È prevista per il prossimo mercoledì’ 6 settembre, la cerimonia di intitolazione
dell’Istituto Comprensivo di Favara alla figura dello scrittore Andrea Camilleri.
L’evento prevede anche l’intitolazione (a partire dalle ore 9,30) dei relativi
plessi (scuole infanzia, primaria e secondaria di primo grado) rispettivamente
alle figure del “Bersagliere Giuseppe Urso”, medaglia d’argento al valor
militare, caduto nel 1866 sul campo di battaglia di Custoza; dello scrittore
favarese “Antonio Russello”; al premio Nobel agrigentino “Luigi Pirandello”;
alle figure del filantropo “Barone Antonio Mendola” nonché del “Capitano Antonio
Vaccaro”, avvocato e letterato che fu anche Sindaco di Favara.
Il programma della cerimonia (inizio previsto per le 10,30) di intitolazione
dell’Istituto comprensivo prevede, dopo il saluto introduttivo della Dirigente
scolastica Rosetta Morreale, quelli dell’Arcivescovo Alessandro Damiano e del
Sindaco di Favara Antonino Palumbo.
Seguiranno, quindi, anche gli interventi di Arianna Mortelliti, scrittrice e
nipote di Andrea Camilleri, di Mimmo Turano Assessore regionale all’Istruzione,
di Giuseppe Pierro Direttore regionale dell’Ufficio Scolastico per la Sicilia e
di Maria Buffa Dirigente dell’ambito territoriale scolastico V di Agrigento.
Sono, inoltre, previsti gli interventi di Vittorio Stingo, Comandante
provinciale dei Carabinieri di Agrigento; di Emanuele Ricifari, Questore di
Agrigento; di Filippo Romano Prefetto di Agrigento.
Concluderà Gaetano Galvagno Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana. Nel pomeriggio (a partire dalle
ore 16,30) nell’aula magna del Polo universitario di Agrigento, è in programma
un incontro dibattito sul tema “Andrea Camilleri, volano di rinnovata cultura
nella società del futuro”.
L’evento sarà aperto dai saluti di Antonino Mangiacavallo Presidente del
Consorzio Universitario, di Rosetta Morreale Dirigente scolastica dell’Istituto
comprensivo “Camilleri” di Favara e di Francesco Miccichè, Sindaco di Agrigento.
Sono previsti anche gli interventi di Francesco Pira, docente dell’Università di
Messina; del giornalista e scrittore Gaetano Savatteri; dell’attore Gaetano
Aronica; del Giornalista e scrittore Felice Cavallaro; dello storico Paolo
Cilona; del Registra Enzo Alessi e della docente universitaria di Palermo
Valeria Di Martino.
Concluderà Massimo Midiri Rettore dell’Università degli studi di Palermo.
Al termine è prevista anche la consegna del premio della prima edizione del
“Concorso letterario Andrea Camilleri”.
Le “Poste Italiane”, su richiesta della Dirigente Morreale, hanno realizzato, su
bozzetto disegnato dall’artista agrigentino Sergio Criminisi (che ha curato
anche il nuovo logo istituzionale dell’Istituto Comprensivo), un “annullo
postale” che raffigura il volto dello scrittore Andrea Camilleri.
Il servizio di Poste Italiane verrà effettuato a Favara (in Via Compagna n. 18
nello spazio antistante l’Istituto comprensivo “Camilleri”) e sarà disponibile
per l’affrancatura della speciale cartolina e della corrispondenza a partire
dalle ore 10,00 e sino alle ore 16,00).
L’annullo riproduce il volto dello scrittore Camilleri che, con sguardo vigile,
osserva l’edificio scolastico che ospita l’istituto a lui dedicato.
“Una immagine emblematica – dice la Dirigente scolastica Rosetta Morreale – che
consegniamo attenzione della comunità educante nella quale quotidianamente
operiamo.
I diversi personaggi della Comunità agrigentina ai quali sono stati intitolati
sia i plessi che l’Istituto comprensivo, infatti, si sono distinti per i propri
esempi di vita e per il proprio altruismo – conclude la Dirigente scolastica
Rosetta Morreale – che indichiamo ai giovani alunni e studenti affinché ne
sappiano trarre ispirazione per il loro impegno di cittadini e di futura classe
dirigente”.
Tra le iniziative collaterali previste in occasione della cerimonia di
intitolazione dell’Istituto comprensivo anche la scopertura del busto in bronzo
raffigurante Andrea Camilleri, realizzato dallo scultore Giuseppe Cacocciola; la
consegna ad Arianna Mortelliti dell’opera pittorica “Omaggio ad Andrea Camilleri”
realizzata dall’Artista Amelia Russello; l’esecuzione di intermezzi artistici
(“Tarantella”) eseguita dall’ASD “Performance” di Favara; performance musicale
degli alunni della classe VA a cura di Gaetano Francolino nonché di brani
musicali a cura di Elisa Terrasi e Salvatore Galante.
Condurranno gli eventi Liliana Miceli e Giovanni Costanza.
All’evento, realizzato con la collaborazione della Polizia di Stato, hanno
concesso il proprio patrocinio la Presidenza della Regione, la Presidenza
dell’Assemblea Regionale Siciliana, gli assessorati regionali Beni Culturali e
dell’Identità Siciliana e dell’istruzione e formazione professionale; il Libero
Consorzio Comunale di Agrigento (ex Provincia Regionale); il Comune di Favara;
il Comune di Agrigento; il Comune di Porto Empedocle; l’Università degli Studi
di Palermo – Polo di Agrigento; il Consorzio Universitario (Ecua) di Agrigento;
l’Associazione Fondo Andrea Camilleri.
Tra gli sponsor dell’evento le Ditte: Di Stefano – Tradizioni siciliane di
Raffadali, Baglio del Cristo di Campobello di Licata, la Libreria Pirola
Maggioli di Tedesco Francesca, Rosa Pletto – arredatrice Di Favara, la
Tipografia Eurografica di Favara, Archeos Servizi Innovativi alle imprese di
Favara, Francolino Marmi- innovazione design di Porto Empedocle, Vivai Garlisi
di Racalmuto e la Ditta Fratelli Patti Autolinee di Favara.
[…]
Il Festival si concluderà domenica con una “Serata Camilleri” dedicata
all’autore del Commissario Montalbano con le due nipoti Alessandra e Arianna
Mortelliti, regista e scrittrice, accompagnate dal padre Rocco, regista anche
lui, autore di “Una favola di Camilleri” [si tratta di “Magarìa”,
NdCFC] che alle 21 sarà proiettata al Polo culturale San Lorenzo, sede del
Master.
Strada degli Scrittori, 3.9.2023
Le parole della musica - 7° Master di Scrittura
Extra Master
Serata Camilleri con Alessandra, Arianna e Rocco Mortelliti
Chiostro del Teatro Pirandello e del Palazzo di Città
Un festival di respiro nazionale quello che si conclude oggi ad Agrigento, città
capitale della Cultura 2025. Una rassegna organizzata dalla Strada degli
Scrittori in occasione del settimo Master di Scrittura dedicato alle “Parole
della musica”.
E oggi, dopo una settimana intensa di eventi – che hanno visto la
partecipazione, tra gli altri, di Salvo Piparo, Mario Incudine, Peppe Servillo,
Ester Pantano, Stefania Auci, Ibla, Beatrice Quinta, Thony e tanti altri – la
giornata conclusiva interamente dedicata allo scrittore empedoclino Andrea
Camilleri.
Parteciperanno le due nipoti Alessandra e Arianna Mortelliti, regista
e scrittrice, accompagnate dal padre Rocco, regista anche lui, autore di “Una
favola di Camilleri” che alle 21 sarà proiettata al Polo culturale San Lorenzo,
nella centralissima via Atenea.
Un momento della serata sarà dedicato ai grandi nomi della musica
agrigentina, artisti che in vita sono stati apprezzati in tutto il mondo.
Coordina Felice Cavallaro, direttore della “Strada degli Scrittori”, assieme a
Salvatore Picone.
Una scrittrice affermata che
vive da tempo a Londra, racconta la “sua” Sicilia ad un amico, facendo un
viaggio nelle bellezze dell’isola tra arte, letteratura, tradizioni e
gastronomia per quattro città. Sarà la scrittrice Simonetta Agnello Hornby,
l’autrice de “La mennulara” e di diverse altre storie siciliane best seller, la
protagonista del programma televisivo in quattro puntate di Rai Cultura dedicato
ad un viaggio-racconto in compagnia dell’amico vignettista genovese, anch’esso
trapiantato a Londra, Massimo Fenati.
Al via questa mattina le riprese. Si comincia ad Agrigento dove le
telecamere della Rai saranno in primissima mattinata presso la miniera di zolfo
della Ciavolotta, una delle maggiori solfatare in provincia di Agrigento e
successivamente la troupe si sposterà in via Atenea e nel centro storico.
Verranno effettuate riprese a Santo Spirito dove la protagonista Simonetta
Agnello acquisterà dalle monache di clausura il prelibato “cous cous dolce” la
cui ricetta viene mantenuta segreta e gelosamente tramandata dalle suore
cistercensi. E poi tappa in piazza Municipio, al Caffè Saito, dove la Hornby,
figlia del barone Agnello, racconterà le sue origini agrigentine senza
dimenticare di parlare dei grandi autori che hanno caratterizzato la vita della
città a partire da Luigi Pirandello fino ad arrivare ad Andrea Camilleri.
Proprio su quest’ultimo scrittore, verteranno invece le riprese che
saranno registrate domani a Porto Empedocle dove Simonetta incontrerà la nipote
di Camilleri, l’attrice e regista Alessandra Mortelliti. Domani il set si
sposterà presso la casa dello scrittore e inventore del commissario Salvo
Montalbano nei pressi della chiesa vecchia. La Mortelliti aprirà le porte della
casa dei nonni alle telecamere della Rai in occasione del 6 settembre data
dell’anniversario della nascita del famoso scrittore a cui Agnello Hornby è
sempre stata particolarmente legata.
Nelle ultime ore sono state effettuate alcune riprese anche alla
fattoria Mosè, al villaggio Mosè, residenza storica della famiglia Agnello. Il
programma è la docuserie on the road “Viaggio in Sicilia” per l’appunto con
Simonetta Agnello Hornby e Massimo Fenati e andrà in onda a gennaio 2024 su Rai
Tre in quattro tappe-puntate: Agrigento, Palermo, Catania e Siracusa. Il
progetto è firmato da Cristiana e Riccardo Mastropietro e Giulio Testa della
casa di produzione indipendente “Pesci Combattenti”. La regia è di Riccardo
Mastropietro.
Lorenzo Rosso
Scicli - La scrittrice Arianna Mortelliti (Roma, 1987)
venerdì è stata accolta dal sindaco di Scicli Mario Marino e dall’assessore Enzo
Giannone in Municipio.
Nipote di Andrea Camilleri, figlia del regista Rocco Mortelliti e della
primogenita di Camilleri, Andreina, Arianna è stata per la prima volta sul set
del Commissario Montalbano, creato dalla penna di nonno Andrea.
La nipote di Andrea Camilleri per la prima volta a Scicli. La visita in
Municipio e nei Un’esperienza di grande emozione per lei, che negli ultimi anni
di vita di Camilleri è stata la più fedele collaboratrice del nonno, e la
persona che gli ha permesso di scrivere negli anni della cecità.
Grand Hotel,
4.5.2023
La nipote
Arianna ricorda come fosse in privato lo scrittore “papa’” di Montalbano,
scomparso nel 2019
Nonno mi adorava e per me inventava le filastrocche
«Che mio nonno, Andrea
Camilleri, non fosse un nonno come tutti gli altri l’ho capito alle medie,
quando compagni e insegnanti hanno cominciato a chiedermi di farlo venire a
scuola per parlarci del commissario Montalbano. Per me fino ad allora era stato
semplicemente un nonno, quello che veniva a prendermi il sabato a scuola, ma mi
aspettava fuori, sulla panchina. Quello che mi comprava le patatine e me le
lasciava mangiare prima di pranzo. Quello che mi sorvegliava, mentre imparavo a
nuotare con i braccioli. Eh sì, certo, era anche quello che scriveva e scriveva,
passando ore nel suo studio. Ma è stata la curiosità degli altri a spingermi a
leggere ciò che scriveva. E naturalmente ho cominciato con Montalbano che da
allora per me è “uno di famiglia”». A parlare così, con la
dolcezza di chi si immerge in teneri ricordi familiari è Arianna Mortelliti, 36
anni, nipote del grande scrittore siciliano, scomparso nel 2019 a 93 anni. È la
figlia di Andreina la seconda delle tre figlie di Camilleri e del regista e
sceneggiatore Rocco Mortelliti, che con il celebre suocero collaborò per il film
“La strategia della maschera” (1999) e “La scomparsa di Patò” (2012). In quest’ultimo
film, tra l’altro, recitava la sorella maggiore di Arianna, Alessandra, che
abbiamo visto anche in TV, in una puntata della serie “Il giovane Montalbano” e
nel documentario “Andrea Camilleri – Il maestro senza regole”. Arianna invece finora si era
tenuta lontana dalle luci della ribalta, laureata in Biologia, insegna Scienze
in un liceo romano. Ma intanto, dietro le quinte, anche lei scriveva, scriveva,
scriveva; dapprima diari privati nei quali fin da bambina annota tutto, e ora un
primo romanzo che s’intitola “Quella volta che mia moglie ha cucinato i
peperoni” Perché questo titolo? «La spiegazione è una
sorpresa alla fine del libro», ci risponde sorridendo. «Ma per stuzzicare la
curiosità – e l’appetito - «posso dirvi che i peperoni sono i primi di quella
che io chiamo la “trilogia degli ortaggi”, ho già scritto il secondo romanzo, in
cui si parla di melanzane e per il terzo penso agli asparagi… Suo nonno, che era una
buona forchetta, avrebbe apprezzato. «È vero gli piaceva mangiare
bene! Uno degli ultimi bei ricordi che ho con lui risale a Pasqua del 2017,
quando volle tutta la famiglia a Porto Empedocle. Là era nato ed è là che si
trova la “vera” Vigata di Montalbano, anche se la serie TV è stata poi girata
nel Ragusano. Ovviamente andammo a cena nella vera trattoria del vero
commissario e mio nonno, che i medici avevano già messo a dieta, si concesse
tutti gli sfizi, fritture comprese. Era felice come un bambino». Poi vennero la cecità, la
rottura del femore, la sedia a rotelle… «Sì, il suo ultimo anno tra
il 2018 e il 2019, è stato difficile. Ma è stato anche il periodo in cui abbiamo
trascorso più tempo insieme, perché da solo non riusciva più a scrivere e allora
io, che ancora non insegnavo, stavo sempre con lui, scrivendo al computer quello
che mi dettava: era "L'autodifesa di Caino" l'ultimo monologo che non ha fatto
in tempo a portare in teatro. È lì che le è venuta
l'idea di diventare anche lei scrittrice? «No, anche se di certo in
quel periodo ho imparato moltissimo. Il nonno era un fiume in piena, un continuo
flusso di idee. Usava spesso questa frase nello scrivere: "Buttiamolo giù, poi
lo sistemiamo"». E lei, allora, quando ha
avuto voglia di "buttarlo giù"? «Più tardi, quando il nonno
non c'era più. A darmi l'idea è stato il suo ultimo mese di vita, quando era in
coma e noi non sapevamo se sentiva le nostre voci, le nostre carezze, il nostro
amore. Dopo più di un anno di lutto, il ricordo di quei giorni, di tutti quei
dubbi, mi ha ispirato la storia del libro: quella di un vecchio signore in stato
vegetativo all'ospedale, visitato a turno da parenti e amici che gli parlano
senza sapere se lui li ascolta». Camilleri aveva scritto
anche testi autobiografici come "Certi momenti", in cui per esempio raccontava
che da ragazzino si era preso un "càvucio nei cabasisi", ovvero un calcione
nelle parti intime, dal ministro della Cultura popolare Alessandro Pavolini,
perché durante un raduno della gioventù fascista aveva protestato contro la
bandiera nazista. Suo nonno le parlava mai della sua giovinezza in quel periodo
così difficile?
