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Il fantasma nella cabina


Mortelliti - Betta - Camilleri

Modellini




Due atti dal racconto di Andrea Camilleri Il fantasma nella cabina (pubblicato prima su La Stampa e poi nella raccolta Le inchieste del Commissario Collura)
Sceneggiatura e libretto di Rocco Mortelliti
Musica di Marco Betta
Edizioni musicali Sonzogno
Durata 110'

Cecè Collura (tenore) Vincenzo La Scola / Luca Canonici
Signora Candida Meneghetti (soprano) Katia Ricciarelli
Stefania Biroli (soprano) Luciana Serra
Comandante (baritono) Fabio Previati
Scipio Premuda (tenore) Danilo Formaggia
Giorgia (voce non impostata o mezzosoprano) Paola Ghigo
Nunzio Esposito (tenore) Leonardo De Lisi
Francesco De Looyk (basso) Maurizio Leoni
Rocco (attore-mimo) Rocco Mortelliti
Coro (piccolo) uomini, donne
Organico: 1.1.1.1 / 1.1.0.0 / Perc. (1 esec.), tastiera, archi (minimo 4.4.2.2.1 o multipli); sul palcoscenico: pianoforte o tastiera

Direttore Aldo Sisillo
Maestro del coro Fulvio Fogliazza
Regia Rocco Mortelliti
Scene e costumi Italo Grassi


ORCHESTRA FONDAZIONE GAETANO DONIZETTI DI BERGAMO
CORO DEL CIRCUITO LIRICO LOMBARDO

Allestimento in coproduzione Teatro Donizetti di Bergamo, Teatro del Giglio di Lucca In collaborazione con i Teatri Coccia di Novara, Bellini di Catania, Greco di Lecce, Vittorio Emanuele di Messina e Opera di Roma

Dalla "prima" dell'opera, che ha avuto luogo a Bergamo il 13 dicembre 2002, verranno tratti un CD e un DVD.
L'opera è andata in tournée con queste date: Roma (Teatro Nazionale, da sabato 6 a sabato 13 dicembre 2003), Lecce (Politeama Greco, stagione sinfonica 2003), Bergamo (Teatro Donizetti, stagione 2004, in replica).
È già previsto che dalle otto inchieste del Commissario di bordo verranno ricavati i libretti per una tetralogia operistica realizzata per iniziativa del compositore Marco Betta. La seconda opera, un dittico che unisce i testi de Il mistero del finto cantante e Che fine ha fatto la piccola Irene? è stata messa in scena a Siena nel luglio del 2003, a cura dell'Accademia Chigiana, sempre con la regia di Rocco Mortelliti. Poi sarà la volta di altri due racconti, che saranno messi in scena al Teatro Bellini di Catania (si prevedeva nel gennaio 2004, ma il progetto si è fermato), e infine di un'opera che ingloberà i rimanenti tre racconti e che sarà messa in scena a Bergamo.

Il commissario c’è, ma non è Montalbano. Si chiama Cecè Collura ed è un suo amico e collega. Ferito durante un’operazione, Collura va in crociera per passare la convalescenza in tranquillità. E così, a bordo di una nave, cominciaano le nuove avventure del «Commissario di bordo» che vedono protagonista Cecè. Otto brevi gialli «estivi», pubblicati sulla «Stampa» di Torino, firmati Andrea Camilleri, diventano ora la base della trama di quattro opere liriche. La prima, «Il fantasma di bordo», debutterà il 13 dicembre al Donizetti di Bergamo. La seconda, che unisce il testo del «Finto cantante» e «Che fine ha fatto la piccola Irene» si vedrà a Siena nel luglio del 2003, grazie all’Accademia Chigiana, ma altre istuzioni musicali sono interessate. Le altre due opere che completano la tetralogia non hanno ancora un teatro committente, ma Marco Betta, autore delle musiche, e Rocco Mortelliti, autore del libretto, non disperano di vendere presto il loro progetto, che prima di nascere è già un successo, anche senza Montalbano, che apparirà solo alla fine della quarta opera per riaccompagnare Collura in commissariato. «Il fantasma di bordo», forte anche di un cast capeggiato da Vincenzo La Scola, Katia Ricciarelli, Denia Mazzola e Luciana Serra, dopo il debutto lombardo è già nel cartellone di altri sette teatri: Catania, Modena, Messina, Lucca, Lecce, Ravenna e Roma. Un vero record per un’opera mai vista prima. Ma anche una scommessa che, forte del nome di Camilleri, potrebbe aprire nuove porte e portare nuovo pubblico alla lirica in tempi di magra come quelli attuali. «Neppure noi ci aspettavamo un successo del genere», nota Betta, già direttore artistico del Massimo di Palermo. «Forse - aggiunge - il successo è dovuto anche al fatto che si tratta di un allestimento da camera, a basso costo, con un organico orchestrale molto flessibile. Io la definisco “opera in un baule” perché non ha bisogno di costi ossessionanti per essere messa in scena, né ci sono grosse complicazioni dal punto di vista scenografico». I gialli si svolgono a bordo di una nave, anche se - precisa Mortelliti - «non ci sono né morti, né cadaveri» perché i racconti sono «leggeri, estivi», diversi da un romanzo che sarebbe stato difficile riversare nei limiti di un’opera lirica. Il nostro commissario Collura è chiamato solo a risolvere quei piccoli problemi che possono capitare davvero a bordo di una nave. Per esempio? «Qui - spiega Mortelliti - nel “Fantasma della cabina”, siamo alle prese con una signora che denuncia di aver visto un fantasma e mena subbuglio tra i passeggeri. Si scoprirà che la donna è un’attrice mandata apposta da una compagnia rivale per screditare la nave. Anche se nell’originale di Camileri non c’è, l’argomento mi serve da spunto per indagare sul mondo degli attori falliti, magari anche molto bravi, ma che non hanno avuto fortuna nella loro carriera». Il rapporto tra Mortelliti e il papà di Montalbano è molto stretto non solo perché il librettista ne ha sposato una figlia. Si conoscono da vent’anni, l’uno docente l’altro allievo all’Accademia d’arte drammatica, insieme hanno spesso collaborato in teatro, al cinema, in tv. «In effetti - spiega Mortelliti - è sempre come la prima volta, Andrea lancia un’idea, io la sviluppo». Questa volta, però, l’autore del libretto firmerà anche la regia dello spettacolo, «così non dovrò discutere con il librettista ma solo con me stesso». Discussioni, ma pacate e costruttive, Mortelliti le ha avute con Marco Betta. Insieme hanno deciso la scanzione delle scene e tutti i dettagli della nuova opera. «Molto spesso - spiega il compositore siciliano - le arie si intrecciano con i dialoghi, il ritmo è serrato, dei tempi d’oggi, consono a quello impresso da Camilleri nella sua letteratura. Altre volte ci sono parti recitate con la musica che scorre in sincrono, come in un film. Spesso mi inserisco con la musica nelle pause e le emozioni diventano linee melodiche». Ma, visto che il progetto prevede la realizzazione di quattro opere, c’è anche una linea melodica che le accomuna? «Certo - risponde Betta - ho pensato a un leit motiv di stampo wagneriano. L’idea è un po’ antica ma dà il senso del ritmo teatrale, la temperatura emozionale di quello che avviene in scena. E poi siamo di fronte a un’opera che parte dalla tradizione lirica per sposare la scrittura contemporanea, il testo è ricco di suggestioni indissolubili dalla musica, che è sorella di altre arti».

Donatella Longobardi

La prima de 'Il fantasma nella cabina'

"La prima de 'Il fantasma nella cabina', due atti di Rocco Mortelliti da 'Il commissario di bordo' di Andrea Camilleri, al Teatro del Giglio di Lucca, è stata sicuramente apprezzata da un pubblico accorso numeroso, anche se non è stato raggiunto il 'tutto esaurito'. I palchi erano semivuoti - ma, si sa, i benpensanti ( che di musica non capiscono una bella minchia ) hanno la puzza al naso ed evitano di farsi vedere i loro abiti di lusso e i gioielli se non c'è la Tosca o l'Aida o altre opere di cartellone - la platea quasi piena, il loggione completo e assai 'caldo' negli applausi, tributi solitamente elargiti alle opere pucciniane. Quelle ben eseguite e ancora meglio cantate, si capisce.

Il sottoscritto occupava una poltrona della galleria numerata. Ha comprato doverosamente il volumetto "Le inchieste del commissario Collura" e il libretto dell'opera che si apprestava ad ascoltare. La trama già la conosceva. La musica no. Ma su Marco Betta, almeno dove è nato e sulla di lui attività, ha pensato il sottoscritto con il piacevole (per lui) suono degli strumenti in fase di accordo, come sottofondo, qualcosa ci sarà pure scritto sullo stampato dell'Azienda Teatro del Giglio. Speranza fallace. Neppure una riga. Màh!

Con dieci minuti di ritardo sono calate le luci. Il sipario aperto da poco. Fino dalle prime battute - ohibò! Il terrore era quello di sorbirsi dodecafonìa e altri strazi simili - la musica è risultata piacevole. Via via che la vicenda si faceva strada, al sottoscritto veniva in mente il Gesamtkunstwerk, tutto italiano però, e con schegge impazzite di Commedia dell'Arte. Sul palco vivevano 'fantasmi' rossiniani e donizettiani, imperavano jazz, prosa, serietà e facezia, pittura, danza, pantomima (piacevolissima quella di David e Golìa), cabaret. Ma non tessere sparse di un indefinito mosaico. Il mosaico c'era, eccome ! Ogni grano del rosario al suo posto. Si spaziava con grazia ed armonìa. E l'ombra di Cecè\Montalbano\Camilleri sempre e ovunque: divertente, mordente, mai stucchevole.

La trama c'è, leggera, bella e inutile come una velina, offre gli spunti non li approfondisce. Una ex-attrice finge di vedere fantasmi per mettere scompiglio a bordo della nave, profumatamente pagata da una società armatrice concorrente, onde danneggiarne l'immagine. Il 'caso', si fa per dire, viene risolto da un Collura 'sfavato' (si consenta allo scrivente questa parola tipica toscana con buona 'pirdonanza' dello Zingarelli ) e ancor più torturato dalla pignola dabbenaggine del Comandante della 'Marco Polo'.

Non sono mancati gli applausi e le risate. Molte 'gag' veramente azzeccate. Ottima la regìa di Rocco Mortelliti, di sicuro effetto le scene di Italo Grassi.

E la musica ?

Promossa con lode. Orecchiabilissimo il Leitmotiv dell'opera -degno di un Classico - azzeccate alcune arie. I brani di jazz, cantati da Giorgia ( Paola Ghigo ), sono bene inseriti nel contesto del lavoro, hanno il loro giusto e opportuno spazio. Un primo passo, dunque, verso un Futuro operistico che può e deve migliorare, ma che segna e indica la strada 'giusta'. Lo testimoniano gli applausi a scena aperta al termine de "Il fantasma nella cabina".

Splendi stiddata la celesti lira, E' figghia di lu celu l'armonia Armonica ogni sfera in aria gira, Saggiu di Samu eccu mi appellu a tia.

'In lode di la Musica' del grande poeta palermitano Giovanni Meli. Auguri e coraggio, Maestro Betta!"

Stelvio Mestrovich, Lucca



Il fantasma nella cabina

Guido Barbieri parla dell’opera col compositore Marco Betta e col regista Rocco Mortelliti. Quindi viene trasmessa la registrazione della “prima” dell’opera (Bergamo, 13.12.2002).

GUIDO BARBIERI […] stanno coltivando un grande progetto, che non si limita all’opera che ascolteremo questa sera ma guarda più lontano, che tenta di mettere le ali al racconto, alla prosa di Andrea Camilleri. Oggi ascolteremo il primo frutto di questo disegno, di questo sogno…si intitola “Il fantasma nella cabina” e naturalmente però per entrare attraverso la porta grande dentro quest’opera dobbiamo farci aiutare da due…come posso dire?…da due colonne che ci faranno entrare dentro questa porta ovverossia proprio Marco Betta e Rocco Mortelliti. Buona sera ad entrambi.

MARCO BETTA Buona sera.

ROCCO MORTELLITI Buona sera.

G.B. Benarrivati! Mi sembra quasi un replay perché qualche mese fa, proprio prima che l’opera andasse in scena al Teatro Donizetti di Bergamo ci siamo trovati proprio noi tre a disegnare un piccolo triangolo a priori… adesso lo disegniamo a posteriori, a cose in qualche modo fatte, ma la vostra opera sta per assumere una dimensione radiofonica e di questo dobbiamo tener conto per aiutare un po’ i nostri ascoltatori a orientarsi diciamo in un mare che è abbastanza calmo, dal punto di vista strettamente musicale, nel senso che tutto ciò che ascolterete è perfettamente leggibile, nitido, terso, chiaro anche sotto il profilo narrativo. Ascolterete le parole, sentirete ciò che i cantanti e gli attori dicono e quindi il nostro compito è tutto sommato abbastanza limitato no, Marco Betta? Perché uno dei tuoi disegni a priori credo proprio che sia quello di cercare continuamente una grande chiarezza, leggibilità, nel tessuto sia musicale che narrativo…

M.B. Diciamo in qualche modo una cosa che è stata per me una conquista, dopo tanti anni, dopo vent’anni di lavoro. Io credo che in generale poi ogni compositore racconti un po’ tutte le sue esperienze, per esperienze intendo anche quelle che riguardano il luogo in cui si vive… io credo che la mia musica sia stata fortemente influenzata dalla presenza architettonica della Sicilia, la terra in cui io vivo, dall’esperienza letteraria, dal tipo di luce. Questo credo che avvenga per ogni scrittore, autore, compositore… In generale la scelta della chiarezza e della leggibilità non è una scelta che in qualche modo è venuta per me dietro un calcolo, un ragionamento: ho sempre cercato di seguire la mia indole, in qualche modo sono partito dalla grande tradizione della musica mediterranea, dai canti che noi chiamiamo dei carrettieri passando attraverso la melodia di Vincenzo Bellini e quindi proiettando tutto questo nell’esperienza di oggi, nel nostro tempo. Cioè la mia musica credo che sia il risultato di una serie di situazioni che hanno a che fare con la musica e che anche non hanno a che fare e che riguardano la mia esperienza di vita personale.

G.B. E poi, certamente, quando si ha a che fare con gli strumenti, gli “arnesi” del teatro credo fatalmente il proprio gesto si debba adattare…

M.B. Sì, indubbiamente. Il teatro è il luogo dove la musica diventa sorella delle altre arti e si sposa con delle altre arti per dare luogo a un risultato che poi noi con un termine forse limitativo definiamo opera lirica, ma in qualche modo l’opera lirica è un miracolo, è qualcosa di più che l’unione fra musica, teatro, letteratura, canto, danza… è un risultato molto più complesso che nasce dal fatto che la musica entra in sinergia, e si trasforma diventando qualcos’altro. Poc’anzi tu dicevi un sogno: questo progetto con Andrea Camilleri e Rocco Mortelliti nasce dalla grande idea, secondo me, del sogno, dell’idea di una musica di oggi che può proiettarsi attraverso le pieghe, le pause della narrazione dei racconti di Andrea Camilleri ed evidenziarne i significati profondi, i suoni delle parole, anche andando in controtendenza, a volte, con la drammaturgia del testo ma esaltando questa emozionalità fortissima che hanno questi testi.

G.B. A proposito di sogno, il racconto da cui avete tratto questo primo frutto del vostro lavoro è certamente un racconto “realistico” nel senso che ha le cadenze, le movenze, i canoni, in qualche misura, del giallo, però mi sembra rispettando un topos molto diffuso per altro della letteratura noir e gialla, basta pensare ad Agatha Christie, per esempio: si svolge in un luogo non-luogo che è una nave in mezzo al mare e quindi entro una cornice che in realtà è perfettamente, squisitamente astratta, persino onirica, per l’appunto, come tutti i non-luoghi… Allora, Rocco Mortelliti, come avete letto il “Commissario di bordo”, che poi è questo il racconto da cui la vostra opera è tratta, un racconto pubblicato in origine su un quotidiano… una serie di racconti pubblicati da La Stampa di Torino anni fa… allora, questo racconto di Camilleri è più giallo o più favola?

R.M. Dunque, esattamente tutte e due le cose. Quando ho letto il racconto apparentemente realistico perché parlava della “tragedia” di una attrice in pensione che per sopravvivere accetta questa farsa… però quando ho cominciato a visualizzare l’opera, o lo spettacolo teatrale come lo vogliamo chiamare, ho pensato appunto a far entrare lo spettatore dentro a un sogno – avete detto benissimo all’inizio un sogno – entrare in una favola, in un racconto e attraverso la stilizzazione, poi, dell’opera si può essere credibili. Quindi mi sono preoccupato anche della stilizzazione, di far entrare lo spettatore in questo racconto. Inizialmente noi vediamo una nave stilizzata ma poi ci abituiamo a questo segnale teatrale che abbiamo voluto dare io, Marco Betta e Italo Grassi, scenografo dell’opera. Io mi sono fatto aiutare moltissimo dalla prosa, dal teatro di prosa - perché vengo da lì – e dal cinema e dagli insegnamenti di Andrea. Ho cercato di raccontare questa storia, diciamo plausibile. Mentre scrivevo questo libretto m’è capitato di leggere più volte “attore, morto in disgrazia, senza più soldi, abbandonato”… quindi mi è capitato, appunto, leggendo di un cabarettista che vedevo anni fa, che si chiamava credo Andrea Porcaro: lessi un trafiletto “abbandonato, morto in un ospedale fuori Milano”, senza più un quattrino… ecco, questa cosa proprio mentre stavo scrivendo questo libretto che, in qualche modo rispecchiava la realtà. E ho cercato, chiaramente, di rispettare il linguaggio camilleriano del protagonista che è un commissario di Vigàta, se vogliamo, ecco.

