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RASSEGNA STAMPA

FEBBRAIO 2009

 
l'Unità, 1.2.2009
Lo chef consiglia
Obama e il governo italiano la favola della formica che vuol uccidere l’elefante
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 1.2.2009
Non mettete Montalbano contro Camilleri
Il gas, Camilleri e Montalbano

La letteratura come strumento improprio di battaglia politica, e l'uso del personaggio letterario come elemento di dissenso contro il suo stesso autore. Anche a questo toccava assistere, nella campagna dei movimenti locali contro la costruzione di un rigassificatore al largo della costa di Porto Empedocle. L'ultima puntata della polemica è scaturita dalla pubblica presa di posizione di Andrea Camilleri a favore della realizzazione dell'opera in quella che è a un tempo la sua cittadina e l'immaginaria Vigàta. Dichiarazione più che legittima, almeno fintanto che in questo Paese verrà tollerata la libertà d'opinione. E dunque? E dunque dal fronte contrario alla realizzazione del rigassificatore non hanno gradito. A giudizio di chi si oppone alla realizzazione dell'opera, il maestro sbaglia. E fin qui, passi. È accaduto però che fra i contestatori dell'opinante abbiano voluto distinguersi quelli di Legambiente. I quali si sono spinti oltre il mero dissenso verso Camilleri, pretendendo d'aizzargli la sua stessa creatura letteraria, il commissario Montalbano (tu quoque, Salvo, fili mi?). Imbracciando l'arma dell'analisi testuale e caricandola di munizioni filologiche, costoro hanno sparato addosso all'autore dicendosi certi che il commissario non si sentirebbe a proprio agio nel percorrere un tratto di costa modificato per come sarà quello empedoclino dopo la realizzazione dell'opera. Ergo, il personaggio letterario sarebbe contro le idee dell'autore dalla cui mente egli è stato partorito. La più sublime delle dissociazioni che si possa immaginare. A immaginarla.
A questo punto, per dirla con Catarella, scusàssiro si ci spìo: ma come si fa a dire una coglionata del genere? E abbiate pazienza se per una volta mi esprimo usando la prima persona singolare, ma è che da scrittore mi sento parte in causa. Aggiungo a premessa che il fronte anti-rigassificatore avrà di sicuro cento e passa buone ragioni per avversare l'opera e dimostrare di non essere soltanto l'ennesima fazione nimby; non è sulla questione di merito che intervengo, anche perché non sono sufficientemente documentato per farlo. Altro mi preme dire. E questo altro mette l'accento sulla volgarità e la grettezza dimostrate attraverso l'uso dell'argomento letterario. Per dirla in modo che aiuti a capirci tutti quanti - me, Camilleri e i pretesi portatori dell'interpretazione autentica del testo camilleriano, futuri fondatori della prima madrassa montalbanica di rito scimunìta - coloro che in questi termini si sono espressi 'a fìciru fòra d'o rinàli. Innanzitutto è curioso che esponenti di un movimento ambientalista la cui auto-collocazione politica è (fino a prova contraria) a sinistra adottino lo stesso argomentare utilizzato qualche anno fa dal Giornale. Accadde nei giorni in cui lo scrittore empedoclino inaugurava la serie di interventi anti-berlusconiani sulle pagine di Micromega. Allora, in un articolo pubblicato dal quotidiano della famiglia Berlusconi, venne immaginata una telefonata fra il commissario e il suo creatore, nella quale si faceva dire al primo: «Andrea, ma chi minchia dici?». Non il massimo della fantasia, per tacere dello stile. Ma è soprattutto con riguardo al rapporto fra l'autore e la sua opera che è stato commesso un atto di pacchiana insensibilità, che dimostra totale ignoranza delle più elementari regole della grammatica letteraria e umana. Per essere chiari: l' autore è creatore, e in quanto tale demiurgo dell'opera e di ogni suo elemento. Personaggi compresi. E certo arriva sempre il momento dell'alienazione, quello che si verifica quando l'opera letteraria prende la forma dell'oggetto finito e si separa dall'autore per andare a incontrare il mondo esterno. Che a sua volta è un milieu complesso costituito da una platea di ricettori diversi per strumenti intellettuali e aspettative, un contesto sociale e un momento storico peculiari e non replicabili, e un circuito di divulgazione dei contenuti culturali che può decretare la popolarità o la clandestinità di ciascuna opera dell'intelletto umano. Quanto più il testo narrativo e i personaggi che lo compongono s'inoltrano in questo milieu, tanto più essi diventeranno una cosa altra dall'autore. Il quale, rispetto a tale condizione, sperimenta stati d'animo ambivalenti; un misto di positività data dal prestigio e dal pubblico riconoscimento, e negatività derivante dal constatare che la storia e i suoi personaggi vengano appropriati (cioè riadattati secondo schemi di senso e significato che possono discostarsi in misura anche ampia rispetto a quelli da lui intenzionati). Quello che viene così a crearsi è un rapporto sentimentalmente sofferto, che sconta distacchi mai consumati nei modi e nei tempi desiderati dall'autore. Sempre che questi modi e tempi esistano davvero. L'introdursi in territori così fragili e intimi richiederebbe dunque un'elevata misura di sobrietà e discrezione. Soprattutto bisognerebbe avere l'umiltà di capire che nessuna alienazione intercorsa fra l'autore e la sua creatura (personaggi compresi) possa trasformarsi in ribellione, o arrivare a prefigurare un meccanismo simile a quello di uccisione del padre. Nello specifico, il personaggio rimarrà sempre e comunque una creatura dell'autore. E per quanto il rapporto col milieu e i meccanismi dell'appropriazione possano dotarlo di una sorta d'autonomia esistenziale, in nessun caso egli potrà rivoltarsi contro il suo creatore e rinfacciargli qualcosa. Tantomeno le scelte personali e le opinioni. Né altri che l'autore potrà arrogarsi il diritto di stabilire come farebbe e cosa penserebbe il suo personaggio se si trovasse nell'ipotetica situazione X. Pretendere di farlo essendo esterni a quell'universo chiuso che è la creazione letteraria significa cimentarsi in esercizi di scadente letteratura. Appena meno scadente rispetto ai cimenti della vita reale.
Pippo Russo
 
 

Balarm.it, 1.2.2009
Una rimpatriata è per sette amici d'infanzia il momento dei “nodi al pettine”. Camilleri propone un taglio “teatrale” e un insolito stile asciutto e tagliente
Un sabato, con gli amici: un altro Camilleri

«L'età matura è il momento giusto perché i nodi vengano al pettine, gli elementi psichici si combinino apposta per precipitare, per esplodere come una miscela assai temibile con la quale un alchimista improvvido abbia giocato troppo a lungo e con troppa fortuna»: con queste parole Andrea Camilleri introduce il suo ultimo romanzo, già in libreria, “Un sabato, con gli amici”, che si innesta nel solco “libero” della sperimentazione.
Centoquarantadue pagine (17.50 euro) per l'editore Mondatori, per un romanzo che non è l'ennesimo racconto del commissario Montalbano e che ben poco ha dell’ironia colma di pietas che addolcisce le storie di Vigàta. È una rigida divisione, mutuata dal teatro, in due atti, attraversati da uno stile narrativo asciutto e “affilato”, con un rigoroso disegno della trama che sembra “chiudere” personaggi ed eventi nella rassegnata constatazione che dai propri drammi infantili non si guarisce mai del tutto.
La storia parte dall'infanzia di alcuni amici, Matteo, Gianni, Giulia, Anna, Fabio, Andrea e Renata (detta Rena), che condividono l'inquietudine di traumi e ferite profonde. Dopo un'adolescenza inquieta, segnata da turbamenti, rivolte, violente affermazioni di sé, la seconda parte del romanzo li accoglie già adulti, pacificamente adagiati in una quotidanità borghese che sembra offrire loro la tranquillità ambita. Ma una cena di rimpatriata, “condita” da un evento drammatico e inatteso, è l'occasione perchè i proverbiali “nodi” vengano al pettine: le antiche ferite, credute ormai rimarginate, riemergono prepotentemente rivelando quanto sia vano il tentativo di lenire e nascondere i traumi radicati nella propria coscienza.
Fabio Vento
 
 

Corriere della Sera, 1.2.2009
Pittura-Scrittura
Nel cuore di Palermo
LA VUCCIRIA di Renato Guttuso e Andrea Camilleri Skira, pp. 112, euro 18

Il mercato della Vucciria: ricco, chiassoso, straripante di vita, è descritto da Renato Guttuso e Andrea Camilleri. Lo scrittore ambienta il breve racconto "La ripetizione" per le strade del quartiere, cogliendo le peculiarità dell'idioma siciliano. Storia di una passione, con colori, odori e suoni del mercato. Dalla tela di Guttuso (1974), Camilleri fa emergere Anna, ritratta di spalle mentre porta la spesa, che scopre l'amore per Antonello, l'uomo in giacca e maglione giallo, che incontra per la via. Parallelamente, evocando suggestive atmosfere raccontate in un italiano antico, narra la vicenda cinquecentesca di un'altra Anna, che si concede al suo innamorato, e incontra la punizione della Santa Inquisizione, che la condanna ad essere murata viva nelle carceri dello Steri, il Palazzo Chiaramonte, dove è oggi conservato il quadro di Guttuso.
V. A.
 
 

Cultumedia, 1.2.2009
L'età del dubbio
Di Andrea Camilleri

Nel corso della più marina delle indagini di Montalbano, come lo stesso Camilleri l'ha definita, sogni premonitori, quasi segni del destino, rendono insonni le notti del Commissario Montalbano, mentre il mare in tempesta ormai è quasi arrivato a lambire la sua casa a Santa Marinella.
Pensieri e turbamenti (i morti che ritornano, il proprio funerale), che continuano a ronzare in testa anche da sveglio, quale prosieguo della nottata precendente, ancora più fastidiosi se alle immagini è difficile associare un significato univoco o ben definito, ma ben saldi al passato e al futuro ancora tutto in divenire, non scritto e forse ancora non pensato.
Secondo l’interpretazione dei sogni, il mare in tempesta è segno di mutamento esterno, di un’inquietudine, di un evento funesto perché incontrollabile.
Una mattina viene trovato nel porto di Vigàta un canotto, nel quale giace il cadavere sfregiato di un uomo, un povirazzo, di cui non si hanno dati, di cui non è stata denunciata la scomparsa, che nessuno è venuto a piangere. A portarlo a riva un'imbarcazione di lusso, il Vanna, proprietaria un’avvenente quanto spregiudicata cinquantenne, con un equipaggio non proprio raccomandabile.
Proprietaria e marinai sono trattenuti a Vigàta fino alla chiusura dell'inchiesta sul morto (ammazzato col veleno stabilisce l'autopsia), ma intanto è proprio su di loro che Montalbano ha qualche intuizione, sensazioni, che, allo stesso modo del risvegliarsi di vecchi dolori all’imminente temporale, preannunciano l’avvicinarsi di sviluppi inattesi.
Sarà il tenente Laura Belladonna, della Capitaneria di Porto, ad affiancare il Commissario nelle indagini, un incontro che potrebbe cambiare tutta la sua vita, se fosse possibile mandare "via la coscienza, via ogni dubbio, via la ragione". Lidia, la compagna di sempre, è più distante e Montalbano è insofferente, non solo nei suoi confronti, ma soprattutto verso la sua vita, fossilizzata.
Ma si sa, l’uomo è, per sua natura debole, dubbioso, alla ricerca del nuovo e tuttavia ancorato al vecchio, e Salvo Montalbano sa meglio degli altri autodefinirsi per come è davvero: un ottimo poliziotto ed un pessimo uomo.
Aggiungerei malinconico, estremamente riflessivo, a tratti dubbioso, appunto, rispetto a quanto ci aveva abituati in precedenza, ma forse risultato di un percorso espressivo dello stesso autore che riflette nei personaggi e nella scrittura, la maturità della sua vena caratteriale.
Un romanzo meno nero e contorto dei precedenti, dal finale forse suggerito, ma che non annoia o delude, finendo con l’apprezzarne l’intervento ‘ex machina’ che risolve il dubbio del Commissario, quasi a sollevarlo dalla responsabilità della scelta amorosa.
Un libro pronto per lo schermo, piccolo o grande non importa, il volto del Commissario ormai inevitabilmente legato all’attore, con buona pace di chi gli cerca una alternativa.
Romina Toscano
 
 

l'Unità, 3.2.2009
Lo chef consiglia
I lavoratori inglesi dovrebbero prendersela con i loro governanti
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Messaggero Veneto, 3.2.2009
Camilleri e i quarantenni inquieti

Sorprendente Camilleri. Non si è ancora spenta l’eco de "Il dubbio", l’ultimo romanzo con protagonista l’inossidabile Montalbano, ed ecco già in libreria "Un sabato, con gli amici" (Mondadori, 142 pagine, 17,50 euro), in cui racconta i traumi dell’infanzia di alcuni amici che si ritroveranno adulti per affrontare un evento drammatico. Ma se la prolificità di questo straordinario scrittore può sorprendere, il contenuto del libro sicuramente sconcerta, perché questo nuovo romanzo appartiene alla terza o quarta via di Camilleri, quella sperimentale dopo quella notissima del commissario Montalbano e quella storica: una necessità dello scrittore, un piacere personale?
«A forza di fare la stessa autostrada – mi dice - , dopo un po’ uno viene tentato dalla voglia di uscire. Questo romanzo è stato un’evasione dall’autostrada. È qualcosa che mi sto concedendo da quando ho passato gli ottant’anni. È successo con "Il colore del sole" e con "Il tailleur grigio". Ora sto percorrendo la strada provinciale che presenta più cose da esplorare, dopo essermi avventurato in un campo che fino ad adesso era stato lontanissimo dai miei interessi. È una provocazione verso me stesso, ma quando dico che è un’operazione sperimentale baro un pochino».
In che cosa bara?
«Per la verità, l’idea di questo libro nasce da un ritorno di memoria di un mio ricordo infantile. Con la vecchiaia c’è la presbiopia della memoria, si ricordano le cose passate e si dimenticano quelle che sono state fatte il giorno prima. Allora ho cominciato a lavorare attorno a questo spunto per arrivare a un ritratto dei quarantenni di oggi».
Che cos’hanno di particolare i quarantenni di oggi?
«Sono particolarmente inquietanti. C’è qualcosa nel loro sistema di pensiero, nel loro modo di agire, che è come un girare a vuoto. Forse il mio modo di vederli non è corrispondente alla realtà, ma io scrivo romanzi. I miei personaggi sono tutti un po’ arrivati, e non dovrebbero patire traumi, incertezze, timori o manie di altro tipo, invece sono instabili. Forse il loro disagio è qualcosa ancora di più profondo, non è legato alle contingenze attuali».
Quanto contano i traumi dell’infanzia in cui sono incorsi i suoi personaggi?
«Contano, ma non è che un certo tipo di trauma condizioni la vita. Semmai il trauma stinge (usiamo questo verbo da lavanderia) la vita adulta che prima o poi deve fare i conti».
E tornano i conti nel caso dei suoi personaggi?
«Credo che nella vita tornino i conti finanziari ed economici, ma i conti con se stessi tornano sempre poco. C’è sempre qualche addendo, qualche numero che non coincide, e mette in discussione tutto».
I suoi personaggi sembrano vivere quasi di sfuggita. Che tipo di vita è la loro?
«È una vita parziale, una vita non totale. Ho l’impressione che sia un insieme di frazioni di vita. Ma tutte queste frazioni non riescono a comporre una visione unitaria dell’esistenza».
Il romanzo, altro fatto di rilievo, non è ambientato in Sicilia. Perché ha voluto lasciare i “sacri“ lidi?
«Se io voglio esplorare un terreno assolutamente nuovo, questo territorio deve essere veramente tale e non già conosciuto. Ambientarlo in Sicilia mi avrebbe precluso la possibilità di avere degli elementi di novità narrativa. Questo invece è il primo libro in assoluto che scrivo in lingua italiana. Anche "Il colore del sole" è scritto in italiano, ma in un italiano inventato, secentesco».
Montalbano non si arrabbia perché l’ha messo un po’ da parte?
«E perché mai? Sicuramente fra non molto uscirà un nuovo Montalbano. La Sellerio ne ha tre già pronti, quindi non ha che l’imbarazzo della scelta. A marzo, sempre da Sellerio, dovrebbe uscire "Il Sonaglio" (la donna capra) terzo volume della trilogia della Metamorfosi, iniziata con "Maruzza Musumeci" (la donna sirena), e proseguita con "Il casellante" (la donna albero). La Sellerio ha anche altri titoli in attesa di pubblicazione, e sono "Il nipote del Negus" e "La banda Sacco", sulle gesta della famosa banda che imperversava tra Agrigento e Raffadali, che sono libri sulla linea del "Birrario di Preston" e della "Concessione del telefono". Tra Montalbano e no, la Sellerio ha otto romanzi miei in attesa di pubblicazione, e non posso pensare di intasare la casa editrice, "mischina": decideranno loro di volta in volta cosa e quando pubblicare».
In Spagna invece è uscito un romanzo ancora inedito per l’Italia, che le ha fatto vincere il premio spagnolo Novela Negra (150 mila euro). Ce ne vuole parlare?
«"La Rizzagliata", un romanzo ambientato in Sicilia ai tempi nostri, è tutto improntato sull’importanza positiva e negativa che può avere oggi l’informazione e come possa in qualche modo influire notevolmente su certe situazioni. Sono partito da un lontano fatto della cronaca nera italiana, il delitto - che poi non è un delitto - di quando venne ritrovato più di cinquant’anni fa il corpo di Wilma Montesi su una spiaggia del litorale romano. La vicenda tenne banco per mesi e mesi e lo scandalo che ne seguì sconquassò il mondo politico. Questo è lo spunto base del romanzo. Il titolo "La Rizzagliata" (che significa pesca col rezzaglio) in spagnolo, per evidenti difficoltà di traduzione, è diventato "La muerte de Amalia Sacerdote". In Italia con il titolo originale uscirà sempre da Sellerio il prossimo anno».
Ma cosa dice a chi lo accusa di essere troppo prolifico?
«A 84 anni ho ancora molte cose da scrivere e non penso di dover rendere conto del mio operato. Lavoro. E chi mi vuole bene mi segua».
Quante ore lavora al giorno per produrre tanto?
«Tante. Appena termino un romanzo lo faccio leggere a mia moglie, la mia prima lettrice. E poi lo mando all’editore. Come scrittore non vivo sotto una cappa che mi isola dall’atmosfera dentro la quale tutti ci veniamo a trovare e a respirare. Quindi sono influenzato dai fatti che succedono. I miei libri spesso sono suscitati da piccoli avvenimenti come "Un sabato, con gli amici". L’inquietudine dei quarantenni mi sembra la testimonianza di un malessere reale. Non so da cosa dipenda, ma io l’ho sentita, la sento. Che fare? Mah!».
Francesco Mannoni
 
 

Los Angeles Times, 3.2.2009
Authors
Italian mystery writer Andrea Camilleri keeps Montalbano on the case
At 83, the retired playwright provides a steady stream of suspense with the Sicilian police commander series. The author's historical novels round out his passions.

Reporting from Rome -- Americans have Philip Marlowe and Raymond Chandler. Britons have Sherlock Holmes and Arthur Conan Doyle. And Italians have Salvo Montalbano and Andrea Camilleri.
Camilleri, a bespectacled, gravel-voiced 83-year-old, has become a national character as beloved as his Montalbano, a shrewd, resolutely Sicilian police commander who solves crimes in the fictional town of Vigata.
Remarkably, Camilleri's career didn't take off until he was nearly 70, when he retired as a playwright and screenwriter. Since then, he has published an astonishing 40-plus books and sold 20 million copies internationally, inspiring a series of made-for-TV movies and, in Sicily, guided tours and a statue of his sleuth.
It's not unusual for Camilleri to have two or three titles atop European bestseller lists at once. In addition to the Montalbano mysteries, he writes works of historical fiction full of humor and a virtuoso command of dialect.
At an age when most people tend to focus on scheduling medical visits, he gets up every day at 6 a.m. in his comfortable apartment here, showers, dresses and gets to work. And enjoys himself enormously.
"I spent 30 years in television, theater, where you must have great physical energy," he says in a study decorated by images of comic-strip hoodlums. "In theater it's a 24-hour day... I am accustomed to this kind of rhythm. In fact, writing relaxes me."
Craggy features, a bald dome and a longish fringe of white hair give the author the look of an ancient eagle. His speech and movements are jovial and deliberate. He's a chain-smoker, a habit he describes as "imbecilic."
"On the other hand, I have made it to 83," he says. "Maybe if I quit cigarettes today, I would drop dead."
Camilleri, the son of a coast guard officer, was born in Porto Empedocle in southwestern Sicily, near the ruins of the Greek temples of Agrigento.
Sicily's legacy
Despite stereotypes of the island, more than half of the best Italian writers of the last 120 years have been Sicilian, says Stephen Sartarelli, an American poet who is Camilleri's translator. They have included Nobel laureate Luigi Pirandello, a playwright, and Leonardo Sciascia, a cerebral, politically engaged novelist.
This is the result of a cultivated intellectual class, a folk-tale tradition and a dark reality that, as in Latin America or Russia, lend themselves to fiction, Sartarelli says.
"When you live in more violent surroundings, you have more moral decisions to make," he says. "The Russians lived that in the 19th century. Moral dilemmas create the most interesting literature."
But a sense of humor comes with the territory as well. Camilleri has a playwright's ear for the language of subcultures, regions and historical periods. He delights in the "verbal inventiveness" of early Italian immigrants in the United States who said "backahouse" for outhouse and "robbachoos" for galoshes.
His approach does not seem a prototype for mainstream success. He writes not in standard Italian but a pastiche of Sicilian dialects, a language of his own concoction.
"It's a difficult kind of Italian because it's very much my own language," he says. "And it's even sometimes not very comprehensible for my own Sicilian countrymen... I confess there are also invented words."
Only half in jest, Camilleri says the stardom of his sleuth mystifies him. The middle-aged Montalbano is no action hero. Resentful of authority but slow to violence, gruff but sentimental, he commands a station-house ensemble featuring Catarella, an endearingly bumbling front-desk officer, and Mimi Augello, a skirt-chasing deputy commander.
Rather than cop-show realism, Camilleri lingers on details of place, personality and meals, which are near-religious experiences for Montalbano.
"I wanted a character who one could invite tranquilly to dinner knowing that he would not talk about a case unless you asked him about it," he said. "A person you can trust, who respects his word in friendship. With his private troubles, but nothing exceptional. Maybe it was this lack of the exceptional that struck a chord in Italy."
And what a chord. Except for a few young crime writers who complain that his world lacks grit, Italians can't get enough of Montalbano, on the page or on the screen.
It's hard to imagine an American mystery writer with comparable influence. In 2001, Italy's center-right government withstood an uproar about alleged police brutality against protesters at a Group of 8 summit in Genoa. Later, the leftist Camilleri published a novel in which the Genoa incidents angered Montalbano so much that he considered quitting the force. Some Italian police officers agreed with Camilleri; others thought Montalbano's reaction rang false. The upshot: Two police unions invited the author to a lengthy discussion with 600 officers.
Nonetheless, Camilleri prefers the meticulous research and intricate construction of his historical novels, which ride Montalbano's commercial coattails. "I have more fun writing these," he says. "First of all, because I can do linguistic experiments. That would be a problem for readers in the mysteries. In 'The Brewer of Preston,' I had great fun. I had seven Italian dialects in there."
Like the mysteries, the historical novels are set in Vigata and are based on real events because, he grumbles, "I'm not capable of making up anything."
"The Telephone Concession" is one of the best. Set in 1891, it recounts a sneaky businessman's attempt to install a telephone in Vigata. The initiative deteriorates into a delirium of political skulduggery, extortion and, that Sicilian obsession chronicled by Camilleri and many others, adultery.
Camilleri's vision of his island recalls the imaginary microcosms of Gabriel García Márquez's Colombia or the American South of William Faulkner, the Sicilian's idol.
"I remembered Dostoevsky's phrase: 'Tell the story of your village. If you tell it well, you will have told the story of the world,' " he said. "I have created this imaginary town, Vigata, the way so many writers have imagined: García Márquez with Macondo, Faulkner with his county. My Macondo is Vigata."
His writing habits
Most non-Italians associate Sicily primarily with the Mafia. Gangsters appear in Camilleri's fiction but remain only part of the landscape.
"When you write a novel about the Mafia, it's inevitable that the Mafioso becomes a somehow sympathetic character," he said. "If you think of the film ' The Godfather,' Marlon Brando's performance makes you forget that he's a killer, a bandit... That's why I keep Mafiosi to a second level, so to speak."
Another constant: the influence of his wife, Rosetta. He reads manuscripts to her; she makes him rewrite entire pages.
"When I did theater, the evening of the premiere I didn't fear the big critics of the time," he said. "I feared my wife. She's pitiless."
A final farewell
Camilleri has plenty of ideas and a dozen manuscripts in the pipeline. The last installment of the Montalbano series is ready for publication upon the author's demise or incapacitation.
Camilleri wrote it as the result of a conversation in Paris years ago with two fellow mystery writers: Manuel Vázquez Montalbán of Spain and Jean-Claude Izzo of France. The three old friends amused themselves discussing how they would do away with their sleuths one day. Vázquez Montalbán and Izzo have since passed away.
"They both died before their characters, so that made me think how I get rid of mine," he said. "I do have a bit of a Sicilian thing, superstition let's say, so I invented a solution... I sent it immediately to [my publisher] and said, 'Here, keep it.' This is irreversible and there's no going back. It's not like Conan Doyle, who had Sherlock Holmes fall into the abyss and then revived him. This is a literary character, and he vanishes."
Sebastian Rotella
 
 

l'Unità, 4.2.2009
Lo chef consiglia
Razzismo e crisi di valori. Ma l’esempio viene dall’alto di governo e Lega
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Rai Radio Uno, 4.2.2009
Ultime da Babele
Commenti, dibattiti, curiosità e spigolature della stampa italiana e internazionale
Ospiti della puntata Andrea Camilleri e Primo Greganti
conduce Giorgio Dell'Arti
Cliccare qui per scaricare il podcast della puntata
 
 

IlQuotidiano.it della provincia di Ascoli Piceno, 4.2.2009
“La salvaguardia del paesaggio è il risultato di un lavoro corale”

Ascoli Piceno. La prof.ssa Neroni richiama l'assessore Maroni nel suo libro: "Una citazione che mi ha sorpreso ma che mi ha riempito di soddisfazione, perché l’amore per la nostra terra nasce dalla consapevolezza che in essa sono le nostre radici".
Ubaldo Maroni, per tanti anni sindaco di Ripatransone, oggi assessore provinciale, ringrazia pubblicamente la concittadina prof.ssa Brunilde Neroni, docente all'Università di Padova, insigne letterata ed orientalista, che gli dedica un significativo pensiero nell'introduzione nel suo libro "A casa", edito da una delle più importanti case editrici italiane, la Sellerio di Palermo, e dedicato alla memoria di suo padre Luciano, grande tenore di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita.
Il libro è arricchito da una postfazione di Andrea Camilleri [La notizia è falsa, NdCFC].
[...]
 
