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RASSEGNA STAMPA

DICEMBRE 2007

 
Lo sguardo bifronte, 1.12.2007
Andrea Camilleri è il Presidente della giuria del Festival Internazionale di Cortometraggi ideato e diretto dalla Morgana Communication. La serata finale si terrà il 1° dicembre 2007 presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma.
 
 

NAE, n° 20, Autunno 2007
Montalbano non si rifiuta
ANDREA CAMILLERI, “La pista di sabbia”, Sellerio, Palermo, 2007, pp. 266, Euro 12,00

In un (meta)racconto del 1998, “Montalbano contro la banda dei cannibali” (successivamente inserito nella raccolta “Gli arancini di Montalbano” col titolo “Montalbano si rifiuta”), Camilleri aveva raffigurato un protagonista recalcitrante nei confronti delle invenzioni narrative dell’autore e intenzionato ad intervenire nella costruzione delle sue avventure, senza subire passivamente le decisioni altrui. È noto che lo scrittore ha già scritto gli ultimi libri sul celebre commissario (per ora depositati nella cassaforte dell’editore, dai titoli provvisori “Il campo del vasaio” e “Riccardino”): dalle anticipazioni già affidate alla stampa appare chiaro come Camilleri prenda le distanze dal personaggio televisivo ispirato alla sua creatura; infatti Montalbano se la prende con il suo omologo delle fiction e con lo stesso Camilleri, reo di raccontarne le imprese e di complicargli la vita. Negli volumi usciti di recente della serie, oramai arrivati ad una “sporca dozzina”, il detective si ritrova all’interno di altre querelle, questa volta con se stesso: ne “La vampa d’agosto”, uno dei romanzi di Montalbano più riusciti, si interroga amaramente sulle proprie debolezze, facendo un’impietosa autoanalisi. Nello stesso romanzo, e nel precedente “La luna di carta”, il commissario si sdoppia scrivendosi delle missive, innanzitutto per straniarsi dalla sua quotidianità e cercare di giudicare i fatti in modo distaccato, senza coinvolgimento emotivo; ma anche perché si rende conto che, dopo l'infarto e il ferimento che ha subito, la memoria gli difetta e ha bisogno di riordinare le idee. Ne “Le ali della sfinge” e nell'ultimo uscito “La pista di sabbia”, infine, il lettore può godersi paradossali dialoghi fra "Montalbano uno" e "Montalbano due", quasi un comico scontro fra un angelo e un diavolo – escamotage sfruttato in tanti film commedia degli anni passati - che si disputano l’anima del protagonista, dilaniato da conflitti interiori. Negli ultimi episodi il poliziotto è diventato sempre meno prevedibile, sempre meno funzione narrativa: si è ammalato, si sente stanco ed invecchiato (al contrario del personaggio televisivo, sempre uguale a se stesso, pura figura seriale) e soprattutto ha tradito Livia, cui era sempre stato monoliticamente fedele, anche davanti alla procacità impaziente dell'amica svedese Ingrid.
Sulla scia delle precedenti avventure, quindi, anche “La pista di sabbia” si presenta tutt’altro come il classico romanzo poliziesco “cut to the chase”, ma dedica un ampio spazio alle vicende personali del commissario che ormai non si ritrae più dinanzi alle tentazioni. Un po' perché Montalbano, dopo la sfortunata liason con Adriana ne “La vampa d’agosto”, è sentimentalmente vulnerabile e la sua volontà ne è uscita fiaccata; un po' perché il personaggio sente il peso dell'età e della fine incombente (atteggiamento che probabilmente si addice più all'ottantaduenne autore che al cinquantaseienne poliziotto): nella eterna commistione fra eros e thanatos, la trasgressione allora è un modo per sentirsi ancora alive and kicking. Il male di vivere aleggia lungo tutta la narrazione: non è un caso che il romanzo si apra con il ritrovamento di un cavallo stramazzato sulla spiaggia proprio di fronte a Marinella, l'abitazione privata del commissario. E su quell'inutile massacro Montalbano si incaponisce, fino a rintracciarne l'autore, in un'indagine che rivela traffici illeciti di vaste proporzioni in cui sono coinvolte anche le famiglie mafiose della zona. Ma l'inchiesta poliziesca rimane decisamente sullo sfondo: in primo piano c'è sempre Montalbano, alle prese con una rabbiosa quanto ectoplasmatica Livia, figura ormai evanescente nell'economia del racconto, al punto da far pensare che Camilleri voglia escluderla progressivamente dalla vita della sua creatura più famosa. Forse la pista di sabbia cui si allude nel titolo, oltre che indicare l'erronea direzione che l'indagine prende inizialmente, potrebbe riferirsi al difficile percorso che aspetta una coppia un tempo inossidabile.
Simona Demontis
 
 

Il Mattino, 1.12.2007
La cerimonia
Il «Maida» alla Moro

L’antropologa Elisabetta Moro, docente all’istituto Suor Orsola Benincasa, ha vinto l’undicesima edizione del premio Maida con un libro su Napoli. […] Il prestigioso riconoscimento annovera tra i suoi vincitori figure del calibro dello scrittore Andrea Camilleri, del teologo Hans Kung, dell’astrofisica Margherita Hack, dell’archeologo Sabatino Moscati, dello storico Franco Cardini e del giornalista Magdi Allam. […]
 
 

Teatro del Lido di Ostia, 2.12.2007
Tra teatro e letteratura
Alle 18:00 incontro con Andrea Camilleri.
[L'incontro è stato rinviato al 13.12.2007]
 
 

Centro culturale Saint-Louis de France (Largo Toniolo 20-22, Roma), 3.12.2007
In fondo agli occhi del gatto
Andrea Camilleri presenta il nuovo romanzo di Serge Quadruppani, edito da Marsilio.
Del romanzo Camilleri ha scritto il risvolto di copertina.
 
 

Cincecitta.com, 4.12.2007
Cortometraggi
Lo sguardo bifronte: i vincitori

450 cortometraggi giunti da ogni parte del mondo, Vietnam, Australia, Olanda, ma anche Iran e Stati Uniti. E' il risultato della prima edizione de "Lo sguardo bifronte", festival di cortometraggi ideato e diretto da Corrado Veneziano e incentrato sui "tempi della vita". La giuria, presieduta da Andrea Camilleri, e formata dall'attore Emilio Solfrizzi, dalla regista Maria Luisa Bigai e dal critico cinematografico Oscar Cosulich ha scelto “Der Lachende Hund” della tedesca Shohreh Jandaghian, una delicata rappresentazione, con filmati e animazione, della tragedia della guerra vista attraverso gli occhi e i sogni di una bimba e del suo cane di pezza.
[…]
 
 

Festa Italiana, 5.12.2007
Intervista ad Andrea Camilleri
 
 

Libertà, 5.12.2007
Dopo "Voi non sapete", colta e ironica analisi dei pizzini di Provenzano, è arrivata la deliziosa favola "Maruzza Musumeci". All'età di 82 anni lo scrittore siciliano si è concesso due sortite nel saggio e nella favola
Camilleri in vacanza da Montalbano
Ma l'ultimo romanzo è già scritto e custodito da Sellerio

Il re delle classifiche è sempre lui: Adrea Camilleri, 82 anni più che mai deciso a non cedere le armi. Ha solo permesso una pausa a Montalbano per concedersi due sortite nel saggio e nella favola. Da poche settimane era uscito Voi non sapete (Mondadori, pp. 212, euro 17) lucida, colta e ironica analisi del linguaggio dei pizzini di Provenzano, subito ai primi posti nelle vendite, ma quando è arrivata la deliziosa favola Maruzza Musumeci (Sellerio, pp. 151, euro 10) non c'è stata più gara. Il tono lieve di un Camilleri che risale ai suoi primordi con personaggi come il contadino Gnazio, immigrato di ritorno, e la moglie Maruzza, donna-sirena ha conquistato il lettore e il primo posto in libreria.
Tuttavia l'inventore di Vigàta non ha lasciato inoperosi né Zingaretti né Montalbano. L'attore - da lui amatissimo - è già al lavoro su quattro nuove fiction: La pista di sabbia, Le ali della sfinge, La vampa d'agosto e La luna di carta. Quanto a Montalbano la sorpresa è in fondo a quest'intervista. Ma cominciamo dalla favola.
Camilleri, come definire "Maruzza Musumeci"?
«Una vacanza. A 82 anni viene voglia di sparigliare, no?»
E' una favola scritta con amore, con la voglia di raccogliere gli elementi della vita.
«E' vero ed è una sorta di Bignami di quel che era stato Il re di Girgenti. Amore per la mia infanzia e la storia della mia terra».
Lei ha detto che il massimo che un autore può fare è scomparire.
«E' l'ideale, talvolta mi è capitato. Come ha scritto La Capria il mio sogno è stare a curarmi le unghie mentre la narrazione scorre indipendentemente da me».
Invece di recente ha scritto il saggio sui pizzini di Provenzano "Voi non sapete" la frase che il boss pronunciò davanti ai poliziotti che lo arrestavano. Che trova spiegazione nella cattura di Lo Piccolo?
«Credo che Provenzano intendesse dire: arrestando me finisce la tregua d'armi. Si ritorna alla mafia violenta. E non è un caso che la Confindustria siciliana abbia reagito, mi dicevano infatti che il livello di minacciosità della domanda mafiosa era arrivato a livelli insostenibili».
Quanta differenza vede tra i pizzini di Provenzano e quelli di Lo Piccolo?
«Quelli di Lo Piccolo in un certo senso li ho evitati perché m'è bastato fare una sorta di immersione totale nei pizzini di Provenzano per disgustarmi un po' della materia. So che c'era un decalogo di Lo Piccolo che però riassume già il comportamento del buon mafioso. Ricordiamo quanto Totò Riina disprezzasse per esempio l'infedeltà coniugale di Masino Buscetta perché era un "fimminaru"».
Insomma l'amore per la donna rimane un pretesto per mantenere il silenzio.
«La fedeltà all'istituto coniugale - più che l'amore - è un sistema di protezione. Ma questo capita anche agli agenti segreti perché uno con un'altra donna parla. Ricordiamoci che a Londra il povero ministro Profumo dovette dimettersi perché la sua bellissima amante era anche l'amante di un ufficiale sovietico per cui c'era il rischio che nel dopo-amore languoroso parlasse, dicesse delle cose scomode. E lo stesso è per i mafiosi».
Per Provenzano Dio è un codice segreto o un canale preferenziale?
«Altro che nominare il nome di Dio invano, Dio è nominato continuamente. Lui si crede dalla parte del giusto. Come tutti quelli che poi portano scritto "Gott mit uns", le cose finiscono male».
Oggi la mafia è più debole della camorra e della 'ndrangheta?
«Credo di sì, è stata o sta per essere soppiantata da altri generi di mafia che manco ci sognamo. I custodi dell'orto come Riina e Provenzano sono finiti. Non c'è più bisogno delle regole dell'affiliazione di una volta, basta conoscere la password».
Dunque il carisma di Provenzano resterà un ricordo?
«Innanzitutto il boss lo doveva al suo doppio passato: un passato di killer spaventoso tanto che lo chiamavano "u tratturi". Nel libro ricordo quando il gruppo dei dissidenti tenta di farlo fuori e si dicono "se non ci riusciamo poi cosa succede, mio cugino davanti a lui teneva sempre gli occhi bassi?". Poi c'era la sua grande fama di mediatore. Un episodio che è venuto fuori e che mi ha divertito moltissimo è che nel periodo critico della camorra napoletana Provenzano viene chiamato a mediare. Infine anche per riuscire a convincere alla strategia dell'immersione gente come Lo Piccolo e Matteo Messina Denaro, ce ne vuole di carisma!»
Il rapporto politica e mafia, le sembra sbiadito o più sottile e sommerso?
«Bisogna che stiano più accorti, ma la mafia non è un istituto di carità, se ti dà i voti poi pretende qualcosa in cambio».
Perché nei gialli di Montalbano la mafia compare appena?
«E' un rumore di fondo affinché sia chiaro che non ne nego l'esistenza. Ma non mi appaio ai romanzieri di serie C che si sentono obbligati a parlarne per contornare le loro storie. Ci sono stati grandi romanzi come Il Padrino e personaggi indelebili come il mafioso Don Mariano Arena ne Il giorno della civetta di Sciascia. Quello che divideva le persone in uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraqua».
Poi arriva "Il capo dei capi" a Canale 5 e non c'è il contesto! Sembra una cosa di un altro mondo, senza sfondo sociale. Uno che lo vede senza sapere nulla può pensare che Riina è in fondo simpatico e che Ciancimino è una vittima.
«Non l'ho visto ma mi hanno detto tutti che è ignobile, una specie di agiografia».
Montalbano è un debito?
«Sì, verso Manolo Vázquez Montalbán. Quando stavo scrivendo Il birraio di Preston, siccome mi risultava una pizza mortale, mi capitò fra le mani Il pianista di Vázquez Montalbán dove il tempo del racconto è del tutto alterato e mi illuminò, mi diede la strada per strutturare Il birraio. Così poiché stavo scrivendo anche il mio primo giallo, e avevo due nomi in testa, Montalbano e Cecè Collura, per gratitudine mi decisi per Montalbano. Di Cecè Collura ho poi pubblicato otto raccontini sulla Stampa».
Montalbano dunque è il serial killer di altri personaggi?
«No, piuttosto mentre ho alcune idee e sto scrivendo di qualche altra cosa, spunta Montalbano in testa e mi dice perché non scrivi ancora di me che ti fa guadagnare ed avere fama?»
A volte si parla del declino del romanzo giallo, invece sembra che stia andando in discesa forse anche troppo?
«Il problema è che siccome il genere giallo è diventato una sorta di macchinetta allora c'è un'inflazione. Quello che è invece stato il punto forte di questi romanzi miei e di altri, europei - per esempio per la Grecia il commissario Costas Charitos di Markaris, Pepe Carvhalo di Manolo, l'ispettore Alì di Driss, nella sponda magrebina - è che questo giallo mediterraneo era un pretesto per contrabbandare altre cose. Diciamolo francamente. Bisogna scrivere un giallo con la gerla sulle spalle come i contrabbandieri di una volta».
Quanto deve a Simenon? Lei dice che le ha insegnato a seminare indizi nel momento giusto.
«Moltissimo. Negli anni '60 non pensavo di scrivere ma produssi per la Rai la serie dei Maigret con Gino Cervi e lo sceneggiatore era Diego Fabbri, un grande commediografo. Da quel momento gli fui accanto e vedevo come sceneggiava. Faceva un lavoro di destrutturazione del romanzo giallo e di ristrutturazione in forma televisiva. Per me è stato come andare a bottega».
Prima ha citato Sciascia ma non Pirandello. Perché a Pirandello non può dare del tu?
«Forse, ma poiché parlavamo di giallo e Sciascia è uno dei primissimi ad averlo sdoganato in Italia, è più facile citarlo. In un libro su di me appena uscito, Gianni Bonina dice che tutti e due lavoravamo nello stesso studio d'architettura gestito dal prof. Pirandello. Ha ragione».
Lei è ancora marxista ?
«Certo. Tempo fa ho fatto una traduzione di una nota di Marx che parlava di quanto il delitto rende alla società, ma non sapeva quanto sarebbero stati di moda gli scrittori di gialli».
Le piacerebbe che le dicessero che lei è uno dei pochi autori nazional-popolari?
«Mi piacerebbe ma non me lo dice nessuno. Invece io sono veramente gramsciano altro che Pippo Baudo».
Concludendo, Montalbano non si ferma con "La pista di sabbia"?
«Nooooo! Il destino di Montalbano è già scritto. L'ultimo romanzo del commissario c'è già da tre anni. Siccome mi balenò l'idea di come farlo finire, l'ho scritto e l'ho dato a Elvira Sellerio (che lo custodisce). E' come dire il massimo che può tirare la fisarmonica. Dopo di che, dentro ci stanno ancora alcuni Montalbano».
Sergio Buonadonna
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 5.12.2007
L’intervista. L´attrice presenta "Carnezzeria". E anticipa un esperimento di scrittura
Un romanzo per Emma Dante
"Non esiste una seconda dimensione della mia scrittura perché la mia impronta resta teatrale"
"Palermo è una città infame che non aiuta i suoi figli: provo molta rabbia e vedo invidia ghetti, rifiuto"
L´autrice e regista presenta oggi "Carnezzeria" il libro che raccoglie i suoi testi teatrali sulla famiglia e svela che sta scrivendo il suo primo romanzo
"Via Castellana Bandiera racconterà la sfida assurda tra due donne in automobile"

