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RASSEGNA STAMPA

AGOSTO 2019

 
PalermoToday, 1.8.2019
L'omaggio di Orlando al Maestro: a Palermo ecco piazza Andrea Camilleri
Il sindaco ha disposto il cambio di nome di un tratto di via Emerico Amari: "Così - ha detto il primo cittadino - vogliamo ricordare un maestro di cultura, che ha fatto conoscere nel mondo un'immagine positiva della Sicilia"

Palermo ci sarà piazza Andrea Camilleri. Su proposta del capoarea delle Culture, condivisa dall’assessore al ramo, Adham Darawsha, il sindaco Leoluca Orlando ha firmato oggi una determinazione sindacale con la quale dispone la variazione della denominazione di un tratto della via Emerico Amari in "piazza Andrea Camilleri (n.1925 – m.2019) – Scrittore".
Il tratto della via Emerico Amari interessato è quello in corrispondenza dell’allargamento della sede stradale, antistante l’ingresso principale del porto e che si affaccia nella sede della Camera di Commercio di Palermo.
"Con questo provvedimento – ha sottolineato il sindaco – vogliamo ricordare tangibilmente un maestro di cultura, che ha fatto conoscere nel mondo un'immagine positiva della Sicilia, finalmente lontana dai logori stereotipi che troppo spesso l’hanno caratterizzata”. Il Comune ha definito i limiti toponomastici di “piazza Andrea Camilleri” tra le vie Francesco Crispi, Michele Miraglia, Emerico Amari e Gabriele Bonomo.
 
 

Repubblica Tv, 1.8.2019
Genova, a Boccadasse una via per Camilleri (con polemiche): "Qui la casa di Livia e la ragazza che l'ha ispirato"

Andrea Camilleri rimase così colpito da questo quartiere marinaro, quando lo visitò negli anni ’50, che lo scelse poi nei suoi romanzi come dimora di Livia, compagna del commissario Montalbano. E l’amore di Camilleri per Boccadasse, antico borgo di pescatori nel cuore di Genova, ha un’origine precisa: "A ispirare Livia fu Raffaella, una ragazza che lo scrittore conobbe qui e che gli fece da guida", racconta il giornalista Guido Festinese (fu lui a raccogliere in Sicilia il saluto ufficiale di Camilleri quando nel 2015 vinse il Grifo, onorificenza del comune di Genova, ma per ragioni di salute non riuscì a ritirarlo di persona).
Siamo andati allora a Boccadasse per raccontare cosa ne pensa la gente dell’ultima polemica politica della città: la lista Crivello appoggiata dal centrosinistra ha proposto in consiglio comunale una mozione per intitolare allo scrittore una via o una piazza di Boccadasse, ma la maggioranza di centrodestra, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno dato voto contrario. La mozione è passata grazie ai voti della lista Bucci, che ha "tradito" la sua maggioranza e il sindaco Marco Bucci.
Giulia Destefanis
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 1.8.2019
Dj set, teatro e arte di strada da sabato Festa del mare e ora ci sarà anche il cinema

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Ma non è tutto perché l'offerta culturale e artistica si allarga e si estende anche dopo la Festa.
A partire da Bari Piano festival, la rassegna diretta da Emanuele Arciuli (si terrà dal 24 agosto al 1 settembre) e con l'anteprima (7 settembre a Torre a Mare) del premio Nino Rota con l'Orchestra della Fondazione Petruzzelli diretta da Franco Piersanti, allievo del maestro, protagonista del concerto Il mio Montalbano (a curare il progetto Gianluigi Trevisi con Nicola Scardicchio, docente del Conservatorio Piccinni).
[...]
Gilda Camero
 
 

CinemaItaliano.Info, 2.8.2019
LA SCOMPARSA DI PATO' - Su Rai Movie il 16 agosto in ricordo di Andrea Camilleri
Venerdì 16 agosto 2019 alle ore 21:10 su Rai Movie andrà in onda il film "La scomparsa di Patò".

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, uno dei più grandi maestri contemporanei. "La scomparsa di Patò" di Rocco Mortelliti è ambientato a Vigata nel 1890, dove il giorno del venerdì santo scompare l’attore che interpreta Giuda nel "Mortorio", antico dramma della Passione di Gesù. Seguono indagini avvincenti per scoprire i motivi che si celano dietro la scomparsa del ragioniere Patò. Con un finale esilarante, il film è interpretato da Neri Marcorè nei panni di Patò, Maurizio Casagrande in quelli di delegato Ernesto Bellavia e dal “sicilianissimo” Nino Frassica in quelli dell’esilarante maresciallo Paolo Giummaro.
 
 

Bianca Magazine, 2.8.2019
L'eredità morale di Andrea Camilleri

C’è un mistero irrisolto. Mi sono sempre chiesto come fosse possibile che nella provincia di Agrigento, la più povera di Sicilia, ultima nelle classifiche del reddito pro capite e della vivibilità, prima in quelle della disoccupazione e della carenza di servizi, siano nati tre grandi scrittori: Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri. Una volta l’ho chiesto a Camilleri, per sciogliere l’enigma. Andrea tirò una boccata di fumo dalla sigaretta, socchiuse gli occhi e disse: “Perché scrivere non costa niente”.
In realtà, quella provincia era un luogo di osservazione privilegiato per uno scrittore, un contenitore di storie estreme, perché estrema era la condizione di vita nei paesi del lembo meridionale di Sicilia. Ma Andrea, con la sua solita ironia, aveva tagliato con un colpo di cesoia il cuore della questione. Il capitale iniziale di uno scrittore della provincia di Agrigento non potevano essere i soldi, la posizione, le relazioni sociali, ma un talento da tirar fuori da se stesso. Scrivere non costa niente, è vero, ma ha bisogno di attenzione, di letture solitarie, di ricerca e di tensione.
Forse per questo la scrittura dei tre agrigentini – soprattutto di Andrea Camilleri – è stata tardiva, è sbocciata con la piena maturità. È come se quelle storie respirate, trasfigurate nel ricordo, ascoltate per bocca di qualcuno, cercassero il tempo per essere raccontate. Andrea Camilleri lo ha fatto con la sua potente macchina di fabbricatore di narrazioni, una fucina di fantasia e immaginazione che riusciva a partire da un documento, da una notizia, da una suggestione e diventava opera letteraria, ambientata nel passato o nel presente di una Vigata che racchiudeva l’intera Sicilia anche se aveva il suo nucleo pulsante nella Porto Empedocle della giovinezza di Andrea.
Adesso che Andrea non c’è più, è scattata l’ora dei ricordi personali e affettuosi, degli aneddoti, degli episodi. Ma quello che resta di Camilleri, al di là dell’uomo generoso e magnanimo che è sempre stato, è l’opera di Andrea. Un affresco potente che ha cambiato per sempre la raffigurazione della Sicilia, inventando una lingua irripetibile. Un dialetto non-dialetto, una lingua artistica e letteraria che ricade sotto la dizione di “camillerese”.
Una lingua che ha conquistato i lettori, ma ha fatto alzare il sopracciglio – almeno nella fase iniziale – a molti accademici e scrittori autorevoli. Perfino Leonardo Sciascia accettava di malavoglia quel linguaggio così infarcito e arricchito di termini dialettali, convinto invece che gli scrittori siciliani dovessero sfoggiare un italiano pulitissimo per poter parlare a tutti, per uscire dal provincialismo, per avere “polmoni larghi”. Anche a costo di scrivere per traduzione: pensare in siciliano e scrivere in italiano. Andrea Camilleri ha saltato il passaggio della traduzione, affidandola al lettore, siciliano o non siciliano, al quale è stata restituita la lingua originaria del pensiero dell’autore. Perché Andrea Camilleri pensava nella lingua in cui scriveva, quel “camillerese” che è sempre stata una delle caratteristiche più accentuate e visibili dei suoi marchingegni narrativi.
Andrea ci lascia una grande eredità, ma non lascia eredi. Perché è inimitabile. Ci lascia più di cento libri, una miniera di storie e saggi e romanzi da esplorare, da leggere e da rileggere. Ci ha insegnato che la Sicilia si può raccontare anche con l’ironia e l’umorismo, strappando le vesti neri del lutto che per molti decenni hanno ammantato la letteratura disegnando una Sicilia destinata a soccombere, a essere sconfitta. Camilleri è passato dalla Sicilia dei vinti, alla Sicilia di qualche possibilità di vittoria.
Cosa sono in fondo le avventure del commissario Montalbano? Un riscatto del bisogno di giustizia della Sicilia. La possibilità che in Sicilia, da parte dei siciliani stessi, si possa ottenere giustizia. Nel 1961, nel romanzo di Sciascia “Il giorno della civetta”, il capitano Bellodi – un settentrionale mandato in Sicilia – non riesce a tenere in galera il boss mafioso e i suoi complici che verranno, infatti, rilasciati. Bellodi, sconfitto, verrà trasferito al nord. Trent’anni dopo, Montalbano – che è siciliano – fa il poliziotto in Sicilia, arresta i colpevoli, resta nel commissariato di Vigata. Ecco cosa ci lascia Andrea: la speranza e la certezza che questa non è la terra dell’impunità.
Ma ci mancherà la sua voce. Quella voce arrochita e profonda, affascinante e potente che avevamo imparato ad ascoltare. Ci mancheranno le sue parole di veggente, di saggio, di uomo che aveva attraversato un secolo insieme a questa nostra Italia. Ci mancherà Andrea.
Gaetano Savatteri
 
 

in3minuti.it, 2.8.2019
Scomparsa Andrea Camilleri, il ricordo di Nenè Sciortino



“E vui durmiti ancora… cavatelli fatti in casa cu i milanciani”
Danilo Verruso
 
 

MilanoNera, 2.8.2019
L’aria che tira: Certi momenti – Andrea Camilleri
Andrea Camilleri
Certi momenti
Chiarelettere

Il Maestro ci ha lasciato e adesso questo Paese è intellettualmente e culturalmente più povero. Inutile soffermarsi sulla bagarre che si è scatenata sui social durante la sua malattia e che si è fatta feroce dopo la sua morte. Bagarre tanto assurda quanto indegna di un paese che vorrebbe dirsi civile. Meglio parlare dell’uomo che è stato Camilleri e cosa ha rappresentato per “l’Italia che legge”.
Per farlo al meglio abbiamo scelto un libro molto speciale, totalmente diverso dai romanzi che lo hanno reso celebre in Italia e nei trentatré paesi in cui sono stati pubblicati.
Si tratta di un’antologia in cui lo scrittore si racconta e, insieme, racconta la sua sicilianità facendola vivere attraverso schegge della propria esistenza. Brevi racconti, luminosi come scie di stelle cadenti e altrettanto veloci, storie di incontri fatti e mancati, tutte ugualmente preziose, raggruppate in mescolanza democratica ma non casuale. Tutte ugualmente profonde.
Camilleri è nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle e dunque si è ritrovato suo malgrado immerso nella palude del fascismo. A cambiare la sua visione del l’esistenza è stato un libro: La condizione umana di André Malraux, pubblicato in Francia nel 1933 e uscito in Italia l’anno successivo. Dopo averlo letto per il giovane “figlio della Lupa” è cambiato tutto. Scrive Camilleri nella sua presentazione:
‘Gli uomini, le donne e i libri che racconto in questo testo hanno rappresentato per me delle scintille, dei lampi, dei momenti di maggiore nitidezza”.
E questa nitidezza deve per forza aver generato la sua capacità di leggere il prossimo da diverse angolature, traendone gioia, allegria, insegnamenti.
Da lì è sicuramente nata anche la sua capacità di dare vita a Montalbano, personaggio unico nella panoramica della letteratura noir, e di portare, con lui, la sicilianità nel mondo grazie alla lingua, elaborata come un grammelot scritto che l’ha resa universale, facendola assaporare attraverso la molle sonorità delle parole.
In questa raccolta di incontri Montalbano non c’è. Qui trovano posto trentatré schegge corrispondenti ad altrettanti personaggi. Gente famosa , come lo scrittore Antonio Tabucchi, che Camilleri non riuscì mai a incontrare per colpa di uno strano andirivieni, come capita a chi si sfiora passando attraverso le porte girevoli di un albergo. E gente comune, come la prostituta Foffa, corpo stupendo e viso da vecchia; gente intellettualmente elevata come il filosofo Benedetto Croce, incontrato nel maggio 1945 e gente senza cultura ma con un grande cuore come il ladro Pino Trupia . E c’è anche il bizzarro incontro a teatro, durante una prova (perché Camilleri è stato anche regista e autore teatrale molto apprezzato) con Giovanni XXIII seduto in platea, all’epoca non ancora papa ma “soltanto” Patriarca di Venezia..
Tutti i racconti, godibili dalla prima all’ultima riga, apparentemente semplici, apparentemente casuali, tessuti con quella soave leggerezza che solo i grandi autori sono in grado di imprimere alla narrazione, rievocano ciascuno un momento irripetibile non solo dell’ uomo Andrea Camilleri, ma anche degli uomini e delle donne entrati in contatto con lui, componendo tutti insieme quel grande arazzo che si chiama vita .
Questo libro è una vera scoperta. Una piccola perla letteraria
Adele Marini
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 2.8.2019
Giarre, le donne di Andrea Camilleri narrate dalle "sue" attrici

Le donne nate dalla penna di Andrea Camilleri raccontano se stesse, attraverso le voci e i corpi delle attrici che le hanno interpretate: sarà un omaggio tutto al femminile, con Manuela Ventura ed Ester Pantano, che aprirà domenica alle 19,30 "Donne - Omaggio ad Andrea Camilleri", a conclusione Garden in Movies, il festival cinematografico diretto da Ornella Sgroi e organizzato dalla Fondazione Radicepura con la guida di Mario Faro. Il Parco di Radicepura (via Fogazzaro 19, Giarre, Catania), anche oggi e domani è pronto a trasformarsi in uno straordinario cinema all’aperto, in un contesto unico nel suo genere, un grande vivaio incastonato tra mare ed Etna. “L’omaggio ad Andrea Camilleri- dice Ornella Sgroi - è un modo sentito di salutare un uomo che ha fatto la storia della letteratura contemporanea". Il cinema “vivrà” nel contesto dei dodici nuovi giardini realizzati da architetti paesaggisti di fama internazionale, visibili prima delle proiezioni con visite guidate. Tra le proiezioni domani “Solstizio d’inverno” alla presenza della regista Alessandra Pescetta e dell’attore Giovanni Calcagno, che saranno anche in conversazione con il pubblico insieme all’attore David Coco, a seguire “At Eternity’s Gate” (Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità) di Julian Schnabel, e conversazione con lo scrittore Giovanni Montanaro; domenica insieme alle attrici di Camilleri, proiezione del film “Ricordi?” di Valerio Mieli alla presenza del regista. (www.radicepurafestival.com/it/garden-in-movies).
Paola Nicita
 
 

RagusaNews, 2.8.2019
Anteprima. Nell'Infiorata di Scicli un omaggio ad Andrea Camilleri
Lo vedremo il 16 e 17 agosto

Scicli - A un mese dalla scomparsa Scicli onorerà Andrea Camilleri nell'Infiorata in programma al quartiere storico di Santa Maria La Nova il 16 e 17 agosto.
Ciccio Marinero, amante di tradizioni religiose locali e animatore del rione, è già al lavoro e sta facendo le prove per il disegno che ritrae lo scrittore di Porto Empedocle, scomparso il 17 luglio scorso, insieme a Luca Zingaretti nei panni del Commmissario Montalbano.
Sarà un disegno di grandi dimensioni, e molto colorato.
 
 

Un libro tira l'altro ovvero il passaparola dei libri, 2.8.2019
Il gioco della mosca, di Andrea Camilleri

Quando “viaggio” con le letture, poi mi piace ritornate a “casa”.
Ultimamente sono stata a Barcellona e in India…
Con Camilleri ritorno alla mia terra che, per quanto sporca e mal gestita, è sempre quella che mi ha dato i natali.
Il libro, che contiene 54 espressioni dialettali generatrici di aneddoti, contiene altrettanti microepisodi, variamente tramandati di generazione in generazione, o, come dice Camilleri, da storie cellulari.
Il gioco della mosca A. Camilleri recensioni Libri e News UnLibroE, se alcune di queste micronarrazioni mi lasciano perplessa per la limitazione culturale che ne deriva, spesso, le stesse storie, mi fanno sorridere perché rivedo i miei nonni, le loro espressioni, il loro modo di gesticolare, sento l’eco della voce di mia madre e/o l’atteggiamento del vecchio di paese.
Sembra non essere cambiato nulla, come se il tempo si sia appropriato di questa terra perennemente in bianco e nero.
É un libriccino di “passaggio” che, attraverso quei detti intraducibili, evoca una storia fatta di superstizioni, silenzi e omertà.
Piccole storie che sottolineano quanto il passato sia ramificato e poco incline alla fioritura, perché la mia terra è una terra vecchia, fatta di vecchi e dove i giovani scappano o rimangono imbrigliati in quel provincialismo sottoculturale che li circoscrive e li “dimentica” nel limbo di una cultura accecata dai suoi stessi modi di essere e poco avvezza all’apertura cosmopolita.
“Il gioco della mosca”
Particolarmente significativa è la descrizione del “gioco della mosca”, inventato dai ragazzini di Porto Empedocle, tra i quali lo stesso Camilleri.
Nel periodo più caldo dell’anno, un gruppo di ragazzini si stendevano a cerchio e a pancia in giù sull’arenile mettendo davanti ai loro occhi una monetina di venti centesimi: da quel momento aspettavano che una mosca si posasse su una delle monete che era stata trattata, magari sputandoci sopra saliva zuccherata, in modo da attirarla. Il proprietario della moneta visitata dalla mosca era il vincitore e poteva prendersi tutto il resto del gruzzolo. Era vietato parlare, muoversi e persino leggere per far passare il tempo, perché il rumore delle pagine sfogliate avrebbe potuto far fuggire l’insetto. Si rimaneva ad aspettare per ore o anche per giorni: se la mosca non arrivava, infatti, il gioco veniva riproposto l’indomani. Anche se qualcuno aveva trovato il modo di barare…
Insomma quei ragazzini, senza saperlo, praticavano una specie di meditazione trascendentale alla quale Camilleri attribuisce un grande valore:
«…Sono fermamente persuaso che nel corso di questo gioco, durato anni, si sono decisi i nostri destini individuali: troppo tempo impegnavamo nella pura meditazione su noi stessi e il mondo. E così qualcuno divenne gangster, un altro ammiraglio, un terzo uomo politico. Per parte mia, a forza di raccontarmi storie vere o inventate in attesa della mosca, diventai regista e scrittore.» “
Patrizia Zara
 
 

CataniaNews, 3.8.2019
Terza edizione
Giarre, omaggio ad Andrea Camilleri per la serata conclusiva di Garden in Movies 2019
Si conclude così questa terza edizione dell’evento dedicato al cinema, al giardino e al paesaggio al Parco di Radicepura (Via Fogazzaro 19, Giarre, Catania), trasformato per tre serate in uno straordinario cinema all’aperto, con scorci naturalistici di rara bellezza

La terza e ultima serata di Garden in Movies, il festival cinematografico diretto da Ornella Sgroi e organizzato dalla Fondazione Radicepura sotto la guida di Mario Faro, prevede un intenso omaggio allo scrittore e sceneggiatore Andrea Camilleri, appena scomparso, attraverso i ricordi delle attrici che hanno interpretato alcuni suoi personaggi, Ester Pantano e Manuela Ventura, mentre l’attore Giovanni Calcagno rievocherà la voce letteraria del maestro.
“Ci sembrava doveroso dedicare un omaggio ad Andrea Camilleri – spiega Ornella Sgroi – E lo abbiamo voluto fare dando voce alle sue Donne letterarie, nate dalla sua penna e diventate cinema. Ma non solo. Cercheremo anche di farci custodi, tutti insieme lì presenti, di alcune importanti lezioni di arte e di vita che Camilleri ci ha lasciato”.
[...]
 
 

in3minuti.it, 3.8.2019
VI edizione Caffè letterario “sulla strada della legalità”, secondo appuntamento, 2 agosto, Matteo Collura e…Sciascia, Camilleri, Politica, Europa

Matteo Collura autore de “il maestro di Regalpietra”, Terrazza a mare del Centro Balneare della Polizia di Stato a San Leone
Danilo Verruso
 
 

La Repubblica - Robinson, 3.8.2019
Mail nella bottiglia
Il ricordo
Camilleri e l’altra Sicilia
Camilleri era di un'altra Sicilia.
Parlava un altro dialetto. Aveva modi lenti, sguardo puntuto e di sottile furbizia pur con una beffarda bonomia. Alzava il capo piano. Conosceva uomini diversi, che non hanno ironia (penso invece ai catanesi), immaginava donne brune dalla pelle diafana, dal seno morbido e imperfetto, buono per l'amore. A Camilleri piaceva ascoltarsi, lui sentiva la sua voce, le parole che giungono facili, e rideva, in una stanza tappezzata di libri. Lui vedeva lo stesso tutti, ogni persona passava attraverso i suoi occhi, scriverne fu facile, così come il mare increspato del mattino e le campagne brulle, le spiagge solitarie. I miei luoghi sono quelli dei suoi libri, ma sono di ognuno di noi, ormai. E come reliquie preziose vanno visitati. Camilleri che sapeva di questa isola. Noi lo rispetteremo nel ricordo, così come si dice qui, con il cappello sul petto e la preghiera per la vita nuova
Letizia Dimartino
 
 

La Repubblica - Robinson, 3.8.2019
2010-2019: dieci anni di bestseller
La biblioteca balneare degli italiani
Molti hanno davvero ballato per una sola estate. In pochi hanno resistito al cambio di stagione. Tra sfumature di grigio e di giallo, guida ragionata ai libri più venduti nei mesi caldi

Identikit del lettore estivo. È l'adulto che dice a sé stesso: in vacanza, finalmente, ho tempo. Per gli autori preferiti, per la novità editoriale, per la fascetta gialla dell'ultimo Premio Strega. Per rileggere un grande classico. È l'adolescente che sbuffa in spiaggia, in un cerchio d'ombra, la testa china su un titolo della lista scolastica. È chiunque trovi posto per un libro in valigia, fra i calzini e i costumi da bagno. E lo riporta a casa, scolorito al sole. Fra giugno e settembre, anche chi legge poco legge qualcosa in più: il mercato oscilla, comunque contratto, ma guadagna qualche punto percentuale in positivo. La narrativa fa la parte del leone, come nel resto dell'annata, ma d'estate meglio; scende un po' il consumo di saggistica: nel 2018, in libreria, dal 24- 25% della media totale al 19% ( online tiene di più). Desiderio di evasione? Desiderio di belle storie. Quelle del commissario Montalbano, per esempio.
Se si dovessero riassumere in una sola frase i dati raccolti dalle Librerie Feltrinelli sulle letture estive degli anni Dieci, sarebbe questa: d'estate leggevamo Camilleri. Tra il 2010 e il 2019, lo scrittore appena scomparso ha guadagnato il podio nove volte su dieci. Primato assoluto nel 2010 in coppia con Carlo Lucarelli (Acqua in bocca), nel 2014 con La piramide di fango, e consecutivamente, con i titoli Sellerio, dal 2016 all'estate in corso, con l'ultima avventura vigatese di Il cuoco dell'Alcyon.
Come lui nessuno mai. Lo premia anche chi compra in rete: le classifiche online (dati Ibs.it) confermano il trionfo. Arretra, di poco, quando piombano sulla top ten fenomeni e tormentoni come le Cinquanta sfumature: la saga erotica di E.L. James stravince nel 2012, ma fra le sfumature di grigio, di nero e di rosso spunta comunque il Camilleri di Una lama di luce. L'anno seguente E l'eco rispose di Khaled Hosseini condivide il tetto della classifica estiva con un altro giallo ambientato a Vigata, Un covo di vipere. Alla costante- Montalbano, che domina l'intero decennio così come aveva dominato il precedente, se ne aggiunge un'altra: quella relativa alla saga dell'Amica geniale di Elena Ferrante.
[...]
Paolo Di Paolo
 
 

La Repubblica - Robinson, 3.8.2019
Chi sale, chi scende
La sorpresa giapponese di Dragon Ball

[...]
Il resto, almeno riguardo ai magnifici dieci, è abbastanza prevedibile, a cominciare dal predominio dell'ultimo Montalbano di Andrea Camilleri.
Presente anche con Ora dimmi di te (in salita), lettera testamento alla pronipote, riscoperta subito dopo la scomparsa dell'autore.
[...]
Claudia Morgoglione
 
 

ANSA, 5.8.2019
E' morto Alberto Sironi, il regista di Montalbano
Scelse Zingaretti per ruolo commissario

Roma. Addio a Alberto Sironi. A meno di due settimane dalla morte di Andrea Camilleri, un'altra perdita per la grande famiglia del commissario Montalbano. E' morto ad Assisi a 79 anni, il regista storico dei film tv basati sui romanzi del celebre scrittore siciliano. Fu lui a scegliere Luca Zingaretti come protagonista del commissario di Vigata. A confermare la notizia è Carlo Degli Esposti, produttore con la Palomar della serie su Montalbano.
Lombardo di Busto Arsizio, la vita professionale di Sironi era iniziata a Milano, dove si era formato alla scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro.
La notizia della morte di Sironi è confermata all'ANSA da Carlo degli Esposti che con la sua Palomar produce da sempre la serie Montalbano. Il regista aveva scoperto di recente di stare male, tanto che era stato lo stesso Zingaretti a prendere la regia nell'ultimo periodo delle riprese dei nuovi episodi di Montalbano. L'ultimo ciak il 26 luglio scorso annunciato dall'attore con un posto video molto commovente.
Sironi cominciò a collaborare con la Rai a partire dagli anni Settanta. Realizzò alcune inchieste e reportage in Italia e all'estero per poi approdare alla regia. L'esordio da regista e sceneggiatore risale al 1978 con due telefilm tratti dalla raccolta i racconti Il centodelitti. Per Rai1 diresse nel 1995 Il grande Fausto, una fiction sulla vita del ciclista Fausto Coppi.
 
 

La Repubblica, 5.8.2019
È morto Alberto Sironi, regista di Montalbano: scelse Zingaretti per il ruolo del commissario
Dietro la macchina da presa, il regista lombardo 79enne innamorato della Sicilia, raccontò le vicende del personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri. Il 'suo' commissario Luca: "È penoso, è duro, è proprio un anno di merda! Addio amico mio!"

È come se il secondo padre del commissario più amato d'Italia, Montalbano, se ne sia voluto andare prima del previsto, solo per incontrare l'amico Andrea Camilleri, scomparso lo scorso 17 luglio. Così Alberto Sironi, 79 anni, che il personaggio nato dalla penna del grande scrittore siciliano l'ha portato sullo schermo, ha lasciato per sempre il set, la sua macchina da presa. Da tempo era malato.
"Quante volte ci siamo mandati a quel paese, quante volte hai cucinato per noi, quante battaglie abbiamo condiviso, quante scene abbiamo riscritto, quante volte ci siamo detti ok, quante volte mi hai compreso, mi hai appoggiato, mi hai confortato. Quante volte hai minimizzato dove gli altri avrebbero ingigantito. Sei stato l’unico regista che quando davi motore cominciavi a raccontare le barzellette. Gli altri chiedevano il silenzio, tu raccontavi di Alberto Sordi. Quanti bicchieri di vino, quante chiacchierate, quante confidenze. Quante volte abbiamo fatto fronte comune. E che sapienza! In poco tempo è la seconda volta che piango un complice di questa avventura che ci accomuna da tanto tempo. È penoso, è duro, è proprio un anno di merda! Addio amico mio!", così, con un lungo, intenso post su Twitter, lo ha ricordato il 'suo' commissario, Luca Zingaretti. Zingaretti lo estrasse come un asso da una tripletta di carte: c'erano solo tre attori. "Uno non poteva venire perché aveva litigato con la moglie e aveva un occhio nero", ricordava, "l'altro non ha fatto un ottimo provino, Luca invece è stato bravissimo. La scelta di mettere un poliziotto simpatico è ispirata dal poliziesco americano perché per noi, fino agli anni Ottanta, la polizia era quella fascista con il manganello in mano. Io mi sono concentrato sulla figura privata del commissario". E Camilleri? "Conosceva Luca perché era stato suo allievo all'accademia Silvio D'Amico ma quando gli dissi della mia scelta sbottò: 'Io lo avevo immaginato diverso, ho scritto un'altra cosa'". L'autore di Porto Empedocle emigrato a Prati, quartiere bene di Roma, aveva in effetti forgiato il suo uomo come fosse un nuovo dottor Ingravallo, protagonista di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, il classico giallo firmato Carlo Emilio Gadda: pancia, più vecchio, lento nei movimenti e soprattutto pieno di ricci, da vero mediterraneo. Certamente non calvo. "Poi però quando ha visto la prima puntata si è ricreduto: 'Mi sono piaciute anche le comparse'", aveva riferito Camilleri a Sironi.
Sironi nasce prima di tutto in teatro: alla scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano, guidata da Giorgio Strehler e Paolo Grassi. L'incontro con 'mamma' Rai, negli anni Settanta, cambia tutto: per l'emittente di Stato realizza inchieste, sia in Italia che all'estero, e si occupa anche di sport, soprattutto per un nome importante, Beppe Viola. Da quel momento in poi la sua vita è tutta dedicata al piccolo schermo: nel 1978 cura la sceneggiatura e la regia di due telefilm tratti dalla raccolta di racconti Il centodelitti di Giorgio Scerbanenco mentre tra il 1987 e il 1990 scrive il soggetto della serie tv Eurocops dirigendone tre episodi. Nel 1995, per Rai 1, filma Il grande Fausto, la fiction biografica in due puntate dedicata al 'Campionissimo' Fausto Coppi. Contemporaneamente scrive e dirige alcuni sceneggiati radiofonici, tra cui Rimorsi, che consta di ben 80 puntate mentre alla fine degli anni Novanta, ancora in Rai, lavora su Una sola debole voce.
Nel 1999 debutta Il commissario Montalbano, il traguardo che più di ogni altro sposerà qualità, successo - in termini di numeri - ma soprattutto d'affetto: la Penisola tutta rimarrà incollata alla tv per seguire, ogni volta con la stessa feldetà e passione, le avventure di quell'investigatore che, nelle fattezze, doveva essere tutt'altro. Non nell'animo: "Ha una serie di difetti e qualità tipiche di tutti gli italiani", raccontava Sironi, "è un anarchico individualista: ragiona con la sua testa, gli piace mangiare bene, gli piacciono le belle donne".
I funerali di Alberto Sironi, che è morto ad Assisi, città che lo aveva accolto e dove viveva con la moglie Lucia Fiumi, sposata nel 2016, si svolgeranno nella cittadina umbra presso la cattenella cattedrale di San Rufino.
Valeria Rusconi
 
 

Rai News, 5.8.2019
Addio ad Alberto Sironi, il regista di Montalbano
Aveva 79 anni. Fu lui a scegliere Luca Zingaretti come protagonista della serie tv

E' morto Alberto Sironi, il regista della serie tv del commissario Montalbano, tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Lombardo di Busto Arsizio (Varese), Sironi aveva 79 anni. Dalla fine degli anni '90 ha diretto le puntate della fiction sul poliziotto di Vigata scegliendo Luca Zingaretti come protagonista. A meno di due settimane dalla morte di Andrea Camilleri, dunque, un'altra perdita per la grande famiglia del commissario Montalbano. Il regista aveva scoperto di recente di stare male, tanto che era stato lo stesso Zingaretti a prendere la regia nell'ultimo periodo delle riprese dei nuovi episodi di Montalbano. L'ultimo ciak il 26 luglio scorso annunciato dall'attore con un posto video molto commovente. Sironi cominciò a collaborare con la Rai a partire dagli anni Settanta. Realizzò alcune inchieste e reportage in Italia e all'estero per poi approdare alla regia. L'esordio da regista e sceneggiatore risale al 1978 con due telefilm tratti dalla raccolta di racconti "Il centodelitti" di Giorgio Scerbanenco. Tra il 1987 e il 1990, invece, scrive il soggetto originale della serie tv 'Eurocops' e ne dirige tre episodi. Nel 1995, poi, dirige per la rete ammiraglia di viale Mazzini 'Il grande Fausto', fiction biografica in due puntate su Fausto Coppi. Nel corso della sua carriera Sironi scrive e dirige anche alcuni sceneggiati radiofonici, tra cui 'Rimorsi', in ottanta puntate. Sempre per la Rai dirige nel 1998 'Una sola debole voce'. Oltre ad aver legato il suo nome alla serie-tv su Montalbano, Sironi dirige una fiction in due puntate tratte dai thriller legali firmati da Gianrico Carofiglio: 'L'avvocato Guerrieri - Testimone inconsapevole' e 'L'avvocato Guerrieri - Ad occhi chiusi'.
Zingaretti: per la seconda volta piango un complice di avventura "In poco tempo è la seconda volta che piango un complice di questa avventura che ci accomuna da tanto tempo. E' penoso, è duro, è proprio un anno di m...! Addio amico mio!". Così in un commovente post su Instagram Luca Zingaretti ricorda l'amico Alberto Sironi scomparso oggi, regista che lo ha scelto per interpretare il ruolo del Commissario Montalbano. "Quante volte ci siamo mandati a quel paese, quante volte hai cucinato per noi, quante battaglie abbiamo condiviso, quante scene abbiamo riscritto, quante volte ci siamo detti ok, quante volte mi hai compreso, mi hai appoggiato, mi hai confortato. Quante volte hai minimizzato dove gli altri avrebbero ingigantito", scrive l'attore nel suo messaggio di saluto. "Sei stato l'unico regista che quando davi motore cominciavi a raccontare le barzellette. Gli altri chiedevano il silenzio, tu raccontavi di Alberto Sordi. Quanti bicchieri di vino, quante chiacchierate, quante confidenze. Quante volte abbiamo fatto fronte comune. E che sapienza! Tanta parte del successo tv dei nostri film è tuo. E non lo dico adesso che non ci sei più, l'ho sempre urlato". "Non te lo hanno detto abbastanza, non te lo hanno riconosciuto abbastanza. Ma lo sapevano tutti. Che sapienza, che cultura, che simpatia, che leggerezza, che signorilità, che gentiluomo eri. Quante volte, se riconoscevi che avevo ragione, hai detto 'ok, la tua idea è migliore facciamo come dici tu' senza sentirti minimamente sminuito, perché avevi un animo grande. Perché ci stimavamo e ci volevamo bene"
 
 

9 colonne, 5.8.2019
Sironi. Andreatta (RAI): Montalbano mito grazie a lui

Roma - "Se ne va Alberto Sironi, protagonista di una lunga ed esaltante avventura perseguita con coraggio e dedizione fino all’ultimo. Un maestro - dichiara la direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta - che si è formato nel teatro e con quell’esperienza ha illuminato la sua carriera tele[...]
 