«Raramente: fino all'ultimo era proiettato sul futuro, sul prossimo progetto,
sulle prossime cose da fare o da scrivere. Se parlava del passato era
soprattutto per raccontare storie di famiglia, di quando noi nipoti eravamo
piccole. Per un lungo periodo, durante la mia infanzia, avevamo abitato sullo
stesso pianerottolo a Roma, anche se i due appartamenti, il nostro e quello dei
nonni, erano divisi da una porta, era un po’ come se fosse un unico palcoscenico
su cui ogni giorno andavano in scena drammi, farse o commedie che a lui piaceva
ricordare e a volte anche modificare un po’, con quello straordinario talento di
narratore che aveva. Di quel periodo mi resta un quadernetto di filastrocche che
nonno Andrea aveva scritto apposta per me nel 1994, quando avevo 7 anni:
s’intitola “Storie per Arianna” e io non sapevo nemmeno di averlo. L’ho
ritrovato per caso durante un trasloco, dopo la sua morte: è come se il nonno mi
avesse fatto un ultimo regalo». Valery
Lisander
Lo diceva e lo
scriveva: "Nel deserto del mio Paradiso c'è spazio solo per San Calò". Andrea
Camilleri era ateo, ma aveva immagini e statuine del santo nero in casa e non
faceva mistero - sosteneva piuttosto che gli stava "enormemente simpatico" - del
suo legame con San Calogero al quale, ogni anno, faceva la sua offerta. Nel
giorno, quello di ieri, in cui, a Porto Empedocle, è calato il sipario
sull'edizione 2023 dei festeggiamenti in onore del santo africano, ad Agrigento
la "Strada degli scrittori" ha dedicato una serata al papà del commissario
Montalbano. A conversare con Felice Cavallaro c'erano il regista Rocco
Mortelliti e le nipoti di Camilleri, Alessandra Mortelliti, attrice e regista, e
Arianna Mortelliti, scrittrice. Accanto a loro anche il questore di Agrigento,
Emanuele Ricifari, che nelle ultime settimane ha visceralmente combattuto - e
vinto - una battaglia per fare in modo che, né a Porto Empedocle, né altrove, vi
siano infiltrazioni di mafiosi o criminali nelle feste patronali. I riti si sono
svolti tutti e sono stati improntati ad ordine e legalità.
Ieri sera, mentre si ricordava Andrea Calogero Camilleri, miracolato due volte
nella sua vita, Ricifari è tornato a spiegare: "Momenti di fede e di folclore,
momenti della vita sociale non possono essere condizionati da chi schiaccia con
la prepotenza, con l'inganno, con la delinquenza, con le estorsioni, con lo
spaccio di stupefacenti. E' di questo che stiamo parlando, di persone con
precedenti di questo tipo che pretendono di condizionare la festa, minacciando
cittadini, amministratori, comitato organizzativo e perfino i sacerdoti,
provando ad assumere toni ricattatori nei confronti dell'autorità. Non era
accettabile - ha ribadito, per l'ennesima volta, il questore -. I cittadini
perbene di Porto Empedocle lo hanno capito, lo hanno capito le istituzioni, lo
hanno capito anche i ragazzi e questo è importante. I pochi che non lo hanno
capito o sono stupidi o in malafede".
Camilleri miracolato
Camilleri ha ricevuto un miracolo al momento della nascita: il 5 settembre del
1925 e uno il 21 settembre del 1986 quando, a Porto Empedocle, ci fu la
prima strage di mafia e quando Andrea Calogero Camilleri si salvò per miracolo.
La madre, aveva paura di perdere anche questo figlio, e lo votò a San
Calogero. Quando il santo nero, durante la processione, passò davanti casa
Camilleri, la levatrice alzò dal balcone e fece vedere al santo Andrea Calogero
Camilleri. Il 21 settembre del 1986, a Porto Empedocle, davanti al bar Albanese
di via Roma, i killer uccisero sei persone: fra i quali un innocente. Fu il
regolamento di conti tra i clan Grassonelli e Messina. Camilleri, al bar, era
stato invitato al tavolo di Gigi Grassonelli. "Un attimo, vado a prendere il
whisky che ho già ordinato e vengo a salutarvi' - rispose Camilleri -. E in quel
frangente venne miracolato: arrivano due cabriolet piene di killer che
iniziarono a sparare all'impazzata. Morirono 6 persone. Quei 30 secondi in cui
Camilleri tornò indietro, verso il bancone, gli salvarono la vita. Giuseppe Caruana, Concetta Rizzo
[…]
Cosa propone la tv questa sera, lunedì 4 settembre 2023
Su Rai 1, continuano le repliche de Il
giovane Montalbano interpretato da Michele
Riondino, dove vedremo la quarta e quinta puntata della seconda
stagione. La prima intitolata La
Transazione vediamo Salvo e Livia in pausa di riflessione da tre
mesi e in tutto questo tempo non si sono mai sentiti provocando in Salvo una
malinconia scostante che finisce solo quando si trova a lavoro. Intanto, 60
cassette sono sparite dalla Banca Agricola e il commissario va da Stella,
giovane direttrice della Banca Popolare di Montelusa, con il cui aiuto scopre
che la Banca altro non è che il forziere privato dei Sinagra. A questo si va
aggiungere l’omicidio di Corrado Milittello, un medico la cui vita si intreccia
con quella del giovane Commissario che grazie all’aiuto di suo padre e di una
veggente capirà molte cose. Il secondo episodio [che in realtà andrà in onda
martedì 5 settembre, NdCFC], dal titolo Il
Ladro onesto, ha a che vedere con la sparizione di una banconista di
nome Pamela Bianchi che viene ritrovata senza vita a seguito di uno
strangolamento vicino ad un tratto ferroviario. Nel frattempo, a Vigata, un
sessantenne uscito da poco di prigione è l’artefice di furti di piccole cifre e
il commissario Montalbano stringerà con lui un particolare legame umano che lo
aiuterà a sventare l’estorsione ai danni di un benestante del posto. Inoltre, il
commissario, grazie all’aiuto di Carmine Fazio, suo collega, scoprirà leggendo
l’agenda di Pamela Bianchi, il nome del suo assassino.
[…] Massimino de Febe
Cari amici,
mercoledì 6 settembre ricorre il novantottesimo anno dalla nascita di Andrea
Camilleri.
Alle 18.30, presso il Fondo a lui dedicato a Roma, in via Filippo Corridoni 21,
in suo ricordo e in occasione dell'uscita del libro
di Andrea CamilleriIl teatro
certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale, si terrà l'incontro
con Giuseppe Dipasquale.
Intervengono Ninni Bruschetta [poi
assente per impegni sopraggiunti e sostituito da Alessio Vassallo, NdCFC] e Gaetano
Savatteri.
Posti disponibili fino a esaurimento, vi consigliamo di prenotare scrivendo a
segreteria@fondoandreacamilleri.it.
Nella serata di lunedì 4 settembre,
in attesa che arrivino le nuove proposte televisive sulle varie emittenti, largo
spazio ancora alle repliche di film o fiction, che si affiancano a programmi di
intrattenimento e approfondimento disponibili sulle varie reti. A seguito della
raccolta dei dati Auditel, ecco chi ha vinto la consueta sfida agli ascolti tv.
La sfida tra Il Giovane Montalbano e Benvenuti al Sud
Tra i prodotti che, sin dalla prima comparsa in tv, hanno riscosso un
incredibile successo c'è la saga dedicata al Giovane Montalbano, interpretato da
Michele Riondino, affiancato da Alessio Vassallo. La fiction, seppur in replica,
è tornata su Rai1 e per gli appassionati delle vicende del commissario nato
dalla penna di Andrea Camilleri è stata l'occasione per rivedere gli episodi a
cui sono più affezionati. La puntata di ieri ha catturato l'attenzione di
2.916.000 spettatori arrivando al 17.94% di share e vincendo, di fatto, gli
ascolti della prima serata.
[…] Ilaria Costabile
Appuntamento doppio, questa settimana, con le
repliche di Il giovane Montalbano 2. La fiction Rai va in onda anche
stasera. Una seconda serata, dopo
quella ormai tradizionale quest'estate del lunedì. Il giovane Montalbano 2,
le repliche: dove vederlo stasera in tv e streaming L'episodio
Il ladro onesto va in onda
stasera su Rai 1 in prima serata, alle
21,25 circa. La puntata è visibile anche in
streaming su RaiPlay, la piattaforma gratuita. Qui sono caricati tutti
gli episodi di entrambe stagione della serie tv basata sui romanzi di
Andrea Camilleri. Da che libri è tratto Il ladro onesto Il
ladro onesto è scritto da Andrea Camilleri
e Francesco Bruno. La regia è come sempre di Gianluca Maria Tavarelli.
L'episodio in replica stasera è tratto Il ladro onesto e Il
biglietto rubato, contenuti nella raccolta Morte in mare aperto ed
altre indagini del giovane Montalbano (Sellerio
Editore). Il giovane Montalbano 2: trama e personaggi della puntata
di oggi 4 settembre Montalbano si sente rinato. Ha recuperato il suo rapporto
con Livia e per dare una svolta alla sua vita
chiede il trasferimento a Genova. La
notizia trapela all’interno del commissariato, e le
conseguenze si possono immaginare.
Catarella vorrebbe seguirlo al Nord, il giovane Fazio se ne risente e Augello
non ci sta a perdere un amico come Salvo. Ma l’impegno di tutti è per
risolvere il caso della scomparsa di una
giovane barista, Pamela, con una vita sessuale molto libera. Sarà stato
uno dei suoi amanti? Un altro caso
impegna Montalbano: i furti nelle case di
Vigata. Il ladro però non ruba mai più di
poche decine di migliaia di lire. Un
ladro onesto, che prende solo il necessario per vivere. Montalbano lo scopre e
sta per arrestarlo, ma a malincuore...
Il cast di Il giovane Montalbano 2 Protagonisti della puntata in replica
stasera sono: Michele Riondino, Alessio
Vassallo, Andrea Tidona. Fabrizio Pizzuto, Beniamino Marcone e
Sarah Felberbaum. Serena Iansiti,
Gaetano Aronica, Dario Veca. Claudio Casisa, Angelo Tosto, Carmelo Galati.
Alessandro Giuggioli, Giovanni Argante, Giuditta Perriera. Marco Gambino, Emma
Cardillo. Alessio Piazza, Maurilio Leto, Ludovica Maire’ Rogati, Giuseppe
Santostefano , Massimo De Rossi, Luciano Messina.
Naro (AG), 5.9.2023
Presentazione del libro
di Arianna Mortelliti "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni"
Mercoledì 6 settembre alle 18,30 verrà presentato il volume: Il teatro certamente Dialogo con Giuseppe Dipasquale di Andrea Camilleri
Saranno presenti Giuseppe
Dipasquale, Gaetano Savatteri eNinni Bruschetta[poi assente per impegni sopraggiunti e
sostituito da Alessio Vassallo, NdCFC].
Per prenotazioni (fino ad esaurimento
posti)
segreteria@fondoandreacamilleri.it
Fondo Andrea Camilleri
Via Filippo Corridoni 21, Roma
«Il
confine del teatro è come l’orizzonte dei viaggiatori nei mari d’Oceano: sempre
presente, mai raggiungibile». L’ammaliante citazione è di Andrea Camilleri che
oggi avrebbe compiuto 98 anni. Per festeggiarlo il suo pubblico romano non dovrà
far altro che partecipare alla presentazione del nuovo volume edito da Sellerio
“Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale” presso il bellissimo
Fondo Camilleri da poco inaugurato a Prati. Ne discorrerà il curatore e regista
teatrale Giuseppe Dipasquale – che di Camilleri fu allievo alla Silvio d’Amico e
che del maestro ha messo in scena innumerevoli opere – insieme al giornalista e
autore Gaetano Savatteri, con l’accompagnamento attoriale di Ninni Bruschetta [poi assente per impegni sopraggiunti e
sostituito da Alessio Vassallo, NdCFC]. Il teatro inaugura la produzione di Camilleri nel 1942, è al centro della sua
formazione tra il 1949 e il 1952 presso l’Accademia di Arte Drammatica, costella
di oltre 100 regie la sua opera fortemente orientata dal magistero pirandelliano,
e la conclude con il monologo Conversazione su Tiresia scritto e interpretato da
Camilleri stesso al teatro greco di Siracusa nel 2018, un anno prima della
scomparsa. È dunque, per quanti siano soliti avvicinare la figura dell’autore
attraverso la saga di Montalbano e la produzione giallistica, un illuminante
mutamento prospettico. A ben vedere le caratteristiche più innovative della
sterminata produzione camilleriana – la mimesi, l’idioletto, l’umanità –
derivano proprio dalla cultura drammaturgica, discussa nel volume con la
leggerezza consapevole di una conversazione colta, tra ricordi, discettazioni
teoriche ed esempi di messa in scena. Il Fondo di via Corridoni va considerato
luogo elettivo di studio del teatro di Camilleri, non solo per motivi affettivi
– l’autore abitava a pochi passi da qui e dalla Rai dove condusse la sua intera
carriera – ma per il patrimonio che vi è custodito. Il materiale archiviato da
Patrizia Severi, e impostato con rigore dallo stesso autore, è tutto anteriore
all’era di Montalbano e illustra bene il percorso intellettuale e creativo che
plasmò lo scrittore prolifico che tutti conoscono, o meglio: credono di
conoscere. Dal dialogo traspare inoltre uno dei talenti meno noti di Camilleri:
la generosità didattica, la capacità di trasformare un allievo in un
interlocutore, un maestro in un amico. Più di ogni altra relazione, la lezione
di Camilleri sul teatro valorizza quella tra regia e narrazione. La prima non
esiste senza la seconda, spiega l’autore. Per intuire il suo orizzonte
irraggiungibile non ci resta che leggerlo, ancora e ancora.
Laura Mancini
Della conversazione
ha fatto studio ininterrotto, ecografia di mente ed anima, biblioteca dilatata e
leggera. C’era una volta uno strano aedo: antico come le pietre del Temenite,
fulminante come un tweet. Tiresia non è mai morto e Andrea Camilleri (ri)vive,
detto e scritto, grazie a Giuseppe Dipasquale, suo allievo alla "Silvio
d’Amico", da trent’anni regista in proprio nonché accanito interlocutore del
maestro che, senza pose da patriarca né pigli curiali, del giovane pupillo si
fece "compagno di banco". Tra parole
dense e imprese (im)possibili. Dal testo alla scena. L’aedo di tutti i millenni
è autore di "Il teatro, certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale", neonata
creatura Sellerio in cui il regista, che lo presenta oggi a Roma alla Fondazione
Camilleri in piazza Bainsizza, a Prati, ha messo insieme le conversazioni nello
studio in via Carso e in via Asiago. Di teatro, certamente, ma anche di croci e
delizie che vi girano intorno. Parole dette-scritte che si leggono d’un fiato,
con il vantaggio tutto letterario di tornare indietro su questo o quel rigo;
libro godibilissimo, tanto "tecnico" quanto diretto, gustoso, ineffabile. Nove
capitoli con postscriptum e prologo, una "stanza" dopo l’altra come nelle dimore
di fine Ottocento. E, perché no, un "Traumbild", la costruzione di un sogno
“vero”. La mia vita nell’arte, diceva Stanislavskij. Dipasquale,
quali erano le “pareti” delle conversazioni? «Mai al
telefono, solo di presenza, una consuetudine mai interrotta, dai tempi in
Accademia finché, da Catania, andavo a fargli visita a Roma. E facevo volentieri
anticamera, se era impegnato. Nello studio campeggiavano un tabellone da "cuntastorie",
una statua di Orazio Costa, una macchina da scrivere poi sostituita dal computer
che in realtà usò pochissimo. E l’immancabile stecca di sigarette!». L’aedo
curioso e singolare cantava una Sicilia "ridicola" e "tragediatura". In
Montalbano è quasi invisibile sulla pagina scritta, cristallizzata alla Germi,
in tv. E che cosa sapeva della "nuova" Sicilia? «Credo che
Andrea non se ne sia mai andato via pur avendo vissuto fuori dall'isola per 50
anni. Ne manteneva la radice, il cuore, le memorie, un radar su ciò che
accadeva». Quando
l’incontrammo, vent’anni fa, s’inebriava di profumo di basilico e melanzane
fritte nel suo mese di vacanze. Ma viverci per gli altri 11 è un’altra cosa…
«La seguiva
bene anche al presente, non la subiva: il suo mondo, la sua profonda cultura di
greco ruotava intorno al perno della Sicilia. E gli dava la forza di scavalcare
il vecchio adagio di scrittori siciliani, da Vittorini a Sciascia, sulla Sicilia
come lutto. Andrea l’aveva elaborato, la raccontava in modo nuovo, voleva che
noi siciliani la guardassimo con occhi di gioia, di riso, di nuovi piani di
vita». Greco sì,
ma al diavolo le prefiche. «Era la sua
rivoluzione». Che però
non intaccava la nostalgia per i treni e le stazioni ferroviarie dove «puoi
fermarti senza prescia anche dieci minuti in più». Altro che "CammillAir", la
compagnia coniata per lui da Fiorello! «Il nostro
primo volo insieme, per una conferenza ad Agrigento, fu quasi mano nella mano!
Terrore allo stato puro! L’aria di Punta Raisi, però, per lui fu come aspirare
un’enorme bombola d'energia». In che
altro non era "antifuturologico"? «Non era un
passatista. Lo disturbavano le inutili stupidità spacciate per innovazioni».