Dice che la sua Palermo è una città infame. Un luogo di miseria morale che attraverso il filtro della sua rabbia diventa carne e sangue sul palcoscenico, per dare corpo alle sue madri assassine, alle sue famiglie malate, ai suoi picciotti cattivi. Emma Dante appartiene a quella schiera di autori che ha fatto della palermitanità più estrema il suo manifesto artistico.
E così "Carnezzeria", il libro che raccoglie la sua trilogia sulla famiglia (e che si presenta alle 18,30 da Broadway), racconta la favola crudele della sua Palermo nera. È la città cannibale di "mPalermu", "Carnezzeria" e "Vita mia", i tre spettacoli che hanno lanciato Emma Dante nell´orbita internazionale della scena e che l´editore Fazi ha riunito in un volume con la prefazione di Andrea Camilleri.
[…]
Scrive Camilleri nella prefazione di "Carnezzeria" che il suo dialetto "non solo nasce coi personaggi stessi, ma senza di esso i personaggi non esisterebbero"...
«Il dialetto è il modo migliore per raccontare la strada, per raggiungere lettori e spettatori che per me sono le persone che incontro ogni giorno».
Ma al di là della prefazione, cosa le ha detto Camilleri?
«Lui è stato mio insegnante all´Accademia d´arte drammatica quando non era ancora lo scrittore celebrato di oggi. Non ha mai visto i miei spettacoli ma ha letto i testi: ma da quello che scrive è come se li avesse visti tutti esattamente per come li ho rappresentati».
[…]
Mario Di Caro
 
 

7.12.2007
Camilleri, Montalbano e la morte
In libreria
 
 

Più libri più liberi, 8.12.2007
Alle 20:00, alla Sala Diamante (Palazzo dei Congressi di Roma), incontro con Andrea Camilleri. Coordina Masolino d'Amico.
 
 

Adnkronos, 8.12.2007
Notiziario novita' editoriali

[…]
ALLA SCOPERTA DEL 'LABORATORIO' DI ANDREA CAMILLERI
Roma - Studiare le origini della narrativa di Andrea Camilleri, il papa' del commissario Montalbano. Studiare le sue scelte narrative. Evidenziare i passi fondamentali della sua arte. In altri termini, entrare nel ''laboratorio'' dello scrittore siciliano, per catturare i suoi segreti e i suoi trucchi. Ecco quali sono gli obiettivi del saggio del giornalista catanese Gianni Bonina ''Il carico da undici. Le carte di Andrea Camilleri'', pubblicato da Barbera editore.
Una ricca intervista e le trame dei suoi libri. Sono questi, dunque, gli elementi fondamentali che caratterizzano l'opera di Bonina. Si inizia con il romanzo, ''Il corso delle cose'', pubblicato nel 1978 ma scritto dieci anni prima. In realta', come nota l'autore, il romanzo condensa motivi, temi ed elementi portanti della narrativa successiva. L'ambientazione che Camilleri sceglie, infatti, e' quella di Porto Empedocle. La scelta, pertanto, cade proprio sulla citta' in cui e' nato e che ben presto si trasformera' nella Vigata del commissario Montalbano.
Da qui, vengono presi in considerazione tutti i romanzi e le opere che hanno segnato la sua produzione letteraria. ''Il commissario Montalbano - scrive Bonina - e' nipote del maresciallo Corbo de 'Il corso delle cose' e figlio, come vedremo, del delegato Pugliesi de 'Il birraio di Preston'. Al pari di Corbo, anche Montalbano ha una concezione eretica della giustizia''. Una delle sue qualita' piu' apprezzate e' il modo in cui conduce e gestisce le indagini. Salvo Montalbano non si ferma mai alle verita' apparenti e superficiali. Cerca di indagare al di la' delle versioni di comodo. La descrizione dettagliata delle opere di Camilleri, infine, e' completata da una lunga intervista nel corso della quale vengono messi in luce i dati salienti della letteratura del maestro di Porto Empedocle.
[…]
 
 

L’Arena, 8.12.2007
LE INIZIATIVE DE L’ARENA. Il primo volume raccoglie 30 racconti. Sarà in vendita con il quotidiano a 6,90 euro
Un Natale di lettura con i gialli di Camilleri
Ogni lunedì dal 10 dicembre in edicola con il nostro giornale il racconto di un caso risolto da Montalbano

È il commissario più famoso d’Italia. Le sue inchieste sono state tradotte in diverse lingue con oltre dieci milioni di copie vendute e un grandissimo successo in tutto il mondo. È diventato persino un eroe televisivo con una serie tutta sua. Montalbano è il personaggio di Andrea Camilleri più amato dal grande pubblico. Le sue avvincenti storie arriveranno in edicola con «L’Arena» a partire da lunedì 10 dicembre. Per un mese intero, a cadenza settimanale fino al 31, il lettore troverà in esclusiva abbinati al quotidiano, al prezzo speciale di 6,90 euro, i volumi che hanno consacrato all’immortalità il commissario di Vigàta.
Si parte lunedì prossimo con «Un mese con Montalbano» (1998): trenta racconti che narrano diverse situazioni, trenta momenti di vita del commissario, di un paesino siciliano, di una realtà di uomini e donne che hanno in qualche modo a che fare con il crimine. Il volume raccoglie un campionario di delitti, premeditati o preterintenzionali, inscenati, minacciati o semplicemente simulati. Qualche volta Montalbano arriva in tempo, a volte arriva troppo tardi.
Ma capita anche che l’intelligenza e la ragione non bastino, insieme, a spiegare il mistero delle azioni umane. I delitti sono d’amore, d’interesse, mafiosi o d’ambizione, di logorante quotidianità o di esplosivo furore, vari come sono diversi gli autori: vecchi, giovani, uomini o donne. Unico denominatore comune di tanta diversa umanità criminale è Salvo Montalbano che cerca di contrastare la ferocia della vita con le sue armi: l’intelligenza, l’ironia, la pietà.
Si prosegue il 17 con «La prima indagine» di Montalbano (2004), un passo indietro nel passato del commissario. In tre lunghi racconti lo scrittore siciliano traccia il ritratto di un Montalbano poco più che trentenne, alle prese con le ingenuità, le intemperanze e i moti del cuore della gioventù. Nella prima, «Sette lunedì», il commissario deve risolvere un caso bizzarro e piuttosto inquietante: uno strano killer uccide animali che evocano terribili profezie della Cabala, lasciando inquietanti messaggi su semplici "pizzini" di carta quadrettata. Il secondo racconto, «La prima indagine di Montalbano», ha inizio in un paese dell’entroterra, dove l’allora giovane vice commissario è in attesa della promozione e del trasferimento ad altra sede.
Qui ha luogo la prima indagine in qualità di commissario, al centro della quale appare una ragazza troppo silenziosa e troppo intrigante. Infine, nella terza storia, «Ritorno alle origini», Montalbano si dimostra il poliziotto assai più esperto dei precedenti romanzi, questa volta alle prese con il finto rapimento di una bambina di tre anni, sotto cui s’intuisce una laboriosa trama della mafia.
Montalbano è un personaggio che cresce, che cambia di avventura in avventura, che prova sentimenti umani. Nulla di strano, dunque, che abbia anche paura. Lunedì 24 esce in edicola «La paura di Montalbano» (2002). Sei nuovi casi da risolvere, sei differenti indagini che finiscono per sondare il cuore degli uomini. Tanti i personaggi e tante le storie, tra gli altri: la figura del maresciallo Verruso, formale, pignolo, in apparenza una specie di antimontalbano. Con un tremendo segreto da custodire. Montalbano indaga, perché come al solito, le cose non sono quelle che sembrano.
La collana di volumi si chiude (il 31 dicembre) con «Gli arancini di Montalbano» (1999). Venti racconti brevi che avrebbero potuto anche dilatarsi in romanzi e che contengono tutto il mondo del commissario: i "busillisi" (misteri) da risolvere, le "azzuffatine" con l’eterna fidanzata Livia, le "sbafate" alla trattoria di Calogero o sul terrazzino della casa di Marinella, le surreali telefonate di Catarella con l’immancabile esordio: "Lei pirsonalmente di persona è dottori?". Insomma, quattro imperdibili appuntamenti per gli amanti del giallo raccontato con stile e ironia.
Silvia Bernardi
 
 

Il Messaggero, 9.12.2007
Fiera del libro
Tutti pazzi per Vecchioni e Camilleri

Stand e presentazioni presi d’assalto alla Fiera dei piccoli e medi editori “Più libri più liberi”, in corso al Palazzo dei Congressi dell’Eur.
[…]
Altro bagno di folla in serata per Andrea Camilleri, che ha parlato con il critico Masolino d’Amico del suo ultimo romanzo “Maruzza Musumeci” (Sellerio). «Torno volentieri - dice - perché ritengo estremamente importante esserci. Sia perché la gente si sente più a suo agio in una Fiera così vivace che in libreria, sia perché ci sono piccoli editori per nulla marginali. E’ questa dimensione popolare che va mantenuta, è vincente».
Claudia Rocco
 
 

El País, 9.12.2007
"Me gustaría ser Sancho Panza"

