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RASSEGNA STAMPA

NOVEMBRE 2012

 
Narcomafie, 1.11.2012
La mafia ringrazia, incontro a Roma con Camilleri, Ingroia e Flores d’Arcais
Ieri a Roma al teatro Ambra alla Garbatella l’iniziativa di MicroMega. Si è parlato del processo sulla trattativa Stato-mafia, del contrasto alla magistratura, della corruzione e delle elezioni in Sicilia. Il procuratore ha rassicurato: “Parto perché me lo ha chiesto l’Onu. Il mio è un arrivederci all’Italia e dal Guatemala potrò dire molte più cose che in questi anni non ho potuto dire per via del mio ruolo”.

“La mafia ringrazia” lo Stato per i depistaggi, le reticenze, le omissioni e l’isolamento nei confronti dei magistrati che in questi anni hanno svolto le indagini sulla trattativa tra pezzi di Cosa Nostra e pezzi dello Stato. Di questo e di tanto altro si è parlato ieri sera [In effetti il 30 ottobre, NdCFC ] al teatro “Ambra alla Garbatella”a Roma, all’interno di un’iniziativa organizzata dalla rivista MicroMega, con Paolo Flores d’Arcais, lo scrittore Andrea Camilleri e il procuratore Antonio Ingroia, a pochi giorni dalla sua partenza per il Guatemala.
Paolo Flores non ne ha dubbi: “I nostri magistrati godono di grande fama e stima a livello internazionale, mentre nel nostro Paese vengono attaccati e infangati quotidianamente. Il lavoro che hanno svolto in questi anni Ingroia e tutta la procura di Palermo è importantissimo. Tutti i magistrati dovrebbero essere partigiani della Costituzione”.
Il direttore di MicroMega ha spiegato come lo Stato ha sicuramente forze maggiori e migliori per eliminare la mafia, “ma questa lotta nessuno ha intenzione di farla”.
A dar man forte alla sua tesi è stato Andrea Camilleri, che ha ribadito: “Attualmente assistiamo a nuovi attacchi alla magistratura. Mi auguravo che dopo la pioggia berlusconiana arrivasse la primavera, non il diluvio! Prima gli attacchi arrivavano da chi aveva più scheletri nell’armadio da fare invidia ai monaci della Cripta di Palermo”. Poi, riferendosi alle manovre anticrisi del governo Monti, ha aggiunto: “E’ inutile che questo governo cerca di combattere lo spread se non combatte prima la corruzione. Finché l’Italia non ha avrà fatto pulizia interiore ed esteriore la situazione non cambierà mai. Ci vuole una rivolta morale”.
Non hanno risparmiato critiche nemmeno al Presidente Napolitano e alle sue conversazioni intercettate con l’ex ministro Nicola Mancino: “Il Presidente ha fatto ciò che non avrebbe dovuto fare, ossia sollevare il conflitto di attribuzione mettendo i bastoni fra le ruote alla Procura di Palermo che non aveva fatto nulla di illecito. Ma come ha dichiarato anche Zagrebelski, la sentenza della Corte Costituzionale è già scritta, è darà certamente ragione a Napolitano, piegandosi ai suoi voleri”. A questo punto un ricordo a un altro Presidente: “Pertini una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta e si sarebbe schierato in prima linea per aiutare il lavoro della magistratura”.
Secondo Flors d’Arcais: “In Italia manca il reato di ostruzione alla giustizia, presente invece nell’ordinamento anglosassone. Ciò avrebbe evitato che le indagini subissero rallentamenti”.
E molto forte è lo sconforto di Antonio Ingroia di fronte al comportamento delle istituzioni: “Noi magistrati siamo stati ripetutamente isolati dallo Stato che non vuole che si scopra la verità sulla stagione stragista, perché la verità fa paura. Siamo diventati i nemici pubblici. Anche Falcone e Borsellino subirono attacchi e isolamento quando negli anni ottanta assestarono un duro colpo alla mafia col maxiprocesso. Fu in quel momento che cessò il consenso alla magistratura. Successivamente – prosegue – Falcone venne anche accusato di essere giudice di opposizione, vicino al Pci.
Riguardo alla sua imminente partenza per il Guatemala, il procuratore afferma: “Ho subito molte critiche per aver accettato questo incarico dell’Onu, dicono che scappo perché so che l’indagine che ho svolto è debole, ma se fossi rimasto mi avrebbero tacciato di esibizionismo. Ad ogni modo ora voglio lavorare per il contrasto transnazionale alle mafie, perché anche a quel livello vanno costruite strutture solide. Il mio è un arrivederci all’Italia, non certo un addio. Anzi mi sentirò molto più libero di dire cose che finora non ho potuto dire”.
E alcune cose le dirà anche sul blog che MicroMega gli ha offerto sul sito internet e che si chiamerà “Dall’esilio”.
Si è parlato anche delle elezioni in Sicilia, sulle quali Camilleri ha detto: “Dobbiamo evidenziare due fatti, che più della maggioranza dei siciliani non ha votato o ha scelto il Movimento 5 Stelle che è un’altra forma di rifiuto della politica. E poi che chi ha votato ha scelto Crocetta, candidato antimafia e uomo coraggioso. Ora vedremo che succede, se riesce a realizzare anche la metà delle cose che ha detto sarà un grande risultato e speriamo che possa contagiare anche altre regioni”.
A conclusione della serata è arrivato anche Marco Travaglio che su Napolitano ha dichiarato: “Si è invocata la distruzione delle bobine delle telefonate tra lui e Mancino, ma non c’è scritto da nessuna parte che il Presidente della Repubblica non può essere intercettato”.
Gianluca Palma
 
 

Fiction italiane, 1.11.2012
La seconda serie de Il giovane Montalbano si potrebbe fare, lo rivela Michele Riondino

Potrebbe esserci una seconda serie della fiction Il giovane Montalbano andata in onda su Rai Uno lo scorso marzo. A dare la notizia è lo stesso protagonista Michele Riondino, che in occasione della conferenza stampa di presentazione del suo ultimo film “Acciaio”, diretto da Stefano Mordini e tratto dal romanzo omonimo di Silvia Avallone.
Ancora non c’è niente di certo, ma l’attore ha lasciato intendere che qualcosa si sta muovendo; del resto Riondino aveva sempre dichiarato di essere ben disponibile ad un’eventuale seconda serie della fiction campione d’incassi della scorsa stagione.
[…]
Fonte: Vero tv
Daniela
 
 

MicroMega, 2.11.2012
“La mafia ringrazia”, gli interventi di Flores d’Arcais, Ingroia, Camilleri, Travaglio (AUDIO)

Pubblichiamo la registrazione del dibattito “La Mafia ringrazia, omertà collusioni reticenze” organizzato da MicroMega al (e con la collaborazione di) Teatro Ambra alla Garbatella a Roma il 30 ottobre.
LA MAFIA RINGRAZIA [1/6] - Paolo Flores d'Arcais
LA MAFIA RINGRAZIA [2/6] - Andrea Camilleri, primo intervento
LA MAFIA RINGRAZIA [3/6] - Antonio Ingroia, primo intervento
LA MAFIA RINGRAZIA [4/6] - Andrea Camilleri, secondo intervento
LA MAFIA RINGRAZIA [5/6] - Antonio Ingroia, secondo intervento
 
 

Sette - Corriere della Sera, 2.11.2012
"Una voce di notte" di Andrea Camilleri, Sellerio, 271 pagine, 14 euro
Avete mai provato la dieta Montalbano?
Elenco dettagliato di tutto quello che consuma il commissario più amato dagli italiani nel corso di una delle sue indagini
Antonio D'Orrico
 
 

Il Foglio, 2.11.2012
Andrea's Version

Un impero. Non ce l’abbiamo fatta. Un’asse. Non ci siamo riusciti. Vincere la guerra. L’abbiamo persa. La rinascita. Il meglio che riuscimmo a esprimere fu un avvocato che, non sapendo esercitare la professione, indossò l’orologio sopra il polsino. La democrazia anglosassone. Sfornammo Andreotti. I fatti separati dalle opinioni. Scalfari. Un Bertolt Brecht. Dario Fo, e dopo Camilleri. Uno Steinbeck. […]
Andrea Marcenaro
 
 

Giornale di Brescia, 3.11.2012
Camilleri
La voce nella notte è la «giustizia» di Montalbano

Si diverte, Andrea Camilleri, a giocare con l'età del commissario Montalbano. E immortalandolo al risveglio, il giorno del suo 58esimo compleanno, lo fa imparpagliare davanti ad un polipo appena pescato, lo descrive mente si muove con inedita goffaggine tra le stanze della palazzina di Marinella e storpia i nomi come farebbe Catarella nella sua migliore versione. Salvo Montalbano è forse tra i pochi protagonisti di romanzi in serie ad invecchiare, di puntata in puntata. Questa volta il suo autore costruisce scenette che sono al limite della comica, con una punta d'esagerazione. Ma così ha deciso di allestire la scena quell'abile regista che è Camilleri, questa l'ambientazione dell'ultima avventura del commissario di Vigàta. Una storia che annoteremmo nell'elenco delle meglio riuscite.
Due le vicende che si intrecciano. La prima prende le mosse da un «trentino» dal piglio aggressivo che ad una stazione di servizio, finisce per minacciare con una chiave inglese un Montalbano che si è alzato col piede storto e che lo fa arrestare. Il giovanotto è Giovanni Strangio, figlio del prof. Michele Strangio, potente presidente della Provincia di Montelusa. Montalbano sa di aver esagerato nella reazione e si trova in difficoltà quando lo stesso Strangio, pochi giorni dopo, si presenta al Commissariato per raccontare d'aver trovato la sua fidanzata in un lago di sangue, uccisa nell'appartamento dove convivono, al rientro da un convegno a Roma.
Mimì Augello - ed è la seconda trama dell'intreccio - è invece alle prese con il furto in un supermercato che tutti dicono appartenga alla famiglia dei Cuffaro. Strano furto, perché nessuno ha forzato né porte né finestre. Il direttore del supermercato, messo alle strette, prima reagisce malamente. E poi si impicca.
Le reazioni, che subito provocano negli ambienti del potere i due fatti, mandano nel panico il questore Bonetti-Alderighi. Non sapendo che pesci pigliare, si mette nelle mani di Montalbano: se va bene rivendicherà il merito, se va male pagherà il solo commissario.
Lampanti le apparenze, intricata la verità. Il meccanismo dell'inchiesta avanza con implacabile precisione, fino a quando una voce camuffata, di notte, farà giustizia.
Mimì non è il solito svagato che si perde al solo frusciar di sottovesti, Fazio è ormai tanto abile da anticipare i ragionamenti del commissario, e persino Livia ritrova una sua collocazione più equilibrata. Camilleri ci presenta un Montalbano d'annata, solido e strutturato. Può persino stupire che, alla fine, il commissario lasci campo ad altri nel concludere una delle due storie. Anche se a ben vedere, risolve sempre a modo suo - spesso assai lontano dalla legalità formale - torti e delitti.
Claudio Baroni
 
 

Ma se domani..., 3.11.2012
Recensione. Una voce di notte: l’ultimo Camilleri è in libreria!

Ci son stati dei momenti nella mia vita in cui ho odiato i numeri (tranne il 23, ma questa è un’altra storia). E insieme ai numeri, non ho mai amato particolarmente nemmeno la geometria. E siccome ho (opportunamente, direi…) fatto lo scientifico, studiando geometria avrei voluto saltare a piè pari il concetto di parabola. Anche perché, ammettiamolo, è difficile apprezzare con passione viscerale una roba che si può rappresentare così:

Poi gli anni passano, finisci per leggere cose e incontrare persone, ed anche i concetti matematici più astrusi trovano una applicazione nuova che si fa affascinante. Percepisci che anche un parabola discendente, quel che ti metteva un po’ tristezza perché puntava ai piani bassi del tuo grafico, può essere affascinante. Ecco, io stavo seguendo con attenzione e partecipazione la parabola del Commissario Montalbano, e si trattava di un percorso che mi stava convincendo totalmente: eravamo al cospetto di un personaggio riuscitissimo, destinato a lasciare un segno indelebile nella storia delle letteratura gialla non soltanto italiana, ed il suo creatore ci stava accompagnando quasi con dolcezza alle sue ultime vicende. Montalbano – ed è parte della sua forza – non è un supereroe, immutabile nel corso delle stagioni e indifferente alle conclusioni delle sue indagini e delle sue vicende. Il Conmissario è “uno di noi”, come si canta allo stadio, e l’incipiente malinconia delle ultime avventure me lo aveva fatto sentire ancora più vicino.
Da questo punto di vista, “Una voce di notte” rappresenta un passo indietro. Fermo restando che la trama è assolutamente godibile, i continui riferimenti al pantano politico e istituzionale del tutto condivisibili e i personaggi disegnati con l’abituale maestria, spiace che “la madre di tutte le storie”, e cioè la biografia del protagonista disegnata ormai in più di venti romanzi, sembri subire una battuta d’arresto. La chiave sta nella nota finale in cui lo stesso Camilleri – con una certa mancanza di eleganza, se posso – precisa che “questo romanzo è stato scritto diversi anni fa. Quindi il lettore attento che noterà crisi di vecchiaia più o meno accentuate, liti con Livia più o meno contestualizzate e via di questo passo non se la pigli con l’autore per le segrete alchimie dei piani editoriali”. Il punto non è, naturalmente, seguire una banale linearità cronologica a tutti i costi: mi sarebbe piaciuto perdermi però in quella evoluzione anche psicologica con cui avevo contestato gli assertori del “è il solito Montalbano” in occasione delle ultime uscite.
Per me, è un po’ un peccato.
Alf76
 
 

La Nuova Sardegna, 3.11.2012
L'isola dei misteri tra letteratura e cibo
Dal 9 all’11 novembre Florinas in giallo: incontri, dibattiti con autori ed esperti di noir e thriller. Letture, musiche, laboratori e non solo

[…] Il giornalista dell’Unità Peppe Rizzo si confronterà con il giallo in Sicilia, da Capuana a Camilleri. […]
Anna Sanna
 
 

Il Sole 24 Ore, 4.11.2012
Posacenere

Anni fa mi trovai in mezzo a una sparatoria mafiosa che fece sei morti e altrettanti feriti. Capitò in un bar del mio paese, il marciapiede antistante era pieno di avventori seduti ai tavoli. Io ero appena entrato dentro quando fuori iniziò la sparatoria. Una raffica di mitra penetrò all’interno, spazzò via le bottiglie dallo scaffale dietro al barista. Rimasi per un po’ impietrito, poi venni scosso da rabbia e vergogna. Mentre gli spari continuavano, uscii fuori urlando. Alcuni proiettili mi passarono vicinissimi. L’istinto mi suggerì di buttarmi per terra. Ma non lo feci. E sapete perché? Per non sporcare il mio vestito di tutto quel sangue che scorreva sul marciapiedi. Malgrado la mia imbecillità, venni miracolosamente risparmiato.
Andrea Camilleri
 
 

Apollodoro, 7.11.2012
Recensione
Una voce di notte di Andrea Camilleri: buon compleanno Montalbano

Come promesso, ecco qui una piccola recensione di ‘Una voce di notte’ di Andrea Camilleri. Abbiamo appena terminato la lettura di questa nuova avventura del Commissario Montalbano e possiamo dire di esserne soddisfatti. Certo, non si tratterà di uno dei migliori romanzi della serie, non siamo rimasti estasiati come con ‘Una lama di luce’, però considerando che si tratta di un romanzo scritto un po’ di anni fa ci è piaciuto, ritrovando tutte le atmosfere e i personaggi della Vigatà che abbiamo imparato ad amare.
Per quanto riguarda la trama di ‘Una voce di notte’, sempre edito da Sellerio, non vogliamo togliervi il piacere della lettura. Attenzione agli spoiler da ora in poi. Sappiate solo che si parte dal compleanno di Montalbano per arrivare a quello che sembra essere un innocuo furto in un supermercato e che nasconde più di quello che si vede a prima vista: omicidi multipli, mafia, terrorismo.
Ce n’è di che far impazzire il povero Commissario Montalbano che non comincia questa sua nuova indagine sotto i migliori auspici. Tutto congiura per fargli ricordare il suo compleanno, da lui beatamente dimenticato: Montalbano raggiunge i 58 anni, traguardo importante che lo porta a fare alcune amare considerazioni sull’avvento della sua vecchiaia. E non basta un commosso Catarella a fargli tornare il sorriso, soprattutto quando si sbraccia per fargli gli auguri. E neanche la telefonata di Livia, qui fortunatamente sentita solo per telefono. Da non-fan di Livia permetteteci una maligna soddisfazione: ad un certo punto lo stesso Salvo commenta che talvolta Livia è piuttosto antipatica. Beh, a noi lo è sempre!
Tuttavia man mano che andiamo avanti con la lettura ci rendiamo conto che l’età anagrafica, nonostante i timori del Commissario, non sembra aver inficiato il suo acume: intuizioni, colpi di fortuna, collegamenti, informazioni sapientemente carpite, tutto concorre a condurre in porto un’indagine difficile. Così come fondamentale è l’aiuto dello stesso Catarella, sempre più addentro alle questioni tecnologiche, anche se la sua leggendaria capacità di storpiare i nomi è rimasta inalterata.
Comparirà anche Mimì Augello, come spalla marginale, ma sarà ancora una volta Fazio il vero supporter di Montalbano. Preciso, puntuale, sempre più in sintonia con il Montalbano-pensiero, sa quello che il Commissario vuole prima ancora che questi glielo abbia chiesto. Facendo venire anche un po’ il nervoso a Montalbano: fa i pizzini genealogici e il ‘Già fatto’, Salvo si lascia andare a qualche piccolo scatto d’ira.
Troveremo ancora Nicolò, il giornalista amico di Salvo, Enzo, Gallo con la sua mania per l’alta velocità, l’irascibile Pasquano, il ‘Signori e questori’, Tommaseo e infine anche Adelina, la maga della cucina. Almeno di quella a base di pesce, per mangiare della cacciagione Montalbano dovrà andare a sperdersi nella campagna siciliana.
Ah, faremo anche conoscenza con un simpatico polpo, responsabile di una delle scene più divertenti dell’intero romanzo, ma di cui non vi sveliamo altro. Vi ricordiamo che per svariati motivi editoriali, questo romanzo è stato scritto parecchi anni fa, come lo stesso Camilleri si premunisce di ricordarci, per cui si scusa in anticipo di alcuni dati discordanti, soprattutto rispetto ad altri romanzi.
Qui si dà soprattutto spazio alla vicenda legata all’indagine, meno a quella esteriore e interiore. E’ il giallo che predomina su tutto, le parti relative alle riflessioni sull’età che avanza sono ridotte all’osso, al minimo indispensabile. Un’indagine che qualche rimorso lo farà venire al nostro Commissario, la cui voce nella notte potrebbe essere benissimo scambiata con quella della coscienza. Da leggere.
Manuela Chimera
 
 

l’Unità, 7.11.2012
Battiato dice sì a Crocetta, "ma non cambio mestiere"
In giunta, si occuperà di Cultura. "Ma la parola assessore mi offende. E non voglio stipendio"
"Punto a organizzare eventi speciali. E alle primarie del centrosinistra voterò Bersani"

[...]
Conclusa la conferenza stampa, [...] agli intellettuali che continuano a fare endorsement a suo favore, Crocetta risponde: "Per troppi anni gli intellettuali non sono stati considerati, anche se non pochi di loro si sono chiusi in una torre d'avorio. Vi sono state eccezioni positive, Andrea Camilleri con le sue coraggiose prese di posizione".
[...]
Salvo Fallica
 
 

8.11.2012
Andrea Camilleri tiene a precisare che «per errore dell'intervistatore è stato inserito nel libro “Una birra al Caffè Vigàta” di Lorenzo Rosso un testo che non doveva essere pubblicato. Si tratta de "Il figlio disobbediente", un'introduzione al catalogo della mostra su Fausto Pirandello "Ritorno alla Marina" (Viviani editore, 2010)».
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 8.11.2012
Camilleri lancia l'erede su Facebook ma il profilo dello scrittore è falso
Il post ha fatto il pieno di commenti degli "amici" dell'autore: "Dopo di me, soltanto una persona a me cara potrà portare avanti Montalbano". Ma lui ribadisce: "Qualunque mio profilo sui social network è opera di un buontempone"

Il falso profilo Facebook di Camilleri

Palermo - Potrebbe essere lo spunto per una nuova indagine del commissario Montalbano: il furto di identità su Facebook. Ieri mattina nel profilo di Andrea Camilleri, corredato da una foto con tanto di coppola, è apparso un post che ha incuriosito i tanti "amici": "Dopo di me, soltanto una persona a me cara potrà portare avanti Montalbano". Da qui una valanga di commenti e domande per capire chi potesse essere la "persona cara" investita ufficialmente nel ruolo di futuro continuatore delle gesta del commissario di Vigàta. Solo che il profilo dello scrittore su Facebook è falso.
Quando per telefono gli abbiamo letto il post, Camilleri ha "strabuzzato" le orecchie. "Non mi sono mai sognato di aprire un profilo su Facebook e mai lo sognerò - ha detto - Non so più cosa fare per smentire queste storie. Sono intervenuto più volte, ma a quanto pare senza risultati efficaci". "Allora - continua lo scrittore - le alternative sono due: o mi rivolgo agli avvocati per intentare causa oppure lascio correre, come solitamente faccio, e come conviene fare. Comunque colgo l'occasione per ribadire ancora una volta che ogni profilo nei social network che si riferisca a me è ad opera di qualche buontempone".
Ritornando al post, di fronte a qualche perplessità sull'identità, il falso Camilleri, ha rilanciato con piglio spavaldo: "Si è così tanto abituati a dubitare che molti lo fanno perché bugiardi". Chissà se il professore (notoriamente "saccheggia-cronaca" per trarre materia per i suoi romanzi) superato il fastidio per queste invasioni barbariche nel suo campo, si orienti a trovare ispirazione per dare in pasto a Montalbano un intreccio in grado di legare i fili di una realtà pulsante. In questo caso l'immarcescibile Catarella, il più esperto del commissariato di Vigàta in questioni informatiche, sarebbe già pronto per affiancare il popolare investigatore nelle complicatissime indagini per smascherare il falsario su Internet.
Tano Gullo
 
 

Il Tempo, 8.11.2012
Raiuno. L'anno prossimo cominceranno le riprese della seconda serie. Andrea Camilleri sarà il supervisore della sceneggiatura
Il commissario Montalbano si fa largo con le nuove puntate
Il commissario Montalbano, sia da giovane che da professionista maturo, sarà uno dei protagonisti della fiction 2013 made in viale Mazzini.

