RASSEGNA STAMPA
OTTOBRE 2023
il Fatto Quotidiano,
7.10.2023
Che c’è di bello
I ricordi di Camilleri: “Al provino di regia mi salvò Gassman”
MEMORIE FRESCHE DI STAMPA (SELLERIO) - “Ero
un cane a recitare e feci infuriare Costa, ma mi presero in accademia”. Uno
stralcio de Il teatro certamente, dialogo tra il defunto scrittore
siciliano e Giuseppe Dipasquale
Anticipiamo uno stralcio di “Il teatro certamente” di Andrea Camilleri in
dialogo con Giuseppe Dipasquale, fresco di stampa con Sellerio.
Allora l’esame di Regia
consisteva in questo: nel bando di concorso per i registi, c’erano sei titoli di
testi teatrali, tu dovevi sceglierne uno e fare una sorta di tesi di laurea
ovviamente volta alla messinscena. Poi dovevi allegare anche, che so, i figurini
di probabili costumi e probabile scenografia e fare le note sulla recitazione,
su come vedevi il personaggio. Insomma una tesi di laurea autentica. Poi c’era:
“Storia di un personaggio”. Potevi scegliere Don Giovanni o Antigone e
descrivere la sua trasformazione attraverso i testi teatrali. Infine c’era una
scena da recitare. Allora io non conoscevo nessuno della commissione, li
conoscevo solo di nome: Silvio d’Amico, Orazio Costa... Quindi mi presentai in
questo ottobre romano bellissimo del ’49, al teatrino di via Vittoria, in un
buio totale, solo il palcoscenico illuminato e in platea, davanti alla prima
fila, un lungo tavolo con quelle lampade, sai, che fanno un alone di luce sul
piano ma non diffondono niente intorno. Non vedevo chi era seduto a quel tavolo.
Allora d’Amico disse: “Vada in palcoscenico e reciti la scena”. Io risposi: “Non
ho preparato nessuna scena”. “Perché?” fece lui. “Perché non ritengo che il
regista debba necessaria mente saper recitare” affermai spavaldamente. “Lei non
deve ritenere nulla, deve attenersi al bando di concorso, io potrei
escluderla!”.
“E va bene, mi escluda, signor
d’Amico…”. Non sapevo allora che bisognava chiamarlo Presidente. “No, non la
escludo. Le do due ore di tempo, noi esaminiamo altri e lei in due ore prepara
la scena!”. Poi voltandosi verso la sala buia continuò: “C’è qualcuno che vuole
aiutare questo qui…?”. Scoprii allora che la platea era gremita di ex allievi. E
una splendida voce disse: “L’aiuto io!”. Si alzò un ragazzo alto, bello, lo
riconobbi, era Vittorio Gassman. Passando davanti al tavolo prese un numero de
Il Dramma e disse: “Andiamo”. Andammo nei camerini. Il testo che aveva
preso a caso era Arsenico e vecchi merletti. Scegliemmo una scena e in
due ore lui mi insegnò come farla. Ritornammo quindi in palcoscenico e recitammo
la scena. Lui, Gassman, non solo diceva a me le sue battute, ma mi suggeriva
anche quelle che dovevo dire io. Ad un certo punto d’Amico ci fermò: “Basta
così, grazie Vittorio. Lei non teorizzi il fatto che è un cane e che non sa
recitare. Non cerchi di fare una teoria del fatto che non sa recitare, venga
giù!”.
Principio sì giulivo, ben conduce.
Mi sedetti davanti a Costa, che iniziò subito una sorta di sventramento
sistematico, una specie di tortura dell’Inquisizione che si concluse due ore
dopo. A un certo punto mi chiese: “Se lei avesse i soldi per mettere in scena
l’opera che più le sta a cuore, quale sceglierebbe?”. Lui si aspettava che
dicessi Faust, I sette contro Tebe, io candido risposi invece
La vedova allegra, che Costa vedeva come il Diavolo. L’esame si concluse con
questa frase di Costa: “Sappia che nulla di quello che lei ha detto o scritto è
condiviso da me”. Me ne andai sconsolato, sicuro di non avercela fatta. Restai a
Roma. Due settimane dopo venni rintracciato da mio padre che diceva che mi
dovevo presentare in Accademia, ero stato ammesso. Arrivai in ritardo e mi
incontrai subito con Costa. Ero l’unico allievo regista ammesso. Mi fulminò
chiedendomi per ché così in ritardo. Mi giustificai ricordandogli la frase con
la quale mi aveva congedato e che mi aveva fatto pensare di non essere stato
ammesso. Allora lui, severo, ma preciso, mi fulminò una seconda volta: “Il fatto
che io non abbia con diviso le sue idee non voleva dire che erano stupide!
Voleva solo dire che non le avevo condivise”.
Andrea Camilleri
Il Sussidiario,
7.10.2023
Letture
Camilleri, “Il re di Girgenti”: mistica e commedia di una terra sofferente
“Il re di Girgenti”, romanzo storico di Andrea Camilleri, è uno spettacolo che
lascia stupiti, divertiti, arrabbiati, a tratti senza fiato e con dubbi e
domande
Esistono storie di vita vera e
vita reale; storie di dominazioni, usurpatrici e demolitrici; storie di riscatto
e potere; storie che si intrecciano inevitabilmente tra di loro, che si legano
alla fantasia e goliardia dello scrittore e solo quando la penna inizia a
macchiare di nero la carta, è in quel momento che inizia lo spettacolo.
Il re di
Girgenti (Sellerio,
2001) di Andrea
Camilleri non è nient’altro che questo: uno spettacolo in teatro che
lascia stupiti, divertiti, arrabbiati, a tratti senza fiato e con dubbi e
domande.
Attraverso i racconti sulla
famiglia Zosimo ci si ritrova nella Sicilia di fine seicento: la terra degli
spagnoli, del malgoverno, della povertà e della carestia. Una terra di gente
umile, di fedeli e credenti; una terra spesso superstiziosa e legata alla
tradizione. Terra travagliata da terremoti e pestilenze, da sofferenze e
precarietà.
È una storia dal carattere
mistico che si intreccia con il buffo: il protagonista è Gisuè, umile bracciante
di Montelusa che si ritrova ad assecondare il desiderio di morte di un giovane
duca spagnolo ormai senza denaro e coraggio. Un omicidio per soli cento onze.
È il racconto della giustizia
amministrata da viceré e capitani: “Volete asistir all’interrogatorio del
prisonero? Spiò con un sorrisino don Sebastiano che gia s’aspittava la risposta.
‘Ma no’ fece il Capitano di Giustizia pronto a lavarsi le mano cento volte più
di Pilato. ‘Mi
rimetto alla vostra equità’”.
È una storia fatta di tradimenti
e infedeltà, di raggiri e cospirazioni, di astuzia e coraggio.
È la narrazione di come si
diventava re nella Sicilia del tempo, tramite premonizioni e racconti magici:
“una sola cosa, ma non dirlo a nisciuno, manco a tò partre, a tò matre, a tò
frati. Sulla tua testa c’è una corona”.
È la storia di Zosimo, bambino
prodigio che mangia pane e sarda: “Gisuè gli desi il pane e il picciliddro s’arricreò,
si spaccò la faccia in un sorriso di contentezza”.
È il racconto di una terra che
soffre a causa della siccità: “‘Io chiangio perché sento la terra patire e
lamentiarsi’. ‘Io non sento manco un acceddro’ disse Gisuè. ‘Appunto’ disse
Zosimo ‘questo silenzio granni è la sua voci di lamento’”.
È un racconto intricato, carico
di vicende, pieno di personaggi, colmo di sensazioni e cambiamenti.
Camilleri, con uno stile a tratti
comico, a tratti tragico, ci fa immergere in un contesto che a primo impatto
appare paradossale e lontano da noi, ma che nel tempo si comprende e quasi ci si
immedesima. Ci racconta di una Sicilia travagliata dalle contraddizioni, della
vita fatta di stenti ma anche di piccole cose, quelle quotidiane, quelle
genuine, quelle che sanno di casa e famiglia.
E forse il destino non sarà
favorevole al re di Girgenti, ma ciò che di più della lettura si conserva sono
le ferite di una terra mal governata, abbandonata a sé stessa, che con
difficoltà si è rialzata e ha conservato i suoi colori, la gioia della sua gente
e la speranza di cambiamento non solo nella Girgenti di Zosimo ma anche nella
semplice e cruda realtà.
Virginia Drago
Agrigento Oggi,
9.10.2023
La statua di Andrea Camilleri ad Agrigento: un omaggio al “re” della letteratura
italiana
Il Re incontrastato della Via Atenea: il fascino duraturo di Andrea Camilleri
nella Città dei Templi

Lo scrittore Andrea Camilleri continua ad essere il “re” incontrastato della via
Atenea, Seduto al tavolo del Caffè, in tutti questi anni ha dialogato
silenziosamente con migliaia e migliaia di turisti che, percorrendo il salotto
buono cittadino, si sono voluti sedere accanto per un selfie. Basta scorrere a
caso le pagine social per rendersi conto di quanto sia importante, per i turisti
in visita nella città dei templi, farsi immortalare accanto alla statua in
bronzo del grande scrittore. Ma non basta, Da anni è diventato di moda anche
lasciare la propria recensione dopo la visita alla statua di Camilleri su “TripAdvisor”,
su “Italia recensioni” o su altri siti ancora, dedicati alle bellezze della
nostra terra. Dati significativi che confermano l’interesse crescente verso il
centro storico di Agrigento.
“Molto suggestiva. Collocata nella via principale ha una visibilità eccellente.
Complimenti” scrive ad esempio, il 16 aprile 2023, nel suo commento online
Giuseppe da Torino.
Sono tante recensioni, in italiano ma parecchie anche in inglese, lasciate da
turisti che hanno subito il fascino della città vecchia e dell’autore di casa
nostra. E pazienza se qualche vacanziere continentale, nella recensione, sbaglia
ad indicare la via dove si trova l’opera bronzea realizzata dallo scultore
Giuseppe Agnello, confondendo via Imera con via Atenea. Alcuni lamentano la poca
somiglianza con lo scrittore o la mancanza di rispetto verso l’opera dovuta ai
“bivacchi” notturni intorno, ma in generale è tutto un coro di elogi per la
statua collocata nella piazzetta dello scrittore nel cuore del centro storico.
Dopo le prese di posizione del passato, quando una ragazza si fece fotografare a
cavalcioni sul collo del Maestro di Vigàta, Vincenzo B. di Casalnuovo in
provincia di Napoli, scrive oggi: “Un piccolo omaggio a Camilleri ad Agrigento.
Purtroppo si potrebbe fare sicuramente di più oltre alla totale inciviltà delle
persone che ci si siedono sopra per mangiarsi gelati e quant’altro”.
Il commento lasciato da Caruccia di Busto Arsizio (Varese) è che la statua è:
“una bella idea. Ultimamente sta diventando di moda mettere un personaggio
locale in versione statua in centro”.
“Un piccolo ma dovuto omaggio quello che ha voluto fare l’amministrazione di
Agrigento allo scrittore Andrea Camilleri: una piazzetta – chiamata non a caso
“Piazzetta dello Scrittore” – dove campeggia la statua in bronzo di Camilleri”
scrive Andrea MNZ Ancona
“Una scoperta inaspettata, – firma la sua recensione, il 4 settembre scorso,
Giuseppe C. – E’ stato stupendo trovarsi davanti alla statua del maestro
Camilleri. Molto carina l’idea di potersi sedere nella sedia accanto la sua per
due “chiacchiere letterarie”.
Più datata è invece la recensione di Rosa, (1° Novembre 2015): “Certamente è un
piacere poter sedere vicino al grande Camilleri, seppure in una scultura, non
molto somigliante per la verità!”.
“Chiudendo gli occhi avverti la sua presenza – fa eco Emanuele il 12 luglio
2023. – Opera molto bella e soprattutto contestualizzata benissimo”.
Insomma, sembra veramente che l’attrattiva principale di via Atenea sia proprio
lui, il papà del Commissario Montalbano, in attesa, 24 ore su 24, di qualcuno
che vada sedersi accanto, per farsi immortalare e pubblicare la foto sui social.
Tutto questo non può che giovare all’economia turistica della città!
Lorenzo Rosso
La Nazione (ed. di
Arezzo),
10.10.2023
C’è Zenzero Fest. Arrivano Cercato e la Nipotissima
Da giovedì a domenica le presentazioni in biblioteca. Arianna Mortelliti, erede
di Camilleri, si racconta.