Con 82 años, fuma sin parar, y dice que sus aficiones "son personas, no objetos inanimados. Por ejemplo, mis nietos son algo maravilloso". El médico le está complicando la vida con sus prohibiciones, entre otras, la buena mesa. Dice que ha empezado a hacer comer más a su comisario Montalbano por una especie de compensación. Sale una hora diaria al aire, "como los presos". En casa, lee y escribe.
Pregunta. En “Las ovejas y el pastor” no aparece Salvo Montalbano. ¿Se ha aburrido ya de él?
Respuesta. En absoluto. En Italia ha salido ya otro libro suyo, “La pista di sabbia”, que está en los superventas, y el año próximo habrá otro más.
P. ¿Y en qué le mete ahora?
R. Yo no me invento nada. Me fijo en dos o tres noticias de crónica negra, las recorto y luego empiezo a elaborarlas hasta que se convierten en otra cosa.
P. Montalbano tiene el dilema entre el corazón y la ley. ¿No coinciden casi nunca?
R. Casi nunca. La ley es una entidad abstracta, y el corazón es una cosa extremadamente precisa.
P. ¿Sigue su comisario sin abordar la Mafia?
R. Yo no quiero, deliberadamente. Pienso que un novelista que se ocupa de la Mafia le hace un servicio, porque cualquier escritura ennoblece al mafioso y hace de él un personaje fantástico; y es un grandísimo riesgo.
P. Usted nunca habría escrito “El Padrino”.
R. No, no, lo detesto. Los que mejor pueden escribir sobre ellos son los policías, los carabineros y los jueces que deciden la condena. Ésos son sus literatos.
P. ¿Montalbano es buen amigo de Pepe Carvalho?
R. Imposible. En la cocina se hubieran dado de palos. Porque a Montalbano le gustan las cosas tranquilas y genuinas. Estando en Barcelona con Manolo Vázquez Montalbán, y habiéndole visto comer morcilla, entendí lo que es Pepe Carvalho. Manolo era un genocida [ríe].
P. Es más civilizado su comisario: al menos no quema libros.
R. Pero Carvalho los quema tras haber razonado largamente sobre cuáles quemar. Es un hecho crítico.
P. Aunque a su poli se le dan peor las mujeres.
R. Carvalho las busca. Montalbano padece de fidelidad, enfermedad muy extendida en Sicilia, y muy mafiosa. Los mafiosos temen al hombre que no es fiel, porque puede ponerse a hablar con la amante y desvelar cosas.
P. Es que usted es muy cruel: le tiene a la novia en Génova.
R. Pues son los amores que duran más, porque para la convivencia se necesita voluntad de misionero. Habla quien este año ha hecho 50 años de casado.
P. Este verano recordó a Berlusconi sus inicios como cantante. ¿Se lo ha perdonado?
R. No lo sé, porque no tengo relación con él. Y, por otra parte, me importa un carajo.
P. ¿Cuándo se disolvió el PCI murió su corazón de izquierdas?
R. No. Mi corazón sigue siendo del PCI, a pesar de la muerte del PCI. Yo soy un viudo fiel.
P. “Las ovejas y el pastor” es una investigación histórica. Diez monjas mueren de inanición ofreciendo el sacrificio por su obispo. ¿Ya no quedan monjas como las de antes?
R. Me lo ha criticado mucho el actual obispo de Agrigento.
P. Quizá esté celoso, porque no tiene tanta monja dispuesta a dar su vida por él.
R. No creo que hoy encuentren diez monjas así.
P. ¿Mandaría a Montalbano a investigar en el Vaticano?
R. Creo que sería el único momento en el que se decidiría a presentar su dimisión.
P. En “La temporada de caza” dice: "Las mujeres son un mal sustituto de una buena paja". ¿Es misógino?
R. No puede imputar al autor lo que dice el personaje. Ninguna paja sustituirá jamás a una mujer.
P. ¿Y cómo nos ve?
R. Soy partidario de dar todo el poder a las mujeres, porque tengo total confianza en ellas.
P. Ha escrito ya el fin de Montalbano. Pero no se atreve a liquidarlo.
R. No muere, por si me trae mala suerte. Una vez en París, Manolo, Jean-Claude Izzo y yo hablamos de cómo hacer desaparecer a los personajes. Izzo hizo que su comisario, gravemente herido, fuera a la deriva en una barca; Manolo pensaba en un no retorno de Carvalho. Los dos han muerto y sus personajes han sobrevivido. Llegados a este punto, yo, tocando madera, hierro y otras partes anatómicas, he decidido no hacer morir a Montalbano.
P. ¿Usted tiene miedo a algo?
R. Ni siquiera a la muerte.
P. ¿Con qué personaje se identifica más: Don Quijote, James Bond o Indiana Jones?
R. Indiana Jones, en más divertido, y Bond, en menos, son dos imbéciles. Siendo un escritor de novela negra, comprenderá que piense que a un espía exhibicionista como Bond se lo liquidarían en cinco segundos. Don Quijote es uno de los libros más grandiosos que la humanidad haya concebido jamás, un inmenso regalo hecho al hombre. Pero yo no querría ser Don Quijote. Si acaso, me gustaría ser Sancho Panza.
P. ¿Por qué?
R. Porque no tengo el valor abstracto y la locura de Don Quijote. Creo que prevalecería en mí el jodido sentido común.
Karmentxu Marín
 
 

L’Arena, 9.12.2007
Andrea Camilleri
«Montalbano? Un killer degli altri personaggi»
Da domani fino al 31 dicembre in edicola con L’Arena quattro libri del commissario

Frequenta i piani alti delle classifiche senza vertigini e senza presunzione. Andrea Camilleri conosce bene la parola bestseller perché ormai, da anni, in classifica c’è sempre almeno uno dei suoi libri. I gialli di Montalbano hanno fatto il giro del mondo in dieci milioni di copie. E se l’editore Elvira Sellerio tiene in cassaforte il capitolo con la fine del famoso commissario, lo scrittore siciliano, classe 1925, non si ferma, e per il 2008 ha già in programma due nuovi racconti del commissario (Sellerio) e un romanzo, “Il tailleur grigio”, per Mondadori, in uscita a febbraio.
Da domani, invece, gli appassionati del celebre commissario potranno godersi i racconti che l’hanno reso famoso con la riedizione, in esclusiva per i lettori de L’Arena, di “Un mese con Montalbano”, “La prima indagine di Montalbano”, “La paura di Montalbano”, “Gli arancini di Montalbano” (in edicola ogni lunedì, fino al 31 dicembre, al prezzo speciale di 6,90 euro).
È proprio Andrea Camilleri a raccontarci cosa sono per lui queste quattro raccolte.
C’è una certa diversificazione tra loro. La prima contiene trenta racconti brevi in cui mi interessava tratteggiare una galleria di personaggi, più che scrivere una sequenza di episodi polizieschi. I quattro volumi contengono una progressione interna, tanto è vero che l’ultimo (“Gli arancini”) e il penultimo (“La paura”) sono costituti da racconti molto lunghi quasi da sfiorare il romanzo.
Che cosa ha determinato questa evoluzione?
Nel racconto breve mi muovo con una certa difficoltà perché Montalbano non è solo Montalbano, è anche il suo commissariato con protagonisti ben definiti e in un racconto, per forza di cose, devi eliminare dei personaggi ricorrenti. Per lasciare spazio a tutti, ho scelto l’allargamento del racconto fino a farlo diventare un romanzo breve.
Da cosa trae ispirazione?
Rubo tutto. Molto dalla cronaca nera. Il fatto di cronaca, in sé e per sé, è solamente uno spunto che viene da me istintivamente modificato non tanto per gli scopi narrativi, quanto per allontanarmi il più possibile dalla violenza della realtà.
Oltre alla cronaca nera?
Anche degli episodi che potrebbero sembrare insignificanti. C’è un racconto, ad esempio “Trappola per gatti”, che mi capitò veramente. Venne ospite a casa mia in campagna, una bambina tedesca. Disegnò su un foglietto di carta un uccellino che andò a mettere in mezzo all’erba. Le chiesi che cosa stesse facendo, e lei, con la erre tedesca, mi rispose: Trappola per gatti. È bellissimo. Nella sua mente, un uccello disegnato e messo sull’erba, può ingannare un gatto. Come vede, prendo ispirazione da tutto.
Tornando a Montalbano, chi è per lei?
Un amico-nemico. Amico nel senso che a lui devo molto. Nemico perché è altrettanto vero che è troppo invadente. Come ogni personaggio seriale, è un serial killer di altri eventuali personaggi. Si presenta e mi dice: «Io ti ho portato al successo, perché devi preferire a me un altro personaggio? Scrivi sempre di me». Bisogna ingaggiare ogni volta una piccola lotta.
Come sta, secondo lei, la letteratura italiana?
Io credo che stia bene. Non so perché gli italiani abbiano sempre la voglia di buttare giù quello che possiedono. Leggo spesso che la letteratura italiana è morta, ma abbiamo dei narratori, soprattutto giovani, di molta forza, di molta proprietà.
Ad esempio, cosa le piace?
Leggo belle cose, cose che mi piacciono. Non sono rimbambito a tal punto da prendere per buone cose che buone non sono. Mi piace Diego De Silva, ma anche il libro di uno straordinario giovane scrittore siciliano che suona in una band e che ha scritto dei suoi occhiali (Nino Vetri, Le ultime ore dei miei occhiali, ndr).
Ma devo dire che se ne fanno buoni incontri aprendo le pagine degli scrittori italiani. Magari non ti soddisfano compiutamente, ma che vai a cercare, il pelo nell’uovo?

 
 

BresciaOggi, 9.12.2007
Le grandi iniziative di BresciaOggi. Da domani in distribuzione con il giornale
Montalbano, un mese di grandi indagini
Quattro libri, tra i più famosi di Andrea Camilleri, tutti con protagonista il popolare commissario siciliano
II primo volume è una raccolta di trenta racconti: una serie di delitti d’amore, di mafia, d’interesse

Quattro libri di Andrea Camilleri, tutti con protagonista il commissario Montalbano, verranno distribuiti con Bresciaoggi - in acquisto facoltativo e con sovrapprezzo di 6,90 euro - a partire da domani. Il primo titolo in uscita è «Un mese con Montalbano»; seguiranno nei prossimi tre lunedì «La prima indagine di Montalbano», «La paura di Montalbano» e «Gli arancini di Montalbano».
Camilleri è un caso letterario consolidato cui si è aggiunto il successo della serie televisiva interpretata da Luca Zingaretti. L'intreccio poliziesco è solo uno degli appeal di una scrittura che parte dalla volontà di valorizzare la vita dei personaggi nella gestualità della lingua e dentro il fascino dei paesaggi di una Sicilia inconsueta e fuori dalle rotte turistiche.
Montalbano svolge il suo lavoro presso il commissariato di Vigata, cittadina sul mare in provincia di Montelusa (due nomi di fantasia che corrispondono nella realtà rispettivamente a Porto Empedocle e Agrigento), circondato dai fidi Augello, Fazio e Catarella. E' un commissario di grande ingegno, insofferente alla burocrazia e ai legami sentimentali, rifugge dagli apporti tecnologici della scientifica, non nasconde la sua debolezza per la buona cucina e l'attaccamento quasi morboso alla sua terra. Ha pietà per le vittime e per alcuni carnefici. Questi i punti fermi attorno a cui ruotano le variabili del caso e le indagini.
«Un mese con Montalbano» è una raccolta di trenta racconti che narrano i primi passi della carriera dell'investigatore. Una serie di delitti d'amore, d'interesse, mafiosi, di esplosivo furore o di logorante quotidianità, commessi da vecchi e giovani, belli e brutti, ignoranti e colti. Perchè nel delitto c'è un'equanimità assoluta.
Tre lunghi racconti sono al centro di «La prima indagine di Montalbano», mentre «La paura di Montalbano» è l'approfondimento di un personaggio che ormai per i lettori-telespettatori aveva il volto di Zingaretti. Qui le pagine definiscono i limiti di carattere (l'irritabilità) ma anche l'umanità profonda, la sua pulizia interiore, senza mai dimenticare gli aspetti sociologici del contesto sociale, come la penetrazione della mafia nella realtà politica ed economica siciliana. Infine «Gli arancini di Montalbano», altra silloge di racconti in cui il mistero trova sempre una soluzione grazie all'intuito del commissario e alla sua sensibilità di uomo, forse più che di investigatore.
Nino Dolfo
 
 

Apcom, 10.12.2007
Teatro/ Camilleri si racconta con le pagine dei suoi libri
Ospite giovedì a Ostia per rassegna 'Tra teatro e letteratura'

Roma - Nuovo appuntamento per la rassegna 'Tra teatro e letteratura', il progetto dell'Associazione 'Le Sirene' che fino ad aprile vedrà protagonisti consolidati ed emergenti della letteratura e del teatro italiano animare il Teatro del Lido di Ostia(Roma). Giovedì 13 dicembre, l'ospite della serata sarà Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano racconterà gli aneddoti poco noti della sua lunga carriera. Come regista teatrale Camilleri ha, infatti collaborato con Carlo Cecchi, Gian Maria Volonté, Carmelo Bene, e curato le prime messe in scena in Italia di testi di Pinter, Beckett, Adamov e Giraudoux. Sul piccolo schermo ha firmato come autore o sceneggiatore le serie poliziesche come il 'Tenente Sheridan' e il 'Commissario Maigret'. Ad affiancare Camilleri sulla scena Alessandra Mortelliti e Giovanni Greco che interpreteranno alcune delle pagine di 'Le parole raccontate', 'L'ombrello di Noè' e 'Il birraio di Preston'.
 
