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RASSEGNA STAMPA

APRILE 2009

 
l'Unità, 1.4.2009
Lo chef consiglia
Gran venditore quel Silvio. In una luccicante scatola ci rifila un discorso scaduto
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 1.4.2009
Si presenta “Aspettando Montalbano”, una burla sullo scrittore
Il giallo agrigentino che uccide Camilleri
Una disputa tra due fazioni sull’intestazione del circolo culturale si trasforma in una faida che coinvolge l’illustre arbitro chiamato a giudicare

Nel lungo racconto dell'agrigentino Guglielmo Trincanato, "Aspettando Montalbano" (Medinova, 120 pagine, 10 euro, la presentazione domani alla Rai) c'è il "precipitato" di buona parte della letteratura siciliana del Novecento. Animato da una irrefrenabile spinta combinatoria, l'autore ha rivisitato autori, situazioni, elementi topici della narrativa isolana, per mettere assieme un puzzle costruito con tessere prese in prestito. Di nuovo c'è un atteggiamento tra l'irriverente e il caricaturale, una predisposizione alla beffa, a un vero e proprio sberleffo metaletterario: da qui un tocco leggero da commedia, che quando ha la meglio fa lievitare le vicende narrate.
L'abbrivio della storia non poteva essere più siciliano. Trincanato infatti prende le mosse da quello che è un vero e proprio topos nelle carte dei nostri scrittori, ossia l'ora del circolo: che carambola da Lanza a Brancati, da Sciascia a Castelli, da Fiore a Camilleri, come per una sorta di effetto domino. Circolo come microcosmo, fucina di rovelli, officina del pettegolezzo, alveo collettore di dicerie, di elucubrazioni amorose, di allusioni sessuali. Osservatorio e insieme specimen, fino a qualche tempo fa soprattutto nei piccoli paesi della provincia più addormentata, il circolo oggi, con i suoi rituali, le dinamiche gerarchiche, è in via d'estinzione. E con esso rischia di sparire per sempre una fetta importante del nostro patrimonio collettivo: gli antropologi del futuro, se ce ne saranno, dovranno per forza di cose passare attraverso le pagine dei nostri romanzieri, al fine di ridisegnare quello che è stato una sorta di gigantesco buco della serratura dei piccoli centri dell'Isola.
Al centro, infatti, delle vicende che si intrecciano nel racconto di Trincanato, c'è proprio il circolo "Luigi Pirandello", da qualche tempo in subbuglio per la proposta di alcuni soci, che vorrebbero intitolarlo a Leonardo Sciascia. E se è vero che l'incipit ha qualcosa di fastidiosamente noto, di volutamente macchiettistico, pian piano la narrazione, liberandosi di limacciosità e calchi, si fa lieve e piacevole. Forse, Trincanato avrebbe dovuto evitare di ridar vita a certi personaggi, oramai definitivamente cristallizzati nella storia della nostra letteratura: il prete, il notabile, il cornuto, l'idealista. È qui che l'autore paga uno scotto pesante a una tradizione imperiosa e invasiva come quella isolana. Ma quando le tipiche chiacchiere da circolo lasciano spazio a quella che è la vera questione, cioè l'intitolazione del circolo, allora comincia un vero spassosissimo corpo a corpo tra le due fazioni. Che si fronteggiano senza esclusioni di colpi, a suon di delegazioni, comizi, propagande. La levata di scudi ora dei pirandelliani, ora degli sciasciani, provoca degli echi divertenti, anche perché l'autore ha modo di ragionare sull'eredità letteraria dei due, assumendo ora il punto di vista di chi deve per forza di cose deve politicizzare il dibattito (Pirandello fascista, Sciascia radicale), ora di chi sa leggere tra le righe, individuando similarità e opposizioni. Quando lo scontro ha quasi raggiunto il parossismo (vengono pure decapitate le statue dei due scrittori agrigentini), e all'orizzonte non si scorge neppure un barlume di soluzione, ecco che arriva un arbitro che dovrebbe essere super partes: si tratta di Andrea Camilleri, in carne e ossa. A lui l'ardua sentenza.
Il padre del commissario Montalbano si fa carico del compito ingrato assegnatogli per far ritorno nella sua Sicilia, per rivedere gli amici. Un comitato d'accoglienza si fa trovare in aeroporto: c'è la fazione sciasciana che se lo tira da un lato, quella pirandelliana che vorrebbe trascinarlo dall'altra. Si arriva a una soluzione salomonica: per raggiungere Vigàta, l'autore del "Re di Girgenti" viaggerà un po' con gli uni e un po' con gli altri. La vacanza rischia di diventare per Camilleri una via crucis. Arriva il giorno solenne del discorso: l'attesa è spasmodica, ma lo scrittore di Porto Empedocle non lascia trasparire dalle sue parole una preferenza, una virata partigiana. Gli animi si scaldano: Camilleri prende tempo. Si ritira, medita, scrive e alla fine decide. Non si sta più sulla pelle, nel circondario non si parla d'altro. Nel frattempo vengono recapitate al supremo arbitro alcune lettere anonime: siamo già nella parodia di "A ciascuno il suo". "Videbimus", "Cogitabimus" sono i verbi intimidatori, in stretto latino, rivolti a Camilleri. Il quale non vuol dar peso alla cosa, da un lato, ma dall'altro il tarlo del sospetto comincia a roderlo. Quando si è già a un passo dalla conclusione dell'annosa vicenda, succede l'imprevisto: Andrea Camilleri, seduto al tavolino di un bar, viene assassinato. Viene avviata un'indagine grottesca, che fa acqua da tutte le parti. La commedia diventa un giallo, ma il giallo vira verso la buffoneria e la stravaganza. Cosa ne viene fuori, alla fine? Un racconto che parte in sordina, accelera facendosi irriverente e canzonatorio, per farsi in conclusione però deludente parodia con una sorpresa finale facilmente intuibile.
Salvatore Ferlita
 
 

ViviEnna, 1.4.2009
Il sonaglio di Andrea Camilleri: dalla letteratura la valorizzazione delle risorse naturali e culturali di Villarosa

L’ultima metamorfosi di Andrea Camilleri “Il sonaglio” edita da Sellerio oltre a rappresentare quel rapporto primordiale e primario con la terra che diventa natura piena di colori, profumi ed odori in un racconto che non solo è letterario ma anche un percorso sensoriale tra le vallate dell’entroterra siciliano e l’acrocoro di Castrogiovanni è uno stimolo a riscoprire, valorizzare le risorse naturali, paesaggistiche, storiche, testimoniali del paesaggio collinare di Villarosa e dei centri vicini di Enna e Calascibetta.
Partendo proprio da Andrea Camilleri che in questo libro è un ambasciatore di alto livello del Comune di Villarosa.
E non è una contraddizione che proprio attraverso Giurlà-ragazzo di mare riscopriamo, infatti, le mutazioni cromatiche della campagna di Villarosa, di Villapriolo e delle sue contrade, gli odori delle erbe, i sapori dei formaggi. Questo ragazzo, che sfugge alla miniera, sarà craparo a monte Giulfo e Lagostelo, proprio in terra di zolfo.
L’abilità di Camilleri e la conoscenza della Sicilia profonda del latifondo granario e dello sfruttamento dello zolfo, ambedue in mano alla classe feudale baronale siciliana, sintetizzano egregiamente il progetto della Provincia Regionale di Enna del PIT 11 “Enna turismo tra archeologia e natura” che proprio in quel territorio, ora teatro dell’ambientazione dell’ultimo libro di Camilleri, ha cercato di valorizzare ed offrire alla fruizione le risorse culturali e naturali presenti partendo proprio dall’area archeologica di Monte Giulfo, Lagostelo e dall’Oasi del Morello.
Partendo proprio da Camilleri, a cui bene penserebbe il Sindaco del Comune di Villarosa ad offrire la cittadinanza onoraria, può svilupparsi un vero e proprio progetto di ottimizzazione delle risorse culturali, naturali, paesaggistiche, storiche, testimoniali presenti attraverso la realizzazione di un vero e proprio sistema culturale locale integrato in modo tale da rendere fruibile al godimento collettivo un patrimonio che opportunamente sistematizzato e non parcellizzato in nuclei espositivi interessanti ma separati, dissonanti e lontani, spesso, dalla fruizione da parte di quei turismi, specie quello familiare, che non è ancorato agli orari degli uffici ma si sviluppa soprattutto al di fuori di essi.
Occorre, insomma, fare di necessità virtù: trasformare i punti di debolezza in punti di forza. Partire da quell’elemento di debolezza strutturale costituito dalla forte incidenza che ha avuto l’emigrazione villarosana con migliaia di persone all’estero per ridare e restituire a quella comunità le proprie radici, partendo da quello che oggi si definisce brand territoriale ovvero le specificità intrinseche di quel territorio.
Nobilitare questo territorio, dare orgoglio ai cittadini attraverso la forza della proposta culturale che diventa anche occasione di lavoro produttivo coinvolgendo perfino il Ministero degli esteri e per chiedere una sezione del Museo nazionale dell’emigrazione italiana previsto dall’art. 2, comma 70, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.
Lo stesso impegno dovrebbe essere profuso per richiedere all’Assessorato Regionale ai Beni culturali ed a tutta la deputazione regionale della Provincia di Enna l’istituzione del Museo regionale dell’emigrazione siciliana. Un bel riconoscimento per un Comune che diede villarosani in cambio di sacchi di carbone.
Chissà se i Notarbartolo non sarebbero contenti ad ospitarlo nel loro Palazzo.
Quale migliore ambasciatore per questo progetto di rinascita culturale del Comune che il padre del commissario Montalbano: Andrea Camilleri. L’essenza di questa proposta che richiede impegno e spessore culturale consiste nella promozione del patrimonio culturale di una comunità accanto allo sviluppo delle attività economiche, in un rapporto di valorizzazione ed interscambio reciproci. Un progetto che richiede grande impegno ed abilità (e per questo molto interessante ed affascinante) nell’utilizzare quelle opportunità derivanti dalle sinergie territoriali costituite prime fra tutte da un rapporto solidale tra istituzioni comunali e provinciali e da quelle della ricerca universitaria.
A volte partendo proprio da un libro è possibile valorizzare le risorse locali a tutti i livelli, tramite obiettivi integrati, quali la conservazione dell’ambiente, la creazione e il mantenimento dell’occupazione, il rafforzamento dell’identità locale e il miglioramento della qualità della vita.
Giuseppe Claudio Vitale
 
 

l'Unità, 2.4.2009
Lo chef consiglia
Povero Silvio. Ignora la pregiudiziale antilogorrea di Mussolini
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Blue, n.1, 4.2009
Racconti
La ragazza di Boccadasse
«Ho avuto un colpo di fulmine per Genova a 25 anni, grazie a un premio di poesia. Ecco perché la fidanzata di Montalbano vive in questa città dei mille incontri.
Un siciliano una volta mi disse che “pensava in genovese”: così ho scritto “La mossa del cavallo”.»
Andrea Camilleri
 
 

Il Tirreno, 2.4.2009
Dai grandi chef alla cucina di casa la riscoperta delle erbe selvatiche

Nelle cucine dei grandi chef francesi sono diventate un must, meritandosi un ampio servizio su «Le Figaro». A Milano, qualche settimana fa, i migliori cuochi europei hanno dimostrato, durante il convegno Identità golose, come si possano costruire stupendi piatti lavorando solo le verdure. Un intero menu, ad esempio, preparato intorno alla melanzana. Oppure il trionfo della zucchina. Piatti pirotecnici, che conquistano il palato. E senza per questo il bisogno di essere vegetariani.  Sarà la crisi, saranno gli stili di vita che cambiano, verdure ed erbe selvatiche diventano insomma un nuovo fronte della gastronomia. Una riscoperta di tradizioni antiche, di riti familiari, di abitudini in via di scomparsa, travolte negli ultimi decenni dalla corsa al cibo già pronto fino all’avvento prepotente della “quarta gamma” che, sui banchi dei supermercati, offre tutto già lavato, tagliato e imbustato.  Ma mentre le riscoprono i cuochi - come non pensare da queste parti alle Zuppe di erbe di campo dell’Enoteca Marcucci di Pietrasanta o agli gnudi alle erbe dell’Osteria La Magona a Bolgheri - ecco che tornano ad affacciarsi nelle piccole botteghe di verdure dove è possibile comprarle. Portate in vendita da talent scout di campi e colline che continua ad andare a cercarle con passione e competenza. Ma indispensabile è appunto riconquistarne la conoscenza e la capacità di usarle in cucina. Ecco così che “Il Tirreno” e l’editore Debatte mandano da sabato prossimo in libreria (a 8,90 euro più il prezzo del giornale) il primo di quattro volumi che nei prossimi mesi saranno dedicati alla “Natura in tavola” e che ha come protagoniste assolute le erbe selvatiche e aromatiche e le spezie. Quelle insomma che crescono nei campi, ai bordi dei viottoli di campagna, nei prati, ricche di sapore e di tradizione nella cucina italiana. «Le erbe selvatiche, bontà e benessere in cucina» aiuterà perciò il lettore a riscoprire questi alimenti e a imparare a riconoscere le diverse piante, le loro caratteristiche e proprietà. Non solo un modo meno consueto (economico e salutare) di “fare la spesa” ma anche moltissimi suggerimenti, assolutamente originali e gustosi, su come preparare queste erbe.  Il volume presenta quarantasei specie per lo più erbacee (settantasette se consideriamo anche le specie affini) di cui si utilizzano foglie, giovani getti, radici. Le singole specie sono presentate innanzitutto visivamente, con bellissimi disegni a colori chiari e particolareggiati, opera di Rossella Faleni.  Un testo schematico, tuttavia ricco di informazioni, illustra invece le caratteristiche botaniche e morfologiche della pianta, il periodo di fioritura e di raccolta, il suo habitat, la diffusione, l’etimologia del nome, eventuali curiosità e gli usi più generali in cucina. Inoltre per ciascuna voce ecco una serie di nomi regionali con cui la specie è conosciuta nelle diverse regioni d’Italia, strumento molto utile in quanto spesso sono proprio i nomi locali a essere conosciuti e utilizzati dai consumatori. Tutto questo frutto del lavoro di Gianfranco Barsotti e della redazione. La seconda parte del libro è invece dedicata all’uso di queste erbe nella preparazione di piatti della tradizione: 160 ricette, suddivise per specie, introdotte da un testo generale sulle erbe selvatiche in cucina. Ricette selezionate da Luciana Bussotti (con contributi di Giovanni Fancello e Santina Gitto per le ricette sarde e siciliane) che sono frutto di un lungo e minuzioso lavoro di ricerca alla (ri)scoperta di antichi e genuini sapori: antipasti, primi piatti asciutti, zuppe e minestre, secondi, contorni e dolci accomunati dalla presenza, tra gli ingredienti principali, delle erbe “di campo”. Il risultato sono piatti gustosi come ammette golosamente nella prefazione lo scrittore Andrea Camilleri: «Ho un’amica in Toscana che non solo ha scritto libri sulle erbe, ma riesce anche a prepararmi piatti di pasta con condimenti d’erbe selvatiche che mai avrei supposto essere così gustose. Provare per credere». Appunto.
 