 

Lo spazio bianco, 5.8.2019
Camilleri e De Crescenzo, a fumetti.

Il mese di Luglio 2019 appena concluso ha portato via, a breve distanza l’uno dall’altro, due importanti autori della recente letteratura italiana: Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo. Camilleri aveva saputo, a partire da La forma dell’acqua (1994) creare col suo commissario Montalbano il principale giallo italiano moderno, un successo letterario che era poi divenuto anche televisivo dal 1999 in poi. De Crescenzo, invece, sulla scorta di Così parlò Bellavista – romanzo del 1977 che riecheggia ironicamente lo Zarathustra nicciano – era divenuto il mediatore di una filosofia greca riletta con un’ineffabile, coltissima napoletanità.
Camilleri, divenuto negli ultimi anni uno dei principali maitre a penser della sinistra, ha ricevuto una celebrazione molto ampia da parte della stampa; De Crescenzo, meno coinvolto nel teatro mediatico come opinionista e ultimamente molto defilato, è passato decisamente più sotto silenzio, forse schiacciato anche dalla risonanza mediatica dell’altro autore.
Entrambi comunque, come ormai quasi inevitabile per uno scrittore contemporaneo pop di successo, avevano avuto qualche liason col fumetto.
Una prima trasposizione a fumetti di Montalbano avvenne per un concorso riservato ad autori siciliani, di cui si accenna qui sul sito ufficiale dei fans di Camilleri.
Una celebrazione precoce, dato che l’attenzione alla letteratura “alta” (non per ragazzi) a fumetti ha avuto una ripresa forte soprattutto con l’affermazione in libreria dei graphic novel, nel corso di questi anni ’10.
Il volume raccoglie il lavoro di Claudio Stassi, del disegnatore Valerio Spataro e dello sceneggiatore Giuseppe Lo Bocchiaro.
Nel 2013 una seconda trasposizione, più nota, è quella dell’adattamento disneyano, per la sceneggiatura di Francesco Artibani e i disegni di Giorgio Cavazzano, colorati da Mirka Andolfo. Qui la recensione dello Spazio Bianco.
Il commissario Montalbano diviene Topalbano, e anche tutti i comprimari vengono fumettizzati. L’incontro ha successo, e viene serializzato. Del resto, il Topolino della Disney italiana si è caratterizzato specificamente come investigatore, e quindi il suo incontro con Montalbano aveva un solido terreno d’incontro. Camilleri del resto nel suo stile giallistico utilizza una cospicua componente umoristica – basti pensare a Catarella come spalla comica, molto vicino a Pippo per Topolino, che qui viene disneyzzato in Quaquarella.
De Crescenzo ha un rapporto ancor più stretto col fumetto. Già nel 1978, l’anno seguente all’uscita del Bellavista, tentò un volume di strip umoristiche, Raffaele, in cui addirittura si improvvisa disegnatore (anticipando Umberto Eco, autodefinito “vignettista per commensali”, che pubblicò qualche vignetta in raccolte di articoli testuali). Un personaggio lunare ed infelice: se nella sua produzione letteraria De Crescenzo era abile a far passare la filosofia alta a un livello popolare senza svilirla, qui l’assenza di padronanza del medium non favorisce il processo e l’opera resta banale, specie nel confronto impietoso coi grandi dell’umorismo melanconico della strip fumettistica (Quino o il recentemente scomparso Mordillo).
Un’opera invece nel complesso riuscita, nei suoi intenti, è l’adattamento dei miti greci a fumetti, avviata nel 1995 (con direttore artistico Massimo Rotundo), sulla scorta del successo di divulgatore di filosofia e mito nel corso degli anni ’80. Qui si possono vedere i quindici numeri della collana, poi raccolti anche nel volume qui a fianco. Due autori che merita dunque riscoprire: il grande giallo italiano – anche, perché no, “da spiaggia” – e un primo approccio divulgativo al mito e alla tradizione filosofica. Volendo, anche a fumetti.
Lorenzo Barberis
 
 

L'Opinionista, 5.8.2019
Sebastiano Lo Monaco con lo spettacolo “Io e Pirandello”, l’intervista
L’attore, noto per aver recitato anche nella fiction “Il Commissario Montalbano” ricorda con affetto Andrea Camilleri, scomparso da poco

Pescara – Sul palco del Teatro D’Annunzio di Pescara il 5 agosto 2019 alle ore 21.15, andranno in scena ironia e comicità, ma anche riflessione ed analisi con lo spettacolo della produzione Sicilia Teatro dal titolo Io e Pirandello, in viaggio con i miei autori – da Sofocle ad Euripide e Dante Alighieri di Sebastiano Lo Monaco e con l’attore siciliano che sarà anche l’unico protagonista sul palco insieme alle sue tante interpretazioni: uno spettacolo elevato ed elegante che sta ormai spopolando in Italia. La regia è di Salvo Bitonti e le musiche di Dario Arcidiacono.
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Veniamo all’attualità ed alla cronaca: lei ha recitato anche nella serie del Commissario Montalbano e il nostro paese è ancora scosso dalla recente scomparsa di Andrea Camilleri, vuole ricordarlo?
Si, Andrea Camilleri è stato il mio maestro nell’accademia dell’arte Drammatica, siamo stati amici praticamente per tutta la vita. Almeno un paio di volte l’anno andavo a trovarlo, Andrea era un “pezzo di famiglia”, l’ho conosciuto nel ’77 quando avevo 19 anni e lui 53, abbiamo intrattenuto dei rapporti di stima reciproca tali che fino al giorno della morte è stato il direttore artistico della Compagnia Sicilia Teatro. Io gli sono molto riconoscente. Quello che forse tutti conoscono è il suo talento letterario di scrittore, narratore, regista teatrale e televisivo ma non so se si parla molto della sua bontà d’animo e della sua generosità. Era un uomo buono e generoso. Ogni volta che ho avuto bisogno di lui, per qualunque motivo, anche nei momenti difficili della carriera lui mi ha sempre detto “si, Sebastiano”, non ho mai ricevuto un “no” da parte sua. Certo è che come artista ha dato molto a tutto il mondo: gioia e sollievo, ma a me ha dato molto anche umanamente, fraternamente e paternamente.
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Alqamah, 5.8.2019
ABC: “Alcamo potrebbe “essere tra le prime a tributare un importante tributo al maestro”
Una mozione per intitolare "Anfiteatro Orto di Ballo" a Camilleri

Alcamo. Camilleri è recentemente scomparso e in tanti hanno detto che con lui se ne andava un grande siciliano, colui che ha indirizzato al piacere alla lettura, un autore che può essere annoverato tra i grandi della letteratura siciliana e non solo, ma tanti altri i meriti di Camilleri che caratterizzano una mozione del gruppo Alcamo Bene Comune (Camarda, Pitò e Ruisi) per appunto spingere alla intitolazione.
Una intitolazione di un'opera, “Anfiteatro Cave Orto di Ballo”, che porta, nel nome provvisoriamente attribuito, due errori in quanto non trattasi di “Anfiteatro” ma di “Teatro” (l’Anfiteatro è altra cosa) e la dizione corretta delle cave non era “Orto di Ballo” ma “Cave Cappuccini” oppure “Cav S.M.A.” (società marmifera alcamese), che inoltre non porterebbe alcun problema di cambio di toponomastica mentre, di contro, la nostra città potrebbe vantare il merito di essere stata tra le prime a tributare un importante tributo al maestro. Ci potrebbe essere un problema a livello legislativo, "ma che a tali disposizioni generali è possibile derogare con autorizzazione prefettizia ai sensi dell’art. 4 della Legge del 23 giugno 1927, n. 1188, così come modificato dal Decreto del Ministro dell’Interno del 25 settembre 1992.
Così il gruppo consiliare con la mozione impegna "l'amministrazione ad avviare l’iter per modificare la intitolazione provvisoria di “Anfiteatro Orto di Ballo” in “Teatro Andrea Camilleri”, inviando, quindi apposita richiesta di autorizzazione al Prefetto della Provincia di Trapani ai sensi del dell’art. 4 della Legge del 23 giugno 1927, n. 1188, così come modificato dal Decreto del Ministro dell’Interno del 25 settembre 1992.
Eros Bonomo
 
 

Agrigento Notizie, 5.8.2019
Palma di Montechiaro
Malluzzo: "Intitolare una piazza o una strada ad Andrea Camilleri"
Il consigliere ha scritto una lettera al sindaco per chiedere l'individuazione di un luogo da dedicare allo scrittore

Il consigliere comunale di Palma di Montechiaro Salvatore Malluzzo ha protocollato stamattina una lettera al sindaco Stefano Castellino con cui chiede di proporre alla giunta comunale l’intitolazione di una via e/o di una piazza allo scrittore Andrea Camilleri recentemente scomparso.
"Andrea Camilleri - scrive Malluzzo - ha rappresentato e rappresenta - indubbiamente - un vanto culturale per la nostra Sicilia e a maggior ragione per la nostra provincia, Agrigento. La sua figura di uomo e di “maestro” di vita e di cultura è riconosciuta in tutto il mondo attraverso i suoi celebri romanzi su Montalbano.... La morte di Andrea Camilleri, avvenuta poche settimane fa, ha creato in noi siciliani e agrigentini grande sgomento, poiché in maniera lapalissiana ha lasciato un vuoto - incolmabile - nel mondo culturale ma, soprattutto, nella nostra società sempre più 'arida' di cultura. Spetta a noi, soprattutto come istituzione, onorare e ricordare donne e uomini di grande levatura come Andrea Camilleri. Motivo per cui chiedo alla sv di proporre alla Giunta municipale da lei presieduta l’intitolazione di una via o di una piazza allo scrittore, affinché rimanga perennemente vivo il ricordo di un grande uomo e di un grande maestro che amava molto la Sicilia e la nostra provincia di Agrigento".
 
 

Vegolosi.it, 5.8.2019
“I tacchini non ringraziano”: il libro di Andrea Camilleri dedicato agli animali
Gli animali come compagni di strada, e gli uomini come inevitabili sciocchi non in grado di comprenderne a pieno sentimenti, slanci e sensibilità: le favole di Camilleri sugli animali, lanciano un messaggio molto profondo e bello.
Andrea Camilleri
I tacchini non ringraziano
Salani Editore
Euro 15,90

“Se veramente un giorno riusciremo a sapere quale opinione hanno di noi gli animali, sono certo che non ci resterà da fare altro che sparire dalla faccia del pianeta, sconvolti dalla vergogna”. Eccolo qui il senso del libro sugli animali che ha scritto Andrea Camilleri, perché qui i protagonisti sono proprio loro, gli animali.
“I Tacchini non ringraziano” è, infatti, un tuffo nel passato, nella semplicità della vita in campagna, una specie di vecchio album di ricordi, impreziosito dai disegni minimali di Paolo Canevari e popolato da cani, gatti, ricci, tacchini e maiali, tutti capaci di dare vere e proprie lezioni di vita e di rispetto all’essere umano che invece spesso appare ben poco sensibile. Un libro scritto, come specifica l’autore, per le pronipoti e per testimoniare i sentimenti meravigliosi di cui sono capaci gli animali, come l’amore del vecchio cane per il gattino appena conosciuto, l’astuzia del “lepro”, l’intelligenza del pappagallino Primigallo e l’abitudinarietà della biscia Don Gaetano.
Quella di Camilleri è una storia d’amore, se pur a volte con qualche idea che riporta il contatto con gli animali di Camilleri all’idea di vecchio stampo dell’animale assoggettato all’essere umano (in un paio di storie, infatti, ci sono alcuni volatili ingabbiati), vissuta con tutti gli amici con ali e zampe che ha incontrato nel corso della sua vita. Lo scrittore, recentemente scomparso e divenuto famoso come lo conosciamo ora in tarda età (aveva già 73 anni), non manca poi di sottolineare la sua posizione sugli zoo che considera prigioni, luoghi dove tigri e elefanti sono a tutti gli effetti dei reclusi, ma senza la divisa a righe. Stigmatizza inoltre la vendita degli animali domestici in virtù del fatto che, in giro, ci sono tanti amici a quattro zampe bisognosi.
L’inventore del commissario Montalbano ha una visione per nulla scontata del rapporto con i cosiddetti “animali da compagnia”: “Tutti noi siamo sempre stati convinti che, se un animale desidera essere ospitato per qualche ora o per tutta la vita, è giusto esaudire quel suo desiderio. Anche perché sempre più mi vado convincendo che non siamo noi a scegliere un animale per compagno, ma è lui che sceglie noi e oltretutto fa in modo che ci si continui a cullare nell’illusione di aver agito di nostra libera iniziativa.”. Sul finale del volume poi, ci ricorda che forse il mondo è ormai troppo brutto perché gli animali, così belli e puri, possano continuare a restare: forse, per salvarli, siamo noi che dovremmo fare un passo indietro.
Andrea Camilleri ci regala un libro intimo e semplice che mostra tutto il suo rispetto per la natura, un rispetto appreso “sul campo” della sua casa sull’Amiata e supportato dalla sua indiscutibile sensibilità che gli permettete di riconoscerne la meraviglia. Dodici brevi racconti dove l’autore ricorda le sue estati, caratterizzate anche da sporadiche battute di caccia in cui, va precisato, l’autore finiva sempre per rifiutarsi di sparare. “I Tacchini non ringraziano” è quindi un libro da leggere, sorvolando sui punti in cui emerge un retaggio culturale con qualche idea discutibile, per concentrarsi sulla bellezza del messaggio di fondo. Un libro da leggere anche ad alta voce, ai bambini, usando le storie come favole della buona notte.
Francesco Cortonesi
 
 

il manifesto, 6.8.2019
Visioni
Alberto Sironi, un affabulatore che amava la Sicilia e il «suo» Montalbano
Ritratti. Addio al regista di film e serie tv Rai, che ha raccontato Coppi e poi si è dedicato con passione a Camilleri

Dopo Andrea Camilleri, anche Alberto Sironi ci ha lasciati. Il regista televisivo che ha diretto tutti gli episodi del commissario Montalbano, con l’eccezione degli ultimi in cui era subentrato Luca Zingaretti, Montalbano in persona, che dopo venti anni ha così risarcito il regista che lo aveva voluto in quel ruolo, anche contro il parere di papà Camilleri (che, peraltro, si era subito ricreduto). Sironi aveva dovuto rinunciare per un malore che gli aveva impedito di lavorare dopo che erano già iniziate le riprese di una nuova serie di tre puntate e Zingaretti lo aveva sostituito.
INNAMORATO della Sicilia e di Camilleri, proprio lui che proveniva dal varesotto, terra che ha dato i natali alla Lega Nord, Sironi era nato a Busto Arsizio, provincia di Varese, nel 1940, finito poi a Cassano Magnago e Gallarate. Era figlio di un parrucchiere per signora che, anziché risolversi in tante chiacchiere vuote, si era rivelato un grande narratore, un vero affabulatore, merito di una biblioteca immensa e di una altrettanto immensa cultura. Un padre cui Alberto era molto legato al punto che quando venne a mancare gli dedicò uno sceneggiato che si rivelò come il suo successo più importante prima di Montalbano: Il grande Fausto, con Sergio Castellitto nel ruolo di Coppi. «Mio padre – aveva raccontato Sironi in un’intervista di molti anni fa a Varese News – era un grande tifoso di Coppi, mi portò a vederlo sullo Stelvio da bambino, mi parlava sempre di lui. Quando morì, pensai a che regalo avrei potuto fargli, e nacque il film».
Lombardo quindi e – come per molti altri – il suo approdo naturale è stata Milano, in particolare la scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro di Grassi e Strehler. Sironi non ha ancora trenta anni quando approda in Rai dirigendo servizi per tv7, lì incrocia anche Beppe Viola e con lui realizza un’inchiesta sui giocatori di biliardo a Milano. Poi vira verso la fiction. Prima è la trasposizione milanese di un testo noir di Francis Durbridge, Poco a poco, con Flavio Bucci commissario e Diego Abatantuono agente, poi tocca a Scerbanenco, quindi giallo meneghino doc, e nei primi anni ’90 scrive la sceneggiatura e dirige di nuovo Diego Abatantuono, questa volta promosso nei panni del commissario Corso nei primi episodi della serie Eurocops.
DOPO COPPI arriva Montalbano. Mamma Rai glielo propone, poi ci ripensa e glielo toglie per tre mesi, lui non capisce, fino a quando arriva il semaforo verde. E Sironi sceglie il «suo» Montalbano. Anche un po’ per caso, un attore era già impegnato, un altro aveva fatto un pessimo provino, e allora meglio Zingaretti. Ma soprattutto Camilleri e la Sicilia, come si diceva, entrambi fortemente apprezzati dal padano Sironi che capisce perfettamente spirito, intenzioni, difficoltà e pregi di una regione spesso maltrattata dagli stereotipi. Sempre nell’intervista a Varese News raccontava di avere incontrato il padre di Peppuccio Tornatore, «un vecchio siciliano, autodidatta, dirigente di partito, insomma un uomo eccezionale, mi disse: ’essere comunista a Gallarate non è la stessa cosa che esserlo a Bagheria’». Una lezione che Sironi apprende così da poter entrare in un mondo che proprio nel momento in cui ti sembra di capirlo si chiude come una conchiglia. E come aveva saputo fare il brianzolo Gadda con il commissario Ingravallo, tradotto da Germi su grande schermo, Sironi, sulla scorta dei romanzi di Camilleri, cesella con Zingaretti il personaggio capace di spopolare in Italia, e di arrivare sugli apparecchi televisivi di venti diversi paesi, sempre riscuotendo calorosi consensi.
ORA IL COMMISSARIO Montalbano e il suo interprete Luca Zingaretti sono davvero orfani, hanno perso i genitori artistici che hanno creato quel piccolo grande miracolo che dalla tv è diventato fenomeno culturale, turistico, letterario, artistico, capace di generare anche spinoff, come Il giovane Montalbano.
Oltre a Montalbano Sironi ha diretto anche Il furto del tesoro, Salvo D’Acquisto, un paio di film tv di L’avvocato Guerrieri da Gianrico Carofiglio, interpretato da Emilio Solfrizzi, una versione di Pinocchio coproduzione con la Gran Bretagna e Eroi per caso, film tv ambientato durante la prima guerra mondiale. Ma rimane impossibile non associarlo al commissario
Antonello Catacchio
 
 

La Repubblica, 6.8.2019
Se ne va anche Sironi il secondo padre di Montalbano

Era un uomo colto, elegante, innamorato del teatro e aveva portato suggestioni teatrali nella serie che sarebbe diventato il più grande successo televisivo degli ultimi vent'anni, Il commissario Montalbano. Il regista Alberto Sironi è morto a 79 anni ad Assisi (dove domani a San Rufino, alle 11, si terranno i funerali). Si era trasferito in Umbria, amava la campagna e ha sperato fino alla fine di poter tornare in Sicilia sul set, la sua casa. Col peggiorare delle condizioni, era stato Luca Zingaretti a finire le riprese di Montalbano. L'ultimo ciak il 26 luglio, annunciato dall'attore con un post. Sironi se ne va dopo Andrea Camilleri, che si è spento il 17 luglio. Il vuoto, per la grande famiglia che lavora alla serie, è incolmabile.
Era nato a Busto Arsizio, ironizzava spesso su Nord e Sud, perché si era innamorato subito — ricambiato — della Sicilia, e era entrato nel mondo di Camilleri. Ne conosceva ogni segreto, nei paesi dove girava lo salutavano come fosse un parente. Quelle storie magiche erano musica, bastava vederlo come si muoveva sul set, sempre perfetto, con le famose camicie di lino e i pantaloni chiari. Si capiva, quando spiegava le scene, che gli sarebbe piaciuto interpretare tutti i ruoli. Chiacchierava, raccontava aneddoti, sempre col sorriso complice e la battuta: «Mica siamo qui a pettinare le bambole». Aveva voluto Zingaretti come protagonista e ne andava orgogliosissimo «perché Luca aveva fatto un provino speciale, era stato bravissimo» diceva. «Non ho mai avuto dubbi anche se fisicamente era diverso dal personaggio descritto da Camilleri, più vecchio, capellone e con la barba. Tanto che Andrea mi disse: "Ma perché l'hai preso pelato?"».
Zingaretti affida al suo profilo Instagram — postando una foto che li ritrae insieme sulla spiaggia — il saluto al regista. «Quante volte ci siamo mandati a quel paese, quante volte hai cucinato per noi, quante battaglie abbiamo condiviso, quante scene abbiamo riscritto, quante volte ci siamo detti ok, quante volte mi hai compreso, mi hai appoggiato, mi hai confortato. Quante volte hai minimizzato dove gli altri avrebbero ingigantito. Sei stato l'unico regista» scrive l'attore «che quando dava motore cominciava a raccontare le barzellette. Gli altri chiedevano il silenzio, tu raccontavi di Alberto Sordi». Insieme sul set per trovare sempre la soluzione migliore: «Che sapienza, che cultura — prosegue l'attore — che simpatia, che leggerezza, che signorilità, che gentiluomo eri. Quante volte, se riconoscevi che avevo ragione, hai detto: "Ok, la tua idea è migliore facciamo come dici tu" senza sentirti minimamente sminuito, perché avevi un animo grande. Perché ci stimavamo e ci volevamo bene. In poco tempo è la seconda volta che piango un complice di questa avventura. È penoso, è duro, è proprio un anno di merda! Addio amico mio!».
Affascinato dal teatro il giovane Sironi, iscritto a Architettura, decide di abbandonare l'università con grande dispiacere della madre. È il padre, parrucchiere a Gallarate, raccontatore di storie, a incoraggiarlo. Si forma alla Scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano: «Giorgio Strehler è stato un maestro di vita. Ci ripeteva sempre che sono gli attori a cambiare il destino di uno spettacolo». Per tutti era "il regista di Montalbano" ma Sironi nella sua carriera aveva girato servizi giornalistici per Tv7 e fiction di qualità. Con Il grande Fausto (1995), di cui aveva firmato anche la sceneggiatura con Gianni Celati e Giuseppe Tornatore, aveva ricostruito la storia di Coppi (Sergio Castellitto). Sua la regia di Virginia, la monaca di Monza, produzione raffinata con Giovanna Mezzogiorno nei panni di Marianna de Leyva, di cui Manzoni avrebbe raccontatato la storia. Carlo degli Esposti, produttore di Montalbano, gli aveva affidato i gialli delll'avvocato Guerrieri (Emilio Solfrizzi) dai libri di Gianrico Carofiglio. Poi aveva diretto Bob Hoskins, Geppetto nella trasposizione tv di Pinocchio, con Luciana Littizzetto Grillo Parlante.
Montalbano è stato un lungo capitolo della sua vita. L'altro capo del filo, in cui s'intrecciavano storie di migranti, lo aveva particolarmente colpito. «Vedere i filmati con la Guardia costiera che tira fuori dall'acqua gente che sta morendo lascia il segno » raccontava Sironi. «Si tratta della vita delle persone, cosa c'entra la politica? Siamo un paese cattolico che ha sempre accolto».
Silvia Fumarola
 
 

La Sicilia, 6.8.2019
Alberto Sironi, il regista che raccontava la Sicilia con occhi da innamorato

Aberto Sironi era lombardo di Busto Arsizio, viveva in Umbria dove aveva trovato anche l'amore, ma era molto legato alla Sicilia. Sironi si è innamorato della Sicilia quando venne la prima volta da ragazzo per vedere i templi e poi è ritornato più volte prima d’incontrare sulla sua strada Montalbano. La Sicilia era per lui il luogo ideale per ambientarvi delle storie perché in Sicilia c’è tutto, la Svizzera e la Germania, i monti e il mare, luoghi selvaggi e splendide città barocche, è una fonte inesauribile, non per nulla è la regione in cui sono stati ambientati il maggior numero di film e fiction. «Grazie all’amore per quest’isola ho cominciato ad inventare un paesaggio che nei romanzi non c’è - disse in una intervista al nostro giornale - però ci voleva un paesaggio da fiaba, allora ho tolto le macchine dalle strade, ho messo poche comparse, perché se le strade sono vuote si vede il barocco».
Sironi ha contribuito in maniera decisiva al successo di Montalbano ma anche a creare quella che è diventata una vera e propria meta per i tour operator, ovvero la Sicilia di Montalbano. «Una Sicilia che è rimasta anche un po’ fuori dai circuiti tradizionali del turismo - affermava in una altra intervista a La Sicilia - . Sembrava dimenticata quando siamo arrivati noi 15 anni fa. Per fortuna, invece, adesso c’è stato un aumento del turismo, soprattutto straniero. Parlo di luoghi che sembravano addormentati quando siamo arrivati. Ragusa Ibla sembrava un luogo dimenticato da Dio e adesso, invece, è in pieno fermento. Io ho amato molto questi luoghi appena li ho visti la prima volta e il fatto che siano rifioriti, in qualche modo, grazie alla conoscenza che ne diamo attraverso i media, mi ha fatto molto piacere».
Vigata, Marinella, Montelusa. La penna di Andrea Camilleri ha dato nomi di fantasia ai luoghi del suo Comissario Montalbano. Luoghi di una Sicilia lontana nel tempo, quella dei ricordi del giovane Camilleri, che nella regia di Sironi hanno preso un'identità precisa: il Sud est dell'Isola, i paesaggi del Val di Noto e la provincia di Ragusa tutta, città barocche, mare e campagna. Il paesaggio ibleo è divenuto set privilegiato del film che è riuscito a coglierne la sua specifica e singolare bellezza.
E oggi che Alberto Sironi è morto l'Isola gli dà il giusto tributo. Il sindaco di Ragusa riconosce che la città iblea deve molto al regista del commissario Montalbano. «La scomparsa di Sironi - ha detto Peppe Cassì - addolora molto la nostra comunità. Non solo perchè si aggiunge tristemente alla recente dipartita di Andrea Camilleri, ma anche perchè fu proprio Sironi ad avere l’intuizione di trapiantare nella nostra Ragusa l'immaginario dello scrittore. Una scelta di successo a cui la nostra città deve molto, sotto ben più di un punto di vista».
«Alberto Sironi ha raccontato la Sicilia con gli occhi di un innamorato. Ne ha esaltato la bellezza, le architetture, i paesaggi, i sapori, i profumi, e inoltre la generosità, l’autenticità e le passioni di quell'umanità traboccante dai romanzi di Andrea Camilleri» ha detto invece il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto. «Tra tutti i set scelti, ne amò uno in modo particolare: il Caos, lì dove nacque Luigi Pirandello e dove riposano le sue ceneri. Era il maggio di due anni fa e in quell'occasione - ricorda Firetto -, mi confidò che tra le tante scene girate quella fu la più sentita. Girare in quei luoghi una puntata della serie del Commissario Montalbano con Luca Zingaretti fu per lui fonte di emozione indicibile. Andrea ci continuerà a stupire. Chissà che cosa avrà in mente di realizzare adesso con il regista Sironi. Li immagino insieme, impegnati in nuovi progetti, pieni di nuove idee».
 
 

ZTL, 6.8.2019
Ragusa piange Alberto Sironi
Il saluto del territorio al regista di Montalbano

A meno di due settimane dalla scomparsa di Andrea Camilleri, Alberto Sironi, lo storico regista dei film Tv basati sui romanzi del celebre scrittore siciliano, ed in particolare de "Il Commissario Montalbano", è scomparso ieri ad Assisi a 79 anni.
Fu proprio lui a scegliere Luca Zingaretti come protagonista del commissario di Vigata. A confermare la notizia è Carlo Degli Esposti, produttore con la Palomar della serie su Montalbano.
Lombardo di Busto Arsizio, la vita professionale di Sironi era iniziata a Milano, dove si era formato alla scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro.
Il regista aveva scoperto di recente di stare male, tanto che era stato lo stesso Zingaretti a prendere la regia nell'ultimo periodo delle riprese dei nuovi episodi di Montalbano.
Sironi cominciò a collaborare con la Rai a partire dagli anni Settanta. Realizzò alcune inchieste e reportage in Italia e all'estero per poi approdare alla regia.
L'esordio da regista e sceneggiatore risale al 1978 con due telefilm. Per Rai 1 diresse nel 1995 "Il grande Fausto", una fiction sulla vita del ciclista Fausto Coppi.
"Quante volte ci siamo mandati a quel paese, quante volte hai cucinato per noi, quante battaglie abbiamo condiviso, quante scene abbiamo riscritto, quante volte ci siamo detti ok, quante volte mi hai compreso, mi hai appoggiato, mi hai confortato, Quante volte hai minimizzato dove gli altri avrebbero ingigantito. Sei stato l'unico regista che quando davi motore cominciavi a raccontare le barzellette. Gli altri chiedevano il silenzio, tu raccontavi di Alberto Sordi".
Così Zingaretti ha salutato, in maniera commovente, il "suo" regista.
"Quanti bicchieri di vino, quante chiacchierate - prosegue Zingaretti, che fu scelto, come detto, per interpretare il commissario di Vigata, proprio da Sironi - quante confidenze. Quante volte abbiamo fatto fronte comune. E che sapienza! Tanta parte del successo tv dei nostri film è tuo. E non lo dico adesso che non ci sei più, l'ho sempre urlato. Non te lo hanno detto abbastanza, non te lo hanno riconosciuto abbastanza. Ma lo sapevano tutti".
"Che sapienza, che cultura - prosegue l'attore - che simpatia, che leggerezza, che signorilità, che gentiluomo eri. Quante volte, se riconoscevi che avevo ragione, hai detto 'ok, la tua idea è migliore facciamo come dici tu' senza sentirti minimamente sminuito, perché avevi un animo grande. Perché ci stimavamo e ci volevamo bene. In poco tempo è la seconda volta che piango un complice di questa avventura - sottolinea ancora l'attore, ricordando il maestro Camilleri, scomparso lo scorso 17 luglio - che ci accomuna da tanto tempo. È penoso, è duro, è proprio un anno di merda! Addio amico mio!".
"La scomparsa di Alberto Sironi, - spiega il Sindaco di Ragusa, Peppe Cassì - addolora molto la nostra comunità. Non solo perché si aggiunge tristemente alla recente dipartita di Andrea Camilleri, ma anche perché fu proprio Sironi ad avere l’intuizione di trapiantare nella nostra Ragusa l’immaginario dello scrittore. Una scelta di successo a cui la nostra città deve molto, sotto ben più di un punto di vista".
Medesimo cordoglio espresso anche dalla Commissione Straordinaria di Vittoria; Sironi era, peraltro, cittadino onorario del comune ipparino.
Anche il Sindaco di Modica, Ignazio Abbate, e l'assessore alla Cultura, Maria Monisteri, esprimono il loro dolore per la scomparsa di Sironi.
“Siamo rattristati e sgomenti per la dipartita del regista Alberto Sironi regista della fortunatissima serie del “Commissario Montalbano” . Modica, Ragusa e Scicli devono tantissimo a questo grande artista della macchina da presa. Umile, disponibile, dal tratto umano signorile ha reso, con la scelta del nostro territorio come location, la terra iblea impareggiabile, conosciuta in tutto il pianeta e oggi meta di migliaia di turisti e visitatori. Un altro pezzo di memoria, dopo la perdita di Andrea Camilleri, che se ne va. Un patrimonio di valori artistici insostituibile, rispetto al quale il nostro grazie non rende esatta l’idea di cosa siamo diventati”.
Il primo cittadino e l'assessore alla Cultura, ricordano la testimonianza resa al quotidiano La Repubblica, qualche tempo fa, sui suoi rapporti con quest'area della Sicilia:
"Sono legato alle mie origini ma qui mi sento a casa, tra la gente per strada o nelle trattorie, quando incontro i contadini e le maestranze locali. I siciliani mi hanno 'pesato', hanno capito che non sono un quaquaraquà e adesso sono diventati miei fratelli", raccontava a la Repubblica Sironi, qualche anno fa, parlando del suo amore per quell'indimenticabile territorio barocco che unisce Ragusa a Modica, Scicli a Noto e soprattutto Donnalucata.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 6.8.2019
Il racconto
Dopo aver girato tutta la Sicilia, il cineasta trovò finalmente la casa del commissario
“Cosa cerca il regista sul set? Il colore dei ricordi, che sta sotto alle parole”
Pubblichiamo di seguito la postfazione di Alberto Sironi – “Quello che non c’è nelle parole” – al libro di Costanza DiQuattro, “La mia casa di Montalbano”, in libreria con Baldini+Castoldi.

Cercherò di spiegarvi con quale magia abbiamo trovato la casa di Montalbano a Puntasecca, la casa della famiglia DiQuattro costruita nel 1912. Avevamo girato tutta la Sicilia per scegliere dove ambientare i romanzi di Montalbano. Alla fine abbiamo scelto la zona di Ragusa, in particolare verso il mare, tra colline verdi e le meraviglie del tardo barocco, il tutto circondato da un mare che ti accompagna con il suo rumore, i suoi colori dall’alba al tramonto.
Andrea Camilleri se n’era andato giovane dalla Sicilia e le avventure di Montalbano, pur se ambientate oggi, erano piene di ricordi, ricordi del passato. Tutto questo ha cambiato completamente il colore e l’atmosfera del film. Avevo capito che dovevo sollevare le storie in un’atmosfera magica, irreale. La casa della famiglia DiQuattro è una casa affacciata sulla spiaggia: ricordo quando andammo a vederla per la prima volta. Arrivammo a Puntasecca nel tardo pomeriggio. Entrammo in casa, guardammo gli ambienti, il pianterreno, la cucina, il salotto, e poi salimmo al primo piano. Lì c’è la stanza più grande nella quale abbiamo ambientato la camera da letto di Montalbano e il suo studio. In fondo a questa stanza si apre una portafinestra che si affaccia sul mare. Entrando nella verandina il sole stava tramontando… Il mondo era cambiato, c’era una malinconia, come un ricordo di un tempo passato. Questo libro parla di quanta gioia abbia portato questa casa nell’animo di Costanza. Che cosa fa il regista quando cerca gli ambienti per il suo film?
Il regista cerca quello che non c’è nelle parole, quello che sta sotto alle parole: per noi il significato vero dei luoghi è più importante delle parole stesse. Noi che dovevamo scegliere la casa di un commissario di polizia, il commissario Montalbano, l’abbiamo scelta per i ricordi di Camilleri che si sono sovrapposti ai ricordi dell’autrice.
Alberto Sironi
 
 

MHz Choice, 6.8.2019
Alberto Sironi Tribute

MHz Choice learned today (8/5/19) of the death of one of our favorite artists – and one of the world’s monumental TV directors: Alberto Sironi. He directed all 34 'Detective Montalbano' movies (two more are in post production) and his was the guiding hand behind the success of the series, on and off set.
MHz Choice had the opportunity to shoot behind-the-scenes interviews with the 'Detective Montalbano' cast and crew in June 2012. Alberto could not have been more welcoming – and at one point he admonished everyone within hearing distance on set that they should also welcome us. ‘Embrace them’ was what he said in Italian.
He was 79. Godspeed, Alberto.
 
