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RASSEGNA STAMPA

NOVEMBRE 2022

 
Quaderni camilleriani, 1.11.2022
Comunicato

La collana Quaderni camilleriani (fondata nel 2016, reperibile all’indirizzo https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/) ha pubblicato il suo diciottesimo volume curato da Duilio Caocci: è intitolato Dalla Sicilia alle Americhe e propone i contributi di Salvatore Bancheri, Sabrina Borchetta, Simone Casini, Simona Demontis, Francesca Favaro, Giuseppe Marci, Samuele Pardini.
Frutto della collaborazione tra i Seminari sull’opera di Andrea Camilleri e la Cátedra extraordinaria Italo Calvino della Universidad Nacional Autónoma de México, Dalla Sicilia alle Americhe raccoglie gli interventi presentati a Città del Messico nel corso della XV edizione delle Jornadas de Estudios Italianos (29 ottobre 2021), cui si aggiungono i contributi di studiosi operanti in università del Nord, Centro e Sud America. Si è così realizzato un mosaico composto con le ricerche elaborate in Italia e nel continente americano: dal Canada agli Stati Uniti, al Messico, al Brasile.
Nella quarta di copertina, Duilio Caocci spiega: “Camilleri costruisce romanzi capaci di muoversi dalla Sicilia alle Americhe. Forse questa è una delle principali ragioni del fascino esercitato sui lettori e su studiosi che operano in diverse parti del mondo”.
 
 

Letture.org, 1.11.2022
“Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario” di Luca Crovi

Dott. Luca Crovi, Lei è autore del libro Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario, edito da Oligo. Camilleri – come è noto – amava dichiararsi un contastorie: che forme assumeva il suo personalissimo modo di reinterpretare la realtà confondendo finzione e documentazione storica?
Andrea Camilleri ha sempre amato raccontare storie in pubblico, ad alta voce, con le persone che intorno ad ascoltarlo. Amava scrutarne le emozioni e si divertiva un mondo a narrare con il tono profondo della sua voce. Mi ha confessato spesso che gli sarebbe piaciuto tanto mettersi per una volta a fare il cantastorie in piazza, vedere l’effetto che faceva sulla gente che passava per strada e poi passare con il cappello in mano a raccogliere i frutti delle emozioni che aveva distribuito. Camilleri era consapevole da uomo di teatro del risultato immediato che provocavano certe messe in scena capaci di essere applaudite o fischiate dal pubblico. Se le storie che raccontava erano legate ad eventi o personaggi storici aveva un modo suo di riraccontarli e simularli. Come ha ben spiegato lo studioso Giovanni Capecchi “ogni cosa detta si faceva, con Camilleri racconto. Bastava un appiglio, un punto di partenza, un pretesto, per far iniziare una storia. Questa storia poteva restare al livello dell’oralità, disperdersi nell’aria della sala in cui si trovava per un incontro pubblico o nel suo studio, nella casa romana del quartiere Prati, andando dietro al fumo delle sigarette, sempre più fini e filtrate con il passare degli anni, ma comunque numerose e immancabili.” È spesso difficile distinguere realtà e immaginazione nei romanzi storici di Andrea Camilleri perché lo scrittore siciliano amava spesso mischiare le carte, mescolare documenti reali a documenti inventati e amava trarre spunto da libri e storie di diversa estrazione. Come precisa sempre Capecchi: “Un fatto reale, letto in un volume o in un documento, una traccia “vera” sotto gli occhi, una fonte dalla quale partire: e – subito dopo – la costruzione fantastica di una storia, con un nome ricordato in un documento che diventa personaggio, che parla, che vive e si emoziona, con un luogo appena riferito dal documento che diventa lo scenario sul quale si muovono i personaggi, con una data che permette di costruire (in maniera verosimile) un contesto storico molto più ampio”. Sono nati così i romanzi storici e civili di Camilleri: La concessione del telefono, La stagione della caccia, Il birraio di Preston, Il re di Girgenti, La scomparsa di Patò. Partendo da un appiglio storico o letterario e mescolando linguaggi lo scrittore siciliano ha scritto opere originali ma che in qualche modo falsificavano o richiamavano altre opere. Camilleri non ha mai nascosto la mano, non ha fatto sparire le tracce e ha usato prefazioni, postfazioni e interventi pubblici per spiegare questo suo desiderio di reinvenzione letteraria. Ma spesso i lettori non si sono accorti dei suoi messaggi e hanno pensato che quello che stava leggendo fosse solo frutto della sua invenzione. Camilleri invece ci teneva a parlare di reinvenzione.
In che modo Camilleri ha giocato con la sua capacità di reinventare modelli altrui?
Totò sosteneva che «inventare è semplice, difficile è copiare». E con le falsità spesso l’attore napoletano ha giocato, lui che ne La banda degli onesti stampa soldi falsi e che in Totò, Eva e il pennello proibito ridipinge la Gioconda usando una modella maschile e si trova a disquisire sulla ‘Maja desnuda’, quella ‘vesdida’ e quella ‘in camicia’. Non è un caso che abbiamo scelto di ritrarre Andrea Camilleri come Totò e Peppino mentre sta stampando testi che non sappiamo se siano suoi o di altri perché lo scrittore Andrea Camilleri ha spesso giocato sulla sua capacità di reinventare i modelli di altri, sulla sua capacità di imitazione e falsificazione che gli ha spesso permesso in maniera invisibile di riscrivere con la sua voce opere non sue.
Quali scrittori ha “falsificato” e con quali esiti?
Fra gli scrittori che ha falsificato e reinventato ci sono Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Boccaccio, Caravaggio, Stesicoro (tanto per citarne solo alcuni). E ogni volta è stato per Camilleri divertente ricopiare gli stili e le storie degli altri facendoli suoi. Ha abilmente confuso quello che hanno detto e fatto, ha imitato i loro stili, ha riassemblato le loro storie e questo suo gioco letterario lo ha sempre molto divertito e portato a sorridere. Non ha fatto queste operazioni letterarie per raccontare menzogne, per ignorare delle verità, lo hanno fatto sempre in funzione della qualità del racconto che stavano facendo. Perché la storia, quella appassionante, quella che stupisce, quella che fa viaggiare e sognare, è più importante di tutto.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 2.11.2022
Esce un saggio che celebra l'abilità dello scrittore nel riprodurre lo stile di altri autori da Boccaccio a Caravaggio
Camilleri falsario, storie di invenzioni letterarie
Il libro di Luca Crovi: così lo scrittore ricamava su pochi dati reali
La finta biografia de "Il re di Girgenti" senz'altro supporto di un testo del 1718 e le trame fantasiose ricamate su dati veri

Andrea Camilleri era un uomo di geniale talento. Seppe inventare una lingua, uno stile personale, un modo di narrare che traeva forza dall'oralità del racconto, dando vita ad un personaggio iconico che farà per sempre compagnia ai suoi lettori, sopravvivendo al tempo.
Ma non tutti sanno che Andrea Camilleri era anche un talentuoso "falsario", capace cioè di ricreare sulla pagina, di volta in volta, lo stile di Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Giovanni Boccaccio, Stesicoro, Jacques Cazotte e persino Caravaggio. Divenne falsario spinto dalla passione, amava talmente tanto l'arte altrui che voleva ricrearla per poi scomparire fra le righe, dando vita a falsi storici che erano anche il frutto di un grande lavoro di documentazione o, talvolta, inventati di sana pianta, lasciandosi dietro lo svolazzo della sua firma celata nei personaggi o in sopraffini escamotage letterari.
"Copiare/Reiventare. Andrea Camilleri falsario" è il titolo del saggio scritto da Luca Crovi, edito da Oligo (80 pagine, 12 euro), un pamphlet appena pubblicato, che si rivela una vera chicca. In queste pagine Crovi - scrittore, giornalista e conduttore radiofonico - celebra e omaggia Camilleri, ammettendo: "L'idea di questo saggio l'abbiamo scippata a un altro esperto di Camilleri: Salvatore Silvano Nigro".
Una narrazione che ha emozionato anche gli eredi dello scrittore che lo presenteranno, con l'autore, al teatro La Fenice di Senigallia, il prossimo 2 dicembre, nell'ambito delle iniziative per il Fondo Camilleri.
Camilleri amava definirsi un cantastorie, "come quelli che incontrava da bambino nella sua Sicilia, che arrivavano in paese, stendevano un telone che rappresentava la scenografia di fondo, e iniziavano a raccontare, conquistando - con la loro arte - l'attenzione del pubblico".
Ecco, scrive Giovanni Capecchi nell'introduzione, bisogna partire da qui per trovare la scintilla che spinse Camilleri - scrittore, lettore vorace, uomo di teatro, regista e produttore - a farsi falsario, ribadendo la sua attenzione per l'oralità, "consapevoli che i suoi romanzi nascono dagli oceani degli omissis".
Già, uno scrittore al contrario d'uno storico, può inventarsi una fonte se questo può dar forza al proprio racconto ed è ciò che si evince in questo saggio, consapevoli che "inventare è semplice, difficile è copiare", citando Totò.
E allora, ecco le prove. In occasione della pubblicazione de "La scomparsa di Patò", Camilleri prima afferma di aver preso spunto "da poche righe di Leonardo Sciascia", ma siccome "la storia continuava a maceriarmi dentro, ci ho rimesso le mani modificandola e ampliandola Mi sono inventato tutto, lo confesso".
E ancora, in occasione de "La mossa del cavallo" e per "La concessione del telefono" incrocia vecchie carte e se ne appropria, cambiandone il contesto, invertendo ruoli, riportando fedelmente il ruolo di alcuni ministri e funzionari ma al contempo, "inventando altri nomi e fatti di sana pianta", creando un dedalo che mescola realtà e finzione con maestria. Scrittore-falsario al pari di Alessandro Manzoni, ne "Il colore del sole", Camilleri annuncia il ritrovamento in un casale del diario di Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio. Un falso storico geniale e finemente lavorato, così come ne "La novella di Antonello da Palermo" raccontava d'essere entrato in possesso di un manoscritto del Boccaccio che questi aveva scelto d'escludere dal "Decamerone". Ovviamente, era un falso d'autore.
E ancora, nel 2005 la casa editrice Donzelli strinse un "patto diabolico" con Camilleri attorno alla prosa di Jacques Cazotte, uno scrittore francese del Settecento, ghigliottinato durante il regime del Terrore. In occasione della riscoperta di questo autore, la casa editrice gli chiese un'introduzione ma il maestro siciliano si lasciò tentare da quel sentore sulfureo e imitandone alla perfezione lo stile, rifiutò l'offerta e rilanciò, scrivendo un racconto, "Il diavolo che tentò se stesso".
Ma il suo capolavoro, è legato ad un libro amatissimo dai lettori ovvero "Il re di Girgenti", pubblicato da Sellerio nel 2001. Nel 1994, in una libreria antiquaria, Camilleri raccontò d'aver trovato un libretto che riferiva fatti risalenti al 1718. Il popolo cacciò la guarnigione sabauda, "strumento di un sovrano scomunicato dal pontefice" e si diede alla giustizia sommaria, "addirittura proclamando re un contadino di nome Zosimo". "Strammato", come avrebbe scritto lui, Camilleri si mise alla ricerca di tracce, scoprendo che Zosimo beveva vino mescolato alla polvere da sparo e poco più. E così, muovendosi perfettamente a suo agio in un oceano di omissioni, si decise a scrivere una biografia del sovrano-contadino "senza fare altre ricerche, inventata". Geniale.
Francesco Musolino
 
 

GEDI, 2.11.2022
LIBRI
I romanzi di Andrea Camilleri
La magia del racconto.
IN EDICOLA DA VENERDÌ 4 NOVEMBRE

Andrea Camilleri oltre Montalbano. Venti romanzi senza tempo dove la magia della scrittura e la sua capacità di ammaliare ti cattureranno pagina dopo pagina. Storie spesso ispirate a fatti realmente accaduti, animate sempre da un grande impegno civile ma ricche di episodi esilaranti e piccanti.
I romanzi che celebrano il talento e l’inventiva del grande scrittore.
Tipologia LIBRI
Prezzo € 8,90
Totale uscite 20
Periodicità SETTIMANALE
Prima uscita 4 NOVEMBRE 2022 Il birraio di Preston
Ultima uscita 17 MARZO 2023 La strage dimenticata
In edicola con La Repubblica
 
 

La Repubblica - Robinson, 3.11.2022
Andrea Camilleri, il racconto ritrovato. Sul nuovo Robinson
Una classe di alunni nell'Italia fascista, un ragazzino ebreo umiliato dagli insegnanti e difeso dal coetaneo che diventerà scrittore. Non perdete la storia inedita del grande narratore scomparso tre anni fa. Da sabato in edicola

Andrea Camilleri e il ricordo di un'estate antifascista. È a un racconto ritrovato e mai pubblicato prima del grande scrittore, scomparso tre anni fa, che dedichiamo la copertina di Robinson in edicola da sabato 5 novembre. Dove troviamo una classe di alunni nell'Italia fascista, un ragazzino ebreo umiliato dagli insegnanti e difeso dal coetaneo che diventerà scrittore e un incredibile finale che vi consigliamo di non perdere. Lo pubblichiamo in anteprima per i nostri lettori. Questo racconto, insieme ad altre cinque storie, tra le quali ve ne è anche un'altra inedita, è contenuto nel libro La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta di Andrea Camilleri che sarà in libreria per Sellerio dall'8 novembre.
E sempre a Camilleri è dedicata la nuova collana di libri in edicola ogni venerdì con Repubblica: si intitola "I romanzi di Andrea Camilleri", una raccolta di 20 libri che celebrano il talento e l'inventiva del maestro di Porto Empedocle e raccontano la Sicilia tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, sempre dall'osservatorio privilegiato del borgo di Vigàta. Il primo volume, Il birraio di Preston, è già in edicola, a 8,90 euro in più rispetto al prezzo del quotidiano. Poi, ogni venerdì fino al 17 marzo, un nuovo titolo tra i capolavori più amati di Camilleri: da Il corso delle cose, scritto nel 1978, a Maruzza Musumeci, La mossa del cavallo, Il casellante, Il re di Girgenti.
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Quotidiano di Sicilia, 3.11.2022
I libri da leggere a novembre 2022, tutte le nuove uscite
A novembre si "celebra" il ritorno di scrittori amatissimi, così come il debutto di nuovi autori. Ecco tutti i libri da leggere.

Sulle mensole delle librerie fisiche e digitali arrivano importanti novità con l’avvento di novembre.
Si arricchisce la possibilità di scelta dei lettori che ritroveranno il ritorno di scrittori amatissimi italiani e internazionali, qualche esperimento letterario, la prima volta editoriale di autori e libri di racconti. Insomma, non c’è scusa che tenga per non leggere a novembre.
I libri in uscita a novembre
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La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta – Andrea Camilleri
Questo volume comprende i racconti inediti “La prova” e “La guerra privata di Samuele, detto Leli”. Le altre storie sono state pubblicate in tempi diversi: “L’uomo è forte” in Articolo 1. “Racconti sul lavoro”, Sellerio, 2009; “I quattro Natali di Tridicino” in Storie di Natale, Sellerio, 2016; “La tripla vita di Michele Sparacino” in allegato al «Corriere della Sera», 2008 e Rizzoli, 2009; “La targa” in allegato al «Corriere della Sera», 2011 e Rizzoli, 2015. Una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, è questo libro di racconti. Sellerio editore. In uscita l’8 novembre 2022.
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Sandy Sciuto
 
 

Politeama, 3.11.2022
Giovanni Moschella con Cinzia Pennesi in “Riccardino” di Andrea Camilleri
SALA SPETTACOLO
27/11/2022 18:00
BIGLIETTI Intero: 15,00€ Friend Card: 12,00€

Il Teatro
Giovanni Moschella, affermato attore di teatro e cinema, insieme alla musica di Cinzia Pennesi ripercorre le pagine più significative dell’ultimo romanzo di Andrea Camilleri. Le atmosfere conosciutissime dei luoghi e i risvolti delle indagini del Commissario Montalbano con scenari mai prodotti per la televisione, ma anche un omaggio allo scrittore agrigentino. Un passaggio finale, un testimone da affidare ai lettori ed agli amanti delle storie del genere giallo.
 
 

La Repubblica, 4.11.2022
Carissimo Maestro
Il Camilleri che non avete ancora letto
Mentre arriva in libreria una raccolta di racconti, in parte inediti, dello scrittore il nuovo numero di Robinson ve ne regala uno. E con Repubblica ecco venti dei suoi romanzi ambientati a Vigàta tra Otto e Novecento

Nel Fondo inaugurato qualche mese fa in un bell'appartamento a due piani del quartiere Prati di Roma, arredato dalle figlie con i saggi consigli del padre, c'è ancora un tesoro che aspetta soltanto di essere scoperto. Sono decine - ma probabilmente anche centinaia - di racconti, romanzi, documenti, lettere, versi che Andrea Camilleri ha scritto nel corso della sua lunga vita ma non ha voluto - o forse non ne ha avuto il tempo - rendere pubblici. C'è la Vigàta degli anni del fascismo, i sogni di un ragazzino siciliano che vuole emergere grazie alla letteratura, al teatro, alla radio e la televisione. C'è insomma tutto quello che "Nenè", com'era chiamato Camilleri in famiglia e dagli amici, ha realizzato durante una vita che già, di per sé, è un romanzo da Pulitzer.
E dagli archivi inesplorati del Fondo, ecco che la sua storica casa editrice, la Sellerio dell'amica Elvira che lo scoprì ormai in tarda età, tira fuori adesso un nuovo libro di racconti intitolato La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta, in uscita tra qualche giorno, che contiene una serie di racconti, un paio dei quali assolutamente inediti: in tutto sono sei, così perfetti e compiuti da costituire quasi un romanzo.
Robinson, che troverete con Repubblica domani e poi per tutta la prossima settimana in edicola, regala ai suoi lettori uno di questi racconti, quello che dà il titolo al volume, La guerra privata di Samuele, detto Leli, nel quale Camilleri tira fuori i ricordi del suo Primo ginnasio, anno del Signore 1937, una classe di 32 studenti costretta a salutare con il braccio teso i professori che si alternano in classe, come da ordini del Duce. Tra insegnanti indottrinati dai gerarchi e un prete che, durante l'ora di religione, non trova di meglio che insultare Leli, amico del cuore di "Nenè", per la sua imperdonabile colpa di essere ebreo.
Un campionario di orrori e mortificazioni che Samuele e Andrea riusciranno a volgere a proprio vantaggio. Con quella dose di ironia che è un tratto tipico della sterminata opera del maestro di Porto Empedocle. E una conclusione, che naturalmente non riveliamo, che sicuramente vi farà emozionare.
Le altre storie del libro, a partire da La Prova, sono state pubblicate in tempi diversi: L'uomo è forte in Articolo 1. Racconti sul lavoro, Sellerio, 2009; I quattro Natali di Tridicino in Storie di Natale, Sellerio, 2016; La tripla vita di Michele Sparacino in allegato al Corriere della Sera, 2008 e Rizzoli, 2009; La targa, sempre in allegato al Corriere della Sera, 2011 e Rizzoli, 2015.
È proprio vero, dunque, che Camilleri non finisce mai. E chissà quanti altri racconti avremo la fortuna di leggere nei prossimi anni, quando verranno fuori dall'archivio di Prati, custoditi in carpette e faldoni dentro ai quali lo scrittore riponeva, con un ordine quasi maniacale, tutto ciò che annotava.
Non è un caso, dunque, che Repubblica, a tre anni e mezzo dalla scomparsa del maestro, abbia deciso di ripubblicare una serie di romanzi storici e civili di Camilleri, una nuova collana di venti libri che celebrano il talento e l'inventiva dell'autore siciliano. Sono quelli che raccontano l'isola tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento da un osservatorio privilegiato come il borgo di Vigàta, eletto a scenario ideale di storie cariche di ironia, intelligenza e grande cultura.
A partire da Il birraio di Preston, forse il primo grande successo planetario di Andrea Camilleri che, come spesso accade, prende spunto da un episodio reale - la celebre Inchiesta sulle condizioni della Sicilia del 1875-76 - per appassionare il lettore in un susseguirsi di intrighi, delitti e tumulti seguiti alla incomprensibile determinazione del prefetto di Caltanissetta, il toscano Bortuzzi, di inaugurare il teatro di Caltanissetta con una sconosciuta opera lirica. Il birraio di Preston, appunto, testo che scatenerà le proteste della popolazione locale con una serie di polemiche politiche e miserie umane nel contesto di una trama avvincente destinata a prendere una piega tra il comico e il grottesco.
Il primo volume della collana lo trovate già questa mattina in edicola con Repubblica a 8,90 euro oltre al prezzo del quotidiano. Ma la serie continua ogni venerdì. E così l'11 novembre tocca a Il corso delle cose, scritto nel 1978, il primo romanzo di Camilleri con un investigatore protagonista, il maresciallo Corbo, praticamente il "papà" del fortunatissimo Montalbano. Si va avanti poi con La scomparsa di Patò, diventato poi un film con la regia di Rocco Mortelliti, Maruzza Musumeci, una favola nella quale appaiono i nomi di antichi eroi come Ulisse e il mito delle sirene. E ancora, La mossa del cavallo, un giallo in forma di "farsa tragica", Il casellante, ancora permeato dalla cultura greca, il difficilissimo Il re di Girgenti, se non altro perché l'unico testo di Camilleri scritto interamente in siciliano, fino all'antivigilia di Natale quando sarà la volta di quello che, per molti, è il romanzo più geniale del maestro: La concessione del telefono, con un incipit fulminante, uno scambio di lettere tra il protagonista della storia e alcune istituzioni locali, un crescendo di toni e battute al veleno ormai entrato di diritto nella storia della letteratura italiana contemporanea.
Fanno parte della collana di Repubblica anche Un filo di fumo, forse il più "siciliano" dei romanzi di Camilleri, poi Privo di titolo, Il nipote del Negus, La stagione della caccia, La banda Sacco, Le pecore e il pastore, La presa di Macallè, La setta degli angeli, Inseguendo un'ombra, Il sonaglio, La rivoluzione della Luna e La strage dimenticata, ultimo appuntamento con i lettori fissato per il 17 marzo del prossimo anno. Romanzi nei quali l'autore, come detto, partendo da avvenimenti reali di cui trova traccia in documenti e archivi siciliani, costruisce vicende di pura fantasia ricchissime di suggestione. Un espediente che serve a Camilleri non soltanto a raccontare le condizioni sociali ed economiche del tempo, ma anche a far emergere la realtà, la cultura e le tradizioni di una Sicilia che non c'è più.
Lucio Luca
 
 

La Repubblica, 4.11.2022
La collana con il nostro giornale
Tutti i capolavori di Camilleri da non perdere

È in edicola tutti i venerdì a partire da oggi la nuova collana di Repubblica "I romanzi di Andrea Camilleri". Una raccolta di 20 libri che celebrano il talento e l'inventiva del maestro di Porto Empedocle e raccontano la Sicilia tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, sempre dall'osservatorio privilegiato del borgo di Vigàta, scenario ideale di storie cariche di ironia, intelligenza e cultura. Si parte oggi con Il birraio di Preston, uno dei libri più importanti e rappresentativi, a 8,90 euro in più rispetto al prezzo del quotidiano. Poi, ogni venerdì fino al 17 marzo, un nuovo titolo tra i capolavori più amati di Camilleri: da Il corso delle cose, scritto nel 1978, a Maruzza Musumeci, La mossa del cavallo, Il casellante, Il re di Girgenti.
 
 

Sellerio Editore, 4.11.2022
8 NOV ALLE ORE 18:00 - 12 NOV ALLE ORE 21:00 UTC+01
Festeggiamo insieme il nuovo libro di Andrea Camilleri

Festeggiamo insieme la pubblicazione del nuovo libro di Andrea Camilleri
La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta

8 novembre
Bazzano (Bo) - Carta Bianca - ore 19.30
aperitivo e letture di Giovanni Dispenza
Caltanissetta - Ubik ore 20
aperitivo con letture
Castiglione del Lago (Pg) - Libri Parlanti Books &Coffee - ore 18.30
aperitivo con maratona di letture del gruppo di lettura della libreria
Firenze - Puntifermi - ore 18.30
aperitivo e letture di Daniela Morozzi
Palermo - Libreria Sellerio - ore 18
brindisi
Pietrasanta (Lu) - Nina - presso Ristoro Il giglio - ore 18
aperitivo con letture di Micol Mosti e Stefania De Mitri
Roma - Fondo Camilleri - ore 18.30
brindisi e letture di Alessandra Mortelliti
Torino - Il ponte sulla Dora - ore 18.30
aperitivo d’autore con letture di Andrej Longo
Vicenza - Galla 1880 - ore 18
aperitivo con letture di Paolo Maneschi

9 novembre
Catanzaro - Ubik - ore 19
aperitivo con letture di Mariarita Albanese
Torino - Binaria - ore 18.30
aperitivo con letture di Andrej Longo
Viareggio (Lu) - Lettera 22 - ore 18
aperitivo e letture di Chiara Gistri

12 novembre
Pisa - Ghibellina - ore 17
aperitivo con letture
Rovereto (Tn) - Arcadia - ore 19
aperitivo con racconti di incontri con Andrea Camilleri
 
 

Tetro Tor Bella Monaca, 4-6.11.2022
La prima indagine di Montalbano

venerdì 4 e sabato 5 novembre ore 21
domenica 6 novembre ore 18

di Andrea Camilleri
con Massimo Venturiello
tastiere Alessandro Greggia

Officina Teatrale

L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più famoso della narrativa contemporanea italiana è nata in seguito allo straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente pubblicati in Rete dalla Storytel, che io stesso ho avuto il privilegio di interpretare. La lingua inventata dal Maestro, carica di musicalità, arriva nella sua interezza a chiunque, la parola diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. Ho avvertito pertanto la naturale esigenza di proseguire il percorso iniziato allestendo un Reading teatrale su “La prima indagine di Montalbano”. Qui nascono tutti i personaggi dei successivi numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Nasce soprattutto il commissario Montalbano, certamente ancora ignaro del luminoso destino che il genio del grande Camilleri gli stava riservando.