Flavia Cercato, Marco Gaetani, Francois Morlupi e la nipote di Andrea Camilleri
Arianna Mortelliti. Dopo la maratona di autori e libri di settembre, Zenzero
Fest torna con un ricco calendario a ottobre, e un poker di incontri in
programma giovedì 12, venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 nella Sala della
Biblioteca Città di Arezzo.
[…]
Il programma di ottobre si chiude domenica 15 con Arianna Mortelliti che
presenterà il suo libro "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni" (Mondadori),
una narrazione originale, un racconto tenero, uno stile definito per un romanzo
d’esordio che rivela un vero talento: quello che Arianna Mortelliti ha ereditato
dal nonno, il grande Andrea Camilleri.
Tutti gli incontri si tengono dalle 18.30 con ingresso gratuito, al termine il
firma copie.
Flavia Baldi
EFE,
11.10.2023
Andrea Camilleri
Salamandra publica el libro de Camilleri sobre la relación de Alma Mahler y
Kokoschka
Barcelona -
Salamandra ha publicado este miércoles "La criatura del deseo", del fallecido
escritor italiano Andrea Camilleri, un relato sobre la tormentosa relación entre
la compositora Alma Mahler y el pintor Oskar Kokoschka.
Camilleri,
habitual de la novela negra a través de la serie protagonizada por su comisario
Montalbano, reconstruye en este libro no sólo la sobrecogedora historia de una
desenfrenada pasión amorosa, sino también una época crucial para el destino de
Europa, que acabará desembocando en la Gran Guerra de principios del siglo XX.
En 1912, un
año después de la muerte del compositor Gustav Mahler, Alma, su joven viuda,
conoció al pintor Kokoschka y así comenzó su historia de amor, que pronto
desembocó en una pasión tan desenfrenada como tumultuosa.
Cuando Alma
rompió brutalmente la relación, Kokoschka, con el corazón destrozado, decidió
partir al frente en la Primera Guerra Mundial y a su regreso, traumatizado por
el conflicto y obsesionado aún con el amor perdido, encargó una muñeca de tamaño
natural con los rasgos de su amada.
A partir de
documentos, escritos biográficos, cartas y otros materiales inéditos e
inaccesibles para el gran público, Andrea Camilleri reveló secretos poco
conocidos de una relación tormentosa entre dos personalidades de la Viena del
siglo XX en la que pugnan el genio artístico y la enfermedad mental.
"La criatura del deseo" es también una reconstrucción de una época crucial para
el destino de Europa, donde la vida privada, el debate artístico y el contexto
social se entrelazan fatalmente.
Lamezia in strada,
11.10.2023
Il rapporto tra Alma Mahler e Kokoschka, raccontato da Camilleri in La creatura
del desiderio – Cultura
Il rapporto tempestoso tra la
compositrice Alma Mahler e il pittore Oskar Kokoschka è il soggetto di “La
creatura del desiderio”, un racconto del compianto scrittore italiano Andrea
Camilleri pubblicato oggi da Salamandra.
Camilleri, frequentatore abituale
del romanzo poliziesco attraverso la serie con protagonista il suo commissario
Montalbano, ricostruisce in questo libro non solo la storia travolgente di una
passione amorosa sfrenata, ma anche un momento cruciale per le sorti
dell’Europa, che si concluderà con la Grande Guerra. Dall’inizio del XX secolo.
Nel 1912, un anno dopo la morte
del compositore Gustav Mahler, la sua giovane vedova Alma incontrò il pittore
Kokoschka, e così iniziò la loro storia d’amore, che presto sfociò in una
passione sfrenata e turbolenta.
Quando Alma interruppe
brutalmente la relazione, Kokoschka, affranto, decise di andare al fronte nella
Prima Guerra Mondiale e al suo ritorno, traumatizzato dal conflitto e ancora
ossessionato dal suo amore perduto, commissionò una bambola a grandezza naturale
con i suoi cari. ‘ caratteristiche.
Utilizzando documenti, scritti
autobiografici, lettere e altri materiali inediti e inaccessibili al grande
pubblico, Andrea Camilleri svela segreti poco conosciuti sul rapporto tra due
figure viennesi del Novecento in cui gareggiavano genio artistico e malattia
mentale.
Chiara Pisano
Palermo Mania,
11.10.2023
Al via la terza edizione di ''Amici del libro al Salinas'': Tra i libri un
postumo di Camilleri e le nuove uscite
Sette appuntamenti letterari nell'Agorà del Museo Archeologico palermitano con
due eventi speciali, uno dedicato a Calvino e uno a Camilleri. Dal 20 ottobre al
3 dicembre.
Non solo anteprime
letterarie ma anche eventi speciali dedicati ad alcuni degli scrittori che hanno
caratterizzato il Novecento e non solo. Oltre un mese di eventi che, dislocati,
come di consueto, all’interno degli spazi del Museo Archeologico Regionale
Antonino Salinas di Palermo, saranno i protagonisti della terza edizione di “Amici
del libro al Salinas”, la rassegna letteraria ideata da Lia
Vicari, già direttrice della libreria Feltrinelli di Palermo e
da Caterina
Greco, direttrice del Museo Regionale Antonino Salinas in
collaborazione con CoopCulture e con l’associazione culturale Retablo.
[…]
Il 27
ottobre, si terrà un evento speciale dedicato alla figura di Andrea
Camilleri con la presentazione del libro postumo “Il
Teatro certamente”, che è un dialogo sul mondo del teatro con il
regista Giuseppe
Di Pasquale (Sellerio editore). Dal dialogo tra i due infatti
emerge l’idea che Camilleri aveva del teatro e della regia.
[…]
Nulla dies sine linea,
13.10.2023
“Camilleriade”
Il volume “Camilleriade – I luoghi, il commissario, i romanzi storici”, appena
pubblicato dalle edizioni Diogene Multimedia, è stato scritto “a sei mani” da
Vito Lo Scrudato, Bernardo Puleio e me. Non è la prima volta che noi tre,
“sodali in scrittura” (come ci definisce Lo Scrudato nella premessa al volume),
scriviamo insieme un libro, poiché cinque anni fa pubblicammo con Vittorietti
“Sicilitalia – Scontro-incontro fra Lingue, Identità, Culture”.
Il titolo principale del volume, “Camilleriade”, intende sottolinearne la
dimensione quasi “epica”: ognuno di noi, infatti, si è cimentato in un’avventura
critica tanto ardua quanto appassionante, con l’intenzione prioritaria di
rendere un doveroso tributo a uno scrittore di cui riconosciamo concordemente la
straordinaria importanza a livello letterario, storico e culturale in senso
lato.
In questa particolare ottica, il risultato finale “è” e “non è”, al tempo
stesso, un “saggio critico”: infatti, ognuno dei tre autori ha colto
l’occasione, parlando di Camilleri, di mettere alla prova il proprio mondo
culturale e interiore, ritrovando spesso ricordi lontani e magiche sensazioni
della nostra vita.
Inoltre, nota caratteristica di questa fatica (che da noi non è stata mai
avvertita come tale) è stato il “divertissement”, «desunto dallo stesso
diletto dello scrivere di Andrea Camilleri» (come precisa ancora Lo Scrudato);
semmai è stato il nostro rigore professionale di docenti, spesso, a rimetterci
in carreggiata e a riportare la nostra scrittura nei binari dell’ortodossia
filologica.
Il libro si articola in tre parti e tre appendici.
Nella prima parte (“Camilleri, i luoghi, l’arte, i pinsèri”) Vito Lo Scrudato,
cammaratese e quindi quanto mai vicino geograficamente, storicamente e
culturalmente a Camilleri, indugia anzitutto nell’analisi dei luoghi descritti
dall’autore empedoclino, trasportandoci da Vigàta e Montelusa (alias Porto
Empedocle e Agrigento) a Boccadasse, dalla sua natìa Cammarata a Palma di
Montechiaro, dall’eremo della Quisquina al Teatro Greco di Siracusa.
Invano però si cercherebbe, in questo viaggio (che è anche un viaggio nella
memoria), un criterio rigido, un ordine, una (chiamiamola così) logica
stringente; la trattazione procede invece, con un fare divagatorio
costante/scostante, con un tono dichiarato di “babbìo”, in una sorta di
conversazione amichevole che nega sul nascere ogni paludata dissertazione
accademica.
Del resto, in questo modo, Lo Scrudato ritiene giustamente di essere
perfettamente sulla stessa rotta di Camilleri, del quale sottolinea
correttamente la “levità” e “leggerezza”: «I fatti lontani fisicamente
diventano più facilmente manipolabili, il babbìo prende libero corso, la
nostalgia, che Camilleri ha più volte confessato di avere nutrito costantemente,
viene consolata da queste rivisitazioni creative, improntate al divertimento
sfrenato, sul piano dell’effetto grottesco; la levità diventa stile,
l’invenzione comica si fa sterminata, il rapporto dell’autore con la scrittura
diventa una copula goduriosa, la trasfigurazione è compiuta, l’effetto sul
lettore è ovviamente simmetrico e coinvolgente» (p. 95).
Ci si sposta dunque dalle donne dei romanzi camilleriani alla straordinaria
lingua “vigatese”, dal legame con i luoghi pirandelliani alla dettagliata
rievocazione del rapporto di Camilleri con lo scrittore agrigentino, dalle
miniere di zolfo a un altro accurato giro per Vigàta, con un gustoso riferimento
alla trattoria di Enzo Sacco, che ha ispirato le pagine in cui sono descritti i
lauti pasti di Salvo Montalbano (e qui Lo Scrudato conferma di essere “liccu” e
buona forchetta almeno tanto quanto lo è il celebre commissario camilleriano…).
Non manca qualche sassolino tolto dalle capienti scarpe di Lo Scrudato, sia che
faccia sue le polemiche sulla Sicilia postunitaria, sia che evidenzi certe
contraddizioni all’interno dell’ideologia camilleriana, sia ancora che ne
contesti l’atteggiamento “antichiesastro” (magari mettendolo a impietoso
confronto con alcune pagine di Sciascia).
Resta però predominante l’ammirazione per Camilleri, cui è riconosciuto il
merito di aver provocato una «netta inversione di tendenza» nella
percezione della Sicilia da parte della comunità nazionale ed internazionale, «riportata
finalmente ad una realtà largamente caratterizzata dalla bellezza dell’Isola e
della cultura dell’accoglienza e del rispetto della sua gente, soprattutto
grazie alla travolgente realtà televisiva del Commissario Montalbano» (p.
95).
Del Maestro empedoclino, infine, sono studiati magistralmente i rapporti con
Pirandello e Sciascia, con una serie di riflessioni tanto più interessanti
quanto più sembrano divagatorie e occasionali. Infine, viene citato il monologo
su Tiresia recitato da Camilleri l’11 giugno 2018 al Teatro Greco di Siracusa,
nel quale l’assimilazione con l’antico indovino (anche per la perdita della
vista) permise all’autore di riflettere sulla capacità divinatoria, in una sorta
di “asciutto saluto” conclusivo al suo affezionatissimo pubblico; così, infatti,
si congedò Camilleri: «Può darsi che ci rivediamo tra cent’anni in questo
stesso posto. Me lo auguro. Ve lo auguro» (p. 107). Come commenta Lo
Scrudato, «è un congedo sospeso, ma qualcosa si riesce ancora a capire:
Camilleri affida il suo tempo, la sua sopravvivenza, il suo bisogno di eternità,
all’arte, come facevano i poeti antichi, quando si auguravano l’immortalità
attraverso l’arte, per il riconosciuto valore alla loro poesia» (ibid.).
L’ultimo paragrafo (“Per concludere: Empedocle”) ha per protagonista l’antico
filosofo agrigentino, di cui viene ricordata la preghiera agli dèi che si trova
all’inizio del suo poema sulla natura; per Lo Scrudato, chiudere la sua nota con
una citazione dall’opera di Empedocle, un altro agrigentino, «è un
definitivo, ultimo, omaggio al paese di Camilleri che, prima di chiamarsi Vigàta,
continua a chiamarsi Porto Empedocle!» (p. 108).
La seconda parte del libro, da me curata, si intitola “Identikit di un
commissario: i romanzi di Montalbano nella produzione di Andrea Camilleri”.
