprio per il legame chiarissimo con la psicologia del personaggio, la metamorfosi è reversibile e si vanifica improvvisamente con lo sciogliersi dell’intreccio.
Anche dal punto linguistico Il casellante sembra precedente, più involutamente dialettale e meno intriso di mitologia, di incroci con altre narrazioni.
Il legame con gli altri romanzi brevi, comunque, è garantito da somiglianze nella struttura e da un sistema di personaggi simile: il ruolo centrale è svolto sempre dal rapporto difficile e delicato fra uomo e donna, in cui la società si piega talvolta a interferire e che è sospinto dalla mano della Storia.
In tutti e tre i libri protagoniste delle mutazioni sono delle donne: il mondo femminile appare separato da quello maschile, misterioso, incomunicabile. Dal canto loro i protagonisti maschi si accontentano di subire passivamente quello che il Burattinaio impone loro, lamentandosi al limite della cattiva sorte. Nino Zircuti, protagonista del Casellante, è forse l’esempio più chiaro fra questi: schiacciato fra il potere dell’Insondabile, che gli fa vincere la lotteria e quasi perdere la moglie, e l’incomprensibile potere degli uomini che lo difende senza un motivo apparente.
Bisogna dire che in quest’ultimo romanzo, però, le diverse parti compongono un complesso più armonico e sensato, una struttura più lineare. Forse per questo manca il senso della favola, manca un po’ il gusto del narrare fine a se stesso che invece caratterizzava gli altri racconti.
Tre libri molto simili e molto diversi, in definitiva, tre favole metamorfiche che reclamano il loro posto particolare nella produzione di Camilleri.
Laura Bustaffa
 
 

The CWA Daggers Awards 2010, 21.5.2010
First set of shortlists announced

The Crime Writers’ Association is delighted to announce the shortlists for a number of this year’s Daggers - the prestigious awards that celebrate the very best in crime and thriller writing. The CWA Dagger Awards are the longest established literary awards in the UK and are internationally recognised as a mark of excellence and achievement.
[…]
THE CWA INTERNATIONAL DAGGER
For crime, thriller, suspense or spy fiction novels which have been translated into English from their original language. Prize money £1000 for the author and £500 for the translator. The shortlisted books are:
[…]
August Heat by Andrea Camilleri, translated by Stephen Sartarelli (Picador)
[…]
 
 

Dagospia, 21.5.2010
Ciancimino on tour

Un vero tour è quello che attende Massimo Ciancimino e Francesco La Licata per la presentazione di "Don Vito - Le relazioni segrete tra Stato e mafia nel racconto di un testimone d'eccezione" (Feltrinelli). Martedì 25 la carovana si sposta a Torino, piazza CNL, con la star Marco Travaglio, per concludere il giro a Roma, alla Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi, insieme ad Andrea Camilleri.
 
 

La Stampa, 21.5.2010
L'incipit
Il profumo d'incenso meglio di quello del ragu'
Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri per la serie del commissario Montalbano, La caccia al tesoro, esce oggi da Sellerio (pp. 271, e14). Ne anticipiamo l'incipit.

Che Gregorio Palmisano e so' soro Caterina erano pirsone chiesastre fin dalla prima gioventu', era cosa cognita in tutto il pai'si. Non si pirdivano 'na funzioni matutina o sirali, 'na santa missa, un vespiro, e certi volte annavano in chiesa macari senza un pirchi', sulo che ne avivano gana. Il liggero profumo di 'ncenso che stagnava nell'aria doppo la missa e l'aduri della cira delle cannile era per i Palmisano meglio del sciauro del ragu' per uno che non mangiava da deci jorni.
Sempri agginocchiati al primo banconi, non calavano la testa nella prighera, la tinivano isata, con l'occhi bene aperti, ma non taliavano pero' ne' verso il granni crocifisso supra all'altaro maggiori ne' verso la Madonna che stava addulurata ai so' pedi, no, non staccavano manco per un attimo la taliata dal parrino, di quello che faciva, di come si cataminava, di come girava le pagine del Vangelo, di come binidiciva, di come moviva le vrazza quanno diciva domino vobisco e po' finiva con ite, missa est.
La vera virita' era che avrebbiro voluto essiri parrini tutti e du', mittirisi cotte, stole, paramenti, rapriri la porticeddra del tabernacolo, tiniri 'n mano il calice d'argento, comunicare i divoti. Tutti e du', macari Caterina.
La quali, quanno aviva ditto a so' matre Matilde cosa avrebbi voluto fari da granni, quella l'aviva risolutamente corriggiuta:
«Vuoi diri la monaca».
«No, mama', il parrino».
«Ce'! E pirchi' vuoi fari il parrino e la monaca no?» aviva spiato arridenno la signura Matilde.
«Pirchi' il parrino dice la missa e la monaca no».
E inveci erano stati obbligati ad aiutari il patre che faciva il grossista di alimentari che tiniva stipati in tri granni magazzini uno appresso all'altro.
Alla morti dei genitori, Gregorio e Caterina avivano cangiato merci, al posto di pasta, buatte di conserva di pommodoro, stoccafisso salato, si erano mittuti a vinniri cose d'antiquariato. Era Gregorio che procurava la robba firriannosi le chiesi cchiu' vecchie dei pai'si vicini e i palazzi mezzo sdirrupati di nobili un tempo ricchi e ora addivintati morti di fame. Uno dei tri magazzini era chino chino di crocifissi, a principiare da quelli da tiniri appinnuti al collo con una catenella a finiri a quelli a grannizza naturale. E c'erano macari tri o quattro croci nude, in facsimile, enormi, pesantissime, destinate a essiri portate d'incoddro a un penitenti nelle processioni della simana santa, mentri i tinti centurioni romani gli davano scuriate.
Andrea Camilleri
 
 

La Stampa, 21.5.2010
Montalbano horror
Nel nuovo romanzo di Camilleri, La caccia al tesoro, un sorprendente sfondo noir con finale alla Hannibal Lecter

La prima cosa che colpisce è il titolo: La caccia al tesoro, il nuovo «Montalbano» di Andrea Camilleri, non ripete la formula consueta del nominativo più genitivo (che finora aveva conosciuto una sola eccezione, La gita a Tindari, 2001). La seconda cosa balza all’occhio appena si comincia a sfogliare questo volume che Sellerio manda oggi in libreria: con uno strappo alla regola della narrazione in soggettiva, tutta centrata sull’angolo visuale del protagonista, questa volta la storia non comincia mettendo in scena il commissario, perlopiù nell’atto di risvegliarsi o di non riuscire a prendere sonno (anche qui, un solo precedente: nel primo dei sedici Montalbani finora apparsi, La forma dell’acqua, 1994).
Anomalie di superficie, forse, ma in qualche modo ci avvertono che questo non è il solito poliziesco alla Camilleri. Per rendersene conto bisogna andare avanti nella lettura, oltre la metà del libro, quando la vicenda - neppure un giallo, fino a quel momento - prende una piega inattesa.
Nella prima parte incontriamo la tragicommedia di due vecchi stralunati in deliquio mistico che si mettono a sparare dal balcone; una bambola gonfiabile sinistramente logorata dall’uso - capelli radi, senza un occhio, con un seno vizzo e tanti fori rabberciati alla meglio; un’altra bambola misteriosamente identica alla prima fin nelle minime alterazioni, affiorata da un cassonetto; un «vintino» appassionato di epistemologia che assomiglia a Harry Potter e si è messo in testa di studiare la logica investigativa di Montalbano. E una serie di biglietti anonimi fatti recapitare al commissario, indovinelli in rima e enigmi numerici per proporgli una stramba sfida cerebrale, rinviandolo da una tappa all’altra in una specie, appunto, di caccia al tesoro.
Montalbano non ha nulla di meglio da fare - sono settimane di calma piatta come non si era visto mai, a Vigàta - e sta al gioco. Con qualche titubanza, all’inizio, tanto per smetterla di inseguire con lo sguardo le mosche che perlustrano la sua scrivania. Poi sempre più coinvolto. Finché la storia si incrocia con la scomparsa di una «picciotta» - bionda e bellissima, come spesso in Camilleri - e i messaggi in codice cominciano a riverberare echi inquietanti di morbosità e ossessioni erotiche. In un crescendo di mistero - che ricorda, alla lontana, il precedente del Cane di terracotta - la tensione si dilata, la narrazione si carica di uno spiccato colore noir. E prepara un finale alla Hannibal Lecter, il delirante eroe di Thomas Harris.
Per la prima volta Camilleri si confronta non con le architetture della mente criminale, ma con i cupi abissi della follia. E proprio il fatto che questo sorprendente svolgimento s’innesti nella dimensione più normale e quotidiana di Montalbano conferisce accresciuta credibilità a una vicenda in sé a stento credibile (come del resto se ne incontrano spesso nella realtà: e l’autore è pirandellianamente consapevole che certe cose non hanno bisogno di essere verisimili, perché sono vere).
In parallelo al lavoro sulla psiche malata, prosegue quello - già avviato negli ultimi gialli della serie - sulla psiche del protagonista che osserva melanconicamente il proprio invecchiamento. Qui Montalbano ha 57 anni (il romanzo è stato scritto tra 2007 e 2008), si rende conto di essere diventato più insicuro, più prudente, si sdoppia e si triplica in una pluralità di alter ego che lo aggrediscono e lo difendono, con una vocazione antilogistica che è iscritta nel Dna siciliano dell’autore, e che ancora una volta rimanda al suo concittadino Pirandello.
Anche l’aspetto del commissario è mutato, ma qui non c’entrano solo l’età e la tendenza a ingrassare. Abbiamo sempre saputo che il Montalbano di carta, a differenza di quello della serie tv, è alto e capelluto. Ed ecco che qui - per bocca del fido Catarella che l’ha visto in azione in un telegiornale - appare «priciso ’ntifico a Brusi Vìllisi», ossia Bruce Willis, che com’è noto da molti anni sfoggia una lucida pelata. Forse che, sotto sotto, anche Camilleri ha finito col farsi condizionare dall’interprete televisivo?
Maurizio Assalto
 
 

La Repubblica, 21.5.2010
Il romanzo
Il primo serial killer tra le pagine del nuovo Montalbano