La novità è la realizzazione di una seconda serie di film tv dal titolo Il giovane Montalbano di cui sarà ancora protagonista Michele Riondino. Attualmente Andrea Camilleri, il padre dell'oramai famoso commissario di Vigata, sta lavorando alla scrittura di nuove storie, probabilmente altre sei, incentrate sugli esordi professionali di Salvo Montalbano. Ad Andrea Camilleri è piaciuta molto la prima serie di film tv realizzata da Raifiction e prodotta da Palomar che ha avuto un ottimo riscontro di audience, di poco inferiore a quella del Montalbano classico, quando è andata in onda lo scorso febbraio su Rai1. Confermato tutto il cast presente nella prima serie. Ci saranno gli stessi personaggi già conosciuti dal pubblico in età matura, Mimì Augello, Carmine Fazio, Agostino [Agatino, NdCFC] Catarella, intercettati agli esordi della carriera accanto al giovane Montalbano che sarà di nuovo interpretato da Michele Riondino. Naturalmente Camilleri sarà anche supervisore alla sceneggiatura. Le riprese de Il giovane Montalbano 2 potrebbero iniziare nel corso del 2013. Intanto, durante la prossima stagione primaverile, Rai1 fa tornare in video la serie classica de Il commissario Montalbano con Luca Zingaretti protagonista storico. Si tratta di quattro nuovi film tv tratti da altrettanti romanzi e racconti di Camilleri. Questi i titoli: «La lama di luce», «Una voce di notte», «Il sorriso di Angelica» e «Il gioco degli specchi». La novità di quest'ultima serie in arrivo è la mancanza di Katharina Bohm, l'attrice che impersonava Livia Burlando, la fidanzata storica di Salvo Montalbano. Con una mossa coraggiosa, Raifiction e la Palomar hanno scelto un'attrice svedese molto nota che assomiglia, tra l'altro, alla Bohm trattenuta da impegni precedenti. La nuova Livia parlerà con la medesima voce della doppiatrice di Katharina Bohm. La sostituzione è stata necessaria perché Livia nei nuovi episodi prossimamente in onda, avrà un ruolo importante nella struttura delle storie. Addirittura nel tv movie dal titolo La lama di luce, darà un contributo determinante alla risoluzione del caso a cui sta lavorando il fidanzato Salvo. Anche nei quattro nuovi tv movie, è confermato tutto il cast storico della serie iniziata nel 1998 con la regia «letteraria» di Alberto Sironi. Finora della serie Il commissario Montalbano sono stati realizzati 26 film tv, compresi i 4 che andranno in onda nel 2013, con protagonista Zingaretti. Il commissario Montalbano ha avuto successo anche oltre confine. La fiction è stata venduta in quasi tutto il mondo.
Marida Caterini
 
 

Wakeupnews, 8.11.2012
“Una voce di notte”: la nuova avventura del commissario Montalbano

Gli anni passano per il commissario Montalbano. Volano veloci, tra un’indagine, un pranzo da Enzo e una cena preparata dalla domestica Adelina. Lui sembra quasi non pensarci, fino a quella telefonata della fidanzata Livia: «Auguri». Ma di cosa? Sarà un anniversario, una celebrazione, una ricorrenza? No: Livia gli ricorda che ha compiuto cinquantotto anni. Salvo quasi non ci crede e improvvisamente si sente vecchio. Ad acuire la sgradevole sensazione ci si mette anche un automobilista aggressivo: «Vattinni all’ospizio, vicchiazzo!». Quando Montalbano decide di vendicarsi facendo arrestare il giovane uomo irrispettoso, ancora non sa che questi è Michele Strangio, il figlio del presidente della Provincia e che da quel momento i loro destini si intrecceranno in una delle più delicate matasse che il commissario si sia mai trovato a dover dipanare.
Delicata perché sono coinvolti i poteri occulti che governano la Sicilia e l’Italia: dalla politica affarista e clientelare fino alla mafia. Tutto inizia con un furto in un supermercato, che forse non è banale come sembra, bensì un delitto perpetrato da menti raffinate. Si passa nel giro di poco tempo a brutali omicidi che il commissario collega tra loro come manovrati nell’ombra dalla stessa crudele regia. In una storia dove nessuno dice la verità, dove i personaggi sono pupazzi guidati da burattinai nascosti, Montalbano sbatterà il naso contro il potere che si cela negli affari e nelle mazzette, restandone schifato.
Allora il protagonista dovrà andare contro la sua stessa etica e i suoi valori, cercando di agire senza pensare ai suoi gesti e ricacciando i sensi di colpa in fondo alla coscienza, non trovando alternative lecite di fronte a tanto degrado: «La merda come la levi di ‘n mezzo alla strata se non hai paletta e sacchetto? Devi per forza usari le mano e allordaritille». Sarà una «voce di notte» a dipanare l’intricata matassa e a trovare la migliore soluzione possibile in un contesto di mafia, clientele e impunità.
Andrea Camilleri nel suo nuovo romanzo Una voce di notte (Sellerio 2012, «La memoria» € 14,00) ci presenta un Montalbano in parte nuovo: al proverbiale carattere impulsivo e testardo del commissario si aggiunge il dolore dovuto al passare degli anni, trasformato in rabbia e frustrazione, spesso riversate sui più fedeli collaboratori. In particolare sull’esperto e ineccepibile Fazio, le cui doti di intuito e anticipo arrivano a irritare il protagonista fino a eccessivi scatti d’ira, sempre perdonati dal paziente collega.
Ma Montalbano è nuovo anche nei metodi: la frustrazione non è solo una questione anagrafica, ma anche senso di impotenza verso un Paese e una Sicilia sempre più governati dal malaffare di individui intoccabili e impuniti. Allora si adegua e si rende disponibile a giocare sporco, pur di cercare di fornire a questi biechi protagonisti di un potere marcio il meritato castigo.
Non importa se forse la trama è molto complicata e questa volta le coincidenze sono davvero troppe per renderla realistica. Non è neppure tanto rilevante il fatto che alcuni aspetti accennati nel racconto restino alla fine nebulosi. Andrea Camilleri scrive un romanzo giallo che è una storia di denuncia del degrado morale della classe politica e della società. Dipinge, attraverso gli occhi del suo protagonista, un ritratto impietoso di un Paese malato, dove i rappresentanti politici sono contigui alla mafia e ben incarnano la società corrotta che li ha eletti.
Infine, l’aspetto umano di Montalbano è quello di un individuo che ama la vita in tutte le sue forme: stavolta non prende sbandate per femmine diverse dalla fidanzata lontana, ma sono indimenticabili le pagine dedicate ai pranzi da Enzo, alle cene in veranda e ai momenti di malinconia in cui il commissario, solo di fronte al mare, sorseggia whisky e fuma sigarette, lottando contro il dispiacere di un tempo che corre, veloce e impietoso. E’ in questi momenti che l’eroe intelligente e abile della finzione, torna a essere un uomo come chiunque altro: solo e indifeso di fronte al passare degli anni e alla difficoltà di vivere. Un uomo in cui è facile identificarsi una volta di più.
Daniele Leone
 
 

40 secondi, 8.11.2012
Una voce di notte | Andrea Camilleri

Scritto nel 2008, ma pubblicato solo lo scorso mese, Una voce di notte è il ventesimo romanzo delle avventure del commissario Salvo Montalbano. Questa premessa è necessaria visto che, rispetto alle vicende narrate negli ultimi episodi della “saga”, ci sono delle discrepanze che lo stesso Camilleri, nelle note finali, imputa a “le segrete alchimie dei piani editoriali” che hanno portato alla pubblicazione tardiva del romanzo. Se questo sia un bene o un male è molto opinabile e in giro ho già notato che entrambe le fazioni hanno un nutrito seguito.
Personalmente ritengo che questo nuovo episodio sia superiore agli ultimi per svariati motivi. L’ impressione infatti è che il commissario Montalbano letto negli ultimi romanzi sia entrato in una spirale in cui ogni indagine si ripete uguale a se stessa con i medesimi comprimari, le medesime inquietudini senili e le medesime fuitine con donne sempre bellissime, fatali e più giovani del commissario di Vigata. In Una voce di notte, pur essendo presenti alcuni di questi ingredienti ne mancano altri, in particolare le fuitine, cosa che consente al commissario di concentrarsi maggiormente su un duplice caso che anche stavolta risolverà con i suoi celebri sfunnapedi (con conseguenze però più eticamente discutibili del solito).
Tutto sommato però stavolta si tratta di un’indagine allo stato puro in puro stile Montalbano, che si affranca da alcuni stereotipi della serie, ma che tutto sommato resta nel solco di una tradizione, che come tutte le tradizioni alla lunga garantisce certezze ma anche prevedibilità.
Christian Auricchio
 
 

Zazoom, 9.11.2012
Cagliari, Montalbano e le figure femminili

Martedì 13 novembre 2012 alle ore 18:00 presso la Biblioteca di Pirri in via Santa Maria Goretti, si terrà la seconda serata di lettura a cura di Libri…amo e altri amici dedicata ad Andrea Camilleri dal titolo: “Montalbano e le figure femminili”. Introduzione a cura della professoressa Simona Demontis. Prossimo e ultimo incontro: martedì 18 dicembre alle ore 18:00 “C’era una volta…”. Serata dedicata ai bambini da 0 a 99 anni. Il gruppo di lettori Libri…amo, nato nel 2010 dopo aver frequentato il laboratorio di lettura ad alta voce “Vola alto” curato dall’attore Fausto Siddi presso la Biblioteca comunale di Cagliari, si propone di raccontare…la passione per i libri. Per informazioni: Biblioteca comunale di Pirri di via Santa Maria Goretti tel. 070.6773815 – 070.6773816 fax: 070.6773824 mail: bibliotecapirri@comune.cagliari.it
 
 

The Guardian, 9.11.2012
Inspector Montalbano: will you miss Sicily's answer to Morse?
It might not be as subtle as The Killing, but the idyllic settings and tightly plotted mysteries (not to mention the food) have made BBC4's Italian detective series a sun-drenched pleasure

A certain jumper-wearing Danish detective next week returns to the BBC4 Saturday night slot that is best known for subtitled dramas filmed largely in the gloom. Yet for the past few months the channel's weekend offerings have been bathed in sunshine as Sicily's Inspector Montalbano – adapted from the popular novels by Andrea Camilleri – returned to enjoy a 12-week run. And, of course, a variety of impressive spreads. It's a miracle he's kept fairly trim. That's the Mediterranean diet for you. (That, and the morning swims).
We've had some time to get used to the change in tone from BBC4's previous Saturday-night incumbents – the first set of 10 Montalbano films was aired last spring – but I'm not sure if I ever fully adjusted. The restrained acting of Borgen, The Killing and the Bridge has been rudely barged out of the way for the operatic gestures and shouting matches of Montalbano. Although Luca Zingaretti's lead performance is layered, you would never call it understated, and – in a reflection of how the character is written in the novels – Angelo Russo as Officer Catarella chews through enough scenery to risk woodworm.
Of course that's the contrast with the Scandinavian world. It's the difference between opening a freezer door and an oven door. In Montalbano land everyone appears to be on the edge of a meltdown. If island life is supposed to be more relaxed then no one told the natives here. There are no enigmatic silences or blank stares. Everybody says exactly what they're thinking, loudly and often: it came as no surprise in a recent episode to find Montalbano monologuing to an empty chair, as if he were Clint Eastwood.
Not that this is a show lacking intelligence – far from it. The comic element might be broad, but the mysteries are rich, intriguing and tightly plotted. Montalbano's Sicily may look idyllic – but it retains the rough edges of the real Sicily. The state, the church and the mafia conspire to confuse, obstruct and cover-up their misdemeanours. The show is also good on human frailty: whether Catarella's cowardice, Mimi's weakness for women or Montalbano's soft spot for Doctor Pasquano's pastry rolls.
And you can't help but like Montalbano. Although he can be bullish there's a certain vulnerability and sophistication about him, particularly when it seems like he's the only sane man on the police force, maybe even on the island. Whether he is railing against institutionalised corruption or tolerating Catarella's latest malapropism Montalbano has a way of making you root for him – as the many women who find him hard to resist can attest. Maybe that's why he's a bit of a commitment-phobe when it comes to Livia – there always seems to be something better, more enticing around the corner.
I know the feeling. Don't get me wrong, I've enjoyed this fling with Montalbano. He's been something a little different – a breath of warm air. He taught me I could laugh at murder again and we part on good terms. But in the back of my mind, BBC4 on a Saturday night found me pining for the icy breezes, winter coats and red herrings of Scandinavian crime drama to return. I have no regrets. So how about you? Was it just a bit of fun or something more serious? Do let me know.
 
 

l'Espresso, 9.11.2012
Montalbano ragazzino
Vita e dolori del famoso commissario, prima di approdare a Vigàta.

L'avevamo lasciato splendido cinquantenne, un po' allargato dai chili e dall'età, nel paesino di Vigàta, sul mare di Sicilia, a gustare arancini e pizzette con l'acciuga: lo ritroviamo oggi con vent'anni di meno, ricci biondi al posto della pelata, a battere i denti dal freddo in uno sperduto borgo di  montagna, a Mascalippa. È un viaggio indietro agli anni Novanta la fiction 'Il giovane Montalbano', trasmessa da RaiUno e ora allegata all'Espresso, che riscopre il più famoso dei commissari televisivi sin da quando era un giovane vicecommissario alle prime armi. Un bel "prequel" con la regia di Gianluca Tavarelli, scritto da Francesco Bruni e Andrea Camilleri su racconti di Camilleri stesso, articolato in sei episodi: al centro, al posto di Salvo-Luca Zingaretti, c'è il giovane Michele Riondino, tanti capelli e barbetta. Che, bisogna dirlo, convince fin dal principio. Secondo Camilleri «un bravissimo attore», che l'ha commosso. Eppure non era un'operazione facile, per gli autori, ricostruire le radici, la formazione sentimentale, il modo di pensare e di agire di quello che poi diventerà Salvo adulto, il commissario puro e duro, maturo e sicuro di sé. Si comincia da 'La prima indagine di Montalbano', tratto dai racconti della raccolta omonima. Salvo-Riondino è dunque vicecommissario a Mascalippa, insofferente soprattutto del freddo («Accidenti a questo clima fetuso», impreca mentre fa i suffumigi), quando arriva la notizia di un morto ammazzato a bastonate su Pizzo Carbonara: viene incolpato il pastore Tano Borruso ma Salvo, già attento all'umanità delle persone più che ai fatti come si manifestano all'apparenza, 'non si fa persuaso'. Intorno a lui, ovviamente, i personaggi sono cambiati: innanzitutto c'è Mary, la sua ragazza che vive a Catania ma già scalpita per convivere (sarà presto soppiantata dalla più paziente Livia). Poi c'è suo padre, titolare di un'azienda di vini, con cui il rapporto è molto conflittuale, e Carmine Fazio, agente esperto che lo aiuta in questo commissariato di montagna che per lui è già ormai diventato una famiglia. Sarà proprio Carmine a comunicargli la fantastica notizia: Salvo è nominato commissario a Vigata, città di mare se Dio vuole, e soprattutto il luogo dove il ragazzo ha trascorso l'infanzia, dopo la morte della madre. Finalmente il commissario Montalbano riuscirà a mangiarsi il piatto di sarde che desidera da tanto, nelle more dell'indagine. La prima della sua brillante  carriera.
Maria Simonetti
 
 

La Sicilia, 10.11.2012
«Modello Pirandello» oggi la premiazione

Oggi alle 8,30 nella Sala Simposi del Caffè Letterario «Luigi Pirandello», al piazzale Caos di Agrigento, saranno accolti, come speciali viaggiatori della nostra città i vincitori e gli idonei dell'Attestato di merito della XXIV edizione del Concorso Letterario «Modello Pirandello» promosso e realizzato dal Kiwanis club international con il Kiwanis junior club di Agrigento. Insieme ad alcuni allievi del liceo Petrarca di Arezzo visiteranno la mostra internazionale «Pirandello e la più bella città dei mortali»; alle 9 parteciperanno al viaggio sentimentale «Il Caos» con Francesco Maria Naccari e alla visite guidate della casa natale del drammaturgo e della Valle. In tarda mattinata i finalisti incontreranno una delegazione di studenti agrigentini al liceo «Empedocle». Nel pomeriggio alle 17,30 al Dioscuri Bay Palace, si terrà la cerimonia di premiazione Verranno letti alcuni brani delle opere finalisti da Marcella Lattuca e Totò Nocera. La giuria del premio, presieduta ad onorem da Andrea Camilleri, risulta composta da Bernardo Barone, Giacomo Corrao, Mario Gaziano, Franco Zicari, Roberta Cremona, Roberto Campagna, Mauro Cardella, Vittoria Granci e Luigi Ruoppolo. Delle 180 novelle concorrenti, sono stati selezionati dieci finalisti che saranno presenti.
 
 

MTChallenge, 10.11.2012
Gli Arancini di Montalbano

C'era una volta il commissario Montalbano, mi verrebbe da dire, di fronte ad un progressivo spegnersi degli entusiasmi con cui, negli anni, ho accolto le sue storie: la mia copia del'ultimo romanzo, per dire, è ancora in una vetrina di Feltrinelli e quella del penultimo vaga fra gli scaffali delle librerie di famiglia, consegnata intonsa alla mamma o alla suocera o alla sorella, senza che lo jus primae noctis che di solito esercito sui miei acquisti mi abbia sfiorato l'anticamera del cervello.
Ne avevo già parlato qui, a suo tempo e, a parte una breve parentesi, non è che le cose fra noi siano cambiate: è come se fossimo una coppia di coniugi stanchi, incapace di ritrovare affiatamento, complicità e passione- e altrettanto incapace di lasciarsi, legata com'è dal nodo del ricordo di un amore così grande da rimanere, anche quando non c'è più.
Un nodo che mi sale alla gola ogni volta che rileggo il Camilleri dei primi tempi, Montalbano compreso: perchè se mai i libri hanno qualcosa di meglio delle persone è la loro capacità di riportarti indietro nel tempo e di far rivivere tutto come allora, cancellando con un colpo di spugna tutto quello che nel frattempo  c'è stato, bello o brutto che sia. Non sempre succede, sia chiaro: ma quando capita, è tutto un susseguirsi di emozioni, una scarica di adrenalina che ti ricorda che la vita è sempre lì, a portata di mano- e a volte basta solo aprire il libro giusto, alla pagina giusta, per afferrarla e riprendere la corsa.
La conferma è questo bel libro di racconti, uscito nel 1999 per i tipi di Mondadori: ricordo ancora la preoccupazione che fece aggrottare la fronte, mia e degli altri afecionados, quasi che questa pubblicazione dovesse presagire un divorzio da Sellerio e, con questo, la fine di un'alchimia che fra qualche anno si studierà sui libri di marketing editoriale, ma che all'epoca sembrava il lieto fine di una storia di buoni sentimenti, sui quali campeggiavano a tutto tondo l'amore per i libri di qualità e la volontà di sostenere chi ancora si ostinava a dire "non mollo", in un panorama sempre più scialbo e asservito al mercato.
La seconda preoccupazione era di natura più letteraria: ci sarebbero riusciti, i nostri eroi, a sopravvivere alla forma breve di un racconto? Perchè raccogliere il guanto della sfida della forma breve, per un romanziere, è sempre un'operazione coraggiosa, al limite del suicidio. E lo poteva essere ancora di più per un romanziere come Camilleri, i cui plot narrativi traggono gran parte della loro forza da ciò che gira loro intorno: le atmosfere, i ritratti di provincia, l'incomparabile varietà dei caratteri che animano le varie storie e una definizione sempre più precisa della squadra tutta del commissariato di Vigata, che rappresenta il vero co-protagonista delle sue vicende: tant'è che i fans di Montalbano non hanno mai fatto mistero di non gradire Livia, ma non saprebbero come fare senza Fazio o Catarella. E il timore che i colpi della scure del racconto si abbattessero su di loro, quindi, era preludio a qualcosa di più che alla rassegnazione ragionevole di chi sa che ad impossibilia nemo tenetur: era uno storcer di bocca, un orizzonte offuscato da nubi, il giudizio sospeso di chi teme di restar deluso e, ancor di più, di non saper perdonare.
Era bastato leggere le prime pagine, per comprendere che si poteva stare tranquilli. Camilleri ce l'aveva fatta, anche questa volta. E i suoi racconti avevano lo stesso sapore delle versioni mignon dei liquori che andavano di moda anni fa, che si bevevano con lo stesso gusto con cui noi abbiamo letto questo libro.
Ovvio che mi sia venuto in mente, per questa sfida- e altrettanto ovvio che mi sia sembrato il viatico più indicato per sostenerci in questo primo viaggio: meno ovvio ritrovare, fra le sue pagine, la ricetta della nostra sfida, nella versione del nostro Commissario, che ce la racconta in quel suo modo così tipico e così peculiare, ruvido e sentimentale, vivido nei colori e lento nei gesti, testimonianza di una cucina antica, rinnovata ogni giorno con amore e con orgoglio: non è un caso che siano stati scelti come titolo dell'intera raccolta, quasi a voler restituire all'arancino- rigorosamente al maschile, stavolta- tutta l'importanza che merita.
Alessandra Gennaro
 
 

Il Sole 24 Ore, 11.11.2012
Posacenere

Raul Radice, critico teatrale e scrittore milanese, iniziò giovanissimo la sua carriera giornalistica come redattore de «L’Impero», autorevole rivista fascista che aveva due direttori. Amministratore ne era Arnaldo Mussolini, fratello di Benito. Un giorno Arnaldo invitò Radice ad accompagnarlo a palazzo Venezia per portare al Duce l’ultimo numero della rivista. Mussolini la sfogliò e poi disse: «Negli ultimi mesi è molto scaduta. Come mai?». Arnaldo, un po’ imbarazzato, rispose che i due direttori non si parlavano perché la moglie di uno andava a letto con l’altro. Mussolini guardò il fratello e ordinò: «Licenziate il cornuto!». Ecco, in questa storia raccontatami da Radice, ho sempre trovato la quintessenza del fascismo.
Andrea Camilleri
 