 

Leggo, 6.8.2019
TVBoy, lo street artist in azione a Taormina: i murales di Camilleri, Mahmood e Rackete

TvBoy colpisce ancora. Il famoso street artist italiano stavolta si è esibito a Taormina, in Sicilia: tre nuovi murales sono apparsi nella notte scorsa, raffigurando personaggi molto diversi fra loro. Andrea Camilleri, lo scrittore che ha ideato il Commissario Montalbano, il capitano della Sea Watch Carola Rackete e il cantante Alessandro Mahmood, vincitore dell’ultimo festival di Sanremo con “Soldi”. Tutti collegati da un unico tema: l’integrazione.
Oltre ai famosi occhiali e all’immancabile sigaretta accesa, nel murales dedicato allo scrittore siciliano recentemente scomparso, TvBoy inserisce una frase dello stesso Camilleri contro i pregiudizi: “L’altro non è altro che me stesso allo specchio”.
[...]
Lorenzo Capezzuoli Ranchi
 
 

Giornale di Sicilia, 6.8.2019
Il 10 agosto
Notte bianca del Cinema a Petralia Sottana, gli eventi nel cuore delle Madonie

Sabato sarà la notte delle stelle ma a Petralia Sottana, nel cuore del Parco delle Madonie, sarà anche Notte bianca del Cinema, un evento unico dove, tra le varie iniziative in programma saranno assegnati dei premi ad attori e registi.
[...]
E’ prevista la premiazione di alcuni attori e registi tra cui Aurelio Grimaldi, che parlerà del suo nuovo film sul delitto Mattarella, Teresa Mannino, Vincenzo Amato che ha recitato in Nuovomondo, nel film di Ficarra e Picone “L’ora Legale”, Sicilian Ghost Story Rosario Palazzolo e Matteo Contino dal film Il Traditore e tanti altri ancora.
l’11 pomeriggio in serata in conclusione un omaggio a Camilleri con “Il Maestro senza regole” un docufilm sulla vita di Andrea Camilleri con Teresa Mannino.
[...]
 
 

Balarm, 6.8.2019
"Talia 'nterra e cunta li stiddi": a Lercara Friddi una serata dedicata ad Andrea Camilleri

Si intitola "Talia 'nterra e cunta li stiddi" la serata in programma a Lercara Friddi e dedicata allo scrittore Andrea Camilleri.
L'appuntamento è alle 21 in piazza Abate Romano per leggere un passo da uno dei suoi libri o esprimere un pensiero sul maestro recentemente scomparso.
A condurre la serata sono lo scrittore-giornalista, Mario Liberto e la scrittrice-cantante, Letizia Tomasino. A fine serata una degustazione degli arancini di Montalbano.
 
 

La Sicilia, 6.8.2019
Una via o piazza da dedicare ad Andrea Camilleri: i comuni continuano ad aderire
L'ultimo in ordine di tempo è quello di Santo Stefano Quisquina. Il sindaco Francesco Cacciatore: "Ci sembra un atto dovuto"

L'Amministrazione Comunale di Santo Stefano Quisquina ha aderito alla petizione "Una piazza per Camilleri", e si impegna a dedicare in tempi brevi una piazza, una via o una strada al maestro.
“Andrea Camilleri, scrittore, sceneggiatore, regista, drammaturgo è stato nominato nel 2003 Grande Ufficiale al Merito della Repubblica. Questo permette – fanno sapere i giovani siciliani - a norma dell'articolo 4 della legge n. 1188/1927 di avere una deroga, d'accordo con il Ministero dell'Interno, per l'intitolazione a persone decedute da meno di dieci anni che si siano distinte per particolari benemerenze”.
"Mi sembra doveroso - dice il sindaco quisquinese Francesco Cacciatore - che il mio comune partecipi all'iniziativa".
Molti comuni della provincia agrigentina hanno aderito all'iniziativa.
Gaetano Ravanà
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 6.8.2019
Delitto per dolore processo a Clitennestra

Raccontare Clitennestra senza pregiudizi, missione possibile. La donna che ha assassinò il marito, Agamennone, dopo aver vissuto tanti, troppi dolori, una delle figure più controverse del teatro antico diventa protagonista di " Clitennestra, il processo", alle 21,15 in scena al parco archeologico di Selinunte, dal testo di Alma Daddario, per la regia di Sebastiano Tringali. [...] In scena a interpretarla, Valeria Contadino. [...]
La Contadino tornerà in scena a Palermo al teatro Biondo a novembre con "La creatura del desiderio" di Andrea Camilleri, col quale vantava un rapporto di amicizia, uno «che non verrà mai dimenticato in quanto personaggio lui stesso e creatore di personaggi. L'ultimo scrittore democraticamente scelto dal popolo. Anche quella di novembre, diretta da Giuseppe Dipasquale, sarà una storia surreale, dove un uomo che non può possedere la donna che vuole, non sceglie la violenza, ma in pratica di crearsi un primo esempio di bambola gonfiabile». [....]
Vassily Sortino
 
 

Castelbuono, 7.8.2019
A Nova Orquestra omaggia Andrea Camilleri

Il gruppo di musica popolare “Nova Orquestra” propone un concerto di canzoni d’amore tradizionali, inframmezzate da brani “a tema” di Andrea Camilleri.
Letture di Serenella Raimondo.
Per la scelta dei brani ha collaborato il Camilleri Fans Club.


Il Presidente del Camilleri Fans Club introduce il concerto
 
 

Live Sicilia, 7.8.2019
Il numero è on line
L'omaggio a Camilleri sul nuovo I love Sicilia


La copertina richiama lo stile Sellerio dei suoi romanzi più amati.

Una copertina che richiama nella grafica quelle dei suoi romanzi più amati, quelli pubblicati da Sellerio. È l'omaggio che il mensile I love Sicilia dedica ad Andrea Camilleri nel nuovo numero già in vendita in versione digitale (qui il link per l'acquisto) e da questo fine settimana in edicola. “L'Isola del Maestro”, cioè la Sicilia che Camilleri, morto il 17 luglio scorso, ha fatto amare con le sue storie e i suo indimenticabili personaggi è la protagonista di questo numero. Gaetano Savatteri traccia un ritratto letterario di Camilleri, rapportandolo ad altri grandi siciliani della letteratura. Salvo Toscano racconta il legame tra il fan club di Camilleri e il “Sommo”, come lo chiamavano i suoi aficionados. E Govanna Cirino conversa con Roberto Andò che racconta l'ultimo spettacolo del vecchio scrittore. E poi un reportage di Monica Panzica guida il lettore nei luoghi di Montalbano, le location del Ragusano rese famose dalla fiction con la regia del compianto Alberto Sironi.
 
 

La Lettura - Corriere della Sera, 7.8.2019
Sensi
Commissari golosi, grandi piatti
I casi più seri si risolvono a tavola

Il libro sulle ricette di Montalbano (Trenta Editore). E le passioni degli autori

«Tornò a casa, raprì il frigo. Adelina doveva essiri stata colpita da un’acuta forma di vegetarianesimo. Caponatina e un sublime pasticcio di cacoccioli e spinaci. Conzò il tavolino della verandina e si sbafò la caponatina...». È un omaggio allo scomparso Andrea Camilleri l’ultimo libro pubblicato da Trenta editore, La caponatina di Adelina. Ma non solo. Perché le 155 ricette ispirate alle passioni gastronomiche del commissario Montalbano sono un invito a riscoprire i gialli in cucina, i thriller con coté gastronomico. Non sono pochi.
Da Georges Simenon a Petros Markaris, sparatorie e agguati, omicidi della mala e delitti passionali si accompagnano sempre a intervalli che hanno il doppio scopo di interrompere l’escalation della tensione e di renderci più simpatici, vicini, gli investigatori «golosi». E se Salvo Montalbano è così sinceramente conquistato dai piatti della sua Sicilia, lo deve anche alla tradizione letteraria del noir.
Tra la letteratura del XX secolo non si può non citare il ciclo di Simenon dedicato a Jules Maigret. Anche perché, chi ricorda la bella trasposizione tv della Rai Anni 60 — con Gino Cervi nel ruolo del commissario — potrebbe rammentare anche che il produttore di quella serie era proprio Andrea Camilleri. Così, tra il Coq au vin cucinato dalla signora Maigret e la Pasta ’ncasciata preparata dalla domestica Adelina c’è un filo conduttore, che lo stesso Camilleri fa dipanare a Montalbano in Il cane di Terracotta: «Pensò che in fatto di gusti egli era più vicino a Maigret che a Pepe Carvalho... che si abbuffava di piatti che avrebbero dato foco alla panza di uno squalo». Affermazione che Vázquez Montalbán, amico di Camilleri, si sentì di dover minimizzare.
Thriller e cucina hanno ispirato varie rassegne letterarie: dal «Festival del Giallo» di Pistoia a «GialloLuna NeroNotte» a Ravenna, a «Scrivere di cibo - Giallo nel piatto» a Napoli, fino al nuovo «Zacapa Noir Festival», che dal 10 settembre porterà in un ristorante di Milano una trentina di autori a incontrare il pubblico. Tra le 19 cene letterarie molte avranno oratori che il rapporto tra sapori e noir lo hanno esplorato a fondo: Giménez-Bartlett, Malvaldi, Lucarelli, Varesi, de Giovanni. Perché il percorso del gusto in giallo è lungo e appassionante.
Dalla Spagna di Carvalho, l’ispettore creato da Vázquez Montalbán, e della commissaria Petra Delicado forgiata da Giménez-Bartlett, alla Francia di Maigret, ma anche del commissario italo-marsigliese Fabio Montale di Jean-Claude Izzo. E poi alla Grecia di Kostas Charitos, il Montalbano di Atene creato da Markaris, le cui avventure vanno in pausa davanti ai piatti della moglie Adriana, come i ghemistà, verdure ripiene di riso. Per arrivare alla Sicilia di Camilleri, passando per un’Italia di investigatori che mostrano il loro lato debole a tavola.
Il vicequestore Rocco Schiavone, esiliato ad Aosta dalla penna di Antonio Manzini, si consola con un piatto di rigatoni alla cacio e pepe. Anche Petra Delicado, in trasferta a Roma con il fidato Garzòn ne «Gli onori di casa», si delizia con abbacchio e lasagne, rischiando di mettere a repentaglio un’indagine. Ma si dichiara «abbastanza ispirata» solo quando in patria, ne Il silenzio dei chiostri, si ritrova «di fronte a una grandiosa paella di pesce». Il laureato barista e aspirante detective Massimo Viviani del BarLume — i cui delitti hanno segnato il successo di Marco Malvaldi — se la cava bene ai fornelli e si spinge a mettersi in società con l’amico Aldo nel ristorante Bocacito. Ma prima di arrivare in Toscana, una sosta a Genova, dove Nadia Morbelli ha dato il suo nome a un’investigatrice autodidatta: una redattrice che per professione lavora nel mondo dei gourmet; «magra come un’acciuga», divora i piatti della tradizione ligure e ama il buon vino.
A Bologna, Carlo Lucarelli ambienta Intrigo italiano costringendo il suo commissario De Luca (afflitto da un disturbo alimentare che lo porta a non mangiare quasi mai) a confrontarsi con il terribile richiamo di tortellini, salumi, bomboloni alla crema e rane fritte: una lotta tra pulsioni alimentari e cocciuto rifiuto del lato culinario dell’esistenza. Ma ci pensa Valerio Varesi a pareggiare i conti con il suo poliziotto parmigiano Soneri, amante degli anolini e altre delizie della cucina emiliana: «Ogni volta che il commissario ne metteva in bocca uno sentiva la pasta leggermente dura aprirsi e liberare quella miscela di sapori che aveva imparato a conoscere fin da bambino». E anche il personaggio creato da Marco Vichi, l’ex partigiano Bordelli, commissario anche lui, è cuoco autodidatta. Scuola toscana, però: «Si rifugiava a pranzare direttamente nella cucina dell’amico cuoco, alla Trattoria da Cesare in viale Lavagnini», magari per il suo Baccalà alla livornese. Il suo mito, ai fornelli, è tuttavia un ladro: il Botta, «più bravo come cuoco che come criminale».
Da Nord a Sud, per tornare alla Vigàta di Montalbano si passa per Napoli: c’è una presenza discreta ma importante dei piatti della tradizione campana nelle avventure del regio commissario Luigi Alfredo Ricciardi (ambientate negli Anni Trenta), che Maurizio de Giovanni — nel giallo In fondo al tuo cuore — mette davanti alla zuppa dell’anziana tata Rosa: «Lo scuro grano cappella, il granturco, le fave, le cicerchie, i ceci e le mimmiccole, le lenticchie… … in una scodella c’erano le castagne Janghe, che avrebbero avuto il compito fondamentale di conferire dolcezza».
Non sempre, dunque, la vendetta è un piatto che va servito freddo. Non nei gialli dei grandi autori con la passione per la gastronomia. Tra gli antesignani ci fu Rex Stout con il suo Nero Wolfe: «Pancetta, fagiano, arrosto d’oca, cioccolato, pistacchi» sono gli ingredienti di un piatto (le Salsicce mezzanotte, ricetta estorta da Wolfe a uno chef, in Alta cucina, 1938) «leggero» quasi quanto i pasticci catalani di Pepe Carvalho. Ed eccoci tornati al maestro della cucina elaborata tra delitti e indagini di polizia. Alle ricette del detective-gourmet, Montalbán dedicò ben tre libri: dalla caldeirada, zuppa di pesce preparata in Tatuaggio, ai Calamaretti alla birra, specialità del fido assistente Biscuter, ci ha lasciato centinaia di ricette. E un epitaffio: «La sordidezza del romanzo poliziesco più o meno convenzionale non esclude di puntare sui piaceri. Se James Bond dimostrava un’ottima conoscenza dello champagne, non capivo perché mai Carvalho dovesse rinunciare a spiegarsi la vita mediante le sue passioni gastronomiche»
Luca Zanini
 
 

Il Mattino, 7.8.2019
«Camilleri è vivo», la tesi d'amore arriva dalla provincia di Napoli

La vicenda sarebbe molto piaciuta al maestro Camilleri. Un ultimo colpo di scena con il suo marchio. Inaspettato, clamoroso e sottile. Dunque il padre del commissario Montalbano, lo scorso 17 luglio, dopo un paio di settimane di sonno in ospedale, decide di andare a fumare e a raccontare e a stupire con le sue storie da qualche altra parte. Non si sa bene dove. E mentre il suo spirito osserva curioso la nuova situazione e tutti piangono la morte del maestro, a Cardito, comune a nord di Napoli, al secondo piano di un palazzo del Corso Italia accade un'altra cosa. A Filomena Guarino, 24 anni, laureanda alla facoltà di Scienze della Formazione - corso del Suor Orsola Benincasa - alla notizia della scomparsa di Camilleri cadono le braccia e forse anche qualche lacrima. Di rabbia e di dolore.
[...]
Marco Di Caterino
 
 

La Repubblica, 7.8.2019
La tv che verrà Tante sfide poche sorprese

Non rischia nessuno. La nuova stagione televisiva è la fotocopia di quella precedente, parola d'ordine volare basso e piano, Rai e Mediaset si tengono stretti gli spettatori, cambiando un po' le carte in tavola. Le sfide d'autunno per la tv generalista si giocano a colpi di fiction e talk show, reality pieni di vip. Ma con la nuova stagione verranno fuori con evidenza le scelte del nuovo potere, l'ondata gialloverde con la sua fabbrica del consenso è pronta a sedurre il pubblico di Rai, Mediaset e anche della 7.
[...]
Lunedì — La scoperta è che Il commissario Montalbano fa miracoli e in replica batte i reality. Quindi a settembre tutti a ripetizione con Luca Zingaretti, protagonista degli episodi più seguiti.
[...]
Silvia Fumarola
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 8.8.2019
Camilleri, riposa in un luogo dolce
La memoria. Lo scrittore quando era in vita s'innamorò del cimitero acattolico di Roma
Il Maestro ha subito una forte attrazione per il luogo dove sono sepolti artisti, poeti, letterati, musicisti e attori

Dal 18 luglio le spoglie di Andrea Camilleri riposano nel Cimitero Acattolico di Roma, vicino alla piramide di Caio Cestio. Un luogo tranquillo e suggestivo ombreggiato da tanti cipressi ed occupato da una numerosa colonia di gatti. Questo è il giardino della memoria, spazio infinito dell'eterno silenzio, che custodisce la dignità dei morti. Il fascino indiscusso di questo cimitero, da secoli contribuisce ad alimentare il mito del luogo, ritenuto un museo a cielo aperto, tanto da essere visitato giornalmente da centinaia e centinaia di turisti. Un luogo ben curato dagli spazi verdi definiti e protetti che racconta la storia di insigni e noti personaggi ivi tumulati. Storie umane che ci riconducono alla specificità del sito, in quanto acattolico e riservato solo agli stranieri. Ogni tomba contiene e racconta una storia umana. E poi in questo luogo si coglie un certo respiro gravido di ricordi storici. Qui il visitatore, in assoluto silenzio, viene suggestionato tra l'altro dalle parole di Percy Bysse Shelley: "Ci si potrebbe innamorare della morte al solo pensiero di venir sepolti in un luogo tanto dolce". Probabilmente saranno state le parole di questo poeta inglese ad influenzare Camilleri o i suoi familiari a scegliere proprio il cimitero romano e non quello siciliano di "Piano Lanterna" di Porto Empedocle. Del resto abbiamo avuto notizia dalla direttrice Amanda Thursfield che lo scrittore in vita amava recarsi al cimitero del Testaccio. Insomma, Camilleri, subiva una forte attrazione per il luogo dove sono sepolti tanti artisti, poeti, scrittori a partire da John Keats, quello con la scritta sulla tomba: "Qui giace uno il cui nome fu scritto nell'acqua", Luce d'Eramo, Dario Bellezza, Adolf Hallman, Carlo Emilio Gadda, signore della prosa, come recita la sua lapide. E poi in questa oasi di pace vi è la tomba di Antonio Gramsci, il fondatore del partito comunista. Da qui vengono le parole incise all'ingresso del cimitero del Comune di Motta d'Affermo, in provincia di Messina: "Venite vivi a visitare i morti prima che morte a visitar vi venga". E così la famiglia a seguito dell'aggravarsi delle condizioni di salute dello scrittore avanzò alla direzione del cimitero regolare istanza per la tumulazione del proprio congiunto al Cimitero Acattolico. Il Consiglio di Amministrazione, in forza dell'ampio curriculum dello scrittore ha espresso parere favorevole, disponendo la concessione del loculo per la durata di trent'anni. L'area cimiteriale assegnata si trova ad angolo tra due vialetti, indicata in planimetria in zona 3, riquadro 1, fila 1. Accanto a quella di Camilleri vi è la tomba dei coniugi Simmons, Ella Boumeslocum (1847-1905). Americana Wife of Franklin Simmons, (1839-1913) scultore ed autore "dell'Angelo detto della Resurrezione" che sovrasta la stessa tomba. Riesce dif-ficile pensare ad un eventuale trasferimento dello scrittore al cimitero di Porto Empedocle per essere tumulato nella cappella gentilizia di famiglia dello zio Massimo Fragapane, perché come si dice in giro il maestro di Vigata potesse ascoltare "lo scroscio dell'acqua della marina". E così il sonno eterno di Andrea Camilleri non sarà racchiuso all'interno di una cappella gentilizia ma nella nuda terra intrisa di storia e cultura. Ora lungi da ogni sterile polemica credo che la scelta fatta dai familiari sia stata la più rispondente e naturale al percorso umano e letterario di Andrea Camilleri, siciliano di nascita e romano di adozione, al quale non si può negare la vivacità dell'ingegno e del temperamento che da vivo esprimeva nei confronti dell'aldilà, il suo profondo scetticismo. Come diceva Bontempelli: "Uno muore, quando non ha più niente da fare". "Ed io ho ancora tanto, tanto da fare!". Camilleri aveva ancora tanto da scrivere e da raccontare. Al pari del padre Pirandello: "Chi nasce personaggio, chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può infischiarsi anche della morte. Non muore più! Morrà l'uomo, lo scrittore, strumento naturale della creazione; la creatura non muore più". Ora bisogna solo capire quale epigrafe sarà trascritta sulla lapide tombale (a futura memoria) del padre del commissario Montavano. Staremo a vedere maestro.
Paolo Cilona
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 8.8.2019
A Camilleri un plesso scolastico
Palma. Sarà dedicato l'edificio Arena delle Rose

Palma di Montechiaro. Non sarà una strada oppure una piazza ad onorare il ricordo del grande scrittore empedoclino Andrea Camilleri ma la intitolazione di un plesso scolastico. Il luogo, forse più idoneo; affinché il papà di Montalbano; e non solo, possa essere additato ad imperitura memoria alle nuove generazioni della cittadina del Gattopardo. La decisione è stata già fatta propria dalla preside dell'Ic Tomasi - D'Arrigo, su proposta dell'ex presidente del consiglio comunale, la biologa Letizia Pace, anche se il dirigente scolastico ha inteso precisare che già tra la sua volontà c'era proprio quella di dedicare allo scrittore il plesso denominato Arena delle Rose che, con il nuovo dimensionamento, nel prossimo anno scolastico passerà sotto la giurisdizione dell'Istituto che dirige e dove era ospitata la sede della direzione scolastica del soppresso Primo Circolo Didattico Domenico Provenzani. Sede che sarà trasferita nei locale di viale Pietro Nenni del soppresso IC Don Lorenzo Milani, le cui classi faranno parte proprio del nuovo IC Domenico Provenzani. La preside Laura Sanfilippo e l'ex presidente del consiglio comunale Letizia Pace sono state così concordi nel proporre di cancellare dalla toponomastica scolastica l'inadeguato toponimo di Arena delle Rose del plesso di via Raffaello, così come fu deciso quando la preside dell'Iss Giovan Battista Odierna propose con successo di cancellare dalla toponomastica della geografica scolastica il nome di Carnara nel plesso distaccato per dedicarlo all'indimenticabile ex presidente della Regione Piersanti Mattarella. E quale migliore occasione ci poteva essere dopo la scomparsa del grande scrittore "marinisi" proprio per la preside Laura Sanfilippo.
Filippo Bellia
 
 

Notti Clandestine, 8.8.2019
Comunicato stampa
Presentato il programma di “Notti Clandestine. In direzione ostinata e contraria” 2019.

Termini Imerese – Tutto pronto per la nona edizione di “Notti Clandestine. In direzione ostinata e contraria”, in programma dal 19 al 24 agosto nel suggestivo scenario di Piano Barlaci, a partire dalle ore 20.30. La manifestazione, promossa dalle associazioni Politeia e TeleTermini, si avvale della preziosa collaborazione di Radio Panorama e dei patrocini del comune di Termini Imerese, della Federazione Italiana Teatro Amatori (FITA), di Piano Focale – Piccola scuola di cinema underground. La Fondazione Fabrizio De Andrè Onlus ha concesso il patrocinio morale per il concerto omaggio a De André.
Il ricco programma è stato presentato questa mattina nel corso della conferenza stampa, svoltasi nell’Aula Conferenze della Centrale ENEL “Ettore Majorana” di Termini Imerese. Durante la conferenza si è, inoltre, reso attivo il sito web www.notticlandestine.it, contenitore di tutto il materiale dell’evento.
Quest’anno, l’appuntamento culturale dell’estate termitana si pregia della direzione artistica dell’attore, sceneggiatore e regista italiano Rocco Mortelliti, che dialogherà nello spazio denominato “Non solo cinema” con scrittori, attori, registi e personalità di spicco del cinema italiano come Massimo Benenato (figlio di Franco Franchi e noto scrittore), Gaetano Savatteri (giornalista del Tg5 e scrittore di origini siciliane), Giucas Casella (noto mentalista di origine termitana), Antonio Piazza (regista del film Sicilian Ghost Story, vincitore del David di Donatello per sceneggiatura non originale), Guia Jelo (popolare attrice catanese). E poi tanti altri ospiti come Lorenzo Reina, il pastore-scultore creatore del suggestivo Teatro Andromena a Santo Stefano Quisquina (AG); Marco Betta, autore di opere, musica sinfonica e da camera, e di lavori per il teatro e il cinema; Cetta Brancato, scrittrice e drammaturga, autrice di numerose opere teatrali; Fioretta Mari, attrice cinematografica e televisiva italiana, e tanti altri.
La formula ideata quest’anno prevede tre momenti ben scanditi in ogni serata: il primo dedicato ai libri (simbolo indiscusso della buona cultura), il secondo dedicato al cinema e curato dal direttore artistico Rocco Mortelliti, il terzo dedicato alla buona musica. Inoltre, ogni serata sarà anticipata da un “aperitivo clandestino”: dalle 19.00 alle 20.00 sarà possibile gustare un buon aperitivo nei locali aderenti insieme alla presentazione del programma della serata, secondo il seguente programma: lunedì 19 al Lido Kalokairi (zona porto); martedì 20 alla Caffetteria 28 (piazza Duomo); mercoledì 21 all’Hamburgeria MeNeFod (Lungomare C. Colombo); giovedì 22 alla Piazzetta dei Sapori (piazza del Carmine); venerdì 23 ‘A Cuccagna (villa N. Palmeri); sabato 24 al Pub Shiagù (zona Belvedere).
In più, ogni sera sarà dedicato un omaggio alla memoria di Camilleri, scomparso lo scorso 17 luglio e a cui il Maestro Mortelliti era profondamente legato personalmente e professionalmente.
[...]
«Sono felice quest’anno di mettere il mio nome, la mia faccia in questa manifestazione, perché mi è stato chiesto da due persone straordinarie che sono Totò Scaccia e Roberto Tedesco con i quali ho iniziato a collaborare facendo anche dei corsi di teatro e, forse, è nata così, quasi naturalmente, questa direzione artistica». Rocco Mortelliti, direttore artistico di Notti Clandestine. In direzione ostinata e contraria 2019, ha così introdotto il suo intervento nella conferenza stampa di questa mattina.
«Ho cercato di arricchire il programma con scrittori, attori, registi, musicisti – ha spiegato poi Mortelliti -. Insomma, parliamo di “arte a tuttotondo” e sono convinto che sarà una manifestazione interessante».
E non sono mancati i riferimenti al grande scrittore siciliano recentemente scomparso: «Saremo supportati dalla vicinanza ideologica di Andrea Camilleri, che non c’è più – ha continuato il direttore artistico -, e ogni sera manderemo delle pillole di alcune sue frasi. Manderemo qualche filmato e regaleremo La Magaria, che è una favola nera che Andrea aveva scritto per i carcerati e che io ho filmato in una sorta di cortometraggio con le musiche del grande Marco Betta, autore palermitano. Apriremo, quindi, la manifestazione con un omaggio ad Andrea e alla sua sicilianità».
[...]
 
 

I love Sicilia, n.150, 8.2019
L'isola del Maestro
Il Maestro se n’è andato. La sua opera rimane. E con essa il miracolo del siciliano che fece leggere gli italiani, impresa titanica in un Paese in cui tantissimi scrivono e pochissimi leggono.
Andrea Camilleri con la sua ironia e la sua maestria di narratore è diventato un’icona di Sicilia. E della Sicilia ha fatto innamorare il mondo, anche grazie alla fortunatissima serie televisiva del Commissario Montalbano. I love Sicilia vuole ricordare e ringraziare lo scrittore empedoclino, morto il 17 luglio, con un’ampia sezione di questo numero a lui dedicata.
Buona lettura.

Lo zio di Sicilia
Camilleri ha tanti nipotini e nessun erede, perché zì Andrea è stato ed è inimitabile
Impossibile trovare un emulo, un fabbricatore di storie in quella lingua che è un non dialetto e un non italiano
Andrea non era solo lo zio che ti folgorava con un racconto, conosceva i fili delle parentele andando a ritroso nel tempo
Gli aneddoti sul filo di parentela con Pirandello e l’amicizia adulta con Leonardo Sciascia
“Quando sento di avere le batterie mentali scariche, ricorro all’elettrauto di Sciascia. Mi basta leggere una sua pagina per sentirmi vivo”