Il patto che Andrea Camilleri ha sottoscritto con i suoi (numerosissimi) lettori prevede che ogni suo nuovo romanzo (sia con protagonista il commissario Montalbano o sia ambientato nella "Vigata storica") presenti tanto l'elemento della serialità quanto una novità, uno scarto che ogni volta sorprende e in qualche modo turba le attese del pubblico. I fan di Camilleri si accorgeranno subito, per esempio, che la nuova avventura di Montalbano (La caccia al tesoro, Sellerio pagg. 274, euro 14) ha inizio in un modo insolito. La scena di apertura, contrariamente alle abitudini, non è l'alba con il risveglio del commissario, ma la vicenda dei Palmisano, fratello e sorella ottantenni, bigotti fino al fanatismo che si sono chiusi in casa annunciando la punizione finale ai loro concittadini peccatori. Nel loro delirio autistico e insieme apocalittico arrivano a sparare su chiunque si avvicini. E tocca al commissario organizzare e guidare un'irruzione drammatica e anche comica in quell'appartamento parecchio sinistro. Tra crocifissi, turiboli, oggetti liturgici di ogni tipo, Montalbano troverà anche, con sorpresa e un certo raccapriccio, una logora, rappezzata, ormai mostruosa bambola gonfiabile.
Eppure, malgrado questo diversivo, il commissario si annoia, legge uno dei più bei romanzi di Simenon (Il presidente), vecchie annate della Domenica del Corriere, aiuta Catarella a risolvere le parole crociate, arriva persino a programmare di raggiungere la fidanzata in Liguria. Non lo risvegliano dall'inedia esistenziale nemmeno gli strani enigmi anonimi che sembrano far parte di una curiosa caccia al tesoro. E neanche il ritrovamento di una bambola perfettamente e misteriosamente identica a quella ritrovata nell'appartamento dei due vecchi.
Rispettando la regola aurea che impone di non svelare troppo delle trame dei romanzi polizieschi, diremo soltanto che in questa storia di Camilleri si sente, anche qui per la prima volta, un sapore di horror-thriller di stile americano. Non solo per il meccanismo della sfida enigmistica all'investigatore, tipico di molti gialli made in Usa, ma soprattutto perché il delitto che arriva a risvegliare Montalbano dal torpore che lo ha irretito è di quelli che ci mettono di fronte all'abisso senza fondo dell'animo umano, quando la follia si presenta come un male senza nessuna possibile consolazione, che lascia ammutoliti, e che nemmeno la cattura del colpevole può redimere anche solo in piccola parte.
Ma come sempre i romanzi di Camilleri ci parlano anche, senza troppo parere, dell'oggi. E la storia di quelle bambole martoriate forse ci vuol dire qualcosa sull'ossessione tutta italiana e contemporanea per il corpo della donna. Ma non per quello reale in carne e ossa, bensì per la sua immagine artificiale, plastificata che deve corrispondere a un modello tanto "ideale" quanto fasullo. E ci mostra fino a dove può arrivare la perversione degli uomini che considerano quel corpo come una cosa da poter governare a loro piacimento.
Leopoldo Fabiani
 
 

La Repubblica, 21.5.2010
Il personaggio. L’attore è reduca da Cannes con “La nostra vita” di Luchetti
Zingaretti: metto i baffi a un Montalbano più dark

Roma – […]
Zingaretti sfoggia un bel paio di baffi curati, richiesti per girare i nuovi episodi di "Montalbano". «Sono tratti da quattro romanzi, c'è anche "La caccia al tesoro", appena uscito in libreria, l'abbiamo avuto in anteprima e sono felicissimo. Montalbano come Maigret rimane lo stesso ma le nuove storie sono più dark, rispecchiano i tempi che viviamo. Il successo delle repliche? Il pubblico non apprezza solo la trama gialla, ma l'universo raccontato da Camilleri». […]
Silvia Fumarola
 
 

Famiglia Cristiana, 21.5.2010
Francesca da Rimini. Tragedia a vapore

GENERE: teatro
TRAMA: Nicolino si è speso i risparmi di famiglia e per questo non intende ritornare a casa. Filippo e Carlino sono entrambi presi dai morsi della fame, visto che da diversi giorni non mangiano. Tutti si incontrano all'osteria di don Ercole. Regia di Andrea Camilleri
CANALE: Rai 5
ORARIO: 21.10
 
 

La Sicilia, 21.5.2010
Alcamo. Scrive l’sos su un foglio e lo mette nel quaderno della figlia, la maestra chiama i carabinieri
Il biglietto che le ha salvato la vita

Alcamo. Un «pizzino» che le ha salvato la vita. Per la prima volta nella storia della Sicilia c'è un «pizzino» che non serve ad alimentare circuiti mafiosi, ma che finito nelle mani giuste, quelle dei carabinieri, cui era diretto, ha permesso di sottrarre alle grinfie di uno spregiudicato, di un uomo violento, la convivente ed i suoi figli. La storia sembra ricalcare quella di un racconto di Camilleri, quando il commissario Montalbano si imbattè in «pizzini» che ignari acquirenti trovavano in contenitori di acqua di terracotta comprati al mercato. In quei foglietti era scritta una richiesta di aiuto, c'era scritta la paura di qualcuno di essere ucciso. Montalbano risalì all'autore, scoprì che era una donna, tenuta sotto stretta vigilanza dal marito geloso, donna che davanti al commissario però lo implorò, una volta scoperta, di non fare niente al marito perchè questi le aveva promesso che non l'avrebbe più picchiata.
[…]
Rino Giacalone
 
 

Critical Book & Wine, 22.5.2010
Proiezione (anteprima assoluta) del film “Abecedario di Andrea Camilleri”
L'incontro con un maestro della parola nella videointervista di Eugenio Cappuccio.
Ore 16,00
 
 

La Sicilia, 22.5.2010
Montalbano e "La caccia al tesoro"

Catania - Nel nuovo romanzo di Andrea Camilleri, "La caccia al tesoro", il siculo commissario Salvo Montalbano si ritrova in un noir alla Annibal Lecter. Una storia strana, misteriosa, che parte come un gioco e si prospetta come una vicenda oscura, insidiosa e pericolosa.
Ancora una volta, Camilleri, cambia registro ed inventa un racconto originale nel quale sperimenta nuove atmosfere e nuove storie. Anche se il contesto rimane quello della serie incentrata sul poliziotto più amato d'Italia, con protagonista Vigàta, la città sicula immaginaria, luogo di ambientazione dei suoi romanzi gialli.
Ed ovviamente non muta il suo linguaggio, mix di dialetto ed italiano, di neologismi inventati di sana pianta ed arcaismi. Il tutto reso vivo e vivace dal suo ritmo narrativo, perfettamente cinematografico. Un dinamismo di pensiero e scrittura, tradotto in una struttura narrativa ben congeniata ed armonica, con il suo proverbiale stile ironico, che rende avvincente ogni passaggio del libro.
Nel nuovo romanzo, Montalbano è alle prese con il mistero del ritrovamento di due bambole gonfiabili gemelle, sembra una cosa marginale, ed invece si rivela una questione complessa. Ma anche quando racconta vicende oscure, la scrittura riesce sempre a divertire. Ma anche a far pensare.
Infatti il commissario che ha compiuto 57 anni, continua come nei romanzi precedenti ad interrogarsi sulla vecchiaia che incombe, ma soprattutto sul tempo che passa. Un bilancio esistenziale in divenire che diventa l'occasione di una riflessione psicologica e filosofica.
Montalbano, comunque, non getta la spugna, sente che il suo dinamismo prevale sul peso degli anni. E sfida il destino lanciandosi in una sparatoria degna di un film poliziesco all'americana, ma al contempo ironicamente divertente.
Salvo Fallica
 
 

I Sogni Ferrosi, 22.5.2010
Letture – La caccia al tesoro

Camilleri questa volta batte strade un po’ diverse, e potrebbe essere sintomatico il fatto che il romanzo non si apra con il solito risveglio di Montalbano. Anzi, come scrive il Sommo al termine del primo capitolo
E fu accussì che invece d’essiri, come al solito, arrisbigliato dalla prima luci del jorno, fu lui a vidiri il jorno che s’arrisbigliava.
Mentre cerca di ricucire il difficile rapporto con la fidanzata lontana (diciamolo, ultimamente Livia è stata trattata un po’ maluccio sia dal personaggio che dall’autore, e si è ridotta ad una mera presenza telefonica: forse un’influenza della -per me incomprensibile- colossale antipatia generata in molti fans di Camilleri dall’attrice tedesca che ne ha assunto il ruolo negli sceneggiati Rai?) il commissario di Vigàta si scontra con uno dei più classici vilains della letteratura poliziesca: quello intelligentissimo che giocando come il gatto col topo manda “indizi” all’investigatore sotto forma di indovinelli (la caccia al tesoro del titolo, appunto)
Con un inizio per me encomiabile nella descrizione di due anziani, fratello e sorella, bigotti fino alla follia (frase scelta non a caso) e senza ovviamente trascurare tutti gli “arredi” classci della saga, dai mai sopiti bollori di Augello alla sublime demenzialità di Catarella. E con nuovi personaggi mooolto ben caratterizzati: mi chiedo, quando tradurranno questo libro in inglese, cosa ne penserà l’attore Daniel Radcliffe, se dovesse mai leggerlo? (domanda sibillina… ;-))
Qualcosa di un po’ diverso, appunto, dalle solite storie. Con un finale forse un po’ sopra le righe che (chissà?) potrebbe far pure storcere il naso ai fanatici-groupies citati or non è guari. Staremo a vedere. A me, è piaciuto. Un sacco. Tanto da leggerlo in una sola passata, durante un ritorno in treno da Firenze. (Con cospicuo ritardo accumulato per una sosta forzata in quel di Chiavari che mi ha permesso di completare la lettura, per una volta i disguidi ferroviari son serviti a qualcosa)
Topometallo
 
 

Messaggero Veneto, 22.5.2010
«Si alza la soglia della violenza: il mondo di Vigàta si adegua col mio Montalbano piú noir»