In questa ampia sezione ho cercato di ripercorrere, soprattutto da lettore
appassionato, i romanzi e i racconti di cui è protagonista il commissario più
noto d’Italia: ecco dunque anzitutto un resoconto sulla genesi del personaggio,
cui in origine l’autore avrebbe voluto destinare soltanto un libro (salvo a
essere poi “costretto” da Elvira Sellerio, stante lo straordinario successo de
“La forma dell’acqua”, a proseguire in quella che sarebbe divenuta una vera e
propria “saga”).
Di Montalbano vengono poi esaminate le fasi della vita: dall’infanzia segnata
dalla precoce perdita della madre al successivo allontanamento dal padre,
colpevole di essersi rifatto una vita con un’altra donna; dalle prime fasi della
sua carriera nel paese montano di Mascalippa al trasferimento a Vigàta; dal
decennale rapporto a distanza con la sua Livia all’avventura spiazzante con
Antonia nel romanzo “Il metodo Catalanotti” (2018).
Le vicende biografiche del commissario sono corredate da un quadro completo del
suo carattere, delle sue idiosincrasie, dei suoi pregi e dei suoi innegabili
difetti, delle sue manie, delle sue immutabili abitudini, delle persone che lo
circondano (anzitutto i membri della sua “squadra” al commissariato), dei suoi
difficili rapporti con i superiori, della sua coerenza ideologica, del suo
malcelato passatismo (che sembra rispecchiare a volte l’età avanzata del suo
autore), della sua vasta cultura, del suo rapporto quasi idolatrico con il cibo.
Di Montalbano, poi, è seguito un elemento particolare e specifico (che
costituisce un’altra delle differenze con il Maigret simenoniano):
l’invecchiamento, il senso doloroso del tempo che passa, il timore
dell’ineluttabile decadenza fisica e mentale. Da qui deriva, anche, il suo
contrastante e doloroso rapporto con i ricordi: «è un gioco tinto, quello dei
ricordi, nel quale finisci sempre col perdere» (“L’odore della notte”, p.
56).
Come reazione agli anni che passano, il commissario, che nei primi romanzi
mostrava un’incrollabile fedeltà nei confronti della sua Livia, evidenzia sempre
più la tendenza a “dimenticarla” e a sostituirla; ecco quindi che un’ampia
digressione è dedicata alle donne che, via via, si pongono come “tentatrici” e
“seduttrici” nei confronti di Montalbano, mentre parallelamente il rapporto con
Livia si evolve e si scontra con nuove difficoltà (soprattutto dopo la mancata
adozione del piccolo François, che avrebbe potuto costituire la base per un
legame più profondo).
L’analisi del romanzo “Il metodo Catalanotti” (2018) è particolarmente
approfondita, proprio perché costituisce di fatto l’ultimo romanzo di Camilleri
in ordine cronologico, dato che “Il cuoco dell’Alcyon” (2019) era stato composto
anni prima, come anche “Riccardino” (uscito postumo nel 2020), da tempo
destinato a chiudere idealmente la serie su Montalbano.
Non meno opportuna mi è parsa un’accurata riflessione su “Riccardino” e sulla
soluzione surreale adottata dall’autore per far “svanire” per sempre il suo
personaggio, in una prospettiva “pirandelliana” che fa dell’opera un vero e
proprio “metaromanzo”.
Le notizie sull’evoluzione della lingua camilleriana nei romanzi di Montalbano,
da “La forma dell’acqua” a “Riccardino” (nella sua revisione finale), mirano a
far cogliere l’evoluzione progressiva di uno strumento espressivo del tutto
particolare e inimitabile, quel “vigatese” che è assurto al rango di lingua
letteraria ma si è mostrato capace di influire potentemente persino sul lessico
quotidiano di milioni di persone.
Non mancano le notizie (doverose) sulla “fiction” televisiva (sia quella
principale con Luca Zingaretti, sia quella del “giovane Montalbano” interpretato
da Michele Riondino), con una puntualizzazione delle differenze con i testi
camilleriani.
Il problema conclusivo è quello relativo alla “sopravvivenza” di Montalbano
“post mortem auctoris”: Montalbano “orfano” non per questo è condannato a
“svanire” come aveva previsto il suo autore; la potente vitalità di certi
personaggi, che sopravvivono alla scomparsa dei loro autori, è confermata in
questa riflessione di Maria Corti, insigne filologa e semiologa milanese: «Noi
moriamo, diventiamo polvere e non ci siamo più; loro, i fantasmi di quel teatro
dell’immaginario che è la letteratura, escono dalla vita del testo senza morire,
anzi continuano a popolare la vita degli uomini; non appartengono a nessuno e
appartengono a tutti».
La terza sezione, “I romanzi storici di Camilleri: il rapporto con Sciascia”, è
stata magistralmente curata da Bernardo Puleio, autore anche delle prime due
appendici del volume.
Partendo dalla “scoperta letteraria” di Camilleri da parte di Sciascia, il
critico analizza i rapporti fra i due autori, soffermandosi anzitutto sui primi
romanzi storici camilleriani; infatti, come ricorda opportunamente Puleio, «Camilleri
non è soltanto l’inventore di Montalbano, dal momento che non sono pochi i suoi
libri d’altro genere, fantastici, libellistici, civili e di varia fiction
giallo-storica» (p. 315).
Analizzando le fonti, Puleio smaschera alcune contraddizioni di Camilleri nel
rapporto con Sciascia, sia quando lo accusa falsamente di “anticomunismo
viscerale” (quando invece era stato eletto, sia pure da indipendente, nel PCI,
con il solo torto di esserne un “intellettuale disorganico”, a differenza dell’empedoclino,
che fu organico al partito, cfr. p. 319) sia quando gli attribuisce una
“santificazione” della mafia (ad es. nella figura di Don Mariano ne “Il giorno
della civetta”) in realtà assolutamente estranea agli intenti e all’effettiva
scrittura di Sciascia.
Puleio evidenzia poi la profonda cultura di Camilleri, il quale, «attinge
copiosamente alla tradizione siciliana che spazia dai veristi a Pirandello, da
Brancati a Sciascia, fino all’amico D’Arrigo, ma che comprende una sterminata
carrellata di autori europei e americani (nella duplice accezione di americani
del Nord e di latino-americani)» (p. 322). Giustamente il critico aggiunge
poi: «Il condimento di questa ricca pietanza non può che essere il “camilleriano”,
il pasticcio linguistico intriso di dialetto, siciliano parlato, parasiciliano,
invenzione linguistica e, abbattendo la peculiarità della lingua scritta, di
cunto, cioè della capacità di far vivere il racconto in una dimensione orale, di
primigenia purezza che rimanda a codici antichi della letteratura» (p. 323).
Una sezione critica molto significativa e decisamente originale è quella in cui
Puleio individua un vero e proprio “metodo Camilleri” nell’approccio con il
romanzo storico (pp. 324 ss.): «il lettore dei romanzi storici di Camilleri
deve preliminarmente fare ‘tabula rasa’ di quello che è o potrebbe essere il
codice identificativo del genere romanzo storico. […] I romanzi cosiddetti
storici di Camilleri hanno infatti ben poco di storico. Innanzitutto, perché le
fonti vengono spesso travisate o non esistono affatto o vengono ricostruite
fantasiosamente anche quando ci siano dei ben precisi riferimenti storici. È una
libertà, questa, che l’autore rivendica con sicuro orgoglio. Se a ciò
aggiungiamo anche l’utilizzo di espressioni della lingua ‘inventata’
dall’autore, espressioni tipiche del linguaggio parlato, uso diffuso del
turpiloquio, caratteristiche non certamente proprie del genere letterario
storico che, ha, per così dire, una sua austera, rigorosa e letterarissima
tradizione, ci imbattiamo perlopiù in testi che costituiscono la parodia del
genere storico, che forse è uno degli intenti che ha voluto comicamente
realizzare l’autore» (p. 325).
Su queste basi si pone il distacco dal modello sciasciano e, prima ancora, dalla
tradizione del romanzo storico europeo; Puleio pone qui giustamente l’accento
sull’ironia camilleriana, «che, con leggerezza, dissacra, ma invita a
riflettere. Alla fine il narratore, anche se la narrazione si è sviluppata senza
il supporto di precise indicazioni d’archivio, propone interessanti questioni
morali filtrate attraverso un rapporto diacronico per cogliere genesi ed
evoluzione delle maggiori problematiche sociali siciliane» (p. 328).
Lo studio del “metodo camilleriano” viene sviluppato attraverso un’analisi
accurata prima di “Un filo di fumo” (1980), con un esemplare approfondimento
storico sul tema delle zolfare, poi del romanzo “La strage dimenticata” (1984),
testo “decisamente sciasciano” (p. 351). Con dovizia di opportune
citazioni e riferimenti culturali ad ampio spettro, il critico chiarisce al
lettore i meccanismi dell’operazione camilleriana, fornendo chiavi
interpretative originali e spesso inaspettate.
La sezione relativa a “La bolla di componenda” (1993), come precisa Puleio, «dà
la stura ad una serie infinita di discussioni e di polemiche. Esistevano ed
esistono ancora in Sicilia, e probabilmente non solo in Sicilia, forme di
ricomposizione, di mediazione tra i malviventi e i derubati» (p. 370). In
tutta questa interessantissima trattazione la critica letteraria e storica si fa
denunzia civile, esemplare presa di coscienza morale, informazione doverosa che
colma lacune, suggerisce comportamenti e apre nuove prospettive.
Nel capitolo intitolato “La storia e l’attualità”, Puleio rileva come in
Camilleri prenda forma «un progetto di riscrittura senza idealizzazioni della
storia siciliana e italiana postunitaria» (p. 402); infatti «è da
osservare che Camilleri, senza cadere nella retorica neoborbonica ma anche senza
accedere ad una esaltazione aprioristica del processo unitario quasi come se si
trattasse di una fuoriuscita verso il progresso della Sicilia, intravede nel
fenomeno risorgimentale e nella gestione post-unitaria dell’isola non un
elemento di rinnovamento ma un elemento problematico, una condizione di
sofferenza e di angoscia soprattutto a danno degli ultimi. L’unità è una mancata
occasione di progresso» (pp. 403-404).
Chiude il prezioso contributo di Puleio la sezione relativa a “La mossa del
cavallo” (pp. 416 ss.), a sua volta ricca di spunti di riflessione e
particolarmente curata dal punto di vista dell’analisi linguistica.
Quanto alle tre appendici del volume, mentre le due curate da Bernardo Puleio
(«“La rivoluzione della luna” e il donnesco governo» e «Il tema del doppio in
“Riccardino”») continuano ad offrire una messe di osservazioni preziose ed
originali, l’ultima appendice presenta un “apocrifo camilleriano”, cioè
un mio raccontino intitolato “La pensione di Montalbano” (pp. 457-466),
inizialmente ambientato nel borgo di Boccadasse, a Genova.
Lungi dal voler in alcun modo competere con l’ineguagliabile modello
camilleriano, il racconto riporta il volume al tono complessivo di “lusus” che
caratterizza l’intera opera; un “lusus”, però, non privo – mai – di sottintese
intenzioni, quale (in questo caso) quella di rendere omaggio ad Andrea Camilleri
e al suo Montalbano, divenuto ormai a tutti gli effetti “patrimonio
dell’umanità”.
Mario Pintacuda
Arezzo, 15.10.2023
Presentazione del libro
di Arianna Mortelliti "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni"
La Nazione (ed. di
Arezzo),
15.10.2023
"Andrea Camilleri era mio nonno". Arianna debutta a Zenzero Fest: romanzo
familiare di Mortelliti
Oggi alle 18.30 appuntamento nella sala conferenze della Biblioteca Città di
Arezzo. Presenta il romanzo familiare dal titolo: "Quella volta che mia moglie
ha cucinato i peperoni".
Un debutto letterario intrigante quello che Arianna Mortelliti presenta a
Zenzero Fest, la rassegna in programma oggi alle 18.30 nella sala della
Biblioteca di Arezzo. "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni" (Mondadori),
è un romanzo familiare scritto calibrando suspense e informazioni all’interno di
una struttura a dialoghi che permette di ricostruire le vicende della famiglia
Baldi. Il coma profondo in cui cade Arturo, 95enne, è l’evento che innesca un
susseguirsi di riflessioni profonde e intime.
Arianna, perchè ha deciso di raccontare questo momento?
"Scrivere il romanzo è stato terapeutico. Ho avuto una persona cara in coma per
un mese e scrivere lasciandomi andare alla fantasia mi ha aiutato".