Andrea è stato lo zio di Sicilia. Lo zio di tanti autori e scrittori siciliani che, anche grazie al suo successo, hanno trovato porte aperte nelle case editrici che cercavano un emulo, un erede, un fabbricatore di storie come Andrea Camilleri. Ricerca destinata a fallire, perché Andrea è stato ed è inimitabile, a cominciare da quella lingua non-dialetto e non-italiano, elaborazione stilistica e pastiche letterario che rientra sotto la specie unica del “camillerese”.
Ma Andrea è stato lo zio di Sicilia, anche e soprattutto nel saper creare una regione della narrazione, rimanendo sempre disponibile a offrire una mano - una prefazione, un consiglio, una presentazione - a scrittori emergenti o esordienti. Lo ha fatto con me, quando presentò e recensì sulla “Stampa” di Torino il mio primo romanzo “La congiura dei loquaci”. E lo ha fatto con tanti altri.
A scanso di equivoci: la parola zio che a seconda della provincia può essere declinata come zù Andrea o zì Andrea - e quest’ultima prevale nella provincia di Agrigento e nella Porto Empedocle di Camilleri - non deve essere confusa con la medesima parola che segna un grado di autorità dentro Cosa Nostra. Semmai, è un segno rispettoso e affettuoso rivolto alle persone più anziane e più sagge. E spesso veniva accompagnato da un “sabbenedica”, a riconoscere l’autorevolezza e non l’autorità. Ma Cosa Nostra si è impadronita di molte parole del siciliano, storpiandole e macchiandole.
Quando Leonardo Sciascia pubblicò il libro “Gli zii di Sicilia”, il boss Giuseppe Genco Russo lo incontrò a Caltanissetta e gli chiese un autografo con dedica. Cosa complessa riuscire a scrivere qualcosa per il mafioso più famoso del momento. Certo non si può scarabocchiare, come a volte si fa, sul frontespizio: “con simpatia” o, peggio, “con stima”. Sciascia meditò qualche minuto e poi scrisse: “Allo zio di Sicilia, questo libro contro tutti gli zii”. Firmato: Leonardo Sciascia.
Ma il titolo che mi piace ricordare per Andrea è di tutt’altra natura: zio di Sicilia, in questo caso ha il significato alto e bello di chi ha avuto la fortuna di avere uno zio intelligente, generoso e pronto a parlare fuori dai denti: un amico che non trasmetteva il timore che invece porta con sé la figura del padre, magari giudicante o inibente. Andrea era lo zio con cui si poteva parlare di tutto e di tutti, capace di tirar fuori dalla sua memoria prodigiosa un episodio, un libro o un ricordo folgorante. Ma ancor più, Andrea era per ragioni anagrafiche lo zio che conosceva i fili delle parentele andando a ritroso nel tempo.
In un album immaginario della scrittura siciliana - che non ha mai più avuto una scuola dai tempi di Federico II, semmai una sorta di parentela per scelta, come una specie di comparaggio culturale - lo zio di Sicilia di Vigata era imparentato con Luigi Pirandello. E non solo per la comune origine empedoclina, non soltanto per la scelte di regia di Camilleri che ha messo in scena più di un testo di Pirandello, ma un vero filo di parentela. Camilleri ricorda che quando era bambino, un giorno si presentò alla porta un uomo vestito da ammiraglio. Nella fantasia del piccolo Nenè, come veniva chiamato Andrea in famiglia, quell’uomo veniva dal porto e forse scendeva da un vascello militare. Così la racconta Andrea. “Mi guarda e mi dice: ‘Tu cu sì?’. ‘Io sugnu Nené Cammilleri’. ‘To’ nonna Carolina unn’è?’ ‘Dorme’. ‘Chiamala. Digli che c’è Luigino Pirandello’. Io vado da mia nonna che dormiva, e dico: ‘Nonna, di là c’è un Ammiraglio che dice che si chiama Luigi Pirandello’. ‘Oh Madre Santa’, esclama mia nonna, quasi precipitando dal letto. E rivestendosi. Allora, vado nella stanza dei miei genitori: ‘Di là c’è un Ammiraglio che si chiama Luigi Pirandello’. E anche loro. ‘Oh Madre Santa’. Un altro macello. Si spaventarono talmente che io mi terrorizzai. Mi nascosi dietro una porta a guardare che cosa succedeva e vidi l’Ammiraglio che stava abbracciato con mia nonna, lei piangeva e lui ripeteva: ‘Oh Carolina, la nostra giovinezza’. Questo è stato il mio incontro con Luigi Pirandello, che era venuto per inaugurare le scuole comunali di Porto Empedocle ed era in divisa d’Accademico d’Italia”.
Da quello spavento del bambino Andrea, racconta sempre Camilleri, nacque una certa iniziale ritrosia a leggere e mettere in scena Pirandello. Ma a pieno titolo, nell’albero genealogico dello zio di Sicilia, il ramo più diretto è quello con il premio Nobel per la letteratura.
È invece un’amicizia adulta quella con Leonardo Sciascia, lo scrittore di Racalmuto, riservato quanto Andrea era estroverso, terragno quanto invece Camilleri è marino. “Come scrittore - dirà Camilleri - sono stellarmente lontano da lui. Eppure quando sento di avere le batterie mentali scariche, ricorro all’elettrauto di Sciascia. Mi basta leggere una sua pagina qualsiasi per tornare a sentirmi vivo”.
Un legame acquisito quello con Sciascia, ma fondamentale. Sarà infatti proprio Leonardo - come lo ha sempre chiamato Camilleri, non rientrando tra gli intimi che lo chiamavano Nanà - a presentargli Elvira Sellerio, quando Camilleri lavorò ai documenti su una strage di prigionieri borbonici consumata nella torre di Carlo V della sua Porto Empedocle. Camilleri voleva convincere Sciascia a scrivere un libretto su quel fattaccio dell’Ottocento. Sciascia disse: “Andrea scrivilo tu”. E Camilleri: “Ma io non so scriverlo come lo scriveresti tu”. E Sciascia: “Ma perché vuoi scriverlo come lo scriverei io? Scrivilo come sai scriverlo tu”. Ne venne fuori una delle prime prove di quella lingua che avremmo imparato a conoscere e decifrare, ma che a Sciascia non piaceva perché troppo vicina al dialetto. Ma comunque convinse la Sellerio a pubblicare “La strage dimenticata”.
I rami delle famiglie siciliane sono articolati e complessi. Sciascia si era imparentato con Vitaliano Brancati già quando frequentava le scuole superiori a Caltanissetta e lo scrittore catanese invece vi insegnava. Eppure, il barocco brancatiano, il suo spirito denso e sensuale non ha attecchito in Sciascia, finendo piuttosto per crescere nei libri di Camilleri dove non mancano scene di sesso, a volte grottesche e sovraccariche come in Brancati. E’ il lato catanese e gioioso della scrittura di Camilleri, il carattere di famiglia più disposto all’umorismo.
Attraverso Brancati naturalmente si risale a Federico De Roberto. Quanto filtra dell’autore del romanzo “I vicerè” in Camilleri? Basti pensare a certe descrizioni impietose degli Uzeda, per ritrovarle in alcuni romanzi storici di Andrea. È un avo di due secoli fa, ma l’occhio impietoso di De Roberto quando parla dell’aridità e avidità dei potenti, sembra luccicare nella scrittura dello zio di Sicilia.
Di generazione in generazione, si arriva fino a Giovanni Verga che per primo inventò una lingua letteraria siciliana, sia pure con i limiti e i pudori del suo tempo, che non fosse l’italiano di Manzoni ma nemmeno il dialetto di Nino Martoglio e Luigi Capuana. E anche quest’ultimi due sono imparentati con lo zio Andrea, perchè hanno creduto che il siciliano potesse essere una lingua da portare in scena, da scrivere, da rendere artistica come già accadeva per il napoletano con le sue poesie e le sue canzoni.
Complicata la parentela col principe. Tomasi di Lampedusa, colto e aristocratico, se ne è sempre stato appartato. Ma Camilleri gli somiglia quando affonda le mani nelle storie dell’Ottocento, quando riscrive il passato dal lato di chi soccombe - lo ha fatto magistralmente ne “Il re di Girgenti” - ma ancor di più quando inventa la cucina letteraria siciliana. In tutta la grande famiglia degli scrittori siciliani c’è sempre stata poca roba da mangiare, e solo in Tomasi di Lampedusa spunta monumentale, e ne viene perfino spiegata la ricetta, il timballo del Gattopardo. Camilleri preparerà per i suoi lettori centinaia di piatti e metterà il cibo al centro delle avventure di Montalbano, facendone un genere molto imitato, ma inimitabile.
Parenti difficili, gelosi della loro privacy. I poeti ad esempio: Salvatore Quasimodo e Lucio Piccolo. Letti e riletti, se è vero che Andrea Camilleri cominciò scrivendo poesie. Nel 1947 andò a Milano per incontrare Elio Vittorini e chiedere la pubblicazione di tre poesie sul “Politecnico”, la rivista che dirigeva Vittorini - peraltro cognato di Quasimodo. Parlarono per un’ora e mezzo di Sicilia, ma le poesie non furono mai pubblicate. Mai fidarsi dei parenti.
Parentele dirette e indirette. Mettiamo quella con Gesualdo Bufalino: apparentemente i due sembrano lontani, non si intravedono somiglianze palesi. Eppure attraverso i film di Montalbano, Camilleri fa riscoprire la provincia di Ragusa, ne agevola il lancio turistico e fa diventare la Comiso di don Gesualdo - con il suo aeroporto - la porta d’ingresso alla Vigata televisiva per decine di migliaia di visitatori che vanno a Puntasecca per farsi un selfie davanti alla casa del commissario.
Parentele fatte anche di rivalità. Vincenzo Consolo, ad esempio, anche lui sperimentatore del dialetto, in chiave erudita e raffinatissima, ma contestatore accanito della vena popolare e pop di Andrea: diventerà un avversario polemico di Andrea Camilleri.
Lo zio di Sicilia è stato l’uomo che ha tenuto in piedi la memoria lunga di questa famiglia letteraria dispersa e litigiosa. E ha fatto molto di più: ne ha tramandato i collegamenti sotterranei, rimodellandoli nei suoi racconti e nei suoi libri. Ha trasferito la memoria di famiglia ai giovani scrittori per i quali è stato uno zio munifico e generoso. Camilleri ha spesso ricordato una frase di Sciascia, quasi sempre troppo indulgente con gli autori siciliani: “Perché davanti agli autori siciliani - diceva Sciascia - mi sento diventare mafioso. Di loro vorrei essere fratello, amico, complice e protettore. Come diciamo noi? Addifenniti ‘u tò, a tortu o a ragiuni. E io questo faccio”. Commentava lo zio di Sicilia: “Dunque, Sciascia difendeva il suo. Considerava ‘suoi’ gli scrittori della nostra terra. Una lezione che ho imparato”.
Forse oggi chi scrive e scriverà in Sicilia, chi legge e leggerà cose di Sicilia, può non essere un erede di Camilleri - cosa impossibile, perché Camilleri non ha eredi - ma almeno può sentirsi un nipotino dello zio Andrea. Un nipotino dello zio di Sicilia.
Gaetano Savatteri


Il Sommo e u Presidenti
Filippo Lupo presiede il Camilleri fans club che col suo sito Vigata.org era molto caro al Maestro
I pranzi e le cene con il Sommo. E quella volta che in un Montalbano spuntò un personaggio con il suo nome

“Quelli di Vigata.org mi chiamano il Sommo. E mi piace perché è una bella presa in giro”. Sul sito del Camilleri fans club, la frase del Maestro sta lì, in apertura. Insieme ad altre due. Una in cui “il Sommo”, così lo chiamano tutti a Vigata.org, accreditava i responsabili del sito come “persone serie”. E un’altra, molto bella, che racconta il legame forte che si era instaurato tra Andrea Camilleri e questo gruppo di fedelissimi e innamorati lettori riuniti da una ventina d’anni attorno a questo sito: “Voi del Fans Club, col vostro sito, continuate a tenermi in vita e a farmi scrivere”.
Il Sommo non c’è più, la sua opera resta e il suo fans club anche. Filippo Lupo, da Castelbuono, è da sempre “u presidenti”. Lui e altri sette colleghi di lavoro, tutti all’Italtel di Carini, fondarono il club nel ‘97, folgorati dalle prime letture del Maestro.
“Il mio primo libro fu ‘La stagione della caccia’. Lo consigliò a me e mia moglie un commesso della libreria Sellerio che c’era davanti alla Cattedrale di Palermo”, racconta Filippo nella sua casa che trabocca di Camilleri. Due enormi scaffali di una delle sue librerie sono tutti dedicati al Sommo. Ai suoi romanzi (Lupo li ha letti tutti), ai suoi saggi, ai racconti, alle traduzioni. Innamoratissimo, Filippo “u presidenti” (I love Sicilia ve ne parlò già una dozzina d’anni fa) è l’anima di una community che ha circa 4.000 membri. Molti anche dall’estero.
Filippo ricorda il primo contatto con Camilleri. Fu quando si iscrisse al sito un signore che si presentò come “il genero del Sommo”. Ed era vero. Fu lui a mettere i ragazzi del fans club in contatto con i Maestro. Prima ci furono delle chat, poi gli incontri vis-à-vis: “La prima volta - racconta Lupo - andammo a Porto Empedocle in tre - racconta Lupo -: io, il direttore Beppe Di Gregorio e Mario La Mantia, detto Catarella perchè esperto di ‘informaticcia’, l’ideatore del sito. Andammo a cena insieme, mangiammo pesce, lui prese le triglie arrosto. Eravamo nel ristorante dove mangia Montalbano”.
Poi diversi altri incontri, a Palermo, a Roma, “anche in campo neutro, come quando gli diedero la laurea honoris causa a Cagliari”, ricorda Filippo. Che ha curato sul sito la bibliografia ufficiale del Sommo (concordata con lui, ci tiene a precisare). I libri sono 111, lui li ha letti tutti. Il preferito? “Il birraio di Preston”, risponde senza esitare. Ma il preferito del Maestro era “Il Re di Girgenti”. De gustibus... E il Montalbano preferito? “Il cane di terracotta”, risponde U Presidenti, a cui però piacciono di più i romanzi storici delle storie del Commissario. A un Montalbano in particolare, però, è affezionato, “La rete di protezione”, perché lì c’è un personaggio solo citato, che si chiama guarda caso Filippo Lupo.
Camilleri prese parte anche alla festa per il decennale del club. Era il 2007, si organizzò una grande festa a Roma e si pranzò tutti insieme. Poi, nel 2017, per i vent’anni, un’altra festa ma senza il Sommo che però volle esserci lo stesso mandando un video.
Vigata.org coltiva la devozione al papà di Montalbano ma segue con affetto e attenzione anche altri scrittori, soprattutto giallisti e siciliani. “Sì, abbiamo pagine e articoli anche su altri. Ci sei anche tu!”, dice U Presidenti al cronista. E spiega che Santo Piazzese, Roberto Alajmo e Gaetano Savatteri hanno addirittura una sottosezione tutta loro.
Camilleri disse una volta che prima o poi sarebbe stato dimenticato, come accaduto ad altri grandi scrittori. Filippo ne dubita. “Dimenticato mi pare difficile, magari potrà essere ridimensionato”, dice U Presidenti. Che farà di tutto con il fans club e con Vigata.org per tenere viva la memoria del Maestro. Anzi, pardon, del Sommo.
Salvo Toscano


Tiresia sono…
Andrea Camilleri negli ultimi tempi amava dire “da quando non vedo più, vedo meglio”. Il suo ultimo lavoro teatrale “Conversazione su Tiresia”, andato in scena al Teatro Greco di Siracusa lo scorso anno, rappresenta una sorta di testamento spirituale e un messaggio di speranza
In quella indimenticabile serata di giugno, a 93 anni il maestro di Porto Empedocle non ha avuto paura di mettersi in gioco, è stato un gigante capace d’intrattenere il pubblico soggiogato dalla sua potenza
“Lo spettacolo di Siracusa è stato una cerimonia d’incontro con il suo pubblico all’interno di un teatro - ci racconta Roberto Andò - luogo per lui vitale in cui ha trascorso anni di attività importanti. Grazie a Tiresia è riuscito a dire tutto quello che gli interessava far sapere di se stesso e della letteratura”

“Chiamatemi Tiresia, sono qui per raccontarvi una storia più che secolare…”.
Ha esordito così l’anno scorso, di fronte a più di quattro mila spettatori, Andrea Camilleri, protagonista e autore dell’opera drammaturgica “Conversazione su Tiresia”, spettacolo diretto da Roberto Andò, messo in scena al Teatro Greco di Siracusa.
Il testo pubblicato da Sellerio è un viaggio nelle metamorfosi filosofiche e poetiche di un personaggio mitologico greco, l’indovino cieco, che ha attraversato varie epoche e generi letterari.
Una grande invenzione scelta da molti scrittori come alter ego.
In quella indimenticabile serata di giugno, a 93 anni il maestro di Porto Empedocle non ha avuto paura di mettersi in gioco.
Sul palcoscenico è stato un gigante capace d’intrattenere il pubblico soggiogato dalla sua potenza, e attraverso il personaggio di Tiresia ha saputo legare insieme l’eterno e l’umano.
Cieco ormai da tempo, determinato e immensamente preparato, ha recitato affrontando in terra di Sicilia la sua sfida alla morte. Lo ha fatto accompagnato dall’affetto e dalla stima di un regista di teatro e cinema, la cui formazione ha radici nella letteratura, Roberto Andò, siciliano pure lui, direttore dello Stabile di Napoli.
Lo raggiungiamo telefonicamente per farci raccontare l’ultima fatica teatrale del grande Maestro, ma non solo. Andò gli è stato accanto per più di 25 anni, con l’amico Andrea ha condiviso pensieri e progetti, riflessioni sul teatro, sulla politica, sul futuro. E sul presente, vissuto ogni giorno con entusiasmo: nelle parole di Camilleri c’era infatti sempre un messaggio di speranza. Che esperienza è stata “Conversazione su Tiresia”?
“Siamo andati oltre l’esperienza professionale. Accompagnare un uomo dell’età di Andrea, cieco, in un viaggio di ritorno in Sicilia che per lui aveva evidentemente un valore molto alto è e il suo impegno indomito. Aveva ricordi precisi di Siracusa e sapeva di incontrare il pubblico tra pietre sacre, che lui definiva eterne”.
Possiamo definirla una cerimonia d’addio?
“Più che altro una cerimonia d’incontro con il suo pubblico all’interno di un teatro, luogo per lui vitale in cui ha trascorso anni di attività importanti. Grazie a Tiresia è riuscito a dire tutto quello che gli interessava far sapere in quel momento, di se stesso e della letteratura. Come l’indovino svela il futuro a Edipo che è restio a conoscerlo, così lo scrittore dà forma alla verità”.
Nel vostro rapporto attore-regista com’è stato Camilleri?
“Molto disciplinato e puntuale. Essendo anche lui un regista aveva una precisa idea di come si lavora e quindi si prestava alle prove molto diligentemente con grande intelligenza. Era sorprendentemente bravo”.
Aveva i tempi giusti?
“Era perfetto, poteva dire tutto con una naturalezza incredibile, sembrava che tutto nascesse lì per lì, che è quello che dovrebbe sempre fare un attore. Non avevi l’impressione che sapesse una cosa a memoria. Recitava, ma tirava fuori qualcosa che aveva dentro. Abbiamo lavorato intensamente e con regolarità per una ventina di giorni e ha anche registrato le voci fuori campo, frammenti di poemi: Omero, Elliot, Dante, Ezra Pound, Borges... davvero un grande lavoro”.
Come è stato sul palcoscenico la sera della rappresentazione?
“A teatro è cambiato tutto: durante le prove era quasi un colloquio tra un gruppo di persone e lui, quando è invece arrivato il pubblico e Andrea lo ha sentito, la voce è diventata possente, non era per nulla intimidito”.
Vi conoscevate da tempo. Ma in questa occasione siracusana ha scoperto dei lati inediti?
“Camilleri era un uomo molto vero, era sempre se stesso, autentico, lo scarto tra pubblico e privato non esisteva”.
Era cieco, una condizione difficile che avrebbe depresso chiunque.
“Non lui, non si è mai abbandonato alla cupezza della fine. Un grande uomo, raffinato e ironico, sempre circondato dall’affetto, in casa e fuori, della moglie Rosetta, delle figlie, dei nipoti e di Valentina Alferj, assistente fidatissima, a cui dettava i suoi romanzi. Inserito felicemente nella famiglia, godeva del confronto con i giovani, aveva nipoti di varie età con cui instaurava un dialogo continuo. La cecità poteva essere un limite per uno scrittore, avrebbe potuto distruggerlo, ma non lui”.
Un siciliano atipico, non gli apparteneva il lato vittimistico
“Totalmente diverso da tutti, guardava al futuro. Non so in che dimensione questa frase verrà colta, ma non era un uomo che viveva del passato o di nostalgia. Certo aveva tanti ricordi, tante storie da raccontare, però non era un malinconico, non era di quelli che dicevano ‘molto meglio prima’, viveva nel suo presente concretamente”.
Amava definirsi un impiegato.
“Come tutti gli scrittori passava la giornata intorno alla scrittura, scriveva quasi sempre di mattina, nell’ultimo periodo dettava, mentre di pomeriggio aveva delle lettrici che gli leggevano libri e giornali”.
Come definirebbe il vostro rapporto?
“Solido. Certe amicizie si creano piano piano, senza clamori. Mi viene difficile dire era, dico ancora è, Andrea è una persona molto affascinante di cui mi sembra di sentire la voce, la battuta di spirito. Ricordo il suo umorismo quando lo chiamavo al telefono, aveva una grande dose di fascino, irresistibile, che nasceva anche da una forte esperienza del fallimento. Noi conosciamo lo scrittore celeberrimo, invece mi ha raccontato che per anni gli è pesato il desiderio di pubblicare il suo primo libro, rimandato a lungo. Dopo una serie di rifiuti smise di scrivere per 18 anni e fu psicologicamente salvato dal teatro. Quando ne parlava si capiva che aveva sofferto”.
Camilleri è stato anche un grandissimo docente, un regista, un autore.
“Ha sempre mantenuto un dialogo con le persone, era uno scrittore e un uomo desideroso di incontrare gli altri, curioso. Aveva insegnato anche al Centro Sperimentale di Cinematografia e all’Accademia nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Tanti grandi artisti gli devono molto e hanno testimoniato quanto sia stato importante averlo incontrato, basti pensare che al Centro Sperimentale fu Camilleri a suggerire a Marco Bellocchio che forse era il caso di fare il regista e non l’attore. Un’intuizione determinante che lo fece passare al corso di regia e che oggi gli ha permesso di raggiungere il successo. Aveva tanta umiltà e capacità di ascoltare gli altri. Questo rendersi utile è tipico del Maestro, cioè di uno che trasmette. Ecco, Andrea è stato un grande Maestro”.
Ciao Camilleri, come hai detto quella sera a chiusura dello spettacolo, “rivediamoci fra cent’anni”.
Giovanna Cirino
 
 

il Mattino di Foggia, 9.8.2019
Il ricordo dei due intellettuali scomparsi
Senza Camilleri e De Crescenzo nulla sarà più come prima
«Mi consola il fatto però che Montalbano e Bellavista non ci lasceranno mai»

Nulla sarà più come prima. Frase trita e ritrita. Abusata. Ma in questo caso verosimile. In queste calde settimane estive sono accadute tante e tante cose che a settembre ci troveremo a fare i conti con un mondo, il nostro, profondamente diverso. Innanzitutto l’Italia è più povera da un punto di vista culturale e umano. Ci hanno lasciato in pochi giorni prima Andrea Camilleri e poi Luciano De Crescenzo. Due straordinari intellettuali figli del nostro Sud che credevamo eterni come lo sono quelli che con le loro opere entrano a far parte della vita delle persone e del costume di un intero popolo. Mi consola il fatto però che Montalbano e Bellavista non ci lasceranno mai.
[...]
Mario Polese
 
 

Il Sole 24 Ore, 9.8.2019
In edicola con Il Sole 24 Ore
Da domenica 11 agosto “Segnali di fumo” di Andrea Camilleri

Sarà in edicola per un mese con Il Sole 24 Ore a partire dall'11 agosto “Segnali di fumo” di Andrea Camilleri: una specie di autobiografia del grande scrittore recentemente scomparso, tratteggiata attraverso i suoi scritti, di cui molti comparsi sulla “Domenica” de “Il Sole 24 Ore” nella rubrica Posacenere tra il novembre 2011 e il dicembre 2012.
Con pochi tocchi della sua inconfondibile scrittura, Andrea Camilleri allestisce una galleria di incontri, letture, ricordi ed emozioni, un'agrodolce cronaca dell'età che avanza. Perché «il tempo è una giostra sempre in funzione. Tu sali su un cavalluccio o un'automobilina, fai un bel po' di giri, poi, con le buone o con le cattive, ti fanno scendere».
“Segnali di fumo” resterà in edicola sino all'11 settembre a € 6,90 oltre al prezzo del quotidiano.
Grazie al servizio Prima Edicola, su www.primaedicola.it sarà anche possibile prenotare online senza costi aggiuntivi la propria copia e ritirarla presso una delle edicole convenzionate con il servizio.
 
 

Il Venerdì, 9.8.2019
Mangia e bevi
Al ristorante con i "pirciati ch’abbruscianu" di Montalbano
IL SALMORIGLIO via Roma 27, Porto Empedocle (Agrigento). Info: tel. 0922-636613. Chiuso: lunedì. Ferie: tre settimane dopo l’Epifania. Carte di credito: tutte. Costo: antipasti 10/20 euro; primi 10/18; secondi 16/25; dolci 3/6

Era pensabile una puntatina in Sicilia senza rendere omaggio al grande Andrea Camilleri nella sua Vigata? Secondo noi, no. E il Salmoriglio, nell’isola pedonale di Porto Empedocle, ci ha gastronomicamente ripagati. Piatti belli da vedere e buoni da mangiare, piatti fatti di storia, di passione, di sapori nitidi, di ricerca. Alessandro Ravanà, classe 1982, a 21 anni aveva aperto una pasticceria nella sua Agrigento. Autodidatta, s’è via via dedicato alla cucina. Il Salmoriglio è stato inaugurato nel 2010. Alessandro ci tiene a ricordare il soggiorno ad Alba, al Duomo di Enrico Crippa: «Mi ha aperto la mente, specie per quel che riguarda i vegetali». Che trovano valorizzazione nel suo locale, così come pani e grissini, che utilizzano antiche varietà di grano isolano.
Alessandro, braccio destro Enrica Caffaro, scuola Niko Romito, propone un menù degustazione tipico, 4 portate a 55 euro, e uno più vasto e articolato, 6 portate a 75 euro. Dice: «Come scrive Camilleri, mi piace cucinare seguendo il ricordo di certi sapori e nella memoria di certi odori». Al padre di Montalbano sono dedicati due piatti: sarde “a beccaficu” (ricetta dal romanzo Il ladro di merendine) e “pirciati ch’abbruscianu” (dal romanzo L’odore della notte). Dal Piemonte, la carne cruda e i ravioli del plin, conditi però non con burro e salvia né con un ragù di carne ma con crema di melanzane e provola affumicata delle Madonie.
Qualche suggerimento: spaghetti ai ricci, risotto con limone e capperi, minestra di seppie, ghiotta alla marinisi (zuppa di pesce tipica di Vigata), sgombro croccante con pesto di mandorle, filetto di ombrina, frittura all’italiana, ricciola “come uno sfincione”. In minoranza, ma la carne non manca: filetto di scottona, maiale iberico, coniglio ripieno di bietole, piccione arrosto. La passione di Alessandro si rivela anche nel rapporto di conoscenza con ogni suo fornitore, dal pescatore al contadino. La carta dei vini (molta Sicilia ma non solo) è buona con ricarichi corretti. Si può chiudere col pezzo duro, il gelato di Vigata, oppure con cannolo casalingo, tortino al pistacchio, semifreddo alla nocciola o, perché no?, con una granita al limone, fatta come la sanno fare solo in Sicilia.
Gianni e Paola Mura
 
 

Il Messaggero, 11.8.2019
Lampi
Mattia Carratello: «Io, la musica, Sellerio e quelle chiacchierate con Camilleri»

«Il primo libro per me fondamentale fu Mary Poppins di P.L. Travers, quattro volumi di racconti estremamente gotici - e pieni di riferimenti letterari, da Keats a Shakespeare - che mi hanno introdotto a un certo gusto anglosassone; poi quello che ritengo sia il più riuscito dei romanzi italiani dell'Ottocento, Pinocchio, il più noto all'estero, il più riscritto; e, infine, a quattordici anni, Edgar Allan Poe. Ma il libro di Collodi è quello che mi ha maggiormente influenzato: ci sono vette di efferatezza incredibili, Pinocchio stesso muore due volte, è crudele con il padre, con la fata, mutila il gatto: un romanzo sconcertante. Se da bambino ti capita tra le mani un libro così, non smetti più di leggere».
Mattia Carratello, editor di narrativa per Sellerio, racconta com'è nata la sua passione. «All'Università ho scelto la letteratura per dedicarmi completamente alla lettura. Ho studiato parecchio e goduto moltissimo.»
Come ha iniziato?
«Grazie alle chance che l'ottima università pubblica italiana ci regala, durante il dottorato ho fatto ricerca a Chicago: mi ritrovai a leggere autori che non conoscevo - era il momento di Richard Powers, di David Foster Wallace e tornato in Italia ritrovai un vecchio amico di studi, Luca Briasco (oggi socio di Minimum Fax, ndr): stilammo una lista di autori americani e, incredibilmente, gli editori ci risposero: Sergio Fanucci accettò di creare una collana, Avantpop, ci fece entrare in casa editrice. Con lui abbiamo imparato molto».
E poi, nel 2004, Einaudi Stile Libero.
«Lì mi sono occupato soprattutto di narrativa straniera: con Angela Tranfo, editor della collana, abbiamo acquisito i diritti di tanti libri, e fatto qualche operazione curiosa, come L'incanto del lotto 49 di Thomas Pynchon in una nuova traduzione o il recupero di Peyton Place di Grace Metalious, un romanzo molto popolare che divenne una famosa serie tv: mischiare i generi e le scritture è sempre stata una caratteristica della collana di Einaudi».
E poi anche quella casa editrice le è parsa stretta, è così?
«Nel 2006 sono andato da Neri Pozza, dove ho lavorato per cinque anni con Marcella Marini, una collega imprescindibile per la mia vita editoriale: da otto anni lavoro con lei da Sellerio, dove c'è un gruppo storico fortissimo».
Ora avete gli inediti di Camilleri...
«C'è il famoso capitolo finale di Montalbano, di cui si è favoleggiato e che esiste davvero, e il saggio sulla sua formazione di scrittore e sulla sua avventura linguistica, che esce a ottobre».
Ha mai detto a Camilleri: Questo capitolo non funziona?
«In Sellerio non ci ho mai lavorato, è stato sempre seguito da Floriana Ferrara, redattrice di lungo corso; Camilleri era capace di punte di perfezione elevatissime, e poi a lui potevi dire qualunque cosa: se era un rilievo intelligente lo faceva suo».
Che ricordo ha di lui?
«Quando ero in Neri Pozza avevamo creato un'antologia, La storia siamo noi, con vari autori italiani e io ebbi l'esperienza di confrontarmi con Camilleri e quindi, diciamo tra virgolette, di editarlo: ero preoccupato, non sapevo cosa fare; e invece trovai l'autore più generoso e brillante che abbia mai incontrato. Con lui ho scoperto che i grandi scrittori sono quelli con cui è più semplice lavorare. Poi mi ha fatto capire che il talento, qualunque talento, va coltivato e può crescere nel tempo: Camilleri ha iniziato ad avere fortuna come scrittore dopo i 65 anni, e poi Montalbano ha cambiato la sua vita, e quella dei lettori».
[...]
Riccardo De Palo
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 11.8.2019
La storia della casa di Montalbano a Punta Secca
Parla Costanza DiQuattro, la cui famiglia “affitta” al Commissario la villetta resa celebre dalla fiction

È il simbolo architettonico della fiction di Montalbano. La casa del commissario e` a Punta Secca, frazione di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. La struttura normale, ne´ moderna ne´ antica, e l’affaccio sul mare la candidarono subito come il miglior luogo possibile per farne l’abitazione del poliziotto creato da Andrea Camilleri.
A oltre 20 anni dalle prime riprese, all’edificio viene ora dedicato addirittura un libro, "La mia casa di Montalbano", scritto da Costanza DiQuattro. Era infatti il 1998 quando il regista Alberto Sironi e l’attore Luca Zingaretti misero per la prima volta piede nella casetta di cui erano proprietari l’avvocato Giovanni DiQuattro e sua moglie Vincenzina Comitini, nonni della scrittrice che ce ne racconta la storia.
Cominciamo dalla fine. Il libro si conclude con Camilleri che acconsente a farsi intervistare. Quell’intervista e` poi stata fatta?
«Si`, e ho avuto il permesso di riportarla, ma dopo aver scritto quello che e` poi diventato l’ultimo capitolo ho scelto di lasciare un finale un po’ aperto. Mi e` sembrato piu` bello accennarne soltanto».
Pero` incuriosisce. Di che cosa avete parlato?
«Gli ho spiegato del libro che volevo scrivere, del piacere di farlo, e lui mi ha raccontato degli aneddoti, anche legati alla casa di Montalbano».
Me ne dica uno.
«Dopo un paio d’anni dal primo ciak, Camilleri venne in provincia di Ragusa ospite di Elvira Sellerio (l’editrice dei suoi libri, ndr), che aveva una casa vicino a Punta Secca. Ne approfitto` per andare a vedere la casa di Montalbano, come un turista qualsiasi, e nonostante fosse l’inizio dell’inverno e ci fosse una mezza bufera, trovo` tanta gente a sbirciare e far foto. Solo allora si rese davvero conto del successo della fiction».
Rispetto alla casa reale nella fiction cosa e` cambiato?
«Solo il piano con la terrazza. Lo scenografo Luciano Ricceri l’ha tagliato con un separe´ creando il soggiorno e la camera da letto. Il piano di sotto e` rimasto identico, come tantissime altre cose: le tazzine azzurre e beige che Montalbano usa sono di mia nonna, i mobili sono quelli originali, in molte puntate si vede ancora la laurea di mio nonno».
Il libro contiene anche un ricordo di Pasquale Spadola, il “location manager” che individuo` la casa e convinse prima suo padre e poi suo nonno ad affittarla per le riprese. Spadola scrive che averla aperta alla tv ha purtroppo distrutto i sogni della ragazzina che ci abitava, cioe` lei. Fu cosi`?
«E` corretto, ma solo per il periodo dell’adolescenza. Poi e` iniziato un processo di “riabilitazione” e la casa e` diventata il posto in cui custodisco i miei ricordi».
Com’e` cominciata questa “riabilitazione”?
«Attraverso mio figlio, nato nel 2008. Prima andavo al mare a Marina di Ragusa ma portarlo a Punta Secca era molto piu` comodo. A dieci mesi gli facevo fare il bagnetto e poi mi bagnavo anch’io, i miei nonni me lo tenevano, per chiamarmi gli bastava affacciarsi dal balcone. Negli anni successivi mio figlio ha cominciato a farmi una serie di domande legate alla casa che mi hanno fatto tornare indietro, all’infanzia».
Quando va in onda vede la fiction?
«Ah, io sono una patita. Con i miei figli siamo sempre incollati al televisore, ed e` sempre un tuffo al cuore quando vedo la casa. Per noi c’e` anche il riconoscimento di altri posti, la casa della zia Tizia, la stradina dove abita Caio... Poi uno dei grandi meriti di Camilleri e del regista Sironi e` stato quello di scardinare la nostra regione dal cliche´ “coppola e lupara”, come spesso la dipingono, proponendo invece una Sicilia luminosa, barocca, piena di bellezze, molto vera, dove le donne non vanno in giro con le velette».
Riesce sempre a riconoscere la sua casa o capita che la finzione la “cancelli”?
«Al contrario. Sironi e lo scenografo l’hanno mantenuta identica, e riesco a vederla com’era quando io ero bambina, una casa molto isolata in un borgo di pescatori dove abitavano quattro famiglie, mentre nella realta` oggi e` affollatissima. Mi e` quasi piu` familiare in tv che dal vero».
Pero` ci torna. Nel libro scrive che quando riesce a trovare posto va nel bed and breakfast allestito all’ultimo piano, e si mimetizza fra i turisti.
«In realta` da quando e` uscito il libro mi riconoscono tutti. Ma tornarci mi diverte sempre moltissimo. La fiction e` trasmessa in 68 Paesi, cosi` al tavolo della colazione trovi insieme il giapponese, il tedesco e l’australiano. Ed e` molto divertente vedere un simbolo architettonico concentrare tanto affetto. Vedo lo stupore degli ospiti e mi accorgo che giocano a fare il commissario. Alcuni vanno la mattina prestissimo a farsi una nuotata, come Montalbano, anche a costo di sacrificare una bella dormita».
Alla sua famiglia rende?
«Senza dubbio il nostro bed and breakfast non soffre cali o oscillazioni. Siamo costretti a chiudere per un mese e mezzo, tra aprile e maggio, durante le riprese della fiction, e poi un paio di settimane a febbraio per la manutenzione necessaria a una casa che sta praticamente dentro l’acqua. Per il resto siamo sempre aperti, anche a gennaio. Il clima siciliano aiuta, in inverno c’e` sempre qualche turista russo che fa il bagno. Insomma, anche se sono solo sette camere non possiamo lamentarci».
I nonni ci sono ancora?
«Purtroppo no, sono mancati pochi anni fa. Il libro l’ho scritto un po’ come un ricordo per loro».
Come reagirono al successo della fiction?
«Il nonno guardava la cosa con distacco, poi il successo e` dilagato ed entrambi hanno cominciato a divertirsi da impazzire. Il nonno rimaneva anche a vedere le riprese, tanto che a volte Sironi diceva: “Mandate via l’avvocato perche´ parla!”».
Oggi lei gestisce il Teatro Donnafugata a Ragusa Ibla: ha mai messo in scena Camilleri?
«L’anno scorso abbiamo ospitato uno spettacolo tratto dal romanzo “Maruzza Musumeci”. L’attore Pietro Montandon era solo in scena con sette personaggi diversi: un lavoro straordinario».
Un’ultima curiosita`. Avra` senz’altro fatto un’apparizione nella fiction, in un piccolo ruolo...
«Nooo! Con Sironi ho rapporti splendidi, quasi di famiglia, ma farmi riprendere in una fiction non e` proprio nel mio carattere».
Alberto Anile
 
 

Soverato, 12.8.2019


 
 