Montalbano doppio e triplo. Doppio lo era già fra quello di carta e quello della televisione al punto che il suo creatore, l’inesauribile Andrea Camilleri non riesce a pensare il suo commissario ma anche i suoi uomini, da Fazio ad Augello a Catarella, come creature esistenti solo nella fantasia. Qualche volta il padre del noir più amato d’Italia se li vede accanto anche per strada e ci ragiona. Ma questa volta Montalbano e Montalbano-Zingaretti sono alle prese con una violenza fuori dall’ordinario. Per loro s’intende, per gli schemi e lo stile abituale dei romanzi e delle fiction della serie. La nuova avventura di Camilleri, che si intitola La caccia al tesoro (288 pagine – 14,00 euro) e che Sellerio ha appena mandato in libreria, trae spunto da un fatto di cronaca molto splatter avvenuto dodici anni fa nella natia Porto Empedocle. Due anziani armati seminarono caos e paura nella cittadina – fino ad allora tra le più tranquille in Sicilia – trasformando la loro abitazione in una casa degli orrori: minacciavano di fare una strage, tra ombre, crocifissi e bambole sparsi ovunque. Un clima da Arancia meccanica, o se preferite da Hannibal Lecter, che mise a dura prova le forze dell’ordine. A riproporre e a plasmare la vicenda partendo addirittura da un gioco (una vera caccia al tesoro), secondo i suoi schemi con una spruzzata abbondante d’ironia, è dunque il solito Camilleri. E d’altronde Porto Empedocle non è diventata Vigàta anche nella realtà? Certo ci toccherà leggere e poi vedere sul piccolo schermo un Montalbano-Zingaretti un po’ livido, insomma un po’ più incazzato del solito. Ma pazienza, i tempi cambiano anche per lui.
– Camilleri, Vigàta alza il livello della violenza come sta accadendo da tempo in tutt’Italia?
«Questo romanzo è certamente il più noir dei Montalbano. Che dire? Anch’io mi sono adeguato e messo al passo con l'escalation di orrore e violenza che le cronache ci raccontano ogni giorno!».
– Ma tutto questo sangue della società non sarà un pernicioso contagio per gli scrittori?
«Giallisti e autori di noir devono per forza farsi contagiare. Rispetto alla violenza criminale di tutti i giorni diventa difficile, anzi non c’è neanche il tempo di immaginare e scrivere qualcosa di più orribile. Non appena l’hai fatto, come si suol dire la realtà supera la fantasia, la vita ti spiazza con il suo menù quotidiano di omicidî, follie, truffe ma anche soprusi e prepotenze».
– Perché ci sta succedendo tutto questo? Gli eccessi di fantasia diventano scuola per la realtà, ma questa li scavalca diventando materia di nuova antropologia?
«Perché no? I clip mentali stanno agendo, lavorando sotterraneamente. Siamo di fronte a una trasformazione genetica dell’essere umano. Se no, come riuscire a spiegarsi questa insensata catena di orrori?».
– E perfino Montalbano qualche volta ha paura. Ne La caccia al tesoro il commissario esita davanti alla casa degli orrori. Oltre la porta intuisce esserci un mistero pesante. Non sa ancora che troverà una serie di crocifissi intrecciati tra loro. Che significherà questa scoperta e come deve interpretarla il lettore?
«Montalbano sente che il peso del lavoro e dell’esperienza non sono sufficienti rispetto a una società che cambia nella violenza, nei suoi simboli, nella burocratizzazione e anche nella sua involuzione antidemocratica. Perciò ha un momento di esitazione».
– Andiamo a un altro tema, il suo linguaggio. Di caso in caso l’uso del siciliano è aumentato sempre un po’. Come lo spiega?
«È un lavoro progressivo che ho cominciato da un certo tempo. Un tanto alla volta per abituare i lettori al siciliano perché non potevo pretendere di sommare al rebus del giallo il rebus della lingua. Adesso i tempi erano più che maturi, sono convinto infatti che il mio lettore – se è appassionato e fedele – ha tutti gli strumenti linguistici per non essere messo in crisi dall’uso più frequente del siciliano».
– D’altronde, Lega permettendo, il siciliano si sente pronunciare in ogni angolo d’Italia, si sente parafrasare nelle cronache, fa insistentemente capolino nella satira. Che ne pensa?
«Che ne sono lusingato, e che la cosa non mi sorprende affatto. Se mi hanno tradotto in Svezia, mi potranno capire a Udine e a Bolzano».
– A proposito di siciliano, come la mettiamo con la maschera del sicilianissimo e un po’ mammalucco Catarella, che a ogni modo suscita una valanga di simpatia? Non lo avrà caricato troppo facendone la parodia del poliziotto?
«Assolutamente no, anzi durante il G8 a Genova un ex questore mi disse che tra i suoi agenti c’era uno che sembrava Catarella spaccato, un clone. Precisu , come si dice in dialetto. E infatti è una maschera in tutto presa dalla realtà».
– Zingaretti si sta affrancando parecchio almeno al cinema dal cliché Montalbano, ma in tivù ci riuscirà mai?
«Guardi, quando curavo in tivù la popolare serie del tenente Sheridan, il pubblico voleva vedere Ubaldo Lay sempre con l'impermeabile d'ordinanza. E lo stesso accadde con Alberto Lupo, dottore a vita dopo La cittadella. Zingaretti dovrà avere pazienza. La caccia al tesoro si sta già girando per Raiuno insieme con altri tre romanzi. Il problema è che i miei personaggi me li porto dentro la testa ogni giorno. Ragiono con loro, immagino dialoghi, fantastico e mi arrabbio anche quando mi accorgo che esistono solo sulla pagina scritta».
Sergio Buonadonna
 
 

l'Unità, 23.5.2010
Chef Camilleri
Ministro Bondi, si guardi allo specchio: non è un film che rovina l’Italia...
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.5.2010
Il "Supermondello" va a Michela Murgia

[...]
Il premio Agostino Lombardo per la traduzione è stato assegnato a Evgenij Solonovic, che ha mirabilmente tradotto in russo Dante e Montale, ma anche Sciascia, Ignazio Buttitta e Camilleri. Ma come si fa a rendere la complessità del dialetto, ha chiesto la Ferrario? «In Russia - ha risposto Solonovic - non ci sono i dialetti, quindi si può tranquillamente lavorare sulla sintassi».
[...]
Salvatore Ferlita
 
 

AISE, 25.5.2010
Diritti Umani
Storie di uomini e donne in fuga: a Roma la presentazione del libro di Laura Boldrini "Tutti indietro"

Roma - Storie di uomini e donne in fuga e di un’Italia che oscilla tra paura e solidarietà: sono i temi toccati dal libro "Tutti indietro" scritto da Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr). Il volume verrà presentato martedì 1° giugno, alle ore 17.30, a Roma, nella sede della Società italiana per l’Organizzazione Internazionale (Sioi).
Moderata da Valentina Loiero, la presentazione sarà introdotta dai saluti di Andrea Camilleri e Laurens Jolles. Oltre all’autrice, interverranno poi Giuliano Amato, monsignor Agostino Marchetto e Roberto Natale.
 
 

Affari Italiani, 25.5.2010
Porno-sofia, il teologo Mancuso: la Cattolica ha il diritto di scegliere

Non ho letto il libro, quindi non posso giudicare nel merito, ma non trovo nulla di scandaloso, anzi, mi sembra corretto che un'università privata scelga i propri docenti. Sarebbe assurdo il contrario". Così il teologo Vito Mancuso commenta il possibile allontanamento di Simone Regazzoni dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano per Pornosofia, il testo dissacrante che analizza il porno come fenomeno di filosofia pop.
Poi annuncia ad Affari: "Sto preparando un nuovo libro per Mondadori". Ma ha la bocca cucita: "Non dirò nulla fino al 12 giugno, seconda giornata del festival Mondadori a Pietrasanta. In quell'occasione tutti i big, da Camilleri a Grossman, anticiperanno le uscite autunnali.
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.5.2010
Le idee. Un’isola di cinema
Una guida ai luoghi dei grandi film testimonia com’è cambiato il modo di percepire la realtà regionale
E' il cinema il vero specchio di una Sicilia che non c' è più
La Sicilia fuori dal tempo che raccontavano i registi

All'inizio furono la miseria e la farsa, espressioni dell'ossimoro esistenziale, ad attirare i pionieri del cinema. Così i pescatori di Acitrezza e le piroette di Angelo Musco irruppero, da apripista, nel mondo della settima arte. Sulla scia, di tutto e di più. L'Isola ora si guarda nello specchio di celluloide e vede le rughe e le bellezze del suo passato e del suo presente. "Sicilia. Guida ai luoghi del cinema", di Elena Brancati e Simona Calì Cocuzza (edito da Cinesicilia e Giunti, 200 pagine 23 euro) è il romanzo della nostra vita.
[…]
È davvero curioso che la magia di tv e cinema abbiano eletto a emblema della sicilianità estrema tre "stranieri": ieri Domenico Modugno, "Rinaldo in campo" e il sardo Tiberio Murgia "Ferrybotte", oggi Luca Zingaretti, alias Salvo Montalbano.
[…]
Non sempre il cinema ha reso giustizia alla parola scritta, ma in alcuni casi (pensiamo a "Il Gattopardo")i registi ci hanno offerto il capolavoro bis. A se stante il fenomeno Camilleri, che come re Mida fa diventare oro ogni storia - spesso confezionata su misura per la bocca buona del pubblico televisivo- che scrive. E con lo scrittore di Porto Empedocle si staglia sul piccolo schermo una Sicilia solare, etica, che mette a nudo la cattiva coscienza del potere. Una strada, che sul filone della drammatizzazione antimafiosa, era stata dischiusa e poi spalancata dalle tante "Piovre". Senza contare poi che con Camilleri il dialetto siciliano - seppure nell'eccezione dell'agrigentino italianizzato - ha trovato la sua consacrazione di seconda lingua nazionale. Mentre dagli albori del cinema e fino agli anni Ottanta, il siciliano cinematografico e televisivo era mutuato dalle inflessioni e dalle cantilene catanesi.
I luoghi infine. […]
È scomparsa per sempre invece la Sicilia dell'entroterra, i volti scavati e sdentati, i paesi polverosi, le donne in gramaglie. Le "trazzere" e il sudore, i bambini dagli occhi sgranati e gli uomini di tenace concetto, i Placido Rizzotto e i tanti eroi per caso o per temperamento. Ci consoliamo con gli itinerari del commissario Montalbano e con i film educati e gentili di Ficarra e Picone.
Tano Gullo
 
 

Adnkronos, 25.5.2010
Libri: Camilleri e D'Arrigo, grandi siciliani a confronto a Roma

Roma - Walter Pedulla', Marco Trainito e Mario Tricarico condurranno giovedi' 27 alle 18, a Roma, presso la libreria Mondadori di via Piave, un confronto tra gli scritti dell'inventore di Montalbano e l'opera di Stefano D'Arrigo. Marco Trainito, gia autore di "Andrea Camilleri. Ritratto dello scrittore" (Edizioni Anordest), in occasione della pubblicazione del nuovo saggio "Il codice D'Arrigo" (dello stesso editore) sull'opera di un altro grande siciliano, Stefano D'Arrigo, terra' un confronto letterario tra i due.
Insieme a Trainito interverra' Walter Pedulla', tra i massimi conoscitori dell'opera di D'Arrigo. Quest'ultimo e Camilleri sono, infatti, due scrittori siciliani che la critica e' concorde nel giudicare di primissimo piano. Ma il successo ha arriso al secondo, dimenticando quasi completamente il primo. Stefano D'Arrigo, nato ad Ali' Terme in provincia di Messina, e' venuto a mancare nel '92. L'"Horcinus Horca", romanzo di quasi 1300 pagine di sperimentalismi linguistici, che impiego' quasi vent'anni a scrivere, rappresenta una delle pubblicazioni piu' importanti e, allo stesso tempo, meno lette dell'intero Novecento italiano.
Camilleri invece ha venduto solo in Italia per Sellerio piu' di 10 milioni di copie, dai suoi libri e' stata tratta una delle serie italiane tv piu' seguite: e' "lo scrittore italiano piu' famoso al mondo". Nel corso della serata si provera' a svelare il segreto del grande successo dell'inventore del comissario Montalbano, rintracciando in "Un filo di fumo", il primo romanzo, l'embrione di tutta l'arte dello scrittore originario di Porto Empedocle. Occorrera' invece una chiave introduttiva particolare per penetrare nella labirintica scrittura di Stefano D'Arrigo, che Italo Calvino defini' il 'Joyce italiano'.
 
 

Agrigento Notizie, 25.5.2010
Gaffe di Enrico Papi a "Viva Las Vegas", Firetto protesta

Porto Empedocle. Correggendo la risposta di un concorrente del suo nuovo quiz a premi “Viva Las Vegas”, in onda ieri sera su Italia uno, Enrico Papi ha affermato che il Comune di Porto Empedocle avrebbe cambiato recentemente nome in “Vigàta” in omaggio alla figura del celebre commissario Montalbano di Andrea Camilleri. Per questo motivo, questa mattina il sindaco Calogero Firetto ha inviato una nota di precisazione al popolare conduttore televisivo di Mediaset chiedendo la smentita di quanto dichiarato ieri sera nel suo programma.
Al contempo il sindaco Calogero Firetto ha però pure invitato il presentatore a Porto Empedocle per visitare la località ringraziandolo per aver comunque voluto menzionare la cittadina marinara in provincia di Agrigento nel suo seguitissimo programma televisivo.
 