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ridotto 10,00 Euro
giovani 8,00 Euro
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promozione@teatrotorbellamonaca.it
 
 

PlanVE, 4.11.2022
Montalbano póstumo
Riccardino
Andrea Camilleri
Salamandra
18 euros

Desconfío de los libros póstumos. Sospecho que esconden, por lo general, sutiles operaciones comerciales. Desde luego, hay excepciones notables. Así, a bote pronto, se me vienen a la cabeza El primer hombre, de Albert Camus –una novela magnífica que necesitaba ver la luz por más que estuviese inacabada y que releí hace poco después de una conversación con Javier Morales y Gonzalo Hidalgo–, o la obra de César Martín Ortiz –un tipo que no dejó de escribir, además con excelente calidad, pero que, por decisión propia, apenas llegó a publicar, cuya narrativa ha venido dando a la imprenta Baile del Sol y cuya poesía ha editado hace poco (no tardaré en reseñarla) José Luis Bernal para la Editora Regional de Extremadura–. Estos días, sin embargo, no he podido dejar de leer una novela póstuma, Riccardino, de Andrea Camilleri, por más que pudiera ser sospechosa de maniobra mercantil. Su autor, que conoció un éxito tardío gracias a la saga de novelas del inspector Montalbano, escribió Riccardino al cumplir los ochenta, en un momento en el que, como le ha sucedido a otros autores encasillados en una saga o con un personaje, comenzaba a estar un poco harto, después de que Montalbano hubiese dado el salto a la televisión y fuese un éxito en todos los sentidos. De hecho, concibió esta novela con la intención de poner fin a la serie. Se ve que luego se arrepintió, o le convencieron de que se arrepintiera, y continuó con ella, llegando a publicar nada menos que veinte entregas más antes de fallecer con noventa y cuatro años en el verano de 2019. Justo un año después, su editorial, Sellerio, de Palermo (cuya colección “La memoria”, por cierto, es preciosa, una delicia), publicó finalmente el libro, que parece poner fin, ahora sí, a las andanzas de Montalbano. Seguramente nunca podremos saber cuáles eran las intenciones reales de Camilleri, si se trataba de una novela descartada o si, como ha sucedido, había planeado dejarla para el final, para despedirse de sus lectores y de su personaje. Tampoco sé si, desde el punto de vista de la trama, la novela está a la altura de las anteriores. Es lenta, turbia, enrevesada y avanza a trompicones, aunque lo cierto es que ese ritmo es deliberado, porque junto al argumento puramente detectivesco, de novela negra, se desarrolla una trama metaliteraria en la que el autor aparece como tal autor conversando con el personaje, que, al hablar con él, se reconoce como un puro personaje, aunque sin dejar por ello de intentar rebelarse para torcer el argumento a su favor. No es algo novedoso. En nuestra Literatura lo practicó ya, por ejemplo, Unamuno en Niebla, y, de hecho, la intención de Camilleri era rendir homenaje a uno de sus maestros, Luigi Pirandello, autor de Seis personajes en busca de un autor. Sin embargo, es curioso, divertido, a ratos vertiginoso, porque rompe las reglas de la novela, y parece por momentos romper también la cuarta pared, provocando al lector para que se ponga de parte del uno o del otro, del autor o del personaje, algo que, por otra parte, tampoco sé si le hará mucha gracia al lector convencional de novela negra, a muchos de los fieles de la saga que buscarán en Riccardino el Montalbano de siempre. En definitiva, muchas son las incertidumbres y los interrogantes que te deja la lectura de esa novela póstuma, pero lo que creo que es cierto es que da al lector una nueva oportunidad –esperemos, eso sí, que la última– de disfrutar de Montalbano, de Catarella, de Fazio, de Galluzzo y de otros muchos personajes secundarios, de los paisajes y rincones de Vigatà, esa Sicilia inventada, de la gastronomía que debora el protagonista y también del humor y del ingenio verbal de su autor, elementos estos, antes que ningún otro, que me convirtieron, hace ya muchos años, en lector (casi) fiel de la saga.
Juan Ramón Santos

Montalbano postumo

Non mi fido dei libri postumi. Sospetto che spesso nascondano sottili operazioni commerciali. Naturalmente, ci sono notevoli eccezioni. Allora, all'improvviso, mi viene in mente Il primo uomo, di Albert Camus – un magnifico romanzo che aveva bisogno di vedere la luce anche se non era finito e che ho riletto di recente dopo una conversazione con Javier Morales e Gonzalo Hidalgo–, o l'opera di César Martín Ortiz – un ragazzo che non ha smesso di scrivere, anche con ottima qualità, ma che, per sua stessa decisione, è riuscito a malapena a pubblicare, la cui narrativa è stata data alla tipografia Baile del Sol e la cui poesia è stata pubblicata per poco (Lo rivedrò presto) José Luis Bernal per l'editore regionale dell'Estremadura–. In questi giorni, però, non ho potuto smettere di leggere un romanzo postumo, Riccardino, di Andrea Camilleri, anche se potrebbe essere sospettato di manovre commerciali. Il suo autore, che ebbe un tardivo successo grazie alla saga dei romanzi del commissario Montalbano, scrisse Riccardino all'età di ottant'anni, quando, come è successo ad altri autori tipizzati in una saga o con un personaggio, iniziò ad essere un poco stufo, dopo che Montalbano aveva fatto il salto in televisione ed era stato un successo in tutto e per tutto. In effetti, ha concepito questo romanzo con l'intenzione di terminare la serie. Si vede che in seguito si è pentito, o è stato convinto a pentirsi, e ha continuato con ciò, pubblicando non meno di venti puntate prima di morire all'età di novantaquattro anni nell'estate del 2019. Appena un anno dopo, il suo editore, Sellerio, palermitano (la cui raccolta “La memoria”, tra l'altro, è preziosa, una delizia), ha finalmente pubblicato il libro, che sembra ormai mettere fine alle avventure di Montalbano. Sicuramente non sapremo mai quali fossero le reali intenzioni di Camilleri, se fosse un romanzo scartato o se, come è successo, avesse pensato di lasciarlo per ultimo, per salutare i suoi lettori e il suo personaggio. Inoltre non so se, dal punto di vista della trama, il romanzo sia all'altezza dei precedenti. È lento, oscuro, contorto e procede a singhiozzi, anche se la verità è che questo ritmo è deliberato, perché insieme alla trama puramente poliziesca, di un romanzo poliziesco, si sviluppa una trama metaletteraria in cui l'autore appare come tale autore che dialoga con il personaggio, il quale, parlando con lui, si riconosce come un personaggio puro, anche se senza smettere di cercare di ribellarsi per distorcere l'argomento a suo favore. Non è qualcosa di nuovo. Nella nostra Letteratura era già praticato, ad esempio, da Unamuno nella Nebbia, e infatti l'intenzione di Camilleri era di rendere omaggio a un suo maestro, Luigi Pirandello, autore di Sei personaggi in cerca d'autore. Tuttavia è curioso, divertente, a tratti vertiginoso, perché infrange le regole del romanzo, e sembra a volte sfondare anche la quarta parete, provocando il lettore a schierarsi con l'uno o con l'altro, l'autore o il personaggio, cosa che, d'altronde, non so se farà molto ridere il convenzionale lettore di gialli, a tanti fedeli della saga che cercheranno il solito Montalbano in Riccardino. Insomma, sono tante le incertezze e gli interrogativi che la lettura di questo romanzo postumo ti lascia, ma quello che credo sia vero è che offre al lettore una nuova opportunità –si spera l'ultima– di godersi Montalbano, di Catarella, di Fazio, di Galluzzo e di tanti altri personaggi secondari, dei paesaggi e degli angoli di Vigatà, che inventò la Sicilia, della gastronomia che divora il protagonista e anche dell'umorismo e dell'ingegno verbale del suo autore, questi elementi, prima di ogni altro, che mi hanno reso , molti anni fa, un (quasi) fedele lettore della saga.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

ScreenWorld, 4.11.2022
Camilleri, De Giovanni e Carrisi: tre sfumature di giallo italiano
Camilleri, De Giovanni e Carrisi sono tra i grandi giallisti italiani. Mettiamo a confronto i loro stili che definiscono il genere.

Quando si decide di parlare di giallo, inteso ovviamente come genere letterario, non si può pensare d’ignorare la presenza e la rilevanza di una certa Agatha Christie. Senza nulla togliere alla recentemente scomparsa Angela Lansbury, lei è la vera signora in giallo, la scrittrice che ha posto le basi del genere stesso capace, poi, di evolversi verso il crime poliziesco o il thriller più intenso.
Dai suoi romanzi, infatti, è possibile estrarre una sorta di formula perfetta che, se applicata correttamente, dà sempre il suo risultato. Uno schema in cui non ha alcuna importanza chi sia l’assassino, fosse anche l’intramontabile e sempre sospettato maggiordomo. Tra le sue pagine, infatti, nulla di accessorio viene detto o raccontato. Importante è il procedimento dell’investigazione che si esalta attraverso la personalità di personaggi simbolo come Hercule Poirot e Miss Marple.
Una struttura ben precisa, dunque, che, nel corso del tempo è stata reinterpretata o addirittura tradita dalla nuova letteratura gialla. A seguire quest’andamento sono anche gli autori italiani che, in un rimando tra tradizione e visioni più internazionali, hanno conquistato un posto importante tra gli appassionati del genere. Ma quali sono le caratteristiche e le molte voci che definiscono la crime story all’italiana?
Prendendo come spunto la recente uscita al cinema di Io sono l’abisso, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Donato Carrisi, proviamo a costruire un confronto a tre voci. Un incontro tra quella roca e inconfondibile di Andrea Camilleri, quella più introspettiva di Maurizio De Giovanni, per finire proprio con Donato Carrisi, sicuramente il più avventuroso nel “tradire” maggiormente la strada tracciata dalla Christie.
L’inconfondibile sciauro di Camilleri
Se c’è un autore che è possibile identificare senza alcun tentennamento attraverso il suo tono, quello è sicuramente Andrea Camilleri. E non solamente per l’inconfondibile timbrica carica di una lunga esperienza di fumatore. Ciò che rende la sua letteratura gialla riconoscibile fin dalle prime parole, piuttosto, è il suono del dialetto, di quel siciliano musicale ed evocatore che riempie le pagine di atmosfera.
In questo modo, dunque, la lingua definisce e tratteggia un mondo ben definito che incornicia l’azione. E non solamente da un punto di vista scenografico. Utilizzare il siciliano per Camilleri non è esclusivamente una dimostrazione di quotidianità o un atto di appartenenza culturale. Piuttosto rappresenta un escamotage essenziale per andare a definire l’ambiente che determina la natura dei personaggi.
In questo senso, dunque, possiamo dire che la sua narrazione in qualche modo segue e, al tempo stesso, tradisce i dettami stabiliti dall’esperienza letteraria della Christie. Da una parte, esattamente com’è accaduto con lei, si serve di una sorta di alter ego, un personaggio cardine attraverso cui agire e risolvere quei crimini con i quali, altrimenti, non si sarebbe mai confrontato.
Salvo Montalbano, però, non è assolutamente la proiezione del suo autore quanto il riflesso di un uomo che, nel suo essere comune a molti altri, trova una sorta di eccezionalità nel saper osservare e comprendere la natura dei suoi simili. Esattamente come accaduto con Poirot, Camilleri offre una descrizione dettagliata di Montalbano ma, a differenza del sagace belga, gli fa dono di un’umanità e di una fragilità che ha molto a che fare con l’appartenenza a un luogo ben specifico con cui si confronta quotidianamente in un gioco costante di lontananze e vicinanze.
Osservando la strada evolutiva che l’autore ha tracciato per lui durante i lunghi anni di frequentazione, dunque, possiamo dire che il commissario e il suo modo d’interpretare il mondo sono elementi essenziali rispetto all’assassinio stesso. La risoluzione del delitto, infatti, è assolutamente finalizzata a mettere alla prova le capacità di Montalbano e del suo team.
Un aspetto che, però, tocca l’elemento professionale quasi in modo secondario lasciando spazio alle doti umane. Il mondo in cui tutti loro si muovono, infatti, ha spesso dei tratti ambigui, dove il concetto di bene e male non sempre è così definito. Per districarsi in questo gioco d’ombre così peculiare, dunque, viene in aiuto proprio la sicilianità che si traduce spesso nella comprensione delle mancanze altrui e nel giudizio delle proprie.
L’umanità di De Giovanni
Il commissario Ricciardi, i Bastardi di Pizzofalcone e Sara. Rispetto all’esperienza di Camilleri, legata quasi esclusivamente all’evoluzione investigativa di un solo personaggio, Maurizio De Giovanni si mette alla prova su piani narrativi ed epoche completamente diverse. Tutte, però, declinate nelle tinte del giallo o nelle atmosfere del poliziesco. Filo d’unione tra questi percorsi letterari è la grande umanità che le attraversa. Per De Giovanni, infatti, sembra che l’uomo sia l’elemento centrale dei suoi gialli.
Un protagonista assoluto, capace di mettere in secondo piano anche le cause alla base di un delitto e la sua risoluzione. Che si cammini insieme a Ricciardi tra le strade di una Napoli degli anni venti e trenta, o si viva nelle atmosfere decisamente più contemporanee del commissariato di Pizzofalcone, la sostanza non cambia assolutamente. L’uomo detta il passo della narrazione e definisce chiaramente lo stile di un racconto che non si perde mai troppo nella ricostruzione storica minuziosa.
In questa sorta di letteratura umanista, però, a essere esaltate non sono certo le caratteristiche “eroiche” del personaggio quanto, piuttosto, tutte quelle ombre che lo rendono imperfetto e unico. In questo senso, dunque, De Giovanni, si pone a metà strada tra la tradizione e la modernità assoluta del genere. Utilizza delle figure ricorrenti che riempie di un mondo tutto da scoprire grazie ai delitti con cui si confrontano.
Da questo punto di vista, dunque, la sua narrativa sembra essere più vicina a quella di Camilleri anche se, in realtà è velata di una sorta di malinconia che non appartiene al primo. Anche per lui la collocazione geografica rappresenta un elemento essenziale ma non definisce in modo così determinante la natura dei personaggi. Piuttosto Napoli è il teatro ideale all’interno del quale mettere in scena un delitto, facendo riferimento a quella vasta umanità che la popola e che, di tanto in tanto, guadagna la ribalta.
Le motivazioni del male di Carrisi
Basta leggere poche pagine dei romanzi di Donato Carrisi per capire immediatamente di quanto l’atmosfera e l’interpretazione del genere giallo sia completamente diversa rispetto agli altri due autori. In questo caso, infatti, le note e le nuances del racconto virano decisamente verso il crime, offrendo una descrizione che volge a ricostruire un chiaro senso d’inquietudine e paura.
A determinare la peculiarità delle sue storie, però, è soprattutto la rappresentazione e l’interpretazione di quello che comunemente viene definito il “male”. Rispetto a Camilleri e De Giovanni, infatti, nelle pagine di Carrisi il delitto conquista uno spazio centrale. Questo vuol dire che, per la prima volta la figura dell’assassino si contende il ruolo da protagonista con i personaggi deputati a risolvere il caso.
Una scelta particolare che ricorre in ogni romanzo andando dal suo esordio con Il suggeritore, fino ad arrivare a quella è definita la trilogia di Marcus, probabilmente la serie di romanzi più riuscita. Subendo le influenze del crime internazionale, Carrisi si lancia, insieme ai suoi personaggi, nella difficile impresa di ricostruire l’identikit del serial killer.
Un’attività che, passo dopo passo, rende sempre più definiti e chiari i connotati fisici ed emotivi di chi è deputato a vestire i panni dell’assassino. In questo gioco, dunque, non è assolutamente importante lasciare la completa risoluzione del caso alla fine. Piuttosto si traccia un percorso conoscitivo in cui, volta per volta, il lettore viene a diretto contatto con alcune rivelazioni ben prima dei personaggi stessi.
Una struttura che, utilizzando i trucchi della suspense, però, ha anche lo scopo di cercare di capire, comprendere e, in parte, giustificare il male stesso. Fino a questo punto, infatti, nessun autore sembra essersi concentrato troppo su questo elemento. Per Camilleri molti delitti sono legati all’ambiente culturale e sociale in cui avvengono. Per De Giovanni hanno motivazioni personali ed emotive.
In Carrisi, invece, l’assassino assume i tratti del serial killer e la casualità del delitto lascia spazio alla ripetizione patologica. Per questo motivo, dunque, per l’autore è importante comprendere e capire le motivazioni alla base di questa sete insaziabile di violenza. Perché anche dietro il male possono esserci delle cause e delle motivazioni. E questa consapevolezza riesce a tingere il giallo della narrazione di tinte ben più cupe e attuali.
Tiziana Morganti
 
 

La Repubblica - Robinson, 5.11.2022
Camilleri sono
Un ricordo d'infanzia nell'Italia fascista
Ecco il sorprendente racconto ritrovato del grande scrittore


 
 

MilanoNera, 5.11.2022
Copiare /Reinventare. Andrea Camilleri falsario – Luca Crovi

Con la prefazione di Giovanni Capecchi (Università per Stranieri di Perugia), e postfazione di Giuseppe Marci (Università degli Studi di Palermo), due allievi [non sono allievi, NdCFC] e amici di Andrea Camilleri, Luca Crovi ci offre un’interpretazione diversa e particolare del “Maestro” Andrea Camilleri, regista, scrittore, sceneggiatore, delegato di produzione Rai (molti ricorderanno la sua realizzazione su proposta di Diego Fabbri delle famose serie del Maigret italiano interpretate da Gino Cervi e Andreina Pagani dal 1964 al 1972 , quando i programmi televisivi italiani erano ancora in bianco e nero.
In Copiare/ Reinventare, il giornalista, scrittore ed esperto di gialli Luca Crovi ci narra dei falsi, le finzioni della scrittura di Andrea Camilleri, cha amava definirsi un cantastorie. Vi chiederete subito perché l’arguta affermazione di Andrea Camilleri falsario. La spiegazione è legata alla sua immensa, multiforme e funambolesca produzione che ha giocato spesso sulla sua straordinaria capacità di interpretare testi, fatti e episodi.
La scelta però di Crovi di definire Andrea Camilleri falsario viene dal Convegno dedicato al grande vecchio innamorato della sua Sicilia, intitolato Le magie del cantastorie del 26 settembre 2019 nella prestigiosa sede dell’Università per Stranieri di Perugia. Una giornata con diciotto relatori, un doveroso omaggio per ricordarlo, con la regia del professor Giuseppe Marci che, a Cagliari, da anni, ha creato, con i Quaderni camilleriani, il principale centro-studi europeo sull’inventore del commissario Montalbano. Un’intensa giornata di studi, secondo il prof. Daniele Piccini, presente nella doppia veste di direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali e di studioso dell’opera di Camilleri, dedicata dall’ateneo perugino “a un grande personaggio del secolo, a uno scrittore che ha sempre riflettuto sulle tematiche dell’accoglienza e dell’incontro tra culture diverse, sia attraverso i racconti che hanno come protagonista il commissario Salvo Montalbano, sia con i romanzi storici e civili o con i suo saggi narrativi”. Un giusto omaggio in un convegno in cui Crovi, invitato a partecipare, aveva scelto di intitolare il suo intervento Camilleri falsario, documentando come lo straordinario contastorie, laureato scrittore passato il traguardo dei settant’anni, abbia elaborato una camaleontica capacità di imitazione che gli ha spesso permesso in maniera invisibile di riscrivere su modelli storici. Fra le tante voci che l’hanno “ispirato” ci sono Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Giovanni Boccaccio, e addirittura Caravaggio durante i suoi fuga ed esilio siciliani
Ecco perché Crovi critico, conduttore radiofonico, storico del genere giallo, il ricciuto e rotondo esperto di fumetti (da anni lavora a Milano alla Sergio Bonelli Editore) oltre a spiegarci con spirito il suo lungo rapporto radiofonico di ore con Camilleri – quasi sempre a distanza, incontrato e intervistato infatti di persona una sola volta a Luino in occasione del Premio Chiara, ma dallo scrittore mandato in Germania con Andrea Novelli per una settimana a rappresentarlo – ci dimostra come lo straordinario contastorie, prendendo spunto da opere non sue, abbia utilizzato appigli storici, cronache quotidiane, testi letterari. Scientemente, ma senza malizia, per poi trarne nuova linfa e, con il supporto della sua voce, regalar loro nuova vita e identità. E falsario diventa anche Crovi inanellando una magia di ricordi per collegare i contatti, nell’era del Maigret italiano, tra lo scrittore e suo padre Raffaele Crovi, nella realtà mai incontrati personalmente, pur lavorando entrambi in Rai nello stesso periodo, ciò che gli consente persino di coinvolgere sua madre, traduttrice di Simenon negli anni sessanta, prima della sua nascita.
Ma pare ovvio che se attenersi rigorosamente alle fonti è essenziale per lo studioso per non cadere in falsificazioni, per lo scrittore è altrettanto essenziale dare creatività ,vivacità e pathos alle sue storie e quindi ben venga il “camilleriano” copia/rinnova/reinterpreta…
Patrizia Debicke
 
 

La Repubblica, 5.11.2022
Multischermo / Il talk condotto da Ilaria D'Amico finisce per somigliare a tutti gli altri
Di nuovo non c'è proprio granché

[…]
Tra giovani bloccatori di tangenziali dallo sguardo vitreo e tre frasi fatte ripetute a memoria, libertà di rave, redditi di cittadinanza con diatribe insolubili, non va poi sottovalutato l'effetto disperante che il talk globalizzato in tv induce nello spettatore medio.
Che alla fine, affranto, implora una replica di Montalbano qualsiasi e salva la serata. [Sic!, NdCFC]
Antonio Dipollina
 
 

El País Uruguay, 6.11.2022
Hay que leer
La despedida del comisario Salvo Montalbano
Con todos los personajes habituales de Andrea Camilleri.

Esta novela, publicada póstumamente en 2020, es el adiós de Andrea Camilleri (1925-2019) con sus lectores amantes de un estilo y un tipo de policial italiano. Está la patota habitual, Fazio, Catarella, Mimí Augello y los sospechosos de siempre, que dicen no saber nada con cara de idiotas pero en realidad saben demasiado. Esta vez es asesinado un joven gerente de una sucursal bancaria de Vigata por parte de un misterioso hombre en moto, y delante de los tres mejores amigos de la víctima. Entonces interviene Montalbano que siempre encuentra demasiadas piedras en el camino, sea por cuestiones de honor, lealtades confusas, insinuaciones sexuales histéricas y otras razones curiosas de la mente humana, en particular de la italiana del sur. (Salamandra)

L'addio del commissario Salvo Montalbano
Con tutti i soliti personaggi di Andrea Camilleri.

Questo romanzo, pubblicato postumo nel 2020, è l'addio di Andrea Camilleri (1925-2019) ai suoi lettori amanti dello stile e del tipo poliziesco italiano. C'è la solita cosca, Fazio, Catarella, Mimí Augello e i soliti sospettati, che dicono di non sapere niente con la faccia degli idioti ma in realtà ne sanno troppo. Questa volta un giovane manager di una filiale di una banca di Vigata viene assassinato da un uomo misterioso in motocicletta, e davanti ai tre migliori amici della vittima. Quindi interviene Montalbano, che trova sempre troppi ostacoli lungo il percorso, siano essi dovuti a questioni d'onore, lealtà confuse, allusioni sessuali isteriche e altre curiose ragioni della mente umana, in particolare del sud italiano. (Salamandra)
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Radio Prvi - RTV SLO, 6.11.2022
Andrea Camilleri: Tat malic
Cliccare qui per ascoltare il podcast

Današnja knjižna izbranka spada v žanr, vedno priljubljenih, kriminalnih romanov. Osrednji lik je inšpektor Montalbano, ki ga morda poznate tudi s televizijskih ekranov. Ob reševanju zapletenih zločinov, ne manjka aluzij na italijansko politiko in kulturo, ob tem pa lahko dobite tudi uporabno idejo za pripravo nedeljskega kosila iz zakladnice sicilijanske kulinarike. Bojan Leskovec se je v knjižni rubriki 7. stran pogovarjal z bibliotekarko iz Mestne knjižnice Ljubljana Špelo Plestenjak.
Bojan Leskovec

Andrea Camilleri: La forma dell'acqua

La selezione di libri di oggi appartiene al genere sempre popolare dei romanzi gialli. Il personaggio centrale è il commissario Montalbano, che forse conoscerai anche dagli schermi televisivi. Mentre si risolvono complessi delitti, non mancano le allusioni alla politica e alla cultura italiana, e allo stesso tempo si può anche trarre un'idea utile per preparare un pranzo domenicale dal tesoro della cucina siciliana. Bojan Leskovec ha parlato con Špela Plestenjak, bibliotecaria della Biblioteca comunale di Lubiana, nella sezione libri a pagina 7.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 6.11.2022
Bellocchio: così Camilleri mi convinse a fare il regista
«Ho pensato di girare un film sul saccheggio dei Girolamini»

«Frequentavo il Centro sperimentale quando Andrea Camilleri, mio docente di recitazione, mi disse: Marco, tu devi stare dietro la cinepresa non davanti. L'ho ascoltato e nel 1961 ho girato il primo cortometraggio». Marco Bellocchio tra registro autobiografico e corale, personale e collettivo, si è raccontato ieri a CasaCorriere Festival conversando con Antonio Polito e Rossana Rummo.
[…]
 
 

ANSA, 7.11.2022
Camilleri, due inediti e altre storie di Vigàta in un libro
Esce 8 novembre per Sellerio, si festeggia in tutta Italia
ANDREA CAMILLERI, LA GUERRA PRIVATA DI SAMUELE E ALTRE STORIE DI VIGÀTA (SELLERIO, PP 265, EURO 15.00).

