RASSEGNA STAMPA
GIUGNO 2024
Unfolding Roma, 1.6.2024
Sala Umberto: Una Stagione 2024-2025 Ricca Di Eventi
Presentata al Teatro Sala Umberto dal Direttore Artistico Alessandro Longobardi
la nuova stagione Una
stagione 2024/2025 ricca
di eventi, quella presentata il 29 maggio al Teatro
Sala Umberto dal Direttore artistico, Alessandro
Longobardi.
[…]
Il Teatro ospita infine:
[…]
-“Il Birraio di Preston”, tratto dal romanzo di Andrea Camilleri, in
occasione nel 2025 dei 100 anni dalla nascita, per la regia di Giuseppe di
Pasquale.
[…]
Monica Ricci
La Sicilia,
2.6.2024
Sicilia secondo me: Alicia Giménez-Bartlett
«Isola contraddittoria perché ricca di tutto»
La
scrittrice castigliana e la scoperta tardiva dei nostri luoghi
«Arte, natura, cibo, civiltà aggregate ma anche la durezza della terra»
[...]
Sellerio è stata anche la casa editrice di Andrea Camilleri. Si è mai chiesta
perché il “papà” del commissario Montalbano usava abbondantemente il dialetto
siculo, eppure era apprezzato in tutto il mondo?
«Suppongo che una delle ragioni sia la verità nei suoi personaggi, l’umorismo
che trascende i confini, la conoscenza delle persone e della società e,
naturalmente, la bonarietà dell’autore stesso».
[...]
Gerardo Marrone
(traduzione di Paola Galati)
3fErmi,
6.6.2024
10 anni fa lo scrittore Andrea Camilleri ricevette nella sua casa di Roma i miei
alunni, permettendo loro di filmare la conversazione. Da quell’incontro è nato
questo breve testo inedito di memorie personali del periodo di guerra che ora
“3fErmi” propone, autorizzata dalla “Fondazione Andrea Camilleri”, creata per
tutelare la memoria e l’eredità del grande scrittore siciliano.
Proff.ri Stefano Gelsomini ed Alice Facheris
“E il mare non c’era più”
Cliccare qui per il testo in pdf
Andrea Camilleri
La Stampa, 6.6.2024
Petros Markaris: “Così Italia e Albania chiudono le frontiere a chi vuole solo
sopravvivere”
Lo scrittore greco: “Inumani gli hotspot. L’Europa sta facendo ogni sforzo per
respingere queste persone”
[…]
Cinque
anni fa ci lasciò Andrea Camilleri, suo grande amico. Cose la manca di più?
«Ho letto tutti i suoi libri e mi mancano quelli che non ha avuto il tempo di
scrivere. Ma rimpiango soprattutto le nostre discussioni di politica e il suo
incredibile senso dell’umorismo. Ricordo un episodio risalente al 2018, quando i
5 Stelle stavano formando il governo con la Lega. Gli chiesi cosa ci si doveva
aspettare dal partito di Grillo. Lui mi rispose con due sole parole: “Rimpiango
Berlusconi”».
Filippo Femia
Libreriamo, 7.6.2024
5 libri da leggere dopo la fine della scuola durante le vacanze
Classici, gialli, fantasy, romance... Ecco 5 libri da leggere ideali dopo la
fine della scuola consigliati per i ragazzi che hanno maggior tempo libero in
vacanza.
L’anno scolastico
volge al termine. Per alcuni, è già finito, mentre per altri si concluderà a
breve. Se nonostante la fine della scuola sei già proiettato verso una nuova
lettura, continua a leggere: anche in estate la lettura deve continuare ad
essere una buona abitudine per i ragazzi, i quali con più tempo libero e senza
gli impegni scolastici possono scegliere con maggiore libertà i libri da leggere
e dedicare più tempo alla lettura.
5 libri da
leggere dopo la fine della scuola
Di seguito,
ti suggeriamo 5 libri da leggere dopo
la fine della scuola. Sono libri distensivi, ciascuno a modo
proprio, che aiutano a proiettarsi in un mondo lontano da quello che viviamo nel
quotidiano.
“Il canto del mare” di Andrea Camilleri e Maurizio De Giovanni
Questo è, dei
libri di Andrea Camilleri, il più fantasioso, poetico e delicato. Lo consigliamo
ai giovani lettori, dagli undici anni in su, per una lettura distensiva dopo la
fine della scuola.
Nel villaggio
dietro la Collina Secca, dentro la Casa Strana, vive da sempre la vecchia
Nonnamà, che mentre sbuccia frutta e verdure tiene i bambini di tutti, e
racconta loro le storie più belle, quelle che sono anche un po’ vere ma non si
sa mai fino a quanto.
E così Nonnamà
racconta la storia di Gnazio, che tanto tanto tempo fa viveva in quel villaggio
e amava la terra e le piante, ma che poi era dovuto partire oltre il mare, ed
era stato via così tanto che quando era tornato era forse troppo vecchio per
avere una moglie, ma poi ne aveva trovata una, Maruzza.
Maruzza bella,
bellissima, che ama Gnazio e ama anche il mare, e ha quella strana attrazione
per l’acqua. Chi è quella signora? , chiedono i bambini a Nonnamà, ma lei non
risponde, e con un sorriso continua a spuntare i fagiolini.
Maurizio de Giovanni,
come una versione musicale al piano reinterpretata, rinarra Maruzza Musumeci di
Andrea Camilleri, e rende omaggio al più grande narratore italiano in
un’edizione impreziosita dai disegni di Mariolina Camilleri.
[…]
Nicoletta Migliore
Cultura Bologna, 7.6.2024
26 luglio 2024, 21:00@ Palco di Piazza San Francesco
La prima indagine di Montalbano
San Francesco Estate
Il racconto diventa
immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. È qui
che prendono vita i personaggi dei numerosi romanzi che hanno conquistato
l’interesse di milioni di lettori. È qui che nasce il leggendario commissario
Montalbano. Musiche di antiche ballate e serenate siciliane accompagneranno la
parola, si intrecceranno a essa fino a confondersi, a fondersi in un’unica
sonorità. La stessa che probabilmente Andrea Camilleri doveva aver sentito,
ancora ragazzo, nelle antiche barberie siciliane.
Durata: 1 ora
crediti:
di Andrea
Camilleri
regia Massimo Venturiello
con Massimo Venturiello
Emanuele Buzi mandolino-chitarra
Valdimiro Buzi mandola e chitarra
musiche e luci Stefano Crialese
produzione Officina
Teatrale
distribuzione Stefano Pironti
venerdì 26 luglio
2024, ore 21:00
Ingresso
gratuito.
É consigliata
la prenotazione:
• sul sito bologna.emiliaromagnateatro.com
• presso la
biglietteria del Teatro Arena del Sole
via
Indipendenza 44, Bologna
051.2910910, biglietteria@arenadelsole.it
Orari
apertura biglietteria
Fino al 27
giugno da martedì a sabato ore 11 - 14 e 16.30 - 19
Dal 28 giugno
da martedì a sabato ore 10 - 13 e 17 - 20
La
prenotazione sarà garantita fino all’orario di inizio spettacolo.
In caso di maltempo contattare la biglietteria del teatro.
La Repubblica (ed. di
Palermo), 7.6.2024
Petros Markaris: “Passi indietro sui diritti, sono preoccupato per le Europee”
Lo scrittore greco domenica a Una Marina di libri parla del rapporto con
Camilleri e dell’avanzata delle destre
Una Marina di libri
si prepara ad accogliere l’ospite di punta di questa edizione, Petros Markaris,
lo scrittore, sceneggiatore, drammaturgo armeno naturalizzato greco e ideatore
delle storie che hanno per protagonista il commissario Charitos, sua moglie
Adriana e la figlia Caterina: l’appuntamento e domani alle 18.30 nello spazio
Teatro Coop a Villa Filippina: con lo scrittore dialogheranno Gaetano Savatteri,
Milena Cocozza e Valentina Alferj. Personaggio molto amato, Charitos e stato
definito da molti il “Montalbano di Atene”, definizione che non dispiace a
Markaris.
Che legame
sente di avere con Andrea Camilleri?
«Sono un
grande fan di Camilleri, ho letto tutto quello che ha scritto — risponde — ma,
soprattutto, con Andrea fin dal primo incontro, che è avvenuto a Roma nel 2010,
e subito scattata una simpatia, una sintonia direi. C’era una cosa di Andrea che
mi spingeva sempre a cercarlo quando ero in visita a Roma, ed era la sua ironia.
Quella mi manca tanto».
[…]
Quanto è
importante per lei utilizzare il giallo per raccontare la società e i suoi
problemi?
«E molto
importante che la trama del giallo veicoli riflessioni sulla società e la
politica, ma non solo per me, non è una cosa che ho inventato io, piuttosto è la
caratteristica del giallo mediterraneo: penso a Leonardo Sciascia o a
Vazquez-Montalban, allo stesso Camilleri. Io ho solo seguito questo trend.
Ma anche prima del giallo mediterraneo, nell’Ottocento alcuni degli autori più
importanti hanno cominciato con un poliziesco: “I miserabili” inizia con un
crimine da punire, per esempio, e anche molte storie di Zola o Balzac. Questi
autori hanno utilizzato il “crime” come un ponte per parlare della realtà, della
società».