 

La Repubblica - Affari & Finanza, 2.4.2009
La Cgil scommette sulla piazza "Il governo vedrà quanto pesiamo"

Roma - Quaranta treni speciali, due navi e 4.800 pulmann per far arrivare a Roma sabato 4 i lavoratori e i pensionati che parteciperanno alla manifestazione nazionale indetta dalla Cgil per chiedere "un modo più maturo, più democratico e più civile" di affrontare la crisi, come ha detto il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani.
[...]
Molti gli appelli promossi a favore della manifestazione indetta da parte della Cgil da parte di parlamentari, associazioni, artisti e uomini di cultura e della ricerca. Tra i tantissimi firmatari dei numerosi appelli Andrea Camilleri, Vincenzo Consolo, Ascanio Celestini, Massimo D'Apporto, Silvia Ballestra, Luca De Filippo, Dario Fo, Ken Loach, Ettore Scola, Pancrazio Tornatore, Margherita Hack, Tullio De Mauro.
 
 

Auditorium della Rai di Palermo, 2.4.2009
Aspettando Montalbano

Qualcuno di voi ricorderà che lo scorso anno abbiamo presentato in anteprima un video su Camilleri e abbiamo avuto il piacere di ascoltare lo scrittore parlare dei suoi libri.
Adesso a quasi un anno di distanza torniamo ad occuparci di Camilleri/Montalbano ma in maniera assolutamente inattesa. Lo facciamo con un libro di Guglielmo Trincanato “Aspettando Montalbano” dell'editore Medinova.Non voglio dirvi nulla della trama se non le poche righe che accompagnano la sinossi dell'editore. La potete leggere qui di seguito. Il libro verrà presentata da Agata Gueli, Piero Fagone, Giancarlo Macaluso e dal sottoscritto.
Un cordiale saluto e ci vediamo giovedì 2 aprile alle 17,30... aspettando Montalbano.
Salvatore Cusimano

Non è facile inserire in uno specifico genere letterario il racconto“Aspettando Montalbano”.
Noir? Divertissement? Racconto surreale?. Forse un po’ tutto questo.
La storia segue le vicende di un Circolo culturale siciliano intitolato a “Luigi Pirandello” i cui soci amano discutere - tra allusioni più o meno esplicite - di politica, di donne e di letteratura siciliana.
La “normalità” del Circolo è però scossa da alcuni soci intenzionati a revocare l’intitolazione a Pirandello ed assegnarla a un altro scrittore agrigentino: Leonardo Sciascia, considerato più “moderno” e più vicino alle tematiche della Sicilia contemporanea.
In poco tempo il confronto coinvolge le comunità di Porto Empedocle (pro Pirandello) e di Racalmuto (pro Sciascia), assumendo toni sempre più violenti.
L’unica soluzione sembra così quella di chiamare come arbitro, per un parere autorevole e disinteressato, Andrea Camilleri, empedoclino e amico di Sciascia.
Incautamente Camilleri acconsente a fare da arbitro…
Essendo il racconto anche un noir crediamo sia giusto non svelare il finale, limitandoci ad avvisare il lettore nel non dare scontato nulla.
Il vero protagonista di “Aspettando Montalbano” è la Letteratura siciliana. Una Letteratura viva, che divide i soci del Circolo e che viene spesso da loro discussa e manipolata per le proprie vicende personali. Pirandello, Sciascia, Tomasi di Lampedusa e Camilleri sono inconsapevoli protagonisti di una storia della Sicilia di oggi orgogliosa e al tempo stesso diffidente, verso chi ne ha svelato vizi e virtù.

 
 

Il Paese nuovo, 2.4.2009
Margherita Buy: "Io, nevrotica ma solo per mestiere"

Lecce (Salento) - La pluripremiata attrice apre la terza giornata del festival. Questo pomeriggio alle ore 18:00 al Cityplex Santalucia verrà presentato il libro "Margherita Buy - Immagine di Donna", a cura di Massimo Causo.
[…]
Poi l’incontro con Andrea Camilleri, del quale conobbe prima la moglie che le dava lezioni private di latino. Camilleri all’epoca insegnava all’Accademia d’Arte Drammatica e fu così che dopo il diploma, maturò in lei la consapevolezza di voler imboccare questa strada.
[…]
 
 

l'Unità, 3.4.2009
Lo chef consiglia
Se non ora, quando? Domani tutti al Circo Massimo
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Messaggero, 3.4.2009
Casa del Cinema
Film, video e teatro: maratona di spettacoli e cultura

Una maratona d’altri tempi. Stile Notte Bianca veltroniana per intenderci. Perché la tre giorni in programma da oggi alla Casa del Cinema avrà il sapore di un’abbuffata ipercalorica di cultura e di spettacolo.
[...]
E’ la terza edizione del Premio Opera Imaie, una minirassegna organizzata dall’Istituto per la tutela dei diritti degli artisti, interpreti ed esecutori durante la quale si potrà assistere a [...] video-testimonianze sul teatro di Andrea Camilleri [...]. Dalle 15 alle 24, non-stop. Ingresso gratuito. Indispensabile la prenotazione allo 0645443293.
Pier Paolo Mocci
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 3.4.2009
Gli appuntamenti
Weekend. Battiato mattatore, mentre Rubini si fa affascinare dal jazz di Rava

Lecce [---]
Sul palco del Teatro Fondazione Filograna di Casarano, sabato alle 21, Requiem per Chris. Tratto da un soggetto inedito di Andrea Camilleri, Sergio Rubini e il jazzista Enrico Rava raccontano una storia che parte dalla Sicilia e si conclude in una New Orleans devastata dell'uragano Katrina. Enrico Rava assieme a Mauro Negri e alla Enrico Rava New Generation contribuiscono a creare le atmosfere fascinose della patria del jazz afro-americano rendendo la storia, raccontata da Sergio Rubini, coinvolgente ed appasionante.
[…]
 
 

Il Giornale, 3.4.2009
La fine della Sherlockiana diventa un romanzo noir
«La proprietaria del tempio del giallo avvelenata con un prosecco» Nel libro di Gurrado i detective sono gli scrittori: da Lucarelli a Pinkett’s

Chi ha ucciso Tecla Dozio, la storica proprietaria della libreria Sherlockiana di Milano? È stata avvelenata da un prosecco al cianuro durante una delle tante feste in libreria, sotto gli occhi attoniti dei massimi giallisti italiani e internazionali. I primi sospetti ricadono su un aspirante scrittore respinto, e delle indagini si vogliono occupare i più grandi nomi del giallo, del noir, del thriller, da Carlo Lucarelli a Fred Vargas, da Andrea Camilleri a Jeffery Deaver, finalmente alle prese con un delitto vero.
È la trama del nuovo romanzo di Lello Gurrado, «Assassinio in libreria» (Marcos y Marcos) che inaugura la nuova collana MarcosUltra, in cui ogni copertina è illustrata da un artista contemporaneo: per Gurrado, l'opera è del giovane pittore francese David Dalla Venezia. Il giallo, di cui vi anticipiamo in questa pagina il primo capitolo, sarà in libreria dal 30 aprile, ma verrà presentato - insieme ai dipinti di Dalla Venezia - domenica prossima in anteprima proprio alla Sherlockiana (via Peschiera 1, ore 15) in occasione della sua festa di chiusura, che durerà tutta la giornata.
 
 

Agrigentonotizie.it, 3.4.2009
Referendum sul rigassificatore Legambiente contraria alla data

[...]
Non favorevole sarebbe anche il "contesto mediatico", dato che, spiegano gli ambientalisti, ci sarebbe una "preponderante presenza delle prolusioni di Andrea Camilleri a favore del rigassificatore e che ha visto l'Enel e i suoi amici investire in filmati promozionali".
[...]
Gioacchino Schicchi
 
 

l'Unità, 4.4.2009
Lo chef consiglia
Al futuro, alla speranza alla solidarietà, ai diritti. I quattro «sì» della Cgil
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Giornale di Brescia, 4.4.2009
La capra, la marchesina e la trilogia di Camilleri nella Sicilia del mito
Il sonaglio, Andrea Camilleri, Sellerio, 195 pagine, 12,00 euro

"Bee fici allura Anita con una voci precisa 'intifica a quella di Beba. E arridì" . Così si chiude il terzo racconto della trilogia delle metamorfosi di Andrea Camilleri. Maruzza Musumeci era la donna-sirena, destinata ad eterna rinascita, manifestazione dell'abisso del mistero. Mìnica - la protagonista de "Il casellante" - era la donna-albero disposta a mettere radici pur di riconquistare la sua fertilità. Beba è la capra che si incarna nella bella figlia del marchese padrone di ogni cosa. Ed è certamente in quest'ultimo racconto che Camilleri distilla il significato dell'intera trilogia. Il mito classico della metamorfosi vive ancora nello spirito popolare della Sicilia più profonda, quella abbarbicata alle colline e ai pascoli, alle fonti e ai boschi. Vive e si rinnova nel racconto delle donne che mungono le capre e nei pastori che leggono Lucrezio: Giove e Leda spuntano nelle notti incantate, si muovono nei silenzi immensi, Parsifae si concede al toro. Uomini e animali condividono la stessa sorte, in una natura selvaggia e primitiva. Pan e Dioniso animano le fantasie popolari: gli dei scendono dall'Olimpo alle masserie.
Questo voleva narrare Camilleri raccontando la storia di Giurlà. Ragazzino vivacissimo, nasce sulla spiaggia di Vigàta, da una famiglia poverissima. Il padre pescatore condivide la sua barca con un parente: doppio lavoro, metà guadagno. Ma non cede alla tentazione di "vendere" il figliolo ai procacciatori di piccoli da far lavorare come schiavi nelle miniere di zolfo. Giurlà, che pure sa catturare i pesci con le mani, a quattordici anni viene mandato sui monti a fare il mandriano di capre. Sveglio e affidabile, diventa giovane di fiducia del capo delle "mànnare" e poi capo lui stesso. Una capretta, Beba, è la sua più affezionata compagna nelle lunghe giornate solitarie... E la capretta s'incarnerà nella marchesina, in una straziante e delicata storia d'amore. Racconto fantastico di rara bellezza, nel più spinto linguaggio camilleriano.
Claudio Baroni
 
 

l'Unità, 5.4.2009
Lo chef consiglia
A suggellare la vittoria della Cgil la bava alla bocca di quelli del governo
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Corriere della Sera, 5.4.2009
Il punto della settimana
Camilleri vola in vetta. Ostellino guida i saggi

Un guardiano di capre in vetta alla Top Ten: è Giurlà, protagonista delle «metamorfosi» di Camilleri.
[...]
Severino Colombo
 
 

La Stampa, 5.4.2009
Pirrotta una lezione di storia vista dal basso

Una delle autobiografie più straordinarie degli ultimi anni è quella di Vincenzo Rabito (1899-1981), poverissimo bracciante siciliano, poi ragazzo di Caporetto, emigrante nellAfrica coloniale, combattente nella II guerra mondiale (e bombardato a Berlino), infine casellante ferroviario al suo paese dopo aver convinto il sindaco repubblicano di avere fatto la Resistenza mentre aveva ancora in tasca la tessera del Fascio. Da vecchio si chiuse in casa per anni a picchiare sui tasti di una Lettera 22: si fermò solo dopo avere messo insieme più di mille pagine senza margini e a spazio zero, in una lingua aspra e approssimativa davanti a cui Camilleri sembra un sonettista dell’Arcadia. Dal fortunato volume Einaudi ora Vincenzo Pirrotta ha ricavato un piccolo magico spettacolo che fa onore allo Stabile di Catania nel suo 50° anniversario.
[…]
Masolino D’Amico
 
 

Adnkronos, 6.4.2009
Mostre: Roma, al via 'V come Vannucchi'

Roma - "V Come Vannucchi. A Come Attore. L'eleganza del gesto e della parola. Foto di scena e di cronaca, locandine e video". Questo il titolo della mostra, in programma dal 9 aprile al 10 maggio, a Roma, alla Casa Dei Teatri. L'esposizione verra' presentata il 9 aprile alle 11.30 , da Umberto Croppi, Assessore alla Cultura, Alessandro Voglino, direttore del dipartimento IV Politiche Culturali Ninni Cutaia, direttore Eti Ente Teatrale Italiano Nicoletta Valente, Memoria srl (Societa' di servizi archivistici) Donato Tamble', soprintendente archivistico per il Lazio Barbara Scaramucci, direttore Teche Rai Pietro Crivellaro, responsabile Centro studi Teatro stabile di Torino. Per l'occasione e' prevista la proiezione di un estratto di un'intervista ad Andrea Camilleri a cura di Lorenzo de Almeida e un contributo video dal titolo "V come Vannucchi" di Pino Strabili.
 