 

Adnkronos, 10.12.2007
Libri: 'Camilleri, Montalbano e la morte' pubblicato da Memori

Roma - Il 5 marzo del 2006 lo scrittore siciliano Andrea Camilleri spiego' di aver preparato l'ultimo romanzo di Salvo Montalbano, il suo personaggio letterario piu' riuscito e celebrato. Affermo' anche di aver scritto la puntata finale della sua saga stabilendo gli estremi della morte del commissario di Vigata.
Il manoscritto, disse, era stato affidato all'editore palermitano Sellerio.La pubblicazione, secondo le intenzioni di Camilleri, avrebbe dovuto aver luogo dopo la sua morte. La notizia fu rilanciata dalla stampa internazionale facendo il giro del mondo. Cosa sarebbe potuto succedere dopo la diffusione di questa notizia? E' questa la domanda che aleggia nel volume curato dal giornalista Thomas O'Malley, ''Camilleri, Montalbano e la morte. Cronaca di un sequestro finito male'', pubblicato dalla casa editrice Memori. Cosa sarebbe successo se, ad esempio, il manoscritto fosse stato rubato?
La storia ha inizio quando, sulla casella di posta elettronica di Sauro Colla, appare un messaggio enigmatico che contiene frasi scritte proprio da Camilleri. E' la prova che il suo manoscritto e' stato rubato. Contattata Elvira Sellerio a Palermo, Colla spiega la sua strana scoperta. La reazione dell'editrice e' allibita. ''E voi vorreste farmi credere - risponde ai suoi intgerlocutori - che un pazzo che si nasconde dietro nomi di allenatori di calcio trombati si e' rubato un manoscritto di Camilleri e ve lo manda a pezzi come le orecchie come le orecchie di un ostaggio? Elvira Sellerio accese l'ennesima sigaretta, si alzo' dalla scrivania e giro' verso la vetrata che guardava sui tetti di Palermo. La', oltre il vetro, si percepiva il tepore della primavera palermitana che esplodeva''.
 
 

Corriere della Sera, 11.12.2007
Esclusiva. Anticipiamo l’incipit della «Danza del gabbiano», nuovo romanzo dello scrittore che uscirà il prossimo anno da Sellerio
Lo strano risveglio di Montalbano
Andrea Camilleri torna al personaggio più amato
(Il testo è pubblicato per gentile concessione della Sellerio)
Andrea Camilleri
 
 

Palermo, Atelier Nuovo Montevergini, 11-16.12.2007
!Camilleri sono
Autobiografia in video, a cura di Gaetano Savatteri.
 
 

Giornale di Sicilia, 11.12.2007
Da oggi una mostra composta da foto, interviste inedite, filmini, reportage, manoscritti e libri
Divisa in tre sezioni. Si intolano: "Parliamo di me", "Parliamo d'altro", "Attorno a me"
Il Camilleri meno noto al Montevergini

Palermo. Il contadino «isa» gli occhi... l'ammazzato impestava l'aria mezzo «ammucciato» da una mac­chia di saggina... il respiro si «tiene», molto diventa «assà»; ipnotizzato, «alloppiato»; la tasca una popolana «sac­chetta»... e così via, parlando. Un dialetto terragno e verace, più simile alla lingua parlata di quanto poi lo sarà quello del buon Montalbano.
Andrea Camilleri correggeva così di suo pugno il primo romanzo, «Il corso delle cose», pubblicato dalla Lalli nel 1978: parole vergate a matita, una scrittura leggera come quella di un ragazzo, le lettere arcuate ed eleganti, gli accenti a conca. Questa sera, con le correzioni a margine, sarà in mostra durante «!Camilleri sono», carrellata storica sul Camilleri meno noto che si apre oggi alle 19 all'Atelier Montevergini.
«Quando scrissi "Il corso delle cose", nel '68, avevo ancora un amico, Nicolò Gallo, grande critico siciliano ed editor ­di Mondadori - inizia a raccontare Andrea Camilleri -, gli mandai il dattiloscritto e lui sparì per un mese e mezzo; ­pensai che non avesse avuto il coraggio di dirmi che faceva schifo. Poi gli telefonai, lui mi volle vedere subito e trovai il mio romanzo su un tavolo, accanto una pila di foglietti con le correzioni che Nicolò voleva propormi».
Quindi queste parole dialettali furono suggerite da Gallo. Alla luce del suo successo futuro, fu un’intuizione geniale.
«Come molte altre di Nicolò: lui trovava la mia prima stesura troppo elegante, consigliava di spingere più il pedale sul siciliano. Mi disse, “questa cosa non è né rossa né bianca”, dovevo tro­vare una strada definita».
Gallo la introdusse alla Mondadori...
«Mi disse, "io questo libro te lo faccio pubblicare non prima di un anno", e io mi misi alle spalle quei foglietti, volevo farli sedimenta­re, cercare un senso. Ma Nicolò morì e io quelle cor­rezioni non le feci mai».
Quando «Il corso delle co­se» si trasformò in tre puntate televisive con il titolo «La mano sugli occhi», la Lalli le chiese di pubblicare il libro.
«La loro edizione era conforme all'ori­ginale; ma anni dopo, quando Sellerio mi chiese lo scritto, ritrovai quei foglietti: nella mia testa avevo pubblicato tanti romanzi, mischiavo meglio dialetto e lingua, quindi le correzioni le accettavo, erano diventate un mio linguaggio. "Il corso delle cose" non è Montal­bano e non è un romanzo storico, ma è il mio primo scritto che crea una situa­zione. Mi muovo nel dialetto degli anni Sessanta, lonta­no dal parlato raffinato di Montalba­no».
Eccoci al famoso commissario, che in primavera ritornerà in campo. «La danza del gabbiano», tredicesimo ro­manzo della serie per Sellerio, si apre sull'uomo di una certa età, che ormai si sveglia all'alba e guarda quasi con noia al mondo che si ripete stancamente.
«Salvo Montalbano ha passato i 50, fa esperienza ed è stanco, come qualsiasi uomo - Camilleri non di­ce di più. Il commissario è invecchiato, come me, come tut­ti. Discorso diverso per i ro­manzi storici, quelli sono un eterno presente».
La mostra «!Camilleri sono» è composta da interviste inedi­te, filmini amatoriali, reporta­ge d'autore e cartoon, ma an­che foto, e libri, traduzioni, manoscritti, prime edizioni (parecchi forniti da Selllerio, altri dallo stesso Camilleri), per rac­contare l'inventore di Montalbano, certo, ma anche lo storico, il giornali­sta e lo sceneggiatore che ha da sem­pre grande dimestichezza con la tv.
Il percorso - curato da Gaetano Savat­teri con Giancarlo Macaluso, ideato da Piero Caldarera per Corimbo e realizzato da Monica Mirri - corre in ma­niera inversa, dai libri per tornare alla parola in video. La rassegna - inaugu­rata da Gianfranco Marrone, Silvano Nigro, Santo Piazzese, Gaetano Savatteri - è divisa in tre sezioni, «Parliamo di me», «Parliamo d'altro», «Attorno a me».
Simonetta Trovato
 
 

Corriere della Sera, 11.12.2007
In mostra a Palermo
Biografia per immagini di un gran siciliano

Dall'immagine alla parola, dal video alla pagina. Un percorso all'incontrario per conoscere il papà del commissario Montalbano. Filmati, interviste inedite, cartoni animati e film amatoriali dedicati ad Andrea Camilleri e alla sua opera: il materiale è in mostra da oggi dalle 19 e poi ogni giorno dalle 20, fino a domenica 16 dicembre nell'Atelier Montevergini di Palermo. «!Camilleri sono» è il titolo della rassegna che fa il verso al celebre «Montalbano sono» del suo personaggio, con tanto di punto esclamativo al posto sbagliato a sottolineare un approccio biografico inconsueto. Ideata da Pietro Caldarera per Corimbo, realizzata da Monica Mirri e curata da Gaetano Savatteri con Giancarlo Macaluso, la rassegna dedicata a Camilleri (nato come regista teatrale e televisivo) privilegia aspetti poco conosciuti della vita e della personalità dello scrittore siciliano.
(s.col.)
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 11.12.2007
La mostra
Camilleri al Montevergini un´autobiografia in video

Si inaugura oggi alle 19, all´atelier Nuovo Montevergini, la mostra-convegno "!Camilleri sono. Autobiografia in video", curata da Gaetano Savatteri con Giancarlo Macaluso. Dopo l´inaugurazione è previsto uno spettacolo teatrale con il coinvolgimento di attori siciliani. L´idea è quella di una mostra di filmati che raccontano la vita, le passioni e il successo dello scrittore di Porto Empedocle fin dagli esordi come regista teatrale e televisivo: filmati amatoriali, reportage e interviste ad Andrea Camilleri. La mostra sarà visitabile fino al 16 dicembre, ogni sera dalle 20 a mezzanotte con ingresso libero.
 
 

L'Arena, 11.12.2007
LE INIZIATIVE DE L’ARENA/2. Giallo di successo
Il primo giallo di Camilleri è andato a ruba
Lunedì il secondo libro della collana di Montalbano

Poche ore e il «giallo» finisce. È andato a ruba Un mese con Montalbano, la riedizione in esclusiva per i lettori de L’Arena della raccolta di racconti di Andrea Camilleri, uscito ieri nelle edicole abbinato al quotidiano. Primo volume di una mini collana di quattro, che raccoglie La prima indagine di Montalbano (il 17 dicembre), La paura di Montalbano (24 dicembre), Gli arancini di Montalbano (31 dicembre).
Chi ha già letto le avventure del celebre commissario non si è fatto sfuggire l’occasione di poter avere i quattro volumi in una nuova veste grafica. Chi invece ha conosciuto Montalbano con il volto di Luca Zingaretti, nella fortunata serie televisiva, ha colto l’occasione per avvicinarsi al personaggio con la penna del suo creatore.
[...]
S.B.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 12.12.2007
L'esposizione
Camilleri raccontato dai suoi appunti

Tutto quello che vorreste sapere su Andrea Camilleri finalmente è a portata di schermo e non solo, all´Atelier Montevergini (via Montevergini 20), dove ieri è stata inaugurata la mostra "!Camilleri sono". Con quel punto esclamativo al posto sbagliato, per raccontare il percorso inverso, che prende le mosse dai libri esposti per tornare alla parola pronunciata in video. Ideata da Piero Caldarera per Corimbo, la rassegna è curata da Gaetano Savatteri con Giancarlo Macaluso: si tratta di una vera e propria autobiografia per immagini di Camilleri (visitabile sino a domenica, ogni sera delle 20 in poi), sostanziata da quanto lo scrittore di Porto Empedocle racconta di se stesso. Divisa in tre sezioni intitolate significativamente "Parliamo di me", "Parliamo d´altro", "Attorno a me" (per ogni area, una serie di video che il visitatore può vedere e ascoltare), la mostra offre alcune chicche, come i manoscritti di Camilleri, le sue prime edizioni. E poi un corredo di traduzioni, video amatoriali, interviste in cui l´autore mette il suo cuore a nudo. Tra le curiosità, la bicicletta Kalòs realizzata ottant´anni fa e riprodotta in edizione limitata. Con queste due ruote, Camilleri durante i bombardamenti del 1943 da Serradifalco raggiunse Porto Empedocle, alla ricerca di notizie del padre.
s.f.
 
 

Teatro del Lido di Ostia, 13.12.2007, ore 18:00
Tra teatro e letteratura
Associazione Le Sirene in collaborazione con Biblioteche di Roma
Ospite Andrea Camilleri

Giunge alla quarta edizione la rassegna "Tra teatro e letteratura", un progetto dell'Associazione Le Sirene in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e con Biblioteche di Roma. Prosegue un percorso che mira a esplorare il confine tra generi diversi, ispirato da ricerche poetiche e letterarie eterogenee, cresciuto in questi anni con una vocazione multipla, ibrida, meticcia. Molti gli incontri in programma da dicembre ad aprile con autori affermati e nuovi protagonisti della scena contemporanea che sanno coniugare letteratura e performance, pagina letteraria e scrittura scenica.
Giovedi 13 dicembre, ad inaugurare la nuova edizione, curata da Giovanni Greco in collaborazione con Catia Castagna e Silvana Brotzu, sarà l'incontro con Andrea Camilleri.
Un eccezionale ritorno sul palco del Teatro del Lido per riprendere il viaggio alla scoperta degli aspetti meno noti della vita artistica del celebre scrittore, che arriva all'esperienza letteraria al culmine di una lunga e intensa storia teatrale, cinematografica e televisiva. Non a caso nella sua invenzione romanzesca si ritrovano la sapienza e la perizia di una frequentazione appassionata e di una pratica ultradecennale nella scena teatrale italiana del secondo Novecento. Come regista, Camilleri ha collaborato tra gli altri con Carlo Cecchi, Gian Maria Volonté, Carmelo Bene, e curato le prime messe in scena in Italia di testi di Pinter, Beckett, Adamov, Giraudoux. E' stato docente di regia e recitazione all'Accademia d'Arte Drammatica ‘Silvio D'Amico', di cui è stato anche allievo ai tempi di Nino Manfredi, Paolo Panelli e Bice Valori. Regista e sceneggiatore anche per la televisione, ha legato il suo nome a produzioni poliziesche come il Tenente Sheridan e il Commissario Maigret. Amante e profondo conoscitore dell'opera di Pirandello, è compaesano ed erede di una gloriosa genia di grandi siciliani come Sciascia, Vittorini, Bufalino, Pizzuto.
Grande affabulatore e avvincente cantastorie, Andrea Camilleri sarà affiancato in scena da Alessandra Mortelliti e Giovanni Greco, che leggeranno alcune delle pagine più ‘teatrali' tratte da "Le parole raccontate", "L'ombrello di Noè" e "Il birraio di Preston".
 