A teatro,
per esempio. «Apertissimo
al nuovo, allergico al "famolo strano". Lo vidi indignarsi per spettacoli in cui
il vilipendio del testo era grottesco. Ma difendeva le idee». Nel libro,
l’episodio impagabile in cui il mitico Silvio D’Amico ne inchiodò lo scarso
talento d’attore (lo soccorse il giovane collega Vittorio Gassman), lo svela
convinto che un regista non debba saper recitare. E se fosse un valore aggiunto? «Eccome. Qui
eravamo in posizioni diverse. La sua timidezza gli impediva d'essere altro da sé
stesso; io, che ho cominciato dalla recitazione, ritengo prezioso un regista
capace di mostrare la scena all'attore senza chiedergli d'imitarlo». A
proposito d'attori. Una volta, le borse di studio che l'Accademia destinava ai
migliori avviavano la seleziona automatica, oggi è l'allievo-attore a pagare la
scuola. Ma il teatro saprà recuperare la qualità. Also sprach Camilleri. Come?
«In corsi e
ricorsi storici con tempi che non possiamo definire. Oggi non è crisi di idee
(che ci sono!) ma crisi di qualità. Ci sarà una sentina che butterà il grano che
non serve. I tempi cambieranno e, siccome il teatro va dietro ai tempi,
recupererà gli occhi e lo specchio per restituire un’immagine di qualità». Da
opinionista vibrante, urgente. Si sarebbe "convertito" a ruoli di consulente?
«Li ha sempre
rifiutati. Non aveva fiducia nella politica che aveva frequentato da integrato
nel Pci vicino a Longo: conosceva bene "l'apparato" e se ne tirava fuori in nome
della libertà. Credeva piuttosto nel "poeta" che può, deve lanciare orizzonti di
verità perché, chi vuole, possa giovarsene». Scrivo per
me, non penso al lettore, diceva. E Dipasquale fa spettacoli senza pensare al
pubblico? «Non posso
non pensarci! Uno scrittore può permettersi di non pensarci perché il pubblico è
trasversale nella sua eternità, il teatro vive nell’atto sociale e non può
prescindere dalla platea a cui si rivolge qui ed ora». Il teatro
è in crisi dai tempi "di un certo Eschilo", dice Camilleri. Lo è da sempre,
quindi da mai. Bastasse a tirarci fuori dallo sconforto... «Non c'è
povertà di idee, povero è il linguaggio che le traduce. È crisi vera di “techné”,
il pubblico è bombardato da impulsi e messaggi che non riesce a portarsi a casa
come si deve». Un tempo
si andava a teatro per divertirsi, oggi per vedere altro da sé. Il teatro è una
navicella spaziale, insiste. Sembra di sentire la provocazione di una delle sue
figlie quando, ad apertura di sipario, gli sussurrava: papino, papino, ho paura. «Il teatro è
pericoloso: se arriva, fa male cioè bene. Il teatro viaggia su segni occulti più
che su segni manifesti». È la certezza
del sogno. O dell’incubo. Più vita di così. Carmelita Celi
A Favara è
stata intitolata la prima scuola in Sicilia, seconda in Italia, al compianto
scrittore empedoclino Andrea Camilleri. La
cerimonia, per volontà della preside Rosetta Morreale, si è celebrata nel giorno
del compleanno del “padre” del commissario Montalbano che proprio oggi, 6
settembre, avrebbe compiuto 98 anni. Alla presenza della autorità e della nipote
del maestro, la scrittrice Arianna Mortelliti che dal nonno ha ereditato la
passione per la scrittura, nel plesso “Capitano Vaccaro” è stato collocato un
busto bronzeo opera dello scultore agrigentino Peppe Cacocciola. Per
l'occasione, Poste italiane ha creato un apposito annullo filatelico e da lunedì
prossimo, primo giorno di scuola, gli alunni saranno accolti da un grande
murales che raffigura lo scrittore scomparso il 17 luglio del 2019. Presente a
Favara anche la fanfara dei bersaglieri che si sono esibiti nel plesso dedicato
al favarese Giuseppe Urso, caduto durante le guerre d'indipendenza.
Giuseppe Caruana
Video Regione,
6.9.2023
Agrigento
Primo istituto siciliano dedicato ad Andrea Camilleri
La scrittrice Arianna Mortelliti, nipote del celebre scrittore Andrea Camilleri,
festeggia nel giorno del compleanno del nonno, l'intitolazione dell’Istituto
Comprensivo favarese, alla figura dell'illustre ideatore del commissario
Montalbano, Andrea Camilleri, prima scuola in Sicilia, dedicata allo scrittore
Cliccare per il video
La giornata si è aperta con l’intitolazione dei plessi dell’istituto (scuole
infanzia, primaria e secondaria di primo grado) alle figure del “Bersagliere
Giuseppe Urso”, medaglia d’argento al valor militare, caduto nel 1866 sul campo
di battaglia di Custoza; dello scrittore favarese “Antonio Russello”; al premio
Nobel agrigentino “Luigi Pirandello”; alle figure del filantropo “Barone Antonio
Mendola” nonché del “Capitano Antonio Vaccaro”, avvocato e letterato che fu
anche Sindaco di Favara.
Anna Rita Di Leo
Strada degli Scrittori,
6.9.2023
Novantotto anni fa, in una Porto Empedocle in festa per San Calò, nasceva Andrea
Calogero Camilleri.
Tutti lo conosciamo come grande e prolifico scrittore, come intellettuale e
docente dell'Accademia nazionale d'arte drammatica, ma che uomo era nel privato?
Abbiamo avuto modo di chiederlo alle nipoti del cuore, Arianna Mortelliti e
Alessandra Mortelliti, che gli sono rimaste vicine fino alla fine, e che sono
state nostre ospiti insieme al padre Rocco nella serata conclusiva del Festival
della Strada degli Scrittori.
Cosa ci hanno detto?
Lo scoprirete in questo video
#andreacamilleri#StradadegliScrittori#agrigento
Oggi avrebbe compiuto 98 anni
Andrea Camilleri. Nato a Porto Empedocle il 6 settembre del 1925, ci ha lasciati
nel 2019. Scrittore, sceneggiatore, uomo di lettere e di teatro, raggiunse una
popolarità enorme alla fine degli anni ’90 con “Il Commissario Montalbano”, un
personaggio che prima nei libri e poi nella serie tv divenne (e resta ancora
oggi) un’icona. Dopo la sua scomparsa realizzammo il documentario “Andrea
Camilleri e le sette meraviglie di Montalbano” intrecciando la vita e le opere
dello scrittore alla scenografia naturale della fiction ovvero lo splendido
patrimonio ambientale ed artistico degli iblei. Stasera alle 22.20 per omaggiare
questa mente finissima e uomo di grande cultura e passioni vi riproponiamo il
documentario sul canale 14 di Video Regione.
Emiliano Di Rosa
“Qual è
la forma dell’acqua?” Andrea Camilleri è stato un grande scrittore, sceneggiatore, regista
teatrale e drammaturgo siciliano. Nel corso della sua carriera ha scritto opere
di grande spessore, fra poesie, romanzi e racconti, che appassionano per
l’incredibile uso della lingua, un simil siciliano che ha il merito di
avvicinare il lettore al luogo dove le storie sono ambientate, e per le trame,
intrecciate con sopraffina maestria, indissolubilmente legate al territorio
siciliano.
Basti pensare al capolavoro “Il re di Girgenti“, un romanzo pubblicato nel
2001 da Sellerio,
ambientato nel Seicento e scritto in una lingua, un siciliano misto allo
spagnolo, concepita ad hoc per ricostruire l’atmosfera dell’epoca.
Camilleri è conosciuto in tutto il mondo per la serie che vede protagonista
l’arguto, affascinante, sempre affamato di buon cibo e di verità, Commissario
Montalbano. Oggi, in occasione del compleanno dell’autore di Porto Empedocle,
riscopriamo il primo volume della serie, “La forma dell’acqua“.
“La forma dell’acqua”, la sinossi
Il primo omicidio letterario in terra di mafia della seconda repubblica – un
omicidio eccellente seguito da un altro, secondo il decorso cui hanno abituato
le cronache della criminalità organizzata – ha la forma dell’acqua (“”Che fai?”
gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda.
“Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma!” dissi ridendo:
“Piglia la forma che le viene data”). Prende la forma del recipiente che lo
contiene. E la morte dell’ingegnere Luparello si spande tra gli alambicchi
ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato affaristico
politico-mafioso che domina la cittadina di Vigàta, anche dopo il crollo
apparente del vecchio ceto dirigente.
Questa è la sua forma. Ma la sua sostanza (il colpevole, il movente, le
circostanze dell’assassinio) è più antica, più resistente, forse di maggior
pessimismo: più appassionante per un perfetto racconto poliziesco. L’autore del
quale, Andrea Camilleri, è uno scrittore e uno sceneggiatore che pratica il
giallo e l’intreccio con una facilità e una felicità d’inventiva, un’ironia e
un’intelligenza di scrittura che – oltre il divertimento severo del genere
giallo – appartengono all’arte del raccontare.
Cioè all’ingegno paradossale di far vedere all’occhio del lettore ciò che si
racconta, e di contemporaneamente stringere con la sua mente la rete delle
sottili intese.
Perché leggere “La forma dell’acqua”
Spesso conosciamo il pittoresco e arguto Salvo Montalbano perché ne abbiamo
seguito le gesta sul piccolo schermo, e ce lo immaginiamo così, con i connotati
di un convincente Luca Zingaretti. Non pensiamo che quest’uomo sia frutto della
penna di uno degli scrittori più amati dei nostri tempi, che lo ha dotato di una
serie di caratteristiche irripetibili.
In Montalbano si condensano l’astuzia, l’intelligenza e l’intuito che gli
risultano fondamentali per la risoluzione dei casi, ma anche un grande senso di
umanità ed empatia, e la capacità di mettere il prossimo al primo posto. Del
resto, cosa aspettarsi da un uomo tanto amante del mare e del buon cibo, simbolo
di apertura e condivisione?
Leggere “La forma dell’acqua” è un’esperienza unica: vi immergerete nelle
atmosfere di una Sicilia silenziosa, ma che a tratti urla una verità lancinante.
Scoprirete una lingua diversa, a volte ostica, che è l’ossatura su cui si
reggono le opere di Camilleri. Conoscerete le radici di un personaggio che è
ormai un cult del mondo dei polizieschi. Tornerete alle origini, e siamo certi
che non ve ne pentirete.
Chi era Andrea Camilleri
Papà del Commissario Montalbano, Andrea Camilleri è stato fra gli scrittori
più amati del nostro tempo. Con il suo stile colto e la sua arguzia ha saputo
farci innamorare della sua scrittura, del suo linguaggio e delle storie che
raccontava. Nato il 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle, Andrea Camilleri non
è stato soltanto uno scrittore, ma anche un drammaturgo, un autore teatrale e
televisivo, un regista radiofonico, ed infine un apprezzato accademico.
Ma lo ricordiamo anche per essere stato un militante antifascista armato da
sempre del potere salvifico della parola. Malgrado fosse afflitto da cecità e da
gravi condizioni fisiche negli ultimi anni, Camilleri non si abbandonò mai al
dolore. Dove non riuscivano ad arrivare i suoi occhi, c’erano le sue parole,
sempre giuste, calibrate, perfette lì dove si trovavano. Ci ha lasciati il 17
luglio del 2019, a Roma.
Non c’è
più un tempo per nascere un tempo per morire si nasce e si muore nello stesso momento infinite morti ci assediano è l’ora che ognuno raccolga in sé la morte degli altri il frumento assiderato dal gelo il topo che si dibatte nella gabbia il marito che piange la moglie infedele. E l’ora di cogliere il dolore degli altri in una mano e portarsela in fronte a stamparvi croci e croci in rosso udire il nostro grido nella bocca dell’uomo che ci passa accanto per caso è l’ora di aprire tutte le finestre tutte le porte abbattere i muri se occorre per poterci guardare negli occhi trovare una parola nuova che non sia preghiera ma urlo. È l’ora che dalla morte nasca la vita
(1958)
Da uno
scrittore straordinario come Andrea Camilleri non si può che aspettarsi cose
straordinarie e, all'occorrenza, straordinarie sorprese. E' il caso di un
libricino impolverato trovato nella sua mastodontica biblioteca, datato 1958.
Camilleri aveva solo trent'anni all'epoca. La poesia di oggi è un esempio della
poliedricità dello scrittore. [In realtà la poesia, pur se presente anche in
un volume del 1958, è parte del poema “Tempo” del 1948, NdCFC] Dato
che si parla di Camilleri, qualcuno si sarebbe aspettato una poesia nella folkloristica
poetica siciliana, quella che lo scrittore ha adattato in modo da renderla
comprensibile da Milano a Cosenza. E invece no: "Non c'è più un tempo per
vivere" scritta in italiano, un italiano senza fronzoli, quasi parlato.
"Non c'è un tempo per nascere un tempo per morire".
Quasi un anatema, una sentenza. La cosa che salta all'occhio al lettore attento
è la quasi assenza di punteggiatura. Troviamo solo due punti: uno al sesto verso
e uno al penultimo, che non sanciscono in alcun modo la divisione in strofe. La
lirica scorre tutta d'un fiato, con enjambement continui che spezzano le frasi
violentemente e destabilizzano. Sicuramente la sensazione maggiore di
smarrimento la si trova al terzo verso, in quel "ci assediano / è l'ora...", in
cui la mancanza di un fermo di punteggiatura sconvolge il ritmo della poesia,
costringendoci a tornare indietro e cambiare intonazione. La
spiegazione di questo stile disperato è da ricercarsi nel significato della
poesia stessa. "Si nasce e si muore nello stesso momento infinite morti" ci
spiega nel secondo verso, e non bisogna sentire questa morte come qualcosa di
esclusivo. Lo
scrittore procede ad elencare situazioni diverse di quotidiana
disperazione comuni non solo all'esperienza umana, ma all'esperienza di vita, in
qualsiasi forma si manifesti. "Il frumento assiderato dal gelo il topo che si
dibatte nella gabbia il marito che piange la moglie infedele". Non importa
la gravità del dolore, perché il risultato è sempre lo stesso: uno straziante
annientamento; è giunto il tempo che ognuno lo riconosca, "l'ora che ognuno
raccolga in sé la morte degli altri". Questo
concetto viene ribadito due volte, perché è il fulcro della poesia.
Nell'immagine fortissima di "cogliere il dolore degli altri in una mano e
portarsela in fronte a stamparvi croci e croci in rosso" si legge la
disperazione di Camilleri, quasi confuso dall'indifferenza, da come non si
riesca ad "udire il nostro grido nella bocca dell’uomo che ci passa accanto
per caso". Anche in questo verso si avverte una profonda solitudine, la
mancanza di comunione nel dolore, l'incredula incapacità umana di nascondersi
nella propria morte e sofferenza con vergogna. In
un'immagine di confusione quasi bellica, il poeta parla di aprire porte e
finestre e "abbattere i muri se occorre" per poter finalmente condividere
il dolore, che non deve essere una preghiera (sterile e ipocrita tentativo di
conforto), ma un urlo. Perché basterebbe sapere che nel dolore siamo tutti
uguali per rinascere, per sentire di nuovo la vita.
Valentina Fornaro
Malgrado tutto,
6.9.2023
Arianna Mortelliti. Lei e nonno Andrea Camilleri
L’INTERVISTA Le estati a Porto Empedocle, l’infanzia accanto al nonno: la
giovane scrittrice è tornata in Sicilia per presentare il suo romanzo d’esordio
in gran parte dedicato al nonno. Domenica scorsa ha partecipato assieme alla
sorella Alessandra, attrice, e al padre, il regista Rocco Mortelliti, alla
giornata conclusiva del festival della Strada degli Scrittori. Oggi a Favara, a
98 anni dalla nascita dello scrittore, cerimonia di intitolazione dell’istituto
comprensivo al papà del Commissario Montalbano
Passeggia, si guarda intorno, c’è caldo e pensa al mare della Scala dei Turchi.
Tornare a Porto Empedocle significa tornare indietro nel tempo, a quando era
bambina e andava al mare e a spasso col nonno, Andrea Camilleri. Le viuzze di
questo paese, gli odori, le voci e la parlata di ambulanti e di ragazzini che
giocano, le campane della chiesa, l’odore pesante del porto, ci riportano in un
paese immaginario che si chiama Vigàta. Sembra quasi che a un certo punto possa
persino spuntare il Commissario Montalbano. E lo si incontra, in effetti,
passeggiando nel cuore della piazza. Quello vero, coi baffi. Sta lì, nel corso
principale, immortalato nella statua realizzata dallo scultore Giuseppe Agnello
che tanto piacque a Camilleri perché l’artista era riuscito a realizzare il
volto che lo scrittore aveva in testa.