[…]
Eleonora Lombardo
GBOPERA, 8.6.2024
Roma: “Fondo Andrea Camilleri: Uno spazio aperto al pubblico”
Roma, Via Filippo Corridoni, 21
Il Centro Culturale Andrea Camilleri, ideato dallo stesso scrittore e dallo
studio SDB architettura dell’architetto Simone Di Benedetto, è situato a Roma
nel quartiere Della Vittoria, luogo di lunga residenza di Camilleri. Questo
spazio, realizzato nel 2018, mira a preservare e promuovere l’eredità culturale
di Camilleri, fungendo da hub identitario per esplorare le sue opere e il suo
impatto come scrittore, autore teatrale, regista e intellettuale. Ospitato in un
ex bar degli anni ’90, il centro accoglie l’archivio e la biblioteca dello
scrittore in un ambiente intimo e accogliente, progettato per riflettere la
fusione linguistica e stilistica che caratterizza l’opera di Camilleri. Andrea
Camilleri, nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, ha lasciato un’impronta
indelebile nella letteratura italiana, distinguendosi come scrittore,
sceneggiatore, regista e drammaturgo. La sua risonanza culturale
si intensificò significativamente dalla fine degli anni ’90, con l’adattamento
televisivo delle sue opere nella serie “Il commissario Montalbano”, che riscosse
un vasto successo su Rai 1, contribuendo a immortalare il suo nome tra i grandi
della narrativa contemporanea. La carriera accademica di Camilleri iniziò
precocemente ma fu contrassegnata da eventi storici tumultuosi. Dopo un breve
periodo nel Collegio Vescovile Pio X, proseguì gli studi al Liceo Classico
Empedocle di Agrigento, dove, a causa degli incessanti bombardamenti durante la
Seconda Guerra Mondiale e l’imminente sbarco alleato in Sicilia, ottenne il
diploma nel 1943 senza sostenere gli esami finali. Gli eventi bellici portarono
le autorità scolastiche a chiudere le istituzioni educative, considerando valido
il secondo scrutinio trimestrale come sufficienza per il conseguimento della
maturità. Il suo interesse per il teatro lo vide assumere il ruolo di regista
teatrale già nel 1942. Successivamente, si iscrisse alla Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo, anche se non completò il
percorso di studi. Durante questi anni, Camilleri aderì al Partito Comunista
Italiano e iniziò a pubblicare poesie e racconti, emergendo come finalista nel
Premio Saint Vincent. La
sua produzione letteraria iniziale, incentrata su poesie e racconti per riviste
e quotidiani come “L’Italia socialista” e “L’Ora di Palermo”, lo consolidò come
una voce critica e influente. Le sue prime opere, che univano l’italiano al
siciliano, mostrarono una predilezione per un linguaggio ricco e composito,
segno distintivo che permeava molte delle sue narrazioni. Tale peculiarità
linguistica trovò ampia risonanza e le sue pubblicazioni raggiunsero tirature
medie di circa 60.000 copie per edizione. Dopo un periodo di
fervente attività poetica, durante il quale importanti figure come Giuseppe
Ungaretti e Salvatore Quasimodo promossero le sue poesie nelle loro antologie,
Camilleri decise di dedicarsi maggiormente alla narrativa e al teatro, spostando
così il fulcro della sua produzione creativa. Con oltre 100 opere all’attivo e
traduzioni in 120 lingue, Camilleri ha venduto più di 10 milioni di copie. I
suoi riconoscimenti includono il Premio Letterario Chianti e il Premio Vittorio
De Sica per la cultura. Nel 2003, ricevette anche la medaglia di Grande
Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, a testimonianza del
suo contributo all’arte e alla cultura italiana. Per salvaguardare l’enorme
patrimonio documentale e intellettuale di Camilleri, la sua famiglia ha
istituito l’Associazione Fondo Andrea Camilleri a Roma, con l’obiettivo di
conservare e promuovere la sua eredità. Il
Fondo, avviato nel 2021, si occupa del recupero, dell’ordinamento dell’archivio,
della digitalizzazione, e dell’organizzazione di servizi per la fruizione
pubblica e la realizzazione di iniziative culturali. Queste
attività, mirate a preservare e valorizzare il patrimonio culturale, sono
pianificate con un approccio a medio e lungo termine, seguendo metodologie e
prassi consolidate nel campo della conservazione culturale. Il Fondo Andrea
Camilleri si propone, quindi, non solo come custode della memoria
storico-letteraria dell’autore, ma anche come polo dinamico di ricerca e
divulgazione, inteso a promuovere l’accesso e l’approfondimento delle sue opere
e a sostenere iniziative culturali che ne perpetuino lo studio e la valutazione,
nel segno di un patrimonio condiviso e fruibile dalla collettività. L’archivio
di Andrea Camilleri offre una panoramica esauriente che copre un arco temporale
ricco di svolte significative in vari settori, esplorando in particolare le
radici e gli sviluppi meno noti della sua carriera artistica e professionale. Questo
periodo è contrassegnato da una crescita straordinaria nella notorietà e
popolarità dell’autore, fenomeni che hanno delineato il profilo pubblico dello
scrittore dalla fine degli anni novanta del ventesimo secolo. Documenti
manoscritti, articoli, e materiale iconografico, come fotografie e manifesti
teatrali, sono solo alcune delle risorse attraverso le quali l’archivio facilita
l’accesso alla trama umana e intellettuale di Camilleri, immerso nei mondi della
letteratura, del teatro, della televisione e della radio. L’approccio
espositivo dell’archivio è definito da una metodologia filologica e scientifica,
basata sui documenti conservati. La sua ricca attività artistica, sviluppata in
un contesto storico e culturale profondamente radicato nel Novecento, fornisce
una testimonianza vivida dell’epoca. Il lavoro iniziale di
catalogazione e riordino, iniziato nel 2021, ha rivelato l’organizzazione
originale data dall’autore ai principali nuclei documentali, sia durante la
produzione sia in una fase di maggiore celebrità, quando Camilleri ha iniziato a
riesaminare le proprie carte per recuperare dati su eventi e incontri chiave
della sua carriera passata. L’archivio, estendendosi per circa 35 metri lineari,
conserva una varietà di documenti che riflettono l’eclettico percorso
professionale di Camilleri, dalle opere pubblicate e inedite, alle regie
teatrali, fino al suo lavoro in RAI come regista e produttore. Elementi
multimediali, come fotografie e registrazioni, arricchiscono ulteriormente la
collezione, che è stata dichiarata di rilevante interesse storico dalla
Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio.
Parallelamente, la biblioteca privata di Camilleri riflette un’evoluzione
continua, dai primi taccuini conservati dal 1940, che illustrano gli interessi
che hanno influenzato la sua traiettoria artistica. La biblioteca, curata
personalmente da Camilleri, comprende una vasta gamma di generi, dalla poesia
alla narrativa mondiale, dimostrando un’intensa interconnessione con i materiali
dell’archivio. Con la crescente attenzione verso la sua opera
nei primi anni 2000, la biblioteca si è arricchita di una sezione dedicata alle
opere saggistiche e pubblicazioni su di lui. Attualmente,
il fondo Andrea Camilleri è impegnato nella catalogazione di questo prezioso
patrimonio, che presto includerà tutte le traduzioni delle sue opere in
trentanove lingue, così come le pubblicazioni relative alla sua vasta attività
artistica.
Davide Oliviero
El País Uruguay, 9.6.2024
Hay que leer
Una masacre en un pueblo de Sicilia: Andrea Camilleri recupera memoria y busca
justicia para los más infelices
Un libro diferente del creador de la saga del comisario Montalbano
La masacre olvidada, de Andrea Camilleri, relata una masacre real y
olvidada ocurrida en 1848 en Sicilia, donde fueron asesinadas de una vez ciento
catorce personas. Con prosa tan contundente como austera, el creador de las
novelas del comisario Montalbano emula a su personaje y rastrea nombres, motivos
y asesinos, revelando una verdad demasiado incómoda. Una verdadera joya sobre el
mecanismo del olvido conveniente, ese que aplican las comunidades de forma
sorda, sin estridencia, para construir relatos más cómodos con los cuales poder
convivir.
Corriere della Sera, 9.6.2024
Antonio Franchini: «La pura letteratura è scomparsa dalle classifiche dei libri
venduti. Uno scrittore allo Strega girava con le lastre per racimolare voti»
L'editor e autore: «De Crescenzo e Eco vittime dei critici. Pennacchi è tra i
migliori. Oggi capolavori come "Lolita" o "A sangue freddo" difficilmente
sarebbero pubblicati»
[…]
Perché gli autori di gialli e di
noir spesso preferiscono non concorrere, anche se sono scrittori raffinati?
«Purtroppo in Italia ancora oggi, anche dopo esempi rilevanti come Andrea
Camilleri, uno che scrive gialli si sente in un ghetto. Cosa assurda, poiché
l’idea di romanzo è cambiata, e il noir si può benissimo contaminare con altri
temi. Pensiamo solo a Il nome della rosa».