Ha immaginato di essere Arturo?
"Il libro è scritto dal suo punto di vista, perchè durante il tempo vissuto
accanto a quella persona, mi sono chiesta continuamente, se avesse percezione di
tutto ciò che lo circondava. Non potendomi rispondere con la ragione ho provato
a farlo con la fantasia".
Arturo è circondato da molte donne. Una che le somiglia?
"Diciamo che forse un po’ tutte le donne del libro hanno qualcosa di me. In
particolare Nina, la nipote più piccola di Arturo".
Come accade che una biologa, come lei, scopra la passione per la scrittura?
"Quella per le scienze e per la scrittura, sono passioni che ho sempre avuto.
Fin da bambina ho scritto quotidianamente un diario e ho continuato a farlo
anche in età adulta. La scrittura mi ha sempre aiutato a superare i momenti, più
o meno difficili, della mia vita. Questa volta però il diario non mi è bastato e
ho voluto provare a cimentarmi nella stesura di un romanzo".
Avrà influito anche essere cresciuta con nonno Andrea Camilleri...
"Soprattutto negli ultimi anni della sua vita, gli sono stata molto vicina. Sono
stata i suoi occhi e le sue mani. L’ho aiutato nella stesura di "Autodifesa di
Caino", quando da solo non riusciva più a farlo. Quell’esperienza mi è servita
tantissimo. Anche se l’ho scoperto dopo, perchè in quel momento non pensavo di
scrivere un romanzo".
Qual è l’insegnamento professionale, il trucco narrativo, del nonno che le è
stato più utile nella stesura del libro?
"Sicuramente due. Lui diceva sempre ‘buttiamo giù, anche se non è perfetto, lo
sistemiamo dopo’. E, per il romanzo ho fatto proprio così, come mi veniva
un’idea la scrivevo. Poi, l’uso dell’immaginazione: visualizzare le scene che
vengono narrate. Serve tantissimo a controllare che la storia sia aderente alla
realtà".
Cosa le avrebbe detto leggendo il suo libro?
"Non ho osato immaginare una cosa del genere!".
Gloria Peruzzi
ArezzoNotizie,
15.10.2023
A Zenzero Fest la prima prova narrativa della nipote di Andrea Camilleri
Gran finale oggi nella sala conferenze della biblioteca
Un romanzo
decisamente intrigante, che calibra suspense e informazioni all'interno di una
struttura a dialoghi che, progressivamente, scioglie nodi e ambiguità. Alla sua
prima prova narrativa, ma cresciuta alla scuola del nonno Andrea Camilleri,
Arianna Mortelliti è l'ospite dell'ultimo appuntamento dell'edizione di ottobre
di Zenzero Fest con il suo libro “Quella volta che mia moglie ha cucinato i
peperoni” (Mondadori).
Un
anziano 95enne, Arturo, viene portato in ospedale dove scivola in un coma
profondo. Un misterioso tempo sospeso, nel quale Arturo riesce a sentire l’amata
moglie, le figlie e le nipoti che, ognuna in solitudine, si abbandona a
confessioni e sfoghi. Arianna Mortelliti dà forma a questa famiglia da cui
emergeranno lontani segreti e recondite verità, che nel presente aiuteranno –
tanto chi è destinato a restare quanto chi se ne andrà – a fare pace con la
propria vita e a guardare oltre.
Appuntamento con Arianna Mortelliti oggi alle 18:30 nella Sala Conferenze della
Biblioteca Comunale con ingresso per il pubblico libero e gratuito. Al termine
della presentazione il consueto firma copia.
Zenzero Fest è promosso da Officina Rilancio Arezzo ed organizzato in
collaborazione con la libreria Edison by Biblion, con il patrocinio di Provincia
di Arezzo, Comune di Arezzo e Biblioteca Città di Arezzo. Main sponsor Estra,
sponsor Chimera Gold, Caurum e Banca di Anghiari e Stia - Credito Cooperativo.
Partner, B&B Antiche Mura, Logge Vasari, La Lancia d’Oro, Cremeria Cecconi;
media partner Weare e The Aretiner.
Tiempo argentino,
15.10.2023
Juegos de ingenio
Tiempogrilla letteraria
Doce preguntas sobre literatura italiana para homenajear al autor de "El barón
rampante". ¿Cuánto sabés?
Celebramos hoy el centenario del nacimiento del genial escritor italiano
(1923-1985) de la fotografía, autor de “El barón rampante” y “Las ciudades
invisibles”, entre otras novelas y cuentos. Su nombre y su apellido se leerán en
vertical si se responden estas 12 preguntas sobre literatura italiana.
[..]
8. El comisario Montalbano es el personaje central de una treintena de novelas
policiales de un escritor siciliano fallecido en 2019. Se llamaba Andrea. ¿Cómo
se apellidaba?
[..]
esRadio
- Es la Mañana,
17.10.2023
Los Libros: 'La criatura del deseo'
Amorós recomienda la lectura de
‘La criatura del deseo’, de Andrea Camilleri. Relata la historia de amor trágico
entre Alma Mahler y Oskar Kokoschka.
Federico
Amorós
AGR,
17.10.2023
Grande successo per la serata “Poli incontra Manzini”
Giovedì 12 ottobre presso il Museo Civico
Si dice che l’unione faccia la forza, che per noi significa “forza della
cultura”. Ed è quello che abbiamo realizzato venerdì a Poli nell’ambito della V
edizione delle “Giornate della Cultura” dove il Comune, insieme al Circolo
Culturale Prenestino Roberto Simeoni di Palestrina, ha realizzato un incontro con lo scrittore Antonio
Manzini, l’autore dei romanzi che raccontano le indagini del
vicequestore della Polizia di Stato Rocco Schiavone e della sua squadra e che da
dieci anni è uno dei più pregevoli prodotti “fiction” della RAI, con
l’interpretazione, nelle vesti del vicequestore, di Marco Giallini.
Il numeroso pubblico ha partecipato per circa due ore al fuoco di fila delle
domande a cui Rita
Di Biase, presidente del Circolo, e profonda conoscitrice dell’autore,
ma meglio sarebbe dire di Rocco Schiavone, ha sottoposto Manzini. Una serata
piacevole tra aneddoti raccontati dall’autore Manzini e brevi spot tratti dalla
fiction. Esilarante l’aneddoto raccontato da Manzini che vedeva lui e Camilleri
confrontarsi sulla fine dei rispettivi personaggi: il commissario Montalbano e
il vicequestore Schiavone. Raccontava Camilleri che mentre Manuel Vasquez
Montalban e Jean Claude Izzo, altri due celebrati autori noir, avrebbero, ad
certo punto, fatto morire i loro personaggi, il detective privato Pepe Carvalho
e il poliziotto Montale, lui, Camilleri, era di opposto parere. Montalban e Izzo
sono morti relativamente giovani (il primo a 64, il secondo a 55 anni), mentre
Camilleri era allora ancora vivo. Morirà nel 2019 a 94 anni. “Quindi - disse
Camilleri a Manzini – decidere di far morire prima dell’autore i propri
personaggi porta sfiga”.
[…]
Rocco Micale
ArezzoTV,
17.10.2023
Mortelliti e Morlupi chiudono la seconda edizione di Zenzero Fest
Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri, alla sua prima priva narrativa,
l'ospite dell'ultimo appuntamento dell'edizione di ottobre di Zenzero Fest con
il suo libro “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”.
Un romanzo decisamente intrigante, che calibra suspense e informazioni
all'interno di una struttura a dialoghi che, progressivamente, scioglie nodi e
ambiguità.
Altro protagonista della rassegna Francois Morlupi con il suo libro “Formule
mortali”
AISE, 17.10.2023
“En la
mesa con Camilleri”: la cocina italiana en el mundo se promociona en Mirabilia
Food & Drink

LIPARI – En el marco
de Mirabilia Food & Drink , el evento anual de la asociación Mirabilia Network
programado desde hoy hasta el martes 17 de octubre en Lipari, mañana 15 de
octubre se celebrará «En la mesa con Camilleri» , un evento internacional que
pretende rendir homenaje a Andrea Camilleri y promover el alma gastronómica de
Sicilia a nivel mundial junto con la belleza escénica de la isla.
Esto lo hará a
través de las recetas y platos típicos de la cocina siciliana descritos en sus
obras literarias.
«A Tavola con
Camilleri» también pretende apoyar la candidatura de Sicilia como «Región
Europea de la Gastronomía 2025» y la candidatura de la cocina italiana como
patrimonio inmaterial de la UNESCO. Al evento asistirán operadores del sector
enogastronómico, periodistas de revistas especializadas, influencers, bloggers
de viajes, youtubers, etc., que podrán seguir la elaboración de platos de la
cocina siciliana, basados en recetas auténticas extraídas de las páginas. de
las obras de Andrea Camilleri.
Después de la etapa de Lipari, el «formato» se extenderá más allá de las
fronteras regionales y nacionales gracias a la red internacional italplanet.it y
a la atención del diputado electo en el extranjero Fabio Porta : «el legado de
Camilleri y Montalbano no termina en el mundo literario, sino se extiende mucho
más allá. Gracias a su narración, los hábitos alimentarios típicos de Sicilia
han traspasado las fronteras geográficas, permitiendo a muchas personas
sumergirse en esta rica y variada cultura a través de la literatura. De esta
manera, Camilleri y Montalbano transformaron la cocina siciliana en un poderoso
medio para difundir y apreciar las características únicas de esta región en todo
el mundo».
Durante la velada, el creador y promotor del evento, Mimmo Mollica, autor,
músico y escritor, leerá extractos de las obras de Camilleri. Para completar
esta experiencia sensorial, reconocidos chefs sicilianos se encargarán de la
preparación práctica de los platos, combinando el aspecto culinario con el
cultural.
[…]
(levante)
Sellerio Editore, 18.10.2023
Giuseppe Dipasquale 'Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale'
Mercoledì 18 ottobre alle 18.00, presso Piazza
Scammacca - Mercato Persone Cultura di Catania, in piazza Scammacca 9, Giuseppe
Dipasquale presenta Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale
di Andrea Camilleri.
Intervengono Carmelita Celi, Tuccio Musumeci, Ester Pantano.
Comune di Cascina,
19.10.2023
"Libri lungo le mura": ecco il ricco programma
Si chiama “Libri
lungo le mura - Festival della lettura Città di Cascina” il
ricco programma di eventi culturali che prevede, tra il 23 ottobre e il 19 dicembre, una serie di
iniziative per promuovere la lettura. Il tutto grazie alla presenza di autori e
scrittori che esporranno alla collettività, in occasione di dibattiti e
confronti culturali appositamente dedicati, opere riferite a temi storici,
artistici, poetici e letterari.
La
rassegna è realizzata con
il contributo della Regione Toscana ottenuto con la
partecipazione al bando nell’ambito degli “Interventi del Consiglio regionale
per la realizzazione delle finalità statutarie in materia di sviluppo
sostenibile, cultura e turismo ambito di intervento”, area di intervento
“Contributi per la promozione della lettura”, mirato a garantire il diritto alla
conoscenza di ognuno e l’accesso alla cultura come bisogno individuale e
collettivo.
Questo il calendario degli incontri:
[…]
12
dicembre martedì ore 18.30
Alfonso
Maurizio Iacono racconta Andrea Camilleri
“Il corso delle cose è sinuoso. Il Mondo di Andrea Camilleri”
BIBLIOTECA COMUNALE “P. IMPASTATO” Viale C. Comaschi n. 67
[…]
CinemaSerieTV, 19.10.2023
Montalbano, il cofanetto DVD con la serie completa è su Amazon a un prezzo
imperdibile
Il cofanetto DVD con la serie completa de Il commissario Montalbano è in
prevendita su Amazon ad un prezzo imperdibile: ecco tutti i dettagli.
Il cofanetto
DVD contenente la serie
completa de Il
commissario Montalbano, in uscita il 23 novembre 2023, è già
acquistabile da Amazon,
tramite preordine, ad un prezzo imperdibile; il boxset, distribuito da
Eagle Pictures, comprende in 37 dischi, per un totale di più di 63 ore di
visione complessiva, tutti i film con protagonista l’omonimo commissario di
polizia, tratti dalle opere letterarie dello scrittore siciliano Andrea
Camilleri; all’interno del cofanetto è presente, oltre a un ricco booklet, un
disco aggiuntivo interamente dedicato a contenuti extra, A impreziosire
ulteriormente l’uscita, troviamo una speciale card numerata e un segnalibro.