G.B. Ecco, a proposito proprio del lessico di Camilleri – ne avevamo già parlato prima che l’opera andasse in scena – in parte in qualche modo ciò che lei ha ri-scritto – anche se è difficile ri-scrivere Camilleri – ovviamente rispetta profondamente alcune scelte lessicali, il dialetto siciliano insomma o quel particolarissimo idioma - quell’idioletto di Camilleri, potremmo dire - in parte rimane, in parte invece si deve ovviamente adattare alla cadenza della lingua cantata. Ecco, allora, queste due cose – l’idioletto camilleriano e la lingua cantata – come convivono insieme nel libretto?

R.M. Mah, io devo dire che le arie che canta Cecè Collura, che sono delle arie con il linguaggio camilleriano, devo dire che Marco è riuscito a renderle, ripeto, plausibili ma molto efficaci e funzionali. Chiaramente, nell’opera è soltanto il personaggio di Cecè che in qualche modo ricopre il linguaggio camilleriano, gli altri personaggi parlano la loro lingua, altri dialetti. Devo dire che non abbiamo dovuto modificare quasi nulla, è andato tutto abbastanza tranquillamente.

G.B. Marco Betta, allora, dal punto di vista più squisitamente musicale, mettendoti all’opera appunto sulla lingua di Camilleri e di Mortelliti che tipo di “arnesi” hai messo sul tuo tavolo? Perché, ascoltando l’opera ci si rende conto che quella ricerca di “narratività” ti ha portato in fondo a scegliere un linguaggio a volte anche molto accattivante… ci sono delle espansioni melodiche, lo sentirete subito, all’inizio, proprio nel preludio orchestrale, strumentale, ma poi anche nelle arie. C’è anche il tentativo, qua e là, mi sembra anche di “rapprendere” un po’ il discorso basandosi su schemi ritmici abbastanza ripetitivi ed elementari, in fondo… e conseguentemente c’è un suono estremamente narrativo. Allora, insomma, quali sono questi arnesi?

M.B. Mah, l’arnese della melodicità è un po’ una mia caratteristica, una scelta di linguaggio che in qualche modo coincide con quella che è la mia indole. Devo dire che io avevo già affrontato il linguaggio camilleriano realizzando con Andrea Camilleri - che saluto, sono sicuro che lui in questo momento ci sta ascoltando, e gli mando un grande abbraccio…

G.B. Anche da parte nostra…

M.B. É iniziato tutto… il mio rapporto con la letteratura è un rapporto molto antico. In generale io compongo come se scrivessi racconti anche quando faccio la musica tra virgolette “pura”. Mi piace sempre lavorare su delle trame che poi non sono svelate perché chiaramente il linguaggio dei suoni non è intelleggibile come il linguaggio della narrativa. La forma che ha preso subito l’opera è quella di un singspiel moderno dove la prosa e la lirica si fondono e danno luogo ad un singspiel moderno, dove in aggiunta c’è anche un po’ la presenza del cinema, cioè ci sono dei dialoghi che avvengono sulla musica, che si rapprende in qualche modo sui leitmotiven dell’opera. Uno dei grandi motivi fondamentali di quest’opera è la malinconia e la presenza del mare. Questa è forse un po’ una categoria siciliana ma non lo è poi neanche tanto perché sono categorie poi generali e universali… io ho sempre pensato che in qualche modo la malinconia del raccontare, che è una malinconia che in fondo c’è nel “Commissario di bordo”, così come in tante opere di Camilleri, è uno dei tratti per me più affascinanti, la cosa che più mi ha colpito, anche quando abbiamo fatto Magarìa - questa favola che facemmo a Ravenna, con Andrea Camilleri, per voce recitante e orchestra – è che la malinconia è una categoria straordinaria, è un po’ il dissidio tra vivere all’interno del perimetro dell’Isola e però poi vedere anche questa grande linea infinita o non delimitata che è l’orizzonte. Quindi c’è questo contrasto fra finito e non delimitato che dà soprattutto a chi è un isolano questo senso di malinconia… Questa è stata una delle grandi categorie sulle quali ho lavorato. Poi, gli arnesi della mia musica... In qualche modo ho cercato di non essere onomatopeico, rispetto al teatro. La musica non è in quest’opera in qualche modo un’eco superficiale del testo ma ho cercato di scavare all’interno di quelli che possono essere i significati profondi della parola: da un lato il suono del fonema, che rende così caratteristico il linguaggio di Camilleri, echeggia se vogliamo come una categoria armonica nella musica, e dall’altro il significato profondo di queste categorie emozionali che poi sono quelle che danno il tessuto narrativo, quindi il senso della malinconia, questa grande bontà di Collura, interpretato magistralmente da Vincenzo La Scola, che è un commissario di polizia astutissimo e straordinario nei suoi ragionamenti ma anche dotato di una umanità grandissima, per cui quando poi si rende conto delle tragedie personali di quest’attrice esprime una umanità che nella sua semplicità diventa in qualche modo gigantesca, immensa, straordinaria proprio per la semplicità dei gesti, è un’opera…

R.M. Nella seconda opera, scusami Marco, che stiamo per fare, questa umanità viene ancora fuori, soprattutto nel secondo racconto “Che fine ha fatto la piccola Irene?”. Insomma, è molto forte come racconto. Lì, mentre con la penna stavo appunto scrivendo questo personaggio e non sapevo come finire, finisce in un mutismo veramente senza…

M.B. … e allora queste categorie diventano in qualche modo il trait d’union fra il legame che quest’opera vuole avere con la grande tradizione lirica italiana però proiettata nel nostro tempo. Gli arnesi musicali sono poi quelli che io in qualche modo uso sempre oramai nel mio linguaggio e quindi diciamo c’è questo senso orizzontale che per me è la melodia, quindi questa visione dell’orizzonte che viene sospesa rispetto a sfumature… Per me le categorie fondamentali, le tre categorie fondamentali della musica sono: la melodia, quindi la linea orizzontale, la polifonia e quindi la sovrapposizione di linee e la categoria armonica. Il mio discorso è molto elementare e molto semplice perché riduco a categoria fondamentali ma lavoro su queste categorie proprio come se poi tutti questi elementi tecnici diventassero personaggi o espedienti per costruire la trama di un grande racconto. In realtà quest’opera è una grande sinfonia con variazioni attorno agli elementi e alle categorie emozionali dell’opera.

G.B. Sì… poi si coglie anche all’ascolto, in maniera anche abbastanza scoperta, come poi ci sia una categoria sonora, una categoria armonica dentro la quale - come dentro una cornice - ogni personaggio trova il suo ritratto, e questi ritratti si dispongono come una specie di galleria, anche simultanea, un racconto parallelo.

M.B. Sì, la musica diventa come un altro racconto, che è poi quello… In realtà io quando scrivo musica - non solo quest' opera ma ormai in generale sempre di più - immagino un po' le emozioni che noi proviamo quando leggiamo un libro. Quando leggiamo un libro probabilmente non ce ne rendiamo conto ma vediamo colori, sentiamo musiche, abbiamo delle altre sensazioni che ci circondano… Lì, in questo ambito segreto dell’anima io mi diverto a cercare il riflesso della mia immagine musicale, e tutta quest’opera in qualche modo è qui. Io cerco, appunto, attraverso lo specchio di questi riflessi marini, questo incedere della nave, questo ritmo della nave che va avanti e che abbiamo costruito proprio in modo musicale, queste categorie del tramonto, dell’alba, che si vedono e non si vedono però sono presenti, come anche nella grande tradizione lirica poi sono presenti, queste categorie nella musica. Ho voluto eccedere in questo tipo di rappresentazioni emozionali che talvolta sono anche in dissidio con quello che avviene, nel senso che vanno a volte in controtendenza, perché anticipano oppure ricordano delle cose che sono appena avvenute e quindi diventa una narrazione parallela, la musica.

G.B. Rocco Mortelliti, un’ultimissima cosa, perché adesso è venuto il momento di…

R.M. Eh sì, di ascoltare…

G.B. ... di partire, poi, sulla nave insieme a Cecè Collura… però ci dia soltanto l’incipit narrativo, non voglio che ci racconti tutta la vicenda - che per altro è leggibile e i nostri ascoltatori la scopriranno piano piano entrando dentro il gorgo, il vortice della narrazione - ma ci metta soltanto sulla buona strada per disegnare un piccolo prologo e poi gli ascoltatori andranno per proprio conto.

R.M. La musica è l’anima del racconto e qui metto un punto. Cecè Collura chi è? Allora, semplicemente, è un amico di Salvo Montalbano, un suo collega, sono abbastanza simili…forse è un po’ più giovane - carattere molto schivo, anche lui da solo, tutti i commissari di Andrea sono da soli, non hanno legami di fimmini, come dice Andrea - lui durante una sparatoria è stato ferito e quindi durante la convalescenza i suoi amici, lo stesso Montalbano sicuramente gli avrà detto “vatti a fare una bella crociera. Lì non c’è da faticare, devi fare solamente il commissario di bordo, che significa semplicemente fare compagnia ai croceristi.” Poi fa un piccolo corso per sapere come si sta in una nave e quindi si imbarca. Non ha da subito un buon rapporto col comandante che è un tipo molto preciso, che comincia dalla divisa, che vuole la cravatta ben messa, la giacca abbottonata…

G.B. Solo che… che cosa accade? Dopo poco dall’inizio della crociera che cosa accade?

R.M. Appena messa la divisa Cecè viene subito - mentre sta prendendo un drink con l’unica persona che in qualche modo lo interessa cioè la pianista - viene subito interrotto dal vice Premuda che gli dice “In commissariato è arrivata una signora che non riesce neppure a parlare, è spaventatissima, l’unica cosa che riesce a dire è che ha visto un fa… fa… fa….” Questo lazzo del “fa…” dura moltissimo e alla fine: fantasma. “Ma la signora per caso aveva alzato il gomito?” “No, dice di essere astemia” “E che cosa vuole?” “Vuole cambiare cabina…” “Bene facciamogliela cambiare, questa cabina” “Non è possibile perché già ha scombussolato tutti i croceristi con questo fantasma, per cui sono già tutti in agitazione e qui cominciano veramente…”. Il commissario deve risolvere il problema perché si sta creando un movimento di massa terribile.

G.B. Direi di fermarci qui perché altrimenti la raccontiamo tutta e non c’è più niente da scoprire e invece c’è “molto” da scoprire…

R.M. D’accordo… alla prossima… opera…

G.B. Visto che la state… è lì lì sotto gli arnesi di lavoro…

R.M. Il 14 e 15 luglio alla Chigiana di Siena con “Il mistero del finto cantante” e “Che fine ha fatto la piccola Irene?”.

G.B. Benissimo… abbiamo già un appuntamento… Grazie a Marco Betta e a Rocco Mortelliti.

R.M. e M.B. Grazie.

G.B. Allora, primo atto...

“Il cartellone”, 20.4.2003 Radio 3 Rai (http://www.radio.rai.it/radio3) [Trascrizione a cura di Paola]



L’opera da Camilleri diventa giallo

Il "Fantasma nella cabina" da domani per la stagione dell´Opera. In scena Luca Canonici e Luciana Serra

Un'opera fatta di canzoni. Semplici, anzi elementari ed orecchiabili e molte, troppo simili tra loro. E' "Il fantasma nella cabina", di Marco Betta, tratta da un racconto di Camilleri, andata in scena sabato al Nazionale (si replica fino al 13 dicembre). La storia? Un giallo leggero, ironico, ambientato in una nave da crociera. Allestimento semplice ed elegante, firmato da Italo Grassi, regia di Rocco Mortelliti, direzione puntuale di Aldo Sisillo. Nel numeroso cast, anche Katia Ricciarelli. Se il fine era quello di arrivare ad un pubblico nuovo, non serviva fare un'opera con un linguaggio che non le appartiene. Tra il pubblico, applaudiva soddisfatto Andrea Camilleri.

L.D.L. - Il Messaggero, 8.12.2003



Camilleri, un´opera di genere poliziesco

Teatro Nazionale. Musicata da Marco Betta, con Katia Ricciarelli Il "Fantasma nella cabina" da domani per la stagione dell´Opera. In scena Luca Canonici e Luciana Serra

«Dopo la prima a Bergamo poi a Messina del "Fantasma nella cabina", opera in due atti tratta da Camilleri e da me musicata» dice il compositore siciliano Marco Betta, «le critiche andavano dal massacro all´esaltazione. Così decisi di incontrare gli uni e gli altri insieme e fu utilissimo, perché riuscii a capire che cosa dovevo modificare e che cosa andava bene (non solo nella parte musicale)». Semplicità e modestia rare nei creatori (di qualunque genere d´arte), che ci ha sorpreso e ci ha fatto sentire ben disposti verso un´opera che è non solo una mescolanza fra le arti (prosa, danza, mimica, musica colta e popolare antica e recente), ma, nella nuova forma, tiene conto anche dei giudizi del pubblico espressi dalla critica. Il lavoro in scena da domani alle 20.30 al Teatro Nazionale nella stagione dell´Opera, è tratto da uno degli otto racconti del volume "Il commissario di bordo" di Camilleri. Racconti "gialli" pieni di mistero e tensione (per cui non ne raccontiamo la trama) ma certo non facili da realizzare. Che il lavoro sia ispirato a un testo letterario non sorprende in Betta che si è finora rivolto a poeti e scrittori da Virgilio a oggi. Al suo lavoro partecipano entusiasti lo scenografo Italo Grassi con un linguaggio che comprende teatro di prosa e accenni al cinema, il regista Rocco Mortelliti che insieme al direttore Aldo Sisillo sostiene l´importanza di restare legati alla vita contemporanea nei lavori nuovi per farsi capire anche dai giovani, e gli attori. Che sono appunto un´altra curiosità di questa produzione: notissimi nel primo cast, sono invece tutti giovani promettenti nel secondo. I famosi - Katia Ricciarelli, Luciana Serra e Luca Canonici - hanno ammesso che questo cantare in stili diversi e recitare in prosa è un´esperienza che li diverte e li stimola. Prezzo15,50 euro, via del Viminale 51, tel.06481601.

Landa Ketoff - La Repubblica (ed. di Roma), 5.12.2003



Cecè Collura, il detective lirico di Camilleri

Per la stagione dell’Opera debutta domani «Il fantasma della cabina»

Montalbano con i suoi successi televisivi ha tracciato la strada. Ora il celebre commissario creato dalla fantasia di Andrea Camilleri deve guardarsi dalla concorrenza di un collega, Cecè Collura, che ha deciso di darsi alla lirica. È lui il protagonista dell'opera da camera «Il fantasma nella cabina» (tratta dal racconto «Il commissario di bordo» di Camilleri), musica di Marco Betta, che arriva domani al Teatro Nazionale per l’Opera. I protagonisti: Luca Canonici, Katia Ricciarelli, Luciana Serra. La regia è di Rocco Mortelliti, che ha curato il libretto, mentre l' Orchestra dell’Opera sarà diretta da Aldo Susillo. Scene e costumi di Italo Grassi. Si tratta di un giallo molto leggero, estrapolato da una serie di racconti concepiti prima di quelli del commissario Montalbano, con personaggi grotteschi e sopra le righe. «La musica - dice Betta - entra dentro il testo ascoltandole emozioni della punteggiatura. I cantanti sono anche attori. Non era facile rendere il clima. Come in un film i dialoghi vivono su idee musicali e sui leit motiv che segnano e definiscono la temperatura emozionale del testo». La trama: durante una crociera, una signora denuncia la presenza a bordo di un fantasma. Il commissario Cecè Collura, dopo lunghe e complesse indagini, scopre che si è trattato di uno stratagemma per gettare discredito sulla compagnia armatrice. TEATRO NAZIONALE, domani alle 20,30, via del Viminale 1, tel. 06.481601

Corriere della sera (cronaca di Roma), 5.12.2003



Opera, Betta: ''Non puntare solo su repertorio''

La musica deve investire nel suo futuro''. Parole del compositore siciliano Marco Betta a Roma per la rappresentazione della sua operina 'Il fantasma nella cabina', al Teatro Nazionale dal 6 dicembre per la stagione del Teatro dell'Opera, con la partecipazione di Katia Ricciarelli. ''Non tutto il repertorio dei teatri lirici deve puntare sulla conservazione del repertorio o sulla riproposizione di quest'ultimo in chiave modernistica - spiega Betta - ma ci si deve spingere verso una visione nuova, che sia in ambito melodico o meno''. 'Il fantasma nella cabina' costituisce il primo dei quatto capitoli di una tetralogia ispirata ad altrettanti episodi della raccolta 'Commissario Collura' di Andrea Camilleri. Il secondo capitolo, andato in scena a Siena con successo, s'intitola 'Il mistero del finto cantante', mentre il terzo e il quarto sono ancora in fase di scrittura, ma gia' se ne conosce il titolo: 'Trappola d'amore in terza classe' e 'La scomparsa della vedova inconsolabile'. Ma chi e' il commissario Collura? ''Il personaggio - risponde Betta - e' in realta' il predecessore letterario del commissario Montalbano, protagonista di misteriose, entusiasmanti storie sul filo dell'ironia. Elemento che non manchera' nella versione scenica firmata da Rocco Mortelliti. Ma ci sara' - aggiunge il musicista palermitano - anche un'atmosfera surreale tipica della letteratura di Andrea Camilleri''. Scene essenziali, il mare sullo sfondo nell'allestimento che, dopo il debutto avvenuto a Bergamo lo scorso anno, torna in scena in una versione 'rivista e corretta'. ''Il mare e l'orizzonte, del resto - confessa Betta - sono elementi costitutivi della mia musica, che e', sostanzialmente, melodica, ma non allo scopo di compiacere il pubblico o di comunicare con piu' facilita'. Per me, che sono un isolano, la melodia nasce da una nostalgia, che e' la risultante del rapporto interno alla linea dell'orizzonte: finita e infinita allo stesso tempo".