 

l'Unità, 4.2.2009
Il caso
Camilleri sì Camus invece no. Scelta o svista?
Chi c’è e chi non c’è

In senso giornalistico in una «Storia» letteraria la domanda si esercita sui contemporanei. Ma, se non andiamo errati, rispetto al volume conclusivo della grande opera Einaudi uscito nel 2000 Asor Rosa non ha effettuato cambiamenti di spicco: non c’è, no, Baricco. C’è invece, qui, Camilleri, insieme con altri autori di mercato ma di cui si riconosce qualche peso, anche nella vignettistica (Altan) o nella canzone d’autore. Il «chi c’è chi non c’è» stavolta si può esercitare sui grandi europei. «Io per il Novecento chiamo in causa quattro grandi autori, Proust, Joyce, Mann e Musil, perché mi sembra che siano quelli che hanno contato di più come modelli. E Woolf e Mansfield. Ed Eliot. Non, quindi, autori europei che abbiano posizioni genericamente rilevanti, ma presenze che “contino”» afferma Asor Rosa. Non ci sono i cinquantenni, insomma: né McEwan né Marias; né ancora gli ottantenni, Lessing, Saramago, Szymborska, Szabo... Però non ci sono grandissimi da un pezzo defunti e «storicizzabili»: Beckett. Ad Asor Rosa non sembra che da noi abbia fatto germinare una scia di «beckettiani». Già, ma perché Sartre e non Camus? Qui Asor Rosa riflette e tace. Alla prossima edizione la «Storia» si ricorderà dell’autore dell’«Uomo in rivolta»?
 
 

La Sicilia, 4.2.2009
Malumore popolare, malgoverno e ironia nel «Birraio di Preston»

Chi conosce la pungente ironia della "penna" di Andrea Camilleri non può perdersi lo spettacolo di stasera e domani sera al cine teatro multisala Vasquez. È di scena "Il birraio di Preston", interpretato da Giulio Brogi e Mariella Lo Giudice vestiranno i panni dei personaggi di Camilleri partendo, come consueto, da un fatto realmente accaduto nella Sicilia del dopo unità d'Italia.
Tratto dal suo romanzo e adattato al teatro insieme al regista Giuseppe Di Pasquale, lo spettacolo ricalca lo stile del suo autore. Come ormai esplicitamente dichiarato in tutti i suoi romanzi, la storia parte da un accadimento di per sé affascinante e con l'obiettivo di stupire il lettore-spettatore. Pubblicato nel 1995, il romanzo prende il via dai fatti descritti ne "L'inchiesta sulle condizioni della Sicilia" del 1969. Questi avvenimenti si svolsero a Caltanissetta, dove un diffuso malumore popolare per il malgoverno centrale fu accresciuto dall'intervento inopportuno del prefetto Fortuzzi (il Bortuzzi del romanzo), di origine fiorentina dalla mentalità quindi molto lontana da quella dei siciliani, nel voler far rappresentare per l'inaugurazione del nuovo teatro della città l'opera lirica "Il birraio di Preston" di Luigi Ricci.
Un piccolo paese siciliano, che nella topografia camilleriana è il solito Vigàta, durante la seconda metà dell'Ottocento. Sorge la necessità di inaugurare il nuovo teatro civico "Re d'Italia". Il prefetto di Montelusa, paese distante qualche chilometro, ma odiato dagli abitanti di Vigata perché più importante e sede della Prefettura, si intestardisce di inaugurare la stagione lirica con un melodramma di Ricci di scarso valore. In realtà nessuno vuole la rappresentazione di quell'opera. Ma il Prefetto obbliga addirittura a dimettersi ben due consigli di amministrazione del teatro pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione dei vigatesi all'arte, al sublime.
Tra equivoci e dispute varie, una piccola guerra civile è dietro l'angolo dando libero sfogo a divertenti colpi di scena.
Avvenimenti farseschi e paradossali muoveranno al riso lo spettatore fino ad una conclusione inaspettata, in cui si chiariranno i motivi di tanto accanimento nel voler mettere in scena "Il birraio di Preston". Apprezzato in tutti i teatri in cui è stato rappresentato, lo spettacolo lascia dietro di sé la scia di consensi, di pubblico e di critica.
Mariolina Lo Bello
 
 

Le Monde, 4.2.2009
L'écrivain Andrea Camilleri s'engage dans la campagne des élections européennes

Rome corréspondant. L'Italie compte déjà une soixantaine de partis politiques... mais il en manquait encore un: "le parti des sans-parti". L'oubli est en passe d'être corrigé grâce au célèbre écrivain Andrea Camilleri, qui propose sa création dans la dernière livraison de la revue bimestrielle de la gauche radicale, MicroMega. Cette nouvelle formation pourrait présenter des candidats aux élections européennes de juin.
Au cours d'une conférence téléphonique, retranscrite in extenso, avec le directeur de la revue, Paolo Flores d'Arcais, et l'ancien juge de l'"opération mains propres" aujourd'hui dirigeant du Parti de l'Italie des valeurs (IDV), Antonio Di Pietro, le "père" du commissaire Montalbano explique que le Parti démocrate (centre gauche) n'est pas en mesure de "présenter une opposition sérieuse" et que seul "Di Pietro représente la vraie et unique opposition aujourd'hui en Italie". Du coup, l'écrivain propose une alliance "entre des personnes honnêtes, avec un casier judiciaire propre". L'ancien juge s'est dit prêt à accueillir sur ses listes les candidats du "parti des sans-parti" et à mettre la structure de l'IDV à leur service.
Pour l'instant, cette alliance n'est qu'un projet. "Nous sommes dans une phase préliminaire, explique le directeur de MicroMega. J'enverrai dans les prochains jours une synthèse de cette proposition à une centaine de proches pour recueillir leur avis. Mais déjà, les réactions des internautes nous poussent à continuer."
Pour M. Di Pietro, c'est une bonne affaire. Etre distingué par le plus populaire des écrivains transalpins ne se refuse pas. Pour le futur "parti des sans-parti" aussi: sans l'affiliation à l'Italie des valeurs, ses candidats devraient présenter 200 000 parrainages recueillis dans toutes les régions d'Italie. De plus, la nouvelle loi électorale, votée mardi 3 février par le Parlement, lamine les petites formations. Seules celles qui dépasseront 4% des suffrages exprimés pourront envoyer au moins un élu à Strasbourg. Selon les sondages, l'étiage de l'IDV se situe aux alentours de 10 %.
"WALTERLOO"
En revanche, c'est une pierre de plus dans le jardin déjà bien ravagé du Parti démocrate (PD). Près d'un an après sa défaite aux élections générales d'avril 2008, cette formation est dans un état de crise permanent et son secrétaire général, Walter Veltroni, est attaqué de toutes parts. Principal reproche: une opposition pas assez ferme au président du conseil. Son nouveau surnom? "Walterloo".
Paolo Flores d'Arcais ne cache pas qu'il milite pour une "catastrophe électorale" salutaire du PD aux élections européennes. Dans cette perspective, tout ce qui affaiblit M. Veltroni et renforce M. Di Pietro est le bienvenu. L'opération du "parti des sans-parti" est-elle un avatar de cette stratégie? Réponse: "Le Parti démocrate n'a pas besoin d'aide pour échouer." Plus sérieux, M. Flores d'Arcais explique: "L'alternative est simple. Ou les déçus du PD s'abstiennent, et ils renforcent Berlusconi, ou bien nous présentons une nouvelle offre et nous renforcerons l'opposition."
Philippe Ridet
 
 

Il Giornale, 4.2.2009
Sì della Camera alla soglia del 4%. E D’Alema isolato esce di scena

[...]
Di Pietro ha abilmente lasciato l’onere della riforma a Pd e Pdl ma conta di guadagnarci più di tutti, facendo incetta di voti di sinistra con candidature alla Travaglio e Camilleri.
[...]
Laura Cesaretti
 
 

l'Unità, 5.2.2009
Lo chef consiglia
Eluana, il Vaticano vuol staccare allo Stato laico la spina. Ora, però, si taccia
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 5.2.2009
Le lettere
La nostra battaglia contro il rigassificatore

Pippo Russo su Repubblica di domenica 1 febbraio scrive che sarebbe sbagliato mettere Montalbano contro Camilleri, e per dimostrare la sua tesi si addentra in una dotta disquisizione, argomentando che l'autore di un'opera letteraria è «demiurgo dell'opera e di ogni suo elemento, personaggi compresi» e che il personaggio «resta una creatura dell'autore e in nessun caso potrà rivoltarsi contro il suo creatore e rinfacciargli qualcosa tantomeno le scelte personali e le opinioni». La dotta e teorica disquisizione di Pippo Russo che forse in un altro contesto avrei apprezzato magari per contestarlo, chiamando in causa proprio Pirandello sotto la cui casa natale sarà costruito il rigassificatore occultando «le argille azzurre e il mare africano», mi ha indignata perché ad Agrigento, da più di due anni, associazioni, intellettuali anche se non di grido come Camilleri, e cittadini consapevoli ci stiamo battendo per impedire qualcosa che, se realizzata, resterà come ignominia di fronte al mondo intero della cultura. Ciò che sicuramente lascia esterrefatti è la candida ammissione di Russo di «non essere sufficientemente documentato», mostrando con ciò indifferenza e cinismo verso le sorti della Valle dei Templi, patrimonio dell'umanità, messo in pericolo da un impianto a rischio di incidente rilevante che sarà costruito sotto il cippo funereo di Luigi Pirandello e non «al largo della costa di Porto Empedocle» come da lui erroneamente affermato. Ritengo stucchevole e fuorviante tutto il suo dotto ragionamento su Montalbano che non può ribellarsi a Camilleri, un pretesto, insomma, per non affrontare seriamente il problema del rigassificatore e dei guasti irreversibili che arrecherà a un sito unico archeologico e paesaggistico, come la Valle dei Templi. Opportuno il riferimento alla libertà di opinione, peccato che oggi sia consentita, sui media tradizionali, solo a chi fa gli interessi di multinazionali, lobby e poteri forti. Lo è meno al cittadino consapevole che vorrebbe contrastare scempi e scelte scellerate e che si trova davanti uno sbarramento di fuoco.
Caterina Busetta, Agrigento

Facevo parte dei poteri forti e non lo sapevo. Ne prendo atto, e prometto di non essere più così sbadato. Però sapete com'è: il potere era forte, e invece il pensiero era debole. Come potevo non cadere in fallo? Fortuna che provvedono teste pensanti e possenti a ristabilire le misure. Prendete la gentile e pacata signora Busetta, per esempio. Con quella testa che ha potrebbe abbattere i muri. Dell'omertà, dell'illegalità, dell'ipocrisia. Davanti a una così mi arrendo prima ancora d'iniziare la tenzone. Ha stravinto, madame. E adesso, per cortesia, mi lasci la libertà di documentarmi su quel che mi pare. Insciallah.
(p. r.)
 
 

l'Unità, 6.2.2009
Siamo col Presidente della Repubblica
Tra i firmatari Andrea Camilleri

Per la prima volta nella vita di questa Repubblica libera, democratica e garantita dalla Costituzione il potere esecutivo, per iniziativa del presidente del Consiglio, ha deciso di abolire una sentenza legittima, definitiva, non modificabile della giurisdizione italiana al suo più alto livello.
Il Capo dello Stato ha fatto sapere al governo che l’atto sarebbe stato incostituzionale, e ciò per ragioni obiettive, palesi, verificabili nella nostra Costituzione e tipiche di ogni ordinamento democratico. Il governo ha deciso di ignorare l’obiezione. Il presidente della Repubblica, in nome della Costituzione di cui è garante, non ha firmato il decreto del governo. Ciò determina una situazione senza precedenti nella vita giuridica e politica italiana.
Il governo Berlusconi ha deciso di aggravarla annunciando che, in luogo del decreto, presenterà una legge, chiedendo al Parlamento di votarla subito. La legge, anche se approvata, avrà la stessa natura anti-costituzionale del decreto. Tutto ciò su una materia immensamente delicata come la condizione di Eluana Englaro , con una violenta invasione di campo nel dolore di una famiglia e nei diritti civili delle persone coinvolte.
Sentiamo perciò il dovere di essere accanto al presidente della Repubblica, custode e garante della Costituzione. Chiediamo agli italiani di unirsi intorno al Capo dello Stato e alla Costituzione in questo grave momento nella vita della Repubblica.
 
 

l'Unità, 6.2.2009
Lo chef consiglia
Cucina chiusa a Lucca. Né kebab né pizza né pasta con sarde e sartu
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Fahrenheit, 6.2.2009
Il libro del giorno
Andrea Camilleri, “Un sabato con gli amici”, Mondadori
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Quando il passato presenta i suoi conti. Le vite di Matteo, Gianni, Giulia, Anna, Fabio, Andrea e Renata detta Rena sono tutte vite segnate. Fin dall'infanzia, con traumi profondi che scuotono l'anima oppure vanno a interrarsi in certe zone segrete della coscienza, e dalla giovinezza che ci aggiunge il suo carico di turbamenti, di rivolte, di affermazioni di sé. Sembrerebbe che gli anni della prima maturità possano portare un inizio di pacificazione, se non altro perché le vite sembrano incanalate nei loro binari borghesi e le coppie si sono stabilizzate, ma non è così. Non è affatto così; anzi, è proprio il contrario: l'età matura è il momento giusto perché i nodi vengano al pettine, gli elementi psichici si combinino apposta per precipitare, per esplodere come una miscela assai temibile con la quale un alchimista improvvido abbia giocato troppo a lungo e con troppa fortuna. Decisamente, questo romanzo è anomalo nella produzione di Andrea Camilleri. Lo è da subito, dalla prima lettura che ci propone una lingua secca, affilata, che non cede all'espressività del dialetto né ad alcuna di quelle varie forme di pietas che spesso si ritrovano nella prosa dello scrittore e che sotto forma di ironia, tenerezza, comprensione per le umane debolezze intervengono a lenire anche le situazioni più dure e crudeli. Qui invece non c'è possibilità di fuga o di nascondimento. Ogni personaggio è consegnato alla sua dannazione e alla deriva inesorabile delle sue azioni.
conduce Marino Sinibaldi
 
 

ItaliaNotizie, 6.2.2009
Il birraio di Preston

Abbiamo voluto assistere, ed è la prima volta che ci capita, a una seconda replica de “Il birraio di Preston” di Camilleri, nel cartellone del Teatro Stabile di Catania, prima di stenderne scriverne una recensione accurata. E purtroppo ci troviamo costretti a confermare, in positivo ed in negativo, quanto avremmo voluto scrivere dopo averlo visto la prima volta.
Iniziamo da uno dei tanti perché che ci suscita questa rappresentazione, e chi scrive vuole sottolineare la sua approfondita conoscenza di tutte le opere dell’autore di Porto Empedocle che ama particolarmente: perché scegliere un testo narrativo, nato quindi per essere apprezzato alla sola lettura, come “Il birraio di Preston”, e trasformarlo in un testo teatrale, come purtroppo è stato fatto anche per “Un bellissimo novembre” di Patti, snaturandone quindi la sua vera essenza, perché non scegliere uno dei tanti testi di grandi drammaturghi siciliani nati già come opere per il teatro, vedi i vari Martoglio, Pirandello ecc? A che scopo questa operazione di riscrittura di un testo essenzialmente narrativo?
Seconda domanda che viene spontanea: perché affidare la parte del narratore, che deve quindi parlare in quella lingua originalissima, creata da Camilleri, un particolarissimo “melange” di italiano e siciliano, ad un attore che siciliano non è e che, pur rimanendo uno dei grandi del palcoscenico italiano con una carriera, alle spalle, di assoluto rispetto, “suona” alquanto “dissonante” quando è costretto a esprimersi in “camilleriano” così come l’attore a cui è stata affidata la parte del prefetto che deve parlare in toscano senza esserlo? Perché tutto questo quando abbiamo eccezionali attori siciliani e toscani che avrebbero potuto interpretare questi due ruoli con molta più naturalezza senza forzature linguistiche?
“Il Birraio di Preston” è uno dei testi di Camilleri più difficili da apprezzare già alla lettura perché l’autore, qui, si è voluto divertire a utilizzare la sua eccezionale preparazione linguistica inserendo dialoghi in diversi dialetti italiani e focalizzando tutto il libro su un solo evento, senza quindi tutte le avventure a cui ci ha abituato nei suoi romanzi sul commissario Montalbano: la rappresentazione nel teatro del paese di un’opera lirica “forestiera”, che nessuno conosce e quindi ama, voluta dal prefetto Bortuzzi, anche lui “straniero”, decisione che scatena una serie di fatti che si concludono con l’incendio del teatro stesso. Ci chiediamo ancora una volta: perché scegliere questo testo abbastanza “statico” rispetto ad altri di Camilleri più “dinamici”?
Terza e ultima domanda: perché affidare tanti e diversi ruoli ad ogni attore facendo così confondere ulteriormente il pubblico che deve capire, senza le spiegazioni che nel testo narrativo esistono, chi sta interpretando in quel momento quell’attore?
E ora è venuto il momento di dare spazio agli “elementi” positivi di quest’opera iniziando dall’interpretazione formidabile, e ieri sera ancora di più per un calo di voce che non lo ha “fermato”, del grande attore catanese Mimmo Mignemi, davvero splendido nel riuscire a dare una versione quasi “macchiettistica” del suo personaggio sia nella gestualità “esagerata” che con la recitazione. Un “bravo” collettivo ai suoi colleghi, da Cosimo Coltraro ad Angelo Tosto e a tutti gli altri, che si sono impegnati in questa specie di “tour de force” sia per il numero di repliche che per l’interpretazione, e quindi il trucco e l’abbigliamento relativi, di così numerosi personaggi. I nostri calorosi complimenti vanno alla macchina scenografica scenografia con tutti i suoi “effetti speciali” dal fumo dell’incendio alle ambientazioni nei più attenti particolari.
Vogliamo concludere dicendo naturalmente che ci prendiamo tutte le responsabilità di quanto affermato ringraziando infinitamente quanti ci hanno dato la possibilità di assistere a questo spettacolo.
Daniela Domenici
 
 

l'Unità, 7.2.2009
Lo chef consiglia
La crociata su Eluana è repellente. Prova suprema per la laicità dello Stato
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Tirreno, 7.2.2009
Economia
Camilleri e il kebab

Lucca. «E la pasta con le sarde?»  Anche Andrea Camilleri, papà letterario del mitico commissario Montalbano, dice la sua sul caso kebab. Commentando sull’Unità il divieto di aprire ristoranti etnici in centro, lo scrittore chiede al sindaco Favilla: «E se puta caso a un lucchese non piace la cucina della sua città? Gli viene tolta la cittadinanza?»  «Sono sicuro - afferma - che sorgeranno ristoranti clandestini e carissimi dove lucchesi, con barba finta per non farsi riconoscere, andranno a rimpinzarsi di sartu di riso, pasta con le sarde, soppressata e caciocavallo».
 
 

Il Giornale, 7.2.2009
HH Eterno ritorno

«Un sabato, con gli amici» è un romanzo molto diverso dai Camilleri abituali: niente dialettismi, personaggi delineati con una ferocia che gli è inusuale. Nessuna ironia a redimere il dramma. Eppure come al solito il libro schizza alle quote alte della Top Ten (secondo posto). Quindi non è lo stile Camilleri a fare le vendite quanto piuttosto il nome Camilleri. Poco male questo romanzo è migliore di molte altre cose da classifica e l’importante è che la gente lo legga.
 
 

Giornale di Brescia, 7.2.2009
Sabato con gli amici, segrete violenze in scena
Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri, scritto in "italiano": sorta di pièce teatrale sull'inesorabile follia della vita

Matteo e Anna, Fabio e Giulia, Andrea e Rena; e Gianni... Sette amici. Tre coppie di quarantenni avviate sugli annoiati binari della consolidata borghesia. E un gay, fresco di outing e candidato alle prossime elezioni. Questa l'apparenza. Ben diversa la realtà. Tutti hanno un'infanzia segnata da una violenza che ha "deviato" in modo radicale e definitivo il loro essere. Un momento che ora la maturità sembra aver nascosto. Ma le conseguenze restano indelebili nelle scelte, negli atteggiamenti, nelle prospettive. Nessuno dei personaggi sta vivendo la serenità che vuol dare a vedere. S'intrecciano invece complicità e sospetti, attrazioni fatali ed insofferenze. Inconfessabili segreti. Tutto conduce ad un sabato sera, quando l'abituale appuntamento scatena il cortocircuito fatale.
Racconto lungo, romanzo breve: difficile dare una definizione a questo centinaio abbondante di pagine che si legge in un paio d'ore. Alla fine resta l'impressione che si tratti d'una pièce teatrale, nella sua costruita regia, nella sua stringente logica. Sul palcoscenico della "buona" borghesia si muovono questi personaggi di belle sembianze. Non hanno scrupoli, non hanno remore: sono predestinati a vivere la loro parte, sgorgata da una violenza segreta e che ineludibilmente scivola verso un'altrettanta segreta violenza. Le loro storie vengono svelate con abile gioco, con efficace essenzialità narrativa. Le loro vicende si intrecciano, li stringono in inesorabili nodi.
Andrea Camilleri aveva predetto che questo romanzo avrebbe sorpreso i suoi lettori ed a molti non sarebbe piaciuto. Nulla concede all'inconfondibile linguaggio, quel "siciliano" che richiama complicità. Ha scelto invece uno stile gelido e tagliente, l'italiano puro ("volevo vedere se ne ero capace", spiega l'autore) che la sintassi di Camilleri solitamente riserva alla freddezza celebrale. Lontanissimo da ogni altra sua opera - ricorda "Il tailleur grigio", per qualche passaggio - questo racconto svela un altro volto del poliedrico autore. Che continua a sorprenderci. Ma anche a piacerci.
Claudio Baroni
 
 

l'Unità, 8.2.2009
Lo chef consiglia
Se Berlusconi riforma le leggi, il “segreto affanno” lo obbliga al lifting
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

MicroMega, 8.2.2009
Caso Englaro e assalto alla Costituzione
“Ora basta!”. 14 febbraio a Piazza Navona contro la dittatura oscurantista

Firma l'appello di Lorenza CARLASSARE, Andrea CAMILLERI, Furio COLOMBO, Umberto ECO, Paolo FLORES D'ARCAIS, Margherita HACK, Pancho PARDI, Stefano RODOTA':
"La vita di ciascuno non appartiene al governo e non appartiene alla Chiesa. La vita appartiene solo a chi la vive. Il decreto legge di Berlusconi, trasformato in disegno di legge dopo che il presidente Napolitano, da custode della Costituzione, ha rifiutato di firmarlo, vuole sottrarre al cittadino il diritto sulla propria vita e consegnarlo alla volontà totalitaria dello Stato e della Chiesa. Rendendo coatta l’alimentazione e l’idratazione anche contro la volontà del paziente, impone per legge la tortura ad ogni malato terminale.
Pur di imporre questa legge khomeinista, Berlusconi ha dichiarato che intende sovvertire la Costituzione repubblicana. E’ arrivato ad oltraggiare una delle costituzioni più democratiche del mondo, la nostra, definendola “filosovietica”, mentre non perde occasioni per elogiare il suo “amico Putin”, ex-dirigente del Kgb. Al governo Berlusconi che ha ormai dichiarato guerra alla Costituzione repubblicana, è dovere democratico di ogni cittadino opporre un fermo “ora basta!”.
Per dire sì alla vita e no alla tortura, per dire sì alla Costituzione e no al progetto di dittatura oscurantista, per dire sì al Presidente che sostiene la Costituzione contro chi la viola, la svilisce, la insulta, chiediamo a tutti i democratici di auto-organizzarsi per una grande e pacifica manifestazione, senza bandiere di partito, solo con la passione e l’impegno civile di liberi cittadini, a Roma, a piazza Navona, sabato 14 febbraio alle ore 15.
Passa parola, la democrazia dipende anche da te".
 
 

Corriere della Sera, 8.2.2009
Il punto della settimana
Un Camilleri tutto italiano scaccia Larsson dalla vetta

Camilleri è il re della Top Ten, il nuovo romanzo - senza Montalbano, senza Sicilia, senza dialetto - intreccia drammi e ricordi di sette amici.
[...]
Severino Colombo
 
 

Il Velino, 9.2.2009
Tornano gli “haters”, odiatori professionali, sdegnati permanenti

Roma - Eccoli, in fila nell’elencone dell’Unità: Furio Colombo e Umberto Eco, Dario Fo e Moni Ovadia, Andrea Camilleri e tutti gli altri autoproclamati Custodi della Moralità Pubblica, compattamente schierati contro il nemico pubblico numero uno, cioè - neanche a dirlo - Silvio Berlusconi.
[...]
Daniele Capezzone
 
 

l'Unità, 10.2.2009
Lo chef consiglia
I dettami della Chiesa, i sedicenti cattolici e il loro tornaconto
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Polar blog, 10.2.2009
Il maestro Camilleri
«Un été ardent», Andrea Camilleri, Fleuve Noir. Traduit de l’italien par Serge Quadruppani.