 

l'Unità, 7.4.2009
Lo chef consiglia
Se a Napoli si denuncia una mamma perché nera. Così si uccide la solidarietà
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Fahrenheit, 7.4.2009
Il libro del giorno
Andrea Camilleri, "Il sonaglio"
Cliccare qui per ascoltare la puntata
Cliccare qui per scaricare il podcast della puntata
conduce Marino Sinibaldi
 
 

Istituto Italiano di Cultura in Toronto, 7.4.2009
The "father" of the police Inspector Salvo Montalbano
Andrea Camilleri e l’Italia moderna
Sicily seen from Vigata

The Istituto Italiano di Cultura, in collaboration with The Sicilian Cultural Society of Canada, is pleased to present an evening, in Italian, dedicated to the author Andrea Camilleri: Andrea Camilleri e l’Italia moderna
Tuesday, April 7, 2009 - 6:30 pm
Innis Town Hall - Innis College, University of Toronto 2 Sussex Avenue, Toronto
Free admission
Infoline: 416.921.3802 ext. 221
The evening is divided in three parts: in the first, Jana Vizmuller-Zocco (associate professor at York University), will present the literary career of Andrea Camilleri, focusing especially on the use of humour and irony of  “Salvo Montalbano’s father”. Joe Cafiso will be reading from Camilleri's works in order to illustrate the author's workmanship, as an artisan of writing, of intertwining different linguistic varieties and his intentions of assisting the reader in a linguistic reflection. In the second part there will be the screening of the documentary Camilleri alla siciliana (in Italian with French subtitles) filmed by director André Buytaers in 2007 that received accolades by critics and viewers alike. In the third part a Sicilian dinner buffet (by reservation) will take place AT THE INSTITUTE as conclusion of the event (scroll down for more details).
 
 

Corriere della Sera, 7.4.2009
Thriller. Petros Markaris presenta il suo nuovo romanzo «La balia», un viaggio nella memoria
Charìtos va in vacanza a Istanbul
«Lì sono nato e ho vissuto. Camilleri? Abbiamo molto in comune»

[...]
Come spesso nei libri di Markaris - che ha alle spalle studi di economia ed è stato autore televisivo e sceneggiatore di film di Theo Anghelopoulos - oltre al caso da risolvere, ciò che risalta è il contesto sociale: in questo caso il «Montalbano di Atene» è alle prese con una vicenda che tocca la storia, complessa e dolorosa, della minoranza etnica greca in Turchia. L'accostamento di Charìtos, commissario e lettore di dizionari, con il collega siciliano è «legittimato» dallo stesso Markaris: «Camilleri - spiega - è un autore che leggo e che mi piace molto: sento che abbiamo molto in comune nel modo di costruire le storie».
Severino Colombo
 
 

La Sicilia, 7.4.2009
Silvana Grasso come Camilleri
La scrittrice «raccontata» dalla prof. Castiglione autrice di un saggio su di lei. Le suggestioni della lingua

[...]
Ma la lingua della Grasso, così connotata e particolare, non finisce con l'essere un limite per una sua più ampia circolazione?
"Credo che tra i maggiori successi editoriali di questi anni vi siano i libri di Andrea Camilleri. Perché il suo siciliano, altrettanto costruito e assai più intriso di popolarismi, dovrebbe essere più semplice di quello della Grasso? Il problema non credo sia attribuibile alla lingua. Camilleri interpreta una faccia più macchiettistica e stereotipata della Sicilia: donne avvenenti, vedove piacenti, commissari amanti della buona tavola, istituzioni corrotte. Il prodotto ha una confezione più commerciale, che ha il gusto di letteratura senza in realtà esserlo".
[..]
M.C.G.
 
 

l'Unità, 8.4.2009
Lo chef consiglia
Manifestazione della Cgil. La creatività del premier e quella dei pappagalli
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 8.4.2009
Il personaggio. Il presidente pugliese: “Raffaele sbaglia ad allearsi con Storace”
Vendola attacca Lombardo e scommette su Camilleri

[…]
Il “cartello” che vede insieme i fuoriusciti di Prc, Sinistra democratica, Verdi, socialisti ed ex del Pci, aspetta la risposta di alcuni candidati illustri tra cui lo scrittore Andrea Camilleri.
[…]
a. r.
 
 

Traniweb, 8.4.2009
Pugliamoci!

I primi giorni di Aprile ho partecipato ad un incontro sullo sviluppo turistico organizzato da Puglia Vision, un consorzio di promozione turistica.
[...]
Una luminosità naturale della scena e l’incontro con un mio vecchio compagno di scuola mi hanno fatto riflettere: cosa penserebbe di noi il mio collega giornalista di Zurigo con il quale ho condiviso parecchi educational in giro, per mete turistiche ambite? Lui, innamorato dell’Italia, si sarebbe sentito come sul set di Montalbano, perché chiesa, piazza e palazzi, ricordano quelli del borgo piu’ famoso in Europa, e credo anche il piu’ amato. Pochi sanno che la serie televisiva, doppiata in tedesco, affolla le televisioni di Stato in Germania, Austria e Svizzera, competendo alla pari con Sex and City, CSI e dr. House. Inoltre posso affermare senza essere smentito che la pelata di Zingaretti è nota in Europa, quanto l’impermeabile di Colombo (il famoso tenente, per la nostra generazione). Nelle librerie di Zurigo e Berlino, Camilleri (ed oggi anche Carofiglio) in funamboliche  traduzioni in tedesco, impazzano.
Quando ho intervistato Camilleri, mi confermò che circa 4 dei quindici milioni di libri venduti, sono smistati nel mercato alemanno. In televisione poi, quasi sempre in prima serata, i tedeschi usano Montalbano, come "energia solare". Mi spiego… se metto a Francoforte in prima serata "La forma dell’acqua", quella luce, quel sole, quei ritmi, sedurranno a tal punto i telespettatori da fargli scordare quel soffocante grigiolino che sono costretti a vivere nella città piu’ ricca e dinamica d’Europa. Avranno più energia il giorno dopo.
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Massimo Pillera
 
 

l'Unità, 9.4.2009
Lo chef consiglia
Se entra in sciopero l’indiscreto gioiello, quel Lui di moraviana memoria
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Tirreno, 9.4.2009
Camilleri verrà senza cachet

Pisa. Chi vuole conoscere tutti gli appuntamenti che sono in calendario per celebrare i 400 anni dall’invenzione del cannocchiale di Galilei può visitare il sito www.galileoapisa.it. Il programma è stato presentato di recente al Teatro Verdi alla presenza di Silvia Panichi, assessore comunale alla cultura. [...] «Nell’organizzazione - continua Silvia Panichi - sarà fondamentale il volontariato. Anche lo stesso scrittore Andrea Camilleri verrà a titolo gratuito, per amicizia, e solo con il rimborso spese». Fra le varie iniziative, segnaliamo [...] un’intervista impossibile a Galilei fatta a teatro, al Verdi, il 6 giugno alle 21, dallo scrittore Andrea Camilleri.
Parlato
 
 

La Sicilia, 9.4.2009
Porto Empedocle. Rifiuti: il sindaco multa 4 cittadini, 2 li identifica con la videosorveglianza in via Roma
Scatta la «prova tv» contro gli incivili

Porto Empedocle. Perfino il commissario Montalbano impallidirebbe e gli spunterebbero di colpo i capelli che non ha [Sic!, NdCFC]. Di fronte al sindaco Calogero Firetto e ai suoi più stretti collaboratori - su tutti i vigili urbani - il personaggio creato dalla penna di Andrea Camilleri appare come un dilettante.
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Francesco Di Mare
 
 

l'Unità, 10.4.2009
Lo chef consiglia
Foggia, apartheid all’italiana. E la farsa può diventare tragedia
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Quotidiano della Calabria, 10.4.2009
Di Venere e di Marte
Il terremoto, Camilleri e il Venerdì Santo
Dice lo scrittore siculo che la sofferenza che uno prova nei confronti dei terremotati è “animalesca”. Ha ragione, è davvero fatta di pelle dolente, di sangue arrabbiato

Dice Andrea Camilleri che la sofferenza che uno prova nei confronti dei terremotati è “animalesca”. Ha ragione, è davvero fatta di pelle dolente, di sangue arrabbiato, di unghie che si stringono nella carne, la mia sofferenza, eppure, “animalescamente”, la percezione di una scossa sismica è una di quelle rare esperienze, tutte corporali, che mi convince non solo che esiste l'anima, ma che ha a che fare proprio con quel corpo “animalesco” di cui parla Camilleri.
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Annarosa Macri'
 
 

l'Unità, 11.4.2009
Lo chef consiglia
Berlusconi punta al Ponte sullo Stretto. In una zona sismica
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Messaggero, 11.4.2009
Artista con le ali nell’Italia del boom
Alla Casa dei Teatri fino al 10 maggio la mostra dedicata a Luigi Vannucchi
Foto, manifesti, locandine, film, libri, documenti del ricco archivio dell’attore

«La mia amicizia con Gigi era particolare: avevo scoperto in lui, fin dalla prima volta in cui ci eravamo incontrati, la mia stessa propensione alla lettura e alla cultura. Tanto è vero che quando gli chiesi cosa avesse portato come esame di ammissione all’accademia, con molta tranquillità rispose: Gide. Un nome, credo, sconosciuto al resto dei suoi compagni». Bastano queste poche frasi di Andrea Camilleri, compagno d’Accademia di Luigi Vannucchi, a inquadrare l’attore siciliano, a fargli un ritratto anticonvenzionale che traferisce il soggetto fuor di cornice. Ha lo stesso obiettivo, probabilmente, la bella mostra che si è inaugurata l’altroieri e sarà a disposizione del pubblico fino al 10 maggio alla Casa dei Teatri di Roma (Villino Corsino di Villa Doria Pamphilj): “V come Vannucchi - A come Attore. L'eleganza del gesto e della parola. Foto di scena e di cronaca, locandine e video”.
Vannucchi, indimenticato interprete di teatro, cinema e televisione (la tv degli sceneggiati cui nessuno, nell’Italia del boom, sapeva e voleva sfuggire), era nato a Caltanissetta il 25 novembre 1930. “In una famiglia colta e agiata”, sottolinea la sua biografia. Il benessere di casa, effettivamente, gli consentì di frequentare il liceo classico e, dopo la maturità, di iscriversi sia all’Accademia d’Arte drammatica, sia all’Università, alla Facoltà di Filosofia, che pure abbandonò, dopo il diploma teatrale, per darsi solo alle scene. Ebbe subito successo, fu con Benassi, con Gassman e Squarzina, con Strehler al Piccolo di Milano. L’arrivo della tv, massiccio ed espropriante, è nei fatidici Sessanta, con titoli che acchiappano l’immaginazione popolare: Delitto e castigo, I promessi sposi, Il cappello del prete, A come Andromeda. All’inizio dei Settanta, il ritorno al palcoscenico. Nella storica compagnia “Gli Associati”, Vannucchi recita in spettacoli di grande successo, tra i quali Strano interludio, Otello, Inferni.
Nel 1974, un ruolo capace di segnare profondamente l’interiorità dell’attore. Che interpreta, meglio, diventa, Cesare Pavese ne Il vizio assurdo, dall’omonimo libro di Davide Lajolo. La “malattia” autodistruttiva dello scrittore piemontese lo contagia, si alloga insidiosamente dentro lui ed inizia a tentarlo, a corroderlo, a divorarlo. E quattro anni più tardi, dopo tre decenni di lavoro ad alto livello, Vannucchi muore suicida a Roma. Era il 30 agosto 1978.
Ancora Camilleri ci aiuta a penetrare meglio nel troppo colto e sensibile personaggio: «Traducemmo un testo di Genet, lo mandammo a Sipario e a Dramma e loro si rifiutarono di pubblicarlo perché “di contenuto osceno”. Una mattina mi telefona una voce romanesca e me fa: Ahò, tu sei Camilleri? Sì. Dice: Aspetta che te passo “Genette”. E mi passa Genet che era a Roma. Allora io telefono immediatamente a Gigi e alle 11 ci rechiamo al Grand Hotel, tremanti tutti e due d’emozione. Quando arriviamo davanti al carismatico individuo, co ’sto naso rotto da pugile, ’sti occhi che erano un lago azzurro, calvo, di un fascino personale mostruoso, la prima domanda che ci rivolge è: “Perché tanta attenzione per me, siete pederasti?”. No, diciamo tutti e due. Lui: “Allora, perché?”. E Gigi: Perché lei è un poeta».
Infine: «Negli ultimi tempi, soprattutto in occasione di un lavoro dentro il quale la sua vulnerabilità si era fatta tangibilissima, credo si sia svolta, dentro Gigi, una tragica battaglia: tra la voglia di non esserci e la volontà di restare. Quando mi disse che aveva preso una certa decisione personale, privatissima, lo sconsigliai... Pensavo che il rinunciare lo avrebbe scombussolato più che il rimanere, benché in quella certa situazione non si trovasse bene. La notizia della sua morte me la comunicò l’amico Franco Graziosi. Ci sentimmo due superstiti, fu un minimo di conforto».
Curatrice del bel percorso, che valorizza ed offre alla consultazione pubblica il folto Archivio Vannucchi, custodito dalla figlia di Luigi, Sabina, anch’essa attrice, è Nicoletta Valente, archivista di professione, nonché ammiratrice sincera dell’artista scomparso. Le sezioni in cui ha articolato i materiali, cartacei, visivi a auditivi, sono Passione (per il teatro), Amore e Odio (per la televisione), Desiderio (per il cinema, frequentato ma non troppo), Vanity (piccola raccolta di fotografie, articoli e recensioni che sottolineano l’innegabile, tenebrosa bellezza di Vannucchi). Contributi teatrali registrati, televisivi e cinematografici sono a disposizione di chi voglia approfondire la visita.
Rita Sala
 
 