[…]
Aldo
Cazzullo e Roberta Scorranese
La Notizia, 10.6.2024
Anticipazioni per il Grande Teatro di Rosso di San Secondo in TV del 10 giugno
alle 15.35 su Rai 5: “Inaugurazione”
Anticipazioni per il
Grande Teatro di Rosso di San Secondo in TV del 10 giugno alle 15.35 su Rai 5:
“Inaugurazione” regia
di Andrea Camilleri – Per il Grande Teatro di Rosso di San Secondo in TV
andrà in onda oggi pomeriggio lunedì 10 giugno alle 15.35 su Rai 5 il monologo
“Inaugurazione” nella versione trasmessa nell’agosto 1978 dalla Rai con la regia
di Andrea Camilleri.
Interpretazione di Lilla Brignone. Inaugurazione
Lilla Brignone interpreta una vedova che in chiusura di una cerimonia solenne in
cui si è inaugurato il busto in marmo del celebre marito defunto, gli spacca
sulla testa l’ombrellino.
Porto Empedocle, 13/16.6.2024
Percorsi d'inchiostro. Sulle tracce del commissario Montalbano

La Repubblica (ed. di
Palermo), 15.6.2024
Franco Maresco: “Volevo fare il pianista ma il jazz ormai è morto. Il futuro?
Spero in un asteroide”
Il regista presenta il suo film su Joe Lovano che interpreta Coltrane. “Il
sassofonista è la mia ossessione”
[…]
Cosa le fece
cambiare idea?
«La consapevolezza che
la musica fosse arrivata al capolinea. Coltrane è la punta finale del jazz: dopo
di lui c’è il nulla».
Perché, cosa è
successo dopo?
«Il punto è quello che
è successo prima. Nel Novecento è stato esplorato tutto l’esplorabile. Il jazz è
morto, il cinema è morto, la letteratura è morta. I film che guardo si sono
fermati agli anni Settanta, non c’è niente da ascoltare nella musica di oggi e
non mi interessano i gialli che vanno per la maggiore».
Camilleri non le
piace?
«Fu un uomo di grande
simpatia e un interlocutore colto e raffinato, ma perché dovrei leggerlo se ci
sono Gadda ed Hemingway? Con Camilleri è nato “il camillerismo”, una visione del
mondo molto edulcorata, cartolinesca, partita con gli sceneggiati».
Si riferisce alla
Sicilia da cartolina che si vede in molte serie tv, come “Màkari”?
«Il nulla che però
smuove milioni di euro».
[…]
Irene Carmina
Somma Vesuviana, 15.6.2024
Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni

Corriere della Sera, 17.6.2024
Sveva Casati Modignani: «Scrivo ciofeche, ma ho venduto 12 milioni di copie.
Negli Usa non mi pubblicano, è sovranismo letterario»
La scrittrice, 85 anni: «Quasi ogni giorno ricevo una decina di lettere e dei
regali: centrotavola fatti a mano, piantine, vasetti decorati: quale scrittore
viene circondato da tanto affetto?»
[…]
In mezz’ora ha
fumato due sigarette...
«Una volta in teatro
volli conoscere Andrea Camilleri il quale mi disse: “I suoi libri mi piacciono,
qualche volta me li faccio leggere, venga qui accanto a me e fumiamoci una
sigaretta in santa pace”».
[…]
Roberta Scorranese
Fondo Andrea Camilleri, 18.6.2024
“Robert Kennedy, Cesare Terranova,
Pio La Torre: l’antimafia ieri e oggi”

Martedì 18 giugno alle ore 18
il Fondo Andrea Camilleri ospiterà un incontro aperto a tutti, previa
prenotazione, che ripercorrerà le storie di tre figure decisive e coraggiose nel
rivoluzionare il modo di vedere e di combattere la mafia in Italia e negli Stati
Uniti. Oggi il loro lascito fondamentale pone nuove sfide all’attuale antimafia.
Si confronteranno
Antonio Balsamo, Sostituto Procuratore Generale della Corte di Cassazione che ha
dedicato la sua vita alla lotta alla mafia, Franco La Torre, Francesca
Terranova, Gabriele Santoro e Luca Gulisano.
Letture di Alessandra
Mortelliti.
Per prenotazioni
(fino ad esaurimento
posti)
segreteria@fondoandreacamilleri.it
Fondo Andrea Camilleri
Via Filippo Corridoni 21, Roma
Faro de Vigo, 18.6.2024
Los encuentros de la Dante

Participantes del 4º encuentro literario de la Asociación Dante Comité de Vigo,
dedicado a Andrea Camilleri y Domingo Villar /
MARTA G. BREA
Muestra la foto de Marta G. Brea el feliz encuentro de quienes, desde el
escenario, participaron en el cuarto de esos Encuentros entre literaturas que
organiza el Comité de Vigo de la Asociación Dante Alighieri, en la Escuela de
Idiomas, dedicado esta vez a Andrea Camilleri por la italiana y Domingo Villar
por la galaico-española. Músicos, profesores, la presidenta Daniela Sarraino,
Alfonso Villar (hermano de Domingo)... El ensabanado occiso forma parte del
decorado entre novelistas de misterio. De alto nivel en fondo y forma, de
diálogo y de escenificación, presentados como espectáculos dinámicos con
intervalos musicales de jazz, y que dirige Paolo Andreoni. Magníficos los cuatro
encuentros ya vividos.
[…]
Fernando Franco
Quaderni camilleriani, 21.6.2024
Comunicato
Quaderno camilleriano 22
La collana Quaderni
camilleriani (fondata nel 2016, reperibile all’indirizzo
https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/)
ha pubblicato il suo ventiduesimo volume, curato da Maria Elena Ruggerini: è
intitolato Riscritture, traduzioni, prelievi, condivisioni (https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/quaderni-camilleriani-22/)
e propone i contributi di Edoardo Bianco (che ha anche realizzato un’intervista
con Romano Luperini), Maurizio Fiorilla, Giuseppe Marci e Maria Elena Ruggerini.
Alla geniale intuizione di
Romano Luperini che gli chiedeva se fosse interessato a tradurre due
novelle di Giovanni Boccaccio, Andreuccio da Perugia e Lisabetta da
Messina, Andrea Camilleri rispose con entusiasmo: come se per tutta la vita
avesse desiderato cimentarsi in quella prova. Ne è derivato un originale
confronto tra lo scrittore trecentesco e quello contemporaneo che ha scelto di
aggiungere suoni e colori del suo siciliano/vigatese e del napoletano alle
novelle boccacciane.
E ha anche raccontato come si
è regolato, quali procedure ha seguito, soprattutto nel tradurre in una lingua,
il napoletano, diversa dalla sua: ma, come egli stesso avrebbe detto, “ha
cantato solo la mezza messa”.
L’altra metà l’hanno scoperta il filologo Maurizio Fiorilla e il suo allievo
Edoardo Bianco cui, dopo la Premessa di Maria Elena Ruggerini, si devono
gli articoli di apertura del volume che si completa con un contributo di
Giuseppe Marci sui prelievi camilleriani dalle opere di scrittori e dalla
recitazione di grandi attori quali Totò e Peppino De Filippo. A chiusura, una
breve nota che dice dei rapporti (non solo letterari) tra Andrea Camilleri e
Stefano D’Arrigo.
AgrigentoNotizie,
21.6.2024
Torna la rassegna teatrale "Premio Vigata Andrea Camilleri": ecco gli spettacoli
previsti
DOVE
Piazza
Kennedy Porto Empedocle
QUANDO
Dal 13/07/2024 al 17/08/2024
PREZZO GRATIS
Prenderà vita a partire dal prossimo 13 luglio la sesta edizione del "Premio
Vigata Andrea Camilleri", con la direzione artistica del regista Giovanni Volpe.
Gli spettacoli si terranno in piazza Kennedy alle 21. Ecco il calendario:
Sabato 13 luglio: "Pensaci Giacomino”, gruppo teatrale "Caos", Porto Empedocle";
mercoledi 17 luglio: “Cantu d’amuri”, gruppo di canto popolare favarese;
mercoledi 24 luglio: "A vilanza", compagnia libero canto di Calliope, Agrigento;
lunedi 29 luglio: “La farsa di la vita”, compagnia "Lanterna magica",
Agrigento; sabato 3 agosto: “Il vedovo arzillo”, compagnia "La svolta", Licata;
venerdi 9 agosto : “L’eredita’ dello zio canonico", compagnia "Tessere di
coccio", Palma di Montechiaro; domenica 11 agosto: "Naufraghi Eli eli lema saba’ctani”,
compagnia "72° est", Porto Empedocle; sabato 17 agosto "Il berretto a
sonagli", Giovanni Volpe.
La Repubblica (ed. di
Palermo), 22.6.2024
“Difficile immaginare un luogo più cinematografico della Sicilia.
Mi piace Camilleri”
Glenn Cooper
“Ora racconto la Siracusa di Archimede”
L’americano Glenn
Cooper è l’ospite dalle mille identità, una prima vita da medico infettivologo,
una da presidente di aziende farmaceutiche e un’altra ancora da scrittore di
successo con libri tradotti in oltre trenta Paesi nel mondo, autore delle
trilogie “La biblioteca dei morti” e “Dannati” e della serie di thriller con
protagonista Cal Donovan. A Taobuk Cooper, domani sera in piazza IX Aprile,
presenterà in anteprima il romanzo “L’ultimo conclave” (casa editrice Nord).
[…]
E la
Sicilia?
