Bologna
Children's Book Fair,
1.4.2025
12:00 - 12:50
La Memoria dei ragazzi: nuovi progetti e nuove avventure The Book
Lovers' Café
GALLERY HALL 25-26
Presentazione di una nuova collana pensata per il pubblico dei ragazzi dai 9 ai
13 anni che nasce dal desiderio di incontrare nuovi lettori, proporre nuove
storie, cercare nuovi autori.
Moderatore: Silvana Sola, ISIA Urbino e Cooperativa Culturale Giannino Stoppani.
Panel: Antonio Manzini, scrittore; Antonio Sellerio, Direttore Editoriale,
Sellerio.
Organizzato da: Sellerio
Non hanno i telefonini e non sono per niente social i giovani raccontati da
Antonio Manzini che esordisce nella narrativa per ragazzi con 'Max e Nigel'.
Il libro segna anche la nascita della nuova collana di Sellerio 'La memoria dei
ragazzi' che parte con l'autore di Rocco Schiavone e 'Dieci avventure del
commissario Montalbano' di Andrea Camilleri, tratte da varie raccolte e riunite
in 'Guardie e ladri' da Giordano Meacci e Marta Vesco.
"Non possiamo iniziare un nuovo progetto senza che ci sia Camilleri con noi. Tra
la sua grande produzione questi racconti sono quelli che noi insieme ai curatori
abbiamo pensato fossero adatti anche a un pubblico più giovane, dai nove anni in
su" dice all'ANSA Antonio Sellerio. "In realtà una parte non piccola della
responsabilità della nascita di questa collana è di Antonio Manzini. È un
progetto di cui in casa editrice si parla da tantissimo tempo. Quando Manzini mi
ha telefonato e detto che era pronto Max e Nigel abbiamo cominciato. Ma piano
piano, con calma, prudenza e rispetto. Vorremmo cercare di continuare a lavorare
come abbiamo sempre fatto, scoprire nuove voci, giocare un po' sul giallo e
sulla serialità" spiega Sellerio.
Manzini si è divertito a "scrivere una storia per i ragazzi con personaggi
adolescenti, giovani. Quelli che racconto sono un po' atemporali, ho evitato il
mondo virtuale, i social.
Potrebbero essere ragazzi degli anni '90. Il riferimento geografico è il
quartiere dove sono nato io, a Roma, ma non lo nomino mai, potrebbe essere
qualsiasi città italiana" racconta all'ANSA lo scrittore al suo arrivo alla
Bologna Children's Book Fair 2025 che il 2 aprile dedica un evento al centenario
della nascita di Camilleri. "È un salto nel buio. I libri per ragazzi li abbiamo
letti tutti, scriverli è un’altra cosa. Immagino ragazzi e ragazze che se la
cavano da soli come Pippi Calzelunghe o I ragazzi della via Pal dove ci sono
delle bande" dice lo scrittore. I disegni che accompagnano la storia sono di
Toni Tommasi.
Max e Nigel hanno una capacità innata di mettersi sempre nei guai, si
destreggiano tra compagni arroganti, professori antipatici, grandi avventure da
risolvere e non mancano i misteri da risolvere. Con Wheng e Roberto formano
l'inseparabile quartetto dei 4 desperados. "Questi sono ragazzi che se la cavano
da soli. Mi fa orrore la pressione che hanno addosso oggi i ragazzi. Prendono
una nota e arriva l'sms ai genitori. Sono controllati, non riescono più a
giocare per strada. Non c'è uno sfogo sociale vero. Vivono sui social. Ho voluto
raccontare ragazzi liberi da tutte queste pressioni, liberi anche di sbagliare e
di pagare in prima persona il loro errore, senza ricorrere a papà e mamma in
lacrime" dice Manzini.
Max e Nigel è un diario, in realtà, e per questo "dovrebbe essere sempre
veritiero. Quello che tu scrivi con il cuore lo metti nel tuo diario che non
viene letto. Invece il diario sotto forma letteraria, libero, da leggere,
potrebbe anche essere una montagna di bugie".
Ma c'è un po' l'autore in questi personaggi? "No, non ci sono io. Non ero così.
Forse c'è qualche amico mio" dice Manzini che in questo libro parla innanzitutto
dell'importanza dell'amicizia tra ragazzi e uomini futuri. "Di quanto è
importante per la tua formazione, per la tua crescita nella società. Oggi vedo
tante occasioni perdute". Diventerà una serie? "Non lo so. Scrivere per ragazzi
mi diverte molto e ne ho altre di storie. È come un gioco, perché non farlo?".
La nuova collana Sellerio? "Siamo entrati in punta di piedi in questo mondo
meraviglioso che non conosciamo. Andrea Camilleri è stato sempre il nume
tutelare di questa casa editrice. È bello inaugurarla con lui".
Continueranno le avventure di Rocco Schiavone? "Ho poco più di un titolo e una
ventina di pagine. Mi piacerebbe fare un libro sull'identità vera e nascosta.
Sulla forzatura che si deve fare sulla propria identità per vivere in società.
In tv Rocco è andato benissimo, vogliono fare la settima serie" dice Manzini e
annuncia che ha "dei racconti sulla Bibbia, come l'ho letta da ragazzino e come
la leggo oggi. Sono storie divertenti su come potrebbe essere andato ma non lo
hanno detto, il diluvio universale, l'ultima cena. Un racconto è sulle Lettere
di San Paolo" spiega lo scrittore alla sua prima volta alla Fiera del Libro per
Ragazzi.
Mauretta Capuano
Va fatta una premessa. Ci si avvia a stroncare uno dei libri peggiori letti in
vita nostra. Si tratta di Mare avvelenato, scritto da Elena Magnani e
pubblicato da Giunti. Che a sua volta, come casa editrice, è ormai diventata la
nuova Newton Compton. E non è un complimento. La premessa riguarda l’effetto
nefasto che deriva dall’invenzione dei filoni in narrativa. Filoni che magari
vengono inaugurati da romanzi e autori di livello alto, ma che purtroppo danno
vita a una scia di prodotti e manufatti editoriali perlomeno discutibili, oltre
a portare sulla scena autori che molto meglio avrebbero fatto a rimanersene
nell’ombra. È stato così nel caso de Il nome della rosa di Umberto Eco.
Gran romanzo, che però purtroppo ha prodotto la scia del giallo filologico. Da
lì in poi è partita la devastante ondata dei marcellisimoni e fauna analoga. Lo
stesso è successo con Andrea Camilleri e con la sua trasformazione della
sicilianità (e del parlato siculo) in una koiné artificiale, nel birignao
globale. Roba buona per far abboccare il Resto del Mondo Non Siculo, facendogli
credere che la Sicilia sia quella roba folkloristica dove Catarella dice “di
pirsòna pirsonalmente” (frase che non verrebbe pronunciata nemmeno da uno
scledense trapiantato a Sant’Angelo Muxaro, né da una avezzanese mandata a fare
uno stage in raccolta dei fichi d’india a Chiaramonte Gulfi), e dove ogni due
per tre si proferisce il termine cabbasìsì (che nel parlato siculo è in
disuso, a occhio e croce, dagli anni Settanta). E certo, infine i libri di
Camilleri sono anche dei buoni prodotti (ma non tutti). Il problema è che su
quella scia si sono innestati autori e prodotti utili nemmeno per farci ecoballe.
[…]
Pippo Russo
Bologna
Children's Book Fair,
2.4.2025
10:30 - 11:20
Andrea Camilleri ieri, oggi e domani: 100 anni di vita e di storie
The Content Café HALL 30
Moderatore: Ivan Canu, Direttore, Mimaster Illustrazione
Panel: Antonio Sellerio, editore; Marta Vesco, curatrice di Guardie e ladri –
Dieci avventure del commissario Montalbano, di Andrea Camilleri, Sellerio;
Paolo Verri, Direttore Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Lorenzo Mattotti,
artista.
Organizzato da: Bologna Children’s Book Fair
In collaborazione con: Sellerio, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori
Ricordare il centenario dalla nascita di Andrea Camilleri è un obbligo per Porto
Empedocle. L’amministrazione comunale, le cui casse non sono come noto floride,
chiede “aiuto” alla Regione Sicilia, presentando un progetto che con la modica
spesa di circa 40 mila euro, mira a onorare al meglio il grande scrittore, papà
del commissario Montalbano. Un progetto al quale al Comune empedoclino, guidato
dal sindaco Calogero Martello, hanno dato il nome di “Le Tradizioni di Vigata:
il mondo di Andrea Camilleri”. Quale sarebbe l’obiettivo? “Favorire e promuovere
la partecipazione e l’aggregazione sociale, costituendo un momento di attrazione
e visibilità valorizzando le peculiarità del territorio empedoclino. Fanno parte
della manifestazione una serie di iniziative collaterali da attuare in sinergia
ed in collaborazione con l’Ass.ne Turistica “Pro Loco Porto Empedocle” aderente
all’UNPLI Sicilia”. Il
programma Ma cosa
prevede questo programma. Un Convegno a livello nazionale su “La Lingua di
Andrea Camilleri” con il coinvolgimento del Fondo A.Camilleri e la
partecipazione di illustri studiosi della materia e dell’editoria, delle
istituzioni , dei rappresentanti ANCI e ICPI, nonché delle figure istituzionali
del terziario. La realizzazione di un opuscolo di promozione culturale e
turistica sui riferimenti linguistici e sulle tradizioni empedocline raccontate
da Andrea Camilleri; Realizzazione di una raccolta di stampe da antiche
cartoline “Porto Empedocle com’era: La Vigata di Andrea Camilleri”. Una Rassegna
di corti teatrali da svolgersi dall’11 al 13 luglio nell’ambito della Giornata
Nazionale delle Pro Loco nella prestigiosa location della corte della Torre di
Carlo V Concorso Fotografico “Il Mondo di Andrea Camilleri” da svolgersi nelle
sale della Torre di Carlo V; Cerimonia commemorativa da svolgersi il 30 agosto
2025 nella Sala Convegni del nuovo Centro Andrea Camilleri all’interno del
Palazzo Municipale di Porto Empedocle, con la presentazione e la distribuzione
dell’annullo filatelico e della cartolina commemorativa realizzata in
collaborazione con Poste Italiane e con il coinvolgimento degli alunni degli
istituti scolastici cittadini (tra luglio e agosto sarà una vera impresa) in un
concorso premio dei bozzetti della cartolina e dell’annullo filatelico. E
inoltre attività di laboratorio riservate alle scuole primarie con letture e
proiezioni video di due fiabe scritte da Andrea Camilleri, “Topiopi” e “Magarìa”,
con partecipazione attiva dei bambini. Dalle
sarde alle granite
Non mancherà il Progetto enogastronomico “La Cucina di Andrea Camilleri”
organizzato in sinergia con il Centro Studi Andrea Camilleri di Raffadali, con
il coinvolgimento dei ristoratori empedoclini con la preparazione e la
degustazione delle principali pietanze descritte nei romanzi del Commissario
Montalbano quali ad esempio le sarde a beccafico, le prelibate granite e altro.
In sintesi la manifestazione si pone l’obiettivo di coinvolgere le diverse fasce
d’età cittadine e dei comuni limitrofi, oltre che richiamare numerosi turisti,
attratti sia dalla rievocazione della figura di Andrea Camilleri, sia dalle
tradizioni gastronomiche, culturali e dal patrimonio naturale della città
stessa. Il costo della manifestazione ammonta a 41.500,00 euro, di cui 30.000,00
a carico dell’Assessorato dell’Autonomie Locali e della Funzione pubblica,
ed 11.500,00 a carico del bilancio comunale. Non resta che vedere se la Regione
concederà questo finanziamento. Il tutto, nei giorni in cui prende corpo la
nascita del Parco letterario Andrea Camilleri, nato dall’idea proposta
dell’ammiraglio Vittorio Alessandro e subito accolta dal Comune.
Francesco Di Mare
Descrizione Caltanissetta
celebra i 150 anni dall’inaugurazione del Teatro Regina Margherita.
Il teatro comunale, dedicato alla prima Regina consorte d'Italia, è un piccolo
gioiello nel cuore della Sicilia e tra i più antichi d’Italia.
Per celebrarlo sono state organizzate delle iniziative di carattere culturale e
ricreativo che coinvolgeranno persone di tutte le età. A pochi
giorni dall'omonimo spettacolo che andrà in scena venerdì 30 marzo alle 21:00,
il seminario "Il Birraio di Preston e la Sicilia di Camilleri", in
programma mercoledì 2 aprile a partire dalle ore 9:30, offrirà l'opportunità di
approfondire e riflettere sull'opera ambientata nella Sicilia dell'Ottocento. Dopo i
consueti saluti istituzionali, interverrà Angelo Campanella (PhD in Studi
Umanistici, Università di Palermo), che dialogherà con gli allievi della IV C
del Liceo Classico "Ruggero Settimo". Nel corso
della mattinata prenderà la parola anche Felice Cavallaro (giornalista e
saggista), direttore della Strada degli Scrittori, che parlerà agli studenti
dello scrittore empedoclino e del rapporto con la “Strada degli Scrittori”
attraverso video e testimonianze. La
partecipazione è libera previa prenotazione obbligatoria tramite la seguente
mail: alchimiapress@gmail.com Hanno
patrocinato la rassegna 150° Anniversario Teatro Margherita, oltre che
il Comune di Caltanissetta, la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali
di Caltanissetta, il Conservatorio statale di musica “Vincenzo Bellini”,
l’associazione Alchimia, il Fondo Andrea Camilleri e la Strada degli Scrittori. Per maggiori
info sulla rassegna: https://comune.caltanissetta.it/it/news/150-anniversario-del-teatro-regina-margherita-di-caltanissetta-il-programma-degli-eventi A chi è
rivolto A tutti Date e
orari 02 apr 09:30
- Inizio evento 02 apr 14:00
- Fine evento Costo Gratuito, con
prenotazione obbligatoria scrivendo a alchimiapress@gmail.com Luogo
Teatro Regina Margherita
Corso Vittorio Emanuele II, 73, 93100 Caltanissetta CL, Italia
Caltanissetta
celebra i 150 anni dall’inaugurazione del Teatro Regina Margherita. Il teatro
comunale, dedicato alla prima Regina consorte d'Italia, è un piccolo gioiello
nel cuore della Sicilia e tra i più antichi d’Italia. Per celebrarlo sono state
organizzate delle iniziative di carattere culturale e ricreativo che
coinvolgeranno persone di tutte le età. A pochi
giorni dall'omonimo spettacolo che andrà in scena venerdì 30 marzo alle 21:00,
il seminario "Il Birraio di Preston e la Sicilia di Camilleri", in programma
mercoledì 2 aprile a partire dalle ore 9:30, offrirà l'opportunità di
approfondire e riflettere sull'opera ambientata nella Sicilia dell'Ottocento. Dopo i
consueti saluti istituzionali, interverrà Angelo Campanella (PhD in Studi
Umanistici, Università di Palermo), che dialogherà con gli allievi della IV C
del Liceo Classico "Ruggero Settimo".
Nel corso della mattinata prenderà la parola anche Felice Cavallaro (giornalista
e saggista), direttore della Strada degli Scrittori, che parlerà agli studenti
dello scrittore empedoclino e del rapporto con la “Strada degli Scrittori”
attraverso video e testimonianze.
La partecipazione è libera previa prenotazione obbligatoria tramite la seguente
mail: alchimiapress@gmail.com
Hanno patrocinato la rassegna 150° Anniversario Teatro Margherita, oltre che il
Comune di Caltanissetta, la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di
Caltanissetta, il Conservatorio statale di musica “Vincenzo Bellini”,
l’associazione Alchimia, il Fondo Andrea Camilleri e la Strada degli Scrittori.
Riunione Circolo di
lettura Nell’ambito
delle celebrazioni per il centenario di Andrea Camilleri, rivolto ad autori e
autrici di radiodrammi, racconti brevi, fiabe per bambini e poesie, il Circolo
di lettura Rugantino è stato chiamato a valutare Racconti brevi e Poesie prima
che siano sottoposti alla giuria composta da personalità ed esperti del mondo
letterario, teatrale e radiofonico.
Come di consueto il Circolo si riunisce presso
il CPIA 2 Roma Italo Calvino, via Vitaliano Ponti, 40.
Coordina Livia De Pietro Info: email:
ill.rugantino@bibliotechediroma.it
Tel. 0645460591
Comune di Pistoia,
2.4.2025
Il Festival Giallo Pistoia torna dall’11 al 14 aprile
Programma ricco di incontri e iniziative per la quindicesima edizione dal tema
“Linguaggi del Giallo”. Numerosi gli ospiti tra scrittori, sceneggiatori,
registi, fumettisti, musicisti. A chiudere la manifestazione Maurizio de
Giovanni
Descrizione “Linguaggi
del Giallo” è il tema della quindicesima edizione del Festival Giallo
Pistoia che si terrà dall’11 al 14 aprile con un programma ricco di ospiti,
incontri e iniziative che per quattro giorni animeranno la città. […]
Venerdì 11 aprile […] La manifestazione avrà un’appendice alle 21 nel Museo
dell’Antico Palazzo dei Vescovi. In collaborazione con Pistoia Musei, è prevista
una “Notte Gialla al museo”. Ospiti Sasha Naspini, Luca Crovi e Arianna
Mortelliti. Letture di Marco Zingaro, interverranno anche Monica Preti,
direttrice Pistoia Musei e Giuseppe Previti, direttore artistico del festival.
La giornata di sabato 12 aprile prende il via alle 9.30 con tre anniversari
celebri tra letteratura, cinema, fiction e altro.
[…] Il secondo
anniversario riguarda i 100 anni dalla nascita di Andrea Camilleri, con
il patrocinio della Polizia di Stato. Luca Crovi dialogherà con Arianna
Mortelliti, nipote di Camilleri, che presenterà il suo libro “Quel fazzoletto
color melanzana”. Letture di Marco Zingaro. Seguirà la proiezione
dell’intervista realizzata da Manlio Monfardini a Andrea Camilleri, dal
repertorio di Tvl.