La Stampa - ttL, 11.4.2009
Che cocktail: mafia, Vietnam e amore libero
Cappellani. Un nuovo divertissement con Lou Sciortino, prequel della storia d'esordio

Ottavio Cappellani, alla sua terza prova, si sta ritagliando uno spazio agguerrito nella narrativa post-Camilleri - nel senso delle similitudini, ovvio, che' auguriamo lunga vita al Maestro.
[...]
Sergio Pent
 
 

l'Unità, 12.4.2009
Lo chef consiglia
I rischi che tutto il Paese corre con questo terremoto
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

TellusFolio.it, 13.4.2009
Il diadema di pietra. Gordiano Lupi intervista Roberto Mistretta

Roberto Mistretta pubblica il suo secondo giallo con Cairo Editore e continua a deliziare il pubblico con il carabiniere più simpatico d’Italia, l’indolente Bonanno, brusco nei modi, morbido nell’animo e amante della buona tavola, che si trova alle prese con casi inquietanti.
[...]
Quanto deve a Camilleri la tua scrittura? Pure tu come lui hai una città di fantasia dove ambienti i romanzi e un commissario che indaga...
"La mia scrittura si rifà agli scrittori siciliani che molto mi hanno insegnato a partire da Pirandello, passando per Brancati e Sciascia, senza dimenticare Consolo e Bonaviri fino ad arrivare a Camilleri a cui mi lega la vicinanza territoriale. Villabosco (Mussomeli) dista appena 40 km da Vigata (Porto Empedocle). I nomi sono di fantasia ma i luoghi sono reali. La scelta di cambiare denominazione nasce dall’esigenza letteraria di non restare impastoiato in descrizioni pedanti ma svincolate dal contesto reale per meglio adattarle alle trame dei romanzi che, è bene ribadirlo, pescano molto nel sociale, tema a me molto caro, per cui le storie del maresciallo Bonanno fanno solo da simpatica cornice al cuore della trama."
[...]
Gordiano Lupi
 
 

l'Unità, 14.4.2009
Lo chef consiglia
Com’è fashion sfilare in Abruzzo. Unico assente è Maroni, per le ronde
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 15.4.2009
Lo chef consiglia
Ponte di Messina, rischi e riserve. Meglio, forse ricostruire l'Abruzzo
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Giornale di Ragusa, 15.4.2009
Lo scrittore siciliano che ha reso celbre Montalbano
L’immarcescibile fascino di Andrea Camilleri

“Amo la Sicilia come lui”. Ogni Siculo che si rispetti quando pensa al “padre” di Montalbano dovrebbe avere questo desiderio, ovvero di credere che la passione per la nostra Isola che nutre il grande scrittore sia uguale a quella sua e di ognuno di noi. La Trinacria di Camilleri è bella, vera, reale, tragica, controversa, vincente e perdente. E’ insomma la nostra Terra con tutto il suo splendore e le sue contraddizioni. Ed io la leggo…
Camilleri e la sua Sicilia… Camilleri e la mia Sicilia! Da siciliana, fiera di esserlo, non potevo non amare Andrea Camilleri già fin dalla prima pagina del primo libro che ho letto. L’incontro è avvenuto casualmente, circa 12 anni fa quando ancora Camilleri non era conosciuto come lo è oggi, non era lo scrittore sempre in vetta alle classifiche dei libri più venduti. “Il cane di terracotta”, è questo il primo romanzo che acquistai e che lessi d’un fiato; e subito cominciarono domande a raffica: “Ma Vigata esiste davvero? Montelusa dove sarà?
E Marinella si trova nella Sicilia occidentale o orientale?” Ha importanza darsi una risposta? Credo di no. Tra luoghi veri e angoli di Sicilia inventata, il libro che stavo leggendo delineava quasi una nuova geografia dell´Isola, dove la realtà cade nelle maglie di una visione incantata e senza tempo. E il gioco del vero e del falso è continuato per tutte le pagine e per tutti gli altri libri che da allora in poi ho letto: «tampasiannu e discurrennu» con Camilleri, si sfogliano le pagine dell´isola che non c´è, ma che esiste realmente. Rimasi stupita dalla capacità con cui lo scrittore di Porto Empedocle era riuscito a descriverci. E non era solo per la particolare scrittura, un italiano che si modula senza sforzo e fastidi sul dialetto; o, come appena scritto, per l’intuizione dei luoghi immaginari, ma che poi in realtà in qualche angolo della Sicilia esistono; o per la potenza della comicità che in certe espressioni solo i siciliani sappiamo comunicare.
La Sicilia è da sempre una terra magica, una terra mitica; in ogni angolo, in ogni scorcio, in ogni particolare, colore, profumo, sempre trasuda quel miscuglio di culture millenarie che hanno caratterizzato e plasmato la storia della nostra isola e del suo popolo. Tutto questo è Camilleri e tutto questo lui lo trasporta nei suoi lavori; non che altri scrittori siciliani non lo abbiano fatto (uno per tutti, Vitaliano Brancati di cui abbiamo parlato nello scorso numero), ma Andrea Camilleri sembra farlo senza voler dare connotazioni, positive o negative che siano; alla descrizione della vita siciliana, Camilleri non antepone scopi sociologici o antropologici, raramente giudica i suoi personaggi, tutto rimane nella sfera dell’arte.
Ed è per questo che la Sicilia appare in tutta la sua bellezza per quello che è; a volte protagonista, solitaria e silenziosa (si può leggere ne “Il filo di fumo”: Chiese ce n’erano due, a Vigata. La più antica era quella di Maria Immacolata, di tufo non intonacato, quasi a ripa di mare; l’altra era la Chiesa Matrice che stava sulla piazza, ed era chiesa come deve essere una chiesa, con scalinata di dodici gradoni e due colonne all’ingresso; o ancora ne “Il cane di terracotta”: Il posto solito era la spiaggetta di Puntasecca, una corta lingua di sabbia sotto una collina di marna bianca, quasi inaccessibile via terra, o meglio accessibile solo per Montalbano e Gegè che fin dalle elementari avevano scoperto un sentiero già difficoltoso a farselo a piedi.); a volte co-protagonista insieme al commissario Salvo Montalbano, insieme al solfataro Totò Barbabianca, insieme ai picciotti Ciccio e Jacolino, insieme al re-contadino Michele Zosimo, insieme a tutti i personaggi, insomma, che la penna di Camilleri ci ha regalato con i loro non detti, i rimandi, i sottintesi e le allusioni.
È un'isola dalla bellezza ammaliante e dalle mille contraddizioni, dalla luce accecante e dagli inquietanti chiaroscuri che Andrea Camilleri racconta nei romanzi storici o nelle avventure del commissario Montalbano. Tanto Vigàta (che poi in realtà è Porto Empedocle), quanto Montelusa (Agrigento) sono oggi oggetto di un amore fatale da parte di appassionati lettori, non meno affascinati dalla trasposizione cinematografica, che ambienta nel Ragusano le storie del commissario e che, dobbiamo ammetterlo, ha dato una notevole mano d’aiuto ai nostri amministratori. Sappiamo tutti chi ringraziare se il turismo nel Val di Noto è decollato; ma questa non è sicuramente la sede più adatta per parlare di questo. Ritornando a Camilleri e alla sua Sicilia, mi è capitato di leggere quanto segue: «Ambientare un racconto a Londra o a Nuovaiorca resterà l'ambizione massima e purtroppo sempre delusa dell'autore: egli, non possedendo la fantasia di un Verne e francamente restìo all'aereoplano, di queste città conosce soltanto quello di cui l'informano il cinematografo e la TV».
Lo scrisse lo stesso Camilleri nel suo primo romanzo, “Il corso delle cose”, e continuò: « Sono totalmente incapace di inventarmi una storia ambientata in un luogo che non conosco. Uno può anche scrivere un romanzo su una città che conosce attraverso le immagini televisive e quelle guide meravigliose che oggi esistono - non ci sei mai stato ma sai dov'é il tabaccaio. Ma questo non significa che tu sai cosa pensano, come pensano, le persone che in quelle strade camminano. Io conosco, almeno, penso di conoscere (la precisazione è importante), il modo di ragionare, di intendere il mondo, di rapportarsi con gli altri dei miei compaesani. Pecco, nell'ottanta per cento dei casi, di presunzione di avere capito, però per il venti per cento ci indovino. Quel venti per cento mi serve per scrivere dei libri».
Ad un certo punto, però, Andrea Camilleri ha cambiato idea, ed ecco la sua ultima fatica letteraria: “Un sabato con gli amici”, in cui lo scrittore sembra dimenticare la sua Sicilia, sembra aver smesso di bere acqua alla fonte prima della sua ispirazione. Io non ho ancora letto questo romanzo; chi lo ha fatto mi ha raccontato di come Camilleri sia tornato ad uno dei suoi primi amori, il teatro, di come abbia lasciato il colore locale a cui ci aveva abituati per una lingua elegante e soprattutto italiana. Insomma non c’è più il Camilleri che tutti conosciamo; ma lui stesso una volta dichiarò: "ognuno la Sicilia la vede alla sua maniera". Chissà che anche in questo romanzo non sia così. In fondo non è così semplice scrollarsi di dosso la sicilianità.
Chiara Scucces
 
 

l'Unità, 16.4.2009
Lo chef consiglia
Terremoto, inquietante dire che i giudici non devono occuparsi del passato
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.4.2009
Scuole, ospedali, municipi mappa del cemento "molle"

Da tre padiglioni dell'ospedale in stile Liberty che si affaccia sulla costa dell´Arenella al cine-teatro di Porto Empedocle caro a Camilleri: è lunga, la black list dei palazzi siciliani a rischio.
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Emanuele Lauria
 
 

l'Unità, 17.4.2009
Lo chef consiglia
Rai, tra mandanti e picciotti. La cacciata di Vauro è solo un avvertimento
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 18.4.2009
Lo chef consiglia
Dai chierici traditori agli intellettuali anoressici Con nobili eccezioni
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

TargatoCN.it, 18.4.2009
Novello: parole, storie, musica da un paese globale

A Novello il week-end del 2 e 3 maggio sarà dedicato a incontri con scrittori, artisti, attori e musicisti, nel cuore della Langhe, in uno dei paesi piemontesi più suggestivi della zona del Barolo. 'Collisioni' è un’occasione per stare insieme e dialogare. Una festa popolare in collina dove ascoltare storie da mondi lontani, prendere la parola e raccontare il proprio pezzo di mondo. Un paese trasformato per due giorni in un grande palcoscenico non-stop dove scrittori, musicisti e pubblico potranno incontrarsi in un clima che ricorda le vecchie feste di paese.
Tra gli ospiti di questa edizione: Andrea Bajani, Alessandro Baricco, Boosta dei Subsonica, Sergio Dogliani, Lorenzo Jovanotti, Aram Kian, Nicolai Lilin, Tommaso Pincio, Efraim Medina Reyes, Beppe Rosso, Antonio Scurati, Sergio Staino, Bruce Sterling, Gabriele Vacis, Dario Voltolini, Hamid Ziarati.
Traiettorie diverse, linguaggi a confronto, per far cadere lo steccato tra cultura alta e cultura popolare e gettare un ponte tra generazioni e linguaggi. Incontri informali in cui scrittori provenienti da diverse parti del mondo, musicisti, attori dialogheranno con il pubblico per sviscerare il tema della formazione, della scuola, del significato della parola giovinezza, del rapporto tra generazioni. Collisioni nasce dall’idea che la letteratura, la musica, l’arte siano un’occasione di socialità, un modo per far incontrare le persone. Considerandole non come consumatori, perché non ci saranno biglietti, ma come parte di una comunità che sceglie di condividere due giorni insieme salendo in collina in un’atmosfera familiare, tra assaggi di vino gratuito, degustazioni di prodotti tipici, installazioni di artisti locali, momenti musicali nei vicoli e nelle stradine di Novello. Un 'paese globale' che da luogo del passato e della tradizione diventa punto di partenza per guardare al futuro.
Il programma
Sabato 2 maggio, ore 14-15 – Confraternita di San Giovanni Battista.
Inaugurazione
Andrea Camilleri saluta Collisioni in un intervento video a cura di Stefano Caselli e Davide Valentini, e riflette su come sia cambiato il concetto di giovinezza negli ultimi quarant’anni.
[…]
 
 

Corriere della Sera, 18.4.2009
Il caso. La rinuncia di Del Giudice, l'autocandidatura di Scurati. Parla lo scrittore vincitore nel 1990
«Strega trasparente? Spero di no»
La svolta democratica di De Mauro è un errore. Ci tocca rimpiangere la Rimoaldi, capace di tenere a bada le lobby
Previsioni. L'autore della «Chimera» non vede scampo al premio: o vincono i grandi gruppi editoriali o vince la classifica
Sebastiano Vassalli: il rischio è il trionfo del mercato

[…]
A questo punto il nuovo vincitore annunciato per Vassalli dovrebbe essere Vitali.
«Oggi mi sembra quello che ha più chances. Magari in futuro toccherà a Camilleri o Faletti ».
[…]
Cristina Taglietti
 
 

l'Unità, 19.4.2009
Lo chef consiglia
Rai, se il buongiorno si vede dal mattino preparate i parapioggia
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica, 19.4.2009
"Adesso vi racconto la vera faccia del mio Montalbano"
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica, 19.4.2009
Camilleri, la macchina per scrivere. Il romanziere a ore fisse che scrive come parla
Metodi e segreti dello scrittore che ha venduto 21 milioni di copie
Nella bottega di Camilleri "Così nascono i miei bestseller"
Tutti i giorni dalle sette alle dieci, poi altre tre ore alla sera
È il tempo che passa al computer per costruire i suoi romanzi dopo averli immaginati leggendo le cronache dei giornali o inzuppandosi di realtà nelle strade e nei negozi sotto casa
Siamo andati a trovare l’autore italiano di maggior successo per farci svelare il suo metodo, i suoi tic e i suoi segreti