 

La Feltrinelli – Libri e musica, 26.5.2010
Roma, Galleria Colonna, 31/35, ore 18:30
L’Italia secondo i Ciancimino

”Don Vito” (Feltrinelli) di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata è il racconto in presa diretta di un testimone d’eccezione della storia del nostro paese: Massimo Ciancimino, figlio e braccio destro di Vito da Corleone, uno dei protagonisti indiscussi della vita pubblica e criminale degli ultimi quarant’anni. Il suo racconto ha la forza di riscrivere alcune pagine fondamentali della nostra storia: il sacco di Palermo, la nascita di Milano2, la fondazione di Forza Italia, per citarne solo alcune. Una vera e propria epopea politico-criminale che rischiava di rimanere nascosta per sempre.
Con gli autori interviene Andrea Camilleri.
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.
Cliccare qui per il video della presentazione
 
 

SoloLibri.net, 26.5.2010
"La caccia al tesoro" di Andrea Camilleri

Il sedicesimo libro della serie con Montalbano ha un incipit diverso: il commissario non ha passato una nottata fitusa, non s’arroviglia tra le lenzuola, ma più avanti si legge: “e fu accussì che inveci d’essiri, come al solito, arrisbigliato dalla prima luci del jorno, fu lui a vidiri il jorno che s’arrisbigliava”. Sembra di entrare subito nell’atto criminoso, ma poi Camilleri ci svia, ci addentra in un commissariato sonnolento, intorpidito, senza fatti violenti o cruenti sia pure di scarsa entità, Montalbano che non sa come passare il tempo tra un libro di Simenon, una Domenica del Corriere del 1920 e l’osservazione entomologa del percorso di una mosca intorno alla scrivania. Montalbano primo che interloquisce con Montalbano secondo sulla vecchiaglia, riflessioni sul suo modus operandi più cauteloso: si rimprovera e poi si assolve. Catarella con le sue proverbiali storpiature lessicali, sciddricate della mano sulla porta e divagazioni con rebus e cruciverba allenta la tensione che tra le pagine s’insinua. La sempiterna e slapita Livia distante anni luce, solo telefonicamente rivendica ancora un minimo di attenzione da parte di Salvo. Fazio, Mimì Augello, Gallo, Galluzzo, la svedese Ingrid cristallizzati nei loro ruoli, ci accompagnano in questa nuova e più noir storia: due vecchi fanatici religiosi, due bambole gonfiabili, lettere anonime che in giochi enigmistici invitano il commissario ad una strana e poco credibile caccia al tesoro, la scomparsa di una giovane e bella ragazza e un giovane aspirante epistemologo, tutto questi elementi sparsi e apparentemente slegati tra loro trovano la giusta collocazione. Montalbano rimette a posto con la sottile arguzia che lo contraddistingue tutti i pezzi del puzzle, quando un lapsus e due omissioni gli illuminano la mente e la risoluzione del caso prende forma anche senza uno straccio di prova, ma “la mancanza di prove non è prova della mancanza”, (Rumsfield). Da “L’età del dubbio” e “La danza del gabbiano” il commissario di Vigàta, 57 enne, s’interroga, si analizza sempre più nel profondo: sì, ripete i suoi rituali legati alla cucina, la buona cucina di Adelina o di Enzo, la passiata al molo, fino sutta al faro, l’assittatina supra allo scoglio con relativa sicaretta, le parole che lo fanno arraggiari, il guasto della natura, della politica, dell’animo umano che lo feriscono, l’offendono, ma ad una certa età s’addiventa insofferenti su tutto. Conferme per lui che sta diventando vecchio. Una forma di spleen cova nel suo cuore e squieta la mente, la solitudine che prima era quasi uno status naturale ora l’avverte con più sofferta sensibilità. Camilleri attinge a piene mani alla sua fantasia, ma anche alle sue eccellenti letture, echi e riferimenti letterari, come il nome della via Brancati al Don Giovanni in Sicilia, bambole gonfiabili comprate all’estero, espressione di un erotismo stravagante e alla moda e altro. La caccia al tesoro è un’altra gemma letteraria di Camilleri che ci emoziona fino all’ultima riga. Come il personaggio Arturo Pennisi, il picciotto ventino, preciso intifico a un Harry Potter, è interessato al funzionamento del cervello di Montalbano quando conduce un’indagine, così noi lettori siamo incuriositi e affascinati dalla mirabolante struttura linguistica di Camilleri e dagli architettonici ed ingegnosi intrecci narrativi delle sue opere. E come se Camilleri sfidando se stesso in un gioco di specchi lanciasse una sfida anche ai suoi lettori facendoli giostrare a più livelli mentali e ingannandoli- da ottimo giallista- per gran parte del testo.
Arcangela Cammalleri
 
 

Il Recensore.com, 26.5.2010
Un serial killer per Montalbano

“Possibbili che non capitava cchiù un furto serio, ’na sparatoria, un tintato omicidio? Com’è ch’erano addiviniati tutti santi?” Ci troviamo sul set romanzesco di “La caccia al tesoro” (Sellerio, 2010) di Andrea Camilleri, l’ultimo giallo dello scrittore siciliano. Calma piatta a Vigata e nel suo Commissariato dove vigila il prode Catarella. Ma qualcosa d’insolito e sconvolgente sta per accadere…
Tutto ha inizio dalla bizzarra coppia di anziani fratelli Gregorio e Caterina Palmisano “persone chiesastre fin dalla prima gioventù” i quali vivono perennemente dentro la loro abitazione, in compagnia di crocefissi “di varia grannizza”.
All’improvviso i folli Palmisano iniziano a sparare da una finestra preannunciando ai cittadini peccatori di Vigata una punizione finale. Montalbano per spezzare l’assedio dei fanatici religiosi anche se colto da vertigine sale intrepido sopra una scala dei pompieri alla maniera di Brusi Villi (Bruce Willis secondo la paradossale fraseologia di Catarella). Il tutto viene ripreso dalla televisione per la gioia dell’eroe in una scena ad alta densità comica.
Dentro la casa Salvo scopre “‘na decrepita bambola gonfiabile” rattoppata e mancante di un occhio e di una parte dei capelli che si trova distesa nel letto, macabra “sposa di Dio” dell’ “ottantino” Gregorio. I due vecchi vengono internati in manicomio ma pochi giorni dopo un’altra identica bambola “dù gran camurrie” viene ritrovata dentro un cassonetto. Nel frattempo iniziano ad arrivare al commissario preda di “una specie di malinconia depressiva” bigliettini anonimi cifrati che insieme invitano e sfidano Salvo in una caccia al tesoro alla quale il testardo Montalbano non si può sottrarre.
Novità e certezze sono gli elementi essenziali di questo giallo nel quale per la prima volta appare l’ombra inquietante dell’omicida seriale, una gara tra cervelli tra il killer stile Hannibal Lecter per citare il più orrorifico e l’investigatore che sono il pane quotidiano dei thriller americani. Ora la storia si fa più dark perché rispecchia i tempi che stiamo vivendo. Salvo ha 57 anni e non è più un ragazzo, è anche ingrassato ma ne La caccia al tesoro “agisce da fesso e rischia la pelle” come lo stesso Camilleri ha dichiarato. Spesso Montalbano si ritrova a parlare con se stesso “Montalbano secunno” in un pirandelliano gioco delle parti.
In questa sua Vigata dove non sembra accadere nulla egli rilegge vecchi libri come Il presidente di Simenon, antiche annate de La Domenica del Corriere, aiuta Catarella a risolvere le parole crociate e “segue con estrema concentrazioni il percorso d’una mosca lungo il bordo di una scrivania”. Salvo vorrebbe andare a trovare Livia a Boccadasse ma il mare di Marinella e l’atmosfera siciliana come una sirena incantatrice lo legano al suo territorio. Territorio che rimane sempre lo stesso, sospeso nel tempo, un non luogo immutabile come l’elegante formato color blu del volume dalla copertina leggera e delicata con un dipinto d’autore (questa volta Il giocoliere di Antonio Donghi) che confeziona il tutto.
I fan dello scrittore non rimarranno delusi, quegli stessi che decretano il successo della serie televisiva protagonista Luca Zingaretti, incantati dall’universo sapientemente narrato da Camilleri. La bambola gonfiabile rappresenta una metafora del corpo della donna, oggi diventato di plastica, mercificato, modificato e umiliato. Ma all’autore interessa anche scandagliare nella mente criminale e nei suoi tortuosi meandri, nella sua lucida follia. Del resto Shakespeare l’aveva già detto sei secoli fa per bocca di Polonio nell’Amleto: “c’è del metodo in quella follia…”. E Andrea Camilleri che è un fine letterato oltre che essere un grande scrittore lo sa bene.
“L’equivoco, lo scangio, è sempre alla base dei miei libri…”.
Alessandra Stoppini
 
 

Mondo Editoriale, 26.5.2010
Andrea Camilleri e Eugenio Cappuccio, Abecedario di Andrea Camilleri

[...]
In uscita il 26 maggio 2010
 
 

Sicilianews24, 26.5.2010
La scomparsa di Patò, Camilleri sul grande schermo

La Scomparsa di Patò è il primo romanzo storico di Andrea Camilleri ad arrivare sul grande schermo. Il film, diretto dal regista Rocco Mortelliti può essere considerato una commedia d'autore dalle sfumature noir.
Con un cast d'eccezione, che conta la presenza di Nino Frassica, Maurizio Casagrande, Alessandra Mortelliti, Neri Marcorè, Roberto Herlitzka, Simona Marchini e Flavio Bucci.
A curare la regia del backstage il regista palermitano Luciano Accomando, che nei giorni scorsi ha intervistato Andrea Camilleri. Nel lungo dibattito i due hanno parlato dell'attualità del romanzo (ambientato alla fine dell'ottocento), dell'identità siciliana e delle prospettive del cinema italiano. Secondo il regista Accomando, La Scomparsa di Patò può, insieme al romanzo di Tomasi di Lampedusa, racchiudere il senso della sicilianità. “Oltre ad essere la terra del Gattopardo, la Sicilia può certamente entrare nell'immaginario collettivo come l'isola di Patò.”
Pensieri questi che hanno trovato il parere favorevole di Camilleri, desideroso un giorno di vedere in sala il romanzo a cui forse è più legato: Il Re di Girgenti. Lo stesso Camilleri ha poi considerato Mattia Pascal un cugino non troppo lontano del suo Patò, nel film interpretato da Neri Marcorè. Accomando ha quindi intervistato Rocco Mortelliti, il regista della pellicola, che ha voluto dedicare questo suo nuovo lavoro al padre scomparso.
 