[…]
tratto dal romanzo di Andrea Camilleri
pubblicato da Sellerio editore
riduzione teatrale di Andrea Camilleri – Giuseppe Dipasquale
con Edoardo Siravo, Federica De Benedittis, Mimmo Mignemi
e con [in o.a.] Gabriella Casali, Pietro Casano, Luciano Fioretto
Federica Gurrieri, Paolo La Bruna, Giorgia Migliore, Valerio Santi, Vincenzo
Volo
regia Giuseppe Dipasquale
scene Antonio Fiorentino
costumi ripresi da Stefania Cempini e Fabrizio Buttiglieri da un’idea di Gemma
Spina
produzione Marche Teatro, Teatro Al Massimo di Palermo, Teatro di Roma
Il primo rapporto
con il teatro data, nella mia vita, all’incirca dal 1949. Da questo momento in
poi, si può dire, non ci siamo mai lasciati. Il movente fu un sentimento tipico
di certa gioventù inquieta, tra la noia e la curiosità. Prima di
accettare l’ipotesi di una riduzione per il teatro di questa mia opera
letteraria ho resistito un bel po’. Non capivo come fosse possibile (e
ragionavo, è ovvio, da autore) trovare un contenitore spaziale, una griglia che
supportasse, senza tradirlo, il racconto. Il colloquio avuto con Giuseppe
Dipasquale ci ha fatto trovare la soluzione: una struttura drammaturgica che
salvaguardasse la scomposizione temporale del romanzo, ma condotta in modo da
localizzare scenicamente il tutto in un luogo che fosse ad un tempo un teatro
(quello, per esempio, dove poteva essere avvenuto l’incendio) e il luogo
dell’azione del racconto.
Sono stato per lungo tempo un regista per non capire quante insidie si
nascondono nella trasposizione scenica di un’opera letteraria. Ci sembra, questa
volta, di avere fatto il possibile affinché l’opera, lo spirito, l’ironia del
romanzo siano state conservate. Andrea
Camilleri
Ci troviamo
in un piccolo paese siciliano, che nella topografia camilleriana è il solito
Vigàta, durante la seconda metà dell’Ottocento. L’occasione è data dal fatto che
è necessario inaugurare il nuovo teatro civico “Re d’Italia”. Il prefetto di
Montelusa, paese distante qualche chilometro, ma odiato dagli abitanti di Vigàta
perché più importante e perché sede della Prefettura, si intestardisce di
inaugurare la stagione lirica del suddetto teatro con un’opera di Ricci. Nessuno
vuole la rappresentazione di quel lavoro, tra l’altro realmente scadente. Il
Prefetto obbliga addirittura a dimettersi ben due consigli di amministrazione
del teatro pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione
dei vigatesi all’Arte, per seguirli paternamente nei primi passi verso il
Sublime. Si arriva quasi a una guerra civile tra le due fazioni: da un lato i
vigatesi che, con quel naturale e tutto siciliano senso di insofferenza verso
tutto quello che sappia di “forestiero” (e il Prefetto Bortuzzi lo è!), decidono
di boicottare l’ordine prefettizio; e dall’altra il prefetto Bortuzzi con Don
Memè Ferraguto, al secolo Emanuele, cinquantino, sicco di giusto peso, noto uomo
d’onore del luogo, sempre alleato al potere per atavica e pura convenienza. Da
ciò si diparte una storia divertentissima e al tempo stesso tragica, che culmina
nell’incendio del teatro. Una narrazione interessante per il suo intreccio e
intricata nello sviluppo specie quando compaiono sulla scena i dinamitardi che
hanno il compito di dare al boicottaggio di quell’inaugurazione la fisionomia di
un messaggio a livello nazionale: dovranno infatti far esplodere il teatro per
convincere il governo che anche la Sicilia è allineata, contro lo Stato, a
favore dei Carbonari. La turbolenta vicenda si incastra con quella del Delegato
Puglisi e della sua amante, la cui sorella ha trovato atroce morte proprio in
seguito all’incendio del teatro, della cantante Maddalena Paolazzi vittima una
delle più clamorose “stecche” nella storia del bel canto, del Dottor Giammacurta,
dell’avvocato Fiannaca, dell’ingegnere Hoffer e di tanti altri. La vicenda
narrata è una vicenda esemplare per raccontare oggi la Sicilia. L’eterna vacuità
dell’azione siciliana, che spesso si traduce in un esasperato dispendio di
energie per la futilità di un movente, è la metafora più evidente del testo. In
un esempio sublime e divertito di narrazione dei caratteri, la Sicilia, il suo
mondo, i suoi personaggi vengono ammantati, attraverso la lingua camilleriana,
da una luce solare, vivida di colori e ricca di sfumature. Questa
Sicilia che non dimentica i morti, non dimentica i mali letali che cercano di
consumarla inesorabilmente dal di dentro, che non dimentica il tradimento verso
valori appartenuti a se stessa quando era culla di una civiltà, questa Sicilia
oggi può senza timore ricominciare a parlare di se stessa con la necessaria
ironia e distacco, affinché l’autocompiacimento delle virtù come dei vizi e dei
dolori, non costituisca lo stagno dal quale diviene difficile uscire.
PESARO _
TEATRO ROSSINI giovedì 27 novembre 2025 ore 21 | venerdì 28 novembre 2025 ore 21
| sabato 29 novembre 2025 ore 19 | domenica 30 novembre 2025 ore 17 Info su
abbonamenti QUI
Biglietti da 8 a 27 euro in prevendita da sabato 4 ottobre 2025
BIGLIETTERIA TEATRO ROSSINI [Piazzale Lazzarini 0721 387621]
aperta dal mercoledì al sabato dalle ore 17 alle ore 19.30
nei giorni di spettacolo feriali aperta con orario 10 – 13 e dalle 17 ad inizio
rappresentazione
la domenica di spettacolo aperta con orario 10 – 13 e dalle 16 ad inizio
rappresentazione
INFO AMAT 071 2072439 [lunedì – venerdì orario 10 – 16]
DanielaR
Pour célébrer les cent ans de la naissance du maître du roman policier italien,
écrivain chaleureux, prolifique et populaire, il fallait des amis. Les deux
multi-instrumentistes de cette rencontre étaient en plus des confrères et des
collègues. Carlo Lucarelli avait même accolé l’héroïne de ses romans noirs au
célèbre commissaire de Vigata le temps d’une enquête à quatre mains, Meurtre
aux poissons rouges. Serge Quadruppani en était déjà le traducteur, qui a su
donner une voix française aux mots de Camilleri, cette langue riche et vive,
sicilienne et affectueuse et, surtout, qui n’appartient qu’à lui. Ensemble, ils
lèveront le voile sur les secrets d’écriture de Camilleri et présenteront
l’ultime enquête de Montalbano, le roman posthume Riccardino dont la
comédienne Caterina Barone nous lira un extrait, ainsi que deux “lettres”
écrites par Lucarelli et Quadruppani au célèbre commissaire.
À lire – Andrea
Camilleri, Riccardino, trad. de l’italien par Serge Quadruppani, Fleuve
noir, 2025. Andrea
Camilleri et Carlo Lucarelli, Meurtre aux poissons rouges, trad. de
l’italien par Serge Quadruppani, Fleuve noir, 2013.
AA. VV., Caro Montalbano. Lettres au commissaire, Institut culturel
italien de Paris, 2017.
Una visita al Cimitero Acattolico di Roma per un breve raccoglimento sulla tomba
di Andrea Camilleri nell’anno del centenario della sua nascita. E qui vengono
alla mente le parole di Henry James, 1873: “Una mescolanza di lacrime e sorriso,
di pietre e di fiori, di cipressi in lutto e di cielo luminoso, che ci dâ
l’impressione di volgere uno sguardo alla morte dal lato più felice della
tomba”. E’ il luogo del riposo eterno di Andrea Camilleri, ma anche di poeti,
artisti, musicisti, diplomatici, studiosi come Bruno Pontecorvo, Gramsci, Carlo
Emilio Gadda. Accanto a loro tanti artisti stranieri: John Keats, Percy Bysshe
Shelley, William Wetmore Story, Constance Fenimore Woolson, George Perkins Marsh,
Auguste von Goethe, Carl de Bildt, Irene Galitzine, Karl Briullov. Sepolture
importanti che giornalmente vengono visitate da numerosi turisti. Tutti questi
illustri personaggi hanno trovato degna sepoltura al cosiddetto Cimitero
Protestante, meglio conosciuto come Cimitero Acattolico di Roma, circondato
dalle mura Aureliane e situato presso la Piramide di Caio Cestio. La tomba del
padre del commissario Montalbano si trova nella zona terza del cimitero nella
stessa area dove sono custodite le ceneri di Antonio Gramsci. Ad Agrigento a
pochi mesi dal “sei settembre” si sconoscono le iniziative in cantiere per
ricordare il centenario della nascita di Andrea Camilleri.
Diego Romeo, Paolo Cilona
Le téléphone sonne. Une voix enjouée appelle Riccardino au petit matin.
Montalbano, réveillé par erreur, accepte le rendez-vous par politesse agacée.
Moins d’une heure plus tard, Riccardino gît au sol, deux balles dans la tête.
Ainsi débute Riccardino,
dernier roman de la série consacrée au commissaire sicilien imaginé par Andrea
Camilleri.
Mais dans cet épilogue, la mécanique du polar se double d’une mise en abîme
vertigineuse, où le personnage affronte son créateur. Et tout le monde n’en sort
pas indemne. Trente-cinq
romans plus tard, le commissaire de Vigàta semble au bord de l’épuisement.
L’envie d’enquêter vacille, la fatigue s’infiltre dans chaque geste, la
lassitude l’emporte sur le plaisir de la traque. Face à la mort de Riccardino,
figure solaire d’un groupe d’amis fusionnels, l’intuition reste vive, mais
l’énergie s’effiloche. Montalbano
doute, soupèse, puis questionne avec cette ironie à froid qui le caractérise.
Autour de lui, trois amis, peut-être trop proches, peut-être trop parfaits,
s’ébrèchent peu à peu. Le soupçon s’insinue entre les regards, les silences, les
contradictions. Mais la
véritable surprise de Riccardino ne réside pas dans l’enquête. Andrea Camilleri,
en maître du contre-pied, entre en scène. L’auteur s’invite dans le texte,
apostrophe son personnage, perturbe le récit et bouscule la linéarité du polar.
En héritier de Pirandello, il joue avec les niveaux de fiction, confronte
Montalbano à sa double existence – littéraire et télévisuelle – et interroge la
fin possible d’un héros devenu mythe. Le ton,
faussement léger, trahit une forme de désenchantement. Camilleri met en scène le
crépuscule du commissaire, mais aussi celui de l’écrivain. Ce roman,
écrit en 2005, puis révisé en 2016, fut volontairement conservé à l’écart, comme
une conclusion anticipée. En attendant de l’achever, Camilleri poursuivit sa
série avec constance. Riccardino restait là, scellé, gardé en réserve pour tirer
le rideau. Publié à
titre posthume, le texte ne cherche pas l’effet de surprise ou le rebondissement
spectaculaire. Il explore une autre forme de tension : celle qui oppose le
besoin de clore à l’attachement profond, presque organique, entre un auteur et
sa créature. Dans cette
ultime enquête, les apparences trompent autant que les intentions. Ce que l’on
croit figé vacille. Le commissaire, loin de tirer sa révérence avec panache,
glisse vers une forme d’effacement. L’humour reste là, sec, tranchant, mais le
regard devient plus mélancolique.
En creux, c’est toute une époque de littérature populaire italienne qui se
referme. Avec tendresse, Camilleri offre à Montalbano non pas une mort brutale,
mais une sortie pleine de subtilité, où la fiction elle-même semble hésiter à se
dissoudre.
Nicolas Gary
LUNEDÌ 7 APRILE
Alessandra Mortelliti, attrice e regista, racconta, a cento anni dalla nascita,
il talento, l’estro e la vita di suo nonno Andrea Camilleri: dagli studi
all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico fino agli amatissimi libri con
protagonista il Commissario Montalbano. Mortelliti descrive le iniziative
promosse per il centenario in corso e presenta il Fondo Andrea Camilleri, un
luogo fisico dove arte e cultura si incontrano in memoria dello scrittore.
[…]
Un nuovo viaggio alla scoperta di documenti, luoghi, voci e presenze per capire
i passaggi salienti che punteggiano la storia della nostra lingua, analizzando
questa volta il rapporto tra dialetti e lingua ufficiale e l’avvento della
comunicazione digitale quale naturale evoluzione della corrispondenza
tradizionale. Sono, infatti, dedicate rispettivamente alla conquista
dell’italiano e al passaggio dall’epistola tradizionale alla comunicazione
telematica e digitale le due nuove puntate della serie “Etimo, per il museo
della lingua italiana”, per il ciclo “Sciarada”. Al timone c’è sempre lo storico
della lingua italiana e divulgatore Giuseppe Antonelli, docente presso
l’Università degli Studi di Pavia e presidente del comitato tecnico scientifico
del prestigioso Centro Manoscritti di Pavia fondato da Maria Corti, e
responsabile del Multi e del Mundi, i musei dedicati alla lingua italiana, il
primo digitale e il secondo con documenti materiali. TRAMA EPISODIO “È stato un
grosso aiuto il dialetto siciliano nel lavoro sulle varie serie dedicate al
Commissario Montalbano.” Parole di Luca Zingaretti, ospite della prima puntata,
che rende omaggio al mondo e alla lingua di Andrea Camilleri, e che dice: “Il
dialetto dà ritmo a quello che devi dire. Il dialetto, venendo dalla lingua
parlata è una lingua molto più musicale dello scritto. Abbiamo attinto a piene
mani dalla lingua camilleriana, che era un siciliano anomalo, perché un po’ era
antico e quindi non più in uso ed era il linguaggio che Camilleri aveva imparato
da giovane un po’ era proprio un dialetto inventato dallo scrittore. Ci sono
delle parole che non esistono nel siciliano reale, e che invece Camilleri anche
onomatopeicamente ha costruito”. Insomma “dialetto per diletto” quello di
Camilleri, come osserva Giuseppe Antonelli che, presso il Fondo dedicato allo
scrittore siciliano, si sofferma sull’opera, i manoscritti, le prove di un
intellettuale eclettico che abbiamo imparato ad amare. La bella notizia è che, a
differenza di quanto temuto e profetizzato da molti, la conquista dell’italiano
non ha portato alla scomparsa dei dialetti. Anzi, dialetto e italiano oggi
convivono di fatto in armonia, perché, come diceva proprio Camilleri, “L’albero
è la lingua, i dialetti sono la linfa”. [...]
Nasce “Ferro di Cavallo in Giallo”, un nuovo gruppo di lettura che promette di
coinvolgere appassionati di libri di tutte le età in un viaggio tra pagine,
storie e autori indimenticabili. Il primo appuntamento è fissato per martedì 8
alle 21 nella sede del Centro socio culturale, via Gregorovius 11. Un’occasione
per immergersi nel mondo del giallo, partendo da uno dei maestri della narrativa
italiana: Andrea Camilleri. Il libro
scelto per l’incontro è “La forma dell’Acqua”, il primo romanzo della celebre
serie del Commissario Montalbano, un’opera che ha conquistato generazioni di
lettori e che continua a emozionare con la sua scrittura coinvolgente e i suoi
personaggi indimenticabili.
[…]
Silvia Angelici
Alfredo, poi Mario,
Geppino e oggi Diego sono i librai editori della famiglia Guida che in 105 anni
di attività ha rappresentato la storia di un modello imprenditoriale e culturale
che ha appena ricevuto un importante riconoscimento istituzionale.
Il ministero della Cultura ha deliberato la costituzione del Comitato nazionale
per le celebrazioni del centenario della nascita e dell’inizio delle attività
culturali della famiglia Guida a Napoli. Presieduto dall’accademico dei Lincei
Carlo Vecce, del comitato fanno parte gli italianisti Laura Cannavacciuolo
dell’Orientale, e Vincenzo Caputo della Federico II, Maria Rascaglia, già
vicedirettore della Biblioteca Nazionale di Napoli, e Diego Guida, che
sottolinea: «Stiamo mettendo a punto le attività che quest’anno metteremo in
campo non solo per raccontare la storia dei Guida, ma anche la storia
dell’editoria napoletana e nazionale, le sfide vinte e quelle perse, le
innovazioni, le tradizioni, le prospettive future».
In calendario almeno due convegni internazionali, una pagina web tutta dedicata
alla storia dell’azienda, una mostra fotografica e una documentaria da allestire
«in quella che oggi è la nuova Saletta rossa in via Bisignano». Tra le idee che
potrebbero concretizzarsi c’è molto probabilmente un accordo di evento
condiviso con il comitato per il centenario di Andrea Camilleri, fra l’altro
autore per Guida di un Falso d’autore, una finta novella di Boccaccio, uno dei
successi della casa editrice.
[...]
Ugo Cundari
Alessandra Mortelliti, attrice e regista, racconta, a cento anni dalla nascita,
il talento, l’estro e la vita di suo nonno Andrea Camilleri: dagli studi
all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico fino agli amatissimi libri con
protagonista il Commissario Montalbano. Mortelliti descrive le iniziative
promosse per il centenario in corso e presenta il Fondo Andrea Camilleri, un
luogo fisico dove arte e cultura si incontrano in memoria dello scrittore.
Roma. Con più di 50 relatori, 16 editori, tre mostre e un ricco programma
culturale e come tema 'Orizzonti vicini' l'Italia sarà Ospite d'Onore alla
ventunesima Fiera Internazionale del Libro di Salonicco, dall'8 all'11 maggio al
centro espositivo Tif-Helexpo5.
Nei quattro giorni della manifestazione sarà reso omaggio ad Andrea Camilleri,
nel centenario della nascita, con una tavola rotonda che vedrà la partecipazione
del grande scrittore greco Petros Markaris, padre del commissario Kostas
Charitos; di Anna Pataki, della casa editrice Patakis che pubblica in Grecia i
romanzi di Camilleri e di Valentina Alferj, sua storica assistente e agente
letteraria. Vita, opere
ed eredità di Camilleri saranno tracciate anche in un percorso didattico fatto
di testi, immagini e citazioni, curato dal professor Giovanni Capecchi e
promosso dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della
nascita, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e
il Fondo Andrea Camilleri.
[…]
Ancona. La stagione 2025-26 di Marche Teatro, la prima firmata dal neo direttore
Giuseppe Dipasquale, porta al Teatro delle Muse di Ancona dal 5 novembre al 23
aprile prossimi 19 titoli per 60 repliche tra prosa, danza e musical che
guardano ai fermenti culturali del '900 da Pirandello a Camilleri a Calvino,
senza rinunciare ai classici come Shakespeare e Goldoni e all'intrattenimento
leggero.
La rassegna intitolata '900venticinque', vuole essere per Dipasquale "un viaggio
nella memoria tra gli autori che ancora oggi continuano a parlare al pubblico,
basandosi su un'idea di teatro collettivo e popolare, comprensibile e aperto a
coproduzioni coi maggiori teatri italiani".
Quattro le nuove coproduzioni di Marche Teatro, la prima delle quali 'Il birraio
di Preston' di Camilleri inaugura il cartellone con la regia di Dipasquale e una
compagnia di straordinari attori tra cui Edoardo Siravo, presente oggi, che
reciterà per la prima volta ad Ancona, Federica De Benedittis e Mimmo Mignemi.