Blitz, 12.8.2019
Camilleri, Salvini e le storture mentali della sinistra

Roma – Due riferimenti ad altrettanti scrittori, tra loro estremamente diversi – Andrea Camilleri e Oriana Fallaci – dimostrano le debolezze culturali e di conseguenza anche politiche sia di Matteo Salvini e della sua Lega che della sinistra in generale. Cominciamo dalla sinistra, perché il discorso è più semplice e rapido.
La morte di Camilleri ha provocato quella che il mio amico e collega Beppe Lopez cogliendo nel segno ha definito: “Una immediata, massiccia glorificazione, ovviamente acritica, che mescola meriti oggettivi e riconoscimenti esagerati, testimonianze accreditate e dichiarazioni velleitariamente enfatiche di attori e conduttori televisivi. “Un vero e proprio tsunami di trasmissioni televisive e di paginate giornalistiche: non a illustrazione della splendida vita e dell’affascinante produzione di Camilleri ma a favore del “prodotto mediatico” Camilleri. Una vera e propria ubriacatura di massa”.
NESSUNO però si è chiesto il perché del suo grande successo. Che può piacere o non piacere, ma deve pur avere una spiegazione: che va compresa e spiegata. Soprattutto dalla sinistra, visto che i milioni di lettori di Camilleri non sono una trascurabile minoranza, ammesso e non concesso che esistano minoranze trascurabili, e visto che il linguaggio dei romanzi di Camilleri è sempre da popolo, di taglio tanto popolare quanto “terrone”, anzi siciliano, siculo, lontano dall’italiano parlato e scritto normalmente.
Nel 2001 c’è stata su L’Espresso la stroncatura di Giulio Ferroni, ritenuto erede di Natalino Sapegno perché nel 2001 passando in rassegna gli allora ultimi 15 anni di narrativa ha pubblicato l’aggiornamento della celebre “Storia della Letteratura italiana”, diretta da Sapegno assieme a Emilio Cecchi. Ferroni, intervistato da Mirella Serri, di Camilleri ha detto: “Meglio della Tamaro, certo. Ma superficiale, prevedibile, banale. […] Camilleri è troppo accomodante, troppo disincantato, troppo privo d’indignazione. Pirandello diceva che, per far affiorare il lato umoristico delle cose, le vicende della vita vanno guardate con un cannocchiale rovesciato. Anche Camilleri ha il suo cannocchiale. Ma comunque lo metti ci fa vedere figurine in miniatura, personaggi piccoli, piccoli… Se non sono solo marionette, poco ci manca”.
Peccato solo che Ferroni mostri di ignorare o voglia ignorare per superbia che in Italia le marionette hanno un loro robusto filone culturale, dal veneziano Pantalone al napoletano Pulcinella passando per il bergamasco Arlecchino, maschere diventate universalmente italiane, e che in Sicilia le marionette, dette pupi, fanno parte da secoli della cultura popolare.
Ripeto: POPOLARE. Dopo Ferroni 18 anni di soli applausi o altri nasi storti provocati dal proseguire inarrestabile del successo, fino alla “massiccia glorificazione” da camera ardente messa in risalto da Beppe Lopez. Ma nessuna analisi del perché di un tale successo. Di fatto, quindi, solo accettazione, più o meno laudatoria: cioè, in altre parole, solo conformismo e consumismo, ovvero l’usuale accodarsi e allinearsi al vento.
[...]
Pino Nicotri
 
 

Il Tirreno (ed. di Livorno), 12.8.2019
Il regalo di Francesco Bruni a Livorno: «Girerò qui tante scene del prossimo film»
Livorno, lo sceneggiatore e regista livornese si racconta a villa Maria e annuncia una settimana di riprese in giro per la città. Emozionante il ricordo di Camilleri: «Negli ultimi tempi, essendo cieco, salivo a casa sua e gli recitavo tutti i personaggi»

Un bagno di folla. Questa è l'immagine più efficace per illustrare la maniera nella quale Livorno saluta l'incontro con uno dei suoi figli più celebri: Francesco Bruni. Sceneggiatore sopraffino, regista pluripremiato, Bruni, nel delizioso scenario di Villa Maria, incanta i presenti parlando di cinema. A supportarlo in questo affascinante viaggio, l'amico e collega Simone Lenzi, che, per la circostanza, smette i panni di assessore alla cultura. Numerosissimi gli argomenti toccati, altrettanti gli applausi a 'scena aperta' tributati dalla gente. Specie quando Bruni ricorda la figura di Andrea Camilleri, col quale ha a lungo collaborato per la serie televisiva dedicata al commissario Montalbano. «Con Andrea - racconta, a voce sensibilmente emozionata - ho avuto un rapporto meraviglioso. Un uomo generosissimo. Spesso mi prendeva in giro dicendo: "Dove scrive lei, dottor Bruni, io non metto penna, la sua pagina è perfetta". Per anni siamo andati a leggergli i copioni, oppure lui li leggeva e poi ci riceveva per discuterne. Negli ultimi tempi, essendo ormai cieco, salivo a casa sua e sudavo le proverbiali sette camicie recitando tutti i personaggi. Una fatica molto emozionante. Lui ascoltava con gli occhi chiusi, ogni tanto alzava il dito per dire qualcosa. Il suo pensiero di fondo era: "Voi siete gli sceneggiatori e fate la televisione. Quindi dovete essere liberi di interpretare come volete". Ma, schiantati dalla sua personalità, libertà ce ne siamo presa pochissima». [...]
Simone Fulciniti
 
 

Il Sussidiario, 12.8.2019
Tosca D’Aquino e il marito Massimo Martino/ “A casa sono come la Merkel…” (Io e te)
Tosca D’Aquino ospite di Pierluigi Diaco a Io e te. Il ricordo di Camilleri: “Un maestro, aveva un carisma straordinario”. E il racconto dei suoi inizi

[...]
La vita di Tosca D’Aquino è fatta anche di incontri importanti, come quello con Camilleri. «Come è stato? Fantastico. Aveva un carisma straordinario, è stato un maestro, un mentore».
[...]
Silvana Palazzo
 
 

SicilyMag, 13.8.2019
Rocco Mortelliti: «Camilleri sarà con noi nelle Notti clandestine di Termini Imerese»
Eventi. Il regista, che è stato allievo e genero dello scrittore scomparso di recente, è il direttore artistico della manifestazione termitana che, dal 19 al 24 agosto, prevede tre momenti a sera: il primo sui libri, il secondo sul cinema e curato dallo stesso Mortelliti, il terzo sulla musica: «Ogni sera ci saranno 30 secondi di Andrea che ci augura una buona serata in qualche modo»

«Sono stato chiamato a fare il direttore di “Notti Clandestine” a Termini Imerese, un evento culturale che ha già una sua storia di qualità. Sono stato ospite di questa manifestazione due anni fa e ne rimasi colpito positivamente. Per me è un onore intellettuale esserne diventato direttore artistico. Mi sono posto in linea di continuità con lo spirito multidisciplinare della manifestazione che unisce arte, letteratura, teatro, cinema. Ho innovato in linea con la tradizione, arricchendo la manifestazione di nuovi eventi, ed accentuando la dimensione multidisciplinare di fusione fra gli ambiti culturali». Così il regista ciociaro Rocco Mortelliti inizia a raccontare la nona edizione di “Notti Clandestine. In direzione ostinata e contraria”, della quale è il direttore artistico. La manifestazione si svolgerà dal 19 al 24 agosto nello scenario di Piano Barlaci, a partire dalle ore 20.30. [...]
[...] Quest’anno, dunque, la direzione artistica è di Rocco Mortelliti, attore, sceneggiatore, regista teatrale e cinematografico. Storico collaboratore di Andrea Camilleri, e suo vero amico. Vi è anche un collegamento parentale, Rocco ha sposato Andreina, figlia di Andrea Camilleri. Da questo matrimonio sono nate due figlie, la primogenita è un'attrice affermata, Alessandra Mortelliti, che ha recitato nell'importante film “La Scomparsa di Patò”, l'unico film che ha trasposto al cinema un romanzo di Camilleri. Un notevole merito del regista Mortelliti che è riuscito in una operazione culturale complessa. Che è molto piaciuta allo stesso Camilleri. Il film è una rielaborazione rigorosa ed al contempo originale dell'omonimo romanzo dello scrittore di Porto Empedocle ed inventore del commissario Salvo Montalbano. Alla memoria di Camilleri sarà dedicato, ogni sera, un omaggio.
[...] In programma anche la performance teatrale del Gruppo Teatro Libero di Trabia, che presenterà la “ ’A Mandracula” e le musiche dei “barbieri siciliani”. Nei saloni dei barbieri, intorno agli anni ‘50, si andava non solo per tagliare i capelli o radere la barba, ma anche per trascorrere del tempo ascoltando il suono del mandolino, della chitarra, della fisarmonica o del tamburello e cantando musiche della tradizione siciliana. Mortelliti afferma: «Non vi è solo intrattenimento ma riflessione. Anche il lavoro di ricerca degli artisti che hanno recuperato le musiche che venivano suonate dei barbieri ha un valore storico ed antropologico. Andrea Camilleri nel “Casellante” ha citato i concertini dei musicisti nei saloni da barba. Fanno rivivere quel tempo e fanno riflettere».
Mortelliti aggiunge: «In questa edizione, vista la tragedia che personalmente ho subito, e che credo sia una perdita che abbia fatto soffrire anche moltissimi italiani, ovvero la scomparsa di Andrea Camilleri, lo ricorderemo in maniera costante. Io sono molto frastornato da questa assenza, mi manca davvero tanto. Pensi che ancora non sono rientrato nel suo studio, vi è ancora il suo computer spento. Non sono riuscito a realizzare che sia davvero morto. Da quando avevo 18 anni ho avuto con lui un rapporto di grande dialogo, parlavamo di tutto. L'ultima volta mi ha chiesto come era andato lo spettacolo de “La donna di Samo” con i ragazzi di Termini Imerese. Lui sapeva tutto di quel laboratorio. Si informava di tutto. In questi giorni della manifestazione ho bisogno di sentirlo qui attorno, a Termini. Quindi ogni sera ci saranno 30 secondi di Andrea che ci augura una buona serata in qualche modo. Lo avremo vicino, e questo mi fa sentire protetto».
Chi meglio di Mortelliti può raccontare Andrea Camilleri dal punto di vista culturale e dal punto di vista umano: «Andrea mi ha formato come uomo e come artista, ogni volta che penso una cosa vi è sempre il suo zampino. Ed è capitato anche a mia figlia, Alessandra. Mi riferisco all'abitudine di parlare con lui di ogni cosa che faceva o che stava progettando nel suo lavoro di attrice. Ma non solo per il lavoro, era un dialogo vero, di profondità umana. Andrea era una persona molto colta, ha cominciato a leggere da bambino e non ha mai smesso. Ha letto di tutto. Aveva una vasta conoscenza che rielaborava in maniera critica».
Il fiume dei ricordi di Camilleri nella mente di Mortelliti scorre velocemente, il regista non nasconde la sua profonda emozione. Fa una pausa e poi racconta: «Una delle cose che Andrea mi ha insegnato, anzi trasmesso, e che voglio sempre comunicare agli altri, è: “Non smettete di essere curiosi, perché se viene a mancare la curiosità è una cosa grave”. E poi la volontà di continua sperimentazione, che è la linfa vitale. Poniamo mente ai suoi numerosi romanzi. Chi pensa che la sua letteratura sia solo Montalbano compie un errore gravissimo, Montalbano era per lui una pausa fra un romanzo serio ed un altro. Sia chiaro, i libri su Montalbano sono testi di qualità notevoli, scritti con vivace ritmo narrativo, con una capacità affabulatrice fuori dal comune. Ma il Camilleri migliore, più profondo, si trova nei romanzi storici ed in quelli di genere fantastico. Penso a suoi capolavori quali “Il Birraio di Preston”, “La concessione del telefono”, “La scomparsa di Patò”, opere di profondità culturale, letteraria, filosofica. Romanzi in cui lo stile camilleriano tocca le vette più alte. Penso anche alla trilogia dei romanzi fantastici, o più esattamente la trilogia della Metamorfosi: “Maruzza Musumeci”, “Il casellante” (Mortelliti ha in progetto il film tratto da “Il casellante” nda), “Il sonaglio”».
Camilleri e la sperimentazione. Mortelliti argomenta: «Andrea ha sperimentato molto sia in teatro sia in letteratura. Ho vissuto con sofferenza il suo passaggio dal teatro alla letteratura. Per me Andrea era un regista teatrale, ho impiegato molto tempo ad accettare il suo abbandono del teatro a favore della letteratura. L'ho accettato molto tardi questo fatto, pensavo sempre che “adesso finisce questo libro e torniamo a fare gli spettacoli teatrali”. Ed invece è diventato un grande scrittore, di qualità e molto apprezzato dai lettori in Italia ed all'estero. E' stato il mio maestro, sono nato con lui in teatro. L'ultimo suo spettacolo teatrale lo abbiamo fatto insieme a Palermo parecchi lustri fa. E' stato un punto di riferimento culturale ed umano. Mi manca molto Andrea...».
Salvo Fallica
 
 

ANSA, 13.8.2019
"I fantasmi di Camilleri"
Presentato a Soverato il volume curato da Milly Curcio

Soverato (Catanzaro) - Non solo Montalbano.
E' un approccio diverso nello studio delle opere di Andrea Camilleri quello che emerge dal volume "I fantasmi di Camilleri", a cura di Milly Curcio, presentato nell'ambito della rassegna "Soverato, un mare di culture" promossa dalla libreria "Incontro".
Dieci studiosi di vari Paesi europei hanno esaminato singolarmente un'opera di Camilleri. Tra loro la stessa Milly Curcio, docente del liceo scientifico "Siciliani" di Catanzaro, critica letteraria e saggista, e Luigi Tassoni, direttore del Dipartimento di Italianistica e dell'Istituto di Romanistica dell'Università di Pécs (Ungheria), studioso ed esperto di letteratura, che hanno partecipato all'incontro di Soverato insieme a Raimonda Bruno, anche lei docente del "Siciliani". Ne emerge una descrizione del poliedrico lavoro di Camilleri sicuramente fuori dal comune, al di là di certe suggestioni televisive e più strettamente correlata al valore squisitamente letterario delle sue opere.
 
 

Castelvetrano News, 13.8.2019
Camilleri "rivive" a Triscina grazie ad un murales di un artista castelvetranese

Luigi Pirandello, Giovanni Verga e Andrea Camilleri immortalati nei murales sul teatro Franco Franchi e Ciccio Ingrassia di Triscina dalla mano di Fabio Ferrara detto Hira, hanno dato un tocco in più non solo estetico al palinsesto di spettacoli offerto da Ld Communication. Il teatro è divenuto un vero e proprio centro artistico, grazie al tocco dell'artista Hira, che starebbe lavorando ad altri due murales, secondo quanto riferisce Alessandro Quarrato al direttore di Castelvetranonews avv. Elio Indelicato, ma mantiene le riserve. Negli ultimi giorni, intanto, il murales raffigurante il magistrato Paolo Borsellino è stato completato.
 
 

Il Tirreno, 13.8.2019
Nella casa di Montalbano con la bimba che ci è cresciuta

Crescere in una casa storica, o quasi. Crescere nella casa che milioni di telespettatori hanno amato, e scoperto attraverso gli occhi del Commissario Montalbano. Ma di quella casa provare a raccontare non solo i mobili e le storie che l’hanno popolata, bensì la vita e uno spaccato della Sicilia e dell’Italia.
Fotografare il tempo da Punta Secca, in Sicilia (il luogo dove sono girate tante scene dei film con il personaggio creato da Andrea Camilleri) con uno sguardo che da singolare diventa nazionale. È questo quello che prova a fare – non sempre riuscendovi – Costanza Diquattro con “La mia casa di Montalbano” (Baldini+Castoldi, pp. 120), curiosa ed estiva lettura per viaggiare nell’isola secondo i parenti dell’autrice – incredibile la figura del nonno, amatissimo dai bambini e dotato di un’eleganza borghese perduta – e scoprire inediti racconti.
Il volumetto si trasforma anche in un viaggio introspettivo che si conclude quando la casa delle estati e dei nonni diventa la casa di tutti, e tutti gli italiani in quelle mura sul mare guardano ogni volta che in tv passa un film del Commissario Montalbano.
L’autrice che nella sua adolescenza decise di non andare più nella villa, si riconcilia con la celebre terrazza solo quando capisce che il successo della location non è dovuto all’intrinseca bellezza della struttura, ma a qualcosa di diverso. Qualcosa di più. La casa infatti non è solo fredde mura, ma un posto che ha ereditato nel tempo le storie, custodendo, adesso in un soprammobile adesso in un cuscino, qualcosa.
Il libro, con la leggibile prosa del romanzo e la tensione dell’autobiografia, è un piacevole ed ulteriore modo per ricordare con originalità Andrea Camilleri: Diquattro infatti va a Roma a conoscere l’autore, e ne parla approfonditamente, svelando i dettagli di un incontro toccante e commosso.
 
 

Fanpage.it, 14.8.2019
Il libro in cui Andrea Camilleri raccontò il Ferragosto di Montalbano
Andrea Camilleri non ha mai concesso un giorno di relax al suo commissario, nemmeno a Ferragosto. Perché, come afferma non senza ironia lo stesso Montalbano, “andare in vacanza quando ci vanno tutti è una cafoneria imperdonabile”: è in questo modo che lo scrittore siciliano scelse di raccontare il 15 agosto di Vigàta. L’ennesimo delitto, l’ennesima storia appassionante da rileggere anche oggi sotto l’ombrellone.

Ferragosto è tradizionalmente una giornata in cui dedicarsi al relax, o ad una piacevole gita fuori porta. Ma non per Montalbano: il commissario di Vigàta non riposa mai, nemmeno quando l’arsura estiva arriva al massimo e tutti gli altri sono in vacanza. Ce lo racconta lo stesso Andrea Camilleri in un breve testo uscito nel 2013 per Sellerio dal titolo "Notte di Ferragosto": lo scrittore siciliano non ha mai abbandonato il suo personaggio più famoso, regalandoci l’ennesimo piccolo capolavoro da leggere, perché no, proprio sotto l’ombrellone.
La notte di Ferragosto di Montalbano
“Da anni e anni oramà a Vigàta si era pigliata l’usanza che la notti di Ferrausto, quella tra il quattordici e il quinnici, chiossà di mezzo paìsi scasasse per annare a passare la sirata nella pilaja”: a Salvo Montalbano questa cosa non piace, abituato com’è alla tranquillità della spiaggia della Marinella. Ma in quei giorni per lui non c’è pace: intere famiglie con le radio a tutto volume, bambini vocianti, e una gran quantità di bottiglie e rifiuti frutto non solo delle giornate, ma anche delle nottate passate a far baldoria. Quello che Montalbano non sa è che all’indomani di Ferragosto, fra pezzi di “sosizza” e resti di “cuddrironi” ci sarà anche un cadavere.
Credo che andare in vacanza quando ci vanno tutti sia di una cafoneria imperdonabile.
Nemmeno con il caldo Salvo Montalbano perde il suo fiuto infallibile e comprende subito che quella che ha di fronte non è una morte “banale”, ma un omicidio. Con questo breve racconto Andrea Camilleri dà un bel po’ da fare al suo commissario anche a Ferragosto, aggiungendo un altro piccolo tassello alle amatissime avventure investigative nostrane, e regalando ai suoi lettori un’occasione per trascorrere, letterariamente parlando, un Ferragosto “in giallo”.
Dal BarLume a Rocco Schiavone: “Ferragosto in giallo”
È così infatti che titola il volume pubblicato da Sellerio nel 2013 che, oltre al racconto di Camilleri, comprende altre cinque storie brevi scritte dagli altri autori simbolo della casa editrice palermitana. “Ferragosto in giallo” propone, oltre all'indagine estiva di Montalbano, anche quella di Massimo Viviani e dei vecchietti del BarLume, personaggi divenuti celebri grazie alla penna di Marco Malvaldi, e quella di Rocco Schiavone, il collega romano di Montalbano raccontato da Antonio Manzini.
“Ferragosto nella casa di ringhiera” di Francesco Recami è il quarto racconto breve che compone la raccolta, seguito da “Lupa di mare” di Gian Mauro Costa e da “Vero amore” di Alicia Giménez-Bartlett. Il piccolo volume edito da Sellerio è diventato in poco tempo un must per gli appassionati del genere, e ora che il maestro siciliano non c’è più e che anche le avventure siciliane di Montalbano stanno per concludersi, ogni occasione è buona per rivivere le sue avventure: anche sotto l’ombrellone, a Ferragosto.
Federica D'Alfonso
 
 

Un libro tira l'altro ovvero il passaparola dei libri, 14.8.2019
Biografia del figlio cambiato, di Andrea Camilleri

Recensione 1
Leggere la biografia romanzata del grande Pirandello dalla penna di Camilleri è stata, a tratti, una passeggiata e, a tratti, perdersi nell’assurdo pirandelliano vero e proprio!
Il contrasto fra il Pirandello-uomo e Pirandello -scrittore appare nettissimo.
Biografia del figlio cambiato Recensioni Libri e News UnlibroNe è uscito un Pirandello-uomo infagottato, contraddittorio, troppo siciliano, assetato di denaro. Ancorato a un provincialismo conservatore, quello tipicamente siculo, che se è vero che da un lato suscita ilarità, dall’altro innervosisce per le sbarre e i paletti che impone con le sue superstizioni e le sue forme di onore.
Di contro, nel citare passi delle più famose opere pirandelliane, il Premio Nobel appare un uomo dalla visione internazionale, un uomo senza confini.
Un uomo che nella vita, reale (o scenica!?) ha dovuto, per necessità, indossare le famose maschere, per facilitare al suo intimo di percorre senza freni “Le vie dell’arte”. E solo nell’arte della rappresentazione riscopre il suo vero volto perché non è la fantasia che attinge alla realtà, ma il perfetto contrario.
Tormentato dagli affetti più intimi: il difficilissimo rapporto con il padre tanto da fare sua la favola del ” figlio cambiato”; l’ambiguo rapporto con la moglie devota ma estranea al suo intimo; il complicato, ossessivo, invadente e, allo stesso tempo estraneo rapporto con i figli, Luigi Pirandello riesce a fatica a superare i limiti di quei “volti” che nella realtà scenica lo inchiodano a un’esistenza, che, seppur apparentemente regolare, rasenta i limiti della follia.
Nella vita lui, Pirandello, i personaggi li ha interpretati tutti: figlio incompreso (cambiato nella culla), amante distratto, marito devoto ( di una pazza), uomo d’affari, padre ansioso etc…”volti” che trovano la giusta (?) interpretazione che la società impone!
Una sensibilità forte quella Pirandelliana che, sdoppiandosi nelle personalità multiple, ha come comune denominatore, non la conoscenza del suo Ego, ma la consapevolezza, nel tempo, di essere stato ingannato dalla sua stessa natura (“che cosa stupida la natura”) e ritrovarsi in ciò che aveva da sempre rinnegato: il figlio di suo padre!
E se dai grandi dolori, scompensi e assurde catene nascono le opere più grandi, beh! Pirandello ne è una grande testimonianza da…Nobel
Sullo stile di Camilleri qualche sbavatura e nota stonata, ma il personaggio che ha voluto “rappresentare” fa chiudere un occhio!
“Ma niente è vero
…Ma niente è vero
e vero può essere tutto;
basta crederlo per un momento
e poi non più, o per sempre mai più.
La verità la sa Dio solo.
Quella degli uomini è a patto
che tale la credano, quale
la sentono. Oggi così
domani altrimenti …”
atrizia Zara
Recensione 2
Con la “Biografia del figlio cambiato” Camilleri ci propone un altro gioiello letterario, raccontandoci le vicende umane del grande Luigi Pirandello e di come queste abbiano influito sul suo pensiero creativo e sulle sue opere. Una biografia fuori dagli schemi, un ritratto veramente toccante e veritiero di Pirandello, permeato di affetto, ammirazione e reverente rispetto, sentimenti già presenti nell’autore quando, da bambino, ebbe a conoscere quella figura austera, quell’uomo alto, longilineo ed elegante che si presentò come amico della nonna alla sua porta.
Biografia del figlio Cambiato CamilleriCamilleri ci rivela come Pirandello, fin dalla più tenera età, si sentisse un “figlio cambiato”, secondo l’antica leggenda siciliana che la cameriera Maria Stella, con la quale passava la maggior parte del suo tempo, gli raccontava, in cui le “donne di fuori”, un misto di streghe e fate, potevano punire una madre irriguardosa e inetta sottraendole il figlio neonato per sostituirlo con un altro, il figlio cambiato.
Un senso di “non appartenenza” alla sua famiglia che si trascinerà per tutta la vita e che dovrà affrontare attraverso gli anni con una difficile ricostruzione della sua identità in un insieme di luci ed ombre, di affetti e risentimenti, di rapporti intermittenti, di alternanze emotive non indifferenti. E’ soprattutto il rapporto col padre e con il suo modo di essere e di agire, con le sue azioni e il tradimento nei confronti della madre che Luigi dovrà fare i conti e riuscire ad affrancarsi da quella figura paterna da cui purtroppo e per lungo tempo sarebbe dipeso economicamente, anche perché a certe agiatezze non poteva proprio rinunciare.
Tutto ci racconta il suo biografo, dalla nascita prematura alla morte avvenuta nel 1936. Gli scontri con la famiglia, i primi amori, le difficoltà negli studi, gli anni dell’università prima a Roma e poi a Bonn, il suo fidanzamento fallito, il matrimonio con una donna bella ma non adeguata alle sue necessità mentali, la pazzia della moglie, i problemi finanziari, la nascita delle sue opere, il recupero del rapporto col padre, i figli, luce dei suoi occhi, il Nobel, la malattia, la morte.
Andrea Camilleri si sente molto vicino a lui, sia perché “l’aria che ha respirato è quella che ho respirato io…”, le angosce vissute da Pirandello si toccano in alcuni punti comuni, quella figura imponente e altissima che ne faceva un uomo “scantusu”, spaventoso agli occhi di un bambino, era portatrice di predisposizioni e vocazioni letterarie straordinarie che non potevano non affascinare il piccolo Camilleri che si avviava anche lui, ancora inconsapevolmente, verso la strada della grandezza. Questa biografia, impreziosita da una grande complicità emotiva, sensibile e affettuosa, profonda e sincera, intride la penna del suo autore di una grande umanità e di una profonda e sincera partecipazione.
Maristella Copula
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.8.2019
Se le rovine sono trendy

C'è una Sicilia che trasforma il suo passato più prestigioso in presente e futuro. Ne sono convinti i direttori dei parchi archeologici regionali e i soprintendenti dell'Isola che, svecchiando siti e musei, mirano a una gestione più aperta, coinvolgente e moderna di templi e rovine, inventando eventi e aperture oltre gli orari consueti di visita per dar nuova vita ai monumenti. Così, da Palermo a Siracusa, passando per Agrigento e Selinunte, l'archeologia diventa trendy e le rovine millenarie si animano di vitalità.
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Un festival dedicato a Camilleri con visite speciali al teatro greco di Tindari che quest'anno ospita tragedie e balletti mentre domenica si attraverserà un percorso dall'agorà al teatro greco passando dal Gymnasium e dalle antiche Terme, dalle 19,30 alle 23,30.
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Isabella Di Bartolo
 
 

La Repubblica, 15.8.2019
TV-DOMANI
La scomparsa di Patò Rai Movie - 21.10

Un Camilleri del ramo storico, ovvero ambientato a Vigata a fine Ottocento, uscito nelle sale cinematografiche nel 2012. È la prima trasposizione per il cinema, il romanzo è celebre, il ragioniere Patò scompare nel bel mezzo di una processione, i motivi non sono nobili. Nel cast, Nino Frassica, Neri Marcorè, Roberto Herlitzka e Flavio Bucci.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.8.2019
Ferragosto la frontiera dell’estate

È il primo giorno in cui Sirio, la stella del mattino, è visibile in cielo prima del sole, lo anticipa e gli ruba il posto. È il riposo che Augusto concede nel mese della mietitura, così come storia tramanda, è il fuoco d'artificio che celebra luce e vita per l'assunzione della Madonna in cielo, quando la liturgia cristiana abbraccia i riti pagani. Ma è anche un falò e una chitarra sulla spiaggia, un grande mito per consolarsi della fine dell'estate. Ferragosto è il giro di boa, «paragonabile solo al Capodanno, è una sosta, uno stacco al quale si arriva con la lingua di fuori per sospirare "Almeno a Ferragosto". È il dovere sociale delle vacanze, anche per chi, con una scelta alternativa, decide di stare a lavorare», dice il semiologo Gianfranco Marrone.
Un tempo era il grande esodo, anguria sotto braccio e teglia di pasta al forno, città deserte, tutto chiuso almeno per quarantotto ore, e spiagge affollatissime, con sabbia rovente tra resti di falò nei quali per tutta la notte, oltre a cataste di legna, si sono consumati numerosi amori. L'ultimo baccanale d'estate come quelli nella spiaggia di Marinella descritta da Camilleri: «Da anni e anni oramà a Vigàta si era pigliata l'usanza che la notti di Ferrausto, quella tra il quattordici e il quinnici, chiossà di mezzo paìsi scasasse per annare a passare la sirata nella pilaja», scenario di un caso per Montalbano ne "La notte di Ferragosto".
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Eleonora Lombardo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.8.2019
Tesori barocchi e bellezze naturali: la Guida agli Iblei

Deve esserci qualcosa nell'aria, nel suolo, magari nell'acqua di quella fetta di Sicilia Sudorientale che rientra nella provincia ragusana. Qualcosa che va oltre i tesori barocchi e le bellezze naturali, oltre i prodotti eccellenti e il successo di film e serie televisive. Il fascino che si respira sulle scalinate delle chiese barocche, gli eleganti vicoli in pietra, l'atmosfera ovattata dei circoli di conversazione, i palazzi liberty, le spiagge, i siti rupestri: è difficile spiegare tutto ciò. E per farlo, le Guide di Repubblica dedicano un volume a questo territorio: Il Paradiso degli Iblei, in edicola dal 17 agosto (10,90 euro) che parte dal racconto di cinque comuni iblei come Ragusa, Modica, Scicli, Ispica e Santa Croce Camerina, per fotografare una Sicilia che ha fatto del turismo intelligente e rispettoso una delle sue caratteristiche principali. Scorci ormai celebri in tutto il mondo grazie alla serie tv del Commissario Montalbano, al cui padre letterario la Guida dedica un omaggio in apertura con una lunga intervista ad Andrea Camilleri, ripresa e adattata da Francesco De Filippo, in cui lo scrittore da poco scomparso si raccontava nel suo rapporto con la Sicilia e il suo personaggio più amato, tra i ricordi di infanzia che sono la genesi della Vigata letteraria.
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Mario Luongo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.8.2019
Biancardi apre un jazz festival per De André

Si inaugura domani in piazza Castello, ai piedi del maniero medievale dei Ventimiglia, con la voce graffiante e col sanguigno soul- jazz di Daria Biancardi, il Castelbuono Jazz Festival, una delle rassegne jazz più longeve dell'Isola, che taglia il ragguardevole traguardo dell'edizione numero 22. Un cartellone, in equilibrio tra attesi ritorni e stuzzicanti novità, che quest'anno viene dedicato a Fabrizio De André (ore 22, posto a sedere 5 euro).
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Domenica sera il siciliano Francesco Buzzurro e il partenopeo Antonio Onorato incrociano le loro chitarre su melodie mediterranee ricordando Camilleri e De Crescenzo.
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Gigi Razete
 
 

Tappeto rosso - Castelbuono Jazz Festival, 8.2019
Fuori l'autore

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Il cartellone della 22A edizione è di ottimo livello. Ma una nota in più voglio dedicarla al concerto del 18 agosto che ho "costruito" io. Due tra i più grandi chitarristi al mondo, si uniscono per il progetto "Le Sicilie": Francesco Buzzurro ed Antonio Onorato. Sarà il mio personale omaggio a due grandi intellettuali, due grandi uomini del Sud, scomparsi proprio in queste settimane, Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo.
In ultimo, scusatemi per questa mia auto-celebrazione: circa trent'anni fa ho scritto il testo teatrale "Quarantena". Tre le firme degli autori depositate in Siae: Angelo Butera, Lollo Franco e Andrea Camilleri. Grazie e buon spettacolo a tutti.
Angelo Butera
Direttore artistico

 
 
La Sicilia di Camilleri

Andrea Cammilleri, scomparso lo scorso 17 luglio è ancora vivo, almeno nel ricordo dei tanti, tantissimi che da tutto il mondo si recano, quasi in pellegrinaggio, a Punta Secca, frazione del comune di Santa Croce Camerina nel ragusano a visitare l'affascinante casa del Commissario più famoso d'Italia.
Da Scicli a Ragusa, da Donnalucata al lungomare di Marinella, la casa sulla spiaggia di Punta Secca, il Castello di Donnafugata, la stanza del Questore, luoghi resi famosi dalla fortunata serie televisiva, magistralmente interpretata da Luca Zingaretti.
Sono lettori, telespettatori, estimatori di sempre o dell'ultim'ora, turisti fai da te o gruppi organizzati, ma tutti alla ricerca di un'occasione, di un pretesto, di una motivazione per riscoprire quella Sicilia diversa, quella Sicilia amata da Camilleri e narrata in maniera romantica utile a sdoganare una Terra dai luoghi comuni e raccontata in un dialetto talmente comprensibile da essere percepita, insieme alla gestualità, come lingua gradevole.
La magia del pensiero e della parola di Camilleri si è perfettamente integrata con la magia della regia di Alberto Sironi, un altro grande maestro di tecnica e creatività. Siciliano il primo, lombardo di Busto Arsizio il secondo, origini diverse ma accomunati da una grande sensibilità e dal comune destino di condividere un successo e la fine di un successo che lasciano in eredità a Luca Zingaretti.
Il loro successo condiviso con tutti i personaggi del Commissario Montalbano: da Mimì Augello a Catarella, da Fazio all'indimenticato Dott. Pasquano, al quale Sironi volle dedicare un suo personale cammeo, vestendo i panni del cameriere che portava in commissariato una guantiera di cannoli da mangiare in suo onore. L'economia di un'ampia zona della Sicilia e la regione intera godono oggi di questa eredità, che attraverso la grande creatività letteraria e la narrazione televisiva ha reso la Sicilia più attrattiva e più positiva la sua immagine, riscoprendo una bellezza senza tempo.
Per questo dobbiamo dire "grazie" a Camilleri e vogliamo farlo con il pensiero di una giovane e promettente Autrice siciliana, Sofia Muscato, che il popolo di Facebook ha già eletto a sua portavoce. Una lunga riflessione in cui ironia e sensibilità compongono un quadro letterario dì altissimo livello che, sono certo, lo stesso Camilleri avrebbe apprezzato.
Sofia Muscato conclude così la sua riflessione:
"Grazie Camilleri.
Per essere stato il cantore di una Sicilia nuova e per averci regalato un nuovo orgoglio e una nuova consapevolezza su tutto il bello di cui siamo capaci, come siciliani.
Grazie mille per aver fatto un lavoro di scrittura che ci riscatti da anni di fiction ignobili e inutili volte a deturpare persino la nobile lingua che parliamo, fino a farla diventare una macchietta.
Grazie per aver ridato il giusto colore ai limoni e alle arance, alle ginestre e alle spine, al male e al bene.
Grazie per aver protetto le nostre radici e te nostre contraddizioni, senza giustificarle ma, semplicemente, raccontandole nella verità delle loro origini.
Grazie maestro e custode della nostra verace gioia, per averci voluto così bene.
Noi siciliani, parlando di te, avremo sempre un rispetto raro perché oggi la Sicilia perde un cantore della sua essenza, un poeta della sua semplicità e due occhi saggi e fieri che, anche al buio, hanno saputo vedere più lontano e più in profondità di tanti altri.
Perdonaci se qualcuno qui ti ha rotto i cabbasisi; salutaci il dottor Pasquano che tanto hai amato e, adesso, con nuove pupille, goditi il meritato cielo. So che saprai raccontarlo con parole, originali e bellissime, anche agli angeli che già lo conoscono e, magari, tra una storia su una nuvola e un aneddoto sul sole, troverai un momento per parlare ai cherubini di un certo Salvo che, adesso, lavora, col cuore spezzato, in un commissariato di Vigata.
Gli parlerai di quanto ti somigli e di quanto coraggio hai avuto a lasciarlo andare perché ti sopravvivesse.
A riprova che gli scrittori - conclude Sofia Muscato - non muoiono mai veramente e i Re di Girgenti, come te, segnano profondamente la storia camminando su passi lievi e pensieri leggeri come la brezza marina."
Toti Piscopo
 
