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RASSEGNA STAMPA

GIUGNO 2024

 

Unfolding Roma, 1.6.2024
Sala Umberto: Una Stagione 2024-2025 Ricca Di Eventi
Presentata al Teatro Sala Umberto dal Direttore Artistico Alessandro Longobardi la nuova stagione

Una stagione 2024/2025 ricca di eventi, quella presentata il 29 maggio al Teatro Sala Umberto dal Direttore artistico, Alessandro Longobardi.
[…]
Il Teatro ospita infine:
[…]
-“Il Birraio di Preston”, tratto dal romanzo di Andrea Camilleri, in occasione nel 2025 dei 100 anni dalla nascita, per la regia di Giuseppe di Pasquale.
[…]
Monica Ricci
 
 

La Sicilia, 2.6.2024
Sicilia secondo me: Alicia Giménez-Bartlett
«Isola contraddittoria perché ricca di tutto»
La scrittrice castigliana e la scoperta tardiva dei nostri luoghi
«Arte, natura, cibo, civiltà aggregate ma anche la durezza della terra»

[...]
Sellerio è stata anche la casa editrice di Andrea Camilleri. Si è mai chiesta perché il “papà” del commissario Montalbano usava abbondantemente il dialetto siculo, eppure era apprezzato in tutto il mondo?
«Suppongo che una delle ragioni sia la verità nei suoi personaggi, l’umorismo che trascende i confini, la conoscenza delle persone e della società e, naturalmente, la bonarietà dell’autore stesso».
[...]
Gerardo Marrone
(traduzione di Paola Galati)
 
 

3fErmi, 6.6.2024
10 anni fa lo scrittore Andrea Camilleri ricevette nella sua casa di Roma i miei alunni, permettendo loro di filmare la conversazione. Da quell’incontro è nato questo breve testo inedito di memorie personali del periodo di guerra che ora “3fErmi” propone, autorizzata dalla “Fondazione Andrea Camilleri”, creata per tutelare la memoria e l’eredità del grande scrittore siciliano.
Proff.ri Stefano Gelsomini ed Alice Facheris

“E il mare non c’era più”
Cliccare qui per il testo in pdf
Andrea Camilleri
 
 

La Stampa, 6.6.2024
Petros Markaris: “Così Italia e Albania chiudono le frontiere a chi vuole solo sopravvivere”
Lo scrittore greco: “Inumani gli hotspot. L’Europa sta facendo ogni sforzo per respingere queste persone”

[…]
Cinque anni fa ci lasciò Andrea Camilleri, suo grande amico. Cose la manca di più?
«Ho letto tutti i suoi libri e mi mancano quelli che non ha avuto il tempo di scrivere. Ma rimpiango soprattutto le nostre discussioni di politica e il suo incredibile senso dell’umorismo. Ricordo un episodio risalente al 2018, quando i 5 Stelle stavano formando il governo con la Lega. Gli chiesi cosa ci si doveva aspettare dal partito di Grillo. Lui mi rispose con due sole parole: “Rimpiango Berlusconi”».
Filippo Femia
 
 

Libreriamo, 7.6.2024
5 libri da leggere dopo la fine della scuola durante le vacanze
Classici, gialli, fantasy, romance... Ecco 5 libri da leggere ideali dopo la fine della scuola consigliati per i ragazzi che hanno maggior tempo libero in vacanza.

L’anno scolastico volge al termine. Per alcuni, è già finito, mentre per altri si concluderà a breve. Se nonostante la fine della scuola sei già proiettato verso una nuova lettura, continua a leggere: anche in estate la lettura deve continuare ad essere una buona abitudine per i ragazzi, i quali con più tempo libero e senza gli impegni scolastici possono scegliere con maggiore libertà i libri da leggere e dedicare più tempo alla lettura.
5 libri da leggere dopo la fine della scuola
Di seguito, ti suggeriamo 5 libri da leggere dopo la fine della scuola. Sono libri distensivi, ciascuno a modo proprio, che aiutano a proiettarsi in un mondo lontano da quello che viviamo nel quotidiano.
“Il canto del mare” di Andrea Camilleri e Maurizio De Giovanni
Questo è, dei libri di Andrea Camilleri, il più fantasioso, poetico e delicato. Lo consigliamo ai giovani lettori, dagli undici anni in su, per una lettura distensiva dopo la fine della scuola.
Nel villaggio dietro la Collina Secca, dentro la Casa Strana, vive da sempre la vecchia Nonnamà, che mentre sbuccia frutta e verdure tiene i bambini di tutti, e racconta loro le storie più belle, quelle che sono anche un po’ vere ma non si sa mai fino a quanto.
E così Nonnamà racconta la storia di Gnazio, che tanto tanto tempo fa viveva in quel villaggio e amava la terra e le piante, ma che poi era dovuto partire oltre il mare, ed era stato via così tanto che quando era tornato era forse troppo vecchio per avere una moglie, ma poi ne aveva trovata una, Maruzza.
Maruzza bella, bellissima, che ama Gnazio e ama anche il mare, e ha quella strana attrazione per l’acqua. Chi è quella signora? , chiedono i bambini a Nonnamà, ma lei non risponde, e con un sorriso continua a spuntare i fagiolini.
Maurizio de Giovanni, come una versione musicale al piano reinterpretata, rinarra Maruzza Musumeci di Andrea Camilleri, e rende omaggio al più grande narratore italiano in un’edizione impreziosita dai disegni di Mariolina Camilleri.
[…]
Nicoletta Migliore
 
 

Cultura Bologna, 7.6.2024
26 luglio 2024, 21:00@ Palco di Piazza San Francesco
La prima indagine di Montalbano
San Francesco Estate

Il racconto diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. È qui che prendono vita i personaggi dei numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. È qui che nasce il leggendario commissario Montalbano. Musiche di antiche ballate e serenate siciliane accompagneranno la parola, si intrecceranno a essa fino a confondersi, a fondersi in un’unica sonorità. La stessa che probabilmente Andrea Camilleri doveva aver sentito, ancora ragazzo, nelle antiche barberie siciliane.

Durata: 1 ora

crediti:
di Andrea Camilleri
regia Massimo Venturiello
con Massimo Venturiello
Emanuele Buzi mandolino-chitarra
Valdimiro Buzi mandola e chitarra
musiche e luci
 Stefano Crialese

produzione Officina Teatrale
distribuzione Stefano Pironti

venerdì 26 luglio 2024, ore 21:00
Ingresso gratuito.
É consigliata la prenotazione:
• sul sito bologna.emiliaromagnateatro.com 
• presso la biglietteria del Teatro Arena del Sole 
via Indipendenza 44, Bologna 
051.2910910, biglietteria@arenadelsole.it
Orari apertura biglietteria
Fino al 27 giugno da martedì a sabato ore 11 - 14 e 16.30 - 19
Dal 28 giugno da martedì a sabato ore 10 - 13 e 17 - 20
La prenotazione sarà garantita fino all’orario di inizio spettacolo.
In caso di maltempo contattare la biglietteria del teatro.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 7.6.2024
Petros Markaris: “Passi indietro sui diritti, sono preoccupato per le Europee”
Lo scrittore greco domenica a Una Marina di libri parla del rapporto con Camilleri e dell’avanzata delle destre

Una Marina di libri si prepara ad accogliere l’ospite di punta di questa edizione, Petros Markaris, lo scrittore, sceneggiatore, drammaturgo armeno naturalizzato greco e ideatore delle storie che hanno per protagonista il commissario Charitos, sua moglie Adriana e la figlia Caterina: l’appuntamento e domani alle 18.30 nello spazio Teatro Coop a Villa Filippina: con lo scrittore dialogheranno Gaetano Savatteri, Milena Cocozza e Valentina Alferj. Personaggio molto amato, Charitos e stato definito da molti il “Montalbano di Atene”, definizione che non dispiace a Markaris.
Che legame sente di avere con Andrea Camilleri?
«Sono un grande fan di Camilleri, ho letto tutto quello che ha scritto — risponde — ma, soprattutto, con Andrea fin dal primo incontro, che è avvenuto a Roma nel 2010, e subito scattata una simpatia, una sintonia direi. C’era una cosa di Andrea che mi spingeva sempre a cercarlo quando ero in visita a Roma, ed era la sua ironia. Quella mi manca tanto».
[…]
Quanto è importante per lei utilizzare il giallo per raccontare la società e i suoi problemi?
«E molto importante che la trama del giallo veicoli riflessioni sulla società e la politica, ma non solo per me, non è una cosa che ho inventato io, piuttosto è la caratteristica del giallo mediterraneo: penso a Leonardo Sciascia o a Vazquez-Montalban, allo stesso Camilleri. Io ho solo seguito questo trend. Ma anche prima del giallo mediterraneo, nell’Ottocento alcuni degli autori più importanti hanno cominciato con un poliziesco: “I miserabili” inizia con un crimine da punire, per esempio, e anche molte storie di Zola o Balzac. Questi autori hanno utilizzato il “crime” come un ponte per parlare della realtà, della società».
[…]
Eleonora Lombardo
 