Impegnati in più ruoli in un turbinio di personaggi tra ironia e riflessione,
porteranno in scena la rivolta dei cittadini di Vigata contro il prefetto che
nel 1874 volle riaprire il teatro con un'opera sgradita, trasformando la serata
in un caos.
[…]
Si è riunita
l’Assemblea dei Soci di Oltre Vigata. È stata constatata l’irrevocabilità delle
dimissioni dello storico Presidente Danilo Verruso che sono quindi state
accettate. I Soci hanno peraltro voluto ringraziare il Presidente per
l’instancabile attività di proposizione e di stimolo esercitata nei quindici
anni del suo mandato. È stata poi
presa in esame l’organizzazione delle manifestazioni per il Centenario della
nascita di Andrea Camilleri per le quali l’Associazione era già impegnata in una
proficua interlocuzione con l’amministrazione comunale e con le altre
Associazioni del territorio e per cui aveva già presentato apposito programma
ampio e dettagliato in attesa del finanziamento che avrebbe dovuto richiedere
l’Amministrazione comunale come concordato nelle riunioni svolte.
Si apprende da notizie di stampa invece che non solo le riunioni non hanno avuto
e non avranno il seguito previsto, ma che l’intera organizzazione delle
manifestazioni è stata affidata ad una associazione di nuova fondazione che non
ha mai operato sul territorio.
Si viene inoltre a conoscenza dell’esistenza di un altro programma già
concordato in altre sedi dal quale Oltre Vigata, da sempre impegnata nella
diffusione delle opere Camilleriane con una moltitudine di entusiasmanti e
partecipatissime manifestazioni l’ultima delle quali, a costo zero, appena due
settimane fa, viene completamente esclusa unitamente alle altre Associazioni.
L’Assemblea ha preso pertanto atto delle mutate circostanze interrompendo la
progettazione dei propri eventi, ma ricorda che è l’unica Associazione inserita
con il proprio progetto nel programma nazionale di manifestazioni per il
Centenario organizzate dal Fondo Andrea Camilleri presentato recentemente a Roma
al quale continua a fare riferimento.
È scontro a Porto Empedocle tra l’associazione culturale “Oltre Vigata” e il
Comune di Porto Empedocle.
Secondo i soci di Altra Vigata l’Amministrazione comunale empedoclina avrebbe
affidato l’intera organizzazione delle celebrazioni per il centenario di
Camilleri ad un’associazione di nuova costituzione (che viene considerata dalla
dirigenza di Oltre Vigata “senza esperienza sul territorio”), escludendo “Oltre
Vigata” e altre realtà storiche.
La notizia dell’esclusione è emersa da fonti di stampa solo di recente, in netto
contrasto con gli accordi preliminari che prevedevano un coinvolgimento diretto
di “Oltre Vigata”: è l’accusa dell’associazione empedoclina.
La dirigenza di Oltre Vigata “aveva già presentato apposito programma ampio e
dettagliato in attesa del finanziamento che avrebbe dovuto richiedere
l’Amministrazione comunale come concordato nelle riunioni svolte”, si legge in
un comunicato stampa.
Le ragioni ufficiali dell’esclusione di Oltre Vigata dall’organizzazione degli
eventi per il centenario di Camilleri non sono note.
L’Assemblea dell’associazione empedoclina pertanto “ha preso pertanto atto delle
mutate circostanze interrompendo la progettazione dei propri eventi, ma ricorda
che è l’unica Associazione inserita con il proprio progetto nel programma
nazionale di manifestazioni per il Centenario organizzate dal Fondo Andrea
Camilleri presentato recentemente a Roma al quale continua a fare riferimento”.
Elio Di Bella
Luca Zingaretti parla del film "La casa degli sguardi", che segna il suo esordio
alla regia, raccontando anche quando venne scelto per interpretare la parte del
commissario Montalbano.
[…]
Inoltre incontri con autrici e autori che solitamente si rivolgono agli adulti,
che presentano le loro novità rivolte ai ragazzi come […] Giordano Meacci e
Marta Vesco con Guardie e ladri. 10 avventure del commissario Montalbano,
prima raccolta per ragazzi di Andrea Camilleri, pubblicata da Sellerio in
occasione della neonata collana per giovani lettori La memoria dei ragazzi.
[…] Ci
saranno due maratone di lettura:
La Maratona d’ascolto Camilleriana (Audible), con Ninni
Bruschetta, Donatella Finocchiaro e Massimo Venturiello, per celebrare l’eredità
e la Sicilia di Andrea Camilleri, a 100 anni dalla sua nascita.
[…]
Il porticciolo di Punta Secca si prepara a rendere omaggio ad Andrea Camilleri
in occasione del centenario della sua nascita. Dal 14 aprile 2025, questo angolo
affacciato sul Mediterraneo si trasformerà in un museo d’arte a cielo aperto con
l’evento “Onde di colore per Camilleri /100º”.
L’iniziativa, ideata dall’artista Gianni Giacchi, coinvolge undici talentuosi
artisti della provincia di Ragusa – Anna Ottaviano, Antonella Gilberto, Daniela
Sellini, Giorgio Distefano, Gianni Giacchi, Giovanni Aquila, Luana Sarta, Maria
Teresa Scarso, Patrizia Cerminara, Rita Iacono, Carmela Garaffa e Walter
Pavonetto – che daranno vita a un percorso artistico suggestivo e originale. Le
loro opere, dipinte direttamente su blocchi di cemento all’interno del
porticciolo, racconteranno con stili e linguaggi diversi l’universo narrativo e
umano del Maestro Camilleri.
Ogni blocco diventerà così una pagina visiva, un frammento di memoria e
creatività che si unisce al mare e alla pietra, elementi così presenti nei
racconti dello scrittore siciliano. Il progetto, realizzato con il fondamentale
supporto del Demanio Regionale, della Soprintendenza ai beni culturali di
Ragusa, del Circolo nautico di Punta Secca, del Comune di Santa Croce Camerina e
della Capitaneria, intende trasformare un luogo già ricco di suggestioni in uno
spazio d’arte accessibile e permanente.
L’inaugurazione ufficiale del museo all’aperto è prevista per il 20 luglio 2025.
A impreziosire l’evento sarà la presenza della scrittrice Arianna Mortelliti,
nipote di Camilleri. Accanto a lei, saranno presenti rappresentanti
dell’amministrazione comunale e numerose personalità.
Vigàta (Montelusa). Seconda metà del Novecento. Due scrittori romani in coppia
dedicano alla loro Nora un ottimo “Ritratto del commissario da cucciolo”,
biografia giovanile di Montalbano, prendendo spunto dai 28 romanzi, 73 racconti,
lettere interviste glossario, e curano poi una divertente antologia di 10 storie
per ragazzi, tratte da varie raccolte, dell’immenso Andrea Calogero Camilleri (Porto
Empedocle, Agrigento, 6 settembre 1925 - Roma, 17 luglio 2019), nel centenario
della nascita. “Guardie e
ladri” è
il titolo del primo dei dieci racconti raccolti nel secondo volume della nuova
collana dell’editore palermitano (non a caso inaugurata da un bel romanzo di
Manzini). Ovviamente la serie venne pubblicata quando Salvo era già un
poliziotto adulto, qui ritroviamo contesti e interlocutori connessi alla sua
inesauribile capricciosa curiosità.
Solita narrazione in terza al passato, fra gatti e cardellini, banditi sbadati e
investigatori derubati, ladri gentiluomini e leggiadre signore.
Valerio Calzolaio
MusicPaper, 10.4.2025
#STORIA&STORIE
Andrea Camilleri e la voce della musica
Il centenario della nascita dello scrittore è l’occasione per narrare il filo
del suo rapporto con la musica. Nei libri e fuori dai libri, in televisione, in
teatro. E nell’archivio del Fondo Camilleri. Dai gialli del commissario
Montalbano sino alla passione personale per il Jazz e al recente omaggio
discografico di Michele Marco Rossi e Paolo Aralla.
Se già le canzoni
della serie Rai sul Commissario Montalbanodi qualche anno fa
giocavano a tutto campo fra gli ulivi mediterranei – un esempio per tutti Malamuri,
con la voce di Olivia Sellerio e il puntuale commento sonoro sullo sfondo
scritto da Franco Piersanti, compositore già accreditato per il soundtrack ufficiale
– sono tante altre le musiche che effondono narrazione e fascino visionario alla
prosa terrigna, febbrile, ruvida, ma sempre felicissima di Andrea Camilleri: non
solo scrittore, poeta, critico e traduttore, ma anche docente dell’Accademia
d’Arte Drammatica, regista teatrale, radiofonico e televisivo, produttore di
spettacoli per la RAI e attore, oltre che raffinato cultore della perduta arte
della conversazione. Il ruolo
della musica nei libri e nei romanzi Adesso,
nel centenario della nascita e a sei anni dalla scomparsa, vien proprio la
voglia di riflettere su quali note si insinuassero qua e là, marcando stretto i
personaggi infilati fra i simboli iconico-culinari della sua Sicilia, citati qua
e là fra un piatto di tradizionali Sarde a beccafico, un assaggio della
messinese [non solo messinese, NdCFC] Pasta ‘ncasciata e il profumo della
deliziosa Caponatina di melanzane. E le
riflessioni si trasformano in indagini suppletive degne del celebre commissario
sul ruolo avuto dalla musica fra i libri e romanzi di Camilleri. D’altronde,
il crogiolo di rievocazioni storpiate, con stralunata e sottile ricerca
fonetico-linguistica, si può cogliere con viva singolarità nel suo mondo
letterario. Che dire pertanto del twist di Guarda come dondolo,
di Un giorno dopo l’altro o del profumo antico di Portami tante rose,
delle canzoni popolari mescolati a Bach e Paganini (La voce del violino),
alle arie di Donizetti (Un filo di fumo) e alla tromba di Louis Armstrong
(Il corso delle cose). Ancora, come
non vedere un filo conduttore logico, continuativo, fra le allusioni al
wagneriano Vascello fantasma (Il Birrario di Preston) e quelle
della lugubre Danza macabra di Saint-Saëns (Biografia del figlio
cambiato) in una matrice che si staglia fortemente sul guazzabuglio macinato
nella trentina e passa dei volumi pubblicati da Sellerio, con una moltitudine di
schegge sonore diramata tra Mozart e Verdi, Boccherini e Malipiero, Puccini e
Kurt Weill, spesso in modo stravagante e singolare. L’Archivio
e la Biblioteca del Fondo Andrea Camilleri Eppure le
vicende che legano la musica allo scrittore siciliano hanno un’origine quasi
secolare, come si evince dal materiale curato presso il Fondo Andrea Camilleri,
lo spazio inaugurato nel 2018 proprio nel quartiere Della Vittoria di Roma che
fu suo luogo di residenza e adesso mira a promuovere la forte eredità culturale. Consultando
l’archivio, la biblioteca, ma pure alcuni importanti di strumenti disponibili in
rete come i Quaderni camilleriani (tutto il materiale è disponibile in
digitale) si può scoprire ad esempio che il primo racconto, Sweet Georgia
Brown, fu steso mentre lo scrittore ascoltava quasi ossessivamente Django
Reinhardt, in omaggio a uno standard omonimo che in disco gli aveva procurato
enormi emozioni. Era il 1947 e Camilleri si era trasferito con la famiglia ad
Enna, per seguire i genitori e il divertente racconto – tuttora inedito – fa
perno su un concerto tenuto a Palermo nel 1940 da Nick La Rocca. Anni dopo, la
storia si è trasformata prima nella sceneggiatura di un film e poi in uno
spettacolo, confezionato dal trombettista Enrico Rava. Naturalmente
però c’è anche molto di più, specie in tema di jazz, come su Music Paper
proprio Rava ha già raccontato a Roberto Mastroianni. Una
venerazione per i classici del jazz Camilleri
venerava i classici del jazz (in primis Erroll Garner, ma anche Louis Armstrong
e Ella Fitzgerald), senza però tralasciare la musica classica. «Mi piaceva
moltissimo quel genere musicale, lo sentivo alla radio grazie all’orchestra
diretta dal maestro Strappini, al quale consentivano di suonare il jazz (che in
verità non era visto di buon occhio) aggiustando però i titoli: Tristezze di
San Luigi per St. Louis Blues e via così» ha scritto anni fa.
«Comunque la musica era quella, sia pure suonata malamente da italiani, anche se
devo dire che l’orchestra di Strappini non era poi così male». In realtà, il
filone afro-americano non esauriva l’intera attrazione per l’arcipelago delle
note sul pentagramma: «amo molto la musica classica, anche se la mia è stata una
passione tardiva, nata quando mi trasferii da Porto Empedocle (la Vigata di
Montalbano) a Palermo per frequentare l’università» confessò lo scrittore
a Paola Molfino in un’intervista pubblicata su Amadeus alcuni anni fa .
«Fu così che cominciai ad ascoltare opere e concerti, e tutt’oggi i miei idoli
sono Berg con il suo Wozzeck, Schönberg e Scelsi, anche se si tratta di
autori farraginosi (soprattutto Scelsi) che ancora non riesco a decriptare». Camilleri
e il teatro musicale In quello
stesso intervento, peraltro, lo scrittore ricorda che nel ’58 era stato chiamato
da Bindo Missiroli (allora direttore del Teatro Donizetti di Bergamo) per la sua
prima e unica regia lirica: San Giovanni decollato, commedia di Angelo
Musco su musiche seriali di Alfredo Sangiorgi. «Riuscire a far ridere il
pubblico con una musica seriale fu un’impresa che mi segnò per il resto della
vita e che mi allontanò per sempre dal mondo della lirica», anche se molti
decenni dopo trovò modo di accostarsi soprattutto grazie al compositore Marco
Betta e alle regie di Rocco Mortelliti (diventato poi [prima, NdCFC] suo
genero) che proprio al Donizetti di Bergamo aveva fatto debuttare un’opera su un
libretto tratto da un suo racconto, Il fantasma nella cabina. L’opera fu
tenuta a battesimo il 13 dicembre del 2002, mentre nel 2003 il ritrovato amore
per l’opera sarebbe confluito nel Mistero del finto cantante e in Che
fine ha fatto la piccola Irene? Nel ’61
invece era andata in scena un’opera di Franco Mannino (Il quadro delle
meraviglie) su un suo personale libretto, altro attestato del suo interesse
e per la naturale affiliazione per il repertorio moderno e contemporaneo. Michele
Marco Rossi, l’incontro con Camilleri (e un disco) Non a caso,
le vicende degli ultimi mesi sono poi state quelle che hanno fatto nascere anche
il disco Intelletto d’amore (e altre bugie) in un progetto sostenuto
dalla Siae nell’ambito di “Per Chi Crea“ 2023, pubblicato in vinile per
Stradivarius e distribuito da Naxos sulle piattaforme digitali. La voce
cavernosa di Camilleri mescolata al violoncello di Michele Marco Rossi e
all’elettronica live di Paolo Aralla è frutto di un’operazione che via via ha
assunto il segno di una testimonianza toccante, considerando soprattutto che
la traccia audio riportata dalle parole dello scrittore risale ai suoi ultimi
mesi di vita, prima della morte avvenuta il 17 luglio del 2019. «A maggio di
quell’anno incontrai Andrea Camilleri nella sua abitazione romana, nel Rione
Prati, e alle porte di casa mi ha accolto sua figlia Mariolina, mentre lui mi
aspettava in silenzio seduto alla sua scrivania» racconta Rossi, classe 1989,
già vincitore del Premio Abbiati nel 2022. «Camilleri
aveva 93 anni ed era già completamente cieco. Non dimenticherò mai il gesto che
ha fatto appena mi ha sentito entrare: una mano energica e calorosa tesa verso
di me, prima di mettersi a disposizione di un giovane violoncellista che aveva
appena conosciuto». Poi prosegue.
«Di quel pomeriggio intorno a un tavolo resta una registrazione, un ricordo di
un uomo che citava tutto a memoria – anche con qualche simpaticissimo refuso –
che si metteva al servizio del prossimo, vivendo la sua profondità con la
generosità e la semplicità di chi è veramente Grande». Il
femminicidio, la guerra e la voce di Camilleri Sono nate
così queste musiche nelle quali ogni palpabile granulazione del suono, qualsiasi
aspra distorsione o lamina di luce allusa allo spettro di armonici sul
violoncello entra di soppiatto nelle parole di Camilleri, che parla a ruota
libera dell’amore in un sonetto di Dante e di quanto l’uomo sia totalmente privo
di doti razionali.
«L’uomo superbamente vuole distaccarsi dal genere animale, ma in realtà ci
appartiene» mormora con uno smalto ruvido e sabbioso la voce dello scrittore.
«L’istinto di uccidere è l’istinto dell’animale, lo vediamo sotto ai nostri
occhi in questi giorni. Questa moltiplicazione geometrica del femminicidio è
proprio l’evidenza, di fronte a questa paura reagisce esattamente come un
animale impaurito: attacca, uccide».
E non manca neppure una riflessione sulla violenza e sui conflitti bellici che
in quell’estate del ’19 non era ancora apparsa né a Kiev né a Gaza: «se l’uomo
fosse veramente razionale avremmo finito di fare la guerra duemila anni fa,
avremmo detto “ma che stronzi siamo stati! Non facciamo più guerre”. Invece
tutti gli errori umani vengono ripetuti a distanza di tempo, magari sotto forma
diversa. Non ha importanza che forma assuma, l’essenziale è che si ripeta. Il
che significa che voler dire che l’esperienza sia servita all’uomo è una cosa
basata sul nulla… sul nulla».
Luigi Di Fronzo
Il delitto può
avvenire anche nei luoghi più impensabili e la cucina è proprio uno di questi,
dove nascono sapori, ricordi… e a volte anche casi misteriosi. In bilico tra
padelle fumanti e intrighi ben conditi, questi sei romanzi gialli dimostrano che
il mistero può annidarsi anche tra biscotti, arancini e dolci natalizi. Non si
tratta solo di gialli con l’odore del ragù sullo sfondo, ma di storie in cui il
cibo diventa ingrediente narrativo, simbolico, perfino risolutivo. Delitto e
crostate: 6 libri gialli con ambientazione culinaria. Quando il mistero è
servito con il dolce Questi sei
romanzi dimostrano che il cibo non è solo nutrimento, ma spesso anche
rivelazione. Nelle mani giuste, può diventare arma, indizio, memoria o maschera. E tra un
assaggio e un’indagine, il lettore si ritrova coinvolto in trame che saziano la
mente quanto lo stomaco. […] Gli
arancini di Montalbano di
Andrea Camilleri In questa
raccolta di racconti, Camilleri fa incontrare il commissario Montalbano con
alcuni dei piatti più iconici della tradizione siciliana. Il racconto Gli
arancini di Montalbano, in particolare, è un piccolo gioiello: il
protagonista si trova combattuto tra il desiderio di trascorrere un Capodanno
tranquillo con Livia e l’invito irresistibile della signora Adelina a gustare i
suoi leggendari arancini.