 

Nandropausa, #13, 13.12.2007
Andrea Camilleri, "Maruzza Musumeci", Sellerio, 2007, pp. 140, € 10
+ Gianni Bonina, "Il carico da undici", Barbera, 2007, pp. 618, € 15,90
Andrea Camilleri, "Le pecore e il pastore", Sellerio, 2007, pp.127, € 10
Andrea Camilleri, "Voi non sapete", Mondadori, 2007, € 212, € 17

Qualche sera fa leggevo il gigantico saggio su Camilleri scritto da Gianni Bonina, "Il carico da undici. Le carte di Andrea Camilleri", acquisto obbligato per chiunque sia interessato all'opera dell'autore di Porto Empedocle. La sezione centrale del libro è occupata da una lunga, lunghissima intervista a Camilleri. A un certo punto si giunge a parlare de "La presa di Macallè", e il maestro dice:
"Qualcuno l'ha preso per un romanzetto erotico, anzi c'è stato chi l'ha addirittura classificato come pornografico. Una cantonata inspiegabile o troppo facilmente spiegabile. Ne sono rimasto, lo confesso, profondamente offeso. Per fortuna altri, sebbene pochi, l'hanno letto nel modo giusto: i Wu Ming, Grimaldi..." (p. 385)
E' una grossa soddisfazione vedere che Camilleri ritiene il nostro il "modo giusto" di leggere uno dei suoi libri più importanti, forse il meno compreso (o compreso fin troppo bene e dunque scuncicato).
Camilleri è un autore necessario. Presto o tardi, chiunque in Italia si occupi di narrazione con serietà (ergo "non-seriosità") dovrà fare i conti con quanto Camilleri ha realizzato: dedicarsi alla sperimentazione (anche dura) nella lingua e nella struttura narrativa ottenendo però un enorme, quasi osceno, priapesco successo di vendite, per giunta trattando temi incomodi, politicamente incandescenti.
Sono d'accordo con Bonina: nello sperimentare, Camilleri ("a stare ai risultati utili") è andato "oltre il Gruppo 63". Di fronte al paragone - che può stupire, anzi, sicuramente stupirà chi non abbia presente il corpus delle opere camilleriane - il maestro si schermisce tanticchia (lo fa spesso, lungo il corso dell'intervista) e precisa:
"Piano, piano. Io ai lettori ci tengo e non faccio niente che non capiscano. Il massimo mio azzardo - e sapevo che avrebbe avuto reazioni negative - è stato "La presa di Macallè", ma riguardava i contenuti e non il linguaggio" (p. 460).
Affermazione curiosa, da parte di uno scrittore che ne "La mossa del cavallo" scatena flussi di coscienza in un genovese impervio e stretto, senza fornire al lettore il minimo appiglio; ne "Il re di Girgenti" crea impasti lessicali siculo-ispanici e seicenteschi; ne "La scomparsa di Patò" trascina grafica e impaginazione all'interno della sintassi del testo, come elementi passibili di analisi logica; in "Privo di titolo" tratta alcuni capitoli come fossero filmati visti alla moviola; infine, proprio ne "La presa di Macallè", percuote e catamina l'italo-agrigentino, lo arrisacca fino a renderlo quasi inintelligibile. Quasi.
Da notare che non ho nominato nessuno dei romanzi con protagonista Montalbano. Ritengo che i libri di Camilleri più interessanti siano quelli esterni alla serie. Montalbano, col suo grande appeal commerciale, svolge il compito di garante della pubblicazione degli altri libri, che a loro volta entrano in classifica, e a buon diritto. Lo ha già detto qualcuno: con Montalbano Camilleri fa solo sesso, cose vastase; con gli altri libri è vero amore.
Il 2007 è stato un anno di intensa prisenza camilleriana nelle top charts e nelle polemiche. Oltre ai tre libri di cui sto per parlare - e al già citato lavoro critico di Bonina - sono usciti il Montalbano de "La pista di sabbia", l'apocrifo caravaggesco "Il colore del sole" e un'antologia di Pirandello a cura di. Un'offensiva militare su larga scala con cinque (sei) libri che più diversi non potrebbero essere. Un'impresa che nessun altro autore sarebbe libero non dico di tentare, ma nemmeno di pensare. Noialtri WM nel 2008 avremo quattro uscite in libreria, ma al confronto di Camilleri siam poveri dilettanti.
Nel marzo scorso il "saggio narrato" "Le pecore e il pastore" ha mandato su tutte le furie Santa Romana Chiesa, piazzando la lente d'ingrandimento sopra un certo fatterello, rivelando che appena ieri (1945) membri del clero regolare di questo paese organizzarono un sacrificio umano, nel caso specifico un suicidio collettivo. Le suore di un convento di clausura chiesero e credettero di ottenere da Dio uno scambio: anziché prendersi la vita di un VIP della gerarchia ecclesiastica, il Padreterno fu persuaso ad "accontentarsi" delle vite di dieci monache, assistite fino alla morte in un digiuno a oltranza, niente cibo né acqua. Il personaggio da salvare era il vescovo di Agrigento Giovanni Battista Peruzzo, in agonia dopo un attentato (e ignaro dell'iniziativa delle suore).
Quante anime di femmine servono per il controvalore di quella di un maschio? Il rapporto è di dieci a uno, come nelle rappresaglie naziste. L'orrido episodio incapsula e illumina l'ipocrisia, l'ignoranza superstiziosa, la tracotanza ideologica e il cancrenoso sessismo del clericalismo di ieri e di oggi. Camilleri ha scritto il libro nei giorni della persecuzione congiunta Stato/Chiesa nei confronti di Piergiorgio Welby, con tutte le ramanzine sulla "santità della vita", sul fatto che "nessuno è padrone della propria morte", sul "laicismo che pretende di sostituirsi a Dio" etc.
Chiaro, un libro da solo non cambia nulla, ma è stato bello vedere i ratzisti aggiarniare, scantarsi, sdunare e acchianari mura lisci pur di negare l'accaduto.
Pochi mesi più tardi, lo storico Sergio Luzzatto ha mandato in libreria la sua inchiesta storica su Padre Pio (a.k.a. l'uomo dell'acido fenico) e lo spettacolino di cabaret inquisitorio si è trasformato in una Woodstock di isteria, sputazza e minacce di morte.
Bisogna continuare, infilare non un dito ma entrambe le mani nelle piaghe della devastazione culturale operata in Italia da stregoni, baciapile e comitati di catto-affari. La protervia di costoro ha da tempo ri-superato ogni livello di guardia.
Dopo l'estate è arrivato in libreria "Voi non sapete", vocabolario ragionato dei pizzini di Bernardo Provenzano.
Camilleri ha già dimostrato diverse volte di saper trarre il meglio dall'ordine alfabetico (cfr. il glossario in appendice a "Un filo di fumo"; la raccolta di proverbi "Il gioco della mosca"; il dizionario di aneddoti teatrali "Le parole raccontate"). Tra epifanie, sparizioni, allusioni stratificate, morti finte, malattie vere, degenze clandestine e costruzioni sintattiche di ultra-avanguardia (in realtà di estrema retroguardia ma è la stessa cosa, basta invertire la direzione), in "Voi non sapete" Camilleri ricostruisce il mondo di Provenzano, contesto socio-linguistico in cui l'esortazione "Ditemi se andiamo incontro a un Santo Natale" ha un obliquo significato di minaccia.
Quella dei "portapizzini" è una rete di comunicazione intricata e sofisticata, intercettabile a fatica, inoltre ciascun biglietto da o verso Provenzano è linkato per vie dirette o traverse a tutti gli altri, è un grande ipertesto cartaceo, un wiki mafioso i cui autori sono nascosti dietro cifre ancora misteriose. Camilleri riprende le intuizioni e analisi di Palazzolo e Prestipino, autori del saggio "Il codice Provenzano" (Laterza, 2007), e le rielabora inserendo arregordi personali, piccole arguzie e stratagemmi da grande divulgatore e narratore popolare. Preso da solo, "Voi non sapete" non è certo uno dei Camilleri imprescindibili, eppure nel contesto della sua opera svolge un ruolo preciso e ha una collocazione meno periferica di quel che sembra.
Nemmeno qui mancano stoccate al clero: Camilleri ricorda che il cardinale Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo dal 1946 al 1967, sostenne più volte che la mafia non esisteva ed era soltanto una malvagia invenzione dei comunisti. Compaiono macari preti e frati: confessano i latitanti e talora li nascondono, coprono le fughe, cancellano le tracce. Per approfondimenti rimando alle voci "Gesù Cristo", "Preti" e "Religiosità".
Con "Maruzza Musumeci", l'ex-regista teatrale e televisivo propone ai lettori una delle sue operazioni più estreme sotto gli aspetti stilistico, linguistico e macari tematico, un convinto sfondamento nel visionario, nel mitologico e nel soprannaturale.
In una lingua agrigentina carica di arcaismi, Camilleri racconta la storia di Gnazio Manisco, emigrante a New York che torna a Vigàta a fine Ottocento e compra un terreno, lingua di terra che si protende nel mare e si chiama Contrada Ninfa. Lì si mette di buona lena: rende la terra coltivabile, compra animali e, davanti a un ulivo millenario, si costruisce d'intuito una casa che sarà per lunghi anni un work in progress, fatta di cammare cubiche di tri metri per tri accostate o sovrapposte l'una all'altra. La casa dà le spalle al mare, e anche gli arboli del campo ammucciano la vista del mare. Il mare è a pochi metri ma non si vede. Perfetto, perché Gnazio è talassofobico, lo scanta l'acqua salata, e anche quando ha attraversato l'Atlantico - andata e ritorno - non è mai uscito da sottocoperta.
Viene il giorno che, passati da un pezzo i quaranta, Gnazio decide di prender moglie. Poiché non canosce fimmine, si rivolge alla Gna' Pina, guaritrice che ambula con un sacco pieno d'erbe e rimedi naturali. Grazie a questa mezzanìa, Gnazio canoscerà la bellissima Maruzza Musumeci e la sua inquietante bisnonna, Minica, anzianissima eppure atletica e dalla voce arrapante.
Maruzza e Minica hanno sembianza di donne ma sono creature anfibie, il loro lignaggio è quello delle sirene che incantarono Ulisse, tra loro parlano con versi dell'Odissea. Per perpetuare la loro specie, le sirene scelgono come sposi uomini che non vadano per mare, non abbiano interesse per il mare, non impazziscano sentendo il loro canto. Uomini che, come Gnazio, siano l'esatto contrario di Ulisse.
Gnazio non canoscerà mai fino in fondo i segreti di Maruzza, né gli interessa scoprirli. Accetta la sua donna per quel che è, con tutte le sue strane abitudini, perché gli basta il grande amore che li lega. La coppia troverà un modus vivendi e avrà dei figli. Figli che...
Libro piccolo di grande poesia, "Maruzza Musumeci" abita un loco che "non appartenni né alla terra né al mari, è il loco indove ponno capitare tanto le cose che capitano 'n terra quanto le cose che capitano 'n mari."
L'ho letto assittato su una panchina degli Upper Barrakka Gardens, La Valletta, Malta, un'altra lingua di terra protesa nel mare, un azzurro pomeriggio di dicembre, la copertina del libro rivolta all'Europa.
Subito di fronte a me, la distesa del Mediterraneo.
Contrada Ninfa era là, cento miglia a nord-ovest, appena oltre l'orizzonte.
Caravaggio aveva coperto la distanza in dieci giorni, quattrocent'anni prima.
Ma questo è già un altro libro di Camilleri, e non l'ho ancora letto.
[WM1]
 
 

Corriere della Sera, 13.12.2007
Incontro. Il magistrato Carofiglio e «L' arte del dubbio»
«A casa le domande le faccio solo al cane»
«Ma i miei interrogatori sono un bestseller»

Dove si trovava domenica scorsa? Se fosse un vero interrogatorio la prima domanda sarebbe questa. Gianrico Carofiglio, 46 anni barese, magistrato e scrittore, domenica era - lo dicono i dati Demoskopea/Corriere - in vetta alla classifica dei libri più venduti in Italia con il suo manuale per interrogatori «L' arte del dubbio» (Sellerio, pp. 256, 11 euro). Davanti a Ken Follett, sopra Hosseini e Camilleri. Fa effetto stare più in alto di tutti? «Dà una leggera vertigine, perché negarlo. Finché dura...».
[…]
Severino Colombo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.12.2007
Musica, video e recital due notti per salutare il "Palermo festival"
Cala il sipario sulla terza edizione della rassegna con una maratona che prevede tra l´altro il live degli Akkura e un omaggio a Camilleri