Salvo Montalbano a chaud. Ce mois d’août à Vigàta est d’une chaleur étouffante. Bains de mer, douches glacées, rien ne pourra faire baisser la température du commissaire fétiche d’Andrea Camilleri. Surtout pas la divine Adriana, qui pourrait être sa fille, mais qui, certains soirs, aimerait bien être sa femme. Mais on y reviendra…
Le bon Salvo a déniché, à la demande de sa fiancée Livia, une maison de vacances pour un couple d’amis. D’abord envahie par les cafards puis les souris, la villa s’avère vite un mauvais plan estival. Un jour, le petit garçon du couple disparaît. Il sera retrouvé sain et sauf dans un sous-sol caché de la demeure. C’est là que s’achève la première moitié d’«Un été ardent», onzième enquête du commissaire Montalbano traduite en français. Une première partie comique, façon dix plaies de Sicile s’abattant sur une modeste maison.
La suite sera d’un autre acabit. Dans ce sous-sol ignoré de tous, Montalbano découvre le cadavre d’une jeune fille disparue dans la région plusieurs années auparavant. Au fil de son enquête, le commissaire va se trouver en butte avec des magouilles immobilières, des pressions politiques, et toujours en arrière-plan cette mafia qui appartient au paysage sicilien au même titre que les oliviers ou les Fiat. Du Montalbano pur jus, avec une invité surprise, Adriana donc, sœur jumelle de la défunte, qui tourmentera follement la chair du commissaire et fera basculer le récit dans la vengeance familiale. Mensonge, manipulation et dissimulation, Montalbano vieillit et perd parfois de ses réflexes.
Si «Un été ardent» n’est pas le meilleur Montalbano, il regorge comme tous les romans du maestro Camilleri, de ces trouvailles linguistiques qui font le délice de cet ancien homme de théâtre et de télévision devenu star de l’édition italienne à 70 ans. Un «italien sicilianisé» qui est sa marque de fabrique et son atout maître.
Camilleri, 83 ans, est un phénomène de l’autre côté des Alpes. Chacun de ses romans – au choix, les enquêtes de Montalbano («La forme de l’eau», «Chien de faïence», «Le tour de la bouée»…  toutes des splendeurs) ou les récits historiques sur la Sicile du 19e siècle (le sublîme «Opéra de Vigàta», ou «La disparition de Judas») – sont à chaque fois des succès immenses d’édition. La série télévisée adaptée de Montalbano fait elle aussi un tabac dans les foyers. Et son visage est sur toutes les vitrines des librairies ou les kiosques à journaux.
Fin janvier, Camilleri, ce Simenon sicilien, nous a reçu chez lui à Rome, dans son appartement calme et simple, pour deux heures d’entretien. L’œil vif, la répartie cinglante, les cigarettes fumées à la chaîne, Camilleri s’est montré fidèle à sa légende: un homme engagé et un auteur de premier plan.
Dans cette interview, Andrea Camilleri revient longuement sur son œuvre, la Sicile, l'Italie de Berlusconi, son parcours, ses modèles…
L’été est ardent, et le commissaire Montalbano vieillit…
«Il souffre davantage de la fatigue que de la vieillesse, car il est totalement anormal à mes yeux qu’une personne née en 1950 puisse se dire vieille. Montalbano n’est pas fatigué de son travail, car celui-ci n’a rien de routinier, mais il est fatigué d’avoir affaire à des imbéciles, car plus le temps passe, plus il comprend que le crime est toujours stupide. Du coup, il devient plus amer, et aussi plus sensible.»
Quels sont vos rapports avec votre personnage fétiche?
«Je le supporte de moins en moins! A l’origine, j’avais prévu, avec mon immense pouvoir d’auteur, de faire disparaître Montalbano dès la fin du premier roman. Au départ, il ne m’intéressait pas vraiment, je m’étais simplement lancé un pari littéraire avec moi-même, savoir si j’étais capable ou pas d’écrire un roman. Mais à la fin du premier roman, j’avais trouvé que Montalbano n’était pas bien dessiné, donc je m’étais lancé dans un second livre, et après terminé Montalbano! Sauf qu’entre-temps, j’ai connu le succès. A cette époque, j’étais dans la norme de l’édition, mais avec Montalbano, j’ai commencé à vendre des centaines de milliers de livres. Très vite, je me suis retrouvé comme Conan Doyle avec Holmes, dépassé par mon personnage. «Montalbano ne t’appartient plus, il appartient à tout le monde», m’a dit un jour un lecteur. Et ma propre mère m’a menacé à l’époque de me poursuivre en justice, si j’arrêtais les Montalbano. Alors, j’ai continué, mais j’aurai le dernier mot. L’ultime roman de Montalbano est déjà écrit, il sera publié après ma mort, et Montalbano disparaît vraiment, mais je ne veux pas en dire plus sauf qu'il s'intitulera «Ricardino».»
La mafia est présente dans toutes les enquêtes de Montalbano, mais jamais au centre, toujours à la marge. Pourquoi?
«C’est volontaire de ma part. Ecrire des romans qui se déroulent en Sicile de nos jours en ignorant la mafia, serait une erreur. Mais la mettre au premier plan est dangereux, car même un auteur quelconque peut alors transformer n’importe quel mafieux en héros. Marlon Brando dans «Le Parrain» fait oublier que son personnage est quelqu’un qui commandite des meurtres, et le rend presque sympathique. L’aile militaire de la mafia a perdu la guerre face à l’Etat, donc elle continue à se battre mais sans montrer les armes. Il y a une phrase extraordinaire de Bernardo Provenzano (le chef de la Cosa Nostra qui a été arrêté en 2006. Surnommé «Le tracteur», il est soupçonné de près de quarante meurtres à lui seul) qui disait à ses hommes: «Enlevez les chaussures cloûtées et mettez des chaussons». C’est ça aujourd’hui la mafia, des criminels en chaussons.»
Quel est votre avis sur le livre «Gomorra» de Roberto Saviano?
«C’est devenu un phénomène éditorial et politique très important en Italie, et je suis particulièrement désolé pour Saviano qui risque d’être tué un jour. Quand les premiers journalistes ont été assassinés par la mafia il y a quelques années, j’ai compris que celle-ci avait appris à lire et à écrire. Aujourd’hui, avec «Gomorra», en plus de lire les journaux, elle lit les livres. J’espère que le succès de ce livre ne sera pas qu’un succès de curiosité, mais qu’il agira sur les comportements et les esprits, mais je n’ai pas l’impression que ce soit le cas encore.»
Montalbano est-il à l’aise dans l’Italie de Berlusconi?
«Ma sympathie pour Berlusconi, tout le monde la connaît! Montalbano est né avant Berlusconi, et ce n’est pas quelqu’un qui aime particulièrement la justice ou qui la recherche. Lui, il cherche la vérité relative de chaque événement. Il ne met jamais les menottes, et utilise très peu son arme. Je vous le répète, au départ des Montalbano, mon intention était simplement de voir si j’étais capable d’écrire un roman du premier au dernier chapitre. Très vite, j’ai choisi le genre policier, car c’est un genre encadré, normé et assez pratique pour cela. Et j’ai choisi un policier traditionnel pour héros plutôt qu’un carabinier, parce qu’un carabinier est un militaire, il est donc soumis à davantage de règles, à la hiérarchie, aux ordres… Le commissaire Montalbano, lui, peut se permettre d’être plus franc-tireur.»
Avez-vous le sentiment d’avoir ouvert une voie en Italie, par votre travail sur la langue dans vos romans?
«Si c’est le cas, j’en suis ravi. Contrairement à l’anglais ou au français qui ont su garder leur force, l’italien est une langue faible, beaucoup de mots nous viennent de l’anglais. J’ai toujours pensé que chaque langue se nourrit de ses périphéries. Les dialectes sont à l’italien ce que la sève est à l’arbre. Mon ambition, si j’en ai une, est de faire revivre des dialectes perdus. Par exemple, ma grand-mère m’appelait « pizzipituri », ce que l’on pourrait traduire par «un peu plus que garnement». Ma mère ne m’a jamais appelé comme ça, parce que c’était un mot du 19e siècle. Un jour, j’ai lu une lettre de Pirandello à sa sœur qui m’a procuré une immense émotion, parce que Pirandello appelait sa sœur «pizzipituri». Mettre ce genre de mots oubliés dans mes livres, voilà ce que je cherche.»
A 83 ans, pensez-vous parfois à une quelconque postérité de votre œuvre?
«J’ai vécu assez longtemps pour me souvenir du nombre d’auteurs aussitôt oubliés après leur mort, alors la postérité… On dit «le phénomène Camilleri», mais moi je ne me suis jamais considéré comme un phénomène. Mon succès, je le dois à mes lecteurs, pas à moi-même.»
Comment l’expliquez-vous?
«Mais je ne le comprends pas! Et je dis cela sans prendre la pose. C’est vrai que cela atteint de telles proportions que parfois je comprends Staline ou Mussolini, et leurs folies des grandeurs! Mais moi, mon plus grand plaisir, au-delà du succès ou même des histoires de mes romans, c’est d’écrire exactement la phrase que je voulais écrire.»
Etes-vous fier de vos livres?
«Je ne préfère pas me poser la question. Une fois qu’ils sont écrits, je les oublie, je détruis toutes les traces, comme un assassin. Je ne conserve aucun brouillon, aucune note.»
Vous alternez des romans historiques, généralement sur la Sicile du 19e siècle, et les enquêtes de Montalbano. Pourquoi ce va-et-vient?
«Montalbano me permet de toucher un large public, c’est un bon véhicule de contrebande politique pour faire passer quelques messages auxquels je tiens. Le roman historique, lui, me permet de travailler sur la langue et aussi de m’attarder sur les erreurs commises par l’Etat italien au moment de l’unité du pays, erreurs que l’on continue de payer encore aujourd’hui. Mon cœur bat davantage pour le roman historique, mais Montalbano est en réalité plus difficile à écrire, car il faut éviter de se répéter et ce n’est pas simple avec un personnage récurrent.»
Pourquoi avoir abandonné la poésie, l’amour de vos débuts littéraires?
«Qui vous dit que ce n’est pas elle qui m’a abandonné? Un journaliste a écrit un jour que j’occupe en Italie une place unique: «l’écriture moyenne supérieure». En Italie, on ne peut jamais bâtir de jolies églises de campagne, il faut toujours se lancer dans de grandes cathédrales. Je suis content que mes romans soient lus, mais j’écris aussi des livres dont je sais qu’ils seront refusés par les lecteurs. Quand j’écris, je pense au roman, à la langue, pas au public ni à moi-même.»
Vous avez travaillé de très nombreuses années au théâtre puis à la télévision italienne, où vous avez notamment adapté les Maigret de Simenon. Ces activités ont-elles eu une influence lorsque vous êtes passé à l’écriture de romans?
«Elles m’ont beaucoup servi, surtout pour l’écriture des Montalbano. La télévision m’a appris à découper une histoire en chapitres de manière non traditionnelle, alternant de longs plans panoramiques et des arrêts de la caméra sur un détail. Montalbano, c’est ma caméra en quelque sorte, qui voit le détail dans le plan large. Le théâtre, lui, m’a appris le sens du dialogue. Lorsque je crée un nouveau personnage, j’écris d’abord ses dialogues, et selon sa façon de parler, je compose son allure physique. Un type qui parle comme ça, il a forcément des moustaches, etc…»
Comment écrivez-vous? Avez-vous des habitudes particulières?
«Un ministre italien a dit récemment que les fonctionnaires dans ce pays ne travaillaient pas. S’il dit vrai, il faudrait alors me donner la médaille d’or du travail ! Je me lève tous les matins à 6 heures. Une fois que je suis propre et rasé, je m’installe à mon bureau et j’écris jusqu’à 10 heures. Tous les jours, comme un parfait fonctionnaire ! L’après-midi, je relis ce que j’ai écrit, mais je modifie peu. J’écris à l’ordinateur depuis une dizaine d’années seulement, après une longue période de méfiance à cause notamment du correcteur orthographique qui n’aimait pas beaucoup mes inventions sur la langue.»
Quelles sont vos influences littéraires?
«Il y en a beaucoup. On peut commencer par Gogol, Stern, Pirandello, Simenon… Les grands romans de Simenon, ceux écrits parallèlement aux Maigret, ont eu une influence immense sur tous mes livres, pas seulement sur les Montalbano. «Madame Bovary» a aussi beaucoup compté, car je le considère comme le premier grand roman moderne dans sa construction.»
Et le Catalan Manuel Vasquez Montalban?
«Il a été fondamental dans mon parcours d’écrivain. Lorsque j’écrivais «L’opéra de Vigata», j’ai calé, je n’arrivais pas à finir. Je passais des journées à chercher un moyen de m’en sortir, mais rien ne venait. Au même moment, j’ai lu «Le Pianiste» de Montalban. La construction de ce roman n’est pas linéaire, Montalban fait des sauts dans le temps et des ellipses. Il m’a alors donné la solution pour mon roman ! En guise d’hommage, j’ai donc appelé mon commissaire Montalbano.»
PS: un grand merci à Serge Quadruppani pour sa traduction précieuse durant l'interview.
Fabien Bonnefous
 
 

Apcom, 10.2.2009
Englaro/ Micromega: 'In piazza contro oscurantismo' rinviata al 21

Roma - La manifestazione a Piazza Navona promossa da Micromega e da Lorenza Carlassare, Andrea Camilleri, Furio Colombo, Umberto Eco, Paolo Flores D'Aracais, Margherita Hack, Pancho Pardi e Stefano Rodotà è posticipata da sabato 14 a sabato 21 febbraio. Ne danno notizia i promotori che aggiungono: "Il calvario di Eluana è finito. Ci stringiamo intorno a Beppino Englaro con tutto il nostro affetto".
 
 

Clandestinoweb, 10.2.2009
Top 10 libri: in prima posizione il nuovo romanzo di Andrea Camilleri

Nuovo numero uno nella classifica di Ttl realizzata dall’istituto Demoskopea di Milano, analizzando i dati delle copie vendute ogni settimana, raccolti presso un campione di librerie rappresentativo del territorio nazionale e in riferimento ai giorni che vanno dal 26 gennaio al 1° febbraio 2009.
Non si tratta certo di un autore di nuova generazione oppure di un misconosciuto: leader della top ten e' infatti l'empedoclino Andrea Camilleri che ha sfornato un altro volume, lui, laborioso «impiegato della scrittura», modello di «antifannullone», come si è definito in una intervista alla radio con Giorgio dell’Arti in «Ultime da Babele».
Il suo nuovo libro s'intitola "Un sabato, con gli amici": «L'età matura è il momento giusto perché i nodi vengano al pettine, gli elementi psichici si combinino apposta per precipitare, per esplodere come una miscela assai temibile con la quale un alchimista improvvido abbia giocato troppo a lungo e con troppa fortuna»: lo introduce con queste parole lo stesso Andrea Camilleri.
Centoquarantadue pagine (17.50 euro) per l'editore Mondadori, per un romanzo che non è l'ennesimo racconto del commissario Montalbano e che ben poco ha dell’ironia colma di pietas che addolcisce le storie di Vigàta. È una rigida divisione, mutuata dal teatro, in due atti, attraversati da uno stile narrativo asciutto e “affilato”, con un rigoroso disegno della trama che sembra “chiudere” personaggi ed eventi nella rassegnata constatazione che dai propri drammi infantili non si guarisce mai del tutto.
[...]
 
 

La Sicilia, 10.2.2009
Il caso
L’enigma della statua al Commissario Montalbano

Finisce sempre che il personaggio di uno scrittore non gli appartiene più. E se l'autore prova a riappropriasene, imponendo all'immaginazione degli altri le fattezze che egli stesso ha dato alla sua creatura di carta e di parole, lo rende di fatto estraneo, irriconoscibile.
Il commissario Salvo Montalbano per il grande pubblico, che più che dalla lettura dei romanzi lo conosce attraverso la televisione, possiede il fisico dell'attore Luca Zingaretti: tarchiato, calvo, tendente alla rotondità. Insomma tutto l'opposto di come l'aveva immaginato il suo papà Andrea Camilleri, che lo descrive esile, con i baffi e folta chioma.
Esiste quindi una scissione di fatto tra immaginario collettivo e fantasia dello scrittore.
Fin qui rientra tutto nella norma del personaggio che vive di un'esistenza indipendente dall'autore. Ma c'è un problema: una statua dedicata al commissario Montalbano a chi deve somigliare? Al poliziotto di carta o a quello televisivo? Il primo sarebbe riconoscibile solo ad una minoranza di lettori, il secondo invece ha acquistato un'immagine universale e perciò s'impone sull'altro.
Ecco perché non vorremmo essere nei panni dello scultore di Racalmuto Giuseppe Agnello incaricato dal sindaco di Porto Empedocle, Calogero Firetto, di realizzare una statua del celebre poliziotto. O scontenta l'uno o scontenta gli altri.
Esiste in realtà una terza soluzione: l'artista rivendichi la sua libertà espressiva e faccia un Montalbano stilizzato, che evochi l'eterno segugio in cerca di una verità assoluta. Altrimenti sarebbe più significativa una statua di Andrea Camilleri, lo scrittore che compone un romanzo ancor prima di pensarlo.
Salvatore Scalia
 
 

La Sicilia, 10.2.2009
Società
Firetto, Camilleri e quella statua che divide

Porto Empedocle. Domani, il sindaco Calogero Firetto, dopo avere ufficialmente presentato alla stampa e alla città il progetto definitivo riguardante la statua che raffigurerà il commissario Salvo Montalbano, conferirà l'incarico all'artista che ha vinto il concorso di idee. A breve, quindi, passeggiando per la via Roma, potremo imbatterci nel poliziotto più famoso d'Italia (e forse d'Europa) che tuttavia non avrà le sembianze di chi lo ha reso famoso e popolare: l'attore Luca Zingaretti. Ciò perché Andrea Camilleri, creatore del personaggio e presidente della giuria di esperti che ha detto l'ultima parola sul concorso bandito dal Comune, ha voluto mettere dei legittimi paletti sulle fattezze che questa statua dovrà avere. E queste prescrizioni riguardano principalmente il volto che nulla avrà a che fare con quello conosciuto da tutti. Camilleri ha più volte chiarito che il «suo» Montalbano, quello dei libri, è fisicamente molto diverso da quello della tivvù: è alto, magro, ha molti capelli e persino i baffi. Su questo il maestro è stato categorico. Certo, gli empedoclini avrebbero sicuramente apprezzato che questa determinazione Camilleri - lo diciamo sommessamente e senza alcuna vis polemica - l'avesse avuta anche al momento di scegliere la location per girare le puntate della fiction, imponendo magari la «vera» Vigata anziché la zona del Ragusano, e magari anche quando si è deciso di affidare a Luca Zingaretti la parte.
Tornando alla statua, l'opera di Agnello, inevitabilmente, finirà con il disorientare (e forse deludere) non soltanto gli empedoclini ma tutti coloro i quali - si spera migliaia e migliaia di turisti - vorranno accorrere per ammirare Salvo Montalbano «mmezzu a marina».
Già, perché nell'immaginario collettivo - anche di tutti coloro i quali hanno letto, riletto e imparato a memoria i libri di Camilleri - Salvo Montalbano ha il volto di Luca Zingaretti. Motivo per il quale, gli empedoclini (e non solo loro) dovranno fare i conti con la statua di uno sconosciuto.
Dario Broccio
 
 

La Sicilia, 10.2.2009
Quella statua che spacca la città
Porto Empedocle. Il commissario Montalbano continua a far discutere

Porto Empedocle. Parlano i cittadini, dopo la decisione del sindaco, Calogero Firetto, di far realizzare una statua raffigurante il commissario Montalbano. Una scultura che tanto ha fatto discutere in questi ultimi tempi, non solo nel paese di Cammilleri. Molti hanno deciso di dire la loro opinione, senza mai una parola di troppo per la decisione del primo cittadino. Agli empedoclini, evidentemente, non interessa fare polemiche, ma solo esprimere serenamente il loro pensiero.
«Non sono d'accordo sulla discutibilissima trovata del sindaco Firetto - dice l'avvocato Salvatore Collura - non credo proprio che quella statua raffigurante un personaggio televisivo e nient'altro ci possa rappresentare e appartenere. Io dico che questa statua non ha nulla a che fare con Porto Empedocle, dunque non può stare in questo posto».
«Se la città trovasse il modo di guadagnarci, sarei favorevole - aggiunge la casalinga Maria Gravano - con il grande successo televisivo della serie del commissario Montalbano, sperare ad un ritorno economico non costa niente. Anche se una scultura difficilmente potrà riuscire a risollevare questo territorio».
«Potrebbe diventare un patrimonio importante per tutto il paese - riprendono Francesco e Raimondo Interlandi, proprietari di un bar di via Roma - se è una condizione per avere un pizzico di sviluppo, non vediamo l'ora di ammirarla».
«Almeno servisse ad attirare più turisti -sottolinea l'impiegato Fortunato Policardi -se è vero che la serie televisiva riscuote un grande successo, la presenza di una scultura così nota potrebbe incidere sulla scelta della persone di venire in provincia anche per visitare Porto Empedocle e il suo commissario».
«Già che ci sono, perché non dedicano una statua o una piazza anche all'imprenditore Moncada? - dice Antonio Pullara, operaio - almeno è delle nostre parti e in pochi anni ha dato lavoro a centinaia di persone e ad altri ancora ne darà. Mi sembra una cosa assurda pensare di dedicare un angolo del nostro paese ad un personaggio irrealistico che nulla a che fare ha con Porto Empedocle».
«Ha ragione il mio collega - interviene Eugenio Corte, operaio - sono stupito e perplesso. Non penso proprio che l'opera possa in qualche modo cambiare la situazione del paese. Servirebbe dell'altro. Magari invece di avere le sembianze del commissario del film, potrebbe prendere quelle del nostro concittadino Andrea Camilleri. In questo caso ci potremmo ritenere soddisfatti, trattandosi di un empedoclino che tramite i suoi racconti ha fatto fortuna».
«Quello che oggi importa è guadagnarci qualcosa sotto l'aspetto economico - spiega Calogero Scopelliti, tabaccaio - mi chiedo come sia possibile che il nostro paese non sia conosciuto e visitato da tanti turisti, quando un mito come Camilleri con il suo Montalbano, che è pure un personaggio che ci appartiene, spopola in tutta Italia e anche all'estero. Ed allora proviamo a percorrere questa strada. Una statua può anche diventare meta di tanti turisti».
«Non voglio affatto una statua che non servirà a niente - dichiara Calogero Riolo - siamo grati e orgogliosi di Camilleri, ma qui questa scultura non ci sta. E poi diciamola la verità, il nostro illustre scrittore ha preferito girare la serie televisiva di Montalbano da un'altra parte, trascurando il suo paese natale e tutte le nostre bellezze».
«Anch'io non sono d'accordo sulla decisione del sindaco - aggiunge Rossana Casella - nulla di contrario a celebrare ed osannare Camilleri, ma la statua proprio no».
«Un nuovo volto alla città è quello che ci vuole per rilanciare il nostro paese -concludono in coro, Angelo Cortelli, Francesco Croce e Davide Calcetti, studenti - facciamone un punto di partenza. Chissà che non incrementi il turismo».
a.r.

Si presenta il progetto
Porto Empedocle. Giuseppe Agnello, lo scultore di Racalmuto, docente all’Accademia di Belle Arti di Palermo, sarà oggi in Municipio. Il sindaco Calogero Firetto presenterà ufficialmente il progetto definitivo e gli conferirà l’incarico di realizzare la statua raffigurante il commissario Montalbano, dopo il responso del referendum popolare e la valutazione dei bozzetti giunti in Municipio da parte della giuria tecnica presieduta da Andrea Camilleri. Ad Agnello il sindaco leggerà anche quelle che sono le prescrizioni che lo scrittore empedoclino ha imposto venissero rispettate nel forgiare la statua del suo personaggio più famoso. Secondo Camilleri infatti, il Montalbano che dovrà realizzare Agnello non dovrà avere le fattezze dell’attore Luca Zingaretti, che ha reso ancor più celebre l’immaginario funzionario di polizia nelle fiction della Rai. La statua infatti dovrà incarnare un uomo magro, abbastanza alto, con tanti capelli e anche con un paio di baffi. Un’altra persona rispetto a quella che tutti hanno imparato a conoscere grazie alla tv e non ai romanzi. Ecco cosa aspetta Agnello, un lavoro tutt’altro che semplice, dovendo coniugare le due anime di un unico personaggio.
f.d.m.
 
 

l'Unità, 11.2.2009
Lo chef consiglia
Macché pietas. Per Mediaset prima viene la pubblicità e dunque il “Grande fratello”
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

ASCA, 11.2.2009
Sicilia: presentato bozzetto statua commissario Montalbano

Agrigento - Dopo mesi di preparazione, di concorsi, di polemiche, di schieramenti pro e contro, la statua del commissario Salvo Montalbano potrebbe essere a breve realta'. Questa mattina il sindaco di Porto Empedocle (Ag), Lillo Firetto, insieme allo scultore Giuseppe Agnello, ha presentato il bozzetto della statua dedicata al personaggio camilleriano approvato dalla giuria popolare e da quella tecnica. Sara' una statua dinamica, come quella di Sciascia realizzata da Agnello a Racalmuto, alta circa un metro e ottanta, che vedra' Salvo Montalbano appoggiato ad un lampione.
L'immagine ritratta nel bozzetto, comunque, non sara' quella definitiva, perche' ispirata all'attore Luca Zingaretti. Nelle prossime settimane Agnello lavorera' con Andrea Camilleri per la realizzazione di un Montalbano piu' rispondente a quello immaginato dallo scrittore empedoclino nei suoi romanzi.
La statua di Montalbano, che costera' circa 30mila euro, non sara' comunque l'unico intervento previsto a Porto Empedocle di ispirazione letteraria. Firetto, utilizzando anche parte dei fondi previsti per le opere di compensazione per la costruzione del rigassificatore, a partire da aprile ha previsto dei lavori di qualificazione della frazione di Marinella e di altre zone di Porto Empedocle per rafforzare l'idea di una citta' camilleriana.
 
 

La Sicilia, 11.2.2009
«Non concordo ma mi adeguo»
Porto Empedocle. Agnello parla della statua di Montalbano che dovrà realizzare

Porto Empedocle. Fino a oggi un po' tutti hanno detto la loro sulla statua dedicata al commissario Montalbano. Tutti tranne lui, Giuseppe Agnello, 45 anni da Racalmuto, scultore di fama e docente all'Accademia delle Belle Arti di Palermo.
Colui il quale ha forgiato con le proprie mani e i propri arnesi del mestiere l'immagine bronzea del suo concittadino più celebre, Leonardo Sciascia non si fa certamente sconvolgere in vista dell'inizio della lavorazione della figura che nelle intenzioni di tanti dovrebbe rappresentare il personaggio immaginario creato dalla fantasia di Andrea Camilleri. Questa mattina Agnello sarà in Municipio per ricevere ufficialmente l'incarico di realizzare la statua dal sindaco Calogero Firetto, il quale gli leggerà anche le prescrizioni che Camilleri ha avanzato a chi dovrà partorire il Montalbano da strada.
A 24 ore dall'incontro con Firetto, cioè ieri mattina, Agnello era nella propria abitazione racalmutese e con grande cortesia ha risposto alle domande rivoltegli telefonicamente, alla vigilia dell'evento.
«Quando ho parlato con il sindaco - dice lo scultore - pensavo di dover realizzare la statua raffigurante il Montalbano impersonato dall'attore Zingaretti. Ovvero l'immagine più nota alla gente che non è quella letteraria. Ma quando ho saputo che Camilleri ci teneva molto a che si rappresentasse con le sembianze diverse del personaggio letterario, pur essendo pronto a realizzare un tipo di opera, mi sono adeguato con piacere. Non ci sono problemi anche perché questa iniziativa vuole anche essere come un omaggio a Camilleri».
E Camilleri ha voluto che il suo Montalbano fosse alto, con i baffi e una folta chioma. Un perfetto sconosciuto per la «massa» che non ha mai letto i romanzi del commissario, e forse anche per quelli che li hanno letti.
Ma Agnello non si scompone: «Ritengo che la gente non avrà problemi a individuare l'identità della statua, anche perché in internet circolano tanti giochi interattivi che raffigurano personaggi con varie fisionomie, molto simili a quella proposta da Camilleri» [Sic!, NdCFC].
Lo scultore di Racalmuto ricorda come «nei giorni in cui si decise di fare la statua raffigurante Sciascia, molti rimasero perplessi perché si pensava che una statua dovesse essere per forza piazzata su un piedistallo come se fosse Garibaldi. Ci furono anche perplessità manifestate dai rappresentanti della Fondazione, ma poi con il passare del tempo la statua sistemata sul marciapiede accanto alla gente è entrata nel cuore di tutti. Ritengo che anche a Porto Empedocle il Montalbano di bronzo sarà accolto da tutti con affetto».
Affetto per un'immagine alta circa un metro e ottanta che Agnello dovrà realizzare con una figura esile, coi baffi e con tanti capelli, come vuole Camilleri. L'immagine di uno sconosciuto che, almeno secondo il suo creatore, si farà amare in fretta, riuscendo chissà ad attrarre magari qualche turista in più. Nel paese che presto non avrà più il nome Vigata sui cartelli stradali.
Francesco Di Mare
 
 

La Sicilia, 11.2.2009
«Ricette di legalità» di Andrea Vecchio
Pasta alle sarde per battere pizzo e mafia

