Magarìa
Opera per voce recitante e orchestra dall'omonima favola di Andrea Camilleri, con le musiche di Marco Betta. «La parte narrativa - spiega il compositore - si può sintetizzare come apparizione, incantesimo e magia. Quella sonora, invece, è rappresentata dal concetto di linee: da quelle melodiche a quelle di orizzonte che delimitano il confine tra l'immaginazione della parola ed il suo divenire suono». Cliccare qui per vedere un estratto dello spartito dell'opera
Per l'occasione Andrea Camilleri, che non ha potuto essere presente, ha
inviato questo messaggio di saluto:
Magaria (ossia “Magia”) nasce nel 2001 da un testo che ha suggerito al compositore Marco Betta di realizzare “una piccola opera di teatro letterario della mente nella quale i personaggi sono evocati dagli strumenti dell’orchestra”. E così, se l’arguto romanziere immagina parole magiche che fanno scomparire e riapparire chi le pronuncia, Betta crea una partitura in cui gli strumenti musicali corrispondono ai vari personaggi: il Nonno è un violoncello, Lullina è un violino, il Maresciallo è una tromba. La musica diventa quindi una sorta di testo parallelo, di riflesso sonoro della narrazione. Una favola gustosa dai risvolti noir, per l’occasione narrata da Ernesto Maria Ponte, arricchita da vari colpi di scena, dalla musicalità del dialetto siciliano e dal classico “e vissero felici e contenti”. “Magaria – racconta Marco Betta - è una fiaba musicale per voce recitante e orchestra. Dalle sensazioni della lettura è nata la musica, una piccola opera di teatro letterario della mente nella quale i personaggi sono evocati a tratti dagli strumenti dell’orchestra. Lullina è il violino, il nonno il violoncello, il nano è il fagotto, il grillo è le viole, la balena la tuba, l’usignolo è il flauto, il Maresciallo dei Carabinieri la tromba e così via. La musica diventa una sorta di testo parallelo, un’ombra sonora della lettura, ciò che rimane nella mente quando i concetti si susseguono l’uno dietro l’altro come onde di pensieri. La parte narrativa si può sintetizzare come apparizione, incantesimo e magia, la parte sonora è rappresentata da linee immaginarie, di orizzonte, di cielo, di nuvole, tracce melodiche che delimitano il confine tra l’immaginazione della parola ed il suo divenire suono. Nella versione appositamente realizzata per gli Amici della Musica di Palermo con la regia di Alfio Scuderi in collaborazione con Riccardo Scilipoti che ha tradotto la partitura originale, l’opera verrà eseguita dai 68 bambini e ragazzi dell’Orchestra Leonardo da Vinci curata da Andrea Anselmi. Credo che sia un privilegio potere lavorare con musicisti giovanissimi, durante le prove, intense e piene di emozione, mi sono sentito arricchito. Meravigliosamente ho riascoltato testo e musica con l’energia che avevo immaginato durante la composizione, parole e suoni che volano insieme con nuove splendide ali”.
La Under 13 Orchestra, diretta da Sergio Del Mastro e con la voce narrante di Emmanuele Aita, ha ancora portato in scena l'Opera il 1° maggio 2016, all’Auditorium della Camera di Commercio di Cremona, nell’ambito della rassegna “Il Violinista sul Tetto”.
Grazie ad Eliodoro Sollima intraprende gli studi di composizione e, sotto la sua guida, si diploma al Conservatorio di Palermo. Successivamente frequenta i corsi di perfezionamento tenuti a Firenze da Armando Gentilucci
ed a Città Di Castello da Salvatore Sciarrino. Come compositore esordisce nel
1982 al Festival Spazio Musica di Cagliari.