Ovviamente, in mezzo c’è un delitto da risolvere. Camilleri usa il cibo come
chiave d’accesso all’anima siciliana, ma anche come elemento di identità,
memoria e verità. Una lettura che profuma di mare, fritto e nostalgia.
[…]
Alessia Alfonsi
Nei
romanzi gialli c’è qualcosa di speciale: quella tensione sottile, quel gusto per
il dettaglio, quell’equilibrio tra mistero e psicologia che riesce a tenerci
incollati fino all’ultima pagina. Ma quando queste storie passano dal libro allo
schermo, il fascino può solo moltiplicarsi. Scenografie suggestive,
interpretazioni magnetiche, atmosfere cupe o raffinate: la serialità televisiva
ha saputo dare nuova vita a tanti grandi romanzi del mistero. Dal libro
alla serie tv: perché i romanzi gialli funzionano così bene? Entrambi i
linguaggi si basano sulla tensione, sul non detto, sul desiderio di
scoprire. Quando un romanzo giallo ben costruito incontra una produzione
televisiva attenta, il risultato può essere straordinario. La pagina fornisce le
fondamenta, lo schermo amplifica le emozioni. E noi, spettatori-lettori,
possiamo solo goderceli… magari con un libro sul comodino e il telecomando a
portata di mano. […] Il
commissario Montalbano
– da Andrea Camilleri Dove
vederlo: RaiPlay, Amazon Prime Video
Un classico intramontabile. Andrea Camilleri ha creato un personaggio ormai
iconico, che Luca Zingaretti ha incarnato per più di vent’anni. La serie
prodotta da Rai Fiction ha reso immortali i paesaggi siciliani, i silenzi, il
mare e, naturalmente, i piatti cucinati da Adelina. Ogni episodio è tratto da
uno dei romanzi o racconti editi da Sellerio. Un giallo che si nutre di stile,
lentezza e umanità. Imperdibile.
[…]
Alessia Alfonsi
[…]
La sezione Junior ha avuto un unico vincitore in Il canto del mare di
Maurizio Di Giovanni che ha voluto ricordare Andrea Camilleri con le
illustrazioni della figlia Mariolina.
[…]
Tra le pagine del
racconto La moneta di Akragas di Andrea Camilleri, un archeologo può
rinvenire una rara e preziosa moneta d’oro coniata dalla polis greca di Akragas,
l’odierna Agrigento, nel 407-406 a.C. Poco prima quindi che la città, dopo un
assedio durato otto mesi, cadesse in mano dei Cartaginesi nell’ambito di uno dei
loro tentativi di espansione nell’isola. Mesi in cui, come nota con efficacia lo
scrittore: «era stato più facile trovare oro da fondere che frumento». Il racconto
venne pubblicato nel 2011 dalla casa editrice Skira e l’autore in una nota
finale ricorda che lo ha scritto ispirandosi a un racconto di famiglia secondo
il quale un lontano parente (lontano nel tempo, osserva), medico e numismatico,
avendo ricevuto da un contadino una moneta, che aveva trovato accidentalmente,
ne aveva compreso subito l’eccezionalità al punto da cadere da cavallo per la
sorpresa. La cronaca familiare rammentava inoltre che, in un secondo momento,
l’antenato aveva scelto di regalarla al re Vittorio Emanuele III anch’egli un
collezionista di monete, come è ben noto. In cambio aveva ricevuto
l’onorificenza di Grande Ufficiale della Corona d’Italia. Il racconto
si apre nel 406 a.C. con la città appena caduta in mano cartaginese e un
mercenario, Kalebas, restato fedele ad Akragas mentre altri hanno disertato, che
tenta di fuggire con un sacchetto di 38 monete d’oro. Esse costituivano la paga
per il servizio militare svolto a favore della polis in quei terribili mesi. Si
conclude, invece, nel 1911, con un colpo di scena che non si può rivelare per
coloro che non avessero letto il racconto dato l’andamento da romanzo giallo. Si
può accennare, comunque, che, sullo sfondo, vi trovano spazio il re d’Italia,
Vittorio Emanuele III, già ricordato, e lo zar di Russia, Nicola II Romanov. Una delle
monete d’oro che Kalebas portava nel suo sacchetto costituisce il filo
conduttore della storia attraversando i secoli e risulta centrale nello
svolgimento del racconto. Eccone la descrizione che ne offre lo scrittore: «da
un lato c’è un’aquila ad ali aperte e una lepre, dall’altro un granchio e un
pesce». La descrizione esatta di un tipo di monete coniate ad Akragas, lo
scrittore d’altronde correda il testo di una bibliografia essenziale e
aggiornata, rispetto alla data della prima edizione del testo, a dimostrazione
della cura con cui lo preparò, senza alcuna approssimazione. Vi figurano testi
sulla monetazione greca e sulle vicende storiche della città facendo riferimento
a opere d’insieme, ma anche ad Atti di settimane di studio e quindi a contributi
specialistici.Ben
delineata è la figura del dottor Stefano Gibilaro, numismatico e collezionista
siciliano che si trovò a possedere la moneta per qualche tempo. La sua figura
tratteggia con vivacità un appassionato di antichità e collezionista dei primi
decenni del Novecento nella provincia italiana. Il «viddrano» che scopre la
moneta, mentre sta zappando, la vuole offrire al medico condotto dato che: «Ne
avi già tante il dottori di ’ste monite, d’ò tempo dei greci, dei romani, delli
spagnoli, dei francisi, dei borboni, ma nni voli sempri, non gli abbastano mai».
Gibilaro, d’altronde, intuisce subito che si tratta di una rarità e la confronta
idealmente con altre due che ha visto pubblicate su una rivista scientifica e
ciò suggerisce la sua preparazione. Nell’elenco delle monete collezionate c’è di
fatto quasi per intero la storia della Sicilia, prima dell’Unità d’Italia. Si
può segnalare che il dottore viene fatto nascere ed esercitare la professione a Vigàta,
il comune siciliano immaginario legato alle vicende del commissario Montalbano,
il personaggio più noto tra quelli ideati e descritti da Camilleri.
Una considerazione finale: per lo scrittore il passato, più o meno lontano nel
tempo, arriva a condizionare il presente. Anzi passato e presente convivono:
nella stessa grotta che «una volta era uno dei tanti accessi segreti agli
ipogei d’Akragas» cercano rifugio due uomini: uno nel 406 a.C. e l’altro nel
1910. È la forza della storia e della letteratura.
Giuseppe M. Della Fina
Domani, 11.4.2025
Spaghetti & Moretti
Il discorso del re e il principe Manzini: i sobbalzi di certi cuori normanni
Torna la rubrica di Antonio D’Orrico, cenette settimanali e sentimentali a menù
fisso con lettori vecchi e nuovi. L’eredità di Andrea Camilleri e la chitarra di
Fausto Cigliano. Chissà cosa pensa Fabio Caressa del sublime Nico Paz
[…]
Mercoledì Sellerio
ripubblica La forma dell’acqua, il primo Montalbano. Nella prefazione
Antonio Manzini rievoca il pomeriggio in cui Andrea Camilleri gli fece leggere
il manoscritto e sembra quando il padre portò Aureliano Buendía da Melquíades a
conoscere il ghiaccio. Era
bellissima l’amicizia tra Camilleri e Manzini. C’era qualcosa di paterno e di
filiale, ma anche di fraterno. C’era complicità, al limite dell’associazione a
delinquere. Manzini riporta in vita Camilleri, lo vedi che tambasia nello
studio, si addruma una sigaretta, beve una birra, impreca (“Iiih,
grannissima camurrìa…”). […]
Giovedì Altra
prefazione al bellissimo romanzo La rivoluzione della luna di Camilleri
ripubblicato da Sellerio. Chiara Valerio scrive: «Il tempo, si sa, romanzifica –
inventiamo un verbo…». Sobbalzo
sulla sedia alla Calzini. Inventare? Il verbo romanzare esiste dalla notte dei
tempi: io romanzo, tu romanzi, egli romanza… io romanzai, tu romanzasti… Prima
l’italiano, prima l’italiano! E lo dico da normanno.
[…]
Antonio D'Orrico
LUCA CROVI intervista
ARIANNA MORTELLITI, nipote di Andrea Camilleri e autrice di “Quel fazzoletto
color melanzana” (Mondadori, 2024)
Letture di MARCO ZINGARO – Proiezione intervista di Manlio Monfardini a Andrea
Camilleri dal repertorio TVL Pistoia
Tridicino è
un viaggio in barca nel mare di Sicilia, tra alghe, correnti, polpi giganti,
veloci paranze, dragunare (le terribili “trumme marine” sconfitte con l’arte
antica tramandata di padre in padre) e conchiglie che “sonano” la musica del
vento. Ma soprattutto è un viaggio sulle onde e nelle profondità del mare
Camilleriano. Un racconto di ispirazione mitologica denso di emozioni, di spunti
ora ironici, ora malinconici e di rimandi ad un mondo ormai quasi scomparso, ma
ancora vivo nella tradizione del “Cunto”.
Questo racconto ricorda le spiagge del Ponente ligure all’inizio dell’Ottocento
– periodo in cui è ambientato lo spettacolo – quando erano ancora relativamente
intatte e piene di fauna e flora, e quando si vedevano le premesse del turismo
sulla costa ligure.
Inoltre, i 18 strumenti suonati dall’etnomusicologa Roberto Catalano evocano con
suggestione i suoni dell’acqua, del mare e delle conchiglie, in un rapporto
ancora diretto con la natura incontaminata e tutto il mondo favolistico che
viene dal mare. Si riporta alle legende e ai miti marini evocando anche episodi
drammatici come l’arrivo dalla tromba marina e il rischio conseguente per la
comunità molto coesa dei pescatori. I modi e le forme della tradizione dei canti
legati al mare sono simili tra la Liguria di un tempo e la Sicilia di un tempo.
PISTOIA – Una mattinata ricca di ricordi quella di sabato, tre anniversari, uno
di cronaca, uno di letteratura e infine uno di cinema. […] Il secondo
anniversario di sabato ha riguardato la letteratura, quest’anno infatti ricorre
il centenario della nascita di Andrea Camilleri e a ricordarlo sono intervenuti
lo scrittore Luca Crovi che ha intervistato Arianna Mortelliti, nipote di Andrea
Camilleri. L’incontro è
stato preceduto dalla proiezione di un’intervista fatta a Camilleri da Manlio
Monfardini qualche anno fa. Nell’intervista Camilleri identificava il suo
commissario Montalbano con le sembianze di Pietro Germi nel film “Un maledetto
imbroglio” del 1959, ricorda come i suoi libri sono stati tradotti in 36 lingue
e le opere televisive e cinematografiche vendute e trasmesse in 63 paesi del
mondo. Fatta eccezione per la Cina in cui il “Commissario Montalbano era
considerato disubbidiente” quindi non adatto al pubblico cinese. Arianna
Mortelliti parla quindi di sé e dei ricordi che lo legano al nonno. Anch’essa
scrittrice presenta il suo “Quel fazzoletto color melanzana” edito nel 2024 da
Mondadori. Il suo stile di scrittura è completamente diverso da quello del
nonno, nata a Roma nel 1987, dice “La Sicilia la possono raccontare solo i
siciliani, apri il libro e sei in Sicilia senza la paura dell’aereo”. Durante la
presentazione l’attore Marco Zingaro ha letto alcuni brani del libro. Lara la
protagonista, vede i suoi genitori come persone perfette, poi un incidente
stradale e la morte dei due. Grazie a una serie di scoperte, piccoli indizi
legati al passato, la verità le crolla addosso, la piccola comunità in cui vive
nasconde guasti e nodi da sciogliere. Emergono realtà inaspettate che la nonna
cerca di far sparire. Ad Arianna Mortelliti piacciono molto i rapporti
epistolari, “Ti fanno viaggiare – dice – anch’io scrivo spesso cartoline dai
luoghi dove vado”.
[…]
Stefano Di Cecio
Una programmazione tutta culturale a Radio Techete’ per la settimana delle
Festività Pasquali. […] Lunedì e martedì prosegue la saga de “Il commissario
Montalbano”, a cura di Giacinto De Caro, con l’episodio “Il senso del tatto”,
alle 07.00, 15.00 e 23.00. […]
Domenica 27 aprile in prima serata su Rai 1 erano previste le repliche de Il
Commissario Montalbano. C’era stato poi un cambio di rotta e a essere
trasmesse in replica dovevano essere le puntate di Imma Tataranni – Sostituto
procuratore. Adesso però c’è stato un altro cambiamento. Vanessa Scalera e
le sue avventure non andranno in onda e al loro posto invece toccherà a Luisa
Ranieri con Le indagini di Lolita Lobosco.
[…]
Federica Massari
Maurizio De Giovanni con la sua opera “Il Canto del Mare” una rilettura del
testo che è stato definito il più poetico romanzo di Camilleri “Maruzza Musumeci”.
Chiude il programma del Festival Arti+Maddaloni+Architettura AMA organizzato dal
Comune di Maddaloni 28 Marzo/21 Aprile 2025 che ha visto la partecipazione di
decine di artisti nazionali e internazionali.
[…]
Venerdì 27 Aprile alle ore 20,30 Sala Chollet della Fondazione Villaggio dei
Ragazzi “Don Salvatore D’Angelo” “Il Canto del Mare” di e con Maurizio De
Giovanni in collaborazione con il Pozzo del Pendolo Per chi fosse interessato
sono ancora disponibili prenotazioni per lo spettacolo ai numeri: 328 320
4632/392 479 9101.
Mangialibri, 16.4.2025
Il canto
del mare
Autore: Andrea Camilleri, Maurizio de Giovanni Genere:
Ragazzi
Editore: Guanda, 2024
Collina Secca, un’altura che come dice il nome non ha alberi ma in qualche modo
ha protetto il villaggio dai tentacoli della città. Nel villaggio ci sono solo
sei bambini compreso Menico, che ha tredici anni ma è ancora lontano
dall’adolescenza. C’è anche il promontorio, una lingua di terra dove svetta un
albero talmente vecchio e grosso che ci si mette un quarto d’ora a girargli
intorno e dopo l’albero ecco la Casa Strana, dove vive Nonnamà. Da sempre.
Nemmeno i vecchi se la ricordano giovane, sta lì seduta in mezzo alla cucina a
mondare e tagliare verdura e frutta che non si sa chi le porti né chi la
mangerà, perché vive sola e nessuno l’ha mai vista mangiare. Le mamme del
villaggio potano da lei i loro figli quando vanno al lavoro e non c’è scuola,
come ci sono andate loro da bimbe. Alla Casa Strana - da cui si vede il mare e
ci sono due cisterne larghe e basse, piene dell’acqua di quel mare - come lei ci
arrivi è un altro piccolo mistero, come da dove vengano la frutta e la verdura.
I bambini ci possono trovare refrigerio nei giorni caldi, se Nonnamà lo
consente, ma non lo fa spesso. A volte sta in silenzio la vecchia, con le mani
sempre in movimento, ma ai bambini piace anche quello, perché le storie quando
arrivano sono affascinanti. Quel giorno, Nonnamà racconta di Gnazio, che “nasce”
bracciante ma crescendo fa cose impensabili e tornato da adulto al suo
villaggio, alla sua terra, piano piano costruisce la Casa Strana. Tanti tanti
anni prima, in un tempo in cui non c’era la luce elettrica, non c’erano le
strade asfaltate né le auto. I bambini non giocavano allora, Gnazio lavorava
come tanti per Jacopo, la fatica non lo spaventava e anzi era grato, perché il
lavoro portava il pane per lui e la sua mamma, visto che il babbo non lo aveva
più. Cresce Gnazio e quando ha diciannove anni, la sua mamma muore morsa da una
vipera. Una vipera che lui non riesce a odiare, il suo “compito” nel mondo è
mordere la gente, cos’altro dovrebbe fare. Così è Gnazio, un bambino prima e un
uomo poi che accetta quello che gli dà la vita, senza recriminare. Neanche
quando gli tocca di essere arrestato perché tecnicamente ha disertato, nemmeno
quando lo arruolano in Marina, lui che del mare ha un sacro terrore, che conosce
e ama solo la terra e le piante…
Riscrivere Camilleri può sembrare una follia, eppure se qualcuno poteva farlo,
mantenendone la poesia e limando un po’ la ruvidezza che il Maestro sapeva
mettere nelle sue storie, questo è de Giovanni. L’ha intuito Mariolina Camilleri,
figlia del Maestro, illustratrice diplomata allo IED, che insieme al resto della
famiglia ha deciso di affidare a lui la riscrittura di una favola, in cui
inserire le sue illustrazioni. Se Camilleri ha scritto una favola nera,
decisamente per adulti, de Giovanni l’ha resa più fruibile ai ragazzi pur
attenendosi rigorosamente alla trama originale, addolcendola in qualche
particolare troppo crudo. Si pensa alle sirene come a figure poetiche, eppure a
partire da Andersen – che conosciamo tutti – e ancor prima dalla mitologia greca
– che forse in media conosciamo più superficialmente – l’esistenza stessa delle
sirene è una non vita. “Nate” come esseri dimezzati, prima con gambe di uccello
e successivamente con la coda di un pesce al posto delle gambe, incantano con la
voce e poi uccidono e si cibano di chi catturano. Sono figure poetizzate nel
tempo, via via si è data sempre meno evidenza a questo aspetto che però rimane
(come in Maruzza Musumeci). De Giovanni ha ripreso una storia raccontandola per
voce di una donna, una nonna che in realtà è senza età. Nonnamà la chiamano, e
le giovani donne che vanno a lavorare anche quando i bambini sono a casa da
scuola li lasciano a lei, come ci sono state loro da piccine, a farsi incantare
dai racconti di Nonnamà. Storie che ammaliano i bambini che ascoltano e i grandi
che leggono. Lo stesso fa l’autore che racconta, con la voce sempre giovane
della vecchia - che sembra esistere da sempre e da sempre tutti ricordano seduta
al tavolo che sgrana fagioli, monda verdure senza fermarsi mai, senza alzarsi
dal suo posto, la storia di Gnazio Manisco, che se ne andò in America, trovò suo
padre e decise che nulla era più lontano da lui. Tornato a casa, non fidandosi
del mare, di cui aveva il terrore, nella sua Vigata la vita lo sorprenderà. E
lui sorprenderà chi leggerà la sua storia.