 

GBOPERA, 8.6.2024
Roma: “Fondo Andrea Camilleri: Uno spazio aperto al pubblico”
Roma, Via Filippo Corridoni, 21

Il Centro Culturale Andrea Camilleri, ideato dallo stesso scrittore e dallo studio SDB architettura dell’architetto Simone Di Benedetto, è situato a Roma nel quartiere Della Vittoria, luogo di lunga residenza di Camilleri. Questo spazio, realizzato nel 2018, mira a preservare e promuovere l’eredità culturale di Camilleri, fungendo da hub identitario per esplorare le sue opere e il suo impatto come scrittore, autore teatrale, regista e intellettuale. Ospitato in un ex bar degli anni ’90, il centro accoglie l’archivio e la biblioteca dello scrittore in un ambiente intimo e accogliente, progettato per riflettere la fusione linguistica e stilistica che caratterizza l’opera di Camilleri. Andrea Camilleri, nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura italiana, distinguendosi come scrittore, sceneggiatore, regista e drammaturgo. La sua risonanza culturale si intensificò significativamente dalla fine degli anni ’90, con l’adattamento televisivo delle sue opere nella serie “Il commissario Montalbano”, che riscosse un vasto successo su Rai 1, contribuendo a immortalare il suo nome tra i grandi della narrativa contemporanea. La carriera accademica di Camilleri iniziò precocemente ma fu contrassegnata da eventi storici tumultuosi. Dopo un breve periodo nel Collegio Vescovile Pio X, proseguì gli studi al Liceo Classico Empedocle di Agrigento, dove, a causa degli incessanti bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale e l’imminente sbarco alleato in Sicilia, ottenne il diploma nel 1943 senza sostenere gli esami finali. Gli eventi bellici portarono le autorità scolastiche a chiudere le istituzioni educative, considerando valido il secondo scrutinio trimestrale come sufficienza per il conseguimento della maturità. Il suo interesse per il teatro lo vide assumere il ruolo di regista teatrale già nel 1942. Successivamente, si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo, anche se non completò il percorso di studi. Durante questi anni, Camilleri aderì al Partito Comunista Italiano e iniziò a pubblicare poesie e racconti, emergendo come finalista nel Premio Saint Vincent. La sua produzione letteraria iniziale, incentrata su poesie e racconti per riviste e quotidiani come “L’Italia socialista” e “L’Ora di Palermo”, lo consolidò come una voce critica e influente. Le sue prime opere, che univano l’italiano al siciliano, mostrarono una predilezione per un linguaggio ricco e composito, segno distintivo che permeava molte delle sue narrazioni. Tale peculiarità linguistica trovò ampia risonanza e le sue pubblicazioni raggiunsero tirature medie di circa 60.000 copie per edizione. Dopo un periodo di fervente attività poetica, durante il quale importanti figure come Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo promossero le sue poesie nelle loro antologie, Camilleri decise di dedicarsi maggiormente alla narrativa e al teatro, spostando così il fulcro della sua produzione creativa. Con oltre 100 opere all’attivo e traduzioni in 120 lingue, Camilleri ha venduto più di 10 milioni di copie. I suoi riconoscimenti includono il Premio Letterario Chianti e il Premio Vittorio De Sica per la cultura. Nel 2003, ricevette anche la medaglia di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, a testimonianza del suo contributo all’arte e alla cultura italiana. Per salvaguardare l’enorme patrimonio documentale e intellettuale di Camilleri, la sua famiglia ha istituito l’Associazione Fondo Andrea Camilleri a Roma, con l’obiettivo di conservare e promuovere la sua eredità. Il Fondo, avviato nel 2021, si occupa del recupero, dell’ordinamento dell’archivio, della digitalizzazione, e dell’organizzazione di servizi per la fruizione pubblica e la realizzazione di iniziative culturali. Queste attività, mirate a preservare e valorizzare il patrimonio culturale, sono pianificate con un approccio a medio e lungo termine, seguendo metodologie e prassi consolidate nel campo della conservazione culturale. Il Fondo Andrea Camilleri si propone, quindi, non solo come custode della memoria storico-letteraria dell’autore, ma anche come polo dinamico di ricerca e divulgazione, inteso a promuovere l’accesso e l’approfondimento delle sue opere e a sostenere iniziative culturali che ne perpetuino lo studio e la valutazione, nel segno di un patrimonio condiviso e fruibile dalla collettività. L’archivio di Andrea Camilleri offre una panoramica esauriente che copre un arco temporale ricco di svolte significative in vari settori, esplorando in particolare le radici e gli sviluppi meno noti della sua carriera artistica e professionale. Questo periodo è contrassegnato da una crescita straordinaria nella notorietà e popolarità dell’autore, fenomeni che hanno delineato il profilo pubblico dello scrittore dalla fine degli anni novanta del ventesimo secolo. Documenti manoscritti, articoli, e materiale iconografico, come fotografie e manifesti teatrali, sono solo alcune delle risorse attraverso le quali l’archivio facilita l’accesso alla trama umana e intellettuale di Camilleri, immerso nei mondi della letteratura, del teatro, della televisione e della radio. L’approccio espositivo dell’archivio è definito da una metodologia filologica e scientifica, basata sui documenti conservati. La sua ricca attività artistica, sviluppata in un contesto storico e culturale profondamente radicato nel Novecento, fornisce una testimonianza vivida dell’epoca. Il lavoro iniziale di catalogazione e riordino, iniziato nel 2021, ha rivelato l’organizzazione originale data dall’autore ai principali nuclei documentali, sia durante la produzione sia in una fase di maggiore celebrità, quando Camilleri ha iniziato a riesaminare le proprie carte per recuperare dati su eventi e incontri chiave della sua carriera passata. L’archivio, estendendosi per circa 35 metri lineari, conserva una varietà di documenti che riflettono l’eclettico percorso professionale di Camilleri, dalle opere pubblicate e inedite, alle regie teatrali, fino al suo lavoro in RAI come regista e produttore. Elementi multimediali, come fotografie e registrazioni, arricchiscono ulteriormente la collezione, che è stata dichiarata di rilevante interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio. Parallelamente, la biblioteca privata di Camilleri riflette un’evoluzione continua, dai primi taccuini conservati dal 1940, che illustrano gli interessi che hanno influenzato la sua traiettoria artistica. La biblioteca, curata personalmente da Camilleri, comprende una vasta gamma di generi, dalla poesia alla narrativa mondiale, dimostrando un’intensa interconnessione con i materiali dell’archivio. Con la crescente attenzione verso la sua opera nei primi anni 2000, la biblioteca si è arricchita di una sezione dedicata alle opere saggistiche e pubblicazioni su di lui. Attualmente, il fondo Andrea Camilleri è impegnato nella catalogazione di questo prezioso patrimonio, che presto includerà tutte le traduzioni delle sue opere in trentanove lingue, così come le pubblicazioni relative alla sua vasta attività artistica.
Davide Oliviero
 
 

El País Uruguay, 9.6.2024
Hay que leer
Una masacre en un pueblo de Sicilia: Andrea Camilleri recupera memoria y busca justicia para los más infelices
Un libro diferente del creador de la saga del comisario Montalbano

La masacre olvidada, de Andrea Camilleri, relata una masacre real y olvidada ocurrida en 1848 en Sicilia, donde fueron asesinadas de una vez ciento catorce personas. Con prosa tan contundente como austera, el creador de las novelas del comisario Montalbano emula a su personaje y rastrea nombres, motivos y asesinos, revelando una verdad demasiado incómoda. Una verdadera joya sobre el mecanismo del olvido conveniente, ese que aplican las comunidades de forma sorda, sin estridencia, para construir relatos más cómodos con los cuales poder convivir. 
 

 

Corriere della Sera, 9.6.2024
Antonio Franchini: «La pura letteratura è scomparsa dalle classifiche dei libri venduti. Uno scrittore allo Strega girava con le lastre per racimolare voti»
L'editor e autore: «De Crescenzo e Eco vittime dei critici. Pennacchi è tra i migliori. Oggi capolavori come "Lolita" o "A sangue freddo" difficilmente sarebbero pubblicati»

[…]
Perché gli autori di gialli e di noir spesso preferiscono non concorrere, anche se sono scrittori raffinati?
«Purtroppo in Italia ancora oggi, anche dopo esempi rilevanti come Andrea Camilleri, uno che scrive gialli si sente in un ghetto. Cosa assurda, poiché l’idea di romanzo è cambiata, e il noir si può benissimo contaminare con altri temi. Pensiamo solo a Il nome della rosa».
[…]
Aldo Cazzullo e Roberta Scorranese
 
 

La Notizia, 10.6.2024
Anticipazioni per il Grande Teatro di Rosso di San Secondo in TV del 10 giugno alle 15.35 su Rai 5: “Inaugurazione”

Anticipazioni per il Grande Teatro di Rosso di San Secondo in TV del 10 giugno alle 15.35 su Rai 5: “Inaugurazione” regia di Andrea Camilleri – Per il Grande Teatro di Rosso di San Secondo in TV andrà in onda oggi pomeriggio lunedì 10 giugno alle 15.35 su Rai 5 il monologo “Inaugurazione” nella versione trasmessa nell’agosto 1978 dalla Rai con la regia di Andrea Camilleri.
Interpretazione di Lilla Brignone. Inaugurazione
Lilla Brignone interpreta una vedova che in chiusura di una cerimonia solenne in cui si è inaugurato il busto in marmo del celebre marito defunto, gli spacca sulla testa l’ombrellino.
 