Andrea Vecchio, simbolo dell'imprenditoria siciliana che rifiuta il «pizzo», ha scritto un libro curioso dal titolo «Ricette di legalità» (ed. Novantacento) con prefazione di Andrea Camilleri e di Antonello Montante, imprenditore nisseno dello stesso fronte antimafia. La singolarità di «Ricette di legalità» sta nel fatto che Andrea Vecchio alterna il racconto delle vicissitudini tra tentativi di estorsione con ricette saporose. Lui dice che la buona cucina nasce dal mercato: il pesce abbia gli occhi vivi, meglio pesce azzurro. Le verdure cucinatele subito, il frigorifero le danneggia. Usate formaggi stagionati locali, il pecorino dei pastori siciliani, il caciocavallo ragusano.
Andrea Vecchio stempera la tensione degli attentati mafiosi con le ricette della buona tavola perché il suo carattere di ferro non consentirebbe mai che quattro mascalzoni gli tolgano l'appetito. Il primo «avviso» fu nell'82. Racconta: «Squilla il telefono, una voce rauca mi dice: "Prepara 50 milioni perché ti devi mettere in regola. Non andare dalla polizia perché conosciamo i tuoi figli, le scuole che frequentano e la strada che fanno". Sono rimasto di sasso, il mio cuore batteva come un cavallo al galoppo. Non so quanto tempo sono rimasto impietrito sulla sedia chiedendomi cosa fare, alla fine mi reco dai carabinieri. Un capitano mi rassicura e mi dice: "Non risponda più al telefono e compri una segreteria telefonica". Comprai per 50 mila lire una segreteria telefonica e la tenni per cinque mesi. Tutto tranquillo. Ma fino a quando?».
Il racconto si snoda tra incendi di escavatori e bigliettini di minaccia, il tutto inframmezzato dalla pasta con i ricci, con i cavolicelli e con la pasta con il sugo del falsomagro, senza dimenticare la Norma e i cannoli. «Un giorno all'inizio del 2001 mi vengono a trovare in ufficio due giovani dall'accento acese. Mi dicono: "Siamo venuti per il suo bene. Ci manda uno che gli manda a dire che lei non è in regola e quindi non può lavorare". Rispondo: "Noi siamo in regola, paghiamo le tasse, gli operai, i fornitori, l'Iva". E loro rispondono: "Lei si deve mettere in regola con noi. L'amico che ci manda questo vuole dire. Se non ci crede lo possiamo accompagnare noi da lui, sta qua vicino". Replico: "Io non vado da nessuno". E loro: "Se allora non ci vuole parlare ci deve dare 150 milioni di lire subito e un milione e 800 mila lire al mese, così lei lavora in pace. Ci rifletta, torneremo". Io vado a denunciare tutto ai carabinieri e quei mascalzoni tornano. "Ci ha riflettuto? Noi siamo buoni e cari, ma non possiamo perdere troppo tempo". Rispondo: "Picciotti, non c'è una lira, le cose vanno male". Il più giovane dei due con fare aggressivo: "Lei non ha capito niente, noi le possiamo fare molto danno". A questo punto mi arrabbio e dico: "Vi posso dare 150 milioni di calci in culo subito, il resto a rate". Il più anziano cerca di calmare le acque e dice: "Ora noi ce ne andiamo, ci pensi". Quando se ne vanno trovano i carabinieri che li arrestano».
Con la sua barba bianca, le sapide battute del dialetto catanese Andrea Vecchio, da anni sotto scorta, resta un esempio. La mafia si può battere anche con le ricette della pasta con le sarde.
Tony Zermo
 
 

l'Unità, 12.2.2009
Lo chef consiglia
Il testamento biologico del governo: come friggere le triglie senza olio né gas
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica – Affari & Finanza, 12.2.2009
Tre manifestazioni a Roma per lo sciopero generale Cgil

Roma - Braccia incrociate domani per metalmeccanici e dipendenti pubblici della Cgil per lo sciopero generale di otto ore promosso da Fiom e Fp-Cgil. Ma a fermarsi saranno anche i dipendenti della scuola, per la protesta indetta da Unicobas. Allo stop indetto dalla Cgil hanno aderito molte forze politiche, dal Pd ai Verdi all'Italia dei Valori. A Roma ci saranno tre cortei, che confluiranno tutti in Piazza San Giovanni. Nella capitale gli aderenti alla manifestazione indetta dalla Cgil dovrebbero arrivare da tutta Italia, grazie anche a mille pullmann e 16 treni speciali.
[…]
Tante adesioni alla protesta della Cgil - molte vengono anche dal mondo della cultura, tra gli altri Andrea Camilleri.
[…]
 
 

Rai Radio Due, 12.2.2009
Il ruggito del coniglio
Ospite della puntata Andrea Camilleri
Cliccare qui per scaricare il podcast della puntata
[L'intervento di Andrea Camilleri è dal minuto 14'44" al minuto 19'56"]
 
 

La Sicilia, 12.2.2009
Porto Empedocle
Ora la Fondazione Camilleri

Ieri il sindaco Firetto è stato molto sintetico nell’annunciare una notizia per certi versi clamorosa. Porto Empedocle avrà molto presto una Fondazione Andrea Camilleri. Di cosa si occuperà resta un mistero, mentre è certo o quasi che avrà nella casa di campagna della famiglia dello scrittore la propria sede. La speranza è che questa iniziativa ancora tutta da approfondire serva a salvare prima che sia troppo tardi la struttura nei pressi di via dello Sport, al momento decadente.
 
 

La Sicilia, 12.2.2009
Ecco il nuovo Montalbano
Porto Empedocle. Conferito l’incarico per realizzare la statua del commissario

Porto Empedocle. Se lo scultore racalmutese Giuseppe Agnello avesse i capelli più lunghi e fosse un pò più alto potrebbe essere lui stesso l'immagine migliore da associare al volto del commissario Montalbano. Andrea Camilleri nello stilare le sue direttive sulla realizzazione della statua raffigurante il suo «figlio» letterario lo ha descritto proprio con i baffi, il volto scavato e lo sguardo vispo di chi sa vivere.
E, quasi per uno strano scherzo del destino a forgiare il bronzo fino a farlo diventare corpo di uomo alto circa un metro e ottanta sarà uno scultore abile, qualificato e apprezzato da tanti. Creatore della statua di Leonardo Sciascia che «passeggia» in centro nella sua Racalmuto. Un maestro scultore che al Montalbano letterario somiglia per davvero.
E ieri mattina, il docente dell'Accademia di Belle Arti di Palermo è giunto in Municipio per presentarsi ai media locali accanto al sindaco Calogero Firetto. La discreta presenza di Agnello, chiamato a spiegare tecnicamente come lavorerà nelle prossime settimane ha fatto da contraltare alla presa di posizione serena ma decisa del primo cittadino, sul «caso» statua. A chi lo ha accusato di avere contribuito a far realizzare la statua per un estraneo e non per Montalbano-Zingaretti, Firetto ha risposto: «Camilleri è stato chiaro. Il suo commissario deve essere come il personaggio immortalato nel “Pasticciaccio” di Pietro Germi o come quello raffigurato negli audiovisivi della Sellerio in cui è visibile il volto del commissario».
E come un abile giocatore di poker, Firetto ha gettato sul tavolo del proprio elegante ufficio un asso inatteso. Proprio uno dei dvd sulla cui copertina campeggia il viso scavato, con i baffi e la folta capigliatura del Montalbano letterario. Curiosa la presenza sullo stesso tavolo del bozzetto creato da Agnello, raffigurante Luca Zingaretti appoggiato a un lampione. Anche in questo caso, Firetto ha spento sul nascere le polemiche: «La commissione che ha scelto l'immagine ha accolto una proposta di Camilleri».
Il tutto dribblando per l'ennesima volta anche l'accostamento tra Porto Empedocle e Vigata, nome prossimo a essere tolto dalla segnaletica stradale.
«Vigata cinematografica non è qui, noi siamo il paese letterario e su questa scia andiamo avanti. Camilleri non ha avuto voce in capitolo sulla scelta dell'attore delle fiction e sui luoghi per le scene. E poi - ha sottolineato il sindaco - gli empedoclini non amano essere chiamati vigatesi».
Al Comune la statua costerà 30 mila euro: «Poco - chiosa Firetto - rispetto ad altre opere sparse per il mondo».
Francesco Di Mare
 
 

Gazzetta del Sud, 12.2.2009
Il passaggio epocale dall'arcaico alla modernità
"Gocce di Sicilia" sette racconti di Andrea Camilleri

Sette ritratti della sicilianità: nelle sue originali espressioni ma anche nelle sue ataviche contraddizioni: sospese tra la ricerca convulsa dei valori autentici dell'umano e la complessa dialettica delle loro relazioni, nel passaggio epocale e mai definitivamente concluso dal mondo arcaico alla modernità.
Andrea Camilleri li aveva concepiti, talvolta rielaborati e definitivamente licenziati alle stampe durante gli ultimi anni del Novecento nell'"Almanacco dell'Altana": e a quella iniziale collocazione gli scritti si riferiscono. Anche ora che la loro pubblicazione in serie cronologica, per iniziativa dello stesso editore e con il titolo riassuntivo di "Gocce di Sicilia", ne consente una lettura unitaria come capitoli in successione d'un romanzo breve.
Quello delle simboliche vicende di rappresentativi personaggi della quotidianità isolana: gli artisti e i letterati cocciutamente legati ai loro canoni d'espressività, il gestore delle reti di loschi affari con un suo "credo" che rifiuta violenza e sopraffazione morale, il mecenate dispensatore di cultura, il santo patrono come riferimento collettivo di umane virtù e debolezze, l'eterna lotta tra la morale laica e quella religiosa. E, insieme, gli eventi di cronaca, i "fatti" che possono segnare l'esperienza di intere generazioni.
L'immediatezza coinvolgente di Camilleri c'è tutta; come ci sono i termini, le locuzioni, le invenzioni linguistiche che ne hanno determinato l'indiscutibile successo editoriale. Ma in più c'è l'attenta delimitazione del narrato entro i rigidi confini delle terre di Sicilia: fisicamente e spiritualmente intesi. Pure quando il soliloquio di un "confinato" può accennare alla condizione di esule strappato alle radici; pure quando gli eventi della vita impongono l'ampliamento delle prospettive di artistica creatività verso il cuore pulsante della centralità della nazione.
Essenzialmente "siciliano" rimane tutto, dallo sfondo al primo piano della scena; e "siciliani" appaiono così i caratteri, i tratti tipici delle personalità, i rapporti tra parenti e amici, i riferimenti comuni pur nella diversità delle convinzioni ideologiche. Che potevamo condurre i laici in chiesa e i chierici in piazza anche quando - in un passato assai più rigido del presente - ogni contaminazione era improponibile, e ogni invasione di campo nei territori della diversità inaccettabile e scandalosa.
Francesco Bonardelli
 
 

l'Unità, 13.2.2009
Lo chef consiglia
Telecomando e registratore le armi della setta segreta degli «Adoratori di Gasparri»
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Europa, 13.2.2009
La lotta per i diritti civili è ripresa oggi tornano i convegni all’Eliseo

[…]
Radio Radicale non è il Mondo ma ha alcune centinaia di migliaia di ascoltatori quotidiani; e il problema che sarà discusso oggi al Ridotto dell’Eliseo, nella prospettiva di un nuovo governo e di una nuova cultura politica, è non meno incidente di quelli degli anni Cinquanta-Sessanta. Il titolo è: “Verità e menzogne su eutanasia, Coscioni, Welby, Englaro”. Tra gli intellettuali e i politici chiamati a discuterne, Emma Bonino, Luigi Manconi, Ignazio Marino, Stefano Rodotà, Edoardo Fleischner, Franca Chiaromonte, Marco Cappato, e gli altri che dall’esterno hanno già profuso ragioni e ragionamenti decisivi: Zagrebelsky, Eco, Camilleri, Saviano, Mauro, Berselli, Anselmi (e Scalfari che insieme a Marco Pannella erano giovanissimi ai convegni degli “Amici del Mondo” e rappresentano quasi la continuità fisica, soggettiva, col convegno di oggi).
[…]
Federico Orlando
 
 

l'Unità, 14.2.2009
Lo chef consiglia
Intercettazioni, se Berlusconi si butta dalla torre c’è già chi è pronto ad acchiapparlo
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 14.2.2009 / MicroMega, 15.2.2009
Una proposta di alleanza per il partito dei senza partito
Per sconfiggere Berlusconi basterebbe un programma che articolasse il tema del “ritorno alla legalità”. Da qui la nostra proposta: un’alleanza che veda da una parte i cittadini che non fanno politica in modo professionale e dall’altra il partito di Di Pietro.

L’Italia è una democrazia sempre più anomala. Infatti, caso pressoché unico in Occidente, è una democrazia senza una vera opposizione contro il governo. Anzi, l’Italia è doppiamente anomala: l’opposizione a Berlusconi esiste nel paese, è vasta, appassionata, intransigente, scende in piazza, coglie ogni occasione per autorganizzarsi, ma in parlamento l’opposizione è come se non ci fosse. Una opposizione degna del nome, intendiamo, che usi tutti i mezzi legalmente a disposizione, giorno per giorno e sistematicamente, per indebolire il governo, metterlo in difficoltà, sfruttarne debolezze e contraddizioni interne. Se possibile, per metterlo in crisi.
Il Partito democratico di Walter Veltroni, nato dalle ceneri di quelli che furono il Partito comunista più forte dell’Occidente e la sinistra della Democrazia cristiana, sembra preoccupato esclusivamente di “non demonizzare Berlusconi”, di poter dialogare con Berlusconi, di essere coinvolto nella realizzazione di leggi “bipartisan” insieme a Berlusconi. Non a caso è stata definita un’opposizione diversamente concorde.
E questo mentre Berlusconi fa a pezzi la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, una delle costituzioni democratiche più avanzate del mondo, distruggendo l’autonomia della magistratura, rafforzando il suo monopolio personale e “bulgaro” sulla televisione (e diventando sempre più forte anche nella carta stampata), progettando radicali restrizioni del diritto di sciopero e di altri diritti sindacali, fomentando un crescendo di atteggiamenti razzisti nel paese, e assoggettando tutte le leggi in tema di diritti civili al volere oscurantista della Chiesa di Ratzinger.
L'opposizione debole. Eppure una opposizione degna del nome avrebbe oggi in Italia gioco facile, tanto sono favorevoli le condizioni per mettere in crisi il governo. I salari reali della maggioranza della popolazione continuano a declinare, si diffonde la sindrome della “quarta settimana”, quando ormai il salario è stato tutto speso e non si sa come arrivare alla fine del mese, nelle code dei poveri alle mense delle organizzazioni caritatevoli non si trovano più solo gli emarginati tradizionali (che si moltiplicano) ma pensionati e ceto medio impoverito. E la corruzione dilagante del ceto politico, ormai da tutti definito “la casta” (titolo di un best seller di due giornalisti), è considerato dal cittadino comune il vero cancro del paese.
Per sconfiggere Berlusconi basterebbe un programma che articolasse il tema del “ritorno alla legalità”, poiché un tale “ritorno” risolverebbe da solo gran parte della questione sociale, dello sfruttamento del lavoro nero e precario, dell’evasione fiscale, degli spaventosi arricchimenti illeciti, di una finanza senza controllo e che rovina impunemente i piccoli risparmiatori, ecc.
In realtà una opposizione esiste, anche in Parlamento. La piccola pattuglia del partito di Di Pietro, l’ex magistrato di Mani Pulite (L’Italia dei valori).
Durante il governo Prodi c’erano forze della maggioranza che pretendevano di essere al tempo stesso partiti di governo e di opposizione, cosa che non è possibile. Mentre è possibile essere, al tempo stesso, un partito di opposizione parlamentare e di opposizione extraparlamentare, vale a dire un partito che sia a stretto contatto con la piazza. Oggi “l’Italia dei valori” interpreta esattamente questa unica forma possibile di opposizione. Chi pensa di poter fare una seria opposizione al governo Berlusconi solo all’interno del parlamento, senza avere dietro di sé la forza di una protesta di piazza, oggi è un illuso.
Benché il governo Berlusconi non riesca a fronteggiare nessuna emergenza (perfino la criminalità comune è in aumento, e gli sbarchi dei clandestini, per non parlare delle tasse, ed erano stati questi i cavalli di battaglia della campagna elettorale di Berlusconi), alle prossime elezioni europee rischia di vincere, e forse stravincere, solo per l’impopolarità ormai devastante del Partito Democratico presso il suo elettorato potenziale. Milioni di cittadini di centro-sinistra, disgustati dalla non-opposizione di Walter Veltroni (spesso chiamato ironicamente “Walterloo”) rischiano di disertare le urne.
Una nuova alleanza politica. Da qui la nostra modesta proposta: un’alleanza che veda da una parte i cittadini che non fanno politica in modo professionale, e che però nell’emergenza che vive il paese decidono di impegnarsi attivamente e in prima persona nelle elezioni per il parlamento europeo, e dall’altra il partito di Di Pietro, che sembra l’unica opposizione oggi esistente. Una sola lista, ma con due simboli appaiati, per rendere evidente l’assoluta novità. Un’alleanza tra persone che non hanno «le carte macchiate», come si diceva un tempo in Sicilia. Del resto fu Berlinguer a parlare di un “partito degli onesti”.
Una lista autonoma della società civile non è infatti tecnicamente possibile, data l’attuale legge elettorale, che prevede una raccolta di firme in tutte le regioni, con soglie raggiungibili solo se si dispone di un apparato nazionale di funzionari.
Antonio Di Pietro, discutendo con noi nella tavola rotonda appena pubblicata dalla rivista MicroMega, ha dichiarato la disponibilità di principio del suo partito, e si è spinto anzi a quantificare in un 70% la quota di candidati che dovrebbero essere scelti dalla società civile.
Le elezioni europee, oltretutto, sono l’occasione migliore per consentire ai cittadini (stanchi delle nomenklature di partito) di esprimere dei rappresentanti esterni alle burocrazie tradizionali. Con il voto europeo non si scelgono i governi, e in ogni paese si possono candidare i cittadini di qualsiasi altro Stato appartenente all’Unione. La lista che noi immaginiamo dovrebbe perciò vedere, accanto a personalità della società civile italiana in lotta contro Berlusconi, molti candidati spagnoli, francesi, tedeschi, polacchi… Perché il berlusconismo non è un fenomeno degenerativo solamente italiano, rischia anzi di contagiare l’Europa, ed è l’intera democrazia europea che dovrebbe preoccuparsene seriamente. Il modello di Berlusconi, infatti, non si chiama Obama, si chiama Putin.
La nostra proposta è l’ennesima utopia di “anime belle”, “intellettuali astratti”, “moralisti sognatori”, o peggio, come in genere ci descrivono i signori della politica ufficiale? Una cosa è certa, il vero realismo politico non sta dalla parte di quei dirigenti del Partito Democratico che in pochi mesi, grazie alla loro non-opposizione a Berlusconi (Elle Kappa, geniale e famosa vignettista, quando parla dei dirigenti del Pd non li chiama più “oppositori” ma “diversamente concordi”), sono riusciti già a dissipare, secondo tutti i sondaggi, oltre un terzo dei consensi di un anno fa.
Non avremo la prova della realizzabilità del nostro progetto fin quando non avremo sottoposto questa idea al dibattito pubblico. Le cose avvengono per gradi e noi, lanciando la proposta su MicroMega, abbiamo fatto un primo passo. Veltroni ha già obiettato: un altro Partito, non se ne sente proprio il bisogno! Non trinceriamoci dietro i nomi. Il fatto che persone indipendenti, senza partito, si costituiscono alla fine in un partito, è una contraddizione che si supera facilmente trovando un nome diverso... «gli indipendenti», tanto per fare un esempio. La nostra idea, del resto, non è affatto quella di costituire un partito tradizionale, ma solo una lista per le europee, ed eventualmente poi, se avrà successo, una organizzazione “a geometria variabile”. E proprio per evitare nuovi “professionisti della politica” pensiamo addirittura all’ipotesi che gli eletti a Strasburgo restino solo una parte della legislatura, passando poi il testimone ai primi dei non eletti.
Con la nostra proposta abbiamo stabilito solo un primo contatto. Il passo ulteriore è comunicare questo progetto, magari preparando un manifesto programmatico, anche attraverso MicroMega o via web, per iniziare a sondare il terreno, e avremmo fatto un passo ulteriore. D’altra parte, il milione di firme per un referendum sulla giustizia, raccolto da Di Pietro, dimostra che un’opposizione diffusa e latente c’è già.  Non si può essere pessimisti, altrimenti è meglio giocare alla roulette russa. E ci domandiamo anzi se questo bisogno di una politica non più monopolizzata dagli apparati non sia sentito anche in altri paesi europei.
Andrea Camilleri e Paolo Flores D'Arcais
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.2.2009
La lotta di Simone con i braccianti in "Senza titolo" di Pasqualetto

Simone è un ragazzo siciliano di quattordici anni che si trasferisce a Torino. Sono gli anni del boom economico, e il Sud guarda al nord d'Italia come il luogo del benessere, per trovare un lavoro e una vita migliore. Simone matura una coscienza politica, frequenta i giovani socialisti, cresce, insomma, e fa ritorno in Sicilia. Trova lavoro, si iscrive al sindacato e si schiera con i braccianti che lottano per il possesso delle terre. E così arriva lo scontro con una realtà tutta siciliana, quella della mafia e dei suoi intrecci con la politica e con la società. È la trama di "Senza titolo... Un'altra storia", il libro di Salvatore Pasqualetto, autore di Mazzarino, 41 anni, edito da il Filo (188 pagine, 14 euro). Scrive Andrea Camilleri che firma la prefazione: «La vita di Simone, il suo modo di agire e di pensare, deve essere un esempio per tutti quelli che desiderano come noi che ben presto in Sicilia e più in generale nel nostro Paese le cose cambino o meglio che si possa ritornare presto alla normalità».
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.2.2009
Quel boss atipico, ateo e latinista

Nella viva speranza che la notizia venga smentita da un'ora all' altra, Matteo Messina Denaro è uno degli ultimi capimafia identificati ancora in latitanza.
[…]
Già i soli pseudonimi scelti (per sé, Alessio; per il destinatario delle lettere, Svetonio, lo scrittore latino vissuto a cavallo fra il I e il II secolo d. C., segretario personale dell'imperatore Adriano) la dicono lunga sulla cultura generale di Matteo-Alessio, definito in una certa occasione da Andrea Camilleri «il latinista del gruppo».
[…]
Augusto Cavadi
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 14.2.2009
Addio Corrado Ruggiero

Annunciava novità di lingua, di stilie di registro. Preparava l' ultimo atto di un' ideale trilogia cominciata nel 2001 con "Rossa malupina" e proseguita con "Gennarina". Ma Corrado Ruggiero non ce l' ha fatta a veder pubblicato il suo nuovo romanzo breve, "Verso sera", che uscirà postumo per Marsilio. La voce del romanziere s' è spenta a Rho, Milano, dove s' era trasferito nel ' 90 portando con sé gli affetti e i ricordi della sua terra.
[…]
Di Ruggiero, che arriva alla notorietà a 72 anni, si parla come del «contraltare di Camilleri».
[…]
Angelo Carotenuto
 
 

l'Unità, 15.2.2009
Lo chef consiglia
Non si può intercettare. Ma è legittimo fare pubblicità al telefono
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

El País, 15.2.2009
Tribuna: Andrea Camilleri y Paolo Flores d'Arcais
Italia necesita una oposición a Berlusconi
Mientras el primer ministro destroza la Constitución republicana, el atemorizado Partido Democrático de Walter Veltroni sólo desea agradarle. Es el momento de pensar en una fórmula nueva e independiente

Italia es una democracia cada vez más anómala. Es, caso prácticamente único en Occidente, una democracia sin una verdadera oposición al Gobierno. De hecho, Italia es doblemente anómala: en el país hay una oposición a Berlusconi, amplia, apasionada, intransigente, que sale a las calles y aprovecha cada ocasión que puede para organizarse, pero en el Parlamento es como si no existiera. Entendámonos: una oposición digna de ese nombre, que emplee todos los medios legales disponibles, día a día y de forma sistemática, para ponerle las cosas difíciles al Gobierno, aprovechar sus debilidades y contradicciones internas. Y, si es posible, hacer que entre en crisis.
El Partido Democrático de Walter Veltroni, surgido de las cenizas del Partido Comunista más fuerte de Occidente y de la izquierda de la Democracia Cristiana, parece preocupado sólo por "no demonizar a Berlusconi", poder dialogar con él, intervenir en la elaboración de leyes "de consenso" junto a Berlusconi. No es casualidad que se haya definido como una oposición discordantemente concorde.
Y esto ocurre mientras Berlusconi destroza la Constitución republicana nacida de la resistencia antifascista -una de las Constituciones democráticas más avanzadas del mundo-, destruye la autonomía judicial, refuerza su monopolio personal a la búlgara sobre la televisión (y se hace cada vez más fuerte en la prensa escrita), proyecta drásticas restricciones del derecho de huelga y otros derechos sindicales, fomenta la oleada de sentimientos racistas en el país y somete todas las leyes relacionadas con los derechos civiles a la voluntad oscurantista de la Iglesia de Ratzinger.
Sin embargo, una oposición digna de ese nombre lo tendría fácil en Italia dadas las condiciones tan favorables que existen para poner al Gobierno en crisis. Los salarios reales de la mayoría de la población siguen disminuyendo, se extiende cada vez más el "síndrome de la cuarta semana" -cuando ya se ha gastado todo el sueldo y no se sabe cómo llegar a fin de mes-, en las colas de los comedores de beneficencia ya no sólo se ve a los marginados tradicionales (que se multiplican), sino a jubilados y miembros de la clase media empobrecida. Y el ciudadano corriente considera que la corrupción que inunda la clase política, a la que todos se refieren ya como "la casta" (el título de un best seller escrito por dos periodistas), es el gran cáncer del país.
Para derrotar a Berlusconi bastaría un programa que articulase el tema del retorno a la legalidad, porque ese retorno resolvería por sí solo gran parte de los problemas sociales, la explotación de la mano de obra negra y precaria, la evasión fiscal, los espantosos enriquecimientos ilícitos, un sistema financiero sin control y que arruina impunemente a los pequeños ahorradores, etcétera.
En realidad, sí existe una oposición, con presencia incluso en el Parlamento. La pequeña patrulla del partido de Di Pietro, el ex magistrado de Manos Limpias (la Italia de los valores).
Durante el Gobierno de Prodi había fuerzas vinculadas a la mayoría que pretendían ser al mismo tiempo partidos de gobierno y de oposición, cosa que no es posible. En cambio, sí es posible ser al mismo tiempo un partido de oposición parlamentaria y de oposición extraparlamentaria, es decir, un partido en estrecho contacto con la calle. Hoy, la Italia de los valores representa exactamente esa única forma posible de oposición. Quien pretenda hacer oposición al Gobierno de Berlusconi sólo desde dentro del Parlamento, sin tener detrás la fuerza de la protesta callejera, es un iluso.
El Gobierno de Berlusconi, a pesar de que no consigue resolver ningún problema urgente (están aumentando incluso la delincuencia común y la llegada de inmigrantes clandestinos, para no hablar de los impuestos, todos ellos caballos de batalla de la campaña electoral de Berlusconi), tiene probabilidades de ganar, y tal vez arrasar, en las próximas elecciones europeas sólo por la impopularidad ya devastadora del Partido Democrático entre su propio electorado. Existe el peligro de que millones de ciudadanos de centro-izquierda, hartos de la falta de oposición de Walter Veltroni (a quien muchos apodan, irónicamente, Walterloo), no acudan a las urnas.
De ahí nuestra modesta propuesta: una alianza que reúna a los ciudadanos que no se dedican profesionalmente a la política pero que, en el estado de emergencia que vive el país, decidan comprometerse de manera activa y en primera persona en las elecciones al Parlamento Europeo, con el partido de Di Pietro, la única oposición existente. Una sola lista pero con dos símbolos emparejados, para dejar claro que se trata de algo absolutamente nuevo. Una alianza entre personas que no tienen "las cartas manchadas", como se decía antiguamente en Sicilia. Ya Berlinguer habló en su tiempo de un "partido de la gente honrada".
Una lista autónoma de la sociedad civil es algo técnicamente imposible debido a la ley electoral actual, que prevé una recogida de firmas en todas las regiones y exige unas cifras que sólo se pueden alcanzar si se dispone de un aparato nacional de funcionarios. Antonio di Pietro, en un debate con nosotros durante una mesa redonda cuyos resultados acaba de publicar la revista MicroMega, declaró que su partido estaba, en principio, dispuesto, e incluso se atrevió a cuantificar en un 70% la proporción de candidatos que deberían salir de la sociedad civil.
Las elecciones europeas son la mejor oportunidad para permitir que los ciudadanos (cansados de los aparatos de los partidos) envíen representantes extranjeros a las organizaciones internacionales. Con el voto europeo no se eligen Gobiernos, y en cada país se pueden presentar como candidatos ciudadanos de cualquier otro Estado de la Unión. Por consiguiente, la lista que estamos imaginando debería incluir, junto a personalidades de la sociedad civil italiana que luchan contra Berlusconi, a numerosos candidatos españoles, franceses, alemanes, polacos... Porque el berlusconismo no es un fenómeno degenerativo exclusivamente italiano, sino que existe el peligro de que contagie a toda Europa, y toda la democracia europea debería tomárselo en serio. El modelo de Berlusconi no se llama Obama, se llama Putin.
¿Es nuestra propuesta la enésima utopía de "almas buenas", "intelectuales abstractos", "moralistas soñadores" o cosas peores que suelen llamarnos los amos de la política oficial? De lo que no hay duda es de que el verdadero realismo político no está en los dirigentes del Partido Democrático, que, en sólo unos meses, gracias a su falta de oposición a Berlusconi (Elle Kappa, genial y famosa dibujante, cuando habla de los dirigentes del PD no los llama "opositores", sino "discordantemente concordes"), han conseguido disipar, según todos los sondeos, más de un tercio de la aprobación de hace un año.
Las cosas se producen de forma gradual, y nosotros, al proponer esto en MicroMega, hemos dado un primer paso. Veltroni ya ha protestado: ¡otro partido, no hay ninguna necesidad! No nos atrincheremos tras los nombres. El hecho de que personas independientes, sin partido, se reúnan para constituir un partido, es una contradicción fácil de superar si se le da otro nombre, Los Independientes, por ejemplo. Y nuestra idea no consiste en formar un partido tradicional, sino sólo una lista para las elecciones europeas y después, tal vez, si tiene éxito, una organización de geometría variable. Precisamente para evitar crear nuevos "profesionales de la política" es por lo que estamos pensando en la posibilidad de que los que resulten elegidos para Estrasburgo permanezcan allí sólo una parte de la legislatura y luego pasen el testigo a los siguientes en la lista.
Con nuestra propuesta no hemos hecho más que establecer un primer contacto. El siguiente paso es difundir este proyecto, quizá mediante la elaboración de un manifiesto programático, a través de MicroMega o de Internet, para empezar a sondear el terreno. Por otra parte, el millón de firmas recogidas por Di Pietro para pedir un referéndum sobre la justicia demuestra que existe ya una oposición extensa y latente.
No podemos ser pesimistas; en ese caso, más vale jugar a la ruleta rusa. Y nos preguntamos, incluso, si esta necesidad de que los aparatos dejen de monopolizar la política no se siente también en otros países europeos.
Andrea Camilleri, Paolo Flores d'Arcais (traducción de María Luisa Rodríguez Tapia)
 