Roma. Il successo che arriva a settant'anni non ti cambia la vita, d'accordo. Ma incontrare Andrea Camilleri nella casa romana del quartiere Prati, il portone accanto alla sede della radio, nello stesso salotto da pensionato Rai dove l'ho conosciuto tanti anni fa, al principio dell'avventura, è una bella lezione di vita. Esattamente come quel giorno lontano, Camilleri si è svegliato alle sei, si è sbarbato e vestito di tutto punto per mettersi a scrivere, dalle sette alle dieci, minuto più, minuto meno. Ora, senza intervista, sarebbe in giro per il quartiere, al bar, a comprare le sigarette, a raccogliere le frasi perdute dalla gente, che poi finiranno in qualche suo romanzo. Dopo pranzo si rimetterà al tavolo di lavoro, per rivedere le pagine, correggere, riscrivere, per altre tre ore. La sera forse andrà a teatro con Rosetta, sua moglie da cinquantatré anni.
In mezzo a queste due giornate uguali, scandite dagli stessi riti, sono passati tre lustri, una trentina di romanzi, tradotti in tutto il mondo e venduti in ventuno milioni di copie, record per uno scrittore italiano.
Nessuno figura nella classifica dei primi dieci romanzi più venduti, ma quelli, da Eco a Saviano, per ora almeno, sono autori di un solo grande successo. Camilleri è una bottega da best seller, una formidabile macchina di scrittura. Di questo si parla.
Il patto con Camilleri è di non occuparsi per una volta del battutista di Palazzo Chigi, un'ossessione di molti e anche sua. Ma è più affascinante l'altra ossessione, quella nei confronti della più grande macchina per scrivere della storia della letteratura, Georges Simenon. Camilleri l'ha letto, studiato, conosciuto, ammirato e naturalmente imitato per tutta la vita. Gli ha offerto un omaggio straordinario, e assai gradito da Simenon, curando la più bella traduzione in immagini delle avventure del commissario Maigret mai girata, quella con l'indimenticabile Gino Cervi.
Ora Simenon, autore di centinaia di romanzi, aveva una serie infinita di trucchi, accorgimenti, più un monumentale archivio, una Biblioteca di Babele fatta di appunti, mappe, documenti. Mi guardo intorno nella casa, alla ricerca dell'archivio di Camilleri. "Fatica inutile, non esiste un archivio", è la deludente risposta. "Non prendo neppure appunti, niente. Ho buona memoria, tutto qui. Sono ordinato per natura, sono metodico. Ma non ho testa per un archivio. Un'altra cosa, Simenon era andato a scuola da un commissario del Quai des Orfèvres per imparare le tecniche d'indagine, io no. Ho conosciuto commissari di polizia soltanto dopo aver scritto Montalbano. Il fatto è che, a differenza di Simenon, io forse ho l'anima dello sbirro".
Il mito Simenon
Eppure un punto in comune con Simenon dev'esserci da qualche parte, insisto e uno lo trovo, anzi un paio. Gli autori seriali, da Simenon a King, sono come i serial killer, tendono a ripetere all'infinito le condizioni della prima volta. "Questo è vero. Gli orari di scrittura, soltanto al mattino, perché poi dovevo lavorare in Rai, il ritmo della giornata, tutto assomiglia alla prima volta, quando scrissi Il corso delle cose". L'altro punto in comune con Simenon è la lettura dei fatti di cronaca, pagine e pagine da una decina di giornali anche locali, e poi l'immersione nella realtà quotidiana del quartiere, la strada. "Mi piace inzupparmi di realtà. In fondo ho poca fantasia, e poi penso che i fatti reali siano sempre più imprevedibili delle trame degli scrittori". Gogol diceva di non aver fantasia, lo spunto per “Le anime morte” lo diede Pushkin. Aveva letto la storia di questo truffatore che girava per l'immensa Russia per comprare contadini defunti e ottenere così aiuti di Stato. "Come nasce un romanzo? Non l'ho mai capito. Leggi tanti piccoli fatti, ascolti frasi per strada. Due o tre rimangono in mente, crescono fino a diventare una storia. Ieri sono sceso a comprare le sigarette e ho sentito una ragazza che parlava al telefonino: "Ma come, vuoi fare l'amore con me, quando non abbiamo ancora consultato le carte?". Non è questo un magnifico spunto per una novella?".
Prima il dialogo
Nei romanzi di successo contemporanei sono quasi sparite le lunghe descrizioni dei classici, di persone e ambienti e paesaggi. La stessa faccia di Montalbano è in fondo un mistero. È un calcolo, visto che poi quelle i lettori le saltavano tanto volentieri, o che cosa? "Per me no, non è tecnica. È la mia formazione teatrale. Mi viene naturale scrivere per prima cosa i dialoghi, il dialogo nudo e crudo. Quando ho stabilito come parla un personaggio, allora desumo com'è vestito, dove vive, in quale ambiente si muove. Ex ore tuo te iudico". Mi pare di capire che non abbia una gran fiducia nelle tecniche, nelle scuole di scrittura. Che cosa racconta ai giovani aspiranti scrittori? "La miglior scuola per imparare a scrivere è ascoltare. E naturalmente leggere gli scrittori che ci piacciono e provare a capire come hanno fatto". Ho notato che la sua biblioteca immensa è tutta sistemata in ordine alfabetico, tranne lo scaffale dietro la scrivania. "Qui tengo i prediletti. Cechov anzitutto, teatro e racconti. Gogol, “Le anime morte” e i “Racconti di Pietroburgo”, che sono la perfezione letteraria. Poi Beckett, Faulkner, Sterne, Pirandello, ma assai più le novelle, il teatro è un po' datato. Tutti questi sono di Leonardo Sciascia, che rileggo in continuazione, qui sta ovviamente Simenon, ed ecco Calvino, un dio della scrittura".
Ma torniamo alla lingua. Prima di capire come parlano i personaggi, ci sono voluti trent'anni per capire come avrebbe parlato lui, l'autore. La ricerca di una lingua, la sua lingua, spiega la tardiva vocazione. "Beh, tardiva fino a un certo punto. Ho cominciato a pubblicare, e bene, prima dei vent'anni, su Mercurio. Poesie e racconti. Nel '47 Ungaretti m'infilò in un'antologia di nuovi poeti. Nel '48 Contini e Bo m'inserirono in un'altra, accanto a Pasolini, Zanzotto, Turoldo, Danilo Dolci, Maria Corti. Poi, certo, sparisco per mezzo secolo. Mi metto a scrivere una commedia, Silvio D'Amico mi consiglia di fare l'accademia a Roma e qui Orazio Costa dirotta il mio cervello dalla scrittura al teatro. Un lavoro stupendo, che non mi ha lascito mezzo rimpianto letterario. Quando m'è tornata voglia di scrivere, allora sì il problema è che non trovavo una lingua per raccontare".
Italiano e dialetto
Così ha finito per ascoltare sé stesso. Molti scrittori parlano meglio di quanto scrivano, è una vecchia intuizione. "Proprio così. M'era venuta in mente la storia de “Il corso delle cose” e volevo scrivere. Ma non ci riuscivo. In quel tempo mio padre era malato, passavo le notti con lui e raccontavo il romanzo, alla maniera nostra, in quel misto di dialetto e italiano della piccola borghesia siciliana. Finché non mi venne l'idea: perché non scrivere come raccontavo a mio padre? Lo scrissi in pochissimo tempo e lo consegnai a Niccolò Gallo, grande critico, che mi promise di pubblicarlo entro l'anno. Ma, come direbbe Gadda, subito dopo si rese defunto. Il romanzo aspettò altri dieci anni". Non era facile far passare quella lingua al vaglio degli editor. A proposito, come sono stati i suoi rapporti con gli editor? "In realtà ne ho avuto uno solo, Gallo, che mi fece una montagna di correzioni, tutte preziosissime. Per il resto, ho continuato di testa mia. Tutti naturalmente mi consigliavano di lasciar perdere quella lingua bastarda. Perfino Leonardo Sciascia mi ripeteva: figlio mio, ma come vuoi che ti capiscano i lettori non siciliani? Ma per me era perfetto. Di una tal cosa l'italiano serviva a esprimere il concetto, della stessa il dialetto descriveva il sentimento".
La gabbia del giallo
Ma i romanzi storici, bellissimi, cominciano a vendere con Sellerio. E poi arriva il botto di Montalbano. "È nato come un gioco. Per scrivere con metodo avevo bisogno di una gabbia, e quale migliore gabbia esiste del giallo? Il successo fu una cosa imprevista e incredibile. Balzai da cinquemila copie a novecentomila, un delirio, E un ricatto pazzesco. Sono anni che penso di sbarazzarmene, senza riuscirvi. Adesso esce l'ultimo e poi basta". È vero che ha accantonato l'idea di far morire Montalbano? "Sì, lo faccio sparire letterariamente. Il fatto è che una decina d'anni fa ci trovammo a Parigi con Manuel Vázquez Montalbán e Jean Claude Izzo e cominciammo a discutere di come far morire i nostri investigatori. Poi accade che Montalbàn e Izzo morirono tutti e due all'improvviso, senza riuscire a compiere il delitto. E io, che sono pur sempre meridionale, ho cambiato idea".
Come vive il mondo di Montalbano con quello dei romanzi storici? E soprattutto come si riesce a vivere in mezzo a quella folla di personaggi? Per uno scrittore è già difficile convivere con sette o otto personaggi alla volta. Dopo un po' diventano persone reali, che si aggirano per casa, dialogano, vivono euforie e depressioni. Camilleri scrive tre romanzi contemporaneamente, quindi si ritrova in duecento metri quadri decine di tipi che pretendono attenzione. "In effetti ogni tanto mi confondo, oppure esco e li lascio soli a vedersela fra di loro. Ma il mondo di Montalbano è un'altra cosa rispetto ai romanzi, è più rilassante, meno impegnativo. Perché quei personaggi sono in realtà maschere fisse, un teatro di pupi. Per il resto, sono abituato alla confusione. Io scrivo in un autentico bordello, con gente che va e che viene, amici, parenti, nipotini che si siedono sulle ginocchia, il rumore della città di sottofondo. Mia moglie mi dice, non sei uno scrittore, sei un corrispondente di guerra. Una volta ho provato a prendere una casa in campagna per concentrarmi e non sono riuscito e scrivere niente. Quando non riesco a sviluppare una storia, di solito non smetto di scrivere. Rispetto sempre l'orario, come un impiegato, e piuttosto che nulla, scrivo lettere a me stesso. Bene, quella volta tornai dalla villeggiatura con un pacco di lettere a me stesso".
L’arma dell’ironia
C'è un ultima curiosità nel fenomeno Camilleri. Non solo è lo scrittore italiano che ha venduto di più ma è anche la smentita più clamorosa al luogo comune per cui i lettori italiani non apprezzano il senso dell'umorismo. Nella lista dei best seller, in genere improntata a una granitica assenza d'ironia, i suoi romanzi spiccano per doti satiriche, con alcuni capolavori del genere, come “La presa di Macallè”. "Sì, ma non a caso è stato quello che ha avuto un'accoglienza furibonda dalla critica. In Italia la satira è sempre stata considerata un genere minore. È una colpa dedicarsi a una letteratura non penitenziale. Per me è fondamentale sorridere ogni tanto, mentre scrivo. Far sorridere i lettori, se posso, lo considero un gran vanto, forse il maggiore".
Curzio Maltese
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 19.4.2009
Appuntamenti
Interno di famiglia

Domani alle 18 alla Feltrinelli di via Appia Nuova 427 incontro con Simonetta Agnello Hornby, autrice di "Vento scomposto". Con Andrea Camilleri.
 
 

L'Unione Sarda, 20.4.2009
Montalbano vive in Sardegna
Camilleri: ha il volto di Giuseppe Marci

Tutto cominciò all’aeroporto di Elmas, nel 1996. Andrea Camilleri era uno scrittore settantenne sull’orlo di un successo clamoroso. Non era ancora l’autore contemporaneo più venduto in Italia, non era ancora il produttore di best seller che avrebbe salvato la Sellerio dal fallimento e sedotto milioni di lettori. Non era nulla di tutto ciò ma era a un passo dal diventarlo. Aveva scritto alcune opere a sfondo storico molto brillanti e divertite e cominciava a far muovere i primi passi sulle pagine a un personaggio interessante. Un commissario nervosetto, baffuto e progressista di nome Salvo Montalbano. Camilleri lo aveva già in mente, ma non aveva ancora deciso bene che faccia dargli. Finché, come ha scritto lui stesso domenica su Repubblica, «mi scrisse dall’Università di Cagliari il professor Giuseppe Marci invitandomi a un incontro con gli studenti che avevano seguito un corso dedicato al mio “Birraio di Preston”. (...) Fu così che incontrai Salvo Montalbano all’aeroporto di Cagliari con un mio romanzo sottobraccio. Era veramente impressionante la sua somiglianza col mio personaggio. Dirò di più: la vista del professore unificò in me l’immagine del commissario che fino a quel momento era ancora come un puzzle mancante di alcuni pezzi di sfondo».
Un debito d’ispirazione che Camilleri ha riconosciuto più volte, ma sempre a mezzo stampa: «In realtà – sorride Marci, ordinario di Filologia Italiana nella facoltà cagliaritana di Lingue - non mi ha mai detto apertamente di essersi ispirato al mio volto nel concepire quello del commissario. Certo, negli anni ha aggiunto elementi che rafforzano questa corrispondenza, come il neo sotto l’occhio sinistro che io ho e lui ha attribuito a Montalbano. Però non me ne ha mai parlato: lo disse una prima volta ad alcuni giornalisti e da quel momento ha continuato a sostenerlo aggiungendo via via qualche particolare, ma sempre e solo quando ha toccato l’argomento con i cronisti. A me non ha detto nulla neppure quando ci siamo visti ad Agrigento, alla festa per i suoi ottant’anni, e abbiamo conversato lungamente e piacevolmente».
Di sicuro il volto del professore (chioma consistente, baffi, naso rilevante) è molto più vicino a quelli di Giancarlo Giannini e Jean Rochefort – che Camilleri avrebbe voluto alternativamente come interpreti del commissario nel primo sceneggiato televisivo – che alla faccia robusta di Nicola Zingaretti, poi scelto dalla produzione della fiction Rai e da allora unica faccia possibile del poliziotto siculo.
Ma non sono soltanto i baffi a separare il Montalbano pensato dallo scrittore e quello imposto dal piccolo schermo: c’è soprattutto il fattore età. Camilleri, ricorda Marci, «disse di aver trovato nel nostro incontro i “quarantacinque anni stropicciati” che attribuiva al suo personaggio. Zingaretti ha dato vita a un’ottima interpretazione ma è troppo giovane per aver vissuto il ’68, come è accaduto a me e al commissario. Apparteniamo a una generazione che ha vissuto grandi sogni e poi ha visto che progressivamente la realtà li vanificava, li rovesciava».
Celestino Tabasso
 