 

Porto Empedocle, 13/16.6.2024
Percorsi d'inchiostro. Sulle tracce del commissario Montalbano


 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.6.2024
Franco Maresco: “Volevo fare il pianista ma il jazz ormai è morto. Il futuro? Spero in un asteroide”
Il regista presenta il suo film su Joe Lovano che interpreta Coltrane. “Il sassofonista è la mia ossessione”

[…]
Cosa le fece cambiare idea?
«La consapevolezza che la musica fosse arrivata al capolinea. Coltrane è la punta finale del jazz: dopo di lui c’è il nulla».
Perché, cosa è successo dopo?
«Il punto è quello che è successo prima. Nel Novecento è stato esplorato tutto l’esplorabile. Il jazz è morto, il cinema è morto, la letteratura è morta. I film che guardo si sono fermati agli anni Settanta, non c’è niente da ascoltare nella musica di oggi e non mi interessano i gialli che vanno per la maggiore».
Camilleri non le piace?
«Fu un uomo di grande simpatia e un interlocutore colto e raffinato, ma perché dovrei leggerlo se ci sono Gadda ed Hemingway? Con Camilleri è nato “il camillerismo”, una visione del mondo molto edulcorata, cartolinesca, partita con gli sceneggiati».
Si riferisce alla Sicilia da cartolina che si vede in molte serie tv, come “Màkari”?
«Il nulla che però smuove milioni di euro».
[…]
Irene Carmina
 
 

Somma Vesuviana, 15.6.2024
Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni


 
 

Corriere della Sera, 17.6.2024
Sveva Casati Modignani: «Scrivo ciofeche, ma ho venduto 12 milioni di copie. Negli Usa non mi pubblicano, è sovranismo letterario»
La scrittrice, 85 anni: «Quasi ogni giorno ricevo una decina di lettere e dei regali: centrotavola fatti a mano, piantine, vasetti decorati: quale scrittore viene circondato da tanto affetto?»

[…]
In mezz’ora ha fumato due sigarette... 
«Una volta in teatro volli conoscere Andrea Camilleri il quale mi disse: “I suoi libri mi piacciono, qualche volta me li faccio leggere, venga qui accanto a me e fumiamoci una sigaretta in santa pace”».
[…]
Roberta Scorranese
 
 

Fondo Andrea Camilleri, 18.6.2024
“Robert Kennedy, Cesare Terranova, Pio La Torre: l’antimafia ieri e oggi”

Martedì 18 giugno alle ore 18 il Fondo Andrea Camilleri ospiterà un incontro aperto a tutti, previa prenotazione, che ripercorrerà le storie di tre figure decisive e coraggiose nel rivoluzionare il modo di vedere e di combattere la mafia in Italia e negli Stati Uniti. Oggi il loro lascito fondamentale pone nuove sfide all’attuale antimafia.
Si confronteranno Antonio Balsamo, Sostituto Procuratore Generale della Corte di Cassazione che ha dedicato la sua vita alla lotta alla mafia, Franco La Torre, Francesca Terranova, Gabriele Santoro e Luca Gulisano.  
Letture di Alessandra Mortelliti.
Per prenotazioni  
(fino ad esaurimento posti)
segreteria@fondoandreacamilleri.it
Fondo Andrea Camilleri
Via Filippo Corridoni 21, Roma
 
 

Faro de Vigo, 18.6.2024
Los encuentros de la Dante


Participantes del 4º encuentro literario de la Asociación Dante Comité de Vigo, dedicado a Andrea Camilleri y Domingo Villar / MARTA G. BREA

Muestra la foto de Marta G. Brea el feliz encuentro de quienes, desde el escenario, participaron en el cuarto de esos Encuentros entre literaturas que organiza el Comité de Vigo de la Asociación Dante Alighieri, en la Escuela de Idiomas, dedicado esta vez a Andrea Camilleri por la italiana y Domingo Villar por la galaico-española. Músicos, profesores, la presidenta Daniela Sarraino, Alfonso Villar (hermano de Domingo)... El ensabanado occiso forma parte del decorado entre novelistas de misterio. De alto nivel en fondo y forma, de diálogo y de escenificación, presentados como espectáculos dinámicos con intervalos musicales de jazz, y que dirige Paolo Andreoni. Magníficos los cuatro encuentros ya vividos.
[…]
Fernando Franco
 
 

Quaderni camilleriani, 21.6.2024
Comunicato
Quaderno camilleriano 22

La collana Quaderni camilleriani (fondata nel 2016, reperibile all’indirizzo https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/) ha pubblicato il suo ventiduesimo volume, curato da Maria Elena Ruggerini: è intitolato Riscritture, traduzioni, prelievi, condivisioni (https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/quaderni-camilleriani-22/) e propone i contributi di Edoardo Bianco (che ha anche realizzato un’intervista con Romano Luperini), Maurizio Fiorilla, Giuseppe Marci e Maria Elena Ruggerini.
Alla geniale intuizione di Romano Luperini che gli chiedeva se fosse interessato a tradurre due novelle di Giovanni Boccaccio, Andreuccio da Perugia e Lisabetta da Messina, Andrea Camilleri rispose con entusiasmo: come se per tutta la vita avesse desiderato cimentarsi in quella prova. Ne è derivato un originale confronto tra lo scrittore trecentesco e quello contemporaneo che ha scelto di aggiungere suoni e colori del suo siciliano/vigatese e del napoletano alle novelle boccacciane.
E ha anche raccontato come si è regolato, quali procedure ha seguito, soprattutto nel tradurre in una lingua, il napoletano, diversa dalla sua: ma, come egli stesso avrebbe detto, “ha cantato solo la mezza messa”.
L’altra metà l’hanno scoperta il filologo Maurizio Fiorilla e il suo allievo Edoardo Bianco cui, dopo la Premessa di Maria Elena Ruggerini, si devono gli articoli di apertura del volume che si completa con un contributo di Giuseppe Marci sui prelievi camilleriani dalle opere di scrittori e dalla recitazione di grandi attori quali Totò e Peppino De Filippo. A chiusura, una breve nota che dice dei rapporti (non solo letterari) tra Andrea Camilleri e Stefano D’Arrigo.
 

 

AgrigentoNotizie, 21.6.2024
Torna la rassegna teatrale "Premio Vigata Andrea Camilleri": ecco gli spettacoli previsti
DOVE Piazza Kennedy Porto Empedocle
QUANDO Dal 13/07/2024 al 17/08/2024
PREZZO GRATIS

Prenderà vita a partire dal prossimo 13 luglio la sesta edizione del "Premio Vigata Andrea Camilleri", con la direzione artistica del regista Giovanni Volpe.
Gli spettacoli si terranno in piazza Kennedy alle 21. Ecco il calendario:
Sabato 13 luglio: "Pensaci Giacomino”, gruppo teatrale "Caos", Porto Empedocle"; mercoledi 17 luglio: “Cantu d’amuri”, gruppo di canto popolare favarese; mercoledi 24 luglio: "A vilanza", compagnia libero canto di Calliope, Agrigento; lunedi 29 luglio: “La farsa di la vita”, compagnia "Lanterna magica", Agrigento; sabato 3 agosto: “Il vedovo arzillo”, compagnia "La svolta", Licata; venerdi 9 agosto : “L’eredita’ dello zio canonico", compagnia "Tessere di coccio", Palma di Montechiaro; domenica 11 agosto: "Naufraghi Eli eli lema saba’ctani”, compagnia "72° est", Porto Empedocle; sabato 17 agosto "Il berretto a sonagli", Giovanni Volpe.
 
 

  

La Repubblica (ed. di Palermo), 22.6.2024
“Difficile immaginare un luogo più cinematografico della Sicilia.
Mi piace Camilleri”
Glenn Cooper
“Ora racconto la Siracusa di Archimede”

L’americano Glenn Cooper è l’ospite dalle mille identità, una prima vita da medico infettivologo, una da presidente di aziende farmaceutiche e un’altra ancora da scrittore di successo con libri tradotti in oltre trenta Paesi nel mondo, autore delle trilogie “La biblioteca dei morti” e “Dannati” e della serie di thriller con protagonista Cal Donovan. A Taobuk Cooper, domani sera in piazza IX Aprile, presenterà in anteprima il romanzo “L’ultimo conclave” (casa editrice Nord).
[…]
E la Sicilia?
«È difficile trovare un posto al mondo che sia più cinematografico e storicamente interessante della Sicilia. È la mia prima volta a Taormina, ma sono stato in Sicilia diverse volte. L’ho già usata come ambientazione di un libro e adesso sto scrivendo di Siracusa al tempo in cui i Romani conquistarono la Grecia. Archimede sarà uno dei personaggi. E poi Camilleri, insieme a Umberto Eco, è il mio scrittore italiano preferito, mi ha insegnato che i personaggi, come il vino, possono migliorare e maturare con il tempo».
 