«È difficile trovare un posto al mondo che sia più cinematografico e
storicamente interessante della Sicilia. È la mia prima volta a Taormina, ma
sono stato in Sicilia diverse volte. L’ho già usata come ambientazione di un
libro e adesso sto scrivendo di Siracusa al tempo in cui i Romani conquistarono
la Grecia. Archimede sarà uno dei personaggi. E poi Camilleri, insieme a Umberto
Eco, è il mio scrittore italiano preferito, mi ha insegnato che i personaggi,
come il vino, possono migliorare e maturare con il tempo».
Onda Regional de Murcia, 23.6.2024
Juan Manuel de Prada y su novela más ambiciosa
"Mil ojos esconde la noche" es el proyecto más ambicioso de Juan Manuel de Prada.
Trifón Abad presenta "La noche de arena". Y volvemos a leer a Andrea Camilleri.
[…]
Y en la sección de Audiolibros,
volvemos a leer a Andrea Camilleri.
ANSA, 24.6.2024
Dal 29 giugno 'Brividi d'Estate' nell'Orto Botanico di Napoli
Inaugurazione con 'Il canto del mare' di Maurizio De Giovanni
È affidata alla nuova 'creazione' di
Maurizio De Giovanni l'inaugurazione della 23ma edizione di 'Brividi d'Estate
2024', dedicata ai sogni, organizzata da Il Pozzo e il Pendolo Teatro di Napoli
che da sabato 29 giugno (ore 21) tornerà ad animare, con le sue storie, il Real
Orto Botanico.
Nata da un'idea di Annamaria Russo, la
rassegna si svolge in collaborazione con l'Università Federico II, che gestisce
il parco, e con il patrocinio del Comune.
Per circa quaranta giorni, fino al 4 agosto,
il parco si trasformerà in teatro immerso nel verde; la rassegna proporrà dodici
spettacoli (5 novità, classici targati Il Pozzo e il Pendolo Teatro, compagnie
ospiti) e le cene con delitto. "Questa edizione - dice il direttore artistico
Annamaria Russo - è dedicata ai sogni che puzzano di retorica, che fanno buoni
sentimenti e sono fuori moda. Ai sogni che sono il contentino per gli imbecilli,
ai sogni che si chiudono in un cassetto quando arriva l'ora di fare sul serio.
Un manifesto dei buoni sentimenti, monumento alle favole cui nessuno crede più.
Un atto di fede all'incoscienza, e se ci accuseranno di lesa maestà alla
sacralità del teatro ci dichiareremo colpevoli. Felici di esserlo".
Ad aprire il sipario sarà 'Il canto del mare' di e con Maurizio De Giovanni,
affiancato da Rosaria De Cicco, Paolo Cresta, Marianita Carfora, Giacinto
Piracci, Enzo Grimaldi. Lo scrittore partenopeo rinarra Maruzza Musumeci di
Andrea Camilleri, rendendo omaggio al grande narratore italiano. La riscrittura
di una storia straordinaria in cui si intrecciano mito, storia e molto altro,
attraverso un racconto poetico, dolce e imprevedibile come l'acqua del mare.
[…]
CiaoComo, 24.6.2024
In collaborazione con la Casa Circondariale del Bassone
“I classici dentro e fuori”: riflessioni su “Autodifesa di Caino” a La
Feltrinelli
Ultimo appuntamento prima della pausa estiva della rassegna "I Classici dentro e
fuori" proposta dell'associazione Bottega Volante
L’associazione Bottega Volante, la Libreria Feltrinelli di Como e la Casa
Circondariale di Como invitano all’incontro aperto al pubblico di venerdì
28 giugno, alle 18, per la settima edizione della rassegna
“I Classici dentro e fuori”, appuntamento mensile di letture
condivise dei capolavori della letteratura italiana e internazionale. Un
sabato al mese, insieme a un gruppo di detenuti del carcere del “Bassone” di
Como, si leggono o rileggono libri classici, per assaporarne la bellezza e
ritrovare l’essenza della nostra umanità.
Il quarto appuntamento della rassegna 2024, l’ultimo prima della pausa estiva, è
con il brevissimo quanto denso testo “Autodifesa
di Caino” (Sellerio) di
Andrea Camilleri, che l’autore avrebbe dovuto portare in scena
alle Terme di Caracalla. Purtroppo Andrea Camilleri se ne è andato due giorni
dopo la data della prima, lasciandoci un testo ironico, arguto, provocatorio.
“Caino,
il primo assassino della storia, l’emblema stesso del Male, è chiamato a
giudizio, Camilleri vuole che siano i lettori ad emettere il verdetto, i
testimoni a carico sono tanti, ma non mancano quelli che Caino può convocare a
suo sostegno. Ma sono soprattutto le parole di autodifesa dell’assassino di
Abele a fare il punto e fornirci una nuova versione dei fatti, la sua. Ricorda
Camilleri che nella tradizione ebraica, e in parte anche in quella musulmana,
esistono una miriade di controstorie che ci raccontano un Caino molto diverso da
quello della Bibbia. In alcune di quelle antiche narrazioni lo scontro tra i due
fratelli ne rovescia in qualche modo le posizioni”.
Sapete qual è stato il mio vero errore? Quello di non essermi mai
difeso, di non avere mai esposto le mie ragioni. Ma ora basta! Questa sera ho
deciso di pronunciare la mia autodifesa, immaginando che davanti a me ci sia
un’aula di tribunale e che voi, se vorrete ascoltarmi, siate i giurati.
CAINO
Il 28 giugno, alle 18, alla Libreria Feltrinelli di Como in un appuntamento
a ingresso libero, tutto le riflessioni, le storie personali, i
ricordi dei detenuti ispirati da questo racconto, verranno condivisi con il
pubblico, in un’ottica di scambio tra “dentro” e “fuori”.
Info: www.facebook.com/Bottega-volante; www.facebook.com/FeltrinelliComo
Comunicato stampa
Eccellente, 24.6.2024
“Montalbano sono io”: quando Marci dichiarò di essere il commissario
Nel 1996, durante una serie
di conferenze universitarie a Cagliari e Sassari, avvenne un incontro che cambiò
la percezione della letteratura italiana. Andrea Camilleri, ancora agli albori
del successo con la serie del commissario Montalbano, trovò ispirazione in un
professore dall’aspetto “stropicciato”. Questo incontro non solo influenzò la
creazione dei tratti fisici e psicologici del personaggio, ma segnò anche un
momento di riflessione sulla propria esistenza.
Il
primo incontro con Camilleri
La conoscenza tra
Marci e Andrea Camilleri risale al 1996. Quell’anno, Camilleri accettò l’invito
di partecipare a una serie di conferenze universitarie organizzate presso
l’università di Cagliari e Sassari. Durante questo periodo, la serie
del commissario Montalbano era ancora agli inizi e non aveva raggiunto la fama
che avrebbe poi ottenuto. Questo incontro segnò l’inizio di un rapporto
significativo tra i due, basato sulla comune passione per la letteratura.
Camilleri, nonostante
non avesse ancora raggiunto il picco della sua carriera, mostrò grande
disponibilità e interesse per l’iniziativa. Fu un momento di scambio culturale e
intellettuale che contribuì alla sua evoluzione come scrittore. Marci ricorda
quell’incontro come un’occasione preziosa per discutere di temi letterari e per
osservare da vicino il processo creativo che avrebbe portato alla nascita di uno
dei personaggi più iconici della letteratura italiana contemporanea.
La
trasformazione del personaggio
Nel corso degli anni,
il commissario Montalbano ha subito una notevole evoluzione, sia nei suoi tratti
fisici che psicologici. All’inizio della serie, Montalbano cominciava appena a
delinearsi come personaggio. Con il passare del tempo, i suoi tratti sono
diventati più definiti, contribuendo a renderlo un protagonista complesso e
sfaccettato. Nei romanzi successivi, Montalbano viene rappresentato con un
maggiore approfondimento delle sue caratteristiche umane e professionali.
Un aneddoto
interessante riguarda la scelta dell’attore per la versione televisiva della
serie. Quando gli fu chiesto chi avrebbe potuto interpretare Montalbano,
Camilleri rispose indicando Jean Rochefort. Tuttavia, precisò che il vero
commissario lo aveva incontrato a Cagliari, vedendo in Marci un’ispirazione per
il personaggio. Questo mostra come la realtà e la finzione possano intrecciarsi
nella mente di un grande scrittore, creando personaggi che rispecchiano persone
reali.
Il
riconoscimento di Marci
Camilleri descrisse
Marci con l’aggettivo “stropicciati”, riferendosi agli anni vissuti intensamente
dal professore. Questa descrizione fisica non era un semplice commento, ma
piuttosto un riconoscimento della densità di esperienze che avevano segnato la
vita di Marci. Camilleri utilizzò questa ispirazione per arricchire il suo
personaggio, mostrando come la narrazione possa prendere spunti dalla realtà per
creare qualcosa di unico.
Marci, nel leggere le
opere di Camilleri, ha spesso avuto l’impressione di vedere riflessa una parte
di sé stesso, come in uno specchio. Questo legame tra autore e ispirazione è
evidente nella narrazione di Montalbano, che rispecchia le immaginazioni e le
esperienze vissute da chi ha contribuito a dar forma al personaggio. È un
esempio di come la letteratura possa essere un ponte tra la realtà e la
finzione, arricchendo entrambe.