Potete prenotare il cofanetto a questo link.
Il commissario di polizia Salvo Montalbano, nato dalla fantasia di Andrea
Camilleri nel 1994, è stato interpretato in una serie di 37 film per la
televisione dall’attore romano Luca
Zingaretti, a partire dal 1999, quando su Raiuno in prima
serata, andò in onda l’adattamento de Il ladro di merendine, terzo romanzo della
saga di Montalbano; il successo fu immediato e da allora le riduzioni televisive
dei romanzi di Camilleri si susseguirono senza soluzione di continuità, fino ad
arrivare al 2021, con Il metodo Catalanotti, ultima trasposizione letteraria.
Montalbano, noto per la sua ironia e per lo spiccato acume investigativo, agisce
nell’immaginaria cittadina di Vigata, dove risolve crimini di vario genere,
legati alla criminalità organizzata o semplicemente opera di comuni cittadini.
Nel creare il personaggio,
Camilleri prese ispirazione da un altro importante detective letterario europeo,
il Pepe Carvalho di Manuel Vasquez Montalban; i due personaggi hanno in comune
l’amore per la cucina, le buone letture e un rapporto tormentato con l’altro
sesso.
Simone Frigerio
SAIG, 21.10.2023
"La lingua italiana nelle opere di Andrea Camilleri e Leonardo Sciascia"
In occasione della XXIII Edizione
della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, l'Associazione Cultura e Arte
Siciliana presenta l'incontro "La lingua italiana nelle opere di Andrea
Camilleri e Leonardo Sciascia" condotto da Lucia Russo, giornalista culturale e
scrittrice
SABATO 21 OTTOBRE 2023, alle
19:00
Sede SAIG
Avenue Ernest Pictet 10, Ginevra
INGRESSO LIBERO, seguito da un aperitivo
Roma, 21.10.2023
Presentazione del libro
di Arianna Mortelliti "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni"
Arigraf, 22.10.2023
CONFERENZA: Oltre il Personaggio IL COMMISSARIO MONTALBANO
Data: 22 Ottobre 2023
Ora: 18:00 - 20:00
Luogo su piattaforma Zoom
Organizzatore Arigraf Nazionale
Telefono: +39 333 58 81 360
Email: arigraf.segreteria@gmail.com
"IL COMMISSARIO MONTALBANO. DI PIRSONA PIRSONALMENTE", M.L.FAVIA
Questa Iniziativa è rivolta a tutti i Soci Arigraf.
Diario de León,
22.10.2023
«Al lector hay que hacerlo militante de la literatura»
El escritor leonés Alejandro Gallo reúne en un libro los mejores relatos del
sagaz y desaliñado comisario Gorgonio
—Gorgonio es el prototipo de
policía desaliñado y sagaz. Un ‘Colombo a la española’. ¿Has conocido a algún
comisario que se le parezca?
—Los comisarios reales no son como Gorgonio, como no existe un Sherlock Holmes
ni un Poirot ni un Padre Brown. Todos son personajes de ficción que sirven a sus
creadores como metáfora y crítica de una realidad. Gorgonio es un comisario al
que no le preocupa su estética, pero no es un Colombo hispano, pues trabaja en
equipo y valora el equipo policial. Los miembros de su equipo serían personajes
de novela por sí mismos. La Mari es la inspectora de perfiles criminales. Pepote
es el inspector de la Científica y de métodos escrupulosos. Matías es el
inspector que solo cree en la fuerza bruta para resolver los crímenes. Y cierro
con el aspirante a inspector Manolo Catarella, un homenaje al gran maestro
Andrea Camilleri.
[…]
Verónica Viñas
La Notizia di Ginevra,
23.10.2023
Sciascia e Camilleri a Ginevra con l’ACAS

Il 21 ottobre scorso,
l’Associazione Cultura e Arte Siciliana (ACAS) ha tenuto una conferenza sulla
“Lingua italiana nelle opere di Andrea Camilleri e di Leonardo Sciascia”, con la
partecipazione della dott.ssa Lucia Russo, giornalista culturale e scrittrice
esperta di letteratura siciliana.
La serata è iniziata con un
discorso introduttivo della Presidente del Com.It.Es. di Ginevra, Ilaria di
Resta, che, dopo i saluti ai presenti e al reggente del Consolato Generale
d’Italia Calogero Massimiliano Caputo, ha ricordato le celebrazioni della
Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, nel cui ambito l’ACAS ha promosso
l’evento in argomento, portando il saluto e il messaggio del Consigliere
Federale Ignazio Cassis, tramite un video istituzionale.
La stessa ha quindi presentato la
conferenziera Lucia Russo, laureata in Scienze Politiche nel 1988 a Catania,
città in cui risiede, la cui attività giornalistica è iniziata nel 2006 su temi
legati all’architettura e alle arti visive, all’ambiente e al settore sociale,
ed è oggi dedita ad ambiti strettamente culturali, con particolare riguardo alla
letteratura (recensioni, presentazioni, interviste ed articoli). Attualmente,
Lucia Russo collabora con le testate “La Sicilia”, letteratitudine.it,
fattitaliani.it ed è curatrice e autrice su L’EstroVerso della rubrica di
critica letteraria “Il romanzo abita qui”.
Autrice dal 2010 di vari racconti
confluiti in raccolte antologiche di diversi editori, e della silloge poetica
“Identità” (Algra editore, 2015), è approdata al romanzo a dicembre 2021 con “Il
presagio del pipistrello rosso” (Algra Editore), romanzo di fantascienza
sociologica scritto a quattro mani insieme a Maria Pina Crifò Antonello.
Nominata nel 2021 Ambasciatrice
della lettura dal Centro del libro e della lettura del Ministero della Cultura,
ha preso parte a giurie letterarie e teatrali, e curato libri come correttrice
di bozze ed editor.
Il Presidente ACAS, Vincenzo
Bartolomeo, ha quindi rivolto il suo saluto alla platea ed espresso l’avvio, con
tale conferenza, del progetto di promuovere da qui in avanti una serie di
incontri letterari.
Con grande professionalità, la
conferenziera ha sottolineato l’importanza di due giganti della letteratura
italiana della seconda metà del Novecento, evidenziando l’eredità letteraria,
linguistica e di pensiero critico da essi lasciata.
Dopo una breve introduzione sulle
opere principali e sulle figure letterarie di Leonardo Sciascia e Andrea
Camilleri, la giornalista ha esplorato le motivazioni della loro rilevanza,
mettendo a confronto i due autori per evidenziare comunanze e differenze, nei
temi, nelle influenze di altri scrittori, nello stile narrativo e nelle
peculiarità linguistiche, evidenziando come e se gli stessi utilizzassero
espressioni, termini e strutture sintattiche della lingua siciliana. Ha anche
discusso la percezione del siciliano come lingua (piuttosto che dialetto
regionale) e la sua preesistenza rispetto alla lingua italiana.
Nella sua presentazione, la
dott.ssa Russo ha fatto riferimento alle opere dei due autori per illustrare le
sue affermazioni, ha mostrato dati sui libri italiani più tradotti, ha fatto
riferimento a testi specifici e condiviso alcuni aneddoti rappresentativi della
personalità di questi autori.
Di Leonardo Sciascia (Racalmuto,
8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989), scrittore, giornalista, saggista,
drammaturgo, poeta, politico, maestro di scuola elementare e critico d’arte,
rimane la grande qualità narrativa e letteraria, insieme alla statura di
intellettuale.
Primo scrittore a raccontare il fenomeno mafioso in libri come “Il giorno della
civetta” (1961) o “A ciascuno il suo” (1966), si definì uno scrittore
“impegnato”, ebbe sempre “la verità” come tema centrale della scrittura e delle
sue ricerche storiche, assertore della “circolarità tra letteratura e realtà”.
La sua vocazione fu quella non del letterato puro, ma dello
scrittore-critico-saggista militante che informa e si informa sulla realtà per
cambiarla. Il suo linguaggio s’ispirò – come egli stesso dichiarò – alla
scrittura di certi francesi del Settecento: Diderot, Voltaire. Quanto al
colorito della lingua, egli perseguì l’uso di un italiano lontano dalla sintassi
dialettale e privo di sicilianismi, diversamente da Camilleri.
Andrea Camilleri (Porto
Empedocle, 6 settembre 1925 – Roma, 17 luglio 2019), scrittore, sceneggiatore,
regista teatrale e drammaturgo italiano, ha lasciato l’irresistibile capacità di
narrare storie che richiamano le tradizioni dei narratori siciliani. Di grande
successo nel mondo, consacrato dai gialli del Commissario Montalbano, alla data
della sua morte vanta ben 10 milioni di copie vendute dei suoi libri, con oltre
100 romanzi tradotti in circa trenta lingue.
Le scelte linguistiche di A.
Camilleri sono state presentate da Lucia Russo come l’aspetto centrale della sua
produzione letteraria. La contaminazione del testo italiano con termini del
dialetto siciliano ha dato origine a una sua personale struttura linguistica
che, nonostante le critiche ricevute e gli ostacoli frapposti, egli mantenne
anche a costo di non pubblicare, perché il dialetto, nella sua concezione
costituisce un valore aggiunto all’identità della sua opera. A supporto di tale
affermazione, Lucia Russo ha fornito il video dal titolo: La Lingua e la Cultura
italiane sono tutto” in cui egli stesso espone il suo pensiero.
L’evento è stato condotto in uno
stile colloquiale e comunicativo, con l’obiettivo di dimostrare in modo chiaro
quanto affermato e di fornire indicazioni concrete a chi fosse interessato alla
lettura delle opere dei due autori. Il linguaggio utilizzato è stato semplice e
comprensibile a tutti.
Alla fine della presentazione, nella fase più conviviale, i partecipanti hanno
avuto l’opportunità di porre domande, condividere osservazioni e chiedere
consigli sulla lettura delle opere di Sciascia e Camilleri.
Con questo evento, l’ACAS si è inserita con successo nelle organizzazioni di
eventi culturali di rilievo, contribuendo a rappresentare la Sicilia nel Cantone
di Ginevra.
Radio RCS Sicilia,
24.10.2023
Serradifalco ricorderà il grande Andrea Camilleri
Previsto un incontro presso il teatro comunale (martedì 7 novembre). Circa venti
anni addietro, il sindaco pro tempore – Bernardo Alaimo – assieme
all’Amministrazione comunale gli conferì la prestigiosa cittadinanza emerita

Andrea
Camilleri, “cittadino onorario” di Serradifalco. Ruota su questo tema l’evento
culturale programmato per martedì 7 novembre (ore 10) presso il teatro comunale
“Antonio de Curtis”. Un’iniziativa lodevole organizzata dall’Auser, in
collaborazione con Cesvop (Centro di Servizi per il Volontariato di Palermo –
delegazione di Caltanissetta, Gela e San Cataldo), Amministrazione comunale,
Istituto comprensivo “Flippo Puglisi” e Pro Loco.
In
apertura, i saluti di Salvatore Pelonero (presidente provinciale dell’Auser di
Caltanissetta), del sindaco Leonardo Burgio, di Valeria Vella (dirigente
scolastica dell’Istituto comprensivo “Filippo Puglisi”) e del sindaco Calogero
Martello (Porto Empedocle).
Nel corso
dell’evento, interverranno: Pasquale Petix (rettore della Luse), l’onorevole
Bernardo Alaimo (già sindaco di Serradifalco – sotto la sua sindacatura venne
conferita la cittadinanza a Camilleri), Arianna Mortelliti (scrittrice e nipote
del grande autore empedoclino), Felice Cavallaro (giornalista del “Corriere
della Sera”, che intervisterà la scrittrice durante la presentazione del libro
intitolato “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”).
Un
appuntamento culturale di notevole spessore. Per ricordare la figura di un
grande scrittore: Andrea Camilleri. Morì quattro anni addietro (era il 17 luglio
2019). Avrebbe compiuto 94 anni agli inizi del settembre successivo. A ridosso,
dunque, del ventennale dal conferimento della prestigiosa cittadinanza emerita,
si parlerà diffusamente di questo straordinario protagonista della Cultura
italiana.
Michele Bruccheri
Palermomania, 24.10.2023
Amici del libro al Salinas
''Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale'' il libro postumo di
Andrea Camilleri
La terza edizione di Amici del libro al Salinas prosegue con ''Il teatro
certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale'', libro postumo di Andrea Camilleri.