Roma. Due racconti inediti di Andrea Camilleri e altre storie pubblicate in tempi diversi formano ora il libro 'La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta' che arriva l'8 novembre in libreria, pubblicato postumo da Sellerio.
Sono sei racconti perfetti e compiuti tanto da costituire quasi un romanzo che verranno festeggiati in tutta Italia da lettori e librai con tre giorni di incontri l'8, il 9 e il 12 novembre.
Tra gli appuntamenti del giorno d'uscita del libro, un brindisi al Fondo Andrea Camilleri a Roma, alle 18.30 con letture di Alessandra Mortelliti. Maratone e letture anche a Firenze, Torino, Vicenza, Castiglione del Lago (Pg), Bazzano (Bo), Caltanisetta, Palermo e Reggio Calabria. E poi, il 9 novembre a Catanzaro, Torino, Viareggio (Lu), Sorrento (Na), Bari e il 12 novembre a Pisa, Rovereto (Tn).
Nate tutte da suggestioni letterarie, tracce del passato e cronache, le storie di Vigàta attingono in molti casi alla vita vera di Camilleri, morto il 17 luglio 2019. Tra i numerosi riconoscimenti il Premio Campiello 2011 alla Carriera, il Premio Chandler 2011 alla Carriera e il Premio Pepe Carvalho 2014.
La raccolta si apre con l'inedito 'La prova', una "commedia" di equivoci e tradimenti e si chiude con 'I quattro Natali di Tridicino" che era uscito in 'Storie di Natale' (Sellerio) nel 2016. L'altro inedito è 'La guerra privata di Samuele, detto Leli' che racconta la discriminazione razziale in un ginnasio dove uno studente ebreo sa però come fronteggiare i professori istupiditi dal regime.
Le altre storie: 'L'uomo è forte' (uscito in Articolo 1. Racconti sul lavoro, Sellerio, 2009), 'La tripla vita di Michele Sparacino' (in allegato al 'Corriere della Sera' 2008 e Rizzoli 2009) e 'La targa', in allegato al 'Corriere della Sera' 2011 e Rizzoli 2015) troviamo la vita da cane di un pover'uomo, l'impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione e le vite fasulle cucite addosso a Sparacino sempre "scangiato per un altro".
"Una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, è questo libro di racconti. La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità, e il talento umoristico, consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d'incanti emotivi, come nel racconto I quattro Natali di Tridicino" scrive nella quarta di copertina Salvatore Silvano Nigro.
Tutti gli appuntamenti su sellerio.it.
Mauretta Capuano
 
 

ANSA, 7.11.2022
Camilleri, two unpublished and other stories of Vigàta in a book
ANDREA CAMILLERI, SAMUEL’S PRIVATE WAR AND OTHER STORIES OF VIGÀTA (SELLERIO, PP 265, EURO 15.00).

Two unpublished stories by Andrea Camilleri and other stories published at different times now form the book ‘Samuele’s private war and other stories of Vigàta’ which arrives on November 8 in bookstores, published posthumously by Sellerio. There are six perfect and complete stories to the point of almost being a novel that will be celebrated throughout Italy by readers and booksellers with three days of meetings on 8, 9 and 12 November.
Among the appointments on the day of the book’s release, a toast at the Andrea Camilleri Fund in Rome, at 6.30 pm with readings by Alessandra Mortelliti. Marathons and readings also in Florence, Turin, Vicenza, Castiglione del Lago (Pg), Bazzano (Bo), Caltanisetta, Palermo and Reggio Calabria. And then, on November 9 in Catanzaro, Turin, Viareggio (Lu), Sorrento (Na), Bari and on November 12 in Pisa, Rovereto (Tn).
All born from literary suggestions, traces of the past and chronicles, the stories of Vigàta draw in many cases from the real life of Camilleri, who died on July 17, 2019. Among the numerous awards, the 2011 Campiello Career Award, the 2011 Chandler Career Award and the 2014 Pepe Carvalho Award.
The collection opens with the unpublished ‘La prova’, a “comedy” of misunderstandings and betrayals and ends with ‘I quattro Natali di Tridicino “which was released in’ Storie di Natale ‘(Sellerio) in 2016. The other unpublished is ‘Samuele’s private war, known as Leli’ which tells of racial discrimination in a gymnasium where a Jewish student, however, knows how to deal with professors stunned by the regime.
The other stories: ‘The man is strong’ (published in Article 1. Tales about work, Sellerio, 2009), ‘The triple life of Michele Sparacino’ (attached to the ‘Corriere della Sera’ 2008 and Rizzoli 2009) and ‘La targa’, attached to the ‘Corriere della Sera’ 2011 and Rizzoli 2015) we find the dog’s life of a poor man, the deception of a false patriotic hero, to whom we don’t know how to dedicate a furry commemorative plaque and the fake lives sewn on Sparacino always “spoiled for another”.
“A network of stories, or rather a proliferation of surprising intertwining, is this book of stories. The usual expressive concentration, the brilliantly lucid scenic writing, and the humorous talent, allow Camilleri to easily translate the playful into the satirical, making people play the tragic with the comedian: without however excluding moments of emotional enchantment, as in the story The Four Christmases of Tridicino “writes Salvatore Silvano Nigro on the back cover.
All the appointments on sellerio.it.
Mauretta Capuano
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 8.11.2022
L'intervista
Sellerio “Camilleri parla ancora di temi d'oggi”

La voce di Andrea Camilleri continua a risuonare di quella solidarietà umana che oggi è sempre più urgente. Si intitola "La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta", sei racconti di cui due inediti, pubblicati da Sellerio che ne festeggia oggi l'uscita con un brindisi insieme ai lettori nell'omonima libreria di Mondello alle 18. Racconti scritti tra il 2009 e il 2016, pubblicati in altre raccolte o su quotidiani, ma tutti legati a Vigàta, ispirati a storie vere o verosimili e ai ricordi dello stesso scrittore.
L'amicizia, l'avversione al regime, la dignità del lavoro, la libertà sono solo alcuni dei temi di questa raccolta il cui fil rouge sembra proprio essere un rimando all'attualità: è così, Sellerio?
«Si tratta di un libro composto, concordato e strutturato con Andrea quando ancora era in vita. Certo, rivisto oggi, in casa editrice abbiamo avuto tutti la sensazione che in questo momento toccasse temi urgenti, ma è casuale. Una casualità però che si nutre di quei temi che Camilleri ha sempre indagato, argomenti su cui la sua sensibilità si è sempre soffermata. Certo, è innegabile che alcune cose emergono con maggiore vigore ed evidenza nel contesto storico in cui viviamo».
Cosa continua a dire Camilleri a ormai tre anni dalla sua morte?
«Il fatto è che ci manca. Ci manca molto come uomo, a me manca come persona nel nostro rapporto privato, ma ci manca molto la sua voce nel dibattito pubblico e quello che ci resta sono i suoi libri. Da editore ho la fortuna di pubblicare le sue cose, chi tra i lettori sceglierà di continuare a leggerlo potrà usufruire del modo di Camilleri di raccontare, attraverso delle vicende ambientate in un'altra epoca, le nostre difficoltà che in parte sono di questi tempi in parte appartengono all'umanità da sempre, alcune fragilità evidenziate ce le trasciniamo da moltissimi anni».
In programma c'è la pubblicazione di altri inediti?
«Sì, ci sono altri inediti e arriveranno, ma al momento non posso dire di più».
Eleonora Lombardo
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 8.11.2022
Aperitivo d’autore con lo scrittore Andrej Longo

Esiste davvero per tutti una seconda possibilità? È realizzabile cancellare il passato, ritornare e ripartire da zero dopo essersi trasformati? Propone il ritratto di un personaggio che insegue se stesso in un labirinto da cui è possibile uscire, ma solo per trovarsi nuovamente al punto di partenza, il romanzo di recente pubblicazione "Mille giorni che non vieni" (Sellerio) che l'autore Andrej Longo presenta a Torino nel corso di uno degli " Aperitivi d'autore" organizzati da Rocco Pinto nella sua libreria il Ponte sulla Dora. Nell'occasione, e in concomitanza con la pubblicazione sempre per Sellerio di "La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigata" di Andrea Camilleri, che raccoglie sei racconti dello scrittore siciliano di cui due inediti, Longo ne leggerà qualche passo ai presenti.
g.cr.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 8.11.2022
Sullo scaffale. Un saggio di Crovi “smaschera” maestri veri e finte fonti dello scrittore: seppe ricreare trame e stili cannibalizzando la letteratura
Quel “falsario” di Camilleri che (re)inventava le opere
A Vigàta. Eccelso cantastorie, il siciliano amava il principio di contraffazione

Totò sosteneva che inventare è semplice, il difficile è copiare. Un libro di Luca Crovi pubblicato da Oligo (Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario) iscrive il grande scrittore siciliano in quest’élite apocrifa. Secondo l’autore, che lo aveva conosciuto bene quando conduceva la trasmissione radiofonica Rai Tutti i colori del giallo, il papà di Montalbano avrebbe cannibalizzato tra gli altri Pirandello, Sciascia e Boccaccio. Ma attenzione: per lui era un divertissement sbandierato, fatto della stessa sostanza della migliore letteratura.
Eclettico e camaleontico, contastorie purosangue, amava ogni tanto riscrivere - con la sua "lingua falsamente vera, il vigatese" - stili e modelli altrui. Un gioco letterario praticato ancor prima che deflagrasse "il fenomeno Camilleri", verso la fine degli anni 90. Una vocazione visibile già nei suoi meravigliosi racconti orali: "Quando interveniva al telefono nel mio programma era un fiume in piena, bastava una mezza domanda ad accenderlo" rammenta Crovi. Fondere e confondere realtà e finzione, fonti e leggende metropolitane, narrativa e documenti d'archivio. Che sommo gaudio. "Falsario non nel senso di contrabbandare menzogne o ignorare verità, ma in funzione della qualità emozionale del romanzo. Andrea ha rimarcato la bellezza del poter inventare, a differenza di uno storico. Ai miei occhi possedeva tutte le licenze del mondo".
E lo dichiarava scopertamente il principio di "contraffazione". A cominciare da La concessione del telefono (1988) e La mossa del cavallo (1999). A proposito de La scomparsa di Patò (2000), scrisse: "Mi sono inventato tutto. Nella vicenda c’è un tale che si chiama Andrea Camilleri" Ecco il suo zenit ri-creativo, Il re di Girgenti, 2001. Riferì di essersi imbattuto in mozziconi dì ricordi relativi a un personaggio pressoché sconosciuto, l'umile Zosimo, che nel 1718 si era messo a capo di una sollevazione popolare arrivando a rovesciare i Sabaudi al potere... Purtroppo esistevano poche tracce stampate di questo fantasmagorico re contadino. Allora, ipse dixit, "ho steso una sua biografia senza fare altre ricerche, tutta inventata".
Nel 2007 sembrò invece un credibilissimo Caravaggio ne Il colore del Sole. Stavolta assicurò di avere ritrovato, in una trasferta picaresca da Roma a Siracusa, un diario di Michelangelo Merisi. Il lavoro sull'argot del pittore maledetto è in-credibile. "Fece un balzo indietro et assai pallido in volto domandommi... acciò adoperando lo sangue fuoriuscito da lo Battista". Puro genio. E provate adesso a rifare Camilleri. I suoi "esemplari unici". Inimitabili.
Maurizio Di Fazio
 
 

Alpa Uno, 9.11.2022
Panchine letterarie a Santa Ninfa, tra le opere scelte anche ” I leoni di Sicilia” di Stefania Auci

Realizzate a Santa Ninfa tre panchine letterarie sui marciapiedi di viale “Pio La Torre”. Le realizzazioni, promosse dall’associazione culturale-ricreativa “Image & music”, sono state coordinate da Nicola Biondo.
Tre le opere letterarie scelte per essere “rappresentate” nelle tre panchine: «I leoni di Sicilia» di Stefania Auci, «Il gattopardo» di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e «Magarìa» di Andrea Camilleri. Presenti alla cerimonia di posa, il parroco don Vincenzo Aloisi e le 4 artiste Enza Bianco, Elena Biondo, Serena Campanella e Piera Ingargiola.
 
 

La Repubblica, 9.11.2022
De Cataldo e il true crime all’italiana

[…]
*** In attesa che da alte postazioni di Governo arrivi la sollecitazione a realizzare qualche fiction tratta da questo Andrea Camilleri, che non scrive malissimo, Rai 1 ha interrotto per prudenza le repliche di Montalbano. [Ogni lassata è pirduta, NdCFC]
Antonio Dipollina
 
 

Giornale di Sicilia, 10.11.2022
In una raccolta di Sellerio
Camilleri e Vigàta
Nuovi racconti inediti

Palermo. Si continua a parlare di Andrea Camilleri, a leggere i suoi romanzi, a guardare le serie televisive e i lungometraggi cinematografici tratti dalle sue opere con grande interesse. Merito del fenomeno Montalbano, grande successo editoriale divenuto imperdibile appuntamento della prima serata domenicale con la regia di Alberto Sironi e l'interpretazione iconica di Luca Zingaretti nei panni del commissario televisivo più famoso d'Italia dopo il Maigret di Gino Cervi. Merito anche della spassosa imitazione che Fiorello fece dello scrittore all'interno di «Viva Radio 2», centrata sul vizio del fumo, e della «Conversazione su Tiresia», monologo diretto da Roberto Andò al Teatro Greco di Siracusa nell'estate del 2018 e trasmesso in seguito sul primo canale della Rai, dove l'autore si racconta al pubblico in quello che si può definire il suo testamento spirituale.
Gratitudine e commozione si succedono nelle pagine de «La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta» (Sellerio, 272 pagine, euro 15), raccolta che comprende due racconti inediti assieme ad altri quattro pubblicati tra la fine degli anni 2000 e la seconda metà dei 2010 su quotidiani e volumi antologici: gratitudine per la sorprendente eredità letteraria di Camilleri, dove piccoli e grandi tesori continuano a emergere all'interno della sua vasta produzione; commozione per l'empatia suscitata nei confronti del lettore tra le righe delle novelle ambientate a Vigàta e Montelusa, dimensioni ideali dell'animo umano che lo scrittore empedoclino sa rendere con tatto forbito e un'immancabile dose di ironia.
Si comincia con «La prova», degno di un adattamento cinematografico alla maniera di Pietro Germi, dove Nené cerca di convincere l'amico Lollo a farsi onore tra le mura di una casa di tolleranza per non trovarsi impreparato al cospetto della futura moglie Assunta, detta Susina. Segue «L'uomo è forte», spiazzante racconto delle difficoltà economiche che si abbattono su due anziani coniugi. «La targa» ha per protagonista una camicia nera cui viene intitolata una via del paese poco dopo la sua dipartita, ma una serie di indagini condotte da un medico e uno storico porteranno alla luce il passato criminale dello «specchiato» camerata. «La guerra privata di Samuele, detto Leli» è una storia di amicizia tra i banchi di scuola e di rivalsa verso una società che fa uso della discriminazione come vessillo di un'etica contorta e inumana.
«La tripla vita di Michele Sparacino» sconfina nel surreale, ricostruendo le improbabili gesta (a detta delle voci di popolo e di certa stampa sensazionalistica) di un «sovversivo, sobillatore e disfattista» suo malgrado nel periodo compreso tra lo stato d'assedio in Sicilia e la prima guerra mondiale. Conclude questa raccolta «I quattro natali di Tridicino», favola di ambientazione marittima dove un giovane pescatore, battezzato tra le alghe dai genitori, vive straordinarie avventure imparando a dominare i venti e scoprendo le meraviglie della natura.
Domenico Rizzo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 10.11.2022
L’incontro
Andò e Ferlita al Salinas con il libro- dialogo

Le letture, soprattutto quelle dei libri di Sciascia, le «abbuffate di cinema» a Parigi, gli incontri fondamentali: Sciascia, appunto, Francesco Rosi e via via Vincenzo Consolo, Francis Ford Coppola, Toni Servillo, Andrea Camilleri. Il regista e scrittore Roberto Andò si racconta a Salvatore Ferlita nel libro "Il piacere di essere un altro", edito dalla Nave di Teseo. Il libro, un viaggio nella carriera e nella vita dell'autore de "La stranezza" in forma di dialogo, sarà presentato alle 18 nell'agorà del Museo Salinas di piazza Olivella nell'ambito della rassegna "Amici del libro al Salinas" a cura di Lia Vicari e Caterina Greco. I due autori dialogheranno con Mario Di Caro.
 
 

Revista Calibre .38, 11.11.2022
El rincón oscuro. ‘Riccardino’, el arrivederci de Camilleri

El próximo viernes arranca Granada Noir y tendremos con nosotros a Lorenzo Silva, cuya saga de Bevilacqua y Chamorro, más que leerla, la he devorado fiel y puntualmente a lo largo de estos veinte años largos. A mediodía le tendremos en el 4U Hostel y los lectores podrán compartir una Cerveza Alhambra Singular con él mientras presentamos ‘La llama de Focea’, la entrega más reciente de la serie.
Esa misma tarde y en Librería Picasso, también estará Óscar Beltrán de Otálora, cuya ‘Tiempo de furtivos’ es una de las novelas que más he disfrutado este año, como ya les conté en su momento en esta misma sección. Ni se imaginan la ilusión que me hace que venga a Granada Noir. Por su novela y por su condición de periodista de raza especializado en terrorismo, el de ETA y el yihadista. Ya verán cómo su conversación con Quico Chirino y Antonio Lara hace saltar chispas.
Les tendría que hablar de la espectacular nómina de autoras y autores granadinos que han publicado estupendas novelas policíacas en y desde Granada estos meses, algo que me provoca una inmensa alegría y un tremendo orgullo. Pero hoy toca tributo, que es el día en que nos despedimos de Andrea Camilleri, nada menos: el Club de Lectura y Cine de Granada Noir se reúne para comentar ‘Riccardino’, una novela singular, original, peculiar y demás adjetivos similares que quepa imaginar.
Publicada por la editorial Salamandra, como todas las de la saga, ‘Riccardino’ ha visto la luz a título póstumo y es un ejercicio de estilo singular, valiente y muy osado. ¿Cómo la habrán encajado los lectores?
El escritor Andrea Camilleri publicó la primera novela protagonizada por el comisario Salvo Montalbano en 1994. El policía trabajaba en una ciudad inventada, Vigata, trasunto de la muy siciliana villa de Porto Empédocle, en el Agrigento. Poco ortodoxo en los métodos que emplea para la resolución de los casos, tiene problemas con sus superiores y con el resto de fuerzas vivas en entorno, incluidas las que ustedes se estarán imaginando.
El éxito de la saga fue apoteósico y Montalbano, homenaje de Camilleri al escritor español Manuel Vázquez Montalbán, se convirtió en un personaje de enorme popularidad. Máxime cuando la RAI adaptó sus aventuras al formato televisivo.
Todo ello es importante para comprender y disfrutar de ‘Riccardino’, una novela pirandelliana que juega con ese imaginario de la popularidad y el éxito y de la necesidad de huir de ellos. La realidad enfrentada a su representación. La ficción que altera la realidad. Un apasionante juego de espejos que comienza de la manera más sencilla e inocente posible: con una llamada equivocada.
Una llamada equivocada y, segundos después, dos disparos a bocajarro en pleno rostro. El muerto: Riccardino, empleado de la Banca Regionale. Había quedado con tres amigos a primera hora de la mañana para salir de excursión cuando una moto de gran cilindrada se paró frente a él y el motorista, que llevaba un casco integral, le descerrajó dos tiros en la cabeza. Muerte instantánea. Nada que hacer.
Montalbano está tranquilo. Ese muerto no le va a caer a él, sino al dottor Totti. Y él tan pichi, que está hasta el colodrillo de investigaciones enrevesadas. Sin embargo, otra llamada, esta no tan equivocada, aunque igualmente enigmática, le dará una de vuelta de tuerca al asunto.
No les cuento más. Sean o no sean lectores de Camilleri y seguidores de Montalbano, les recomiendo que lean ‘Riccardino’, una novela diferente y a contracorriente. Muy metaliteraria. Y monumento ya al agente Catarella, uno de los tempestuosos secundarios. Cuando las cosas vayan mal, su entrada en escena siempre conseguirá… que empeoren. ¿O es al contrario?
Jesús Lens

L'angolo oscuro. 'Riccardino', è arrivato Camilleri

Venerdì prossimo inizia il Granada Noir e avremo con noi Lorenzo Silva, la cui saga di Bevilacqua e Chamorro, più che leggerla, ho divorato fedelmente e puntualmente in questi vent'anni. A mezzogiorno lo avremo al 4U Hostel ei lettori potranno condividere con lui una Singular Alhambra Beer mentre presentiamo "La llama de Focea", l'ultimo capitolo della serie.
Quello stesso pomeriggio e alla Librería Picasso, ci sarà anche Óscar Beltrán de Otálora, il cui 'Tiempo de furtivos' è uno dei romanzi che ho apprezzato di più quest'anno, come vi ho detto all'epoca in questa stessa sezione. Non puoi immaginare quanto sia entusiasta di venire a Granada Noir. Per il suo romanzo e per la sua condizione di giornalista razziale specializzato in terrorismo, quella dell'Eta e quella jihadista. Vedrai come la sua conversazione con Quico Chirino e Antonio Lara fa volare scintille.
Dovrei parlarvi della spettacolare lista di autori di Granada che in questi mesi hanno pubblicato meravigliosi romanzi gialli a e da Granada, cosa che mi provoca immensa gioia e tremendo orgoglio. Ma oggi è il momento di rendere omaggio, che è il giorno in cui salutiamo nientemeno che Andrea Camilleri: il Circolo di Lettura e Cinematografia di Granada Noir si riunisce per commentare 'Riccardino', romanzo singolare, originale, peculiare e altri aggettivi simili che si possono immaginare.
Pubblicato dalla casa editrice Salamandra, come tutte le altre della saga, 'Riccardino' ha visto la luce postumo ed è un esercizio di stile unico, coraggioso e molto audace. Come l'avranno adattata i lettori?
Lo scrittore Andrea Camilleri ha pubblicato il primo romanzo con protagonista il commissario Salvo Montalbano nel 1994. Il poliziotto lavorava in una città inventata, Vigata, copia del sicilianissimo Porto Empédocle, ad Agrigento. Poco ortodosso nei metodi che usa per risolvere i casi, ha problemi con i suoi superiori e con il resto delle forze che lo circondano, comprese quelle che potresti immaginare.
Il successo della saga fu enorme e Montalbano, l'omaggio di Camilleri allo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, divenne un personaggio estremamente popolare. Soprattutto quando la RAI ha adattato le sue avventure al format televisivo.
Tutto questo è importante per capire e godersi 'Riccardino', un romanzo pirandelliano che gioca con quell'immaginario di popolarità e successo e la necessità di fuggire da loro. La realtà confrontata con la sua rappresentazione. La finzione che altera la realtà. Un avvincente gioco di specchi che inizia nel modo più semplice e innocente possibile: con una chiamata sbagliata.
Una chiamata sbagliata e, pochi secondi dopo, due colpi in faccia da distanza ravvicinata. Il morto: Riccardino, dipendente della Banca Regionale. Aveva organizzato un incontro con tre amici al mattino presto per fare un'escursione quando una motocicletta di grossa cilindrata si è fermata davanti a lui e il motociclista, che indossava un casco integrale, gli ha sparato due colpi alla testa. Morte istantanea. Niente da fare.
Montalbano è tranquillo. Quel morto non cadrà su di lui, ma sul dottor Totti. Ed è così "pichi", che è fino al collo in indagini contorte. Tuttavia, un'altra chiamata, questa non così sbagliata, ma ugualmente enigmatica, darà una svolta alla questione.
Non vi dirò di più. Che siate o meno lettori di Camilleri e seguaci di Montalbano, vi consiglio di leggere 'Riccardino', un romanzo diverso e controcorrente. Molto metalletterario. E un monumento all'agente Catarella, uno dei tempestosi secondari. Quando le cose vanno male, il suo ingresso in scena le rende sempre... peggiori. O è il contrario?
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Grandangolo Agrigento, 11.11.2022
Porto Empedocle, omaggio a Camilleri alla “Fiera delle associazioni – Un libro alla volta”
Dal 15 al 20 Novembre 2022 – Torre Carlo V – Porto Empedocle

Presentata questa mattina presso la sala Camilleri del Comune di Porto Empedocle la nona edizione della “Fiera delle associazioni – Un libro alla volta” che si terrà presso la Torre Carlo V dal 15 al 20 novembre prossimo organizzata dall’associazione culturale Oltre Vigata.
Nel presentare la manifestazione il Presidente dell’Associazione, Danilo Verruso, ha voluto porre l’accento sulla “grande collaborazione fornita dalla famiglia Camilleri che ha patrocinato l’evento attraverso il Fondo Andrea Camilleri che conserva a Roma le testimonianze della vita e dell’attivita’dello scrittore” mentre il Sindaco Martello ha ritenuto che “l’Evento sarà di particolare importanza e che darà lustro, ancora una volta, alla Città di Porto Empedocle e alla figura di Andrea Camilleri”.
La manifestazione è dedicata quest’anno interamente allo scrittore empedoclino e prevederà, il 19 novembre a partire dalle 18, l’emissione di un annullo filatelico realizzato dall’associazione conPoste Italiane su bozzetto del MaestroMichelangelo Lacagnina. Per l’occasione sono attesi numerosissimi appassionati collezionisti filatelici che potranno apporre l’annullo sulle cartoline realizzate per l’occasione, affrancate con il francobollo dedicato ad Andrea Camilleri.
Il programma è piuttosto ricco ed articolato.
Si parte il 15 mattina con l’inaugurazione delle mostre “I re di Girgenti” con opere di Michelangelo Lacagnina, “Memorie” a cura dell’Accademia di Belle Arti di Agrigento e “La casa di Ignazio” a cura del Liceo artistico paritario Michelangelo Merisi Caravaggio di Agrigento.
Il 16 e 17 è previsto un laboratorio didattico centrato sulle opere di Camilleri con gli alunni degli Istituti Comprensivi “Luigi Pirandello” e “Rosario Livatino” a cura di Marzia Quattrocchi e Danilo Verruso con Francesca Trupia.
Venerdi 18 mattina si terrà un workshop su “Arte design e merchandising” a cura di Michelangelo Lacagnina con Danilo Verruso.
Sabato alle 18 l’emissione dell’annullo seguita da un dibattito in ricordo di Camilleri con Giuseppe Dipasquale, regista della trasposizione teatrale di alcune opere dello scrittore, ed Enzo Alessi che di Camilleri è stato stretto collaboratore nellarealizzazione di alcuni lavori teatrali. La discussione, intervallata da momenti teatrali con Giugiu’ Gramaglia ed Annagrazia Montalbano, sarà moderata da Gabriella Omodei.
Domenica alle 18 appuntamento conclusivo, ancora condotto da Gabriella Omodei, con tema “Camilleri e la fiction”. Ospiti Angelo Russo, l’agente Catarella della serie televisiva, Leonardo Marini, sceneggiatore della serie, e Giugiu’ Gramaglia interprete di alcuni episodi.
 