La terza edizione del "Palermo teatro festival" chiude i battenti e saluta il pubblico al Nuovo Montevergini con un lungo weekend di musica, spettacolo e recital dedicati a Camilleri. Si chiama "Una festa lunga 48 h", questa maratona di spettacolo che comincia stasera alle 22 e proseguirà domani alla stessa ora, tra il teatro allestito con addobbi natalizi e l´atelier dove fino a domani prosegue l´allestimento video "!Camilleri sono". «Come da tradizione, il momento conclusivo della rassegna è una grande festa - dice il direttore organizzativo Alfio Scuderi - un modo per salutare gli artisti che hanno partecipato e il pubblico che ha affollato gli spettacoli in cartellone e le serate all´Atelier».
[…]
Domani, invece, la musica dal vivo s´intreccerà con le parole di Camilleri e in contemporanea all´atelier sarà possibile vedere il percorso audio-visivo dedicato al padre di Montalbano. Alle 22 si comincia in sala teatro con una performance costruita su alcuni racconti poco conosciuti di Camilleri: cinque piccoli «scritti quotidiani» in cui lo scrittore di Porto Empedocle interpreta e racconta fatti di cronaca come un moderno cantastorie. Così Rory Quattrocchi leggerà "Il giorno che i morti persero la strada di casa", Giacomo Civiletti "A noi poveri anziani lasciate almeno i vizi", a Marcello Mordino toccherà "Il ribaltone sotto le lenzuola" e a Maurizio Spicuzza "Il galateo perduto delle stagioni". Le letture saranno accompagnate dalle musiche degli Akkura, composte per l´occasione e chiuse da un brano inedito ispirato a Camilleri. Poi gli Akkura, ovvero Riccardo Serradifalco alla voce e chitarra, Sergio Serradifalco al contrabbasso e cori, Salvo Compagno alle percussioni e cori, Fabio Finocchio alla batteria, Marco Terzo al trombone e Claudio Montalto alla tromba, si lanceranno nel loro genere, ironicamente definito «musica da crociera», in realtà un folk d´autore e jazz alternativo. Per l´occasione presenteranno al pubblico alcuni brani da "Zaun", il nuovo album, da "Passivamente appassionati" a "Città in basso" e "Criminale banale". La due giorni al Montevergini sarà anche l´ultima chiamata per visitare "!Camilleri sono" all´atelier: una autobiografia per immagini e video, curata da Gaetano Savatteri e Giancarlo Macaluso, che racconta la vita, le passioni, il successo e le idee dello scrittore.
Laura Nobile
 
 

Villaggio Globale, 15.12.2007
Denuncia del Gruppo di Coordinamento per i Cani di Porto Empedocle
Nella città di Montalbano si torturano gli animali
Secondo l'associazione sono ormai innumerevoli le segnalazioni di turisti italiani e stranieri che hanno deciso di non metter più piede in una Regione dove si rischia di vedere scene raccapriccianti di maltrattamenti sugli animali, e dove si rischiano costantemente incidenti stradali per la presenza di cani vaganti

L'ennesimo cane torturato ed ucciso è stato trovato a Porto Empedocle (Agrigento) il 12 dicembre 2007, in Via Lincoln. Non ci sono parole per esprimere l'orrore di questa esecuzione. Il cane, una giovane femmina, è stato assassinato con un cuneo di legno introdotto a forza nelle fauci che evidentemente ha sfondato all'animale il cranio dall'interno. Il cadavere presentava parecchio sangue proveniente dalle orecchie. Il povero cane è stato inoltre privato dei suoi ultimi respiri con alcuni giri di nastro adesivo e lasciato in strada ad agonizzare.
Si rileva come in alcune zone italiane, in particolare la Sicilia, nonostante esistano da anni Leggi specifiche sul maltrattamento agli animali e sul randagismo, le stesse Leggi vengano costantemente disattese sia dalle istituzioni, sia da chi dovrebbe controllarne l'applicazione, che dai cittadini.
Porto Empedocle è la cittadina famosa per essere stata descritta con il nome di fantasia di «Vigata» nei racconti il cui protagonista è il Commissario Montalbano, scritti dal famoso autore Andrea Camilleri. Siamo sicuri che se Montalbano, il quale aveva adottato un cane, esistesse veramente, farebbe il possibile per scoprire il colpevole di questa crudele uccisione...
[…]
(Fonte Gruppo di Coordinamento per i Cani di Porto Empedocle – 339 1344014 – 340 3356512 – 328 0986299 - 349 3154238)
 
 

Il Sole 24 Ore, 16.12.2007
Giudicare dalla copertina
Montalbano è nel risvolto
In una strenna l’editore Sellerio ha raccolto le bandelle d’autore che Salvatore Silvano Nigro ha scritto per i libri di Andrea Camilleri. Con una prefazione dello scrittore, che anticipiamo.
Andrea Camilleri
 
 

Il Sole 24 Ore, 16.12.2007
Da Vittorini a Sciascia
Concentrati di romanzo

Si intitola “L'arte del risvolto. Dieci note di Salvatore Silvano Nigro per i libri di Andrea Camilleri” la strenna che l'editore Sellerio presenta ad amici e lettori nell'occasione del Natale 2007. Il libro riprende una tradizione che Sellerio avevano interrotto qualche anno fa: tirato in 300 copie, impreziosite ciascuna da un'incisione dell'artista Edo Janich, oltre alla "rispettosa" prefazione dello stesso Andrea Camilleri, si avvale anche di un acuto intervento di Salvatore Settis sul reale significato di un risvolto di copertina e su come andrebbe (e in questo caso è) fatto. La tradizione della bandella di copertina vanta, del resto, precedenti illustri. E c'è stato un tempo in cui non era un semplice soffietto pubblicitario da prendere con beneficio d'inventario - per non dire con aperta diffidenza o, se va bene, con sereno distacco. Anzi era il terreno sul quale si sono esercitate fior fior di intelligenze che sapevano descrivere al lettore, in pochissime righe, il punto di vista dell'editore, la ragion d'essere di quel libro e la tradizione nella quale si inscriveva. Basti pensare a Vittorini, che talora si permetteva addirittura il lusso di far trapelare persino un certo scetticismo sul testo che presentava, a Calvino e al suo incessante lavoro sui “Libri degli altri”. O a Sciascia, del quale proprio Nigro, nel 2003, ha raccolto in un volume bellissimo e sfortunato (fu vittima di un incidente giudiziario) i pensosi risvolti: “La felicità di far libri” (Sellerio).
Camilleri, del resto, continua a produrre libri e si presume che i risvolti di Nigro saranno ancora molti negli anni a venire. Nel 2008 uscirà già la nuova avventura di Montalbano (“La danza del gabbiano”, Sellerio), mentre è stata appena pubblicata una sapiente guida ai suoi romanzi firmata da Gianni Bonina (“Il carico da undici”, Barbera, pagg. 618, € 15,90). Fino a oggi, infine, è visibile a Palermo (Atelier Nuovo Montevergini) la mostra «!Camilleri sono. Autobiografia in video» curata da Gaetano Savatteri.
(s.sa.)
 
 

Petrona, 16.12.2007
Sunday Salon: Scent of the Night

I've taken all week to read a short book, "The Scent of the Night" by Andrea Camilleri (superbly translated by Stephen Sartarelli), finally finished it this morning. As ever with this series, set in Vigata, Sicily, the theme is that of rage against "progress", as the island becomes covered by the concrete of half-finished road schemes or construction projects. In "The Scent of the Night" the protagonist, Inspector Salvo Montalbano, becomes violent in his fury about the irrevocable change being forced upon his long-established way of life. He has two places where he goes to think: a rock on the jetty by the sea and an old olive tree. He finds himself driving late one night, drunk, and thinks he is at the crossroads where the olive tree grows. But he can't see it, and so thinks he must be mistaken as he comes across a band of asphalt. He goes to investigate, but can recognise nothing in the landscape that is familiar to him. Then, in a patch of moonlight, he sees a new house, finished but not inhabited. Montalbano stumbles to the back of the house, and cries out. "The great Saracen olive tree lay before him, moribund, having been felled and uprooted. It was dying. They had cut the branches from the trunk with an electric saw........He reached out and placed his hand over the space of a particularly wide gash. Under his palm he could still feel a slight dampness from the sap; it was oozing out little by little, like the blood of a man slowly bleeding to death". The rage felt and vengeance wreaked by Montalbano is fierce, and it is this violent mourning for a lost way of life which both haunts and drives all the books in the series.
Right at the end of "The Scent of the Night", Montalbano goes for a walk along the jetty for a cigarette at his customary rock. "He just wanted to sit there and listen to the sea swashing between the rocks. But thoughts come even when you do all in your power to keep them away. And the thought came into his mind concerned the Saracen olive tree that had been cut down. Now he had only the rock for a refuge. All at once, though he was out in the open air, he felt strangely as though he was suffocating, as though the space allocated for his existence had suddenly shrunk. By a lot."
 
 

La Nazione (Firenze), 17.12.2007
Festeggiati i 25 anni del centro storico fiorentino tra i patrimoni dell'Unesco

Firenze - Oggi Firenze ha celebrato i 25 anni di iscrizione del proprio Centro Storico tra i patrimoni dell'Unesco.
Il 17 dicembre 1982 il centro storico di Firenze è entrato nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO con le seguenti motivazioni: "questo eccezionale valore culturale, a buona ragione, avrebbe dovuto essere stato inserito nelle prime liste del Patrimonio Mondiale e qualsiasi giustificazione sarebbe stata pertanto impertinente e superflua. L'ICOMOS sottolinea il fatto che il Centro Storico di Firenze risponde ad ogni criterio stabilito dalla Convenzione".
[…]
L'Unesco, per fare conoscere e promuovere i propri siti italiani, ora può avvalersi anche del filmato "Magie dell'Italia, patrimonio dell'umanità", un video di 50 minuti che rappresenta i 41 siti italiani con immagini tratte da documentari originali integrate da brani di film girati da grandi registi: "Roma" di Fellini, "Al di là delle nuvole" di Antonioni, "Il giardino dei Finzi Contini" di De Sica, "Il Vangelo secondo Matteo" di Pasolini, "Camera con Vista" e "Un the con Mussolini" di Zeffirelli.
La voce narrante, su testi di Fernando Ferrigno, è di Giancarlo Giannini.
Il video, curato da Adriano Pintaldi e montato da Roberto Di Maggio, è arricchito da interventi illustri: tra gli altri, Dario Fo, Andrea Camilleri, Lina Wertmuller, Giovanni Veronesi.
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 17.12.2007
Da Totò a Maradona e a Merola: tre puntate su Napoli
La Rai guarda a Napoli e al Meridione
E Toni Servillo legge «Gomorra» di Saviano

«Su al Sud» è il programma di Raidue che parte il primo gennaio: tra i documenti proposti la visita di Mario Soldati alla casa di Croce

Napoli - Dopo «Nati a Milano» e «Giù al Nord» parte dal primo gennaio su Raidue in seconda serata «Su al Sud», un viaggio in otto tappe alla scoperta di quanto il Sud ha dato alla cultura italiana. Edmondo Berselli, autore del programma con Maurizio Caverzan e Andrea Quartarone, sarà la guida del viaggio alla scoperta dei contributi artistici, letterari, musicali e intellettuali che il Sud ha dato dal dopoguerra ad oggi. «Non sara' presentato un Sud frivolo o piangione - ha spiegato alla presentazione il direttore di Rai2, Antonio Marano - ma una realtà viva con la sua cultura e i suoi artisti». Edmondo Berselli ha sottolineato che dalle otto puntate «esce una specie di rappresentazione del pensiero meridiano, una luce ideale, mediterranea, soffusa intorno a tutti gli eroi. Perché il Mezzogiorno è fatto dagli individui, ma ogni individuo del Sud è circondato dall'alone della sua terra, del cielo, del suo mare».
Il programma è stato costruito grazie al prezioso materiale di repertorio della Rai.
[...]
Gli sbarchi nella storia, tra i quali quello di Garibaldi, caratterizzeranno una puntata sulla Sicilia. Si parlera' di mafia ma anche di Franco e Ciccio, di Andrea Camilleri, di Domenico Modugno e di Giuseppe Tornatore.
[...]
 