 

Onda Regional de Murcia, 23.6.2024
Juan Manuel de Prada y su novela más ambiciosa
"Mil ojos esconde la noche" es el proyecto más ambicioso de Juan Manuel de Prada. Trifón Abad presenta "La noche de arena". Y volvemos a leer a Andrea Camilleri.

[…]
Y en la sección de Audiolibros, volvemos a leer a Andrea Camilleri.
 
 

ANSA, 24.6.2024
Dal 29 giugno 'Brividi d'Estate' nell'Orto Botanico di Napoli
Inaugurazione con 'Il canto del mare' di Maurizio De Giovanni

È affidata alla nuova 'creazione' di Maurizio De Giovanni l'inaugurazione della 23ma edizione di 'Brividi d'Estate 2024', dedicata ai sogni, organizzata da Il Pozzo e il Pendolo Teatro di Napoli che da sabato 29 giugno (ore 21) tornerà ad animare, con le sue storie, il Real Orto Botanico.
Nata da un'idea di Annamaria Russo, la rassegna si svolge in collaborazione con l'Università Federico II, che gestisce il parco, e con il patrocinio del Comune.
Per circa quaranta giorni, fino al 4 agosto, il parco si trasformerà in teatro immerso nel verde; la rassegna proporrà dodici spettacoli (5 novità, classici targati Il Pozzo e il Pendolo Teatro, compagnie ospiti) e le cene con delitto. "Questa edizione - dice il direttore artistico Annamaria Russo - è dedicata ai sogni che puzzano di retorica, che fanno buoni sentimenti e sono fuori moda. Ai sogni che sono il contentino per gli imbecilli, ai sogni che si chiudono in un cassetto quando arriva l'ora di fare sul serio. Un manifesto dei buoni sentimenti, monumento alle favole cui nessuno crede più. Un atto di fede all'incoscienza, e se ci accuseranno di lesa maestà alla sacralità del teatro ci dichiareremo colpevoli. Felici di esserlo".
Ad aprire il sipario sarà 'Il canto del mare' di e con Maurizio De Giovanni, affiancato da Rosaria De Cicco, Paolo Cresta, Marianita Carfora, Giacinto Piracci, Enzo Grimaldi. Lo scrittore partenopeo rinarra Maruzza Musumeci di Andrea Camilleri, rendendo omaggio al grande narratore italiano. La riscrittura di una storia straordinaria in cui si intrecciano mito, storia e molto altro, attraverso un racconto poetico, dolce e imprevedibile come l'acqua del mare.

[…]
 
 

CiaoComo, 24.6.2024
In collaborazione con la Casa Circondariale del Bassone
“I classici dentro e fuori”: riflessioni su “Autodifesa di Caino” a La Feltrinelli
Ultimo appuntamento prima della pausa estiva della rassegna "I Classici dentro e fuori" proposta dell'associazione Bottega Volante

L’associazione Bottega Volante, la Libreria Feltrinelli di Como e la Casa Circondariale di Como invitano all’incontro aperto al pubblico di venerdì 28 giugno, alle 18, per la settima edizione della rassegna “I Classici dentro e fuori”, appuntamento mensile di letture condivise dei capolavori della letteratura italiana e internazionale. Un sabato al mese, insieme a un gruppo di detenuti del carcere del “Bassone” di Como, si leggono o rileggono libri classici, per assaporarne la bellezza e ritrovare l’essenza della nostra umanità.
Il quarto appuntamento della rassegna 2024, l’ultimo prima della pausa estiva, è con il brevissimo quanto denso testo “Autodifesa di Caino” (Sellerio) di Andrea Camilleri, che l’autore avrebbe dovuto portare in scena alle Terme di Caracalla. Purtroppo Andrea Camilleri se ne è andato due giorni dopo la data della prima, lasciandoci un testo ironico, arguto, provocatorio.
Caino, il primo assassino della storia, l’emblema stesso del Male, è chiamato a giudizio, Camilleri vuole che siano i lettori ad emettere il verdetto, i testimoni a carico sono tanti, ma non mancano quelli che Caino può convocare a suo sostegno. Ma sono soprattutto le parole di autodifesa dell’assassino di Abele a fare il punto e fornirci una nuova versione dei fatti, la sua. Ricorda Camilleri che nella tradizione ebraica, e in parte anche in quella musulmana, esistono una miriade di controstorie che ci raccontano un Caino molto diverso da quello della Bibbia. In alcune di quelle antiche narrazioni lo scontro tra i due fratelli ne rovescia in qualche modo le posizioni”.
Sapete qual è stato il mio vero errore? Quello di non essermi mai difeso, di non avere mai esposto le mie ragioni. Ma ora basta! Questa sera ho deciso di pronunciare la mia autodifesa, immaginando che davanti a me ci sia un’aula di tribunale e che voi, se vorrete ascoltarmi, siate i giurati. CAINO
Il 28 giugno, alle 18, alla Libreria Feltrinelli di Como in un appuntamento a ingresso libero, tutto le riflessioni, le storie personali, i ricordi dei detenuti ispirati da questo racconto, verranno condivisi con il pubblico, in un’ottica di scambio tra “dentro” e “fuori”.
Info: www.facebook.com/Bottega-volante; www.facebook.com/FeltrinelliComo
Comunicato stampa
 
 

Eccellente, 24.6.2024
“Montalbano sono io”: quando Marci dichiarò di essere il commissario