 

in3minuti.it, 12.11.2022
“Fiera delle associazioni – Un libro alla volta” 15 – 20 novembre, Torre Carlo V, Porto Empedocle

L'evento, organizzato dall’associazione culturale Oltre Vigata, si terrà a Porto Empedocle, presso la Torre Carlo V dal 15 al 20 novembre.
Ascoltiamo il Sindaco di Porto Empedocle Calogero Martello, il Vicesindaco Marilù Caci e il Presidente dell'Associazione Oltre Vigata Danilo Verruso
 
 

Collegium Musicum Bari, 15.11.2022
XXVII Stagione Musicale 2022
Nuovo Teatro Abeliano
Martedì 15 novembre 2022 ore 20,30 - ore 10,30 per le scuole
Omaggio ad Andrea Camilleri
Le musiche di Franco Piersanti per Il commissario Montalbano
Letture da Il cane di terracotta, La forma dell'acqua, Riccardino, I racconti di Nenè e Racconti quotidiani di Nunzia Antonino
Collegium Musicum - Franco Piersanti direttore


 
 

Associazione Culturale Oltre Vigàta, 15-20.11.2022
Fiera delle associazioni - Un libro alla volta

 

Si terrà dal 15 al 20 novembre 2022 a Porto Empedocle la 9ª Fiera delle Associazioni Un libro alla volta, organizzata dall'Associazione Culturale Oltre Vigàta in collaborazione col Fondo Andrea Camilleri e il Comune di Porto Empedocle (e col supporto del Camilleri Fans Club).
La manifestazione sarà un omaggio ad Andrea Camilleri.


 
 

Primonumero, 15.11.2022
Ferrazzano & Guglionesi
15 anni di Loto: date anche al Teatro Fulvio, prologo della stagione. Spettacolo di Camilleri con Massimo Venturiello
Eventi da novembre a Natale per festeggiare i 3 lustri di attività del più bel piccolo teatro d'Italia, che da qualche anno collabora anche con il Fulvio di Guglionesi

Il Teatro del Loto celebra, il 25 novembre, il suo 15° compleanno con una serie di spettacoli che si terranno sia a Ferrazzano che al Teatro Fulvio di Guglionesi. Sarà – di fatto – un prologo autunnale della vera e propria stagione teatrale, per entrambi i teatri.
[...]
appuntamento il 17 dicembre con l’eclettico attore (nonché regista e doppiatore) Massimo Venturiello che reciterà in La prima indagine di Montalbano di Andrea Camilleri.
[...]
 
 

AgrigentoOggi, 15.11.2022
Al circolo Empedocleo torna il “teatro da camera”: ecco gli appuntamenti

Al via venerdì 25 novembre la sesta stagione del teatro da camera, con la direzione artistica di Mario Gaziano e Giuseppe Adamo.
L’evento teatrale si svolgerà anche quest’anno al Circolo Culturale Empedocleo, dove è stato presentato alla stampa il programma.
[…]
Venerdì 20 gennaio si entra nel mondo di Andrea Camilleri con lo spettacolo “Tampasiannu dintra casa” di e con Giugiu Gramaglia e la partecipazione di Lea Vella.
[…]
 
 

Nulla dies sine linea, 16.11.2022
Leli e Nenè: un racconto finora inedito di Camilleri

Pochi giorni fa è uscito un nuovo libro che presenta racconti di Andrea Camilleri: si tratta di “La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta”, edito da Sellerio. Il volume comprende due racconti inediti (“La prova” e “La guerra privata di Samuele, detto Leli”) e altre quattro storie già pubblicate in tempi diversi (“L’uomo è forte”, “I quattro Natali di Tridicino”, “La tripla vita di Michele Sparacino” e “La targa”).
Ancora una volta, come scrive nella premessa di copertina Salvatore Silvano Nigro, ci troviamo di fronte a “una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti”; infatti “la consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità, e il talento umoristico, consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi”.
Di particolare interesse è il secondo racconto inedito, “La guerra privata di Samuele, detto Leli”, che (come scrive ancora Nigro) tratta della “discriminazione razziale, in un ginnasio, nei confronti di uno studente ebreo che sa però come boicottare e sbeffeggiare, fino alla allegra e fracassosa rivalsa, la persecuzione quotidiana di professori istupiditi dal regime”.
Camilleri presenta qui una memoria autobiografica, risalente alla “prima ginnasio” da lui frequentata nell’anno scolastico 1937/1938; in quella classe “Nenè” (come veniva chiamato familiarmente l’autore) divenne amico di Samuele Di Porto detto “Leli”, figlio del capostazione locale.
L’amicizia fra i due ragazzini (che all’epoca avevano circa 12 anni) nacque alla metà del secondo mese di scuola, quando si presentò in classe il nuovo professore di Religione, don Angelo Ramazzo.
La descrizione del “parrino” è minuziosa quanto esilarante: «Don Ramazzo era sì un parrino, ma pariva un armuàr, tanto era àvuto e grosso. Aviva ‘na testa enormi con dù occhi a palla precisi ‘ntifichi a fanali d’automobili. La tonaca era tutta macchiata di lordie varie, dal suco di pasta al giallo d’ovo. Supra al petto portava uno sparluccicante distintivo del fascio» (p. 138). Il gigantesco prete unisce l’aspetto sporco e trasandato a un’esibizione smaccata della sua ideologia fascista.
Ben presto don Ramazzo mostra la sua avversione a Leli, che viene costretto a gridare ad alta voce, più volte, stando in piedi, la sua appartenenza alla fede ebraica.
La ripetuta umiliazione del compagno, indotto quasi alle lacrime dal “parrino”, provoca la sdegnata reazione di Nenè, che sbotta in un roboante “Basta!”. Don Ramazzo reagisce con una furente requisitoria contro gli ebrei: «Sono stati gli ebrei ad ammazzare Gesù! Questa razza maledetta ha le mani sporche del suo sangue! Loro lo hanno fatto mettere sulla croce! E ora, non contenti, tramano contro il nostro Duce! D’accordo coi massoni, congiurano contro il fascismo!» (p. 141).
Subito dopo, Leli viene isolato e al suo fianco viene collocato proprio il ribelle Nenè: «Così in un unico banco abbiamo l’ebreo e l’amico dell’ebreo». Il commento dell’autore è però quanto mai esplicito: «Potevamo non addivintari amici?».
Ma i guai per Leli non sono finiti; infatti, dopo un’iniziale assenza da scuola, torna la docente titolare di Scienze, la signorina Ersilia Zaccuto, che viene a sua volta presentata in modo grottesco: «Àvuta sì e no un metro e quarantacinco, aviva i baffi, le gammi storte e un paro d’occhiali a funno di buttiglia. S’appresentò vistuta in sahariana, e con la M di Mussolini che le abballava ‘n mezzo alle minne, che era la divisa delle fìmmine fasciste» (p. 142). Anche questa docente mostra subito un atteggiamento pesantemente razzista verso Leli, che viene schiaffato in fondo all’aula con la schiena rivolta alla classe.
Quando Nenè arriva a casa, disorientato, chiede consiglio a suo padre: «Papà, vero è che l’ebrei sunno genti tinta?» (p. 143); ma il genitore, benché di fede fascista, si limita a chiedere se Leli sia “un bravo picciotto” e, avutone conferma, sentenzia: «E allura stracatafottitinni di quello che dicino don Ramazzo e la Zarcuto!» (p. 144).
Quando, una settimana dopo, Camilleri viene allontanato dalla classe con Leli durante l’ora di Religione, protesta vibratamente col preside proclamandosi “cattolico, apostolico e romano”; intanto però i due ragazzi sono costretti a passare quell’ora in cortile, «tra l’immidia ginirali dei compagni» (p. 146).
A partire da questo “esilio” comincia a maturare la vendetta di Leli che (con astuti espedienti che qui non rivelo per non rovinare la vostra lettura) riesce a prendersi la rivincita sui due indegni insegnanti.
Basti solo segnalare qui una parentesi esilarante, che descrive l’astuta protesta che il padre di Leli attua contro la scuola, che si è rifiutata di classificare suo figlio in Scienze: l’uomo si presenta al preside “in pirfetta divisa fascista” e protesta vibratamente per la discriminazione subìta dal ragazzo, imitando atteggiamenti e movenze del Duce: «Esigo – fici l’omo con una voci pricisa ‘ntifica a quella ‘mpiriosa di Mussolini mentri il presidi ‘ncassava la testa tra le spalli – che mio figlio sia interrogato immediatamente! Non è ammissibile che nella nuova scuola creata dalla rivoluzione fascista un giovane sia…». Qui il padre di Leli viene senz’altro accontentato e può allontanarsi soddisfatto facendo il saluto romano e sbattendo i tacchi; peccato che, come Leli confesserà poi a Nenè, suo padre sia in realtà un convinto antifascista e che, per l’occasione, avesse trasformato la divisa del vicecapostazione in quella di un gerarca fascista…
Nel successivo anno scolastico, però, continuano le provocazioni della prof. Zarcuto nei confronti di Leli; il risultato è un forte ulteriore consolidamento dell’amicizia fra i due ragazzi: «Mentri la Zarcuto liggeva un papello nel quali si diciva come la razza italiana non doviva lassariri ‘nquinari da quella ebraica, la mano di Leli, squasi a circari conforto, si posò supra alla mè gamma. Allura io posai la mè mano supra alla so. Ristammo accussì fino a quanno la liggiuta dell’articolo non finì» (p. 171).
I tempi sono sempre più neri: Mussolini prepara le leggi razziali, provocando la sdegnata reazione del padre di Camilleri: «Sto grannissimo testa di m****** di Mussolini s’è lassato persuadiri dal so amiciuzzo Hitler! L’ebrei sunnu pricisi ‘ntifici a noi! Che c**** di differenza c’è?». Queste e altre “parolazze” del padre non suscitano, stavolta, alcuna protesta moralistica della mamma di Nenè, che in questo caso condivide pienamente lo sdegno del consorte.
Alla fine di novembre del 1938 Leli viene espulso dalla scuola e l’indomani si apprende che la sua famiglia è partita, non si sa per dove. L’ultimo ricordo che Nenè conserva per anni di Leli è il suo saluto dalla corriera che lo porta via: «mi salutava col vrazzo isato, agitanno la mano».
La vicenda non si chiude qui, ma non ne rivelerò la conclusione. Basterà aver colto, di questo bel racconto, il forte senso di solidarietà umana di fronte alle più eclatanti ingiustizie, l’esaltazione di un’amicizia che sfugge a tutti i biechi pregiudizi, la sarcastica polemica contro l’arroganza di un regime bieco e retrivo. Il tutto con uno stile come sempre piacevolissimo, intessuto d’ironia, con un contenuto ma evidente pathos nei momenti che lo richiedono, vivacissimo e mai pesante e noioso in nessun momento.
Così, ancora una volta, il Maestro continua a parlarci e a darci lezioni (di cui sempre più abbiamo bisogno) di apertura mentale, di dialogo, di reazione sdegnata a tutte le ingiustizie e le prevaricazioni.
Mario Pintacuda
 
 

AgrigentoNotizie, 16.11.2022
L'iniziativa / Porto Empedocle
Gli studenti rendono omaggio ad Andrea Camilleri: visita speciale alla fiera “Un libro alla volta”
I ragazzi hanno potuto visitare 3 mostre appositamente allestite. Il pubblico potrà partecipare alla manifestazione fino al 20 novembre


Alcuni studenti che hanno visitato la fiera

La nona edizione della fiera della “Fiera delle associazioni - Un libro alla volta” ha ospitate anche gli alunni di alcune scuole alla torre Carlo V di Porto Empedocle. Una manifestazione, inaugurata il 15 novembre e che proseguirà fino al 20, che rende omaggio al maestro Andrea Camilleri, a cura dell’associazione culturale “Oltre Vigata”.
Il sindaco Calogero Martello ha tagliato il nastro e i ragazzi hanno potuto visitare le mostre “I re di Girgenti” con opere di Michelangelo Lacagnina, “Memorie” a cura dell’Accademia di belle arti di Agrigento e “La casa di Ignazio” a cura del liceo artistico paritario “Michelangelo Merisi Caravaggio” di Agrigento.
I visitatori sono stati guidati nella visita dal presidente di “Oltre Vigata” Danilo Verruso, dallo stesso Michelangelo Lacagnina e dagli alunni delle scuole coinvolte.
Come ricordato negli interventi introduttivi del presidente Danilo Verruso, del sindaco Calogero Martello e del deputato nazionale ed ex sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina, la manifestazione, dedicata interamente al ricordo di Andrea Camilleri, segna la forte ripresa dopo lo stop forzato dal Covid e sigilla la vicinanza di “Oltre Vigata” con la famiglia Camilleri, coinvolta nell’organizzazione tramite il Fondo recentemente inaugurato a Roma.
La fiera prevede in particolare, il 19 novembre a partire dalle 18, l’emissione di un annullo filatelico realizzato dall’associazione con Poste Italiane su bozzetto del maestro Michelangelo Lacagnina. Per l’occasione sono attesi numerosissimi appassionati collezionisti filatelici che potranno apporre l’annullo sulle cartoline realizzate per l’occasione, affrancate con il francobollo dedicato ad Andrea Camilleri.
Il 16 e 17 è previsto un laboratorio didattico centrato sulle opere di Camilleri con gli alunni degli Istituti Comprensivi “Luigi Pirandello” e “Rosario Livatino” a cura di Marzia Quattrocchi e Danilo Verruso con Francesca Trupia.
Venerdi 18 mattina si terrà un workshop su “Arte design e merchandising” a cura di Michelangelo Lacagnina con Danilo Verruso.
Sabato alle 18 l’emissione dell’annullo seguita da un dibattito in ricordo di Camilleri con Giuseppe Dipasquale, regista della trasposizione teatrale di alcune opere dello scrittore, ed Enzo Alessi che di Camilleri è stato stretto collaboratore nella realizzazione di alcuni lavori teatrali. La discussione, intervallata da momenti teatrali con Giugiu’ Gramaglia ed Annagrazia Montalbano, sarà moderata da Gabriella Omodei.
Domenica alle 18 appuntamento conclusivo, ancora condotto da Gabriella Omodei, con tema “Camilleri e la fiction”. Ospiti Angelo Russo, l’agente Catarella della serie televisiva, Leonardo Marini, sceneggiatore della serie, e Giugiu’ Gramaglia interprete di alcuni episodi.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 17.11.2022
Esce il libro postumo di Camilleri con due inediti: "Ormai è un classico"
Sellerio pubblica "La guerra privata di Samuele"

Più che racconti, quelli che danno forma al volume "La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta" (Sellerio, 266 pagine, 15 euro) sono micro-romanzi, sapidi e irresistibili romanzi bonsai. Parola di Salvatore Silvano Nigro, che anche in questo caso ha firmato la bandella di copertina della "nuova" raccolta di Andrea Camilleri, da poco approdata in libreria. L'opera in questione allinea due testi assolutamente inediti, ossia "La prova" e "La guerra privata di Samuele", e altri pubblicati dallo scrittore empedoclino in tempi diversi, tra il 2009 e il 2015. Ma ne viene fuori davvero uno zampillare di storie e vicende tutte quante caratterizzate dalla possibilità dell'intreccio multiplo.
"Si tratta di un piccolo miracolo letterario - spiega Silvano Nigro - Camilleri ha dato forma a trame quasi combinatorie, a racconti che in realtà sono delle tracce di possibili romanzi. A leggerli si ha l'impressione di trovarsi di fronte a fotogrammi con la pellicola intera, non saprei come altro dire". A cominciare dal racconto che apre il volume, "La prova", una vera e propria commedia degli equivoci e dei tradimenti. È, questo, il Camilleri "sornionamente malizioso", come lo definisce Nigro, che si diverte a fare del sesso un'irresistibile macchina narrativa, una sorta di straniante propulsore di casi bizzarri, sospesi tra il grottesco e il caricaturale. In questo caso a orchestrare una sorta di "beffa" alla Boccaccio troviamo tale Nenè, il quale prova a indurre l'amico Lollo a farsi valere tra le mura di un bordello per giusta causa, ossia al fine di non perdere l'amata Assuntina, che sulla prestanza del fidanzato ha le sue allarmanti remore: il sospetto infatti è "che Lollo non funziona giusto". Mentre Nenè, è il caso di dire, pare che funzioni a meraviglia.
Ma se passiamo all'altro racconto inedito la temperie cambia, la farsa lascia spazio alla satira amara e impietosa, che si fa beffa del regime e dei suoi ridicoli accoliti, in questo caso interpretati da professori bigotti e lobotomizzati dalla propaganda. È il caso di Samuele Di Porto, ebreo, al centro del racconto più struggente e più acuminato, una sorta di romanzo di formazione in sedicesimi, storia di un'amicizia che nasce tra i banchi di scuola. Laddove uno come don Ramazzo ce l'ha a morte con gli ebrei non solo perché hanno ammazzato Gesù Cristo, ma anche perché tramano contro il Duce. Per non dire della signorina Ersilia Zarcuto, la quale in classe si presenta "vistuta in sahariana, e con la M di Mussolini che le abballava 'n mezzo alle minne". La Zarcuto fa sedere Samuele l'ebreo in fondo alla classe, con la faccia al muro e lo schienale rivolto verso di lei. Nenè si sente di solidarizzare immediatamente col malcapitato e chiede spiegazioni al padre, rigorosamente fascista, che però gli spiega che "ci stanno ebrei boni ed ebrei tinti".
A questa storia si lega quella dedicata al falso eroe patriottico, laddove l'autore mette in scena la "stolidità ilarotragica del fascismo" (già al centro di due romanzi come "La presa di Macallè" e "Il nipote del Negus") per dirla ancora con Nigro: si fa presto, infatti, a intitolare la via di un paese fascistissimo a Manueli Persico. Non ci vuol tanto del resto per scoprire che si sa poco e male del fascista presunto eccellente. Dalle macerie del suo passato emergono, infatti, particolari imbarazzanti che inquinano la fama del repubblichino: "Ma come minchia lo possiamo definiri a 'sto c... di Manueli Persico?", sbotta, fuori di sé, il Podestà. Ne viene fuori, in un clima di tragica ilarità, la sagoma di un Ser Ciappelletto in camicia nera. C'è poi la storia tremenda di Tano, al centro del racconto dal titolo "L'uomo è forte" (un omaggio a Corrado Alvaro?): a torreggiare è la vita da cane di un poveruomo, che si concretizza nel pirandelliano gesto finale (il Pirandello del "mal di luna"): "C'è luna piena, fa 'na luci che pare jorno. E allura vidi a so marito, 'n mezzo allo spiazzo, mittuto a quattro zampi, che abbaia alla luna. Come un cani". "Sfogati, marito mè, sfogati" è il pensiero tetro della moglie.
"I quattro Natali di Tridicino" è di certo il racconto più sorprendente, scritto da Camilleri con un occhio guardando a Verga e con uno rivolto a Manzoni, come precisa Silvano Nigro: "Quando descrive la dragunara e fa cenno al mare che si ferma e all'acqua sempre più immobile - racconta il critico - Camilleri non fa che riferirsi al lago di Como nell'addio ai monti manzoniano. Aveva una prodigiosa memoria letteraria, riusciva a dare del tu ai grandi classici, che sovente innestava con leggerezza e sapienza nelle sue pagine".
Ma la tramatura è fortemente verghiana: "La vita è come la risacca: un jorno porta a riva un filo d'alga e il jorno appresso se lo ripiglia".
A proposito di classici, l'autore de "Il re di Girgenti" è destinato a posizionarsi in mezzo a loro? "Camilleri oramai è un classico - sentenzia Nigro - la sua è una voce inconfondibile. Sta per uscire, oltretutto, il terzo volume dei Meridiani Mondadori e, grazie all'Archivio, potremo consultare chissà quante carte. Adesso, dunque, potrà veramente cominciare lo studio di questo grande scrittore che è riuscito a portare il suo gioco linguistico a risultati notevolissimi".
Salvatore Ferlita
 
 

il Titolo, 17.11.2022
Serata Andrea Camilleri a Senigallia
Un omaggio al grande scrittore per il Festival del noir e del giallo civile.