Adnkronos, 4.12.2003



Musica: Roma, ''Il fantasma nella cabina'' al Nazionale

Un'inedita Ricciarelli nell'opera dal racconto di Andrea Camilleri

''E' stata un'esperienza straordinaria, che mi ha dato la possibilita' di cantare, ma soprattutto di cimentarmi come attrice, in uno spettacolo piacevole, gradevole ed ironico a cui sono stata felice di prendere parte''. E' orgogliosa e soddisfatta della sua nuova prova di attrice, Katia Ricciarelli, soprano molto amato dal pubblico, che sara' tra i principali interpreti, insieme a Luciana Serra e Luca Canonici, de ''Il fantasma nella cabina'', in scena a partire dal 6 dicembre presso il teatro Nazionale di Roma. Lo spettacolo nasce come racconto omonimo dalla penna del giallista Luca Camilleri, riadattato in un libretto d'opera dallo sceneggiatore Rocco Mortelliti e, infine, musicato da Marco Betta in un'opera lirica che ha avuto la sua prima rappresentazione a Bergamo e che arriva in questi giorni al teatro dell'Opera di Roma.

Adnkronos, 4.12.2003



"Il fantasma" di Betta in onda su RadioTre

"Il fantasma della cabina", l'opera da camera di Marco Betta tratta dal racconto di Camilleri, sarà trasmessa stasera alle 20.50 su RadioTre nell´ambito della rubrica "Il cartellone". La regia è di Rocco Mortelliti, protagonisti sono il tenore Vincenzo La Scola, nel ruolo del commissario Cecè Collura, Katia Ricciarelli, interprete della passeggera che vede il fantasma, Luciana Serra, Fabio Previati, Danilo Formaggia, la pianista Paola Ghigo, e lo stesso Mortelliti. L´opera è coprodotta dal teatro Vittorio Emanuele di Messina.

La Repubblica, ed. di Palermo, 20.4.2003



Ha scritto una ninna nanna per Depardieu

Betta: "Il mio canto libero contro guerra e violenza"

Musica e parole contro la guerra, cucite come un viaggio immaginario tra le vittime di tutte le violenze, da New York a Palermo, dalla Cisgiordania agli indiani d´America. L´ultima fatica del compositore palermitano Marco Betta è una sinfonia che si chiama "Lettere di guerra e di morte" ed è una sorta di «diario sinfonico con variazioni», come lui stesso la definisce, che sarà eseguito venerdì in prima assoluta al teatro Politeama dall´Orchestra sinfonica siciliana diretta da Alberto Veronesi. Il testo è del giornalista Pippo Ardini, e vedrà impegnate l´attrice Lucia Chirico come voce recitante, il soprano Patrizia Macrelli e una bambina di nove anni, Marica Campo, che apre e chiude il lavoro, simbolo di un futuro di speranza. «Il progetto di Pippo Ardini è nato un anno fa - racconta Betta, reduce dal debutto siciliano de "Il fantasma della cabina" di Camilleri - e ora che andiamo in scena è di sconvolgente attualità. L´ho accolto con grande entusiasmo, e mi piace considerarlo un piccolo contributo che si aggiunge a tutte le voci che in questi giorni si levano contro la guerra». Ardini ha messo insieme una raccolta di lettere, frammenti di voci delle vittime di ogni violenza, che compongono un diario immaginario. «È un viaggio tra i luoghi del dolore - continua il compositore palermitano - e diventa lo stato emozionale di tante voci diverse: dalla miseria dell´Africa, alla tragedia delle Twins Towers a New York, dalla popolazione di Tulkarem nella Cisgiordania martoriata dalla guerra, al genocidio dei nativi americani di Fort Laramie, fino a Palermo, dieci anni dopo le stragi del ´92. Nel finale, la dedica letta da Marica Campo alle vittime dell´Olocausto è un simbolo che racchiude tutti gli innocenti uccisi dal terrorismo, dalla mafia, del potere e delle dittature». Betta ha lavorato a una composizione che a tratti si sovrappone al testo, scavando nel senso profondo delle parole, e a volte gli si contrappone, per esprimere gli stessi concetti con un linguaggio diverso. «Una struttura polifonica che poi si ricongiunge nell´aria del soprano, dedicata alle stragi di mafia di Palermo, e nel suono del violino solista che diventa un sussurro simile a una voce che si spezza». Dalla dedica contro la guerra, affidata a un flusso di parole e di suoni che si alternano e si contrappongono, a un´altra serie di impegni che porteranno Betta a cimentarsi nuovamente con i romanzi di Andrea Camilleri: a Siena, quest´estate in collaborazione con l´Accademia chigiana, le sue musiche saranno protagoniste di una nuova opera in due atti, cucita con "Che fine ha fatto la piccola Irene?", e "Il mistero del finto cantante", da "Le inchieste del commissario Collura": sul podio ci sarà Antonino Fogliani. «Continuo l´esperimento iniziato col "Fantasma della cabina" - dice Betta - ma stavolta i due atti avranno atmosfere completamente differenti, seppure proiettati verso un moderno singspiel, che recupera la musica da camera del Novecento». Intanto Betta ha appena finito di lavorare a cinque ninne nanne che saranno eseguite a maggio a Parigi e Montpellier, coprodotte da Radio France e dal festival di Montpellier: a eseguirle, per beneficenza, il soprano Denia Mazzola, Isabella Rossellini e Gerard Depardieu.

LAURA NOBILE - La Repubblica 18.02.2003



Buffa, leggera e scorrevole. Così la lirica si mette in gioco

La prima. A Messina il debutto siciliano de "Il fantasma della cabina", l´opera tratta da Camilleri Il commissario Collura è un fratello minore di Montalbano allergico alle "camurrie"

Il comandante della nave è una camurria, una gran scocciatura, con quella sua mania della forma inappuntabile. Il fantasma che s´aggira per ponti e cabine è anch´esso una camurria perché ha sconvolto la beata ipnosi dei crocieristi. E tutta quanta la crociera è una bella camurria, così falsa e leziosa rispetto alle abitudini di un poliziotto. Sbuffa infastidito il commissario Cecè Collura, proprio come il suo fratello maggiore Montalbano, costretto da una revolberata alla panza a indagare in una nave da crociera sulle tracce di un improbabile spettro. È "Il fantasma della cabina", il breve racconto di Andrea Camilleri che la musica di Marco Betta e il libretto di Rocco Mortelliti hanno trasformato in un´opera buffa in due atti, in scena stasera e domani al teatro Vittorio Emanuele di Messina, che l´ha coprodotta. Un´operina leggera leggera, dai versi facili e dai suoni carezzevoli che fa ampio ricorso ai dialoghi recitati e alle trovate della farsa, per poi scivolare via con un sorriso sbandierando il vessillo acchiappafolle di Camilleri. La voce fuori campo, inconfondibile, dello stesso Camilleri, introduce la storia di Cecè Collura, mentre dietro un velo di tulle appaiono i protagonisti pronti a imbarcarsi. E quando la nave salpa le belle scenografie di Italo Grassi mostrano eliche, oblò e ponti passeggeri, sfondo di una storiella che racconta della signora Candida Meneghetti (il soprano Denia Mazzola), attrice in pensione pagata da una compagnia rivale per danneggiare l´immagine della società armatrice della "Marco Polo". Smascherare la bufala del fantasma è un gioco da ragazzi per uno sbirro come Collura (il tenore Luca Canonici) mentre tutt´attorno il coro di crocieristi si rimbecillisce in giochi e animazione come se niente fosse, quasi come un Titanic da operetta. Per una volta i cantanti, a cominciare dal protagonista, sono chiamati a una prova d´attore che sembra divertirli, impegnati come sono in questo misto di prosa e lirica: in scena anche Cinzia Rizzone, Fabio Previati, Danilo Formaggia, Leonardo De Lisi e la pianista jazz Paola Ghigo. Sul podio dell´orchestra del Vittorio Emanuele, il maestro Fabrizio Carminati, la regia è dello stesso Mortelliti. Il pubblico sta al gioco: sorride, applaude e non grida al sacrilegio. E alla fine è ancora la voce di Camilleri a spiegare che per Collura, innamorato, rilassato e ahilui convocato nel suo ufficio, è in arrivo una nuova camurria.

Mario Di Caro - La Repubblica (ed. di Palermo), 8.2.2003



Oggi incontro con il regista Mortelliti

Oggi alle 17 nell'aula magna del liceo Classico di Milazzo l'attore e regista Rocco Mortelliti, librettista dell'opera lirica «Il Fantasma nella cabina» (in scena al teatro «Vittorio Emanuele» di Messina), terrà un incontro dibattito dal titolo «Il gesto e la parola: il lavoro dell'attore». L'iniziativa è a cura del Soroptimist club di Milazzo in collaborazione con la sezione locale Aicc (Associazione italiana di cultura classica) «Manara Valgimigli». Artista poliedrico, Mortelliti ha interpretato e diretto lavori di Pirandello, Moliére, Goldoni, Shakespeare e Beckett. Studioso della maschera greca si è specializzato nella commedia dell'Arte recitando al fianco di Ferruccio Soleri (l'arlecchino mondiale) sotto la direzione di Giorgio Strehler. Dopo aver curato la regia di opere liriche come «Il combattimento di Tancredi» e «Il ballo delle ingrate» ha stretto una proficua collaborazione con lo scrittore Andrea Camilleri curando la stesura della sceneggiatura tratta dal romanzo «La scomparsa di Patò» e la «Strategia della maschera». «Il Fantasma nella cabina» con la quale Mortelliti ha debuttato lo scorso 13 dicembre al teatro «Donizzetti» di Bergamo, è la prima delle quattro opere liriche in due atti musicate dal compositore siciliano Marco Betta e tratte dalle avventure del «Commissario di bordo». Si tratta di otto brevi storie scritte da Camilleri e apparse sulla «Stampa» di Torino. Nel 1998 che hanno come protagonista il commissario Cecè Collura amico e collega di Montalbano alle prese su una nave da crociera con un fantasma che metterà scompiglio tra i passeggeri.

Alberto Nania - Gazzetta del Sud , 7.2.2003



Soprano versatile capace di passare con naturalezza dal belcanto al verismo, Denia Mazzola Gavazzeni... [...] Per una fortuita coincidenza Denia Mazzola Gavazzeni affronta in questi giorni a Messina un altro personaggio interpretato da poco da Katia Ricciarelli, la signorina Meneghetti, attrice in pensione dell'opera «Il fantasma nella cabina» di Marco Betta e Andrea Camilleri. «Io e Katia siamo amiche da sempre - confida il soprano - anche se tra noi c'è una forma di pudore. Nei suoi confronti ho un'estrema ammirazione e lei ha grande stima per me, tant'è che mi ha chiamata per dirmi: sono felice che sia tu a fare la mia Meneghetti». [..]

os.scor. - Gazzetta del Sud , 7.2.2003



Appare "Il fantasma" e la lirica parla siciliano

A Messina l'opera di Betta tratta dal racconto di Camilleri

Se il passaggio dal romanzo alla televisione sembrava del tutto normale, soprattutto per un grande conoscitore del piccolo schermo come Andrea Camilleri, il grande passo sul palco della lirica, francamente era poco prevedibile. Ebbene, proprio da un racconto uscito dalla penna di Camilleri è tratto "Il fantasma della cabina", opera da camera in due atti di Marco Betta che, dopo aver girato alcuni teatri della penisola, arriva in Sicilia con la sola tappa messinese del teatro Vittorio Emanuele, da stasera a domenica, per inaugurarne la stagione musicale diretta da Lorenzo Genitori. Il libretto è elaborato da Rocco Mortelliti, che è pure regista ed interprete nella parte di Rocco; lo spartito è di Marco Betta, compositore palermitano, ex direttore artistico del Teatro Massimo, già apprezzato dal pubblico di Messina con l´avvincente "Averroè". Dirige l´Orchestra del Vittorio il maestro Fabrizio Maria Carminati. La storia parla di un commissario, manco a dirlo, dal sicilianissimo cognome Collura, il quale, dopo essersi beccato una pallottola nella pancia, va in crociera per la convalescenza. Qui deve risolvere un caso scoppiato a bordo: una donna asserisce di aver visto un fantasma nella sua cabina. Ne consegue il panico tra tutti i passeggeri; ma, alla fine, Collura smaschera la bufala architettata per arrecare danno alla compagnia navale. A vestire i panni dei personaggi di quest´opera, che si configura come una «modernizzazione» dell´opera buffa settecentesca, ci sono il tenore Luca Canonici (il commissario di bordo Cecè Collura), i soprani Denia Mazzola Gavazzeni (la signora Candida Meneghetti) e Cinzia Rizzone (Stefania Biroli), il baritono Fabio Previati (il comandante), il tenore Danilo Formaggia (Scipio Premuda), il soprano Paola Ghigo (Giorgia), il tenore Leonardo De Lisi (Nunzio Esposito). Il coro è il reggino "Cilea", diretto da Bruno Tirotta. Le scene, i costumi e le luci sono affidati a Italo Grassi. "Il fantasma della cabina" prelude a una tetralogia di opere tratte dai racconti di Camilleri: il prossimo appuntamento è a luglio, a Siena, con "Il mistero del finto cantante" e "Che fine ha fatto la piccola Irene", sempre con la coppia Betta-Mortelliti.

Carmen Di Per - La Repubblica (ed. di Palermo) , 6.2.2003



E il tenore disse: "Camorria"

A Messina si prova "Il fantasma della cabina" di Betta ispirato al testo dello scrittore

Mortelliti spiega Camilleri in versione lirica Come sarà un´aria che culmina con una botta di camorria a pieni polmoni? E come la mettiamo con un tenore che tuona pighiatilla in quel posto? Niente paura, è Camilleri in versione lirica, rimaneggiato e messo in scena da Rocco Mortelliti per il debutto siciliano de "Il fantasma della cabina". Dopo la prima di Bergamo, a Messina sono iniziate le prove dell´operina di Marco Betta ispirata al racconto dello scrittore, che andrà in scena giovedì prossimo al Vittorio Emanuele. Teatro nuovo, allestimento nuovo: oltre a orchestra e coro, che saranno del Vittorio Emanuele, "Il fantasma della cabina" si presenta con un cast rinnovato. Al posto del palermitano Vincenzo La Scola, nel ruolo del commissario Cecè Collura ci sarà Luca Canonici. «È un toscano - dice Mortelliti - perdonate il suo dialetto». Il soprano Denia Mazzola rimpiazza Katia Ricciarelli nel ruolo della signora Meneghetti mentre Cinzia Rizzone sostituisce Luciana Serra nel personaggio della giornalista scandalista. Confermati Fabio Previati, il comandante della nave, Danilo Formaggia, Paola Ghigo e Leonardo De Lisi, oltre allo stesso Mortelliti, impegnato in un piccola parte. Sul podio Fabrizio Carminati. «Ho stravolto il modo di fare della lirica - dice trionfante il regista - I cantanti, quando provano, sono abituati a fare delle pause per non stancare la voce: io li ho fatti divertire e non hanno sentito il bisogno di chiedere la pausa». Ma cos´è questo esperimento che si nutre della lingua di Camilleri e che sembra voler fare arricciare il naso ai melomani più rigorosi? «Questa è un´opera, non un´operetta o un musical come è stato scritto - risponde Mortelliti - È un´opera nella quale accanto alla arie c´è anche la prosa, dei recitativi. L´ironia c´è, certo, è un testo di Camilleri: io ho cercato di servirlo questo testo, mettendogli dentro le cose che piacciono ad Andrea, il teatro che mi ha insegnato all´Accademia e il teatro che più ho amato. Però si tratta di un´ironia raffinata, mai volgare. La Scola, che è palermitano, ha goduto quando ha potuto fare un acuto cantando camorria. E poi è un´opera in cui si capisce esattamente quello che si dice, anche se il teatro ha preferito attrezzarsi con dei sopratitoli». L´operazione Camilleri continua, sia in teatro che a cinema. «Con Marco Betta faremo una tetralogia dai racconti del commissario Collura - spiega Mortelliti - Cominceremo a luglio con "Il mistero del finto cantante"». Poi toccherà al film "La scomparsa di Patò", da uno degli ultimi romanzi di Camilleri. «Un progetto che va avanti - assicura il regista - Nei prossimi giorni avrò un incontro col produttore, Carlo Degli Esposti, lo stesso del Montalbano televisivo».