Nel 1996, durante una serie di conferenze universitarie a Cagliari e Sassari, avvenne un incontro che cambiò la percezione della letteratura italiana. Andrea Camilleri, ancora agli albori del successo con la serie del commissario Montalbano, trovò ispirazione in un professore dall’aspetto “stropicciato”. Questo incontro non solo influenzò la creazione dei tratti fisici e psicologici del personaggio, ma segnò anche un momento di riflessione sulla propria esistenza.
Il primo incontro con Camilleri
La conoscenza tra Marci e Andrea Camilleri risale al 1996. Quell’anno, Camilleri accettò l’invito di partecipare a una serie di conferenze universitarie organizzate presso l’università di Cagliari e Sassari. Durante questo periodo, la serie del commissario Montalbano era ancora agli inizi e non aveva raggiunto la fama che avrebbe poi ottenuto. Questo incontro segnò l’inizio di un rapporto significativo tra i due, basato sulla comune passione per la letteratura.
Camilleri, nonostante non avesse ancora raggiunto il picco della sua carriera, mostrò grande disponibilità e interesse per l’iniziativa. Fu un momento di scambio culturale e intellettuale che contribuì alla sua evoluzione come scrittore. Marci ricorda quell’incontro come un’occasione preziosa per discutere di temi letterari e per osservare da vicino il processo creativo che avrebbe portato alla nascita di uno dei personaggi più iconici della letteratura italiana contemporanea.
La trasformazione del personaggio
Nel corso degli anni, il commissario Montalbano ha subito una notevole evoluzione, sia nei suoi tratti fisici che psicologici. All’inizio della serie, Montalbano cominciava appena a delinearsi come personaggio. Con il passare del tempo, i suoi tratti sono diventati più definiti, contribuendo a renderlo un protagonista complesso e sfaccettato. Nei romanzi successivi, Montalbano viene rappresentato con un maggiore approfondimento delle sue caratteristiche umane e professionali.
Un aneddoto interessante riguarda la scelta dell’attore per la versione televisiva della serie. Quando gli fu chiesto chi avrebbe potuto interpretare Montalbano, Camilleri rispose indicando Jean Rochefort. Tuttavia, precisò che il vero commissario lo aveva incontrato a Cagliari, vedendo in Marci un’ispirazione per il personaggio. Questo mostra come la realtà e la finzione possano intrecciarsi nella mente di un grande scrittore, creando personaggi che rispecchiano persone reali.
Il riconoscimento di Marci
Camilleri descrisse Marci con l’aggettivo “stropicciati”, riferendosi agli anni vissuti intensamente dal professore. Questa descrizione fisica non era un semplice commento, ma piuttosto un riconoscimento della densità di esperienze che avevano segnato la vita di Marci. Camilleri utilizzò questa ispirazione per arricchire il suo personaggio, mostrando come la narrazione possa prendere spunti dalla realtà per creare qualcosa di unico.
Marci, nel leggere le opere di Camilleri, ha spesso avuto l’impressione di vedere riflessa una parte di sé stesso, come in uno specchio. Questo legame tra autore e ispirazione è evidente nella narrazione di Montalbano, che rispecchia le immaginazioni e le esperienze vissute da chi ha contribuito a dar forma al personaggio. È un esempio di come la letteratura possa essere un ponte tra la realtà e la finzione, arricchendo entrambe.
Montalbano e la riflessione sul tempo
Ne “Il giro di boa”, il commissario Montalbano affronta il tema dell’invecchiamento e del bilancio esistenziale. Il personaggio riflette sul tempo che passa e sulle trasformazioni che questo comporta nella vita di ogni individuo. La consapevolezza del trascorrere del tempo porta Montalbano a fare i conti con la propria esistenza e con le scelte fatte fino a quel momento. Questa riflessione è centrale nel romanzo, dove il commissario si confronta con cambiamenti personali e sociali.
Montalbano si trova a un punto di svolta nella sua vita, dove deve valutare il proprio percorso e le decisioni future. Le trasformazioni sociali che osserva intorno a sé lo portano a interrogarsi sul proprio ruolo e sulle proprie convinzioni. Questo bilancio esistenziale è reso ancora più intenso dalla consapevolezza dei cambiamenti che avvengono nella società, rendendo la sua riflessione una parte integrante della trama del romanzo.
Il commissario e la sfera pubblica
Il commissario Montalbano non si limita a indagare su crimini, ma riflette anche sugli eventi di cronaca e sulle implicazioni politiche. Ne “Il giro di boa”, Montalbano si trova a confrontarsi con temi importanti come il G8 di Genova e le migrazioni verso l’Europa. Questi eventi lo colpiscono profondamente, portandolo a interrogarsi sul ruolo delle istituzioni e sulla responsabilità morale degli individui. La sua analisi va oltre la semplice indagine, toccando questioni di grande rilevanza sociale.
Questa dimensione pubblica del personaggio lo rende un osservatore critico dei cambiamenti storici e delle loro conseguenze. Montalbano avverte l’evoluzione della società e si pone domande sulla direzione in cui sta andando. La sua riflessione politica è un elemento chiave del romanzo, che offre al lettore uno spaccato della società contemporanea attraverso gli occhi di un poliziotto impegnato non solo nel suo lavoro, ma anche nel comprendere il mondo che lo circonda.
La dimensione morale del commissario
Montalbano è un personaggio che prende molto seriamente la propria responsabilità e la propria coscienza. Di fronte a situazioni complesse, considera spesso l’idea delle dimissioni come modo per separare la propria integrità dalle azioni dell’istituzione per cui lavora. Tuttavia, il suo forte senso etico e professionale lo spinge a continuare il suo lavoro, cercando sempre di agire nel modo più giusto possibile.
Il commissario sente il peso delle decisioni morali che deve prendere, soprattutto quando queste confliggono con le regole stabilite. Il suo ruolo di poliziotto lo mette costantemente di fronte a dilemmi etici, ma è proprio in questi momenti che emerge la sua vera natura. La dimensione morale di Montalbano è uno degli aspetti più affascinanti del personaggio, rendendolo un esempio di integrità e dedizione.
Un eroe moderno tra crisi e determinazione
Montalbano è l’eroe moderno che, nonostante le crisi personali e i momenti di debolezza, trova sempre la forza per andare avanti. Nel romanzo “Il giro di boa”, un episodio particolarmente significativo è il malore improvviso che lo colpisce. Questo momento di vulnerabilità non lo ferma, anzi, sembra acuire le sue capacità mentali, portandolo a riflettere con maggiore lucidità sulle sue scelte di vita.
“Il vero coraggio è fare ciò che si ritiene giusto, nonostante tutte le difficoltà”
L’eroe moderno non è invulnerabile, ma è proprio questa consapevolezza dei propri limiti che lo rende più umano e reale. Montalbano decide di non tornare indietro, ma di continuare a lottare per ciò in cui crede. La sua determinazione è un esempio di come la forza d’animo possa superare le difficoltà fisiche e mentali. È un personaggio che ispira non solo per le sue azioni, ma per la profondità delle sue riflessioni e la coerenza delle sue scelte.
 
 

Börsenblatt, 24.6.2024
Blickpunkt Italienische Literatur
"Pasolini war der Türöffner"
Italien ist Gastland der Frankfurter Buchmesse – höchste Zeit, um über italienische Literatur zu reden. Also auf nach Berlin, zum Verlag mit den meisten italienischen Autoren: ein Gespräch mit Wagenbach-Verlegerin Susanne Schüssler.

[…]
Welche Schriftsteller empfehlen Sie als Einstiegslektüre?
In der Anthologie "Mein Italien, kreuz und quer" von Klaus Wagenbach entführen Schriftsteller in ihre Regionen, zum Beispiel Andrea Camilleri nach Sizilien, Giorgio Manganelli zeigt uns die Uffizien, mit Giuseppe Marotta essen wir Spaghetti in Neapel usw.
[…]
Stefan Hauck
 
 

ANSA, 25.6.2024
Sellerio fa 55 anni, spazi speciali nelle Librerie Feltrinelli
Dal 25 giugno. Quasi 300 mila copie vendute nell'ultimo anno

Nel 55esimo anniversario della fondazione di Sellerio Editore, nata nel 1969, le Librerie Feltrinelli dedicano, dal 25 giugno e per tutto il mese di luglio, una speciale sezione agli autori più amati pubblicati dalla casa editrice siciliana, dall'iconico Camilleri al celebre Carofiglio, passando per Manzini, Malvaldi, Robecchi e Giménez-Bartlett.
Una sinergia tra una casa editrice di ricerca cresciuta negli anni e la rete di librerie Feltrinelli che ha contribuito a farla grande vendendone in questi anni milioni di copie, quasi 300 mila nell'ultimo anno.
Fin dall'esordio Sellerio Editore si è fatto conoscere come la casa editrice blu, per l'inimitabile ed elegante veste grafica delle copertine.

Dal 1994, anno in cui Andrea Camilleri ha esordito con La forma dell'acqua, un nuovo colore ha concorso a definire la palette di Sellerio: il giallo, genere di cui farà scuola e che diverrà una delle basi della fortuna della casa editrice.
Una conferma che, a distanza di tempo, arriva anche dall'osservatorio delle Librerie Feltrinelli.

Stando ai dati dell'ultimo anno, dei 10 autori Sellerio più venduti nelle librerie Feltrinelli, 6 sono giallisti: Andrea Camilleri, Antonio Manzini, Alicia Giménes-Bartlett, Marco Malvaldi, Alessandro Robecchi e Gianrico Carofiglio.
È a Leonardo Sciascia, grande amico della casa editrice e autore de L'Affaire Moro, il titolo da centomila copie che nel 1978 portò la Sellerio alla consacrazione nazionale, che si deve l'intuizione di includere gli autori di genere nel catalogo letterario della Memoria, la prima ed iconica collana. Andrea Camilleri sancisce il successo di questa scelta e il suo commissario Montalbano fa da volano per personaggi e voci autoriali che Sellerio trasforma in grandi successi: i vecchietti del BarLume di Malvaldi, l'avvocato Guerrieri di Carofiglio, il vicequestore Rocco Schiavone di Manzini, la coppia di detective Petra Delicado e Fermìn Garzon della Bartlett.
Il successo di questi noti investigatori non schiaccia però l'identità di Sellerio che, nel corso degli anni, affianca all'originaria Memoria anche altre collane come Il contesto, dedicata alla narrativa contemporanea italiana e straniera, non di genere giallo, che include titoli amatissimi. Nell'ultimo anno, i preferiti dai lettori delle librerie Feltrinelli sono Una vita come tante di Hanya Yanagihara, osannato dal BookTok e I miei stupidi intenti di Bernardo Zannoni, vincitore del Premio Campiello 2022.

 
 

Valdinievole Oggi, 25.6.2024
I trent'anni del ladro di merendine

Carissimi lettori, state bene? Leggete tanto o il caldo vi ha impigriti? Questa settimana non posso non parlarvi di un libro che io ho amato tanto. Si tratta della terza avventura del commissario Montalbano - prossima a compiere trent'anni dalla sua prima uscita - bellissima, coinvolgente ed estremamente emozionante: "Il ladro di merendine" di Andrea Camilleri.
Un romanzo nel quale si parla di intrighi internazionali e di una buffa storia di gelosia, ma anche di avarizia (di portafogli e di cuore); nel quale si respira la bellezza della terra siciliana con il suo dialetto che è diventato "tanticchia" il mio; dove l'ipocrisia, l'indifferenza e la cattiveria si affiancano alla poesia, all'amore filiale e alla passione per il cibo, quello cucinato con passione.
Che poi altro non sono che le caratteristiche della letteratura di Camilleri che, originario come Pirandello e Sciascia della provincia di Agrigento, se ne differenzia per la presenza del siciliano nella sua scrittura e l'assenza di pessimismo. Camilleri sembra, in particolar modo in questo testo, quasi voglia condividere i piaceri della vita con noi lettori facendoci vivere direttamente con Salvo Montalbano un'enorme quantità di emozioni che ci tolgono il respiro dalla prima pagina fino alla fine del romanzo. Oserei dire che l'uso del siciliano che ci viene subito imposto nell'incipit, serva quasi a dare al lettore il gusto e il peso dell'esperienza che sta per fare. Io che temevo di stancarmi e di non  saper affrontare la lettura benché qualche parola mi fosse diventata amica con altri romanzi di autori dell'isola, mi sono resa conto, pagina dopo pagina, che il significato della parola scritta in dialetto diventa sempre più chiaro e si assorbe per osmosi (in ogni caso alla fine del testo c'è il vocabolario). Diventando insostituibile con quella italiana.
Come sempre vi ho abituato, in questa rubrica si parla poco della trama, anzi tendo di solito a evitare dettagli e riferimenti. Ma vi posso assolutamente dire che ci troverete una lettera d'amore, una splendida lettera d'amore, tra quelle più belle che un uomo possa scrivere ad una donna. E non vi svelerò chi è il mittente e chi è la destinataria, solo che vale la pena leggerla.
Camilleri alla fine di ogni romanzo ha l'usanza di scrivere che Vigata è un comune immaginario situato nell'immaginaria provincia di Montelusa (la località corrisponde nella realtà a Porto Empedocle, suo comune natale), che scrive storie di fantasia e che i personaggi non corrispondono a persone reali. Eppure anche se non corrispondono precisamente a nessuno, corrispondono esattamente a tutti noi.
"Raccontami un libro" vi aspetta martedì prossimo con Ilaria Cecchi. Non mancate!