 

Il Sole 24 Ore, 18.12.2007
Intervista. Andrea Camilleri, scrittore
La Sicilia si guadagni un'altra possibilità
«La rivolta antimafia degli industriali? C'è una saturazione che sta traboccando»

«Montelusa? Pirandello la chiamava la morente cittaduzza. E io non posso che associarmi al professore. Noi di Vigàta ci andavamo solo perché c'erano la Prefettura, la Banca d'Italia e il vescovo. Ci capitai per via del liceo classico Empedocle. Ero una piccola peste e i miei genitori mi iscrissero al convitto vescovile. L'inferno durò tre anni: per costringerli a cacciarmi dovetti lanciare tre uova sul crocifisso della chiesa. La punizione fu così esemplare che per trent'anni mi sono svegliato di notte con i sudori freddi».
La voce macerata da milioni di sigarette è quella di Andrea Camilleri. Montelusa è Agrigento, rotolata all'ultimo posto nella classifica delle città italiane. Vigàta è Porto Empedocle, il paese di Camilleri.
Maestro, perché questo vizio della disputa infinita?
Se finisse la disputa bisognerebbe passare all'azione. Noi amiamo spaccare il capello in 18, non in quattro. Loro sanno che poi i soldi evaporano nel nulla. E così possono ricominciare da capo.
L'acqua arriva nelle case ogni 18 giorni. Possibile che sia un'emergenza perenne?
Era così anche ai miei tempi. Per fortuna a Porto Empedocle arrivava a giorni alterni.
E il numero abnorme di sportelli bancari?
Quello si spiega troppo bene. O non si spiega per niente.
La mafia?
Direi l'individualismo. Le racconto una storiella: una sera provavo una commedia di Pirandello davanti la sua casa. In fondo al viale c'era la caserma dei vigili del fuoco. Alle prove assisteva tanta gente, che aveva parcheggiato le macchine dove capitava. A un certo punto si sente la sirena dell'autobotte dei pompieri che squarcia l'aria. C'è un fuggi fuggi per spostare le auto, ma dall'autobotte si sporge un pompiere che dice: calma, stiamo portando l'acqua a casa dell'onorevole.
Perché non ci si ribella?
Torno a dire: individualismo. La passività è uno dei retaggi della cultura araba. Pirandello fu spietato con gli agrigentini che passeggiavano per via Atenea. Dementi, dice di loro. Ma il professor Pirandello chiudeva le finestre del suo studio quando sentiva fischiare i proiettili per qualche ammazzatina. Come mio nonno.
E lo scempio urbanistico?
Se lei mette le spalle al tempio della Concordia, quei palazzoni sulla collina sembrano una gigantografia sovrapposta. Una volta dal quartiere arabo di Rabatu e Rabateddu, dove Pirandello ambientò due novelle, si vedeva Pantelleria. Io non ci credevo. Lo chiesi a un vecchio del posto. Che ci mise la mano sul fuoco. «Ma fino alla seconda guerra mondiale», chiarì.
Non è triste sapere che le fiction dei suoi romanzi si debbano girare a Ragusa e Scicli?
Triste ma inevitabile. Nessuna persona dotata di raziocinio andrebbe ad abitare a Marinella. Lì c'è una casa sopra l'altra.
Una volta fermarono un sindaco di Agrigento che stava costruendo una villetta nella Valle. Io mi indignai e lo dissi a un giornale. Sa che rispose il sindaco? Si vede che Camilleri manca da troppo tempo...
Forse dobbiamo arrenderci all'idea di essere incivili?
Lei così mi provoca. Noi siamo come i cani bastardi: più intelligenti degli altri. Tredici dominazioni ci hanno arricchito il sangue. E, come diceva Sant'Agostino, ci crediamo come il Padre eterno pensa a se stesso pensante.
Che idea si è fatto della rivolta antimafia degli industriali?
La gente è stanca. Bernardo Provenzano pilotò l'inabissamento di Cosa Nostra. Ingabbiato Provenzano, ogni cosca ritenne di agire liberamente. Più superba che prìa, direbbe Petrolini. Torna tutto a onore di Agrigento essere in prima linea contro la mafia.
Ma stavolta ce la faremo?
Dobbiamo dare la Sicilia ai siciliani. Guadagnarci un'altra possibilità. C'è una saturazione di passività che sta traboccando. La mafia è ciò che non siamo. Facciamoci conoscere per quello che siamo.
Mariano Maugeri
 
 

La Repubblica, 19.12.2007
Lapsus
Francia

Dopo Mario Monti, Carla Bruni e l' Alitalia cosa succederà ancora? Marcello Lippi c. t. della Nazionale francese, Carlo Freccero a Tf1, Fiorello all' Opera, Andrea Camilleri al College de France?
[…]
Stefano Bartezzaghi
 
 

Books blog.it, 19.12.2007
Speciale editoria: Memori edizioni

La casa editrice Memori è nata nel 2004 da “un gruppo di appassionati di libri, tutti giornalisti e tutti con una lunga esperienza nel mondo dell’editoria”.
[...]
“Abbiamo deciso, per il momento - specificano infatti - di non pubblicare opere “di fantasia”, anche se nella nostro ultima collana è appena uscito un libro “Montalbano, Camilleri e la morte”, che non è proprio un diario, piuttosto un “divertimento” di autori non scrittori di professione”.
[...]
 
 

Panorama First, 12.2007
Anteprime
I bookseller
Quali sono i libri che scaleranno le classifiche nel 2008? Tra attesi ritorni e scontate conferme, First scommette sui titoli che si giocheranno il posto in prima fila nelle vetrine

[...]
Tra gli italiani, nei primi mesi, i bestseller annunciati sono molti. A partire dal più venduto e acclamato: Andrea Camilleri, di cui nel 2008 sono previsti almeno tre libri, il primo a febbraio per Mondadori. Si intitola "Tailleur grigio" è la storia di un ex funzionario di banca che indaga sulla presunta infedeltà della bellissima seconda moglie. Sellerio, invece, a marzo pubblicherà un romanzo storico: potrebbe essere "Il nipote del Negus" o un altro titolo a cui il "Maestro" sta lavorando. Prima dell'estate uscirà poi una nuova indagine di Montalbano: "La danza del gabbiano", in cui prosegue la crisi esistenziale del commissario, costretto a chiarire ammazzatine che si intrecciano con gli interessi di Cosa nostra.
 
 

Il Giornale, 20.12.2007
Scusi, ha «Sequestro di un uomo» di Primo Levi?

Ma com’è questo “Tre metri sotto terra di Moccia”? Funereo, verrebbe da rispondere. E che dire invece alla signora che chiede: «Mi servirebbe “Quer pasticciaccio brutto di via Teulada” di Gadda»? Che ha perfettamente ragione, a via Teulada di pasticciacci brutti se ne sono visti tanti. Queste e altre perle sono raccolte in uno stupidario davvero divertente, curato dall’agenzia letteraria Grandi & Associati, con prefazione di Stefano Tettamanti, “Il fu Mattia Bazar e altre storie di libreria” (edito da Orme editori).
[…]
E poi c’è chi cerca l’introvabile: […] “Ladri di mutandine” di Andrea Camilleri, […].
Caterina Soffici
 
 

Tgcom, 20.12.2007
L'avvocato Guerrieri su Canale 5
I gialli di Carofiglio sbarcano in tv

Gianrico Carofiglio, il giallista "padre" dell'Avvocato Guerrieri, sbarca su Canale 5: i suoi primi due romanzi, "Testimone inconsapevole" e "A occhi chiusi", sono diventati altrettanti film tv, in onda venerdì 28 dicembre e mercoledì 2 gennaio. Il regista della fiction Alberto Sironi si augura che "la tv possa diventare uno strumento in grado di aiutare la letteratura" anche se Carofiglio va fortissimo anche da solo: i suoi gialli vanno a ruba.
Lo scrittore barese fa notare gli elementi in comune tra l'Avvocato Guerrieri, interpretato nella fiction da Emilio Solfrizzi, e il commissario Montalbano: stessa casa editrice, la Sellerio, stesso regista e stesso produtore, Palomar. "L'unica differenza - spiega Sironi - è il rapporto con le donne: Camilleri punta dritto all'eros, Carofiglio alle contraddizioni e ai drammi personali.
L'ambientazione è pressochè la stessa: il meridione. Le riprese sono state fatte in Puglia, i colori sono quelli del sud, le atmosfere quelle della vita quotidiana che si consuma tra le aule di un tribunale. Le aspettative del giallista sono di vedere in tv "qualcosa che non si è visto prima: un processo penale italiano del tutto attendibile". I suoi racconti devono il loro successo proprio alla stretta attinenza con la realtà e alla capacità di evocare immagini: "Quando scrivo vedo il film nel suo svolgimento, il mio processo creativo è in una sala" ha confessato lo scrittore.
"Interpretare l'avvocato Guerrieri - ha dichiarato Emilio Solfrizzi - è stato fantastico: è un uomo complesso, travolto dalla vita, ma che alla fine riesce a reagire. La mia sfida - continua l'attore - è di riuscire a rappresentare il grigio della quotidianità".
Grande fiducia nell'avvocato Guerrieri è riposta dal direttore Mediaset Fiction Giancarlo Scheri che spiega la collocazione del programma tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio: "E' il picco dell'anno come ampiezza di platea televisiva, contiamo di dare al nostro pubblico due produzioni di assoluta qualità". Quanto al confronto con Montalbano, Scheri spera che "Carofiglio divenga altrettanto prolifico di Camilleri".
Per saperlo, bisognerà aspettare il 28 dicembre, quando andrà in onda la prima puntata dell'avvocato Guerrieri.
 
 

ANSA, 22.12.2007
Torna Camilleri, ma senza Montalbano

Roma - L'infaticabile Andrea Camilleri non delude mai i suoi molti appassionati e non li lascia senza nuove avventure investigative. Il suo prossimo romanzo - intitolato 'Il tailleur grigio' (Mondadori; pp 140, euro 16.50) - uscirà a febbraio, ma non vedrà il commissario Montalbano in azione, almeno a giudicare dalle poche righe che la Mondadori anticipa: "Nel corso della sua lunga, sfolgorante carriera di alto funzionario di banca Febo Germasino ha ricevuto tre lettere anonime. Adesso, nel primo giorno della sua nuova vita da pensionato, le ha allineate davanti a sé.
Le prime due - dice ancora il comunicato Mondadori - sono vecchie di decenni l'ultima è recente e insinua dubbi sulla fedeltà della sua giovane e bellissima seconda moglie, Adele. È lei la protagonista di questo romanzo, una splendida femme fatale che ama indossare un apparentemente castigato tailleur grigio. Un vestito che per lei ha un profondo significato simbolico....'.
Poche settimane fa, intanto, un nuovo Camilleri è arrivato sui banconi delle librerie, in tempo per i regali natalizi: è 'Voi non sapete. Gli amici, i nemici, la mafia e il mondo nei pizzini di Bernardo Provenzano'. Da Affari a Latitanza, da Corleonesità a Politica, da Famiglia a Umiltà, Camilleri svela l'universo mafioso attraverso le sessanta voci di questo "dizionario" del lessico e del pensiero del capo dei capi, Bernardo Provenzano. E al tempo stesso racconta passo per passo l'appassionante sfida che ha recentemente portato i magistrati della Procura di Palermo e la Polizia a catturare l'ultimo grande boss, nel suo covo di Montagna dei Cavalli, dopo quarantatré anni di latitanza.
Un libro i cui diritti derivanti dalle vendite saranno devoluti dall'Autore alla Fondazione per i caduti di mafia della Polizia di Stato, di cui Camilleri stesso ha promosso la costituzione. In attesa di leggere il nuovo romanzo, tuttavia, si può approfondire l'opera e la personalità dello scrittore siciliano, sfogliando 'Il carico da undici. Le carte di Andrea Camilleri' di Gianni Bonina (Barbera editore, 620 pag., euro 15,90), da poco in libreria.
E' l'opera più completa e aggiornata sullo scrittore, con le sinossi dei suoi 47 titoli usciti fino a ottobre 2007. Anzi, se Camilleri non continuasse a scrivere e uscire felicemente in libreria, si potrebbe parlare di opera esaustiva e completa. Il libro si divide in due parti. La prima è un vasto saggio critico di Bonina, direttore di Stilos, siciliano come Camilleri, e critico fra i più competenti delle opere 'camilleriane'. La seconda parte è invece un'intervista di oltre 200 pagine, in cui lo scrittore, provocato dalle domande di Bonina, svolge un excursus autobiografico e critico sulla sua intera opera.
 