 

Festival du Polar di Liegi, 20.4.2009
Camilleri alla siciliana
Proiezione del documentario di André Buytaers
 
 

l'Unità, 21.4.2009
Lo chef consiglia
Gli americani hanno coraggio, e Obama. A noi resta solo Berlusconi
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

L'Unione Sarda, 21.4.2009
La curiosità. Il racconto del professore
«Camilleri, io e i miei baffi prestati a Montalbano»

Tra amici accade di prendere in prestito qualcosa senza troppe cerimonie, magari dimenticando di avvertire il proprietario. Andrea Camilleri, per esempio, nel 1996 commise uno scippo - virtuale e benevolo - ai danni di un docente cagliaritano. Una sottrazione che lo scrittore siciliano ha più volte ammesso, fino a rievocarla in un suo articolo pubblicato domenica su Repubblica , in cui parla di quando «mi scrisse dall'Università di Cagliari il professor Giuseppe Marci invitandomi a un incontro con gli studenti che avevano seguito un corso dedicato al mio “Birraio di Preston”. (...) Fu così che incontrai Salvo Montalbano all'aeroporto di Cagliari con un mio romanzo sottobraccio. Era veramente impressionante la sua somiglianza col mio personaggio. Dirò di più: la vista del professore unificò in me l'immagine del commissario che fino a quel momento era ancora come un puzzle mancante di alcuni pezzi di sfondo».
Professore, come reagì quando Camilleri le disse che il commissario aveva la sua faccia?
«In realtà non me lo ha mai detto. Neppure quando ci siamo visti ad Agrigento, alla festa per i suoi ottant'anni: è stata una bella serata e abbiamo conversato gradevolmente ma non abbiamo mai sfiorato l'argomento».
Un tabù?
«Sul tema c'è un riserbo anglosassone, diciamo».
Finché un bel giorno Camilleri ha detto: Montalbano è Marci.
«A un giornalista. Un uomo che rilascia centinaia di interviste, pressato dalle domande, a un certo punto dovrà pur dire qualcosa. E così a un cronista che gli chiedeva del commissario rispose: “L'ho appena visto” e diede una mia sommaria descrizione».
Sommaria mica tanto.
«Il fatto è che negli anni Camilleri ha svelato progressivamente il volto del commissario, aggiungendo via via nuovi elementi. In un suo libro dice che Montalbano ha un neo sotto l'occhio sinistro: lo ha scritto dopo aver notato che io ce l'ho».
Di certo lei ha i baffi e i capelli, al contrario di Zingaretti.
«E infatti quando si cominciò a lavorare sul primo episodio del Montalbano televisivo Camilleri aveva in mente altri attori».
Verrebbe da pensare a Giancarlo Giannini.
«Era nella lista, ma il primo era Jean Rochefort».
Se Montalbano si modella sulla sua figura, per lei sarà un sollievo sapere che Camilleri ha rinunciato a farlo morire.
«Ma a suo tempo aveva detto di aver già scritto il libro in cui muore, che ora è in una cassaforte della Sellerio».
A parte i baffi, i capelli e il neo che cosa vi accomuna?
«Camilleri disse di aver trovato nel nostro incontro i “quarantacinque anni stropicciati” che attribuiva al suo personaggio. Zingaretti ha dato vita a un'ottima interpretazione ma è troppo giovane per aver vissuto il '68, come è accaduto a me e al commissario. Apparteniamo a una generazione che ha vissuto grandi sogni e poi ha visto che progressivamente la realtà li vanificava, li rovesciava».
Montalbano sbirro malinconico.
«Che però continua a lavorare e a impegnarsi, convinto della necessità di applicare la sua funzione con costanza. E io, senza voler fare paragoni enfatici, insegno da quarant'anni e resto convinto che sia il mestiere più bello del mondo, il lavoro sul quale scommettere per un mondo migliore».
(cel.ta)
 
 

l'Unità, 22.4.2009
Lo chef consiglia
Una crudele turpitudine giocare sulla pelle dei migranti della Pinar
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Sellerio Editore, 22.4.2009
Andrea Camilleri "Il sonaglio"

Sabato 25 aprile durante la trasmissione "Mediterraneo", in onda su Rai 3 alle 13.20, verrà presentato l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri "Il sonaglio".
 
 

Corriere delle Alpi, 22.4.2009
Eletto il nuovo consiglio dei siciliani di Heliopolis

Belluno. Heliopolis, l’associazione socioculturale dei siciliani nel Bellunese, ha un nuovo direttivo. [...] Nell’attesa che il nuovo direttivo s’insedi, l’attività dell’associazione prosegue come da programma a suo tempo stabilito. [...] Per venerdì 8 maggio è previsto, infatti, il secondo incontro, avente per tema “Camilleri ed il romanzo storico”. Relatrice sarà Valentina Gallo.
 
 

l'Unità, 23.4.2009
Lo chef consiglia
Tremonti, l’indovino che guarda la crisi con gli occhiali rosa
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Dagospia, 23.4.2009
Da "Panorama" in edicola domani
Camilleri colora Renoir...

Dopo "Il colore del sole" (Mondadori), nel quale Andrea Camilleri descriveva il rocambolesco ritrovamento del diario di Caravaggio, l'inventore del commissario Montalbano torna a raccontare una vicenda misteriosa legata alla pittura e a un altro grande artista: Pierre Auguste Renoir. Il romanzo si intitola "Il cielo rubato. Dossier Renoir" (Skira) e sarà in libreria il 6 maggio. La trama ruota intorno al soggiorno in Sicilia dell'artista, del quale parla il figlio, il regista Jean Renoir, nella sua biografia del padre. Un soggiorno che Camilleri trasforma in un giallo.
 
 

Le Figaro, 23.4.2009
Vous ne savez pas : Un abécédaire de la Mafia, d'après les pizzini du boss Bernardo Provenzano d'Andrea Camilleri traduit de l'italien par D. Vittoz Fayard, 236 p., 18 €.
Dans les petits papiers de la Mafia
Le grand écrivain sicilien Andrea Camilleri introduit le lecteur dans le monde mystérieux de Cosa Nostra.

Au début du XXe siècle, l'un des plus éminents juristes italiens, Santi Romano, compara la Mafia à un ordre juridique, concurrent de l'État, mais disposant comme lui de codes, de tribunaux, de bourreaux, etc. Il avait parfaitement saisi l'esprit de cette organisation ­criminelle. On s'en rend compte en lisant le très astucieux Abécédaire de la Mafia que propose le grand écrivain sicilien Andrea Camilleri, après avoir longuement étudié la figure du chef mafieux (on dit « boss » en Sicile depuis les années 1950) Bernardo Provenzano. Inutile de présenter ce terrible personnage, qu'on a pu voir l'espace d'un instant, en 2006, à la suite de son arrestation dans une ferme isolée des environs de Cor­leone. Après quarante années de cavale, il est apparu comme un vieil homme, se nourrissant de lait de chèvre et de chicorée. Mais, en Sicile, plus qu'ailleurs, l'habit ne fait pas le moine.
Provenzano était depuis 1993 le chef incontesté de la Cosa Nostra sicilienne. Rompant avec les méthodes barbares de son prédécesseur, le furieux Toto Riina, assassin des juges Falcone et Borsellino et spécialiste des chambres de torture, Provenzano est le maître d'œuvre de la stratégie de l'immersion. Se fondre dans la population pour se faire oublier : « La Mafia ? Mais quelle Mafia ? »
Pourtant, le boss Provenzano a su se faire respecter comme un dictateur implacable. Lecteur de la Bible, il comparait son errance à celle des Hébreux. Son désert à lui, c'était celui de la clandestinité. Il ne correspondait jamais avec ses hommes par téléphone portable ou autre moyen technologique sophistiqué et donc repérable. Il donnait ses ordres par des pizzini, des bouts de papier, écrits à la machine, que ses correspondants pouvaient cacher dans le revers d'un pantalon ou d'une ceinture. En découvrant ses messages, les enquêteurs ont pu se faire une idée beaucoup plus juste de l'univers mafieux, où « régulariser » une situation signifie « assassiner », où un prêtre est dit « intelligent » s'il aide la Mafia, où l'adultère est puni d'une peine particulièrement cruelle (organes génitaux dans la bouche), etc.
Religiosité et superstition
Camilleri nous plonge, avec la familiarité du Sicilien et l'aisance du romancier, dans ce terrible univers mafieux. Son abécédaire nous introduit dans un monde lointain, pétri de mystères et d'une religiosité confinant à la superstition. Pas un mafieux qui ne rende hommage à Padre Pio avant de commettre un homicide. On se croirait dans un film.
Pourtant, tout ce que décrit Camilleri est authentique, certifié par les enquêtes de la justice et de la police. Et cela se passe aujourd'hui, en Europe, à deux heures d'avion de Paris. Camilleri n'est ni Block, ni Hess, ces anthropologues qui ont passé des mois au contact de la Mafia pour n'en tirer que des approximations plus ou moins infirmées par les enquêtes judiciaires. Il sait nous guider avec finesse et pédagogie au sein de cette société secrète. Songeons, rappelle-t-il, que l'archevêque de Palerme, à l'époque de Paul VI, ne cessait d'affirmer que « la Mafia n'existe pas » et fustigeait le prince de Lampedusa parce qu'il donnait, dans Le Guépard, une mauvaise image de la Sicile. À ce propos, on peut lire un autre petit roman de Camilleri, Le Pasteur et ses ouailles (Fayard), qui retrace l'histoire fantastique de la famille de Lampedusa.
Jacques de Saint-Victor
 
 

L'Unione Sarda, 23.4.2009
Lo studio. Ricerca di Angela Guiso
Si chiama Gaddaland la patria letteraria di Pasolini e Camilleri

«Sarà in questo bizzarro e solitario e ipersensibile stilista la voce italiana che più risponde allo spirito del nostro tempo?», domandava Italo Calvino pensando a Carlo Emilio Gadda. Scontata - per lui - la risposta affermativa, condivisa da molti critici ed estimatori dell'autore di “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana” e di “La cognizione del dolore”. Inizia con questo autorevole richiamo la ricerca della studiosa nuorese Angela Guiso che da insegnante vorrebbe portare Gadda nelle aule scolastiche dove oggi non trova spazio. “Gadda, un luogo da guardare” è libro che sonda forme e colori della Cognizione, tentando la via dell'interfaccia con la letteratura europea di lingua tedesca e con l'arte, soprattutto con l'espressionismo.
La ricerca parte da una premessa, pur implicita: Gadda legittima la letteratura mista fatta di lingua italiana e dialettale, dà dignità al gergo d'ogni categoria sdoganandolo dall'asfissia del ghetto. E da profeta apre la strada al successo del romanesco di Pierpaolo Pasolini e anche di autori d'oggi, dal siciliano di Andrea Camilleri al sardo di Salvatore Niffoi.
[…]
Marilena Orunesu
 
 

l'Unità, 24.4.2009
Lo chef consiglia
Mezzo con il 25 Aprile e mezzo con i terremotati. La furbizia del premier
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Venerdì, 24.4.2009
Segnalati da Augias
”Il sonaglio” Andrea Camilleri

Breve romanzo che chiude una trilogia fantastica. Il giovane pastore protagonista vive varie avventure; relegato in pascoli solitari, riesce in qualche modo a uscire dalla sua totale ignoranza e ha una relazione amorosa con la capretta Beba. La figlia di un barone locale riserverà, a lui e a noi, la sorpresa finale.
Corrado Augias
 
 

NonSoloCinema, 24.4.2009
"Un sabato, con gli amici" di Andrea Camilleri
Le male radici dànno sempre cattivi frutti
In una sera di un anno qualunque, sette situazioni personali si ritrovano per un qualche oscuro motivo in un appartamento dove accade qualcosa. Questo qualcosa è l’episodio centrale di quella che non potremo definire una vera e propria storia, e si dipana nell’arco di 142 pagine composte di brevi scene che riguardano i sette soggetti.