Mario Di Caro - La Repubblica, 31.01.2003



IL FANTASMA DELLA CABINA

DI MARCO BETTA

“Il Fantasma della Cabina”(Il Commissario dibordo), Opera in due atti di Marco Betta su libretto di Rocco Mortelliti da un racconto di Andrea Camilleri è già in allestimento al T.V.E. - A dirigere questo primo appuntamento lirico della attuale Stagione sarà Fabrizio Maria Carminati, già noto al pubblico messinese; la Regia è affidata a Rocco Mortelliti ( che è anche l’autore del libretto ricavato dal racconto di Camilleri, nonché interprete nel ruolo di “Rocco”). Scene, Costumi e luci sono curati da Italo Grassi. Orchestra “Teatro Vittorio Emanuele” e Piccolo Coro estrapolato dal “F. Cilea” di Reggio Calabria, diretto da BrunoTirotta. Gli interpreti sono: il tenore Luca Canonici, nel personaggio del Commissario di bordo Cecè Collura - il soprano Denia Mazzola Gavazzeni nel ruolo di Candida Meneghetti - Cinzia Rizzone, soprano, “Stefania Biroli” - il baritono Fabio Previati, “Comandante”(della nave) - “Scipio Premuda” è il tenore Danilo Formaggia - il soprano Paola Ghigo nel ruolo di Giorgia - il tenore Leonardo De Lisi nelle vesti di Nunzio Esposito e, come detto, Rocco Mortelliti nei panni di “Rocco”. Coro”composto da passeggeri, cameriere, marinai, con le voci di: Marzia Catania, Nicola Coronati, Caterina D’Angelo, Federika Gallo, Gabriella Grassi, Maurizio Muscolino, Sara Palana, Marcello Siclari, Giuseppe Taverriti e Antonio Tavilla. La vicenda narra di Cecè Collura un commissario non certo abile con le armi che credeva di persuadere i malviventi con la “parlantina” filosofica che lo contraddistingueva… e ciò gli provocò una pallottola nello stomaco. Montalbano gli consigliò a farsi una bella convalescenza su una nave da crociera. ”I commissari di bordo si devono preoccupare solo di tenere lontano le camurrìe dai passeggeri. Che è una camurrìa pure quella, ma almeno non ti sparano nella panza”. Durante la navigazione in piena notte lo squillo penetrante del telefono arrisbigliò Cecé Collura: era il suo vice Scipio Premuda. Nell’ufficio del commissariato di bordo, era seduta in un angolo una vecchia signora, aveva una vestaglia di gran classe e pareva molto agitata. “La signora sostiene di aver visto nella sua cabina un fantasma” disse perplesso Premuda. Dopo averla interrogata a lungo, Cecè, che voleva vederci chiaro, iniziò a indagare con discrezione cercando di tranquillizzare il comandante della nave che era preoccupato per i croceristi. Ma il panico si era già diffuso tra i passeggeri che, terrorizzati, vedevano fantasmi dappertutto. Con l’aiuto di alcuni attori-animatori, il commissario cercò di ricostruire lo stato d’animo di una persona che realmente si trova dinanzi un fantasma, le cose non coincidevano: la vecchia signora non era stata attenta ad alcuni particolari che la mettevano in contraddizione. La signora, rivelatasi un’attrice in pensione, si trovò costretta a confessare: era stata profumatamente pagata per danneggiare l’immagine della società armatrice. Cecé non denunciò l’anziana signora, le chiese semplicemente di chiudere il suo “teatro” con l’epilogo e cioè di raccontare ai croceristi che si trattava di un suo incubo e che in realtà sulla nave si stava benissimo. Finita la “performance” la vecchia signora fu invitata a scendere allo scalo successivo.

TEATRO VITTORIO EMANUELE II

Camilleri di successo tra cabaret e l'operetta

Nella «coda» della stagione lirica 2002-2003 il Teatro del Giglio, dopo cinque appuntamenti con le opere di repertorio, ha voluto inserire due lavori «leggeri» in un'azione culturale di largo respiro e stimolante verso un pubblico troppo spesso ancorato al tradizionalismo. In attesa de «La Belle Hélène» di Offenbach, è andata in scena sabato sera «Il Fantasma nella cabina» , due atti di Rocco Mortelliti tratti da «Il commissario di bordo» di Andrea Camilleri con il commento musicale di Marco Betta che stanno facendo il giro dell'Italia, dopo la «prima» assoluta realizzata a dicembre al «Donizetti» di Bergamo. Uno spettacolo che sta a mezzo tra l'operetta ed il teatro di Brecht con le parti parlate che predominano su quelle musicali e continui cambi di scena realizzati attraverso la tecnica dei siparietti che permetto istantanei spostamenti dell'azione e dei dialoghi. Un cabaret leggiadro e senza troppe pretese dove la semplice musica, realizzata sulla base di ripetuti giri armonici presi a prestito da quella «leggera», è sostenuta da un organico cameristico diretto da Aldo Sisillo con alcuni interventi solistici pregevoli e scorrevoli. I cantanti per prima cosa devono essere attori ed in questo contesto il racconto di Andrea Camilleri, o meglio l'intenzione di Rocco Mortelliti che ha curato anche la regia di questo spettacolo, è stato quello di evidenziare il mondo degli attori, eredi della commedia dell'arte, alla caccia di scritture remunerate che permettano di sbarcare il lunario. Ecco quindi spiegata la farsa della signorina Meneghetti che, opportunamente pagata da una società armatrice concorrenziale, con grande convinzione asserisce di aver visto un fantasma nella cabina della nave da crociera. Una recitazione avvalorata dalla pregevole arte scenica di Denia Mazzola dalle raffinate qualità canore ed in questa analisi ci piace ricordare la partecipazione di Luciana Serra che con grande professionalità ha recitato nei panni della giornalista Stefania Biroli. Al di là di queste considerazioni musicali, lo spettacolo ha offerto anche una scenetta che si riallaccia al grande Fregoli e varie pantomime del vecchio varietà realizzate con la partecipazione di Luca Canonici, Fabio Previati, Danilo Formaggia, Paola Ghigo, Leonardo De Lisi, Maurizio Leoni.

Francesco Cipriano - La Nazione, 21.1.2003

Il fantasma nella cabina

Il fantasma nella cabina, testo di Andrea Camilleri trasformato libretto da Rocco Mortelliti e musicato da Marco Betta, è in crociera dal 13 dicembre, giorno della sua prima assoluta al Teatro Donizetti di Bergamo. Crociera vera o virtuale che sia (è anche la domanda che chiude Il commissario di bordo, racconto breve da cui tutto ha origine), Il fantasma nella cabina arriva domani sera al Teatro del Giglio di Lucca nella sua unica data toscana. Opera vera o virtuale? Comunque, un lavoro che propone «un'opera che parte dalla tradizione lirica per sposare la scrittura contemporanea e imprimere le suggestioni indissolubili della musica negli ascoltatori», come auspica Marco Betta, autore delle musiche. Il pubblico s'è schierato con chi applaude; e se l'accusa più ricorrente è l'eccesso di semplicità della scrittura musicale, («una musica di tutto riposo con alcuni ariosi scopertamente pucciniani») e letteraria («libretto di versi sciocchini che fa ridere i piccini»), l'invito a confrontarsi con lo spettacolo nella sua data toscana è, anch'esso, scopertamente semplice. Anche perché a Lucca qualcosa si muove. E, seppur non siano stati i protagonisti ad armare gli strali dei critici, Vincenzo La Scola ripone le vesti del commissario di bordo e le affida a Luca Canonici, mentre l'altra beniamina delle platee Katia Ricciarelli lascia a Denia Mazzola il ruolo della passeggera che incontra il fantasma del titolo dando il "la" all'intreccio giallo. Confermati Luciana Serra, giornalista al soldo della compagnia armatrice; Fabio Previati, il Comandante; Rocco Mortelliti, Rocco (è regista e genero di Camilleri); la cantante Giorgia, impersonata da Paola Ghigo; l'Orchestra Donizetti col direttore Aldo Sisillo e Italo Grassi, autore delle scene e dei costumi apprezzatissimi da tutti. Poi a Lucca ci sarà anche Aldo Bennici, direttore artistico dellAccademia Chigiana e committente di un dittico: Il mistero del finto cantante e Che fine ha fatto la piccola Irene, che svilupperà ulteriormente la tetralogia annunciata da Betta come forma compiuta del ciclo operistico da Camilleri. E a proposito del primo titolo del dittico pensate che il finto cantante si svelerà essere un ex Primo ministro in cerca di nuovo pubblico. Racconto scritto da Camilleri in un Paese dove un ex cantante è oggi Primo ministro… Pensate.

Il commissario di bordo, per Camilleri, è il poliziotto incaricato di tutelare la sicurezza dei passeggeri in crociera. Nella realtà invece è il responsabile della gestione amministrativa della nave e di tutti servizi. Sicurezza sì, quindi, ma anche pulizia degli ambienti, gestione di ristorante, bar e, qualche volta, anche degli stipendi dell'equipaggio. La Stagione lirica del teatro del Giglio concluderà il suo programma questo mese con la presentazione di due opere. La prima (domani alle ore 21, replica il pomeriggio di domenica 19 alle ore 16,30) riguarda la prima assoluta dell'opera contemporanea di Marco Betta «Il Fantasma nella cabina» che ha già avuto il suo felice «battesimo» nel dicembre scorso al «Donizetti» di Bergamo e presentata in questi giorni nei programmi televisivi di Rai 3. La seconda la settimana seguente (sabato 25 ore 21, replica il pomeriggio successivo) con l'opera buffa di Offenbach «La belle Hélène». Per quanto riguarda l'opera contemporanea va sottolineato che il libretto è stato realizzato da Rocco Mortelliti, al quale è stata affidata anche la regia, rifacendosi al racconto di Andrea Camilleri «Il commissario di bordo». Non ci sarà il commissario Montalbano, personaggio consueto nei gialli di Camilleri, ma il suo vice Cecè Collura il quale, mandato in crociera a smaltire i postumi di una ferita da arma da fuoco, scopre una tresca organizzata da una vecchia attrice, pagata da una società armatrice concorrente, che asserisce di aver visto un fantasma nella sua cabina. Luogo predominante dell'opera sarà il salone di prima classe della nave con tutti i personaggi che s'incontrano e interagiscono tra loro. In questo continuo movimento assisteremo a continui cambiamenti di scena (14 nel primo atto e 12 nel secondo) con la tecnica dei siparietti tanti cari al teatro essenziale di Brecht al quale Betta e Mortelliti si sono voluti rifare. I due autori definiscono questo lavoro «Opera in un baule», quale erede di quella commedia dell'arte che i nostri comici portavano in giro per l'Europa accompagnati solo da qualche valigia e un baule. Tra i personaggi spiccano artisti del calibro di Vincenzo La Scola e Katia Ricciarelli accanto a cantanti di valore come Luciana Serra, Fabio Previati, Danilo Formaggia, Paola Ghigo, Leonardo De Lisi, Maurizio Leoni. Sul podio Aldo Sisillo dirigerà la Fondazione Orchestra Gaetano Donizetti di Bergamo ed il Coro del Circuito Lombardo preparato da Fulvio Fogliazza. Le scene e i costumi sono stati disegnati da Italo Grassi. L'allestimento è in coproduzione tra i teatri di Bergamo, Lucca, Modena, e Lecce. Per informazioni e prenotazioni telefonare alla biglietteria del Teatro: 0583/467521.

David Toschi . - Francesco Cipriano La Nazione, 17.1.2003

Il commissario di bordo, per Camilleri, è il poliziotto incaricato di tutelare la sicurezza dei passeggeri in crociera. Nella realtà invece è il responsabile della gestione amministrativa della nave e di tutti servizi. Sicurezza sì, quindi, ma anche pulizia degli ambienti, gestione di ristorante, bar e, qualche volta, anche degli stipendi dell'equipaggio. LUCCA - La Stagione lirica del teatro del Giglio concluderà il suo programma questo mese con la presentazione di due opere. La prima (domani alle ore 21, replica il pomeriggio di domenica 19 alle ore 16,30) riguarda la prima assoluta dell'opera contemporanea di Marco Betta «Il Fantasma nella cabina» che ha già avuto il suo felice «battesimo» nel dicembre scorso al «Donizetti» di Bergamo e presentata in questi giorni nei programmi televisivi di Rai 3. La seconda la settimana seguente (sabato 25 ore 21, replica il pomeriggio successivo) con l'opera buffa di Offenbach «La belle Hélène». Per quanto riguarda l'opera contemporanea va sottolineato che il libretto è stato realizzato da Rocco Mortelliti, al quale è stata affidata anche la regia, rifacendosi al racconto di Andrea Camilleri «Il commissario di bordo». Non ci sarà il commissario Montalbano, personaggio consueto nei gialli di Camilleri, ma il suo vice Cecè Collura il quale, mandato in crociera a smaltire i postumi di una ferita da arma da fuoco, scopre una tresca organizzata da una vecchia attrice, pagata da una società armatrice concorrente, che asserisce di aver visto un fantasma nella sua cabina. Luogo predominante dell'opera sarà il salone di prima classe della nave con tutti i personaggi che s'incontrano e interagiscono tra loro. In questo continuo movimento assisteremo a continui cambiamenti di scena (14 nel primo atto e 12 nel secondo) con la tecnica dei siparietti tanti cari al teatro essenziale di Brecht al quale Betta e Mortelliti si sono voluti rifare. I due autori definiscono questo lavoro «Opera in un baule», quale erede di quella commedia dell'arte che i nostri comici portavano in giro per l'Europa accompagnati solo da qualche valigia e un baule. Tra i personaggi spiccano artisti del calibro di Vincenzo La Scola e Katia Ricciarelli accanto a cantanti di valore come Luciana Serra, Fabio Previati, Danilo Formaggia, Paola Ghigo, Leonardo De Lisi, Maurizio Leoni. Sul podio Aldo Sisillo dirigerà la Fondazione Orchestra Gaetano Donizetti di Bergamo ed il Coro del Circuito Lombardo preparato da Fulvio Fogliazza. Le scene e i costumi sono stati disegnati da Italo Grassi. L'allestimento è in coproduzione tra i teatri di Bergamo, Lucca, Modena, e Lecce. Per informazioni e prenotazioni telefonare alla biglietteria del Teatro: 0583/467521. Francesco Cipriano



PRIMA DELLA PRIMA

Martedi 14 gennaio alle 24.40 su Raitre "Il fantasma nella cabina" da una racconto di Andrea Camilleri

PRIMA DELLA PRIMA di martedi 14 gennaio presenta dal Teatro Donizetti di Bergamo l’opera “Il fantasma nella cabina” tratto dal racconto di Andrea Camilleri "Il commissario di bordo", su libretto di Rocco Mortelliti e musiche di Marco Betta. Il racconto del grande scrittore siciliano si svolge in una nave da crociera, o più precisamente nel suo salone di prima classe, dove tutti i personaggi si incontrano e interagiscono tra loro. Ma non è il famoso commissario Montalbano a trasformarsi in cantante lirico, bensì il suo collaboratore Cecè Collura, - alias il tenore Vincenzo La Scola - che, reduce da una pallottola nella pancia, va a farsi una bella convalescenza su una nave da crociera come commissario di bordo. Mentre Cecé Collura è intento a sorseggiare un drink con l’attrice e cantante Giorgia – Paola Ghigo – viene chiamato per un’emergenza: nel suo ufficio, una vecchia signora avvolta in una vestaglia di gran classe - la signorina Meneghetti interpretata da Katia Ricciarelli – sostiene di aver visto nella sua cabina un fantasma. Così Cecé Collura si trova a dipanare un misterioso caso e a tranquillizzare i passeggeri che, presi dal panico, vedono fantasmi dappertutto. Altri interpreti principali sono Luciana Serra nel ruolo di Stefania Biroli, una giornalista impicciona, mentre nel ruolo dell’attore Rocco, lo stesso Rocco Mortelliti che cura anche la regia dell’opera. Con “Il fantasma nella cabina” Betta e Mortelliti accettano la sfida di coniugare la prosa con la musica, grazie anche alla struttura teatrale del racconto di Camilleri. Ci sono arie, duetti, recitazione sulla musica, il tutto a formare un’opera divertente e accattivante. La regia televisiva di questa puntata di "Prima della Prima" è di Andrea Bevilacqua. L’appuntamento con "PRIMA DELLA PRIMA" è per martedi 14 gennaio alle ore 24.40 su Raitre.

Prima della prima ... trascrizione



Nell'opera di Camilleri il vero «fantasma» sembra proprio il libretto

Delude il lavoro proposto al Comunale

Da un racconto di Camilleri è l'opera che abbiam visto l'altro ieri. Un libretto di versi sciocchini che fa rider i piccini, con la musica di Marco Betta che rima fa con canzonetta. Il lettore perdoni il delirio poetico ma era forte la tentazione di stringere in pochi versi da strapazzo alcune riflessioni su "Il fantasma nella cabina", che sarebbe un errore prendere troppo sul serio: questo divertissement, accaparrato da ben sette teatri, non vuole paragoni con l'opera, il musical nè l'operetta. Si tratta più di una commedia con musiche di scena, parti cantate, ariosi, canzoni per un giallo da barzelletta: il siculo Cecè Collura, Vincenzo La Scola che si tocca i cabasisi, che fra un "minchia" e un "camurrìa" canta e recita la lingua di Camilleri, si imbarca per la prima volta in vita sua come commissario di bordo su una nave da crociera. Gli ospiti sono un manipolo di figuri che sembrano in gita premio dopo terapie psichiatriche, intrattenuti da un attore da baraccone e una cantante da piano bar, asfissiati da una giornalista rosa e consolati da un comandante perfettino e un trio di impressionabili assistenti di bordo. Il giallo è una finzione, basta gettar discredito sulla compagnia di navigazione e, a questo provvede, simulando una visione, un'attricetta attempata ormai in pensione. Sul libretto alla "Sor Pampurio arcicontento" scritto da Rocco Mortelliti (anche nel ruolo dell'attore) si può sorridere per mezz'ora, conservare il buon'umore per il primo atto e assistere nel secondo alla grossolanità di interrompere l'interrogatorio chiarificatore fra Cecè e l'attrice, per una tutt'altro che sollazzante scenetta sul ponte. Un gioco dicevamo, una "babbiata" direbbe Camilleri, a cui si sono prestati simpaticamente nomi popolari della lirica: la sempre bellissima Katia Ricciarelli-visionaria a pagamento, Luciana Serra- giornalista, opinionista, conformista e femminista, La Scola- Cecè, Fabio Previati-il Comandante. Gradevole, melodiosa, da colonna sonora, la musica di Betta non li impegna a un granché, così i cantanti preferiscono fare gli attori come se i due ruoli fossero alternativi e non simultanei. Problemi tecnici fanno gracchiare i microfoni e non li attutisce l'orchestra del Donizetti di Bergamo, comunque diretta con solida professionalità da Aldo Sisillo. Ammirazione senza perplessità per l'allestimento di Italo Grassi che risolve, in economia ingegnosa, gli innumerevoli cambi a vista e propone con semplicità simboli che trasformano la scena nei molti luoghi della nave. Non gremito ma affollato, il Comunale ha accolto lo spettacolo con applausi per tutti.