Montalbano e la riflessione sul tempo
Ne “Il giro di boa”,
il commissario Montalbano affronta il tema dell’invecchiamento e del bilancio
esistenziale. Il personaggio riflette sul tempo che passa e sulle trasformazioni
che questo comporta nella vita di ogni individuo. La consapevolezza del
trascorrere del tempo porta Montalbano a fare i conti con la propria esistenza e
con le scelte fatte fino a quel momento. Questa riflessione è centrale nel
romanzo, dove il commissario si confronta con cambiamenti personali e sociali.
Montalbano si trova a
un punto di svolta nella sua vita, dove deve valutare il proprio percorso e le
decisioni future. Le trasformazioni sociali che osserva intorno a sé lo portano
a interrogarsi sul proprio ruolo e sulle proprie convinzioni. Questo bilancio
esistenziale è reso ancora più intenso dalla consapevolezza dei cambiamenti che
avvengono nella società, rendendo la sua riflessione una parte integrante della
trama del romanzo.
Il
commissario e la sfera pubblica
Il commissario
Montalbano non si limita a indagare su crimini, ma riflette anche sugli eventi
di cronaca e sulle implicazioni politiche. Ne “Il giro di boa”, Montalbano si
trova a confrontarsi con temi importanti come il G8 di Genova e le migrazioni
verso l’Europa. Questi eventi lo colpiscono profondamente, portandolo a
interrogarsi sul ruolo delle istituzioni e sulla responsabilità morale degli
individui. La sua analisi va oltre la semplice indagine, toccando questioni di
grande rilevanza sociale.
Questa dimensione
pubblica del personaggio lo rende un osservatore critico dei cambiamenti storici
e delle loro conseguenze. Montalbano avverte l’evoluzione della società e si
pone domande sulla direzione in cui sta andando. La sua riflessione politica è
un elemento chiave del romanzo, che offre al lettore uno spaccato della società
contemporanea attraverso gli occhi di un poliziotto impegnato non solo nel suo
lavoro, ma anche nel comprendere il mondo che lo circonda.
La
dimensione morale del commissario
Montalbano è un
personaggio che prende molto seriamente la propria responsabilità e la propria
coscienza. Di fronte a situazioni complesse, considera spesso l’idea
delle dimissioni come modo per separare la propria integrità dalle azioni
dell’istituzione per cui lavora. Tuttavia, il suo forte senso etico e
professionale lo spinge a continuare il suo lavoro, cercando sempre di agire nel
modo più giusto possibile.
Il commissario sente
il peso delle decisioni morali che deve prendere, soprattutto quando queste
confliggono con le regole stabilite. Il suo ruolo di poliziotto lo mette
costantemente di fronte a dilemmi etici, ma è proprio in questi momenti che
emerge la sua vera natura. La dimensione morale di Montalbano è uno degli
aspetti più affascinanti del personaggio, rendendolo un esempio di integrità e
dedizione.
Un
eroe moderno tra crisi e determinazione
Montalbano è l’eroe
moderno che, nonostante le crisi personali e i momenti di debolezza, trova
sempre la forza per andare avanti. Nel romanzo “Il giro di boa”, un episodio
particolarmente significativo è il malore improvviso che lo colpisce. Questo
momento di vulnerabilità non lo ferma, anzi, sembra acuire le sue capacità
mentali, portandolo a riflettere con maggiore lucidità sulle sue scelte di vita.
“Il vero coraggio è
fare ciò che si ritiene giusto, nonostante tutte le difficoltà”
L’eroe moderno non è invulnerabile, ma è proprio questa consapevolezza dei
propri limiti che lo rende più umano e reale. Montalbano decide di non tornare
indietro, ma di continuare a lottare per ciò in cui crede. La sua determinazione
è un esempio di come la forza d’animo possa superare le difficoltà fisiche e
mentali. È un personaggio che ispira non solo per le sue azioni, ma per la
profondità delle sue riflessioni e la coerenza delle sue scelte.
Börsenblatt, 24.6.2024
Blickpunkt Italienische Literatur
"Pasolini war der Türöffner"
Italien ist Gastland der Frankfurter Buchmesse – höchste Zeit, um über
italienische Literatur zu reden. Also auf nach Berlin, zum Verlag mit den
meisten italienischen Autoren: ein Gespräch mit Wagenbach-Verlegerin Susanne
Schüssler.
[…]
In
der Anthologie "Mein
Italien, kreuz und quer" von Klaus Wagenbach entführen
Schriftsteller in ihre Regionen, zum Beispiel Andrea
Camilleri nach Sizilien, Giorgio
Manganelli zeigt uns die Uffizien, mit Giuseppe
Marotta essen wir Spaghetti in Neapel usw.
[…]
Stefan Hauck
ANSA, 25.6.2024
Sellerio fa 55 anni, spazi speciali nelle Librerie Feltrinelli
Dal 25 giugno. Quasi 300 mila copie vendute nell'ultimo anno
Nel 55esimo anniversario della fondazione di
Sellerio Editore, nata nel 1969, le Librerie Feltrinelli dedicano, dal 25 giugno
e per tutto il mese di luglio, una speciale sezione agli autori più amati
pubblicati dalla casa editrice siciliana, dall'iconico Camilleri al celebre
Carofiglio, passando per Manzini, Malvaldi, Robecchi e Giménez-Bartlett.
Una sinergia tra una casa editrice di ricerca cresciuta negli anni e la rete di
librerie Feltrinelli che ha contribuito a farla grande vendendone in questi anni
milioni di copie, quasi 300 mila nell'ultimo anno.
Fin dall'esordio Sellerio Editore si è fatto conoscere come la casa editrice
blu, per l'inimitabile ed elegante veste grafica delle copertine.
Dal 1994, anno in cui Andrea Camilleri ha
esordito con La forma dell'acqua, un nuovo colore ha concorso a definire
la palette di Sellerio: il giallo, genere di cui farà scuola e che diverrà una
delle basi della fortuna della casa editrice.
Una conferma che, a distanza di tempo, arriva anche dall'osservatorio delle
Librerie Feltrinelli.
Stando ai dati dell'ultimo anno, dei 10 autori Sellerio più venduti nelle
librerie Feltrinelli, 6 sono giallisti: Andrea Camilleri, Antonio Manzini,
Alicia Giménes-Bartlett, Marco Malvaldi, Alessandro Robecchi e Gianrico
Carofiglio.
È a Leonardo Sciascia, grande amico della casa editrice e autore de L'Affaire
Moro, il titolo da centomila copie che nel 1978 portò la Sellerio alla
consacrazione nazionale, che si deve l'intuizione di includere gli autori di
genere nel catalogo letterario della Memoria, la prima ed iconica collana.
Andrea Camilleri sancisce il successo di questa scelta e il suo commissario
Montalbano fa da volano per personaggi e voci autoriali che Sellerio trasforma
in grandi successi: i vecchietti del BarLume di Malvaldi, l'avvocato Guerrieri
di Carofiglio, il vicequestore Rocco Schiavone di Manzini, la coppia di
detective Petra Delicado e Fermìn Garzon della Bartlett.
Il successo di questi noti investigatori non schiaccia però l'identità di
Sellerio che, nel corso degli anni, affianca all'originaria Memoria anche altre
collane come Il contesto, dedicata alla narrativa contemporanea italiana e
straniera, non di genere giallo, che include titoli amatissimi. Nell'ultimo
anno, i preferiti dai lettori delle librerie Feltrinelli sono Una vita come
tante di Hanya Yanagihara, osannato dal BookTok e I miei stupidi intenti
di Bernardo Zannoni, vincitore del Premio Campiello 2022.
Valdinievole Oggi,
25.6.2024
I trent'anni del ladro di merendine
Carissimi lettori, state bene? Leggete tanto o il caldo vi ha impigriti? Questa
settimana non posso non parlarvi di un libro che io ho amato tanto. Si tratta
della terza avventura del commissario Montalbano - prossima a compiere trent'anni
dalla sua prima uscita - bellissima, coinvolgente ed estremamente emozionante:
"Il ladro di merendine" di Andrea Camilleri.
Un romanzo nel quale si parla di intrighi internazionali e di una buffa storia
di gelosia, ma anche di avarizia (di portafogli e di cuore); nel quale si
respira la bellezza della terra siciliana con il suo dialetto che è diventato "tanticchia"
il mio; dove l'ipocrisia, l'indifferenza e la cattiveria si affiancano alla
poesia, all'amore filiale e alla passione per il cibo, quello cucinato con
passione.
Che poi altro non sono che le caratteristiche della letteratura di Camilleri
che, originario come Pirandello e Sciascia della provincia di Agrigento, se ne
differenzia per la presenza del siciliano nella sua scrittura e l'assenza di
pessimismo. Camilleri sembra, in particolar modo in questo testo, quasi voglia
condividere i piaceri della vita con noi lettori facendoci vivere direttamente
con Salvo Montalbano un'enorme quantità di emozioni che ci tolgono il respiro
dalla prima pagina fino alla fine del romanzo. Oserei dire che l'uso del
siciliano che ci viene subito imposto nell'incipit, serva quasi a dare al
lettore il gusto e il peso dell'esperienza che sta per fare. Io che temevo di
stancarmi e di non saper affrontare la lettura benché qualche parola mi fosse
diventata amica con altri romanzi di autori dell'isola, mi sono resa conto,
pagina dopo pagina, che il significato della parola scritta in dialetto diventa
sempre più chiaro e si assorbe per osmosi (in ogni caso alla fine del testo c'è
il vocabolario). Diventando insostituibile con quella italiana.