Ventimilarighesottoimari inGiallo, l’ormai storico appuntamento per gli appassionati del noir e del giallo civile organizzato dal Comune di Senigallia in collaborazione con la Fondazione Rosellini per la letteratura popolare, quest’anno si concluderà il 2 dicembre 2022 al Teatro la Fenice di Senigallia con una serata speciale: un omaggio al grande scrittore siciliano Andrea Camilleri ad oltre tre anni dalla scomparsa.
L’evento è organizzato in collaborazione con il Fondo Andrea Camilleri, aperto recentemente a Roma, che conserva la documentazione prodotta dallo scrittore nel corso della sua lunga e multiforme attività di regista teatrale, radiofonico e televisivo, autore, sceneggiatore, intellettuale e figura pubblica di grande impegno civile.
Nel corso della serata, alcuni suoi amici e uomini di cultura racconteranno i vari aspetti della personalità di Andrea Camilleri a cominciare dalle sue grandi passioni per la letteratura, il teatro e la televisione.
Lo scrittore, giornalista e conduttore radiofonico Luca Crovi presenterà in anteprima nel corso della serata il suo ultimo libro: copiare/reinventare. Andrea Camilleri falsario, dedicato agli aspetti dell’arte affabulatoria del narratore e drammaturgo siciliano. Dal pamphlet di Crovi emerge il ritratto di un Camilleri nobilmente falsario, di un autore cioè che ha spesso giocato sulla sua capacità di reiventare modelli di altri, facendoli diventare suoi, sul suo talento nell’attribuire a personaggi veri, scritti del tutto falsi imitando alla perfezione i loro stili.
L’attore Mariano Rigillo parlerà invece del Camilleri regista teatrale. Allievo di Orazio Costa, negli anni Cinquanta presso l’Accademia d’Arte Drammatica, ha diretto in quegli anni opere teatrali con giovani attori dell’Accademia destinati a futuri successi come Mariano Rigillo, Ugo Pagliai, Enrico Maria Salerno, Roberto Herlitzka e molti altri.
Al produttore Carlo Degli Esposti, fondatore della Palomar, società di produzioni televisive e cinematografiche di maggior successo nel panorama nazionale ed internazionale, verrà affidato il compito di raccontare i segreti della fiction televisiva dedicata al Commissario Montalbano interpretata da Luca Zingaretti che dal 1999, anno della messa in onda del primo episodio il ladro di merendine, è diventata la più acclamata e fortunata serie della storia della televisione italiana. Una fiction diffusa in oltre 60 paesi che continua ancora oggi a registrare ascolti record.
In questa serata omaggio non poteva mancare Antonio Sellerio, erede della casa editrice fondata a Palermo nel 1969 da Elvira ed Enzo Sellerio che ha pubblicato tutti i libri di Andrea Camilleri.
La serata Camilleri sarà condotta da Carlo Romeo, giornalista ed amico personale dell’autore al quale ha dedicato alcune interessanti interviste.
Per informazioni ed approfondimenti http://www.ventimilarighesottoimari.it/
 
 

Italiani, 17.11.2022
In breve
La guerra privata di Samuele di Andrea Camilleri
La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta
Andrea Camilleri
Racconti (sei, due inediti)
Sellerio Palermo
2022 (prima edizione in raccolta)
Pag. 267 euro 15

Vigàta. Secolo scorso. Siamo a primavera 1942, Nenè Scozzari abita a Vigàta e fa il liceo a Montelusa. Considerata la guerra in corso si trasferisce nel capoluogo, la compagna di terza Gina gli fa sangue, è reciproco, fa le prime “provate” esperienze sessuali; sono tempi di pericoli e rifugi, niente esami di maturità e trasferimenti forzati; se ne farà una ragione, scoprirà l’abbandono, consolandosi.
Ecco il primo (“La prova”, inedito) dei sei racconti di Andrea Camilleri (1925-2019) ambientati nell’inventata cittadina natale in provincia di Montelusa, ispirata (non vagamente) a Porto Empedocle (Agrigento). Vengono raccolti per la prima volta con il titolo “La guerra privata di Samuele”, titolo pure del quarto, il secondo inedito. Gli altri quattro sono storie pubblicate in tempi diversi su quotidiani o antologie fra il 2008 e il 2016. Come sempre, delitti e casi umani si intrecciano, con inquadrature brevi impastate dalla nota (ignota) bella lingua inventata dall’autore.
Valerio Calzolaio
 
 

Corriere di Ragusa, 17.11.2022
In breve
“La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta”: il libro postumo del compianto Andrea Camilleri, il “papà” di Montalbano

Due racconti inediti di Andrea Camilleri e altre storie pubblicate in tempi diversi formano il libro ‘La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta’. E’ il libro postumo dello scrittore empedoclino edito d Sellerio. Sono sei racconti perfetti e compiuti tanto da costituire quasi un romanzo. La raccolta si apre con l’inedito ‘La prova’, una “commedia” di equivoci e tradimenti e si chiude con ‘I quattro Natali di Tridicino” che era già uscito in ‘Storie di Natale’ nel 2016. L’altro inedito è ‘La guerra privata di Samuele, detto Leli’ che racconta la discriminazione razziale in un ginnasio dove uno studente ebreo sa però come fronteggiare i professori istupiditi dal regime. Le altre storie sono ‘L’uomo è forte’ , ‘La tripla vita di Michele Sparacino’ dove i temi sono tla vita da cane di un pover’uomo, l’impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione e le vite fasulle cucite addosso a Sparacino sempre “scangiato per un altro”. Scrive nella presentazione Salvatore Nigro: “Una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, è questo libro di racconti. La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità, e il talento umoristico, consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi, come nel racconto I quattro Natali di Tridicino”. Ci sarebbe materiale per pensare ad una nuova serie tv a prescindere dal commissario Montalbano e non è improbabile che gli inediti possano stimolare qualche regista legato al fascino della scrittura di Andrea Camilleri.
Duccio Gennaro
 
 

Grandangolo Agrigento, 18.11.2022
Porto Empedocle, annullo filatelico “Un libro alla volta omaggio a Camilleri”
Poste italiane attiverà un servizio filatelico temporaneo con bollo speciale dedicato al maestro Camilleri

In occasione della nona edizione della fiera delle associazioni “Un libro alla volta” in programma a Porto Empedocle, il 19 novembre Poste Italiane attiverà un servizio filatelico temporaneo con bollo speciale con la dicitura “IX FIERA DELLE ASSOCIAZIONI ‘UN LIBRO ALLA VOLTA’ OMAGGIO AL MAESTRO CAMILLERI – 19.11.2022” richiesto dall’associazione culturale “Oltre Vigata”.
Dalle ore 15.00 alle 20.00 sarà possibile timbrare con il bollo speciale le corrispondenze presentate presso la postazione di Poste Italiane allestita presso la torre Carlo V, in via Molo a Porto Empedocle.
Eventuali commissioni filateliche potranno essere inoltrate a: Poste Italiane / Filiale di Agrigento.
Per qualsiasi informazione o curiosità sugli annulli e sul tutto il mondo della filatelia è possibile visitare il sito https://filatelia.poste.it/index.html.
 
 

il Napolista, 19.11.2022
“La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigata”, i racconti postumi di Andrea Camilleri
Il flusso narrativo dello scrittore scomparso nel 2019 riprende grazie a due racconti inediti e ad altri pubblicati su settimanali e quotidiani

Quando muore uno scrittore di successo di lettura popolare come Andrea Camilleri ci sembra che si interrompa non solo una vita ma anche un flusso narrativo di racconto. È per questo che la notizia della pubblicazione del libro di racconti “La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigata (pagg. 272, euro 15)” ci ha dato molta gioia di potere – quel flusso narrativo – riprendere.
Due racconti “La prova” e “La guerra privata di Samuele, detto Leli” sono inediti, mentre gli altri – “L’uomo è forte”; “I quattro Natali di Tridicino”, “La tripla vita di Michele Sparacino”, e “La targa” – sono comparsi d’occasione in altri quotidiani e settimanali, anche di settore.
Mentre leggiamo il primo “La prova” che è un laico ed esilarante racconto sui costumi sessuali e sociali degli italiani ci interroghiamo sul perché Camilleri ci piaccia tanto: a noi che quello che piace agli altri non ci faccia sempre sangue. Oltre al discorso sulla lingua che ha risuscitato l’alfabeto pirandelliano ridando dignità al dialetto di Girgenti, la ragione risiede nel dato che il Maistra Camilleri non ha mai tralasciato la vita di tutti noi: quel quotidiano che viene invece adulterato in TV con quelle cronache in diretta che lo consegnano ad una fiction narcisistica ed autoreferenziale. Partendo invece da notizie di cronaca, da ricordi personali o da cronachette storiche sciasciane, Camilleri ha riempito di contenuti utili il suo dettato narrativo.
Un esempio è dato anche dal racconto “L’uomo è forte” che narra della crisi industriale in una fabbrica di mattonelle: chi scrive più di lavoro operaio al giorno d’oggi? Autori come Volponi sono considerati residuati letterati bellici: in verità anche i TG dedicano poco spazio a quella che è una vera e propria deindustrializzazione che il nostro Paese subisce da decenni. L’unica mortificante cantilena funebre è la conta dei morti su un lavoro che non c’è: direbbe Mughini, in una Nazione ferma a trent’anni fa come produttività e che quindi ha salari da fame ed un’evasione vergognosa. Camilleri invece sa entrare nei pensieri delle persone che vivono questo quotidie confuso e fa riflettere.
Degno erede di Leonardo Sciascia – di cui domani ricorrono i 33 anni dalla morte – e che “credeva che il letterato dovesse osservare prima di scrivere e capire prima di agire”.
Vincenzo Aiello
 
 

César Miguel Rondón, 19.11.2022
Riccardino – Andrea Camilleri
Cliccare per l'audio
 
 

La Repubblica - Robinson, 19.11.2022
Le classifiche e i consigli di Robinson
Brivido. Carrisi il re del thriller subito in vetta.
"La casa delle luci" dello scrittore di noir balza al primo posto scalzando i ricettari di Benedetta Rossi e Carlotta Perego così come i consigli casalinghi di Dario Bressanini. Davanti al quale si piazza il nuovo romantico Pif. Chi sale e chi scende

Classifiche all’insegna della volatilità: ogni settimana non solo cambia il numero uno, ma arriva anche una bella pattuglia di new entry che spariglia tutti i giochi.
[…]
Uno dei quali ci fa particolarmente piacere: la raccolta di racconti di Vigàta di Andrea Camilleri, un paio dei quali inediti, a cui abbiamo recentemente dedicato una nostra copertina.
[…]
Claudia Morgoglione
 
 

La Stampa - Tuttolibri, 19.11.2022
Recensione
Gabriella Genisi: «Camilleri mi ha insegnato che non c’è niente come un omicidio per raccontare il Sud
La cucina e le Louboutin, Bari e Montalbano, la scrittrice pugliese racconta di sé e della nuova missione di Lolita Lobosco: scagionare la sorella da una pesante accusa
Raffaella Silipo
 
 

Casa del Manzoni, 20.11.2022
Bookcity
Camilleri e tutti i colori del giallo siciliano
Ore 18:00 - Incontro con Con Mauro Novelli, Antonio Franchini e Antonio D’Orrico

Nel terzo [non secondo, NdCFC] volume dell'opera omnia di Andrea Camilleri, si propone al lettore una scelta di sei romanzi come altrettante "vasriazioni sul giallo", nonché alcuni dei suoio racconti più significativi, compresi quelli che raccontano le prime indagini del giovane Montalbano. Un appassionante viaggio nel mondo reale e letterario di un autore che, fino all'ultimo giorno, volle testimoniare i più alti valori del vivere civile. Continuando a incantare i suoi infiniti lettori.
L'incontro sarà trasmesso anche in diretta streaming.
 
 

Il Circolo dei Lettori di Milano, 20.11.2022
Camilleri e tutti i colori del giallo siciliano


 
 

Comunicalo, 21.11.2022
Porto Empedocle, successo per la fiera ”Un libro alla volta” dedicata ad Andrea Camilleri

”Chiusura col botto e bilancio assolutamente lusinghiero per la nona edizione della “Fiera delle Associazioni – Un libro alla volta”. Il sipario è calato al termine di un affollatissimo incontro dedicato alla fiction “Il Commissario Montalbano” con ospiti Angelo Russo, interprete dell’agente Catarella, Leonardo Marini, sceneggiatore della serie, e Giugiù Gramaglia interprete di alcuni episodi, condotto da Gabriella Omodei. L’intera manifestazione – si legge in una nota degli organizzatori – è stata dedicata quest’anno al ricordo dello scrittore empedoclino ed è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Porto Empedocle e con la piena collaborazione della Famiglia Camilleri e del Fondo inaugurato pochi mesi fa a Roma. Ancora una volta la Torre Carlo V è stata invasa pacificamente dal pubblico accorso numerosissimo all’emissione dell’annullo filatelico realizzato dall’associazione con Poste Italiane su bozzetto del Maestro Michelangelo Lacagnina: diverse centinaia infatti sono stati gli appassionati collezionisti filatelici che hanno potuto apporre l’annullo sulle cartoline realizzate per l’occasione, affrancate con il francobollo dedicato ad Andrea Camilleri.
Tra i momenti salienti il ricordo dello scrittore da parte del regista ex allievo Giuseppe Dipasquale ed il commovente e commosso racconto di Enzo Alessi sul grandissimo impulso dato da Camilleri negli anni ruggenti della crescita del teatro amatoriale in provincia. Puntualizza il Presidente di Oltre Vigata Danilo Verruso “dopo anni in cui il Covid aveva bloccato ogni iniziativa questa manifestazione rappresenta una autentica ripartenza per Porto Empedocle e la conferma di una vivacità culturale che deve essere supportata dalle istituzioni per non disperdersi”. Dal 15 al 20 tantissimi anche i visitatori delle mostre “I Re di Girgenti” con opere di Michelangelo Lacagnina, “Memorie” a cura dell’Accademia di Belle Arti di Agrigento e “La casa di Ignazio” a cura del Liceo artistico paritario Michelangelo Merisi Caravaggio di Agrigento. Particolarmente apprezzati i laboratori didattici del 16 e del 17 centrati sulle opere di Camilleri con gli alunni degli Istituti Comprensivi “Luigi Pirandello” e “Rosario Livatino” a cura di Marzia Quattrocchi e Danilo Verruso con Francesca Trupia. Ricchissimo di spunti il workshop su “Arte design e merchandising” a cura di Michelangelo Lacagnina con Danilo Verruso. Non sono mancati momenti teatrali con Giugiu’ Gramaglia, Annagrazia Montalbano ed i Diapason. A suggellare una settimana intensissima il taglio della torta per festeggiare la chiusura della manifestazione ed il dodicesimo anno di vita dell’Associazione Culturale Oltre Vigata”.
 
 

AgrigentoNotizie, 21.11.2022
L’iniziativa / Porto Empedocle
Oltre Vigata, bilancio positivo per la nona edizione nel nome di Camilleri
Tra i momenti salienti il ricordo dello scrittore da parte del regista ex allievo Giuseppe Dipasquale



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Bilancio assolutamente lusinghiero per la nona edizione della “Fiera delle Associazioni – Un libro alla volta” svoltosi in questi giorni a Porto Empedocle.
Il sipario è calato al termine di un affollatissimo incontro dedicato alla fiction “Il Commissario Montalbano” con ospiti Angelo Russo, interprete dell’agente Catarella, Leonardo Marini, sceneggiatore della serie, e Giugiù Gramaglia interprete di alcuni episodi.
L’intera manifestazione è stata dedicata quest’anno al ricordo dello scrittore empedoclino ed è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Porto Empedocle e con la collaborazione della famiglia Camilleri e del Fondo inaugurato pochi mesi fa a Roma.
Tutto è stato ospitato dalla Torre Carlo V, con un numerosissimo pubblico che ha partecipato all'iniziativa che ha visto, tra le altre cose, l’emissione di un annullo filatelico realizzato dall’associazione con Poste Italiane su bozzetto del maestro Michelangelo Lacagnina.
Tra i momenti salienti il ricordo dello scrittore da parte del regista ex allievo Giuseppe Dipasquale ed il commovente e commosso racconto di Enzo Alessi sul grandissimo impulso dato da Camilleri negli anni ruggenti della crescita del teatro amatoriale in provincia.
 
 

Biblioteche di Roma, 22.11.2022
Camilleri. Altre storie di Montalbano 2003 - 2019
22 novembre 2022 ore 18:00
Biblioteca Casa delle Letterature
Presentazione del libro Altre storie di Montalbano 2003 - 2019 di Andrea Camilleri, edito ne «I Meridiani» a cura di Mauro Novelli, Mondadori, 2022
Interviene il curatore, Patrizia Severi e Marino Sinibaldi

Si completa con questo volume l'offerta delle opere di Camilleri nei Meridiani. La scelta dei testi, che procede a partire dal precedente volume delle Storie di Montalbano, copre un arco temporale durante il quale sono usciti oltre venti romanzi e diversi racconti dedicati al commissario più celebre d'Italia. La postura intellettuale ed etica del suo autore, da sempre politicamente impegnato e fino all'ultimo intento a testimoniare i più alti valori del vivere civile, ha certamente contribuito al successo editoriale di questi libri, insieme alle trasposizioni televisive con protagonista Zingaretti. Anche per questo volume la curatela è stata affidata a Mauro Novelli, che propone al lettore una scelta di sei romanzi come altrettante "variazioni sul giallo", da Il giro di boa a Riccardino, e una selezione dei racconti più significativi pubblicati in volumi o antologie, compresi quelli che raccontano le prime indagini del giovane Montalbano. Antonio Franchini, già estensore della Cronologia per il primo volume, ha messo mano alla biografia dell'autore aggiornandola e rivedendola alla luce dei nuovi documenti emersi dall'archivio Camilleri.
Andrea Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, 1925 - Roma 2019), dopo l'esordio nel 1978 con Il corso delle cose, ha pubblicato decine di romanzi, racconti e saggi; è il padre dell'amatissimo commissario Montalbano.
Appuntamento martedì 22 novembre ore 18 presso la Casa delle Letterature con Altre storie di Montalbano 2003 - 2019 di Andrea Camilleri, edito ne «I Meridiani» a cura di Mauro Novelli, Mondadori, 2022 il curatore, Patrizia Severi e Marino Sinibaldi.
L'incontro è realizzato in collaborazione con la libreria Altroquando - Otherwise
Ingresso libero fino a esaurimento posti
 
 

Associazione Culturale "Oltre Vigata", 22.11.2022

Solo adesso trovo il tempo per raccogliere le idee e scrivere poche righe ed esprimere tutta la mia gioia nell’aver portato in porto la 9^ Fiera delle associazioni “Un libro alla volta”, quest’anno dedicata al ricordo del Maestro Camilleri.
I complimenti e gli attestati di stima sono davvero tanti, ci emozionano e ci rendono consapevoli di aver fatto qualcosa di davvero importante per il paese ma che non avremmo mai potuto realizzare da soli.
Grazie al Comune di Porto Empedocle nelle persone del Sindaco Calogero Martello, del Vicesindaco Marilù Caci, della Presidenza del Consiglio nella persona del Vicepresidente Salvatore Agró e del Gabinetto del Sindaco e dei suoi impiegati e operai.
Grazie ai neo Deputati Ida Carmina e Giovanna Iacono, e al Commissario di Polizia Chiara Sciarabba per la loro presenza.
Grazie agli I.C.S. L. Pirandello e R. Livatino, al Liceo Artistico Michelangelo Merisi Caravaggio di Agrigento e all’Accademia di belle Arti di Agrigento e ai suoi studenti.
Grazie agli ospiti! Enzo Alessi, Giuseppe Dipasquale, Angelo Russo, Leonardo Marini e Giugiù Gramaglia.
Grazie ad Annagrazia Montalbano, ai Diapason, alla moderatrice Gabriella Omodei e agli amici Francesco Novara e Giada Attanasio per alcuni suggerimenti.
Grazie all’Archeoclub I Luoghi di Empedocle, All’Agesci, all’AEOP, la Pro Loco di Porto Empedocle, la ditta Cosmos di Gaetano Forte per averci donato l’albero d’Ulivo, La pizzeria Ginestra e la pizzeria La Lanterna per l’ottimo e abbondante buffet, grazie alla sig.ra Vigilante per aver realizzato le bellissime maioliche e a Mimmo Petrella per la grande professionalità in fase di regia e l’amplificazione.
Grazie al Maestro Michelangelo Lacagnina per aver impreziosito la manifestazione con la sua mostra e il suo bozzetto dell’Annullo e grazie a Vito Cacciatore per averci assistito nell’espletamento della parte burocratica.
Grazie alla casa editrice Sellerio, a Filippo Lupo, u Presidenti del Camilleri Fans Club e alla stampa che ha raccontato l’evento.
Dulcis in fundo il grazie più sentito ai miei soci e amici, persone perbene motivati da un vero amore per il paese e alla famiglia Camilleri, Andreina, Mariolina, Guido, Alessandra e Arianna presenti per tutta la durata delle due serate.
Questa manifestazione dimostra che La qualità paga sempre. Oltre Vigata c’è! Il Fondo Camilleri c’è! …e soprattutto ci sono gli empedoclini che hanno riempito la Torre Carlo V come non si era mai visto. Grazie di cuore a tutti e spero di non aver dimenticato nessuno! Ci rivedremo alla decima edizione!
Danilo Verruso
 
 

Las lecturas de Guillermo, 22.11.2022
«El libro póstumo de Andrea Camilleri, que finaliza la serie sobre el comisario Salvo Montalbano.»
«Riccardino (Comisario Montalbano 33)», de Andrea Camilleri
“Esta es la última novela protagonizada por el comisario Montalbano. La empecé el 1 de julio de 2004 y la he terminado el 30 de agosto de 2005. No voy a escribir ninguna más. Me da pena, pero a los ochenta años es inevitable poner fin a muchas cosas, demasiadas”.
“Escribí lo anterior hace casi doce años. En noviembre de 2016. con noventa y un años cumplidos, sorprendido de seguir vivo y con ganas de escribir, me ha parecido que sería buena idea «retocar» Riccardino.
Es evidente que el título de esta novela es una anomalía con respecto a todos los demás de la serie —ninguna de sus novelas tiene por título una sola palabra—. En realidad, Riccardino era algo provisional que me prometí cambiar cuando llegara el momento de la publicación, pero a estas alturas prefiero que se quede como título definitivo, ya que con el tiempo le he cogido cariño.
[De la nota del autor al final del libro]

Riccardino es una novela escrita por Andrea Camilleri en 2005 , reelaborada en 2016 y, por deseo del autor —tal como hizo Agatha Christie para las novelas póstumas de «Un crimen dormido» de Miss Marple y «Telón» de Hércules Poirot—, publicada póstumamente el 16 de julio de 2020 por la editorial Sellerio de Palermo . Es la última novela de la serie dedicada a la investigación del inspector Montalbano.
Inicialmente, Camilleri había decidido, en la secuencia de novelas dedicadas al comisario, que quería hacer envejecer al protagonista hasta su final natural para deshacerse de un personaje que se había vuelto demasiado intrusivo en su imaginación. Pero, teniendo en cuenta que sus dos amigos escritores policiacos, Jean-Claude Izzo y Manuel Vázquez Montalbán, que tenían las mismas intenciones que el escritor siciliano, acabaron muriendo antes que sus personajes, según él «se le ocurrió otra idea encontrando en cierto sentido la solución: la publicación póstuma de la última novela en la que, sin embargo, sigue viviendo Montalbano”.
En esta, su última investigación, el inspector Montalbano, que por fin ha conseguido conciliar el sueño tras una noche agitada, es despertado bruscamente por el sonido del teléfono, tras el cual habla una voz juvenil que se presenta como Riccardino y le concerta una cita en el bar Aurora. Todavía conmocionado por el sueño perdido, Montalbano se pregunta quién es ese Riccardino desconocido (según él, alguien que se ha equivocado de número) y trata de volver a dormirse. Lo despierta, esta vez de verdade, la habitual llamada telefónica de Catarella quien, en su clásico estilo confuso, anuncia que le han disparado a un hombre y que Fazio lo estaba buscando. Montalbano en esa época esta pasando un período oscuro: ‘los años comenzaban a pesarle’, ya no sentía ‘el placer indescriptible de la caza solitaria‘. en fin, ya no quería investigar porque ‘estaba harto de gente codiciosa charlando con cretinos‘. Al no dar instrucciones a su ayudante Mimì Augello para que lleve a cabo la nueva investigación, Montalbano marcha a regañadientes al lugar del asesinato y descubre que el muerto es Riccardino, asesinado a tiros en presencia de sus tres amigos que lo esperaban. Para superar la falta de voluntad del comisario para ocuparse de la investigación, incluso interviene el obispo de Montelusa que, en nombre de uno de los amigos de Riccardino, a saber, su sobrino Alfonso Licausi, presiona, involucrando también a figuras políticas para que Montalbano se ocupe del caso.
Mientras tanto, la investigación se complica cada vez más y el comisario aparece tan confuso y deslucido hasta el punto de que el propio Autor interviene en la novela para ayudar a su personaje hablando con él sobre cambios en la trama y proponiendo soluciones y, finalmente, en el debate participará también el Montalbano de la serie de televisión. Al final habrá una conclusión pero con la preponderancia escénica del Autor que está a punto de abandonar el escenario de Vigata y las novelas del inspector Montalbano.
Las últimas página de la novela son sencillamente geniales.
El libro:
Riccardino (título original: Riccardino, 2005, 2016, 2020) ha sido publicado por Ediciones Salamandra en su Colección Salamandra Narrativa. Traducción de Carlos Mayor Ortega. Encuadernado en rústica con solapas, tiene 252 páginas.
Como complemento pongo un vídeo titulado El último caso de Montalbano que indaga en las claves del éxito de la serie de 33 libros que convirtieron a Andrea Camilleri en el escritor más popular de Italia en el cambio de milenio. El documental cuenta con subtítulos en español.