Carla Colledan
Bellano (Lecco) – Il maresciallo Ernesto Maccadò trasloca. Le sue storie
trasmesse in tv non saranno ambientate a Bellano, lo splendido borgo sul lago di
Como, ma nel più neutro Bellamo, un paese così introvabile che sulle carte
geografiche nemmeno esiste. Andrea Vitali come Andrea Camilleri? Sì. E c’è un
perché. Lo spiega lo stesso scrittore-medico di famiglia, 69 anni portati
benissimo, da poco andato in pensione. Il padre letterario del maresciallo più
famoso d’Italia, protagonista di sette dei suoi oltre sessanta romanzi da
quattro milioni di copie, i cui casi stanno per diventare uno sceneggiato
televisivo. Vitali,
perché Bellamo e non Bellano? “La Bellano
degli anni Venti e Trenta in cui sono ambientati i miei romanzi sul maresciallo
Ernesto Maccadò non esiste più. Per ricreare le ambientazioni e le atmosfere di
quell’epoca, è stato necessario cercare altri posti e altre architetture più
adeguate. Le riprese sono state così girate altrove. Cernobbio e Torno, ad
esempio, sempre sul lago di Como ma non a Bellano, oppure sul lago d’Orta,
addirittura un altro lago”. Non si
sarebbe potuto tenere almeno il nome senza cambiarlo? “No. Non
sarebbe stato corretto. Inoltre una regola non scritta nell’ambiente
cinematografico prevede che si inventi un nuovo nome della location quando
appunto le riprese vengono girate altrove. E poi è anche un modo per svincolare
il mio maresciallo da un posto geografico specifico in particolare, Bellano
appunto, per poterlo avvicinare e farlo sentire più vicino a tutti,
indipendentemente da dove ogni telespettatore abiti”. Un po’
come la Vigata del commissario Salvo Montalbano, che sarebbe la Porto Empedocle
di Andrea Camilleri, ma che in realtà sulla mappa non esiste? “Ecco sì, è
proprio così. La Bellamo del mio maresciallo Maccadò è come la Vigata del
commissario Montalbano, che esiste ma non esiste, perché è un paese e allo
stesso tempo un insieme di diversi paesi. Alla fine, in entrambi i casi la
collocazione geografica rimane, ma non il luogo preciso. Senza volermi
naturalmente con ciò nemmeno paragonare al grande Camilleri...”.
[…]
Daniele De Salvo
L’effetto Camilleri, la capacità prodigiosa del maestro Andrea Camilleri,
diventato un caso letterario in età matura, quando nel 1994 pubblica il primo
romanzo con il commissario più celebre d’Italia, dopo una carriera di rilievo
come regista e autore tra teatro, televisione, radio, e come scrittore di
romanzi storici, la capacità di espandere le storie e di espandersi sei anni
dopo la sua scomparsa e in questo 2025, anno del centenario della sua nascita
(era nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle), vive nella collana celebrativa
«Cento anni di Andrea Camilleri» che Sellerio dedica al suo autore di punta, a
colui che ha fatto crescere in casa Sellerio la famiglia letteraria di tanti
autori di giallo, di tanti che sono venuti dopo il papà di Montalbano, suoi
figli o nipotini estetici. I libri sono
ponti resistenti, uniscono e creano legami, lasciano impronte, e la nuova
collana di Sellerio, dopo quelle “storiche” con le iconiche copertine blu comuni
a tutte le pubblicazioni della casa editrice palermitana, caratterizza dodici
titoli del ciclo montalbaniano (usciranno tutti entro il 2025) con una nuova
veste grafica e nuove copertine, realizzate appositamente con i disegni
originali del Maestro Lorenzo Mattotti.
Fumettista, illustratore, regista e sceneggiatore noto a livello internazionale,
una lunga e impegnata carriera (notevole la sua collaborazione con libri e
cataloghi d’arte), con il suo esuberante stile evocativo-onirico dà al “nuovo” Camilleri una
nuova musicalità, un nuovo «solfeggio grafico», come Mattotti ama dire per la
sua penna con più visioni, tra magia e mistero, tra grottesco e surreale e come
l’editore osserva per l’invenzione del “vigatese” che «ha lo scopo di modulare
l’armonia di un suono musicale, tanto che un lettore estraneo al siciliano è
sempre in grado di “ascoltare” questo andamento al modo di uno spartito, con
parole al posto delle note». Copertine
colorate come i colori di tutte le storie di Camilleri, connotate da una nuova
freschezza, dalla cifra ironica comune ai due maestri Camilleri e Mattotti,
capace di generare piacere in chi “legge” e “ascolta” le loro storie, a
cominciare dalle immagini messe in scena dall’illustrazione che spingono ad
esplorare lo spazio del libro, sia da parte di chi queste dodici storie le
conosce già, sia di chi si appresta a conoscerle.
Del resto, ogni narrazione contiene pretesti per essere riletta, soprattutto se
illuminata, come nei dodici libri di questa collana celebrativa,
«dall’autorevole lettura di alcuni dei più lucidi scrittori del panorama
nazionale e internazionale – ricorda l’editore – , appassionati della prima ora
o folgorati solo di recente, cui abbiamo chiesto non un dotto saggio letterario,
ma piuttosto di raccontarci la loro esperienza di lettori di Camilleri». Fondo giallo
per «La forma dell’acqua» (con una nota di Antonio Manzini, forse il più geniale
dei nipotini di Camilleri, a lui legato da antica amicizia e al quale Camilleri propose
per primo la lettura), azzurro per «La rivoluzione della luna» con una nota
di Chiara Valerio, verde menta per «La concessione del telefono» con una nota
di Alessandro Barbero, amaranto per «La strage dimenticata» e «La bolla di
componenda», riuniti in un solo volume con le note di Luciano Canfora e Vanessa
Roghi.
Tutti preceduti da una nota dell’editore che ricorda come «il modo migliore per
onorare e rinsaldare il meraviglioso rapporto che il grande scrittore aveva con
i lettori italiani fosse quello di riproporre, nell’anno del centenario della
sua nascita, in una nuova collana dedicata, una selezione della sua
straordinaria opera»; tutti seguiti da una postfazione di Camilleri, sempre
generoso nello spiegare la genesi delle sue storie e riguardo alla saga di Montalbano.
Questi, dunque, i primi quattro dei dodici titoli delle storie con Salvo
Montalbano «scelti – aggiunge l’editore – affiancando i più amati ad altri meno
conosciuti, ma altrettanto sorprendenti».
Cosa facesse dire la testa a Camilleri quando inventava Montalbano, che in «La
forma dell’acqua» in una «Vigàta che s’appresentava come la parodia di Manhattan su
scala ridotta» appare già come uno che «quando voleva capire una cosa, la
capiva», il maestro lo spiega infatti nella postfazione del primo volume della
nuova collana. Affrontando una scommessa, «con sé stesso e con
l’inconsapevole Calvino», misurandosi con la sfida di una serialità che si
sarebbe rivelata di strepitoso successo, consacrata dalla fortunata omonima
serie televisiva, Camilleri, colui che era stato responsabile per la Rai di
tutto l’indimenticabile Maigret televisivo con Gino Cervi, decide come doveva
essere il suo commissario Montalbano («con un cognome rubato a uno
scrittore, Manuel Vázquez Montalbán, che mi avevi insegnato ad amare» scrive Manzini)
per il suo primo poliziesco: «Intelligente, fedele alla parola data, restio agli
inutili eroismi, colto, buon lettore, pacato ragionatore, privo di pregiudizi».
Un uomo che «quando voleva capire una cosa, la capiva», appunto.
Patrizia Danzè
L'Espresso, 18.4.2025
Prima della popolarità con il commissario Montalbano, lo scrittore ha firmato
numerose regie teatrali. Che ora tornano in palcoscenico, in occasione del
centenario della nascita Camilleri indimenticabile Tiresia
Molto prima di diventare lo scrittore che tutti noi amiamo, inventore di mondi
meravigliosi che la sua immaginazione ha saputo costruire, Andrea Camilleri si è
dedicato a una passione che ha coltivato per tutta la vita: il teatro. Nato il 6
settembre 1925 a Porto Empedocle - nella provincia agrigentina che diede i
natali anche a Luigi Pirandello e a Leonardo Sciascia - e morto a Roma il 17
luglio del 2019, Camilleri allestiva spettacoli già da studente. Ha raggiunto la
fama grazie alla sua straordinaria produzione letteraria e per aver ispirato la
serie televisiva “Il commissario Montalbano”, è vero. Ma, oltre a dedicarsi alla
scrittura, per anni ha firmato regie teatrali, radiofoniche e televisive.
Scrisse, come lui stesso raccontò, un unico testo teatrale originale nel 1947,
un atto unico che si chiamava “Giudizio a mezzanotte” e che inviò al premio Faber di Firenze. La giuria - composta tra l'altro da Guido Salvini e Luigi
Squarzina - era presieduta dallo studioso e critico teatrale Silvio D'Amico,
dunque si trattava di un riconoscimento importante. Il giovane Camilleri vinse
il primo premio, che andò a ritirare a Firenze, ma durante il viaggio di ritorno
verso la Sicilia, rileggendolo, lo trovò orribile e lo gettò dal finestrino.
Però quell'episodio cambiò la sua vita - come racconta lo scrittore in un libro
di Giuseppe Dipasquale (“Il teatro certamente”, Sellerio 2023) -, perché l'anno
seguente D’Amico gli propose di sostenere l’esame all'Accademia d'arte
drammatica, che allora era solo per registi. E così fece. Fu ammesso, unico
allievo regista, nel 1949, dopo un esame rocambolesco con Orazio Costa. Lasciò
così la Sicilia e si trasferì a Roma.
E nella città eterna si mise in cerca dei
primi lavoretti (scriveva poesie, racconti, articoli), essendo uno studente
fuorisede e quindi perennemente senza soldi e senza alloggio, come raccontava
lui stesso nelle lettere che inviava alla famiglia (“Vi scriverò ancora. Lettere
alla famiglia. 1949-1960”, a cura di S. Nigro, Sellerio, 2024). Anni dopo tornò
ad insegnare proprio in Accademia. Tra i suoi allievi c’era anche Luca
Zingaretti, interprete del più famoso commissario d'Italia. E proprio i suoi ex
allievi leggeranno alcune di quelle lettere giovanili, il 19 maggio presso il
Teatro Argentina di Roma.
Tantissime le regie firmate da Camilleri, con una
certa predilezione per Pirandello (che tra l'altro era cugino di sua nonna
paterna). Ma non solo, perché fu anche il primo a portare i testi di Samuel
Beckett in Italia. Mise in scena “Finale di partita” nel 1958 al Teatro dei
Satiri di Roma e poi ne curò una versione televisiva con Adolfo Celi e Renato
Rascel. Portò in scena anche i testi di Ionesco – da “Il nuovo inquilino” a “Le
sedie” -, e poi Adamov, Strindberg, Eliot, Majakovskij. Ha sempre mantenuto un
rapporto continuo con il teatro, curando anche l'adattamento teatrale dei suoi
testi, come per “Il birraio di Preston” o “Troppu trafficu ppi nienti”, diretti
da Giuseppe Dipasquale.
Camilleri era naturalmente anche uno spettatore
appassionato. A Roma capitava di incontrarlo in teatro, al Valle o
all'Argentina, seduto nelle prime file. Qualche volta è anche salito sul
palcoscenico per recitare, come è accaduto nel bellissimo Teatro greco di
Siracusa l'11 giugno 2018. Recitò il suo monologo “Conversazione su Tiresia”, in
cui ripercorreva la vita dell'indovino cieco collegandola alla sua cecità. Lo
spettacolo - diretto da Roberto Andò e curato da Valentina Alferj – fu
registrato dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, con regia cinematografica di
Stefano Vicario, e verrà presentato alla Casa del Cinema di Roma il 6 settembre,
a cento anni esatti dalla nascita dello scrittore siciliano.
Ma sono tante le
iniziative teatrali promosse dal Fondo Andrea Camilleri e dal Comitato Nazionale
Camilleri 100 presieduto da Felice Laudadio. Qualche settimana fa, per esempio,
è andata in scena al Teatro Piccinni di Bari - del quale Camilleri è stato
regista stabile nei primi anni Sessanta – l'anteprima dello spettacolo “Un
sabato, con gli amici”, tratto dall'omonimo romanzo, con la regia di Marco
Grossi (produzione Malalingua).
Il libro, uscito per Mondadori nel 2009, è stato
ripubblicato lo scorso anno da Sellerio, con una nota di Nicola Lagioia. È un
romanzo molto diverso dagli altri. Non è propriamente un giallo, anche se c'è un
cadavere di mezzo e non è scritto in vigatese, ma in lingua italiana. È pieno
però di dialoghi, per questo molto adatto al teatro. Racconta la storia di tre
coppie di amici che si ritrovano per trascorrere il sabato insieme, finché un
evento imprevisto cambierà il corso della serata.
In scena c'è anche Alessandra Mortelliti, attrice e nipote di Andrea Camilleri. Con lei recitano Pierluigi
Corallo, Fabrizio Lombardo, Silvia Degrandi, Luca Avagliano, Marcella Favilla e
Alberto Melone. Lo spettacolo sarà replicato dal 13 al 18 gennaio presso il
Teatro India di Roma. Nel programma dei festeggiamenti per il centenario della
nascita è prevista anche la lettura di Luca Zingaretti – a San Miniato dal 24 al
26 luglio - del testo “Autodifesa di Caino”. Camilleri avrebbe dovuto recitarlo
nella stagione estiva di Caracalla, ma venne ricoverato in ospedale e uscì di
scena per sempre (qui tutti eventi:
www.fondazioneandreacamilleri.it).
Francesca De Sanctis
“Nel 2025 lo scrittore Camilleri, padre del “Commissario Montalbano” compie 100
dalla sua nascita. Eppure né su Scicli né su altri luoghi viciniori cui la sua
scrittura ha dato lustro, pare ci saranno manifestazioni che avrebbero
certamente aiutato la nostra destinazione come scelta turistica quest’anno. Abbiamo
cercato su eventuali riferimenti ufficiali. Poi anche, e diciamo soprattutto,
negli ormai onnipresenti e onnivori “social”. Ma niente.
Magari ci sono sfuggiti. Ma neanche lì non siamo riusciti a trovare
informazioni, ipotesi, elaborazioni che indicassero – o indichino – programmi
e/o attività in riferimento a celebrazioni per il centenario della nascita di
Camilleri. Camilleri,
forse lo hanno dimenticato, è il “tipo” grazie al cui lavoro di scrittore,
trasferito poi in una serie di episodi tv ha dato un serio spintone al turismo
locale, facendolo diventare uno dei fattori di sviluppo economico e sociale
fondante della nostra Città e di molto del circondario. Eppure, pur
se nel 2025 si celebrano i 100 anni dalla sua nascita, non si sente niente di
celebrazioni o eventi. Tutti elementi che, se gestiti in maniera opportuna con
gli operatori del settore e con una progettualità di qualità e collaborativa,
avrebbero certamente potuto richiamare ancora l’attenzione sulla nostra Città.
Laddove il Commissario Montalbano è, se non nato, però cresciuto. Riconosciamo
ed applaudiamo il lavoro fatto, recentemente, dall’amministrazione di Scicli con
l’arrivo delle opere di Isgrò al Museo Arte Contemporanea del Carmine. Ha
permesso, perlomeno, un’uscita sui costoni culturali di alcuni giornali di carta
nazionali e magari contribuirà a dare un’immagine di maggior spessore all’ambito
cultura della Città.
Ci spiace solo che il Commissario Montalbano ed il suo creatore siano stati,
forse incoscientemente, snobbati e quindi, come pare, siano stati dimenticati.
Il Forum Operatori Turistici
In questo numero…
Lo ripeteva di continuo, Andrea Camilleri, di non avere immaginazione, di non
essere capace di inventarsi nulla. E che dietro ogni storia di Montalbano c’era
un fatto di cronaca, magari remoto, seppellito persino dalle memorie di paese.
Nei romanzi scritti in italiano, quelli che l’editrice Sellerio si prepara a
riproporre e di cui pubblichiamo in anteprima l’introduzione del primo (La
relazione, il testo introduttivo è di Antonio Franchini), c’è invece il
Camilleri che sempre senza inventare, osserva la contemporaneità, e si lascia
ispirare dalle storie cupe della borghesia italiana degli anni Novanta,
maturando distanza e disincanto verso una classe politica che gli sembra falsa e
corrotta nell’intimo, anche quando si mostra seduttiva e sensuale. [...]
Francesca Sforza
Mostre, convegni, spettacoli
Per ricordare i 100 anni dalla nascita, il 6 settembre 2025, sono tanti gli
eventi promossi dal Fondo Andrea Camilleri con il Comitato Nazionale Camilleri
100, presieduto da Felice Laudadio. Il 23 aprile, Giornata Mondiale del libro,
la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, in collaborazione con Casa Manzoni,
ospiterà a Milano un incontro dedicato ai molteplici talenti e alle grandi
fortune dell’autore italiano più letto al mondo. Dalle 15 una tavola rotonda
moderata da Paolo Verri (direttore generale Fondazione Mondadori) con Antonio
Sellerio e l’editrice greca Anna Pataki e la spagnola Sigrid Kraus che
discuteranno del successo editoriale internazionale di Camilleri mentre Giacomo
Papi (direttore dei contenuti Fondazione Mondadori) modererà un incontro con
Alessandro Robecchi, Vanessa Roghi e Andrea Vitali sull'impatto dello scrittore
sulla letteratura italiana contemporanea. Alle 18 l’inaugurazione della mostra
“Cento di questi Camilleri. La fortuna di Andrea Camilleri in Italia e nel
mondo” con 100 copertine che testimoniano la portata globale dell'opera
camilleriana, insieme a quelle illustrate da Lorenzo Mattotti per la collana
celebrativa Sellerio in uscita quest’anno. Fra gli appuntamenti dedicati
all’attività teatrale, l’Argentina di Roma, il 19 maggio, ospiterà “Il giovane
Camilleri”, a cura di Felice Laudadio che vedrà un nutrito gruppo di attori e
registi formatisi alla scuola di recitazione e regia di Andrea Camilleri presso
l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, leggere le lettere
inviate alla famiglia dal giovane Camilleri dal 1949 al 1960, recentemente
pubblicate da Sellerio col titolo “Vi scriverò ancora”, a cura di Salvatore
Silvano Nigro con la collaborazione di Andreina, Elisabetta e Mariolina
Camilleri. Tra gli spettacoli anche la prima assoluta a San Miniato (Pisa), dal
24 al 26 luglio, di “Autodifesa di Caino”, con Luca Zingaretti e “Conversazione
su Tiresia” per la regia di Roberto Andò con il backstage inedito realizzato in
occasione delle prove dell’interpretazione di Camilleri al Teatro Greco di
Siracusa, l’11 giugno 2018, che verrà presentato nel Teatro Ettore Scola della
Casa del Cinema di Roma nella serata del 6 settembre, giorno della nascita dello
scrittore.