E lei, Arianna Mortelliti (figlia di Andreina Camilleri e del regista Rocco
Mortelliti, sorella di Alessandra, attrice e regista: i tre sono stati ospiti
domenica scorsa al Polo culturale San Lorenzo di Agrigento alla “Serata
Camilleri” che ha concluso il Festival della Strada degli Scrittori ideato da
Felice Cavallaro), giovane scrittrice che ha esordito pochi mesi fa con il
romanzo Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni, quando torna
da queste parti, soprattutto d’estate, non fa che pensare al nonno, alle
passeggiate che facevano assieme, a quando andavano al mare, alle favole che le
raccontava. E proprio a nonno Andrea ha dedicato questo suo romanzo pubblicato
da Mondadori: pagine sorprendenti con un novantacinquenne che vive la condizione
di starsene sospeso tra questo mondo e l’altro: «Scrivere mi ha sempre aiutato a
decifrare e affrontare momenti difficili della mia vita – racconta Arianna,
mentre prende il caffè in un bar di Porto Empedocle-Vigàta –. Custodisco un
diario da quando sono bambina e in età adulta ho continuato, seppur
sporadicamente, a utilizzare la scrittura come valvola di sfogo».
Come nasce questo romanzo “disincantato e ironico, dolcissimo e accorato”, come
lo ha definito Maurizio de Giovanni?
«Nel 2019 mio nonno è stato in coma per un mese, dal 17 giugno al 17 luglio.
Ancor oggi pensare a quel periodo sospeso tra i corridoi dell’ospedale riporta
in superficie tutte le sensazioni. Gli odori, le lacrime, la speranza, la
rabbia. E gli interrogativi, quelli a cui non puoi rispondere con la ragione:
nonno mi sente? Ha percezione delle mie parole, delle mie carezze? Ecco come
nasce il romanzo, grazie agli inevitabili confini della razionalità, che possono
essere superati solo con la fantasia. Mettermi nei panni di un uomo in coma,
raccontare ciò che pensa, ciò che prova e ciò che ascolta, è stata la mia cura».
La letteratura, ha detto qualcuno, è verità. È inevitabile, dopo aver letto il
libro, che il pensiero accompagna i lettori al rapporto tra persone che si
amano, tra te e tuo nonno…
«Attraverso il rapporto tra Arturo, il protagonista, e la nipote Nina, fatto di
sorrisi, confidenze ed empatia, ho voluto restituire parte dell’amore che mi
legava a nonno. La famiglia di Arturo, come la mia, è formata principalmente da
figure femminili. Le donne del romanzo, tuttavia, sono personaggi inventati. Le
loro parole, i loro pensieri e le loro emozioni sono stati il veicolo per
affrontare temi per me importanti. L’amore, in particolare quello familiare, la
capacità di cambiare un destino che sembra già scritto per noi, la difficoltà di
perdonare, la libertà».
Hai ragione: l’amore per i nonni è unico, e specialmente quando si ha la fortuna
di crescere con loro, di osservarli nei piccoli gesti, di scrutare i loro
sguardi, di assorbirne saggezza antica. Da qualche parte credo di aver letto che
tuo nonno, Andrea Camilleri, non riusciva a scrivere senza sentire il rumore dei
nipoti. È così? Ogni tanto ti chiamava “Gnagna”, giusto?
«È così. Nonno ha sempre lavorato con noi nipoti accanto, diceva anzi che il
silenzio lo deconcentrava. Ho passato gran parte della mia infanzia a giocare
sotto la sua scrivania o seduta accanto a lui. Pigiava le dita sui tasti della
macchina da scrivere rossa, rileggeva, sbanchettava. Ogni tanto faceva una pausa
e si inseriva nei miei giochi, mi raccontava favole inventate da lui, disegnava.
Non so come tu lo abbia scoperto, ma Gnagna sono io. Ha cominciato a chiamarmi
così mio cugino Francesco da piccolino, perché non era capace di pronunciare il
nome Arianna. Nonno ogni tanto lo usava per prenderci in giro».
Camilleri ci ha insegnato a guardare la Sicilia con occhi nuovi. Qual è il tuo
rapporto con quest’isola?
«Un rapporto splendido. Per me la Sicilia è casa. Credo di possedere l’amore per
questa terra nel Dna. Io e mia madre siamo nate a Roma, eppure ne sentiamo il
richiamo e ci torniamo non appena possiamo. Sarà il canto di Maruzza?».
Già, il canto sensuoso delle sirene come nelle pagine di Maruzza Musumeci,
appunto. Ma torniamo a Porto Empedocle, anzi a Vigàta, cuore di tutte le storie
di tuo nonno. Raccontaci le tue estati qui…
«Venivamo ad agosto, ogni anno. Quando ero piccolina c’erano anche i nonni, dai
dieci anni in poi eravamo io, mia madre e Lenny, il nostro cagnolino. Scendevamo
alla Scala dei Turchi scavalcando il guardrail e percorrendo una strada
dissestata. A quei tempi pochi conoscevano quella meraviglia. Ricordo la
spiaggia deserta, gli occhietti di Lenny che ci aspettava sotto l’ombrellone
mentre io e mamma facevamo il bagno nelle pisci nette naturali di fronte alla
Scala di marna bianca, i paguri, i cavallucci marini, i polpi. Era un paradiso».
A Porto Empedocle riesci in qualche modo a rinverdire le radici?
«Quando sono in Sicilia torno bambina. Entro a casa, qui dove è nato mio nonno,
e rivivo scene d’infanzia, come quando mi alzavo la mattina e lo trovavo a
chiacchierare con il suo amico piccione in sala prima di mettersi a lavorare.
Sono ancora lì, il volatile sul tavolo che mangiucchia le molliche di pane e
nonno che sorseggia il caffè. Le mie radici sono questo. La Sicilia, nonno che
mi insegna il rispetto per ogni forma di vita, il profumo del mare, l’amata
festa di San Calogero con i cannoni che sparano all’alba e nonno che mi dice
“con te vale il detto: non ti svegli manco con le cannonate!”. Tornare in
Sicilia mi permette di misurarmi con il passato e al contempo di guardare al
futuro, costruendo la mia identità e il mio percorso senza mai perdere di vista
il punto di partenza».
Salvatore Picone
Il tour
nelle terre girgentane di Arianna
Mortelliti è iniziato l’ultimo giorno del festival della Strada
degli Scrittori, celebrato nel segno del ricordo di suo nonno, Andrea
Camilleri, uno dei più grandi scrittori siciliani. Il giorno
in cui è stato ricordato Andrea
Camilleri, durante il festival della Strada
degli Scrittori, è la domenica del 3 settembre ed il luogo è la
chiesa del Purgatorio, oggi sconsacrata e sede del polo
culturale San Lorenzo. Col sapiente coordinamento di Felice
Cavallaro, sono intervenuti a ricordarlo la nipote ed esordiente
scrittrice Arianna
Mortelliti, l’attrice e regista Alessandra
Mortelliti (sorella maggiore di Arianna) e il genero di Andrea
Camilleri (che poi è anche il papà di Arianna ed Alessandra), il regista RoccoMortelliti. E, dopo
aver parlato di Andrea
Camilleri, c’è stata la presentazione di Quella
volta che mia moglie ha cucinato i peperoni, il libro di Arianna
Mortelliti, di cui sono stati letti alcuni brani a cura del bravo attore Giuggiù
Gramaglia, fra l’interesse del pubblico presente, tanto incuriosito
quanto concentrato. Martedì 5
settembre, invece, la presentazione del libro è avvenuta a Naro, presso la sala
degli armigeri del castello medievale, alla presenza di un pubblico attento e
affascinato, con l’organizzazione generale dell’assessore Rosamaria
Giunta, collaborata dal digital
operator photography,Vincenzo
Porrello, con l’introduzione del sindaco Mariagrazia
Brandara, a nome dell’amministrazione e della città, e con la brillante
interlocuzione di Vanessa
Mirabile, giovane e valente laureata in lettere classiche, che ha dato
prova di una elevata e fine sensibilità culturale e -più ancora- letteraria che,
oltre a caratterizzare i suoi studi, connota soprattutto le sue attitudini
quotidiane. Una serata
davvero bella, al Castello di Naro, con Quella
volta che mia moglie ha cucinato i peperoni e con Arianna
Mortelliti. La quale ha potuto conoscere la città fulgentissima di
Naro, che è stata la locationprincipale
del film La
scomparsa di Patò, ispirata all’omonimo libro di Andrea
Camilleri, per la regia di Rocco
Mortelliti. Ed infine,
nella mattinata di mercoledì 6 settembre, Arianna
Mortelliti ha partecipato alla cerimonia di intitolazione ad Andrea
Camilleri dell’Istituto Comprensivo di Favara,
in cui è dirigente scolastico Rosetta
Morreale. Prima
della cerimonia d’intitolazione, è stata scoperta la statua di bronzo,
raffigurante il busto dello scrittore empedoclino, realizzata dall’artista
agrigentino Giuseppe
Cacocciola , mentre subito dopo è stata consegnata ad Arianna
Mortelliti l’opera Omaggio
ad Andrea Camilleri di Amelia
Russello, artista della decorazione e della pittura, che ha realizzato –
nel muro interno del plesso Mendola-Vaccaro dell’I.C.Andrea
Camilleri- il murale da cui è tratto il particolare della pittura
donata alla nipote dello scrittore empedoclino.
Vincenzo Cavaleri
La Rai
stravince. Martedì 4 settembre la
tv di Stato domina il preserale e
l’access
prime time, ma anche la prima
serata. Rai 1 si impone con Reazione a catena e Techetechetè, così
come con Il
giovane Montalbano che finisce davanti a Benvenuti
al Nord, in onda su Canale5. Completa
il podio l’esordio di Bianca
Berlinguer su Rete
4 con È
sempre Cartabianca, che praticamente doppia Filorosso di Rai
3. Ecco tutti i dati Auditel della
giornata.
La prima serata del 5 settembre: vince Il giovane Montalbano
Ecco i dati della prima serata con il numero dei telespettatori e il rispettivo
share:
Rai 1, Il
giovane Montalbano 2: 3.049.000 spettatori (18,8%);
[…]
Simone Vazzana
Malgrado tutto,
7.9.2023
“Andrea Camilleri volano di rinnovata cultura nella società del futuro”
E’ il tema della tavola rotonda che ha concluso il ciclo di eventi organizzati
in occasione dell’intitolazione dell’Istituto comprensivo di Favara allo
scrittore. Consegnati agli alunni vincitori i premi del “Concorso letterario
Andrea Camilleri”.
“Andrea Camilleri Volano di rinnovata
cultura nella società del futuro”, questo il tema
della tavola rotonda che si è svolta ieri pomeriggio nell’Aula magna “Luca
Crescente” del Consorzio universitario di Agrigento a conclusione del ciclo di
eventi organizzati in occasione dell’intitolazione dell’Istituto comprensivo di
Favara allo scrittore.
“Andrea Camilleri, attraverso i personaggi creati dalla sua penna e la trama dei
propri racconti – ha detto Rosetta Morreale, preside dell’Istituto comprensivo
“Andrea Camilleri” - ha contribuito a far nascere e diffondere in Italia e nel
mondo una nuova e diversa immagine della Sicilia ed a diffondere un rinnovato
senso della legalità particolarmente tra i giovani”. Nel corso della tavola rotonda pomeridiana giornalisti, scrittori,
attori, rappresentanti del mondo universitario e della scuola si sono
confrontati sull’attualità e sul valore educativo delle opere di Camilleri. La tavola rotonda è stata dai saluti del Presidente del Consorzio
Antonino Mangiacavallo e dell’assessore comunale alla cultura di Agrigento
Costantino Ciulla, in rappresentanza del Sindaco di Agrigento Francesco Miccichè. Al dibattito sono intervenuti Francesco Pira, docente di
comunicazione all’Università di Messina; Felice Cavallaro, giornalista –
scrittore; Paolo Cilona, storico; Valeria di Martino docente del dipartimento di
Scienze della formazione dell’Università di Palermo, il registra Enzo Alessi. In
collegamento video lo scrittore e giornalista Gaetano Savatteri.
A conclusione del dibattito sono stati consegnati agli alunni vincitori i premi,
consistenti in assegni di studio, della prima edizione del “Concorso letterario
Andrea Camilleri”, presieduto da Etta Milioto.
A ottobre torna
il Commissario
Topalbano in un albo Panini
Disney, I Gialli del
Commissario Topalbano, dal duplice scopo: omaggiare il grande Andrea
Camilleri e celebrare i dieci
anni dalla prima storia Disney con l’iconico poliziotto.
La
versione topizzata di Montalbano,
protagonista di ben tre storie (speriamo ce ne siano altre) è frutto
principalmente del lavoro sinergico, supervisionato da Andrea
Camilleri, di due grandi del Fumetto, ossia Francesco
Artibani alla sceneggiatura e Giorgio
Cavazzano ai disegni, i quali hanno ricevuto la collaborazione
di altri artisti come Paolo
Mottura e Giampaolo
Soldati.
Il
volume I Gialli del Commissario Topalbano,
di 18.3
x 24.5 cm, approderà a ottobre in edicola, fumetteria e online
al prezzo di 25
Euro, per regalarci 176pagine di mistero,
avventura e divertimento!
Il Commissario Topalbano: l’omaggio Disney a Camilleri
La
versione topizzata dell’iconico Salvo
Montalbano, reso celebre dai romanzi e racconti di Andrea
Camilleri nonché dall’indimenticabile serie tv trasmessa su
Rai1, appare in tre storie con protagonista Topolino!
La
prima avventura è Topolino e la promessa del
gatto ed è stata pubblicata il 16
aprile 2013 su Topolino 2994,
con i testi di Francesco
Artibani, le matite di Giorgio
Cavazzano e i colori di Mirka
Andolfo. Nella storia avviene, in maniera piuttosto brusca, il
primo incontro tra Topolino e
il Commissario
Topalbano. Il Topo si trova, infatti, in vacanza in Sicilia con Minni,
quando dei malviventi rapiscono per errore quest’ultima al posto di Lidia,
la fidanzata del Commissario di Vigatta.
Comincia, quindi, una corsa contro il tempo per salvare Minni e scoprire chi si
cela dietro il rapimento…
Topolino e Topalbano si
ritrovano in Topolino e lo Zio d’America,
pubblicata il 3
settembre 2014 su Topolino
3067 a opera di Francesco
Artibani e Giampaolo
Soldati. In quest’avventura il Commissario vola con Evelina da Vigatta a Topolinia per
scoprire cos’è accaduto a Natale,
il figlio della domestica, che ha cominciato a lavorare per un misterioso
magnate di nome Antonino
Meis (chi vi ricorda il cognome?), per poi scomparire nel nulla.
Intrighi, trame e complotti sono gli ingredienti di quest’ avventura dal sapore
italoamericano!
La
terza storia, Topolino e la Giara di Cariddi,
è a opera di Francesco
Artibani (sceneggiatura), Paolo
Mottura (disegni), Irene
Fornari e Andrea Stracchi (colori) ed è stata pubblicata il 30
agosto 2017 su Topolino 3223.
L’avventura vede il ritorno in Sicilia di Topolino e Minni, assieme
a Pippo,
Gambadilegno e Trudy,
per partecipare al matrimonio di Natale.
Ma il furto di una preziosa giara raffigurante
la creatura mitologica Cariddi rischia di rovinare tutto…
Cosa troveremo nell’albo Disney I Gialli del
Commissario Topalbano?
Oltre alle tre storie con protagonisti Topolino e Topalbano,
il volume I Gialli del Commissario Topalbano conterrà
anche un ricco apparato
redazionale, nel quale potremo leggere alcune interviste ad Artibani
e Cavazzano, autori de La
Promessa del Gatto, in occasione del decimo
anniversario dalla pubblicazione della storia. Seguiranno,
peraltro, commenti e testimonianze (postume) dello scrittore Andrea
Camilleri, supervisore del ciclo di avventure con Topalbano,
nonché disegni inediti, come quello che il Maestro
Cavazzano ha eseguito per raffigurare le matite usate
per la storia La Promessa del Gatto.
Si
tratta, quindi, di un volume interessante e alquanto sfizioso, non solo per
quello che potremo trovare, ma anche perché riprende numerosi elementi delle
avventure di Montalbano, dai personaggi ai luoghi, fino ad arrivare addirittura
alle espressioni dialettali!
Non
ci resta, pertanto, che aspettare ottobre per
poter gustare I Gialli del Commissario
Topalbano, disponibile
in edicola, fumetteria e online al prezzo di 25
Euro!