Come sempre vi ho abituato, in questa rubrica si parla poco della trama, anzi
tendo di solito a evitare dettagli e riferimenti. Ma vi posso assolutamente dire
che ci troverete una lettera d'amore, una splendida lettera d'amore, tra quelle
più belle che un uomo possa scrivere ad una donna. E non vi svelerò chi è il
mittente e chi è la destinataria, solo che vale la pena leggerla.
Camilleri alla fine di ogni romanzo ha l'usanza di scrivere che Vigata è un
comune immaginario situato nell'immaginaria provincia di Montelusa (la località
corrisponde nella realtà a Porto Empedocle, suo comune natale), che scrive
storie di fantasia e che i personaggi non corrispondono a persone reali. Eppure
anche se non corrispondono precisamente a nessuno, corrispondono esattamente a
tutti noi.
"Raccontami un libro" vi aspetta martedì prossimo con Ilaria Cecchi. Non
mancate!
Maria Valentina Luccioli
La Repubblica (ed. di
Napoli), 27.6.2024
Pisano e Iodice “riscrivono” il poema di Tito Lucrezio Caro ai tempi di Greta
Thunberg e del nuovo clima
Pompei: in scena il grande teatro della Natura
L’ordito di parole è stato quello del celebre discorso pronunciato all’Onu da
Greta Thunberg sull’emergenza climatica; la figura minuta di Julia ‘butterfly’
Hill sospesa tra i rami di una sequoia in resistenza anticapitalistica al
cinismo distruttivo delle majors; le anziane di Lesbo e la loro pietas per i
figli di altre madri; i minatori d’oro africani ed i braccianti delle nostre
terre infette”, dice Davide Iodice, regista di “De Rerum Natura [There is no
Planet B]” che va in scena alle 21 al Teatro Grande di Pompei. […] Con Iodice
che dedica lo spettacolo alla memoria di Annamaria Ciarallo, botanica, e ripensa
“ai tempi dell’Accademia, tema coltivato tra i materiali che il mio maestro
Andrea Camilleri mi suggeriva ad ispirazione”. […]
Giulio Baffi
La Repubblica, 27.6.2024
Michele Riondino: “Il cinema aiuta a svelare quanto sia incompetente la nostra
classe dirigente”
Intervista all’attore e regista esordiente che ha vinto cinque Nastri d’Argento
con “Palazzina Laf”, il film sull’Ilva di Taranto
[…]
Daniele
Vicari ed Elio Germano sono riferimenti per lei.
«Daniele mi
ha aperto le porte del cinema (Il passato è una terra straniera, ndr.),
lo consulto, come con Andrea Camilleri mi confrontavo sui dubbi. Daniele mi ha
insegnato che un film ti aiuta a ragionare. Con Elio siamo diventati amici a un
tavolo da poker in quel film in cui eravamo due bari. C’è una condivisione di
idee che è diventata amicizia profonda. L’ho coinvolto prima di offrirgli il
ruolo».
[…]
Arianna Finos
Torinosette - La
Stampa, 28.6.2024
Andrea Borgnino: la radio è viva
L’autore presenta i documenti audio storici il 2 luglio a Hiroshima
Parlare del presente
e immaginare futuri possibili. È questo l’obiettivo del ciclo “Segnali dal
Futuro”, inserito nel cartellone di Hiroshima Sound Garden. Martedì 2
luglio (ore 21, ingresso gratuito, prenotazione su hiroshimamonamour.org), è
protagonista Andrea Borgnino, direttore di Rai Play Sound, autore e conduttore
radiofonico, appassionato di radiofonia e radioamatore. A lui il compito di
captare segnali dal futuro, partendo da uno strumento vecchio come la radio, che
compie il suo primo secolo.
Cominciamo
da qui: cosa succederà durante l’incontro “100 anni di Suoni dallo Spazio
Profondo”?
«Prima di lavorare a Rai Play Sound, ero responsabile editoriale di Rai Radio
Techetè, lavoravo negli archivi radiofonici della Rai. E partirò da lì, per
sviluppare un racconto dagli albori della radio, attraverso l’ascolto di audio
originali, per lo più materiali mai sentiti. Sentiremo le voci di Radio Bari,
che venne usata dagli Alleati per la guerra psicologica contro il nazifascismo o
le prime trasmissioni di Radio Milano Liberata, in onda il 25 aprile 1945».
[…]
Ci farà
ascoltare anche un Camilleri insolito.
«Gli anni
Settanta sono quelli della sperimentazione e nel 1974 Camilleri venne a Torino,
a Barriera di Milano, per raccontare la vita dura degli immigrati. Fu
un’operazione di rottura, Camilleri voleva eliminare la mediazione
giornalistica, così organizzò delle assemblee sul territorio per chiamare a
raccolta gli abitanti e affidò loro i registratori, affinché si raccontassero in
completa autogestione».
[…]
Luca Indemini
Culturamas, 28.6.2024
El Tour como ficción 2024 (I). Montalbano y la excursión a Niza
Permite que me
presente, amigo lector, si es que tengo ya el derecho de llamarte así. Imagino
que esperabas leer las palabras siempre lúcidas y jocosas de Julio Salvador
Salvador, a quien correspondía abrir este año las crónicas de El Tour como
ficción, o si acaso no confiabas en él, al menos las líneas llanas salidas
de la pluma de su inseparable Luis Fernández Mosquera, quien ya te escribió el
año pasado sin ir más lejos, agradecido desde Bilbao y hambriento desde el Mont
Blanc; y he aquí que encuentras el nombre acaso conocido pero extraño a tus
oídos castellanos de Artemio Gonçalves, que te saluda desde Florencia en la
víspera del Grand Départ de 2024. Permite, pues, que te salude y que presente
mis credenciales de cronista avalado como poeta oulipista, director de cine y
faro de la crítica ciclista en un país de tradición tan escasa como Panamá,
donde puse en marcha hace ya más años de los que me gustaría admitir la afamada
Vuelta al Canal, que me valió la nominación a galardones tan dispares como el
premio Lenin de la Paz, el premio Juan de Mariana o el premio Mastropiero.
Déjame también que agradezca públicamente a Culturamas la confianza que deposita
en mí para cubrir el hueco que dejan los dos plumillas estivales en una
espantada tan indecorosa como incomprensible, aunque en parte anunciada, y el
obsequio que me hace de pagarme, además de mis honorarios, las dietas para
seguir la caravana del Tour en una alegre excursión de tres semanas desde
Florencia, donde mañana arranca la carrera, hasta Niza, ciudad hasta la cual por
primera vez en la historia los Juegos Olímpicos han expulsado a la Grande Boucle
lejos de París.
Pero no se
trata de hablar de mí, sino de la competición, y de sus valores literarios, si
los tuviera. En este sentido, el Tour de este año presenta dos líneas
argumentales paralelas que dudo que lleguen a converger. La más interesante
parece la que rodea la carrera, y no la que se desarrolla sobre la carretera,
porque es una trama policiaca. Sí, como posiblemente ya sabrás por la prensa
generalista, el Tour de este año arranca bajo amenaza terrorista después del
atentado perpetrado por un comando desconocido en marzo en la Vuelta al País
Vasco, que provocó la caída de varios de los favoritos a la victoria final con
graves consecuencias en algunos casos: Primoz Roglic, por ejemplo, se retiró muy
magullado pero sin lesiones de gravedad; Remco Evenepoel sufrió la fractura de
su clavícula y su omóplato derechos; y, sobre todo, Jonas Vingegaard, ganador de
los dos últimos Tours y favorito indiscutible para el de este año, al que Luis y
Julio bautizaron con poco ingenio como Vinagres, fue evacuado en ambulancia para
pasar doce días en el hospital con fracturas en la clavícula y en varias
costillas, contusión pulmonar y un neumotórax. Este no ha vuelto a correr desde
entonces, mientras que Evenepoel y Roglic volvieron a caerse hace unas semanas
en la Dauphiné Libéré, acompañados, entre otros, por dos importantes gregarios
de Vingegaard, Van Baarle y Kruijswijk, que no correrán el Tour por sendas
fracturas de clavícula y cadera. Afortunadamente los tres tomarán mañana la
salida, pero tanto ASO, la empresa que organiza la carrera, como las fuerzas de
seguridad francesas e italianas sospechan de un plan concebido para favorecer a
Pogacar (todos los afectados han sido rivales directos y amenazantes o gregarios
de sus equipos) y han enviado al Tour a su mejor investigador, el comisario
Salvo Montalbano, de Vigàta, al que he podido ver ayer mismo en la presentación
de los equipos en el Piazzale Michelangelo. Ignoro cuáles son sus líneas de
investigación, aunque parece que se sospecha de los servicios secretos emiratíes
porque este país patrocina al equipo en que corre Pogacar; pero puedo
confirmarte que su aspecto difiere notablemente del del actor que lo encarna en
la serie de televisión. El Montalbano real es alto y corpulento y, lejos de ser
calvo, tiene el cabello cano y abundante. Aparentemente, no siente una gran
pasión por el ciclismo, lo que quizá sea una condición imprescindible para que
su trabajo llegue a buen puerto.