 

La Repubblica - Robinson, 17.8.2019
Quanta Italia con re Camilleri ed Elena Ferrante

Sintetizzando: gli ultimi romanzi di un grande maestro appena scomparso; i noir di due scrittori di provata qualità; una coppia di youtuber adorati dai bambini e un'altra idolo dei teenager; la regina del romanzo rosa europeo; una narratrice italiana dal successo ormai garantito. E ancora un paio di libri non nuovi, tra loro diversissimi, che meritano a pieno titolo l'appellativo di longseller.
Sono questi, i magnifici dieci — otto sono italiani — dei primi sei mesi del 2019. In una metà d'anno segnata dal trionfo di re Camilleri, che — ben prima dell'onda emotiva legata alla sua morte — conquista sia il primo che il settimo posto, con un classico Montalbano e con un giallo ambientato a Roma. Ed è soprattutto l'exploit de Il cuoco dell'Alcyon a far riflettere: conquista la vetta pur essendo arrivato in libreria solo a fine maggio, segno di una capacità di attrazione senza rivali.
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Claudia Morgoglione
 
 

Riviera, 17.8.2019
Rileggendo Montalbano
Approfondimenti

Come ogni anno anche quest’anno ho portato Montalbano in spiaggia con me. Ero a metà de Il cane di terracotta quando mia suocera mi ha chiesto: “Quanti Montalbano hai letto finora?”
- Non lo so – Ho risposto alzando le spalle. – Ce ne sono così tanti. Qualcuno l’ho letto due volte.
- Ma non sono tutti uguali?
Ci ho pensato un po’. Di sicuro, secondo la mia esperienza, seguono tutti più o meno la stessa formula. Un evento misterioso scuote Vigata. Montalbano coltiva un sospetto. C’è dietro qualcuno: la mafia, i fascisti, un pazzo. Montalbano raccoglie degli indizi, mette insieme le prove. Con un misto d’istinto, intelligenza e fortuna, Montalbano risolve il mistero. Forse, se fossi un esperto del romanzo giallo potrei rispondere “no”, c’è sempre una svolta originale nella trama. Ma per me questo non è il vero senso di Montalbano.
Col passare dei giorni ho cercato di capire perché. Un susseguirsi di articoli è stato pubblicato dopo la morte di Andrea Camilleri il mese scorso. Tutti cercavano di riaffermare che all’interno del canone letterario italiano esisteva un posto per i suoi libri, intesi come classici sempre rileggibili più che tascabili monouso in vendita presso le librerie aeroportuali. Si è detto che Montalbano è speciale nella tradizione del romanzo giallo perché è un “buongustaio”. A differenza del tipico Philip Marlowe, detective dal carattere duro che sembra alimentarsi solo di alcool, sigarette e caffè, Montalbano mangia. In effetti molti dei momenti clou delle sue avventure sono descrizioni dei vari pranzi che consuma presso l’Osteria San Calogero o che gli cucina la domestica, Adelina.
Montalbano è un detective buongustaio. Non direi che questo sia del tutto originale (il commissario di Camilleri deve molto al Jules Maigret di Simenon e alla sua predilezione per il coq au vin). Credo però che questo elemento sia più importante di quanto si pensi. Se in ogni giallo è il detective a insegnare al lettore a leggere – a cercare gli indizi, mettere insieme le prove, orientarsi fra ombre – questo lo fa anche Montalbano; ma lui ci insegna a leggere non con la fredda chiarezza di uno stomaco vuoto, ma con lo stile siciliano dello scialarsi come farebbe un buongustaio. Di fatto, questo processo emerge spesso in modo esplicito. Montalbano legge voracemente ed ampiamente. Legge sul lavoro. Spesso rilegge i suoi libri preferiti. E passa molto tempo a scegliere cosa leggere. Ad esempio, nella prima storia della saga, Gli arancini di Montalbano, lo scopriamo andare a letto “a eleggere il libro col quale avrebbe passato la notte condividendo il letto e gli ultimi pinsèri” e dirci che “era macari capace di perderci un’orata”.
Il giallo è un genere letterario che si tende a leggere una volta. L’obiettivo è risolvere il crimine e fare giustizia. La trama segue un’unica direzione e in genere non s’interessa alla vita quotidiana né alla routine di tutti i giorni. Una volta letto, rileggerlo sembra avere poco senso perché possiedi già la chiave del mistero che ti doveva mantenere viva la curiosità, che ti spingeva a girare le pagine. Con Camilleri, però, è diverso. Attraverso Montalbano, Camilleri trasforma il piacere del giallo in uno dei piaceri giornalieri, ripetibili, perfino corporali della vita stessa – qualcosa da gustare e ripetere come una visita a un buon ristorante.
Václav Paris
 
 

Il Foglio, 17.8.2019
Preghiera
Tutta la differenza tra De Crescenzo e Camilleri
Due grandi intellettuali, con due vite diverse e ideali diversi

Riposino entrambi in pace, ovviamente, ma in occasione del doppio, pressoché contemporaneo trigesimo sono io a non trovare pace se non metto un po’ di cose in ordine. Luciano De Crescenzo, prima in Ibm e poi con Mondadori, ha sempre vissuto di mercato, fino a diventare un uomo ricco con il denaro versato dai suoi lettori, volontariamente. Andrea Camilleri, funzionario Rai dal 1957, ha vissuto per decenni grazie al canone versato da tutti gli italiani, obbligatoriamente. Lo scrittore napoletano, ateo cristiano, ammiratore di Gesù, “non credente ma sperante”, ha avuto funerali in chiesa, nella poetica e musicale Santa Chiara, mentre lo scrittore siciliano è finito nel cimitero acattolico e basti l’alfa privativo per dire la negatività della scelta. Il divulgatore di Epicuro teorizzava il dubbio, il giallista statalista sapeva tutto lui. De Crescenzo era un borghese gentile e tollerante che molto amava le donne, Camilleri un comunista supponente e volgare al punto da definire “scrofe” le ragazze amiche di Berlusconi. Splenda ad essi la luce perpetua.
Camillo Langone
 
 

La Sicilia, 18.8.2019
«La mia Vigàta, tra verità e fantasia»
Ricordando Camilleri. A un mese dalla scomparsa, un testo dello scrittore sulla Sicilia come sfondo dei suoi romanzi
Agrigento e Porto Empedocle un po' come Yoknapatawpha di Faulkner e il Macondo di Marquez

Un mese fa si spegneva a Roma lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri, autore tra i più letti e tradotti, che fece della sua Sicilia lo sfondo prediletto di racconti e romanzi. Lo ricordiamo pubblicando, per gentile concessione dell'editore, un suo scritto, proprio sul perché della scelta di ambientare in Sicilia le sue storie e in particolare quelle del commissario Monialbano, pubblicato nel libro-intervista "Una birra al Caffè Vigàta", dialogo con Lorenzo Rosso (Imprimatur edizioni).

ISPIRAZIONE
Un critico ha definito Vigàta "il paese più inventato della Sicilia più vera". Se stesse in me, correggerei così la definizione: "un paese, in parte vero, della Sicilia più inventata".
L'UNIVERSO SICILIANO
I siciliani sono tra loro diversissimi per carattere, consuetudini, idee. Vitaliano Brancati ne portava un esempio quando faceva il caso del signor A e del signor B, tutti e due siciliani, coetanei e con le rispettive abitazioni divise solo da un pianerottolo. Ebbene, diceva Brancati, percorrere quel pianerottolo è come fare una traversata oceanica, tanto A e B sembrano appartenere a mondi diversi.

[In realtà non si tratta di un testo scritto da Camilleri, ma di un estratto dell'intervista pubblicata nel libro citato, NdCFC]
 
 

La Sicilia (ed. di Enna), 18.8.2019
La minoranza consiliare a Barafranca
La proposta-tributo a "La mossa del cavallo"
M5s: «Dedichiamo una piazza a Camilleri»

Barrafranca. Intitolare una strada allo scrittore siciliano Andrea Camilleri. E' una mozione presentata dalla consigliera M5s Katia Baglio dopo la morte dello scrittore. La proposta è firmata anche dai consiglieri Alessandroc Tambè e Jasmine Barresi con la motivazione di legare la me-moria di Camilleri a Barrafranca, teatro di uno dei suoi più famosi romanzi «La mossa del cavallo», pubblicato nel 1999 ed ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto nel territorio di Barrafranca nel XIX secolo.
«Un volume legato alla storia di Barrafranca - afferma Baglio - e che si ispira ad un fatto realmente accaduto. Potremmo essere tra i primi comuni siciliani che concretizzano il progetto "Una piazza per Camilleri", ed è per questo che auspichiamo una conclusione rapida del procedimento». Già Catena Cancilleri, laureata in Filosofia a Catania, intervistò Camilleri più di dieci anni fa concludendo la sua tesi da cui trasse anche la pubblicazione di un libro sul romanzo «Il Re di Girgenti»: «Un grande uomo e letterato - ricorda - che ha rappresentato la Sicilia nel mondo. Sarebbe giusto intitolare una strada a Camilleri il quale si è ispirato in un suo romanzo ad una storia vera barrese».
Catena Cancilleri svolge il lavoro di educatrice a Parma al convitto nazionale del "Maria Luigia" ma la sua "sicilitudine" è presente anche in altri volumi che ha pubblicato. L'amore per la letteratura è sempre viva per Catena Cancilleri e sembra essere sbocciata dopo l'incontro con Camilleri. Da lì, prima di trasferirsi a Parma, inventò il primo «Cafè letterario» nel territorio ennese dove invitava i giovani a parlare e discutere di determinate tematiche. «La mossa del cavallo» è stato anche ripreso da alcuni storici del paese e da un giovane docente locale Filippo Salvaggio, già presidente della Pro Loco.
Renato Pinnisi
 
 

Grandangolo Agrigento, 19.8.2019
Qualcuno a Porto Empedocle non rispetta il maestro Camilleri

Ignoti, che non nutrono rispetto verso i defunti, hanno staccato e strappato il necrologio sul primo mese dalla scomparsa del maestro Camilleri. Questo gesto vergognoso, e privo di senso, è stato compiuto ieri pomeriggio in Via Roma, proprio accanto alla statua del commissario Montalbano, dove era stato affisso il manifesto vicino ad una corona di fiori. Dalla morte di Camilleri numerosi empedoclini hanno ostentato avversione nei suoi confronti, colpevole (secondo loro) di non aver valorizzato la città di Porto Empedocle sul piccolo schermo. In primis non è stato lo stesso Camilleri a scegliere il luogo delle riprese , ma il produttore; in secundis Porto Empedocle non è l’unica città alla quale nel romanzo e nella fiction è stata modificata la toponomastica, anche la denominazione di altre località ha subìto questa modifica; Camilleri, nell’edizione cartacea e televisiva, ha voluto che il nome e il cognome di alcuni personaggi fosse uguale alla reale identità rendendoli noti in tutto il mondo. Volendo anche il fatto che è nato a Porto Empedocle pubblicizza la città. Allora perché questo astio nei confronti di una persona che ha dato molto, come avrebbe detto il compaesano Pirandello, alla sua terra natìa? Non resta che ricordare Andrea Camilleri e le sue opere, lasciando da parte ogni ideologia politica.
Alessandro La Rosa
 
 

Agrigento Notizie, 19.8.2019
Porto Empedocle
Ignoti strappano annuncio mortuario per il trigesimo di Andrea Camilleri
Il fatto è avvenuto a Porto Empedocle: il manifesto era stato realizzato dall'amministrazione comunale

Dopo le polemiche sui messaggi di cordoglio più o meno grammaticalmente corretti, arrivano anche gli atti vandalici.
Sì perché se nei giorni scorsi l'amministrazione comunale ha provveduto ad affiggere un manifesto mortuario che ricorda il trigesimo della morte del grande scrittore empedoclino Andrea Camilleri, installando una corona di fiori un'apposita bacheca dinnanzi la statua del commissario Montalbano in via Roma, ignoti hanno strappato in piccoli pezzi il manifesto di cordoglio, gettando poi la carta a poca distanza.
Un gesto che ha suscitato sgomento nella comunità empedoclina che adesso si interroga sulle motivazioni di tanto odio verso il proprio illustre conterraneo e che, soprattutto, chiede che attraverso una delle innumerevoli telecamere delle attività commerciali della zona si provveda ad individuare il responsabile. Non è da escludere che il gesto non sia stato esclusivamente mirato alla memoria di Camilleri, ma possa rappresentare una contestazione all'Amministrazione in carica.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 19.8.2019
Porto Empedocle, strappato il manifesto del trigesimo di Andrea Camilleri
Lo aveva fatto affiggere il Comune in città e sulla statua dedicata a Montalbano

Porto Empedocle (Agrigento) - Raid vandalico in pieno centro a Porto Empedocle. Ignoti hanno fatto a pezzi il manifesto del trigesimo di Andrea Camilleri che il Comune aveva fatto affiggere. Cartelli sistemati in diverse zone della cittadina dell'Agrigentino che ha dato i natali al papà del commissario Montalbano: davanti la casa natale, nei pressi della Torre di Carlo V dove è stata deposta anche una corona di fiori e in tutti gli spazi destinati ai manifesti funebri. In particolare, i vandali si sono accaniti su quello fatto sistemare su un cavalletto davanti alla statua del celebre commissario, in pieno centro.
"Un atto deprecabile - dice all'Adnkronos il sindaco Ida Carmina del M5s -. che condanniamo duramente sia che si tratti di una ragazzata che dell'azione di un balordo". Il Comune ha già disposto l'acquisizione delle immagini degli impianti di videosorveglianza della zona per scovare gli autori del gesto. "La morte di Camilleri è stata vissuta dalla mia comunità come un lutto personale - assicura la pentastellata -. Nonostante il maestro vivesse fuori da tempo, non si era mai staccato veramente da Porto Empedocle, da cui ha tratto ispirazione per i suoi capolavori. Ognuno di noi ha perso un familiare".
Ecco, perché Carmina ci tiene a sottolineare che l'atto vandalico "non significa in alcun modo che Porto Empedocle abbia dimenticato Camilleri. Non sappiamo neppure se sia stato un empedoclino l'autore del gesto. In queste settimane la popolazione è triplicata e i turisti 'invadono' sino a tarda sera le nostre strade".
 
 

Fanpage.it, 19.8.2019
Porto Empedocle, vandali strappano il manifesto di commemorazione ad Andrea Camilleri
A Porto Empedocle, città che ha dato i natali ad Andrea Camilleri, sono stati strappati i manifesti affissi a un mese dalla morte dell’inventore del Commissario Montalbano.

Un atto vandalico, ma soprattutto un gesto di disprezzo per le idee di un uomo che in vita ha parlato di tolleranza e rispetto per i più deboli: è quello avvenuto in pieno centro a Porto Empedocle, dove ignoti hanno divelto il manifesto del trigesimo di Andrea Camilleri che il Comune aveva fatto affiggere a un mese dalla morte dello scrittore. I cartelli erano stati sistemati in diverse zone della città siciliana che ha dato i natali al papà del commissario Montalbano: davanti alla casa natale, nelle vicinanze della Torre di Carlo V dove è stata deposta anche una corona di fiori e in tutti gli spazi destinati ai manifesti funebri. In particolare, i vandali si sono accaniti sul manifesto fatto sistemare su un cavalletto di fronte alla statua del celebre commissario, in pieno centro.
Ida Carmina, sindaco di Porto Empedocle eletto con il Movimento 5 Stelle, ha definito quello accaduto "un atto deprecabile che condanniamo duramente sia che si tratti di una ragazzata che dell’azione di un balordo". Il Comune ha già disposto l'acquisizione delle immagini degli impianti di videosorveglianza della zona per trovare gli autori del gesto. "La morte di Camilleri è stata vissuta dalla mia comunità come un lutto personale – assicura la sindaca -. Nonostante il maestro vivesse fuori da tempo, non si era mai staccato veramente da Porto Empedocle, da cui ha tratto ispirazione per i suoi capolavori. Ognuno di noi ha perso un familiare".
La sindaca ha voluto sottolineare che l’atto vandalico "non significa in alcun modo che Porto Empedocle abbia dimenticato Camilleri. Non sappiamo neppure se sia stato un empedoclino l’autore del gesto. In queste settimane la popolazione è triplicata e i turisti ‘invadono sino a tarda sera le nostre strade".
Davide Falcioni
 
 

Palermo Today, 19.8.2019
"I percorsi delle panchine" tra letture e musica: a Terrasini si ricorda Andrea Camilleri
Domenica 25 agosto alle 21 in via dei Mille a Terrasini prende vita "I percorsi delle panchine": si comincia con una dedica speciale ad Andrea Camilleri.

"I percorsi delle panchine" è un progetto promosso dalla Biblioteca Comunale "Claudio Catalfio" di Terrasini in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura e l'Assessorato al Turismo del Comune di Terrasini. Cinque giornate di incontri su cinque personaggi illustri della cultura siciliana che si terranno presso le panchine letterarie di recente collocazione a loro dedicate: Rosa Balistreri, Andrea Camilleri, Giovanni Meli, Leonardo Sciascia, Giuseppe Tornatore.
Interventi di personaggi del mondo della cultura, letture di brani, proiezione di video, momenti di approfondimento, spazi musicali curati dal Maestro Diego Sammartino. Si comincia con Andrea Camilleri - "Camilleri sono!" - domenica 25 agosto alle 21.00 in via dei Mille, presso la panchina dedicata allo scrittore siciliano recentemente scomparso.
Un ricordo del Maestro Camilleri attraverso la Sicilia, le donne, l'amicizia e l'immigrazione. Contributi della scrittrice Stefania Auci e di Stefania Parmeggiani, giornalista della redazione Cultura del quotidiano La Repubblica. Letture di Lorenzo Randazzo. A cura di Vera Abbate e Francesco Ferrante.
 
 

Agrigento Notizie, 20.8.2019
Porto Empedocle
Una piazza per Camilleri, la sua Porto Empedocle si mobilita
Il Comune, guidato dal sindaco Ida Carmina, sta vagliando diverse possibilità

L'iniziativa "Una piazza per Camilleri" ha coinvolto diverse città d'Italia. Dopo Palermo anche Porto Empedocle si appresta ad avere una piazza dedicata allo scrittore empedoclino. Camilleri "torna" nella sua Vigata. Il Comune, guidato da Ida Carmina, sta vagliando diverse possibilità.
"Avevamo individuato diverse possibilità –spiega il sindaco Ida Carmina a La Sicilia – e le abbiamo sottoposte alle figlie e alla moglie per avere il loro parere. Alla fine ci è stato detto che Nené aveva un luogo del cuore quando arrivava in città, cioè il grande piazzale che si trova tra l’ingresso del porto, la torre Carlo V e l’area della scuola elementare. Ci hanno raccontato – continua Carmina – che ogni volta che Camilleri tornava a Porto Empedocle rimaneva incantato a guardare soprattutto il mare che si intravede dal porticciolo”. Per intitolare la piazza a Camilleri serviranno diversi passaggi burocratici, non è detto che si riesca ad ottenere il “via libera definitivo”.
Rispetto alla normativa in materia, la legge 1188 del 23 giugno 1927, la quale stabilisce che, nel caso di intitolazione ad un persona, "nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persone che non siano decedute da almeno dieci anni", prevedendo però delle eccezioni, che devono essere autorizzate dalle Prefetture e passare comunque dalla commissione toponomastica. “Attendiamo le immagini della videosorveglianza – dice il sindaco Carmina a La Sicilia – ma non è detto che possa essere un gesto contro Camilleri. Potrebbe trattarsi di un atto senza secondi fini, oppure, dato il clima che si registra in città, un segnale nei miei confronti”.
 
 

Suprauponti, 21.8.2019
Filippo Lupo, dal Fans Club alla stima reciproca con il "Sommo" Andrea Camilleri
Il ricordo "intimo" del grande scrittore siciliano nelle parole del castelbuonese che in molte occasioni è stato al suo fianco

Filippo Lupo è «u Presidenti» del Camilleri Fans Club. Lo abbiamo incontrato l'indomani della scomparsa dello scrittore di Porto Empedocle. Suprauponti aveva avuto l'onore di intervistare il Sommo (come lo chiama Lupo) nel numero del 5 giugno 2012. Era stato un colloquio che spaziava dalla "fuga" dalla Sicilia dei giovani alla scoperta dell'arrivo a Castelbuono nel 1927 di un certo commissario Montalbano proveniente da Girgenti. In quell'occasione Camilleri nei confronti del presidente dei suoi fans si espresse con queste parole: «Penso tutto il meglio possibile di lui come persona e di tutto il prezioso lavoro che il Fans Club ha fatto in questi anni. Non finirò mai di ringraziarli». In questa intervista ci racconta un Andrea Camilleri inedito e soprattutto il suo rapporto con Castelbuono. Anche per questo abbiamo protocollato al municipio la proposta di intitolare una via o una piazza ad Andrea Camilleri.
Come è nata la sua amicizia con Camilleri?
«Il rapporto col Sommo è nato grazie al Camilleri Fans Club, di cui sono uno dei fondatori. Col tempo la semplice conoscenza, che già per me sarebbe stata un qualcosa di assolutamente gratificante, è diventata stima reciproca, grazie alla possibilità che c'è stata di incontrarsi più volte personalmente e, in qualche modo, collaborare. Vorrei poter davvero parlare di amicizia, ma in tutta onestà non mi sento di poter usare questo termine, io l'ho sempre considerato il rapporto fra un Maestro e un suo grandissimo ammiratore».
Che tipo di rapporto ha avuto il Maestro con il Camilleri Fans Club?
«Quando ha cominciato a conoscerci ci ha voluto bene, ci stimava, e soprattutto teneva in alta considerazione il lavoro che abbiamo sempre fatto in suo onore col nostro sito e con le occasionali organizzazioni di eventi e incontri a cui ha anche partecipato. In un paio di occasioni, per esempio, ci ha anche chiesto di pubblicare sul nostro sito sue dichiarazioni che preferiva diffondere per nostro tramite, piuttosto che col consueto canale delle agenzie di stampa. Ricordiamoci che lui non ha mai avuto una presenza ufficiale in Rete».
Avete iniziative in cantiere per preservare la sua memoria?
«La prima cosa sarà continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto e cioè, come diceva lui stesso, essere col nostro sito "la sua memoria su Internet". A maggior ragione, continueremo a collaborare con chi si troverà a dover gestire direttamente la sua eredità artistica. Vedremo poi se ci sarà l'opportunità di partecipare anche all'organizzazione di eventi in suo ricordo; le proposte sono già cominciate ad arrivare, ad esempio dall'Università per Stranieri di Perugia, dove il 26 settembre si terrà una giornata di studi in luogo della cerimonia per la laurea honoris causa che l'Ateneo aveva deciso di conferirgli».
Le sue qualità di scrittore e il suo spessore culturale sono riconosciuti a livello mondiale, tanto che l'ex presidente statunitense Bill Clinton annovera Il birraio di Preston tra i suoi romanzi preferiti. Ci parli dell'uomo Andrea Camilleri.
«Non è facile in poche parole... Una persona di una grande umanità, di levatura culturale ed erudizione elevatissime, che però trasmetteva con leggerezza. E poi di un'ironia eccezionale: ricordo la sua espressione sorniona quando, conversando, ti guardava e sembrava che dicesse "è inutile che parli, tanto lo so che sei qui per sentir parlare me, e stai tranquillo che non ti deluderò"».
Come ha vissuto il periodo della cecità?
«L'ho incontrato l'ultima volta un paio di anni fa, quando già cominciava a non poter più camminare senza qualcuno che lo guidasse, ma apparentemente per lui il problema non era fortemente invalidante. Eravamo nella sua casa di Porto Empedocle, per il Venerdì Santo, e quando ha sentito il suono della banda musicale che si avvicinava si è fatto accompagnare al balcone per "veder passare" la processione. Certo, ha sofferto soprattutto per la sopraggiunta impossibilità alla lettura, e all'inizio anche con la scrittura ha ovviamente avuto dei problemi, ma ha saputo reagire escogitando una modalità diversa di mettere su carta le sue storie, grazie alla collaborazione della sua assistente storica Valentina, a cui dettava i suoi scritti, e insieme alla quale li rileggeva per verificarne la resa sotto l'aspetto dell'oralità della narrazione, cosa per lui fondamentale. La "Conversazione su Tiresia" che ha portato in scena nel 2018 a Siracusa è un esempio eclatante di come la cecità per lui non fosse più un problema, ma potesse addirittura essere uno stimolo».
È vero che c'è nel cassetto un ultimo romanzo su Montalbano che si conclude con la morte del commissario di polizia?
«L'ultimo romanzo della saga di Montalbano è stato davvero scritto da Camilleri quando, come ha egli stesso raccontato, gli è venuta l'idea per una soluzione narrativa che chiudesse il ciclo in modo tale che, alla sua morte, nessuno avrebbe più potuto riprendere in mano il personaggio; Montalbano, però, non muore! Il libro, il cui titolo provvisorio è Riccardino, è stato scritto nel 2005, e ne venne anche pubblicato l'incipit su Stilos, il supplemento letterario del quotidiano La Sicilia. Poi, recentemente, il Sommo ha voluto riscriverlo rivedendone la lingua, che nel tempo si era evoluta. Il romanzo verrà pubblicato dalla Sellerio, con tempi ancora da decidere».
Passiamo adesso al rapporto tra Camilleri e Castelbuono. Nel romanzo Il gioco degli specchi in una telefonata Montalbano afferma: “Sono l’onorevole Orazio Rizzopinna di Castelbuono”. Sa dirci come è nata questa citazione?
«Per quel che so gli serviva che, in quel particolare frangente, Montalbano usasse un nome altisonante, che richiamasse magari l'appartenenza a una nobile casata, e gli venne in mente quel "Rizzopinna di Castelbuono". Che poi il nome "Castelbuono" gli sia venuto per averlo sentito dire a me, è soltanto un'ipotesi che si può fare, ma di cui non ho mai voluto chiedergli conferma».
Grazie a lei un gruppo di castelbuonesi ha avuto l'onore di essere a casa Camilleri. Come si è mostrato in quell'occasione il Maestro?
«Come sempre con i suoi ospiti: ci ha ricevuti come se ci conoscesse da sempre, ha cominciato a rispondere alle nostre domande e a raccontare storie e aneddoti come solo lui sapeva fare. Io magari, se vogliamo, c'ero già un po' "abituato", ma ricordo che gli amici che erano con me non volevano più andare via, e lui stesso sarebbe stato lì a intrattenersi con noi ancora lungo... peccato che a un certo punto s'è fatta ora di pranzo!».
Purtroppo non abbiamo avuto il piacere di avere Camilleri a Castelbuono, ma lo è stato una volta virtualmente in video-conferenza. Poi ne avevate parlato? Che impressioni si era fatto?
«Non essere riuscito ad avere il Sommo "di pirsona pirsonalmente" nel nostro paese è una cosa che mi è dispiaciuta molto, ma l'avercelo portato almeno in video conferenza è stato già un bel risultato, di cui sono molto contento. L'incontro "a distanza" col pubblico castelbuonese è stato stimolante, alla fine si è mostrato soddisfatto».
Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, proporrà l'intitolazione di una via di Castelbuono ad Andrea Camilleri?
«Figuriamoci se non mi farebbe piacere... Ma ci vuole innanzitutto la disponibilità da parte dell'Amministrazione e dei cittadini. Vedremo».
Giuseppe Spallino
 
 

Repubblica Tv, 21.8.2019
Dentro la notizia - De Cataldo e Merlo: "Andrea Camilleri, 'Il cuntastorie'" - 1

Il ricordo di Andrea Camilleri a un mese dalla morte. Dal personaggio di Montalbano alla Sicilia, alla radio e al teatro. La lingua e il dialetto, il senso del ritmo e il racconto delle storie
L'audio integrale con gli interventi di Giancarlo De Cataldo e Francesco Merlo nel podcast disponibile da mercoledì 21 agosto su Audible-Repubblica.
Montaggio e musica di Gipo Gurrado
 
 

Stato Quotidiano, 21.8.2019
“Sacco e Vanzetti memorial day”
Seguirà la Fiaccolata per i diritti umani fino al monumento al sacrificio di Sacco e Vanzetti nel cimitero, UN VERO E PROPRIO GRIDO ALL’INNOCENZA DEI DUE LAVORATORI ITALIANI

Il 23 agosto a Torremaggiore in piazza Palma e Piacquaddio alle ore 19,30 si terrà il SACCO E VANZETTI MEMORIAL DAY 2019 dedicato quest’anno alla memoria di Nazareno Giusti e Andrea Camilleri, due grandi artisti che hanno parlato dei due anarchici italiani morti da innocenti sulla sedia elettrica il 23 agosto del 1927 a Charleston nel Massachussetts.
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Dopo gli interventi sarà ricordato lo scrittore Camilleri rappresentando l’articolo che lui scrisse per la Repubblica in occasione dell’80. Anniversario della morte. La rappresentazione sarà curata da Paolo di Capua e Camilleri interpretato da Giuseppe Russi
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h24 notizie, 21.8.2019
Festival dei Teatri d’Arte Mediterranei, tra letture e musica
Entra nel vivo la XV edizione del Festival dei Teatri d’Arte Mediterranei dopo i primi straordinari tre giorni di Odissea in barca a vela, lezioni di storia, proiezioni, poesia e letture sul lungomare di Scauri. Ulisse, e il Festival, hanno preso il largo con un equipaggio da tutto esaurito per continuare a raccontare per mare storie di sirene e non solo.
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CAMILLERI ALL’ALBA. Uno degli appuntamenti più amati del Festival che quest’anno omaggia uno degli autori e intellettuali più amati come Andrea Camilleri. Dal 23 al 25 agosto ogni mattina alle 7:00 presso la Cisterna maggiore nel Parco di Gianola Paolo Cresta e Maurizio Stammati leggono alcune delle sue opere, da Tiresia al Birraio di Preston.
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Canicatti Web, 21.8.2019
A Termini Imerese in occasione del festival “Notti Clandestine” l’attore Angelo Maria Sferrazza legge una poesia di Andrea Camilleri dedicata ai giovani.

A Termini Imerese in occasione del festival “Notti Clandestine”, direttore artistico Rocco Mortelliti con gli l’organizzatori Roberto Tedesco e Totò Scaccia invitano l’attore Angelo Maria Sferrazza per leggere una poesia di Andrea Camilleri dedicata ai giovani.
“Sono doppiamente onorato di essere qui questa sera – dichiara l’attore – innanzitutto perché sono stato invitato da Rocco e Roberto e in secondo luogo in quanto Agrigentino. Per me leggere le frasi di Camilleri e sempre una grande emozione che mi riempie di responsabilità in quanto giovane.
 