Claudia Paparella - Gazzetta di Modena, 20.12.2002



Fantasma per Ricciarelli e La Scola

Tra opera e musical va in scena uno spettacolo innovativo

Nel 1998 Camilleri scrive per il quotidiano "La stampa" i racconti de "Il commissario di bordo". Rocco Mortelliti, ex allievo di Camilleri e suo collaboratore, gli propone un progetto per la tv che però non va in porto, nasce invece un'opera lirica con le musiche di Marco Betta, e altre arriveranno. Per "Il fantasma nella cabina" (stasera alle 20.30 al Comunale) il creatore di Montalbano presta a Mortelliti, qui sceneggiatore, librettista e regista, il suo ironico fonema attraverso le voci di Vincenzo La Scola, Katia Ricciarelli, Luciana Serra e Fabio Previati. Direttore Aldo Sisillo. Dopo il debutto a Bergamo"Il fantasma" appare così al Comunale prima di fare scalo in molte altre sale che, al nome aurifero di Camilleri, hanno spalancato i sipari."Il commissario di bordo di nome faceva Vincenzo (per gli amici Cecè) e di cognome Collura. Il commissario di bordo non l'aveva mai fatto, anzi a parlare papale papale. Non aveva mai messo piede su una nave da crociera. E manco mercantile". Lo annuncia la voce dello stesso Andrea Camilleri emersa da un ticchettio di macchina per scrivere e ne parla come di"omo di terra ferma che, quando gli toccava viaggiare, pigliava sempre il treno e l'aereo gli faceva scanto macari a taliarlo fermo all'aeroporto". Commissario per davvero ma di Polizia, questo Cecè resta ferito in mezzo ad un conflitto a fuoco con rapinatori di banca e, durante la convalescenza, merito dell'alzata di ingegno di un parente e poiché libero da legami femminini, si imbarca sulla nave da crociera Marco Polo, per l'appunto in qualità di commissario di bordo. E' lui dunque il protagonista di questo divertissement, non opera in senso stretto naturalmente, (questo il fulcro dei dissensi di parte del pubblico al Donizetti di Bergamo e di alcune perplessità della critica) in cui il libretto è di perseguita semplicità con rime baciate del tipo"camurrìa" con"fetenzìa". Non proprio di somma elegia poetica visto che in"mischia" e di"vattela a pigghiare...", che il lettore immagini dove, alcuni versi incedono. Gioca su una lingua aspra Camilleri, narra miserie grottesche e sogni di dignità di scalcagnati eredi di una terra fatta di pietre, ma non lo fa qui piuttosto nei suoi romanzi storici e a contorno di quelli polizieschi. Col "Fantasma" accoglie piuttosto la sfida alla costruzione di un genere ancora in fase di codificazione, musiche leggibile, incrocio fra commedia musicale e colonna sonora che è poi lo stile di Betta, attivo in campo musicale ed anche cinematografico e di prosa. Non di giallo a tinte forti si può parlare quanto alla trama, di farsesco spionaggio: l'anziana signorina Candida Meneghetti in realtà attrice male in arnese, al soldo di una compagnia navale concorrente, si finge visionaria di fantasmi per atterrire i croceristi e rovinare gli affari dell'armatore. Tutto si spiegherà fra una giornalista impicciona, un Comandante logorroico e perfettino ed una cantante che per Cecè varrà la traversata. Protagonista Vincenzo La Scola veste la divisa di Cecè, nei panni tragicomici dell'attrice in pensione troviamo Katia Ricciarelli, in quelli della"free lance" capace di fare uscire dai gangheri l'interlocutore, Luciana Serra, mentre Fabio Previati è il Comandante, Paola Ghigo è Giorgia, Danilo Formaggia è Scipio Premuda, vice commissario. Dirige l'orchestra del Donizetti di Bergamo Aldo Sisillo. Maestro del coro Lirico Lombardo è Fulvio Fogliazza.

Claudia Paparella - Gazzetta di Modena ,18.12.2002



Camilleri ha un tenore che indaga

Se fossimo ancora nell'Ottocento, sarebbe tutto normale. Appena l'avevano ottenuto, i libri di successo diventavano subito melodrammi: cotti e musicati per un pubblico bulimico di novità. Oggi è diverso, e se Andrea Camilleri si mette all'opera diventa una notizia. Dopo la prima di Bergamo (tanti applausi, recensioni così così), Il fantasma nella cabina, libretto di Rocco Mortelliti dall'omonimo racconto del papà di Montalbano, musica di Marco Betta, inaugura stasera (ore 20,30, nessuna replica, info 059 200010) la stagione del Comunale di Modena. Questa volta protagonista non è il commissario Montalbano, ma il suo collega Cecé Collura, che, dopo aver incassato una pallottola, va a distrarsi in crociera. Ma la nave è infestata dai fantasmi: indagherà con voce di tenore. Spiega Mortelliti, che firma anche la regìa e conosce bene Camilleri perché è suo genero: «Non potevamo scegliere un romanzo: troppo pieno, troppi personaggi. Meglio un racconto, per fare un'opera agile, leggera e, spero, divertente». La chicca è che nel passato remoto ('58) Camilleri aveva già firmato una regìa d'opera, e proprio a Bergamo: «Era un San Giovanni decollato, da Angelo Musco, con la musica di Alfredo Sangiorgi, un compositore seriale. Fu un disastro: impossibile far ridere la gente con la musica seriale...». Ma ha seguito la realizzazione dell'opera? «Per carità, non lo faccio nemmeno con gli sceneggiati televisivi- risponde lui -. Da regista, mi sono spesso trovato gli autori sul set o in palcoscenico: erano terribilmente ingombranti. Mortelliti mi ha solo fatto leggere il libretto: l'ho trovato divertente, e basta». E la musica? Betta dà la garanzia di una partitura non punitiva, ascoltabile, magari con profitto e perfino con diletto. «Il punto - racconta - è che non mi faccio terrorizzare dai problemi d'estetica: una volta che è chiara la struttura, il linguaggio viene da sé. Per quest'opera la musica è volutamente tradizionale, con pezzi chiusi come arie e perfino canzoni». Conferma Aldo Sisillo, che dirige: «Il pubblico avrà la sorpresa di ascoltare un'opera “vera”, con leit-motiv e vere melodie. E cantano non gli "specialisti" del contemporaneo ma vere voci liriche». Infatti nella compagnia grandi firme spiccano Katia Ricciarelli (nei panni tragicomici di un'attrice in pensione), Luciana Serra (la giornalista impicciona) e, nella parte di Cecé, un tenorissimo internazionale come Vincenzo La Scola, in libera uscita nell'opera contemporanea, siciliano con trascorsi modenesi di gioventù: «Io, uno Zingaretti della lirica? Montalbano è lui e solo lui. Io, più modestamente, sono Cecé Collura, siciliano doc. Mai avrei immaginato che un giorno avrei cantato “minchia!” in un teatro d'opera».

Alberto Mattioli - Il Resto del Carlino,18.12.2002



Melodramma in giallo

La stagione lirica del teatro Comunale si apre stasera alle 20.30 con Il fantasma nella cabina, la nuova opera tratta da un racconto di Andrea Camilleri. In programma, dopo il debutto poche sere fa a Bergamo, una sola rappresentazione al Comunale: sarà l'unica tappa in Emilia Romagna, prima di un tour che partirà a gennaio. L'opera composta da Marco Betta (autore già noto a Modena per Neve bianca, rappresentata la scorsa stagione nell'ambito del teatro ragazzi) ha già suscitato attenzione e curiosità nel mondo della lirica. Nel filone della produzione di nuove opere, sempre più frequenti di questi tempi in Italia, in alternativa ai titoli di repertorio, Il fantasma nella cabina rappresenta un passo ulteriore nella direzione di un genere che si va lentamente codificando. In un linguaggio che cerca fortemente un rapporto senza fratture col pubblico, Betta convoglia le suggestioni del musical, del cinema e della grande tradizione vocale lirica italiana. A raccogliere la sfida della novità, che sottopone gli esecutori alla doppia fatica dell'interpretazione vocale e della recitazione parlata, saranno presenti alcuni cantanti dalla lunga esperienza di palcoscenico: da Katia Ricciarelli (nei panni tragicomici di un'attrice in pensione assoldata per creare scompiglio su una nave da crociera) a Luciana Serra (brillante giornalista impicciona) a Luca Canonici (nel ruolo protagonista di Cecè, collega di Montalbano e occasionale commissario di bordo) e Fabio Previati. Rocco Mortelliti, sceneggiatore, librettista e regista dell'opera, ha dato vita a uno spettacolo agile sia nei tempi che nella forma, prendendo a prestito le battute rapide della commedia dell'arte e soprattutto l'ironia tipica di Andrea Camilleri, la cui voce fuori scena apre e conclude la rappresentazione. Sul podio, a guidare l'orchestra 'Gaetano Donizetti' di Bergamo, sarà proprio il maestro Aldo Sisillo, direttore del Comunale di Modena. Marco Betta, il compositore, è nato a Enna nel 1964 e si è diplomato al Conservatorio di Palermo, di cui è direttore. Ha esordito come compositore nel 1982 al festival 'Spazio musica' di Cagliari e nel 1985 ha composto Il palazzo incantato per orchestra da camera, e poi una serie di lavori per strumento solo e per ensemble da camera come le Due arie notturne per flauto, chitarra e violoncello e le Due romanze per viola e pianoforte.

Il Resto del Carlino, ed. di Modena, 18.12.2002



UN'OPERA DA DISCOTECA NEL SICILIANO DI CAMILLERI

Al Teatro Donizetti di Bergamo "Il fantasma nella cabina", due atti di Marco Betta, regia di Rocco Mortelliti

Una catena mai vista di teatri d'opera (ben sette) si sono coalizzati per produrre Il fantasma nella cabina, due atti di Marco Betta tratti dal racconto di Camilleri Il commissario Collura. Se il protagonista fosse stato Montalbano di teatri coalizzati ne avremmo avuti di più: la potenza del traino. E certo lo spettacolo, al Donizetti di Bergamo, c'è: Cecé Collura è in crociera per rimettersi da una ferita e diventa commissario di bordo e come tale deve affrontare il caso. C'è un fantasma nella cabina di una vecchia attrice e semina il panico. I crocieristi sono terrorizzati, ma più ancora lo è il Comandante, che teme per il buon nome della compagnia. Tanto più in quanto tra gli ospiti c'è una petulante e temibilissima giornalista. In realtà non c'è nessun fantasma, è in atto invece il tentativo dell'attrice squattrinata di denigrare la compagnia in favore di una compagnia rivale. Le indagini non sono difficili e si svolgono tra turisti occupatissimi a seguire gli animatori in giochi, intrattenimenti e riunioni al bar rallegrate da un'intrattenitrice caterina. Il libretto è servito da Rocco Mortelliti (anche regista e anche mimo: alla prima sostituito da Francesco Bellotto perché ammalato). Ma il gusto per i settenari e ottonari con rime facili, alla Capitan Cocoricò, denuncia subito il gioco. Sul gioco di Camilleri si buttano tutti, Betta, Mortelliti e anche i cantanti, ai quali non par vero di deporre coturni e parrucche e, una volta tanto, recitare e canticchiare senza troppi sforzi. Il gioco di Betta è scrivere non un'opera ma un divertissement che estenda il prediletto amato neoromantico al suo estremo, la canzonetta. La pulsione continua del basso è quella della canzone, l'arco melodico e l'impianto armonico elementari vengono, ancora, dalla canzone. E canzoni sono quelle che canta Giorgia (nome scelto non a caso), l'intrattenitrice canterina. Fare un'opera con le canzoni. Non nel modo sofisticato di Weill o Gershwin ma in quello proprio della discoteca: senza le complicazioni della techno e funk dei sofisticati cultori del genere. Vedere, insomma, quanto si può tirare la corda, se anche il semplicismo, oltre che la semplicità, abbia un senso. In definitiva dimostrare che si può ancora catturare pubblico anche all'opera. Ma se questa era l'ambizione di Betta bisogna dire che è mal posta, perché quando l'opera si appropria del linguaggio della musica leggera e rinuncia alle proprie prerogative non c'è bisogno di fare un'opera, basta fare musica leggera, ossia lasciare le cose come sono. Ma non è il caso di prendere troppo sul serio un gioco. Al quale si sono prestati allegramente Vincenzo La Scola, felicissimo di recitare (anche molto bene) col suo accento siciliano e di declamare minchia di qua e minchia di là, Luciana Serra è la petulante giornalista, Katia Ricciarelli, bellissima nei panni della vecchia attrice, Paola Ghigo, la canterina, e Fabio Previati nella parte del Comandante. Esecuzione pulita di Aldo Sisillo con elementi dell'orchestra Donizetti. L'allestimento di Italo Grassi è semplice e ingegnoso: pochi pannelli scorrevoli creano gli ambienti necessari. In questi Mortelliti svolge una regia vivace e divertita. Anche il pubblico si diverte. E se agli applausi si mescolavano alcune voci di dissenso è perché esistono sempre gli irriducibili, quelli che all'opera vogliono vedere e sentire l'opera. Insomma quelli che non stanno al gioco.

Michelangelo Zurletti - Repubblica 15.12.2002



Se Camilleri diventa un'opera lirica

Applausini e poco thriller

Giallo in musica. O no? Il libretto è tratto da un racconto di Camilleri, serie «Il commissario di bordo», La Stampa 1998; un suo discepolo teatrale, Rocco Mortelliti, ne ha cavato un copione, un musicista qualificato, Marco Betta, ne ha fatto un'opera in due atti. Giallo in musica? No. C'è una trama, esile esile, dove un'attrice mette in agitazione i passeggeri d'una crociera perché dice d'aver visto un fantasma, ma poi confessa d'esserselo inventato; però scorre fra scenette da vecchio teatro parlate coloritamente, ed il compositore si limita a infilare qualche aria garbata di privati sentimenti, qualche sottofondo tranquillo di malinconia vacua e sottile, e non si occupa affatto di cercare un rapporto con lo specifico del giallo: interrogativi, sorprese, paure, tensione, insomma, una Commedia musicale con cantanti lirici. Riuscita? Per il pubblico della «prima assoluta» a Bergamo, prima di sette città di tutt'Italia che la presentano, direi poco. Applausini, commenti, qualche fischio e qualche «bùu». Mortelliti, anche regista, dice d'avere capito da Camilleri che il teatro è energia che si trasmette fra pubblico e palcoscenico, ma sembravano tutti in assoluto stato di quiete, dal direttore Sisillo in poi. La gente si divertiva un po' a vedere apparire sul proprio palcoscenico la sempre fascinosa Katia Ricciarelli, la bonaria Luciana Serra dagli acuti da cantanti d'una volta, il cordiale Fabio Previati e la volonterosa cantante «leggera» Paola Ghigo, che s'aggiravano alla buona smanacciando un po' alla maniera del caro teatro di ieri, con una certa verve, in una delle più brutte navi possibili, disegnata da Italo Grassi; e cercava se per caso si potesse trovare nel commissario Cecè Collura, interpretato con sorniona bravura da Vincenzo La Scola, l'unico coerente nel rapporto fra cantato e parlato, qualcosa dello spessore arguto e pensoso del Commissario Montalbano di letteraria e televisiva memoria. Comunque, è un episodio dell'odierno tentativo di colmare la distanza che passa fra opera e musical. Discorso da riprendere, ai giorni nostri decisivo. Non è senza significato che a Roma si sia svolto fra acclamazioni il ciclo di recite di «Romanza» di Sergio Rendine, storia un po' approssimativa di angeli alla Wenders in clima trasteverino, tutto cantato, ma dove Amy Stewart può giocare col suo pop-blues (si fa per dire) e invece Grigolo tenoreggia spericolato nelle melodie più trascinanti della tradizione dopo Puccini. E se la direzione fervida di Humburg e lo spettacolo di Ripa di Meana & C. in stile similmoderno fossero stati più attenti alle malinconie segrete, al retrogusto amaro della strumentazione, probabilmente si sarebbe scoperto qualcosa anche al di là, Si ritorna a cantare: non è peccato (quando lo si sa fare).

Lorenzo Arruga - Il Resto del Carlino, 15.12.2002



ARIOSO E NOIOSO IL CAMILLERI IN MUSICAL

Alla fine si scopre che sono tutti portoghesi. Lui, lei, l'altra: il commissario Cecé Collura, la signorina Meneghetti, la giornalista Biroli. In crociera senza aver pagato il biglietto. E a Cecé va doppiamente bene, perché all'ultimo trova pure la ganza con cui festeggiare in cabina (anche lei senza biglietto). Un pò senza ci sentiamo anche noi - senza preda, senza meta - uscendo dal Donizetti, dopo Il fantasma della cabina di Marco Betta, su libretto di Rocco Mortelliti, ispirato a un racconto di Camilleri. Prima esecuzione a Bergamo - il "mondiale" in locandina è di buon auspicio, ma suona un pò megalomane - e poi ricca tournée. Negli ultimi tre mesi è stato tutto un pullulare di prime dei nostri: Ambrosini alla Biennale, Sollima a Palermo, Francescono a Bruxelles, Guarnieri a Venezia. Ora Betta. Mai come quest'anno l'autunno si è presentato ricco di doni. Segno che l'opera si muove. Soprattutto si è smossa certa caparbietà dei teatri nel torturare Turandot e Barbieri. Meglio una novità di oggi che una copia sbiadita del grande repertorio. Meglio un contemporaneo, pazienza se minore, dell'ennesima fatica di rispolverare i minori del passato, serenamente dimenticati. Betta ha un'idea furbetta: usare il Camilleri famoso, per una musica di tutto riposo. (Scusate le rime, ma così era il libretto di Mortelliti, scandito più che il sor Pampurio arcicontento, difficile da scrollare, l'indomani). I momenti migliori li ritagliano alcuni ariosi, scopertamente pucciniani, che Vincenzo La Scola porge tra il divertito e l'appassionato. E' bravissimo il tenore, nel fare il siciliano, cioé se stesso. Anche nell'inciampare nei parlati (ma non sentiva il suggeritore? Lo scandiva tutta la sala). Katia Ricciarelli e Luciana Serra portano comunque la zampata delle prime donne che sanno cos'è il palcoscenico. Ma si ammosciano su canzoncine vuote. Su due personaggi così - l'attrice e la giornalista, entrambe palesemente da rottamare - si vorrebbe una vocalità spiritosa, ricca, caratterizzante. Invece la frusta bandiera dei neoromantici si ammaina tristemente su filastrocche glassate. Mesti giri di note, guai una modulazione, con piccola orchestra soft a lato. E' bellissimo invece, e davvero sprona il ritmo narrativo, l'impianto scenico di Italo Grassi. Con continui spunti che chiamano il musical: questo potrebbe essere l'approdo per Il fantasma della cabina. Ma a patto di riscrivere da capo la partitura, intingendola di bollicine frizzanti e scatenando il mortorio del palcoscenico.