 

DavideMaggio.it, 11.11.2012
Montalbano: il Commissario ritorna giovane, ma prima “cambia” fidanzata

Katharina Bohm e Lina Perned

I circa 7 milioni di spettatori e il 25% di share ottenuti lo scorso mese di febbraio con la prima stagione de Il Giovane Montalbano, non potevano che portare ad un rinnovo della fiction per un secondo capitolo, le cui riprese dovrebbero partire nei primi mesi del 2013. Protagonista ancora una volta Michele Riondino, affiancato anche in questa nuova serie da Alessio Vassallo (Mimì Augello), Andrea Tidona (Carmine Fazio) e Sarah Felberbaum (Livia).
In attesa di rivedere il celebre Commissario di Vigata alle prime armi, a primavera su Rai1 andranno in onda i tanto attesi nuovi quattro film della serie madre Il Commissario Montalbano con protagonista Luca Zingaretti. Le quattro puntate sono tratte dagli altrettanti romanzi a firma del prolifico Andrea Camilleri, intitolati: La lama di luce, Una voce di notte, Il sorriso di Angelica e Il gioco degli specchi.
Nella nuova serie ritroveremo i volti di Peppino Mazzotta (Fazio), e Cesare Bocci (Augello), ma non più quello di Katharina Bohm. A causa di altri impegni lavorativi l’attrice austriaca, che interpretava il personaggio di Livia Burlando, ha dovuto, infatti, abbandonare la serie, lasciando il ruolo dell’eterna fidanzata di Montalbano alla svedese Lina Perned, giovane attrice molto somigliante fisicamente alla Bohm.
Alla Perned, che potrà comunque contare sul riconfermato doppiaggio di Claudia Catani, toccherà dunque il compito di non far rimpiangere colei che l’ha preceduta per ben 22 film, ma anche quello di dare un’ottima prova d’attrice nell’episodio La lama di Luce, dove il personaggio di Livia, avrà un ruolo decisivo nella risoluzione del caso.
Per tutti gli appassionati di fiction val la pena ricordare che già in passato gli impegni lavorativi di Katharina Bohm, attivissima tra tv, cinema e teatro in Austria e Germania, portarono ad un recast in una serie tv italiana. Correva l’anno 1997, e la fortunata serie Amico Mio (giunta alla sua seconda stagione e passata da Rai2 a Canale5), con Massimo Dapporto nel ruolo del pediatra Paolo Magri, dovette sostituire la Bohm con la giovane Desirée Nosbusch. La nuova interprete della Dottoressa Angela Mancinelli non convinse però il pubblico, contribuendo in parte alla scarsa riuscita della nuova serie. Alla Perned andrà meglio?
Salvatore Cau
 
 

Libri e Parole, 11.11.2012
Una voce di notte di Andrea Camilleri, Sellerio editore

Una voce di notte, dice l’autore Andrea Camilleri, è: stato scritto diversi anni fa. Quindi il lettore attento che noterà crisi di vecchiaia più o meno accentuate, liti con Livia più o meno contestualizzate e via di questo passo non se la pigli con l’autore ma con le segrete alchimie dei piani editoriali.
L’anno riportato nel libro è il 2008, prima della reale crisi tra Salvo e Livia, e soprattutto  anno del IV governo Berlusconi.
Il libro mi è piaciuto come tutti i casi del commissario Montalbano, e lo stile Camilleri fa compagnia come sempre, ma vorrei qui riportare una riflessione, iniziata, nel bene e nel male dallo stesso scritto.
Camilleri intreccia due indagini, eppure è evidente che la reale protagonista del romanzo è la politica, quella schifosa, del più forte, quella attaccata come una ventosa alla mafia, quella che se ti sente remare contro ti fa fuori, non più fisicamente ma professionalmente, quella politica capace di innescare l’ omertà, antipatica eppure talmente realistica da diventare cosa di tutti i giorni. Ma se a far finta di non vedere è un poveraccio che ha paura per sé e per la sua famiglia, personalmente non riesco a giudicarlo, invece quando stimati professionisti che dovrebbero lavorare per la giustizia cercano di insabbiare o di alleggerire per non pestare i piedi ai poteri forti, allora non ci sono più scuse.
Per fortuna anche nel mondo reale non mancano eroi contro corrente alla Salvo.
Altra riflessione:
«Ma non crido che la volontà popolari o l’opinioni pubblica sunno cose che possono aviri ancora effetti concreti».
«E allura, secunno tia, la stampa e la tilevisioni non servino a nenti? Non servino a formari l’opinioni pubblica?».
«Nicolò, la stampa in quanto giornali non servi a nenti. L’Italia è un paìsi con dù milioni di analfabeti totali e il trenta per cento della popolazioni che sapi appena fari la propia firma. I tri quarti di quelli che accattano i giornali, si leggino sulo i titoli che spisso, e questa è ’na bella usanza tutta taliàna, dicino ’na cosa opposta a quello che dici l’articolo. I pochi che restano, ’n’opinioni già se la sono fatta e s’accattano il giornali che esprimi le loro opinioni».
«Per quanto arriguarda la stampa» fici doppo un attimo Nicolò «potrei essiri in parti d’accordo, però ammetterai che la tilevisioni se la taliano macari l’analfabeti!».
«E infatti i risultati si vidino. Le tri maggiori tilevisioni private sunno di propietà pirsonale del capo del partito di maggioranza e dù riti della tilevisioni di Stato hanno a capo òmini scigliuti dal capo del partito della maggioranza. Eccoti come si forma la tò bella opinioni pubblica!».
Occorre aggiungere altro?
Anna
 
 

il Giornale di Ragusa, 12.11.2012
Montalbano in testa
Tanta Sicilia a Philadelphia ed uno spaccato di cultura ed arte ragusani

Ragusa – Sono ritornati in sede gli artisti che nella metropoli statunitense hanno portato uno spaccato di cultura ed arte siciliani, il tutto sotto l’egida dell’Associazione Ragusani nel Mondo e del suo Direttore Sebastiano d’Angelo.
Grandi consensi ha ricevuto il regista Alberto Sironi padre “operativo” del Commissario Montalbano – sceneggiati tratti dalla inimitabile penna di Andrea Camilleri - che ha dichiarato sul palco del Teatro GAMP di Philadelphia “Il successo dello sceneggiato televisivo del Commissario Montalbano non si deve tanto alla bravura degli artisti impegnati sul set, ma al particolare ruolo svolto da un attore imprevedibile, il vero motore e valore aggiunto, rappresentato dalla bellezza e dalla suggestione dei luoghi iblei che fanno da sfondo alle riprese”.
[...]
Silvio Biazzo
 
 

La Sicilia, 13.11.2012
Il ritorno del giovane Montalbano

Al momento è solo un'indiscrezione che arriva da Roma ma sembra che già nei primi mesi del 2013 la Palomar tornerà a girare in provincia di Ragusa una nuova serie de "Il giovane Montalbano", la nuova fiction che con la sceneggiatura di Andrea Camilleri, riprende le imprese di un giovane Salvatore Montalbano interpretato da Michele Riondino.
I circa 7 milioni di spettatori e il 25% di share ottenuti lo scorso mese di febbraio con la prima stagione de "Il giovane Montalbano", non potevano che portare ad un rinnovo della fiction per un secondo capitolo. Protagonista ancora una volta Michele Riondino, che dovrebbe essere affiancato anche in questa nuova serie da Alessio Vassallo (Mimì Augello), Andrea Tidona (Carmine Fazio) e Sarah Felberbaum (Livia). Questa è l'indiscrezione che arriva da Roma ma in terra iblea si frenano gli entusiasmi. Il location manager Pasquale Spadola dice: "Ancora è tutto in aria, non ci sono conferme definitive. Ritengo che se la Palomar deciderà di tornare a girare se ne parlerà non prima di ottobre prossimo anche se è più probabile che si giri il vecchio Montalbano piuttosto che il nuovo. Ma in ogni caso non abbiamo notizie dalla produzione. Quelle che girano sono al momento solo indiscrezioni che non hanno alcun valore. Solo se la Palomar farà comunicazioni ufficiali allora se ne potrà davvero sapere di più".
In attesa di rivedere il celebre commissario di Vigata alle prime armi, a primavera su Raiuno andranno in onda i tanto attesi nuovi quattro film della serie madre "Il commissario Montalbano" con protagonista Luca Zingaretti. Le quattro puntate sono tratte dagli altrettanti romanzi a firma del prolifico Andrea camilleri, intitolati: "La lama di luce", "Una voce di notte", "Il sorriso di Angelica" e "Il gioco degli specchi". Nella nuova serie ritroveremo i volti di Peppino Mazzotta (Fazio), e Cesare Bocci (Augello), ma non più quello di Katharina Bohm. A causa di altri impegni lavorativi l'attrice austriaca, che interpretava il personaggio di Livia Burlando, ha dovuto, infatti, abbandonare la serie, lasciando il ruolo dell'eterna fidanzata di Montalbano alla svedese Lina Perned, giovane attrice molto somigliante fisicamente alla Bohm.
Michele Barbagallo
 
 

Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, 14.11.2012
Urbino: Andrea Camilleri inaugura l’Anno Accademico dell'Università

Giovedì 15 novembre - ore 11 - Aula magna Area Volponi (via Saffi, 15). Andrea Camilleri, 87 anni e 14 milioni di libri venduti, inaugurerà l’anno accademico 2012/2013.
Città e università sono in fibrillazione per l’arrivo del Maestro che riceverà, giovedì 15 novembre (ore 11) la Laurea in Lingue per la didattica, l’editoria, l’impresa dall’Università di Urbino durante la cerimonia ufficiale di inaugurazione dell'anno accademico 2012-2013.
Un’inaugurazione molto sentita a pochi giorni dall’avvenuta statalizzazione annunciata pochi giorni fa dal  rettore Stefano Pivato. ''E' un traguardo importante dopo un cammino anni e a 507 anni dalla fondazione. Giovedì sarà anche l’occasione per festeggiare questo evento. Ci aspettiamo una grande partecipazione – continua il rettore -.  Siamo onorati di potere ospitare nella nostra università un personaggio del calibro di Camilleri".
Sarà infatti una cerimonia molto partecipata, quella di giovedì in programma nell’Augna magna dell’Area Scientifico didattica Paolo Volponi, in via Saffi 15.
In previsione del tutto esaurito si potrà comunque seguire in diretta lo svolgimento dell'inaugurazione sul maxischermo dell’Aula magna di Economia (Palazzo Battiferri), sempre in via Saffi al numero civico 42.
Il clou della cerimonia avverrà con la "vestizione" del laureando e la proclamazione della Laurea Honoris Causa.
Camilleri, in toga, terrà poi la sua lectio magistralis "Sullo stato di salute della lingua italiana" culmine della cerimonia. In questa importante occasione Monica Guerritore, una delle espressioni più alte della letteratura e una delle voci più significative e appassionate del teatro, darà voce a brani scelti da “Il re di Girgenti”, romanzo storico di Camilleri pubblicato dall’editore Sellerio nel 2001.
Il programma delle celebrazioni prevede, in apertura della mattinata, il discorso inaugurale del rettore Pivato.
Il preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Anna Teresa Ossani, leggerà poi la motivazione del conferimento della Laurea Honoris Causa a Camilleri che terrà poi la sua Lectio magistralis.
Sarà il Coro universitario 1506 a eseguire il Gaudeamus Igitur, in apertura e chiusura dell’evento.
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 14.11.2012
Giorno e notte
Teatro della Pergola

Nel Saloncino della Pergola oggi presentazione del nuovo numero della rivista “Ridotto” dedicata a Orazio Costa. Maricla Boggio, storica allieva di Costa, ha raccolto e ricomposto una nuova monografia sul maestro attraverso le testimonianze e i contributi originali degli allievi più cari e dei collaboratori storici. Una trentina di voci che vanno da Giovanni Testori, Paolo Grassi, Mario Luzi, Luca Ronconi, Andrea Camilleri, Luigi Squarzina, Nino Manfredi, fino ai più giovani allievi come Luigi Lo Cascio e Fabrizio Gifuni. Oltre alla curatrice e direttrice di “Ridotto”, interviene Marco Giorgetti. Saloncino della Pergola, v. della Pergola, ore 18. Gratis. 055/22641
 
 

InLibertà, 14.11.2012
Quelli che… amano Montalbano

Non so se siete anche voi di quelli, quelli che quando vedono la nuova copertina di un Montalbano nella vetrina della libreria devono correre a comprarlo, qualsiasi cosa stiano leggendo in quel momento, quelli che quando ce l’hanno in mano non possono farlo riposare neppure un secondo nella libreria, a qualsiasi ora del giorno e della notte, quelli che quando è finito si sentono un po’ orfani e iniziano ad applicare alla realtà gli occhi indignati e arguti del commissario sperando con ardore che Camilleri abbia già la penna in mano. Non so se siete anche voi di quelli, come me.
Scopro con gioia di non essere sola, all’indirizzo www.vigata.org si trova infatti il Camilleri Fans Club, l’articolo 1 dello statuto costitutivo del suddetto club così recita:
E` istituita l’Associazione Culturale denominata “Camilleri fans club”, nel seguito detta anche Club.
Primo atto ufficiale dell’Associazione e` quello di scusarsi con Andrea Camilleri per aver scelto una denominazione in lingua forastera.
Scopo primario dell’Associazione e di ogni suo singolo componente e` la divulgazione universale dell’Opera del Sommo Autore.

Il sito raccoglie tutta una serie di notizie sull’autore agrigentino e sulla sua vasta produzione, interviste, interventi ed analisi. Ovviamente ampio spazio è dedicato a quello che è divenuto il commissario più amato d’Italia. Perché?
Ogni volta che Montalbano mette piede in libreria lo possiamo trovare per mesi al primo posto della classifica dei libri più venduti. Nonostante il fattore linguistico sia fortemente caratterizzante ne sono state fatte traduzioni in tutte le lingue del mondo, persino in giapponese, turco e antico gaelico. Sono state scritte tesi di laurea sul commissario di Vigàta mentre i fans avvicinano Camilleri per strada con le richieste più assurde, persino quella di poter passare il dito sulle sue folte sopracciglia.
Montalbano non è un eroe, è un uomo pieno di difetti. È abitudinario, legato alla sua vita ed alla sua casa da cui di rado si sposta e solo per raggiungere Livia a Bocadasse. Lontano dalle sue abitudini, la sua nuotata mattutina, le passeggiate fino al molo, il whisky in veranda, è un uomo perduto. Fortemente meteoropatico un pranzo o una cena malriusciti o disturbati dalle chiacchiere di qualcuno possono guastargli definitivamente la giornata. Ha paura del tempo che passa. Eppure Montalbano è un uomo intelligente,uno che legge i giornali e si indigna, un uomo onesto e quando vuole furbo. Montalbano non è qualcosa cui tendere, non è il temerario poliziotto cui ci hanno abituato tanti serial americani, ma è innanzitutto un uomo, ci è vicino, e accade inevitabilmente che ci affezioniamo a lui più che identificarci con lui.
Montalbano ci fa piangere, riflettere e ridere negli esilaranti scambi di battuta con Catarella:
‘Dottori, lei putacaso mi saprebbi fare la nominata di un medico di quelli che sono specialisti?’.
‘Specialista di cosa, Catarè?’
‘ Di malattia venerea’.
Montalbano aveva spalancato la bocca per lo stupore.
‘Tu?! Una malattia venerea? E quando te la pigliasti?’
‘Io m’arricordo che questa malattia mi venne quando ero ancora nico, non avevo manco sei o sette anni’.
‘Ma che mi vai contando, Catarè? Sei sicuro si tratta di una malattia venerea?’
‘Sicurissimo, dottori. Va e viene, va e viene. Venerea’ (Il cane di terracotta, pp. 25-26).

Proprio Montalbano fa si che i romanzi di Camilleri non siano solo, per quanto ben scritti, romanzi di “guardie e ladri”. Lo sguardo di Montalbano sul mondo è infatti lo sguardo dell’autore, ed è uno sguardo che non rifugge dalle prese di posizione affrontando di volta in volta temi diversi come quello dell’immigrazione clandestina oppure, nel Giro di boa, del G8 di Genova:
“La vera virità era che il comincio del disagio di Montalbano risaliva a tempo prima, a quando la televisione aveva fatto vidiri il Presidente del consiglio che se la fissiava avanti e narrè per i carrugi di Genova sistemando fioriere e ordinando di togliere le mutanne stese ad asciugare su balconi e finestre mentre il suo ministro dell’interno pigliava misure di sicurezza assai più adatte a una guerra civile imminente che a una riunione di capi di governo: reti d’acciaio che impedivano l’accesso a certe strade, piombatura dei tombini, chiusura delle frontiere e di alcune stazioni, pattugliamento del mare e persino l’installazione di una batteria di missili. C’era – pinsò il commissario – un eccesso di difesa tanto ostentato da costituire una specie di provocazione” (Il giro di boa, pp. 12-13).
Tanto amore per Montalbano costa fatica a Camilleri: “Mi sono accorto che un personaggio seriale tende sempre e comunque a trasformarsi in un serial killer, che tenta in primo luogo di far fuori l’autore…” eppure per il momento non va in pensione.
L’ultima avventura adesso nelle librerie, Una voce di notte, inizia con una rapina in un supermercato e prosegue con il ritrovamento di un cadavere, e come sempre i due delitti si incroceranno in una fitta rete di coincidenze che spetterà al commissario dipanare. Nelle vicende rimangono implicati anche due noti politici siciliani, in una intervista all’Unità Camilleri dichiara candidamente: “Non è una metafora, è la constatazione di una realtà”.
È l’alba dei 58 anni di Montalbano:
“S’arrisbigliò che erano appena le sei e mezza del matino, arriposato, frisco, e perfettamenti lucito di testa.
Si susì, annò a rapriri le persiane, taliò fora.”

A voi scoprire se si tratti di una buona giornata.
Claudia Durantini
 
 

La Nacion, 14.11.2012
Libros en agenda
Camilleri hace hablar a los muertos

Ah, el frescor de un buen policial. Ágil, incisivo, tierno, violento y actual. Sobre todo por su detective, Salvo Montalbano (homenaje a Vázquez Montalbán), invención del escritor italiano Andrea Camilleri. Siempre viene con una sorpresa ligada a alguna nueva obsesión. Su carácter es permeable a los dichos imprevistos de las mujeres que pasan por su oficina.
El título de la novela, La edad de la duda, es promisorio e intrigante. En tiempos tan dogmáticos, de supuestos odios, de posturas fijas, en fin, de blanco o negro, nada mejor que una buena duda. El descansado y sabio gris de la incertidumbre.
La edad de Montalbano ayuda. Es un hombre maduro, casi como Wallander, el detective de Henning Mankell. Y sí, la duda parece ser un beneficio tardío. Salvo no sólo duda de la historia que le es contada; también duda de sí mismo.
La novela comienza con una mentira y un cadáver. La mentira corre por cuenta de una mujer que se presenta desahuciada, escasa de atributos femeninos -por lo tanto, más creíble-, desamparada y, sobre todo, muy preocupada. El cadáver es puro cuerpo: su rostro está desfigurado. Imposible identificarlo. ¿Cómo descifrar una mentira y hallar la identidad de un muerto irreconocible? Como en otras novelas de Camilleri, Salvo Montalbano, mesurado y elocuente, aparece para resolver el misterio. Pero esta vez tendrá que vérselas consigo: además de investigar un crimen relacionado con una red de traficantes de diamantes africanos, también buscará comprender el alcance de sus enigmáticos sueños.
En esta franja onírica de la novela, Camilleri propone una vuelta de tuerca sobre el género policial: el deseo del muerto por hallar al causante de su muerte. Así como desde Poe el detective fue cambiando de lugar, primero más aristocrático y racional, luego oscuro e instintivo en la novela negra, hasta aproximarse cada vez más al ímpetu del asesino, el sueño de Salvo plantea un testimonio insólito: el del muerto, único capaz de develar al verdadero culpable. Il morto qui parla. No es una propuesta real (no podría serlo), pero como producto de un sueño, resulta plausible y apunta a la pregunta acerca de lo que puede o no ser contado. ¿Qué se le puede sonsacar a un muerto? Hay algo imposible de narrar. El muerto es aquel que no puede contar el cuento. Quizá por ello, Montalbano se sueña muerto y reclama desde allí la posibilidad de averiguar la verdadera causa de su muerte. La escena (del sueño) es desopilante: Montalbano pregunta desde el ataúd: "¿Cómo he muerto?". El doctor le responde que tiene que esperar los resultados de la autopsia. Entonces se entabla un diálogo entre el detective y el jefe superior de policía:
-¡Montalbano, usted no puede investigar su propia muerte!
-¿Por qué?
-No sería correcto. Está demasiado implicado personalmente.
La novela extiende los límites del policial: la implicación del muerto. Montalbano despierta intrigado por el significado de su sueño, que no sólo incide en la trama, sino también en el ánimo del detective. "La melancolía, en vez de pasársele, había aumentado hasta transformarse en un estado de ánimo sombrío. El ánimo sombrío del ocaso." Un policial soñado.
Silvia Hopenhayn
 
 