Michael Anthony Fabbri
«Nel '47 scrissi un atto unico che si chiamava Giudizio a mezzanotte, e lo mandai al premio Faber a Firenze che era importante perché presidente della giuria era Silvio d'Amico, c'era anche Guido Salvini e un giovanissimo Luigi Squarzina. Mi diedero il primo premio ex aequo, e io andai a Firenze a ritirarlo. Quando tornai in Sicilia, in treno rilessi la commedia premiata e dissi: "ma che è 'sta schifezza!?". E la buttai dal finestrino, veramente! Era una commedia con un'atmosfera sartriana, tipo A porte chiuse, puzzava di modernismo, insomma non mi piaceva più». A parlare è Andrea Camilleri, nel libro-conversazione appena uscito per Sellerio, Il teatro certamente, in cui il papà di Montalbano dialoga con uno dei suoi più cari amici, l'ex allievo all'Accademia di Arte Drammatica, Giuseppe Dipasquale. Il libro, pieno di aneddoti, è stato pubblicato lo scorso 6 settembre [in realtà il 5 settembre, NdCFC], data che avrebbe segnato il 98esimo compleanno dello scrittore, scomparso nel 2019.
La versione teatrale
In realtà però quel dramma gettato dal treno in corsa non è andato perduto, come l'autore credeva. «Quando abbiamo presentato il libro al Fondo Camilleri - dice Dipasquale - ho avuto conferma dalla figlia Andreina che ne esistono ancora due o tre copie. Presto potrò leggere il testo e chissà, potremmo metterlo in scena, anche se lui l'aveva sconfessato. Vedere cosa scriveva un giovanissimo Camilleri sarà comunque illuminante». Per ora, il regista ha in programma «una versione teatrale di Riccardino, (l'episodio conclusivo di Montalbano, ndr) che faremo nella prossima stagione». E nell'immediato, «abbiamo appena chiuso a Catania La pensione Eva, un altro testo divertente e nostalgico di Camilleri, sulle case chiuse durante la guerra. Protagonista è Tuccio Musumeci, amico di Andrea e grande comico catanese».
Il libro è una vera miniera di aneddoti, che riguardano la lunga collaborazione teatrale di Camilleri e Dipasquale, ma che vanno anche molto oltre. La loro conoscenza risale al 1985, quando lui era allievo regista e il docente Camilleri, che era in commissione d'esame, gli fece una domanda trabocchetto a proposito di una nota a margine - che non tutti arrivano certo a leggere - in un libro di Saussure. «La domanda carogna - ricorda Camilleri - era come una conferma a un giudizio positivo: cioè vedere in che modo uno se la cavava».
La paura di volare
Tra i tanti aneddoti, anche la fobia del viaggio in aereo, che accomunava i due amici: «Una volta - dice Dipasquale - ci ritrovammo a bordo. Non avevamo mai ammesso la reciproca paura di volare, così ci siamo guardati in faccia e ci siamo resi conto che eravamo terrorizzati. Ci siamo messi a ridere come dei matti». Per questo Camilleri era un grande amante del treno. Una volta prese il locale da Palermo per Agrigento-Porto Empedocle: «Mentre stava per salire sulla vettura - si legge nel libro - si accorse che un gatto maculato, con fare sicuro, saliva beatamente prima di lui. Camilleri, amante dei gatti, avvertì subito il capotreno dell'accaduto. La risposta lo gelò, divertendolo assai: "Non si preoccupi, è un nostro viaggiatore abituale. Prende solitamente il treno per Termini Imerese a quest'ora e ritorna a Palermo con quello delle 20,00". Il fatto era vero, mi raccontava Andrea, perché lui stesso lo vide scendere, come aveva detto il capotreno, a Termini Imerese».
Tra i tanti lavori scaturiti da questa amicizia, come la versione teatrale de Il birraio di Preston, una ha dell'incredibile ed è ancora in scena. Troppu trafficu ppi nenti nacque per scherzo, esordì a Catania nel 2000 ed ha girato in mezza Europa, dal Globe di Roma al Festival di Danzica. «In quegli anni - racconta Dipasquale - girava una tesi più o meno accreditata che Shakespeare non fosse il Bardo che conosciamo tutti ma un tale Michel Angelo Florio Crollalanza, quacchero palermitano, scappato dalla Sicilia per debiti di gioco e rifugiatosi a Stratford-upon-Avon da parenti.
Lo scherzo del Bardo
E allora ci siamo detti: perché non facciamo uno scherzo? Traduciamo in siciliano cinquecentesco Molto rumore per nulla, che tra l'altro si svolge proprio a Messina, e lo intitoliamo Troppu trafficu ppi nenti. Facciamo finta di averlo trovato in qualche cassa di biblioteca polverosa, attribuito a questo Crollalanza, e via. Lo scherzo, paradossalmente riuscì, perché qualcuno ci credette, se si leggono le cronache di quei giorni. È stato un esercizio linguistico che ci ha divertito molto, e come spettacolo gira da 23 anni. L'ultima volta, quest'anno, l'abbiamo ripreso al Festival delle ville vesuviane, a Segesta. E sta ancora girando».
Riccardo De Palo
Il Salto della
Quaglia,
11.9.2023
Andrea Camilleri e la sua percezione del futuro
Non ci vedeva quasi più e affermava sempre di continuare a sognare a colori, in
quest’epoca fatta di conflitti, intolleranze e razzismi. Aveva il rimorso di
lasciare ai suoi nipoti un’Italia con un futuro complesso. Sentiva il bisogno di
un cambiamento nel tentare di trasformare il nostro Paese e si era reso conto
della mancanza di accoglienza, del rifiuto di fronte al fenomeno
dell’immigrazione e del forte individualismo. Percepiva l’egoismo e lo
condannava in ogni sua forma.
Lo scorso
6 settembre sono intervenuto ad Agrigento, presso il Consorzio Universitario,
alla cerimonia per l’intitolazione dell’Istituto comprensivo di Favara, diretto
dalla Dott.ssa Rosetta Morreale, ad Andrea Camilleri. Insieme a me sono stati
presenti o in collegamento video: Gaetano Savatteri, scrittore e giornalista,
Felice Cavallaro, scrittore e giornalista, Gaetano Aronica, attore, Valeria Di
Martino, docente del dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di
Palermo, Paolo Cilona, storico, ed Enzo Alessi, regista. Hanno presieduto i
lavori il Presidente del Consorzio Universitario Nenè Mangiacavallo e
l’assessore alla cultura del Comune di Agrigento, Costantino Ciulla. Una
meravigliosa tavola rotonda pomeridiana sul tema “Andrea Camilleri volano di
rinnovata cultura nella società del futuro” che mi ha permesso ancora una volta
di riflettere sul grande Maestro, inventore del Commissario Montalbano. Non è la
prima volta che scrivo di Camilleri, perché ho avuto modo di evidenziare la sua
personalità in due articoli scritti per il quindicinale “La Campana” che ho
diretto per 5 anni. Il
grande scrittore Andrea Camilleri, oltre a vivere nel suo tempo, ha operato per
il futuro. Ha sempre affermato che: “La cultura non è una cosa sacrale, non è
una cosa da cult, una cosa per pochi: la cultura è di tutti. E poi, cos’è la
cultura? La cultura non è solo la letteratura, la cultura è il lavoro
dell’operaio, è come lavora un impiegato, la cultura è come la pensa il capo del
condominio. La cultura siamo noi, perché noi siamo cultura. L’uomo è cultura”. A
dimostrare l’importanza della cultura e del futuro è l’opera Conversazione su
Tiresia. Un’opera che ci aiuta a comprendere il vero valore della formazione e
della conoscenza e sottolinea come dovrebbe essere la società del futuro.
Un’interpretazione unica che rispecchia il passato, il presente e si proietta
nel futuro. La
Conversazione su Tiresia scritta e spiegata da Andrea Camilleri è stata messa in
scena per la prima volta al Teatro Greco di Siracusa l’11 giugno 2018 durante le
rappresentazioni classiche organizzate dall’Istituto Nazionale del Dramma
Antico. Un
monologo in cui Camilleri è stato capace di interpretare il mito e la storia del
mago di Tebe, Tiresia, leggendario indovino greco il cui personaggio compare
nella storia della letteratura italiana e straniera. La personalità di Tiresia
ha conquistato Camilleri, al punto tale da convincerlo a mettere in scena un
dialogo tra lui e i più grandi romanzieri, poeti, filosofi di ogni tempo: nel
testo Tiresia discute con tutti, da Omero a Woody Allen, muovendosi verso Dante,
Eliot, Pound, e Pasolini. Un
testo che è stato commentato e interpretato da tantissimi critici letterari. Dal
punto di vista sociologico, è importante la terza parte del volume in cui si
avverte un cambiamento di rotta della società. Camilleri riflette sulle paure e
sulle incertezze per quello che potrebbe accadere, attraverso la figura di
Tiresia che viene attualizzata. Gli
eroi sono gli uomini comuni che affrontano le insidie della vita, dove le città
diventano il simbolo del progresso tecnico e culturale. Le
parole di Camilleri diventano monito, riflessioni, sentenze per il nostro
spirito e che non appassiranno mai. La
Conversazione con Tiresia è una chiacchierata che riguarda non solo la sua vita
ma anche quella degli altri. Le parole diventano un mezzo per leggere il futuro.
Camilleri e Tiresia interpretano i particolari dell’umanità e c’è una frase
molto significativa pronunciata da Tiresia: “Ho sentito l’urgenza di riuscire a
capire cosa sia l’eternità”. Uno sguardo verso il futuro, fatto di rispetto
reciproco. Infatti, in un’intervista rilasciata al Messaggero nel 2019 ha
dichiarato: “Per il nostro futuro, mi piacerebbe prevedere il rispetto
reciproco. Un mondo dove fosse possibile discutere di tutto senza aver bisogno
di ricorrere all’insulto. Se l’Italia fosse come vorrei, evidentemente
scontenterei molto gli italiani. Se potessi lanciare un messaggio alla nazione,
sarebbe solo quello di non aver paura”.
Camilleri non ci vedeva quasi più e affermava sempre di continuare a sognare a
colori, in quest’epoca fatta di conflitti, intolleranze e razzismi. Possedeva
una sorta di profondissima fede nell’uomo, perché era convinto che l’uomo dopo
aver attraversato i suoi momenti peggiori è in grado di far riemergere le sue
qualità migliori.
Aveva il rimorso di lasciare ai suoi nipoti un’Italia con un futuro complesso.
Sentiva il bisogno di un cambiamento nel tentare di trasformare l’Italia e
soprattutto si era reso conto della mancanza di accoglienza, del rifiuto di
fronte al fenomeno dell’immigrazione e del forte individualismo. Percepiva
l’egoismo e lo condannava in ogni sua forma.
Durante un’intervista televisiva raccontava un episodio della sua vita: “Negli
anni Sessanta, quando mi trovavo a Torino per lavorare alla Tv (…), ho visto con
i miei occhi – allora che c’era la migrazione interna – i cartelli sui portoni
che dicevano: “Non si affitta a meridionali”. E non è razzismo quello? Figurati
se oggi si affitta agli iraniani, ai magrebini ecc. (…) Il “particulare” emerge
su tutto”. Le
persone diventano numeri e il Mediterraneo un sentiero di morte e la culla della
morte di quanti cercano di trovare una vita migliore. In una società così debole
e con identità nazionale fragile, oggi in balia delle spinte sovraniste e
populiste, la comprensione del fenomeno migratorio e la lettura della realtà
incontrano ostacoli difficili da abbattere, tanto più che proprio la migrazione
è uno dei temi più veicolati dall’industria della disinformazione. Le false
notizie trasmettono un linguaggio che inneggia all’odio, al razzismo e al
rifiuto dell’altro. Non
entro nel merito delle scelte politiche seguite dal nostro Governo, ma voglio
sottolineare il palese egoismo tra gli Stati. L’Europa dovrebbe rappresentare
una grande unione tra popoli e non l’unione tra Stati egoisti. Abbiamo puntato
tutto sulla globalizzazione, ma sembriamo tutti “inglobati e incastrati” più che
facenti parte di un mondo globalizzato. Quando un essere umano ci chiede aiuto
dovremmo cercare di supportarlo. Il grande insegnamento cattolico-cristiano ci
suggerisce di sostenere quanti hanno bisogno e Papa Francesco non smette di
lanciare appelli a favore dell’altro.
Nella nostra società emergono due elementi: il primo è la crudeltà e il secondo
è come questa crudeltà viene narrata. La falsa e parziale rappresentazione del
fenomeno migratorio alimenta la cornice della paura e condiziona chiaramente la
società. Gli
individui si trovano schiacciati tra il flusso continuo di notizie e un uso
senza scrupoli di alcune parole chiave specifiche e politiche che nella ricerca
ossessiva del consenso, di fronte a una crisi di credibilità, sfrutta il tema
come elemento per esacerbare il contrasto tra le diverse posizioni ideologiche.
Dalla mia ultima ricerca, relativa alle dinamiche comunicative social, una delle
caratteristiche principali che emergono è l’individualismo, la concentrazione
sulla propria vita e l’egoismo. Il
sociologo Zygmunt Bauman ha parlato del senso di solitudine che travolge le
nostre vite: “Oggi non siamo felici ma siamo più alienati, isolati, spesso
vessati, prosciugati da vite frenetiche e vuote, costretti a prendere parte a
una competizione grottesca per la visibilità e lo status”. Non
è facile oggi leggere la società senza porre i giusti accenti su quanto ci sta
accadendo. Non voglio affermare che l’evento pandemico sia stato l’unico
elemento scatenante e che, in questo breve lasso di tempo, abbiamo assistito ad
una trasformazione improvvisa e rapida dei modelli di costruzione del nostro
agire sociale. Ma
penso che questa contingenza abbia fatto emergere in modo, quasi esplosivo,
processi che sono in atto nella società da tempo come conseguenza dell’impatto
delle tecnologie in tutti processi sociali. Assistiamo alla proliferazione di
fenomeni sempre più estremi e caratterizzati da comportamenti violenti e che
riguardano in modo particolare il mondo degli adolescenti, basti pensare al
cyberbullismo, al bullismo, al sexting, al body shaming ecc che hanno come
protagonisti proprio i giovani. In
tutti questi atti è ravvisabile in parte quello che potremmo definire un
disimpegno morale e un’incapacità di relazionarsi con l’altro. Un’era in cui la
cattiveria e la crudeltà trovano terreno fertile e a dircelo sono i tanti casi
di cronaca: stupri e violenze. Un
Far West di sopraffazioni e un continuo consumismo emozionale. Una violenza che
si manifesta anche nel Metaverso e all’interno di un universo virtuale. Il
filosofo Edgar Morin, in una recente intervista su “La Lettura” del Corriere
della Sera ha sottolineato come: “Stiamo assistendo al degrado della solidarietà
come pieno riconoscimento dell’umanità dell’altro. Oggi ci sono troppe persone
che soffrono la tragedia della solitudine. C’è una politica di solidarietà da
sviluppare. C’è urgente bisogno di un enorme cantiere”. Mi preoccupa il fatto
che nessuno si occupi di questo “cantiere”.
Abbiamo bisogno di recuperare un nuovo “Umanesimo” e gli adulti devono
recuperare la loro autorevolezza. Cosa abbiamo fatto e cosa stiamo facendo per
educare le nuove generazioni? Dov’è la famiglia? Non possiamo aspettare nuovi
casi di cronaca e piangerci addosso ed agire “qui e ora”. Bisogna cambiare rotta
ed essere capaci di trasmettere la speranza, così come desiderava Camilleri.
Francesco Pira
La Sicilia (ed. di Siracusa),
11.9.2023
Teatro Comunale, la stagione con la direzione artistica di Orazio Torrisi parte
il 20 ottobre
“Mediterrartè – classico e contemporaneo” tra Siracusa e Catania
Con lo spettacolo di flamenco “Sin mas” si è alzato ufficialmente il sipario al
Teatro Massimo. […] A chiudere la Stagione sarà uno spettacolo “siciliano e
contemporaneo”: Troppu trafficu ppi nenti, scritto da Andrea Camilleri e
Giuseppe Dipasquale (18 e 19 maggio). La stagione teatrale si arricchirà inoltre
della sezione “nuovo teatro” che guarda a spettacoli di teatro contemporaneo.
L'ULTIMO REGALO DI ANDREA CAMILLERI Scritta da Andrea
Camilleri e Francesco Bruni, è il prequel di Il
commissario Montalbano, con i protagonisti versione "giovane". La regia,
come per la prima stagione, è di Gianluca
Maria Tavarelli. Il cast fisso è composto da Michele Riondino
(Salvo Montalbano), Sarah
Felberbaum (la fidanzata Livia). Alessio Vassallo (Mimì
Augello), Beniamino Marcone (Fazio), Fabrizio Pizzuto (Catarella).