Sellerio ripubblica i romanzi in cui lo scrittore veste la lingua “in abito
scuro”
Umor nero e storie cupe, che celebrano il funerale della solidarietà umana
Eros e decadenza nei drammi borghesi del Camilleri italiano
Nel 2014 Andrea Camilleri pubblica La relazione, terzo di un gruppo di
cinque romanzi, dopo Un sabato, con gli amici (2009) e L’intermittenza
(2010), e prima di Il tuttomio (2013) e Noli me tangere
(2016). Tutte uscite per la prima volta da Mondadori, sempre nel mese di gennaio
dei rispettivi anni di edizione, queste opere costituiscono, all’interno del
corpus camilleriano e nelle intenzioni dello stesso scrittore, una sorta di
blocco narrativo a sé stante definito, con un’oggettività poco brillante ma
difficile da aggirare: «la serie dei romanzi in italiano». Al di là della lingua
usata, un italiano assolutamente, dichiaratamente standard, nel senso che sembra
quasi voler sottolineare l’obbedienza alla norma almeno tanto quanto tutte le
altre opere se ne allontanano, questi cinque romanzi sono accomunati da molto
altro: sono piuttosto brevi, hanno temi rigorosamente contemporanei, sono
veloci, caratterizzati da una rapidità che li avvicina non solo al passo di una
sceneggiatura ma a un ritmo, un respiro quasi teatrale. E poi sono romanzi
borghesi: borghesi i protagonisti (direttori di banca, manager, magistrati,
professionisti), borghesi le loro donne dalla sensualità accesa, spesso
capricciosa e distruttiva, ma atteggiata in maniera infantile, bamboleggiante,
come per compiacere il modello di erotismo prediletto dai loro uomini che le
vorrebbero sempre disponibili e sottomesse. Infine, sono tutti romanzi aspri,
mai sfiorati da quell’ironia che in Camilleri attenua anche i passaggi in cui
indignazione civile e condanna morale si fanno evidenti. In tutte queste pagine
è lo stesso italiano standard che inaugura una tonalità fredda, ostile, una
dimensione di distaccata ufficialità rara da incontrare nelle altre opere di
Camilleri, dove la burocrazia, il decoro statale, la pompa cerimoniale, pur
manifestandosi spessissimo, si caricano sempre di risonanze grottesche,
risibili, a volte addirittura affettuose, mai di una condanna così
inappellabile, così gelidamente espressa. In realtà è molto interessante notare
come il primo di questi romanzi compatti e tanto strettamente legati l’uno
all’altro che alcuni personaggi, soprattutto femminili, quasi potrebbero migrare
senza grandi sconvolgimenti da una storia all’altra, abbia avuto un’origine
curiosa, addirittura casuale. Un sabato, con gli amici nasce perché
Camilleri è rimasto molto impressionato dalla lettura de La solitudine dei
numeri primi di Paolo Giordano, appena pubblicato con grande successo e
vincitore del Premio Strega. Il dettaglio che, soprattutto, intriga Andrea e lo
sollecita a lavorare su una storia che vada nella stessa direzione è come un
evento traumatico, capitato a uno o a più personaggi nell’infanzia o
nell’adolescenza, ne possa condizionare senza scampo tutta la vita successiva.
Che un autore anziano e ormai da tempo investito da un successo senza precedenti
possa essere curioso dell’opera di un autore giovanissimo al punto da farsene
apertamente ispirare testimonia nel modo migliore l’apertura dell’uomo e la sua
generosa disponibilità; ma ritornando al tema e isolando La relazione da
questo blocco di romanzi non possiamo non notare come anche la storia di Mauro
Assante, «funzionario integerrimo, sposo e padre ineccepibile, nessun vizio»,
incaricato di condurre un’ispezione sulla chiacchierata Banca Santamaria,
richiami la vicenda reale raccontata da una delle narrative di inchiesta più
importanti della letteratura italiana recente: Un eroe borghese di
Corrado Stajano (1991). Come l’avvocato Giorgio Ambrosoli è incaricato dalla
Banca d’Italia di liquidare l’impero bancario di Michele Sindona, così Mauro
Assante si immerge nel suo lavoro da solo e con dedizione assoluta. L’indagine
comincia, come è buona tradizione cinematografica, mentre la moglie è in
vacanza, nella semideserta città estiva, quando qualunque evento straordinario è
più facile a prodursi per la momentanea latitanza della struttura difensiva
costituita dalla famiglia e, in qualche modo, anche dalla stessa città che, una
volta svuotata, è come se lasciasse affiorare pericoli e trappole, laddove i
radi passanti non potendo più confondersi nella folla si trasformano subito in
presenze ammonitorie, apparizioni, minacce. Così Mauro Assante si sente preso di
mira, ma in maniera indiretta e tortuosa, al punto che i segnali che gli vengono
inviati sembrano piuttosto eventi strani, manifestazioni incongrue, piccoli,
inspiegabili strappi nel tessuto della sua fino a quel momento tranquilla,
prevedibile quotidianità. Come la visita della bellissima ragazza che una
mattina gli suona alla porta di casa convinta di avere un appuntamento con lui.
Carla è una femme fatale della stessa famiglia della Renata di Un
sabato, con gli amici, della Licia de L’intermittenza, della
ingenuamente perversa Arianna ne Il tuttomio e della inafferrabile Laura,
protagonista di Noli me tangere. Nei romanzi italiani di Camilleri la
donna non ha l’erotismo solare, anche se talvolta pericoloso, che caratterizza
le numerose figure femminili della serie di Montalbano o dei romanzi storici, ed
è invece, sempre, una presenza tanto seducente quanto distruttiva offrirsi, è in
realtà strumento di morte. La devastazione morale di tutti i personaggi di Un
sabato, con gli amici, la finanza senza scrupoli de L’intermittenza,
il malaffare tra politica e mondo delle banche de La relazione, la
depravazione che ne Il tuttomio richiama esplicitamente il famoso delitto
Casati Stampa che nel 1970 aveva scandalizzato l’Italia borghese e senz’altro
impressionò Camilleri tanto che alcuni aspetti di quella stessa vicenda si
possono leggere anche nel rapporto tra l’anziano scrittore e l’inquieta Laura di
Noli me tangere, sono altrettanti tasselli di un dramma unico in cinque
atti, una specie di Italian decadence senza speranza, forse anche perché
qui non c’è un eroe come Salvo Montalbano, per quanto umano e imperfetto possa
essere, a interporre un argine di onestà, un baluardo di decoro al dilagare del
cinismo. È probabile che all’umor nero che pervade queste opere abbia
contribuito una delusione profonda e l’avversione al nuovo corso della politica
italiana che Camilleri non ha mai nascosto e che, anzi, ha fatto irruzione più
volte nelle pagine dello stesso Montalbano, personaggio la cui personalità è
influenzata, afflitta e modificata dagli eventi esterni, a differenza del
Maigret dell’amato Simenon che non viene mai scalfito dalla storia del suo
paese. Allo stesso modo, l’aspetto erotico è importantissimo in tutti e cinque
questi romanzi borghesi, che risentono spesso di echi moraviani, un’influenza
evidente e mai sufficientemente sottolineata. L’eros rappresenta il
catalizzatore della crisi, l’elemento dirompente che ne La relazione
investe perfino il titolo, volto a sottolineare l’ambiguità tra la relazione da
scrivere e quella extraconiugale, con la seconda destinata a travolgere la
prima, schiantando il matrimonio di un uomo tanto legato al dovere e alla
famiglia da chiamare «Mutti» (mamma, in tedesco) la moglie che,
all’inizio della storia e prima della discesa agli inferi, è, non a caso, quasi
più materna confidente che partner amorosa. Ma il lavoro sul personaggio, anche
qui come sempre in Camilleri, non è mai frettoloso, mai imbocca scorciatoie
convenzionali. E così, l’abitudinario Mauro Assante, sempre bisognoso di
assistenza e di conforto nonostante sia dotato di assoluta onestà professionale
- un quadro psicologico che farà esclamare a uno dei suoi colleghi: «lasciatelo
dire senza offesa, sei anche ‘nu poco fesso…» - finirà col riprodurre anche con
la bellissima Carla lo stesso rapporto che ha con la moglie Mutti: «A lei non
intende rinunziare per nessuna ragione al mondo. Carla è l’unica persona che in
questi amari frangenti gli sia stata fedelmente a fianco, consigliandolo,
proteggendolo anche, condividendo tutto, offrendogli persino il suo corpo per
regalargli qualche ora di pura felicità...». Si potrebbe credere, confrontando
queste opere secche e taglienti con le evoluzioni armoniose dello stile del
Camilleri classico fondato su una lingua che conserva la ricchezza del suo
dettato anche nei momenti più risentiti, che quello dei «romanzi italiani» sia
un Camilleri minore. Confesso di averlo pensato anch’io, in passato, ma non è
così. È un equivoco che può nascere perché in queste storie è come se il disegno
della trama, non ricoperto dalla rigogliosa carne dello stile cui il lettore si
è assuefatto, affiorasse con un’evidenza ruvida, scheletrica. La prevalenza
dell’intreccio sulla lingua però è voluta e non si deve a una rinuncia
espressiva ma all’esigenza di privilegiare un meccanismo implacabile e in
qualche modo scandaloso, affinato in anni di lavoro di sceneggiatore la cui
creatività doveva essere stata tenuta a freno non poco dal perbenismo della
televisione degli anni Sessanta. E così, in un singolare rovesciamento, mentre
le storie si scatenano in una direzione morbosa e nera, la lingua italiana
diventa il vestito ufficiale, l’abito delle cerimonie che i personaggi di questo
collettivo De profundis indossano per partecipare al funerale dell’etica
e di ogni civile speranza. In questo senso, i «romanzi italiani» hanno un
precedente, una specie di prova generale. Si tratta di Il tailleur grigio,
uscito nel 2008, un anno prima di Un sabato, con gli amici nella stessa
collana. Il tema - il rapporto tra un uomo, direttore di banca appena andato in
pensione, e la sua giovane e bellissima moglie Adele, che lo tradisce senza
tuttavia mai venir meno ai suoi doveri coniugali - è già analogo a quello dei
futuri romanzi italiani, anche se la lingua è formalmente ancora quella classica
di Camilleri. Formalmente, perché già in queste pagine l’italiano tende ad
allargarsi e a occupare spazi sempre maggiori, presago della sua cupa, ipocrita
funzione regolativa. Avendo rimosso il pensiero della pensione, in quello che
dovrebbe essere il suo primo giorno di libertà, il protagonista Febo Germosino
si veste esattamente come se dovesse ancora partecipare a un consiglio
d’amministrazione: «completo grigio scuro, cammisa bianca, cravatta severa».
Mentre il tailleur grigio del titolo è l’abito che Adele indossa quando qualcuno
vicino a lei è in procinto di morire: «Perché era chiaro che quel tailleur lei
l’usava solo come doppo lutto stritto o come prelutto». Ecco, si potrebbe
concludere così: che l’italiano di cui si veste la lingua usata per scrivere
questi romanzi è l’«abito scuro», il «tailleur grigio» che Camilleri fa
indossare ai suoi uomini e alle sue donne per presenziare alla fine della
solidarietà umana, alla morte dell’anima.
Antonio Franchini
Alla metà degli anni
quaranta del secolo scorso Andrea Camilleri era un giovane aspirante scrittore
che dalla lontana Sicilia mandava poesie e racconti alle riviste culturali del
Continente e partecipava ad agoni letterari, nella speranza di affermarsi e
trovare il modo di sottrarsi all’insegnamento, unica carriera offerta, gli
sembrava, a un intellettuale di provincia. Tra le frecce scagliate qua e là, una
sua commedia vinse a Firenze un concorso teatrale. Il ventiduenne autore si recò
trepidante alla premiazione, ma quando poi durante il viaggio di ritorno in
treno rilesse a freddo il suo lavoro, lo trovò talmente derivativo e scadente,
che lo buttò dal finestrino. E in sostanza per il teatro non avrebbe scritto mai
più. Ma proprio il teatro si impossessò di lui in quella occasione. Un anno dopo
il premio, il presidente della commissione che glielo aveva assegnato, il
critico Silvio d’Amico, lo cercò per offrirgli una borsa di studio all’Accademia
d’Arte Drammatica che allora dirigeva e che oggi porta il suo nome. Il nostro
accettò di buon grado, era l’occasione per emanciparsi; si trasferì a Roma e
diventò l’unico allievo del corso di regia, disciplina allora per l’Italia quasi
nuova, che l’Accademia voleva promuovere. Il racconto dell’esame che dopotutto
il candidato dovette sostenere è spassoso. Per il corso di regia si doveva
sostenere anche una prova di recitazione, e il tapino, che non aveva preparato
nulla, si trovò a improvvisare una scena a due col soccorso di un disponibile
neo licenziato attore, che si chiamava Vittorio Gassman. I due anni di studio
praticamente in tête-à-tête con il docente, l’illustre Orazio Costa, tra
i pionieri della regia in Italia, furono decisivi nella scoperta di quello che
ormai Camilleri voleva fare nella vita, e cioè, appunto, il teatro – forse non
proprio alla maniera del suo mentore, che amava un certo misticismo mentre il
gusto di Camilleri andò subito nella direzione delle parole e di quello che
rivelano delle persone. Anche se poi all’Accademia non si diplomò – fu espulso
per infrazione alla rigida separazione tra allievi e allieve durante le
trasferte - continuò il rapporto come collaboratore all’Enciclopedia dello
Spettacolo, che sempre Silvio d’Amico dirigeva. Diversi anni dopo, quando lasciò
l’incarico di insegnamento, Costa indicò proprio Camilleri come suo successore,
e all’Accademia per decenni Camilleri formò legioni di registi e di attori. Fu
un suo allievo degli anni ottanta, poi a sua volta regista, Giuseppe Dipasquale,
a convincerlo a lasciargli adattare per il teatro molti dei romanzi che nel
frattempo Camilleri aveva scritto... Ma stiamo anticipando. Prima di prendere il
posto di Costa, Camilleri era stato, per vari decenni, un interno Rai, assunto
con regolare concorso. E lì si era occupato di iniziative connesse col teatro,
tra cui la registrazione televisiva delle commedie di Eduardo. Aveva seguito da
vicino l’adattamento dei romanzi di Simenon con l’ispettore Maigret,
fondamentale per capire la struttura del giallo. Alla radio era stato tra i
promotori della serie, oggi diventata leggendaria, delle Interviste
Impossibili. E
naturalmente aveva fatto il regista. Non solo in Rai; anche indipendentemente,
con varie esperienze, non tutte di propria iniziativa, magari adattandosi alle
circostanze del momento, senza formarsi un proprio stile - «Strehler mi
considerava un regista di mezza tacca», avrebbe detto poi, scherzando.
Rievocando quel lungo periodo, avrebbe anche detto che il teatro che gli stava
veramente a cuore e nel quale si riconosceva era quello di Beckett, Adamov e
Pirandello, dove la trama è la cosa che conta meno. Ma, ripetiamo, di commedie
non ne scrisse più. Amava le storie, aveva sempre amato inventarne e
raccontarle. Le sue lezioni, dicono ex allievi, erano narrazioni affascinanti.
In tarda età la popolarità lo avrebbe spinto a condividerle con un pubblico
vasto, vedi l’indimenticabile monologo su Tiresia detto davanti a migliaia di
spettatori nel teatro greco di Siracusa. Un altro monologo analogo, Caino,
era in gestazione quando Camilleri morì. Ma insomma.
Dopo avere lavorato, forse servilmente, se vogliamo, in tante maniere, a più di
cinquant’anni e sentendo di non dover dimostrare più nulla a nessuno, Camilleri
volle concedersi il lusso di parlare con la propria voce e non con quella di
altri, come deve fare il regista. Ma scelse il romanzo e la novella, non il
palcoscenico. Perché? Avrebbe cercato di spiegarlo, quando, diventato romanziere
di fama mondiale, rifletté sul suo metodo di composizione. Che, disse, partiva
spesso dai dialoghi, dal modo di esprimersi di un personaggio. «Per prima cosa
lo faccio parlare, e poi, se ancora ne ho voglia... lo descrivo per come è
fisicamente, come è vestito, quanti anni ha. Ma tutto ciò lo desumo da come ha
parlato, da come si è presentato. Questa è un’azione assolutamente teatrale...
Quindi io al teatro sono debitore dell’ottantacinque per cento della mia
scrittura. Paradossalmente è proprio questo ottantacinque per cento che, chissà
perché, mi impedisce di scrivere per il teatro. Penso che abbia altre regole e
mi terrorizzo davanti all’idea di scrivere per il teatro». Esistono altri grandi
narratori altrettanto appassionati di teatro che scrissero solo romanzi e non
commedie? Be’, uno sì, forse il più grande di tutti. Charles Dickens: attore
dilettante, grande lettore-interprete dei propri testi, con un teatro vero e
agibile in casa e un’attrice come amante segreta. Proprio come Camilleri,
Dickens non scese mai in quel campo, ma diede via libera a chi voleva adattare
le sue storie. Così grazie soprattutto al predetto Dipasquale, e spesso con la
collaborazione magari non troppo esibita dell’autore, una serie soprattutto dei
romanzi storici - Il birraio di Preston, La concessione del telefono,
ecc., diteli voi - hanno avuto il loro momento sul palco. Di solito se la sono
cavata benissimo.