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E Camilleri in musica racconta una fiaba crudele "Magarìa", favola con tre finali letta da Pino Caruso «È una favola crudele e quindi per essere una fiaba è una contraddizione. E io leggendola me ne rendo conto tanto che alla fine recito prima un finale di compromesso e poi un lieto fine col classico e vissero tutti felici e contenti». Pino Caruso è la voce di Andrea Camilleri per "Magarìa", la favola in musica scritta dal «papà» di Montalbano per il Concerto di carnevale di Ravenna. La storia di Lullina e di suo nonno è stata musicata da Marco Betta, compositore e direttore artistico del Teatro Massimo. "Magarìa" sarà eseguita stasera in prima assoluta al teatro Alighieri di Ravenna con Pino Caruso voce recitante e con Bruno Aprea, sul podio dell’Orchestra giovanile dell’Accademia Angelo Mariani. «Arrivato al finale mi fermo e mi rivolgo al pubblico dicendo che non si può andare a letto con la morte del nonno per crepacuore — spiega Caruso — E così continuo a leggere il testo che prevede prima un finale a metà strada tra il dolce e l’amaro e poi il lieto fine: il nonno e Lullina se la cavano con una multa». Quello della musica è l’ennesimo campo conquistato da Camilleri, divenuto ormai uno scrittore «multimediale». I testi dello scrittore empedoclino, infatti, sono stati adattati di volta in volta per la televisione ("Il commissario Montalbano" di Raidue), per il teatro ("Il birraio di Preston"), per il cinema (il regista Sanchez prepara un film dalla "Stagione della caccia"). Adesso medita anche di «invadere» la lirica: Paolo Furlani, infatti, sta lavorando alla musica per il "Birraio" che, guarda caso, parla proprio del debutto, sfortunato, di un’opera. Repubblica 27.02.2001 |
Fiaba siciliana di Camilleri con Caruso
È con una fiaba del romanziere siciliano Andrea Camilleri musicata dal siciliano Marco Betta che domani (Martedì grasso) l’Associazione musicale Mariani di Ravenna festeggia il Carnevale nel Teatro Alighieri. Una favola gustosa che s’intitola La Magaria (La Magia) e trova in un altro siciliano, Pino Caruso, voce recitante, l’interprete perfetto per sottolinearne la vis comica. Si tratta di una bambina, Lullina, che per magia, pronunciando alcune parole, può scomparire e, con altre, ricomparire. Il nonno la mette alla prova e lei in effetti scompare. Purtroppo il nonno non conosce le parole magiche per farla riapparire e viene condannato per il suo presunto assassinio e occultamento di cadavere. Ma, ha spiegato Camilleri «per il teatro non potevo lasciare un finale così drammatico e ingiusto, e l’ho modificato, anche perché dalle fiabe ci si aspetta che finiscano col solito "e vissero felici e contenti"». Andrea Camilleri, uno dei nostri scrittori più fantasiosi e dotati, come spesso i siciliani, di un senso dell’umorismo lieve ed elegante di tipo anglosassone, ama la fiaba anche perché gli permette voli della fantasia che in altro contesto apparirebbero anacronistici. Contento che una sua fiaba sia messa in musica? «Certo, anzi trovo che sia il suo sviluppo naturale», risponde, «tanto più che il dialetto di Girgenti che uso è, come già ha detto Pirandello, il più musicale fra i dialetti siciliani». Una musicalità che il giovane compositore Marco Betta, i cui lavori sono stati eseguiti ovunque nel mondo, riesce a cogliere perfettamente: «Nel racconto, dice, ho ascoltato anche le emozioni della punteggiatura, quel che rimane nella mente di situazioni già vissute, ricordi, momenti felici, malinconici». Il lavoro, in prima assoluta, è affidato all’Orchestra Giovanile dell’Accademia A. Mariani di Ravenna guidata da Bruno Aprea, direttore acuto, capace di coglierne ogni sottigliezza. LANDA KETOFF - Repubblica 26.02.2001 |
Camilleri, Betta, Caruso c’era una volta in Sicilia «Alla picciliddra, che di nome si chiamava Lullina e manco aveva sei anni, piaceva assai camminare campagna campagna col nonno che le spiegava tante cose, per esempio che le nuvole erano fatte di panna montata». Inconfondibile, è Camilleri. Stavolta senza gialli e senza commissari bensì in versione fiabesca, per bambini, orchestra e voce recitante. È "La Magaria", la favola che lo scrittore empedoclino ha scritto per il Concerto di Carnevale di Ravenna, in programma il 27 in prima esecuzione assoluta. Un’operazione col marchio doc siciliano, nonostante la «settentrionalità» dell’esecuzione: a Camilleri, infatti, si affiancano due palermitani, il compositore Marco Betta, autore delle musiche, e Pino Caruso, impegnato come voce recitante. E così se Camilleri ha immaginato parole magiche che fanno scomparire e riapparire chi le pronuncia, Marco Betta ha creato una partitura che rappresenta i personaggi con gli strumenti musicali: e allora il Nonno è un violoncello, Lullina è un violino e il maresciallo è una tromba. E alla fine, ovviamente, nonno e nipote vissero «felici e contenti». La Repubblica 22.02.2001 |
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Monday, March, 11, 2024
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