Il lavoro prende avvio con la descrizione di sette infanzie, una alla volta, ma i personaggi restano innominati, connotati soltanto attraverso le azioni e l’ambientazione delle scene che li vedono attori. Osserviamo i sette piccoli protagonisti in una successione di brevi spezzoni – quasi frammenti cinematografici ad otto millimetri - attraversare delle esperienze negative che saranno significative per la loro esistenza futura, e ci si chiede, con una punta di sgomento, se il libro procederà così fino alla fine. Sì, questo schema cambierà poco: nel procedere dell’intreccio i sette saranno descritti attraverso episodi dell’età adolescenziale e adulta, utilizzando salti temporali che talvolta renderanno la lettura un esercizio piuttosto stancante.
Sin dalla giovinezza i sette “nomi” instaurano relazioni che andranno intrecciandosi nella vita adulta, talvolta con effetti anche deleteri. Il lettore avrà in mano gli elementi per ricomporre il puzzle soltanto a un passo dal fulcro del narrato, che arriva intorno alla settantacinquesima pagina. Da lì in poi sarà possibile intravedere più compiutamente il senso della situazione che si sta prefigurando. Sette nomi sono tanti da gestire, ancor più se l’Autore decide di caratterizzarli soltanto attraverso connotazioni. L’effetto generale di questa strategia narrativa è quello di mantenere il lettore distante da ognuno dei protagonisti ed il tentativo dello scrittore di rappresentare i personaggi quasi esclusivamente attraverso dei dialoghi, che in realtà sono delle conversazioni, non aiuta in tal senso.
La scelta di Andrea Camilleri di narrare affidandosi ad uno schema narrativo principalmente dialogico – oltretutto narrato al tempo presente – è nata sicuramente dalla volontà di mantenere l’impianto narrativo a un livello mimetico, vale a dire il più vicino possibile alla rappresentazione reale (quasi si trattasse di una pièce teatrale, o di una sceneggiatura televisiva adattata a racconto lungo).
Il linguaggio, scevro da fusioni dialettali, asciutto, chiaro e diretto ci conduce in atti erotici o nefandi senza mezzi termini, con un effetto coinvolgente che testimonia la grande abilità linguistica dello scrittore forse non proporzionatamente sostenuta da uno schema narrativo adeguato allo sforzo intrapreso.
Maria Paola D’Alessandro
 
 

Il sottoscritto, 24.4.2009
Camilleri dalla A alla Zeta
Gianni Bonina, “Tutto Camilleri”, pp. 735, euro 24, Barbera, 2009

Destinato a chi è un lettore aficionado di Camilleri, a chi non compra i suoi libri ma è ugualmente curioso delle sue storie e a chi arriccia il naso davanti alla lactea ubertas dell’autore agrigentino “per il fatto che la sua non sarebbe letteratura”. E non solo: dedicato a chi acquista Camilleri in aeroporto come compagno di volo, a tutte le donne che vanno matte per il Montalbano televisivo, a chi va in vacanza nei “luoghi” del commissario più celebre d’Italia, e anche - e soprattutto - agli autori che hanno scelto di inserirlo nelle antologie letterarie (finalmente nel canone?). Oggi, lo scrittore più famoso d’Italia e tutti i libri della sua prolificissima produzione sono raccontati nel ponderoso lavoro di Gianni Bonina, lettore appassionato e studioso di Andrea Camilleri.
Da Il corso delle cose a La Vucciria, trent’anni di attività letteraria e cinquantotto libri spiegati e dispiegati in rigoroso ordine cronologico e secondo un percorso narrativo che dalla presentazione biografica di colui che Bonina chiama “pioniere solitario”, e passando per tutta la fenomenologia della poetica camilleriana, giunge ai più recenti esiti dello scrittore agrigentino con tre romanzi sui generis del 2008: uno è stato pubblicato in Spagna prima che in Italia, con un titolo di dimensione epico-drammatica alla Garcìa Lorca, La morte di Amalia Sacerdote, che nell’edizione italiana apparirà come La rizzagliata, titolo scelto dallo scrittore e immagine-metafora della storia che riassume tutto il pensiero forte della “filosofia” mafiosa con la sua criminale macchinazione collettiva. L’altro è La tripla morte di Michele Sparacino, che ha in comune con il romanzo “spagnolo” certo giornalismo inquinato sin dalle radici, benché la vicenda (come i migliori romanzi “storici” camilleriani) si svolga agli inizi del Novecento nella mitica Vigàta con il “sovversivo” Sparacino, vittima di una memoria storica inquinante e al centro di rocambolesche reazioni a catena che sortiscono stavolta effetti comico-drammatici (numi tutelari del lungo racconto, Pirandello e Kafka).
Il terzo, dal bellissimo titolo L’età del dubbio, è un romanzo giallo-rosa dai risvolti freudiani nel segno di una Laura evocatrice di suggestioni stilnovistiche e con un Montalbano un po’ in età che non ci sta più con la testa e scivola su una serie di lapsus alla maniera dello Zeno Cosini sveviano. Sono proprio questi tre romanzi con i quali si conclude il saggio di Bonina che confermano come la poetica camilleriana sia tutt’altro che scontata e antiletteraria, ma, al contrario, sorvegliata e originale.
Camilleri, il Camilleri “mafioso”, come Sciascia del resto, mafioso, certo, nel senso che, secondo Bonina, “nella cosmogonia di entrambi, la Sicilia e il mondo acquistano il senso della stessa antiteticità che per i cartografi del Mediterraneo opponeva il mare “interno” a quello “esterno” a distinguere i quali le colonne d’Ercole indicavano, più che una frontiera, due planisferi distinti”, Camilleri dunque, dalle cento suggestioni, Camilleri sperimentatore di generi e di pastiche letterari, Camilleri storico, fantastico, civile, surreale, favolistico, apologale, pamphlettistico, saggistico, documentaristico, demopsicologico, entomologico, linguistico, Camilleri la cui lettura, a scavare nell’archeologia della sua produzione, fa prendere coscienza di un “Argo dai cento occhi” che restituisce, con la sua prosa pingue e consumabile, tutto ciò che frequentando le letterature del mondo abbiamo conosciuto e riconosciuto: l’umorismo, la satira-ironia, la visionarietà, l’onirismo, il paradosso, la psicoanalisi, l’espressionismo, il macaronismo, il memorialismo, l’esistenzialismo (della regione-macrocosmo), l’allegorismo, il realismo magico (soprattutto del teatro camilleriano, il teatro-mondo che sta alla base della sua arte inventiva), il cinematografismo, insomma, il climax senza limiti della ricerca camilleriana.
Anche senza scomodare il canone lacaniano, il Lacan, che, secondo Bonina, “può essere assunto a ispiratore occulto di Camilleri quanto alla pronuncia dei suoi parlanti”, il Lacan della teoria dell’immagine che vale come percezione intuitiva prima della conoscenza, bastano queste carte di credito, basta quel “tanticchia di letteratura”, come, sornione e ironico, dice lui stesso a proposito dei rimandi colti delle sue storie, perché accademici iconoclasti e critici paludati, benché contagiati dallo fthonos theon, revochino finalmente l’accusa di estemporaneità, di antigrammaticalità e di smania scrittoria?
Patrizia Danzè
 
 

La Stampa - ttL, 25.4.2009
Anteprima. «Il cielo rubato» di Andrea Camilleri, un viaggio in Sicilia del Maestro impressionista, forse vero forse immaginario
A Girgenti, chi ha sfilato il portafogli a Renoir?
Poker. Iniziato l'anno con “Un sabato, con gli amici” (Mondadori), mentre continua a resistere in alta classifica “Il sonaglio” (Sellerio), dopo “La tripla vita di Michele Sparacino” (Rizzoli), ecco una nuova uscita di Camilleri, la quarta del 2009: “Il cielo rubato. Dossier Renoir”, un romanzo breve (ne anticipiamo qui la Nota finale di Andrea Camilleri) che incrocia in forma epistolare un giallo dei giorni nostri con un mistero biografico relativo al pittore francese (come gia' ne “Il colore del sole” dedicato al Caravaggio). Uscira' il 6 maggio da Skira (pp. 114, e14). Intanto, da Sellerio, e' pronto il nuovo Montalbano, “La danza del gabbiano” (pp. 288, e13): ancora qualche settimana di pazienza e poi scopriremo cosa si cela dietro la misteriosa scomparsa del fedele Fazio.
 
 

l'Unità, 25.4.2009
Lo chef consiglia
Con la tesi della festa di parte rinnegano i loro caduti. Per fortuna c'è Napolitano
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Trentino, 25.4.2009
Camilleri letto da Luigi Lo Cascio

Gli audiolibri della Emons, che stanno avendo un certo successo, annunciano per giugno l’uscita di un nuovo titolo che attirerà l’attenzione degli... ascoltatori di libri: “La luna di carta” di Andrea Camilleri letto da Luigi Lo Cascio (6 Cd per 5,50 ore in totale - 24,90 euro).
 
 

La Sicilia, 25.4.2009
Montalbano entra in fonderia
Porto Empedocle. La statua raffigurante il commissario sarà collocata a metà maggio

Porto Empedocle. La statua raffigurante il commissario Montalbano, realizzata dalle mani dello scultore racalmutese Giuseppe Agnello è all'interno di una fonderia di Mazara del Vallo.
E' quindi di fatto pronta per essere consegnata al Comune empedoclino che, tra il 14 e il 18 maggio prossimi darà incarico ad alcuni operai di posizionarla nel cuore di via Roma. Accanto e poggiata a uno dei lampioni della pubblica illuminazione dinanzi allo storico palazzo Testa, dove un tempo che c'era il noto panificio Prestia. Agnello ha ultimato il lavoro più artistico nei giorni scorsi e in queste ore si sta raccordando con il sindaco Calogero Firetto - papà spirituale di questa iniziativa - in vista delle modalità d'inaugurazione e valorizzazione della statua. Da voci ben accreditate di corridoio, la cerimonia inaugurale dell'immagine in bronzo alta un metro e ottanta centimetri si terrà il prossimo 23 maggio.
All'appuntamento non dovrebbe mancare il papà vero e letterario del commissario di polizia più famoso del mondo. Andrea Camilleri ha infatti lasciato intendere che, salvo acciacchi di salute o contrattempi di lavoro, a Porto Empedocle vuole esserci. D'altronde si toglierà il velo sull'immagine in bronzo del personaggio che lo ha reso celebre universalmente e che dal prossimo mese in poi «osserverà» appoggiato a un palo della luce lungo il «salotto» di via Roma, lo scorrere lento dei «marinisi». Un occhio che, chissà, forse spingerà i cittadini di questo paese a voler più bene la realtà in cui vivono ad amarlo di più. La posa della statua è comunque prevista, come detto, tra il 14 e il 18 prossimi, per dare il tempo ai tecnici di sistemare il tutto con calma, senza inconvenienti. Attualmente l'immagine artistica si trova all'interno di una nota fonderia di Mazara del Vallo dove verrà fusa secondo i criteri tipici di questo tipo di rappresentazione artistica. Questo tipo di lavoro è indispensabile per dare la fisionomia ufficiale alla statua.
Poi tutto tornerà nelle mani di Agnello, il quale cesellerà gli ultimi tratti dell'immagine del Commissario. Da ricordare come lo scultore di Racalmuto è stato il «forgiatore» della statua che immortala il suo illustre compaesano Leonardo Sciascia. Nel caso dello scrittore defunto l'immagine è come se camminasse tra la gente, nel caso di Montalbano il commissario rimarrà per sempre appoggiato al lampione. Quasi una metafora della «marinisità».
Francesco Di Mare
 
 

La Repubblica, 25.4.2009
I giallisti consigliati da Camilleri

E' stato Andrea Camilleri a consigliare alla Sellerio di tradurre i romanzi di Maj Sjöwall e Per Wahlöö, considerati i capostipiti del poliziesco scandinavo. Li farà leggere anche a Montalbano, che nella “Vampa d'agosto” passa due ore con «un bello romanzo poliziesco di dù autori svidisi che erano marito e mogliere».
 
 

La Stampa, 25.4.2009
Personaggio

La Sicilia come Itaca e la gioventù consumata lontano, per l’amata Italia. Si potrebbe paragonare a quella di Ulisse la storia del tenente colonnello pilota e poi cavaliere della Repubblica, Giuseppe Cattano. Lui, alla vigilia dei 90 anni, però si sente più vicino al commissario Montalbano, il personaggio plasmato dal suo vecchio compagno di scuola, Andrea Camilleri: «E’ il siciliano onesto, quello che non scende a compromessi».
[...]
Filippo Rubertà
 
 

l'Unità, 26.4.2009
Lo chef consiglia
Gli entusiasti collaboratori dei nazisti sempre concordi nel perseguitare gli ebrei
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Corriere della Sera, 26.4.2009
Anteprima. Il padre del commissario Montalbano collabora a un progetto teatrale tutto al femminile
Pirandello violento: Camilleri indaga
Molestie in famiglia contro le donne: un dramma con i testi del Premio Nobel
Confronti. "Pirandello è stato un uomo violento verso le donne della sua vita: la moglie, la figlia... Gli abbiamo fatto dire - con le sue parole - ciò che non avrebbe mai ammesso"