Estaremos
atentos, por tanto, al desarrollo de su investigación y a la posibilidad de que
haya nuevas caídas, lo que por otra parte no sería ninguna novedad, sino la
continuación de una tradición antiquísima en la primera semana de cada mes de
julio. Por otra parte, sobre el asfalto, se espera un desempate entre Vingegaard,
ganador de los dos últimos Tours, y Pogacar, vencedor en los dos anteriores, lo
que a su vez supondría un desempate entre dos formas de entender el ciclismo y
la literatura. Luis y Julio tenían razón en asociar a Pogacar a la epopeya
clásica, aunque estropearan la idea con epítetos tan cursis y desmedidos como
ellos mismos. Todo fuerza y pujanza, su lucha, más que contra otros ciclistas,
es contra la historia y contra las limitaciones humanas, en especial este año,
en que busca reeditar el doblete Giro-Tour veintiséis años después de que Marco
Pantani lo lograra por última vez. Para conseguirlo, más que vencer a sus
rivales, deberá esquivar el castigo que los dioses suelen reservar a la hybris heroica
y que en su caso se materializó el año pasado en forma de pájara mitológica (y
no se trata de un grifo ni de una esfinge, sino de un pastor alpino armado con
un mazo) que lo alejó nada menos que ocho minutos de la victoria en una sola
etapa. Y digo que deberá esquivarlo porque, lejos de toda modestia y mesura, no
ha atenuado ni un ápice su tendencia al derroche: este año ha ganado la Strade
Bianche por los caminos de tierra de la Toscana atacando a ochenta kilómetros de
meta, la Volta a Catalunya (además de cuatro etapas), la Lieja-Bastoña-Lieja y
el ya mentado Giro, al que añadió otras seis victorias parciales y la
clasificación de la montaña. Parece, como siempre, invencible, encarnación
ciclista de Hércules o Aquiles, pero poco pueden los grandes héroes de la
epopeya frente a las innovaciones técnicas, y si Vingegaard, como parece, tiene
la bomba atómica, puede arrasar toda Troya en un segundo y aniquilar sin verlos
siquiera a tirios y troyanos. Lo que se plantea, pues, es una bifurcación
estética e histórica en este desempate: será el tercer Tour para la epopeya, la
inspiración, la energía vital, la tempestad y el ímpetu o el tercer Tour para la
modernidad bélica, con todo lo que eso implica.
En efecto, la
gran amenaza para la épica vuelve a ser la narrativa experimental vanguardista
que representa Jonas Vingegaard, el Arenque de Hillerslev, al que el ácido
apelativo de Vinagres le queda corto en comparación con su poder corrosivo de
cualquier competición ciclista en la que participa. Parecía imposible que este
continuador impersonal de la deconstrucción modernista de la narrativa
tradicional llegase entero a la salida del Tour, pero una vez en Florencia no
cabe dudar de sus prestaciones. Si corre, es para ganar o incluso para aplastar,
como el año pasado, y cuenta con precedentes ilustres en el intento de
recomponer su cuerpo para la victoria, como el de Alberto Contador, trujimán
lenguaraz al tiempo que héroe romántico que ganó una Vuelta a España apenas dos
meses después de romperse la meseta tibial, o, por qué no decirlo, el de Lance
Armstrong, que encadenó siete Tours justo después de superar un cáncer
testicular. Su contrarreloj del año pasado, fuera de toda razón, basta para
convertirlo en máximo favorito para los próximos diez años y solo queda
comprobar si continúa con su transición hacia el cómic homenajeando a Astérix
una vez más con el reconstituyente zumo de remolacha y cereza que, de llevarle a
una tercera victoria, superaría ya definitivamente las virtudes vigorizantes de
la pócima de Panorámix. Claro que en este tipo de narrativa, en el fondo lo
mismo da un protagonista que otro -son indistinguibles entre sí- y, del mismo
modo que él ocupó hace tres años el lugar de un magullado Roglic, bien podría
ser reemplazado esta vez por Jorgenson, recién fichado por el Visma desde el
Movistar, y que, desde que cree en sí mismo gracias a su compañero Tiens Benoot,
es capaz de mover su metro noventa y cuatro por las montañas de los Alpes con la
agilidad de un rebeco, como demostró este año ganando la París-Niza o con su
reciente ataque a Roglic en la última etapa de la Dauphiné, que lo dejó a solo
ocho segundos de la victoria final. Tal vez, por tanto, este americano impasible
nos sitúe en algún momento en el ámbito de la patafísica metamorfoseándose
de pesado y corpulento tapir en cóndor imperial y probando que en el universo
ciclista todo es anormal y la regla es lo extraordinario. De momento, su equipo
dice verlo ya como un potencial ganador del Tour, y cabe recordar que la última
vez que se dijo eso de un gregario fue el año en que Geraint Thomas, cuya
victoria de 2018 es más inverosímil que la trama de La subasta del lote 49,
ganó la carrera.
En cuanto al
resto de los caídos, a Roglic, émulo de Ulises según Luis por la riqueza de sus
estratagemas y la abundancia de las desgracias que encuentra siempre en su
camino a Ítaca/París, que aún no ha alcanzado a sus treinta y cuatro años, yo lo
veo más como a cualquier teniente secundario de Guerra y paz, serio,
profesional y opacado en el mundo aristocrático en que se mueve. Sea como sea,
deberá calcular otra vez cada gasto y economizar todo esfuerzo si pretende
realmente optar a una victoria por la mínima, máxima aspiración posible para él,
y eso siendo optimistas. El atolondrado Evenepoel, por su parte, parece
condenado a sucumbir en la alta montaña a las primeras de cambio (por ejemplo,
el martes, en la cuarta etapa, cuando se asciende el Galibier) permitiendo por
una vez el lucimiento del incomparable Landa, ciclista que, liberado de las
cargas del liderazgo, se ha dado al buen humor de la narrativa dieciochesca.
Cuando su líder desfallezca, podrá buscar a partir de la segunda semana una
victoria parcial con la alegría y despreocupación de un Tristram Shandy
pirenaico. Con esto podrá alimentar su leyenda no ya como ciclista, plano
secundario desde hace bastante tiempo, sino como artista de vanguardia, creador
visionario y único ciclista de la historia con su propio movimiento literario.
Queda, por
último, el variopinto abanico de secundarios que conforman el que podríamos
llamar grupo mixto del Tour, un conjunto de no más de diez corredores que
lucharán por hacer podio mediante el procedimiento de aguantar un poco más que
los demás antes de descolgarse cuando ataquen los verdaderos favoritos, aunque
es previsible que sea un empeño inútil porque cuesta ver a cualquiera de ellos
por encima del quinto puesto en el mejor (¡verdaderamente en el mejor!) de los
casos. Literariamente, sin embargo, son de lo más interesantes porque todos
ellos opositan al puesto honorífico de escalador cesante o candidato abúlico. La
neurosis, la obsesión infructuosa y el ensimismamiento son sus principales armas
y ninguno las utiliza mejor que el castizo Enric Mas, candidato al top 50,
aunque el artúrico Gaudu continúe con paso firme su vaciamiento como personaje
para convertirse en émulo del caballero inexistente de Calvino. Por el
contrario, parten con desventaja para lograr ese honor el audaz Carlos Rodríguez
y su compañero Pidcock, el carbonero de los Alpes, demasiado juguetón e
inofensivo para la tarea, pero perfectamente apto para reciclarse como leprechaun de
la media montaña. Curiosamente, el grupo mixto cuenta con mayoría de gregarios
renuentes, en especial de Pogacar, que cualquier día echará de menos la ayuda de
Almeida y Ayuso, ambos con ambiciones propias posiblemente incompatibles entre
sí, con las de su líder y con el sentido común (aunque Almeida parece más fiable
y menos bocazas que Ayuso, y esta frase podría decirse también fuera del ámbito
ciclista). El lector poco familiarizado con el pelotón profesional puede en todo
caso olvidar estos nombres, cuyas opciones reales son menores incluso que las de
otros competidores ausentes por la coincidencia con la Eurocopa de fútbol, como
Toni Kroos, que sopesó seriamente coronar su retirada con una victoria en el
Tour de Francia, el Manchester City en su conjunto, que después de la prórroga
contra el Real Madrid estuvo a punto de alinear a Bernardo Silva como líder para
la clasificación general, o el nunca bien ponderado (en el sentido etimológico
de la palabra) Eden Hazard, que recientemente ascendió el Mont Ventoux como
homenaje a Petrarca.
Y presentado someramente el elenco de esta ópera veraniega del Tour, perdona que
cierre mi primera crónica con precipitación para entrevistar al comisario
Montalbano, que pasa ahora a mi lado extrañamente solo. Hay muchas preguntas
fundamentales que hacerle, y mi compromiso es que los lectores de Culturamas
sean los primeros en conocer sus respuestas: ¿hay posibilidades ciertas de un
nuevo atentado en las próximas tres semanas?, ¿de quién se sospecha?, ¿corre
peligro el ciclismo?, ¿tienen alguna relación con este deporte las novelas de
Andrea Camilleri?, ¿es menor la dignidad literaria del Movistar o de la
selección inglesa de fútbol? Y, porque les tengo cariño, pero no porque sea muy
importante, ¿cuál es el paradero de Luis Fernández y Julio Salvador?