 

Corriere della Sera – Sette, 27.5.2010
Tono su tono
Montalbano è "colluso"?
Il commissario di Camilleri non si comporta poi in modo così diverso dai vari Dell'Utri, Contrada e  Andreotti

La Rai sta ritrasmettendo i vecchi episodi della serie del commissario Montalbano, interpretato, come è a tutti noto, dal bravissimo Luca Zingaretti, ed è sempre un piacere rivederli. Ma guardando una delle ultime puntate non ho potuto evitare di pensare: ma vuoi vedere che Montalbano è un "colluso"? Nell'episodio in questione, infatti, Montalbano intrattiene rapporti telefonici (intercettati? Non viene detto ma è inverosimile che non lo siano) con un vecchio capo mafia che gli manifesta grande stima e rispetto e, addirittura, ferma una guerra di mafia convocando i capi cosca in una località segreta e obbligandoli a stipulare un accordo. Non ce n'è abbastanza per attirarsi addosso un "concorso esterno in associazione mafiosa", quel famoso reato che non esiste in nessun codice (e pertanto non può essere cancellato) e che è stato tuttavia alla base di tutti i processi per mafia a personaggi eccellenti (Andreotti, Contrada, Dell'Utri e altri)? Forse è questa, tutto sommato, la cosa meno verosimile in alcune storie ispirate ai racconti di Andrea Camilleri: la vistosa assenza del fiato di un procuratore, con intercettatori telefonici al seguito, sul collo dello spericolato Montalbano.
Montalbano (o Contrada?), quando si muove nelle questioni di mafia, opera anche lui, inevitabilmente, in una zona grigia dove il confine fra legalità e illegalità è sempre incerto. Contano soprattutto le intenzioni, gli scopi (non facilmente accertabili nei processi), e gli scopi di Montalbano, naturalmente, sono onestissimi. Ciò non toglie che su quel terreno sdrucciolevole anche i comportamenti che hanno finalità oneste possano apparire terribilmente sospetti. E poi uno o più pentiti che gettino fango su quelle finalità possono sempre saltar fuori.
Avendo presenti certe prese di posizione e interviste di Camilleri mi è venuto di pensare, guardando la suddetta puntata, che di Camilleri, forse, ce ne siano due. C'è lo scrittore che sa immergere il suo personaggio in una trama di fantasia ma disegnata con realismo. E c'è poi l'intellettuale-politico che usa talvolta l'accetta giustizialista, anche parlando delle cose della sua Sicilia, forse dimentico che l'ambiguità delle situazioni che egli sa così bene ricostruire nei suoi racconti, appartiene, prima di tutto, alla realtà.
Angelo Panebianco
 
 

Messaggero Veneto, 27.5.2010
Il quartiere dei Basaldella

Udine. Grande, grandissimo Camilleri. Nel suo ultimo libro, La caccia al tesoro, uscito pochi giorni fa, Salvo Montalbano si perde nelle strade di Vigàta cercando via Vitaliano Brancati e lo scrittore fa questa considerazione: «Tutto 'nzemmula al commissario tornò a mente il criterio con quale tutti gli uffici toponomastici, tutti, senza cizzione, davano i nomi alle strate. Le strate cchiù centrali vinivano immancabilmente intitolate a cose astratte, come libertà, indipendenza, repubblica; quelle tanticchia meno centrali a omini politici del passato, Cavour, Crispi, Garibaldi; quelle immediatamente appresso ad altri politici ma cchiù recenti, De Gasperi, Einaudi, Togliatti. E via via, sempi cchiù distanti dal centro vinivano gli eroi, i militari, i matematici, gli scienziati, gli industriali, fino ad arrivari a qualichi dentista. Ultimi, nelle strate d'estrema periferia, quele che confinavano con l'aperta campagna, i nomi degli artisti, scrittori, scultori, poeti, pittori, musicisti». Fin qui Camilleri, e possiamo dire che la regola vale anche per Udine. […]
Paolo Medeossi
 
 

Il Piccolo, 27.5.2010
Luca Zingaretti: e adesso debutto come regista

Roma. Montalbano «come Maigret rimane fondamentalmente sempre lo stesso. Le nuove storie che stiamo girando tratte dagli ultimi quattro romanzi di Andrea Camilleri, sono più truci e buie, rispecchiano i temi che viviamo, ma sono anche meravigliose». Lo ha detto Luca Zingaretti, che fresco del grande successo ottenuto a Cannes con ”La nostra vita” di Daniele Luchetti, è tornato a Roma per presentare la quinta edizione di ”Hai visto mai?” la Festa del documentario, in programma a Siena da domani a domenica, di cui è direttore artistico. «Abbiamo cominciato le riprese dei nuovi film di Montalbano (diretti da Alberto Sironi, e in onda in autunno su Raiuno) da un mese - spiega l'attore - . Credo che il successo che Montalbano ottiene sempre anche con le repliche, sia dovuto al fatto che il pubblico non apprezzi solo la trama gialla, ma l'universo che racconta e il modo in cui lo fa». Rispetto al commissario ”letterario”, che ormai è vicino alla pensione «il mio mostra meno i segni della senilità, anche perchè è difficile rendere certi monologhi interiori in un film tv. Il modo migliore per trasporre un romanzo è tradirlo». Tra i quattro film tv, che avranno gli stessi titoli dei romanzi, ci sarà anche quello tratto da ”La caccia al tesoro”, appena uscito in libreria. «Noi l'abbiamo avuto in anteprima» aggiunge Zingaretti. Gli altri episodi saranno tratti da ”Il campo del vasaio”, ”L'eta del dubbio” e ”La danza del gabbiano”.
[…]
 
 

Thriller Café, 27.5.2010
Camilleri tra i finalisti dei Dagger Awards 2010

C’è anche Andrea Camilleri tra i finalisti dei Dagger Awards 2010, i più importanti riconoscimenti assegnati nel Regno Unito per la letteratura di genere crime. La shortlist dell’International Dagger (premio assegnato al miglior romanzo straniero dell’anno) è stata annunciata dalla Crime Writers’ Association qualche giorno fa, e assieme al nostro portabandiera sono stati nominati diversi scrittori di nome, da Indridasson all’immancabile Stieg Larsson.
La lista completa, per essere precisi, è questa:
[…]
August Heat (La vampa di agosto) di Andrea Camilleri, tradotto da Stephen Sartarelli (Picador)
[…]
Chiaramente, qui al ThrillerCafe facciamo il tifo per il nostro Camilleri.
[…]
Giuseppe Pastore
 
 

ASCA, 27.5.2010
Ascolti TV: ''Il Commissario Montalbano'' su Raiuno vince prima serata

Roma - Prosegue su Raiuno il successo della fiction ''Commissario Montalbano'' che anche ieri, mercoledi' 26 maggio, e' risultata il programma piu' visto in prima serata con la replica dell'episodio ''Le ali della sfinge'' che totalizzato 5 milioni 414mila telespettatori pari al 22.31 di share.
[...]
 
 

Sky TG24, 28.5.2010
Ddl intercettazioni? "Per Montalbano una legge impensabile"
Così Andrea Camilleri a SKY.IT. E per il "reading dei libri sulla libertà", promosso dal 31 maggio al 6 giugno in tutta Italia da diversi editori, lo scrittore prepara l'appello agli studenti che Concetto Marchesi rivolse nel '43 all’Ateneo di Padova

“Ho scelto di leggere l'appello agli studenti che Concetto Marchesi rivolse nel '43 all’Ateneo di Padova. Considerando le differenze storiche, ritengo rimandi un vivissimo e attualissimo messaggio di resistenza in nome della libertà”.
Lo scrittore Andrea Camilleri è netto: questo disegno di legge sulle intercettazioni non gli piace affatto.
Per questo, ha deciso di partecipare al reading dei libri sulla libertà, promosso da librai e dalla gran parte dei più noti editori italiani (tra gli altri, Rcs, Gems, Sellerio, Donzelli, il Saggiatore) nella settimana dal 31 maggio al 6 giugno.
In più di cinquanta librerie italiane, decine di scrittori e intellettuali leggeranno brani di classici e contemporanei sulla libertà.  Oltre a Camilleri, interverranno, tra gli altri, Corrado Augias, Gianrico Carofiglio, Giovanni Sartori, Stefano Rodotà e Marco Travaglio.
“Di questo disegno di legge – dice Camilleri a Sky.it - non esiste una parte che mi piace di meno o qualcosa che salverei. Le intercettazioni servono alle indagini ed è stato ampiamente dimostrata la loro necessità. Considero altrettanto necessario fa conoscere agli elettori le intercettazioni che rivelano in grado di corruzione di una società”.
E se gli si chiede come avrebbe reagito, lui, Montalbano, il commissario più noto d’Italia nato proprio dalla penna dello scrittore di Porto Empedocle, Camilleri non ha alcun dubbio: “Ne avrebbe detto tutto il male possibile. Per lui si tratta di una legge impossibile da concepire”.
Filippo Maria Battaglia
 
 

Giornale di Sicilia, 28.5.2010
L'ultimo Camilleri fra buona cucina e solita raffinata ironia
Nel romanzo "La caccia al tesoro", un altro ottimo giallo poliziesco, lo scrittore siciliano fa abbuffare il commissario Montalbano coi piatti della tradizione isolana

Catania. In caso di dieta, è sconsigliata “La caccia al tesoro”. Nel suo ultimo romanzo (“La caccia al tesoro”, pp. 269, € 14, Sellerio) Andrea Camilleri fa, infatti, abbuffare il “suo” commissario Montalbano una volta ogni cinquanta pagine o poco più. “Milinciane alla parmigiana”, “spachetti alle vongole”, “pasta ‘ncasciata” e “involtini di pisci spata”, oltre agli immancabili arancini cui riservò addirittura un titolo edito da Mondadori, sono i piatti proibiti che i lettori sovrappeso dovranno dribblare durante l’entusiasmante scoperta di un altro lavoro dell’autore siciliano.
Ancora una volta il piacere della lettura viene stimolato e soddisfatto da Camilleri, capace di toccare molte corde: al tempo stesso grottesco e meditativo, greve e raffinato, ironico e cupo, lo scrittore esplora strade tortuose della mente umana. Dall’incruento faccia a faccia con un’anziana coppia di fanatici religiosi alla tragica sfida combattuta con uno psicopatico assassino, “La caccia al tesoro” introduce con garbo alla lettura e, poi, rapisce brutalmente come solo un maestro del giallo poliziesco sa fare.
Gerardo Marrone
 
 

Leggo, 28.5.2010

Venezia - «Da piccolo leggevo Topolino, e pure Tex. Diabolik mi era antipatico, tifavo sempre per l’ispettore Ginko». Ecco a voi Carlo Lucarelli, cinquant’anni ad ottobre, scrittore, conduttore tv, sceneggiatore e giornalista con la passione per i fumetti, ultimo protagonista di Giallo e Noir. Appuntamento col mistero all’Ateneo Veneto, stasera alle 21.
[...]
Ha scritto anche un romanzo a quattro mani con Camilleri, Acqua in bocca, di prossima uscita: com’è stata questa esperienza?
«Molto facile, perchè Camilleri è simpatico e con lui ci scambiamo spesso idee. Questo libro è un gioco, un romanzo anomalo».
[...]
Veronica Tuzii
 
 

Canicattì Web, 28.5.2010
Un’opera d’arte decorativa per le quinte del costruendo anfiteatro comunale
Sarà ispirata al tema “Naro e la scomparsa di Patò”

