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La signora Lèuca

Dalla novella Pena di vivere così di Luigi Pirandello

di Andrea Camilleri - Giuseppe Dipasquale
Con Ida Carrara, Pietro Montandon, Ileana Rigano, Agostino Zumbo, Valeria Contadino
Regia e scene Giuseppe Dipasquale
Costumi Angela Gallaro
Musiche Massimiliano Pace
Luci Franco Buzzanca
 
Debutto a Catania (2003)
poi Racalmuto (AG), Teatro Regina Margherita (2004) e altre repliche


Il tema della “pena di vivere” della signora Lèuca è il tema portante e ossessivo della pièce teatrale. E’ lei, la signora Lèuca, abbandonata da undici anni dal marito, il perno e la sostanza della storia: le altre figure sono strumentali. La sua è una nostalgia continua e non colmabile con nulla più. Una nostalgia dei sensi e della carne, una assenza che sembra una morte terrena. Come assistere da dietro un cristallo allo svolgersi della propria vita senza più potere intervenire, ma senza che questo significhi rinunciare al pensiero dei sensi, anzi è proprio quel pensiero che provoca un dolore lancinante dell’anima: l’anima che grida! La signora Lèuca, tratta da Pena di vivere così, è novella dolente di grande tragico umorismo. Si ride piangendo, con il senso grottesco di un contrario di sentimenti che non riesce a trovare equilibrio e pace se non nell’assurda follia della maschera sociale.


Il copione dell’Opera è stato pubblicato nel volume Il quadro delle meraviglie (Sellerio, 2015)


La critica ha mostrato quasi sempre entusiasmo per Pirandello novelliere, ponendolo fra i più grandi cultori di questo genere letterario nella letteratura mondiale. Vasta la produzione di novelle che nella loro varietà e complessità compongono una vera commedia umana. È stato da più parti rilevato che la sofferenza umana appare il motivo unitario del mondo pirandelliano, una sofferenza che accomuna le infinite situazioni rappresentate prima nella novellistica, una sofferenza che si manifesta nella assoluta solitudine dei gesti e dei pensieri, nel silenzio delle parole e delle lacrime., poi nella trasposizione teatrale sempre di mano dello stesso Pirandello. Ed è significativo che anche attraverso la rappresentazione dell'uomo solo, si avvii, già nella prima narrativa pirandelliana, quello che è stato definito come la prima sperimentazione di un primo atto del viaggio drammatico del personaggio: che scopre, stupito e sconvolto, la incomunicabilità dei suoi pensieri, la solitudine dei suoi sentimenti, l'indifferenza ostile degli altri, la falsità delle loro pretese di solidarietà. Già nella stagione 2000/2001 Camilleri e Dipasquale composero per il grande Turi Ferro una pièce teatrale tratta dalla novella La cattura. L'esperimento ebbe, come confermano le critiche e il pubblico, enorme successo. A distanza di qualche anno, in memoria del grande Turi, con la presenza di una preziosa e grande interprete come Ida Carrara, il viaggio nella novellistica pirandelliana continua.

Capo d'Orlando a Teatro, 20 Gennaio 2005




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