"Il libro postumo di Andrea Camilleri, che chiude la collana sul curatore Salvo Montalbano."
«Riccardino (Commissario Montalbano 33)», di Andrea Camilleri
“Questo è l'ultimo romanzo con protagonista il Commissario Montalbano. L'ho iniziato il 1 luglio 2004 e l'ho terminato il 30 agosto 2005. Non scriverò più. Mi rattrista, ma a ottant'anni è inevitabile mettere fine a tante cose, troppe”.
“Ho scritto quanto sopra quasi dodici anni fa. A novembre 2016, all'età di novantuno anni, sorpreso di essere ancora vivo e di voler scrivere, mi è sembrato che sarebbe stata una buona idea “ritoccare” Riccardino.
È chiaro che il titolo di questo romanzo è un'anomalia rispetto a tutti gli altri della serie: nessuno dei suoi romanzi ha un titolo con una sola parola. In realtà Riccardino era qualcosa di provvisorio che mi sono ripromesso di cambiare al momento della pubblicazione, ma a questo punto preferisco che rimanga come titolo definitivo, visto che nel tempo mi sono affezionato.
[Dalla nota dell'autore alla fine del libro]

Riccardino è un romanzo scritto da Andrea Camilleri nel 2005, rielaborato nel 2016 e, per volontà dell'autore —come ha fatto Agatha Christie per i romanzi postumi di "A Sleeping Crime" di Miss Marple e "Curtain" di Hercule Poirot—, pubblicato postumo. il 16 luglio 2020 dall'editore Sellerio de Palermo. È l'ultimo romanzo della serie dedicata alle indagini del commissario Montalbano.
Camilleri aveva inizialmente deciso, nella sequenza di romanzi dedicata al commissario, di voler invecchiare il protagonista fino alla sua fine naturale per liberarsi di un personaggio che era diventato troppo invadente nella sua immaginazione. Ma, tenendo conto che i suoi due amici giallisti, Jean-Claude Izzo e Manuel Vázquez Montalbán, che avevano le stesse intenzioni dello scrittore siciliano, finirono per morire prima dei loro personaggi, secondo lui «gli venne un'altra idea trovando in in un certo senso la soluzione: la pubblicazione postuma dell'ultimo romanzo in cui però Montalbano continua a vivere».
In questa sua ultima indagine, il commissario Montalbano, che è finalmente riuscito ad addormentarsi dopo una notte frenetica, viene bruscamente svegliato dal suono del telefono, dopodiché parla una voce giovanile, presentandosi come Riccardino e fissandogli un appuntamento. al bar Aurora. Ancora scosso dal sonno perduto, Montalbano si chiede chi sia questo sconosciuto Riccardino (secondo lui uno che ha sbagliato numero) e cerca di riaddormentarsi. Viene svegliato, questa volta per davvero, dalla solita telefonata di Catarella che, nel suo classico stile confuso, annuncia che è stato sparato a un uomo e che Fazio lo stava cercando. Montalbano in quel momento sta attraversando un periodo buio: 'gli anni cominciarono a pesargli addosso', non sentiva più 'l'indescrivibile piacere della caccia solitaria'. comunque, non voleva più indagare perché "era stufo di persone avide che chiacchieravano con i cretini". Non avendo incaricato il suo assistente Mimì Augello di svolgere la nuova indagine, Montalbano si reca con riluttanza sul luogo dell'omicidio e scopre che il morto è Riccardino, ucciso a colpi di arma da fuoco alla presenza dei suoi tre amici in attesa. Per superare la riluttanza dell'assessore a occuparsi delle indagini, interviene addirittura il vescovo di Montelusa che, a nome di un amico di Riccardino, ovvero il nipote Alfonso Licausi, preme, coinvolgendo anche personalità politiche, perché Montalbano si occupi del caso.
Intanto l'indagine si fa sempre più complicata e il commissario appare così confuso e poco brillante al punto che lo stesso Autore interviene nel romanzo per aiutare il suo personaggio parlandogli dei cambiamenti della trama e proponendo soluzioni e, infine, Montalbano da al dibattito parteciperà anche la serie televisiva. Alla fine ci sarà una conclusione ma con la preponderanza scenica dell'Autore che sta per uscire dal palcoscenico di Vigata e dei romanzi del Commissario Montalbano.
Le ultime pagine del romanzo sono semplicemente fantastiche.
Il libro:
Riccardino (titolo originale: Riccardino, 2005, 2016, 2020) è stato pubblicato da Ediciones Salamandra nella sua Salamandra Narrative Collection. Traduzione di Carlos Mayor Ortega. Brossura con alette, ha 252 pagine.
A complemento metto un video intitolato L'ultimo caso di Montalbano che indaga le chiavi del successo della collana di 33 libri che ha reso Andrea Camilleri lo scrittore più popolare in Italia a cavallo del millennio. Il documentario ha i sottotitoli in spagnolo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Español - El cultural, 22.11.2022
Letras
El adiós definitivo del comisario Montalbano
'Riccardino' es un brillante broche de oro para la saga policial de Andrea Camilleri, una de las mejores de las últimas décadas

El género policíaco casi siempre esconde un misterio pueril. Si solo se sostiene en la intriga, apenas desborda la condición de mero entretenimiento, pero no pocas veces trasciende este esquema, convirtiéndose en un excelente retrato de una época y un lugar.
Las aventuras del comisario Salvo Montalbano, creado por Andrea Camilleri (1925-2019), no se limitan a desbrozar un enigma. Las tramas, sabiamente construidas y con una tensión creciente, nos muestran la corrupción moral y política de Vigàta, un pueblo imaginario de Sicilia. Vigàta puede interpretarse como una metáfora de la sociedad italiana, pero en realidad su alcance es mucho mayor, pues Camilleri, como todo buen escritor, aprovecha la ficción para hablar de temas universales, como la ambición de poder, el sexo, los prejuicios, los tabúes, la violencia, la hipocresía, los lazos afectivos o los valores morales.
Y lo hace por medio de Montalbano, un comisario de mediana edad que hace su trabajo con una mezcla de ironía, rigor e inconformismo. Su mente no es minuciosa y metódica, sino intuitiva y desordenada. No le gustan la tecnología ni la lógica. Sus deducciones se basan en el conocimiento de la naturaleza humana. No es un moralista y no se hace ilusiones sobre la posibilidad de un mundo más justo. Su mirada desprende desencanto, pero eso no le ha convertido en un cínico. Amante de la literatura y la gastronomía, intenta que los canallas no se salgan con la suya, pero sabe que en Vigàta la alianza entre Mafia y política es una fuerza indestructible, un dragón al que es imposible derrotar.
Camilleri concibió Riccardino como la última novela de la saga. Escrita entre julio de 2004 y agosto de 2005, refleja el hastío de Montalbano, que ya no encuentra placer en su tarea de investigador y cada vez actúa de una forma más caótica. Con ochenta años, Camilleri pensaba que había llegado la hora de poner fin a las peripecias de su personaje. No sospecha que su lucidez se mantendría intacta durante casi quince años más, permitiéndole escribir otros veinte títulos.
Por si las moscas, Camilleri guardó su novela en un cajón y comenzó a circular la leyenda de que el destino de Montalbano se hallaba en la caja fuerte de la editorial. Cuando en 2015 decidió retomarla, se había quedado ciego y necesitó que una amiga le leyera el manuscrito. No alteró nada de la trama. Se limitó a actualizar el lenguaje y a dejar dispuesto que la obra no saliera a la luz hasta después de su muerte, como así sucedió. Riccardino apareció en 2020, un año después de que Camilleri, con noventa y tres, dejara este mundo.
La obra refleja el hastío de Montalbano, que ya no encuentra placer en su tarea de investigador y cada vez actúa de una forma más caótica
La singular historia de esta novela explica que se desvíe en algunos aspectos de sus entregas anteriores. Por primera vez, el Autor se entromete en la trama y conversa con Montalbano, su criatura. Estos diálogos son el telón de fondo de un asesinato que parece un simple ajuste de cuentas entre cuatro amigos de la infancia. Riccardo Lopestri, joven director de la sucursal de la Banca Regionale de Vigàta, es asesinado por un motorista en presencia de sus tres camaradas. Un disparo destroza su cara, lo cual sugiere una venganza.
Montalbano asume el caso, pero enseguida lo apartan de él. Sin embargo, al poco tiempo, vuelven a dejarlo en sus manos. Tras realizar pesquisas, el comisario sospecha que el crimen está relacionado con un asunto de celos e infidelidades, pero al tirar del hilo descubrirá que una vez más la Mafia y la política están mezcladas en los hechos.
No sé si he contado demasiado, anticipando acontecimientos que Camilleri reserva para el final, pero lo cierto es que la intriga no me parece lo más interesante de esta novela. No quiero decir que carezca de interés. De hecho, el final es original y está bien resuelto. No obstante, lo más valioso literariamente es el juego entre el Autor y Montalbano. Camilleri reflexiona sobre esa anomalía que llamamos ficción, donde el escritor es actor y espectador de los mundos que crea.
Montalbano es policía, pero su trabajo se parece al de un sacerdote o un teólogo. No porque intente confortar a las víctimas inocentes o hacer justicia, sino porque desconfía de las apariencias. Sabe que las claves últimas de la realidad nunca están a la vista. Eso no significa que Montalbano –es decir, Camilleri– simpatice con el clero. De hecho, la Iglesia Católica queda tan malparada como la Mafia o los políticos.
Montalbano parece auténticamente vivo en 'Riccardino': duda, se angustia y se rebela contra su creador, protestando contra sus giros argumentales y su escasa imaginación
Camilleri se pregunta quién escribe realmente los libros. ¿El autor o los personajes? ¿Montalbano es ficción o ya forma parte del mundo? ¿Quién es más real: Arthur Conan Doyle o Sherlock Holmes, Raymond Chandler o Philip Marlowe? ¿Se puede decir que un personaje es el doble de su creador? ¿Podría escribir Camilleri: “Montalbano soy yo”?
Montalbano parece auténticamente vivo en Riccardino: duda, se angustia y se rebela contra su creador, protestando contra sus giros argumentales y su escasa imaginación. Incluso plantea una separación definitiva, pues entiende que hay un “cansancio recíproco” incompatible con “cualquier tipo de colaboración futura”. Camilleri se vapulea a sí mismo con fruición, pero no desperdicia la oportunidad de vengarse, aplicando a su personaje el mismo tratamiento que Unamuno a Augusto Pérez en Niebla.
Se ha dicho que la saga de Montalbano solo es un fenómeno mediático. Camilleri no niega que sea cierto, pero se pregunta cuántos escritores no desearían gozar de su éxito. Y aunque se permite unas breves referencias a Baudrillard y Foucault, aclara que ese tipo de digresiones son improcedentes en una novela destinada a venderse en las gasolineras y los supermercados.
Afortunadamente, Riccardino no solo es un best-seller. Vigàta nos habla de esas comunidades cerradas y reacias a la modernidad, donde aún están vigentes costumbres y valores de otro tiempo, cuando el respeto a la ley era menos importante que la lealtad al clan. La colisión entre sus tradiciones y las normas de las sociedades más abiertas propicia que la violencia se vuelva crónica y apenas causa extrañeza. En sus calles, rige la ley del silencio. Nadie colabora con la policía y, si alguien se topa con un crimen, acelera el paso para que no le citen como testigo.
Riccardino es un brillante broche de oro para una de las mejores sagas policiales de las últimas décadas. Un buen ejemplo de que la novela negra es un excelente vehículo para tomarle el pulso a una época. Camilleri, además, evita el tremendismo, salpicando la trama de golpes de humor. Si tuviera que escoger una escena, seleccionaría la entrevista con Monseñor Partanna, plagada de eufemismos y apuntes escatológicos. La Sicilia de Camilleri es un lugar que inspira miedo y ternura, un bajorrelieve con ángeles y demonios. Creo que no seré el único que echaré de menos al comisario Montalbano.
Rafael Narbona

L'addio definitivo del commissario Montalbano
'Riccardino' è un brillante tocco finale per la saga poliziesca di Andrea Camilleri, una delle migliori degli ultimi decenni

Il genere poliziesco nasconde quasi sempre un mistero infantile. Se è sostenuto solo dall'intrigo, difficilmente va oltre il semplice intrattenimento, ma spesso trascende questo schema, diventando un eccellente ritratto di un tempo e di un luogo.
Le avventure del commissario Salvo Montalbano, ideate da Andrea Camilleri (1925-2019), non si limitano a svelare un enigma. Le trame, sapientemente costruite e con crescente tensione, ci mostrano la corruzione morale e politica di Vigàta, città immaginaria della Sicilia. Vigàta può essere interpretata come una metafora della società italiana, ma in realtà la sua portata è molto più ampia, poiché Camilleri, come ogni bravo scrittore, sfrutta la narrativa per parlare di temi universali, come l'ambizione di potere, il sesso, il pregiudizio, i tabù, violenza, ipocrisia, legami affettivi o valori morali.
E lo fa attraverso Montalbano, curatore di mezza età che fa il suo lavoro con un misto di ironia, rigore e anticonformismo. La sua mente non è completa e metodica, ma intuitiva e disordinata. Non gli piace la tecnologia o la logica. Le sue deduzioni si basano sulla conoscenza della natura umana. Non è un moralista e non si fa illusioni sulla possibilità di un mondo più giusto. Il suo sguardo trasuda delusione, ma questo non lo ha reso un cinico. Amante della letteratura e della gastronomia, cerca di non farla franca dai farabutti, ma sa che a Vigàta l'alleanza tra mafia e politica è una forza indistruttibile, un drago impossibile da sconfiggere.
Camilleri ha concepito Riccardino come l'ultimo romanzo della saga. Scritto tra luglio 2004 e agosto 2005, riflette la noia di Montalbano, che non trova più piacere nel suo compito di ricercatore e agisce in modo sempre più caotico. A ottant'anni, Camilleri pensò che fosse giunto il momento di porre fine alle avventure del suo personaggio. Non sospetta che la sua lucidità rimarrebbe intatta per quasi quindici anni ancora, permettendogli di scrivere altri venti titoli.
Per ogni evenienza Camilleri tenne il suo romanzo in un cassetto e cominciò a circolare la leggenda che la sorte di Montalbano fosse al sicuro dall'editore. Quando nel 2015 ha deciso di riprenderlo, era diventato cieco e aveva bisogno di un amico che gli leggesse il manoscritto. Non è cambiato nulla nella trama. Si limitò ad aggiornare il linguaggio ea fare in modo che l'opera non venisse alla luce se non dopo la sua morte, come accadde. Riccardino è apparso nel 2020, un anno dopo che Camilleri, a novantatré anni, aveva lasciato questo mondo.
L'opera riflette la noia di Montalbano, che non trova più piacere nel suo compito di ricercatore e si comporta sempre più nel caos.
La storia unica di questo romanzo spiega perché si discosta in alcuni aspetti dalle sue puntate precedenti. Per la prima volta l'Autore si intromette nella trama e dialoga con Montalbano, la sua creatura. Questi dialoghi sono ambientati sullo sfondo di un omicidio che sembra un semplice regolamento di conti tra quattro amici d'infanzia. Riccardo Lopestri, giovane direttore della filiale della Banca Regionale de Vigàta, viene assassinato da un motociclista alla presenza dei suoi tre compagni. Un colpo gli frantuma il viso, suggerendo vendetta.
Montalbano prende in carico il caso, ma ne viene subito allontanato. Tuttavia, dopo poco tempo, lo lasciano di nuovo nelle sue mani. Dopo aver svolto le indagini, l'assessore sospetta che il delitto sia legato a una questione di gelosia e infedeltà, ma tirando il filo scoprirà che ancora una volta mafia e politica si confondono nei fatti.
Non so se ho raccontato troppo, anticipando gli eventi che Camilleri riserva per la fine, ma la verità è che l'intrigo non mi sembra la cosa più interessante di questo romanzo. Non voglio dire che manchi di interesse. In effetti il ??finale è originale e ben risolto. Tuttavia, il più prezioso letterario è il gioco tra l'Autore e Montalbano. Camilleri riflette su quell'anomalia che chiamiamo fiction, dove lo scrittore è attore e spettatore dei mondi che crea.
Montalbano è un poliziotto, ma il suo lavoro è simile a quello di un prete o di un teologo. Non perché cerchi di confortare vittime innocenti o di rendere giustizia, ma perché diffida delle apparenze. Sa che le chiavi definitive della realtà non sono mai in vista. Ciò non significa che Montalbano – cioè Camilleri – simpatizzi con il clero. In effetti, la Chiesa cattolica sta male quanto la mafia oi politici.
Montalbano sembra autenticamente vivo in 'Riccardino': dubita, è angosciato e si ribella al suo creatore, protestando contro i suoi colpi di scena e la sua scarsa fantasia
Camilleri si chiede chi scrive davvero i libri. L'autore oi personaggi? Montalbano è fiction o fa già parte del mondo? Chi è più reale: Arthur Conan Doyle o Sherlock Holmes, Raymond Chandler o Philip Marlowe? Si può dire che un personaggio è il doppio del suo creatore? Camilleri potrebbe scrivere: “Io sono Montalbano”?
Montalbano sembra genuinamente vivo in Riccardino: titubante, angosciato, si ribella al suo creatore, protestando contro i suoi colpi di scena e la sua scarsa fantasia. Propone addirittura una separazione definitiva, poiché comprende che c'è una "fatica reciproca" incompatibile con "ogni tipo di futura collaborazione". Camilleri si dimena con gusto, ma non perde occasione per vendicarsi, applicando al suo carattere lo stesso trattamento che Unamuno ha riservato ad Augusto Pérez a Niebla.
Si è detto che la saga di Montalbano è solo un fenomeno mediatico. Camilleri non nega che sia vero, ma si chiede quanti scrittori non desidererebbero godersi il suo successo. E sebbene siano consentiti brevi riferimenti a Baudrillard e Foucault, chiarisce che tali digressioni sono inadeguate in un romanzo destinato a essere venduto nelle stazioni di servizio e nei supermercati.
Fortunatamente Riccardino non è solo un best-seller. Vigàta ci racconta di quelle comunità chiuse e restie alla modernità, dove sono ancora in vigore costumi e valori d'altri tempi, quando il rispetto della legge era meno importante della fedeltà al clan. Lo scontro tra le loro tradizioni e le norme delle società più aperte fa cronicizzare la violenza e difficilmente sorprende. Nelle sue strade regna la legge del silenzio. Nessuno collabora con la polizia e, se qualcuno si imbatte in un reato, accelera per non essere chiamato a testimoniare.
Riccardino è un brillante tocco finale per una delle migliori saghe poliziesche degli ultimi decenni. Un buon esempio che il romanzo nero è un ottimo veicolo per prendere il polso di un'epoca. Camilleri, inoltre, evita il tremendo, spruzzando la trama con colpi umoristici. Se dovessi scegliere una scena, sceglierei l'intervista a monsignor Partanna, piena di eufemismi e cenni scatologici. La Sicilia di Camilleri è un luogo che ispira paura e tenerezza, un bassorilievo con angeli e demoni. Penso che non sarò l'unico a sentire la mancanza del Commissario Montalbano.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

La Sicilia (ed. Sicilia Centrale), 22.11.2022
L'appello lanciato mesi fa dal nostro giornale è rimasto, fino ad oggi, inascoltato dal Comune
Enzo Lauretta dimenticato dalla città che ha amato, almeno gli si dedichi un busto

[...]
Ebbene, parecchi anni dopo la sua morte, gli agrigentini attendevano dall'Amministrazione, un segno, dopo essere stata sensibilizzata da questo giornale a ricordare Enzo Lauretta, almeno con un busto, magari posizionato vicino alla scultura dedicata per intero ad Andrea Camilleri che, a dire il vero, per Agrigento, non aveva mai fatto nulla.
[..]
Andrea Bisicchia
 
 

Medinova, 23.11.2022
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Nulla dies sine linea, 23.11.2022
“Pirsonalmente di pirsona”: l’anima di Catarella