Maria Valentina Luccioli
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 27.6.2024
Pisano e Iodice “riscrivono” il poema di Tito Lucrezio Caro ai tempi di Greta Thunberg e del nuovo clima
Pompei: in scena il grande teatro della Natura

L’ordito di parole è stato quello del celebre discorso pronunciato all’Onu da Greta Thunberg sull’emergenza climatica; la figura minuta di Julia ‘butterfly’ Hill sospesa tra i rami di una sequoia in resistenza  anticapitalistica al cinismo distruttivo delle majors; le anziane di Lesbo e la loro pietas per i figli di altre madri; i minatori d’oro africani ed i braccianti delle nostre terre infette”, dice Davide Iodice, regista di “De Rerum Natura [There is no Planet B]” che va in scena alle 21 al Teatro Grande di Pompei. […] Con Iodice che dedica lo spettacolo alla memoria di Annamaria Ciarallo, botanica, e ripensa “ai tempi dell’Accademia, tema coltivato tra i materiali che il mio maestro Andrea Camilleri mi suggeriva ad ispirazione”. […]
Giulio Baffi
 
 

La Repubblica, 27.6.2024
Michele Riondino: “Il cinema aiuta a svelare quanto sia incompetente la nostra classe dirigente”
Intervista all’attore e regista esordiente che ha vinto cinque Nastri d’Argento con “Palazzina Laf”, il film sull’Ilva di Taranto

[…]
Daniele Vicari ed Elio Germano sono riferimenti per lei.
«Daniele mi ha aperto le porte del cinema (Il passato è una terra straniera, ndr.), lo consulto, come con Andrea Camilleri mi confrontavo sui dubbi. Daniele mi ha insegnato che un film ti aiuta a ragionare. Con Elio siamo diventati amici a un tavolo da poker in quel film in cui eravamo due bari. C’è una condivisione di idee che è diventata amicizia profonda. L’ho coinvolto prima di offrirgli il ruolo».
[…]
Arianna Finos
 
 

Torinosette - La Stampa, 28.6.2024
Andrea Borgnino: la radio è viva
L’autore presenta i documenti audio storici il 2 luglio a Hiroshima

Parlare del presente e immaginare futuri possibili. È questo l’obiettivo del ciclo “Segnali dal Futuro”, inserito nel cartellone di Hiroshima Sound Garden. Martedì 2 luglio (ore 21, ingresso gratuito, prenotazione su hiroshimamonamour.org), è protagonista Andrea Borgnino, direttore di Rai Play Sound, autore e conduttore radiofonico, appassionato di radiofonia e radioamatore. A lui il compito di captare segnali dal futuro, partendo da uno strumento vecchio come la radio, che compie il suo primo secolo.
Cominciamo da qui: cosa succederà durante l’incontro “100 anni di Suoni dallo Spazio Profondo”?
«Prima di lavorare a Rai Play Sound, ero responsabile editoriale di Rai Radio Techetè, lavoravo negli archivi radiofonici della Rai. E partirò da lì, per sviluppare un racconto dagli albori della radio, attraverso l’ascolto di audio originali, per lo più materiali mai sentiti. Sentiremo le voci di Radio Bari, che venne usata dagli Alleati per la guerra psicologica contro il nazifascismo o le prime trasmissioni di Radio Milano Liberata, in onda il 25 aprile 1945».
[…]
Ci farà ascoltare anche un Camilleri insolito.
«Gli anni Settanta sono quelli della sperimentazione e nel 1974 Camilleri venne a Torino, a Barriera di Milano, per raccontare la vita dura degli immigrati. Fu un’operazione di rottura, Camilleri voleva eliminare la mediazione giornalistica, così organizzò delle assemblee sul territorio per chiamare a raccolta gli abitanti e affidò loro i registratori, affinché si raccontassero in completa autogestione».
[…]
Luca Indemini
 
 

Culturamas, 28.6.2024
El Tour como ficción 2024 (I). Montalbano y la excursión a Niza