Masolino D’Amico
Sigrid Kraus,
insieme al marito Pedro del Carrillo, è stata una delle più influenti editrici
del pianeta in questo primo quarto di secolo. Nata nel 1964 in Germania da
famiglia baltica, ha conosciuto Pedro nei primi anni Novanta e insieme hanno
deciso di dar vita a Ediciones Salamandra, basati a Barcellona ma con stretti
contatti con Emecé, una casa editrice argentina proprietà della famiglia del
Carrillo. Era il 2000, era appena stato introdotto l’euro e Barcellona era
sicuramente la capitale del mondo ispanico, grazie al successo olimpico del 1992
e alla straordinaria produzione culturale che ne era conseguita. Il primo titolo
della nuova casa editrice fu Il ladro di merendine di un autore di
successo italiano, Andrea Camilleri, ancora poco conosciuto, nonostante altre
case editrici spagnole l’avessero già tradotto (Destino si dedica al cosiddetto
“filone storico”, Edicion 62 alle versioni in catalano, ma ce ne sono anche in
basco e galiziano) e nel grande mercato internazionale. Fu il primo passo di un
nuovo successo per Camilleri, fuori dall’Italia: è stato tradotto in 26 lingue,
amatissimo in particolare nei Paesi anglosassoni, in Grecia e, appunto, in
Spagna. Sigrid,
perché ha deciso di pubblicare Camilleri, e soprattutto perché in una collana di
narrativa e non di gialli? «Il primo
libro che ho letto - nonostante poi sia diventata grande amica di Antonio
Sellerio e di tutta la sua famiglia! - fu un Camilleri pubblicato da Mondadori,
Un mese con Montalbano. Me lo ricordo con nitidezza: raccontava molto di
più di un noir o di una crime story. Raccontava soprattutto del
protagonista, di essere un uomo onesto, integerrimo, con tutti i suoi dubbi e lo
stare attento e curioso della società che lo circonda. Il Commissario Montalbano
spazzava via l’idea di Sicilia che avevamo, e che si condensava in un’unica,
terribile parola: “mafia”. Quello che ho subito amato è stato il clima: un clima
potentemente mediterraneo». In effetti
già nel 1994, quando esce il primo Montalbano, “La forma dell’acqua”, è come se
tutti noi lettori venissimo invitati a ripensare l’isola, le sue tradizioni.
Montalbano è un agente di cambiamento, e tra l’altro fa scuola. Voi, dopo
Camilleri, avere pubblicato molti italiani... «Prima di
Salamandra, in Spagna si pensava che gli italiani non potessero vendere, un po’
come era successo con gli scandinavi. Invece Camilleri fa cambiare prospettiva:
noi abbiamo pubblicato con Grande successo non solo Andrea, ma Elena Ferrante,
Paolo Giordano, Antonio Manzini, ma certo Camilleri è stata una scelta
importante, decisiva. Non era facilissimo tradurlo, ma grazie al talento di
María Antonia Menini prima e di Carlos Mayor poi ci siamo riusciti». Una grande
questione è quella di come rendere il siciliano. In Francia si è optato per
espressioni del dialetto marsigliese, in Giappone e Ungheria ne hanno inventato
uno apposta, il traduttore americano ha spiegato di avere utilizzato lo slang
dei poliziotti siculo-italiani di Brooklyn, per rendere la parlata
dell’appuntato Catarella, in Germania e Bulgaria la scelta è stata quella di
variare i registri espressivi che le lingue offrivano, familiare, colto,
burocratico. Voi come avete fatto? «All’inizio
ci sono stati momenti di grande difficoltà, è sempre difficile tradurre in
spagnolo, una lingua davvero poco flessibile, e non ha senso usare un dialetto
piuttosto che un altro - c’è sempre chi si sente tagliato fuori. Alla fine
abbiamo lasciato i testi in siciliano, sfruttandone la musicalità. Abbiamo
evitato anche di mettere dei glossari, non volevamo appesantire in nessun modo
la lettura, non volevamo fosse assolutamente “accademica”». Torniamo a
Montalbano: il nome è dedicato a Manuel Vazquez Montalban che gli aveva trovato
la soluzione narrativa per trasformare “Il birraio di Preston” da romanzo
storico a commedia amata dai lettori in tutto il mondo. Questo nome così
catalano, ha favorito la diffusione dei libri di Camilleri?
«Assolutamente sì! Ricordo perfettamente dell’incontro trai due, di Camilleri
che viene a Barcellona e incontra gli studenti e spiega come sia nato il
personaggio: tutto questo ha consentito di mettere radici lunghe, di creare
fiducia. Camilleri da subito si è trasformato da best seller a longseller». Spesso
sulle copertine dei vostri libri di Camilleri c’è il suo profilo. La sua
personalità è così forte, quasi più forte dei personaggi? «Camilleri
era una persona libera, di cui ci si poteva fidare. Il lettore si fida di lui,
come si fida del suo editore. Questo sistema di fiducia collettiva è al centro
della relazione tra il pubblicare e il leggere. Ci manca molto Andrea, gli
abbiamo voluto davvero un gran bene». Il 23
aprile è un giorno importante a Barcellona. È la festa di San Giorgio, e ormai
da molti anni i librai hanno deciso che è il giorno del libro e che insieme ai
libri regalano a tutte le lettrici una rosa. Serve ancora inventare
manifestazioni pubbliche per promuovere libri? O basta il digitale? «Credo che
sia importante invitare più gente possibile a partecipare ad eventi culturali;
non sottraggono assolutamente tempo alla lettura, anzi! In Spagna come in Italia
si passa tanto tempo fuori, all’aria aperta, e fare esperienza di una vita sana,
collettiva, partecipata, è un elemento fondante la nostra cultura. Avere
occasione per incontrare dal vivo l’autore che ami, il traduttore che ti ha
aiutato a capire una frase in una lingua che non è la tua, è un elemento forte
per chi ama leggere! Ed è un modo per togliere un po’ di potere e di spazio alla
vita tutta digitale, che è fatta di esperienza brevissime, tutte a corto raggio.
Qualche mese fa una nostra grande autrice, Zadie Smith, ha incontrato un gruppo
di studenti sedicenni, che le hanno fatto un sacco di domande sulle più
importanti questioni contemporanee. Da quel dialogo, ne sono certa, sono nati
molti nuovi lettori, molti che prima non la conoscevano e che hanno subito
deciso di leggere i suoi libri per sentirla ancora più vicina». La Spagna
in questi ultimi tre anni è l’unica nazione europea che cresce economicamente ma
in cui aumenta in maniera significativamente anche il numero dei lettori di
libri. Ritiene che - in quella che non è più una società industriale ma
piuttosto della conoscenza - ci sia una correlazione, o è un caso?
«Qualche anno fa ho tenuto una serie di corsi in una università di New York e
chi li coordinava mi assicurava che la cosa più importante da insegnare
assolutamente era la matematica; poi la stessa università ha fatto degli studi
approfonditi e ha scoperto che la cosa assolutamente basilare da insegnare ai
giovani è leggere. Leggere è fondamentale per saper interpretare la società e il
contemporaneo, per fare delle scelte, per sentirsi parte della società. Forse la
cultura umanistica per troppo tempo ha sottratto spazio alla cultura scientifica
e tecnologica ma dobbiamo fare attenzione a che non avvenga il contrario. In
questo momento - è vero! – in Spagna i giovani leggono molto, e questo fa bene
alla società, che viene prima dell’economia. Leggere ti apre la testa e ti fa
indirizzare bene il tuo tempo. Anche se mi piace dire che oltre al bene
collettivo, la lettura ci aiuta proprio come singoli, a stare meglio, a trovare
consolazione. Non è un fattore da poco, non crede?».
Paolo Verri
Domani, 19.4.2025
Spaghetti & Moretti
Quando Montalbano era sboccato: nostalgia di avvocati e romanzieri
Torna la rubrica di Antonio D’Orrico, cenette settimanali e sentimentali a menù
fisso con lettori vecchi e nuovi. La distanza tra la lingua del primo
commissario di Camilleri e gli esiti successivi, la malinconia per la morte di
Vargas Llosa, una geneaologia geletaria discussa con Antonio Franchini
[…] Martedì Paolo
Castellani scrive: «Arsenia Le Pen è meravigliosa, grazie». Prego. Torno sul
fascino della volgarità divertente, tema stupendo. Una volta stavamo parlando di
La forma dell’acqua, il debutto di Montalbano, e chiesi a Camilleri: «Mi
sbaglio o il primo Montalbano è più sboccato, più diretto? Penso a un certo modo
di scherzare tra maschi meridionali, al gusto per la battuta pesante». Lui,
puntuale come sempre (era meglio di ChatGpt), rispose: «Era così, era quello che
volevo rendere. Me lo sono un po’ perso per strada questo aspetto. Non so
perché. Forse perché crescendo Montalbano non ha più scherzato in quel modo, è
diventato più serio. Mi divertivano le battute del commissario con Gegè, brutali
e tenere assieme». Gegè è un pezzo di malacarne, un magnaccia, vecchio amico e
informatore di Montalbano. Salvo gli chiede della scena vista da una delle
prostitute di Gegè sul luogo del delitto: due persone a bordo di una BMW che
ficcavano. L’altro risponde: «Dunque, la femmina che era al posto di guida… si è
rigirata, è salita sulle gambe dell’uomo che le stava allato, ha armeggiato
tanticchia con le mani in basso… e poi ha pigliato ad andare su e giù. O te lo
sei scordato come si fa a fottere?». Montalbano ribatte sullo stesso tono: «Non
credo. Ma facciamo la prova. Quando hai finito di contare quello che mi devi, ti
cali i pantaloni, appoggi le belle manine al cofano, ti metti culo a ponte. Se
mi sono scordato qualche cosa, me l’arricordi. Vai avanti. Non mi fare perdere
tempo».
[…]
Antonio D’Orrico
[…] Novità in
giallo Nonostante il
calo di cui si è parlato, quello dell’editoria per l’infanzia è un settore a cui
si affacciano anche realtà che fino a ora gli erano rimaste estranee. Una delle
novità più recenti, presentate proprio alla fiera bolognese, è la collana di
Sellerio La memoria dei ragazzi dedicata ai lettori dai nove anni in su.
«Nuovi ed esigenti lettori», si legge nella presentazione dell’iniziativa. I due
primi titoli sono Guardie e ladri. Dieci avventure del commissario Montalbano,
una raccolta di racconti di Andrea Camilleri curata da Giordano Meacci e Marta
Vesco, e Max e Nigel, un romanzo di Antonio Manzini. I libri sono usciti
l’1 aprile. «Volevamo
andare incontro a un nuovo pubblico, più giovane, e capire i loro gusti, le
logiche di questo mondo», dice Antonio Sellerio. «Abbiamo scelto di iniziare con
due dei nostri autori più rappresentativi», prosegue il direttore editoriale di
Sellerio. «Andrea Camilleri, fondamentale per la nostra storia e di cui quest’anno
ricorre il centenario della nascita, e Antonio Manzini, oggi nostra firma di
punta».
Anche qui, comunque, ci si inserisce in una tradizione che ha una lunga storia:
«Entriamo in un mondo con un livello di professionalità altissimo e in questo
genere, quello dei gialli per ragazzi, esistono già realtà di grande livello. Ma
anche noi possiamo fare bene in questo nostro piccolo spazio», conclude Sellerio.
Maria Tornielli
Il Sole 24 Ore - Domenica,
20.4.2025 Grandi
scrittori. I cento anni di Camilleri partono con poetici esordi
Le iniziative milanesi di Fondazione Mondadori, Sellerio e Comitato per il
centenario della nascita dell'autore
Camilleri, esordio con poesia Milano. Una
mostra a Casa Manzoni ripercorre le passioni letterarie che l'hanno formato, da
Conrad a Malraux, fino alla poesia (Saba, Montale, Quasimodo) Cliccare qui per l’articolo in
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Il 18 luglio 1942: «Leggo Infanzia di Nivasio Dolcemare di Alberto
Savinio». 8 maggio 1943: «Bombardamento su Porto Empedocle. 9 morti e 13
feriti». 7 maggio 1945: «Leggo L'allegria di Ungaretti. Conosco Vitaliano
Brancati». Basta qualche
prelievo dalle tre agendine compilate in tempo di guerra da Andrea Camilleri per
rendersi conto di quanto fu curiosa, vivace, drammatica la sua adolescenza. In
questi minuscoli taccuini (una delle tante gemme conservate presso il Fondo
Camilleri di Roma) si alternano annotazioni relative a episodi bellici,
incontri, vicende scolastiche, in mezzo a centinaia di titoli. Camilleri infatti
era allora — e tale rimase per tutta la vita — un lettore eclettico e accanito. La sua è una
passione precoce, sviluppata grazie alla biblioteca paterna. Figlio unico di una
famiglia borghese agrigentina, a sette anni già fruga in scaffali e solai, da
dove se ne esce con le braccia cariche di libri per ragazzi e romanzi
d'avventura: il primo letto è La follia di Almayer, di Conrad. Nelle sue
scorribande presto scopre la collezione dei Gialli Mondadori, e i Neri, dove
comparivano allora i primi Maigret di Simenon, dai quali resta ammaliato. Di lì
in poi dedica il suo tempo libero alla letteratura. Del resto la madre gli
impedisce di frequentare le compagnie di popolani del paese, preoccupata dalle
loro bravate e dalla salute cagionevole del figlio. Altro gran vantaggio: da
adulto Camilleri si divertirà a commiserare i nipoti, sani e vaccinati, che non
hanno potuto trascorrere settimane a letto in compagnia di un buon libro. A volte,
però, è proprio l'inchiostro a provocargli sconquassi. Quando, ormai giovanotto,
gli capita in mano La condizione umana di André Malraux, ha l'impressione
che masse enormi di neuroni si spostino da una parte all'altra del cervello. Il
giorno dopo gli sale la febbre, spuntano pustole sul viso, e il medico
diagnostica un avvelenamento alimentare. In realtà si tratta del contrario: la
letteratura lo guarisce dai dogmi autoritari sotto cui è cresciuto. Balza fuori
un ragazzo inquieto che a neppure vent'anni, nel fondo della provincia
siciliana, si sente comunista. Sono gli ultimi giorni dei bombardamenti alleati.
Anche nei rifugi, alla luce di una candela o di una torcia, Camilleri ha
continuato a compulsare i libri preferiti (fra questi Conversazione in
Sicilia, che riapre l'11 dicembre 1942, i 2 febbraio 1943, e riprenderà
ancora il 4 luglio 1945). I libri di
famiglia da tempo non bastano più. Ogni volta che racimola qualche soldo
Camilleri sale sul treno a vapore che lo porta a Palermo, dove raggiunge la
libreria di Fausto Flaccovio. È lì che compera raccolte di Govoni, Saba,
Montale, Quasimodo ma anche Frontiera, di Vittorio Sereni, appena uscito
dalle edizioni di Corrente. La poesia è in effetti il suo primo grande amore,
che coltiva anche in proprio. Al principio
del 1945 spedisce dei versi a «Mercurio», la splendida rivista diretta da Alba
De Céspedes. Subito dopo la Liberazione sta passeggiando per via Veneto, a Roma,
quando nota un edicolante che espone l'ultimo numero. Si avvicina e scorre i
nomi elencati sulla copertina: Alvaro, Silone, Petroni, Moravia... Camilleri.
Camilleri? L'emozione lo lascia senza fiato. Deve sedersi a un bar e ordinare un
cognac, prima di riuscire a comperare la rivista.
Roma è nel suo destino. Qualche anno più tardi, nel 1949, vi si trasferisce,
vincitore di una borsa di studio presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica.
Inizia in questo modo il percorso che lo porterà a diventare prima un brillante
regista teatrale e radiofonico, poi lo scrittore italiano più letto e discusso
al mondo. La passione per i libri intanto non si affievolisce, e nemmeno il
ricordo degli autori che hanno infiammato la sua gioventù. E così, sul comodino
di Montalbano si accumulano i vari Melville, Giraudoux, Faulkner, Pietro Di
Donato... E naturalmente i Promessi sposi, un capolavoro del Novecento
secondo Camilleri (mentre Il Gattopardo, beninteso, sarebbe un capolavoro
dell'Ottocento). A farglielo capire, superata la diffidenza al tempo del liceo,
è stata la Storia della Colonna infame, un autentico sacchetto di spezie
che dà tutt'altro sapore al romanzo. Lo raccontò lui stesso dieci anni fa nel
corso di una memorabile visita a Casa Manzoni, che ora gli restituisce l'omaggio
con una mostra dedicata alle passioni letterarie che hanno segnato la sua
formazione.
Mauro Novelli
Fondazione Arnoldo e
Alberto Mondadori, in collaborazione con il Fondo Andrea Camilleri, Sellerio
Editore e Casa del Manzoni, e con il sostegno di Intesa San Paolo, dedica la
giornata del 23 aprile 2025 – la Giornata mondiale del libro, anche nota come la
Giornata del libro e delle rose – ad Andrea Camilleri, maestro della narrazione
che ha conquistato milioni di lettori, in Italia e nel mondo, intellettuale
acuto e testimone del suo tempo, nell’anno del centenario della sua nascita. Un omaggio
corale che si inserisce nel ricco palinsesto di Camilleri 100, che coinvolgerà
attivamente editori, scrittori, studenti, studentesse, lettori e lettrici,
attraversando il percorso di formazione dello scrittore siciliano, il successo
in Italia e la sua fortuna all’estero, ma anche la sua influenza sulla narrativa
italiana; con due panel al Laboratorio di Fondazione Mondadori e due mostre – al
Laboratorio di Fondazione Mondadori e a Casa del Manzoni.
Andrea Camilleri 100 Editori, scrittori, lettori
IL PROGRAMMA
23 aprile 2025
Fondazione Mondadori – Laboratorio
via Marco Formentini 10
15:00 – 17:15 La fortuna editoriale di Camilleri da best a long seller
Il convegno sarà
diviso in due panel:
ore 15:00 – 16:00 |
Panel Editori stranieri
Una tavola rotonda moderata da Paolo Verri (direttore generale Fondazione
Mondadori) vedrà la partecipazione di Antonio Sellerio (Sellerio Editore,
Italia), Anna Pataki (Εκδόσεις Πατάκη, Grecia) e Sigrid Kraus (Ediciones
Salamandra, Spagna), i quali discuteranno del successo editoriale internazionale
di Camilleri. Il panel sarà arricchito dalla proiezione di contributi video di
altri editori esteri di Camilleri.
ore 16:15 – 17:15 |
Panel Scrittori italiani
Giacomo Papi (direttore dei contenuti Fondazione Mondadori) modererà un incontro
con gli scrittori Alessandro Robecchi, Vanessa Roghi e Andrea Vitali, che
condivideranno riflessioni sull’impatto di Camilleri sulla letteratura italiana
contemporanea.
23 aprile 2025
Fondazione Mondadori – Laboratorio
via Marco Formentini 10
18:00
Inaugurazione della mostra Cento di questi Camilleri. La fortuna di Andrea
Camilleri in Italia e nel mondo
La mostra, a cura del Master in Editoria FAAM, Unimi e AIE, esporrà 100
copertine provenienti da tutto il mondo, testimoniando la portata globale
dell’opera camilleriana. Saranno inoltre esposte le copertine illustrate da
Lorenzo Mattotti per la collana celebrativa Sellerio in uscita quest’anno e i
suoi bozzetti.
La mostra sarà
visitabile gratuitamente fino al 17 maggio.