Carla Moreni - Il sole 24 ore, 15.12.2002



Opera lirica tratta da Camilleri: canta il vice di Montalbano

Al teatro Donizetti di Bergamo calorosi applausi e qualche dissenso per «Il fantasma della cabina»

«Montalbano, dove mi hai mandato? Come si fa a scendere da questa nave?» esclama, nel bastimento da crociera Marco Polo, il tenore Vincenzo La Scola nei panni del commissario di bordo Cecè Collura, collaboratore del più famoso personaggio creato da Andrea Camilleri. Non è una scena tv. Si svolge sul palcoscenico del Teatro Donizetti di Bergamo, dove l’altra sera ha debuttato, con caldi applausi ma anche qualche dissenso, «Il fantasma della cabina», opera (od operetta?) in due atti, tratta da un racconto della serie «Il commissario di bordo». Un giallo grottesco del celebre scrittore siciliano, primo tassello d’una tetralogia: sfida affrontata dal regista Rocco Mortelliti e dal compositore Marco Betta, e accettata con entusiasmo e divertimento anche da Katia Ricciarelli, Luciana Serra, Paola Ghigo, Fabio Previati, tutti muniti di microfono per i lunghi recitativi. E, con voce registrata fuori campo, lo stesso Camilleri introduce e sigla la vicenda. «E’ un’opera in un baule, agile e a basso costo, erede della commedia dell’arte, con scene a vista, pochi elementi ed effetti cinematografici -spiega il regista e librettista Mortelliti, coadiuvato per scene e costumi da Italo Grassi-. Sono un allievo di Camilleri e spero di avvicinare i giovani all’opera. Mi auguro anche che questo commissario, arguto e poetico, contribuisca a togliere lo stereotipo del siciliano mafioso». Il compositore Betta, anch’egli siciliano, sostiene di rifarsi «alla tradizione musicale del '900, creando una sorta di grande sinfonia con un organico ristretto, 22 elementi e una tastiera elettronica, e con variazioni in ombra, arie e concertati e recitazione». «C’è l'omaggio a Bellini, c’è la Sicilia, ci sono i madrigali di Monteverdi, arie anni ’20 e trombe felliniane», racconta Betta che l’anno scorso a Ravenna presentò un’opera per bambini, «La magaria», su testo di Camilleri. «Sono siciliano, ammiro Camilleri e sono amico di Betta. Come potevo non esser qui? - si chiede il tenore La Scola -. E ho scoperto il piacere di fare l’attore recitando anche in dialetto, sparando pure qualche parolaccia». A Katia Ricciarelli piace «questa musica melodica e la figura un po’ patetica dell’attrice». «Mi diverto molto», assicura Luciana Serra. Repliche a Bergamo il 15, a Modena il 18 e poi a Lucca, Messina, Roma, Lecce e Catania.

Laura Dubini - Corriere della sera, 15.12.2002



«Il fantasma della cabina» con il poliziotto CecèCollura: testi di Mortelliti e musica di Betta

Montalbano spopola in libreria e in televisione, ma nel teatro d'opera entra Cecè Collura: il poliziotto, amico del più famoso commissario, fu inventato da Andrea Camilleri per i racconti d'estate de «La Stampa» nel 1998, otto brani adesso riuniti in un volumetto dal titolo «Le inchieste del commissario Collura», che verranno raggruppati in quattro opere liriche con testo di Rocco Mortelliti e musica di Marco Betta. La prima, «Il fantasma nella cabina», ha ora debuttato al Teatro Donizetti di Bergamo con autentiche star quali Vincenzo La Scola, Katia Ricciarelli e Luciana Serra: Collura, imbarcatosi dopo una sparatoria e la convalescenza su una nave da crociera in qualità di commissario di bordo, se la vede con Candida Meneghetti, la quale racconta di aver scorto nella sua cabina un fantasma, il classico lenzuolo. Dalle indagini si scoprirà che la donna si è inventata tutto, è un'ex-attrice con modesta pensione, pagata da una compagnia concorrente per rovinare l'immagine degli armatori. Mortelliti, anche regista dello spettacolo, ha compiuto dell'essenziale «Fantasma nella cabina» una diluizione in due atti di un'oretta ciascuno, nei quali riemergono passi del racconto, testuali o alterati: la voce registrata del medesimo scrittore apre lo spettacolo con l'esordio del «Mistero del finto cantante» e lo chiude col finale rifatto del «Fantasma». Alcune cose cambiano, il giornalista Davide Birolli diventa l'agguerrita Stefania Biroli, soprattutto s'introduce il personaggio di Giorgia, la cantante che anima il piano-bar e si lega a Collura. Betta ha scelto di non musicare tutto il testo, alternando parti cantate a molte dove si recita, spesso sopra la musica: la forma potrebbe essere quella dell'operetta, soggetto giallo a parte, che resta ad ogni modo leggero e umano. Tuttavia, benché il sottotitolo dica «opera», Betta evita nella partitura classificazioni rigide, inglobando qualcosa del jazz, molto pop (non solo per Giorgia, la brava Paola Ghigo che suona e canta), in uno stile da canzone smaccatamente facile, con armonie elementari. Scrivere musica comunicativa è intento di tutto rispetto, però qui si arriva a semplificare Morricone e ad iterare spesso in forma strumentale la musica delle arie, dove l'azione si ferma alla maniera antica, mentre si sviluppa nelle scene recitate: può esservi un'allusione ai motivi conduttori, qualche influsso minimalista in formule ritmiche ripetute, ma il valzerino del second'atto alla lunga sfinisce. Comunque tale facilità ha consentito di vivere come un divertissement a carriera avanzata la partecipazione della Ricciarelli, di pretto stile lirico, e della Serra, pimpante e squillante. La Scola è un tenore protagonista generoso e credibile, oltretutto siciliano come Cecè e tutti gli autori, buoni Fabio Previati (Comandante) e Danilo Formaggia (Premuda), onesta la direzione di Aldo Sisillo a capo della discreta orchestra «Donizetti». Agile nei molti cambi a vista, semplice eppure esatto nel creare i diversi luoghi della nave, anche evocativo (l'elica gigante) è l'impianto scenico di Italo Grassi, ideale per la circolazione dell'allestimento: ancora oggi pomeriggio a Bergamo, mercoledì sera a Modena. Nel 2003 si vedrà in giro per l'Italia, mentre a Siena andrà in scena la seconda opera, che unirà «Il mistero del finto cantante» e «Che fine ha fatto la piccola Irene?».

Giangiorgio Satragni - La Stampa 15.12.2002



Piace l'opera lirica tratta da Camilleri

A Bergamo «Il fantasma nella cabina» di Marco Betta

Non è il «Parsifal». Non è l'«Aida». Non è nemmeno una operina di Britten. «Il fantasma nella cabina» di Marco Betta, andato in scena in prima assoluta al Teatro Donizetti, è un divertissement in due atti di poco meno di due ore di musica, una angelica commediola musicale tinta di giallo, un piacevole intrattenimento per una domenica pomeriggio quando le sale cinematografiche sono troppo piene. Il colore giallo è di rigore trattandosi di un testo preso da un racconto di Andrea Camilleri ridotto in libretto da Rocco Mortelliti il quale si è anche riservato il lavoro di regia e un piccolo ruolo «di carattere» in palcoscenico. L'operazione è stata accolta dal pubblico con giusto gradimento (per una volta pieno, il Donizetti). Adesso l'aspetta una lunga tournée lungo tutta la penisola. In gennaio approderà a Messina, al Vittorio Emanuele (il ruolo della Ricciarelli sarà ripreso da Denia Mazzola). La strana storia de «Il fantasma nella cabina» si svolge a bordo di una nave da crociera, dove Cecè Collura, ispettore di bordo alle prime armi (una «controfigura» di Montalbano) deve risolvere, e risolve, il mistero di un fantasma che mette in subbuglio i passeggeri. La verità: sono state le smanie di un'attrice in disarmo e un accordo doloso di lei con una Compagnia di navigazione rivale ad architettare il tutto. Marco Betta, che da tempo compone musica per la prosa e per il cinema, ha dato a questo lavoro (opera vera non è) un taglio da sceneggiato televisivo. dal podio, Aldo Sisillo ha da dirigere soprattutto estesi commenti sinfonici, un bel preludio melodico, un valzer che ritorna come un leitmotiv. Il testo è quasi integralmente parlato, eccezion fatta per alcune arie affidate ai tre interpreti principali: il commissario, l'attrice, una giornalista. Chi canta, in realtà, è solo il commissario: Vincenzo La Scola, tenore come è noto di bellissima voce e qui interprete eccezionale con l'atout della sua genuina parlata siciliana che gli fa costruire un personaggio riuscitissimo. Per i due ruoli femminili sono state chiamate Katia Ricciarelli e Luciana Serra. Il rispetto per le passate glorie di questi due nomi impedisce di entrare adesso in giudizio che diventerebbero irrispettosi, anche se Katia conserva in palcoscenico una presenza magnetica. Nel cast anche Fabio Previati (ruolo parlato) e Paola Ghigo, che canta canzoni anni Quaranta. Chi ha esperienza di vacanze «in mare», in questo allestimento ne recupera piacevolmente l'atmosfera. Il taglio della scena è gradevole, luminoso, ben costruito. Italo Grassi ha disegnato scene e costumi che odorano di acqua salata: c'è brezza marina dappertutto ed è davvero splendido l'impatto con la grande elica nel profondo delle acque. La regia di Montelliti è una giusta combinazione di thrilling, spensieratezza, ironia, con una garbata incursione nel patetico.

Carla Maria Casanova - Gazzetta del Sud, 15.12.2002



«Il fantasma nella cabina» al Donizetti a chiusura della stagione lirica autunnale

Si avvia alla conclusione la stagione lirica autunnale, nel nome della novità, dell'inedito e della sorpresa. Dopo che sul palcoscenico del teatro Donizetti sono passate opere cult del repertorio, come «Fedora», «Tabarro», «Il campanello dello speziale» e «Tosca», è ora la volta di porre un suggello con qualcosa di non ancora conosciuto. Stasera alle 20.30 e domenica alle 15.30 verrà rappresentata l'opera nuovissima in due atti «Il fantasma nella cabina», con le musiche di Marco Betta su libretto di Rocco Mortelliti. L'opera, tratta dal libro di Andrea Camilleri «Il commissario di bordo», è una prima mondiale: andranno in scena Vincenzo La Scola, Katia Ricciarelli, Luciana Serra, Fabio Previati, Danilo Formaggia, Paola Ghigo, Mauro Buffoli, Davide Paltretti. L'orchestra è quella della fondazione Gaetano Donizetti, diretta da Aldo Sisillo, il coro del Circuito Lirico Lombardo diretto da Fulvio Fogliazza. Le scene sono firmate da Italo Grassi. Lo spettacolo è coprodotto dal teatro Donizetti, dal Comunale di Modena e dal teatro del Giglio di Lucca. Per l'occasione, il comune ha allestito nelle case di riposo di via Gleno e Don Orione due grandi maxi schermi, grazie ai quali gli anziani ospiti potranno assistere in diretta allo spettacolo. La vicenda riguarda la partenza per una crociera della nave Marco Polo, sulla quale sono imbarcati anche un commissario di polizia, una giornalista pettegola, un'attrice e cantante e un'anziana signora, che sostiene di essere perseguitata da un fantasma. Ma il commissario, complici alcuni ufficiali della nave, scoprirà il trucco, una macchinazione allo scopo di screditare la nave.

E. C. - Il Giorno, 13.12.2002



El fantasma de la opera

Bérgamo, 13 de diciembre de 2002. Teatro Donizetti. Marco Betta, Il fantasma nella cabina. Ópera en dos actos a partir de 'El comisario de a bordo' de Andrea Camilleri, capitulo sacado del volumen de investigaciones del 'Comisario Collura'. Libreto de Rocco Mortelliti. Director de escena: Rocco Mortelliti. Escenografia y vestuario: Italo Grassi. Vincenzo La Scola (Cecé Collura), Katia Ricciarelli (Signorina Candida Meneghetti), Luciana Serra (Stefania Biroli), Fabio Previati (Comandante), Danilo Formaggia (Scipio Premuda), Paola Ghigo (Giorgia), Leonardo De Lisi (Esposito), Maurizio Leoni (Francesco De Looyk), (Rocco). Fondazione Orchestra Gaetano Donizetti de Bergamo, Coro del circuito regional lombardo. Director: Aldo Sisillo. M° del coro: Fulvio Fogliazza. Aforo: localidades 1200. Ocupación: 90%.

Horacio Castiglione - http://www.mundoclasico.com



I racconti di Camilleri si trasformano in opera lirica

Dalla pagina alla scena

Il commissario Montalbano non c'è, è rimasto a Vigàta per combattere la sua sanguigna lotta quotidiana contro il crimine. Ma il collega Cecè Collura, imbarcatosi su una nave da crociera per rimettersi da una pallottola nello stomaco, invece di riposarsi si fa coinvolgere dall'anziana signorina Candida Meneghetti, che nella propria cabina ha creduto di vedere l'apparizione di un fantasma. Prende le mosse così uno dei gialli in miniatura che Andrea Camilleri scrisse quattro anni fa per i lettori della «Stampa» (8 racconti riuniti sotto il titolo «Il commissario di bordo»); ma ora «Il fantasma nella cabina» è anche un'opera lirica. Con la musica del 38enne compositore siciliano Marco Betta, il libretto e la regia di Rocco Mortelliti, andrà in scena questa sera in prima assoluta al Teatro Donizetti di Bergamo (piazza Cavour 14, ore 20,30), per la stagione lirica autunnale intitolata «Teatro delle novità»; sono già previste numerose repliche, non solo domenica 15 a Bergamo, ma successivamente a Modena, Lucca, Messina, Roma, Catania e Ravenna. Camilleri a volte ricorda, con ironico sgomento, un suo lontano e finora unico esperimento di regia lirica (proprio al Donizetti, nel '58: l'opera era «San Giovanni decollato», testo di Nino Martoglio, musica di un catanese che aveva studiato con Schönberg, Alfredo Sangiorgi). Da allora il popolare scrittore, sceneggiatore e regista, per tanti anni docente all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, non si era più accostato al teatro musicale se non per passione di ascoltatore. Merito di Betta e di Mortelliti, che è fra l'altro suo genero, questo nuovo approccio all'opera che nei prossimi anni dovrebbe addirittura quadruplicarsi: è in progetto infatti, con gli stessi autori e tratto sempre dalla raccolta della «Stampa», una tetralogia dedicata al commissario Collura; il secondo capitolo è previsto l'estate prossima a Siena, all'Accademia Chigiana. Per «Il fantasma della cabina» si è radunato un cast di grande richiamo: il tenore Vincenzo La Scola nei panni del commissario, Katia Ricciarelli in quelli della signorina Meneghetti, mentre Luciana Serra impersonerà una giornalista rompiscatole. Dirige Aldo Sisillo; Italo Grassi firma le scene, imperniate su un luogo fondamentale: il salone di prima classe della nave, dove s'incontrano tutti i personaggi della movimentata vicenda.