Il Sindaco Pippo Morello ha nominato la commissione per valutare e selezionare l’opera d’arte che decorerà la quinta di sfondo del palcoscenico dell’anfiteatro comunale.
Presieduta dal capo dell’ufficio tecnico Angelo Gallo, la commissione è composta dal funzionario comunale Lillo Novella e dall’esperto d’arte Giovanni Vaccaro, mentre le funzioni di segretario sono svolte dal tecnico UTC Carmelo Sorce.
L’opera d’arte decorativa avrà come tema “Naro e la scomparsa di Patò”, per ricordare che proprio nella città “fulgentissima” del barocco è stato girato il film, tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, “La scomparsa di Patò”.
D’altronde, c’è già tanta nostalgia dei tempi appena trascorsi (febbraio e marzo scorsi), durante i quali Naro è stato trasformato in un set cinematografico, ospitando la recita di importantissimi attori come Nino Frassica, Neri Marcorè, Maurizio Casagrande e Simona Marchini. Questa esperienza infatti ha positivamente lasciato il segno in tutta la città che ha avuto modo di fornire numerosi figuranti, di mettere a disposizione le proprie maestranze e di collaborare felicemente con la produzione in tutto ciò che occorreva per la realizzazione del film.
Adesso però il rapporto tra la città ed il film “La scomparsa di Patò” -che probabilmente uscirà nelle sale cinematografiche ad ottobre- viene in risalto perché costituisce il tema di un’opera d’arte decorativa, per la cui realizzazione l’Amministrazione Comunale ha bandito apposito concorso aperto agli artisti interessati e finalizzato a reperire la decorazione della quinta di sfondo nel palcoscenico dell’anfiteatro comunale, i cui lavori sono in corso di ultimazione nelle aree riqualificate a parco urbano tra la Piazza Roma e la Via Don Guanella.
Com’è noto, l’anfiteatro comunale del parco urbano è stato finanziato per un importo di 300 mila euro (di cui 216 mila per i lavori a base d’asta) dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile ed i relativi lavori sono ormai in dirittura d’arrivo.
DICHIARAZIONE DEL SINDACO
“La riqualificazione a parco urbano delle aree a verde tra la piazza San Calogero e la via Don Guanella, con la realizzazione dell’anfiteatro comunale, è connessa agli obiettivi di miglioramento della qualità della vita locale e di creazione di nuove opportunità ricreative.
A questi obiettivi, abbiamo voluto aggiungere un’ ulteriore connotazione di carattere culturale: quella di legare la popolarità dello scrittore Andrea Camilleri e la diffusione del film “La scomparsa di Patò” (tratto da uno dei più famosi romanzi dello scrittore) ai luoghi in cui il film stesso è stato ambientato e quindi alla Città di Naro che è stata la location del film.
E quale migliore opportunità poteva esserci se non quella di caratterizzare in tal senso la struttura anfiteatrale che stiamo finendo di costruire?
Non solo. Abbiamo allo studio altre iniziative per valorizzare e diffondere il legame tra Naro ed il film su Patò, oltre che per ricollegare la nostra città alla poetica della memoria e della sicilianità di Andrea Camilleri”.
Il Sindaco
(dr. Giuseppe Morello)
 
 

Il Centro, 28.5.2010
Frassica "maresciallo", da Cecchini a Patò
L'attore della serie "Don Matteo" protagonista del film tratto dal romanzo "La scomparsa di Patò"  di Camilleri. Gira anche una nuova fiction con Giulio Scarpati "Cugino & cugino" nella quale interpreta uno scapestrato cinquantenne. "Mi piace stare in divisa. Anche nel film con Depp e Jolie lo sono: faccio la guardia municipale"

Cinema - con la prima trasposizione sul grande schermo di un romanzo di Camilleri e una piccola parte in un film internazionale al fianco di Johnny Depp e Angelina Jolie - e televisione (con un nuovo progetto insieme a Giulio Scarpati e dopo l'estate con una nuova serie di Don Matteo), sono gli impegni pressanti del messinese Nino Frassica. L'attore siciliano, 60 anni a dicembre, ne ha parlato con il Centro.
Camilleri è un grande autore per tutti gli italiani, ma per un siciliano cosa rappresenta?
«Trent'anni fa dovevo fare uno spettacolo con lui ma non venni preso, era un piccolo ruolo. Ora invece sono il protagonista del primo film per il cinema tratto dalla sua opera. Sono contento, naturalmente».
Vuol parlare della «Scomparsa di Patò?»
«E' un romanzo che sembra nato per il teatro, ma c'è anche abbastanza azione. Neri Marcore fa Patò mentre io e Casagrande lo cerchiamo. Questa coppia è in continuo conflitto. Lui è napoletano e per me viene dal nord. Lui è un poliziotto e io un carabiniere. Ma questo conflitto, poi, lavorando per lo stesso "padrone", cioè per la gente, si trasforma e in realtà diventiamo molto amici. Rocco Mortelliti, il regista, ha lavorato bene, ha studiato e approfondito il testo per anni, mi pare un progetto molto curato e sono felicissimo di averlo fatto».
Cosa ha letto di Camilleri?
«Beh, naturalmente ho letto abbastanza Montalbano. Guardi, per le caratteristiche del personaggio pensavo che l'avrei potuto interpretare anch'io. Poi quando hanno scelto Zingaretti, romano, e il regista Sironi, milanese, le dico che francamente ho storto un po' il naso. Pensavo: ma che ci capiscono questi due della Sicilia? E invece mi sono dovuto ricredere, ci capiscono eccome, sono bravissimi».
[…]
Ma c'è una sorta di destino da carabiniere nella sua attività?
«In Patò sono il maresciallo dei carabinieri, in Don Matteo sono il maresciallo Cecchini, anche in The Tourist sono in divisa, guardia municipale».
[…]
Paolo Di Vincenzo
 
 

Fiction Italia News, 28.5.2010
Il commissario Montalbano: Belen Rodriguez sarà la bella Dolores nell'episodio "Il campo del vasaio"

Il campo del vasaio, capitolo nove. Montalbano è nel suo ufficio. All'improvviso irrompe Catarella. «Chi fimmina!», esclama. «Dice che chiamasi Dolorosa. Ma quali dolorosa e dolorosa! Quella fa viniri l'alligrizza!». Di chi sta parlando? E se fosse lei il personaggio che avrà il volto di Belen Rodriguez? Per scoprirlo torniamo al romanzo.
La donna che ha fatto uscire di senno Catarella è Dolores Gutierrez, colombiana, sposata con il capitano di mare Giovanni Alfano. Si è presentata in commissariato perché il marito, imbarcato da qualche mese su una nave porta-containers, non dà più sue notizie. La donna è preoccupata. Espone la situazione a Montalbano, che la guarda ammaliato.
Dolores è una trentenne strepitosa. Alta, bruna, capelli lunghi sulle spalle, occhi grandi e profondi, labbra siliconate non da un chirurgo ma dalla natura stessa. Sembra finta, ma è vera, eccome se è vera!, pensa Montalbano. E a questo punto non ci sono più dubbi: è lei, non può essere che lei, il personaggio interpretato da Belen Rodriguez.
La showgirl argentina, al suo esordio da attrice, sarà quindi la protagonista de Il campo del vasaio, episodio tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri (Sellerio, 2008, 280 pagine). La sua presenza nel cast della nuova serie era stata annunciata da Tv Sorrisi e Canzoni e confermata dal produttore Carlo Degli Esposti. I quattro nuovi episodi del commissario Montalbano, attualmente in fase di lavorazione, andranno in onda su Raiuno in autunno.
 
 

Il Giornale di Ragusa, 28.5.2010
L'attrice argentina mette in ombra Zingaretti
Dolores Alfano, ovvero Belèn Rodriguez sul set di Montalbano ma è toccata e fuga

Punta Secca - Alla fine, la modella e showgirl argentina Belèn Rodriguez esce allo scoperto con una toccata e fuga. Dopo due giorni di faticose riprese, in assoluta segretezza in una casa in riva al mare di Punta Secca, la Marinella della fiction televisiva de “Il Commissario Montalbano”, Belèn ha recitato in un “cameo” alcune scene d’interno giorno a fianco di Luca Zingaretti.
Dolores Alfano è il personaggio che la bella argentina interpreta in un episodio della nuova serie televisiva che andrà in onda in autunno su Rai1. Dopo due mesi di notizie top secret sulla sua presenza, dopo che la produzione aveva cucito le bocche a tutto lo staff tecnico per non far trapelare niente e nulla, a fine riprese una diecina di curiosi e fan tra cui anche dei bambini sono rimasti delusi.
La super gettonata del momento, la bella mora che dalla mattina alla sera ci tormenta con la martellante promozione televisiva a fianco di Christian De Sica, ha lasciato l'amaro in bocca a quei pochi presenti, forse una decina di persone, che si erano accalcati per vedere da vicino l’affascinante artista.
La produzione, ha sicuramente ritenuto bene di scortare e tutelare la showgirl, dove a fine ripresa, la attendeva un autista con la macchina di grossa cilindrata, ma per qualche minuto c’è stata un po’ di tensione, sicuramente spropositata, da parte del servizio d’ordine e di qualche responsabile, che ha fatto un po’ innervosire le persone che non aspettavano altro che il breve ma forse gratificante momento della stretta di mano, dell’autografo o della foto ricordo.
Come siamo abituati a vedere in televisione, i bodyguard hanno circondato e rapidamente condotta in auto la showgirl e in un baleno la macchina ha sfrecciato velocemente lasciando tutti delusi e a mani vuote.
Peccato, perché sicuramente questi artisti, come la Belèn, hanno bisogno dei fan e del pubblico oltre alla loro bravura per affermarsi nel difficile mondo patinato del cinema e della televisione. Deludere in questo modo, magari solo dieci persone con bambini, rimasti ad attendere per diverse ore sotto il sole infuocato non è una bella cosa, perché come si dice, il paese è piccolo ma la gente mormora.
Le riprese della serie televisiva de “Il Commissario Montalbano” continuano per tutto il mese di giugno, intanto la bella Belèn Rodriguez che ha debuttato mercoledì scorso come presentatrice nel nuovo programma estivo di Rai2 “Stiamo tutti bene”, ha avuto il 7,10% di share, mentre “la Pupa è il secchione” in onda su Italia1, l’11,90%. Forse la troppa presenza televisiva della Belèn sta incominciando a stancare il pubblico?
Silvio Rizzo
 
 

Reteiblea.it, 28.5.2010
Belen Rodriguez sta girando con “Montalbano”

Fotografi e curiosi assolutamente banditi perché la sua presenza deve restare top secret. Anche se, in verità, a Punta Secca ne parlano tutti. Da un paio di giorni, ma già stamani sarebbe già andata via, la bellissima Belen Rodriguez sta girando alcune scene delle nuove puntate della fiction de “Il commissario Montalbano” ancora una volta con la produzione della Rai e la sapiente e ormai collaudatissima regia di Alberto Sironi. La famosa show girl, adesso anche attrice, sarà una giovane spagnola nella serie del commissario più amato della tv italiana e non solo. Secondo alcune indiscrezioni ieri l’attrice avrebbe ricevuto anche un saluto da parte del sindaco di Santa Croce Camerina, Lucio Schembari, che si sarebbe detto ben lieto di conoscerla e felice per il fatto che alcune scene con Belen siano girate proprio a Punta Secca. Ma il primo cittadino smentisce e si trincera dietro il più assoluto “no comment, sulla presenza o meno di Belen non posso dire nulla così come mi ha chiesto la produzione”. Stando ai beninformati, Belen ha già girato da due giorni in alcune case vicine a quella famosa del commissario Montalbano. Ieri mattina a Punta Secca ha girato anche l’attore Luca Zingaretti che pare abbia offerto qualche consiglio alla stessa Belen per evitare fotografi e curiosi. L’attrice ieri indossava un completo azzurro e a seguirla in ogni istante, tranne durante i momenti del ciak dati da Sironi, c’erano un paio di robusti e poco accoglienti bodyguard. Sembra che l’attrice, che ha avuto già tanti successi in tv, oggi riparte per Roma o Milano ma tornerà nuovamente a girare nelle prossime settimane sia a Ibla che a Scicli.
 