«Difficile trovare un uomo psicologicamente più violento nei confronti delle sue donne di Luigi Pirandello. L'annientamento della moglie Antonietta, sposata, poi relegata a finanziatrice dei bisogni familiari, che impazzisce quando la fine della sua dote le sottrae la propria identità. La povera figlia Lietta che tenta il suicidio... Il caro "zio Luigi" ha predicato bene, denunciando le mascalzonate maschili nell'opera letteraria, e razzolato molto male nella vita privata».
Andrea Camilleri è di umore radioso, il suo studio romano è inondato di sole, risate, aromi di caffè. L'allegria dell'attivissimo ottantatreenne è concimata da quattro attrici-autrici-registe (Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariángeles Torres, ovvero il gruppo «Mitipretese») che lo hanno coinvolto nel progetto drammaturgico di «Festa di famiglia». Debutto già fissato al Teatro India, sala sperimentale del Teatro Stabile di Roma, il 6 ottobre. Quindi tournée a Milano, Napoli, Genova e altrove.
Il pretesto è il compleanno di una madre di 60 anni festeggiata dalle sue tre figlie, la vera trama è la violenza quotidiana degli uomini contro le donne nell'ambito familiare. Non una sola battuta è nuova perché l'intero impianto drammaturgico è composto da materiale letterario di Luigi Pirandello estrapolato da drammi, novelle, romanzi. C'è la molestia sessuale del padre verso la figliastra dei "Sei personaggi in cerca d'autore", il marito segregatore di "Questa sera si recita a soggetto", il manipolatore di personalità de "L'amica delle mogli". L'impianto allestito dalle quattro attrici-autrici ha trovato in Camilleri una sterminata banca dati, unica nel suo genere e una cabina di regia dal ricchissimo passato. Dunque una sintesi che solo nominalmente è semplice «collaborazione alla drammaturgia», come si leggerà in locandina.
Spiega Camilleri: «C'è chi si ferma alle statistiche ma i numeri sono il miglior modo per esorcizzare un problema immenso, che riguarda situazioni insospettabili. Ci sono famiglie in cui la prevaricazione maschile è la regola, e spesso si arriva al gesto penalmente perseguibile». Ma dov' è il nodo di fondo, visto da un narratore? «Per secoli la donna è stata considerata dall'uomo un dominio, un possesso, come materia da dominare e indirizzare. Nel mondo moderno e contemporaneo, per fortuna, le cose sono cambiate. E l'uomo non l'ha sopportato. È come se i soldi conservati nel suo cassetto avessero deciso di allontanarsi e raggiungere autonomamente altre tasche. L'uomo non riesce a gestire i sentimenti profondi che nascono dai capovolgimenti. Per esempio, anzi soprattutto, l'abbandono. Per questo è affascinante la scommessa delle mie quattro amiche attrici. Sono riuscite a far dire a Pirandello, con le sue stesse parole, ciò che "zio Luigi" non avrebbe mai immaginato di poter ammettere».
Una pausa, un piccolo sbuffo: «L'uomo ha una sostanziale paura delle donne, della loro possibile fuga. E così il maschio reagisce ricorrendo alla forza fisica. Di lì nascono tutte le storie di mariti, ex mariti, fidanzati ed ex amanti che picchiano, violentano, spesso uccidono purtroppo tante donne. I muri costruiti per secoli intorno alle case siciliane e in genere del Sud non difendevano il nucleo da chi poteva entrare da fuori: in verità impedivano l'evasione delle femmine». Una risata: «Perché, diciamocelo, tutto nasce da Adamo ed Eva. E a dire la verità la colpevole ancestrale è Eva, o no?». Risate femminili delle quattro ragazze.
Anche lei, Camilleri, da siciliano è un vero uomo del Sud. Ha mai compiuto gesti di violenza psicologica verso le donne che l'hanno circondato? Il padre di Montalbano guarda nel vuoto della finestra, verso il cielo del quartiere Prati. Per qualche istante fugge chissà dove, la sua bocca si piega nell'inconfondibile smorfia così familiare a chi lavora con lui. Poi ritorna: «Sicuramente. L'ho fatto ma inconsciamente, come capita a chi possiede quei gesti nel proprio Dna. Poi me ne sono reso conto. Ci ho pensato. E me ne sono immensamente vergognato. Perché qui sta la maturità, la capacità di usare l'intelligenza, di ricorrere all'esercizio quotidiano della conoscenza di se stesso: quando ti rendi conto delle radici dei tuoi difetti».
Quanto tempo occorrerà perché quegli impulsi si sopiscano, magari scompaiano? «Ancora molto tempo, però avverrà. Non riguarderà purtroppo le generazioni attuali. Occorrerà tempo per educare futuri uomini e donne ad avere relazioni diverse». Poi guarda le quattro attrici schierate sul divano di casa, con le spalle ai libri. Camilleri le provoca: «Basta che la piantiate con le Quote rosa, con la Festa della donna dell'8 marzo, con la retorica delle mimose... tutte espressioni oscene, che sottolineano una diversità che non c'è più». Le quattro ovviamente si ribellano («è un modo per difenderci, per avanzare...») Ma lui non si convince: «Questa roba non mi piace. È come se ci chiedessimo: "Quanti individui dalla pelle nera mettiamo nelle liste? Anzi, quanti negri?"». Avete mai litigato tra voi in questi mesi di lavoro? Battuta ironica di Camilleri: «Le mie quattro simpatiche amiche hanno avuto rispetto. Rispetto per la vecchiaia di un ottantenne. Diciamo che non mi considerano più come uomo...».
Riecco la piega intorno alla bocca. Ma stavolta è molto più amara.
Paolo Conti
 
 

Corriere della Sera, 26.4.2009
Dopo Pressburger e Vattimo. L' Idv alla conquista del mondo della cultura. Magrelli: col Pd così clericale potrei votarlo
Se gli intellettuali di sinistra «scoprono» Di Pietro

Roma
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Andrea Camilleri, il creatore di Montalbano, dovrebbe avercela con Di Pietro, che ha rifiutato l'alleanza dell'Idv con una sua lista di «Senza partito», e invece, se l'ex magistrato lo chiama, dispensa consigli e ascolta. Discutono - spesso - di politica.
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Andrea Garibaldi
 
 

Corriere della Sera, 26.4.2009
Libri, film e metafore
Da Proust a De Niro: il codice del sonno

Bastasse la scienza, per risolvere il mistero del sonno. «Quel tuffo inevitabile nel quale l'uomo, ignudo, solo, inerme, s'avventura ogni sera in un oceano...», annotava nel silenzio della notte l'imperatore Adriano di Marguerite Yourcenar. Insonne per «il rifiuto di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi o alla saggia follia dei sogni». Eppure Adriano vorrebbe dormire, tuffarsi nelle acque del «grande donatore di ristoro». E proprio quello che a lui è negato, diventa ciò che definisce la Terako di "Sonno profondo", forse il migliore racconto di Banana Yoshimoto.
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È il trionfo dei «gufi notturni» che popolano le feste di Jay Gatsby (e del suo creatore, Scott Fitzgerald), la sconfitta dei nuotatori mattinieri alla Salvo Montalbano (early bird come il suo autore Andrea Camilleri)?
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Gabriela Jacomella
 
 

La Sicilia, 26.4.2009
Si presenta il libro di Marina Castiglione
La Grasso e l'incesto della parola

Dopo quella tenutasi a Gela, anche a Caltanissetta ci sarà la presentazione del volume di Marina Castiglione «L'incesto della parola. Lingua e scrittura in Silvana Grasso», pubblicato dall'editore Salvatore Sciascia.
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W. G.
 
 

27.4.2009
La luna di carta
L'audiolibro edito da Emons con la lettura integrale del romanzo di Andrea Camilleri eseguita da Luigi Lo Cascio sarà in libreria il 27 maggio.
 
 

Ghigliottina, 27.4.2009
L’arcadia di Andrea Camilleri

La legge suprema delle cose è il mutamento. Da questo dogma viene partorito "Il Sonaglio" (Sellerio 2009), ultima prova di Andrea Camilleri, sicuramente uno dei più importanti scrittori italiani viventi. Tra le pagine si ritrova un romanzo dal sapore antico, nel quale riaffiorano miti e momenti di puro lirismo che avvolgono una terra, come la Sicilia, già rivestita di colori ellenici, divini, mediterranei. Il fantastico chiama intorno a sé un paesaggio magico per natura, estendendo volutamente o meno la linea che divide il reale con l’irreale.
Con la sapienza del grande scrittore Camilleri ridipinge un’arcadia prima rigida, tinta di verghiano senso del tempo, poi poetica e dolce, rarefatta come nell’oralità fiabesca. Come numi tutelari si rifà a Lucrezio, poi a Landolfi immergendosi nel fondo dell’oscurità. Come Gurù, la fanciulla-capra, che condurrà il protagonista de "La pietra lunare" i lunari orrori di creature diafane, fantomatiche, e fin nelle viscere della terra, nel regno arcano delle Madri, anche Beba, la capra ora designata, si presenta come mistagoga di una iniziazione erotica.
La favola della fanciulla-capra è di “nuda tenerezza”: il mondo circostante spartito idealmente in due specie di realtà, ostili e dissonanti, si scontra e perché no si specchia con la semplicità agreste di Giurlà, dalle sembianze mitiche di un novello Orfeo. Nel luogo dove succedono cose strane e meravigliose, alle pendici del divino Etna, nelle campagne di Castrogiovanni, l’animale, battezzato Beba, con un nome che rimanda per assonanze a racconti dal sapore montalbanesco, s’innamora del giovane pastore, salvato dalla terribile visione del parroco che come un San Francesco prevedrà la morte dei “carusi” impegnati nella miniera.
La capra che ha bisogno di calore umano, la sottile e focosa gelosia che si scaturisce tra i due, momenti di distanza e di attesa mal voluti e mal sopportati a ribadire il messaggio unico e confortante dell’amore. E poi i versi di Lucrezio, trovati in una baule, come nelle più classiche delle favole, a fare da colonna sonora allo scorrere del tempo e all’immagine della Sicilia anche nei suoi lati più bui, quella della mafia, qui ancora agreste e non capillare. Nel turbinio erotico puro da un lato, e impuro dall’altro, quello dei ragazzetti che violentano e importunano una giovane disabile si modificano significati e significanti, gli uomini si fanno bestie e viceversa.
Tra Beba e Giurlà si rincorrono altre scene arcadiche, altri personaggi mitologici: ed ecco Anita, una Proserpina che è anche un po’ Atena, dalle gambe caprine, anch’essa perfetta Gurù, e forse anche di più perché con una metamorfosi ancora in potenza. La fanciulla con al collo un sonaglio, appartenuto alla capra-amante a rappresentare uno scambio di ruoli, come un delirante ma necessario riscatto. La parte per il tutto, lo zoccolo come ultimo capillo della legge dell’appartenenza. Il meglio dell’essere umano esce fuori ei momenti di pathos, là dove nessuno potrebbe intravedere vie d’uscita. Camilleri non ci permette di osservare ma di intravedere attraverso immagini sfocate e attraverso un linguaggio sussurrato, non sempre capito, per quel siciliano personalissimo e amabile. Ed è il segreto, a mio avviso, della poesia con cui da sempre riveste i suoi libri.
Matteo Chiavarone
 
 

l'Unità, 28.4.2009
Lo chef consiglia
Io non credo alle aperture del premier
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Auditorium Parco della Musica di Roma, 29.4.2009
Sala Sinopoli, ore 21
Fondazione Musica per Roma presenta
Enrico Rava Quintet, Sergio Rubini "Requiem per Chris"
Enrico Rava Quintet: Enrico Rava tromba, Gianluca Petrella trombone, Giovanni Guidi pianoforte, Pietro Leveratto contrabbasso, Fabrizio Sferra batteria
Sergio Rubini voce recitante
"Requiem per Chris" tratto da un soggetto inedito di Andrea Camilleri

L’attore Sergio Rubini e il jazzista Enrico Rava portano in scena un soggetto inedito di Andrea Camilleri (per un film che non sarà mai realizzato): una “storia siciliana” che si conclude in una New Orleans, segnata dalla catastrofe dell’uragano Katrina, che mantiene, nonostante la tragedia, il fascino della sua tradizione musicale. Rubini e Rava raccontano la storia di Chris Lamartine, personaggio fantastico, leggendario musicista morto suicida nel 1917, che incarna le origini e la storia del jazz afro-americano. Uno strano viaggio nello spazio e nel tempo, dove la Sicilia fascista che attende l’imminente disastro della guerra a fianco della Germania, si intreccia a frammenti di storia del jazz delle origini di New Orleans per poi ritornare a viaggiare tra Palermo e Roma e concludersi su un tetto della città americana martoriata dall’uragano. Questo spettacolo ha girato con successo il nostro paese nell’estate del 2008 confermando il successo di pubblico e critica ottenuto in occasione del debutto al Palermo Teatro Festival nel novembre del 2007 [in efetti la prima messa in scena è stata proposta a Parma nel settembre 2006, con Marco Baliani, NdCFC].
 
 

Apcom, 29.4.2009
Cinema/ Adriano Giannini: Con Madonna ci vediamo a Londra
Attore parla del rapporto con la pop star: "Ci sentiamo via mail"

Roma - Adriano Giannini [...] esordirà come regista: "Un corto di 20 minuti tratto da 'Il gioco della mosca' di Andrea Camilleri. Dirigerò solo bambini dai 4 ai 12 anni per mettere in scena i ricordi d'infanzia dello scrittore". Il set è una riserva del Wwf accanto a Porto Empedocle (dove si gira Montalbano). "L'ho scritto e lo produco con la mia neonata società. E' il mio biglietto da visita. E sarò io il primo a voler capire quanto e se valgo", chiude Giannini.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 29.4.2009
Il romanzo di Luperini breve apologo laico

Ci voleva uno scrittore siciliano come Andrea Camilleri per fare accogliere nel Divano della casa editrice Sellerio, collana ormai non meno prestigiosa della Memoria, il secondo romanzo di Romano Luperini, "L'età estrema".
[...]
Natale Tedesco
 
 

Il Re-Censore, 29.4.2009
Intervista a Marco Malvaldi

"La briscola in cinque", il suo esordio per Sellerio, lo ha fatto notare. Al secondo giallo, "Il gioco delle tre carte", Marco Malvaldi si conferma come autore dalla prosa cristallina, leggera da assorbire eppure ricca di spunti, intrigante. Un piccolo Camilleri in Toscana, in un microcosmo dove i fatti vengono dopo le persone, dove i tremendi vecchi che si aggirano attorno al BarLume formano un ecosistema irresistibile che vive di vita propria. E che al lettore, visti i consensi unanimi, piace.
[...]
Domanda provocatoria: se ti dicessi che la tua scrittura ricorda un riuscito mix di Camilleri e "Amici miei" di Monicelli? Oppure sono altri i modelli cui preferisci pensare come ispirazione?
"Ne sarei sinceramente lusingato, visto che sono un ammiratore di entrambi gli esempi che hai citato. A livello di ispirazione, o meglio, di invidia, ci sono parecchi altri esempi: Woodehouse e Guareschi su tutti, ma anche due umoristi livornesi (Federico Sardelli ed Ettore Borzacchini) forse non molto noti al di fuori della Toscana, ma che nella mia regione sono venerati. Con ragione, perchè sono geniali entrambi."
[...]
Matteo Di Giulio
 
 

Le Nouvel Observateur, Hors-série, 30.4.2009
Le génie de l'Italie
Dieci scrittori italiani raccontano la loro città.
Andrea Camilleri parla di Vigàta
 
 

l'Unità, 30.4.2009
Lo chef consiglia
Il cumenda dei cumenda da Colpo Grosso alle liste europee
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

 


 
Last modified Saturday, July, 16, 2011