Agli ordini del commissario Montalbano, nel commissariato di Vigàta, opera un gruppo composto da personaggi con caratteristiche peculiari ma animati da un autentico spirito di squadra; fra questi spiccano tre figure di particolare rilevanza: il vicecommissario Mimì Augello (con la sua passione per le belle donne), l’ispettore Giuseppe Fazio (dominato dal “complesso dell’anagrafe”) e l’agente Agatino Catarella. Quest’ultimo, come scrive Simona Demontis, “più che un personaggio è una macchietta, inserita dall’autore al preciso scopo di divertire con forme di comicità involontaria” (I colori della letteratura – Un’indagine sul caso Camilleri, Rizzoli, Milano 2001, pp. 34-35).
Il personaggio di Catarella ha una genesi ben precisa, che Camilleri rivelò nel corso di una conversazione presso l’ANFP (Associazione Nazionale Funzionari di Polizia) il 2 dicembre 2005: «Catarella nasce perché mi sono ricordato di un attendente di mio padre, che si chiamava don Paolino Castelli. Allora, nell’immediato dopoguerra, usciva la rivista Mercurio. […] Un giorno che lui doveva andare per conto di mio padre ad Agrigento, gli dissi: “Don Paolino, per favore, m’accattassi Mercurio, la rivista”, e lui mi portò una boccetta di mercurio liquido» (cfr. “MicroMega” 1999-2018, 20/7/19, p. 161).
La particolarissima parlata del buffo agente, consistente in un miscuglio maccheronico di velleitario italiano burocratico, italiano popolare e dialetto, fu ulteriormente ispirata, sempre a detta dell’autore, dal “parlare dei pupari” e dal confronto con il Ciclope di Pirandello, dove Ulisse parlava “come Totò” (“Scusassi, ci potissi indicare una piccola fonti d’acqua onde noi assetati potessimo dissetarci?”).
L’esordio di Catarella avviene nel secondo romanzo della serie di Montalbano, cioè Il cane di terracotta (1996), presentando subito un buffo “qui pro quo”:
Questo Catarella non era sinceramente cosa. Lento a capire, lento ad agire, era stato pigliato nella polizia certamente perché lontano parente dell’ex onnipotente onorevole Cusumano… Le cose con Catarella s’imbrogliavano di più se gli saltava il firticchio, cosa che gli capitava spesso, di mettersi a parlare in quello che lui chiamava taliàno. Un giorno gli si era appresentato con la faccia di circostanzia.
“Dottori, lei putacaso mi saprebbi fare la nominata di un medico di quelli che sono specialisti?”.
“Specialista di cosa, Catarè?”
“Di malattia venerea”.
Montalbano aveva spalancato la bocca per lo stupore.
“Tu?! Una malattia venerea? E quando te la pigliasti?”
“Io m’arricordo che questa malattia mi venne quando ero ancora nico, non avevo manco sei o sette anni”.
“Ma che mi vai contando, Catarè? Sei sicuro si tratta di una malattia venerea?” (“Il cane di terracotta”, pp. 25-26).
Da quel momento, Montalbano tenta di adeguare la sua lingua a quella del centralinista, convinto che sia l’unico modo per poter avere con lui un dialogo:
”Pronti, dottori? Dottori, è lei stesso di pirsona al tilefono?
“Io stesso di pirsona mia sono, Catarè. Parla tranquillo”.
Catarella, al commissariato, l’avevano messo a rispondere alle telefonate nell’errata convinzione che lì potesse fare meno danno che altrove. Montalbano, dopo alcune solenni incazzature, aveva capito che l’unico modo per poter avere con lui un dialogo entro limiti tollerabili di delirio era di adottare il suo stesso linguaggio.
(“La voce del violino”, pp. 9-10).
Della famiglia di Catarella non si sa nulla: lui stesso però dichiara espressamente di essere “figlio unico e màscolo di mè patre e mè matre” (Un diario del ‘43, da Un mese con Montalbano).
Il lessico adoperato dall’agente è di una comicità surreale; quando il commissario fa il compleanno, Catarella lo accoglie “commosso e col vrazzo stinnuto” e con un’improbabile sequela di superlativi:
«Tanta e tantissima aguranza di tutto cori di lunga vitissima e salutissima e filicissima, dottori!» (Una voce di notte, p. 21).
Tipica di Catarella è la ridondanza nell’uso dei pronomi: «Dottori, io affiducia solo in lui di lui ho» (“Il quarto segreto”, p. 128), «Dottori, tutto assuppato è il vistito suo di lei!» (id., p. 151), «“Hanno arritrovato la machina della signora Pagnozzi e del di lui di lei marito, il commendatore”» (“Stiamo parlando di miliardi”, p. 211).
Non meno clamorose sono le deformazioni lessicali dell’agente: Boccadasse diventa “Bonchidassa”, il mandato di perquisizione si trasforma in “mannato di piricquisizione”, una banale influenza equivale a “’mprudenza”, il cellulare per lui è un “ciallulare” e il bunker un “banker”, i CD-Rom sono ribattezzati “giddirommi”.
Irredimibile è anche la sintassi di Catarella, con condizionali di nuovo conio (“io lo saprebbi”), costruzioni inedite (“sto per arrivando”) o sbalestrate (“andarono indovi che hanno ammazzato a uno”).
Per di più, l’agente storpia sistematicamente i nomi delle persone: il giornalista Sozio Melato diventa “Ponzio Pilato”, il signor Borsellino viene storpiato in “Porcellino”, il dottor Lattes perde la “s” finale, il preside Burgio si trasforma nel “presitte Purcio”, ecc. Le rare volte che ci azzecca, combina ugualmente pasticci: «“Dottori? C’è al tilefono uno che dici d’essire la luna. E io, cridenno che sghirzava, ci arrispunnii che ero lu suli. S’incazzò. Pazzo, mi pare”. “Passamelo” “Dottor Montalbano? Buongiorno. Sono l’avvocato Luna”».
Eppure, Catarella ha i suoi momenti di gloria:
– nella raccolta Gli arancini di Montalbano, nel racconto Catarella risolve un caso, il buffo agente rivela un’inopinata abilità nel risolvere un’indagine inerente il ritrovamento di una giovane donna scomparsa;
– nel racconto Il quarto segreto (tratto da La paura di Montalbano) affianca Montalbano in un’indagine e condivide con lui (restandone turbato e commosso) alcune informazioni riservate;
– nel romanzo Il giro di boa, è proprio Catarella a dare un’interpretazione dei fatti che poi si rivelerà reale: «Dottori, ma non è possibili che il morto addivintò vivendi e appresso morse nuovamenti addivintando natante?» (Il giro di boa, p. 133).
Catarella, in modo quasi paradossale, ha competenze tecnologiche notevoli, soprattutto nel campo informatico; ovviamente, in questa surreale competenza dell’agente, è lecito scorgere un messaggio ironico subliminale dell’autore: “la tecnologia, e l’informatica in particolare, non stanno dal lato del pensiero creativo o della logica dell’indagine; stanno semmai dal lato della stupidità, addirittura dell’animalità” (G. Marrone, Storia di Montalbano, ed. Museo Pasqualino, Palermo 2018, p. 139).
Quando il commissario, che ha spesso bisogno delle competenze tecniche dell’agente, lo invita a dargli una mano e a non parlare della cosa con nessuno, la reazione dell’agente è commovente e comica al tempo stesso:
Per l’emozione a Catarella spuntaro di colpo dù lacrime. Isò la mano dritta, la chiuì e lassanno fora dal pugno, belli stinnicchiati, l’indice e il medio, se li portò alle labrra e li vasò supra al dorso, po’ li rigirò e li vasò nella parti ‘nterna. “Fino a che morte non ci separi”. Era un giuramento sullenni. […] Aviva le gamme rigide, le vrazza aperte e tese tipo Frankenstein e gli viniva difficili assà di moviri i passi. (“La rete di protezione”, pp. 20-21).
In effetti Catarella è sempre commosso e lusingato quando Montalbano gli assegna qualche incarico di fiducia:
“Catarella, che aviva accaputo che s’attrattava di un incarrico pirsonali, accomenzò ad aggadrinacciarisi come gli capitava ogni volta che Montalbano addimannava il so aiuto: gamme rigite come quelle di un pupo, vrazza stinnicchiate verso il vascio e tinute leggermenti allargate, dita delle mano raprute di picca, squasi fussiro zampi palmati, occhio sbarracato, facci russa come a un pipironi, denti sirrati” (Il metodo Catalanotti, p. 238).
L’affetto di Catarella per il suo capo è infinito; nel racconto Il quarto segreto si commuove quando il commissario dice di averlo sognato:
”Maria, dottori! Ah, dottori dottori, che cosa bella ca mi sta dicenno! Vossia la notti s’insogna a mia!” Montalbano s’impacciò.
“Be’, non esageriamo… non è che mi capita tutte le notti”
“Però stanotti m’insognò! E chisto viene a significari che vossia ogni tanto mi appenza macari che quanno non sugno di sirvizio!”
Montalbano capì che Catarella stava mettendosi a chiàngiri, sopraffatto dall’emozione (“La paura di Montalbano”, p. 121).
L’animo di Catarella viene definito da Montalbano in modo quasi “pascoliano” o “pirandelliano”:
«Catarella è un picciliddro, un bambino dentro al corpo di un omo. E perciò ragiona con la testa di uno che non ha manco sette anni… Con ciò voglio dire che Catarella ha la fantasia, le alzate d’ingegno, le invenzioni di un picciliddro. Ed essendo picciliddro, queste sue cose le dice, senza ritegno. E spisso c’inzerta. Perché la realtà, vista con l’occhi nostri, è una cosa, mentre vista da un picciliddro è un’altra» (Il giro di boa, p. 193).
Ben note sono altre comicissime caratteristiche di Catarella: è ossequioso e ubbidiente coi superiori, fino alla piaggeria (il questore è pomposamente definito “il signori e Quistori” e le minacciose telefonate di costui sconvolgono e terrorizzano il povero agente); entra sempre a precipizio nella stanza del commissario, spalancandone la porta con un fragore assordante.
Su quest’ultimo punto, un esempio valga per tutti:
La porta dell’ufficio venne aperta con violenza, ma invece di andare a sbattere contro il muro, andò a colpire una pila di carte da firmare che Fazio aveva posato a terra e rimbalzò con la stessa ‘ntifica violenza tentando di richiudersi. Ma la porta non ce la fece, perché nel tragitto trovò un ostacolo: la faccia di Catarella. Il quale emise una specie d’acutissimo nitrito cummigliandosi il volto con le mano. “Mariiiiiia! Il naso mi scugnò!”. Che era, un commissariato quello? Quello era un laboratorio di gag cinematografiche che Charlot o Ridolini avrebbero invidiato. Montalbano aspettò con santa pacienza che Catarella si tamponasse il naso scugnato col fazzoletto.
(Il quarto segreto, in La paura di Montalbano, pp. 161-162).
A volte il commissario non resiste alla tentazione di prendersi gioco del povero agente:
”Pronto?”
“Ah dottori dottori!” fece la voce saziata e ansimante di Catarella “Vossia di pirsona pirsonalmente è?”
“No”
“Allora chi è col quale sto per parlando?”
“Sono Arturo, fratello gemello del commissario”.
Perché aveva principiato a fare lo stronzo con quel povirazzo? Forse per sfogare tanticchia di umore malo?
“Davero?” disse Catarella ammaravigliato. “Mi scusasse, signori gimello Arturo, ma se il dottori è come qualmenti in casa, ci lo dici che ho bisogno di parlàricci?”
(L’odore della notte, pp. 12-13).
Alcuni dialoghi fra Montalbano e Catarella sono veri capolavori di teatralità:
Erano le tre del mattino.
“Pronto?”
“Pronti?”
“Catarè!”
“Dottori!”
“Che fu?”
“Spararono”
“A chi?”
“A uno”
“Morì?”
“Morse”.
Splendido dialogo di stampo alfieriano.
(Ferito a morte, in La paura di Montalbano, pag. 24).
Concludo con un ultimo riferimento, che può maggiormente evidenziare l’umanità e la bontà di Catarella.
Nel racconto Il quarto segreto, contenuto nella raccolta intitolata La paura di Montalbano, il commissario deve risolvere un caso apparentemente di routine: la morte di un muratore albanese, di nome Pashko Puka, caduto da un’impalcatura in un cantiere. In realtà la morte di Puka si rivela un omicidio, progettato e voluto da un mafioso, ai danni di un infiltrato delle forze dell’ordine.
Non senza difficoltà, Montalbano riesce gradualmente a individuare il bandolo della matassa; e Catarella diventa coprotagonista della vicenda, accompagnando il suo commissario in una pericolosa missione nel cantiere che è stato teatro dell’omicidio.
Inizialmente, malgrado la cornice drammatica, la scena presenta momenti esilaranti grazie alla figura comica di Catarella: l’agente è “commozionato” dall’onore di dividere con Montalbano ben tre segreti e sta per soffocare quando accetta una sigaretta per non contraddire il suo capo (pur non essendo un fumatore). Ma alla fine del racconto, il brav’uomo – devastato dalla vista di un delinquente ucciso dal commissario – si rannicchia su Montalbano e piange come un bambino: «Matre santa! Matre santa, chi cosa tirribili è vidiri ammazzari un omo!».
Subito dopo, un’ulteriore riflessione, riferita a Montalbano con la tecnica del discorso indiretto libero, esprime un più alto sgomento: «A vederlo ammazzare era stato terribile, per Catarella. E ad ammazzarlo, invece, quale terribile livello si raggiungeva?» (p. 229).
L’affetto sincero per Catarella emerge anche nel momento estremo per Montalbano, allorché Camilleri ne organizza l’“autocancellazione” alla fine dell’ultimo romanzo della serie, Riccardino (pubblicato postumo nel 2020). Il commissario infatti, prima di “svanire”, rivolge un ultimo pensiero alle persone che ama di più:
“Pinsò a Livia, a Fazio, a Mimì Augello, a Catarella e gli venni un groppo. Allura si pirmittì il lusso di una lagrima. (Riccardino, p. 272).
P.S.: Nella fortunata serie televisiva, Catarella è stato interpretato dall’ormai notissimo attore ragusano Angelo Russo; e si può dire che, se Luca Zingaretti è per tutti il commissario Montalbano (nonostante nei romanzi Camilleri descriva il suo personaggio con caratteristiche fisiche ben diverse), Russo è ormai ineluttabilmente e perennemente identificabile con Catarella, del quale riproduce in modo perfetto la gestualità, il linguaggio e la psicologia, con effetti esilaranti ma al tempo stesso con un realismo vivido ed efficacissimo.
Mario Pintacuda
 
 

Sguardo Ad Est, 23.11.2022
Crovi racconta il Camilleri “falsario” al festival del giallo
Il 2 dicembre a Ventimilarighesottoimari in Giallo Luca Crovi presenta il suo libro e svela al pubblico un aspetto noto a pochi: il Camilleri “falsario“

Copiare e reinventare
Luca Crovi presenterà il libro “copiare/reinventare. Andrea Camilleri falsario” edito da Oligo Editore. Il 2 dicembre alle 21:10 al Teatro la Fenice di Senigallia (AN) in occasione della chiusura del Festival del noir e del giallo, Ventimilarighesottoimari dedica una serata al grande Andrea Camilleri.
A oltre tre anni dalla scomparsa dello scrittore siciliano, l’evento ha l’obiettivo di ricordare, attraverso le testimonianze di amici e professionisti che hanno lavorato al suo fianco, la natura poliedrica del grande maestro del giallo.
In questa occasione, il giornalista, scrittore e conduttore radiofonico Luca Crovi, racconterà al pubblico un aspetto inusuale del grande Camilleri, quello di “falsario”. Ma sarà vero? Di cosa si tratta?
L’ho chiesto proprio a Luca Crovi che nel suo libro “copiare/reinventare. Andrea Camilleri falsario” ci racconta un aspetto eccezionale del grande scrittore, una capacità unica di manipolare e giocare con le storie e gli stili altrui per creare narrazioni originali e ricche di suspense.
Camilleri è sempre stato un grande cantastorie. Amava le storie e gli piaceva scomporle, ricomporle a proprio piacimento, smussando qua e là, reinventando dove occorreva e costellandole di abili sbuffi di pura genialità e pathos.
E di questa grande maestria nell’affabulare ne ho parlato con Luca Crovi.
“Copiare/reinventare. Andrea Camilleri falsario” : intervista a Luca Crovi
Nel suo libro lei svela al grande pubblico un aspetto di Camilleri sconosciuto, quello di “falsario”. Ci può spiegare meglio a cosa si riferisce?
Qualche anno fa mi è capitato di essere ospite a Parigi di una serie di incontri dedicati al giallo italiano organizzati da Patrick Raynal direttore della Serie Noir. Durante una di queste conferenze Silvano Salvatore Nigro svelò l’attitudine di Camilleri a creare falsi letterari, apocrifi scritti da lui in cui poteva usare la voce, lo stile e persino le storie di altri scrittori. Io e Carlo Lucarelli rimanemmo stupiti da quell’incontro e da allora abbiamo letto con altri occhi lo scrittore siciliano. Anche se la sua passione per i falsi lui non l’ha mai nascosta ma l’ha sempre esplicitata nelle introduzioni ai suoi romanzi, nelle quarte di copertina, nelle postfazioni.
Spesso succede che ai lettori sfuggano queste appendici che io invece trovo che siano sempre narrative ed esplicative quando le inserisce un autore. Così nel mio saggio non ho fatto altro come mostrare come Camilleri abbia trasformato la sua passione per Stesicoro, Sciascia, Boccaccio, Pirandello, Caravaggio in falsi d’autore firmati da lui.
Lucarelli ha riscoperto questa attitudine di Andrea quando hanno realizzato a quattro mani il volume “Acqua in bocca”, ispirandosi a un libro americano costruito per indizi e prove come il loro.
Quando Camilleri reinventava le storie altrui, secondo lei, si divertiva anche a giocare con lo stile dell’autore?
Si divertiva molto, gli piaceva l’idea che fosse difficile distinguere il suo stile da quello degli autori che imitava. Per Camilleri lo stile è sempre stato funzionale alla storia che racconta.
Lei ha conosciuto Camilleri. Che idea si è fatto di lui? Mi spiego meglio: al di là della grandezza indiscutibile del Camilleri scrittore, per tutti quei lati del suo carattere, della sua personalità che non è riuscito a definire bene nel corso delle vostre chiacchierate, si è fatto un’idea personale? Non so, magari ha intravisto delle ossessioni, delle debolezze, affezioni particolari…
Ho fatto con lui svariate interviste radiofoniche dove emergeva la passione per il racconto orale ma anche quella per il teatro, per la radio, per la politica, per il cibo, per la storia. Una passione che lo portava a raccontare in maniera coscienziosa e divertita le cose con una voce speciale.
Ci siamo incontrati di persona una sola volta a Luino dove io e Mauro Novelli lo abbiamo intervistato e gli abbiamo dato il Premio Chiara alla carriera.
Andrea già all’epoca cominciava a non vederci e quindi la voce e i ricordi per lui erano ancora di più un modo per essere presente con noi. Si divertiva a giocare con la sua ossessione per il fumo e con i pacieri del bere e mangiare che aveva dovuto togliere per problemi di salute dalla sua quotidianità.
Aveva una coscienza sociale e politica speciale che argomentava con entusiasmo. Da lui ho imparato ad ascoltare ma anche a raccontare le storie. L’unico argomento sul quale non abbiamo mai potuto chiacchierare a lungo sono i fumetti perché non facevano parte della sua formazione al contrario della mia.
Ci racconta qual è il suo romanzo preferito di Camilleri e perché?
Difficile citarne solo uno. I miei storici preferiti sono “Il birraio di Preston”, “La concessione del telefono” e “Il re di Girgenti”, “La scomparsa di Patò”, “La mossa del cavallo” e per quanto riguarda Montalbano ho amato molto “Il giro di Boa” perché racconta la crisi del commissario dopo il G8. Ma ho adorato anche l’autobiografico “Esercizi di memoria”.
Francesca Amore
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 23.11.2022
Le sei tappe di “PlaYOut” all’incrocio tra i generi musicali
In programma concerti di contemporanea e classica: la rassegna da stasera al 13 dicembre

Parte questa sera, con un concerto dell'Italian saxophone quartet, "PlaYOuT", diciannovesimo festival di Contempoartensemble. […] Si spazia dagli omaggi a grandi personaggi scomparsi di recente come Ennio Morricone e Andrea Camilleri, ai concerti di musica contemporanea e classica. […] Mercoledì 30/11, di nuovo alla Limonaia, Michele Marco Rossi al violoncello e Paolo Aralla al live electronics presentano "Intelletto d'amore (e altre bugie)" con la voce registrata di Andrea Camilleri. […]
Luoghi vari, da stasera al 13 dicembre, ingresso 21/ 7 euro, contempoartensemble.com, prenotazioniplayout@gmail.com
Barbara Gabbrielli
 
 

Fondo Andrea Camilleri, 24.11.2022
"La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigata". Letture di Alessandra Mortelliti

Al Fondo Andrea Camilleri l'8 novembre 2022, l'incontro per festeggiare il nuovo libro di Andrea Camilleri ""La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigata" edito da Sellerio. Letture di Alessandra Mortelliti
 
 

Actualitté, 24.11.2022
En Italie, un nouveau livre posthume d'Andrea Camilleri
Un nouveau livre d'Andrea Camilleri est sorti en Italie ce 8 novembre, trois ans après la mort de l'auteur. La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta (La guerre privée de Samuel et autres histoires de Vigàta) est publié, comme beaucoup des précédents, par l'éditeur palermitain Sellerio. Il est composé de nouvelles publiées à différentes époques, dont deux inédites.

Les six histoires qui forment le livre sont si parfaites et si abouties qu’elles ressemblent presque à un roman : « Un réseau d’histoires, ou plutôt une prolifération d’intrigues surprenantes », comme l’écrit Salvatore Silvano Nigro sur la quatrième de couverture. Des « microromanzi » (micro-romans), écrit Salvatore Ferlita pour La Repubblica.
« Camilleri est désormais un classique », affirme Salvatore Silvano Nigro, toujours à La Repubblica, « sa voix est inimitable ». Il rappelle que le troisième volume des Meridiani Mondadori (une collection emblématique inspirée de la Pléiade, qui publie l’œuvre intégrale des grands écrivains avec un riche appareil critique) est sur le point de sortir et que, grâce aux archives, il sera possible d’étudier d’une façon complète et analytique l’œuvre de cet auteur.
Deux inédits d’un auteur « classique »
Par ailleurs, les histoires de Vigàta sont souvent inspirées de la vie réelle de Camilleri, décédé le 17 juillet 2019. Cet auteur, publié en France par plusieurs éditeurs (dont Fayard, Fleuve éditions et Métailié), a reçu de nombreuses récompenses, dont le prix Campiello 2011 pour l’ensemble de sa carrière, le prix Chandler 2011 pour la même raison et le prix Pepe Carvalho 2014.
Les deux histoires inédites du livre sont La prova et La guerra privata di Samuele, detto Leli, qui raconte la discrimination raciale dans un gymnase où un élève juif sait faire face aux professeurs du régime. Les autres récits avaient été publiés auparavant, entre 2008 et 2016.
Federica Malinverno

In Italia, un nuovo libro postumo di Andrea Camilleri
Un nuovo libro di Andrea Camilleri è uscito in Italia l'8 novembre, tre anni dopo la morte dell'autore. La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta è edita, come molte delle precedenti, dall'editore palermitano Sellerio. Si compone di racconti pubblicati in tempi diversi, di cui due inediti.

Le sei storie che compongono il libro sono così perfette e compiute da sembrare quasi un romanzo: " Una rete di storie, o meglio un proliferare di trame sorprendenti ", come scrive Salvatore Silvano Nigro sulla quarta di copertina. "Microromanzi", scrive Salvatore Ferlita per La Repubblica.
« Camilleri è ormai un classico », dice Salvatore Silvano Nigro, sempre a La Repubblica, « la sua voce è inimitabile ». Ricorda che sta per uscire il terzo volume dei Meridiani Mondadori (raccolta emblematica ispirata alla Pléiade, che pubblica l'opera completa di grandi scrittori con un ricco apparato critico) e che, grazie agli archivi, sarà possibile studiare in modo completo e analitico l'opera di questo autore.
Due opere inedite di autore "classico".
Inoltre, i racconti di Vigàta sono spesso ispirati alla vita reale di Camilleri, scomparso il 17 luglio 2019. Questo autore, pubblicato in Francia da diversi editori (tra cui Fayard, Fleuve editions e Métailié), ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il 2011 Premio Campiello alla carriera, Premio Chandler 2011 per lo stesso motivo e Premio Pepe Carvalho 2014.
Le due storie inedite del libro sono La prova e La guerra privata di Samuele, detto Leli, che racconta di discriminazioni razziali in una palestra dove uno studente ebreo sa come comportarsi con gli insegnanti del regime. Le altre storie erano state pubblicate in precedenza, tra il 2008 e il 2016.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 24.11.2022
Pop, sorridente e senza lutto la nuova Sicilia si racconta così

In copertina c'è un'opera di Domenico Pellegrino, la stessa con la quale l'artista ha inaugurato un progetto di nuove icone del Mediterraneo: una Sicilia luminosa con un cuore al posto della capitale. Un'immagine rinnovata, piuttosto che nuova, qualcosa di facilmente riconoscibile che affonda le radici nel passato, ma che sfida il futuro ponendosi in modo innocuo, docile, positivo.
Ed è forse questa la caratteristica che risalta maggiormente nell'antologia curata da Gaetano Savatteri "L'isola nuova. Trent'anni di scritture di Sicilia" edita da Sellerio e che mette insieme oltre cinquanta scrittrici, scrittori, registe e registi, drammaturghe e drammaturghi e fumettiste che hanno contribuito negli ultimi tre decenni a costruire, piuttosto che subire, un'immagine nuova della Sicilia. Una Sicilia più pop, femminile e plurale.
La frattura sociale è segnata dalle stragi del 1992, mentre lo spartiacque in letteratura è individuato nel 1994, anno di pubblicazione del romanzo "La forma dell'acqua" di Andrea Camilleri, l'autore più citato nell'antologia come capostipite dell'innovazione per avere reso possibile il giallo in Sicilia senza indagini mafiose, per avere innovato la lingua e usato il divertimento in senso pienamente rivoluzionario. «Si è sollevato il velo di lutto che gravava pesantemente sulla Sicilia - dice Savatteri - ci siamo tolti il nero, possiamo essere tristi lo stesso, ma nel frattempo qualcosa è cambiato».
Qualcosa è cambiato e la novità non è un rifiuto del passato ma il più delle volte uno sguardo diverso, come nel caso della saga dei Florio di Stefania Auci: non solo l'entroterra, adesso c'è spazio per il racconto metropolitano delle città siciliane, come per Fulvio Abbate, Giorgio Vasta e Nadia Terranova, e la Sicilia si apre al racconto del mondo come nei romanzi di Viola Di Grado o nella straniante critica sociale di Fumettibrutti e il fenomeno migratorio è il nuovo orizzonte del dibattito, come nel naufragio di Davide Enia. Trenta anni dopo, insomma, - lasciando perdere se l'antimafia ha fatto il suo dovere- c'è stato un sommovimento nella società siciliana, è successo un fatto che è stata una cesura, una rottura, e sicuramente c'è stato un cambiamento almeno nel linguaggio, poi se sia un cambiamento profondo anche della società è un discorso complesso. Tutto questo si è riflesso sull'immagine dell'Isola con la narrazione, con il cinema, il teatro.
Savatteri riflette, così come già aveva fatto nel suo "Non c'è più la Sicilia di una volta", su quello che è accaduto da quando i siciliani hanno scelto come raccontarsi, soprattutto nel cinema «Pur essendo la Sicilia fortemente cinematografica da sempre, è nata una produzione creativa fatta da siciliani che tentano di raccontare la Sicilia, "Nuovo cinema Paradiso" è stato uno dei punti di rottura, non avevamo più la gabbia fabbricata fuori dai confini, ma una necessità di raccontarci. Questo non significa che il racconto sia più aderente al reale, però è il nostro. Nel cinema eravamo raccontati, in maniera egregia a volte, ma da altri».
Giuseppe Tornatore, Roberto Andò, Robertà Torre, Ciprì e Maresco e, non ultimi, Ficarra e Picone gli ultimi alfieri del ritorno della comicità popolare «Non stupisce il successo de "La stranezza" nel quale Andò cuce insieme una riflessione importante con il teatro popolare».
L'antologia, divisa in nove sezioni, inizia con "I mille morti di Sicilia" una scelta votata alla memoria: «Si è scelta la memorialistica e la riflessione critica per rimettere insieme i pezzi della scomposizione».
Si continua con "Tempo di sbirri", dove ci sono tutti i commissari che discendono da Montalbano, " C'era una volta in Sicilia" racconta la nuova narrazione della storia, in "Città nera città bianca" prende spazio il racconto delle capitali, mentre " +La corda pazza" dà espressione a quella geniale follia che ci contraddistingue, e "Gente che va gente che viene" è una fotografia dei fenomeni di migrazione. E ancora, in "Di carne e sangue" si indaga il nuovo approccio al corpo e al desiderio, da Melissa Panarello a Giuseppina Torregrossa, "Il gioco della lingua" è dedicato alle innovazioni dell'espressione, e si conclude con cinema e teatro in " Schermo a tre punte" per passare in rassegna Emma Dante, Roberto Andò e la forestiera Roberta Torre.
Emerge una Sicilia dove trovano meno spazio i sicilianismi e il pop entra di buon diritto cercando di tenere a bada la Sicilia turistica ed enogastronomica. «Soprattutto è una Sicilia raccontata dalle donne, da Emma Dante a Evelina Santangelo, Nadia Terranova o Cristina Cassar Scalia, basta guardare l'indice per notare che il numero delle narratrici è quasi la metà perfetta dei narratori. E questo è un dato che già di per sé sintetizza la differenza con il passato». Se di disimpegno si può parlare, questo sembra contenuto da una comune ossessione per la storia, per quella linea di parentela che ci costringe a fare i conti con il passato dal quale veniamo e, come dice Savatteri, « non so se siamo predittivi, se facciamo una narrazione anticipatrice, è evidente che abbiamo un'ossessione per la storia, per il passato dal quale forse viene una capacità di prevedere il futuro, ma sicuramente di riflettere sul presente e di chiederci perché siamo qua in questo modo».
Eleonora Lombardo
 
 

Il Quotidiano del Sud, 25.11.2022
Camilleri più vivo di tutti noi

Un artista che è la risata fatta persona. Un uomo che nella sua vita non s’è mai preso sul serio. Uno scrittore che alla domanda, “cosa ne sarà della tua opera?”, rispondeva: “mi nni staiu catafuttennu!” e giustamente ieri, al suo terzo Meridiano, lui che è morto è stato più vivo tra i pochi morti di sonno che eravamo lì alla presentazione romana. Se già ci si chiede che senso ha presentare il libro di uno scrittore vivo, da ieri ci domandiamo perché infliggere a uno scrittore scomparso una presentazione che se solo l’avesse vista in vita avrebbe provveduto a rendersi irremissibilmenti defunto, anzi, si sarebbe prontamente scangiato in fantasima.
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

Diario Córdoba, 26.11.2022
Hasta siempre, Montalbano

En el año 2004, a punto de cumplir los setenta y nueve años, el escritor siciliano Andrea Camilleri inició la redacción de la que iba a ser la última novela de la serie protagonizada por el comisario Montalbano. Conmocionado por el repentino fallecimiento de sus amigos, el marsellés Jean-Claude Izzo y el español Manuel Vázquez Montalbán, que habían dejado huérfanos a sus respectivos sabuesos literarios, Fabio Montale y Pepe Carvalho, y temiendo su propia muerte dada su avanzada edad y su impenitente afición al tabaco rubio americano, decidió seguir los pasos de Agatha Christie, quien escribió ‘Telón’, la novela en la que hace su último saludo en el escenario el detective belga Hercule Poirot, cuarenta años antes de que se publicara póstumamente. De la misma forma, una ver terminado el manuscrito en 2005, Camilleri se lo entregó a su amiga y editora Elvira Sellerio para que lo custodiase (una leyenda urbana dice que dentro de una caja fuerte), con la orden de que saliese a la luz cuando él falleciera. Sin embargo, pasaron los años y el pronóstico no se cumplió: el escritor, nacido en Porto Empedocle en 1925, continuó escribiendo sus queridas novelitas históricas ambientadas en la Sicilia de los últimos tres siglos y unas cuantas más de la saga del comisario vigatés. En 2016, presintiendo, esta vez sí, su final, decidió revisar ‘Riccardino’ (título provisional que había puesto en 2005 y que terminaría siendo el definitivo) y realizó algunas modificaciones en el lenguaje, que había evolucionado con los años, no así en el contenido, que permaneció intacto. En 2020, un año después de su fallecimiento, la editorial Sellerio publicó, por fin, las dos versiones de la novela para que el lector italiano pudiera comparar las diferencias y la evolución en el estilo de Camilleri, y dos años más tarde podemos disfrutar en castellano su lectura tras la publicación de la versión definitiva por la editorial Salamandra.