 

ASI, 22.8.2019
Pd: Al via domani a Ravenna 'Riaccendiamo l'Italia: verde, giusta e competitiva
Inaugurazione Festa nazionale dell’Unità con De Micheli, Vaccari e omaggio a Camilleri

La Festa nazionale dell’Unità, dal titolo 'Riaccendiamo l'Italia: verde, giusta e competitiva', aprirà i battenti domani, venerdì 23 agosto, per il secondo anno consecutivo a Ravenna, al Pala De André (Viale Europa, 1), fino al 9 settembre.
Durante i 18 giorni di Festa si alterneranno oltre 66 dibattiti, 26 presentazioni di libri, eventi ed iniziative, che saranno animati da ospiti nazionali ed europei, rappresentanti della società civile, dei sindacati, dell’associazionismo, del mondo economico e ambientalista; 4 eventi culturali che saranno dedicati a personalità che hanno reso grande l’Italia: domani verrà celebrato il grande scrittore Andrea Camilleri, recentemente scomparso.
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 22.8.2019

«Inizierò la mia estate con Vinicio Capossela in Irpinia. Sarò a Calitri in camper con la mia famiglia, poi andrò in Sicilia e Sardegna».
Michele Riondino, ospite dello Sponz Festival, terrà un'orazione domenica alle 20 al Castello di Sant'Angelo dei Lombardi.
Quarant'anni, giovane Montalbano per la tv, amico di Leopardi (il conte Ranieri) al cinema per Martone, Riondino dal 10 dicembre sarà in scena al Mercadante con la riscrittura de "Il maestro e Margherita" di Bulgakov.
[...]
In questa estate è venuto a mancare Andrea Camilleri. Lei ha interpretato il giovane Montalbano in tv dal 2012 al 2015. Cosa le ha dato?
«Con Andrea sono diventato amico: andavo spesso a trovarlo a casa sua. L'ultima volta che l'ho visto abbiamo parlato di Pirandello e Sciascia, parlavamo molto anche dei personaggi. Abbiamo ragionato insieme anche di Antonio Ranieri, che ho interpretato nel film di Mario Martone "Il giovane favoloso" e abbiamo girato a Napoli...».
Ilaria Urbani
 
 

L'Eurispes.it, 23.8.2019
Camilleri come Verga e Pirandello. “Il vigatese è italiano come la lingua dei Malavoglia”

Andrea Camilleri narratore, sceneggiatore, autore teatrale, intellettuale, tradotto in tutto il mondo non è solo un caso letterario, capace di conquistare anche il variegato pubblico della Tv con il Commissario Montalbano interpretato da Luca Zingaretti. Siamo di fronte a una figura poliedrica di intellettuale, capace di esprimere la corda universale della sicilianità, come hanno saputo fare i grandi della letteratura isolana: da Verga a Pirandello. Per esprimere un universo di contenuti così ricco, occorre la lingua adatta. Ed è su questo originale e complesso aspetto che si sofferma l’analisi di Franco Lo Piparo, professore emerito di filosofia del linguaggio dell’Università di Palermo.
Professore, vorrei che ci aiutasse a comprendere l’eccezionalità di un autore che ha saputo esprimere un volto originale della sicilianità, ma che è arrivato alla celebrità molto tardi. La costruzione di una lingua originale, come il vigatese, creato ad arte dalla fertile immaginazione dello scrittore, può essere considerata come il segreto di tanta popolarità?
In presenza di un successo così eccezionale di pubblico, non solo italiano, è fuorviante cercare il “punto d’Archimede” che regge il tutto. I fattori sono tanti, tra i primi il talento letterario e la capacità di Camilleri di sapere raccontare storie che intercettano problemi e questioni che l’italiano contemporaneo si porta dentro. Credo, dunque, che la domanda dovrebbe essere un’altra: perché tanto successo in tutte le regioni italiane nonostante l’uso di una lingua così ancorata a una sola regione, la Sicilia?
Pare che sia proprio il dialetto la molla che continua a interessare e a incuriosire milioni di persone, dalla “casalinga di Voghera” a Pantelleria. Evidentemente i dialetti, nel contesto della società globalizzata, godono di ottima salute, non crede?
Il termine “dialetto” in questo caso è inappropriato. O almeno bisogna intendersi su che cosa si intende con dialetto. Se con dialetto si intende un idioma usato da gruppi sociali incolti e popolani, il vigatese non è un dialetto. Se al termine dialetto si dà il significato che gli dava Pirandello, elaborando una tesi di Dante, allora può essere accettata questa definizione.
Può spiegare meglio questo passaggio?
Dante, nel De vulgari eloquentia, che giova ricordare è stato scritto nel 1300, sostenne che il volgare comune italiano non ha una capitale che funzioni da modello per gli altri parlanti, «fa sentire il suo profumo in tutte le città italiane ma non risiede in nessuna di esse». La frase latina bisognerebbe farla imparare a memoria ai nostri studenti: «in qualibet redolet civitate nec cubat in ulla». Pirandello, in occasione di una conferenza su Verga, elabora così la straordinaria intuizione di Dante: «Da noi (…) fin da quando è nata la letteratura italiana, la generalità ha questo di particolare: la dialettalità, da intendere come vero e unico idioma, vale a dire come essenziale proprietà d’espressione (…). E questo perché da noi avvenne ciò che in nessun altro paese è avvenuto, che ogni regione, o anche solo una città, fu piccola e pure spesso grandissima nazione, e Roma anche il mondo; il che non è difetto, ma anzi ricchezza, ricchezza di storia, ricchezza di vita, ricchezza di forme e di costumi, ricchezza di caratteri; e stolido è per l’arte volervi rinunziare, invidiando alla Francia quei piallati caratteri comuni della sua generalità». Ho fatto queste citazioni per dimostrare con maggiore chiarezza come il “vigatese” di Camilleri non sia dialetto, ma dialettale nel senso di Pirandello e Dante. È l’italiano parlato dalle persone colte in Sicilia e per questo è capito da chiunque parli l’italiano, indipendentemente dalla regione in cui è nato e vive.
Restiamo sull’analisi del vigatese, che mi pare aspetto essenziale per comprendere l’autore. È corretto sostenere che nasce da una particolare commistione di italiano e siciliano?
No, nessuna commistione. La commistione fa pensare a due lingue che vivono separate e che, grazie all’abilità di uno scrittore, si mescolano. Il vigatese è italiano quanto lo è la lingua della Divina Commedia o dei Malavoglia di Verga o del Pasticciaccio di Gadda. Sono tutte quante varietà di italiano e la lingua italiana altro non è che l’insieme di tali varietà.
Lo scrittore di Porto Empedocle compie consapevolmente questa operazione?
Indubbiamente. Camilleri ci restava male quando lo definivano «scrittore siciliano». Amava definirsi «scrittore italiano nato in Sicilia». Così come Dante è poeta italiano nato a Firenze.
Significa che, alla luce di un’analisi più attenta, Camilleri non ha inventato nulla?
Nelle lingue nessuno crea ex nihilo (dal nulla n.d.r). Camilleri dà forma letteraria a una caratteristica strutturale e di lunga durata dell’universo linguistico siciliano. A partire dal Cinquecento in Sicilia molti documenti ufficiali si scrivono in vigatese. Ne vuole una prova? Legga i Parlamenti generali del Regno di Sicilia dall’anno 1446 fino al 1748 pubblicati da Mongitore e vi troverà tanto vigatese. Oppure legga i numerosi catechismi ad uso delle parrocchie siciliane fino a quasi tutto l’Ottocento. Posso fare un esempio tratto dal catechismo datato 1761 redatto da Salvatore Ventimiglia, vescovo di Catania?
Prego, La seguo con interesse…
D. Ccè obbligu pr’un Cristianu di sapiri la Duttrina Cristiana?
R. Ccè obbligu grannissimu.
D. Pirchì diciti, ca ccè obbligu grannissimu?
R. Pirchì s’un Cristianu nun sapi la Duttrina Cristiana, nun avirà la saluti eterna, e sarà dannatu.
Oppure, legga la preghiera del Padre Nostro come viene detta in San Giovanni Decullatu (1908) di Martoglio: Patri nostru ca siti ’ntra li celi sia santificatu lu vostru nomu, vegna a nui lu regnu vostru, sia fatta la vuluntà vostra accussì ’n celu comu ’n terra. Datici oggi lu nostru pani cutiddianu, rimetti a nui li nostri debiti comu nui li rimittemu a li nostri debituri. Nun ci indurri in tintazioni ma liberani di li mali. E cusì sia. Come si vede, il vigatese ha una storia che precede Camilleri.
Intende sostenere che il siciliano altro non è che italiano?
Il siciliano altro non è che una varietà di italiano. È una storia di lunga durata che ho raccontato nel saggio Sicilia linguistica ospitato nel volume Sicilia (1987) della einaudiana Storia d’Italia e su cui spero di tornare presto di nuovo.
Martoglio e Verga, sono gli altri autori che più volte Lei ha richiamato in un recente intervento apparso sul quotidiano la Repubblica, dedicato alla figura dello scrittore scomparso lo scorso 17 luglio. Qual è il filo rosso che lega questi tre grandi autori siciliani?
L’ha indicato Verga in un’intervista del 1895 a Ugo Ojetti: «Ascoltando, ascoltando si impara a scrivere». Ascoltando, non leggendo. Verga, ad esempio, mette in bocca al popolo di Aci Trezza non un presunto siciliano ma l’italiano parlato nelle conversazioni con Capuana: infarcito di parole siciliane ma anche di toscanismi colti. Vuole ancora un esempio? Compare Alfio: «Vi porto meco alla Bicocca». Luca: «Questo era il posto del babbo, dove c’è la forcola nuova». Patron ’Ntoni: «Ah! mamma mia! Ah! mamma mia!». Piedipapera: «Io non posso mica chiuderle l’uscio sul muso». Croce: «Il sindaco son io, caspitina!». Potrei continuare ancora per molto. Lo chiama siciliano? Lo dice esplicitamente lo stesso Camilleri dialogando con De Mauro: per scrivere in vigatese «cominciai ad analizzare come parlavamo noi in famiglia».
Altro nodo importante, che Lei ha messo in evidenza ricordando l’opera di Camilleri, riguarda il rapporto tra élite e popolo. Un binomio complesso che ha trattato occupandosi in diversi scritti di Gramsci, intellettuale che ha elaborato una rilettura critica della tradizionale contrapposizione tra culture egemoniche e culture subalterne. Nello scrittore siciliano come si evolve questo binomio?
La risposta è molto semplice: con l’uso del vigatese, che non è né lingua di élite né lingua subalterna. Il suo straordinario successo ne è la testimonianza.
Massimiliano Cannata
 
 

Onda Musicale, 23.8.2019
La scomparsa di Patò

Sicilia. L’isola che tanto aveva affascinato Goethe a fine Settecento, è la terra dove non solo una modernità discreta si apre su una storia profonda come l’Etna, ma nella quale ci sono accesi contrasti tra i colori, così come nella società, nonché forti contraddizioni nel comportamento dell’uomo, il cui agire - come diceva Pirandello - è perennemente coperto da una maschera che ne cela la vera natura. Il singolo individuo pertanto si deve muovere tra i suoi simili come un equilibrista, oscillando sulla corda di un’ambigua doppiezza.
A questo quadro non si sottrae la scrittura del grande Andrea Camilleri, recentemente scomparso a Roma dopo lunga malattia. La penna dello scrittore, padre de Il Commissario Montalbano, ha tratteggiato una Sicilia seducente e al contempo misteriosa, in certi frangenti sinistra (e la sigla di Montalbano ne rende perfettamente l’idea).
Al di fuori del celeberrimo commissario, fusosi con la persona di Luca Zingaretti, Camilleri si è cimentato in romanzi ambientati in altri luoghi ed altre epoche.
Alla Vigata dei nostri tempi, luogo immaginario composto dagli scorci più affascinanti del territorio ragusano, corrisponde una Vigata di altri tempi, precisamente di fine Ottocento. L’abbiamo vista di recente nei film tv La mossa del cavallo (Febbraio 2018; protagonista Michele Riondino) e La stagione della caccia (Febbraio 2019; protagonista Francesco Scianna).
Nel 2012 - perdonate il salto all’indietro - nei cinema era uscito La Scomparsa di Patò, tratto dall’omonimo romanzo pubblicato da Mondadori nel 2000. Il regista Rocco Mortelliti era riuscito nell’impresa di dirigere uno straordinario e versatile gruppo di attori composto da Neri Marcorè, Nino Frassica, Maurizio Casagrande, Flavio Bucci, Simona Marchini, Roberto Herlitzka e Manlio Dovì (per citare i più conosciuti).
La particolare natura del romanzo ha condizionato - in senso positivo - la fisionomia del film: la storia della scomparsa di Patò non si svolge in modo lineare, cioè attraverso una classica e canonica successione di capitoli, ma si sviluppa in una serie di documenti di vario tipo come lettere, verbali, articoli di giornale, messaggi sui muri. Potrebbe sembrare confusionario, ma il lettore e lo spettatore scoprono la verità come se stessero partecipando alle indagini a fianco della coppia Maurizio Casagrande - Nino Frassica, nei panni rispettivamente di Ernesto Bellavia, delegato di Pubblica Sicurezza (cioè Polizia) e Paolo Giummaro, maresciallo dei Carabinieri.
Interessante è notare come, ad un certo punto del film, le scene si succedano con l’apertura e la chiusura di quinte teatrali, e che i due detective scoprano la verità immergendosi virtualmente nelle situazioni così come probabilmente si sono svolte.
La storia prende avvio nel 1890 durante la rappresentazione, sulla pubblica piazza, del Mortòrio, termine prettamente siciliano per indicare la trasposizione teatrale della Passione di Gesù Cristo. Sia il pubblico che gli attori sono l’eccezionale fotografia di una società dove le classi sociali sono un principio indiscutibile.
Il Ragionier Antonio Patò ricopre uno dei ruoli più in vista nella Passione, quello di Giuda Iscariota, il traditore per antonomasia. Egli è nipote di un illustre senatore, Artidoro Pecoraro, fondatore della Banca di Trinacria e figura impegnata in traffici di dubbia limpidezza. Il potente Pecoraro non è esente dal nepotismo, dal momento che alla Banca di Trinacria colloca proprio l’amatissimo nipote.
Come impiegato Patò è professionale ed impeccabile al massimo livello; alla perfezione lavorativa fa riscontro una vita coniugale limpida e specchiata. Insomma, è l’uomo che non ha vizi e non commette errori. Ma c’è qualcosa che egli nasconde dietro cotanta perfezione: la sollecitudine nel frequentare casa Infantino, dando una mano al collega Ragionier Cardillo, è un’abilissima copertura per la relazione che egli intrattiene con la moglie di quest’ultimo, la bellissima Rachele. Qualche goccia di sonnifero nella minestra, Cardillo scivola in un sonno profondo, e i due amanti sono liberi di poter dare sfogo alla loro passione. La storia va avanti in modo clandestino ma, continuando a crescere, i nascondigli non bastano più: Vigata è troppo stretta e rischiosa.
A questo punto della storia, il colpo di genio: Patò organizza un astutissimo piano per fuggire senza dare adito a sospetti. Durante la scena del suicidio di Giuda, l’attore finge di impiccarsi. Piomba in una botola, sparendo sotto il palco. Dalla ricostruzione della coppia Bellavia - Giummaro emerge come Patò si sia recato ai camerini allestiti presso il palazzo della Marchesa Imelda di Saint-Just, trovando il materiale necessario a camuffarsi per svignarsela indisturbato: non a caso si traveste da contadino.
Ora può veramente fuggire con la sua Rachele. Il problema è che la scomparsa di Patò e quello della signora Infantino verrebbero immediatamente collegati, scoprendo in un lampo la verità. I due amanti mettono in scena il finto omicidio di Rachele: la scena del crimine viene realizzata sgozzando una gallina su alcuni vestiti gettati tra i rovi. Quando il marito farà la triste scoperta, piomberà in un cupo dolore, dato che - almeno da parte sua - l’amore era autentico.
La verità ricostruita dal poliziotto e dal carabiniere purtroppo non può essere raccontata né alla moglie- che, fedelissima all’immagine che ha del marito, si rifiuta di credere allo svolgimento dei fatti - né al potente zio Artidoro, dato che l’onore della famiglia ne verrebbe fortemente compromesso. Pertanto il dossier, su pressione dei rispettivi superiori - Arturo Bosisio (capitano dei Carabinieri, alias Flavio Bucci) e Liborio Bonafede (commissario della Polizia, alias Gilberto Idonea) - viene rimaneggiato, come se fosse un romanzo nel romanzo, con la scrittura di un finale alternativo. Patò in realtà dopo la caduta nella botola ha battuto la testa, vagando per le campagne di Vigata e finendo per morire di stenti. Al potente zio pertanto vengono mostrati in obitorio i resti (irriconoscibili) di un morto a caso, riesumato dal becchino-filosofo Don Carmelo (alias Roberto Herlitzka).
Dal racconto di Camilleri (libro) e Mortelliti (film), pur con qualche differenza emerge un Patò abilissimo e diabolico regista della propria sparizione, con colpi da maestro come la lettera minatoria che confeziona di suo pugno e che attribuisce all’analfabeta Gerlando Ciarramidàro, provocando in banca una zuffa in cui lui appare come la vittima, oppure come la truffa che mette a segno contro il capo mafioso Calogero Pirrello (alias Manlio Dovì), quando questi gli affida una forte somma ottenendo in cambio una ricevuta che al momento della riscossione si rivela essere fasulla. Inutile aggiungere che alla ricevuta fasulla corrisponde, guarda caso, la sparizione della relativa somma.
In conclusione possiamo dire come la Sicilia che vediamo in questo film sia una terra di scorci e paesaggi meravigliosi ma incredibilmente simile a quella attuale, dato che il comportamento dell’uomo, fatto di virtù ma ancor più di vizi, ipocrisie ed astuzie, scorre come un fiume attraverso le epoche e i luoghi.
Massimo Bonomo
 
 

ZOOMsud.it, 23.8.2019
Il Sud di Camilleri tra Il Ladro di merendine (1997) e Il Cuoco dell’Alcyon (2019)

“S’attrovò arrisbigliato e susuto a mezzo supra al letto, lo sciato affannato, il cori che gli batteva all’impazzata, la vucca sbarracata a pigliari aria.”
Il cuoco dell’Alcyon, Camilleri, 2019
“La persiana sbattè con violenza contro il muro e Montalbano di scatto si susì a mezzo del letto, gli occhi sgriddati dallo spavento, persuaso, nel fumo del sonno che ancora l’avvolgeva, che qualcuno gli avesse sparato”.
Il ladro di merendine, Camilleri,1997
Poco più di vent’anni tra la quadrilogia che ci ha presentato un nuovo mondo nel Sud e l’ultimo racconto che Camilleri ci ha regalato. Incipit simili, ma i vent’anni si sentono.
La forma dell’acqua, Il ladro di merendine, Il cane di terracotta, La voce del violino, costituiscono quella meravigliosa quadrilogia.
Camilleri ha raccontato un Sud diverso. Solare di un sole amico, un sole che ti aiuta nelle tue giornate. Anzi Montalbano è proprio soggetto al mutare del clima.
Il Gattopardo ci ha raccontato di “questo clima che ci infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; [...] questa nostra estate lunga e tetra quanto l'inverno russo e contro la quale si lotta con minor successo..”
Invece Camilleri non si piega al racconto pessimistico, al Sud irredimibile anche nel sole. Anzi!
Forse sta anche in questo racconto del Sud, un Sud positivo, un Sud con le sue energie, un Sud con il suo coraggio, con la sua intelligenza, con la voglia e la capacità di fare, la rivoluzione di Camilleri.
Forse per questo, tanta politica al cachemire ha sempre guardato dall’alto in basso Montalbano e il suo Sud. La supponenza con cui spesso viene letto dal cachemire romano e non, da chi pontifica senza essere sfiorato dai dubbi, dagli ipocriti che esaltano le competenze, dai banalizzatori di un mondo complesso.
Montalbano ha dato fastidio con il suo successo e con la sua popolarità. Montalbano è uno di noi: è di Vigata, è un meridionale, è un italiano.
Montalbano non si muove soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti... Montalbano ama le strade che riescono agli erbosi … tra gli alberi dei limoni. Per dirla con Montale.
Montalbano è letteratura nazional-popolare, è letteratura nazionale, è letteratura popolare. È letto da Predoi a Lampedusa, da Bardonecchia a Otranto.
I vent’anni tra La forma dell’acqua e Il cuoco dell’Alcyon si sentono. Sono e saranno i critici a svelarci altri profili. Sono e saranno i linguisti che ci racconteranno la questione della lingua in Camilleri, ma è evidente che tra la forma e il cuoco la lingua si evolve. Dall’uso di singole parole, di mezze frasi nell’ambito di un telaio conosciuto e condiviso, come Camilleri fa nella forma, arriva al cuoco dove anche il telaio sembra differente. E saranno i critici musicali a svelarci l’incanto di una lingua che è diventata musica, che arriva al cuore e alla mente. E saranno i critici cinematografici e televisivi a svelarci i binomi Montalbano-Zingaretti e Sironi-Camilleri, la trasposizione a Ibla, Scicli e Modica dei luoghi originali dell’agrigentino.
Intanto assaporiamo questo libro, godiamocelo in queste giornate estive, addormentiamoci con il libro in mano su un autobus, nel nostro letto.
Un racconto per quest’estate del 2019, per un racconto diverso del Sud.
Ciao Andrea, che la terra ti sia lieve.
Grazie
Francesco Russo (UniRc)
 
 

Agenzia Internazionale Stampa Estero, 23.8.2019
Il sabato di Rai Italia con Il Commissario Montalbano

Roma - Sabato sera in compagnia de Il Commissario Montalbano anche all’estero. Su Rai Italia andrà infatti in onda un’altra puntata della fortunata serie ispirata ai gialli di Andrea Camilleri, da poco scomparso. Questa settimana verrà trasmessa la puntata intitolata "L'età del dubbio".
(nflash)
 
 

TeleAcras, 24.8.2019
A Porto Empedocle lunedì “Camilleri, un ricordo da Vigata”

A Porto Empedocle, lunedì prossimo, 26 agosto, nei locali della Torre Carlo Quinto, alle ore 18:30 si svolgerà un incontro-dibattito intitolato “Camilleri, un ricordo da Vigata”, organizzato dall’Ancri, l’Associazione nazionale insigniti dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, sezione di Agrigento, presieduta dal cavaliere Pietro Sicurelli. Relazioneranno l’attore e regista Enzo Alessi, e il docente e giornalista Michele Rondelli. Inoltre, Renato Terranova, regista del gruppo teatrale “Caos – Città di Porto Empedocle”, leggerà alcuni brani tratti dalle opere di Andrea Camilleri. Allieterà la serata il cantante folk Nino Seviroli. I lavori saranno coordinati da Ivana Sicurelli, giurista, economista e giornalista, e delegata nazionale dell’Ancri per le relazioni estere. Introdurranno lo stesso Pietro Sicurelli, e la sindaca di Porto Empedocle, Ida Carmina. Sicurelli commenta: “La scelta della Torre Carlo Quinto ha voluto essere un omaggio ad Andrea Camilleri che proprio a quel monumento ha voluto dedicare il suo romanzo storico ‘La strage dimenticata’, pubblicato nel 1984 dall’editore Sellerio”.
 
 

La Repubblica - Robinson, 24.8.2019
Stefania Auci e Nadia Toffa regine d’estate

Il sorpasso si consuma nei giorni più caldi di agosto, quelli da letture bordo mare o vista monti: Stefania Auci, con la sua saga sulla famiglia Florio, alla quindicesima settimana di permanenza nella top ten conquista finalmente la vetta, spingendo Andrea Camilleri al secondo posto. Intendiamoci: per il grande maestro scomparso non è una sconfitta, ma la conferma del fatto che il suo ultimo Montalbano ha venduto già talmente tanto da dover fisiologicamente rallentare un po'.
[...]
Claudia Morgoglione
 
 

La Sicilia, 25.8.2019
Prufissuri, sapesse quanti ominicchi!"
Se Camilleri e Sciascia si parlassero, lassù

Dialogo immaginario ispirato da una vignetta per parlare della degenerazione dell'Italia di oggi, della politica di ieri, tra "cretini di sinistra" e gentildonne di destra, della pace tra COnsolo e Bufalino: «Perché qui ci vogliamo tutti bene»
"Quassù il padrone di casa è più intelligente e più giusto dei preti che in terra si sostituiscono a Lui consultando soltanto il catechismo"


Così l'artista ragusano Guglielmo Manenti dopo la morte di Camilleri

Questa deliziosa vignetta d'un bravo artista ragusano, Guglielmo Manenti, mi ha ispirato il desiderio di ascoltarlo, il successivo dialogo tra Camilleri e Sciascia. Ma non potendo ascoltarlo davvero, ecco come me lo sono immaginato.
Camilleri: «Prufissuri, si ricorda? Camilleri sono.»
Sciascia: «Ce ne ricorderemo di questo pianeta: è la frase che ho fatto incidere sulla mia tomba. E perciò mi ricordo anche di lei. E di quando veniva a trovarmi in campagna, alla Noce. Ma per favore, non parli come il suo commissario, parli in italiano. Ricorda? "L'italiano è ragionare": l'ho scritto io in qualche mio libro, chissà, ne ho scritti tanti. E se non ragioniamo qui, dove tutto finalmente è chiaro... Era laggiù che si sragionava, politici e opinionisti facevano a gara per seminare menzogne, alibi, imposture... Che confusione!»
C: «Lo diceva un suo personaggio, prima di morire: "Che confusione!". Gran bel romanzo, quello. E grande confusione, nel nostro tutt'altro che bel paese, oggi più di allora. Ma per sua fortuna le sono stati risparmiati Berlusconi e Renzi, Grillo e Di Maio, Bossi e Salvini, la Meloni e la Gelmini.»
S.: «E chi sono? Da dove sono spuntati fuori? Perdoni la mia ignoranza, qui in Paradiso l'unico giornale che arriva è il Bollettino di Sant'Antonio e l'unica emittente a trasmettere è Radio Maria: piuttosto noiosi entrambi, ma meglio di certi bollettini dei partiti o delle consorterie finanziarie camuffati da giornali indipendenti, meglio di certe cronache politiche a caccia dell'ultimo balbettio di Occhetto o di Forlani.»
C: «Occhetto? Forlani? Prufissuri, trent'anni passarono. Ora siamo in mano a improvvisatori, a ominicchi e quaquaraquà, peggio: a seminatori di odio.»
S.: «Già, che ci si avviava a una catastrofica degenerazione della politica e di chi la rappresenta, me lo diceva Vincenzo Consolo, quando arrivò anche lui quassù, qualche anno fa.»
C: «Anche lui come noi quassù? Non credo che mi amasse...»
S.: «Tranquillo. Pensi che ha fatto pace pure con Gesualdo Bufalino: qui ci vogliamo tutti bene. E non si meravigli, poi, di questa imprevista assunzione in cielo di gente come lei e me e come loro, che proprio credenti o quanto meno osservanti non potevamo definirci: qui il Padrone di Casa è più intelligente e più giusto dei preti che in terra si sostituiscono a Lui, e pensano di potere aprire e chiudere le porte della salvezza consultando il catechismo. Sapesse quanti baciapile e quante figlie-di-Maria stanno invece all'inferno! Oltre tutto, pare che qui fossero a corto di intellettuali, è roba richiesta: proprio ieri l'arcangelo Gabriele è venuto a chiedermi notizie di un certo Diego Fusaro, che da voi va forte ma di cui non so nulla.»
C: «Non l'ho mai letto né visto o sentito. Posso solo riferire il giudizio di certi amici miei, che per cretino lo pigliano e per cretino lo lasciano.»
S.: «Ah, i cretini di una volta! Tanti e tanti anni fa, me la prendevo col "cretino di sinistra", con un certo ottuso conformismo, con certi burocrati dell'ortodossia che imperversavano a sinistra, nella mia sinistra. E perciò mi rifugiai tra le braccia dei radicali, come già avevano fatto Silone, Vittorini, Cassola e il mio amico Pasolini. Ma a proposito, andiamo a trovare Pannella? Sta sei nuvole a destra. Ci fumiamo una sigaretta con lui.»
C: «Una sigaretta? Una comune sigaretta?»
S.: «E se anche fosse altro? Il Padrone di Casa ha liberalizzato ogni tipo di sostanze, tanto la visione beatifica le supera tutte. Ma dicevamo del "cretino di sinistra". Be', non dico che me ne sono pentito d'averne scritto, ma a sentire lei, Consolo, Pannella e gli ultimi arrivati quassù, ora c'è in giro di peggio, molto di peggio: è il ritorno dell'uomo di Neanderthal, del primitivo con la clava, insomma del troglodita di destra. Ah, la bella destra di un tempo! Il circolo dei notabili conservatori e anticomunisti, ma galantuomini; le signore imbellettate per la festa del prefetto o la beneficenza ai "poveri" purché tali restassero, ma ligie al bon ton e alle buone maniere... Nessuno di loro avrebbe inneggiato al sacrificio di vite umane, nessuno avrebbe ripudiato il vangelo di Cristo!»
C: «Bravo Nanà! Anch'io ho lanciato fulmini contro il razzismo di Salvini e di chi lo vota!»
S.: «Ben fatto. Ma ai fulmini, agli improperi io preferisco le analisi, che ci spieghino cos'accade e perché. Se no finiamo come i ragazzini che litigano dandosi del cretino a vicenda. All'ignoranza e alla ferocia si risponde col pensiero critico, e mi sa che ne è rimasto assai poco in giro. Dimenticavo: non mi chiami Nanà, andava bene "prufissuri" ed è sempre preferibile il "lei".»
C: «Ma mi pareva di ricordare che laggiù ci davamo il "tu".»
S.: «Non mi ricordo, potrebbe anche darsi. Ma come il mio amico Bufalino, con cui quassù giochiamo a scopone anche se lui preferisce gli scacchi, io al "lei" ci tengo, e m'ha dato un gran fastidio che dopo la mia dipartita molti vantassero un'intimità col defunto che non c'era mai stata.»
C: «Be', io vengo dal teatro. Ci si dava tutti del tu.»
S.: «E perché l'hai lasciato? Ah già, per scrivere romanzi, che hanno avuto pure successo, a quanto mi diceva quel caro amico che tanto se ne adontò. Io invece non ho nulla contro una buona letteratura d'intrattenimento, e tanto meno contro il giallo, di cui spesso mi sono servito per indagare sul "contesto" politico affaristico-mafioso. Ma...»
C: «Ma?»
S.: «Buona permanenza, caro Camilleri. La devo lasciare: mi ha invitato a cena Durrenmatt nella sua nuvola, ci vado con Maria, ci sarà pure Simenon con la sua Tigy, o con chissà chi: con quello sciupafemmine non si può mai sapere».
Antonio Di Grado
 
 

Noto News, 25.8.2019
Stasera l'inaugurazione simbolica
“Cosa ti manca della Sicilia? U scrusciu du mare”, un bozzetto a Noto dedicato ad Andrea Camilleri
Realizzato ieri sera dalle associazioni Culturarte e Perla del Sud


(Foto Liveunict)

Da un’idea delle associazioni CulturArte Noto e Perla del Sud nasce un’opera dedicata al grande scrittore siciliano Andrea Camilleri e al personaggio che lo ha reso famoso in tutto il mondo, il commissario Montalbano.
“Cosa ti manca della Sicilia? “U scrusciu du mari”: Andrea Camilleri non era solo uno scrittore, era la Sicilia intrisa di storie, bellezza e tradizioni, raccontate con grande maestria da un uomo di grande saggezza intellettuale e culturale. Questa estate, ci lascia l’amarezza della sua perdita e a da pochi giorni anche quella del regista Sironi, che ha reso gli scritti di Camilleri storie per la Tv tradotte in tutte le lingue del mondo, esportando la Sicilia in questo pianeta chiamato Terra.
E da Noto, città che appartiene a questa bellissima terra, dove sono state girate alcune scene del film, ecco il racconto con la tecnica del sale colorato (30 le tonalità di colore utilizzate) alla IX edizione di “Arte in Sali… ta” 2019 un momento in cui l’anima dello scrittore insieme al suo personaggio guardano il mare, mettendo in risalto alcuni scorci architettonici e non solo…la nostalgia di chi non c’è più.
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 25.8.2019
Parole e note in collina
Sono i portabandiera del miglior ‘indie.alt' rock italiano e tuttora in tour dopo aver portato un po' di sano scompiglio a Sanremo, oggi in concerto

[...]
Valenza ospiterà invece due momenti della rassegna il 22 settembre e il 3 ottobre: [...] il secondo, " La Sicilia di Camilleri" in programma al Centro Comunale di Cultura, vedrà protagonista la musica della cantautrice Francesca Incudine ( vincitrice della Targa Tenco 2018 nella sezione dialetto) e il ricordo e le letture dello scrittore recentemente scomparso.
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Lucia Marchiò
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 26.8.2019
Siracusa: pochi soldi, il festival di Marzamemi costretto a slittare a ottobre
Il comune di Pachino, commissariato, non può impegnare somme: gara di solidarietà per la rassegna cinematografica che ha cambiato volto al paesino

C’era la data, dal 10 al 15 settembre, e il programma, tutto era stato regolarmente annunciato per segnare una edizione importante, quella dei diciannove anni di attività: ma quest’anno il Festival del cinema di frontiera di Marzamemi, ideato e guidato da Nello Correale, si sposterà ad ottobre, per scongiurare una temuta cancellazione.
[...]
Prosegue Correale: "Un appuntamento che per me sarà imprescindibile è il mio omaggio ad Andrea Camilleri e Alberto Sironi: uno siciliano di nascita, l’altro di Busto Arstizio ma profondamente del Sud: sarà una piccola cosa per il ricordo di una profonda fratellanza culturale".
Paola Nicita
 
 

TGR Puglia, 27.8.2019
Premio Nino Rota, l'anteprima con le musiche del "Commissario Montalbano"
In attesa del concorso dedicato alle colonne musicali, un'anticipazione l'8 settembre con l'orchestra del Petruzzelli diretta da Franco Piersanti

Sarà la musica per le immagini la protagonista della prima edizione del Premio “Nino Rota” della città di Bari, promossa e organizzata dall’assessorato alle Culture del Comune di Bari, dalla Fondazione Petruzzelli, dall’Apulia Film Commission e dalla cooperativa A/herostrato. [...] La manifestazione si svolgerà nella primavera del 2020, ma domenica 8 settembre vivrà un'anteprima nella piazzetta di Torre a Mare, quartiere scelto dal grande maestro per la sua residenza barese, con un concerto delle partiture originali de “Il Commissario Montalbano”, la fortunatissima serie Rai tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Ad eseguirle sarà l’orchestra della Fondazione Teatro Petruzzelli diretta dal maestro Franco Piersanti, autore delle stesse partiture del Commissario Montalbano, nonchè assistente di Nino Rota.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 27.8.2019
Termini Imerese, gran finale per "Notti Clandestine"

Magico e coinvolgente, sabato sera, il finale di NottiClandestine. In direzione ostinata e contraria” 2019, la kermesse estiva termitana organizzata dalle associazioni Politeia e TeleTermini, in collaborazione con Radio Panorama, e patrocinata dal comune di Termini Imerese, dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (FITA), da Piano Focale – Piccola scuola di cinema underground, dalla Fondazione Fabrizio De Andrè Onlus (patrocinio morale per il concerto omaggio a De Andrè). [...] Al direttore artistico Rocco Mortelliti è stata consegnata una targa rappresentante il ritratto di Andrea Camilleri per l’impegno profuso nella manifestazione.
 