 

La Sicilia, 15.2.2009
La morte di Giovanni Sacco, la «banda» e Andrea Camilleri

Porto Empedocle. Solo l'altro ieri, era in un bar del paese a raccontare aneddoti e particolari sulla vita di quel suo zio che fu protagonista delle gesta della banda Sacco che imperversò a Raffadali tra il 1924 e il 1929.
Chissà come farà, adesso, lo scrittore Andrea Camilleri ad ultimare il romanzo su quei fratelli raffadalesi condannati all'ergastolo per una lunga serie di reati, di cui Giovanni Sacco, scomparso all'improvviso venerdì scorso, ne era l'unico e geloso custode. «Sto scrivendo un'altra storia» aveva confidato Camilleri. «Una serie di microstorie che riguardano la banda Sacco di cui io ho tutti i documenti!».
Carte giudiziarie che allo scrittore di Vigàta erano pervenute proprio grazie a quel Giovanni Sacco deceduto nei giorni scorsi, nipote dei fratelli che imperversarono nell'agrigentino e che finirono poi con l'essere condannati all'ergastolo, probabilmente per fatti che non avevano commesso. E lui, Giovanni, ci teneva a tal punto a dimostrare invece che i suoi zii non erano quelli descritti dalle forze dell'ordine e dalla magistratura (ma solo vittime dei soprusi della mafia) che non aveva esitato a consegnare tutti gli atti giudiziari in suo possesso, ricevuti in punto di morte da uno zio, allo scrittore empedoclino affinché ne ricavasse un romanzo.
E una traccia di quelle storie Camilleri l'ha pure scritta e fatta pervenire a Giovanni Sacco che avrebbe dovuto leggerla e approvarla. In realtà il manoscritto continuerà a rimanere invece sepolto in chissà quale cassetto della casa dell'ex assessore comunale, in attesa che il padre del commissario Montalbano non chieda di riprenderselo. Di ingiustizie subite, si parla nel libro in corso d'opera, piuttosto che di imprese criminali, con al centro una bella e delicata storia d'amore, di quelle che Camilleri sa tirare fuori con maestria dalla propria penna. La vicenda è quella di una donna che promette eterno amore al suo innamorato e che non esita ad aspettarlo per oltre 30 anni, il tempo che lui sconti la pena inflittagli e torni libero, per sposarlo. Non sappiamo come finirà il romanzo il cui ultimo custode dei segreti di famiglia, se n'è andato lasciando l'autore con un'opera a metà. Ma non mancherà alla fantasia di Andrea concludere letterariamente la vicenda nel migliore dei modi.
Lorenzo Rosso
 
 

Il Sole 24 Ore, 15.2.2009
Teatro da camera da letto

Come un vecchio parente che ci venga a trovare un po' troppo spesso perché noi non ci si spazientisca, simulando magari entusiasmo, così arrivano, a distanze assolutamente ravvicinate, sul bancone del libraio i libri di Andrea Camilleri. Tanto che, più di una volta, ci siamo detti: basta, non se ne può più.
Errore. Perché il grande, diseguale (ma che importa, di fronte al risultato complessivo raggiunto) Camilleri, nonostante abbia affollato il mercato, specialmente negli ultimi anni, delle sue opere (che voglia emulare, per prolificità, Simenon?) è ancora in grado di riservarci sorprese.
Per esempio, eccellente sorpresa, il recente "Un sabato, con gli amici". Che, tra l'altro, si è permesso il lusso di scavalcare nelle classifiche l'ormai popolarissimo Larsson. Sta di fatto che il nuovo Camilleri è altra cosa rispetto alla produzione degli ultimi anni, e va letto assolutamente. Mentre accade un evento insolito: qui non soltanto lo scrittore abbandona Montalbano, la Sicilia e il mix fra italiano e dialetto a lui caro, impiegando interamente la lingua italiana, una lingua sorvegliata, media, senza eccessi o coloriture. Ma, non bastasse, la novità maggiore del libro sta nel continuo e calcolato rimescolamento dei piani cronologici della storia: frammentata, capitolo per capitolo, in piccoli quadri, a seconda che l'autore abbracci il punto di vista di uno dei sette personaggi rappresentati. Quelli che, da adulti, formeranno tre coppie malassortite: Anna e Matteo, Rena e Andrea, Giulia e Fabio; con, in più, Gianni, da ragazzo grande amico di Matteo e gay aspirante alla carriera politica. C'è anche altro: in questo piccolo, notevole romanzo affine al teatro da camera, volutamente statico, vissuto alternativamente nel presente e nel ricordo dei personaggi, Camilleri scompiglia le regole della chiarezza narrativa, forse memore (scherzosamente? Chissà) dell'école du regard, presentandoci, all'inizio, sette voci di bambini (i nostri sette), per il momento non identificabili. Che, quadro per quadro, sono coinvolti in episodi di dolore o di violenza, che segneranno la loro vita per sempre.
C'è chi trova, sconvolto, la mamma a letto con un uomo che non è papà. Chi è insidiato sessualmente da un bonario zietto. Chi contempla sgomento il padre che «sta dentro una cassa a dormire». Chi uccide per ottusa crudeltà il proprio gatto. Chi ammazza la sorella maggiore così dispettosa... E si tratta delle stesse figure che, all'epoca del liceo e dell'università, formeranno coppie poi destinate a sciogliersi, per formarne, con uno scambio di parti, altre: sempre all'interno del gruppo.
Ma il nodo di questo thriller e, insieme, dramma di costume riguarda un ricatto ai danni del protervo Matteo, uomo di successo e dongiovanni, immortalato in vecchie fotografie ultracompromettenti. E si scioglie in una cena di gruppo nella casa con terrazzo di Andrea e di Rena: lei, scatenata con gli uomini; lui, un perverso accuratamente nascosto, che raggiunge il massimo dell'eccitazione solo davanti a scene estreme. In un clima da notte della verità che Camilleri rende magistralmente, e con un delitto che passa per suicidio. Prima che, indifferente a tutto, la vita si ricomponga.
Giovanni Pacchiano
 
 

15.2.2009
Recensione
“Un sabato, con gli amici”  di Andrea Camilleri
Ed. Mondadori   pag. 142

Dal giallo al nero! Camilleri “esordisce” ottantenne con un romanzo sperimentale, come lui stesso afferma; intraprende strade diverse, con esiti un po’ disorientanti. Non sembra di leggere Camilleri, non lo stesso stile narrativo al quale siamo abituati, non la Sicilia montalbaniana né tantomeno il dialetto né lo stesso sguardo compartecipe verso i suoi personaggi. Il suo estro creativo ci estrania e ci devia verso percorsi insoliti, anche se, in pectore, forse, giaceva una storia borghese di tal fatta con magmi sotterranei di insoluti traumi e drammi a causa dei quali la vita dei protagonisti del romanzo si veste di menzogne e ambiguità. Il titolo sembra echeggiare una pièce teatrale tipo “Metti una sera a cena” di Giuseppe Patroni Griffi o i drammi dell’assurdo o certi film di riunioni amicali dove succede di tutto. La struttura del plot è costruita secondo tecniche teatrali, dalle scene iniziali in cui sette bambini vivono inconsapevoli situazioni scabrose alle scene successive, in un intreccio capriccioso del destino, in cui li ritroviamo adulti e tutti insieme, per relazioni di varia natura intercorrenti tra loro. Alcuni, compagni di liceo o di università, legati da un passato sotterrato che adesso riemerge e rischia di sprofondarli in abissi senza fine. E’ questa storia un dramma borghese intriso di tragicità e  nefandezze che si annidano e  pesano su ciascuna vita psichica; come certi incubi notturni o sogni allucinatori che ottenebrano il ben dell’intelletto e innescano meccanismi perversi. La trama,  in breve, racconta, per istantanee, tranches di vita di Matteo, Gianni, Giulia, Anna, Fabio, Andrea, e Renata, detta Rena, da bambini, vittime di adulti insani e poi nell’età matura, una tranquillizzante elaborazione del loro vissuto infantile ripugnante, non è catarsi, ma dannazione. Non è facile all’inizio del romanzo discernere il puzzle di queste vite oltraggiate, né alla fine sostenere tanta crudezza d’immagini. Camilleri  plasma una materia narrativa in cui afferra, per dirla alla Nietzsche, la grande totalità della realtà e, quindi anche del male, uno spettro ampio di miserie e morbosità umane e una scrittura non indulgente, ma spigolosa, essenziale, dialogata, scarnificata da qualsiasi pietismo personale. Che dire, spiazzante lo scrittore, non finisce di stupirci, e il suo mestiere riesuma enigmi psicanalitici, l’inconscio che è in noi. Certo è che Camilleri impavidamente si mette sempre in gioco come un giocatore d’azzardo che osa ad oltranza o come chi pratica sport estremi per misurare se stesso in una sfida continua.
Arcangela Cammalleri
 
 

Spigoli&Culture – Spigolature, 15.2.2009
Drammi borghesi; giochi di società
Andrea Camilleri, “Un sabato, con gli amici”, Milano, Mondadori, 2009, pp. 142, € 17,50

La sovracopertina della Mondadori propone l’opera Pas de Deux (Alex Katz, 1983; coll. privata); è assente la quinta coppia, quella all’estrema sinistra dell’esteso lavoro di Katz per l’occhio dell’osservatore calamitato, al Colby College Museum of Art nel Maine, dalle colorate sagome a mezzobusto sul rettangolo a fondo nero che occupa un’ intera parete. Apparentemente anonimi, stereotipati nelle loro varianti, convenzionali nella loro tipicità, semplificate varianti di cliché borghesi, gli individui di tali coppie dall’esteriorità sofisticata potrebbero essere strappati, grazie all’immaginazione del Lettore, dal loro piatto esistere per vestire la caratterizzazione data dal romanzo Un sabato, con gli amici.
Perché dare tanto rilievo alla sovracopertina, all’involucro talvolta fuorviante d’un contenuto, l’unico che dovrebbe attrarre e concentrare l’attenzione del Lettore? Nel caso in cui tutti i libri, in libreria, venissero esposti senza, l’interrogativo non si porrebbe (l’acquisto del libro non ne risentirebbe l’onere); inoltre, essendo, oltre al titolo, la sovracopertina, elemento utile al Lettore per decodificare il messaggio dell’autore (che sia scelta dall’autore o dall’editore), non può che essere letta, anch’essa.
È estremamente seducente, oltretutto, la connotante illustrazione de Un sabato, con gli amici, poiché coglie nel segno, diversamente da quella de Il tailleur grigio (vedi recensione in Correlazioni) -là, la sovracopertina con L’amante di Gianni Maiotti, dall’abito intero smanicato, non rende l’dea sia perché “tailleur” è un completo giacca e gonna, e sia  in considerazione di quanto Camilleri, nel suo privilegiare il simbolico, investa il tailleur di Adele, già “macchiatosi” del sangue di un altro uomo amato, una donna nella cui trappola amorosa sicuramente qualche altro maschietto cadrà- dove il tailleur grigio, è da leggersi quale esteso, oltre che elegantissimo eufemismo.
Nel gioco di coppia (Adele e marito) del romanzo Il tailleur grigio, l’apparenza/abito attenua la crudezza di intenzioni e comportamenti, arriva a simboleggiare quel riguardo, comunque ipocrita, nei confronti dell’altrui sensibilità, quasi che concetti, quali il tradimento e la morte, dovessero essere implicitamente  (non sinceramente) comunicati o potessero essere  moralmente più accettabili se taciuti.
Allontanandosi dalle indagini del Commissario Montalbano, vale a dire, variando registro linguistico, lo stile di Camilleri vira; la penna diviene avara d’inchiostro, lo stile si delinea asciutto, le parole divengono lame fendenti le pagine. La scrittura del Nostro somiglia al segno rigido di Alex Katz, che delimita il colore compatto dei suoi pieni: le sfumature, nel gioco delle coppie ne Un sabato, con gli amici , stanno nel limbo della psiche, in quel fondo nero fatto di infanzia, di passato («nella foto, un bambino di sei anni procurato da Psquale.», p. 59), di segreti («Anna ha il fiato grosso. Quello che stanno vedendo per l’ennesima volta non è un film, è la documentazione di un omicidio seguito dal prolungato scempio del cadavere. Ad Andrea è costato una cifra enorme.», p.71), di un presente intorbidito dall’infelicità conseguente e dal ricatto.
È il linguaggio dell’infanzia, infatti, a saltare agli occhi nell’incipit del romanzo («Quando tonna papà?», p.7), a ritornare, intriso di drammatica ingenuità («cassiare i nagnetti», p.133), di malvagia innocenza («sarà lei a fare uno scherzetto a Tilde», p. 20). Già Jung osservò che avvenimenti significativi e/o dolorosi (panoramiche tragicamente chiare sono aperte dalla scrittura di Camilleri, quali “attenzioni” da parte di genitori, parenti e amici; oppure, suicidi di familiari), malgrado semicancellati dalla coscienza attraverso il meccanismo difensivo della rimozione, sono attivi nell’inconscio da cui possono affiorare. Ai casi di personalità/risultato di accadimenti subìti, ne Un sabato, con gli amici, si affiancano i casi di “talento” naturale (piacere nel torturare gli animali o nel veder soffrire) per i quali non vi è stato un graduale e spontaneo equilibrarsi della personalità, bensì un percorso degradante, un’evoluzione in peggio.
Di conseguenza, la forza del testo Un sabato, con gli amici, come di tanti altri di Camilleri, consiste  in una scrittura che spinge ad una lettura ad immagini, che intrappola il Lettore a guardare la scene più che a leggerle, ad immaginarle, scarne e crude, violente nel loro semplificato realismo. In una scrittura in cui coesistono numerosi codici, dunque, dal sonoro al gestuale, quasi fosse una rappresentazione teatrale. Quasi il Lettore si trovasse tra le mani un testo teatrale.
E pertanto, le coppie ed i single di Camilleri, i personaggi de Un sabato, con gli amici, sono facilmente riconducibili a dramatis personae, personaggi della commedia dell’arte del vivere.  Lacan insegna sull’improvvisazione attuata da  ogni individuo che impersonerebbe la propria parte, rendendola più o meno espressiva forte a seconda delle proprie peculiarità, e riproducendola, poi, nei personaggi tipici di fiabe e romanzi. Attraversano intere generazioni di lettori, tali letture nelle quali  bimbi ed adulti, crescendo, maturando, sviluppando le proprie personalità si riconoscono. Viene da chiedersi se non sia anche la scrittura, sotto tale punto di vista,  un perverso gioco di società, come quello di chiedersi l’un l’altro, tra amici, un sabato sera, quale sia il primo ricordo della propria infanzia.
Pur se i capitoli (undici) sono indicati con i numeri cardinali invece che con espressioni fraseologiche, potrebbero essere identificati in unità di rappresentazione di eventi, di riflessioni, e anche di descrizioni, dato che alcune parti sembrano fungere da didascalie. Anche in Un sabato, con gli amici il ritmo  del testo incalza,  sprona ad una lettura veloce che agganci scene, frasi, riferimenti, affinché l’opera rappresentata (pardon, il testo scritto) accorpi nell’immaginario del Lettore i primi capitoli (di presentazione indistinta dei personaggi nel raccontare la prima parte degli accadimenti-input della loro infanzia), agli ultimi (seconda parte, finale decisivo degli input/traumi infantili), assistendo allo spettacolo centrale, centrato sull’intrecciarsi dei personaggi stessi, sui loro legami affettivi, sui legacci delle loro amicizie, resi ancora più stretti dagli equivoci, dai fraintendimenti, da rivelatori colpi di scena «dopo quello che ha visto, comincia a intuire chi sia veramente la donna che ha sposato», p. 126.
Si è compiuto, alla fine dei conti, e non a caso ho sottolineato parte della citazione da p. 126, il grande miracolo del teatro (dal greco the?sthai, guardare, vedere): l’azione, scenica, ha portato a vedere quanto rimaneva all’oscuro.
Un realismo che fonde dramma e commedia, il nostro teatro contemporaneo, nel nostro caso camilleriano; non vi è ruolo sociale né classe sociale che sfugga all’analisi spietata di Andrea Camilleri, il quale, rasentando l’aristotelico, sembra sempre più delegare all’agire il messaggio dei suoi personaggi, esonerandosi da voce narrante, quasi a voler, in questa ennesima, dura, indagine sulla verità,  mettere sull’avviso i Lettori sul fatto che la realtà debba essere letta nelle parole, nelle opere, e, pure, nelle omissioni.
Antonella Chinaglia
 
 

AgrigentoNotizie.it, 15.2.2009
"Aspettando Montalbano", venerdì presentazione libro

Venerdì 20 febbraio, presso la biblioteca museo "Luigi Pirandello" di via Imera ad Agrigento, verrà presentato il romanzo "Aspettando Montalbano" di Guglielmo Trincanato.
Per l'appuntamento, fissato alle 17, oltre all'autore, sono previsti gli interventi di Calogero Carbone, direttore della biblioteca e di Vincenzo Caponnetto. A relazionare ci sarà Agata Gueli e il tutto verrà moderato da Gaspare Agnello.
d.v.
 
 

l'Unità, 15.2.2009
Fronte del video
Se Gasparri ti cancello

Andrea Camilleri ha rivelato sulle pagine di questo giornale di essere membro, forse addirittura socio fondatore, degli Adoratori di Gasparri. Unica setta satanica ad avere una finestra quasi continua su tutte le tv generaliste italiane. Lo scrittore siciliano ha anche rivelato uno dei riti segreti celebrati dalla congrega: l’assemblea del sabato per rivedere la registrazione di tutte le apparizioni del Gasparri in video. Cerimoniale masochista, che mette a dura prova la psiche, il fisico e, per chi ci crede, anche l’anima degli adepti. I quali, va detto a loro discarico, si dedicano a Gasparri solo allo scopo di cancellarne le tracce. Ma non per sempre, visto che ogni giorno porta la sua pena e la sua nuova bordata di sparate, insulti e semplici stronzate. Di recente, per esempio, Gasparri ha dichiarato a tg unificati che il Pd fa manifestazioni inutili, mentre il governo produce fatti. Ma non ci ha spiegato perché tutti quei fatti sono puntualmente smentiti dal governo nei successivi tg.
Maria Novella Oppo
 
 

Corriere della Sera, 15.2.2009
Personaggi. Ex sindacalista, ha scoperto la narrativa a 50 anni. «Usa il noir per spiegare la realtà»
Il duello tra le signore del giallo
Dominique Manotti racconta la crisi della democrazia. E sfida Fred Vargas. Giancarlo De Cataldo: I suoi libri dicono in modo molto più efficace quello che hanno cercato di dirci molti saggi sul mondo d' oggi. Marcello Fois: Un'autrice impegnata ma non impegnativa, ha mano leggera ma non rinuncia a una letteratura «educativa»

Siete del partito di Fred Vargas o del partito di Dominique Manotti? Basta leggere uno di seguito all'altro due romanzi di queste due scrittrici francesi, entrambe gialliste, entrambe docenti universitarie, con un passato politico simile, per capire quanto possano essere distanti gli estremi del «polar». Se in Italia la Vargas è molto più nota (Einaudi Stile libero ha tradotto quasi tutti i suoi libri), anche la Manotti comincia ad avere uno zoccolo duro di lettori appassionati. E forse ha qualche significato il fatto che il suo ultimo romanzo, "Vite bruciate" (in libreria da giovedì, edito come gli altri da Tropea), un thriller politico-finanziario che affronta anche il problema delle morti bianche, abbia vinto il premio International Dagger 2008 per la migliore opera tradotta, attribuito dalla Crime Writers' Association sconfiggendo proprio la Vargas (gli altri finalisti erano Andrea camilleri, Stieg Larsson e Martin Suter).
[...]
Cristina Taglietti
 
 

Il sotoscritto, 2.2009
Le tare dell'infanzia
Andrea Camilleri, "Un sabato, con gli amici"

Sarà anche vero che risuona tra le pagine di “Un sabato, con gli amici” la voce dell’uomo di teatro che fu Andrea Camilleri e che fu grande. Sarà peraltro vero che i traumi dell’infanzia rimangono e si incarnano, monito imperituro nel vissuto di ciascuno. Sopiti, finché qualcosa non giunge a risvegliarli e a farli esplodere, con tutta la violenza possibile.
Ma certo questo ultimo libro dello scrittore siciliano, appena 142 pagine pubblicate da Mondadori - e forse un respiro maggiore avrebbe potuto giovare - non appare all’altezza della grande narrativa alla quale il suddetto Camilleri ci aveva abituati e con la quale, fino a qualche anno fa - ché ormai negli ultimi libri la delusione è costante - viziava lettori di ogni latitudine e lingua.
La vena creativa dell’autore sta accusando forse il colpo dell’eccessiva produzione, o di una certa stanchezza di penna e tastiera; e la storia dei sette amici, una volta bambini segnati, poi adolescenti inquieti, alfine adulti che si ritrovano, apparentemente pacificati e piccolo borghesi –storia, quella della resa dei conti tra amici, peraltro molto e molto meglio indagata in quest’ultimo anno narrativo, e Camilleri arriva buon ultimo - lascia il passo a una trama quasi inesistente e a una sorta di vacuità. E’ vero che non ci sono i personaggi che l’hanno fatto amare, che non c’è il dialetto nel quale si esprime da sempre con innovazione e fantasia e che ha il grande merito di sostenere come basso continuo anche i suoi libri meno riusciti, che il tema è inquietante e cercava e voleva e invocava uno stile scarno; ma il grande e insuperato autore de “La stagione della caccia” che cade nella trappola psichiatrica del trauma infantile da indagare in ogni dove, è un qualcosa del quale, ecco, volentieri avremmo fatto a meno.
Sono Giulia, Matteo, Gianni, Anna, Fabio, Andrea e Renata, i protagonisti di questo romanzo, e tutti vanno incontro al loro destino; con termine abusato, noi potremmo definirlo irredimibile. E lo sappiamo già, da prima che si apra il secondo atto teatrale - perché questa è la struttura voluta - di un libro troppo prevedibile dove l’abisso è ossessionante, ma non ci fa spalancare gli occhi di stupore, di sorpresa e di paura. Non ci fa sorridere né piangere, non insegna, non trascina.
Il talento, quello vero e dimostrato, è stavolta sparito, o forse troppo nascosto in una prosa che sembrerebbe di sperimentazione ma che a una lettura attenta non sfugge essere solo stanca.
E se vuole farci capire, l’autore, che non esistono certezze, ma solo dubbi nelle storie degli umani; se questo vuole essere il suo messaggio per noi, lettori da sempre appassionati ma temprati da mille e mille libri, e autori, e storie, a lui possiamo forse solo rispondere, chiudendo l’ultima pagina, che la nostra certezza esiste. Torni a essere la penna magica del “Birraio di Preston”, non ceda alla facilità della pubblicazione, e noi tutti, felici di tornare a leggerlo, consigliarlo, amarlo, sapremo contraccambiare, con le nostre risate, e lacrime, ed emozioni. Tutte vere.
Maddalena Bonaccorso
 
 

MicroMega, 16.2.2009
Sì alla vita, no alla tortura di stato
Negata Piazza Navona, la manifestazione sarà a Piazza Farnese

Negata Piazza Navona, la manifestazione di sabato a Roma “Sì alla vita, non alla tortura di Stato” si terrà a Piazza Farnese.
Il gabinetto del sindaco Alemanno ha comunicato agli organizzatori che non concederà Piazza Navona perché vi devono transitare alcuni carri allegorici di carnevale. Era però stato lo stesso ufficio – il gabinetto del sindaco – ad accordare la piazza la settimana scorsa quando gli organizzatori, con il massimo possibile di anticipo, ne avevano fatto richiesta. Questo voltafaccia del medesimo ufficio legittima qualche sospetto.
 