IL GIOVANE MONTALBANO 2, ULTIMA PUNTATA: DOVE VEDERLA IN TV E STREAMING Un'albicocca,
ultimo episodio de Il giovane
Montalbano 2, va in onda stasera su Rai
1 alle 21,25 circa. È possibile vederlo in streaming
su RaiPlay dove sono disponibili tutti gli episodi di entrambe
le stagioni.
UN'ALBICOCCA, ULTIMA PUNTATA DI IL COMMISSARIO MONTALBANO 2: LA TRAMA Salvo e Livia stanno
per trasferirsi
a Genova. Lei lo ha raggiunto, per aiutarlo nel trasloco.
Percorrendo la litoranea nei pressi di Vigata i due notano, in prossimità di una
curva, un muretto
sfondato. Nella scarpata, un'auto con una ragazza
morta alla guida. La scientifica
conferma. Nessun
segno di frenata. Tutto fa pensare che l'auto procedesse
lentamente. L'autopsia rivela che la donna è stata
uccisa ben prima dell'incidente. In gola le viene trovato l'osso
di un'albicocca, a cui Montalbano scopre che eraallergica. Le indagini ruotano
attorno alla casa
di moda per la quale Annarosa Testa, questo il suo nome,
lavorava come modella.
Indagando, Montalbano scopre che la maison è in realtà una copertura
per loschi traffici con il Sudamerica. Annarosa, avendo scoperto
tutto, è stata uccisa
dal direttore amministrativo dell'azienda, con cui aveva avuto
una relazione. Ma anche lui viene trovato
morto...
LA REALTÀ ARRIVA A VIGATA Alla fine
delle indagini, il commissario è pronto per l'ultimo
saluto a Vigata. La casa di Marinella è ormai vuota. Ma è il23
maggio 1992: la A29 per Capaci viene fatta saltare in aria. Giovanni
Falcone, la moglie e la scorta sono vittime di un attentato
senza uguali. Montalbano lo scopre
quando trova Vigata ridotta a una città fantasma. Tutti al commissariato sono ammutoliti
davanti alla TV, con le lacrime agli occhi. Salvo sa quello che deve
fare. Anche Livia lo sa. E sa anche che continuerà ad amare
quest’uomo complicato e coerente...
DA CHE LIBRI È TRATTO UN'ALBICOCCA, ULTIMA PUNTATA DI IL GIOVANE MONTALBANO 2
Anche questo episodio è tratto da due racconti di Andrea Camilleri. Un'albicocca (nella
raccolta Morte in mare aperto e
altre indagini del giovane Montalbano) e Notte
di Ferragosto (da Ferragosto
in giallo). Tutti i libri sono editi da Sellerio. Antonella Catena
Il più bel testo sul teatro mai
letto e condensato in poche pagine. Il teatro certamente - Dialogo con
Giuseppe Dipasquale (Sellerio, pagg. 197, euro 14,00) di Andrea Camilleri è
una raccolta di conversazioni avute con il papà di Montalbano che è stato -prima
di tutto - un regista di fino e un narratore di storie che tutti gli allievi
dell'Accademia amavano ascoltare. La più bella? La prima regia a
Roma, anno 1953. Il testo Abbiamo fatto un viaggio. Debutto al Teatro
Pirandello di Roma, oggi si chiama Tordinona. Quando si apre la prima, in sala
una teoria di critici teatrali, Silvio d'Amico in testa. Camilleri esce dal
teatro e cammina tutta la notte per Roma, fino all'alba, quando aprono le
edicole con le pagine fresche d'inchiostro sulla sua prima prova come regista.
Un trionfo, anche da parte di D'Amico con il quale aveva avuto la peggiore delle
sciarrate. Altri tempi, altra onestà intellettuale, altri colori dell'anima.
Alberto Pezzini
Nella serata di lunedì 11 settembre, il
palinsesto ha offerto ai telespettatori diversi programmi di intrattenimento e
approfondimento, film e serie tv, per una stagione televisiva ormai ripartita.
Su Canale 5 è andata in onda la prima puntata del Grande Fratello, condotto da
Alfonso Signorini, che ha visto l'ingresso in Casa dei primi 15 concorrenti, vip
e persone comuni. Su Rai1 invece è stata trasmessa una replica della fiction Il
Giovane Montalbano, con Michele Rondino. Chi ha vinto tra Il Grande Fratello e Il
Giovane Montalbano Su Canale 5, nella serata di lunedì 11
settembre, è andata in onda la prima puntata della nuova edizione del Grande
Fratello. Alla conduzione Alfonso Signorini, affiancato da Rebecca Staffelli
come inviata social e Cesara Buonamici in veste d oinionista. Sono entrati i
primi 15 concorrenti, tra vip e persone comuni, pronti a mettersi alla prova. E
sono iniziate anche le prime nomination che, però, decreteranno l'immune della
prossima puntata. L'appuntamento è stato visto da 2.994.000 spettatori pari al
23.01% di share. Su Rai1 invece è andata in onda, in replica,
una puntata della fiction Il giovane Montalbano, un prodotto filmato da Andrea
Camilleri e prequel de Il Commissario Montalbano. Il protagonista appunto è
Salvo Montalbano in giovane età. Le sue vicende hanno appassionato 3.154.000
spettatori pari al 18.36% di share. […]
Elisabetta Murina
Ultimo
appuntamento della seconda edizione di Zenzero Fest, il festival letterario di
fine estate e inizio autunno che torna dal 15 al 17 settembre e dal 12 al 15
ottobre, rispettivamente nella straordinaria location del giardino pensile del
palazzo della Provincia e nella sala conferenze della biblioteca comunale.
Domenica 15 ottobre Arianna Mortelliti presenterà “Quella volta che mia moglie
ha cucinato i peperoni” (Mondadori) una di quelle storie che, iniziata la
lettura, non si riesce a lasciare e che rivela un vero talento: e non poteva
essere diversamente per la nipote dell'”immenso” nonno Andrea Camilleri.
Tutti gli incontri si terranno a partire dalle 18:30 con ingresso per il
pubblico libero e gratuito. E al termine dell’incontro il consueto firma copia.
Le presentazioni si terranno nella sala conferenze della Biblioteca.
Milenio,
15.9.2023
El misterio del falso cantante | Por Andrea Camilleri - Grupo Milenio
En 1998, el autor de ‘La forma del agua’ escribió para el periódico italiano ‘La
Stampa’ una serie policial de verano centrada en la figura de Cecè Collura; éste,
publicado el 15 [in realtà il 13, NdCFC] de julio, es el cuento inaugural.
El oficial de navegación se
llamaba Vincenzo (pero para los amigos Cecè) y de apellido llevaba Collura. A
decir verdad, Cecè Collura, nunca había sido oficial de navegación, más bien,
hablando sin rodeos, nunca se había subido a un crucero. Y para ser
completamente honestos, mucho menos a uno mercantil. Como pasajero, pues no
califica de “navegación”, había hecho unas treinta travesías por el Estrecho de
Mesina; tenía en sus haberes algunos viajes de ida y vuelta con el ferri
Nápoles-Palermo. Y nada más. No era un hombre de agua, sino de tierra firme. De
hecho, cuando le tocaba hacer un viaje, tomaba siempre el tren, el avión le daba
miedo, incluso el verlo detenido en el aeropuerto. Algunos meses antes, Cecè
Collura sí había sido oficial, pero de policía, hasta el momento en el que se
ganó un buen disparo de revólver en el hígado durante un tiroteo con algunos
asaltantes de bancos. Después del hospital y la convalecencia, le habían dado
seis meses de reposo. Un pariente suyo, que tenía intereses en el grupo naviero,
había tenido la genial idea de hacerle la propuesta de pasar una parte de su
periodo de reposo trabajando como oficial de navegación. No teniendo que darle cuentas a
nadie y encontrándose libre de relaciones femeninas, se había sometido a un
curso acelerado para darse una idea de aquello a lo que iba a dedicarse y se
había embarcado. Sin embargo, había pedido y obtenido que hubiera a su lado un
segundo al mando con gran experiencia. Como pudo ver inmediatamente, el segundo
al mando, un triestino cuarentón, sabía hacer bien su trabajo. Cuando resolvía
algún problema en el crucero, generalmente se dirigía a Collura: “¿Usted está de
acuerdo, verdad, oficial?” Y Cecè, después de haberlo mirado a los ojos para ver
si había una mínima huella de ironía, asentía moviendo la cabeza. Aprendió
rápidamente del triestino la forma de comportarse con los pasajeros. Como
oficial de policía podía de vez en cuando concederse tonos bruscos, evasivos,
indiferentes, aquí estos no se le permitían, estaba totalmente al servicio de
los que habían pagado el boleto. Habían pagado y exigían. Durante las primeras
veinticuatro horas, su segundo al mando aplacó los descontentos, escuchó
recriminaciones, prometió soluciones expeditas. Luego el largo tiempo de
navegación sobre un mar que parecía una tabla contagió a todos, terminaron los
robos y las fricciones que se habían suscitado y comenzaron las nuevas
relaciones. Y fue justamente una de las
nuevas relaciones de Cecé, la señora Agata Masseroni, casada con McGivern, la
que lo hizo encontrarse en una situación un tanto extraña. La pareja McGivern,
la pareja Donandoni y la pareja Distefano tenían un lugar, en el más lujoso de
los tres restaurantes del crucero, en la mesa del oficial de navegación, quien
durante las comidas tenía que entretener amablemente a los huéspedes. Cecè
intentó hacer un cambio, pero su segundo a bordo le hizo saber que esa era una
tarea que incumbía por derecho al oficial, toda una tradición de cruceros habría
sido alterada si en lugar del titular se hubiera presentado el segundo al mando. Mister McGivern, que poseía
algunos pozos en Texas, se iba a acostar a las nueve de la noche en punto, poco
después lo seguía la pareja Donandoni (él, un hombre de noventa años, ella de
ochenta) mientras que la pareja Distefano, de cincuenta años, tenía la pasión
por el baile y por eso comía de prisa para después desaparecer y abandonarse a
su vicio preferido. De forma que quedaban cara a cara la señora Masseroni, que
nunca tenía sueño, y Cecè. En la segunda noche, la señora Agata preguntó al
oficial de navegación: “¿Me acompaña a escuchar a Joe Bolton?” ¿Y quién es? Cecè
hizo un gran esfuerzo, y por fin se acordó que era un cantante que tenía que
entretener a los pasajeros. Los cantantes a bordo eran cuatro, los
prestidigitadores dos, los animadores ocho, más un ejército de la orquesta. “¿Es
bueno?” La señora levantó los ojos al cielo: “Me dicen que es divino”. Esta
mañana todos hablaban de él. “¿Y entonces qué, oficial, me acompaña?” Llegaron cuando Joe Bolton estaba
actuando para un público no tan juvenil, la edad media de los presentes oscilaba
entre los cincuenta años. Pero esto se podía entender porque él interpretaba
canciones de los años 60. Después de haberlo escuchado por una media hora, Cecé
se preguntó, ¿cantaba? Joe Bolton no tenía voz, esto era un hecho, pero no era
algo grave. Sin embargo, se defendía, pues de alguna misteriosa manera lograba
convencer a todos que, si hubiera querido, habría podido sacar un do capaz de
hacer pedazos un candelabro. No lo hago, parecía decir, por discreción y por
elegancia. Y todos le ofrecían su confianza. Y aplaudían frenéticamente, sobre
todo las mujeres, quienes tenían los ojos llenos de lágrimas. “Es un encantador”
—concluyó Cecè. “Ése, si se lo propone, es capaz de convencernos de que la luna
es cuadrada”. Algunas horas después, estando en su camarote y casi a punto de
que el sueño lo venciera, se acordó del cantante. Su imagen se le vino encima:
era un sesentón que llevaba bien los años, no era alto, pero sí distinguido, con
los ojos de un azul muy intenso, abundante cabello rojizo con mechones blancos,
bigotes finos y largos. ¿Qué hacía Joe Bolton con sus bigotes? Después de
hacerse la pregunta, Cecè se respondió a sí mismo: “¿Qué quieres que haga? Entre
una y otra canción se los acaricia como todos”. Ah, no —replicó el otro Cecè que
hablaba con él—. No se los acariciaba, los apretaba sobre el labio superior. “¿Y
esto qué quiere decir? —se preguntó Cecè—. “Él se los acariciaba de esta manera”.
Escúchame, Cecè —le respondió el otro Cecè—, si el gesto hubiera sido normal, no
te habría sorprendido. Sé valiente y afronta la verdad: ese hombre tenía los
bigotes falsos y mal pegados. ¿Y que más quieres saber, Cecè? Tu ojo de policía
no se equivoca: llevaba una peluca y también lentes de contacto. Se necesita
poco para transformar una cara. Fueron muchas las preguntas que Cecè se hizo esa
noche, pero una más insistente que las otras: ¿por qué uno que quiere
camuflajearse no se deja crecer los bigotes en vez de ponerse unos falsos? La
respuesta no podía ser más que ésta: Joe Bolton no había tenido tiempo de que le
crecieran, o bien, porque no había podido transformarse de esa manera antes de
embarcarse. A la mañana siguiente, apenas llegó a su oficina, preguntó al
triestino: “Joe Bolton es un nombre artístico, ¿verdad? ¿Cómo se llama en
realidad?” Le pareció, pero seguramente se equivocaba, que su segundo al mando
había hecho un gesto de sorpresa. Encendió la computadora, instrumento con el
que Cecè tenía escasa familiaridad. Apareció la foto del cantante,
idéntica a Joe Bolton en carne y hueso. La diferencia era que se llamaba Paolo
Brambilla, había nacido en Milán en 1939 y tenía como oficio el de cantante.
Seguía la dirección. Cecè notó que no aparecía el número de camarote. “¿Dónde
duerme?”. “Bah, me parece que en un camarote para cuatro, con los demás
cantantes”. Había algo que no cuadraba. Y no cuadraba principalmente el
comportamiento de su segundo al mando, entre evasivo y avergonzado. Decidió no
hablar de sus dudas con el triestino. En la noche, después de la cena, fue él
mismo quien le propuso a la señora Agata que regresaran a escuchar al cantante.
Se engulló el repertorio de Bolton hasta pasada la medianoche, cuando la señora
Masseroni de McGivern ya desde hacía mucho tiempo había alcanzado el petrolífero
lecho conyugal. Siguió directamente a Joe Bolton al bar, donde el cantante se
bebió dos wiskis propiciatorios del sueño, lo siguió todavía mientras tomaba el
pasillo de los camarotes de gran lujo. Lo vio abrir la puerta con la
llave, entrar, y volver a cerrar. Se quedó estupefacto. ¿Era posible que Bolton
tuviera tanto dinero para poder concederse un camarote de ese tipo? No, había
otra explicación: seguramente en ése estaba una señora rica a la que el cantante
le concedía sus favores. A la mañana siguiente entró a su oficina, su segundo al
mando no había llegado aún, y le preguntó al encargado de guardia: “¿Quién ocupa
el camarote número diez?” El encargado consultó la computadora. “Nadie. Aparece
vacía”. Eh, no. No se la estaban contando como era. Y ahora resultaba que Joe
Bolton podía contar con la cobertura y la complicidad de sus subalternos. En ese
momento entró a la oficina el triestino. “Tengo que hablar con usted. A solas” —dijo
bruscamente Cecè. Fueron a la parte trasera de la oficina. “Ahora usted me debe
contar todo sobre Joe Bolton. Y trate de no burlarse de mí, ya lo ha hecho
bastante”. Su segundo al mando se puso rojo, “Perdóneme, oficial, usted tiene
razón. Pero tenía órdenes precisas. Nadie podía imaginar que su olfato de
policía lo habría sospechado”. “¿Qué?” “Hable con el comandante, si lo cree
necesario”. “Claro que voy a hablar con él” —se enfureció Cecè, agarrando el
auricular del teléfono interno—. Apenas escuchó el nombre de Joe Bolton, el
comandante le dijo a Cecè que subiera inmediatamente al puente de mando. “Este
Joe Bolton, que en realidad se llama Brambilla”… cayó de la gracia de Dios.
“Apellidarse Brambilla no es un delito, ¿no le parece?” —lo congeló el
comandante plácidamente—. “No será un delito, pero francamente él es un tipo
confuso. ¿Sabe? Trae peluca, lentes de contacto y bigotes falsos. Se disfrazó
porque no quiere que lo reconozcan, seguramente tiene algo que esconder”. “Es
verdad”. Mire, oficial, podría decirle que todo está en orden y que de este
asunto yo respondo. Además de que el desembarco del señor Bolton está previsto
en la próxima escala. Pero quiero homenajear su mirada aguda. ¿Sabe quién se
esconde detrás del nombre Brambilla?”. ¿Por qué, también ése es falso?” —preguntó
atónito Cecè. “Sí, lo es. El verdadero nombre de Bolton-Brambilla es…”. Dijo el
nombre. Y Cecè Collura se puso pálido. ¿Pero cómo? —balbuceó una vez que se
recuperó— “Un millonario como él. Uno que fue Presidente del…”. El comandante
levantó una mano para interrumpirlo.