 

AgrigentoNotizie, 27.8.2019
Cala il sipario sul caffè letterario "Sulla strada della legalità”, il questore: "Vogliamo coinvolgere i ragazzi"
L'iniziativa, quasi certamente, si ripeterà anche nei prossimi mesi. Il vicario Peritore: "La mafia si sconfigge anche con la cultura"

Si è chiusa la sessione estiva de "Sulla strada della legalità”, il caffè letterario promosso dalla Questura di Agrigento in collaborazione con l’associazione “Emanuela Loi” e dedicato alla memoria dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri. Con il quarto incontro, dal tema "Casa nostra" - una raccolta di brani scelti da Enzo Alessi e tratti dalle opere di Leonardo Sciascia, Luigi Pirandello, Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Andrea Camilleri - il ciclo di incontri, svolti nello stabilimento balneare della polizia di Stato del viale delle Dune, si è completato.
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Giuseppe Caruana
 
 

La Repubblica (ed. di Bologna), 27.8.2019
“Qui si fa cultura” Casa dei pensieri, ventinovesimo atto

Da ventinove anni è il cenacolo culturale delle feste dell'Unità, e sabato ripartirà dai tendoni del Parco Nord con un esordio di grande impatto: lo storico dell'arte Eugenio Riccomini (in video) assieme al figlio Marco, grande esperto e consulente di case d'asta, parleranno di Leonardo pittore in occasione dei 500 anni dalla morte.
Ma tutto il programma della Casa dei pensieri, illustrato ieri dal direttore artistico Davide Ferrari, dal coordinatore Massimo Meliconi, dall'assessore Marco Monesi e dal musicologo Piero Mioli, è di grande rilievo.
[…]
Il 18 Carlo Lucarelli parlerà di Camilleri.
[…]
Valerio Varesi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 27.8.2019
L’estate d’oro di Stefania Auci che ha battuto Camilleri
"I leoni di Sicilia" al primo posto tra i libri più venduti. "Mi sento quasi in colpa per avere spodestato il maestro". Il tour a Los Angeles

Quando parla tiene un sorriso in sottofondo, vuol fare sapere che non si prende sul serio, anche se scrive con serietà, ma "il caso letterario", per lei e la sua famiglia, è un mostro da tenere fuori dalla porta. Soprattutto quella di casa.
Eppure undici ristampe a tre mesi dalla pubblicazione e la dodicesima all'orizzonte, da subito ai vertici della classifica, la conquista del primo posto tra i più venduti, e la traduzione in quindici paesi, tra cui Stati Uniti, Francia, Canada, Spagna e America latina, i diritti opzionati per una serie Tv fanno inequivocabilmente de "I leoni di Sicilia" e di Stefania Auci il caso letterario dell'anno. Neanche per " L'amica geniale" il successo è stato così fulminante.
[…]
Si racconta con molta umiltà questa Cenerentola della letteratura, che da insegnante di sostegno in un istituto alberghiero a Palermo si è ritrovata in testa alle classifiche per tutta l'estate e, domenica scorsa, ha tolto il primo posto al re delle vendite Camilleri: «Di questo mi sento quasi in colpa, il maestro è inarrivabile. Lo dobbiamo a lui se abbiamo un altro immaginario della Sicilia, non inquinato da piovre. Tutta la narrativa siciliana deve essergli grata. Nella vita io ho due rimpianti: non avere conosciuto Camilleri ed essere stata troppo piccola per assistere a un concerto dei Queen».
[…]
Eleonora Lombardo
 
 

il manifesto, 28.8.2019
L’indagine è servita. A cena con il noir
Cucine letterarie / 13. L’arte culinaria come ricerca della verità. E di mondi affettivi perduti. Poliziesco mediterraneo. Da Montalbán a Camilleri, da Markaris a Izzo: come combattere il crimine in nome del piacere. Del cibo

«Il noir mediterraneo? Ha due caratteristiche, le città e il cibo». Per Petros Markaris non ci sono dubbi: non sono solo gli ingredienti «sociali» a rendere così particolare quella forma del romanzo poliziesco fiorita negli scorsi decenni sulle sponde del Mediterraneo, ma è a tavola che si può misurare davvero il portato di questa piccola rivoluzione letteraria. «La cucina è una componente importante di tutti i romanzi polizieschi mediterranei: un aspetto quasi sconosciuto a quelli americani, inglesi o svedesi. Sono abbastanza stufo di leggere di detective che passano la vita a mangiare panini e bere birra», taglia corto lo scrittore greco, nato a Istanbul nel 1937, cui si deve la nascita del commissario ateniese Kostas Charitos.
INSIEME A ANDREA CAMILLERI e al suo Salvo Montalbano, a Jean Claude Izzo, creatore della figura del privé marsigliese Fabio Montale, e a Manuel Vázquez Montalbán che con l’investigatore Pepe Carvalho – le cui indagini cominciarono ad essere pubblicate in Spagna già alla fine degli anni Settanta – viene spesso indicato come l’autentico iniziatore del genere, Markaris ha per molti versi contribuito a definire oltre vent’anni fa il canone di un nuovo genere di matrice poliziesca. Seppur con diversi esiti narrativi, e altrettanto differenti riconoscimenti di critica e pubblico, questi scrittori hanno però tutti in comune il fatto di aver utilizzato l’indagine criminale tenendosi lontano sia dall’azione e dalla violenza dell’hard-boiled di ispirazione americana che dal carattere esplicitamente politico del nouveau polar transalpino. In questo caso il crimine e la sua possibile soluzione vanno ricercati con la dovuta calma in mezzo agli odori che riempiono vicoli e strade, dove si esprime il vero volto di una società, mentre ogni indizio va lasciato decantare perché, alla fine, se ne possa apprezzare meglio, e fino in fondo, il valore e l’essenza. È una passione bruciante quella che muove questi eroi riluttanti, sbirri spesso loro malgrado, tra cucine e trattorie, all’inseguimento di quel sapore perduto o di un piatto introvabile, agognato al pari di un’amata dalla quale non ci si riesce mai a separare.
Difficile non pensare ai tristi hamburger di Marlowe, ma in realtà anche alle ben più stimolanti cene domestiche, o nei bistrot, di Maigret, ai pranzi ricercati di Poirot e Nero Wolfe: per il noir mediterraneo, l’arte culinaria non è solo uno strumento per la ricerca della verità, ma una sorta di guida a una vita che meriti davvero di essere vissuta.
Ma se il cibo può essere evocato come un elemento unificante, quasi come una chiave narrativa ricorrente e implicitamente identificativa, non si deve credere che abbia lo stesso valore per tutti.
Per il compianto Andrea Camilleri, scomparso lo scorso 17 luglio – dopo che Montalbán se ne era andato già nel 2003 e Izzo nel 2000 a soli 55 anni -, quello della cucina è una sorta di rito da far celebrare se possibile in solitudine al commissario Montalbano. Nella lunga serie di Vigata il cibo è un protagonista trasversale, pressoché inaggirabile: c’è chi ha contato ben 60 ricette per una ventina di romanzi. I rimandi personali dello scrittore, custoditi nella casa di campagna vicino a Porto Empedocle dove nonna Elvira regnava incontrastata, si traducono per il commissario in una specie di risarcimento per ciò che la vita gli ha tolto: un debito pagato dal passato attraverso le ricette perdute degli arancini, sulla cui speciale preparazione Camilleri è tornato più volte. Anche per questo, quello di Montalbano è un approccio passionale, quasi carnale al cibo: nulla può distoglierlo da ciò che sta mangiando e esige l’assoluto silenzio durante il pasto. Del resto è da solo che degusta i manicaretti che prepara per lui la domestica Adelina o Calogero, il proprietario dell’omonima trattoria.
MALGRADO FIN DAL NOME il commissario creato dallo scrittore siciliano paghi un debito d’affetto a Manuel Vázquez Montalbán, l’investigatore Pepe Carvalho, creato da quest’ultimo, non potrebbe avere un rapporto più diverso con il cibo. Intanto perché, come ricordava con orgoglio lo stesso autore catalano – in questo identico al suo alter ego narrativo – Carvalho non ama solo mangiare, ma è anche un cuoco curioso e colto. Perché se anche per lui vale il sentimento che il cibo evochi la memoria più cara, i legami familiari ma anche i barrios migranti di una Barcellona popolare, almeno in parte andata perduta, in questo caso il piacere si fa anche intellettuale, i piatti innovativi, creativi, raffinati. Anche se c’è chi sottolinea con talvolta lui li renda eccessivamente pesanti. Non a caso Montalbán, autore di più d’un libro dedicato esplicitamente al tema – da Ricette immorali a Contro i gourmet -, aveva definito la cucina come «il luogo migliore per la postmodernità, dove il patrimonio culinario volge all’eclettismo». La Barcellona di Carvalho, anche in questo senso, guarda al mondo.
Allo stesso modo, intorno al Vieux Port di Marsiglia, ai quartieri dove marinai e immigrati si mescolano e si confondono, dove l’identità meticcia della città si respira nell’aria e sale in sinuose nuvole di vapore da ogni portata, conduce le propri indagini Fabio Montale, l’ex poliziotto divenuto investigatore privato attraverso il quale Jean Claude Izzo ha riscritto, anche in senso gastronomico, la storia locale.
Tra piatti che chiamano in causa a ogni occasione le mille radici della città, dove ricette italiane, greche, arabe e ebraiche si intrecciano inestricabilmente, per Montale mangiare è allo stesso tempo un profondo piacere e un atto di resistenza alla minaccia rappresentata, anche da queste parti, dalla crescita del razzismo. In queste pagine l’amore per il cibo guida verso la rivendicazione di un’identità plurale, fatta di frammenti che si completano a vicenda e che per questo non possono fare a meno gli uni degli altri. Un’attitudine che conduce Montale, sulla medesima strada coperta di spezie, a vivere con passione ogni nuovo incontro, consapevole che «magiare significa accogliere».
INFINE, GIUNTI AD ATENE, per Kostas Charitos, ammaliato dalla cucina della moglie Adriana che smussa i contrasti familiari ricorrendo ai piatti della tradizione popolare greca, la «via del cibo» offre prima di tutto la misura della grave crisi economica e sociale che il commissario non smette di affrontare ad ogni nuova indagine. Di romanzo in romanzo, a casa Charitos si fanno i conti con il taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici, poliziotti compresi, e con la necessità di indirizzarsi verso alimenti più a buon mercato. Ma, ancor di più, per il vecchio Kostas, come per lo stesso Petros Markaris, è a tavola che si capisce come i greci abbiano smarrito quella «cultura della povertà» che li rendeva in grado di resistere alle avversità.
La cucina dei Charitos diventa così il laboratorio sociale privilegiato per capire davvero cosa stia accadendo nel paese: quell’inarrestabile declino che fa da sfondo alle inchieste del commissario, insieme alla perdita delle speranze dello scrittore, a lungo vicino alla sinistra del Pasok, e oggi sconfortato dal panorama politico. Solo un segnale in controtendenza che mostra come sì, al di là di ogni analisi ragionevole, una qualche resistenza sia ancora possibile nel nome delle proprie radici: le teglie ricolme di pomodori e peperoni ripieni di riso dei ghemistà che Adriana porta in tavola.
Guido Caldiron
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 28.8.2019
Grotte, premio Racalmare: finalisti Alajmo, Cassar Scalia e Santangelo
Nel trentennale della morte di Leonardo Sciascia, premio speciale anche a Salvatore Silvano Nigro. La premiazione il primo settembre

Doppio anniversario per il Premio Racalmare. La trentesima edizione coincide quest’anno con il trentennale della morte di Leonardo Sciascia. Domenica 1 settembre, la cerimonia di consegna del riconoscimento dedicato allo scrittore, a Grotte. Poi il premio speciale a Salvatore Silvano Nigro per la sua inchiesta sui Promessi Sposi “La funesta docilità” (Sellerio).
In corsa al premio, presieduto da Salvatore Ferlita, sono i tre finalisti, Roberto Alajmo con il diario personale “l’estate del ‘78” (Sellerio), Evelina Santangelo con “Da un altro mondo” (Einaudi) e la giallista Cristina Cassar Scalia con il suo noir “Sabbia nera” (Einaudi). Ad anticipare la serata di premiazione, sabato 31, il ricordo di Andrea Camilleri, che nel 2003 ha ricevuto il premio Racalmare alla carriera.
[...]
Marta Occhipinti
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 28.8.2019
Il premio Rota per le più belle colonne sonore

Un Oscar italiano delle colonne sonore per il cinema, le serie televisive e i videogiochi degli ultimi due anni. Il riconoscimento s'intitola premio " Nino Rota" e verrà consegnato per la prima volta la prossima primavera al teatro Petruzzelli di Bari da una commissione internazionale (si fanno i nomi di Philip Glass ed Ennio Morricone) come omaggio al compositore tra i più autorevoli a livello internazionale della musica per immagini, milanese di nascita ma barese di adozione. L' 8 settembre alle 21, a Torre a Mare, nella piazzetta della Torre, un concerto a tema prepara l'evento che verrà. In esclusiva per il sud Italia l'Orchestra della Fondazione Petruzzelli eseguirà le partiture originali della serie Rai del Commissario Montalbano dirette dal loro autore, Franco Piersanti. Il concerto è dedicato alla memoria di Nino Rota e Andrea Camilleri.
[…]
Fiorella Sassanelli
 
 

SanremoNews.it, 28.8.2019
Sanremo: dal 6 all’8 settembre al Forte di Santa Tecla la terza edizione di ‘Soleà’ dedicata a Italo Calvino e Andrea Camilleri (Video)
Al via il terzo Festival della Cultura Mediterranea con reading, spettacoli e percorsi narrativi

Ritorna per il terzo anno l’appuntamento con ‘Soleà’, il Festival della Cultura Mediterranea. Il titolo dell’edizione 2019 sarà “Il mare in un bicchiere” con una dedica speciale a Italo Calvino e ad Andrea Camilleri.
[...]
Altro “nume tutelare” dell’edizione 2019 sarà Andrea Camilleri. Nella vastissima opera dello scrittore siciliano il mare è, di volta in volta, protagonista e comprimario di molti dei suoi romanzi e racconti. Per questo, e per rendergli omaggio a pochi mesi dalla scomparsa, il Festival aprirà venerdì 6 alle 21.15 al Forte di Santa Tecla con un Reading dedicato a un’opera poco nota: “Le indagini del commissario Collura”., collega meno famoso ma non certo meno affascinante del celebre Montalbano.
[...]
 
 

La Lettura - Corriere della Sera, 28.8.2019
Personaggi
«Ho trovato io la casa sul mare del commissario Montalbano»
Pasquale Spadola lavora nel backstage della serie. Su «la Lettura» ogni settimana la rubrica «Fuoriscena» con personaggi «dietro le quinte» del mondo dello spettacolo

Avete presente i luoghi del commissario Montalbano? Miscuglio tra «reale» (la casa del Commissario, i paesaggi, le città) e «inventato» (la Vigàta di Camilleri è riassunta negli scorci ripresi a Scicli, Modica, Ragusa Ibla), il set è un elemento portante del successo della fiction televisiva. E dietro le quinte c’è lui, Pasquale Spadola, il location manager. Nato e residente nel sud-est della Sicilia, da quasi quarant’anni intreccia questa professione con quella di attore cinematografico. Dopo aver calcato le scene del teatro. «Era il 1982 — racconta — quando i fratelli Taviani cercavano una masseria in Sicilia per girare alcune scene di Kaos. Fui contattato tramite un amico, mi attivai e fu missione compiuta. Di più: alla fine, i registi decisero di ambientare quasi tutta l’opera in Sicilia. Nel territorio ragusano, per la precisione. Inoltre, ebbi una parte nel film».
Comincia così, e per molti anni, la doppia carriera di Spadola («ho collaborato anche con registi come Amelio, Tornatore, Sciarra») fino ad approdare nel 1998 alla fiction di Montalbano. Dietro le quinte, ma indispensabile, Spadola. Prendiamo la casa del Commissario, oggi meta di pellegrinaggio laico dei numerosi fan. «Fui io a notarla, sul mare, al centro di Punta Secca. Un’abitazione che bene incarna lo spirito del protagonista. Con il grande scenografo Luciano Ricceri abbiamo trovato i vari luoghi. Come avvenne per Kaos, Ragusa con la sua provincia è diventata il set ideale della fiction. Lasciando perdere Porto Empedocle e i meno adatti paesaggi dell’Agrigentino dove sono ambientati i romanzi di Andrea Camilleri».
Marisa Fumagalli
 
 

La Sicilia, 29.8.2019
Tiresia cieco davanti all'eternità
Il ricordo. L'attualissima reinterpretazione di Camilleri sulla figura dell'indovino dal mito classico fino al '900 si può assumere come il testamento spirituale dell'uomo e dello scrittore
II nesso con il peregrinante Ulisse e l'infelice Edipo, eroi che lo incardinano ancora di più nell'enigma della condizione umana

A un mese circa dalla morte di Andrea Camilleri piace ricordarlo attraverso la sua "Conversazione su Tiresia", da lui interpretata al Teatro greco di Siracusa (2018), scenario allora ad hoc per la singolarità dell'evento - la presenza su quelle "pietre eterne" di Camilleri/Tiresia - e per il messaggio ultimo del testo. Ultimo, perché non c'è stato il "seguito" nel 2019 alle Terme di Caracalla con l'"Autodifesa di Caino", e perché la Conversazione si può assumere come testamento spirituale dell'uomo e dello scrittore Camilleri. Non è un caso che sin dall'inizio si citi il rapporto pirandelliano fra persona e personaggio e più avanti la frase di Borges: "Noi tutti siamo il teatro, il pubblico, gli attori, la trama, le parole che udiamo. Quale metamorfosi esistenziale, o scenica, non ci appartiene? Quale "verità" non incarna e non esprime il mito classico, originario o rivisitato, in termini di sofferto inconscio soggettivo o di idea-visione dell'uomo, della natura, del mondo? Perciò il narrare "storicamente" di Tiresia, e "l'essere Tiresia", alias il poeta-profeta, privilegio e condanna, gli occhi "ciechi" aperti sul dolore del mondo. Da quando non vedo più - recita il testo - io vedo meglio, vedo con più chiarezza". L'excursus sulla figura di Tiresia, dalle origini greche (Omero, Esiodo) fino al '900 e alla attualissima reinterpretazione di Camilleri (disincantato venditore di cerini per illuminare il buio collettivo contemporaneo), si snoda secondo i toni di "leggerezza" e "intrattenimento alto" tipici della sua scrittura che alleggerisce la serietà dell'impegno etico-civile scendendo anche qui, con ironica scaltrita malizia e sottile dosaggio, a modi fin troppo dimessi e col-loquiali (Minchiate!... la Pizia rimbambita... uno schifìo...) e a riferimenti al quotidiano saporosamente arguti o puramente "gastronomici" in accezione brechtiana (la rotondità del lato B di Atena, i lavacri di Atena/centro di bellezza nel bosco, il guardone insaziabile, la cinquina secca al lotto...).
Tutto ciò mentre restituisce del Tiresia tebano l'ambiguità sessuale (l'essere stato prima uomo, poi donna, poi di nuovo uomo); la cecità come punizione e la preveggenza quale risarcimento entro un dialogo/inchiesta pericolosi col "divino"; le 7 esistenze non continuative (cioè la metastoricità del vaticinare poetico); il nesso con il peregrinante Ulisse e l'infelice Edipo, eroi che lo incardinano ancora più profondamente nell'enigma della condizione umana dal nascere al morire. Tutti aspetti del mito rielaborati dalle età successive o in consonante affinità o in po-lemica dissonanza: Orazio e Stazio degradarono l'indovino greco a "maestro" di cacciatori di testamenti e necromante; Luciano di Samosata lo disse un ermafrodita, tesi pure del medievale Guido da Pisa e di altri, per i quali fu rotto a ogni depravazione, oltre la nota condanna dantesca tra i fraudolenti. Con il 400/500 riemerge il Tiresia poeta, che dall'800 viene legandosi all'ulissismo esistenziale romantico-decadente, incrociando ora le problematiche femministe (il dramma surreale "Le mammelle di Tiresia" di Apollinaire, il romanzo Orlando di Virginia Woolf), ora catalizzando turbe psicologiche, traumi affettivi e accesa polemica antiborghese e anticapitalistica di singolari personalità intellettuali, come Pavese, Pasolini, Pound, Eliot, fino alla denuncia di Primo Levi della metamorfosi da "uomo a non uomo" nei lager nazisti. Una eternità dunque del canto poetico, segnala Camilleri, in simbiosi naturale con una scena mitica (Siracusa) e col perenne dramma umano.
Maria Nivea Zagarella
 
 

Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo, 29.8.2019
Presentazione della traduzione in russo del romanzo “La vampa d’agosto” di Andrea Camilleri

La Casa editrice Mescheryakov ha pubblicato in lingua russa “La vampa d’agosto”, il secondo libro della serie di romanzi gialli di Andrea Camilleri [In realtà risulta che siano state già pubblicate più di due edizioni russe dei romanzi di Camilleri, NdCFC].
Grazie al suo profondo intuito e allo spiccato acume investigativo il protagonista, Salvatore [Sic!, NdCFC] Montalbano, ha conquistato milioni di lettori in tutto il mondo.
Andrea Camilleri ha pubblicato la prima storia del commissario Montalbano a quasi settant'anni e da allora sono usciti 27 romanzi e altre sei raccolte di brevi racconti sul commissario siciliano, che nel corso degli anni sono stati tradotti in 32 lingue, appassionando più di una generazione di lettori.
Lo scrittore ha sempre utilizzato la lingua e il dialetto siciliano come uno strumento fondamentale per dare forma, sapore e identità ai personaggi e ai luoghi dei suoi romanzi: molte delle parole da lui utilizzate sono diventate talmente famose da dare vita alla tendenza letteraria che ha preso il nome di “camillerismo”.
La serie televisiva “Il commissario Montalbano”, tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, è attualmente trasmessa in più di 20 paesi nel mondo: Salvo Montalbano è interpretato da Luca Zingaretti, mentre il protagonista del prequel “Il giovane Montalbano” è l’attore Michele Riondino.
Alla presentazione interverranno il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo, Paola Cioni, e la traduttrice dei romanzi di Andrea Camilleri in lingua russa M. Celintseva.
Informazioni
Data: Gio 29 Ago 2019
Orario: Alle 18:00
Ingresso : Libero
Luogo: Dom knighi (Nevsky pr. 28), Sala delle arti
 
 

9Colonne, 29.8.2019
Libri, a San Pietroburgo presentazione due opere di Camilleri

San Pietroburgo - Oggi la Casa del Libro di San Pietroburgo ha ospitato la presentazione di due libri dello scrittore siciliano Andrea Camilleri.
[Dall'annuncio dell'Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo in stessa data si evince che sia stato presentato un solo libro, NdCFC]
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 29.8.2019
De Giovanni nuovo libro un serial killer gira in città

Maurizio de Giovanni spiazza sempre il lettore e lo fa un po' anche in questa fine estate, annunciando l'uscita di un nuovo romanzo a poco più di due mesi dall'ultima " indagine" della sua creatura più nota, il commissario Ricciardi.
Dopo aver sconvolto centinaia di migliaia di lettori, i " degiovanners" che per non sentirsi orfani erano in attesa del prossimo caso dei bastardi di Pizzofalcone, lo scrittore scompagina le carte con Gelsomina Settembre detta Mina (personaggio già apparso in due precedenti racconti, "Un giorno di Settembre a Natale" e "Un telegramma da Settembre"), che ora diventa protagonista di un nuovo romanzo, "Dodici rose a Settembre", edito da Sellerio, da oggi in libreria.
[…]
Un romanzo che per de Giovanni, proprio perché esce con Sellerio, è anche motivo di grande felicità, facendogli dichiarare ancora una volta l'amore e la devozione per un prezioso punto di riferimento da poco scomparso. «Sono orgoglioso di averlo scritto, perché fa parte dello stesso catalogo del grandissimo, indimenticabile maestro Andrea Camilleri».
Pier Luigi Razzano
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 30.8.2019
La Guerritore racconta il delitto Trigona: “Do voce a una donna”
L'attrice firma un libro sull'uccisione della contessa palermitana. "Camilleri mi disse che a casa se ne parlava a bassa voce"

Le sta dolcemente accanto, senza fiatare, cammina insieme a lei lungo il corridoio dell’hotel Rebecchino, un albergaccio romano a due passi dalla stazione Termini. Vuole vedere da vicino cosa accade nella mente di una donna quando va incontro al suo aguzzino. “Quel che so di lei” (editore Longanesi), da ieri in libreria, è la tragica storia raccontata dall’attrice Monica Guerritore della nobildonna palermitana Giulia Trigona, ammazzata a coltellate dall’amante il 2 marzo 2011.
[…]
La tragedia di quel delitto passionale entrò nella mente, nel cuore e nell'animo dell'attrice anni fa quando chiese ad Andrea Camilleri di scrivere insieme a lei la sceneggiatura per un cortometraggio, che però, per una serie di circostanze, non verrà mai realizzato. «Monica, quando si parlava della Trigona, a casa mia si abbassava la voce», le confessò Camilleri. «Le sue parole - racconta la Guerritore - mi hanno fatto comprendere la portata dello scandalo che questo delitto ebbe». Un motivo in più per non fare cadere nell'oblio la tragedia della nobildonna palermitana.
[…]
Paola Pottino
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 30.8.2019
La Rossa

Spostarsi quotidianamente sulla metropolitana Rossa ti porta, anche inconsciamente, a costruire delle costanti, un lungo viaggio estivo ti lascia delle certezze: la maggior parte dei bar sotterranei sono gestiti da cinesi e sono sempre aperti; dopo la morte del maestro Camilleri i lettori della metropolitana sono aumentati, i più stringono in mano dei Montalbano, alcuni con trasporto, altri, semplicemente con ostentazione. [...]
Gioacchino Criaco
 
 

Lanuovasavona.it, 31.8.2019
Ciao Professore
Si apre con un omaggio ad Andrea Camilleri, recentemente scomparso, il numero di settembre del Pirandello

La ripresa dopo la pausa estiva purtroppo si apre con la triste notizia della scomparsa di Andrea Camilleri: era vecchio e cieco, ma la sua presenza era come quella di un saggio, coltissimo, fantasioso e arguto amico.
Molte parole sono state spese (e molto bene) per ricordarlo.
Però in questa nostra rivista io vorrei dare un mio personale contributo.
Grazie a Montalbano, Camilleri (già noto, ma non a tutti, come registra teatrale e televisivo) è diventato uno scrittore popolare a livello mondiale; per noi siciliani (con buona pace dei puristi) ha avuto anche il merito di sdoganare presso un pubblico vastissimo, il dialetto siciliano che, sia pure grazie a molte licenze ha reso comprensibile a tutti.
Molto belli i primi romanzi, poi è prevalsa un pò la routine.
Ma che fosse uno scrittore eccellente, Camilleri lo ha dimostrato con i suoi romanzi "storici" anche il tagli originale che è riuscito a dar loro; ricordo in particolare le "cose dette e cose scritte" de "La concessione del telefono" il salto di mentalità del protagonista da legalitario genovese a sofista siciliano ne "La mossa del Cavallo" il testo scritto come una sceneggiatura de "Il birraio di Preston".
Ma a mio parere si è rivelato uno scrittore "grande" (allineandosi con gli altri scrittori agrigentini Pirandello e Sciascia) nei suoi tre romanzi dedicati alla donna come protagonista di miti nuovi ma antichi, legata indissolubilmente alla natura di una terra che esercita su tutti noi un fascino subliminale: la donna Sirena (Maruzza Musumeci) la donna Albero (Il casellante) la donna Capra (Il sonaglio).
Il primo romanzo è legato al mare, presenza costante e fonte di vita e di morte per i siciliani; il secondo alla desolata campagna siciliana, bisognosa di ombra e di frutti, e il terzo nella provincia di Enna, terra del mito intramontabile di Proserpina.
Per crearli ci voleva la sterminata cultura radicata nella nostra terra di Andrea Camilleri, e la sua splendida fantasia alimentata da uno spirito ancestrale che l'ha felicemente ispirato anche in quell' "Unicum" che è stata la "Conversazione con Tiresia".
Un'altissima atmosfera fantastico-poetica lega i tre romanzi. Solo in Steinbeck avevo trovato qualcosa di simile.
Ecco, è qui che per me Camilleri è un grande scrittore.
Enzo Motta

L'intero numero è scaricabile QUI.

Era l'estate del 1999 e il Professore era venuto a Genova al Porto antico a presentare sulla chiatta prospiciente l'accesso al mare l'oggetto del suo primo "tradimento": La mossa del Cavallo
Dopo tanti anni di fedeltà alle copertine blu della Sellerio aveva fatto un cornetto a donna Elvira (sapemmo solo dopo che ne aveva chiesto e avuto il permesso) per cedere alle lusinghe di un amico savonese Silvio Riolfo Marengo, che dirigeva allora le redazioni delle Grandi Opere della casa editrice Garzanti, di cui era anche consigliere di amministrazione.
Alle 21 erano schierati sul palco traballante della chiatta Camilleri, Silvio Riolfo e l'inviato de La Stampa, il palermitano Gianni Riotta, tutti preoccupati che lo sciabordio di questa specie di zattera influisse negativamente sull'appetito, vanificando la gustosa cena che si sarebbe "celebrata" al termine della presentazione, in un luogo rigorosamente tenuto segreto.
Poche ore prima, nel pomeriggio, e grazie alla gentile intercessione del Prof. Riolfo - eravamo quasi colleghi di ufficio- avevo ottenuto una mezz'oretta di chiacchiere a tu per tu.
Gli avevo parlato del nostro Sodalizio e finalmente avevo potuto consegnargli le lettere che avevo scritto nel corso dell'ultimo anno, ma che non avevo avuto il coraggio di inviargli, m'affruntava.
In realtà non ero certo dell'indirizzo: Roma, Porto Empedocle, Vigata o chissà dove e soprattutto dubitavo che le avrebbe lette proprio lui.
In tal modo invece le consegnai a mano e gli chiesi di leggerle quando avrebbe avuto qualche minuto. Per ora lo invitavo a venirci a trovare a Savona quando e se ne avesse avuto il tempo e la voglia.
Mi rispose che, alla sua età, era fuori luogo prevedere lunghe trasferte.
Qualche chiacchiera ancora sulla nostra bella Sicilia, poi ci salutammo affettuosamente.
Un mese dopo leggemmo che stava volando in Giappone a ricevere l'ennesimo premio letterario.
Diavolo di un professore!
 
 

Malgrado Tutto, 31.8.2019
Grotte, il Premio Racalmare – Sciascia rende omaggio ad Andrea Camilleri
Il primo appuntamento, questa sera, con la XXX edizione del premio si aprirà con il ricordo dello scrittore recentemente scomparso

Primo appuntamento questa sera a Grotte, alle 21,15 in Piazza Umberto I, con la XXX edizione del Premio Racalmare – Sciascia. Il programma, come da tradizione, prevede l’incontro del presidente del Premio Salvatore Ferlita con i tre scrittori finalisti che domani sera si contenderanno il riconoscimento.
A dare la stura alla prima serata del premio sarà l’omaggio tributato ad Andrea Camilleri, di recente scomparso.
“Legato a doppio filo con la tradizione isolana – spiega Salvatore Ferlita – l’autore del “Birraio di Preston” appartiene alla costellazione letteraria agrigentina (tanto per capirci, la famosa strada degli scrittori che Felice Cavallaro ha fortemente voluto) non tanto perché è nato a Porto Empedocle o perché ha ambientato le sue storie tra Vigàta e Montelusa. Ma per il fatto di avere ricavato suggestioni, stimoli e coraggio da due grandi predecessori, Pirandello in prima linea (quello dialettale è stato per lui fondamentale) e poi Sciascia, da Camilleri stesso definito il suo “elettrauto” al quale rivolgersi ogni volta che le batterie dell’immaginario risultavano scariche”.
[...]
 
 

Tp24, 31.8.2019
"Racalmare", quella Sicilia delle coincidenze di Sciascia nell'anno dell'addio a Camilleri

Leonardo Sciascia diceva di essere un uomo scettico. «Le sole cose sicure» - ripeteva abitualmente - «sono le coincidenze». E nell’anno del trentennale della sua scomparsa, come se avesse voluto giocare una partita di fatalità e sincronie con questo 2019, le coincidenze non sono proprie mancate.
Letterariamente quest’anno è l’anno della Sicilia redenta, la Sicilia che finisce di configurarsi nell’immaginario collettivo con il volto del mafioso coppola e lupara. È l’anno della scomparsa di Andrea Camilleri, il primo autore isolano che ha scardinato l’equivalenza Sicilia = Mafia; è l’anno in cui tre scrittori - Evelina Santangelo, Roberto Alajmo e Cristina Cassar Scalia -, raccontando nei loro romanzi la propria anabasi siciliana, il viaggio interno in un’isola luminosa e ingannevole, terra di approdo e di naufragio, si sono ritrovati finalisti nella città di Grotte per la trentesima edizione del “Premio Racalmare - Leonardo Sciascia”.
Tre romanzi - “Da un altro mondo” (Einaudi, 2018); “L’Estate del ‘78” (Sellerio, 2018); “Sabbia nera” (Einaudi, 2018) - costituzionalmente legati dallo stigma della Sicilia.
Per due sere, sabato 31 agosto e domenica 1 settembre, il premio intitolato alla memoria di Leonardo Sciascia tributerà loro uno degli anni più importanti della sua storia. «I trent’anni del Premio Racalmare segnano una circostanza ecolalica. Siamo stati certo spettatori di inattese convergenze (non solo letterarie). E in questo contesto la figura dello scrittore del “Giorno della civetta” aleggerà in tutti i momenti di questa edizione», così risponde alle nostre domande il Presidente del Premio, Salvatore Ferlita.
«Cominceremo con un omaggio ad Andrea Camilleri, che di Leonardo Sciascia è stato amico e se n’è sentito discepolo. D’altra parte è affascinante notare come i grandi scrittori siciliani vadano, in un certo senso, rincorrendosi tra di loro: Sciascia inseguiva e studiava costantemente l’opera di Pirandello, e Camilleri quella di Sciascia. Poi l’omaggio sciasciano continuerà giorno 1 con la consegna del Premio Speciale a Salvatore Silvano Nigro per il suo ultimo saggio, “La funesta docilità”. Libro ispirato da Sciascia e a lui dedicato».
[...]
Marco Marino
 
 

 


 
Last modified Saturday, September, 16, 2023