 

l'Unità, 17.2.2009
Lo chef consiglia
Mastella non segue il Pdl ma il suo tornaconto. È voltagabbanismo politico
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Messaggero Veneto, 17.2.2009
Un quieto sabato di veleni ed è quasi teatro alla Pinter
"Un sabato, con gli amici" di Andrea Camilleri Mondadori, 142 pagine – 17,50 euro

Un sabato con gli amici: un sabato come tanti, in cui consumare nella ritualità un po’ logora e stanca di un incontro settimanale un’amicizia nata sui banchi del liceo. Ma il sabato che Andrea Camilleri allestisce ai protagonisti del suo nuovo libro ha tutta l’aria di essere un sabato speciale, di quelli in cui si gioca una resa dei conti che l’astuzia e il talento di Camilleri, scrittore e giallista raffinato, lascia volutamente aperta, anzi tale da preannunciarne altre e di ben più terribile portata. Matteo e Anna, Fabio e Giulia, Andrea e Rena, tre coppie di affermati professionisti già compagni di scuola, si ritrovano come al solito a casa di due di loro: per la prima volta, però, in quella di Andrea e Rena. E per la prima volta con loro c’è anche Gianni, da tempo ormai al di fuori del loro orizzonte relazionale, anche per le molte ombre che connotano la sua diversità. E sarà proprio la presenza di quest’ultimo, «una meteora che per un istante ha attraversato il gruppo e poi è andata a disintegrarsi», a imprimere forzosamente una svolta nelle vite di tutti, facendo emergere verità fin lì più o meno soffertamente represse e svelando il crudo e il cattivo di rapporti affettivi ormai arenatisi nel pantano di una quotidianità fatta di rancori, di silenzi carichi di tensione, di ipocrisie banali e scontate, di relazioni pericolose variamente intrecciate tra loro. Il racconto di questo sabato sera scioglie, senza esaurirla però, una trama (che naturalmente non sveliamo per non bruciare al lettore la sorpresa e il piacere della scoperta, ché sempre di un romanzo a suspence si tratta) che sin lì lo scrittore ha costruito per piccoli, succosi indizi, spezzando la narrazione in brevi capitoli e anche in un gioco assai ben orchestrato di flash back che rimbalzano sul presente illuminandolo di una luce sempre più cupa e ambigua. Per un attimo il sipario si squarcia e noi possiamo intravvedere l’abisso in cui i personaggi sembrano essere precipitati e condannati da sempre. Non è un caso, dunque, se il romanzo si apre e si chiude su episodi della prima infanzia di ciascuno dei sette protagonisti: episodi, pur con diverse sfumature, tutti terribili, che li hanno segnati in profondità e che la vita, nonostante sia stata con loro prodiga di successi, non ha saputo cancellare o ridimensionare. "Un sabato, con gli amici" è un libro che si legge tutto d’un fiato, scritto con stile asciutto, in un italiano secco e tagliente, molto dialogato e privo di qualsiasi invenzione linguistica (la vera forza e il fascino indiscutibile di molti altri lavori di Camilleri), improntato a una costruzione che è di tipo drammaturgico prima ancora che letterario, anche nella corposa definizione dei personaggi, le cui verità e consistenza si esplicano esaurientemente nelle parole che si dicono o, più spesso, non si dicono. Leggendo questo romanzo dello scrittore siciliano, che, non dimentichiamolo, è anche uomo di teatro, così lontano per stile ambientazione e intenzioni da quelli precedenti che lo hanno reso celeberrimo, si ha la netta sensazione di essere più dalle parti di un Pinter, col suo teatro della “minaccia” e con quelle atmosfere sospese, allusive di ben altre e più inquietanti realtà, che da quelle di un altro grandissimo acuto scrittore di gialli, il francese Simenon. Il teatro che Camilleri mette in scena, alla fine, anche con un senso compassionevole di umana pietas , è allora quello di un assurdo crudele e beffardo che irrompe inesorabile a stravolgere la quiete apparente di situazioni ed esistenze, che proprio a quell’assurdo hanno cercato di sottrarsi rifugiandosi nelle maglie di una rassicurante convenzionalità borghese.
Mario Brandolin
 
 

l'Unità, 18.2.2009
Lo chef consiglia
Il testamento biologico fuoco amico sulla proposta di referendum
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 18.2.2009
Il nostro appello di libertà
Sabato saremo a Piazza Farnese a Roma per difendere la Costituzione e porre fine al lungo inverno italiano

Può darsi che vi siano scetticismi e anche dichiarazioni di non gradimento per l'appello che molti di noi stanno lanciando (Umberto Eco, Stefano Rodotà, Gianrico Carofiglio, Margherita Hack, Paolo Flores, Francesco Pardi, Gad Lerner, Lorenza Carlassare, Barbara Spinelli, Andrea Camilleri e io): sabato prossimo a Piazza Farnese.
Non ci saranno vessilli partitici né interventi satirici. Sarà un forte grido di allarme per l'allargarsi della "cosa" berlusconiana nel disciplinato quasi silenzio di tutto ciò che dovrebbe essere opposizione.
Un confuso scambio di battute, feroci da destra, educate e, a volte, anche accomodanti dall'opposizione ci fa assistere al rimbalzare di proposte indecenti. Una sorta di ipnosi inspiegabile blocca, adesso e fra poco, il Partito Democratico sulla legge del testamento biologico. Ci dicono che possiamo liberamente decidere tutto ma poi dobbiamo depositare questo tutto nelle mani della Chiesa che appone i sigilli del presunto dogma e vanifica ogni espressione di autonoma volontà. Siamo tutti dichiarati credenti per obbligo.
Invano il Capo dello Stato, usando il più cauto ma anche un chiaro linguaggio, ha detto di desiderare "una legge equilibrata". "Equilibrata" non vuol dire una legge anfibia, un po' laica e un po' cattolica. "Equilibrata" è una parola mite che vuol dire "senza divieti autoritari" che automaticamente spingono via gli equilibri. Non a caso molti telegiornali e giornali radio hanno sostituito la parola "equilibrata" con la parola "condivisa". "Condividere" qui significa rinunciare. Perché la prescrizione cattolica vuole il diritto di svuotare ogni volontà di sottrarsi all'accanimento terapeutico attraverso l'obbligo (l'obbligo) della nutrizione col sondino, che non è nutrizione ma prescrizione medica di vita artificiale.
Mentre lo schieramento conservatore-lefevriano di maggioranza e di opposizione impone e stringe le regole ammonendo che chi si ribella spacca il proprio partito (nel caso, solo il Partito Democratico, perché quello detto Popolo delle Libertà, salvo poche onorevoli eccezioni, è il braccio secolare della volontà vaticana) e annuncia che Eluana Englaro sarà la prima e l'ultima persona italiana ad andarsene libera (sia pure dopo diciassette anni di obbligo alla vita artificiale forzata), vengono avanti nuove leggi, decreti, editti, annunci, dichiarazioni di intenzioni che negano o violano o cambiano materialmente la Costituzione.
I vigilantes, (ovvero le ronde) considerate onta e vergogna inaccettabile in ogni Paese democratico, entrano, escono e ritornano varie volte nello stesso giorno, nei progetti di decreti anti-violenza e anti-stupro, accolti da qualche cedimento di una opposizione sproporzionatamente mite e sottovoce. La discussione in corso sulla legge anti-intercettazioni, che non esiste nel mondo libero, si arricchisce ad ogni seduta della Commissione Giustizia, di nuovi emendamenti, come la condanna alla prigione dei giornalisti che divulgano notizie disponibili e legali. Il modello liberticida del dispotismo alla Putin si fa strada giorno dopo giorno, voto dopo voto, mentre la soglia di resistenza o rigetto dell'opposizione è troppo bassa o inesistente. L'idea stessa di ridisegnare l'intero modo di governare attraverso decreti legge immediatamente esecutivi, svuota il potere legislativo proprio mentre più intenso e più vicino al successo finale è il piano per eludere o far tacere la Magistratura.
L'introduzione del reato di clandestinità garantisce una persecuzione permanente contro chi riesce a sbarcare in Italia mentre tutte le vie legali sono precluse.
L'aggressione alla Costituzione è ormai continua e quotidiana. L'appello di Piazza Farnese vuol dire che gli italiani chiusi fuori dalla violenza di governo e dal disorientamento dell'opposizione politica, sanno con chiarezza e allarme di vivere in un Paese pericoloso per le libertà fondamentali, e ritengono che la Costituzione in tutte le sue parti vada difesa con la stessa determinazione con cui viene attaccata.
È ciò che diranno e faranno i cittadini in Piazza Farnese, a Roma, sabato 21 febbraio, alle ore 15. Intendono porre fine al lungo inverno della Costituzione.
Furio Colombo
 
 

La Tribune, 18.2.2009
Roman. "Un été ardent", d’Andrea Camilleri. Traduit de l’italien par Serge Quadruppani. Fleuve Noir, 224 pages, 19,90 euros.
La Sicile chauffée à blanc
Andrea Camilleri signe un nouvel opus des enquêtes du commissaire Montalbano. Dans "Un été ardent", il explore les maux qui gangrène la Sicile. Si ses héros semblent fatigués, l'écrivain italien pétille d'inventivité à 84 ans.

Il a beau être patient et calme par nature, Salvo Montalbano prend vite un coup de sang dans le dernier roman policier d’Andrea Camilleri, "Un été ardent". Certes, l’énigme qu’il doit résoudre - le meurtre atroce d’une jeune fille - est particulièrement complexe. Mais ce fin limier en a vu d’autres. Ce qui mine le commissaire de la petite ville de Vigata, c’est de devoir affronter la lâcheté et l’hypocrisie de ses supérieurs et plus largement d’un Etat qui baisse les bras devant la corruption, le crime et le racisme ordinaire d’une Sicile qui part à la dérive.
De fait, les lecteurs français qui se font une joie de se plonger chaque année dans la suite des savoureuses aventures de ce "Maigret sicilien" ont de quoi être désappointés. Car leur héros vieillit. Les dernières intrigues concoctées par Andrea Camilleri dévoilent un personnage plus sombre, plus angoissé par la mort. Dans "La lune de papier" qui vient d’être réédité en poche chez Pocket, l’imperturbable Montalbano se retrouve aux prises avec un crime sordide qui met à rude épreuve son intuition et ses certitudes.
Pourtant si ses héros sont fatigués, l’imagination du romancier sicilien semble sans borne. Après une longue carrière de metteur en scène pour le théâtre, la radio et la télévision, Camilleri s’est consacré sur le tard à la littérature en créant un style incomparable, mélange d’italien et de sicilien. Et ce n’est pas un hasard si ses livres caracolent en tête des meilleures ventes depuis dix ans en Italie.
A 84 ans, il continue de publier - en parallèle à sa série policière - des romans historiques ayant pour cadre sa Sicile natale. Dans "La couleur du soleil", récemment traduit chez Fayard, il n’hésite pas à se mettre en scène avec Le Caravage. Un mafioso admirateur du romancier lui fait l’honneur de le kidnapper pour lui présenter un précieux manuscrit relatant le dernier voyage du grand peintre fuyant la justice des chevaliers de Malte au XVIe siècle. Camilleri alterne les époques et les styles avec une aisance confondante. Une oeuvre étonnante.
Laurent Pericone
 
 

Corriere della Sera, 18.2.2009
Il racconto
Lodi e tradimenti di 16 mesi terribili
Da salvatore a capro espiatorio. Eletto segretario, elogi allo stratega e al romanziere. Poi i voltafaccia

[...]
Scriveva un libro e si levava il coro. [...] Camilleri: «Questo non è un romanzo, questa è una sinfonia!».
[...]
Aldo Cazzullo
 
 

Dagospia, 18.2.2009
Il falò della letteratura-paccottiglia dei Bignardi, Augias, Lucarelli, Camilleri - “Saviano, Mai una parola sulle fortune politiche del suo editore, Berlusconi” - “Il libro di un vero scrittore deve farti provare disgusto di quello che sei ora”
I lettori degli altri

Mi fa mia sorella, mentre deposito per terra a casa sua un altro sacco di carta stampata rilegata e copertinata di cui ho liberato casa mia, "Ma tu i libri degli altri non li leggi?", "Leggo solo i libri degli scrittori", e tralascio di aggiungere "come me" per non irritarla, "E come fai a saperlo se non li apri nemmeno?" - e questo perché, di tutti i pacchetti contenenti libri che indirizzati a me dalle varie case editrici arrivano a lei, mai e poi mai me ne sono portato appresso uno: scartato il plico, il mio commento è sempre, "Vedi se ti interessa, altrimenti buttalo" -, "So, so".
Mi arriva di tutto, dai romanzi a manovella degli israeliani (tutti insopportabili senza eccezione; ma se i libri degli ebrei in generale mi hanno sempre rotto le palle, Roth compreso, niente in confronto a quanto me le rompono quelli degli arabi e dei sudafricani oggi più in voga) all'autoagiografia della Bignardi all'ennesima parabola cristologica dell'Augias ai ciclostilati Lucarelli/Camilleri.
[...]
Aldo Busi
 
 

l'Unità, 19.2.2009
Lo chef consiglia
Stupri, i tagli di Tremonti hanno spanato la vite giusta e le auto della polizia
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Wuz, 19.2.2009
"Un sabato con gli amici", di Andrea Camilleri
"Si alza dal divano e si risiede. Poi corre alla scrivania e preme il bottone del divieto d'accesso. Torna a sedersi, si asciuga il sudore dalla fronte.
È anche peggio di quanto temesse, un brivido lo scuote. Proprio ora che è arrivato dove voleva... Chi può avere interesse a tirar fuori quella storia?"

Trama piuttosto complessa, circolare, in cui il primo capitolo viene poi spiegato ed esplicitato dall’ultimo. In tutta la parte centrale del romanzo, il gruppo di bambini, protagonisti e vittime di fatti narrati nel primo e ultimo capitolo, ormai adulti e tutti in relazione tra loro, pagano lo scotto di quei terribili traumi infantili.
Romanzo molto diverso da quelli fin qui pubblicati dallo scrittore siciliano, vera e meritata gloria italica, che lascia forse perplesso il lettore. Diverso anche da quel “simenionano” "Tailleur grigio", intimista e psicologico, diverso dai romanzi storici più noti come lo straordinario ed ormai "antico" "La concessione del telefono", diverso insomma...
Maestro di trame, maestro di intrecci, Camilleri ha qui scelto di giocare con questa sua abilità, forse però in modo un po’ meccanico e scoperto, forse sottovalutando il lettore, ha voluto spiegare il suo intento, chiarire nell’ultimo capitolo, i singoli traumi subiti dai vari personaggi, causa remota, ma non così oscura, dei loro comportamenti adulti.
Incapaci di amare, vittime di morbose passioni, figli senza padri né madri con cui rapportarsi e da cui farsi consolare, questi giovani uomini e donne sembrano muoversi per autodistruggersi e  per annientare chi sta loro accanto.
Certo lo scrittore, mettendo insieme un intero gruppo di persone in relazione tra loro e tutti vittime di vari tipi di traumi infantili o di comportamenti inconsciamente deviati, non vuole dare un quadro realistico di un vero odierno gruppo di amici, ma mostrare come il nostro agire adulto sia inscindibilmente connesso con ciò che ci portiamo dentro fin dall’infanzia.
Un’educazione sentimentale all’incontrario quella esercitata dal mondo dei grandi sui piccoli...
E questo libro è un modo per spingere il lettore a cercare dentro di sé i primi ricordi (come nel gioco doloroso che viene fatto dal gruppo nel sabato sera citato dal titolo), perché è là che troviamo le radici delle nostre azioni. Ed è là che, in ogni fatto di cronaca che vede adolescenti colpevoli di orrendi misfatti, bisogna indagare.
Nella scrittura di Camilleri c’è sempre, anche nei mitici gialli del commissario Montalbano, una finalità di denuncia e una pressante esigenza etica e in questo romanzo è davvero esplicita. Come possiamo insomma sperare che le nuove generazioni vivano in modo positivo ed equilibrato, che siano socialmente utili e disponibili al mondo se, nell’infanzia, li abbiamo violentati, traumatizzati, fatti assistere ad ogni orrore e miseria? Come sperare nel futuro se l’eredità che lasciamo è solo una montagna di macerie? Credo che sia questo il messaggio più interessante di questo romanzo che, a mio parere, non è uno dei migliori di uno scrittore che amo moltissimo e che forse è troppo disgustato da ciò che vede tutt’attorno a sé per coltivare il solo piacere letterario.
Grazia Casagrande
 
 

New York Times, 19.2.2009
Crime
Death of a Cadet

[…]
Sooner or later, every Inspector Salvo Montalbano adventure abandons the pretense of being a conventional police procedural and collapses into opera buffa. In Stephen Sartarelli’s translation of AUGUST HEAT (Penguin, paper, $14), Andrea Camilleri’s endearing Sicilian detective has a perfectly legitimate mystery to solve. The body of a teenage girl has been found in the illegally constructed basement apartment of a seaside rental property, and Montalbano is already on the case — because he rented the house and found the body. But because everything that happens in Sicily seems tied to crooked deals, often in chummy collusion with the Mafia, the investigation is soon tied in knots. At which point, the excitable Montalbano resolves the case through the sheer force of his glorious temper.
[…]
Marilyn Stasio
 
 

AGM-LoSpettacolo, 19.2.2009
Le canzoni di Mina in dvd
Torna in edicola la collana di dieci dvd che ripercorre la carriera musicale della Tigre di Cremona attraverso le sue più celebri canzoni.

La collana “Mina, gli anni in Rai” ha riscosso un grande successo e dopo le 500 mila copie vendute torna in edicola. Dieci dvd firmati Rai Trade-G.s.u edizioni musicali e distribuita dal Gruppo l'Espresso che ripercorrono la storia televisiva di Mina dal 1958 al 1978: dalle prime apparizioni sul piccolo schermo fino alla decisione di abbandonare le scene. Ci sono le canzoni intramontabili [...], i duetti [...], le interviste ([...], Andrea Camilleri).
[...]
 
 

l'Unità, 20.2.2009
Lo chef consiglia
Il giallo del quinto quarto. Chi è il mandante del Dracula romeno?
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

WWF, 20.2.2009
"Cemento amato", numero speciale di Ecomondo domani in edicola

“In Sicilia il paesaggio della mia giovinezza è stato inghiottito dal cemento. La Marinella che descrivo nei miei romanzi oggi è un succedersi di ville abusive”. Comincia così, con un’intervista allo scrittore Andrea Camilleri, il numero di febbraio di Ecomondo, mensile WWF in edicola con il settimanale del Non Profit Vita da sabato 21. Un numero con forti connotati di denuncia
[...].
 
 

RaiNews24, 20.2.2009
Camilleri: la mia Sicilia inghiottita dal cemento

"In Sicilia il paesaggio della mia giovinezza e' stato inghiottito dal cemento. La Marinella che descrivo nei miei romanzi oggi e' un succedersi di ville abusive". Comincia cosi', con un'intervista allo scrittore Andrea Camilleri, il numero speciale di Ecomondo, mensile Wwf, dedicato alle emergenze ambientali del Sud.
"Alcuni amministratori hanno anche pagato con la galera per aver concesso quel che non dovevano - dice Camilleri - ma il problema e' che poi le ruspe non intervengono. E cosi', anche se si riconosce che un albergo e' stato costruito abusivamente, comunque resta li'. Ovunque ci sono scheletri di edifici e nessuno li butta giu', con un risultato anche peggiore".
[...]
 
 

Quotidiano.net, 20.2.2009
Ciak si gira
Adriano Giannini debutta alla regia "Dirigerò un racconto di Camilleri"
L'attore, figlio di Giancarlo, girerà un corto tratto dal volume 'Gioco della Mosca' dello scrittore e sceneggiatore siciliano. In aprile sarà nelle sale con 'La casa sulle nuvole', film di cui è protagonista

Los Angeles - Debutto alla regia per Adriano Giannini. L'attore, figlio di Giancarlo, ha annunciato che sarà dietro la macchina da presa per girare un corto tratto da un racconto di Andrea Camilleri.
"Con la mia casa di produzione dirigerò in Sicilia un corto tratto da un racconto di Camilleri del volume ‘Gioco della mosca’ - ha detto Giannini jr nell’ambito della quarta edizione del Festival Los Angeles, Italia in corso di svolgimento a Hollywood -. Sono molto grato al grande scrittore che mi ha ceduto i diritti".
[...]
 
 

l'Unità, 21.2.2009
Lo chef consiglia
Chiedono scusa per poter offendere di nuovo. Come l’irresponsabile Gasparri
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Ecomondo, 2.2009 (allegato a Vita - non profit magazine, 21.2.2009)
Il testimone. Andrea Camilleri
C’era una volta Marinella…
L’intervista. “Il paesaggio della mia giovinezz inghiottito dal cemento”

“In Sicilia il paesaggio della mia giovinezza è stato inghiottito dal cemento. Faccio solo un esempio: per riprodurre la casa del commissario Montalbano a Marinella, la troupe ha dovuto andare a girare dalle parti di Ragusa Marina, dove c'è maggiore rispetto per l'ambiente. La Marinella che descrivo nei miei romanzi, invece, pur­troppo è un succedersi di ville abusive”. La terra, il paesaggio, sono tra i protagonisti principali della narrativa di Andrea Camilleri. Un pae­saggio della memoria che forse non corrisponde più a quello reale.
Ecomondo: Cosa la indigna di più della cattiva gestione del paesaggio in Sicilia?
Andrea Camilleri: La cementificazione selvaggia. Non è che vorrei una terra deserta, ma lo sviluppo va controllato. Le de­visioni non possono essere lasciate al beneplacito dei Comuni, la cui volontà cambia a seconda della gestione politica. Alcuni amministratori hanno anche pagato con la galera per aver concesso quel che non do­vevano, ma il problema è che poi le ruspe non intervengono. E così, anche se si riconosce che un albergo è stato costruito abusivamente, comunque resta lì. Ovunque ci sono scheletri di edifici e nessuno li butta giù, con un risultato anche peggiore. Non c'è proprio via d'uscita? Siamo in tanti di buona volontà, purtroppo però dobbiamo confrontarci con una mancanza di cultura tout court. Non solo non c'è rispetto per l'ambiente e il paesaggio, ma anche per i beni culturali. Nella casa natale di Pirandello, a pochi chilometri da Agrigento, hanno sostituito il pavimento originale con il cotto...
Ecomondo: Lei nel 2007 ha firmato un appello contro le trivellazioni in Val di Noto. La società americana Panther Eureka, che era stata autorizzata dalla Regione, ha dovuto bloccare.! lavori…
Camilleri: È vero, ma non credo che la nostra sia stata davvero una vittoria. A quanto pare, sottobanco sono state ridate le autorizzazioni. È il solito balletto tutto italiano fatto di ricorsi al Tar, rigetti, annulla­menti, rinnovi, sospensioni temporanee, voti segreti, vizi di forma, sot­terranee manovre politiche. Alla fine si concludono sempre con la vittoria di chi è economicamente più forte, a danno degli onesti, dei rispettosi dell'ambiente, di quelli che accettano le leggi.
Ecomondo: Cosa pensa del Ponte sullo Stretto?
Camilleri: Sarebbe una meraviglia, ma solo se tutti i geologi del mon­do, proprio tutti, dal primo all'ultimo, concordassero che reggerà. Non dobbiamo dimenticare che siamo in una zona a forte sismicità.
Ecomondo: Concludiamo con una nota positiva?
Camilleri: Certo. Ho appena ricevuto l'appello di un comitato di citta­dini che vogliono salvare villa Bonocore, nell'agro palermitano, dal di­ventare un hotel a cinque stelle. È solo una dimostrazione che ci sono persone che hanno a cuore la tutela del paesaggio e sono disposte a mobilitarsi in nome dell'interesse della collettività.
Elisa Cozzarini
 
 

MicroMega, 21.2.2009
21 febbraio a Piazza Farnese, i dettagli della manifestazione

La manifestazione “Sì al testamento biologico, no alla tortura di Stato” è confermata per oggi con inizio alle 15 a piazza Farnese a Roma. Alle 17/17.30 interverrà per collegamento telefonico Beppino Englaro. Dal palco interverranno Mina Welby, il decano della facoltà teologica valdese Daniele Garrone, dom Giovanni Franzoni per le comunità cristiane di base, Dacia Maraini, Lidia Ravera, il direttore del Manifesto Gabriele Polo, un medico impegnato nelle cure palliative per i malati terminali, Emma Bonino, e alcuni dei promotori dell’appello che è all’origine della manifestazione: Andrea Camilleri, Furio Colombo, Paolo Flores d’Arcais, Pancho Pardi e Stefano Rodotà.
Italia dei valori, Rifondazione comunista, Sinistra democratica, Partito radicale, hanno aderito alla manifestazione invitando i loro militanti a partecipare, ma senza bandiere di partito, come chiesto dagli organizzatori.
L’Italia dei valori ha messo a disposizione le sue strutture tecniche e tutte le sue risorse per la realizzazione del palco e i problemi logistici e organizzativi, e Antonio Di Pietro sarà presente ma ha chiesto di non prendere la parola, proprio in nome dello spirito di servizio verso una iniziativa autonoma della società civile con cui il suo partito ha fornito il suo apporto.
Cliccare qui per vedere il video dell’intervento di Andrea Camilleri
 
 

C6.tv, 21.2.2009
Roma: Manifestazione in Piazza Farnese per il testamento biologico
Dichiarazioni di Mina Welby, Furio Colombo, Emma Bonino, Antonio Di Pietro, Andrea Camilleri.
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 21.2.2009
Testamento biologico, le voci dal palco della manifestazione
Ecco alcuni passaggi dei discorsi di Paolo Flores D'Arcais, direttore di Micromega, e Andrea Camilleri dal palco di piazza Farnese dove si svolge la manifestazione sui diritti dei cittadini in tema di fine-via e sul testamento biologico. "La vita - ha detto Flores - non appartiene né al governo né alle gerarchie ecclesiastiche". "L'uomo - ha detto Camilleri - deve essere lasciato solo davanti alla morte di decidere per se stesso".
Cliccare qui per ascoltare un brano dell'intervento di Andrea Camilleri.
 
 

La Repubblica, 21.2.2009
L'iniziativa nasce da un appello di Camilleri, Colombo, Flores d'Arcais, Pardi e Rodotà
L'annuncio: "Contro il ddl proporremo un referendum". L'intervento del papà di Eluana
In migliaia rispondono all'appello di Micromega
Englaro: "Gli italiani diranno no alla legge"

L'autore del commissario Montalbano cita papa Wojtyla: "Anche lui disse
'Lasciatemi andare dal Padre". Ma il medico curante smentisce: "Si sottopose a nutrizione artificiale"

[…]
Dal palco interviene anche lo scrittore Andrea Camilleri, tra i promotori della manifestazione: "Una qualsiasi legge che limiti la libertà di scelta sarà usata come grimaldello per altri leggi sempre più restrittive delle nostre libertà più preziose. Ho vissuto quattro quinti della mia esistenza in un Paese che continuo ad amare anche se spesso non mi è piaciuto e ora che ho 83 anni abbondantemente superati rischio di morire male per una legge fatta chi non mi ha fatto mai piacere del tutto il mio Paese". Camilleri cita papa Giovanni Paolo II: "Anche Wojtyla disse 'Lasciatemi tornare alla casa del Padre'. La verità è che il Vaticano che spesso condiziona le leggi italiane sta avendo magna pars per interposta persona".
[…]
 
 

ANSA, 21.2.2009
Testamento biologico: il no di Camilleri

Roma - Dietro la legge sul testamento biologico c'e' il Vaticano, afferma lo scrittore Andrea Camilleri. 'E dico il Vaticano e non la Chiesa perche' fortunatamente l'atteggiamento di molti suoi componenti e' assai diverso'. 'Una qualsiasi legge che limiti la liberta' di scelta - aggiunge lo scrittore alla manifestazione di piazza Farnese - sara' usata come grimaldello per altri leggi sempre piu' restrittive delle nostre liberta' piu' preziose'.
 