 

l'Unità, 29.5.2010
«Libri sulla libertà» cresce il tam tam. Da lunedì in libreria

È un tam tam che cresce, quello per «In libreria i libri sulla libertà», l’iniziativa promossa da editori e librai che da lunedì al 6 giugno vedrà leggere autori classici e contemporanei, romanzi e saggi, poesie e manuali, sul tema della libertà di stampa. Esordio a Roma al teatro Quirino lunedì alle 17, con Corrado Augias, Carlo Bernardini, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Guido Crainz, Rosetta Loy, Valerio Magrelli, Alessandro Pace, Antonio Pascale, Christian Raimo, Stefano Rodotà, Giovanni Sartori, Tiziano Scarpa, Marco Travaglio, Nadia Urbinati, Chiara Valerio.
Poi saranno i bookshop a ospitare la maratona: in blocco aderiscono le catene Feltrinelli, Coop, Giunti al punto, Fnac, e decine di librerie indipendenti, da Ivrea a Ventotene, da San Giorgio a Cremano a Bergamo, da Ascoli Piceno a Merano. Alla spicciolata arrivano anche le adesioni di librerie Mondadori in franchising, a Nuoro, Formia, Orvieto e due a Roma. Giunti al Punto prevede per lunedì alle 17, nei suoi 144 bookshop, la lettura di brani da Chi manipola la tua mente? di Anna Oliverio Ferraris (Giunti).
 
 

Giornale di Brescia, 29.5.2010
Montalbano e la caccia al tesoro con lo psicopatico

Che per il commissario Montalbano non si tratti della «solita» avventura lo si capisce subito, fin dal primo capitolo. La scena non si apre sul cielo, splendente o «nivuro», d'una mattinata a Marinella, ma su una coppia di fratelli, «Gregorio Palmisano e sò soro Caterina», che dopo una vita passata tra casa e chiesa, si chiudono in una muta crisi religiosa, fino a minacciare l'intero paese d'esemplare purificazione. Montalbano, per evitare il peggio, si trova così una bella sera a fare irruzione nella casa della stramba coppia, tra colpi di pistola e fucilate, sotto i riflettori delle dirette televisive. In casa Palmisano il commissario trova inquietanti stanze che paiono uscite da un film horror. E una bambola gonfiabile ridotta in condizioni pietose...
Con questa premessa, il lettore appassionato del commissario di Vigàta non può aver dubbi: Salvo e la sua squadra sono alle prese con una storia che oscilla tra il gotico e il maniacale. Il poliziotto più celebre d'Italia di fronte a questa prospettiva è a dir poco «scantato». Ma non riesce, non può sottrarsi alla sfida che un misterioso personaggio gli lancia attraverso una lettera anonima e una breve serie di zoppicanti rime. La caccia al tesoro nasce così, quasi per gioco, e il commissario l'asseconda perché da settimane non sta accadendo nulla tra Vigàta e Montelusa. Ma si trasforma in angosciosa corsa contro il tempo, quando scompare una ragazza di rara bellezza e di altrettanto rara irreprensibile «costumanza». Chi ha rapito Ninetta Bonmarito, e perché?
La storia assume i contorni della sfida tra lo psicopatico e il poliziotto. E il finale è un crescendo da «cinema 'mericano», come direbbe Camilleri nel suo inconfondibile idioma. Montalbano sarà salvato - non riveliamo nulla, il lettore tutto s'aspetterebbe meno che la morte del protagonista - dalla fedeltà della sua squadra e dall'amicizia di Ingrid, dopo essersi messo nei guai, come ormai fa sempre, da qualche tempo a questa parte.
Quest'ultima avventura del commissario inventato da Camilleri offre qualche conferma e qualche novità. La prima conferma viene dall'avanzare dell'anagrafe: Montalbano ha 57 anni e li dimostra tutti, nel fisico e nello spirito. Un'altra conferma viene dall'insofferenza che il nostro protagonista ha nei confronti dell'imbarbarimento dei costumi, a cominciare dall'uso infelice che si fa della lingua italiana. Non a caso, proprio le parole e l'analisi linguistica hanno un ruolo determinante nella caccia all'assassino. Nuova e un poco disorientante è invece l'ambientazione «horror», da serial killer. Ma Camilleri dopo aver portato Montalbano a misurarsi con mafia, spacciatori di droga, trafficanti di organi e di esseri umani, truffatori e delinquenti di varia natura, non poteva resistere alla tentazione di misurarsi con un altro genere letterario. Che tra l'altro, offre all'autore l'occasione di dirci come e quanto la donna sia oggetto di brutale violenza. E a dimostrazione dell'invidiabile versatilità narrativa di Camilleri, il risultato è di bella qualità.
Claudio Baroni
 
 

RTM, 29.5.2010
Quattro aspiranti registi modicani e tre catanesi a casa dello scrittore Andrea Camilleri

Per gli aspiranti registi modicani Alessia Scarso, Gianluca Tela, Antonella Pulvirenti, Ermanno Di Rosa,si sono aperte le porte dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, a Roma. Ai quattro giovani è stato, infatti, affidato il backstage del film “La scomparsa di Patò”, la prima trasposizione cinematografica di un romanzo dello scrittore nel cui cast figurano Nino Frassica, Neri Marcorè (nel ruolo di Patò), Gilberto Idonea, Flavio Bucci, Simona Marchini e Roberto Herlitzka. Il backstage del film è più un documentario ma per i quattro che si sono succeduti nelle sei settimane di riprese con altri tre aspiranti registi, Luciano Accomando, di Prizzi, Marco Pirrello e Leandro Perrotta, di Catania, si tratta di un progetto di formazione. “Abbiamo potuto intervistare i principali protagonisti della produzione del film, dagli attori alle comparse, dalle maestranze ai rappresentanti locali –racconta la responsabile del backstage, che è Alessia Scarso- quindi per concludere c’è stata l’intervista conclusiva, forse la più suggestiva, quella ad Andrea Camilleri che ci ha ricevuti nella sua casa di Roma. E’ stata un’esperienza emozionante. Ascoltarlo parlare della Sicilia e del film è stata un’esperienza meravigliosa. Mentre lo ascoltavo mi veniva in mente l’isolitudine di cui scriveva Bufalino, quella sorta di oscillazione tra claustrofobia e claustrofilia dei siciliani, il “trasporto di complice sudditanza che avvince al suo scoglio ogni naufrago. L’esperienza sul set de “La scomparsa di Patò” è stata importante, per me, siciliana. Sono abituata a sentire la mia città, Modica, a tratti la mia provincia, “babba”. Attraverso questo film, attraverso questa sceneggiatura meravigliosa e la trasposizione cinematografica di Rocco Mortelliti ho potuto invece sentire la mia sicilianità in un respiro molto più ampio: la terra, le antiche architetture, il cielo, le condizioni atmosferiche, le enormi distese e le morbide colline, l’accoglienza degli abitanti, il profumo dei tempi passati e dei popoli che ci hanno attraversati e arricchiti”.
 
 

l'Unità, 30.5.2010
Chef Camilleri
Attorno al premier fioriscono lodi, ma non c’è nulla di lodevole
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Gazzetta di Parma, 30.5.2010
Da Camilleri col prosciutto
La caccia al tesoro, Sellerio, pag. 288, 14,00

All’angolo prima attraversa svelto un Garibaldi con mantello tricolore e le bisacce sulla spalla. Un figurante nella Roma vecchia un secolo e mezzo che punta al centro, ai turisti. Anch’io ho il mio fardello. Porto un prosciutto a casa di Camilleri. Una cortesia da ospite, ma anche una promessa mantenuta. I siciliani pare che ci tengano alla parola data. Camilleri mi apre sorridendo: «Io credo fermamente nel baratto». Dunque baratterò le parole dello scrittore più amato dagli italiani girando intorno a «La caccia al tesoro» uscito da una settimana in libreria. Camilleri, quasi 85 anni, negli ultimi dodici mesi ha portato in libreria oltre a questo, «Il nipote del negus», ma anche un racconto per Stilos «Lo stivale di Garibaldi» e a giugno lavorerà ad un’indagine a quattro mani con Lucarelli. I tascabili blu dovranno quindi strizzarsi negli scaffali delle librerie. Questa «Caccia al tesoro» è il Montalbano che non ti aspetti. Il commissario è in un momento di bonaccia, in cui Vigata non dà preoccupazione alcuna, nessun morto, nessun delitto e Salvo, nella quiete, viene catapultato su una scala dei pompieri con tutta la piazza a naso in su a causa di due «sittantini» che si mettono a sparare dal balcone, religiosamente in ansia di «punire dai peccati». Salvo come «Bruce Villis» riporterà l’ordine anche dal cielo. Poi il racconto prende l’andamento enigmistico, una prima bambola gonfiabile, poi una seconda, poi un testa d’agnello in una scatola di latta (quelle che una volta contenevano i biscotti) e poi il bombardamento di lettere in un percorso alla «soluzione dell’enigma quotidiano». Le lettere - da «La concessione del telefono» al «Negus» - e l’attenzione particolare per la corrispondenza burocratica sono state varie volte materia delle pagine di Camilleri. «Con le lettere - dice - si può descrivere un tono, c’è la supplica, la passione, c’è lo scambio tra due personalità, sono un espediente per descrivere un tempo, un personaggio, in modo che il lettore collabori come a teatro, lo faccia suo, mentre io – come diceva Raffaele La Capria – rimango a farmi le unghie. Nella caccia al tesoro sono messaggio, sono sollecitazione di logica». La sedicesima avventura di Montalbano è quindi una sperimentazione di enigmistica cui si aggiunge un «vintino» che assomiglia a Harry Potter, appassionato di epistemologia, che si è messo in testa di studiare la logica investigativa di Montalbano. Salvo è braccato nella sciarada quotidiana da un personaggio misterioso, ma si intreccia, come sempre, con l’affabulatore, il creatore di microcosmi territoriali di leggenda incastrati nella cronaca poliziesca. Spunta, ad esempio, un laghetto piccolo, ma profondissimo in fondo al quale il dito di Dio ha conficcato un pezzo di cielo squarciato dandogli un azzurro speciale. Inarrestabile l’invenzione (addirittura il finale, di cui ovviamente non è bene parlare, volge all’horror con ulteriore sorpresa) il saper fare storie. «Lei sa cosa sono gli anni nonni? - mi spia Camilleri, quasi per tagliare corto - Gli anni nonni sono quello per cui la storia potrebbe fare a meno dei libri. Se un nonno raccontasse a suo nipote le storie che gli venivano raccontate da suo nonno con 14 anni nonni arriveremmo a Giulio Cesare». Fuori è temporale, brutta storia per Garibaldi e i gladiatori del Colosseo. Io sono al riparo in un salotto circolare tutto mensole semplici di legno chiaro ricoperte di libri. Il salotto è un’arca. Un pupo alto un metro difende l’angolo del sofà, tra i volumi c’è anche «Nini Bijou», una sciantosa napoletana, vedette della mossa che fingeva di essere parigina. Girando intorno ai libri un quadro. E’ una sirena accennata a firma Guttuso. «Me l’ha data suo figlio dopo Maruzza Musumeci, è un disegno preparatorio degli affreschi per il teatro di Messina». Sembra essere dell’aria più che del mare. Nell’ultimo spicchio di quel salotto incantato, mentre esco, Camilleri, si accende finalmente una sigaretta. Nel cerchio del soffitto, per un attimo, una figurina svelta, guizzante gli fa compagnia.
Chiara Cabassi
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 31.5.2010
Teatro Quirino-Gassmann
Una maratona di letture in difesa dell'informazione
Da oggi la manifestazione che per sei giorni coinvolgerà tutta l'Italia. Scrittori e studiosi leggeranno brani dedicati alla libertà di informazione, d'opinione, di scelta, di stampa