Permite que me presente, amigo lector, si es que tengo ya el derecho de llamarte así. Imagino que esperabas leer las palabras siempre lúcidas y jocosas de Julio Salvador Salvador, a quien correspondía abrir este año las crónicas de El Tour como ficción, o si acaso no confiabas en él, al menos las líneas llanas salidas de la pluma de su inseparable Luis Fernández Mosquera, quien ya te escribió el año pasado sin ir más lejos, agradecido desde Bilbao y hambriento desde el Mont Blanc; y he aquí que encuentras el nombre acaso conocido pero extraño a tus oídos castellanos de Artemio Gonçalves, que te saluda desde Florencia en la víspera del Grand Départ de 2024. Permite, pues, que te salude y que presente mis credenciales de cronista avalado como poeta oulipista, director de cine y faro de la crítica ciclista en un país de tradición tan escasa como Panamá, donde puse en marcha hace ya más años de los que me gustaría admitir la afamada Vuelta al Canal, que me valió la nominación a galardones tan dispares como el premio Lenin de la Paz, el premio Juan de Mariana o el premio Mastropiero. Déjame también que agradezca públicamente a Culturamas la confianza que deposita en mí para cubrir el hueco que dejan los dos plumillas estivales en una espantada tan indecorosa como incomprensible, aunque en parte anunciada, y el obsequio que me hace de pagarme, además de mis honorarios, las dietas para seguir la caravana del Tour en una alegre excursión de tres semanas desde Florencia, donde mañana arranca la carrera, hasta Niza, ciudad hasta la cual por primera vez en la historia los Juegos Olímpicos han expulsado a la Grande Boucle lejos de París.
Pero no se trata de hablar de mí, sino de la competición, y de sus valores literarios, si los tuviera. En este sentido, el Tour de este año presenta dos líneas argumentales paralelas que dudo que lleguen a converger. La más interesante parece la que rodea la carrera, y no la que se desarrolla sobre la carretera, porque es una trama policiaca. Sí, como posiblemente ya sabrás por la prensa generalista, el Tour de este año arranca bajo amenaza terrorista después del atentado perpetrado por un comando desconocido en marzo en la Vuelta al País Vasco, que provocó la caída de varios de los favoritos a la victoria final con graves consecuencias en algunos casos: Primoz Roglic, por ejemplo, se retiró muy magullado pero sin lesiones de gravedad; Remco Evenepoel sufrió la fractura de su clavícula y su omóplato derechos; y, sobre todo, Jonas Vingegaard, ganador de los dos últimos Tours y favorito indiscutible para el de este año, al que Luis y Julio bautizaron con poco ingenio como Vinagres, fue evacuado en ambulancia para pasar doce días en el hospital con fracturas en la clavícula y en varias costillas, contusión pulmonar y un neumotórax. Este no ha vuelto a correr desde entonces, mientras que Evenepoel y Roglic volvieron a caerse hace unas semanas en la Dauphiné Libéré, acompañados, entre otros, por dos importantes gregarios de Vingegaard, Van Baarle y Kruijswijk, que no correrán el Tour por sendas fracturas de clavícula y cadera. Afortunadamente los tres tomarán mañana la salida, pero tanto ASO, la empresa que organiza la carrera, como las fuerzas de seguridad francesas e italianas sospechan de un plan concebido para favorecer a Pogacar (todos los afectados han sido rivales directos y amenazantes o gregarios de sus equipos) y han enviado al Tour a su mejor investigador, el comisario Salvo Montalbano, de Vigàta, al que he podido ver ayer mismo en la presentación de los equipos en el Piazzale Michelangelo. Ignoro cuáles son sus líneas de investigación, aunque parece que se sospecha de los servicios secretos emiratíes porque este país patrocina al equipo en que corre Pogacar; pero puedo confirmarte que su aspecto difiere notablemente del del actor que lo encarna en la serie de televisión. El Montalbano real es alto y corpulento y, lejos de ser calvo, tiene el cabello cano y abundante. Aparentemente, no siente una gran pasión por el ciclismo, lo que quizá sea una condición imprescindible para que su trabajo llegue a buen puerto.
Estaremos atentos, por tanto, al desarrollo de su investigación y a la posibilidad de que haya nuevas caídas, lo que por otra parte no sería ninguna novedad, sino la continuación de una tradición antiquísima en la primera semana de cada mes de julio. Por otra parte, sobre el asfalto, se espera un desempate entre Vingegaard, ganador de los dos últimos Tours, y Pogacar, vencedor en los dos anteriores, lo que a su vez supondría un desempate entre dos formas de entender el ciclismo y la literatura. Luis y Julio tenían razón en asociar a Pogacar a la epopeya clásica, aunque estropearan la idea con epítetos tan cursis y desmedidos como ellos mismos. Todo fuerza y pujanza, su lucha, más que contra otros ciclistas, es contra la historia y contra las limitaciones humanas, en especial este año, en que busca reeditar el doblete Giro-Tour veintiséis años después de que Marco Pantani lo lograra por última vez. Para conseguirlo, más que vencer a sus rivales, deberá esquivar el castigo que los dioses suelen reservar a la hybris heroica y que en su caso se materializó el año pasado en forma de pájara mitológica (y no se trata de un grifo ni de una esfinge, sino de un pastor alpino armado con un mazo) que lo alejó nada menos que ocho minutos de la victoria en una sola etapa. Y digo que deberá esquivarlo porque, lejos de toda modestia y mesura, no ha atenuado ni un ápice su tendencia al derroche: este año ha ganado la Strade Bianche por los caminos de tierra de la Toscana atacando a ochenta kilómetros de meta, la Volta a Catalunya (además de cuatro etapas), la Lieja-Bastoña-Lieja y el ya mentado Giro, al que añadió otras seis victorias parciales y la clasificación de la montaña. Parece, como siempre, invencible, encarnación ciclista de Hércules o Aquiles, pero poco pueden los grandes héroes de la epopeya frente a las innovaciones técnicas, y si Vingegaard, como parece, tiene la bomba atómica, puede arrasar toda Troya en un segundo y aniquilar sin verlos siquiera a tirios y troyanos. Lo que se plantea, pues, es una bifurcación estética e histórica en este desempate: será el tercer Tour para la epopeya, la inspiración, la energía vital, la tempestad y el ímpetu o el tercer Tour para la modernidad bélica, con todo lo que eso implica. 
En efecto, la gran amenaza para la épica vuelve a ser la narrativa experimental vanguardista que representa Jonas Vingegaard, el Arenque de Hillerslev, al que el ácido apelativo de Vinagres le queda corto en comparación con su poder corrosivo de cualquier competición ciclista en la que participa. Parecía imposible que este continuador impersonal de la deconstrucción modernista de la narrativa tradicional llegase entero a la salida del Tour, pero una vez en Florencia no cabe dudar de sus prestaciones. Si corre, es para ganar o incluso para aplastar, como el año pasado, y cuenta con precedentes ilustres en el intento de recomponer su cuerpo para la victoria, como el de Alberto Contador, trujimán lenguaraz al tiempo que héroe romántico que ganó una Vuelta a España apenas dos meses después de romperse la meseta tibial, o, por qué no decirlo, el de Lance Armstrong, que encadenó siete Tours justo después de superar un cáncer testicular. Su contrarreloj del año pasado, fuera de toda razón, basta para convertirlo en máximo favorito para los próximos diez años y solo queda comprobar si continúa con su transición hacia el cómic homenajeando a Astérix una vez más con el reconstituyente zumo de remolacha y cereza que, de llevarle a una tercera victoria, superaría ya definitivamente las virtudes vigorizantes de la pócima de Panorámix. Claro que en este tipo de narrativa, en el fondo lo mismo da un protagonista que otro -son indistinguibles entre sí- y, del mismo modo que él ocupó hace tres años el lugar de un magullado Roglic, bien podría ser reemplazado esta vez por Jorgenson, recién fichado por el Visma desde el Movistar, y que, desde que cree en sí mismo gracias a su compañero Tiens Benoot, es capaz de mover su metro noventa y cuatro por las montañas de los Alpes con la agilidad de un rebeco, como demostró este año ganando la París-Niza o con su reciente ataque a Roglic en la última etapa de la Dauphiné, que lo dejó a solo ocho segundos de la victoria final. Tal vez, por tanto, este americano impasible nos sitúe en algún momento en el ámbito de la patafísica metamorfoseándose de pesado y corpulento tapir en cóndor imperial y probando que en el universo ciclista todo es anormal y la regla es lo extraordinario. De momento, su equipo dice verlo ya como un potencial ganador del Tour, y cabe recordar que la última vez que se dijo eso de un gregario fue el año en que Geraint Thomas, cuya victoria de 2018 es más inverosímil que la trama de La subasta del lote 49, ganó la carrera.
En cuanto al resto de los caídos, a Roglic, émulo de Ulises según Luis por la riqueza de sus estratagemas y la abundancia de las desgracias que encuentra siempre en su camino a Ítaca/París, que aún no ha alcanzado a sus treinta y cuatro años, yo lo veo más como a cualquier teniente secundario de Guerra y paz, serio, profesional y opacado en el mundo aristocrático en que se mueve. Sea como sea, deberá calcular otra vez cada gasto y economizar todo esfuerzo si pretende realmente optar a una victoria por la mínima, máxima aspiración posible para él, y eso siendo optimistas. El atolondrado Evenepoel, por su parte, parece condenado a sucumbir en la alta montaña a las primeras de cambio (por ejemplo, el martes, en la cuarta etapa, cuando se asciende el Galibier) permitiendo por una vez el lucimiento del incomparable Landa, ciclista que, liberado de las cargas del liderazgo, se ha dado al buen humor de la narrativa dieciochesca. Cuando su líder desfallezca, podrá buscar a partir de la segunda semana una victoria parcial con la alegría y despreocupación de un Tristram Shandy pirenaico. Con esto podrá alimentar su leyenda no ya como ciclista, plano secundario desde hace bastante tiempo, sino como artista de vanguardia, creador visionario y único ciclista de la historia con su propio movimiento literario.
Queda, por último, el variopinto abanico de secundarios que conforman el que podríamos llamar grupo mixto del Tour, un conjunto de no más de diez corredores que lucharán por hacer podio mediante el procedimiento de aguantar un poco más que los demás antes de descolgarse cuando ataquen los verdaderos favoritos, aunque es previsible que sea un empeño inútil porque cuesta ver a cualquiera de ellos por encima del quinto puesto en el mejor (¡verdaderamente en el mejor!) de los casos. Literariamente, sin embargo, son de lo más interesantes porque todos ellos opositan al puesto honorífico de escalador cesante o candidato abúlico. La neurosis, la obsesión infructuosa y el ensimismamiento son sus principales armas y ninguno las utiliza mejor que el castizo Enric Mas, candidato al top 50, aunque el artúrico Gaudu continúe con paso firme su vaciamiento como personaje para convertirse en émulo del caballero inexistente de Calvino. Por el contrario, parten con desventaja para lograr ese honor el audaz Carlos Rodríguez y su compañero Pidcock, el carbonero de los Alpes, demasiado juguetón e inofensivo para la tarea, pero perfectamente apto para reciclarse como leprechaun de la media montaña. Curiosamente, el grupo mixto cuenta con mayoría de gregarios renuentes, en especial de Pogacar, que cualquier día echará de menos la ayuda de Almeida y Ayuso, ambos con ambiciones propias posiblemente incompatibles entre sí, con las de su líder y con el sentido común (aunque Almeida parece más fiable y menos bocazas que Ayuso, y esta frase podría decirse también fuera del ámbito ciclista). El lector poco familiarizado con el pelotón profesional puede en todo caso olvidar estos nombres, cuyas opciones reales son menores incluso que las de otros competidores ausentes por la coincidencia con la Eurocopa de fútbol, como Toni Kroos, que sopesó seriamente coronar su retirada con una victoria en el Tour de Francia, el Manchester City en su conjunto, que después de la prórroga contra el Real Madrid estuvo a punto de alinear a Bernardo Silva como líder para la clasificación general, o el nunca bien ponderado (en el sentido etimológico de la palabra) Eden Hazard, que recientemente ascendió el Mont Ventoux como homenaje a Petrarca.
Y presentado someramente el elenco de esta ópera veraniega del Tour, perdona que cierre mi primera crónica con precipitación para entrevistar al comisario Montalbano, que pasa ahora a mi lado extrañamente solo. Hay muchas preguntas fundamentales que hacerle, y mi compromiso es que los lectores de Culturamas sean los primeros en conocer sus respuestas: ¿hay posibilidades ciertas de un nuevo atentado en las próximas tres semanas?, ¿de quién se sospecha?, ¿corre peligro el ciclismo?, ¿tienen alguna relación con este deporte las novelas de Andrea Camilleri?, ¿es menor la dignidad literaria del Movistar o de la selección inglesa de fútbol? Y, porque les tengo cariño, pero no porque sea muy importante, ¿cuál es el paradero de Luis Fernández y Julio Salvador?
Artemio Gonçalves Flórez
 