ContattoNews.it, 14.11.2012
"Una lama di luce" di Andrea Camilleri

Il commissario alle prese con le insidie di un nemico più sfuggente di qualsiasi criminale: la solitudine. Strano a dirsi ma a Vigata è una giornata tranquilla. Montalbano si può permettere il lusso di visitare una nuova galleria d’arte aperta in paese. Mafai, Guttuso, Morandi, tutti da gustarsi in santa pace: per il commissario “na goduria”. Figuriamoci poi quando, da una “porticeddra”, sbuca una donna affascinante, dai grandi occhi e i lunghi capelli neri: ”a prima ‘mprissioni, pariva ‘na brasiliana”. E’ lei la gallerista Mariangela De Rosa, per gli amici Marian, tornata da poco a Vigata dopo il divorzio e così affascinante da mettere in discussione il rapporto tra Salvo e Livia. Grande imprudenza per Montalbano, che appena rientrato in commissariato trova ad attenderlo non uno , ma ben due casi: la rapina con (presunta) violenza carnale ai danni di Loredana Di Marta, giovane moglie del proprietario di un grosso supermercato, e la scoperta di un casolare utilizzato come deposito d’armi. A diradare le tenebre, sentimentali o no, sarà un lampo improvviso, Una “lama di luce” tanto tagliente quanto dolorosa.
Una lama di luce è il nuovo libro di Andrea Camilleri che ha come protagonista il commissario Salvo Montalbano. Un romanzo, anche questo come i numerosi precedenti, ricco di colpi di scena e di vicende eterogenee che finiscono inevitabilmente per intersecarsi. Ne emerge però un Montalbano diverso: un personaggio a tutto tondo, tratteggiato dall’autore anche nei suoi aspetti più intimi e personali – come d’abitudine – ma colto da improvvisi attacchi di solitudine e sempre più tormentato dai rimpianti. Il ritratto di un uomo che, pur senza dimettere la professionalità che da sempre lo caratterizza, si scopre ancora vulnerabile al fascino femminile e agli affetti, vigliacco ed egoista, malinconico e nostalgico. Ma le sorprese non finiscono qui. In questa nuova indagine il commissario ritroverà un personaggio dei primi romanzi, una presenza importante di cui aveva perso le tracce, che lo costringerà a fare i conti con i nodi irrisolti e più dolorosi del suo passato.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.11.2012
La scrittrice presenta il suo nuovo libro e celebra l’anniversario del romanzo d’esordio diffuso nel mondo
I 10 anni della Mennulara
”La mia pecora di Pasqua per festeggiare le 25 traduzioni”

Un libretto appena uscito che inaugura la collana Piccola biblioteca di cucina letteraria di Slow Food, i dieci anni della Mennulara e la riedizione di "Un filo d'olio", edito da Sellerio. Il nuovo titolo di Simonetta Agnello Hornby, che oggi alle 18 sarà alla libreria Feltrinelli per questa triplice presentazione, è La pecora di Pasqua, un racconto dove il vero protagonista è il dolce in pasta di mandorle a forma di pecora che, assieme alla cassata, è il simbolo della pasticceria siciliana. Una storia sottilmente malinconica, delicata, dove la modernità è come sospesa sopra il fatalismo dell'ambiente contadino.
«Per me scriverlo è stato una maniera per festeggiare i dieci anni della Mennulara», dice la scrittrice palermitana. L'anniversario del suo romanzo d'esordio viene celebrato anche dall'editore Feltrinelli, con un sito internet (www. lamennulara. it) che permette di seguire la fortunata storia del libro: dall'arrivo del dattiloscritto in casa editrice nel dicembre del 2001 al milione di copie vendute e alle venticinque traduzioni che rendono la scrittrice palermitana uno degli autori italiani più tradotti nel mondo. Nel sito si può leggere la presentazione di Andrea Camilleri, che nell'ottobre del 2002 salutava il libro e la sua autrice come la lampante riprova dell'insospettata vitalità del romanzo italiano: «Non pensavo che sarebbe stato un libro di successo, non avevo mai scritto un libro - dice l'autrice - Quando l'ho immaginato pensavo che sarebbe stato un film. La mia vita è cambiata non appena ho cominciato a lavorare al romanzo, ogni momento libero lo dedicavo al libro: scrivere è un'attività che fa dimenticare tutto il resto. Diciamo che ero piuttosto impreparata a quello che fa da corollario all'attività di scrittura».
Ricorda un episodio particolare legato alla Mennulara?
«Sì, quando alla Feltrinelli mi dissero "Vogliamo fare la presentazione a Palermo". Non ero mai stata a una presentazione, mi pregarono di andare a vederne almeno una. Andai alla presentazione di un libro su Camilleri, c'erano quattro uomini che usavano parole altisonanti, mi sembrava di non capire niente. Mi sentivo persa. Mai mi ero sentita così a disagio con la mia lingua, pensavo "se qualcuno usasse questo tipo di linguaggio su di me non saprei che rispondere".
Poi parlò Camilleri: era chiaro, semplice, straordinariamente umano. Mi dissi: "Vorrei che fosse lui a presentare la Mennulara". E così fu, a Roma».
[...]
Amelia Crisantino
 
 

Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, 15.11.2012
Inaugurazione anno Accademico 2012/2013 e laurea Honoris Causa ad Andrea Camilleri

Laurea Honoris Causa ad Andrea Camilleri
"Inventore di una scrittura orale che supera ogni confine tra le lingue, i paesi e i generi letterari"
Lectio magistralis dello scrittore "Sullo stato di salute della lingua italiana"
Monica Guerritore leggerà brani de “Il re di Girgenti”
Giovedì 15 novembre - ore 11 - Aula magna Area Volponi (via Saffi, 15)

In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2012/2013 verrà conferita la Laurea ad Honorem in Lingue per la didattica, l’editoria, l’impresa a Andrea Camilleri, scrittore, sceneggiatore e regista italiano, tra gli autori più letti al mondo. Famoso per il suo Commissario Montalbano, Camilleri ha pubblicato oltre ottantanove opere tra cui romanzi e copioni teatrali, e venduto quasi 14 milioni di copie in Italia.
L’onorificenza verrà conferita giovedì 15 novembre (ore 11) nell'aula magna dell’Area Scientifico Didattica Paolo Volponi (via Saffi, 15).
Grande attesa per la Lectio magistralis di Camilleri "Sullo stato di salute della lingua italiana" culmine della cerimonia. In questa importante occasione Monica Guerritore, nota attrice italiana, darà la voce a brani scelti da “Il re di Girgenti”, romanzo storico di Camilleri pubblicato dall’editore Sellerio nel 2001. L’attrice è nota al pubblico italiano per la sua brillante carriera teatrale e televisiva. La sua esperienza artistica l'ha vista affiancata a nomi  illustri di registi e attori italiani e interprete di ruoli di rilievo (Giocasta, Lady Macbeth, Ofelia) e personaggi femminili di grande forza, come la Signorina Giulia e Alice, la protagonista di Danza di morte di Strindberg.
L’evento sarà introdotto dalla prolusione del rettore Stefano Pivato.
La laurea magistrale ad honorem viene conferita dalla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere con la seguente motivazione: "Camilleri si inserisce a pieno titolo fra i grandi scrittori della sua terra: Verga, Pirandello, Sciascia, Vittorini. Sempre impegnato nella ricerca di una lingua “vera” che possa restituire le atmosfere e la varietà culturale e umana della Sicilia, inventa una sorta di oralità scritta, o di scrittura orale, che costringe il lettore a misurarsi con sonorità e con espressioni non sempre d’immediata intuizione per chi provenga da altri luoghi, ma ricche di quella Storia e di quella Identità che forse solo così può essere trasmessa in modo autentico. Uomo di spettacolo oltre che scrittore, docente oltre che sceneggiatore, il suo sguardo è interculturale e multimediale: così come accoglie le culture “altre” che convivono nella sua terra, allo stesso modo transita da un genere e da un medium all’altro, creando contaminazioni e arricchendoli: dal teatro al cinema, dall’arte alla televisione, dal romanzo al racconto storico. Portando Vigàta sulla scena internazionale così come porta Shakespeare nel suo amato Siciliano, compie un’azione estremamente liberatoria ed epocale, annullando ogni confine tra le lingue, i paesi e i generi letterari”.
Sarà il Coro universitario 1506 a eseguire il Gaudeamus Igitur.
Si attende una grande partecipazione di pubblico. Per questo saranno allestite altre sale dell’Ateneo per la diretta in streaming.
 
 

UniurbPost, 15.11.2012
“Tagli alla cultura, un danno per l’avvenire”
Andrea Camilleri, oggi a Urbino, incontra la stampa

Anuska Pambianchi e Donatello Trisolino
 
 

UniurbPost, 15.11.2012
Camilleri, neo dottore in Lingue, difende la lingua italiana
"Non sembra star molto bene. Persino il premier Monti non aiuta a curarla"

Anuska Pambianchi e Donatello Trisolino
 
 

UniurbPost, 15.11.2012
Il Ministro Riccardi: “Camilleri figura esemplare”
Il saluto del Ministro per la Cooperazione Internazionale e l'Integrazione premia la decisione dell'Ateneo

“Una scelta che sottolinea l’importanza della trasmissione della cultura da una generazione all’altra”. Per il professor Andrea Riccardi, Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, l’Università di Urbino ha compiuto un gesto particolarmente importante in un momento di affievolimento delle radici nazionali e intergenerazionali. “La dimensione europea è un valore aggiunto sul quale occorre maggiormente investire”. E l’Università come luogo di passaggio del testimone della conoscenza tra le culture e le generazioni non può non esaltare scrittori come Andrea Camilleri.
 
 

La Repubblica, 15.11.2012
La lezione a Urbino
L’Università di Urbino “Carlo Bo” conferisce oggi la laurea honoris causa in Lingue per la didattica, l’editoria, l’impresa ad Andrea Camilleri, “inventore di una scrittura orale che supera ogni confine tra le lingue, i paesi e i generi letterari”.
L’onorificenza verrà conferita nell’aula magna dell’Area Scientifico Didattica Paolo Volponi. Per l’occasione Camilleri terrà la Lectio magistralis “Sullo stato di salute della lingua italiana” che qui in parte anticipiamo.
Al termine della cerimonia interverrà l’attrice Monica Guerritore a leggere alcuni brani scelti da “Il re di Girgenti”, il celebre romanzo storico del 2001


”Devolution”, “premier” ma anche “resettare”: dalla politica alla tecnica leviamo linfa alle parole
Viva l'italiano
Non sono un autarchico ma la nostra lingua oggi sta scomparendo

Se all'estero la nostra lingua è tenuta in scarsa considerazione, da noi l'italiano viene quotidianamente sempre più vilipeso e indebolito da una sorta di servitù volontaria e di assoggettamento inerte alla progressiva colonizzazione alla quale ci sottoponiamo privilegiando l'uso di parole inglesi. E c'è di più. Un esempio per tutti. Mi è capitato di far parte, quale membro italiano, della giuria internazionale del Premio Italia annualmente indetto dalla Rai con sede a Venezia. Ebbene, il regolamento della giuria prevedeva come lingua ufficiale dei giurati quella inglese, senza la presenza di interpreti. Sicché uno svedese, un russo, un francese e un giapponese e un italiano ci trovammo costretti ad arrangiarci in una lingua che solo il rappresentante della BBC padroneggiava brillantemente.
Va da sé che la lingua ufficiale, in Francia, del Festival di Cannes è il francese, la lingua ufficiale in Germania del Festival di Berlino è il tedesco.
E il Presidente del Consiglio, parlando di spread o di spending rewiew è il primoa dare il cattivo esempio. Monti però non fa che continuare una pessima abitudine dei nostri politici, basterà ricordare parole come «election day», «devolution», «premier» e via di questo passo. Oppure creando orrende parole derivate tipo «resettare». Tutti segni, a mio parere, non solo di autosudditanza ma soprattutto di un sostanziale provincialismo.
Piccola digressione. Il provincialismo italiano, antico nostro vizio, ha due forme. Una è l'esaltazione della provincia come centro dell'universo. E valgano i primi due versi di una poesia di Malaparte, «Val più un rutto del tuo pievano / che l'America e la sua boria»..., per dirne tutta la grettezza. L'altra forma è quella di credersi e di dimostrarsi non provinciali privilegiando aprioristicamente tutto ciò che non è italiano. Quante volte ho sentito la frase: «io non leggo romanzi italiani» o più frequentemente, «io non vado a vedere film italiani». Finita la digressione.
Se poi si passa dalla politica al vivere quotidiano, l'invasione anglosassone appare tanto estesa da rendersi pericolosa. Provatevi a saltare da un canale televisivo all'altro (mi sono ben guardato dal dire «fare zapping»), vedrete che il novanta per cento dei titoli dei film o addirittura di alcune rubriche, sono in inglese. La stessa lingua parlano le riviste italiane di moda, di architettura, di tecniche varie. I discorsi della gente comune che capti per strada e persino al mercato sono spesso infarciti di parole straniere. In quasi tutta la strumentistica prodotta in Italia i sistemi di funzionamento sono identificati con parole inglesi.
(...) A questo punto non vorrei che si cadesse in un equivoco e mi si scambiasse per un sostenitore dell'autarchia della lingua di fascistica memoria. Quando il celebre brano jazz «Saint Louis blues» diventava «Tristezze di san Luigi», il cognac «Arzente» e i cognomi della Osiris o di Rascel si dovevano mutare in Osiri e Rascele. Benvenuto Terracini sosteneva, e a ragione, che ogni lingua nazionale è centripeta, cioè a dire che si mantiene viva e si rinnova con continui apporti che dalla periferia vanno al centro. Un amico russo, molto più grande di me, andatosene via nel 1918 dalla sua patria e tornatovi per un breve soggiorno nel 1960, mi confidò, al suo rientro in Italia, che aveva incontrato molte difficoltà a capire il russo che si parlava a Mosca, tanto era infarcito di parole e di locuzioni operaie e contadine che una volta non avrebbero mai ottenuto cittadinanza nei vocabolari. Ma erano sempre e comunque parole russe, non provenienti da lingue straniere.
In sostanza, la lingua nazionale può essere raffigurata come un grande, frondoso albero la cui linfa vitale viene risucchiata attraverso le radici sotterranee che si estendono per tutto il paese. È soprattutto dal suo stesso terreno, dal suo stesso humus, che l'albero trae forza e vigore. Se però il dosaggio e l'equilibrio tra tutte le componenti che formano quel particolare terreno, quell'unico humus, vengono alterati attraverso l'immissione di altre componenti totalmente estranee, esse finiscono con l'essere così nocive che le radici, esattamente come avviene in natura, tendono a rinsecchire, a non trasmettere più linfa vitale. Da quel momento l'albero comincia a morire.
Se comincia a morire la nostra lingua, è la nostra stessa identità nazionale che viene messa in pericolo. È stata la lingua italiana, non dimentichiamolo mai, prima ancora della volontà politica e della necessità storica, a darci il senso dell'appartenenza, del comun sentire. Nella biblioteca di un mio bisnonno, vissuto nel più profondo sud borbonico, c'erano La Divina commedia, l'Orlando furioso e i Promessi sposi tutti in edizione pre-unitaria. È stata quella lingua a farlo sentire italiano prima assai di poterlo diventare a tutti gli effetti. Una lingua formatasi attraverso un processo di assorbimento da parte di un dialetto, il toscano, vuoi dal primigenio volgare vuoi da altri dialetti. Dante non esitava a riconoscere il fondamentale apporto dei poeti «dialettali» della grande scuola siciliana, e ricordiamoci che è stato il siciliano Jacopo da Lentini l'inventore di quella perfetta macchina metrica che è il sonetto. E in Boccaccio, in certe novelle geograficamente ambientate fuor da Firenze, non si coglie qua e là un'eco di quel dialetto parlato dove la novella si colloca?
Perché da noi è avvenuta, almeno fino a una certa data, una felice coesistenza tra lingua nazionale e dialetti. Il padovano del Ruzante, il milanese di Carlo Porta, il veneziano di Goldoni, il romano di Belli, il napoletano di Di Giacomo, il siciliano dell'abate Meli hanno prodotto opere d'altissimo valore letterario che hanno arricchito la nostra lingua. La guerra che subito dopo l'Unità d'Italia si cominciò a combattere più o meno scopertamente contro i dialetti, e che raggiunse il suo apice negli anni del fascismo, è stata un'insensata opera di autodistruzione di un immenso patrimonio. Si è scioccamente visto il dialetto come un nemico della lingua nazionale, mentre invece esso ne era il principale donatore di sangue. Oggi paghiamo lo scotto di quell'errore. Abbiamo abbattuto le barriere e quei varchi sono rimasti pericolosamente senza difesa.
La mia riflessione termina qui. Coll'augurio di non dover lasciare ai miei nipoti non solo un paese dal difficile avvenire ma anche un paese la cui lingua ha davanti a sé un incerto destino.
Andrea Camilleri
 
 

ANSA, 15.11.2012
Camilleri a Monti: 'Stop a parole spread e spending review'
Bacchetta premier: 'Lingua e' identita' nazione'
 
Lo scrittore Andrea Camilleri a passeggio per Urbino con il rettore dell'Universita' Stefano Pivato

Urbino - Una strenua, appassionata difesa della lingua italiana, lui che di lingua ne ha 'inventata' una, soavemente ostica, diventata comprensibile a tutti gli italiani, da nord a sud, grazie al suo Montalbano. Andrea Camilleri, nel farlo, non ha risparmiato frecciate neppure all'Europa e al rischio che corre l'Italia di 'autosudditanza', tenendo oggi la sua lectio magistralis all'Università 'Carlo Bo' di Urbino neo-statalizzata che, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico, gli ha conferito la laurea honoris causa in lingue.
Lo scrittore ha esaminato lo 'stato di salute della lingua italiana', che "non sembra star molto bene" e non si fa niente per curarla. Anzi, persino il premier Mario Monti "parlando di spread e spending review, è il primo a dare il cattivo esempio". Insomma, ha detto Camilleri, "se all'estero la nostra lingua è tenuta in scarsa considerazione, da noi viene quotidianamente sempre più vilipesa e indebolita da una sorta di servitù volontaria e di assoggettamento inerte alla progressiva colonizzazione alla quale - ha aggiunto - ci sottoponiamo privilegiando l'uso di parole inglesi".
 
 

AGI, 15.11.2012
UE: Camilleri, sottomessi da Germania e dominati da inglesi

Urbino - Piu' che una 'lectio magistralis', il papa' di Montalbano l'ha definita "una riflessione sullo stato di salute della lingua italiana", partendo da Monti e dal suo governo, "che attraverso le severe misure restrittive imposte agli italiani, avevano salvato il nostro paese dalla colonizzazione, vale a dire dalla cessione all'Europa di parte della nostra sovranita' nazionale. Intendendo naturalmente quella economica-finanziaria e non territoriale". "Mi auguro che realmente sia stato cosi' - ha poi aggiunto - e me lo auguro soprattutto per tutti coloro che hanno perduto il lavoro, per i giovani senza piu' futuro, per coloro che non hanno ne' lavoro ne' pensione, per le famiglie ridotte alla poverta', per i milioni di disoccupati forzati". "Ma il presidente del Consiglio - ha aggiunto Camilleri -, certamente in totale buonafede, e' il primo a collaborare ad una piu' sottile, pericolosa e devastante forma di colonizzazione: quella della lingua italiana da parte di lingue straniere".
Secondo lo scrittore, infatti, "Monti, parlando di 'spread' o 'spending review', non fa che continuare una pessima abitudine dei nostri politici, che parlano di 'election day', 'devolution', 'premier', oppure creando orrende parole derivate tipo 'resettare'. Segni non solo di auto sudditanza ma soprattutto di un sostanziale provincialismo".
 
 

Adnkronos, 15.11.2012
Lingua italiana: Camilleri, e' in pericolo e Monti da' il cattivo esempio

Roma - "Se all'estero la nostra lingua e' tenuta in scarsa considerazione, da noi l'italiano viene quotidianamente sempre piu' vilipeso e indebolito da una sorta di servitu' volontaria e di assoggettazione inerte alla progressiva colonizzazione alla quale ci sottoponiamo privilegiando l'uso di parole inglesi". Lo afferma lo scrittore Andrea Camilleri, in un intervento su 'la Repubblica', aggiungendo che in questo campo "il presidente del Consiglio, parlando di spread o di spending rewiew e' il primo a dare il cattivo esempio".
"Monti pero' non fa che continuare una pessima abitudine dei nostri politici -prosegue Camilleri- bastera' ricordare parole come 'election day', 'devolution', 'premier' e via di questo passo. Oppure creando orrende parole derivate tipo 'resettare'. Tutti segni, a mio parere, non solo di autosudditanza ma soprattutto di un sostanziale provincialismo".
Posto che "se comincia a morire la nostra lingua, e' la nostra stessa identita' nazionale che viene messa in pericolo", Camilleri si augura di "non dover lasciare ai miei nipoti non solo un paese dal difficile avvenire ma anche un paese la cui lingua ha davati a se' un incerto destino".
 