La terza
edizione di Amici del
libro al Salinas prosegue il 27 ottobre alle 17,30 nell’Agorà del Museo
Archeologico Regionale Antonino Salinas di Palermo con la presentazione del
libro postumo di Andrea
Camilleri “Il
teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale”, (Sellerio).
Dialogheranno con Giuseppe Dipasquale, Lello Analfino, Teresa Mannino e Totò
Rizzo.
lI teatro certamente è un libro di conversazioni. Gli interlocutori sono un ex e
devoto allievo dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, il
regista Giuseppe Dipasquale, e il suo maestro di regia teatrale, Andrea
Camilleri, con la sua sapiente e collaborativa sovranità. Discutono su quella
che Camilleri chiama “dicibilità teatrale”: su come “trasformare le cose scritte
in cose dette”; sulla teatralizzazione o trasposizione teatrale, in sostanza, di
testi narrativi dello stesso Camilleri o di Pirandello. Nel libro, la pulizia
del dettato è pari alla profondità delle analisi. Dipasquale legge le opere di
Camilleri, e Camilleri legge se stesso. Le letture a volte divergono. Ma
Camilleri lascia sempre libertà di giudizio. Il maestro scava nei ricordi. “Noi
avevamo davvero timore delle critiche che potevano decretare il successo o
l’insuccesso di uno spettacolo. Ora, purtroppo, è un mero resoconto della
serata... Questo, se vogliamo, avviene anche in letteratura dove abbiamo i
recensori e i critici. Ecco, una volta i critici erano davvero critici e basta”;
opportuni sempre, anche quando stroncavano. Si può leggere il libro come un
discreto e suggestivo scorcio biografico. Non è nata la prima, inarrivabile
biografia della letteratura europea, la settecentesca Vita di Samuel Johnson scritta
da James Boswell, dall’elaborazione delle conversazioni del grande critico
letterario trascritte dall’inseparabile biografo?
ANSA, 24.10.2023
News dalle Ambasciate
Al via a Città del Messico un ciclo di conferenze su Calvino
Amb. De Chiara: 'Testimonia l'interesse culturale tra i 2 Paesi'
Città del Messico.
Al via le Giornate internazionali di studi italiani, presso la cattedra
straordinaria Italo Calvino dell'Università nazionale autonoma del Messico (Unam), giunte
alla loro XVI edizione e dedicate all'autore del Barone rampante, nell'anno del
centenario dalla nascita.
Dal 23 al 27 ottobre si susseguiranno gli interventi di accademici italiani,
messicani e internazionali, in presenza e online, sull'eredità culturale,
letteraria e linguistica di Italo Calvino e sul suo rapporto con l'America
Latina e i suoi rappresentanti nella letteratura contemporanea.
E' prevista
la partecipazione di circa 50 studiosi di 16 istituzioni accademiche messicane,
italiane e internazionali.
Non solo Calvino, tuttavia: molti i tavoli di lavoro dedicati alla storia della
lingua italiana, alla critica letteraria e alla didattica dell'italiano.
Non ultimo, un seminario dedicato ad Andrea Camilleri e alla sua produzione
letteraria da un punto di vista della contaminazione culturale.
[…]
radio 70 80 90, 24.10.2023
Montalbano. Camilleri, dai libri alla Tv.
“Il Commissario Montalbano” la
serie basata sui romanzi dello scrittore siciliano Andrea
Camilleri, è sicuramente tra quelle di maggior successo degli ultimi anni
nel nostro Paese.
Numeri da
record per una fiction che segue le indagini del carismatico commissario Salvo
Montalbano, interpretato magistralmente da Luca
Zingaretti.
Con il suo
stile unico, in un’ambientazione suggestiva, quale quella della Sicilia attuale
(ma, in verità, fuori dal tempo), Salvo Montalbano è diventato uno dei
personaggi più noti, grazie al fascino e alla personalità, resi unici proprio da
Zingaretti.
Amante
della buona cucina, Montalbano è un detective intelligente e intuitivo che
risolve i casi con astuzia e dedizione.
Simbolo di
integrità, saggezza e passione per la giustizia, il personaggio è caratterizzato
da un imprescindibile humor sarcastico e dall’amore per la sua terra.
La Sicilia
è presente in maniera puntuale e viva. I paesaggi sono mozzafiato, le strade
strette e tortuose, i tramonti infuocati, i panorami sul mare rimandano
un’atmosfera rarefatta ed unica.
La serie –
più di altre – riesce a trasmettere allo spettatore l’essenza autentica della
cultura, della tradizione e delle contraddizioni della sicilia, senza fronzoli,
ma in modo naturale, rendendo il territorio parte essenziale della trama.
Le storie
sono ricche di intrighi, di colpi di scena, di personaggi curiosi ed ogni
episodio è una nuova sfida per il commissario.
L’abilità
narrativa di Camilleri si riflette fedelmente nella serie, mantenendo gli
spettatori col fiato sospeso fino all’ultima scena.
Come è logico supporre, “Il Commissario Montalbano” ha conquistato il pubblico
in Italia, ma anche in altri numerosi Paesi del mondo, riscuotendo grande
successo.
Un
consiglio. I libri sono ugualmente godibili come gli episodi della serie.
Beatrice Silenzi
Radio
Cusano Campus - That’s amore, 24.10.2023
Arianna Mortelliti - "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni": tutto
il mio amore per la scrittura e per mio nonno Andrea Camilleri
Annalisa Colavito
Arianna Ciampoli
Nulla dies sine linea,
25.10.2023
Camilleri scrive al Liceo “Umberto” di Palermo (2001)

I primi
romanzi con protagonista il commissario Montalbano, “La forma dell’acqua”
(1994), “Il cane di terracotta” (1996) e “Il ladro di merendine” (1996), erano
stati accolti dal grande pubblico con un successo straordinario, consacrato poi
dai primi riconoscimenti ufficiali (ad es. nel 1998 il premio Flaiano per “La
voce del violino” uscito l’anno prima). Oltre cinque milioni di copie dei libri
di Andrea Camilleri furono vendute dal 1997 al 2001 in Italia (senza contare le
vendite delle traduzioni francesi, spagnole, tedesche, giapponesi, ecc.).
I dati
delle vendite produssero subito due reazioni opposte: per alcuni le vendite
rispecchiavano la popolarità dello scrittore e confermavano la validità della
sua opera; i detrattori, invece, anche quando il numero delle copie vendute
aveva oltrepassato un milione, ribattevano che “comprare non significa leggere”.
In
particolare la critica si pose subito il problema del linguaggio sorprendente e
spiazzante utilizzato da Camilleri, talora considerandolo un astuto espediente
per accalappiare lettori o (come scrisse Francesco Merlo sul “Corriere della
Sera”) una nuova ricorrente manifestazione della “sicilitudine” come genere
letterario: “quella Sicilia immaginaria delle macchiette e degli stereotipi …
Camilleri è il gran ciambellano di un espediente retorico, la sicilitudine
appunto”.
Io, però,
che da pochi anni ero docente al Liceo Umberto, fui subito attratto dalla
scrittura originale e intrigante di Camilleri e decisi, pionieristicamente, di
farlo leggere alla mia classe, la V ginnasiale H dell’anno scolastico 2000-2001,
proponendo la lettura de “Gli arancini di Montalbano”.
Nella
relazione con cui presentai il progetto (in un istituto che, allora, era
piuttosto conservatore e poco propenso alle “novità” perturbanti) scrissi così:
«Perché leggere Camilleri a scuola? Non è un autore troppo “facile”, troppo
“commerciale”? Non ha forse il “difetto” di vendere migliaia e migliaia di copie
dei suoi libri? Ed un best-seller come “Gli arancini di Montalbano” può
presentare quella che il nostro scrupolo di docenti definisce “valenza
didattica”? Questi “angoscianti” interrogativi non mi hanno “angosciato” più di
tanto: un autore che vende due milioni di copie in due anni è di fatto un caso
letterario (con buona pace dei suoi non pochi detrattori) e diventa anche un
fenomeno di costume; quindi studiare Camilleri a scuola è, semplicemente,
inevitabile, se è vero che la scuola non può essere solo una sorta di museo ove
venerare sacre reliquie del passato ma è, anche e soprattutto, luogo di concreto
contatto con la vita reale, con la società civile, col mondo di oggi».
La V H
dunque lesse per intero “Gli arancini di Montalbano”; si badi bene, leggevamo il
libro INSIEME, in classe: perché credevo che mio dovere di docente fosse sempre
quello di “guidare” i ragazzi alla lettura consapevole e attenta dei testi; le
genialate didattiche delle attuali “flipped class” (classi “capovolte”, dove i
ragazzi studiano da soli e il docente interviene dopo) erano troppo geniali per
me, notoriamente e doverosamente accentratore della prassi didattica.
Ebbene, le
alunne e gli alunni della V H provarono ben presto la sensazione che provano
tutti i lettori di Camilleri: divertimento, interesse, coinvolgimento, mai noia,
mai stanchezza. Se però avessi chiesto ai miei ragazzi di fermarsi qui, non so
quanti sarebbero andati oltre questo epidermico “godimento”.
Le indagini del commissario Montalbano divennero allora spunto per gli articoli
di due immaginari giornali dell’immaginaria Vigata camilleriana. Ovviamente i
due quotidiani erano frontalmente contrapposti nell’interpretazione dei fatti:
“Il Vigatese” seguiva con ammirazione e stima le inchieste del commissario,
difendendolo anche quando il suo comportamento investigativo risultava meno
“ortodosso” e convenzionale; “Il Corriere di Vigata”, invece, criticava
aspramente i metodi di Montalbano, ne contestava le scelte anticonformistiche e
le idee politiche, ne auspicava l’allontanamento dalla “pacifica” Vigata. In
entrambi i “giornali”, gli articoli erano affiancati da ampi commenti
(ovviamente di segno opposto); anche la scelta “tipografica” era diversa, come
diverso era il risalto dato agli eventi e alla loro interpretazione.
L’impaginazione (realizzata al computer, con i mezzi un po’ primordiali di
allora, all’alba della scuola informatizzata) era curatissima: il lettore era
indotto a “visualizzare” subito la notizia importante, ma – per una sorta di
“horror vacui” – tutti gli spazi erano sfruttati opportunamente e spesso
ironicamente.

Gli alunni, divertendosi a “fare i giornalisti”, compresero meglio l’enorme
potere dei media, la loro capacità di presentare e imporre una certa
interpretazione della realtà, la loro abilità nell’ “informare” e/o nel
“deformare”.

La classe VH del Liceo Umberto I di Palermo – aprile 2001
Al termine
della loro fatica, i ragazzi contattarono per mio tramite il Camilleri Fans
Club, un’associazione culturale che aveva creato un apposito sito Internet,
assiduamente consultato “pirsonalmente di pirsona” dal “Sommo” (così
scherzosamente era chiamato Camilleri dai soci). In tale “e-mail” la V H
comunicò le modalità del lavoro svolto, culminato nella realizzazione di una
“mostra” su Camilleri, che – oltre a presentare i migliori fra gli articoli
realizzati – intese fornire a tutti gli alunni dell’“Umberto” un’informazione di
base sullo scrittore agrigentino.
Ebbene, il 2 giugno 2001 arrivò una mail di Camilleri che ci riempì di gioia per
le espressioni entusiastiche nei confronti del lavoro dei ragazzi. La riporto
per intero: «Carissimi picciotti e picciotteddre della V, voi non meritate di
stare in H ma di giocare in serie A! Devo sinceramente dirvi che me la sono
scialata a leggere i vostri due giornali e vi elenco le principali ragioni
(perdonate questa forma da libro mastro): 1) La capacità di sintetizzare un
racconto in poche righe senza trascurare dettagli importanti, dandogli il tono
di una notizia di cronaca. Certe volte, leggendo alcune recensioni, rimango
esterrefatto dai “riassunti” che, per fortuna raramente, travisano quello che
avevo scritto. Voi siete puntuali e precisi senza pedanteria, anzi con brio.
Questi recensori dovrebbero imparare da voi. 2) L’autonomia che avete saputo
guadagnarvi uscendo fuori dai paletti dei miei racconti. Le opinioni di Ragonese
(avversario storico di Montalbano) sono perfettamente in linea col mio
personaggio e non è detto che, in futuro, io non “rubi” qualche vostra battuta.