 

Fondazione Italiani, 24.12.2007
Cinema, fiction e letteratura. I classici dalla pagina allo schermo

La tavola rotonda intitolata "Cinema, fiction e letteratura", tenutasi all'interno di una tre giorni di convegni promossa dalla società Dante Alighieri, ha riportato alla ribalta la questione dei rapporti, non sempre facili, tra cinema, televisione e cultura alta. Tra gli intervenuti Paolo Peluffo, Capo Dipertimento per l'Informazione e l'Editoria Presidenza del Consiglio dei Ministri,Luca Milano, Responsabile Analisi Prodotto e Marketing Operativo di Rai Fiction, Alberto Casadeidell'Università di Pisa, Piero Corsini di Rai Educational e Giorgio Grignaffini, Responsabile Fiction di Canale 5. Moderatore è stato lo scrittore Walter Mauro. […] Ripercorriamo i rapporti tra tv, cinema e letteratura in Italia dalla A alla Z.
[…]
M come Montalbano. Tra le perle che la Rai può vantare tra le fiction un posto particolare ricopre la versione televisiva dei romanzi di Andrea Camilleri che hanno per protagonista il commissario Montalbano. Fiction che ha ottenuto un tale successo da trasformarsi in un vero e proprio caso televisivo. La serie, andata in onda a partire dal 1999 è incentrata sulle indagini del commissario Salvo Montalbano che si svolgono nell’immaginario paesino di Vigata. Punto di forza della fiction è la straordinaria interpretazione di Luca Zingaretti, tanto naturale e a proprio agio nella parte da aver legato al personaggio di Camilleri la sua fisionomia in maniera quasi inscindibile. Al fianco di Montalbano vi è una strepitosa galleria di personaggi: il centralinista ottuso ed amabile Catarella, il vicecommissario “femminaro” o “sciupafemmine” Mimì Augello e l’efficiente e solerte Fazio. La prima apparizione del commissario Montalbano avviene nel 1994 nel romanzo “La forma dell’acqua” al quale fanno seguito “Il cane di terracotta” (1996), “Il ladro di merendine” (1996), “La voce del violino” (1997), “La gita a Tindari” (2000), “L’odore della notte” (2001), “Il giro di boa” (2003), “La pazienza del ragno” (2004), “La luna di carta” (2005), “La vampa d’agosto” (2006) e “Le ali della sfinge” (2006).
[…]
Fabio Massimo Penna
 
 

Corriere della sera, 24.12.2007
Giallo. Un romanzo su Camilleri
Scompare Montalbano ed è subito suspense

Un finto giallo scritto da un finto giornalista sulla sparizione, mai avvenuta, di un giallo vero, opera di un autore vivo e vegeto. L'idea di partenza è intrigante. Diventa geniale quando si scoprono i nomi dei protagonisti: lo scrittore vivente è Andrea Camilleri, il romanzo rubato l'ultima inchiesta del commissario Montalbano. Di vero c'è il presupposto: lo stesso Camilleri nel 2006 ha dichiarato di avere già scritto la fine di Montalbano (quella in cui il creatore "uccide" la sua creatura). Vero è pure l'accordo con l'editore Sellerio di pubblicare il romanzo solo dopo la morte dell'autore. Da qui parte la finzione, ovvero il romanzo di tale Thomas O' Malley, sessantenne milanese, giornalista perfetto - ottime esperienze e buona cultura, rivela la biografia - anche troppo per essere vero. E infatti una nota ai lettori conferma che si tratta di «un grande giornalista». Che sia del mestiere lo conferma la confidenza con cui tratta le notizie. Il mistero sul chi sia resta ma già dopo qualche pagina si pensa ad altro. Chi ha "rapito" Montalbano? E perché? Entrano in campo un ispettore con l'emicrania, un investigatore imbranato, un avvocato spavaldo, giornalisti d'assalto, criminali spietati, informatori improbabili e Camilleri in persona, quanto mai burbero e pensieroso. Il caso si complica, la notizia si raffredda e il giallo si sfilaccia non poco. Spesso in un romanzo l'idea di partenza è tutto, talvolta è tutto quello che c'è.
THOMAS O' MALLEY Camilleri, Montalbano e la morte EDIZIONI MEMORI PP. 214, 16
Severino Colombo
 
 

Caserta24ore, 25.12.2007
Il libro
Maruzza Musumeci di Andrea Camilleri

L’ultimo romanzo di Camilleri è una sorta di favola sospesa tra realtà e mito, ambientata in quella Sicilia dove la grecità è scritta in ogni pietra e nelle memorie ancestrali di ogni contadino che dissoda quella terra. La storia di Gnazio, contadino e muratore, che sposa la bella Maruzza e con lei vive serenamente fino alla fine dei suoi giorni sarebbe una vicenda di ordinaria normalità se la donna non fosse una sirena, sia pure con tratti e caratteristiche umane, salvo in certi giorni in cui ha bisogno di ricongiungersi in qualche modo con quel mondo marino da cui proviene. Gnazio rispetta e asseconda la sua diversità quanto ama la sua tutta terrena e passionale femminilità. Se Ulisse chiudeva le orecchie al canto delle creature marine le cui attrattive ripugnavano all’uomo razionale, per il nostro inconsapevole antieroe esse sono una dimensione dell’esistenza, sulla cui materialità, serenamente vissuta, diffondono il dorato pulviscolo del mistero e del sogno. Così il loro canto, racchiuso in una conchiglia con il mormorio del mare, rende lieve la morte a un giovane soldato. Ma la prosa di Camilleri non ha nulla di patetico e posticcio sentimentalismo e nel suo consueto impasto di lingua e dialetto rende il senso di una perennità che affonda le sue radici in un passato per cui il mito si fa reale e il reale, senza sforzo alcuno, trascolora nel mito.
Sergio Palumbo
 
 

La Repubblica, 27.12.2007
Magistrato scrittore
I gialli di Carofiglio arrivano in tv
Solfrizzi è l´avvocato Guerrieri, mediocre di successo
Domani e il 2 gennaio su Canale 5 i film di Sironi tratti dai bestseller. Con Chiara Muti

[…]
Stessa casa editrice (Sellerio), stesso produttore (Carlo degli Esposti), stesso regista (Alberto Sironi), i gialli di Camilleri e Carofiglio sono legati a doppio filo, con le dovute differenze. «Guerrieri e Montalbano sono molto diversi, soprattutto nel rapporto con le donne» spiega Sironi «Camilleri punta dritto all´eros, Carofiglio alle contraddizioni e ai drammi personali».
[…]
Silvia Fumarola
 
 

The Independent, 28.12.2007
Paperback: Crimini, Ed. Giancarlo de Cataldo, trans. Andrew Brown
Bitter Lemon £8.99

Given our fascination with the mafia and Neapolitan crime it's surprising that this collection of Italian crime short stories is the first to be published in English. Contributors include familiar names like Niccolo Ammaniti and Andrea Camilleri (best known for his Inspector Montalbano books) and up-and-coming writers such as Rome-based Antonio Manzini. While both cops and capos are portrayed as modern, global operators, the female leads are drawn from a more retro school of noir. Lara D'Angelo, the heroine of Carlo Lucarelli's story "The Third Shot", seems as fixated by own breasts as do her fellow-police officers.
Emma Hagestadt
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 30.12.2007
Con gli occhi degli altri
Arrivai a Roma dalla Sicilia nel 1949 perché avevo vinto il concorso per allievo-regista all´Accademia d´arte drammatica che allora aveva la sua sede in piazza della Croce Rossa
In qualità di futuro regista, ero l´unico allievo di maestri come Costa e Marchi, ma dovevo studiare anche recitazione con le maestre Wanda Capodaglio e Jone Morino, cognata di Savinio
Andrea Camilleri
 
 

Tutti i colori del giallo, 30.12.2007
Camilleri e Manfredi incantati dalle sirene
Cliccare qui per scaricare il podcast della puntata

Che favole leggeva da bambino Andrea Camilleri e chi gliele raccontava? E da dove nasce la sua passione per le sirene da lui raccontate in “Maruzza Musumeci” (Sellerio)? Una favola di fine anno che permette al papà di Montalbano di fare un excursus fra miti e fantasie del mediterraneo e che lo porta poi a parlare della sua passione per gli apocrifi, sia quelli di Boccaccio che quelli di Caravaggio che si è divertito a firmare nel passato. E a sussurrare a Camilleri altri segreti sulle storie di mare e di sirene dell’antichità sarà un altro grande affabulatore come Valerio Massimo Manfredi che dà vita a un insolito incontro con lo scrittore siciliano dove si incrociano allegramente le loro passioni di studiosi e narratori. Una puntata che è un regalo speciale di fine anno a tutti gli ascoltatori di “Tutti i colori del giallo”.
E' l'opera più completa e aggiornata sullo scrittore, con le sinossi dei suoi 47 titoli usciti fino a ottobre 2007. Anzi, se Camilleri non continuasse a scrivere e uscire felicemente in libreria, si potrebbe parlare di opera esaustiva e completa. Il libro si divide in due parti. La prima è un vasto saggio critico di Bonina, direttore di Stilos, siciliano come Camilleri, e critico fra i più competenti delle opere 'camilleriane'. La seconda parte è invece un'intervista di oltre 200 pagine, in cui lo scrittore, provocato dalle domande di Bonina, svolge un excursus autobiografico e critico sulla sua intera opera.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 30.12.2007
Cultura all´estero il diario del 2008
Sarà una stagione ricca di appuntamenti prestigiosi per gli artisti siciliani: ecco i libri in uscita e gli spettacoli in programma

Vanno a Salisburgo, girano con registi da Oscar, esplorano nuovi territori. Qualcuno si spinge a Tokyo, qualcun altro preferisce le quinte monumentali della propria città. Il 2008 della cultura palermitana vedrà attori, registi e cantanti lirici di casa nostra in veste di ambasciatori all´estero per un´esportazione massiccia dei loro spettacoli nei teatri più prestigiosi del mondo.
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LETTERATURA.
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Sellerio punta forte sul suo cavallo di battaglia, Andrea Camilleri, di cui, puntualissima, uscirà la nuova avventura del commissario Montalbano, "La danza del gabbiano". Sempre Camilleri pubblicherà a febbraio, stavolta con Mondadori, un nuovo romanzo, "Il tailleur grigio".
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Mario Di Caro (hanno collaborato Salvatore Ferlita, Paola Nicita e Laura Nobile)
 
 

La Sicilia, 30.12.2007
D'Agata e Costanzo mattatori a Vigata

Con un "papà" come Andrea Camilleri, era ovvio che prima o poi il commissario Montalbano scoprisse il teatro. Entra in scena dal fondo della sala, del romano "Teatro Stabile del Giallo", materializzandosi dall'oscurità, un inedito Montalbano dal vivo, ben caratterizzato dall'attore catanese Nino D'Agata. Malinconico, pensieroso, assillato dalla sveglia che gli ricorda la morte e da "La Luna di carta" del titolo, tratto dall'omonimo libro dello scrittore empedoclino. Siamo a Vigata, e stavolta il nostro commissario si cimenta a decifrare un delitto morboso e fosco, a districarsi tra due "fimmini" tremende, che di fronte ad un cadavere in posa oscena, quello di Angelo Pardo informatore medico scientifico, si alternano a confondere le idee e sedurre il nostro. Una è l'amante "gattoparda" del morto, Elena, interpretata da una sensuale Linda Manganelli. L'altra è un inquietante, intensa e brava Alessandra Costanzo, nel non facile ruolo, della sorella incestuosa e ossessiva del Pardo, Michela, ogni sua "taliata" è un mare in tempesta dove il commissario rischia di annegare. Suspence, colpi di scena, altre morti rompicapo, in inimitabile stile camilleriano, si allacciano a complicare il caso, cocaina, sesso, misteri, si attorcigliano tra le divertenti incursioni di un perfetto Catarella alle prese con la sua goffaggine e la "guardiapass" del computer incarnato da un ottimo Riccardo Maria Tarci, le indagini del fedele Fazio, Andrea Ruggeri, le visite dello spaccone Pm Tommaseo di Emanuele Puglia e le rivelazioni di Paola la rossa interpretata da Anna Masullo. A rendere l'atmosfera noir perfetta la regia incalzante di Maria Luisa Bigai, che sceglie un percorso di memoria evocativa, in un andirivieni di luci e ombre cinesi, di voci fuori campo, di scandaglio interiore, di torbide presenze.
Francesca Motta
 
 

La Sicilia, 30.12.2007
Il piccolo schermo «riduce» Carofiglio

Non chiedo fedeltà, nelle "riduzioni" (si chiamano così, non a caso). Ho visto troppe anime di libri traghettate da Caronti registi e sceneggiatori sulla sponda del grande e piccolo schermo. Ma fedeltà allo spirito delle pagine, questa sì. Altrimenti, cari soggettisti, registi, sceneggiatori e affini, fatevi una storia tutta vostra senza stare a scomodare i libri, da Tolstoj a Carofiglio. Dico che mi spiazza non poco che tra gli sceneggiatori di "Testimone inconsapevole" (venerdì, Canale 5) ci sia lo stesso autore del romanzo da cui è tratto, Giancarlo Carofiglio. Sono stato un suo fan, un lettore attento e innamorato. Il romanzo è bello perché a gestire il racconto troviamo un perdente, con una forza interiore di cui non è consapevole. Un avvocato scettico che bordeggia il vecchio rock, che si smarrisce tra i versi di Kavafis, che affonda in citazioni di vecchi film… C'è una malinconia dolce che prende. Nel libro. La riduzione televisiva perde tutto. Il protagonista, sfiancato dalla noia e abbandonato dalla moglie, difende un venditore ambulante di colore (Alex Van Damme) dall'accusa di aver ucciso un bambino. La difende e vince. Conquista soprattutto la stima in sé stesso. Il regista è Sironi, lo stesso di Montalbano. E si vede. Stessa regia, stessi movimenti di macchina, stessa luce. Ma probabilmente la Sicilia è più prepotente della Puglia. E certo Zingaretti ha più spessore di Solfrizzi. Il furbo Camilleri scrive teatralizzando e abbondando di figure e figurine di contorno (sbalzate in oro fino dagli attori siciliani). In Carofiglio questo manca, ma c'è più letteratura tra le sue pagine. Per esempio il finale (libresco) di "Testimone inconsapevole" è bello e lancinante, nel telefilm è banale e sbaciucchioso (con Chiara Muti). Che poi il processo penale sia raccontato senza strafalcioni ci importa poco se a regnare nel floscio telefilm è la noia e alla fine (rubando espressione a Camilleri) ci ha sfilacciato i "cabbasisi".
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Filippo Arriva
 
 

 


 
Last modified Wednesday, August, 03, 2011