 

Il Resto del Carlino, 15.11.2012
Camilleri: "Povera lingua, così vilipesa da tutti"
Lectio magistralis ad Urbino
Lo scrittore siciliano ha inaugurato il 507° anno accademico dell'Università e ricevuto la laurea honoris causa in lingue per la didattica, l'editoria, l'impresa. Monica Guerritore ha letto i suoi brani
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Urbino - «La nostra lingua peggiora ogni giorno di più: all'estero è vilipesa, da noi ha una sorta di servitù volontaria in cui si privilegiano le parole inglesi»: Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano 87enne, padre del celeberrimo commissario Montalbano, ha incentrato la sua lectio magistralis da neo dottore dell'Università degli Studi Urbino, tutta sulla lingua italiana e le sue sfortune moderne, dovute alle contaminazioni dall'inglese, permesse dai politici, per primo dal presidente del Consiglio Monti e dall'Europa che sta facendo soccombere l'Italiano.
Per l'inaugurazione del 507° anno accademico, la "Carlo Bo" ha voluto conferire la Laurea Honoris Causa in Lingue per la didattica, l'editoria, l'impresa nell'Augna magna dell'Area Scientifico didattica Paolo Volponi, satura di pubblico, come anche l'Aula magna di Economia dove era stato allestito un maxischermo.
Il Rettore Stefano Pivato ha ricordato che la cerimonia ha un carattere «inedito» e «avviene a pochi giorni dall'avvenuta statalizzazione, un traguardo importante dopo un cammino anni e a 507 anni dalla fondazione, grazie alla quale possiamo anche tornare ad assumere». «Ricevere una laurea ad honorem da un'Università che ha una tradizione di cultura così alta è francamente gratificante», ha detto Camilleri.
L'attrice Monica Guerritore, che ha ricevuto il Sigillo dell'Università, ha interpretato alcuni brani scelti da "Il re di Girgenti", romanzo storico di Camilleri pubblicato dall'editore Sellerio nel 2001: il momento finale, pieno di erotismo, ha fatto sobbalzare la platea, ma si è concluso con un'immagine di grande sentimento che ha poi quietato gli animi di docenti, studenti, amministratori, politici, autorità militari ed anche religiose.
Lara Ottaviani
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 15.11.2012
Laurea honoris causa a Urbino per il papà di Montalbano
Camilleri contro gli inglesismi: «Nostra lingua vilipesa, da Monti cattivo esempio»
Lo scrittore siciliano: «Parole come spending review e spread contribuiscono a una devastante colonizzazione»

Palermo - Anche da Andrea Camilleri arriva un «no» alla spending review. Ma di natura un po' diversa dalle aspre contestazioni sul piano di austerity che nelle ultime settimane sono arrivate all'indirizzo del governo. Il disappunto dello scrittore agrigentino è, piuttosto, di carattere squisitamente lessicale: «Parlando di spread o di spending review Monti è il primo a dare il cattivo esempio», dice il papà di Montalbano, per il quale l'ampio uso di queste parole contribuirebbe a una «pericolosa e devastante forma di colonizzazione, quella della lingua italiana da parte delle altre lingue».
«PROVINCIALISMO» - E il rischio è grande, secondo Camilleri, visto che, a suo dire, «la nostra lingua non sembra star molto bene e non si fa niente per curarla, sicché le sue condizioni di salute peggiorano col trascorrere del tempo». Lo scrittore siciliano ha affrontato l'argomento in un passaggio della sua lectio magistralis all'Università di Urbino, dove gli è stata consegnata una laurea honoris causa in lingue. Camilleri è tornato così a bacchettare il presidente del Consiglio. «Monti però», dice, «non fa che continuare una pessima abitudine dei nostri politici, basterà ricordare parole come election day, devolution, premier e via di questo passo. Oppure orrendi neologismi come resettare. Tutti segni, a mio parere, non solo di autosudditanza ma soprattutto di un sostanziale provincialismo».
LINGUE UFFICIALI - «Da qualche anno a questa parte», ha poi ricordato Camilleri, «la traduzione in italiano di tutti gli atti dell'Unione Europea è stata abolita. L'obbligatorietà della traduzione rimane per l'inglese, il francese e il tedesco. E questo senza che nessun politico italiano vigorosamente protestasse, pur essendo l'Italia uno dei paesi fondatori della Ue». «Se all'estero la nostra lingua è tenuta in scarsa considerazione, da noi», ha aggiunto, «viene quotidianamente sempre più vilipesa e indebolita da una sorta di servitù volontaria e di assoggettamento inerte alla progressiva colonizzazione alla quale ci sottoponiamo privilegiando l'uso di parole inglesi. E c'è di più», afferma lo scrittore, che cita un esempio: «Mi è capitato di far parte, quale membro italiano, della giuria internazionale del Premio Italia annualmente indetto dalla Rai con sede a Venezia. Ebbene, il regolamento della giuria prevedeva come lingua ufficiale dei giurati quella inglese, senza la presenza di interpreti. Sicché uno svedese, un russo, un francese e un giapponese e un italiano ci trovammo costretti ad arrangiarci in una lingua che solo il rappresentante della Bbc padroneggiava brillantemente. Va da sè», ha concluso, «che la lingua ufficiale, in Francia, del Festival di Cannes è il francese, la lingua ufficiale in Germania del Festival di Berlino è il tedesco».
STANDING OVATION - La lectio di Camilleri, nell'Aula Magna di Magistero dell'università di Urbino, è stata salutata da una standing ovation. Alla cerimonia, durante la quale sono stati intitolati l'inno universitario «Gaudeamus igitur» e la canzone siciliana «Ciur, Ciurì», ha assistito anche la moglie dello scrittore, Rosetta. Tocco e toga per Camilleri e anche per Monica Guerritore, che ha letto alcuni brani dello scrittore siciliano e ha ricevuto il sigillo di Ateneo per meriti artistici.
 
 

Leggo, 15.11.2012
Camilleri difende l'italiano e bacchetta Monti: "Spread è cattivo esempio"

Urbino - Un "tocco" di italianità: Andrea Camilleri, il "papà" del commissario Montalbano difende strenuamente e con passione la lingua italiana, e bacchetta il premier Monti, che «parlando di spread e spending review, è il primo a dare il cattivo esempio». Camilleri, poi, non ha risparmiato frecciate neppure all'Europa e al rischio che corre l'Italia di 'autosudditanza', tenendo oggi la sua lectio magistralis all'Università 'Carlo Bo' di Urbino neo-statalizzata che, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico, gli ha conferito la laurea honoris causa in lingue. Lo scrittore ha esaminato lo 'stato di salute della lingua italiana', che «non sembra star molto bene» e non si fa niente per curarla. Anzi, persino il premier Mario Monti «parlando di spread e spending review, è il primo a dare il cattivo esempio». Insomma, «se all'estero la nostra lingua è tenuta in scarsa considerazione, da noi viene quotidianamente sempre più vilipesa e indebolita da una sorta di servitù volontaria e di assoggettamento inerte alla progressiva colonizzazione alla quale ci sottoponiamo privilegiando l'uso di parole inglesi». E pensare che «noi siamo diventati una nazione perchè era nata prima di tutto una lingua. Dante veniva letto dal mio 'catanonno' in italiano pur vivendo nel più profondo sud borbonico. Voglio dire che gli italiani esistevano già senza saperlo, esistevano per la lingua». «È questa - s'infervora Camilleri - l'Europa che noi italiani, sottomessi al volere economico della Germania e dominati linguisticamente dagli inglesi, abbiamo così a lungo sognato?». E qui un'altra frecciata, più diretta, a Monti: «Qualche mese fa ebbe ad affermare solennemente che egli e il suo governo, attraverso le severe misure restrittive imposte agli italiani, avevano salvato il nostro paese dalla colonizzazione, vale a dire dalla cessione all'Europa di parte della nostra sovranità nazionale. Intendendo naturalmente sovranità economico-finanziaria e non territoriale. Mi auguro che realmente sia stato così, e me lo auguro soprattutto per tutti coloro che hanno perduto il lavoro, per i giovani senza più futuro, per coloro che non hanno nè lavoro nè pensione, per le famiglie». I giovani. Un pensiero su cui si era già soffermato con i giornalisti che gli chiedevano, prima della cerimonia, di commentare gli episodi di violenza avvenuti nelle piazze italiane in occasione dello sciopero europeo contro le misure di austerità: «se ai giovani leviamo oltre al lavoro anche la possibilità dello studio, dove andiamo a finire?». Rassicura, a distanza, il rettore Stefano Pivato nel suo saluto per l'inaugurazione dell'anno accademico: «In un quadro di crisi gravissima dell'intero sistema universitario, Urbino c'è. Anzi, ha superato il periodo di incertezza e difficoltà che ha caratterizzato il decennio trascorso». «Non vorrei - conclude Camilleri - che mi si scambiasse per un sostenitore dell'autarchia della lingua di fascistica memoria», ma «se comincia a morire la nostra lingua, è la nostra stessa identità nazionale che viene messa in pericolo. Mi auguro di non dover lasciare ai miei nipoti non solo un paese dal difficile avvenire, ma anche un paese la cui lingua ha davanti a sè un incerto destino». Standing ovation per il neo dottore (a seguirlo, fra il pubblico, anche la moglie) e applausi per l'attrice Monica Guerritore, che ha letto brani scelti da «Il re di Girgenti», romanzo storico di Camilleri, ed è stata poi insignita del sigillo D'Ateneo per il suoi meriti artistici. La cerimonia si è conclusa con il Gaudeamus Igitur eseguito dal coro universitario, che in onore del Maestro siciliano ha intonato anche Ciuri Ciuri.
 
 

AGI, 15.11.2012
Cultura: Camilleri, forza nella lingua contro confusione paese

Urbino - "Mi auguro che la lingua italiana ritrovi la sua importanza e la sua forza - ha chiosato Camilleri, a margine della cerimonia - e che si ritrovi una proprieta' di linguaggio, che oggi si sta perdendo, visto che si adoperano parole che poi hanno un senso e un significato diverso. Parlando in modo appassionato della lingua italiana, il papa' del commissario Montalbano, ha sottolineato che "tutto cio' che e' la perdita di identita' della lingua e' una perdita di identita' della nazione". "Siamo nati come nazione perche' era nata una lingua - ha aggiunto -, prima ancora della necessita' storica". E per dar forza al suo ragionamento, si e' affidato ai ricordi della sua giovinezza: "Dante veniva letto dal mio catanonno, il nonno di mio nonno, in italiano pur vivendo nel piu' profondo del sud borbonico e lo stesso capito' con i 'Promessi sposi'. Nella sua biblioteca ho trovato l'edizione pre-unitaria di quel libro". "Voglio dire che gli italiani - ha concluso -, senza saperlo, esistevano per la lingua e che, per quanto riguarda l'Italia, l'attacco alla lingua, la perdita di identita' della lingua e' la perdita di identita' della una nazione".
 
 

Globalist.it, 15.11.2012
Viva l'italiano, abbasso il choosysmo
Grande Camilleri. Prende una laurea in lingue a Urbino e bacchetta Monti e la Rai: basta con il provincialismo dell'inglese. Difendiamo la nostra bella lingua.

Come dar torto a Camilleri? Viviamo in un paese, l'Italia, assoggettato finanziariamente e politicamente, colonizzato culturalmente, che sta perdendo anche la sua lingua, l'italiano bellissimo. Lingua che dovrebbe rappresentare il fattore portante dell'identità nazionale e invece è umiliata, televisivamente semplificata fino a renderla banale, calpestata dal provincialismo di un'inglesizzazione incomprensibile.
E ha ragione Andrea Camilleri che a Urbino, dove è stato insignito di una laurea honoris causa in lingue, ha bacchettato la politica e in primis Mario Monti. "Parlando di spread o di spending rewiew è il primo a dare il cattivo esempio. Monti però non fa che continuare una pessima abitudine dei nostri politici, basterà ricordare parole come election day, devolution, premier e via di questo passo. Oppure creando orrende parole derivate tipo resettare. Tutti segni, a mio parere, non solo di autosudditanza ma soprattutto di un sostanziale provincialismo".
Già, perché ai nostri politici-prodigio sembra un segno distintivo parlare un'altra lingua, usare terminologie inglesi per definire situazioni che in italiano sono perfettamente narrabili. Complici i media che appena scoprono una parola inglese nuova, fiorita dalla bocca di un potente, se ne appropriano come se non avessero fatto altro che usarla. Un esempio? L'orrida choosy che la Fornero ha utilizzato perché la parola schizzinoso le faceva venire l'orticaria.
Ancora il bellissimo Camilleri: "Se all'estero la nostra lingua è tenuta in scarsa considerazione, da noi viene quotidianamente sempre più vilipesa e indebolita da una sorta di servitù volontaria e di assoggettamento inerte alla progressiva colonizzazione alla quale ci sottoponiamo privilegiando l'uso di parole inglesi. E c'è di più. Un esempio per tutti. Mi è capitato di far parte, quale membro italiano, della giuria internazionale del Premio Italia annualmente indetto dalla Rai con sede a Venezia. Ebbene, il regolamento della giuria prevedeva come lingua ufficiale dei giurati quella inglese, senza la presenza di interpreti. Sicché uno svedese, un russo, un francese e un giapponese e un italiano ci trovammo costretti ad arrangiarci in una lingua che solo il rappresentante della Bbc padroneggiava brillantemente. Va da sé che la lingua ufficiale, in Francia, del Festival di Cannes è il francese, la lingua ufficiale in Germania del Festival di Berlino è il tedesco".
Gira gira finisce per fare la figura barbina sempre la Rai. Ci avete fatto caso?
M. Vic.
 
 

SMTV San Marino, 15.11.2012
Urbino, laurea ad honorem ad Andrea Camilleri
Urbino apre l’anno accademico con la laurea ad honorem allo scrittore accompagnato da Monica Guerritore intanto il magnifico Rettore Pivato annuncia la statalizzazione definitiva dell’ateneo e un piano di rilancio della sede universitaria
Nel video l’intervista a Monica Guerritore, attrice.

Laura honoris causa piuttosto informale per lo scrittore siciliano tradotto in 30 lingue nonostante le difficoltà della ‘parlata’ letteraria. I suoi personaggi dialogano in giapponese con fioriture linguistiche intraducibili e in tedesco o scandinavo con sfumature dialettali nostrane: magia del fenomeno Camilleri noto ormai in tutto il globo.
La sua lectio ironica e poco accademica è stata una perorazione accorata e ferma in favore della lingua madre così bistrattata dai politici da essere stata cancella dai documenti ufficiali europei: declassata, la lingua di Dante e dei Medici, a idioma marginale “indegno di una nazione fondatrice della Unione europea... “.
Monica Guerritore, a sua volta premiata per la lunga carriera in favore della cultura, ha impreziosito l’evento leggendo, lei calabrese col cuore di Sicilia, i brani più scaborsi e comici del maestro; lui commosso, attento e curioso, “taliò” scrutando la sala ‘de visu’ i giovanissimi colleghi laureandi che hanno applaudito lungamente adorandolo per l’intera mattinata.
fz
 
 

Il Sole 24 Ore, 15.11.2012
Giù le mani da Calamandrei

Piano con i paragoni, forse non è il caso di evocare ettore trascinato nella polvere dal carro di achille.
La vicenda è decisamente meno epica, e tuttavia ha a che fare con il trattamento riservato alle spoglie dei vinti, con l'aggravante che i vinti in questione non sono mai stati vincitori: parliamo della piccola e nobile tradizione della sinistra liberale e liberalsocialista, oggetto da qualche tempo di quella che potremmo chiamare un'"Opa ostile" editoriale e culturale.
[...]
Abbiamo dovuto leggere "Un onorevole siciliano" (Bompiani, 2009), le interpellanze parlamentari di Sciascia avvilite e rese irriconoscibili dalla cura moralistica di Adrea Camilleri.
[...]
Guido Vitiello
 
 

15.11.2012
Novità in libreria

Sarà in libreria il 22 novembre “Capodanno in giallo” (Sellerio), antologia di racconti in cui è compreso anche "Una cena speciale" di Andrea Camilleri.
Sempre Sellerio pubblicherà il 29 novembre, nella collana Galleria, una nuova raccolta di romanzi di Montalbano, "Tre indagini a Vigàta", che comprenderà "La vampa d’agosto", "Le ali della sfinge" e "La pista di sabbia".
 
 

Il Resto del Carlino (Pesaro), 16.11.2012

Camilleri, difesa dell’italiano a spada tratta
Lo scrittore siciliano ha inaugurato il 507° anno accademico. Laura ad honorem
Lara Ottaviani

Il «colpo di scena». Sorpresa in aula magna per le dettagliate scene erotiche di un brano
La Guerritore legge i brani "scandalosi" de "Il re di Girgenti

Curiosità. Lucarini fa il ritratto

Cliccare qui per leggere gli articoli in pdf
 
 

Il Resto del Carlino / La Nazione / Il Giorno, 16.11.2012
Il dottor Camilleri: l'italiano sta morendo
Il papà di Montalbano striglia anche Monti: “Perché usare tante parole straniere?”
Lara Ottaviani
 
 

Corriere Adriatico, 16.11.2012

Il dottore bacchetta il Professore
Camilleri riceve la laurea honoris causa a Urbino, esalta la lingua italiana e critica Monti
Anna Maria Danese

Il rettore dona fiori alla signora Rosetta
Monica Guerritore: ho imparato dal teatro

 
 

La Tecnica della Scuola, 16.11.2012
Camilleri, tagli a cultura e istruzione minacciano avvenire

"Si stanno facendo e stiamo subendo dei rigorosissimi tagli a tutto, però attenzione: quelli alla cultura e all'istruzione hanno un seguito nell'avvenire". Lo ha detto lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, a margine della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'università 'Carlo Bo' di Urbino dove ha pure ricevuto la Laurea honoris causa.
Parlando dello sciopero europeo, Camilleri ha aggiunto, riferendosi ai cittadini: "Se leviamo loro, oltre al lavoro, anche la possibilità dello studio voglio sapere dove andiamo a finire". Lo scrittore ha fatto anche notare che nelle manifestazioni del 14 "una volta tanto, non c'erano gli studenti da una parte e i professori dall'altra". "Oggi tutto quello che è l'insegnamento è in crisi e personalmente, per quello che può contare, sono contrario soprattutto ai tagli alla cultura e all'insegnamento".
Ma lo scrittore siciliano ha pure bacchettato il premier Monti: “Stop a parole spread e spending review”. Ed esaminando lo 'stato di salute della lingua italiana', ha detto che che "non sembra star molto bene" e non si fa niente per curarla. Anzi, persino il premier Mario Monti "parlando di spread e spending review, è il primo a dare il cattivo esempio".
Ma Camilleri non ha risparmiato frecciate neppure all'Europa e al rischio che corre l'Italia di autosudditanza, tenendo la sua lectio magistralis all'Università 'Carlo Bo' di Urbino neo-statalizzata che, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico, gli ha conferito la laurea honoris causa in lingue.
Insomma, ha detto Camilleri “La nostra lingua peggiora ogni giorno di più: all'estero è vilipesa, da noi ha una sorta di servitù volontaria in cui si privilegiano le parole inglesi”.
P.A.
 
 

Il Sole 24 Ore, 18.11.2012
Posacenere

Arriva la prima grande ondata di maltempo e in Italia è subito il caos. Paesi isolati, vaste zone prive d’energia elettrica , mercati presi d’assalto, strade interrotte, treni fermi in mezzo al gelo per ore e ore, automezzi e auto senza conducenti abbandonati in strada, servizi pubblici bloccati, taxi latitanti... Se ne annunzia una seconda. I giornali e le televisioni però tranquillizzano: stavolta sarà diverso, sono stati presi i provvedimenti degni di un paese avanzato come il nostro. Quali? Eccoli: scuole e uffici pubblici chiusi, treni locali sospesi, riduzione dei servizi urbani, sospensione del gas alle fabbriche, rifornimento di sale da spargere per terra in caso di neve e, soprattutto, il consiglio di restarsene tappati in casa.
Andrea Camilleri
 
 

L'Unione Sarda, 18.11.2012
A tu per tu con lo scrittore siciliano che ha creato il commissario Montalbano
Sulle rive dello stesso lago: crisi e un destino comune
Andrea Camilleri sul futuro del Mediterraneo

Andrea Camilleri è uno scrittore di successo, amato dai lettori e apprezzato dalla critica tanto per i romanzi storico-civili quanto per quelli investigativi di cui è protagonista il commissario Salvo Montalbano. Entrambi i filoni sono legati alla realtà storica e sociale del nostro Paese. Possiamo cominciare da qui.
Come giudica la situazione dell’Italia?
«Da una parte è una situazione tragica per ciò che riguarda le condizioni recessive che si sono venute a creare anche a seguito delle necessarie manovre per il risanamento economico. La speranza è quella di riuscire ora a mettere le basi per un nuovo sviluppo. Temo sarà un compito duro e difficile. Dall’altra parte oggi abbiamo un governo tecnico sorretto da una maggioranza politica che non corrisponde più alle intenzioni dell’elettorato italiano. Quindi nel 2013 questo governo tecnico cesserà le sue funzioni e io non posso che augurarmi che il nuovo governo politico possa essere nelle condizioni di poter proseguire nelle riforme intraprese».
Che futuro vede?
«Ai “miei” tempi ognuno aveva un suo proprio futuro. Oggi i “nostri” futuri sono comuni. Vedo assai drammatico il futuro immediato dell’Europa e del mondo, ma poiché ho fede nell’umanità, penso che alla fine, anche se non saranno né magnifiche né progressive, comunque sia, le sorti dell’uomo ritroveranno una loro ragione e una loro tranquillità, seguendo regole che ancora non conosciamo».
Nel suo primo romanzo, “Il corso delle cose”, lei scrive: “Il paese era calato, alle tre di dopopranzo, nel sordo letargo di certe giornate africane, sicuramente, all’indomani, si sarebbe trovato un velo di sabbia rossa del deserto sui balconi”. Somigliano alle parole di un autobiografo sardo, Umberto Cardia: “Altra cosa era l’Africa: la sentivamo nell’aria, come un profumo arido ed intenso, come una presenza non visibile, al di là del mare, ma percepibile, tangibile, palpabile quasi…”. Continenti e isole legati da un destino comune?
«Certo, è il destino del Mediterraneo, che probabilmente è lo stesso dell’Oceano. Siamo tutti sulla sponda dello stesso lago. Abbiamo parole, gesti, cibi comuni, abbiamo l’istinto a costruire le stesse forme di case e a suonare la stessa musica. Siamo cittadini dello stesso lago Mediterraneo. Non solo sono state mischiate molte lingue, ma addirittura nel Mediterraneo hanno creato una loro lingua, una lingua tutta particolare parlata dai pescatori: il Sabir».
Da quale esigenza è spinto a comporre i suoi romanzi storici e civili?
«Soprattutto dalla coscienza della volontà di capire perché, pur avendo partecipato ad un tentativo comune di costruire una Nazione, alcune persone che erano accanto a noi a combattere, ad un certo momento furono giudicate diverse da noi. Perché, in parole povere, il Sud d’Italia, e non solo la Sicilia, che aveva combattuto entusiasticamente al fianco di Garibaldi, una volta raggiunto lo scopo venne trattato come una colonia e niente di più. Perché all’interno dei vincitori ci furono dei vinti?».
A quale pubblico pensa Andrea Camilleri mentre scrive i suoi romanzi?
«Mentre scrivo i miei romanzi storici e civili penso a un pubblico già colto, lettori ai quali in realtà io stia esponendo una tesi che possa essere da loro compresa. Curiosamente, all’atto di scrivere un romanzo di Montalbano, dove so di avere un pubblico assai più vasto, mi sento quasi in obbligo di porre problematiche immediatamente accessibili, mentre con i romanzi storici, che immagino destinati ad un pubblico di “addetti ai lavori”, mi permetto una maggiore intensità di quesiti nella scrittura».
La Sicilia, Vigata, il suo porto, sono un palcoscenico su cui si recita il dramma del mondo. Non è un paradosso che questo vasto scenario sia visto con gli occhi di un piccolo paese della Sicilia?
«Sì certo, è un paradosso; diciamo che è una convenzione che io propongo al lettore e che il lettore accetta ben volentieri. Tolstoj scrive: “Racconta il tuo villaggio e avrai raccontato del mondo”».
Giuseppe Marci
 
 

l’Unità, 18.11.2012
Ammaniti, un lettore speciale
Giovedì i gialli di Unita.it

Al giallo è dedicata l'iniziativa della libreria digitale de l'Unità. Da giovedì per 12 settimane a 1,99 € un ebook della collana Giallodigitale. E Niccolò Ammaniti si racconta come lettore...