Patrizia Luppi - La Stampa-Vivere Milano , 13.12.2002



«C'è già musica in Camilleri»

Camilleri va a teatro, da protagonista: domani, al teatro Donizetti, debutta «Il fantasma nella cabina», primo degli otto racconti della serie «Il commissario di bordo» destinati a diventare una tetralogia «lirica». E' un debutto in musica, per il narratore di maggior successo degli ultimi anni, grazie al libretto di Rocco Mortelliti, già suo collaboratore nel progetto «La strategia della maschera», e soprattutto di un uomo della sua terra: Marco Betta, compositore siciliano trentottenne, appena «sceso» dalla direzione artistica del Teatro Massimo di Palermo, che ha guidato dal 1994 con grande apertura di idee. L'opera che debutta a Bergamo (domani alle 20.30, domenica alle 15.30, poi a Modena il 18 dicembre, a Lucca in gennaio, a Messina in febbraio, poi a Roma, Lecce e Catania) è ambientata su una nave da crociera dove il collaboratore di Montalbano, Cecè Collura (il tenore Vincenzo La Scola), in convalescenza dopo una ferita, viene coinvolto in una indagine da una signora che sostiene di aver visto nella sua cabina, appunto, un fantasma (cantano anche Katia Ricciarelli e Luciana Serra). Betta, perchè Camilleri? «E' una scelta che nasce nel 2001, quando Paolo Olmi mi commissionòper Ravenna "Magaria", favola per voce recitante e orchestra. Lì mi prese l'idea di portare in scena una delle inchieste del commissario Montalbano». Musicalmente come? Privilegiando la melodia? «Il problema non è la melodicità. Ho sempre pensato che l'opera lirica, come teatro di fusione delle arti, non possa fare a meno della grande tradizione italiana. Dall'altra parte, è necessario collegarsi a quel teatro musicale del '900 - mi riferisco a solo titolo d'esempio a Milhaud, al "Giro di vite» di Britten - che riflette il ritmo del nostro tempo. Quando scrivo non mi pongo problemi di linguaggio, ma di adeguatezza dei mezzi al pensiero che voglio esprimere. Non è dunque questione di melodia e di tonalità, ma di temperatura emozionale, di aderenza al testo». Che cosa l'attrae verso Camilleri? «Già come lettore sentivo in lui una scrittura molto musicale: un senso della parola, un ritmo, un movimento come dal centro alla periferia, con cui mi pareva interessante giocare in eco». Come e dove proseguirà il progetto? «Saranno otto gialli in quattro opere da camera: la prossima nel luglio 2003 all'Accademia Chigiana di Siena, un dittico, l'ultima di sicuro ancora a Bergamo». Da ex direttore artistico, quanti teatri danno spazio all'opera contemporanea? «Oggi debbo dire molti: a Roma si sono date opere di Scogna e Rendine, a Firenze ci sarà una prima di Vacchi, alla Scala di Tutino. No, non possiamo lamentare disattenzione: le istituzioni cominciano a capire che il teatro non si è fermato cent'anni fa».

Carlo Maria Cella - Il Giorno, 12.12.2002



Montalbano alias Cecè

Diventano un’opera lirica le storie del commissario di Camilleri

Salvo Montalbano con i suoi successi televisivi ha tracciato la strada. Ora il celebre commissario creato dalla fantasia di Andrea Camilleri deve guardarsi dalla concorrenza di un collega, Cecè Collura, che ha deciso di darsi alla lirica. È lui il protagonista dell’opera «Il fantasma nella cabina» (tratta dal racconto «Il commissario di bordo» di Camilleri) che debutta in prima assoluta domani sera al Teatro Donizetti di Bergamo. Realizzata in co-produzione con il Teatro del Giglio di Lucca e il Teatro comunale di Modena, la rappresentazione è affidata ad un cast di assoluto livello. Protagonisti principali saranno infatti Vincenzo La Scola (nei panni del commissario Cecè Collura) e Katia Ricciarelli, affiancati da Luciana Serra, Fabio Previati, Danilo Formaggia e Paolo Ghigo. La regia sarà curata da Rocco Mortelliti, mentre l’Orchestra Stabile Gaetano Donizetti sarà diretta dal maestro Aldo Sisillo (scene costumi di Italo Grassi, coro del Circuito Lirico Lombardo diretto da Fulvio Fogliazza). La traduzione in musica delle gesta di Cecè Collura si deve al paziente lavoro di Marco Betta, direttore artistico del Teatro Massimo di Palermo. «Il lavoro è stato molto intenso - ha spiegato il compositore - ma non era facile rendere il clima, entrando nel racconto disegnando con la musica le emozioni ed assecondando le traiettorie emotive dei personaggi senza creare interferenze tra il testo e la musica». Il libretto è stato curato da Rocco Mortelliti, che in un primo momento aveva pensato di trarre dai racconti della serie «Il commissario di bordo», pubblicati da Camilleri su La Stampa nel ’98, uno sceneggiato televisivo. Ma dopo il successo di Montalbano si è deciso di intraprendere una strada nuova, certamente più difficile ma altrettanto esaltante. «Coniugare la prosa con la musica è una gran bella scommessa - ha sottolineato Mortelliti - ma con il maestro Betta abbiamo deciso di affrontarla con grande entusiasmo». La trama dell’opera è presto sintetizzata: durante una crociera, una signora denuncia la presenza a bordo di un fantasma. Il commissario Cecè Collura, dopo lunghe e complesse indagini, scopre che si è trattato di uno stratagemma per gettare discredito sulla compagnia armatrice.

IL FANTASMA NELLA CABINA, al Teatro Donizetti, piazza Cavour, Bergamo, domani ore 20.30 domenica ore 15.30, 52/15

Cesare Zapperi - Corriere della sera, 12.12.2002



"Stavolta Camilleri ve lo faccio ascoltare"

Il compositore parla de "Il fantasma della cabina" e della futura tetralogia

Il grande successo dei romanzi di Andrea Camilleri, consacrati anche dal successo delle fiction televisive, ha un seguito anche nel teatro lirico, sempre alla ricerca di storie e di personaggi di grande impatto. Su impulso di Rocco Mortelliti, autore del libretto e della regia, il compositore palermitano Marco Betta, per sette anni direttore artistico del Teatro Massimo, ha composto le musiche de "Il fantasma della cabina", primo titolo di un ciclo tutto imperniato sugli otto romanzi de "Il commissario di bordo" dello scrittore siciliano, che debutterà il 13 dicembre al Teatro Donizetti di Bergamo con la regia di Rocco Mortelliti e la direzione d´orchestra di Aldo Sisillo. Protagonista qui non è il celebre commissario Montalbano ma il suo collaboratore, Cecè Collura che in crociera per riprendersi dai postumi di una ferita d´arma da fuoco si trova subito alle prese con una serie di intrighi da risolvere. Betta, come è nato il rapporto con Camilleri? «Nacque con la sua fiaba "Magaria" il mio rapporto con Andrea Camilleri, ma anche quello di Camilleri con il teatro musicale. Da qui con Rocco Mortelliti, regista del film "La strategia della maschera", è nata l´idea di quest´opera. Il protagonista è il commissario Cecè Collura che sarà interpretato da Vincenzo La Scola, nei principali ruoli femminili ci sono, Katia Ricciarelli nei panni della Signorina Meneghetti, l´attrice che vede il fantasma, e Luciana Serra, nel ruolo della giornalista rompipalle Stefania Biroli. "Il fantasma della cabina" nasce come "un´opera in baule", cioè un´opera che sull´idea del "Giro di vite" di Britten, è concentrata sull´idea del teatro puro dove la musica ha la funzione di entrare nel teatro e di legarsi ad esso indissolubilmente. Vi è spazio alla recitazione, ma con un escamotage ricavato dal cinema, che è quello di utilizzare dei leitmotiven che vanno in sincrono con il testo e che determinano i punti emozionali che caratterizzano lo sviluppo della trama e dell´azione. Questo progetto è poi diventato il primo di una piccola tetralogia, avendo condensato in quattro opere gli otto romanzi del ciclo di Camilleri. La seconda opera è un dittico che comprende i due racconti "Il finto cantante" e "Che fine ha fatto la piccola Irene" per il quale vi sono contatti con l´Accademia Chigiana di Siena per una possibile messa in scena nel luglio prossimo. Qual è la struttura dell´opera? «"Il fantasma" ha una struttura che richiama la tradizione con l´uso di arie e pezzi chiusi. L´orchestra è quella da camera, un gruppo d´archi e di fiati con l´aggiunta di una tastiera elettronica che io uso essenzialmente come se fosse un basso continuo del nostro tempo che allunga l´ombra degli archi e che si insinua per rafforzare i suoni armonici e per creare una prospettiva tridimensionale della musica. Vi è anche un piccolo ensemble corale che si aggiunge alle voci dei protagonisti» L´opera, dopo la prima di Bergamo, arriverà in Sicilia? «A questa produzione si sono legati i teatri di Modena, Lecce, Catania, Messina e Roma dove l´opera sarà messa in scena l´anno prossimo. A Messina arriverà a febbraio». Lei ha da poco concluso la sua esperienza di direzione artistica del Teatro Massimo: qualche rimpianto? «No, anche se rimane il rammarico per alcuni progetti portati avanti che non avranno seguito nella prossima stagione. Alludo alla trilogia Mozart-Da Ponte che doveva concludersi con il "Così fan tutte"».

Giovanni La Barbera - La Repubblica, ed. di Palermo, 10.12.2002



In scena opera di Camilleri

Stagione lirica biglietti in vendita per la 'prima'

Da ieri sono in vendita i biglietti per "Il fantasma nella cabina", l'attesa opera tratta dai racconti di Camilleri che aprirà la stagione lirica al Comunale. I biglietti, che si acquisteranno come di consueto presso la biglietteria del teatro in corso Canalgrande (ore 11-13 e 16-19 dal mercoledì al sabato e dalle 11 alle 19 il martedì) oppure in quella di via Scudari, avranno un prezzo molto ridotto rispetto agli altri titoli in cartellone: dagli 8 del loggione ai 26 del posto in platea. Sarà inoltre possibile, con una modica variazione di prezzo, includere il titolo nell'abbonamento ai quattro spettacoli della Stagione. L'opera avrà un'unica recita il 18 dicembre. «Una musica molto semplice che si avvicina quasi alla tradizione brillante del musical, che piacerà anche agli amanti della tradizione perché cantata da vere voci liriche» afferma Sisillo, direttore d'orchestra, e guida del Comunale, che ha iniziato le prove al teatro "Donizetti". Il libretto è disponibile gratuitamente alla biglietteria del Teatro e in via Scudari.

Gazzetta di Modena, 8.12.2002



Camilleri si dà all’opera

Lirica. Prima esecuzione assoluta a Bergamo il 13 dicembre

Il papà di Montalbano si dà alla lirica. Prima esecuzione mondiale venerdì 13 dicembre alle 20,30 al Teatro Donizetti per Il fantasma nella cabina, l’opera in due atti tratta da Il commissario di bordo di Andrea Camilleri. È il primo tassello della tetralogia operistica che il compositore Marco Betta sta realizzando ispirandosi ai racconti del popolare scrittore siciliano, che sarà presente alla prima. Straordinario il cast radunato per l’originale produzione, comprendente le primedonne Katia Ricciarelli e Luciana Serra e il popolare tenore Vincenzo La Scola, oltre a Luca Canonici e Fabio Previati. Direzione musicale di Aldo Sisillo, regia di Rocco Mortelliti, scene di Italo Grassi. Orchestra della Fondazione Gaetano Donizetti di Bergamo; Coro del Circuito Lirico Lombardo diretto dal cremonese Fulvio Fogliazza. L’allestimento è prodotto dal Donizetti in collaborazione con Teatro del Giglio di Lucca e Teatro Coccia di Novara. Una produzione la cui idea di fondo si deve a Fabrizio Maria Carminati, direttore artistico del Donizetti che grazie a questo originale progetto sta facendo convergere su Bergamo il gotha della critica specializzata e le telecamere dei principali media. Il nome Camilleri è infatti un enorme catalizzatore, soprattutto in questo momento in cui i film di Montalbano trasmessi da Raiuno stanno sbancando gli indici d’ascolto. Il Donizetti ha dunque attuato una intelligente operazione di marketing, oltre che di cultura, destando l’attenzione di una platea ben più vasta di quella solitamente adusa agli spettacoli di teatro musicale. Da non sottovalutare il prestigioso cast reclutato da Carminati, con il nome «televisivo» per eccellenza tra gli artisti lirici, quello di Katia Ricciarelli, e una grande virtuosa dell’ugola qual è Luciana Serra. Protagonista dell’opera non è Montalbano bensì il suo ‘collaboratore’ Cecè Collura, commissario di bordo su una nava da crociera.

Roberto Codazzi - La Provincia, 27.11.2002



SCRITTORI IN MUSICA

Marco Lodoli all’Auditorium e «Il fantasma nella cabina» su testo di Andrea Camilleri

[...] Gli era rimasto nella penna, ad Andrea Camilleri, il commissario Cecè Collura: personaggio accantonato, per far posto all’ormai famoso Salvo Montalbano, e quindi pirandellianamente in cerca d’autore. È così che lo scrittore siciliano lo ha reso protagonista di otto racconti, che ora si trasformano in una tetralogia di opera lirica. «Il fantasma nella cabina» si intitola la prima tappa del percorso, opera in due atti su libretto di Rocco Mortelliti, con le musiche di Marco Betta. Lo spettacolo, che segna il debutto di un testo di Camilleri nel melodramma va in scena in prima nazionale il 13 dicembre al Teatro Donizetti di Bergamo, per essere all’Opera di Roma nella prossima stagione. Protagonisti in palcoscenico, Vincenzo La Scola e Katia Ricciarelli. Racconta lo scrittore: «All’inizio dei miei romanzi, ero indeciso se chiamare il mio commissario Salvo Montalbano o Cecè Collura. Poi decisi per il primo nome e il povero Cecè fu abbandonato a se stesso, praticamente un "aborto" letterario. Fu nell’estate di quattro o cinque anni fa, quando un grosso quotidiano mi chiese di scrivere dei racconti brevi, che decisi di far nascere Collura: avevo un debito con lui». Cecè, stretto collaboratore di Montalbano , reduce da una pallottola nello stomaco in un’azione poliziesca, va a farsi una convalescenza su una nave da crociera come commissario di bordo. È lo stesso Montalbano a consigliarglielo per farlo riposare. Ma Collura, durante la navigazione, dovrà risolvere un misterioso caso con tanto di fantasma. I romanzi di Camilleri vanno a ruba in libreria e registrano altissimi ascolti nella trasposizione televisiva con Luca Zingaretti. Ma il genere thriller in teatro, di solito, non ha molta fortuna. «È vero - riflette lo scrittore - e sono proprio curioso di vedere il risultato . Ma non mi stupisce che un mio testo diventi melodramma: i miei personaggi sono diventati addirittura fumetti e giochi virtuali...». Ma Camilleri ama l’opera lirica? «Prediligo gli autori del Novecento. E risale al 1958 la mia prima e unica regia lirica: il "San Giovanni decollato", cavallo di battaglia di Angelo Musco. Un’esperienza che francamente non fu esaltante. Comunque da uomo di teatro, preferisco ascoltare le opere a occhi chiusi: non sopporterei di vedere un cantante troppo grasso per il ruolo che interpreta».

Emilia Costantini - Corriere della sera, ed. di Roma, 7.11.2002



«Il fantasma nella cabina». Con la musica di Marco Betta

Un commissario all'Opera. Camilleri dai libri alla lirica Il lavoro andrà in scena anche per la stagione dell'Ico salentina

Andrea Camilleri all'opera. Fa il suo debutto sui palcoscenici dei teatri lirici l'autore più letto e visto d'Italia, l'inventore del Commissario Montalbano che con le sue inchieste riesce ad incollare davanti al piccolo schermo circa 10 milioni di telespettatori. Gli otto racconti della serie Il Commissario di bordo dello scrittore siciliano, grazie a Marco Betta e a Rocco Mortelliti, che ne hanno scritto, rispettivamente la musica e il libretto, stanno per diventare una tetralogia musicale, il cui primo titolo Il fantasma della cabina andrà in scena il prossimo 13 dicembre al Teatro Donizetti di Bergamo, che l'ha coprodotto coi teatri di Modena, Lucca e con la fondazione Ico «T. Schipa» di Lecce. L'opera diretta da Aldo Sisillo e messa in scena da Rocco Mortelliti sarà interpretata nei ruoli principali da Vincenzo La Scola, Katia Ricciarelli e Luciana Serra. A trasformarsi in cantante lirico non sarà il noto commissario Montalbano, ma il suo collaboratore Cecè Collura che, reduce da una pallottola nello stomaco, va a farsi una bella convalescenza su una nave da crociera come commissario di bordo. Una convalescenza ben presto interrotta da un fantasma, che una vecchia signora ritiene d'aver visto di notte, durante la navigazione, nella sua cabina. Un giallo leggero, con personaggi grotteschi, tratteggiati da Camilleri con spirito e linguaggio inconfondibili. Dice il compositore Marco Betta: «il mio primo incontro musicale con la letteratura di Camilleri è stato quando abbiamo realizzato nel 2001 a Ravenna la fiaba per musica Magarìa. In quell'occasione ho cercato di realizzare un rapporto con la sua scrittura. In seguito è nata l'idea di mettere in musica la serie de Il commissario di bordo». «Sono partito dalla grande tradizione dell'opera lirica italiana per superarla e proiettarla nel futuro - spiega Betta - così nel Fantasma della cabina ci sono le arie, i concertati, ma anche una prosa che va in sintonia con la musica. Il risultato finale è uno spettacolo agile con un'orchestra da camera, che definireiopera in un baule, erede di quella commedia dell'arte che i nostri comici portavano in giro per l'Europa accompagnati solo da qualche valigia». Interviene Camilleri, assai lusingato che i suoi racconti possano incontrare successo nell'opera lirica, oltre che in libreria o in televisione. «Il fatto che un mio racconto possa servire da pretesto per un altro genere non può che farmi piacere - dice lo scrittore - Sono già stato fumettato e i miei romanzi sono trasposti su Cd per giochi interattivi e allora ben venga la musica». Il debutto al Donizetti di Bergamo gli fa venire in mente la sua prima ed ultima regia lirica. «Era il 1958 - racconta con la sua ironia - e fui chiamato a mettere in scena una novità, il San Giovanni Decollato di Angelo Musco musicato dal compositore catanese Alfredo Sangiorgi. Riuscire a far ridere con un testo comico intriso di musica seriale fu un'impresa che segnò la mia vita». E a proposito di musica aggiunge: «Io l'opera la sento, ma preferisco non vederla e tutto quello che penso sulla musica lo si può trovare nel mio romanzo Il birraio di Preston. In un'opera lirica quello che conta è la musica, né le parole del libretto o l'idea che c'è dentro quelle parole. Quanto ai registi, poi detesto quelli che ambientano l'Aida nella guerra del Vietnam». Sulle preferenze è deciso: «Ascolto musica moderna, ma non leggera, mi piacciono Berg, soprattutto il suo Wozzeck, e Schönberg, ma anche Giacinto Scelsi, di cui cerco di decrittare il senso delle cose. Lo ammetto ho gusti rognosi, che non sono quelli di Montalbano. Però, ascolto anche molto jazz». Dopo Bergamo, l'opera sarà anche a Lecce, al Politeama Greco, per la stagione sinfonica 2003 della fondazione Ico «T. Schipa», diretta da Fabrizio Maria Carminati, con Katia Ricciarelli e Luca Cononici.