“¿Usted sabe cuáles fueron sus inicios? Cantaba, como ahora, en los cruceros.
Quiso reencontrarse un poco con su juventud. “¿Vamos a condenarlo por eso?” Cecè
extendió los brazos, se despidió y salió. Pero inmediatamente fuera del camarote
del comandante se le atravesó un pensamiento. Él era un falso oficial a bordo.
Joe Bolton un falso cantante. ¿Cuántos falsos más había a bordo? ¿Y ese crucero
era real o virtual? Andrea Camilleri
Traducción de Verónica Nájera Martínez
Da sabato 16 settembre alle 6.05 su Rai1 (e in replica su Rai 5 il sabato alle
18.00) riaprono le porte de "Il Caffè", il programma di Rai Cultura, scritto da
Pino Strabioli e Luca Giudice e condotto da Pino Strabioli, con la regia di
Andrea Montemaggiori. Il programma che accompagna il risveglio degli spettatori
con una carrellata di libri, teatro, cinema e musica, in un racconto che coniuga
presente e passato, grazie anche al prezioso patrimonio delle Teche Rai, riparte
con il ricordo di Giuni Russo, una delle più grandi voci italiane, scomparsa 19
anni fa.
[...]
Arianna Mortelliti, nipote del Maestro Andrea Camilleri, presenterà invece la
sua opera prima "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni", un romanzo
intrigante, in cui emergono temi forti come l’amore coniugale, il variare delle
passioni, il morso della gelosia e del tradimento, l’omosessualità, l’adozione,
la devozione filiale.
[...]
"Il Caffè" è disponibile anche su RaiPlay e in podcast audio su RaiPlay Sound.
Modica (RG) – Svelati stamani in conferenza stampa i cartelloni delle nuove
stagioni di musica e prosa del Teatro Garibaldi di Modica. Alla presenza del
presidente della Fondazione Maria Monisteri, del vice presidente Giorgio Rizza,
del sovrintendente Tonino Cannata, dell'onorevole Ignazio Abbate e del
sovrintendente del Teatro Massimo Bellini di Catania, Giovanni Cultrera, sono
stati presentati alla stampa ed al pubblico i programmi della ricca
programmazione che prenderà il via da ottobre. […] Venerdì 26 e sabato 27
gennaio sarà la volta de “La concessione del telefono”, testo teatrale di Andrea
Camilleri e del regista Giuseppe Di Pasquale. Una commedia degli equivoci dai
risvolti surreali con Alessio Vassallo e con Mimmo Mignemi, Carlotta Proietti,
Paolo La Bruna, Cocò Gulotta, Ginevra Pisani, Cesare Biondolillo, Alfonso
Postiglione, Alessandro Romano, Franz Cantalupo, Alessandro Pennacchio. […]
ufficio stampa
Michele Barbagallo per MediaLive
Perugia, 16.9.2023
Presentazione del libro
di Arianna Mortelliti "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni" Biblioteca San Matteo degli Armeni, ore 21:00
Dopo le prime 4
puntate trasmesse un anno esatto fa, riprende stasera la messa
in onda de Il Commissario Montalbanoversione
restaurata 4k. Si tratta del quinto e sesto episodio della
quinta stagione. Andata in onda la prima volta nel 2005.
A CHE ORA COMINCIA IL COMMISSARIO MONTALBANO STASERA 18 SETTEMBRE Stasera in tv, su
Rai 1 alle 21,25, va in onda l'episodio Il giro di boa, visibile
anche su RaiPlay. Sulla piattaforma streaming gratuita della Rai, è disponibile
l'intera serie: 37 episodi per 15
stagioni. I romanzi di Andrea Camilleri sono diventati una delle
serie tv italiane più vendute nel mondo. In ondadal
1999, sono stati trasmessi prima su Rai 2 e poi, dalla terza
stagione, su Rai 1.
IL COMMISSARIO MONTALBANO RESTAURATO IN 4K: COME FOSSE UN FILM «Si è trattato di un
lavoro molto complesso, che è stato possibile grazie alla lungimiranza del
produttore Carlo Degli Esposti e del regista Alberto Sironi, che nel 1999
decisero di girare Montalbano in pellicola
a 35 mm come se fosse un film per il cinema», ha raccontato Marco
Camilli di Palomar in merito al lavoro dietro al restauro del
girato. «Il lavoro è stato effettuato nei nostri laboratori romani e ha
richiesto circa 90 giorni a film.
È stato come “togliere la polvere”
dalle immagini, ma non solo. Anche le tracce audio sono state riportate
a nuova vita e il risultato è emozionante».
IL COMMISSARIO MONTALBANO: TRAMA E CAST DELL'EPISODIO DI STASERA LUNEDÌ 18
SETTEMBRE Durante la consueta nuotata
mattutina, Montalbano (Luca Zingaretti) vedeil
cadavere di colui che scoprirà essere Ernesto Errera,latitante
calabrese. Nel frattempo, al porto di Vigata, sbarca
un gruppo di extracomunitari. Fra questi, il commissario nota un
bimbo dall'aria impaurita che lo guarda implorante. Sembra aver paura
di colei che chiama "madre". Successivamente,
Montalbano viene a sapere che il bambino
è morto investito da un'auto. Grazie a Ingrid, ex amante di
Errera, scopre il legame tra i due casi. Un'organizzazione
criminale nordafricanaopera nella tratta ed effettua
regolarmente sbarchi in Sicilia di bambini. I minorenni, soli, vengono fatti
passare per salvataggi umanitari con
la complicità di elementi locali. Il bambino, che al commissario ricordava tanto
François, aveva provato a scappare. Per
questo l'hanno ucciso. Errera era il complice in Sicilia. Dato per morto un anno
prima, è stato punito per aver "alzato
troppo la testa". La reazione di
Montalbano è feroce, al punto da mettere a repentaglio
la propria vita.
IL GIRO DI BOA: L'EPISODIO PIÙ POLITICO DELLA SERIE CON LUCA ZINGARETTI
Tratto dall'omonimo racconto
di Andrea Camilleri, l'episodio si apre con i dubbi del
commissario. Saputo delle violenze al G8 di Genova (19-22 luglio 2001), arriva a ipotizzare
di dimettersi dalla polizia. Aggiungete il "tema" dei clandestini minorenni...
Antonella Catena
Giornale di Sicilia,
19.9.2023
Una storia di una grande amicizia nata durante gli esami con una domanda
trabocchetto
Ricordi e aneddoti: memoria del teatro secondo Camilleri
In un libro le conversazioni con il regista Dipasquale
Di striscio anche i ricordi sui grandi attori fino ai primi anni Duemila: come
Gassman o Proietti
Palermo.
La
memoria è un fiume che scorre placido, in esso affiorano esperienze e ricordi
delle stagioni che scandiscono il tempo prima di convergere nell'oceano
dell'esistenza. Per conservare e catalogare questi momenti preziosi si ricorre
all'uso di strumenti utili alla documentazione che compone lo sterminato
archivio di una vita intera: un diario, per esempio, dove stilare giorno per
giorno singoli eventi - anche quelli apparentemente banali o trascurabili -
oppure un nastro magnetico che scorre all'interno di un registratore tascabile o
una videocamera per catturare la vita in corso. La tecnologia odierna permette
di utilizzare allo stesso tempo le funzioni audio e video con un solo mezzo, il
telefono cellulare, consentendo l'immediata elaborazione dei file in formato
digitale. Con alacre dedizione il regista Giuseppe Dipasquale, firma di decine
di allestimenti nonché ex direttore del Teatro Stabile di Catania, ha trascritto
e raccolto nel volume «Il teatro certamente» (Sellerio, 232 pagine, euro 14)
un'avvincente serie di conversazioni con Andrea Camilleri, suo docente di regia
teatrale all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica «Silvio D'Amico» di Roma
nella seconda metà degli anni Ottanta, ripercorrendo la storia di una grande
amicizia nata durante una sessione di esami con una domanda trabocchetto e
proseguita fino alla scomparsa dell'autore empedoclino. Il
dono insito della narrazione, il bisogno - se non l'urgenza - di condividere il
proprio mondo interiore attraverso il racconto
orale e la scrittura di impianto letterario e teatrale sono il nucleo pulsante
dei dialoghi incentrati sulle varie fasi (con tutti gli imprevisti e i
ripensamenti del caso) e sull'accurata concezione di questa forma artistica in
tutti i suoi aspetti: il trattamento drammaturgico riservato alla fonte
originaria, fedele o libero nella sua interpretazione; il ricorso
all'immaginazione e l'esplorazione della dimensione fantastica per mantenere
vivo il tessuto mnemonico; la partecipazione allo stupore vissuto dagli
spettatori durante la rappresentazione, testimonianza diretta di una vicenda che
si rinnova da più di due millenni mantenendo la medesima struttura. Alle
conversazioni dei due protagonisti si alternano ricordi di grandi personalità
del teatro nazionale all'interno di una sorprendente aneddotica, come lo
studioso e critico Silvio D'Amico e il regista Orazio Costa (docente di
Camilleri), gli attori Turi Ferro e Ida Carrara (rispettivamente interpreti de
«La cattura» e «La signora Leuca» nei primi anni Duemila, tratti dalle novelle
di Luigi Pirandello), Gigi Proietti nella veste di direttore artistico e
committente di una rivisitazione dialettale de «La tempesta» di William
Shakespeare, la straordinaria partecipazione di Vittorio Gassman nel ruolo di
deus ex machina durante un esame di recitazione
nella prima sede accademica di via Vittoria (oggi Teatro Studio «Eleonora
Duse».) Tra gli argomenti trattati la crisi del mondo teatrale, che non desta
alcuna preoccupazione in Camilleri in quanto affine alla specchiata complessità
dell'animo umano che si traduce in parola e azione sul palcoscenico, così come
le gioie e i dolori riservati dal mestiere dove si possono celare - e a volte
manifestare - accenni di solennità ed egocentrismo. Nulla a che vedere con la
profonda dimensione umana e intellettuale di Andrea Camilleri, figura esemplare
e punto di riferimento per una generazioni di autori attori e registi teatrali
grati per il suo magistero e per il lascito di un'eredità morale e artistica da
tramandare.
Domenico Rizzo
Festival in una notte d'estate, 19.9.2023
Chiostro San Matteo > Ore 21.00
Reading e musica
Un racconto di mare:
Tridicino di Andrea Camilleri
con Pietro Montandon (leggìo)
Roberto Catalano (strumenti musicali)
Lunaria Teatro Genova
Tridicino è un viaggio in barca nel mare di Sicilia, tra alghe, polpi giganti, veloci paranze, dragunare (le terribili "trumme marine" sconfitte con l'arte tramandata) e conchiglie che
"sonano" la musica del vento. Ma soprattutto
è un viaggio sulle onde e nelle profondità del mare camilleriano. Un racconto di ispirazione mitologica denso di emozioni, di spunti ora ironici, ora malinconici e di rimandi ad un mondo ormai quasi scomparso, ma vivo nella tradizione del cunto.
Martedì 19 settembre 2023 ore 21.00 – Chiostro San Matteo
Prenotazioni: 010 247 70 45 / info@lunariateatro.it
La Repubblica (ed. di
Genova),
19.9.2023
In piazza San Matteo Pietro Montandon porta in scena il racconto “Tridicino”
dello scrittore siciliano dove la forza della parola e la tradizione riescono a
vincere anche la paura
Un viaggio in barca nel mare incantato di Andrea Camilleri
Conchiglie che “sonano” la musica
del vento. E alghe, correnti, polpi giganti, dragunare, ovvero le terribili
“trumme marine” sconfitte con l’arte antica tramandata di padre in padre. Un
viaggio in barca nel mare di Sicilia: nelle profondità dell’immaginifico
linguaggio di Andrea Camilleri. Lunaria Teatro porta in scena stasera
alle 21 nel chiostro di San Matteo Un racconto di mare: Tridicino,
reading dell’omonimo racconto di Andrea Camilleri con Pietro Montandon al leggìo
e l’accompagnamento musicale del polistrumentista Roberto Catalano.
L’appuntamento rientra nel Festival in una notte d’estate di Lunaria
Teatro, che ha un suo prolungamento da oggi al 30 settembre, tra il chiostro
della chiesa di San Matteo e altre suggestive location scelte per gli spettacoli
itineranti. Il racconto di ispirazione mitologica sarà denso di emozioni, di
spunti ora ironici, ora malinconici e di rimandi a un mondo ormai quasi
scomparso, ma ancora vivo nella tradizione del “Cunto”. In scena, il siciliano
Pietro Montandon: attore poliedrico e di grande esperienza, dal Teatro Stabile
di Catania alla militanza nella compagnia svizzera Mummenschanz, specializzata
nelle performance di mimica e nell’uso di maschere e costumi surreali, ha una
lunga e proficua collaborazione con Lunaria Teatro, per la quale ha portato
sulla scena il Fu Mattia Pascal, Lunaria di Vincenzo Consolo e,
ancora di Camilleri, Maruzza Musumeci. Catanese è anche Roberto Catalano,
polistrumentista ed etnomusicologo di fama internazionale, che per oltre trent’anni
ha lavorato a Los Angeles dove ha perfezionato gli studi ed esercitato
l’attività di docente alla University of California (Ucla). […]
Erica Manna
Troppo geniale, fine conoscitore
di troppe culture, troppo comico e troppo tragico, poeta e commediografo, troppo
poco istruito per essere così dotto: insomma troppi dubbi e troppe poche
certezze hanno alimentato l’ipotesi che non fosse uno solo il William
Shakespeare a essere davvero William Shakespeare, tanto che già alla fine
dell’Ottocento il giornalista Alphonse Allais scriveva «Shakespeare non è mai
esistito. Tutte le sue opere sono state scritte da uno sconosciuto che aveva il
suo stesso nome». Eppure, da un po’ di anni circola una teoria, sostenuta da
studiosi illustri, che si arricchisce di dettagli di anno in anno, che cerca di
dare una risposta plausibile e alternativa alla possibilità che così tanto
guizzo, genialità, umorismo e conciliazione dei contrasti si siano convogliati
in un’unica persona: Shakespeare non inglese, ma siciliano. Nato a Messina da
padre inglese protestante e mamma siciliana, Guglielma Scrollalanza, avrebbe
avuto una vita rocambolesca per fuggire alla persecuzione dell’Inquisizione, tra
la Sicilia, Venezia e Londra fino a trovare rifugio in Danimarca. Il sorriso è
d’obbligo solo per tollerare la grandezza dell’ipotesi, ma a far ricerca seria
in Italia e all’estero sono stati in tanti a sostenerla, dallo storico messinese
Nino Principato al professore Martino Iuvara. Poi c’è la letteratura della
letteratura come il romanzo “Il manoscritto di Shakespeare” di Domenico
Seminerio dove la questione del bardo siciliano diventa un giallo o la commedia
“Troppu trafficu pi nenti” di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale che gioca
sulla leggenda e ne fa teatro. «C’è un punto che accumuna tutti i misteri e
rende sempre avvincente la leggenda - dice Dipasquale - «Quello di Shakespeare,
forse determinato da Shakespeare in persona, è un mistero provocato da una
documentazione filologica debole e dalle imprecisioni delle notizie sulla sua
vita: si è sempre detto, per esempio, che corrispondeva a una maschera di
Christopher Marlowe, altro drammaturgo. Certo a raccoglierne la palma del
mistero non potevamo che essere noi siciliani che abbiamo la più grande
caparbietà e la capacità di mescolare il romanzo con il mistero». Insomma, c’è
materiale per poter dire a gran voce “C’è del marcio in Danimarca” o forse a
Messina. Ma a dare ordine romanzesco a tutta la vicenda, con una verve che mette
insieme leggenda e mainstream, in quello che potrebbe essere l’incontro tra un
romanzo picaresco e uno di formazione, arriva il libro di Pete Maggi
“Shakespeare reloved” edito da Solferino. Re-loved come “riciclato”, ma anche un
tributo al bel film di John Madden “Shakespeare in love”. Maggi, produttore del
film con Al Pacino “Il mercante di Venezia”, è un grande appassionato del Bardo
e nel suo romanzo mescola la tesi dell’origine siciliana a una fervida
ricostruzione di quelle vicende che potrebbero avere ispirato le più famose
opere shakespeariane. Racconta Maggi: «Nasce tutto nel 2003, quando ho girato
“Il mercante di Venezia” come produttore esecutivo ed ero sul set circondato da
grandi esperti di Shakespeare. Leggendo la sceneggiatura e l’opera ho pensato
che chi aveva scritto di Venezia in quel modo doveva averla vissuta. E non ero
il solo a pensarla così. Da allora, per venti anni, non ho fatto altro che
studiare e confrontarmi con altri, come Nino Principato. Fino a scrivere una
storia, che non vuole essere la prova di una teoria, ma un romanzo che dà un
senso alla possibilità che Shakespeare non fosse inglese». Nel romanzo di Maggi
tutto inizia a Messina: Michelangelo Florio è il frutto di una notte d’amore tra
John Florio, figlio di un eretico protestante, e di Guglielmina Crollalanza.