Che piaccia o non piaccia, il giallo è il genere che più si è emancipato in questi ultimi anni. E al giallo è dedicata l'iniziativa che la libreria digitale de l'Unità inaugura giovedì. "I giovedì del giallo" è un'iniziativa promozionale che offre ai lettori la possibilità di acquistare per 12 settimane a 1 euro e 99 un ebook della collana Giallodigitale. Abbiamo chiesto a Niccolò Ammaniti, di raccontarsi come lettore e se ama leggere gialli...
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Qualche autore che promuove?
«[…] Andrea Camilleri ha inventato una sua lingua, un misto di italiano e siciliano molto efficace che con Montalbano si è dimostrata un’operazione interessante».
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Federica Fantozzi
 
 

MicroMega n. 8/2012, 19.11.2012
MicroMega - Il sommario del nuovo numero in edicola e su iPad da giovedì 22 novembre
IL SASSO NELLO STAGNO 1

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Andrea Camilleri / Paolo Flores d’Arcais / Margherita Hack / Mario Alighiero Manacorda / Adriano Prosperi / Barbara Spinelli - Manifesto dei vecchi democratici
Sei ‘democratici della terza età’ fanno appello ai giovani affinché partecipino, in vista delle prossime elezioni politiche, al processo di costruzione di una lista della società civile che si assuma l’ambizioso compito di traghettare il paese verso l’ideale della democrazia presa sul serio. Da troppo tempo, ormai, la democrazia italiana si dibatte in una crisi profonda. Nel contesto attuale, è la semplice fedeltà alla Costituzione repubblicana, patrimonio di ogni ‘moderato’, ad esigere una svolta radicale.
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ANSA, 19.11.2012
Shark Alliance, appello a Parlamento per varo norme salva-squali
In vista voto su regolamento a Strasburgo giovedi' prossimo

Bruxelles - Da Alessandro Preziosi, Lillo e Greg fino ad Andrea Camilleri, passando per Piero e Alberto Angela, Enzo Maiorca e Alessandra Sensini: sono oltre 70 le firme del cinema, dello spettacolo, della letteratura, dello sport e del giornalismo italiano che si sono unite al mondo ambientalista per chiedere agli europarlamentari italiani di fare fronte comune a favore del regolamento salva-squali all'esame dell'Assemblea di Strasburgo il prossimo 22 novembre.
L'obiettivo e' il divieto assoluto della pratica del finning nell'Ue, che consiste nel tagliare le pinne di questi animali e rigettarne il corpo in mare. Arriva cosi' alle battute finali la battaglia all'Europarlamento contro la possibilita' di applicare deroghe che consentono di tagliare le pinne a bordo dei pescherecci, rendendo difficili, se non impossibili, i controlli. Forti al Parlamento europeo le pressioni delle lobby della pesca insieme a Spagna e Portogallo, gli unici Paesi Ue interessati a mantenere questa scappatoia.
Le pinne rappresentano la parte piu' pregiata dello squalo, quelle di alcune specie sono fortemente richieste in Oriente dove la zuppa di pinne di squalo e' molto ricercata. La conseguenza e' che il piu' fiero dei predatori, al top della catena alimentare nei mari, e' ormai in pericolo in Europa e in tutto il mondo: sono circa 100 milioni quelli che vengono uccisi ogni anno per alimentare un mercato estremamente redditizio, se si considera che una pinna di squalo elefante puo' arrivare a costare fino a 7.500 euro.
L'appello agli eurodeputati, che si puo' firmare via web, e' promosso e sostenuto dalla coalizione internazionale Shark Alliance e dalle associazioni ambientaliste italiane che ne fanno parte. Le associazioni italiane che fanno parte di Shark Alliance sono: Legambiente, Marevivo, Tethys Research Institute, Aquarium Mondo Marino Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, Fondazione Cetacea, Danishark Elasmobranch Research, GRIS, Verdeacqua - Istituto per gli Studi sul Mare, MedSharks, CTS, Slow Food Italia.
 
 

News Marche, 19.11.2012
Andrea Camilleri, dottore ad Urbino - 7x4 TV
 
 

Malgrado tutto, 20.11.2012
La stanza dello scirocco
Parla Andrea Camilleri: "Mi manca l'ironia di Leonardo"

Nanà e Nenè. Uno di Racalmuto, l'altro di Porto Empedocle. Quasi coetanei, uno ha inventato Regalpetra, l'altro ha creato Vigàta. Due scrittori legati da molte cose, da un sottile filo di amicizia, dalla provenienza dalla medesima provincia letteraria. Nanà Sciascia e Nenè Camilleri, tra loro un dialogo iniziato molti anni fa - fu proprio Sciascia a portare Camilleri nella casa editrice Sellerio. E questo rapporto continua ancora oggi, soprattutto nel debito di riconoscenza che Camilleri tributa spesso pubblicamente a Sciascia.
Camilleri, sono passati vent'anni dalla scomparsa di Leonardo Sciascia. E' ancora attuale la lezione letteraria e civile dello scrittore di Racalmuto o rischia di finire dimenticata e sepolta sotto il gran fragore dei tempi di oggi?
"Penso che la sua lezione letteraria e civile sia più che mai attuale ai giorni nostri. Ma non è detto che sia ascoltata. Anzi, mi pare che ci sia tutt'intorno una grande voglia di dimenticarla".
Gli scritti di Sciascia, come quelli di Pasolini, aprivano dibattiti arroventati, innescavano polemiche accese: perché oggi, nonostante moltissimi scrittori e intellettuali siano presenti sulle pagine dei giornali, la loro voce risuona debolmente e non sempre è capace di incidere nel dibattito politico?
"Che gli scrittori e intellettuali siano presenti sulle pagine dei giornali non significa che i loro scritti abbiano la stessa capacità di lucida incidenza che gli scritti di Sciascia o Pasolini avevano. Comunque mi auguro la partecipazione degli intellettuali alla vita sociale civile e morale di questo paese sia sempre più vasta. Credo che la scarsa incidenza sia dovuta al fatto che gli intellettuali, per forza di cose, sono costretti al ragionamento mentre oggi la politica e gran parte della vita civile oscilla tra l'urlo e il furore. Prego il lettore di continuare la citazione scespiriana".
Più volte hai espresso il tuo omaggio e il tuo debito di riconoscenza a Sciascia. Per questa ragione hai anche accolto la proposta di riaprire il teatro di Racalmuto al quale lo scrittore era legatissimo. Quanto è forte ancora il tuo legame con Leonardo Sciascia?
"Il mio legame con Sciascia continua ad essere fortissimo. Ho più volte detto e scritto che io lo considero il mio elettrauto. Quando ho la batteria scarica, mi basta una sola pagina di un suo testo per ricaricarmi".
Qual è stato il tuo rapporto di amicizia con Sciascia. Hai detto spesso di appartenere agli amici del secondo giro, cosa intendevi?
"In Sicilia esistono, così come le vaste parentele di primo secondo e terzo grado, anche le amicizie di primo secondo e terzo grado. Sciascia aveva un ristretto gruppo di amici che lo chiamava Nanà. Io appartenevo al secondo gruppo di amici, quelli che lo chiamavano Leonà, avevo sì un'amicizia con lui ma non posso dire che tra di noi ci fosse un'intimità".
Nei suoi ultimi anni di vita, Sciascia consegnò un giudizio lapidario sulla Sicilia: la definì "irredimibile", mutuando la definizione di Tomasi di Lampedusa. Tu credi che la Sicilia sia veramente irredimibile? E' ancora valido quel giudizio?
"Io credo che la Sicilia sia una terra redimibile con parecchie difficoltà ma redimibile. Lo penso proprio perché il siciliano al di fuori della sua terra è esattamente come il guerriero scomparso di Borges, cioè il barbaro che di fronte all'ordinamento di una città, lascia la sua gente e si trasferisce in quella città sposandone usi e costumi".
Hai scritto che Sciascia era un uomo che odiava mentire. Cosa significa?
"Significa che per lui la verità, qualunque e comunque essa fosse, era la colonna portante del suo modo di concepire l'esistenza".
Sulla sua tomba, nel cimitero di Racalmuto, Sciascia ha fatto incidere questa frase: "Ce ne ricorderemo, di questo pianeta". Una frase che, ancora una volta, solleva molti dubbi e interrogativi, pervasa da una leggera ironia. Secondo te qual è il significato di quest'ultima frase e perché Sciascia potrebbe averla scelta come epitaffio?
"Come tutti sappiamo che Leonardo inizialmente voleva che sulla sua tomba venisse scritto: visse e si contraddisse. Poi cambiò parere. Ammetto che la frase scelta alla fine che mi pare sia di Villiers de l'Isle-Adam possa essere di dubbia interpretazione. E forse, una volta tanto Leonardo ha voluto lasciarci nel dubbio. Credo che negli ultimi tempi lo sguardo di Leonardo si fosse molto ampliato sul mondo, l'ironia risulta quindi chiarissima".
Gaetano Savatteri
 
 

Affaritaliani.it, 20.11.2012
Libri alla conquista della città. Apre il "salotto" degli editori
Appuntamento dal 6 al 9 dicembre al Palazzo dei Congressi dell'Eur, e non solo con la Fiera della Piccola e Media editoria, “Più libri, più liberi”. Vera novità del 2012 la programmazione “off”, con cui la kermesse si prepara ad essere ospitata con 140 eventi in 50 diverse location, dal Nuovo Sacher al teatro di Tor Bella Monaca

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Tra gli italiani sono da segnalare Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Marcello Fois, Marco Malvaldi, Dacia Maraini.
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Corriere della Sera, 20.11.2012
Il piccolo fratello
Il privilegio di leggere il proprio necrologio
L'addio alla scrittura di Philip Roth: annuncio da società dello spettacolo

Non si erano mai visti dei necrologi in vita: ci sono i coccodrilli, d'accordo. Ma pur essendo scritti prima, vengono pubblicati post mortem. Philip Roth invece, dopo aver annunciato la sua uscita dalla scena letteraria, ha avuto il privilegio (o il dispiacere) di leggere i suoi necrologi, perché molti giornali ne hanno pianto l'addio come fosse defunto, abituati a leggere un anno sì e l'altro pure un suo nuovo romanzo. Qualcuno si chiederà che bisogno avesse Roth, alla bella età di quasi ottant'anni, di dichiarare: «Sono stanco, smetto di scrivere». Intanto, deve aver capito che il Nobel non glielo daranno più. Ma il fatto è che negli ultimi vent'anni Roth ha sfornato una quindicina di romanzi (tra cui Patrimonio, Pastorale americana, La macchia umana, L'animale morente?). Solo Camilleri, in questo decennio, è riuscito a stargli dietro (anzi, davanti) nel rapporto tra età ed energia produttiva.
[...]
Paolo Di Stefano
 
 

Il Fatto Quotidiano, 21.11.2012
"Vecchi democratici" con nuove idee
Il manifesto degli intellettuali per risollevare il paese, dalla giustizia alle televisioni con un maggiore coinvolgimento della società civile

In tempi di rottamazione, vera o presunta, si definiscono “democratici della terza età”. E si rivolgono ai giovani, a cui offrono idee per ricostruire “l’Italia ridotta in macerie”. La possibile via per la rinascita è un programma che vale anche come un appello: il “Manifesto dei vecchi democratici”, a firma di Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack, Mario Alighiero Manacorda, Adriano Prosperi e Barbara Spinelli. Uscirà sul numero di MicroMega in edicola da domani. E rappresenta una base da cui (ri)partire: per i giovani, “a cui chiediamo di realizzare una lista della società civile, intenzionata ad allearsi con tutte le forze che condivideranno gli elementi essenziali di un programma democratico”. Tante soluzioni per una possibile alternativa: “Non un nuovo partito, ma uno strumento a geometria variabile, solo per questa tornata elettorale”. Una lista di candidati “che non abbiano mai ricoperto cariche politiche, e che non abbiano mai avuto a che fare con la giustizia”. Così auspicano gli autori: dall’età importante (“il meno giovane di noi ha 98 anni, il più giovane 66”) ma con tanta voglia di una svolta, “nella fedeltà alla Costituzione”.
RIFORMA ISTITUZIONALE
Il Parlamento disegnato nel Manifesto è molto più snello e non ammette privilegi o lussi. Quindi: una sola Camera effettiva, con un’altra con compiti di difensore civico, formata per metà dai sindaci delle principali città. Drastica riduzione dei parlamentari, e limite massimo di due mandati. Poi la scure: abrogazione di tutti i privilegi legali (anche per gli ex), tranne l’assenso all’arresto. Una “rigorosa legge” sul conflitto d’interessi, eterna promessa mai mantenuta dal centrosinistra. E cura dimagrante anche per gli enti locali, con drastiche restrizioni al ricorso alle consulenze e limite “ancora più radicale” per le auto blu.
GIUSTIZIA
Primo obiettivo, cancellare gli orrori di berlusconiana memoria: ovvero, abrogazione di tutte le leggi ad personam. Ma anche il presente nel segno dei tecnici è opaco; e allora, riscrittura della legge anticorruzione appena approvata, e reintroduzione della precedente legge sul falso in bilancio. Poi, diverse novità: introduzione dei reati di traffico d’influenza (traducibile con il fatto di promettere, offrire o procurare, direttamente o indirettamente, qualsiasi vantaggio indebito), e auto riciclaggio; divieto per i magistrati di candidarsi a cariche elettive, con obbligo di dimettersi prima della candidatura. Il Manifesto invoca quindi l’ampliamento del reato di concorso esterno ad associazione mafiosa, e "una riforma radicale della giustizia amministrativa, oggi di nomina politica". Ma per una giustizia migliore servono norme più razionali e meno burocrazia. E allora, gli autori chiedono l’abrogazione delle leggi attuali su droga e clandestinità, "che intasano le carceri", e la depenalizzazione del reato per gli assegni a vuoto, per cui invece si chiede la responsabilità delle banche. Mentre vanno semplificate le procedure di notifica, di cui deve essere garantita solo la ricezione da parte dell’imputato, o del suo avvocato.
LAVORO
La prima urgenza è il contrasto a tutte le forme di precariato, anche usando norme già sperimentate nel resto d’Europa, per fermare fenomeni sempre più diffusi di “para-caporalato”. La seconda è il rispetto dei diritti sindacali in ogni azienda, con una più dettagliata definizione del comportamento antisindacale. Infine, referendum obbligatorio per ogni accordo contrattuale nazionale o aziendale.
FISCO
La priorità, ovviamente, è la lotta all’evasione. Da incrementare, innanzitutto prendendo idee "dalle migliori leggi dei paesi più efficienti nel combatterla". Si chiede l’arresto per i casi di gravità medio-alta. E si invocano nuove regole: dall’obbligo di denunciare nella dichiarazione dei redditi tutti i conti correnti, le cassette di sicurezza "e qualsiasi altra forma di patrimonio", sino al divieto di avere conti in paesi che non garantiscano interventi o rogatorie in armonia con le leggi italiane. Diventa reato l’intestazione fittizia di proprietà, a singoli e società. Poi, un cambio d’impostazione: diminuzione del carico fiscale sui ceti medi, con conseguente, forte aumento delle tasse per benestanti, ricchi e "straricchi".
TELEVISIONI
L’obiettivo è la liberalizzazione dell’etere, con una vera legislazione antitrust, sul modello delle più severe leggi europee. Poi, rafforzamento della televisione pubblica, per farne “una Bbc prima maniera”.
SCUOLA
Il punto di partenza è il primato della scuola pubblica, nel rispetto della Costituzione che esclude "oneri per lo Stato" a vantaggio delle scuole private. Quindi, una riforma dei vari ordini e gradi, imperniata "sulla serietà e sulla difficoltà degli studi". Ma la scuola del Manifesto deve soprattutto rimettere al centro la competenza: serve "un sistema di concorsi che per la prima volta privilegi il merito, con ampia presenza di commissari internazionali, visto il livello irrimediabile di nepotismo o scelte per amicizie".
SANITÀ
Si chiede ai medici di effettuare una scelta radicale tra professione privata e lavoro nel settore pubblico. E si auspicano concorsi internazionali per le cariche mediche e amministrative. Poi, il tema del rapporto tra diritti e salute: abrogazione dell’obiezione di coscienza per l’aborto, testamento biologico e leggi sul fine vita "in linea con i più avanzati paesi europei".
a cura di Luca De Carolis
 
 

Comune di Paternò - Assessorato alla cultura, 21.11.2012
"Dialoghi su cinema e letteratura". Interviste ai personaggi
Dibattito-presentazione e proiezione del film "La scomparsa di Patò", a Paternò il 27 novembre alle ore 18.30 nella Biblioteca Comunale.

Il film tratto dall'omonimo libro edito da Mondadori e scritto da Andrea Camilleri, che di recente ha trionfato al Festival di Toronto, verrà dibattuto e proiettato a Paternò, con Rocco Mortelliti, il celebre attore Nino Frassica ed altri ospiti illustri. Il regista annuncerà da Paternò che il film verrà trasmesso dalla Rai. Il dibattito è coordinato dal giornalista Salvo Fallica. Il sindaco Mauro Mangano ha creduto da subito nel progetto culturale: "E' un evento prestigioso, che stiamo organizzando con entusiasmo intellettuale. Crediamo nell'idea di una cultura che sia linfa vitale di una comunità. Sarà un dialogo di alto profilo. Ho avuto modo di conoscere Frassica, è ironico e colto allo stesso tempo. L'evento proietta l'immagine della città all'esterno, è una dimensione alta e popolare allo stesso tempo, democratica". L'ideatore culturale dell'evento, Salvo Fallica, spiega: "L'idea è quella di una cultura al di fuori di steccati e schemi precostituiti, una cultura libera e aperta. In questo caso il film oltre al suo grande valore è anche un modo di riflettere in maniera dinamica sul libro di Camilleri, un testo di successo e di qualità, che è sciasciano e pirandelliano al tempo medesimo. Un testo che si inserisce, innovandola, nella grande tradizione letteraria siculo-europea, scritto con l'ironia critica che caratterizza l'opera di Andrea Camilleri". Il film di Mortelliti rispecchia la filosofia culturale, il contesto storico-sociale che vi è nel testo e nella trasposizione cinematografica riesce a rendere la vitalità del linguaggio camilleriano. Proponendo anche una varietà originale di interpretazioni dei dialetti apportata dal contributo di diversi attori siciliani presenti nel film, fra i quali il paternese Giovanni Calcagno.
 
 

Corriere TV, 22.11.2012
Noi, scrittori della provincia
Camilleri e Malvaldi presentano «Capodanno in giallo»
Andrea Camilleri e Marco Malvaldi intervistati da Antonio D'Orrico. Insieme, sono tra gli autori del libro «Capodanno in giallo» (Sellerio).

A. D'Orrico - Pulsemedia
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 22.11.2012
I gialli di Capodanno: Camilleri e Costa indagano al veglione

Dopo il Natale in giallo, a distanza di un anno, eccovi servito il Capodanno marcato Sellerio: un 31 dicembre tutto particolare, affollato da alcuni degli investigatori più popolari della scuderia editoriale palermitana: dall'Amedeo Consonni, il pensionato irresistibile di Francesco Recami a Rocco Schiavone, poliziotto chandleriano di Antonio Mancini, dall'imprevedibile Kati Hirschel della scrittrice turca Esmahan Aykol, al toscanaccio Massimo di Marco Malvaldi: dulcis in fundo, i siculi Salvo Montalbano dell'infaticabile Andrea Camilleri e Enzo Baiamonte, l'elettrotecnico detective di Gian Mauro Costa ("Capodanno in giallo", 272 pagine, 14 euro, da oggi in libreria). Per entrambi i beniamini isolani, un Capodanno all'insegna del veglione: cosa si potrebbe immaginare, per i due, di più urticante e improbabile? Eppure, e questa è stata la sfida raccolta dai nostri due scrittori, il commissario di Vigàta e lo specialista di delitti di quartiere sono costretti a varcare la soglia di casa spinti incoercibilmente da motivazione sentimentale.
"Una cena speciale" di Camilleri è una variazione sul tema, nato dalla costola, verrebbe da dire dall'olio bollente, degli arancini di Adelina, quelli appunto al centro di un racconto precedente ed eponimo. Questa volta sembra che sia stata ordita una congiura ai danni dei succhi gastrici del poliziotto, alle prese con un latitante minaccioso.
Dal canto suo, Enzo Baiamonte, in forza di sempre più vischiosi vincoli famigliari, si trova in un locale pubblico di Baida, a rischio di choc anafilattico, allergico com'è a rituali chiassosi. Baiamonte si ritrova a incrociare lo sguardo di una signora bruna, sulla quarantina, che lo fissa insistentemente, fino a quando, nell'antibagno, i due si trovano faccia a faccia: «Caro mio - lo apostrofa la femme fatale - tu mi hai rovinato la vita. E adesso vedi se riesci a salvarmi il culo». La frase ha l'effetto di un "apriti Sesamo" nella memoria di Baiamonte.
Salvatore Ferlita
 
 

Micromega, 22.11.2012
Vendola, Puppato e Tabacci: “Sì alle matricole per gli agenti”
Aumentano le adesioni e la petizione irrompe nelle primarie: ecco il sì di Vendola, Puppato e Tabacci. Intanto arriva il sostegno anche di Andrea Camilleri e Moni Ovadia, i quali si aggiungono a Fo, Hack, Celestini, Rodotà, Lerner, Vattimo, Serra, De Magistris, Carlotto, Guzzanti, Rea e tanti altri.
Giacomo Russo Spena, Giuseppe Montalbano

“Una battaglia di civiltà”, “Una misura logica per tutelare le stesse forze dell’ordine”, “Una questione democratica”. La petizione per introdurre i numeri identificativi sui caschi e le divise della polizia in assetto antisommossa assume sempre più significato, irrompe anche nelle primarie del centrosinistra. Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci sottoscrivono con convinzione la campagna. E poi l’adesione di giornalisti, uomini dello spettacolo, artisti, intellettuali, scrittori, altri politici: Andrea Camilleri, Moni Ovadia, Dario Fo, Margherita Hack, Ascanio Celestini, Stefano Rodotà, Gad Lerner, Gianni Vattimo, Michele Serra, Luigi De Magistris, Massimo Carlotto, Sabina Guzzanti rappresentano solamente qualche esempio.
[…]
FIRMA L'APPELLO Numeri identificativi per la polizia in antisommossa
 