3) L’idea molto bella della contrapposizione tra due testate giornalistiche
risponde perfettamente a una certa dialettica dell’informazione ai giorni nostri
(chiamiamola dialettica per carità di patria). Mi ha divertito molto, tra
l’altro, trovare nel “Corriere” il pettegolezzo sul “tradimento” di
Montalbano o il consiglio dato al commissario di frequentare la palestra.
Divertentissime poi sono le interviste, a Catarella, alla dottoressa Pavisi,
ecc. 4) Molto spasso con le foto, a volte splendidamente deliranti.
Amici miei, Che dirvi? Sono commosso per l’attenzione e ringrazio voi e il
professor Pintacuda. La mostra avrei proprio voluto vederla, ma… siccome sono
tanticchia vecchio, viaggiare mi stanca molto. Continuate ad avere fantasia, è
importante!! Vi abbraccia il vostro Andrea Camilleri».

Le alunne e gli alunni della V H (a.s. 2000/2001)
Mario Pintacuda
Milocca - Milena Libera,
25.10.2023
I Montalbano di Camilleri
Quando Montalbano aveva i capelli…
Andrea Camilleri aveva una
precisa idea dell’aspetto fisico di Salvo Montalbano e raccontò a proposito un
curioso aneddoto. Nel 1996 era stato invitato all’Università di Cagliari dal
prof. Giuseppe Marci, che aveva tenuto quell’anno un corso su “Il birraio di
Preston”.
Il professore, che sarebbe venuto
a prenderlo ad Elmas, si sarebbe fatto riconoscere perché avrebbe tenuto sotto
braccio una copia di quel libro.
Camilleri racconta così:
“Arrivato all’aeroporto, con mio enorme stupore, vedo Montalbano in persona con
“Il birraio di Preston” sotto braccio.
Il professor Marci era il mio
Montalbano.
Quindi, quando Carlo degli
Esposti, il produttore della serie televisiva, mi chiese come immaginassi il mio
commissario, io telefonai a Marci, mi feci mandare tre foto sue e le feci avere
alla produzione dicendo: “Eccolo qui Montalbano”.
Non trovarono però un attore con
quelle caratteristiche e scelsero invece Luca Zingaretti, che fisicamente è
l’opposto: è calvo come una palla di biliardo, mentre Montalbano è pieno di
peli.
Zingaretti era stato mio allievo
in Accademia e io sapevo quanto fosse bravo, oltre a essere una persona molto
simpatica e molto colta. Non aveva il fisico del ruolo? Pazienza, sarebbe stato
in grado di farlo benissimo. E così, infatti, avvenne.”
Benché negli anni il commissario,
nell’immaginario dei lettori e dei telespettatori abbia assunto le sembianze di
Zingaretti, Camilleri non ha mai smesso di descriverlo con le caratteristiche da
lui pensate, cioè con molti capelli e i baffi.
Lo scultore Giuseppe Agnello,
scultore siciliano e già autore di una statua dedicata a Sciascia, ha realizzato
nel 2009 una statua in onore del celebre commissario a Porto Empedocle, la
fittizia Vigata, che lo mostra baffuto, con una folta capigliatura e profonde
rughe sul volto, appoggiato a un lampione.
pellitteris
Universidad Nacional Autónoma de
México,
26.10.2023
XVI Jornadas Internacionales de Estudios Italianos

10:00 SEMINARIO CAMILLERIANO
Luisa Principessa Sorbello,
Università di Varsavia: Non solo Montalbán. Donne trasgressive
nei gialli di Andrea Camilleri
Simona Demontis, Investigadora
independiente: Le ruote girano al contrario: un parallelo fra
Limpieza de sangre
di
Arturo Pérez-Reverte e La setta degli angeli di Andrea Camilleri
Giuseppe Fabiano, UniMarconi:
Elementi psicologici e contaminazioni culturali nell'opera di Andrea Camilleri
Modera: Sabina Longhitano
La Repubblica (ed. di Bari),
26.10.2023
Scritture a Sud
Il
Sud non è terra di caccia ai colpevoli: così commissari e avvocati dei romanzi
raccontano un Far West immaginario
L’analisi dello scrittore Giuseppe Lupo ospite al festival Punto Sud. Dalla
Sicilia di Camilleri alla Napoli di De Giovanni fino alla Bari di Carofiglio e
Genisi. Ma prima di loro ci sono state le inchieste di Giorgio Bocca e Roberto
Saviano con la narrazione di un Sud irredimibile
Da Camilleri in avanti a prevalere sono le narrazioni in cui l’Italia
meridionale sembra il posto ideale per far muovere commissari e avvocati: tutti
a caccia di colpevoli
Interrogarsi sui modi in cui la
narrativa italiana di questi ultimi decenni contribuisce alla rappresentazione
del Mezzogiorno non risponde soltanto a una curiosità editoriale, finalizzata a
capire come mai il mercato preferisca certi generi letterari e non altri, ma
obbliga a una vera e propria riflessione antropologica. Sta sotto gli occhi di
tutti la predilezione che molti scrittori dimostrano, con esiti più o meno
fortunati, nei confronti di quel genere narrativo conforme al paradigma
Camilleri, cioè a quella particolare forma di giallo gaddiano (a causa della
neolingua in uso a Vigata) declinato però alla maniera siciliana, non come
impasto di dialetti, appunto, ma come iperbolica ostentazione linguistica. Sono
davvero tante le ragioni per cui le storie del commissario Montalbano continuano
a sbancare nelle librerie e non è qui il caso di elencarle, anche perché
ciascuna di esse contiene una sua necessità e una sua spiegazione talmente
evidenti da rendere inutile investigarne i motivi nel dettaglio. Quel che conta,
invece, è smascherare un paradosso: nessuno oggi sarebbe in grado di immaginare
una Sicilia senza la voce di Luca Zingaretti o i modi spicci con cui il suo
personaggio attraversa i corridoi del palazzo di Scicli, che fornisce
l’ambientazione agli uffici del commissariato. Si deve alla tv se si verifica
questo strano cortocircuito, come se il personaggio di Montalbano avesse avuto
il potere di irrompere sulla scena degli anni Duemila sospingendo ai margini i
suoi colleghi che prima di lui abitavano i libri di Brancati, Sciascia,
Bufalino, il più delle volte dimenticati per strada o assegnati a un alone di
letterarietà assai più distante (e quindi meno capace di penetrare nell’humus
popolare) di quanto non sia riuscito a fare lo scrittore di Porto Empedocle. È
chiaro che quasi tutto dipende dal mezzo televisivo, motivo per cui non solo il
protagonista uscito dalla penna di Camilleri ha avuto una tale forza d’impatto
da diventare un modello con cui misurarsi, ma ha inaugurato una stagione tanto
omologata quanto fortunata all’interno della quale il Sud è rimasto prigioniero
del successo mediatico, vittima della sua stessa impossibilità a declinarsi in
altre vesti. Difficile ignorare che proprio grazie a Camilleri il grado di
rappresentatività del Mezzogiorno abbia subito un’accelerazione vistosa verso un
tipo di lettura monocorde e certi luoghi – dalla Napoli di Maurizio De Giovanni
alla Matera di Mariolina Venezia fino alla Puglia di Gianrico Carofiglio e
Gabriella Genisi – sono diventati lo scenario ideale in cui far muovere
commissari, poliziotti, avvocati, tutti alla ricerca di colpevoli, suscitando
perfino l’impressione (non sempre veritiera) di un mondo falsificato ad arte,
lontano anni luce dal diritto, una landa in preda a fuorilegge insomma, una
specie di far west in cui nessun’altra regola governa se non quella dell’abuso e
della delinquenza. Volendo guardare le cose dal principio, prima ancora di
Camilleri e in funzione probabilmente collaterale, alle origini di tale fenomeno
bisognerebbe collocare un’inchiesta di Giorgio Bocca, L’inferno. Profondo
Sud, male oscuro (1992), destinata a fare scuola per quanto concerne
l’interpretazione di un Meridione irredimibile, condannato a restare fuori dalle
coordinate della civiltà perché corrotto dalla radice, come se città e paesi
appartenenti all’ex Regno delle Due Sicilie fossero da paragonare alle città
dell’Antico Testamento, Ninive, Sodoma, Gomorra, su cui si sarebbe abbattuta
l’ira di Dio. Il richiamo a Gomorra (2006) di Roberto Saviano viene
spontaneo perché fra i due libri, almeno nelle intenzioni, corre un filo
diretto, quasi scontato, eppure ignorato dalla stragrande maggioranza dei
lettori. […]
Giuseppe Lupo
Sellerio Editore /
Amici del libro al Salinas, 27.10.2023
A Palermo presentazione del libro di Andrea Camilleri 'Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale'
Per la terza edizione della rassegna letteraria
Amici del libro al Salinas, venerdì 27 ottobre alle ore 17,30 al Museo
Archeologico Salinas di piazza Olivella a Palermo, in occasione dell'uscita del
libro di Andrea Camilleri Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale
incontro con Giuseppe Dipasquale.
Intervengono Lello Analfino, Teresa Mannino, Totò Rizzo.

Teresa Mannino, Giuseppe Dipasquale, Totò Rizzo e Lello Analfino (foto
Camilleri Fans Club)
Bella serata in ricordo del Sommo
al Museo Salinas di Palermo, per la presentazione di Il teatro certamente.
Dialogo con Giuseppe Dipasquale, con Giuseppe Di Pasquale affiancato da
Teresa Mannino, Lello Analfino e Totò Rizzo.
L'ennesima dimostrazione di
affetto a tutto tondo per il Sommo, anche con spunti e sollecitazioni per
possibili future attività editorial-archivistiche.
Dipasquale ha infatti annunciato
che consegnerà al Fondo Camilleri le registrazioni video degli spettacoli
teatrali messi in scena in collaborazione col Sommo, mentre Teresa Mannino ha
chiesto all'editore Sellerio di prendere in considerazione la pubblicazione del
materiale inedito registrato durante la lavorazione del documentario Il
Maestro senza regole, materiale che a quanto pare è piuttosto abbondante e
interessante.
Parlando di testi teatrali, Totò
Rizzo ha a sua volta auspicato la pubblicazione del copione di Giudizio a
mezzanotte, l'opera teatrale scritta in gioventù e immediatamente
"ripudiata" e gettata dal finestrino di un treno, salvo poi "risuscitare" grazie
al rinvenimento nell'archivio del Sommo di alcune copie del testo, come
annunciato dalla famiglia già nel 2021.
Camilleri Fans Club
ANSA,
28.10.2023
Cultura/Teatro
Ritrovato un testo teatrale inedito di Andrea Camilleri
Lo ha scoperto la figlia Andreina tra le carte custodite a Roma
Palermo. Con
la pubblicazione postuma di "Riccardino" sembrava che non ci fossero altri
inediti di Andrea Camilleri.
Invece un
lavoro giovanile, che lo stesso scrittore e regista aveva detto di avere
letteralmente gettato via, è tornato alla luce: lo ha ritrovato la figlia
Andreina tra la montagna di carte del padre custodite in casa a Roma.
La storia del testo ritrovato è stata raccontata dal regista Giuseppe Dipasquale
che di Camilleri è stato prima allievo di regia teatrale all'Accademia nazionale
d'arte moderna "Silvio d'Amico" e poi amico.
Dipasquale ha presentato a Palermo il suo libro "Il teatro certamente", edito da
Sellerio, che riporta aneddoti e dialoghi con lo scrittore. Nella sua lunga
carriera Camilleri ha curato la regia di molte opere ma riteneva di non potere
mai essere un autore teatrale. "Tutta la mia vita - confida a Dipasquale - è
stata stravolta dall'unico lavoro teatrale originale che ho scritto". Era un
atto unico intitolato "Giudizio a mezzanotte".
Era il 1947 e Camilleri aveva appena 22 anni quando mandò il testo alla
commissione del premio Faber di Firenze, presieduta da Silvio d'Amico. L'opera
ottenne il primo premio che Camilleri andò personalmente a ritirare. "Quando
tornai in Sicilia - ricorda - in treno rilessi la commedia premiata e dissi 'ma
che è 'sta schifezza?'. E la buttai dal finestrino".
Non si sa se Camilleri abbia preso davvero le distanze dalla sua opera, che a
suo giudizio "puzzava di modernismo", con quel lancio dal finestrino. O se ne
aveva conservato una copia. Fatto sta che il testo è stato ritrovato dalla
figlia dello scrittore come lei stessa ha riferito a Dipasquale quando il libro
di dialoghi era già uscito
[In realtà l’annuncio del ritrovamento è stato dato nel 2021, NdCFC].