 

Adnkronos, 21.2.2009
Bioetica: Lo scrittore Camilleri cita Wojtila, 'Lasciatemi tornare alla casa del padre'

Roma - Intellettuali e scrittori hanno aderito alla manifestazione organizzata a Roma per dire 'no' alla legge sul testamento biologico in discussione al Senato. Dacia Maraini ha letto una lettera indirizzata a Beppino Englaro. Andrea Camilleri ha citato addirittura Giovanni Paolo II. "Anche Wojtyla disse 'Lasciatemi tornare alla casa del Padre'. La verita' e' che il Vaticano che spesso condiziona le leggi italiane sta avendo magna pars per interposta persona".
Dure le critiche dello scrittore al governo Berlusconi da lui definito "piu' pericoloso dei precendenti perche' in maniera non tanto nascosta cerca di imbavagliare la liberta' di informazione e la liberta' di tutti noi. Ho vissuto i quattro quinti della mia esistenza in un Paese che ho amato anche se spesso non mi e' piaciuto. Non voglio andarmene lasciando ai miei nipoti le miserie di un'Italia senza liberta', nemmeno quella di morire come meglio ci aggrada, devastata nella morale pubblica e privata nel profondo della sua coscienza".
 
 

ASCA , 21.2.2009
Testamento biologico: da manifestazione annuncio referendum abrogativo

Roma - Se passera' il ddl sul testamento biologico cosi' come impostato dal governo e dalla maggioranza si potrebbe giungere ''ad un referendum abrogativo subito dopo''. L'annuncio e' venuto dal palco di Piazza Farnese a Roma dove si sta svolgendo la manifestazione promossa dalla rivista 'Micromega' che ha come esplicito slogan ''Si' al testamento biologico. No alla tortura di Stato''. In una piazza Farnese ormai gremita di persone e' stato lo stesso direttore di Micromega Paolo Flores D'Arcais a far capire che si tenteranno tutte le strade per bloccare il provvedimento di legge quando ha spiegato che ''proprio oggi comincia la nostra lotta'' contro quella che e' stata definita una normativa ''medievale''. Tanti gli oratori dal palco, tra questi, la vedova Welby e lo scrittore Andrea Camilleri che ha portato un affondo al premier Silvio Berlusconi e al suo governo definito ''piu' pericoloso dei precedenti per la democrazia perche' vuole demolire - ha detto lo scrittore siciliano - la Costituzione, la liberta' della magistratura e imbavagliare le liberta' anche personali''.
Dure le critiche dello scrittore al governo Berlusconi da lui definito "piu' pericoloso dei precendenti perche' in maniera non tanto nascosta cerca di imbavagliare la liberta' di informazione e la liberta' di tutti noi. Ho vissuto i quattro quinti della mia esistenza in un Paese che ho amato anche se spesso non mi e' piaciuto. Non voglio andarmene lasciando ai miei nipoti le miserie di un'Italia senza liberta', nemmeno quella di morire come meglio ci aggrada, devastata nella morale pubblica e privata nel profondo della sua coscienza".
 
 

Apcom, 21.2.2009
Testamento biologico/ Quagliariello: Oggi raduno neocostruttivisti
A Piazza Farnese il trionfo della loro presunzione fatale

Roma - "La manifestazione di piazza Farnese è stata il trionfo della presunzione fatale dei nuovi costruttivisti". Lo dichiara Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del PdL.
"Antonio Di Pietro, ormai senza pudore, si è improvvisato teologo proponendo ardite sintesi tra una religione fai-da-te e il suo consueto giustizialismo. Beppino Englaro si arroga il diritto di stabilire quale dev'essere il modo di vivere delle persone. E Camilleri, grazie a una nuova inchiesta del commissario Montalbano, pensa di aver scoperto che il disegno di legge in discussione al Senato proviene direttamente dalle segrete stanze del Vaticano".
[…]
 
 

La Repubblica, 21.2.2009
"Con questa legge si torna al medioevo" Fine vita, migliaia in piazza per dire no

Roma - «Il commissario Montalbano sarebbe sicuramente qui, anche se è già chiaro chi è il colpevole: una maggioranza, con un Berlusconi prono ai voleri del Vaticano, che ha preparato una legge per impedire a ciascuno di vivere e morire come vuole. Io sono qui perché non voglio avere la vergogna di andarmene lasciando ai miei nipoti un' Italia senza libertà devastata nella morale pubblica e privata. Una qualsiasi legge che limiti la libertà di scelta sarà usata come grimaldello per leggi sempre più restrittive». Un lungo applauso accoglie lo scrittore Andrea Camilleri in una piazza Farnese stracolma di gente.
[...]
Caterina Pasolini
 
 

Il Foglio, 21.2.2009
Maestro, ora basta
Sofferta lettera del montalbaniano SDM all’adorato Andrea Camilleri.
“Ho amato tutti i suoi libri, ma quest’ultimo no. Che noia, sembra Moravia”

Caro e Illustre Maestro Camilleri – l’altro giorno, a volermi ben documentare per questa mia, ho tirato giù dalla libreria i suoi libri. Ne ho – tutti regolarmente acquistati, tutti appassionatamente letti – quarantaquattro o quarantacinque, conta e riconta il numero non è mai tornato: di uno ho due copie, di un altro che ero certo di avere non c’è traccia – perso per distrazione, fottuto da altri con destrezza, chissà. Per portarli fino al tavolo ho dovuto fare ben tre viaggi, discretamente carico. E s’intende, non solo libri Suoi, ma anche libri su di Lei o, addirittura, libri sui luoghi narrati nei suoi romanzi (di sicuro ha presente il pregevole “I luoghi di Montalbano”). Con la sua opera – con una tale massa di volumi, tenuto conto del molto scritto e delle tante edizioni, a casa mia Le fa concorrenza solo Borges, perciò sta in ottima e arguta compagnia, senza possibili lagnanze – ho passato diverse ore di puro divertimento, e persino alcune ore di pura goduria letteraria (“Il re di Girgenti” e “Il birraio di Preston”, per dire dei primi due che mi vengono in mente, sono autentici capolavori), e qualche minuto d’inevitabile noia – ma una volta, per dire, mi addormentai anche guardando al Teatro Argentina le “Tre sorelle” di Cechov: vabbé che era in francese e non conosco il francese, ma sempre Cechov era... Di molti e amatissimi giallisti, come Lei in mirabile equilibrio tra l’intrigo e la bella scrittura, ho dato via, dopo una prima lettura, i libri: intanto, serve spazio; inoltre, un giallo letto, chi lo rilegge? Tale mesta sorte toccò al grande Simenon, uguale approdo verso bancarelle da rivendite di seconda mano fu il destino di un gigante quale Ed McBain e di un fascinoso come Michael Connelly. Ma la Sua opera, caro Maestro – tra il tanto di buono e il poco di noia, ha solo continuato a crescere. E ora Lei, non meno di come farebbe Montalbano con Mimì Augello o il dottor Pasquano col Montalbano stesso, magari si domanda: “E allora, perché mi viene a scassare i cabasisi?”. E io spiego: per via del suo ultimo romanzo, quello intitolato “Un sabato, con gli amici”. Presi a leggerlo – pur orbo di Montalbano e Catarella, come del sovversivo Zosimo e del buon vescovo Peruzzo – con intonso ardore, poi speranzoso fuocherello, infine con fredda rassegnazione. “Minchia!,”, pensai – dico “minchia!”, travisandomi da siciliano che non sono, anche parlando quotidianamente, a riprova dell’influenza che la Sua opera ha esercitato su di me. Ripensai: “Minchia, pare Moravia!”.
Tutta gente che chiacchiera, che si vede, che si analizza. Che sospetta, che borbotta, che c’ha il terrazzo e che c’ha l’attico. Minchia, e chi è: Moravia? Vede, Maestro: io di Moravia, a casa, non ho un solo libro. Sbaglio, certo, come per Cechov in francese, e Moravia sempre Moravia è. Per dire: quando a uno dei protagonisti di “Un sabato, con gli amici”, scappa da pisciare, è un pisciare, mi pare, senza grazia e faticoso – come se il pisciare significasse qualcosa (un’ombra, dioscampi, di Io e di Lui di moraviana memoria?) – altro che il pisciare liberatorio, del caro commissario Montalbano – che piscia e basta. Insomma, Maestro, per la prima volta mi sono davvero annoiato a leggere una Sua opera, a un certo punto vigliante non ero più. Tutta quella gente in quel terrazzo che ti viene una specie di vertigine, si buttano o non si buttano?, “come stai?” – una cervicale in arrivo, se non si sbriga a rientrare, chi ordina “Anna, per favore, mi porti un whisky liscio” – e ti viene lo struggimento al ricordo del whisky sulla terrazzetta di Marinella, e altro che Anna, Adelina piuttosto, mamma di delinquenti e cuoca di livello, la nobiltà della sbirreria contro questo indefinito fru fru, “dì a Rena che prepari un po’ di caffè molto forte”, che sta a un alito, e di ciò ci si turba, da una sceneggiatura alla Antonioni. Forse, Maestro, noi siamo solo pigri, e sempre cerchiamo quello che già conosciamo, conservatori letterari (ma non politici, creda: montalbaniani, nel caso), orizzonti limitati. Ma mentre rimiravo l’amata catasta di Suoi libri, sottolineati, letti e riletti, consigliati e regalati – quarantacinque libri su un tavolo fanno un effetto cartoleria non male – mi è venuto brusco un pensiero: basta, Maestro. La sua nobile arte di narratore, di cantastorie – o contastorie, fece notare una volta – quel suo misto d’italiano e di siciliano inventato davanti al quale certi perfezionisti ogni tanto arricciano il nasino, manco stessero sempre a fiutare Gadda, e che per noi camilleriani della prima (magari seconda) ora è invece aria e sostanza della grande ammirazione che Le portiamo e del notevole ammasso di Sue opere che ci impreziosisce la biblioteca.
Ma ecco: ultimamente aria e sostanza ci sono mancati. Come davanti a certe “poesie (in)civili” anti Berlusconi lette mesi fa, e quel poetare non volava verso il cielo come un “ah, dottori! ah, dottori!” di Catarella, né evocava Cecco Angiolieri – piuttosto, la posta dei lettori di certi giornali in perenne assetto di vigilanza democratica. E non perché ci sia poca materia per poetare sul Cavaliere – a volerlo ben fare ci sarebbe un’intera Antologia Berluschina, e mica in stile bondiano, da mettere giù – ma perché era qualcosa che molto sottraeva alla sua particolare vocazione di narratore. Sai detto per inciso: personalmente mi ritrovo tale e quale nella condizione (politica) che lei attribuisce al nostro commissario: “Dicono che lui è un comunista arraggiato: la verità è che Montalbano è un sincero democratico ed essendo tale di questi tempi può risultare anche un comunista arraggiato. Ma non lo è, poveraccio”. E si sa, persino certi sbirri in commissariato (e pure tra i più intelligenti, come Fazio) glielo hanno rimproverato – e lui che insiste, e che ci mandassero quelli dell’Arma contro gli operai in sciopero, non i suoi poliziotti – ma sono incomprensioni, meglio: stupidità, del nostro triste presente. Ma esattamente lì, ragionando di delitti e poveracci, come di faccende storiche finite prima in ingiustizia e poi nel dimenticatoio, che lei ha prodotto il meglio di buona indignazione. Però la tentazione del poetare contro il premier è il meno. E’ questo libro che apro e chiudo, questo “Un sabato, con gli amici” – che si legge leggero leggero, ma che resta sullo stomaco pesante pesante – che dà da pensare. Dicono che è un testo molto teatrale (non dimentichi che mi sono addormentato guardando Cecov), però non è in francese. E allora? Forse, Maestro, lei esagera. Per generosa disponibilità, per fervida creatività – ma in pochi anni rischia di allineare nella mia biblioteca ciò che Simenon è riuscito a fare in un’intera esistenza. E guardi che ai quarantacinque libri che già posseggo, io aggiungerò anche questo – e qualunque cosa deciderà di pubblicare, io farò il possibile per tenere il suo ritmo. Però, come oggi lei dirà in piazza – e anche qui: a mio giudizio, per giusta causa: “Basta!”. E dunque, a Lei che sa e che comprende, vorrei anch’io dire: basta, Maestro. Avendo dato cose eccellenti, icone meravigliose – per me Montalbano è come il Tenente Colombo, come Mafalda, come Pippi Calzelunghe, come Maigret, come e più di tutto l’87° distretto di Mc Bain messo insieme – e metafore struggenti, come quella della luna di carta, perché farci assistere al deambulare di questi qui – pare gente che ha male ai capelli (e Lei intende quale possibile rischio di assopimento si corre) e non gente con l’amore che strappa i capelli (e Lei bene intende anche la grandezza di Sergio Endrigo).
La conosco (letterariamente) da anni, Maestro. Da quando un amico – siciliano e fascista e intelligentissimo – mi diede da leggere “Il birraio di Preston”. “E’ bellissimo”, assicurò. “Ma che cazzo me ne frega di una roba siciliana finta?”, obiettai (e dicevo cazzo e non ancora minchia, perché poco avevo praticato quei lidi che Lei ha in seguito reso indimenticabili). Lessi, e fu stupore. Poi lessi “La concessione del telefono”, e fu divertimento, c’era persino la lettera del ministro Nicotera, e venne in mente una vecchissima e bellissima canzone di Lucio Dalla, testo di Roberto Roversi, che certo conosce: “E chi era Nicotera, ministro dell’Interno?/ Sole di sette croci e fuoco dell’inferno./ All’Opera il Barbiere, cannoni a Mergellina./ Attenzione:/ spari capestri e mazze da sera alla mattina...”. Poi lessi il primo libro di Montalbano, e fu amore. “Di andare dai carabinieri manco gli era passato per l’anticamera del cervello, lì comandava un tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva”. Anni fa, andai a fare un dibattito, più che altro un finto interrogatorio, a una festa dell’Unità – quando le cose avevano un nome sensato – con il suo commissario in carne e ossa, lo strepitoso Luca Zingaretti. Tra la folla, pure un mio amico sbirro, di Montalbano innamorato, ma di suo, come personale caratura, diciamo, un po’ fascio. Assicurava che il commissario non poteva essere comunista, essendo sbirro ed essendo degno di ammirazione, così il commissario dal palco confermò l’essere suo comunista – l’amico sbirro tanticchia si turbò, ma di Montalbano sempre acceso ammiratore restò. Poi un giorno lessi “Il re di Girgenti”, ed era bellissimo. Poi ogni cosa che è venuta da Lei, Maestro, ho assaporato, quasi sempre gustato, a volte ingerito con più sforzo. Ma quella linea d’orizzonte – la sciasciana palma che va a Nord, di cui Lei ha felicemente parlato – sempre una palma prevedeva, seppur mobile. E persino quando ha avuto (bisogna ammetterlo, onestamente) la mano meno felice tracciando storie di marescialli dell’Arma, beh, pure quel non memorabile volumetto ha trovato ospitalità in casa mia. Adesso, confesso, mi ha un po’ impressionato. Nelle Sue opere ci sono molte parole, tante parole, nessuna di troppo. Nell’ultima opera non ci sono molte parole, ma sembrano di troppo. Lei, Maestro, anni fa ha detto del suo lavoro: “Chi non ha la pretesa, come me, di costruire la cattedrale di Reims, ma di costruire una piccola, meravigliosa, godibilissima chiesa di campagna, allora non è preso sul serio”. Magari scherzava. Ha lauree honoris causa, ha venduto milioni e milioni di copie, ha quella bella voce che Fiorello ha reso ancor più bella, fuma allegramente come nessuno più osa fare, è di sinistra e democratico ma alla polizia italica è più caro (meno male) di Scelba, dice cose sagge (“è bellissimo litigare con chi senti che ti ama profondamente e che tu ami profondamente”), dice cose spiritose (altro che le poesie antiberlusconiane): “Bene, questo Severgnini mi preoccupava, quando lo vedevo in televisione, per l’acconciatura dei capelli. A me questi che hanno la pettinatura fantasiosa mi preoccupano, mi mettono ansia, irrazionalmente, lo so”, comunista era e comunista è rimasto, “dicono che chi cambia idea sia un uomo intelligente. Mi dispiace: la mia dichiarazione di imbecillità a riguardo sono pronto a sottoscriverla”. da sempre chiede più poliziotti per strada, “grandi, prestanti e rassicuranti”, figurarsi questa bella pensata delle ronde. Ha avuto un biglietto da Andreotti, causa giovanile marachella, e uno da Mussolini, quando a dieci anni voleva andare volontario in Abissinia. Vergò il duce: “Caro balilla, sei troppo piccolo per andare, ma non mancherà occasione” – per fortuna l’occasione mancò. E anche questo è particolare: che l’ultimo vino della sua vita lo vomitò il giorno della strage di Portella della Ginestra, e poi non ne ha più bevuto. “Mi sentii male e rigettai vino amaro...”, e migliore occasione per farlo non ce n’era.
E perciò, Maestro di così tanto, non si dia alla costruzione di cattedrali, si tenga alle chiesette di campagna, infinitamente più utili. Casomai scriva meno, e chissà quante altre meravigliose storie come quella del contadino Zosimo che sale verso la forca, “se d’una cosa ti sei perso la vera significanza, che la dici a fare?”, o quell’altra dei poveri galeotti gratuitamente massacrati dalla polizia borbonica, e manco una lapide a ricordarli, persino il prete “doveva essere sordo e cieco”, e almeno nel Suo libro li ha elencati, uno per uno, nome per nome. Quando non è alle prese con Montalbano, Lei scruta le note a pie’ di pagina dei volumi di storia, e mille storie ricava da poche parole, e mille suggestioni riporta a galla. Così ha detto una volta: “Sì, per me è più importante capire cosa c’è dietro il crimine, cosa scatena la violenza, ricercare la verità, naturalmente quella relativa – quella assoluta me la saluti Lei – senza ossessioni di giustizia”. E comunque, se non lo faceva Lei, forse non lo avrebbe fatto più nessuno. Non dia retta a chi se la prende con la Sua scrittura – e pure Sciascia le disse che Pirandello non metteva una sola parola in dialetto, e allora? – e casomai risponda proprio come Sciascia, quando gli volevano conferire una laurea honoris causa, a lui che non era laureato ma insegnava a scuola: “E perché? Già maestro sugnu”. Ha detto: “Ho lungamente cercato la mia ‘voce’” – se la tenga cara, anche per conto di noi montalbaniani.
Adesso che siamo in una qualche confidenza, Maestro, volevo dirLe che a volte qualche fatica l’ho fatta, con qualche Sua opera, ma la felicità della sua immaginazione ha sempre compensato tutto. Per questo ora sono preoccupato: non mi faccia il Moravia, La prego, non ne vale la pena. Se sente noia o incomunicabilità salire, segua quella saggia riflessione (come molte Sue riflessioni riprese dalle vecchie interviste raccolte nel volume “Vi racconto Montalbano”, dove racconta molto anche se stesso) sull’incanto dello scirocco: “Lo scirocco è uno dei momenti più belli che possano essere concessi all’uomo, in quanto l’incapacità di movimento in quei giorni ti porta a stare immobile e contemplare una pietra per tre ore, prima che arrivi un venticello”. Vedrà che quando il venticello arriva porta l’agente Catarella. Ho riposto con attenzione tutti i Suoi libri, dopo averli ripassati uno ad uno (una copia de “L’odore della notte” ha anche una Sua dedica, che tengo parecchio cara), e ci metterò vicino pure gli amici ingrugniti del sabato sera – gente che sta lì a “tampasiare”, se ci s’intende, senza sapere di svolgere una così nobile attività. Tanto, “nenti di camurrioso” dovrebbe succedere, negli scaffali. A una festa dell’Unità (ah, i nomi e le cose!) a Mussomeli, Lei ha detto che non risponde mai né alle critiche negative né alla critiche positive. Fa benissimo. Se ne fotta – soprattutto degli invidiosi (e magari qualcosa mi rosica dentro, chi lo può dire?). Io L’aspetto sempre e comunque – ma mi dia pur spazio, tra un libro e l’altro. E non mi neghi il piacere supremo dello sbirro “comunista arraggiato” per certi piccoli borghesi perdigiorno (e perdinotte). Il corso delle cose, Lei sa, è sinuoso. La noia, maledetta, invece va dritta al cuore.
Stefano Di Michele
 
 

l'Unità, 22.2.2009
In piazza Farnese a Roma migliaia di persone senza bandiere e simboli
IgnazioMarino: da Franceschini parole molto chiare. Domani il Senato riprende l’esame
Tanti no alla tortura di Stato Englaro: alt alla legge ingiusta
Tanti oratori si susseguono nella piazza piena sino alle sette di sera. «La nostra non è una battaglia di parte, riguarda la libertà di tutti». È in difesa della Costituzione che garantisce l’inviolabilità della persona.

[…]
Andrea Camilleri: «L’illegalità istituzionale inquina le coscienze come le polveri sottili inquinano l’aria che respiriamo».
[…]
Jolanda Bufalini
 
 

il manifesto, 22.2.2009
Testamento biologico
«Non sui nostri corpi»

[...]
Andrea Camilleri diverte e commuove: «Questa legge è un grimaldello per altre leggi sempre più restrittive. Non voglio avere la vergogna di andarmene lasciando ai miei nipoti le macerie di un'Italia senza più libertà, devastata fin nel profondo della sua stessa coscienza. Fate che ciò non accada».
[...]
Eleonora Martini
 
 

Il Giornale, 22.2.2009
Legge sul testamento biologico Sit-in di girotondini e radicali e Di Pietro assicura il referendum

Roma
[…]
Ma la gente che passa di qui sembra più interessata alla vita e alla morte che all’arena politica. Gli slogan sono pochissimi, solo qualche cartello che potrebbe lanciare un tormentone: «La morte la scelgo io!». L’applauso più spontaneo, oltre che per Beppino, è tributato per esempio a Papa Wojtyla. Lo cita Andrea Camilleri in un discorso tutto all’attacco di Berlusconi, ma con schiaffi anche a sinistra (una «parte dell’opposizione» è «acquiescente»). Così è questa la piazza: un cartello con scritto «No god», un altro che invita: «Fuori il Papa dalla storia», e gente che esce dalla chiesa di Santa Brigida e si ferma ad ascoltare i due sacerdoti oratori (in 21 hanno firmato la piattaforma di piazza Farnese). I radicali, che con Emma Bonino accusano Veltroni di essere «un pavido», si aspettavano forse un pubblico più laico. E invece ci sono tutti quelli che sono passati per la morte, non chi ha una tessera di partito. Sono tanti. Perché, come dice persino Camilleri dal palco - lasciando infine da parte la politica per dire quello che forse più intimamente pensa - in punto di morte si è soli «con il proprio Dio per chi crede, o con se stessi per chi non crede».
Emanuela Fontana
 
 

L'Occidentale, 22.2.2009
Dall'estero
Per gli israeliani la letteratura italiana è viva e lotta insieme a loro

[…]
In Israele piace Italo Calvino, mentre Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri, pur pubblicati a più riprese, sono stati accolti con grande freddezza. Ancor peggio è andata a “Gomorra” di Roberto Saviano che è stato tradotto in ebraico ma, dice Altaras, “è come se non fosse neppure uscito”. Un insuccesso? “No, è proprio come se non fosse neppure uscito”. Sciascia, Camilleri, Saviano. Una volta segnalate tutte le non piccole differenze tra questi tre scrittori, sembra che, in controtendenza con molti altri paesi, in Israele regni il più totale disinteresse per una certa narrativa del Mezzogiorno. Eppure “Gomorra”, inteso come film, nelle sale di Tel Aviv non sta andando male.
(G.D.F.)
 
 

23.2.2009
Prossimamente in libreria
Il sonaglio
L'episodio conclusivo della "trilogia delle metamorfosi" di Andrea Camilleri sarà in libreria il 12 marzo 2009, edito da Sellerio.
 
 

l'Unità, 23.2.2009
Lo chef consiglia
Ciò che ha pesato sul governo Prodi pesi anche su Berlusconi
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Limes, 24.2.2009
Appunti per una definizione
Cos’è un italiano?
Il grande scrittore si interroga sull'identità degli italiani e sul carattere nazionale. La lingua e i dialetti. La fusione degli opposti e la doppiezza italiana. La visione della storia: gli italiani e il loro passato. Berlusconi e il carattere individualista dell'italiano. La prevalenza del particulare.
Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 24.2.2009
Lo chef consiglia
Prezzolini e quel fragile elastico che la crisi potrebbe ora spezzare
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Adnkronos, 24.2.2009
TV: E sulla BBC 4 spopola 'Inspector Montalbano'

Roma - 'Il commissario Montalbano' diventa 'Inspector Montalbano' e conquista anche il pubblico inglese del canale satellitare pubblico Bbc4, ottenendo un indice di gradimento tra i piu' alti. Ma un risultato in Inghilterra Montalbano lo aveva ottenuto gia' prima di iniziare ad andare in onda: e' stata l'unica fiction italiana comprata da Bbc negli ultimi 30 anni, dopo 'La Piovra'.
Per adesso sono andati in onda due episodi: il 13 dicembre alle 22 e' stato trasmesso 'Gita a Tindari' (diventato naturalmente 'Excursion to Tindari' e il 15 dicembre, allo stesso orario, 'Gli arancini di Montalbano (tradotti in 'Montalbano's Croquettes'). L'indice di gradimento tra la prima e la seconda puntata (non esistono ascolti del canale satellitare pubblico resi noti come da noi l'Auditel) e' praticamente raddoppiato. E Bbc 4 li sta replicando con successo.
Per Carlo Degli Esposti, che con la Palomar ha prodotto fin dall'inizio quello che si e' subito rivelato un enorme successo tv non solo in Italia (e' tra le fiction piu' vendute nel mondo ed ha creato persino un forte 'indotto' turistico nei luoghi siciliani in cui le storie sono ambientate) e' la dimostrazione che l'eccellenza italiana puo' penetrare anche i mercati piu' difficili: "Per me che sono un 'artigiano' a tutti gli effetti -dice il produttore all'ADNKRONOS- questo risultato ripaga della dedizione al lavoro e del continuo tentativo di fare meglio. Inutile dire che certi risultati si devono all'altissimo livello dell'intera squadra coinvolta, capitanata dal protagonista Luca Zingaretti e dal regista Alberto Sironi".
 
 

l'Unità, 25.2.2009
Lo chef consiglia
Il Pd ha un nuovo timoniere. Cali in mare una barchetta per chi si ammutina
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

MicroMega, 25.2.2009
Testamento biologico
Lettera aperta all’onorevole Franceschini
Gli emendamenti del Pd sulla legge "fine-vita" non sono una mediazione, sono una resa.
Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Stefano Rodotà, Umberto Veronesi
 
 

Apcom, 25.2.2009
Biotestamento; Franceschini a Veronesi: Nessuno puo' darci linea

Roma - La posizione del Pd la decidono "il partito e i gruppi parlamentari" e nessuno può "dettare la linea". Il segretario del Pd Dario Franceschini parla all'assemblea dei parlamentari del partito e tocca il tema del testamento biologico. Franceschini ripete che sul tema "c'è un posizione prevalente del partito sostenuta da laici e cattolici, c'è l'unanimità contro la proposta del Pdl e ci sono distinzioni tutte assolutamente da rispettare, perché è garantita la libertà di coscienza".
Quindi, la replica a Umberto Veronesi, firmatario di un appello al Pd che definisce una "resa" gli emendamenti del Pdl al ddl Calabrò: "Ho letto con molta attenzione la lettera di Veronesi, Camilleri e gli altri. Con tutto il rispetto dovuto alla loro autorevolezza, dico che la linea su questi temi la decide il partito, la decidono i parlamentari, e nessuno, anche se autorevole, ce la può dettare".
 