Osvaldo Scorrano - Gazzetta del Mezzogiorno, 3.11.2002



Camilleri va all´opera con un altro commissario.

Un melodramma di Betta da un racconto dello scrittore

Televisione, teatro, fumetti e adesso anche l´opera lirica. La vena creativa di Andrea Camilleri sembra aver stregato il mondo dello spettacolo italiano. Dopo l´esito record del Commissario Montalbano, ecco un altro commissario inventato da Camilleri, Cecè Collura, salire agli onori della lirica. Fautori dell´operazione sono il compositore palermitano Marco Betta e il regista, genero dello scrittore, Rocco Mortelliti. Il primo è l´autore delle musiche, il secondo del libretto della prima opera delle quattro che daranno vita scenica e musicale alle otto storie del Commissario di Bordo che Camilleri scrisse nel ´98 per il quotidiano "La Stampa". "Il fantasma nella cabina", questo il titolo dell´opera, debutterà il 13 dicembre a Bergamo, nella stagione del Teatro Donizetti, protagonisti Katia Ricciarelli, Luciana Serra e Vincenzo La Scola (nei panni di Collura), con la regia di Mortelliti. Verrà poi replicata a Modena, Lucca, Messina, Roma, Lecce e Catania. La seconda opera del ciclo è prevista al debutto nel luglio 2003 a Siena. «Avevo già presentato l´anno scorso a Ravenna un´opera per bambini su testo di Camilleri intitolata "La magarìa"» racconta Betta «Era un progetto analogo al "Pierino e il lupo" di Prokofiev, voce recitante e orchestra. Ora invece sono partito proprio dalla tradizione dell´opera lirica italiana: ci sono arie, ci sono spazi di prosa e una serie di leit-motiven, uno per personaggio che ricorreranno non solo in quest´opera ma anche nelle prossime. Diciamo che è come una grande sinfonia da camera con un organico ristretto, come nel "Giro di vite" di Britten. In più, ho aggiunto una tastiera elettronica, che funziona come un basso continuo moderno». Per Camilleri, ora quasi un Re Mida dello spettacolo, è un ritorno alla lirica dopo un´esperienza disastrosa di tanti anni fa, che racconta lui stesso con la consueta verve umoristica. «Proprio a Bergamo feci la mia prima e unica regia lirica, nel ´58. Si trattava di "San Giovanni decollato", la commedia di Angelo Musco musicata da Alfredo Sangiorgi, un compositore seriale. Riuscire a far ridere con una musica seriale fu un´impresa che mi segnò per tutta la vita e mi allontanò dal mondo della lirica» conclude lo scrittore, la cui voce registrata aprirà e chiuderà l´opera.

ALDO LASTELLA - LA REPUBBLICA 31.10.2002



DIVENTANO OPERE LIRICHE I RACCONTI SCRITTI PER «LA STAMPA»

Il commissario Collura ora si mette a cantare Le storie di Camilleri messe in musica da Marco Betta: «Mi fa piacere ma non mi coinvolge. Io a Sanremo? Non mi vedo nel ruolo di Dulbecco»

«La forma dell´acqua» è il titolo di uno dei racconti di Camilleri. Un titolo emblematico visto che gli scritti di Camilleri, in questi anni, proprio come l´acqua prendono le forme più diverse. Adesso è la volta di «Il fantasma nella cabina» diventato un´opera lirica su musiche di Marco Betta e libretto di Rocco Mortelliti, protagonisti Vincenzo La Scola, Katia Ricciarelli, Luciana Serra, in scena in prima nazionale al teatro Donizetti di Bergamo il 13 dicembre e poi a Modena, Lucca, Messina, Roma, Lecce e Catania. La emoziona Camilleri ritrovare un suo racconto su un palcoscenico operistico? «E perché mai? Sono già stato "fumettato" e la cosa mi ha divertito e sono pure diventato un cd in un gioco interattivo per i ragazzini, senza contare i molti film televisivi sul mio commissario Montalbano che vanno regolarmente in onda sulla Rai con crescente successo. Mi fa piacere, ma non mi coinvolge. Io sono uno scrittore. Quel che succede dopo ai miei scritti mi riguarda relativamente. Un´opera lirica, poi, è soprattutto del musicista: se la musica è bella funziona, se no non funziona». Disincantato e ironico come sempre, Camilleri prende dunque le distanze da questa ennesima trasformazione in qualcosa d´altro delle sue pagine scritte. Il caso, comunque, è singolare. Marco Betta e Rocco Mortelliti, infatti, hanno concepito non una ma quattro opere con orchestra da camera prendendo otto racconti scritti nell´estate di alcuni anni fa da Camilleri per «La Stampa» e riuniti sotto il titolo «Il commissario di bordo». «Il fantasma nella cabina» è solo la prima. La seconda, come la terza, sarà formata da due racconti uniti insieme, l´ultima addirittura da tre racconti, in un crescendo che il musicista Marco Betta ha voluto per dare alla sinfonia «Una costruzione di genere germinativo e accrescitivo», ovvero creare, rifacendosi ai grandi del novecento, un lavoro unico dal senso compiuto. Protagonista di questi racconti è un collaboratore del famoso Montalbano, Cecè Collura, che spedito a fare una crociera per riprendersi dopo una pallottola nello stomaco, si ritrova alle prese con otto diversi casi misteriosi da risolvere rapidamente. Ad aprire la rappresentazione sarà la voce registrata di Andrea Camilleri, a chiuderla una rapida apparizione di Montalbano. L´idea di questa «tetralogia musicale», hanno spiegato gli autori, è nata un anno fa quando Betta musicò per il festival di Ravenna, sullo stile di «Pierino e il lupo», «Magaria», una favola che Camilleri aveva scritto per i carcerati di san Vittore, trovando nell´andamento della sua scrittura quella musicalità indispensabile per esser accompagnata dalle note. Nonostante a nessuno scrittore sia stato dedicato un omaggio di questo genere, Camilleri ha deciso di non partecipare in alcun modo all´allestimento dello spettacolo. Non le piace l´opera? «No, mi piace. Nel 1958, proprio per il "Donizetti" di Bergamo, curai la regia del "Dongiovanni decollato" di Martoglio su musiche di Sangiorgi. Ma il mio tentativo disperato di far ridere lo stesso nonostante quella musica seriale mi tolse ogni voglia di riprovarci». Che musica le piace ascoltare? «Schoenberg e Alban Berg, quelli che non piacciono a Montalbano». Lusingato dai 10 milioni di spettatori della nuova serie del suo commissario? «Sì, ma non sono dieci milioni di lettori. In fondo, a leggermi, su 50 milioni di italiani sono solo 500 mila. Pochini. Vero è che che ho venduto complessivamente 7 milioni e 300 mila libri, ma è perché collezionano i miei libri come fossero le figurine Panini». E se la chiamassero a presentare il festival di Sanremo? «Non mi ci vedo nei panni del professor Dulbecco».

Simonetta Robiony - La Stampa 31.10.2002



«E ora provo con la lirica»

Diventa un'opera «Il commissario di bordo» di Camilleri

«Ho piccoli gusti musicali un po' rognosi e diversi da quelli di Montalbano» - spiega Andrea Camilleri - seduto accanto al compositore Marco Betta che sta traducendo in opera lirica, con il libretto e la regia di Rocco Mortelliti, i suoi otto racconti di «Il commissario di bordo», il primo dei quali debutta a Bergamo il 13 dicembre. Il creatore del commissario Montalbano confessa di ascoltare essenzialmente musica moderna. «Amo molto Alban Berg e il suo "Wozzek", sento spesso Schoemberg. Anche la lirica classica, che ascolto a occhi chiusi, preferendo non andare a vederla, perché da vecchio uomo di teatro sarei distratto da tante cose che non mi tornerebbero. Detesto quei mie colleghi che trasferiscono l'Aida negli anni della guerra in Vietnam: idiozie totali». Non corre rischi simili il suo commissario di bordo Cecè Collura, cui darà voce e corpo Vincenzo La Scola, con al fianco Katia Ricciarelli e Luciana Serra, che saranno gli interpreti principali di «Il fantasma della cabina», opera in due atti con scene di Italo Grassi. E' il primo di quattro spettacoli, che tradurranno tutti gli otto racconti gialli della raccolta di Camilleri: il secondo appuntamento è per il 2003 alla Chigiana con due atti unici, «Il finto cantante» e «Che fine ha fatto la piccola Irene». Poi sarà la volta di altri due racconti e infine di un'opera che ne ingloberà tre. «Il fantasma della cabina» sarà a gennaio a Lucca, a febbraio a Messina, a fine 2003 a Roma, quindi a Lecce e Messina. Ad apertura e chiusura del palcoscenico il ticchettio di una macchina da scrivere e la voce dello stesso Camilleri che racconta in breve chi è Cecè Collura e come mai, da un commissariato di polizia, sia finito commissario di bordo su una nave da crociera, dove si troverà a dover risolvere vari misteri. Marco Betta parla, a proposito di questo progetto in quattro tempi dice che «ognuno è collegato agli altri anche musicalmente, con figure musicali e temi che tornano». Per il compositore «la musica è una struttura parallela al testo, con cui interagisce ora come dialogo, ora per fusione, ora per contrasto». Il compositore, del resto, il suo lavoro lo vede «legato alla grande tradizione del melodramma, ma proiettata nell'oggi e nel futuro, con particolare attenzione al ritmo e suggestione del teatro. I cantanti saranno tutti anche attori, ci sono arie e anche concertati, ma pure momenti di semplice prosa con sottofondo musicale in sincrono, come si trattasse di un film». Lo scrittore, invece, ricorda la sua prima e unica regia, proprio al Donizetti di Bergamo nel 1958, di un'opera lirica, «Don Giovanni decollato» di Alfredo Sangiorgi da Martoglio: «Il mio tentativo fu quello quasi disperato di riuscire a far ridere con la musica seriale di Sangiorgi, un impegno che segnò la mia vita e mi fece da allora rinunciare alla lirica. Di «Il fantasma nella cabina» non ha ascoltato una nota e dice di volerselo «godere tutto il giorno della prima, proprio come mi godo Montalbano in televisione, senza saperne nulla prima. Sono gli altri, in questi casi ad avere il peso delle responsabilità. C'è il regista, gli attori, il compositore e il mio testo di partenza è l'ultima cosa che conta». Sono sette milioni e trecentomila le copie vendute in totale dei libri di Andrea Camilleri. Lo rende noto lo stesso scrittore, commentando gli eccezionali ascolti tv raggiunti dal suo "Montalbano" e facendo notare che «questo non fa però aumentare i suoi lettori, che restano pochi, perchè siamo in un paese che non legge». Proprio per questo la più grande soddisfazione è «quando qualcuno mi confessa di non aver mai letto un libro prima dei miei e ora che li ha finiti vorrebbe un consiglio su cosa leggere. Io gli dico di cominciare dai titoli che ogni tanto cita lo stesso Montalbano». Camilleri spiega che i suoi «sono lettori affezionati, fedeli, ma in tutto, in un paese di 50 milioni di persone, saranno 500 mila. Sembrano una moltitudine perché ognuno compra tutti i titoli e guarda se gliene manca uno, nemmeno fossero figurine della Panini». Scrive a macchina, non al computer e, appena finito un testo, racconta di sentire «il bisogno di leggerlo ad alta voce, perché solo così sento dove stavo sbagliando, avverto il ritmo e il procedere del senso». E' un uomo di teatro, ha insegnato all'Accademia d'Amico e ha fatto il regista e gli resta l'amore per le cose di una volta, «quelle scene dipinte che a apertura di sipario ondeggiano, ma poi entra l'attore che riesce a farti credere che quelle case di tela siano vere». Così il mestiere di autore di gialli racconta di averlo imparato quando fu delegato di produzione tv per la realizzazione degli ormai storici Maigret, «andando a bottega da Diego Fabbri, che sceneggiava i romanzi di Simenon, procedendo come un orologiaio che smonta e rimonta meccanismi. Fu una scuola da cui ebbi molto, molto di più che qualche suggestione per la mia scrittura successiva». Qualcuno lo provoca dicendo che il record di 10 milioni di spettatori con Montalbano è da Sanremo e che ora la tv chiamerà lui e il suo commissario a presentare il Festival: «Sono cifre incredibili, inspiegabili, comunque io nei panni del professor Dulbecco non mi ci vedo. In caso, se vuole, ci andrà Zingaretti».

La Nuova Sardegna 31.10.2002



L'opera musicata da marco betta

Andrea Camilleri, il best seller di maggior durata della nostra letteratura, più che mai in queste settimane in testa alle classifiche, debutta nel teatro lirico. Si tratta di una nuova esperienza che si richiama nello spirito al suo vecchio amore per il teatro, di cui, prima di diventare romanziere di successo, si è sempre occupato. Soltanto una volta, in passato, aveva avuto modo di accostarsi al mondo operistico: nel 1958 , quando come regista diresse «San Giovanni decollato"di Nino Martoglio musicato dal compositore catanese Alfonso Sangiorgi. Ora Camilleri si cimenta in prima persona, autore di un suo racconto, «Il fantasma nella cabina», opera in due atti che con la musica di Marco Betta (il compositore siciliano che per otto anni è stato direttore artistico del Massimo di Palermo) va in scena il 13 dicembre al Donizetti di Bergamo, prima tappa di un lungo giro che prevede, tra l'altro, all'inizio del 2003, le tappe di Messina e Catania. Un approccio non limitato a un solo spettacolo poichè parte di una tetralogia che prevede in tutto quattro racconti «leggeri», con personaggi grotteschi, degli otto della serie «Il commissario di bordo» pubblicata da «La Stampa», Questa volta non sarà il famoso commissario Montalbano (la popolare figura che nella sua apparizione televisiva di questi giorni ha richiamato circa dieci milioni di spettatori), bensì il suo collaboratore Cecè Collura che in vacanza su una nave da crociera viene a trovarsi al centro di curiose e bizzare avventure a causa di una vecchia attrice in disarmo. «Un giallo con un umore e un linguaggio particolari, e con un luogo scenico fondamentale che è il salone di prima classe della nave, dove tutti i personaggi si incontrano e interagiscono, con cambiamenti di scena a vista», ha anticipato Camilleri ieri in una conferenza stampa. Betta, a sua volta, ha spiegato che l'intento è quello di un dramma lirico da camera (nella struttura simile a «Il giro di vite» di Britten, nel suo genere capolavoro del Novecento), formato di prosa e musica con cantanti (fra questi, Vincenzo La Scola, Katia Ricciarelli, Luciana Serra) che sono anche attori, alle prese con arie, duetti, concertati, e recitazione». L'idea di Camilleri e Betta, e di Rocco Mortelliti che ha scritto il libretto e cura la regia teatrale, mentre Aldo Sisillo ha il compito della direzione orchestrale, è di realizzare, in diversi periodi, quattro opere tutte legate fra loro, le quali, al tempo stesso, costituiscono ogni volta un'opera compiuta in sè. Le idee musicali si legano ai vari personaggi e percorrono l'intero ciclo, alla maniera di un serial. Camilleri si è detto lusingato del progetto perchè - ha precisato - «i miei racconti hanno sempre qualcosa di teatrale, un ritmo prettamente scenico, tanto che prima di licenziarli per la stampa li leggo e rileggo ad alta voce, come se li recitassi». Betta, infine,ha aggiunto: «Tutta la letteratura ha una sua musicalità. In special modo, la letteratura di Camilleri le cui pagine hanno un ritmo continuo, preciso e incalzante, al punto da emanare emozioni che paiono avvolte in traiettorie emotive dalle cadenze sinfoniche».

Ettore Zocaro - La Sicilia 31.10.2002



L'opera tinta di giallo

«Ho piccoli gusti musicali un pò rognosi e diversi da quelli di Montalbano», spiega Andrea Camilleri (nella foto a destra con l'attore Luca Zingaretti), seduto accanto al compositore Marco Betta che sta traducendo in opera lirica, con il libretto e la regia di Rocco Mortelliti, i suoi otto racconti di Il commissario di bordo. Il primo dei quali, («Il fantasma nella cabina») dopo il debutto al Donizetti di Bergamo il 13 dicembre, sarà a Modena, al teatro Comunale, il 18 dicembre in unica data in Emilia Romagna e ha già un programma fitto di rappresentazioni negli altri teatri lirici d'Italia. Il creatore del commissario Montalbano ascolta essenzialmente «...musica moderna. Amo molto Alban Berg e il suo 'Wozzek' — ha detto ieri in una conferenza stampa di presentazione a Roma — sento spesso Schoemberg. Anche la lirica classica, che ascolto a occhi chiusi, preferendo non andare a vederla, perchè da vecchio uomo di teatro detesto quei miei colleghi che trasferiscono l'Aida negli anni della guerra in Vietnam: sono idiozie totali, visto che l'unica cosa che conta davvero è la musica». Non corre rischi simili il suo commissario di bordo Cecè Collura, cui darà voce e corpo Vincenzo La Scola, con al fianco Katia Ricciarelli e Luciana Serra, che saranno gli interpreti principali di «Il fantasma della cabina», opera in due atti con scene di Italo Grassi. Direttore Aldo Sisillo, edizioni musicali Sonzogno. È come si diceva, è il primo di quattro allestimenti, che tradurranno tutti gli otto racconti gialli della raccolta di Camilleri.

Il Resto del Carlino 31.10.2002




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