 

l’Unità, 22.11.2012
L’iniziativa
L’irresistibile ascesa del giallo
Con Camilleri l’Unità inizia la promozione ebook
”La pazienza del ragno” a un euro e 99 è il primo dei dodici titoli della collana in vendita sul nostro sito. Un libro che ha contribuito a fare uscire dalla nicchia questo genere

Ci sono dati che, nella loro rilevanza statistica, sono più eloquenti di qualunque discorso; i dati di una classifica di vendita, ad esempio.
Siamo andati a guardare per questa occasione la classifica dei romanzi più venduti della scorsa settimana e, fra i primi 50 (classifica GFK), abbiamo trovato dieci titoli classificati sotto il genere «thriller e gialli». Ovviamente uno storico o un critico della letteratura avvertito ci direbbe che thriller e gialli non sono esattamente la stessa cosa - che uno rimanda più alla tradizione americana della suspense e l'altro alla tradizione europea della detection.
Di certo, però, fatte salve queste distinzioni, dobbiamo prendere atto che se un libro su cinque, di quelli più venduti, è un giallo (chiamiamolo così, un po' più all'italiana), e pubblicato da uno spettro di editori che va da Sellerio a Rizzoli a Longanesi a Newton Compton ed Einaudi o Bompiani, allora questo genere non può essere liquidato come un puro fenomeno para-letterario o sub-letterario, ma come un'espressione molto significativa del mondo di cui siamo parte. Quando si sono introdotti nel mercato europeo, questi libri sembravano aver bisogno di un segnale di riconoscimento (ad uso dei lettori), o forse di uno stigma (ad uso dei palati più puristi): il giallo delle copertine Mondadori, che ha dato il nome al genere tout court; il nero della Série Noire di Gallimard. Oggi, questi volumi non hanno quasi più un aspetto editoriale diverso: hanno le copertine di tutti gli altri, il formato di un libro letterario qualsiasi, la carta non meno dignitosa. Hanno conquistato, insomma, la dignità del romanzo a pieno titolo, senza essere relegati nella nicchia del «genere» commerciale.
La storia letteraria del '900 italiano ha ampiamente contribuito a tutto questo; autori come Gadda, Sciascia, Eco hanno mostrato una volta per tutte come il giallo possa essere una forma che non esclude né la ricerca linguistica, né l'impegno civile, né l'approfondimento psicologico, né la sostanza filosofica. Anzi, autori come Eco o Tabucchi hanno più volte sostenuto che il giallo esprime quel meccanismo della congettura, quel ragionamento per ipotesi che è alla base di tutta la nostra conoscenza, o almeno di quella creativa - e per questo ci appassiona e ci fa sentire a nostro agio: un giallo è logico, consequenziale, in questo (dico io) rassicurante. I gialli, per quanto spazio lascino alla violenza e all'imprevisto, si muovono entro i confini della ragione, e danno un posto, una collocazione, all'irrazionale che talvolta esplode nelle nostre società.
Perché un giallo è innanzi tutto, a parere di chi scrive, un piccolo esercizio sociologico, un'interrogazione sulla devianza, sull'ingiustizia, sui modi possibili in cui il delitto può esprimersi e il mondo può fargli spazio, o dargli copertura, o rendergli onore, ahimè. Un giallo, in modo indiretto e finzionale, è per sua natura una denuncia. Lo sapeva bene il regime fascista, che aveva in odio chi scriveva gialli ambientati in Italia e costringeva gli autori (si pensi a Scerbanenco) a collocare le loro storie all'estero: perché un giallo, per quanto commerciale lo si ritenga, esprime una visione sociale che non idealizza l'esistente ma ne mette in luce le ombre, i corto circuiti. Un giallo a suo modo scredita il mondo che rappresenta - ma non tanto l'assassino o il colpevole, quanto il mondo intorno all'assassino o al colpevole, quel mondo che non ha saputo impedirne la crescita, l'azione, l'espressione.
I romanzi di Camilleri - con cui «L'Unità» ha deciso di iniziare la sua promozione - esprimono molto chiaramente questo tratto. Con tutta la bonomia di cui il commissario Montalbano è capace, il malaffare mafioso è sempre in primo piano, ed è un malaffare spesso fatto di connivenze, non solo di isolati anti-eroi cattivi di cui fare giustizia. O i romanzi di Fois, dove appalti e rituali fanno spesso tutt'uno nella tessitura di un universo sociale misterioso e delittuoso. O - per oltrepassare i confini, pur restando dentro i margini del cosiddetto noir mediterraneo - pensiamo alla polizia corrotta della Marsiglia di Jean-Claude Izzo e alla corruzione dilagante dell'Atene di Markaris, nel cui ultimo romanzo l'assassino è un esattore, sorta di angelo sterminatore che punisce chi non paga le tasse.
In questa capacità di intrattenere denunciando, di far evadere ma sempre restando coi piedi ben piantati in terra - in una terra tutta umana, di ingiustizie e debolezze - sta la forza straordinaria del noir e forse anche la ragione del suo rinnovato successo oggi, in un'epoca in cui il senso della giustizia vacilla e quello della minaccia sociale si rafforza.
Chi pensasse che il mondo del giallo è un mondo per sua natura semplicistico sbaglierebbe, perché già solo gli esempi citati (senza bisogno di risalire a Sciascia) mostrano per lo meno quanto sia labile il discrimine fra giustizia e verità o fra giustizia e legge. Si può applicare la legge senza essere del tutto giusti (perché troppo poco umani) o, viceversa, scegliere una strada giusta pur sapendo che non approderà per forza a tutta la verità.
L'unico conforto certo che i gialli ci danno - e non è poco - è il conforto dell'intelligenza, il vantaggio di chi sa. Chi legge, capisce. E questo basta per farci continuare ad aspettare nuovi Simenon, nuovi Scerbanenco, nuove Highsmith e ancora tanti romanzi di Camilleri.
Anna Maria Lorusso

Un Camilleri così giallo non l'avete mai visto...
La pazienza del ragno di Andrea Camilleri è il primo titolo della nostra collana «Giallo digitale»: dodici romanzi di grandi autori in offerta a solo un euro e 99 centesimi sull’ebookstore de l’Unità ebook.unita.it.
Ha raccontato l’autore: «Stavo scrivendo un racconto, intitolato, appunto, La pazienza del ragno, che si attaccava esattamente nel momento in cui Montalbano veniva ricoverato in ospedale, nel Giro di boa. Questo racconto cominciava a starmi stretto, e allora lo portai a termine come romanzo. Non ci saranno cadaveri, ma ci sarà la continuazione della crisi di Montalbano».
Da Sciascia a Simenon a Scerbanenco: l’ebookstore de «l’Unità» mette in vendita dodici libri per dodici giovedì, gialli scritti da autori che hanno fatto la storia del genere.
In più, un concorso in collaborazione con il servizio di self publishing Narcissus che premierà il libro giallo di un autore indipendente inserendolo all'interno della promozione come ultima uscita. Solo sull’ebookstore de «l’Unità» il primo e unico premio dedicato agli ebook in Italia.
 
 

Corriere del Veneto, 23.11.2012
Topalbano e Cavazzano
Il maestro veneziano trasforma le storie di Camilleri in fumetto
Francesco Verni
Cliccare qui per leggere l'articolo in pdf (con l'anticipazione di una tavola disegnata da Cavazzano)
 
 

Arezzo Notizie, 23.11.2012
“Terra senza promesse”: storie vere di migranti raccontate con parole e musica

"Terre senza promesse": quattro giorni di parole e musica al teatro Pietro Aretino il 27, 28, 29 novembre alle ore 11 e il 30 novembre alle ore 9.30.
L'iniziativa, realizzata in collaborazione con officine della Cultura e Libera Accademia del Teatro, con il patrocinio della Fondazione Centro Astalli, propone un'interpretazione particolare del tema 2012 della Festa della Toscana "Una storia, tante diversità: ancora in viaggio". Un "viaggio" inteso come l'abbandono della propria terra verso una speranza di vita dignitosa e l'approdo in una Toscana aperta ed accogliente, esempio di civiltà e di democrazia, pronta ad incontrare tradizioni e culture diverse da "contaminare" con le proprie per la costruzione di una società multiculturale coesa.
L'iniziativa è inserita in un progetto più ampio del Comune di Arezzo sulla presenza di un numero consistente di rifugiati politici nel territorio aretino, co-finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
"Celebriamo la Toscana come terra di accoglienza – ricorda l'assessore Stefania Magi. Una terra dove già nel 1500 il granduca Ferdinando di Lorena garantiva con la costituzione livornina, la libertà religiosa e politica agli stranieri. Una tradizione che la nostra Regione continua rifiutando i centri di identificazione ed espulsione ed accogliendo i rifugiati in piccole comunità. Ed una tradizione anche di rifiuto della paura come approccio alla diversità. Perché la paura ci porta ad isolare le persone e l'isolamento, l'emarginazione, può renderle veramente pericolose. Un'accoglienza intelligente le rende autonome e risorse per la comunità. Ad Arezzo per la festa Toscana, gli studenti delle nostre scuole superiori conosceranno i rifugiati, storie di persone costrette a migrare da persecuzioni e pericolo di vita, la cui accoglienza è sancita da convenzioni internazionali. E il teatro è lo strumento dell'incontro".
Nei quattro giorni di lettura/spettacolo, ci saranno musiche dal vivo curate dall'Orchestra Multietnica diretta da Enrico Fink e testimonianze video di donne rifugiate accolte nel territorio aretino raccolte da Gianni Micheli.
Massimo Ferri di Officine della Cultura: "grazie alla collaborazione con il Centro Astalli di Roma, abbiamo la possibilità di dar voce a queste persone, costrette loro malgrado a lasciare la loro casa, il loro paese, la loro famiglia per ricominciare da zero in una terra straniera. Queste storie sono state inserite in una partitura di parole e musica e proposte alle scuole aretine per far conoscere le situazioni da cui provengono rifugiati e richiedenti asilo, per favorire una maggiore disponibilità al confronto, all'ascolto e alla conoscenza, elementi che fanno diminuire la diffidenza e la paura dello 'straniero'".
I testi, tratti da storie vere, sono scritti da Andrea Camilleri, Ascanio Celestini, Erri de Luca, Stefano Massini, Nicola Salemi.
Li leggerà Andrea Biagiotti di Libera Accademia del Teatro: "sono sette storie che, pur con spunti di ironia, hanno come caratteristica la crudezza e la drammaticità di queste situazioni. Una la racconteremo a due voci, in italiano ed in arabo, insieme ad un ragazzo palestinese. L'auspicio è che la nostra non sia una 'terra senza promesse'".
[…]
 
 

Il Tirreno, 23.11.2012
La variante del pollo

Renato de Rosa ha scritto un nuovo libro: «La variante del pollo (come fare bella figura senza avere mai letto un libro», edizione Mursia. Si tratta di una raccolta scherzosa di 32 racconti scritti nello stile dei maggiori scrittori italiani contemporanei. Ogni racconto fornisce la sua risposta, da quella di Baricco a quella di Camilleri, tutte inventate ed ironiche. La prima presentazione si terrà a Marina di Carrara, domani alle ore 18.15 presso l’associazione Carrara Club Burraco e Bridge, in via Volpi 34.
 
 

Il Sole 24 Ore, 25.11.2012
Posacenere

L’avvento della telematica nel disbrigo delle pratiche burocratiche farà scomparire le file alle poste o in altri uffici pubblici? Renderà tutto meno complicato? Nutro qualche dubbio, leggendo quello che ha dovuto fare una povera signora che, avendo una pensione di 1001 euro, per quell’euro in più ha dovuto sottostare alle nuove regole aprendo un conto corrente bancario. A ogni modo, qui, paradossalmente se volete, vorrei ricordare che spesso, durante quelle file, si socializzava, ci si lamentava dei propri malanni, ci si compativa a vicenda, ci si sfogava e si rientrava a casa più distesi. Fu nel fare una fila interminabile che i miei amici Mario e Giuliana si conobbero, si innamorarono, si sposarono ed ebbero una vita felice.
Andrea Camilleri
 
 

25.11.2012
Andrea Camilleri, Angelo Canevari. Storia di un'amicizia

Sarà in libreria il 28 novembre 2012 Andrea Camilleri, Angelo Canevari. Storia di un'amicizia (Skira), una raccolta di scritti di Camilleri su Canevari presenti su riviste di settore, cataloghi di mostre ed esposizioni, etc.
Con una conversazione sull'arte di Canevari e le foto di Giacomo Cannata.
 
 

Libreriamo, 25.11.2012
In ''Una voce di notte'' di Andrea Camilleri ritorna il commissario più amato della letteratura
Pubblichiamo la recensione di Arcangela Cammalleri, che con passione e devozione letteraria, racconta l’ultima avventura del commissario Montalbano

L’affezione per i libri di Andrea Camilleri e in maggior misura per quelli con Montalbano è rinnovata ad ogni uscita editoriale, è come un immancabile appuntamento al quale tutti gli appassionati non sanno rinunciare. Il legame creatosi tra l’autore e i suoi lettori è una dipendenza ormai basata sulla reciproca fedeltà e a nulla può valere, a volte, la voce dissonante di certa critica pelosa che cova una sotterranea invidia verso chi sfugge ad ogni catalogazione ed è nel cuore dei fedelissimi, a prescindere.
Fatta questa premessa è quasi pleonastico parlare della trama di “Una voce di notte” (Sellerio, 2012) dove, come da codice deontologico di un giallo, in questo caso, è il furto degli incassi di un supermercato in odore di mafia a far scatenare dei delitti e le relative indagini del commissario Montalbano. Per inciso, questo romanzo è stato scritto, annota Camilleri, diversi anni fa. Le avvisaglie funeste dell’età che avanza in Montalbano, le sue ormai proverbiali liti con Livia, le sue reiterate ubbie…insomma il Montalbano d’annata è qui già scolpito e suggellato. Il nostro poliziotto, burbero e per certi versi teatrante, s’impantana in fantasiosi soliloqui, s’interroga sui precipizi dell’età in bilico tra come eravamo e come siamo: prenderne atto è un atto di coraggio e consapevolezza. Se la mente del commissario di Vigàta può perdersi in elucubrazioni senescenti e la sua intensa immaginazione confondersi in oniriche visioni, l’acume investigativo sorveglia le sue intuizioni e le sue mosse strategiche non sempre ortodosse.
Il romanzo, tra virgolette, è l’ennesimo pretesto camilleriano per costruire una storia basata su connivenze malsane tra poteri contrapposti, politica e mafia – “meno politici ci trasivano nella facenna e meglio era. Saribbiro stati capaci di vanificari tutto il travaglio fatto” –, ma con fini allineati. Le mistificazioni e il malaffare di chi dovrebbe far rispettate la legge, i superiori questori… che si muovono con ipocrita cautela, con i piedi di piombo per non calpestarne altri, e demandano le personali responsabilità: è l’eterno gioco perverso di chi vuole millantare una verità fasulla.
Il trittico operativo del commissariato di Vigàta formato da Montalbano, Mimì e Fazio, senza dimenticare l’immarcescibile Catarella, è una riuscita e spesso acuta caratterizzazione di personaggi. Le battute di rimando d’interrogatori quando mai singolari; taluni colpi ad effetto del commissario; il ritmo narrativo lento e raramente scosso da scene d’azione; sono alcuni dei tratti distintivi della narrativa noir di Camilleri.
“Una voce di notte” sembra nel titolo una parodia della canzone napoletana Voce ’e notte, ma allude in modo truffaldino e istrionesco ad un escamotage del commissario per far cadere nella rete il sospetto assassino iniettandogli il veleno corrosivo del ricatto. In questo romanzo le reminescenze letterarie o cinematografiche, i riferimenti ad atmosfere da thriller nel periodo del gangsterismo americano di memoria hollywoodiana intercalano il racconto.
Come si sono espressi già altri lettori, i libri dello scrittore, siciliano doc, presentano un solo difetto: l’appagante lettura di ogni suo romanzo è inficiata dal pavor finis di esso. Si vorrebbe ancora dilazionare le pagine per continuare questo ludico intermezzo letterario.
Arcangela Cammalleri
 
 

27.11.2012
Andrea Camilleri per i bambini ipovedenti

Si terrà il 12 dicembre 2012 a Bergamo una serata di beneficenza dedicata a Santa Lucia, protettrice della vista e, da quelle parti, figura molto amata dai bambini, ai quali la notte tra il 12 e il 13 dicembre porta doni e regali.
Andrea Camilleri farà parte della catena di solidarietà con un racconto inedito, Tonino Vistalunga, che sarà letto in pubblico da una attrice.
Il ricavato andrà a sostegno di ARLINO ONLUS (Associazione di Ricerca a Livello Infantile e Adolescenziale di Natura Oculare), un’associazione che opera presso l’Ospedale Maggiore di Bergamo a favore dei bambini ipovedenti.
È possibile che i testi letti nella serata (fra i quali anche Giacomo e Maria di Annalisa Gariglio) vengano raccolti in futuro in una pubblicazione.
 
 

Corriere dell'Irpinia, 27.11.2012
La cultura del Corriere
Camilleri e la dignità del dialetto

Il lavoro della giovane filologa irpina, Mariantonia Cerrato, “L’alzata d’ingegno” Franco Cesati editore, euro 22, è il frutto di un impegno intelligente e appassionato che si colloca all’incrocio tra letteratura, sociolinguistica e dialettologia.
La molla della sua ricerca è stata la forza dei dialetti, poiché essi testimoniano la nostra storia e riescono ancora ad influenzare la produzione letteraria. In particolare, i romanzi di Camilleri hanno suscitato nella Cerrato un forte interesse per il successo riscosso negli ultimi anni.
“La produzione di Camilleri- così afferma la linguista- merita, a mio giudizio, di essere riscattata dalla diffidenza che in genere si ha nei confronti del dialetto e di quelle opere letterarie più o meno dialettali che per secoli non hanno ricevuto la dovuta attenzione linguistica.”
Il punto di partenza del lavoro è innanzitutto che bisogna evitare di identificare tali romanzi come dei testi letterari unicamente e interamente dialettali, quando invece sono testi compositi, per la presenza di elementi dialettali e italiani – che a volte sono ben distinti, altre volte in netta interferenza – e di registri diversi.
“Bisognerebbe capire bene- si chiede la Cerrato- perché la mancanza di un’approfondita analisi linguistica dei romanzi camilleriani indichi disinteressamento da parte degli studiosi italiani. Perché al giorno d’oggi sono tanti gli articoli di giornale e le interviste che si occupano del fenomeno Camilleri, ma pochissimi i saggi analitici sulla sua lingua?”.
A suo modo, continua l’autrice, Camilleri ci informa sullo stato linguistico dell’Italia, sui suoi usi linguistici e sulle modalità comunicative, soprattutto attraverso le forme dialogiche e attraverso la presentazione di personaggi che interagiscono in situazioni concrete in un siciliano artificioso e non-reale.
Quale operazione letteraria compie lo scrittore attraverso la scelta di un codice piuttosto che di un altro?
Il percorso per trovare la risposta si articola in due parti: nella prima la Cerrato affronta lo scrittore Camilleri e le sue opere, mentre nella seconda analizza brani tratti dai romanzi di Montalbano e dai romanzi storici di Camilleri.
Non tutti conoscono a fondo la personalità e il talento poliedrico di Camilleri, e questo libro ci aiuta a farlo. E’ poco noto, ad esempio, come solo in seguito all’ardua ricerca della sua personale forma espressiva, egli abbandoni la radio, il teatro, la televisione per dedicarsi interamente alla scrittura, con la nascita del fortunato personaggio di Montalbano e degli altri personaggi. E’ questo il momento in cui questo nuovo dialetto, questa lingua geniale, vera e insieme inventata, si impone all’attenzione di tutti.
Nel libro, non a caso, vengono presentate le principali nozioni della sociolinguistica, riguardanti il repertorio linguistico in Sicilia.
Innanzitutto, l’autrice analizza la distribuzione di italiano e dialetto a livello nazionale, grazie ai dati delle indagini ISTAT e Doxa ed espone i risultati della importante indagine svolta in Sicilia dall’Osservatorio Linguistico Siciliano, pubblicata nel 1990. Quindi prende in considerazione solo la dimensione diatopica del repertorio linguistico in Sicilia, ovvero l’italiano regionale e il dialetto siciliano, con l’ elenco attento dei tratti più rilevanti di questi due codici, suddivisi in base all’appartenenza al livello fonetico, morfosintattico, lessicale.
Molto audace e innovativa è la seconda parte della ricerca, nella quale si applicano ai romanzi di Camilleri alcuni dei concetti teorici introdotti nella prima parte. In particolare vengono analizzate delle porzioni di testo tratte dai romanzi di Montalbano e dai romanzi storici.
Dopo una breve premessa, la linguista Cerrato passa all’analisi linguistica dei brani o dei dialoghi estratti dai numerosi romanzi appartenenti alla serie di Montalbano.
In primo luogo, ella vuole evidenziare la variazione dei tratti linguistici in relazione ai protagonisti dei romanzi, in particolare Montalbano e Catarella. Perciò mette in rilievo le competenze dei parlanti, il loro repertorio linguistico e l’effettivo uso delle varietà presenti al suo interno. Di seguito analizza la lingua di Camilleri in relazione alle varie tipologie di testi ricorrenti in questi romanzi: la voce dell’io narrante, i pensieri, i monologhi, il parlato dialogico o il parlato/pensato e lo scritto dei personaggi.
A leggere con attenzione, si coglie come l’analisi sia tesa a rilevare i tratti dell’oralità, dell’italiano parlato, dell’italiano di stranieri e di altre lingue straniere.
L’autrice affronta verso la fine l’analisi dei romanzi storici di Camilleri, partendo prima dell’analisi delle lettere e dei documenti ufficiali, poi della corrispondenza privata e, infine, degli articoli di giornale.
“I testi selezionati- sottolinea la Cerrato- presentano diverse varietà di lingua: italiano ottocentesco, italiano letterario, italiano burocratico, italiano ecclesiastico, italiano di stranieri, italiano colloquiale, italiano regionale, italiano popolare e dialetto. Particolare rilevanza ha avuto anche la scrittura dei semicolti.Tutti i testi sono stati analizzati in base alle loro caratteristiche testuali, lessicali, stilistiche e morfosintattiche. Inoltre, si è messo in relazione ogni varietà di lingua con il relativo scrivente al fine di comprendere l’operazione letteraria compiuta da Camilleri”.
Nell’ultimo capitolo sono infine discussi gli usi contemporanei del dialetto e la sua rivalutazione ai fini artistici ed espressivi nel teatro, nel cinema e nella televisione.
Molto interessante, in appendice è il Glossario accluso al romanzo “Un filo di fumo”, preceduto da una breve introduzione. Esso si impone alla nostra attenzione per la selezione che Camilleri ha operato nel compilarlo, scegliendo i vocaboli, le espressioni e i proverbi esclusivamente siciliani, e, quindi non comprensibili per la maggior parte degli italiani.
Un lavoro arduo e impegnativo, dunque, questa ricerca: “L’ alzata d’ingegno”, con eccellenti risultati.
La ricerca della Cerrato è destinata a lasciare un segno non solo per il rigore che la caratterizza in ogni punto, per la chiarezza del linguaggio e l’approfondimento critico delle fonti, ma anche per la dignità che restituisce al dialetto. Senza dimenticare che apre una nuova pista di indagine, di carattere scientifico, nei confronti di uno dei più bravi e fortunati autori italiani di questi anni.
Franco Festa
 