Addio Montalbano

Nel 2004, in procinto di compiere settantanove anni, lo scrittore siciliano Andrea Camilleri inizia a scrivere quello che sarà l'ultimo romanzo della serie con protagonista il commissario Montalbano. Scioccato dalla morte improvvisa dei suoi amici, il marsigliese Jean-Claude Izzo e lo spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, che avevano reso orfani i rispettivi cani da caccia letterari, Fabio Montale e Pepe Carvalho, e temendo la sua stessa morte data la sua età avanzata e la sua passione impenitente per il tabacco, ha deciso di seguire le orme di Agatha Christie, che ha scritto 'Curtain', il romanzo in cui il detective belga Hercule Poirot fa il suo ultimo saluto sul palco, quarant'anni prima della sua pubblicazione postuma. Allo stesso modo, una volta terminato il manoscritto nel 2005, Camilleri lo consegnò all'amica ed editore Elvira Sellerio in custodia (una leggenda metropolitana narra che fosse all'interno di una cassaforte), con l'ordine che fosse riportato alla luce. deceduto. Gli anni però passarono e la previsione non si avverò: lo scrittore, nato a Porto Empedocle nel 1925, continuò a scrivere i suoi amati romanzi storici ambientati in Sicilia negli ultimi tre secoli e qualche altro della saga del commissario vigatese. Nel 2016, intuendo, questa volta sì, la sua fine, decide di rivedere 'Riccardino' (titolo provvisorio che aveva messo nel 2005 e che sarebbe finito per essere quello definitivo) e apporta alcune modifiche al linguaggio, che si era evoluto nel gli anni, non così nel contenuto, che rimase intatto. Nel 2020, un anno dopo la sua morte, la casa editrice Sellerio ha finalmente pubblicato le due versioni del romanzo in modo che il lettore italiano potesse confrontare le differenze e l'evoluzione nello stile di Camilleri, e due anni dopo possiamo goderne la lettura in castigliano dopo la pubblicazione della versione definitiva a cura della casa editrice Salamandra.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

oltreimuri, 26.11.2022
Direzione inversa
A Camilleri piaceva ascoltarsi

Camilleri era di un’altra Sicilia. Parlava un altro dialetto. Aveva modi lenti, sguardo puntuto e di sottile furbizia pur con una beffarda bonomia. Alzava il capo piano. Conosceva uomini diversi, che non hanno ironia (penso invece ai catanesi), immaginava donne brune dalla pelle diafana, dal seno morbido e imperfetto, buono per l’amore. A Camilleri piaceva ascoltarsi, lui sentiva la sua voce, le parole che giungono facili, e rideva, in una stanza tappezzata di libri. Lui vedeva lo stesso tutti, ogni persona passava attraverso i suoi occhi, scriverne fu facile, così come il mare increspato del mattino e le campagne brulle, le spiagge solitarie. I miei luoghi sono quelli dei suoi libri, ma sono di ognuno di noi, ormai. E come reliquie preziose vanno visitati. Camilleri che sapeva di questa isola. Noi lo rispetteremo nel ricordo, così come si dice qui, con il cappello sul petto e la preghiera per la vita nuova.
Letizia Dimartino
 
 

Ovalle Hoy, 28.11.2022
Opinión
El que esté libre de sangre extranjera que lance la primera piedra

Termino de leer una novela de Andrea Camilleri, el prestigioso autor italiano de novelas policiales y creador del no menos destacado Comisario Salvo Montalbano.
Se trata de Un Giro Decisivo (Il giro di boa) publicada en el año 2003, hace casi veinte años, pero que aborda un tema dolorosamente de actualidad: la inmigración.
Moltalbano, de manera fortuita, tropieza con un caso de tráfico de inmigrantes provenientes de Marruecos, Argelia, Turquía, Túnez, etc., que se suman a los que llegan desde países de la desmembrada ex URSS, personas que huyen de la realidad social, política y económica de sus lugares de origen, probando suerte en países del Primer Mundo.
Son personas que suben a una barca, del otro lado del Mediterráneo y se arriesgan a morir ahogados, de enfermedad o de hambre y sed, buscando un mejor futuro para sus familias, sin saber realmente lo que les aguarda. Muchos perecen en el intento, en tanto la prensa internacional cada cierto tiempo da cuenta del hallazgo de una de estas embarcaciones a la deriva con cientos de hombres, mujeres y niños en precarias condiciones.
Esa es una realidad que hasta hace no mucho tiempo creíamos lejana, pero que en los últimos años ha venido a golpear nuestras puertas, con cientos, miles de personas que vienen desde Colombia, Venezuela, Cuba, Ecuador y Haití, llegadas por distintos medios, atravesando toda la larga geografía sudamericana.
No pocos de ellos son profesionales – médicos, enfermeros, periodistas, etc – que han venido a ser un aporte a nuestra sociedad, otros se han incorporado como empleados de comercio, muy apreciados por el trato afable con los clientes, en tanto la mayoría se han incorporado a labores agrícolas, utilizados como mano de obra barata por empresarios que buscan sustituir la mano de obra nacional. Recordemos esos episodios de aviones chárter llegados, entre gallos y medianoche, desde Haití con personas de esa nacionalidad que luego abordaban buses con destino desconocido y cuya presencia nunca fue aclarada de manera razonable: ¿Turismo o tráfico de personas?
La otra cara: una porción minoritaria, han sido tentados por el comercio sexual, otros son “mendigos profesionales», personas que viven en la calle sin mostrar intención de superar esa condición, y unos pocos son delincuentes que huyen de la justicia de sus países y reinciden en el nuestro.
Están frescas también – más recientes – esas imágenes de la llegada masiva de inmigrantes ilegales a Colchane, en el extremo norte del país, provenientes en su mayoría de Venezuela, duplicando a la pequeña población local, con los conflictos que eso trajo por el choque cultural.
En la actualidad, el fenómeno de la inmigración es observado con recelo por los “chilenos”, que olvidan que nuestra nacionalidad está constituida por una mezcla de nacionalidades, que formaron parte de otros procesos migratorios de comienzos del siglo pasado: españoles, mallorquinos, franceses, alemanes, italianos, yugoeslavos y especialmente palestinos.
Mi abuelo paterno, a comienzos del siglo XX llegó a Chile proveniente de la antigua Yugoeslavia, huyendo de las guerras de su sector que asolaban Europa, y de la Primera Gran Guerra. Pablo Neruda, en el mítico Winnipeg, trajo a los emigrantes españoles que huían de la Guerra Civil Española. Vicente Pérez Rosales por su parte contribuyó con los alemanes a la colonización del sur del país. Asimismo desde medio oriente llegaron en su momento emigrantes Palestinos, Sirios, Líbaneses, de Israel. Y así. Chile podría ser considerado un crisol de razas mezcladas con los pueblos originarios.
El que esté libre de sangre extranjera que lance la primera piedra.
Por otra parte, nos olvidamos de esa otra corriente migratoria inversa que se vivió luego del golpe militar del año 1973 cuando miles de chilenos, beneficiados por la “Beca Pinochet”, se vieron forzados a abandonar el país huyendo de la dictadura y del exterminio para buscar refugio en otros países que los acogieron solidarios.
Yo estoy orgulloso de ser amigo de decenas de extranjeros llegados en los últimos años que están en proceso de integrar este variopinto tinglado social, desde el médico venezolano que te atiende en el consultorio del barrio (que ha venido a llenar el cupo que médicos chilenos despreciaron en su momento por muy baja remuneración), o esa colombiana que te saluda alegremente al pasar “¿Cómo estás papi?”, y se aleja, con su colorida vestimenta y cimbrando la cintura calle arriba, entre un enjambre de grisáceos transeúntes que la observan con una cuota de admiración o de reproche. Es que incluso nos han enseñados a vestirnos, abandonando esos trajes grises y oscuros que solíamos usar hasta no hace mucho tiempo.
M.B.I.

Chi è libero da sangue straniero scagli la prima pietra

Finisco di leggere un romanzo di Andrea Camilleri, il prestigioso autore italiano di gialli e creatore del non meno illustre commissario Salvo Montalbano.
Si tratta di U Giro Decisivo (Il giro di boa) pubblicato nel 2003, quasi vent'anni fa, ma che affronta un tema di dolorosa attualità: l'immigrazione.
Moltalbano, per caso, si imbatte in un caso di tratta di immigrati provenienti da Marocco, Algeria, Turchia, Tunisia, ecc., oltre a quelli provenienti da paesi della smembrata ex URSS, persone in fuga dalla realtà sociale, politica ed economica dei loro luoghi di origine, tentando la fortuna nei paesi del Primo Mondo.
Sono persone che salgono su una barca dall'altra parte del Mediterraneo e rischiano l'annegamento, la malattia o la fame e la sete, cercando un futuro migliore per le loro famiglie, senza sapere davvero cosa li aspetta. Molti muoiono nell'attentato, mentre la stampa internazionale di tanto in tanto riporta il ritrovamento di uno di questi barconi alla deriva con centinaia di uomini, donne e bambini in condizioni precarie.
Questa è una realtà che fino a non molto tempo fa pensavamo lontana, ma negli ultimi anni è venuta a bussare alle nostre porte, con centinaia, migliaia di persone provenienti da Colombia, Venezuela, Cuba, Ecuador e Haiti, arrivate con mezzi diversi, attraversando l'intera lunga geografia sudamericana.
Non pochi di loro sono professionisti - medici, infermieri, giornalisti, ecc. lavoro agricolo, utilizzato come manodopera a basso costo da imprenditori che cercano di sostituire la forza lavoro nazionale. Ricordiamo quegli episodi di aerei charter in arrivo, tra galli e mezzanotte, da Haiti con persone di quella nazionalità che poi sono salite su autobus con destinazione sconosciuta e la cui presenza non è mai stata ragionevolmente chiarita: Turismo o tratta di esseri umani?
L'altra faccia: una parte minoritaria è stata tentata dal commercio sessuale, altri sono "mendicanti professionisti", persone che vivono per strada senza mostrare alcuna intenzione di superare tale condizione, e alcuni sono criminali in fuga dalla giustizia nei loro paesi e ricadono nel nostro.
Fresche, più recenti, sono anche queste immagini dell'arrivo massiccio di immigrati clandestini a Colchane, nell'estremo nord del Paese, provenienti per lo più dal Venezuela, che raddoppiano la piccola popolazione locale, con i conflitti che ne derivano a causa dello shock culturale.
Attualmente il fenomeno dell'immigrazione è guardato con sospetto dai "cileni", i quali dimenticano che la nostra nazionalità è costituita da una mescolanza di nazionalità, che facevano parte di altri processi migratori all'inizio del secolo scorso: spagnoli, maiorchini, francesi , tedeschi, italiani, jugoslavi e soprattutto palestinesi.
Mio nonno paterno è arrivato in Cile all'inizio del '900 dall'ex Jugoslavia, fuggendo dalle guerre del suo settore che stavano devastando l'Europa e dalla Prima Grande Guerra. Pablo Neruda, nella mitica Winnipeg, portò gli emigranti spagnoli in fuga dalla guerra civile spagnola. Vicente Pérez Rosales da parte sua contribuì con i tedeschi alla colonizzazione del sud del paese. Allo stesso modo, emigranti palestinesi, siriani, libanesi e israeliani sono arrivati dal Medio Oriente. E così. Il Cile potrebbe essere considerato un crogiolo di razze miste con i popoli indigeni.
Chi è libero da sangue straniero scagli la prima pietra.
Dimentichiamo, invece, quell'altra corrente migratoria inversa avvenuta dopo il golpe militare del 1973 quando migliaia di cileni, beneficiari della "Borsa di studio Pinochet", furono costretti a lasciare il Paese in fuga dalla dittatura e dallo sterminio per cercare rifugio in altri Paesi che li hanno accolti solidali.
Sono fiero di essere amico di decine di stranieri arrivati ??in questi anni che stanno integrando questo variegato assetto sociale, dal medico venezuelano che ti cura nell'ufficio di quartiere (che è venuto a riempire la quota quei medici cileni disprezzati all'epoca per compensi bassissimi), o quella donna colombiana che ti saluta allegramente mentre passi “Come stai papà?”, e si allontana, con i suoi vestiti colorati e ondeggiando dalla cintola in su per la strada, tra uno sciame di passanti grigiastri che la osservano con una parte di ammirazione o di rimprovero. È che ci hanno persino insegnato a vestirci, abbandonando quei completi grigi e scuri che indossavamo fino a non molto tempo fa.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

ANSA, 29.11.2022
Pedro Peña, per la prima volta in Italia maestro noir uruguaiano

Roma - Arriva per la prima volta in Italia il maestro del noir uruguaiano Pedro Peña per l'uscita del suo romanzo "Il diavolo non sempre ci mette la coda", secondo volume della sua pentalogia che ha per protagonista il giornalista e detective Agustín Flores. In uscita a dicembre per la casa editrice romana deiMerangoli che ha pubblicato anche il primo volume della serie, "Ormai nessuno vive più in certi luoghi", Peña presenterà il libro in anteprima assoluta nazionale il 9 dicembre alle 19.00 alla Fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi, alla Nuvola a Roma. Annunciata la presenza dell'ambasciatore della Repubblica Orientale dell'Uruguay in Italia, Ricardo Javier Varela Fernández e di Mariella Crosta, addetto culturale ministra consigliere dell'ambasciata. "Mi emoziona molto il fatto che per la prima volta un mio libro sia stato tradotto nella lingua di Dante, del Decamerone di Boccaccio, di Umberto Eco, di Dino Buzzati. Nella lingua del grande Andrea Camilleri che è sempre stato per me un punto di riferimento e di ispirazione" dice Peña che è nato nel 1975, è docente di Lettere e cofondatore della rivista La letra breve. [...]
 
 

L'Ora, 29.11.2022
Al Tea­tro Agri­can­tus Arie­le Duca è Moi­ra nar­ra­tri­ce di in­fi­ni­te sto­rie sen­za tem­po
Per la sta­gio­ne Tea­tro da Ka­me­ra de­di­ca­ta alla pro­sa con­tem­po­ra­nea mar­te­dì 29 no­vem­bre nel­la sala di via XX Set­tem­bre va in sce­na “Il filo d’o­ro” scrit­to e di­ret­to da Gaia Vi­tan­za e li­be­ra­men­te ispi­ra­to ad An­drea Ca­mil­le­ri
Tea­tro Agri­can­tus, via XX Set­tem­bre 82a – Pa­ler­mo mar­te­dì 29 no­vem­bre ore 21 www.agri­can­tus.cloud https://agri­can­tus.or­ga­niz­za­to­ri.18­tic­ke­ts.it/

Al Tea­tro Agri­can­tus di Pa­ler­mo per la sta­gio­ne “Tea­tro da Ka­me­ra”, que­st’an­no in­ti­to­la­ta Ri­fles­si, mar­te­dì 29 no­vem­bre alle ore 21 sarà pro­po­sto “Il filo d’o­ro”, scrit­to e di­ret­to da Gaia Vi­tan­za, che ve­drà in sce­na Arie­le Duca.
Il tema por­tan­te del­lo spet­ta­co­lo è quel­lo del­la me­ta­mor­fo­si, pre­so a pie­ne mani dai te­sti di Ovi­dio e Apu­leio, e adat­ta­ti ad una mi­to­lo­gia si­cu­la ri­sco­per­ta e rein­ven­ta­ta da An­drea Ca­mil­le­ri al qua­le la gio­va­ne au­tri­ce si è li­be­ra­men­te ispi­ra­ta.
In sce­na Arie­le Duca sarà Moi­ra, una gio­va­ne sar­ta, nar­ra­tri­ce di una sto­ria che ne apre in­fi­ni­te al­tre, e che at­tra­ver­sa­no i con­fi­ni del tem­po, del­lo spa­zio e per­si­no del­la ve­ri­di­ci­tà. I suoi rac­con­ti ri­por­ta­no sul pal­co an­ti­che leg­gen­de, ma­sche­re mi­to­lo­gi­che, me­sco­lan­do­le col fol­clo­re del­la Si­ci­lia che ha ospi­ta­to eroi, stre­ghe, si­re­ne, mo­stri e gi­gan­ti. Quei rac­con­ti, però, par­la­no so­prat­tut­to di amo­re, sen­ti­men­to a cui la pro­ta­go­ni­sta non cre­de fino in fon­do e a cui at­tri­bui­sce ca­rat­te­ri­sti­che fan­ta­sti­che, come fos­se un’in­ven­zio­ne tra­man­da­ta di boc­ca in boc­ca. Un amo­re che non co­no­sce for­me o bar­rie­re, de­cli­na­to in cen­to modi dif­fe­ren­ti: l’a­mo­re di un aman­te, quel­lo di un ma­ri­to, quel­lo di una ma­dre, di una so­rel­la, l’a­mo­re di una fi­glia.
I rac­con­ti di sen­ti­men­ti uni­ver­sa­li si ca­la­no nei con­te­sti più di­spa­ra­ti: la guer­ra, il fa­sci­smo, gli Anni 80. Nel cor­so del­lo spet­ta­co­lo la pro­ta­go­ni­sta as­su­me­rà mol­ti vol­ti e farà af­fe­zio­na­re il pub­bli­co alla bur­be­ra ‘Gna Pina, al ter­ri­gno ‘Gna­zio, ai dol­ci Cola e Re­si­na, al­l’in­dis­so­lu­bi­le de­di­zio­ne di Nino. Poco im­por­ta sa­pe­re come, quan­do o per­ché ciò di cui par­la Moi­ra so­prav­vi­ve alla vio­len­za, al fato, alla fol­lia e per­si­no alla mor­te. Al pub­bli­co è ri­chie­sto “solo” di ascol­ta­re.
Il Tea­tro Agri­can­tus è so­ste­nu­to dal­la Re­gio­ne Si­ci­lia­na -As­ses­so­ra­to del Tu­ri­smo del­lo Sport e del­lo Spet­ta­co­lo, che ne ha ri­co­no­sciu­to il ruo­lo e la fun­zio­ne ar­ti­sti­ca, e dal Mic – Mi­ni­ste­ro del­la Cul­tu­ra.
IN­FOR­MA­ZIO­NI
Tea­tro Agri­can­tus. Bi­gliet­te­ria via XX Set­tem­bre, 80 – Tel. 091 309636
Da mar­te­dì a sa­ba­to ore 11.00 – 13.30 e 17.00 – 20.00; do­me­ni­ca ore 17.00 – 20.00
Bi­gliet­te­ria on line: www.agri­can­tus.cloud https://agri­can­tus.or­ga­niz­za­to­ri.18­tic­ke­ts.it/
Ras­se­gna Tea­tro da Ka­me­ra Bi­gliet­ti: sin­go­lo € 15; ri­dot­to in­gres­so cop­pia € 25 (12,50 € cad)
 
 

Arte Tv, 30.11.2022
Invitation au voyage - Stadt Land Kunst
La Sicile d'Andrea Camilleri / Népal / Stockholm - Andrea Camilleri Sizilien / Nepal / Stockholm

Linda Lorin nous emmène à la découverte de notre patrimoine artistique, culturel et naturel. Le commissaire Montalbano, un Maigret sicilien - Les Gainés, l'âme chantée du Népal - Aux États-Unis, le gâteau aux canneberges de Marjorie - À Stockholm, on roule des mécaniques.
Le commissaire Montalbano, un Maigret sicilien (Réalisateur Renaud Cohen)
La Sicile, éclatante de soleil et de couleurs, est l'île d'un personnage hors du commun : le commissaire Montalbano, héros d'une série de romans policiers imaginée par l'écrivain Andrea Camilleri. Alors que cette île du Mezzogiorno était surtout dépeinte jusque-là comme une terre arriérée, dominée par la mafia, elle devient, avec Camilleri, la terre des bonheurs simples et des plaisirs de la chair. La terre d'une culture populaire que le commissaire défend bec et ongles contre celle des notables et des politiques.
[...]
Réalisation : Fabrice Michelin
Pays : France
Année : 2022
Durée : Extrait (2 min)
Genre : Documentaires et reportages
Prochaine diffusion le : mercredi 7 décembre à 17:25
 
 

ContempoartEnsemble, 30.11.2022
PlaYOut - XIX Festival del ContempoartEnsemble
INTELLETTO D'AMORE (E ALTRE BUGIE)
Mercoledì 30 novembre 2022 ore 21:00 - FIRENZE Limonaia di Villa Strozzi
Conversazione con Michele Marco Rossi e concerto

Paolo Aralla Ritratto con voce (da H. von Bingen)
Vittorio Montalti The Memories Box
Pasquale Corrado Furibondo
Noriko Baba Chant d’Amour
Matteo Franceschini Expiation
Fabrizio De Andrè Sidun
Johann Sebastian Bach Suite n.4 in mi bemolle maggiore

ANDREA CAMILLERI voce originale registrata
MICHELE MARCO ROSSI violoncello
PAOLO ARALLA live electronics
 
 

Cronaca Oggi Quotidiano, 30.11.2022
Al “Piccolo” di Catania il 3 e 4 dicembre il progetto di Massimo Venturiello con “La prima indagine di Montalbano” di Andrea Camilleri

Sabato 3 e domenica 4 dicembre arriva, per la prima volta in Sicilia, il progetto di Massimo Venturiello sul romanzo di Andrea Camilleri che lanciò il famoso commissario di Vigàta
“La prima indagine di Montalbano“ di Andrea Camilleri è quella da cui tutto ebbe inizio. Quella in cui prendono vita i personaggi dei successivi numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Massimo Venturiello porta sul palcoscenico, con la vis teatrale che lo contraddistingue, il testo di Andrea Camilleri in un progetto tutto nuovo da lui ideato. Lo spettacolo che ha debuttato in estate a Salerno approda ora – per la prima assoluta siciliana – al Piccolo Teatro della Città, sabato 3 (ore 21) e domenica 4 dicembre (ore 18) nell’ambito della Stagione Teatrale proposta nella storica sala catanese dal Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale.
Prodotta da Officina Teatrale, là piéce – con la consulenza musicale e tecnica di Alessandro Greggia – nasce dal progetto di successo degli audiolibri di Sellerio e Storytel in cui Venturiello regala agli ascoltatori e alle ascoltatrici un’esperienza immersiva e coinvolgente, che spazia in tutti i registri della penna del grande scrittore siciliano. “L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più famoso della narrativa contemporanea italiana – spiega Venturiello – è nata in seguito allo straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente pubblicati in Rete, che ho avuto il privilegio di interpretare”.
“Ho dovuto ridurre – continua –, per ovvie esigenze teatrali, il testo, ma i libri di Camilleri contengono già una forte struttura teatrale con personaggi vivi, caratterizzati, secondo le regole del teatro che il Maestro, uomo di teatro, conosceva benissimo. Io lavorai con lui tanti anni fa, quando mi volle per il progetto della lettura dei suoi testi. Testi da cui la lingua da lui inventata, carica di musicalità, arriva nella sua interezza a chiunque, la parola diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. Ho sentito la naturale esigenza di proseguire il percorso iniziato allestendo un monologo teatrale su La prima indagine di Montalbano: testo dove nasce il commissario Montalbano, certamente ancora ignaro del luminoso destino che il genio del grande Camilleri gli stava riservando”.
Piccolo Teatro della Città – Info allo 095530153 – Biglietto 15 euro (10 ridotto – 7 universitari)
 
 

 


 
Last modified Wednesday, December, 07, 2022