 

Il Mattino, 25.2.2009
Si inaugura sabato alle 9,30 nella sala Rari della Biblioteca nazionale di Palazzo Reale il percorso di apprendimento «Medicina sostenibile». L’incontro si aprirà con la proiezione del video «L’ospedale ospitale» e gli interventi del professore Francesco Paolo Casavola e dei direttori scientifici del corso, professore Raffaele Calabrò e Antonio Giordano. Si tratta di un corso di apprendimento per dirigenti sanitari con lezioni da marzo ad aprile. L’evento di sabato sarà concluso da Andrea Camilleri [notizia smentita, NdCFC].
 
 

CineTiVu, 25.2.2009
Il commissario Montalbano piace agli inglesi!

Inspector Montalbano, il nostro conterraneo Commissario Montalbano, sta spopolando in Inghilterra: la serie, trasmessa per la prima volta sul canale satellitare pubblico BBC4, unica fiction italiana comperata dalla BBC dai tempi de La Piovra, ha gli indici tra i più alti della rete.
La serie, che attualmente fa parte di un ciclo sui migliori commissari in tv d’Europa, dopo i primi due episodi, Gita a Tindari (Excursion to Tindari) e Gli arancini di Montalbano (Montalbano’s Croquettes), potrebbe essere acquistata in toto dalla televisione inglese, che ha già cominciato la trattativa con Rai Trade.
Del successo di Montalbano parla Carlo Nardello (fonte Adnkronos), amministratore delegato di Raitrade, che si sofferma sul ruolo fondamentale della serie per la promozione del nostro Paese:
"Non mi stupisce il successo di Montalbano. La promozione di immagini positive del nostro Paese, non solo aiuta il turismo, ma risponde ad una sentita domanda internazionale. Le Location delle fiction Montalbano sono fantastiche e fanno innamorare. Gli stranieri, che pure sono bombardati da un’informazione negativa sul nostro Paese istintivamente attribuiscono all’Italia il primato della bellezza architettonica e paesaggistica. Ce lo dobbiamo ricordare quotidianamente. Come operatori della comunicazione che lavorano nel servizio pubblico abbiamo un dovere pubblico: non solo siamo moralmente obbligati a promuovere la nostra cultura nel mondo, ma dobbiamo impegnarci per restituire al nostro paese la dignità e il rispetto che merita. Le immagini possono molto."
Il produttore esecutivo Carlo Degli Esposti dice:
"Per me che sono un artigiano a tutti gli effetti questo risultato ripaga della dedizione al lavoro e del continuo tentativo di fare meglio. Inutile dire che certi risultati si devono all’altissimo livello dell’intera squadra coinvolta, capitanata dal protagonista Luca Zingaretti e dal regista Alberto Sironi."
Peccato non conoscere i dati d’ascolto precisi ottenuti dall’ispettore più seguito d’Italia. Di certo non è una sorpresa che serie simili possano dimostrare la qualità e le capacità della serialità italiana.
Diego Odello
 
 

La Sicilia, 25.2.2009
Andrea Camilleri
Il 12 marzo esce il libro «Il sonaglio»

[...]
Per Andrea Camilleri, non c'è mai un periodo di riposo. Lo scrittore è sempre in prima linea anche per scrivere prefazioni di nuovi volumi o presentare questa o quell'altra opera. Grande lavoro anche a teatro come si è potuto constatare.
Insomma, è un Andrea Camilleri sprint, d'altronde, come già ampiamente risaputo [Sic!, NdCFC], ha deciso di candidarsi anche per le elezioni europee.
 
 

l'Unità, 26.2.2009
Lo chef consiglia
Franceschini e Tarsitano partigiani della democrazia e della Costituzione
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

ANSA, 26.2.2009
Testamento biologico: Marino a Veronesi, la nostra non è resa

Roma - ''Non c'e' ambiguita', non c'e' resa, non c'e' contraddizione, la Presidente Finocchiaro e tutto il gruppo del PD sono fermi e chiari'' nei confronti della legge sul testamento biologico: rispondono cosi' i senatori Pd Ignazio Marino, Fiorenza Bassoli, Daniele Bosone, Franca Chiaromonte, Lionello Cosentino, Leopoldo Di Grirolamo, Donatella Poretti e Felice Casson a quanto sostenuto ieri con una lettera da Umberto Veronesi assieme ad Andrea Camilleri, Stefano Rodota', Paolo Flores D'Arcais su Micromega. ''Non e' solo per rassicurare te - scrivono rivolgendosi a direttamente a Veronesi al quale chiedono anche appoggio - ma per dovere di verita' che vogliamo ribadire il nostro impegno per contrastare la legge Calabro'. Stiamo lavorando notte e giorno per tentare di fare rispettare il diritto alla liberta' di cura sancito dalla nostra Costituzione e siamo totalmente d'accordo con te che la legge Calabro' mira a 'distruggere tale diritto'. Il testo della legge scritta e sostenuta dall Pdl e' fortemente lesivo dei diritti della persona e, infatti, la stessa Commissione affari costituzionali del Senato si e' riservata di approfondire ulteriormente la questione prima di esprimere il proprio parere. Temiamo che sara' un parere politico e non di merito ma anche in questo caso non smetteremo di opporci''. La prova che la posizione del Pd ''non e' di resa'', sarebbe evidente, concludono, proprio dagli emendamenti presentati contro l'articolo 2 della legge Calabro'.
 
 

Apcom, 26.2.2009
Biotestamento; Franceschini vede Veronesi: Nessuna spaccatura Pd
Oncologo d'accordo sulla libertà di coscienza

Roma - Dario Franceschini ha incontrato questa mattina l'oncologo e senatore democratico Umberto Veronesi e, al termine dell'incontro, ha assicurato che non c'è nessuna spaccatura e nessuno scontro sul testamento biologico nel Pd. Veronesi aveva firmato ieri insieme a Andrea Camilleri, Paolo Flores D'Arcais e Stefano Rodotà una lettera aperta al segretario del Pd in cui criticava gli emendamenti presentati al testo della maggioranza, ma Franceschini assicura che tutto è stato chiarito: "Sono venuto a trovare il professor Veronesi per rispetto delle sue qualità straordinarie di medico e scienziato ma anche in quanto parlamentare del Pd perchè era necessario un chiarimento dopo quanto scritto oggi dai giornali su spaccature e scontri che non esistono". Il leader del Pd ha spiegato: Veronesi "mi ha detto in modo franco e diretto che era stupito dalla lettura della sua lettera che lo descriveva contrario alla libertà di coscienza dei parlamentari, anzi ha detto che su questi temi non si può indicare la disciplina di partito o un vincolo perchè si tratta di temi nuovi che interrogano le coscienze: è esattamente la linea scelta dal Pd - ha sottolineato Franceschini -, quella di costruire una posizione prevalente sugli emendamenti che sono stati sottoscritti da 8 senatori su 10 della commissione sanità e rispettare il fatto che ci siano posizioni diverse che hanno diritto di cittadinanza. Che questa sia la linea giusta lo si vede anche da quanto sta accadendo nel centrodestra che si è spaccato".
 
 

La Sicilia, 26.2.2009
«Scupa!» a Trecastagni
Dieci scrittori per 10 racconti protagoniste le carte siciliane

Sabato 28 febbraio alle 20,45 e domenica 1 marzo alle 17,45, al teatro comunale di Trecastagni, in scena «Scupa!» per la regia di Guglielmo Ferro, scene di Giusi Gizzo, coreografie di Giusi Santagati.
Lo spettacolo è un moderno «Certame Coronario» che ha come tema le carte siciliane. Dieci scrittori hanno elaborato altrettanti racconti ispirandosi alle carte. Ne sono nate delle storie che portano con sé un pezzo della nostra cultura o dei nostri modi dire, per un originale percorso drammaturgico e artistico.
Questi i titoli dei racconti: «Dieci di spade» di Giuseppe Bonaviri, «Re d'oro» di Pietrangelo Buttafuoco, «Due di coppe» di Andrea Camilleri, «Settebello» di Ottavio Cappellani, «Due di spade» di Emilio Isgrò, «Cavalli» di Micaela Miano, «Tre d'oro» di Angelo Scandurra, «Donna d'oro» di Gabriella Vergari, «Asso di bastoni» di Stefano Vilardo, «Donna di bastoni» di Carmen Consoli.
Personaggi e interpreti: Mariella Lo Giudice (Donna d'oro), Francesca Ferro (Donna di bastoni), Marta Blandini, Davide Giuffrida, Eleonora Li Puma, Ivonne Guglielmino, Elena Scicolone, Teresa Spina, Valeria Panepinto (Settebello), Agostino Zumbo, Francesco Maria Attardi, Davide Giuffrida (Tre d'oro), Bruno Torrisi e Alfio Nicolosi (Cavalli), Mariella Lo Giudice e Agostino Zumbo (Re d'oro), Lino De Motta (Re di spade), Bruno Torrisi (Due di spade), Lino De Motta (Due di coppe). Partecipano «I Lautari».
[Andrea Camilleri, da noi consultato, ha smentito di aver scritto il racconto citato, NdCFC]
 
 

l'Unità, 27.2.2009
Lo chef consiglia
Da De Gasperi a Berlusconi in 100 anni di storia. Certo sembriamo pigmei
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 27.2.2009
S. Croce. I luoghi del commissario di Camilleri continuano ad attirare i turisti
Il fascino di Montalbano

Santa Croce. I luoghi di Montalbano continuano ad attirare ed attrarre i turisti, anche alla luce delle nuove puntate televisive andate in onda sulla Rai e adesso acquistate e doppiate anche da altre tv estere. Un segno tangibile dell’interesse dei turisti si è avuto la scorsa settimana a Milano, in occasione della Bit, la borsa internazionale del turismo, dove il Comune di Santa Croce Camerina, nel cui territorio si trova Punta Secca, dove è sita la casa di Montalbano, ha partecipato con la presenza degli amministratori locali e con la distribuzione di importante materiale promozionale. A Milano è infatti intervenuto il sindaco Lucio Schembari accompagnato dal vicesindaco Giovanni Agnello e dall’assessore all’ambiente, Giocacchino Iozzia.
[..]
M. B.
 
 

28.2.2009
Prossimamente in libreria
Il nuovo romanzo del Commissario Montalbano potrebbe essere pubblicato entro l'estate.
La pubblicazione de "La rizzagliata" è invece ipotizzabile per la seconda metà dell'anno.
 
 

l'Unità, 28.2.2009
Lo chef consiglia
Berlusconi, il ridicolo e l’Ammazzasette
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Tempo, 28.2.2009
Camilleri: «Travet della scrittura Brunetta mi darebbe la medaglia»

«Non chiamatemi maestro». Lo ripete a chiunque lo intervisti, Andrea Camilleri. Già, perché lui si considera un artigiano, un «travet» della scrittura. Uno che, a ogni titolo, dice di aver tentato una «viuzza».
Che diventa regolarmente autostrada, perché lo porta dritto in cima alla classifica di vendite. È successo anche a «Un sabato, con gli amici» (Mondadori). Titolo bonario. E invece: non è un Montalbano. Non è neanche un libro storico. È un racconto duro, sugli scheletri nell'armadio, sulle ferite dell'anima che non si rimarginano mai. Otto [Sette, NdCFC] amici d'infanzia si riuniscono a cena, ormai uomini e donne maturi, vita borghese, liscia liscia. Pare. Capita invece che durante il fatale convivio un fatto scoperchi il marcio in loro, gli abissi della crudeltà e della sofferenza. Che Camilleri racconta in algido italiano, con impianto teatrale: due parti come due atti, dialoghi netti, simili a battute.
Camilleri, come le è frullata in testa, questa storia così poco alla Camilleri?
«Da un discorso tra amici sui ricordi dell'infanzia. Perché, sa?, esiste la presbiopia della memoria. A una certa età si ricordano benissimo le cose lontane e male quelle vicine. Dunque, io rammento quando, a tre anni, mio nonno mi teneva sulle ginocchia e facevamo il gioco della comparsa e della ricomparsa. Davanti a uno specchio, mi tirava giù e io scomparivo, mi tirava su e io rispuntavo. Ho lavorato su questo ricordo e ho avuto voglia di centrare un libro sul ruolo che svolge nell'intera esistenza ciò che si vive da piccoli. La ricomparsa di un personaggio tra gli otto amici fa da catalizzatore dei ricordi. Così ho definito l'impianto del romanzo. Infanzia all'inizio e alla fine, disvelamento al centro».
Addio anche al «camillerese», il dialetto di Vìgata. Come si è trovato a maneggiare l'italiano?
«L'italiano borghese di "Un sabato" m'è venuto naturale. Anzi, mi è piaciuto, scriverlo. Come se a forza di usare il mio idioma di fantasia facessi comunque una riflessione sul linguaggio codificato. Un esercizio lungo, quello con l'italiano. E ritorna la mia infanzia. Vissuta nel dialetto, mentre i miei mi ammonivano "parla italiano". Sa come si diceva, allora? "L'italiano si conosce co 'o culo", l'italiano si impara a forza di calci nel sedere».
Ma non è che ha narrato una vicenda tanto amara perché è di umor nero?
«Per niente. Io di fronte ai periodi bui ho sempre reagito in maniera positiva. È stata piuttosto un'esplorazione nel fondo dell'anima. Materia spiacevole da trattare. Confesso che mi ha dato fastidio. Ma che vuole, a 83 anni ci si stufa di fare sempre le stesse cose. Così mi sono detto: proviamo 'sta viuzza».
È andata bene.
«Non mi aspettavo che questo strano libro avesse successo. Immaginavo mettesse disagio. Invece è piaciuto, anche ai giovani. Me lo dice il mio blog».
Addio Montalbano?
«Macché. Sellerio ha già pronti altri quattro libri col commissario e altri tre sono romanzi storici. "Il nipote del Negus" parte da una storia autentica, capitata a inizio secolo a Caltanissetta. C'era una grande scuola mineraria, vi si iscrisse il nipote del negus. Un vitellone, che ne combinò di tutti i colori, quasi da far scoppiare una guerra con l'Etiopia».
Lei prende spunto da documenti, da giornali d'epoca.
«Mi intriga. Un altro libro pronto si chiama "La setta degli angeli". Uno scandalo in Sicilia nel 1901. Intervenne pure don Sturzo. Fu causato da un gruppo di preti che, per usufruire delle grazie di giovani spose, le circuiscono con pratiche strane, esorcismi. Un avvocato con una serie di articoli alza il velo. Viene emarginato, costretto a "emigrare" in America».
Come mai scrive tanto?
«Non posso farne a meno. Alle storie penso mentre passeggio, fumo, mangio. Mi alzo alle sei, alle sette e mezza sono al computer, scrivo fino alle dieci. Il pomeriggio rivedo quanto buttato giù la mattina. Un impiegato della scrittura. Brunetta mi darebbe la medaglia d'oro. Non credo nell'ispirazione, ma nell'esercizio. Certe mattine non mi viene niente, allora scrivo una lettera. L'estro arriva alla tastiera. Il racconto si fa da sé».
Lidia Lombardi
 
 

Il nuovo mondo di Galatea, 28.2.2009
I casi del commissario Montalbano: Montalbano contro le ronde.

“Catare’!”
“Dichi, Dutturi!”
“Ma è mai possibbile, dico, che sto via una settimana con Livia a Pariggi, torno è il comissariato vacante di tre quarti del pessonale è? E che successe?”
“Dutturi, Dutturi, non si arraggi, la prego! Se il pessonale manchevolmente mancante è, è perché furono pessonalmente chiamati dal Questore Bonetti e Alberighi in pessona e inviati di prescia su a Padova, al Norde!”
“E che capitò, un’emergenza?”
“Dutturi, al Norde chiamarono aiuto pecché ci hanno il probblema delle trombe…”
“Le trombe? Eccheminchia di probblema sono le trombe? Ci vennero gli angeli del Giudizio Universale?”
“Ma no, Dutturi, le trombe! Quelli che li cittadini ci vanno in giro di nottetempo per sovvegliare gli altri cittadini che stanno a casa e non vogliono uscire di nottetempo perché paurosi sono di incontrare quelli che non sono cittadini e che ci fanno del male…”
“Le Ronde, Catare’, le ronde! Ma perché minchia se i cittadini fanno le ronde su al Nord, vengono poi a prendere gli uomini a mia?”
“Dutturi, pecché su al Norde ci fecero le ronde, con i cittadini, ma ce ne fecero troppe e allora i cittadini cominciarono a scontrarsi non con i i sdiliquenti, ma fra di loro, pecché ciascuno che aveva fatto la ronda decise che la sua ronda era più ronda di quella degli altri, e cominciarono così a menarsi fra essi loro e anche fra quelli che non volevano le ronde, e quindi ci fecero le ronde contro le ronde, e si menarono pure con quelli che facevano facevano le ronde, ma erano favorevoli alle ronde…”
“Catare’ mi facesti venire il mal di capa…”
“Mi scusasse, Dutturi.”
“E in tutto questo immane casotto, allora, che fece il Questore?”
“Il Signor Questori Bonetti e Alberighi ci fece telefonare allora al dutturi Augello, ordinandogli di trasferirsi a Padova, dove ci furono gli scontri fra ronde, perché il Questore di Padova ci chiese per favore che gli prestasse di prescia degli uomini per fare da scorta alle ronde che fanno le ronde e a quelle che fanno le ronde contro le ronde, altrimenti finisce che le ronde si menano fra di loro se in mezzo non si mette la Polizia. Il dutturi Augello prese Galluzzo, Galluso, Fazio e tutti gli altri del commissariato e lasciò me qui a risponnere al tilifono.”
“Oh Matri Santa! E lasciò detto niente, prima di partire, Mimì?”
“Sì Dutturi. Mi disse di dirle che in primisi sperava che lei si fosse addivertito assa’ a Pariggi, ma che forse era il caso che ci restasse..”
“Eh. E poi?”
“E poi disse che sperava di tornare presto assai, perché, cussì disse, preferiva fare il poliziotto contro i sdilinquenti, che almeno professionisti sono, piuttosto che andarci a fare la balia ai cittadini che fanno le ronde, che, siccome non sono professionisti, ben che vada combinano, con rispetto parlando, solo grannissimi casini.”
“Vabbe’, Catare’, ho capito. Quindi siamo rimasti io e te, qui, e bisogna che ci arrangiamo.., metti la segreteria telefonica, prendi la macchina e andiamo fuori..”
“A fare cosa, Dutturi?”
“Catare’, a pattugliare il territorio e controllare che qualche coglione non abbia fatto la pinzata di fondare una ronda anche qui. Tanto, non ti preoccupare, scommetto che una serata calmissima sarà. I sdilinquenti seri, in questo paese, sono già morti tutti dalle risate.”
 
 

Evene, 2.2009
Interview d'Andrea Camilleri
Cuisine sicilienne
A presque 84 ans, Andrea Camilleri continue d'imaginer de nouvelles histoires sur sa Sicile natale. Nouvelle traduction parue ces jours-ci chez Fleuve Noir : 'Un été ardent', superbe roman noir plein d'humour et de nostalgie, comme seul Camilleri sait les concocter.

On a beau lire Camilleri, dévorer les aventures tragicomiques de son commissaire Montalbano, savourer les romans historiques dont il nous abreuve régulièrement, se délecter de la noirceur sarcastique de ses "gialli", le plus fameux pensionnaire de Sicile nous surprend toujours. Preuve en est cet 'Eté ardent', qui non content de se nourrir d'une écriture drôle et pimentée, atteint une mélancolie qui reste palpable longtemps après avoir refermé le livre. Rencontre avec un monument de la littérature italienne, toujours aussi pétillant.
Dans 'Un été ardent', Montalbano s'inquiète de se voir vieillir. Que lui arrive-t-il ?
Montalbano se sent vieux parce qu'en réalité, il est usé par le métier qu'il fait. Désormais, il n'en peut plus d'avoir à faire à des "crétins", comme il définit les assassins, plus ou moins malins, plus ou moins forts pour cacher leurs fautes mais substantiellement des gens qui n'ont pas un gros cerveau...
Le fait d'avoir commencé votre carrière d'écrivain très tardivement vous permet d'appréhender l'âge d'une manière différente ?
En réalité, ce fut un retour à l'écriture après une interruption qui a duré trente ans. Et dans mon écriture, je crois avoir ramassé mon expérience de vingt ans à la télévision, celle de quarante ans dans le théâtre et puis bien sûr tous les termes de mon enfance. Si j'ai attendu si longtemps, c'est peut-être parce que mon écriture devait mûrir sur la base des autres expériences.
Vous avez deux champs d'action principaux : le roman noir et le roman historique. Pourquoi ces deux genres vous séduisent-ils autant ?
Etant donné mon écriture anarchique, je me suis approché du roman noir parce que justement, je voulais comprendre si j'étais capable d'écrire un roman de A à Z, à l'intérieur d'une structure que seul le Noir permet. L'écriture "anarchique", je l'utilise en revanche pour les romans historiques ; ils me permettent d'examiner des épisodes qui ont encore une influence sur la société italienne contemporaine. Même si ces derniers temps je me suis détaché de ces deux filons, par exemple avec 'Maruzza Musumeci' ou 'Le Tailleur gris'. (1)
Avec 'Le Jour de la chouette', Leonardo Sciascia signe un roman réaliste sur la "vraie" mafia. Son apport a été déterminant sur votre envie d'écrire ?
Certainement. Non pas sur ma manière d'écrire, car mon écriture n'a aucun rapport avec la sienne, mais certainement sur certains contenus sociaux.
Ce qu'il y a de remarquable dans vos romans (également en français puisque vous avez la chance d'avoir un traducteur remarquable), c'est votre langue unique, mélange de patois, de néologisme et de différents niveaux de langages. Comment l'avez-vous imaginée ?
Ce langage est celui qu'on parlait quand j'étais jeune, dans la petite bourgeoisie sicilienne. On ne recourait à l'italien que lorsqu'on voulait donner un caractère "officiel" aux paroles. Alors que le dialecte était plus utilisé pour exprimer les sentiments. Naturellement, l'oralité n'est pas l'écriture et donc je suis intervenu sur cette manière de parler en étant très attentif à ce qui allait apparaître sur la page. Je pense que les différents niveaux de langue peuvent suffire à raconter l'histoire de l'Italie. C'est ce que j'ai essayé de faire dans 'L'Opéra de Vigata'.
On assiste, depuis les années 1990, à l'explosion d'une scène littéraire italienne portée sur le roman noir, très talentueuse et familiale, avec l'élaboration de projets collectifs. Quels sont d'après vous les points communs qui vous lient ?
Chacun d'entre nous appartient à une région différente et chacun cherche à décrire du mieux possible sa propre région, son propre contexte et à travers le prétexte du roman essaie de faire passer en contrebande ses propres idées. A mes yeux, un bon roman policier doit être engagé socialement.
Le personnage du commissaire Montalbano est un rebelle insoumis aux airs d'ancien soixante-huitard. Son collègue Fazio le qualifie souvent de "communiste enragé". Est-il réellement communiste ?
Non, c'est un homme de bon sens. Et aujourd'hui, en Italie, quand on est de bon sens, on risque d'être traité de "communiste enragé".
La différence entre vérité et justice est un des principaux débats qui animent le commissaire.
Le commissaire Montalbano sait qu'une vérité judiciaire ne correspond pas toujours à la vérité des faits. Ce qui l'intéresse avant tout, c'est d'atteindre la "vérité possible", au point qu'il n'a jamais passé les menottes à personne.
Vous aviez une fois décrit la Sicile comme "coincée entre le marteau de la mafia et l'enclume de l'Etat". Comment expliquez-vous cette incapacité de l'Etat à gérer la Sicile depuis plus de 150 ans maintenant ? A vous lire, on ressent une incompréhension mutuelle…
Je ne suis pas le seul à le dire : des auteurs "astronomiquement" plus importants que moi, comme Pirandello, ont déjà décrit cette situation. C'est malheureusement une donnée qui remonte au temps de l'unité de l'Italie, quand le gouvernement central se trompa totalement dans ses méthodes de gouvernement de l'Italie du Sud, et pas seulement en Sicile. Depuis lors, il y a eu cette incompréhension réciproque qui, entre autres, a alimenté le phénomène de la mafia, de la Camorra, de la 'Ndrangheta. (2) Je préfère les faire apparaître de manière implicite, parce que j'ai toujours pensé qu'écrire sur la mafia risque de rendre sympathiques des assassins ou de mythifier des criminels.
Votre arme principale reste l'humour. La désillusion affleure pourtant. 'Un été ardent' s'achève ainsi dans la mélancolie.
Je considère l'humour comme le meilleur moyen pour sauver ma propre existence, comme homme et comme écrivain. Quant à la mélancolie, je crois que c'est ce qu'on dit pour le vin : un arrière-goût. Là, il y aurait toujours ou presque toujours un arrière-goût doux-amer.
Justement, lire Camilleri, c'est aussi lire un livre de recettes siciliennes. Alors pour finir, quel plat nous recommandez-vous pour ce midi ?
Le plat que vous voudrez : les pâtes aux sardines, les pâtes à la Norma, le rouget de roche frit, les sades a beccafico… Et là, je m'arrête, vu que j'ai l'eau à la bouche. De savoir que ces plats me sont totalement interdits, et cela m'empêche de continuer...
(1) A paraître chez Métailié, NDT.
(2) Cosa Nostra est le nom de la mafia sicilienne, Camorra celui de la mafia napolitaine, et la 'Ndrangheta agit dans la Calabre, toujours au sud de l'Italie.
Propos recueillis par Mikaël Demets pour Evene.fr
Merci à Serge Quadruppani pour la traduction

 
 

Evene, 2.2009
La critique
Un été ardent
d'Andrea Camilleri

N'y allons pas par quatre chemins : derrière son titre digne d'un Harlequin, se cache sans doute l'un des meilleurs opus de la série des Montalbano - c'est peu dire. Porté par la méticuleuse traduction de Serge Quadruppani, qui s'acharne à retranscrire la langue flamboyante de l'écrivain sicilien, le récit entremêle les tons avec brio. Andrea Camilleri n'a pas son pareil pour parvenir à assombrir son intrigue d'une teinte glauque, pour, une page plus loin, nous faire rire aux éclats. Aux dialogues savoureux, notamment lors d'interrogatoires extraordinaires, écrits comme une pièce de théâtre dans laquelle les acteurs ne se prendraient pas au sérieux, répondent des scènes burlesques complètement farfelues. Camilleri n'hésite pas à profiter de sa toute-puissance d'écrivain pour contrecarrer les plans de ses personnages, à l'image de ce Montalbano qui peste parce qu'on lui a volé sa réplique.
Mais cet 'Eté ardent' n'est pas qu'une simple pochade. D'abord parce qu'avec finesse, Camilleri évoque la mafia, la corruption, les forts qui martyriseront toujours les faibles, dressant un portrait féroce d'une île plus que jamais gangrenée par le vice et la violence. Surtout, sous la farce grotesque, Camilleri investit son héros d'une humanité poignante. Il profite de l'assommant soleil d'août pour égarer son personnage sur les chemins sinueux de l'amour, du doute ou de la vieillesse. Quand Montalbano a chaud, on sue à grosses gouttes, quand il désespère, on pleure, et quand il aime, on tombe fou amoureux : c'est là tout le talent de Camilleri. Roman de la désillusion, imprégné d'une mélancolie langoureuse délicatement rendue par la poésie du Sicilien, 'Un été ardent' nous laisse la gorge nouée, seuls et abandonnés. Un roman d'une grande beauté.
Mikaël Demets
 
 

 


 
Last modified Saturday, July, 16, 2011