 

Libreriamo, 27.11.2012
Lorenzo Rosso, ''Ho raccolto in un libro le mie chiacchierate con il maestro Camilleri''
L’autore de “Una birra al Caffè Vigàta” parla dell’opera, frutto delle lunghe conversazioni avvenute nel corso degli anni con Andrea Camilleri, sottolineando l’emozione di essere a stretto contatto con uno dei più celebri scrittori a cavallo dei due secoli

Milano - “Mi piace in maniera straordinaria sentire i suoi racconti e ascoltare le sue opinioni sugli argomenti più disparati. Ogni volta riesco a riempire block notes di appunti… e ad arricchirmi culturalmente”. E’ quanto affermato da Lorenzo Rosso, giornalista torinese autore de “Una birra al Caffè Vigàta” (Imprimatur editore), il libro che racchiude i diversi incontri ed interviste realizzate con Andrea Camilleri. Da semplici chiacchierate a interviste, realizzate anche assillando il celebre autore siciliano, Lorenzo Rosso spiega la sua emozione nel trovarsi a stretto contatto con uno dei più celebri scrittori a cavallo dei due secoli. Il libro contiene un racconto inedito del creatore del Commissario Montalbano.
Cosa ha rappresentato, per lei, prendere contatto con uno dei più celebri scrittori italiani?
Ho conosciuto Andrea quasi vent’anni fa, ad Agrigento, nella galleria d’arte di Rosetta Romano, un’intellettuale siciliana che all’epoca pubblicava a proprie spese un’elegante rivista di cultura, “Sintesi”, che periodicamente ospitava scritti di Camilleri. Considerando che non sono siciliano ma di origine piemontese, confesso che la prima volta che lessi un racconto di Camilleri sulla rivista, ebbi non poche perplessità circa quel suo modo di scrivere. E ricordo che fu proprio Rosetta Romano a spiegarmi che quello era “il suo modo di raccontare” e alla prima occasione me lo presentò. Da allora ho iniziato a seguirlo attraverso tutti i suoi interventi e a frequentarlo, qualche volta anche assillandolo (ahimè!) con le mie interviste.
Cosa l’ha colpita di Camilleri, sia come uomo sia come scrittore?
Mi ha colpito venire a sapere che per tutta la vita si è dedicato alla scrittura nelle varie forme, ma che solo in età avanzata, se non erro a 72 anni “suonati”, ha iniziato ad avere quel successo letterario che si merita. In sostanza se uno crede fermamente nelle cose che fa, prima o poi otterrà, se non il successo, almeno il riconoscimento ufficiale delle proprie fatiche!
Quali sono state le sue emozioni? Cosa le hanno lasciato questi incontri?
Ogni incontro con Andrea è sempre un’emozione. A volte mi è capitato di andarlo a trovare nella sua casa romana a due passi dalla Rai, oppure nell’appartamento siciliano nel centro storico di Porto Empedocle. Il più delle volte, però, l’ho incontrato, per l’appunto, al mitico “Caffè Vigàta” dove tra i tavolini di quel bar è nato questo libro-intervista. Mi piace in maniera straordinaria sentire i suoi racconti e ascoltare le sue opinioni sugli argomenti più disparati. Ogni volta riesco a riempire block notes di appunti… e ad arricchirmi culturalmente.
Come le è sembrato Camilleri nel corso dei vari incontri?
Va detto che Il libro – intervista (che è pure uscito in Germania con il titolo Cafè Vigàta” pubblicato da Lubbe) è frutto delle nostre lunghe conversazioni avvenute nel corso degli anni. All’inizio erano semplici chiacchierate oppure interviste che pubblicavo successivamente sui vari giornali. Solo più tardi è scaturita l’idea di mettere tutto insieme in un libro. E ho chiesto ad Andrea il permesso di pubblicare le interviste in un unico tomo. Camilleri, a mio giudizio, non ama molto le interviste e men che meno, ama parlare con un microfono sempre piazzato sotto il naso. In questo senso, ho cercato di non infastidirlo troppo ma non sempre mi è andata bene…!
C’è una domanda che avrebbe voluto fare a Camilleri, ma che non ha fatto?
Si! Mi sarebbe piaciuto chiedergli se non abbia mai pensato di nominare un suo “biografo ufficiale”. Uno destinato a raccontare la sua storia ai posteri. Ma è una domanda che temo susciti in lui una reazione scaramantica…!
Il libro contiene anche un racconto inedito dell’autore. Di cosa parla?
Si tratta del racconto “Il figlio disobbediente” che Andrea Camilleri ha scritto per il Catalogo della Mostra d’Arte di Fausto Pirandello “Ritorno alla marina”. Un racconto autobiografico che narra l’incontro tra un giovane Camilleri, all’epoca studente all’Accademia a Roma e l’artista, figlio del premio Nobel, Luigi Pirandello, nonché suo compaesano, poi divenuto un Maestro della pittura del Novecento.
E’ al lavoro su nuovi progetti?
Ho in itinere un curioso lavoro di narrativa. Si tratta de “Il romanzo di Andrea” una sorta di giallo che ruota attorno ad alcune carte giudiziarie che dovrebbero servire al nostro grande Autore per scrivere una storia siciliana di mafia e di riscatto e sull’improvvisa morte di un personaggio che quelle carte avrebbe dovuto farle arrivare allo scrittore Camilleri. Riuscirà il nostro amato autore nonostante la morte del protagonista e la scomparsa delle carte giudiziarie a portare comunque a compimento il romanzo e a consegnarlo in tempo utile al suo editore siciliano? Stop. Non vado avanti per non svelare la trama. Come si può dedurre ancora e sempre Andrea Camilleri al centro di tutto. Giuro che se mi metto di buona lena, il testo potrà essere pronto tra un anno!

 
 

La Sicilia, 27.11.2012
L'intervista. Parla giornalista free lance Maria Jeanne Atanasia Cupitu
Ecco come ci vedono in Svezia

Agrigento è una città conosciuta in Svezia, come ci conferma la giornalista svedese Maria-Jeanne Atanasia Cupitu che ha lavorato ad Agrigento, città con la quale mantiene ancora contatti anche grazie a Facebook.
[...]
«Il commissario Montalbano piace a molti ed ha dato una buona immagine della Sicilia anche nella Scandinavia, pochi conoscono ancora però il nome e le altre opere e l'impegno sociale di Andrea Camilleri. Personalmente sto scoprendo in Sicilia il gran umorismo e la comicità. La Sicilia è diventata la mia musa ispiratrice».
 
 

Il Fatto Quotidiano, 27.11.2012
Luigi Bernardi, pessimista raffinato: “Editoria morta con Camilleri e Carofiglio”
"Raccontano storielline carine per una cultura d'appartenenza. Come per i thriller e la letteratura/teatro/cinema della memoria". Esce Babooschka, il nuovo romanzo "apocalittico" dello scrittore bolognese, e l'indignazione intellettuale è sempre la stessa: "Bologna laboratorio politico? Solo un modo con cui la Dc prese voti al Pci. E ha funzionato"

Bologna.
[...]
La chiacchierata con Bernardi non può che cominciare con lo stato di salute dell’editoria.
«L’editoria, meglio ancora il lavoro editoriale, non esiste più. Questo perché ognuno ha già i suoi libri, tu come lettore hai già quello che deve piacerti. Sei quello che definiscono un sincero democratico? Bene, ti leggi Camilleri e Carofiglio che ti raccontano storielline carine ed innocue che ti fanno sorridere».
[...]
Cristiano Governa
 
 

28.11.2012
Dialoghi su cinema e letteratura - Paternò (CT), 27 novembre 2012
La scomparsa di Patò

Dalla Biblioteca Comunale di Paternò, gremita di pubblico, l'annuncio tanto attesto dai fans camilleriani: il film “La scomparsa di Patò”, che di recente ha trionfato al Festival del Cinema di Toronto, sarà trasmesso anche in televisione, precisamente su Rai Uno. E' partita alla grande la manifestazione “Dialoghi su cinema e letteratura” Interviste ai personaggi, organizzata dall'assessorato alla Cultura del Comune di Paternò, nata da un'idea del giornalista Salvo Fallica. Un evento culturale che ha vissuto di tre fasi: il dibattito-presentazione con il regista Mortelliti, l'attore Nino Frassica, il presidente dell'Università Kore di Enna, Cataldo Salerno, il sindaco e assessore alla cultura di Paternò, Mauro Mangano. L'incontro è stato moderato e coordinato da Salvo Fallica. Poi vi è stato un contributo video di Andrea Camilleri ed a seguire la proiezione del film. Per quasi quattro ore un pubblico accorso numeroso, ha riempito non solo la Biblioteca comunale, ma anche la vicina Galleria d'Arte moderna, opportunamente attrezzata dal Comune per poter seguire in diretta l'evento culturale. Il dibattito è stato vivace, dinamico, fresco. Si è discusso dell'opera camilleriana fra letteratura e cinema in maniera originale. Il regista Mortelliti sollecitato dalle domande di Fallica, ha anche anticipato al pubblico che sta lavorando al progetto di due nuovi film incentrati sui romanzi storici di Camilleri: “Il casellante” ed “Il re di Girgenti”. Mortelliti ha divertito il pubblico raccontando aneddoti curiosi e simpatici su Camilleri. E di aneddoti, riflessioni brillanti ed ironia è stato intessuto l'intervento di Nino Frassica, che rispondendo alle domande del moderatore ha raccontato il film e si è raccontato, deliziando il pubblico. Ed ha appreso in diretta una notizia: sarà chiamato dal regista Mortelliti per ruoli da protagonista nei prossimi film incentrati sui romanzi di Camilleri. Prima di questo colpo di scena finale di Mortelliti, che è notizia vera e confermata, Cataldo Salerno ha fatto un'analisi lucida e razionale sulla sottovalutazione che parte della critica letteraria e artistica fa della comicità, ma anche del genere narrativo giallo. Un grande tema di livello nazionale che attiene ad una concezione democratica della cultura che anche grazie a Camilleri ha fatto passi avanti. E rivolgendosi a Nino Frassica, Salerno ha aggiunto: “Lei è stato fortunato ad essere riconosciuto dall'intellighenzia e dalla critica mentre è in vita, altri comici hanno avuto tale riconoscimento solo dopo la morte”.
 
 

Corriere di Gela, 30.11.2012
Quell’ironia buffa di Camilleri che ricorda tanto Pirandello

E’ carico di anni (è del 1925) ed è impregnato di nicotina. E’ dotato di una naturale, sottile, piacevole, accattivante ironia. Questa rappresenta una componente essenziale della sua scrittura. Lui: drogato di tabacco conciato con le invenzioni semi-serie e semi-vere; dotate di pulizia linguistica, di onestà intellettuale e sviscerato amore per la sua terra, le sue genti, i profumi salmastri di Porto Empedocle che da quella marina giungono, quotidianamente, fino a Roma.
Lui è Andrea Camilleri e, per nostra fortuna e delizia, continua a scrivere (non a sfornare!), ad intrigarci anche attraverso la sua particolare filosofia di vivere la vita e il suo e nostro tempo. Così nessuno può meravigliarsi che l’Italia accademica che conta, continui ad assegnargli riconoscimenti di valore e prestigio.
L’ultimo, in ordine di tempo, è del 15 novembre di quest’anno, da parte dell’università “Carlo Bo” di Urbino.
L’università urbinate gli ha conferito la Laurea Honoris Causa in “Lingue per la didattica, l’editoria e l’impresa”, con questa motivazione: “Inventore di una scrittura orale che supera ogni confine fra le lingue, i paesi e i generi letterari”.
Camilleri è uno strenuo difensore della lingua italiana, della sua purezza; pur essendo una cospicua parte sei suoi romanzi infarciti di “parlate marinise”. Ad ogni buon conto, deve sempre essere la lingua italiana la regina, a prevalere: per salvarsi, dato che “l’invasione anglossassone appare tanto estesa da rendersi pericolosa…”. L’ha sottolineato Camilleri, nel corso della sua Lectio magistralis nell’Aula Magna dell’Università di Urbino. Ed ancora: “… se comincia a morire la nostra lingua, è la nostra stessa identità nazionale che viene messa in pericolo”.
Fra i padri fondatori della nostra lingua ricordiamo, fra gli altri, pur se appartenenti ad altri secoli e ad altre scuole di pensiero e di scrittura, Iacopo da Lentini ed un certo Dante. Quindi facciamo un enorme salto fino a Leopardi e ad un tale signor Pirandello; e ai due intimi amici ragusani e agrigentini: Sciascia e Bufalino. Riteniamo, allora, che ci sarà stata una buona ragione, sempre in tema di lingua italiana, se nei loro carteggi i Martoglio, i Capuana, i Grasso, i Verga, i Musco, non usassero apporti linguistici di altre nazioni.
Al riguardo, di ciò ci avverte, da esperta spigolatrice di cultura siciliana, Sarah Zappulla Muscarà, attraverso il suo libro edito nel 1979, Carteggio inedito Pirandello-Martoglio. Sono sempre questi i motivi ricorrenti: la lingua siciliana e l’italiana.
Ricordiamo che la tesi di laurea di Pirandello fu “Il dolce natio dialetto” scritto in italiano! Più avanti accenneremo all’ironia di Camilleri; è la stessa ironia buffa che “ritroviamo nel Pirandello maggiore… sicchè temi, motivi, personaggi, stilemi fluiscono da un testo all’altro” – ci avverte la Muscarà – come notiamo nelle avventure di Camilleri romanzate? Sarà così, anche per il padre di Montalbano, perché attinge la sua fantasia a determinati stimoli contemporanei: politica, cronaca bianca e nera, ma sempre con un sottofondo quasi romantico. Un sottofondo di spruzzi di mare sul molo di levante o di ponente del porto empedoclino; e, come fondali, le luci abbaglianti della Scala dei Turchi, sotto le scogliere di marna, con lassù il presepe di Realmonte.
In questi anni si auspica la coesistenza pacifica fra le nazioni: lo stesso dicasi per la coesistenza fra la lingua e il dialetto: perché la riteniamo foriera di intelligenza, di libertà, di democrazia.
L’ha dichiarato innumerevoli volte Leonardo Sciascia, fin da quel Occhio di capra per le edizioni einaudiane del 1984.
Su quella scia continua la navigazione letteraria di Andrea Camilleri: senza imbarcazioni di salvataggio, come prescrivono i codici di navigazione.
In questa nostra parziale carrellata, abbiamo volutamente mantenuto in vita il virus nazionale linguistico; senza scivolare in un certo tipo facile e gratuito provincialismo. Siamo consapevoli che il globale ci incalza; ma alle altre nostre originali radici linguistiche non possiamo rinunciare.
Si tratta di un impegno che sfida il tempo: per perpetuare la nostra parlata e la nostra lingua scritta.
Per salvarci dalle contaminazioni e dalle gratuite sofisticazioni speculative.
Federico Hoefer
 
 

ASCA, 30.11.2012
Rai: la BBC acquista ''Il giovane Montalbano''

Roma - ''Il giovane Montalbano'' sara' in programmazione dalla prossima primavera anche sulla BBC.
Sull'onda del successo di ascolti che il Commissario Montalbano ha avuto nella programmazione serale su BBC4, la Direzione Commerciale della Rai ha venduto anche la serie completa del giovane Montalbano, interpretato da Michele Riondino.
''E' un risultato importante per Rai che ha aperto cosi' la strada della fiction italiana sugli schermi dello storico broadcaster pubblico inglese - ha dichiarato il Direttore Commerciale della Rai, Luigi De Siervo -. Un risultato reso possibile dagli eccellenti rapporti con l'emittente inglese che, nell'occasione, abbiamo consolidato. E' la testimonianza di una scelta giusta e vincente - aggiunge De Siervo - di una politica che punta sulla qualita' e sul rinnovamento di una Rai, sempre piu' protagonista sul mercato anche inglese.
Puntare su Montalbano ha e ha avuto questo significato, insieme all'omaggio a un grande scrittore italiano e a una intuizione tutta targata Rai''.
''Per la fiction una forte identita' locale non e' un fattore di debolezza ,- ha aggiunto il Direttore Eleonora Andreatta - anzi di successo anche internazionale, quando la produzione, come nel caso del Giovane Montalbano e del Commissario Montalbano classico, e' realizzata con un'alta qualita' di scrittura, regia, recitazione e messa in scena''.
Le avventure del famoso detective siciliano all'inizio della sua carriera andranno in onda il sabato sera alle 21 dalla primavera del prossimo anno su BBC4.
 
 

La Repubblica, 30.11.2012
Save the Story. I classici di sempre riscritti dai grandi autori di oggi
Da Camilleri a Yehoshua ogni sabato a 9,90 euro in più

Non è vero che Manzoni è noioso. Basta trovare le parole adatte, saper raccontare le sue storie nel modo giusto, come se fossero narrate a un proprio figlio o a un nipote.
Partendo da questa idea è stata creata la collana Save the Story, con l'obiettivo di salvare i capolavori della letteratura mondiale per tramandarli alle generazioni future. Nata due anni fa, ideata da Alessandro Baricco, curata dalla Scuola Holden e pubblicata dal Gruppo Editoriale L'Espresso, dopo il successo in libreria l'opera arriva ora in edicola ogni sabato. Prima uscita domani con Repubblica o L'Espresso (a 9,90 euro in più sul prezzo del giornale), la storia dei Promessi Sposi raccontata da Umberto Eco, in cui Don Rodrigo è un "bullo" che gode nel tormentare i più deboli e Don Abbondio è un parroco così pauroso da farsela addosso. Il libro, illustrato da Marco Lorenzetti, è diventato il vero bestseller della collana ed è stato selezionato dal governo brasiliano nell'ambito del Programa Nacional Biblioteca Da Escola.
Save the Story è una sfida: con i più grandi scrittori contemporanei, italiani e stranieri, che rileggono i classici di ogni tempo. Stefano Benni lo fa con la storia romantica di Cyrano de Bergerac (15 dicembre) da Edmond Rostand, Dave Eggers con quella di Capitano Nemo, il misterioso eroe di Jules Verne (22 dicembre), Alessandro Baricco con quella di Don Giovanni, che qui sembra un paladino medioevale o un eroe da film western (29 dicembre). E Abraham Yehoshua sceglie Delitto e castigo, tra i romanzi chiave della poetica di Fedor Dostoevskij, perché «è un lento e profondo processo di presa di coscienza morale da parte di un giovane intelligente ma arrogante».
Sono tutte storie pensate per essere lette ad alta voce (impiegando non più di un'ora), adatte ai bambini dai cinque ai dodici anni d'età: lingua semplice, periodi brevi, ritmo veloce, bellissime illustrazioni. Così i viaggi di Gulliver (la seconda uscita in edicola l'8 dicembre) scorrono agili nella versione di Jonathan Coe.
L'autore inglese della Famiglia Winshaw, dopo aver adattato l'opera del collega del Settecento Jonathan Swift, dice: «Non è un libro che fornisce risposte: serve piuttosto a porre domande importanti e profonde». Tra le altre uscite della collana, ci sono Andrea Camilleri alle prese con un classico della letteratura russa come Il naso di Gogol(12 gennaio); Yiyun Li con l'epopea di Gilgamesh; Ali Smith con Antigone, l'eroina della tragedia di Sofocle, e Melania Mazzucco con Re Lear. Il dramma di William Shakespeare chiude la serie il 2 febbraio prossimo. Ma intanto Save the Story sta varcando i confini nazionali per approdare nei mercati stranieri. I diritti di traduzione dei dieci titoli sono stati infatti venduti in tutto il mondo (Cina, Brasile, Russia, Stati Uniti, Spagna, Israele, Regno Unito e Turchia) e la lettura di questi libri è entrata in scuole, biblioteche, teatri. Missione compiuta, allora: le storie sono salve. Sta a noi continuare a raccontarle.
Raffaella De Santis
 
 

Giornale di Sicilia, 30.11.2012
Andrea Camilleri, un seminario a Capo d'Orlando

Seminario a Capo d'Orlando su Andrea Camilleri. Organizzato dal PPAS Accademia d'Arte e Spettacolo, all'incontro sarà presente anche Elio Criò. Il corso si terrà da oggi al 2 dicembre. Si comincia con una lettura di alcuni brani dello scrittore agrigentino mentre domani è previsto uno studio sui testi scelti.
 
 

La Sicilia, 30.11.2012
Biancavilla. Concerto dei chitarristi Lavenia e Scuderi

Concerto di chitarra classica nella sede del Circolo dei Professionisti "Castriota". [...] Il presidente del Circolo, Giuseppe Catania - ha presentato le prossime iniziative culturali e gli incontri con personaggi di fama come Matteo Collura, Manlio Sgalambro, Ildebrando Scicolone e Andrea Camilleri. […]
[La notizia non è confermata, NdCFC]
Giuseppe Petraia
 
 

 


 
Last modified Wednesday, September, 13, 2023