23 aprile 2025
Casa del Manzoni
via Gerolamo Morone 1
19:00
Inaugurazione della mostra Inseguendo un libro. Camilleri lettor giovane
Curata da Mauro Novelli, con la collaborazione del Fondo Andrea Camilleri, la
mostra offrirà uno sguardo inedito sul percorso formativo di Andrea Camilleri
attraverso materiali del suo Fondo personale: libri e taccuini giovanili ricchi
di appunti e annotazioni.
Andrea Camilleri 100 – Editori, scrittori, lettori è
un’occasione per celebrare la memoria di uno dei più grandi scrittori italiani
contemporanei, che grazie al coinvolgimento delle scuole, il dialogo tra editori
e tra scrittori, l’esposizione delle edizioni internazionali e uno sguardo
intimo sui suoi anni formativi testimoniano la ricchezza e la vitalità della sua
eredità culturale, e rinnovano l’amore per le sue storie che continuano ad
appassionare lettori e lettrici di ogni età e provenienza.
L’iniziativa si
inserisce nel programma del Centenario Camilleri promosso dal Fondo Andrea
Camilleri con il Comitato Nazionale Camilleri 100.
Con questa iniziativa si inaugura la campagna di promozione della lettura
promossa dal Centro per il libro del Ministero della Cultura “Il Maggio dei
libri”.
A laboratorio Faam l'incontro dedicato ad Andrea Camilleri "Scrittori, editori,
lettori". Adesso il Panel editori stranieri, una tavola rotonda moderata da
Paolo Verri con Antonio Sellerio e l'editrice greca Anna Patakis e la spagnola
Sigrid Kraus che discuteranno del successo editoriale internazionale di
Camilleri. Alle 16.15 Panel scrittori, modera Giacomo Papi, intevengono
Alessandro Robecchi, Vanessa Roghi e Andrea Vitali per parlare dell'impatto
dello scrittore sulla letteratura italiana contemporanea. Alle 18
l'inaugurazione della mostra "Cento di questi Camilleri. La fortuna di Andrea
Camilleri in Italia e nel mondo" a cura di Mauro Novelli con la collaborazione
del Fondo Andrea Camilleri con 100 copertine che testimoniano la portata globale
dell'opera camilleriana, insieme a quelle illustrate da Lorenzo Mattotti per la
nostra collana celebrativa Sellerio in uscita quest’anno.
Casa Manzoni è lieta di
annunciare l'inaugurazione della mostra Inseguendo un libro. Camilleri lettor giovane a cura del
prof. Mauro Novelli L'evento si
terrà mercoledì 23 aprile 2025 alle ore 19:00 L'esposizione
sarà visitabile gratuitamente fino al 31 maggio 2025 presso la
Casa del Manzoni
via G. Morone 1, Milano
L'ultima volta a Milano di Andrea Camilleri, nel 2015, per rendere omaggio
all'autore dei Promessi Sposi. Dieci anni dopo Casa Manzoni ricorda lo scrittore
siciliano con una mostra.
Al laboratorio della fondazione Mondadori studenti editori e scrittori hanno
discusso della sua eredità.
Le interviste a Mauro Novelli - curatore mostra Casa Manzoni; Alessandro
Robecchi - scrittore; Andrea Vitali - scrittore; Antonio Sellerio - editore
Antonio Sgobba
il manifesto, 23.4.2025
Visioni
Improvvisazioni elettroniche per Camilleri
Note sparse Il
violoncellista Michele Marco Rossi realizza un disco di musiche improvvisate e
live elettronics sulla riconoscibilissima e inimitabile voce dello scrittore
siciliano
La musica è uno dei tanti
rapporti che dovranno essere indagati nel novero delle celebrazioni dei 100 anni
della nascita di Andrea Camilleri che cadrà il 6 settembre prossimo. Le medesime hanno preso avvio con
un articolatissimo programma a tutto tondo che cercherà di metter in luce
aspetti finora poco rappresentati o meglio oscurati dal fenomeno letterario e
televisivo di Montalbano. Come la musica che ha certamente avuto un ruolo e per
nulla ancillare come si sarebbe detto una volta. Chi l’ha capito, prima di altri,
è il violoncellista Michele Marco Rossi che è riuscito a realizzare un disco di
musiche improvvisate e live elettronics sulla riconoscibilissima e inimitabile
voce dello scrittore siciliano.
Il tema del disco è un’ampia e coltissima riflessione sulla condizione dell’uomo
da Dante alla contemporaneità innestata sulle mille e mille sfumature
dell’amore.
Sul piano più strettamente musicale risulta all’ascolto notevole il mash – up
tra le improvvisazioni di Rossi, la texture elettronica di Paolo Aralla e i toni
della voce di Camilleri non esente nella nitidezza della registrazione delle
tipiche sonorità dialettali.
Fabio Francione
Lorenzo Mattotti ha disegnato le copertine della nostra nuova collana dedicata
ai cento anni di Andrea Camilleri. Qui il suo ricordo del maestro. Buon ascolto!
Il giorno 23 aprile
2025 alle ore 13:00, presso i locali di via Vincenzo Bellini n.16, si riunisce
la Commissione selezionatrice nominata con Decreto Direttoriale n. 508 composta
dal Direttore Prof.ssa Daniela Bortignoni, dal Vice Direttore Prof. Valentino
Villa e dal Prof. Massimiliano Civica. Valutate le candidature giunte, la
Commissione decide all’unanimità di proclamare vincitore il testo
“Manicaretti” di Marco Trotta
La Commissione all’unanimità
decide inoltre di assegnare una menzione speciale, pari merito, ai testi
“Bum” di Andrea Cioffi
e
“Sono morta, è tutto
a posto!” di Gabriella Olivieri
Vista la proroga dei
termini per la selezione del testo vincitore la Commissione stabilisce le nuove
date delle successive fasi di selezione:
I FASE
Consegna del
progetto - entro il 15 maggio 2025.
Pubblicazione dei
risultati - il 16 maggio 2025.
II FASE
22 maggio 2025.
III FASE
Se necessaria e
confermata dalla Commissione, 23/25 maggio 2025.
Resta confermato il
calendario di prove e allestimento con la seguente modifica:
DEBUTTO
12 luglio 2025
(Spoleto)
REPLICA
13 luglio 2025
(Spoleto)
Il presente
risultato si trasmette agli Uffici Amministrativi per le procedure di
competenza.
Vanity Fair, 24.4.2025
A Vigata Andrea Camilleri,
«Quella rockstar del nonno»
Le code dei fan. La passione per i libri e per il mare. Nel Centenario di Andrea
Camilleri, le nipoti Alessandra e Arianna Mortelliti raccontano lo scrittore dal
«cervello femminile» che sapeva ascoltare
«Un’amica saggia, con cui poter parlare di tutto, dalle questioni di lavoro a
quelle sentimentali». Non è usuale definire così un nonno di novant’anni e
passa. Ma è in questo modo che Arianna Mortelliti parla di Andrea Camilleri,
scrittore, regista, drammaturgo, intellettuale, morto nel 2019 e del quale sono
appena iniziati, per concludersi nel 2026, i festeggiamenti per il Centenario
dalla nascita, il 6 settembre. Due anni di celebrazioni si dedicano solo ai
giganti. E Camilleri questo è stato, una specie di bussola che tutto il mondo
continua a usare per decifrare non solo la Sicilia, ma l’Italia e l’animo umano.
Per raccontare questo nonno fuori dall’ordinario – oltre cento libri, tradotti
in più di trenta lingue e dieci milioni di copie vendute – incontro due delle
sue nipoti, Arianna e Alessandra Mortelliti. Sono figlie di Andreina, la
primogenita dello scrittore e di Rosetta Dello Siesto (dopo sono arrivate
Elisabetta e Mariolina), e del regista Rocco Mortelliti. Alessandra, 44 anni,
attrice e regista, ha aperto il Centenario al Teatro Piccinni di Bari con uno
spettacolo tratto da Un sabato, con gli amici (arriverà al Teatro India
di Roma nel gennaio 2026). Arianna, 38, insegna Scienze alle superiori, ha
scritto due romanzi, Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni e
Quel fazzoletto color melanzana ed è direttrice del Premio Andrea
Camilleri Nuovi Narratori dove ogni sezione è suddivisa in «Chiù picca di
sissanta» e «Chiù assà di sissanta», cioè gli under e gli over 60,
perché Camilleri ha raggiunto il successo travolgente proprio a quell’età,
grazie ai romanzi del commissario Montalbano. Quando
vi siete accorte che vostro nonno era una celebrità? Arianna:
«Io a Porto Empedocle, dove andavamo d’estate a casa di nonno. Avrò avuto 13
anni, una mattina sono scesa e ho visto una lunghissima fila di persone sul
corso principale che terminava nel bar che nonno chiamava il suo ufficio, tutta
gente venuta da ogni parte della Sicilia per farsi firmare un libro o fare due
chiacchiere. Ricordo anche quando nostra madre ricevette una telefonata da una
donna che aveva appena partorito e voleva portare il bambino per farlo toccare
da Camilleri».
Alessandra: «Lo trattavano come fosse Lenny Kravitz, gente che si faceva
autografare il braccio, donne innamorate di Montalbano e anche di lui. Ma quel
successo non ha cambiato la nostra famiglia, anche per l’educazione che ci ha
dato, austera ma in maniera sana». Che
cosa avete ereditato da lui? Arianna:
«Io ho iniziato a scrivere libri! Nel suo ultimo anno, l’ho aiutato nella
stesura dell’Autodifesa di Caino, la prima opera uscita postuma. Quell’esperienza
così ravvicinata con una persona che non solo era mio nonno, ma anche uno dei
migliori scrittori del mondo, mi è stata utile per capire come si scrive un
libro. Mi ha trasmesso la capacità di mettermi nei panni degli altri, anche i
“cattivi”. E poi la serietà: fino alla fine, ogni mattina si alzava, si vestiva
di tutto punto, faceva colazione, lavorava fino all’ora di pranzo, pranzava, un
riposino e poi di nuovo al lavoro». Prima
le era mai venuto in mente di scrivere? Arianna:
«Sono sempre stata un’accanita lettrice. Da bambina leggevo la serie Piccoli
brividi e provavo a scrivere storie simili. Poi mi sono laureata in
Biologia, ma durante la pandemia ho ricominciato a pensarci». Tra
l’altro il suo primo libro è stato in qualche modo ispirato da suo nonno. Arianna:
«Per tutto il mese in cui nonno è rimasto in coma, andavamo a trovarlo ogni
giorno in ospedale, e avendo io una mente scientifica mi dava fastidio che
nemmeno i medici riuscissero a sapere che cosa lui percepisse del mondo esterno.
Così, ho messo in pratica uno dei suoi insegnamenti, cioè usare la fantasia per
rispondere a domande alle quali la razionalità non potrebbe mai arrivare. Il mio
libro è scritto dal punto di vista di Arturo, un 95enne che scivola nel coma». Che
cosa ha ereditato da lui?
Alessandra: «Il teatro e il cinema mi sono entrati dentro da quando ero in
fasce, quindi non mi ha mai sfiorato il pensiero di poter fare altro».
All’inizio suo nonno non era d’accordo che lei diventasse attrice.
Alessandra: «Quando lo decisi, ero una persona estremamente introversa e timida.
Probabilmente lui, che ben conosceva gli attori e le difficoltà del mestiere, me
lo disse in modo protettivo, come un secondo padre. Dopo è diventato il mio
primo sostenitore. È stato lui a dirmi di non trascurare il discorso della
regia, e anche in questo caso si è dimostrato lungimirante». Segue
ancora i suoi consigli?
Alessandra: «Quando stavo realizzando il mio primo film, Famosa (2019),
che parla di un ragazzino dal genere fluido, nonno mi ha sempre invitata ad
andare avanti in maniera testarda sulle mie convinzioni più forti, senza
lasciarmi condizionare dal politicamente corretto, dal buonsenso, dal
compromesso». Per il
Centenario porta in scena uno dei suoi libri.
Alessandra: «Uno dei miei preferiti, Un sabato, con gli amici, parte di
un filone meno conosciuto della sua produzione, più dark, che parla dei
“malvagi” che sono tali perché sono stati essi stessi vittime. Io interpreto
Anna, una tipica donna camilleriana». In che
senso?
Alessandra: «Nonno è sempre stato incredibilmente abile nel raccontare le figure
femminili. Aveva un cervello femminile. Anche nei vari libri su Montalbano
troviamo delle femme fatale, donne consapevoli della propria componente
sessuale complessa ed enigmatica». Capiva
le donne perché la vostra famiglia è sempre stata una specie di gineceo? Arianna:
«Sicuramente. A un certo punto i nonni hanno vissuto con le rispettive madri,
poi hanno avuto tre figlie, e poi noi. Per arrivare a un maschio hanno dovuto
aspettare che mia zia Mariolina ne facesse uno, Francesco. Lui comunque partiva
già da un debole per le donne, diceva sempre che l’immaginazione l’aveva presa
da sua nonna».
Alessandra ha due figli, Matilda e Andrea. A Matilda Camilleri ha dedicato un
libro commovente, Ora dimmi di te
(2018). Che bisnonno è stato?
Alessandra: «Abbiamo fatto il possibile perché nonno potesse godersi i bambini.
Ancora oggi loro lo nominano spesso, anche in maniera ironica. Di lui ricordano
l’affettuosità e la grande fisicità, una cosa che mi commuove». A
differenza della maggior parte degli anziani, è rimasto un ottimista.
Alessandra: «Credo che sia stato determinante il fatto che abbia fatto il
professore, uno di quelli che non amava imporsi e sapeva ascoltare. Amava i
giovani, si è sempre dichiarato una sorta di vampiro che si nutriva della
giovinezza. Era anche un grande curioso. Fino a quando è diventato cieco ha
letto sempre tantissimo, è stato lui che mi ha fatto conoscere il cinema di
Tarantino e, pur amando il jazz, se sentiva un bel pezzo moderno diceva “guarda,
questo non è male”». Arianna:
«Se pensa che nostra nonna di 97 anni fa le ricerche con l’iPad, forse non era
lui il più giovane tra i due!». I
vostri nonni sono stati insieme oltre 60 anni. Come hanno fatto? Arianna:
«La pazienza di Rosetta!».
Alessandra: «Confermo! Di sicuro ci saranno stati alti e bassi, ma c’erano quei
momenti in cui li vedevi sganasciarsi dalle risate per la stessa cosa e capivi
che per tenere insieme una coppia basta quello. Credo abbia aiutato anche una
buona dose di autonomia. Rosetta non è mai rimasta a fare la donna di casa,
aveva i suoi impegni, le amiche, la ginnastica, poi la sera si rincontravano e
si raccontavano. Erano due persone forti, ognuno con i propri interessi, lui un
uomo di mare, lei amava la montagna, ma si rispettavano. È una delle molte cose
che vorrei tanto che i miei figli ereditassero da loro».
Laura Pezzino
Famiglia Cristiana, 24.4.2025
Vitali: «Grazie a Camilleri gli italiani sono tornati a leggere»
Lo scrittore bellanese Andrea Vitali ricorda l'amico e maestro Andrea Camilleri
in occasione del centenario dalla sua nascita, ospite di un evento organizzato a
Milano con Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori "Andrea Camilleri 100 –
Editori, scrittori, lettori". L'evento del 23 aprile - Giornata mondiale UNESCO
del Libro e del diritto d’autore - ha inaugurato Il Maggio dei Libri
Il 25 aprile è festa nazionale: è il giorno in cui partì l’appello per
l’insurrezione armata di Milano da parte del Comitato di Liberazione Nazionale,
CLN. Una svolta che nel 1945 chiudeva anni tragici con un’Italia spaccata in
due, occupata, e teatro di una guerra civile.
Eppure la liberazione della nostra Penisola era già iniziata la notte tra il 9 e
10 luglio del 1943 a opera delle truppe anglo-americane sbarcate in Sicilia, a
più di un secolo e mezzo dall’arrivo dei Garibaldini.
Sicilia ancora protagonista, ancora una volta al centro della storia italiana.
Lo sbarco fu effettuato nella Sicilia Orientale, fu considerata “quasi” una
prova generale di quello che poi avverrà in Normandia. Riduttivo pensare che fu
solo questo, la conquista dell’Isola 83 anni fa portò alla destituzione di
Mussolini, il 25 luglio 1943, e alla firma dell’Armistizio a Cassibile, nella
contrada Santa Teresa Longarini rimasta segreta per cinque giorni. […]
Questa “prima” liberazione, come abbiamo detto, produsse situazioni
contradditorie e drammatiche. Fu un avvenimento per la popolazione, Camilleri ricordava
che a seguito di pesanti bombardamenti con la sua bicicletta andò a vedere se il
tempio della Concordia fosse ancora in piedi ad Agrigento e vi trovò Robert Capa fotografo
e documentarista.
«Per me, allora, un perfetto sconosciuto», raccontò lo scrittore siciliano, che
lo vide all’opera mentre si stava svolgendo un duello tra un aereo tedesco e uno
americano. «Mi gettai a terra. Anche lui si gettò a terra, ma al contrario di me
a pancia all’aria per fotografare. Mi scrisse il suo nome Ci salutammo. Ripresi
la bicicletta, tanto la strada ora era tutta in discesa».
Fra i 3 protagonisti dello sbarco, Patton fu considerato uno dei “più energici”,
sempre Camilleri nel “Gioco della Mosca” racconta che il generale vedendo lunga
la strada una sepoltura tedesca, saltò dalla Jeep e fece a pezzi la croce. Il
commento dei suoi soldati fu: «È una cosa fitusa».
[…]
Susanna La Valle
In occasione del
centenario della nascita di Andrea Camilleri, l’Istituto Italiano di Cultura
di Atene e il Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana
dell’Università Nazionale e Capodistriaca di Atene organizzano un convegno
dedicato al lavoro e al lascito letterario del grande scrittore italiano.
Raccontando Andrea Camilleri Lunedì 28
Aprile – ore 18:00 Martedì 29
Aprile – ore 16:00 Auditorium
dell’Istituto Italiano di Cultura (Patission 47)
Ingresso libero previa registrazione tramite il modulo qui sotto.
E’ prevista la traduzione simultanea.
Il convegno raccoglie la partecipazione di eccellenti scrittori ed editori
italiani e greci, traduttori, professori universitari e studiosi, al fine di
presentare e illustrare l’opera, la vita e la creatività del più grande
contastorie dei nostri tempi. Si prenderanno in esame sia i romanzi gialli, sia
quelli storici di Andrea Camilleri, nonchè racconti e monologhi, mettendo in
luce temi quali la lingua camilleriana, la Sicilia e la sicilianità, la
gastronomia come strumento di insegnamento, il rapporto con l’antichità greca e
il fenomeno dell’immigrazione.