Artemio Gonçalves Flórez
Il Pozzo e il Pendolo,
29.6.2024
Il canto del mare di e con: Maurizio
de Giovanni
e con: Rosaria De Cicco, Paolo Cresta, Marianita Carfora, Giacinto
Piracci, Enzo Grimaldi
ORA 29 giugno 2024 21:00
LOCATION Real Orto Botanico di Napoli, Via Foria, 223
ORGANIZZATORE Il Pozzo e Il Pendolo - Dove vivono le storie

Le sirene non sono pesci con il
rossetto. Sono donne terribilmente seducenti. Vivono Tra gli uomini. Abitano gli
stessi luoghi, ma non vivono nello stesso tempo. Vengono da una profondità̀ di
millenni, sono al di sopra della vita e della morte. Hanno uno sguardo lungo sul
passato. E non hanno dimenticato l’offesa di Ulisse. Sono vestali e vittime del
loro segreto. Le sirene non sono pesci, sono donne di mare e del mare hanno la
voce e l’immensità̀. Le sirene sono donne di mare e sanno quali sono le ore in
cui è il mare a governare e a restituire alle pietre la parola negata.
Maurizio de Giovanni, rinarra Maruzza
Musumeci di Andrea Camilleri, e rende omaggio al più grande
narratore italiano. La riscrittura di una storia straordinaria: in cui si
intrecciano mito, storia e molto altro. Un racconto poetico dolce e
imprevedibile come l’acqua del mare.
Maruzza è bellissima, ha una voce melodiosa, è dolcissima e spietata. Maruzza è
una sirena. Ed il cunto di una sirena è il filo rosso di questa storia nella
quale una saga familiare ad ampio respiro si intreccia con l’evocazione di tempi
perduti, le leggende del Mediterraneo e la poesia che due autori straordinari
intrecciando le loro parole non sommano, ma moltiplicano.
Le Devoir, 29.6.2024
Les polars au coeur des failles du monde
Noir sur blanc
Michel Bélair, Somme toute, Montréal, 2024, 112 pages

Photo: Christian Tiffet Éditions Somme toute Deux pages tirées de l’essai Noir sur blanc, de Michel Bélair.
À gauche, l’auteur italien Andrea Camilleri, à droite, l’auteur québécois Martin
Michaud.
Une bonne intrigue,
une écriture hors du commun et une réflexion sur le sort du monde : voilà les
ingrédients d’un polar réussi, selon le collaborateur du Devoir Michel Bélair.
Amoureux de ce genre littéraire qui expose les failles humaines et sociales, il
a publié récemment Noir sur blanc, un essai qui dresse le portrait de 20 auteurs
majeurs de romans policiers.
Devenu
critique de polars au début des années 2000 au Devoir, Michel Bélair a pris sa
retraite du quotidien montréalais en 2012, tout en continuant d’y collaborer
régulièrement par la suite. Dans son livre paru en mai, il plonge dans l’univers
noir d’écrivains qui sont, selon lui, parmi les plus importants de ce genre
littéraire.
Dans son
essai, on retrouve entre autres la Française Fred Vargas, le Suédois Henning
Mankell et l’Américain James Lee Burke. « Ces auteurs sont des gens qui savent
témoigner du quotidien, ainsi que du monde dans lequel on vit et des
déchirements qui l’habitent à tous les niveaux », estime-t-il.
Contrairement à ce que de non-initiés pourraient croire, les intrigues de
plusieurs romans policiers vont au-delà des poursuites automobiles et des taches
de sang, soulève-t-il. « Que l’on pense à la crise des migrants, à la crise
du logement ou
aux inégalités sociales, tout ça existe dans les polars. »
Au fil
des pages illustrées par Christian Tiffet, Michel Bélair démontre d’ailleurs que
certains auteurs ont été avant-gardistes. Ils ont abordé des questions épineuses
avant qu’elles ne soient sur toutes les lèvres, affirme-t-il. Le romancier
italien Andrea Camilleri, qui a donné vie au commissaire Montalbano, a notamment
mis en scène des migrants se heurtant aux portes de l’Europe dans certains de
ses livres du début des années 2000.
« Il y a des gens
qui viennent tout juste de prendre conscience de ce phénomène. Le polar, lui,
parle de ça depuis très longtemps. »
En
explorant ces réalités complexes, certains romans policiers ont le pouvoir de
rendre les lecteurs plus empathiques, estime-t-il. « Ces écrivains savent nous
impliquer personnellement dans leurs intrigues. Les personnages sont aux prises
avec des problèmes auxquels on est tous confrontés. »
Monde
extrême, détectives excessifs
Dans les
polars, il n’est pas rare de retrouver des enquêteurs au comportement
imprévisible qui ont un fort penchant pour la bouteille. On n’a qu’à penser à
Harry Hole, célèbre inspecteur de police créé par l’auteur norvégien Jo Nesbø.
« Il porte bien son nom. C’est un trou noir ambulant et un personnage fabuleux
qui se situe aux extrêmes », soutient Michel Bélair.
Selon lui,
la présence de héros excessifs dans plusieurs polars s’explique par le fait que
les intrigues de ces livres sont campées en période de crise. « Ça met en relief
les extrêmes », avance-t-il.
Tous les
enquêteurs de romans policiers ne se situent pas aux extrêmes, nuance-t-il. « Le
Kurt Wallander d’Henning Mankell, par exemple, est un monsieur comme tout le
monde qui est déchiré par le doute et qui remet toujours tout en question. »
Plusieurs
enquêteurs ont aussi la particularité d’avoir été au coeur de grands moments
historiques, comme la guerre du Vietnam. C’est le cas du vétéran Walt Longmire,
personnage créé par l’auteur américain Craig Johnson. « Certains héros ont vécu
les conflits imposés par leurs dirigeants et ont été profondément marqués par ça.
La plupart d’entre eux en ressortent déchirés, mais plusieurs sont quand même
équilibrés », estime Michel Bélair.
À travers
les polars, certains écrivains décident d’explorer une période de l’Histoire qui
les fascine, poursuit-il. L’auteur écossais Philip Kerr, par exemple, a campé
ses intrigues notamment dans l’Allemagne nazie. « Germanophile, il n’a jamais
compris pourquoi tout à coup les Allemands ont viré de bord et se sont épris
d’un personnage comme Hitler.
Toute son oeuvre
essaie de rendre compte de ça et de l’expliquer », soulève-t-il.
Et au
Québec ?
Comme
ailleurs, les polars suscitent un réel engouement au Québec depuis un moment,
estime Michel Bélair. De plus en plus de romanciers d’ici se consacrent
d’ailleurs aux intrigues policières, observe-t-il. « On pourrait facilement
penser à une dizaine d’écrivains québécois qui sont vraiment très bons dans ce
genre littéraire. »
Du lot,
on compte notamment la « doyenne », Chrystine Brouillet, relève-t-il. En
novembre dernier, elle a publié Le mois des morts, la vingt et unième enquête
de Maud Graham, son héroïne fétiche. D’autres auteurs au Québec sont
incontournables, comme Louise Penny, Martin Michaud ou Jean-Jacques Pelletier,
ajoute-t-il.
Intarissable au sujet des romans policiers d’ici et d’ailleurs, Michel Bélair
songe à faire une suite de son essai Noir sur blanc. Il pourrait ainsi y
présenter des écrivains phares qu’il a dû délaisser dans son livre publié en mai.
« Je pense entre autres aux Américains Michael Connelly, James Ellroy et Donald
E. Westlake », énumère-t-il.
« Les grands auteurs de polars, ils nous remuent complètement, affirme-t-il.
Ce n’est pas seulement la question de “qui a tué qui” qu’on retrouve dans leurs
livres. C’est beaucoup plus toute l’enquête qui est faite et qui vise d’abord à
élucider comment ça s’est passé et comment ça se fait qu’on s’est rendu là. »
Florence Morin-Martel
La Repubblica -
Robinson,
30.6.2024
Mail nella bottiglia
Riedizioni
La commedia agra firmata Camilleri
Un sabato,
uno qualunque, con i suoi riti plastificati e un gruppo di amici, sempre gli
stessi, dai banchi di scuola agli uffici di rappresentanza. Inizia così il
romanzo di Andrea Camilleri, Un sabato, con gli amici riedito da Sellerio
(la prima pubblicazione, per Mondadori, è del 2009 ndr): un esordio da
commedia mucciniana che, in un crescendo di tensione. cinismo e perfidia al
diapason, precipita verso un finale da tragedia imprevista. Ambienti e
personaggi mettono in scena, come in un copione di Woody Allen o in un quadro di
Cagnaccio, quella farsa sinistra che talvolta è la vita. Un amarcord intriso di
cattiveria che con la lucida freddezza di una indagine autoptica esplora e mette
alla gogna la deriva morale di quei “borghesi piccoli piccoli”, mediocri per
vocazione e campioni di qualunquismo, che recitano la caricatura del potere.
Katia Blasco
|