"È la prima volta che l'editoria italiana si mobilità su un tema civile. Non era mai successo che si unissero editori, librerie, autori e lettori: insieme per difendere il diritto alla libertà" spiega Giuseppe Laterza. Insieme ad Alessandro Laterza, a Marco Cassini e Daniele Di Gennaro (minumum fax), a Stefano Mauri (Gruppo editoriale Mauri Spagnol) è il promotore di "Reading di libri sulla libertà", manifestazione che si aprirà oggi alle 17 al Teatro Quirino-Gassman, ma che per sei giorni coinvolgerà tutta l'Italia e uno stuolo di scrittori e studiosi che leggeranno brani dedicati alla libertà di informazione, d'opinione, di scelta, di stampa. L'elenco è lungo, ma ancora parziale, perché ogni libreria organizzerà ora e giorno delle letture. Allora ecco Corrado Augias, Carlo Bernardini, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Guido Crainz, Rosetta Loy, Valerio Magrelli, Antonio Pascale, Christian Raimo, Giovanni Sartori, Tiziano Scarpa, Marco Travaglio, Nadia Urbinati, Chiara Valerio...
Sul palcoscenico di via delle Vergini, oltre agli organizzatori (che la loro proposta l'hanno lanciata dalla buchmesse di Torino), ci sarà Lucia Re della libreria romana Il seme e poi toccherà a Stefano Rodotà e Alessandro Pace, entrambi costituzionalisti, spiegare perché il decreto sulle intercettazioni. "Andrea Camilleri sarà invece la prima "voce narrante"", continua Giuseppe Laterza. Il successo di "Libri-libertà" si è allargato a macchia d'olio: "Tutti i blog ne parlano" continua Laterza "il popolo della rete sta funzionando da incredibile tam tam" (su www. laterza. it gli aggiornamenti sono in tempo reale).
E per lo Stato di diritto, in nome della democrazia si sono mobilitati davvero in tanti; l'adesione dei librai è stata (è) trasversale: anche la catena delle librerie Paoline ha detto sì all'iniziativa, mentre negli spazi Feltrinelli ci sarà un microfono aperto per chiunque vorrà dire la sua. La libertà di informazione è un bene da tutelare, serve l'appoggio di tutti, come l'editore che ha scritto: "Siamo piccoli piccoli, facciamo libri per il turismo, ma per noi la libertà è fondamentale". E dei più lontani, come L'Ultima spiaggia, piccola libreria a Ventotene.
Alessandra Rota
 
 

Libri per la libertà - Teatro Quirino, Roma, 31.5.2010
Concetto Marchesi, Appello agli studenti di Padova (1943) - Andrea Camilleri
Una iniziativa congiunta di editori, scrittori e librai

La legge attualmente in discussione al Senato relativa alla pubblicabilità degli atti giudiziari approvata in Commissione Giustizia configura una grave limitazione della libertà di informazione dei cittadini.
Una libertà essenziale, tutelata non solo dalla nostra Costituzione ma anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Una libertà che si coniuga strettamente alla libertà di stampa che è la precondizione del lavoro di chi scrive, pubblica e diffonde i libri. Ci sembra importante dare un contributo alla riflessione e all'approfondimento di un tema centrale di ogni Stato di diritto, di ogni democrazia liberale. Riflessioni e approfondimenti che in gran parte sono contenuti nei libri: classici e contemporanei, di narrativa e di poesia, come di saggistica o manualistica.
Da qui l'iniziativa che promuoviamo come librai ed editori nella settimana dal 31 maggio al 6 giugno: reading di libri sulla libertà nelle librerie italiane.
Ciascuna libreria organizzerà ora e giorno delle letture con autori e lettori, secondo un calendario che verrà reso noto nei prossimi giorni.
La manifestazione di apertura si terrà al Teatro Quirino di Roma lunedì 31 maggio, alle ore 17.00.
Parteciperanno editori, librai e diversi autori - tra cui Corrado Augias, Carlo Bernardini, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Guido Crainz, Rosetta Loy, Valerio Magrelli, Alessandro Pace, Antonio Pascale, Christian Raimo, Stefano Rodotà, Giovanni Sartori, Tiziano Scarpa, Marco Travaglio, Nadia Urbinati, Chiara Valerio - che leggeranno brani di libri dedicati alla libertà, di informazione, di opinione e di scelta, di stampa.
Promuovono l'iniziativa:
Marco Cassini e Daniele di Gennaro (minimum fax)
Alessandro e Giuseppe Laterza (Editori Laterza)
Stefano Mauri (Gruppo editoriale Mauri Spagnol)

 
 

MicroMega, 31.5.2010
No al bavaglio, l’intervento di Andrea Camilleri al Teatro Quirino di Roma (VIDEO)
 
 

ANSA, 31.5.2010
Per tutta la settimana
Il reading di editori e scrittori "Oggi difendiamo libertà d'informazione"
Al Teatro Quirino Camilleri apre la lettura di libri sulla libertà contro il ddl sulle intercettazioni. Sul palco anche Stefano Rodotà, Giovanni Sartori, Rosetta Loy

Roma - «Oggi qui difendiamo la libertà di informazione ma in realtà rischiamo di non averla proprio più, l'informazione, nel senso che non ce ne sarà», così Andrea Camilleri, il papà del commissario Montalbano, ha esordito sul palco del Teatro Quirino a Roma nel suo discorso al «Reading di libri sulla libertà nelle librerie italiane», che vede per la prima volta insieme un grandissimo numero di editori, autori e librai, per manifestare contro il ddl sulle intercettazioni.
«BAVAGLIO PER TUTTI» - «Questa legge per me ha due scopi: mettere il bavaglio alla stampa ma anche mettere magistrati, poliziotti e Pm nell'impossibilità di compiere intercettazioni. Sul primo punto - ha detto Camilleri - sono certo che il governo verrà incontro a noi, ma sono altrettanto certo che sarà irremovibile sul secondo, perchè è quello che può garantire ai mafiosi e ai corrotti della cricca di fregarci nel più assoluto silenzio». La manifestazione, che durerà per tutta la settimana, sta vedendo salire sul palco Giovanni Sartori, Rosetta Loy, Corrado Augias, Marco Travaglio, Guido Crainz, oltre a Stefano Rodotà e al professor Alessandro Pace.
 
 

Libera, 31.5.2010
Marco Risi e Andrea Camilleri incontrano Libera e i prodotti di Libera Terra.
Roma, 31 maggio 2010, Bottega dei sapori e dei saperi della legalità "Pio La Torre". Marco Risi e Andrea Camilleri incontrano Libera e i prodotti di Libera Terra.
Cliccare qui per vedere il video
 
 

Liberainformazione, 31.5.2010
Andrea Camilleri: «Sembra di vivere nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie»
Lo scrittore siciliano incontra Libera e con ironia “smonta” l'antimafia del governo

«Alcune cose oggi vanno fatte per ripicca»! Con la sua tipica ironia Andrea Camilleri ha presentato oggi a Roma, nella bottega di Libera, il video per la raccolta fondi del 5x1000 dell'associazione antimafia. Di fronte ai prodotti coltivati nei terreni confiscati alle mafie non riesce a trattenere le sue critiche nei confronti dell'azione “antimafiosa” sbandierata ai quattro venti dal governo Berlusconi e dalla sua maggioranza.
Stiamo assistendo, sottolinea Camilleri, ad «un continuo tentativo, spesso riuscito, di ostacolare le libere iniziative della società civile per ostacolare le mafie». Vedendo «una buona parte delle leggi di questo governo -aggiunge - ad una mente malata volta al male come la mia viene da pensare: vai a vedere che dietro c'è un atto di favoreggiamento nei confronti delle mafie»? Basti pensare alla legge che prevede la vendita dei beni confiscati alla criminalità organizzata, poi, in parte, rientrata grazie alla forte protesta della società responsabile del nostro paese. Oppure, i tagli nei confronti delle spese per le forze dell'ordine.
Capita, così, di leggere sui giornali che «35 camorristi in carcere a Milano, che devono essere trasportati in tribunale, a causa del taglio del personale non possono essere scortati». Quindi, chiosa Camilleri, si rinviano i processi, e di rinvio in rinvio si arriva alla prescrizione. Oppure capita di leggere che dei «detenuti nel carcere di Trapani non possono essere trasportati in tribunale a Palermo perchè non ci sono furgoni a sufficienza per portarli». Sembra di sentir raccontare delle barzellette, ma si tratta di storie vere che quotidianamente impediscono a magistrati e forze dell'ordine un'efficace azione di contrasto alle mafie.
Può, infine, capitare di leggere che la legge sulle intercettazioni telefoniche ed ambientali è pensata per tutelare anche la privacy dei mafiosi. «Sembra di vivere nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie», commenta Camilleri. Quella sulle intercettazioni è una legge «a favore dei mafiosi per le difficoltà che impone ai giudici». Tuttavia, aggiunge, non bisogna cadere in errore: «il vero scopo della legge è di impedire che le intercettazioni siano fatte. Lo scopo secondario è di impedirne la divulgazione». Quindi è prima di tutto un attacco nei confronti della magistratura e degli organi inquirenti, e in seconda battuta alla libertà di stampa.
Infine, una frecciata al Corriere della Sera che nel magazine Sette dello scorso venerdì aveva duramente criticato Camilleri e i suoi romanzi. «Malgrado che il mio Montalbano viene accusato di essere colluso con la mafia, al pari di Andreotti, Dell'Utri e Contrada, il suo autore non è colluso».
Nei confronti di questo Governo «alcune cose oggi vanno fatte per ripicca», impegnandosi in prima persona in una direzione opposta e contraria a quella dettata da Arcore...
Gaetano Liardo
 
 

Adnkronos, 31.5.2010
Libri: domani presentazione 'Tutti indietro' di Laura Boldrini

Roma - Sayed ha vent'anni. A undici e' dovuto scappare dall'Afghanistan, lasciando la madre e la propria casa, per sfuggire a chi lo voleva costringere a combattere con i talebani. E' arrivato in Italia dopo nove anni di viaggio, tra stenti e periodi di prigionia, trattato in modo disumano. Quella di Sayed e' solo una delle tante storie raccolte da Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati, nella sua lunga esperienza in prima linea.
Storie racchiuse in un libro, dal titolo 'Tutti indietro' edito dalla Rizzoli, che verra' presentato domani alle 17.30 a Roma, presso la Sioi, piazza San Marco 51. Introducono la presentazione lo scrittore Andrea Camilleri e il Delegato Unhcr per il Sud Europa Laurens Jolles. Con l'autrice intervengono Giuliano Amato, Mons. Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Roberto Natale. Modera Valentina Loiero. Letture di Stefano Pozzovivo.
 
 

 


 
Last modified Thursday, March, 27, 2014