 

 

Il Pozzo e il Pendolo, 29.6.2024
Il canto del mare
di e con: Maurizio de Giovanni
e con: Rosaria De Cicco, Paolo Cresta, Marianita Carfora, Giacinto Piracci, Enzo Grimaldi
ORA 29 giugno 2024 21:00
LOCATION Real Orto Botanico di Napoli, Via Foria, 223
ORGANIZZATORE Il Pozzo e Il Pendolo - Dove vivono le storie

Le sirene non sono pesci con il rossetto. Sono donne terribilmente seducenti. Vivono Tra gli uomini. Abitano gli stessi luoghi, ma non vivono nello stesso tempo. Vengono da una profondità̀ di millenni, sono al di sopra della vita e della morte. Hanno uno sguardo lungo sul passato. E non hanno dimenticato l’offesa di Ulisse. Sono vestali e vittime del loro segreto. Le sirene non sono pesci, sono donne di mare e del mare hanno la voce e l’immensità̀. Le sirene sono donne di mare e sanno quali sono le ore in cui è il mare a governare e a restituire alle pietre la parola negata.
Maurizio de Giovanni, rinarra Maruzza Musumeci di Andrea Camilleri, e rende omaggio al più grande narratore italiano. La riscrittura di una storia straordinaria: in cui si intrecciano mito, storia e molto altro. Un racconto poetico dolce e imprevedibile come l’acqua del mare.
Maruzza è bellissima, ha una voce melodiosa, è dolcissima e spietata. Maruzza è una sirena. Ed il cunto di una sirena è il filo rosso di questa storia nella quale una saga familiare ad ampio respiro si intreccia con l’evocazione di tempi perduti, le leggende del Mediterraneo e la poesia che due autori straordinari intrecciando le loro parole non sommano, ma moltiplicano.
 
 

Le Devoir, 29.6.2024
Les polars au coeur des failles du monde
Noir sur blanc
Michel Bélair, Somme toute, Montréal, 2024, 112 pages


Photo: Christian Tiffet Éditions Somme toute Deux pages tirées de l’essai Noir sur blanc, de Michel Bélair. À gauche, l’auteur italien Andrea Camilleri, à droite, l’auteur québécois Martin Michaud.

Une bonne intrigue, une écriture hors du commun et une réflexion sur le sort du monde : voilà les ingrédients d’un polar réussi, selon le collaborateur du Devoir Michel Bélair. Amoureux de ce genre littéraire qui expose les failles humaines et sociales, il a publié récemment Noir sur blanc, un essai qui dresse le portrait de 20 auteurs majeurs de romans policiers.
Devenu critique de polars au début des années 2000 au Devoir, Michel Bélair a pris sa retraite du quotidien montréalais en 2012, tout en continuant d’y collaborer régulièrement par la suite. Dans son livre paru en mai, il plonge dans l’univers noir d’écrivains qui sont, selon lui, parmi les plus importants de ce genre littéraire.
Dans son essai, on retrouve entre autres la Française Fred Vargas, le Suédois Henning Mankell et l’Américain James Lee Burke. « Ces auteurs sont des gens qui savent témoigner du quotidien, ainsi que du monde dans lequel on vit et des déchirements qui l’habitent à tous les niveaux », estime-t-il.
Contrairement à ce que de non-initiés pourraient croire, les intrigues de plusieurs romans policiers vont au-delà des poursuites automobiles et des taches de sang, soulève-t-il. « Que l’on pense à la crise des migrants, à la crise du logement ou aux inégalités sociales, tout ça existe dans les polars. »
Au fil des pages illustrées par Christian Tiffet, Michel Bélair démontre d’ailleurs que certains auteurs ont été avant-gardistes. Ils ont abordé des questions épineuses avant qu’elles ne soient sur toutes les lèvres, affirme-t-il. Le romancier italien Andrea Camilleri, qui a donné vie au commissaire Montalbano, a notamment mis en scène des migrants se heurtant aux portes de l’Europe dans certains de ses livres du début des années 2000. « Il y a des gens qui viennent tout juste de prendre conscience de ce phénomène. Le polar, lui, parle de ça depuis très longtemps. »
En explorant ces réalités complexes, certains romans policiers ont le pouvoir de rendre les lecteurs plus empathiques, estime-t-il. « Ces écrivains savent nous impliquer personnellement dans leurs intrigues. Les personnages sont aux prises avec des problèmes auxquels on est tous confrontés. »
Monde extrême, détectives excessifs
Dans les polars, il n’est pas rare de retrouver des enquêteurs au comportement imprévisible qui ont un fort penchant pour la bouteille. On n’a qu’à penser à Harry Hole, célèbre inspecteur de police créé par l’auteur norvégien Jo Nesbø. « Il porte bien son nom. C’est un trou noir ambulant et un personnage fabuleux qui se situe aux extrêmes », soutient Michel Bélair.
Selon lui, la présence de héros excessifs dans plusieurs polars s’explique par le fait que les intrigues de ces livres sont campées en période de crise. « Ça met en relief les extrêmes », avance-t-il.
Tous les enquêteurs de romans policiers ne se situent pas aux extrêmes, nuance-t-il. « Le Kurt Wallander d’Henning Mankell, par exemple, est un monsieur comme tout le monde qui est déchiré par le doute et qui remet toujours tout en question. »
Plusieurs enquêteurs ont aussi la particularité d’avoir été au coeur de grands moments historiques, comme la guerre du Vietnam. C’est le cas du vétéran Walt Longmire, personnage créé par l’auteur américain Craig Johnson. « Certains héros ont vécu les conflits imposés par leurs dirigeants et ont été profondément marqués par ça. La plupart d’entre eux en ressortent déchirés, mais plusieurs sont quand même équilibrés », estime Michel Bélair.
À travers les polars, certains écrivains décident d’explorer une période de l’Histoire qui les fascine, poursuit-il. L’auteur écossais Philip Kerr, par exemple, a campé ses intrigues notamment dans l’Allemagne nazie. « Germanophile, il n’a jamais compris pourquoi tout à coup les Allemands ont viré de bord et se sont épris d’un personnage comme Hitler. Toute son oeuvre essaie de rendre compte de ça et de l’expliquer », soulève-t-il.
Et au Québec ?
Comme ailleurs, les polars suscitent un réel engouement au Québec depuis un moment, estime Michel Bélair. De plus en plus de romanciers d’ici se consacrent d’ailleurs aux intrigues policières, observe-t-il. « On pourrait facilement penser à une dizaine d’écrivains québécois qui sont vraiment très bons dans ce genre littéraire. »
Du lot, on compte notamment la « doyenne », Chrystine Brouillet, relève-t-il. En novembre dernier, elle a publié Le mois des morts, la vingt et unième enquête de Maud Graham, son héroïne fétiche. D’autres auteurs au Québec sont incontournables, comme Louise Penny, Martin Michaud ou Jean-Jacques Pelletier, ajoute-t-il.
Intarissable au sujet des romans policiers d’ici et d’ailleurs, Michel Bélair songe à faire une suite de son essai Noir sur blanc. Il pourrait ainsi y présenter des écrivains phares qu’il a dû délaisser dans son livre publié en mai. « Je pense entre autres aux Américains Michael Connelly, James Ellroy et Donald E. Westlake », énumère-t-il.
« Les grands auteurs de polars, ils nous remuent complètement, affirme-t-il. Ce n’est pas seulement la question de “qui a tué qui” qu’on retrouve dans leurs livres. C’est beaucoup plus toute l’enquête qui est faite et qui vise d’abord à élucider comment ça s’est passé et comment ça se fait qu’on s’est rendu là. »
Florence Morin-Martel
 
 

La Repubblica - Robinson, 30.6.2024
Mail nella bottiglia
Riedizioni
La commedia agra firmata Camilleri

Un sabato, uno qualunque, con i suoi riti plastificati e un gruppo di amici, sempre gli stessi, dai banchi di scuola agli uffici di rappresentanza. Inizia così il romanzo di Andrea Camilleri, Un sabato, con gli amici riedito da Sellerio (la prima pubblicazione, per Mondadori, è del 2009 ndr): un esordio da commedia mucciniana che, in un crescendo di tensione. cinismo e perfidia al diapason, precipita verso un finale da tragedia imprevista. Ambienti e personaggi mettono in scena, come in un copione di Woody Allen o in un quadro di Cagnaccio, quella farsa sinistra che talvolta è la vita. Un amarcord intriso di cattiveria che con la lucida freddezza di una indagine autoptica esplora e mette alla gogna la deriva morale di quei “borghesi piccoli piccoli”, mediocri per vocazione e campioni di qualunquismo, che recitano la caricatura del potere.
Katia Blasco
 
 

 


 
Last modified Saturday, July, 27, 2024