Inganni e segreti in puro stile “Tutto bene quel che finisce bene” fanno sì che
Michelangelo cresca in convento con la madre, imparando l’inglese da suor Helen
e scrivendo prodigiose commedie fin dalla giovane età (così nascerebbe “Tanto
rumore per nulla” direttamente nella versione “Troppu trafficu ppi nenti”), ma
quando il temibile esercito dell’Inquisizione arriva fin dentro il convento
messinese alla ricerca del figlio di John Florio, questi viene fatto scappare
per mare tra marosi e tempeste. Al suo fianco c’è Amleto, soprannominato “il
principe”, palermitano, ma di stirpe normanna. È insieme a lui che il giovane
Michelangelo arriva a Venezia, conosce un mercante e uno strozzino pronto a
chiedere una libbra della sua carne se il denaro prestato non torna indietro. E
infine, non può mancare, Michelangelo si innamora di Giulia, un amore
contrastato ma fatto di rose profumate e di poesie al balcone. Sarà John Florio
in persona ad architettare un piano per salvare dall’Inquisizione quel figlio
che finalmente apprende di avere avuto, sarà lui a procurargli documenti falsi,
un certificato di nascita a Stratford-upon-Avon e un nome che non è altro che la
versione inglese e maschile di quello della madre: William Shakespeare. “Shake”
come scuotere, scrollare, e “speare” che vuol dire lancia. La storia del
romanzo, che potrebbe diventare una serie tv da girare a Messina, tiene conto
degli studi fatti sulla vicenda e risponde in qualche modo a quell’ossessione
che ha avuto per l’Italia e per la Sicilia chi si firmò Shakespeare: sono
centinaia i personaggi italiani nel corpus shakesperiano. Un romanzo, quello di
Maggi, che potrebbe divertire le giovani generazioni, ma sulla questione dei
natali di Shakespeare vale ancora la risposta che qualche anno fa Emma Thompson,
la raffinata attrice britannica, diede a questo giornale: «Shakespeare
siciliano? Perché no? Shakespeare è di tutti, anche di Messina». Il libro di
Magi sarà presentato in Sicilia, giovedì a Messina, venerdì a Palermo e sabato a
Catania.
Eleonora Lombardo
'Il Commissario Montalbano'
continua a mietere successi nella gara degli scolti tv anche all'ennesima
replica. Ieri la riproposizione su Rai1 dell'episodio “Il giro di boa” (datato
2005) è stata vista da 3.210.000 spettatori e il 19.6% di share. Al secondo
posto, il 'Grande Fratello' su Canale 5, con 2.199.000 spettatori e il 18% di
share. Terzo piazzamento per 'I mercenari 2' su Italia 1, con 1.237.000
spettatori e il 7.1% di share.
[…]
Dal tema della legalità e della
lotta alla mafia alle migrazioni, dalla letteratura contemporanea alla rilettura
del “Viaggio in Sicilia” di Goethe. Da questa sera fino al 12 ottobre tutti i
martedì e i giovedì, alle 21, va in scena al Museo Riso, in corso Vittorio
Emanuele, “Cinema al Riso. Sguardi sulla Sicilia”, la rassegna di film d’autore
curata dal regista Antonio Raffaele Addamo, realizzata grazie alla
collaborazione con la Sicilia Film Commission e i suoi archivi. «Ho scelto quei
film che non hanno avuto una grande distribuzione, meno noti al pubblico, ma non
per questo meno interessanti – dice Antonio Raffaele Addamo, regista di teatro
con un passato nel Teatès di Michele Perriera –. Si tratta di sguardi diversi
sui pregi, difetti, criticità e meraviglie della Sicilia rappresentata in
maniera meno commerciale e patinata». […] Martedì 26 sarà proiettato La
scomparsa di Patò di Rocco Mortelliti, tratto dal romanzo di Camilleri. […]
Paola Pottino
[…] Siamo nella “Vigata” di Andrea
Camilleri. E oggi la città natale del grande scrittore siciliano è un po’ lo
specchio d’Italia. Sì, perché attorno al terminal ci sono i generosi e i
solidali con i migranti. Ma ci sono anche gli indifferenti. […] Alla fine di una giornata di gran
caldo, 174 migranti sono tornati al terminal. Non c’è stata alcuna fuga.
Quindici giovani hanno fatto sapere che sono ospiti di una comunità. Un
ragazzino quasi cieco è a casa di un volontario della protezione civile. Tutti
in attesa degli autobus. Un funzionario di polizia si sta invece prendendo cura
di due fratelli di 13 anni. Andrea Camilleri l’aveva previsto nella sua Vigata:
pure il commissario Montalbano aveva adottato un piccolo migrante.
Salvo Palazzolo
Secondo
appuntamento settimanale conIl Commissario Montalbano restaurato
in 4K. Dopo la trionfale serata di lunedì, con Il giro di boa, tocca a Par
condicio. Episodio 6 della quinta stagione della serie tratta
dai romanzi di Andrea Camilleri. Andato in onda per la prima volta nel
2005.
A CHE ORA COMINCIA IL COMMISSARIO MONTALBANO STASERA 20 SETTEMBRE
Stasera in tv, su Rai 1 alle 21,25, va in onda l'episodioPar
condicio, visibile anche su RaiPlay. Sulla piattaforma streaming
gratuita della Rai, è disponibile l'intera serie: 37 episodi per 15 stagioni. I
romanzi di Andrea Camilleri sono diventati una delle serie tv italiane più
vendute nel mondo.
CAMPIONE DI ASCOLTI DA (QUASI) 25 ANNI La
serie sta per compiere 25 anni. La prima puntata andò in onda il 6 maggio 1999,
su Rai 2. Dalla terza stagione, Il Commissario Montalbano è
passato su Rai 1. Lunedì 18 settembre, nonostante in replica (ma nello splendore
del 4K), Il giro di boa ha (ri)conquistato gli italiani: 3.210.000
telespettatori, con il 19,6% di share. Battuta la terza puntata di Il Grande
Fratello 2023, fermo a 2.199.000 telespettatori (18% di share).
IL COMMISSARIO MONTALBANO: TRAMA E CAST DELL'EPISODIO DI STASERA MERCOLEDÌ 20
SETTEMBRE I
Musarra uccidono Michele Zummo, nipote del vecchio don Balduccio Sinagra.
Montalbano sente che qualcosa non quadra: perché dopo 15 anni di “pax
mafiosa” le due famiglie hanno ripreso ad ammazzarsi? L'autopsia rivela poi che
la morte di Angelo Bompensiero, in apparenza per il classico colpo di lupara sul
viso, è stata preceduta da un’inusuale botta in testa. I
suoi dubbi irritano il giudice Tommaseo, che gli sottrae l’indagine. Montalbano
si concentra così sul caso di una ragazza ucraina scomparsa. Eva Ljubin è stata
rapita proprio la notte in cui è morto Angelo Bonpensiero. Eva è nella capanna
di Biagio Cocuzza, malato di mente.
Per farlo confessare, Montalbano ricorre a uno stratagemma. Convince la
fidanzata Livia a passare per Eva. Le due hanno lo stesso taglio di capelli.
Montalbano capisce così che la ragazza è stata rapita da un altro pastore...
Antonella Catena
Puegnago del Garda (BS), 20.9.2023 - EVENTO ANNULLATO Presentazione del libro
di Arianna Mortelliti "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni"
I return to Athens and on the way I read it “Letter
to Matilda” by Andrea Camilleri. His little great-granddaughter
is 4 years old and plays at his feet, in the office of the author, who is blind,
having turned 92 in August 2017. This letter – which is long and dictating – is
addressed to his youngest daughter, two years before he passed away, but in
reality it is a note of life accompanied by a rare ethos. A sincere confession
with a reminder to his great-granddaughter that “defeated or victorious, there
is no flag that does not fade.”
Among the various stories that Camilleri remembers, he mentions that in his
first steps he did menial work for livelihood reasons. “I’ll give you an example
that applies to everything,” he writes, speaking to Matilda, “a friend had
introduced me to two well-known Greek film producers, Moscho and Potiso, who had
founded in Rome a large production and distribution company, Minerva Films. When
they found out I was looking for a job, Moschos kindly offered me a job. I had
to read the scripts that were sent to the production department and select them,
recommending only those that I thought were of some interest.
“When the first month of work was over, Potsios called me to his office. He told
me he was very satisfied with my work for this and would pay me immediately. To
my great surprise I saw him open a drawer in his office and take out five packs
of Lucky Strike cigarettes and hand them to me. Then I asked him, surprised:
“What should I do with them? Shall I smoke them?”
He answered me calmly
“It’s your payment. You can turn them into money, like those who sell contraband
cigarettes at Termini station.”
And so I did. Of course I didn’t like this way of payment and looked for another
job.”
Many years have passed since then and today people are paid with vouchers from
supermarkets and the state. Let’s set the table with two recipes by Andrea
Camilleri.
Recipe for small shrimps and octopuses with salt
Materials
500 g small octopuses
500 g small shrimps
500 g peeled tomatoes
½ glass of white wine
1 bunch of parsley
1 clove of garlic
olive oil
salt and hot pepper
The execution
Fry the garlic, parsley and hot pepper in a pan. Add the tomatoes and continue
boiling for 5 minutes. Deglaze with the wine and finally add the octopuses and
shrimps. After adding salt, continue boiling for about an hour on medium heat.
When you’re done eating, garnish the dish with a few parsley leaves
Recipe for pasta with clams
Materials
500 g clams
400 g of spaghetti
2 cloves of garlic
parsley
olive oil
salt and hot pepper
The execution
Fry the chopped garlic and parsley in a pan. Add the clams and hot pepper and
let them boil until the shells open. In a pot, boil the spaghetti al dente,
strain it and add it to the pan with the opened shells. After letting them set
over low heat, stirring them, serve them with chopped parsley.
The books
The article is in Greek
La replica dell'episodio 'Par Condicio' della serie 'Il Commissario Montalbano',
trasmessa ieri da Rai1, è stata la trasmissione più vista tra quelle del prime
time, con 2.495.000 spettatori e il 15.1% di share. […]
En el mes de julio de 2019 fallecía Andrea Camilleri y en 2022 Ediciones
Salamandra publicaba Riccardino obra póstuma del autor, que por deseo
suyo, no se publicaría hasta después de su muerte. Ahora Ediciones Salamandra,
publica por primera vez seis investigaciones del comisario Montalbano reunidas
en un solo volumen y que no habían sido incluidas en anteriores recopilaciones.
Son seis historias con un claro cambio de escala respecto a las novelas. Son
historias reunidas por primera vez en un volumen, escritas en diferentes épocas
y no incluidas en las antologías que Camilleri publicó en vida. Los planos
cortos, la rapidez del ritmo, la corta yuxtaposición de los argumentos, la
escritura torcida y sin tropiezos, la codificación del talento humorístico, son
el máximo provecho de la interpretación nítida de los textos y de las
sugerencias que los lectores hacen. Los relatos concilian una manera diferente
de leer, en mayor complicidad con la malicia del narrador. Por otro lado,
garantizan el mismo disfrute que ofrecen los relatos largos de las novelas de Montalbano.
En un caso, la alegría narrativa de Camilleri, codificando alusivamente otra
historia en una historia, abre un espacio más amplio a la novela policíaca
compuesto de referencias y disonancias. Sucede en la tercera historia que, ya en
el título, La ventana indiscreta, nos devuelve a la película de Hitchcock;
pero nos cuenta, con total autonomía narrativa, una historia completamente
diferente: la extraña y misteriosa historia del «hombre de la terraza…
enfrente», sospechosamente equipado con cuerda y binoculares; Un caso
completamente nuevo, con una solución impredecible, para el comisario que viaja
a Roma.
Los casos (incluso humanos; no sólo criminales) que Montalbano se ve obligado a
desentrañar ofrecen a las investigaciones pistas mínimas, difíciles de descifrar,
que requieren enfoques cautelosos o sutiles juegos de contraataque: si se trata
del cuerpo de una mujer bárbaramente «sacrificado»; de la desaparición de
un precioso anillo; del hallazgo de un cuerpo «enrollado bajo una manta» tras
la juerga de una noche del 15 de agosto; de las consecuencias pirotécnicas (casi
como en una película americana, con banda sonora completa) del compromiso
equivocado entre un estudiante de buena familia y un capo fugitivo, acusado de
al menos cuatro asesinatos; del viticultor dividido entre impuestos y dinero de
protección, mientras Montalbano ayuda con soluciones que le llevan a jugar (entre
una satisfacción autocrítica) con algunas «ideas al estilo James Bond». Todo está confiado a
la inteligencia analítica del comisario que, indulgente cuando es necesario,
sabe hojear las agendas de las distintas vidas con las que entra en contacto en
el caos cotidiano.
Amenos e intrigantes, estos relatos son una nueva muestra de la sensibilidad y
perspicacia del comisario siciliano, que ha cautivado a millones de lectores en
toda Europa.
El autor: Andrea Camilleri nació
en 1925 en Porto Empedocle, provincia de Agrigento, Sicilia, y murió en Roma en
2019. Durante cuarenta años fue guionista y director de teatro y televisión e
impartió clases en la Academia de Arte Dramático y en el Centro Experimental de
Cine. En 1994 creó el personaje de Salvo Montalbano, el entrañable comisario
siciliano protagonista de una serie que en la actualidad consta de treinta y
cuatro entregas. También publicó otras tantas novelas de tema histórico, y todas
sus obras ocupan habitualmente el primer puesto en las principales listas de
éxitos italianas. Andrea Camilleri, traducido a treinta y seis idiomas y con más
de treinta millones de ejemplares vendidos, es uno de los escritores más leídos
de Europa. En 2014 fue galardonado con el IX Premio Pepe Carvalho.
El libro: La conciencia de
Montalbano. Comisario Montalbano 34 (título
original: La coscienza di Montalbano, 2022) ha sido publicado por Ediciones
Salamandra en su Colección Salamandra Narrativa. Traducción de Carlos Mayor.
Encuadernado en rústica con solapas, tiene 206 páginas.
Como complemento pongo un vídeo titulado El
último caso de Montalbano que indaga en las claves del éxito de la serie
de 33 libros que convirtieron a Andrea Camilleri en el escritor más popular de
Italia en el cambio de milenio.
El documental cuenta con subtítulos en español.
"Qui avrà tanti compagni con cui parlare". Forse l’adorata moglie Clio e
i figli Giulio e Giovanni, quando saranno davanti alla tomba del marito e del
padre, il presidente Giorgio
Napolitano, penseranno e diranno la stessa frase che
pronunciò Andreina Camilleri, la figlia dello scrittore siciliano, di fronte
alla lapide con il nome del padre Andrea
Camilleri, proprio qui, al Cimitero acattolico di via Caio
Cestio, chiamato anche Cimitero degli Inglesi. […]
Paolo Boccacci
Prende il via domenica1°
ottobre la seconda edizione di“In
un’ora al Bla”, programma di appuntamenti sulla letteratura
proposto dal Comune fioranese in collaborazione con l’Associazione Lumen.
Quattro date tutte
alle ore 18.30 e dedicate a protagonisti di libri, grandi
autrici e autori, misteri e avventure. La trama degli incontri, della durata di
un’ora, è intessuta da docenti universitari che a competenza e passione
aggiungono una lettura originale sul tema. […]
Riccardo Stracuzzi dell’Università di Bologna è la voce narrante del secondo
appuntamento in programma per mercoledì 18 ottobre e intitolato “Il
personaggio Montalbano: poliziesco, commedia e immaginario”: un
incontro dedicato al famoso commissario di Vigata e al suo autore, Camilleri,
che tra poliziesco, commedia e immaginario televisivo è ormai una vera icona. […]
Ingresso libero e gratuito. Per info: 0536/833403 oppure biblioteca@fiorano.it
"Viaggiare leggeri": un titolo quello della nuova stagione del Teatro Manzoni di
Calenzano, realizzata da "La Macchina del Suono", che vuole essere anche una
dichiarazione di intenti con il filo conduttore dichiarato della ricerca della
leggerezza nella sua accezione più alta, anche nei testi non propriamente
leggeri. […] Tre saranno, invece, gli appuntamenti con il teatro di narrazione:
nel primo Massimo Venturiello sarà il protagonista de "La prima indagine di
Montalbano (24 novembre) di Andrea Camilleri. […]
Sandra Nistri