Il testo, ha annunciato Dipasquale, sarà pubblicato [In realtà
Dipasquale e gli altri relatori hanno soltanto auspicato la pubblicazione, NdCFC].
E chissà se il vulcanico Camilleri non abbia lasciato altri inediti.
La Stampa, 29.10.2023
Antonio Manzini: “Ai maestri bisogna rubare. E io ho lo stesso caratteraccio di
Schiavone”
«Il primo esempio è stato mio padre Francesco, un pittore che mi ha insegnato
come guardare in profondità».
«Il mio
maestro ideale sta in una bottega rinascimentale. Un luogo dove gli allievi
imparano gradualmente, osservandolo e lavorando fianco a fianco a lui. Il modo
migliore di passare il testimone è vivere, non dare lezioni». È ironico come il
suo alter ego Rocco Schiavone, Antonio Manzini, ma nelle sue parole si sente la
nostalgia per un mondo più a misura d’uomo, dove ci sia spazio per crescere e
trovare il proprio talento. Non è un caso se ha scelto di vivere lontano dalla
modernità, nella campagna laziale. «Il senso profondo della vita non si è mai
insegnato - dice - si è sempre rubato».
Lei,
Manzini, da chi è andato a bottega?
«Il primo
maestro è stato mio padre. Si chiamava Francesco Manzini, era pittore e mi ha
insegnato a guardare. Non accade spesso che la figura del padre e quella del
maestro coincidano, sono stato fortunato. Passavamo molto tempo insieme, mi
portava nei musei, nelle chiese, mi faceva capire la luce, il colore, il ritmo,
la forma. Da lui ho imparato una visione profonda, perché quello che vedi non è
sempre quello che è. Ricordo che insisteva sulla differenza di colore dei cieli,
come è cambiato l’azzurro tra il ’500 e il ’700...».
La sua
scrittura così attenta ai dettagli viene da lì?
«Penso
proprio di sì. Mio padre ha allenato il mio sguardo facendomi di continuo
domande: “Cosa ti colpisce? Cosa pensi che stesse provando in questo momento il
pittore? Che sentimento esprime questa figura?” e io mi sono esercitato a
osservare. L’occhio educato, attento, è importante. Poi naturalmente ci sono i
gusti personali».
Dopo un
rapporto così speciale con suo padre non sarà stato facile trovare altri maestri
all’altezza...
«E invece
ho incontrato Andrea Camilleri all’Accademia di Arte Drammatica. L’ho detto che
sono fortunato... Un grandissimo maestro. La sua forza era non mettersi mai sul
piedestallo, non prendersi troppo sul serio, ma spingerti a guardare dentro te
stesso, a metterti in crisi. Solo così si impara. Non prendersi troppo sul serio
è stata la prima lezione imparata davvero all’Accademia».
La
seconda?
«L’importanza delle storie. Camilleri ci raccomandava: “Raccontate una storia,
non fate un personaggio”. L’ho sempre fatto, anche prima di scrivere libri,
quando recitavo, e nei disegni - non so disegnare ma disegno. Infatti amo molto
i fumetti e ho provato spesso a crearne».
Altri
maestri?
«Tanti,
anche se non ho li ho conosciuti personalmente, penso a registi come Ettore
Scola o Mario Monicelli, quante volte ho visto e rivisto L’armata Brancaleone.
Il denominatore comune è sempre quello di non prendersi troppo sul serio. Leggo
e rileggo anche i grandi scrittori, maestri inarrivabili come Shakespeare,
Maupassant o Zola. Ogni volta scopro un significato nascosto, ulteriore».
Quindi
il maestro deve essere un po’ criptico? Far faticare il discepolo?
«Dipende:
deve parlare facile ma non renderti le cose troppo facili. Naturalmente un
maestro elementare deve farsi capire dai bambini, e se ti occupi di scienza devi
essere il più chiaro possibile. Ma su argomenti come pittura e letteratura
ognuno, alla fine, deve trovare il suo significato. Penso al bellissimo film
Amadeus di Milos Forman, dove Salieri cerca di capire il perché della magia
della musica di Mozart. Non c’è un perché, il genio e inspiegabile».
È un
non-insegnamento spietato.
«Nell’arte
non c’è maestro che tenga, se tu una cosa la sai fare la sai fare, altrimenti
non c’è niente da fare: è l’arte che sceglie te non tu che scegli l’arte.
Ricorda Wedekind? Il tenore dice Io ero un muratore, è l’arte che mi ha scelto.
L’unica cosa che si può fare è dare alle persone strumenti. Naturalmente nel
campo della scienza è diverso, le conoscenze scientifiche sono oggettivamente
vere. Resta il fatto che il modo migliore di passare il testimone è con la
vita».
Lei passa
il testimone a qualcuno?
«Io non mi
pongo mai come maestro, sono grato a chi mi legge ma pensare di avere qualcosa
da trasmettere mi sembra un po’ una “hubris”. Mi basta poter raccontare storie».
E i
cattivi maestri?
«Ce ne
sono tanti e di varie razze. Ci sono quelli che fanno dell’arte un tornaconto,
una questione di furbizia e di denaro. E poi quelli che stanno sempre sul
piedistallo pomposi e vuoti... quante ovvietà frutto del copia e incolla
esprimono certi cosiddetti maitre à penser. Ma i maestri più pericolosi e infidi
sono quelli di grande fascino ed esperienza, che seducono e rovinano gli allievi
creando delle sette, “o con me o contro di me”, escludendo chi non è come loro».
Ne ha
incontrati tanti, di cattivi maestri?
«All’Accademia ne ho visti parecchi, ahimè. Due volte ho rischiato di essere
espulso perché non volevo starli a sentire. Non accetto la verità rivelata».
Un
animo ribelle come il suo Rocco Schiavone?
«Certo, il
suo caratteraccio e la sua insofferenza a certe regole sono un po’ anche i miei.
Lo vedrete adesso, nella prossima avventura in arrivo il 31 ottobre, la
ventesima di Schiavone, stavolta lontano da Aosta: Riusciranno i nostri eroi a
trovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America? Il titolo richiama
volutamente il film di Ettore Scola con Sordi e Manfredi, tanto per tornare ai
maestri di cui sopra».
Questa è
una bella notizia per i lettori...
«Lo so,
sono assediato da richieste: quando torna Rocco? Mi fa un po’ paura questa
dipendenza da un personaggio, non ho ancora capito da cosa nasca. Camilleri
anche in questo mi fa da guida. Aveva scritto cose bellissime senza Montalbano,
ma, diceva, “questo qui ogni volta rispunta fuori. Non riesco a togliermelo di
torno”».
La
dipendenza è una brutta bestia?
«Il problema è che poi la moda passa. Ricordo quando da bambino mi appassionavo
alle cose e poi da un giorno all’altro mi stancavo. Tipo, adoravo le merendine
Buondì, poi di colpo non le ho più mangiate. Ecco non vorrei che Schiavone
diventasse come i Buondì».
Nulla dies sine linea,
30.10.2023
Il piccolo Montalbano e il giorno dei Morti
Nel
romanzo “Riccardino”, pubblicato postumo nel 2020 ma scritto da Andrea Camilleri
nel 2005 con l’intento dichiarato di farne l’epilogo della storia di Montalbano,
l’autore introduce una splendida digressione che ricorda un episodio
dell’infanzia del commissario.
Nel
brano viene ricordata la tipica usanza siciliana di far trovare ai bambini, la
mattina del 2 novembre, dei regali che si dicono portati nottetempo dai defunti.
Il
piccolo Salvo Montalbano aveva da poco perso la sua mamma, morta prematuramente,
ed era stato affidato dal padre a una coppia di zii senza figli, che vivevano in
un altro paese.
Il
primo di novembre il padre di Salvo viene a trovarlo e lo sveglia, con grande
gioia del bambino, che a distanza di tanti anni ricorda con profonda emozione
quel momento.
Il
padre comunica al bambino che l’indomani andranno al cimitero a far visita alla
mamma e gli spiega che, nella notte fra l’uno e il due novembre, i morti
scendono dal cielo e portano regali ai bambini buoni, riempiendo un canestro di
giocattoli e di dolci (“cosi duci”). Chiede allora al piccolo quale
regalo spera di ricevere dalla mamma (“a portare i regali non potiva essiri
che lei”). E Salvo risponde senza esitazioni: “Un triciclo”.
Il
bambino aspetta dunque la notte, sperando di poter rivedere la sua mamma, di cui
ha solo un vago e luminoso ricordo: «‘na speci di luci biunna ‘n movimento,
come le spiche di frumento quanno supra ci batte il soli».
Allora si chiede, disperato, perché sia capitato proprio a lui di perdere la
madre; e non gli basta la vaga consolazione della zia, che gli dice che quella
era stata la volontà di Dio (“u Signuruzzu aviva addiciduto accussì”).
Salvuccio però decide di restare sveglio, fingendo di dormire, per poter
rivedere, anche solo per un istante, la sua mamma: «Giurò che l’occasioni di
quella notti non l’avrebbi perduta. Finalmente avrebbi potuto vidiri ‘a mamà, s’appromittì
di ristari vigliante. Non provava scanto. Che scanto ti pò fari ‘na morta se è
tò matre? Lo pigliò però un pinsero: se ‘a mamà s’addunava che lui non era
ancora addrummisciuto, capace che si nni tornava novamenti ‘n celo senza farisi
vidiri da lui. Abbisognava perciò fari finta di dormire, come ai gatti che pari
che tenno l’occhi chiusi e invece contano le stiddre».
Ma
ogni sforzo eroico del “picciriddu” per restare sveglio finisce per risultare
vano: «Arrisistì tanticchia con l’occhi a pampineddra e di colpo, senza
addunarisinni, calumò nel sonno».
L’indomani mattina, al risveglio, il piccolo trova un grande canestro che
contiene «un triciclo russo fiammanti, tutto circunnato da cosi duci: frutti
che parevano veri fatti di pasta reali, rami di meli, mustazzola di vino cotto,
carcagnette, tetù , viscotti regina. E c’era macari un pupo di zuccaro che
arrapprisintava un bersaglieri».
Al
cimitero il bambino va con il triciclo; e pedala per i vialetti, incontrando
tanti altri bambini che giocano come lui con i regali “dei Morti”: «Mentri
che i granni pregavano davanti alla tomba d’a mamà, si misi a curriri col
triciclo nei vialetti del camposanto chini di genti e ‘ncontrò a ‘na quantità di
picciliddri come a lui che jocavano coi regali che gli avivano portato i morti:
monopattini, automobili a pedali, trenini, fucili, aeroplanini, bambole. E si
chiamavano, arridevano, si passavano di mano i regali, cangianno il jorno dei
morti in un jorno di festa. Lui no, lui pedalava e arripitiva: “Grazie, mamà,
grazie, mamà…”. E gli viniva di chiangiri e di ridiri».
Colpisce, in questo bellissimo episodio, l’estrema delicatezza nella descrizione
della psicologia del bambino, che ha subìto una terribile disgrazia e si rivela
sensibile e bisognoso d’affetto; al tempo stesso, emerge da qui la remota
spiegazione di tante caratteristiche del futuro commissario: la solitudine
connaturata nella sua esistenza, l’abitudine alla riflessione, l’estrema
sensibilità, la determinazione ma anche la fragilità.
Se Riccardino voleva
essere una sorta di “testamento” camilleriano, brani come questo contribuiscono
indubbiamente a caricare di una sorta di aura “mitica” la storia di Montalbano,
risultando al tempo stesso una commossa testimonianza su un’antica usanza
tradizionale siciliana così suggestiva.
Contestualmente, direi, si fa giustizia di tanti giudizi frettolosi su Camilleri,
ritenuto spesso, a torto, autore “facile”, superficiale e ripetitivo.
Basterebbero quelle due righe che descrivono il bambino impazzito di gioia, che
gira per il cimitero con il suo triciclo, ringraziando la sua mamma perduta,
piangendo e ridendo al tempo stesso, per fare di Camilleri l’autore
straordinario che è.
P.S.: Per questo episodio, rinvio al volume “Camilleriade”, da me scritto con
Vito Lo Scrudato e Bernardo Puleio, ed. Diogene Multimedia, pp. 129-131.
Mario Pintacuda
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