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RASSEGNA STAMPA

GIUGNO 2012

 
New York Times, 1.6.2012
Sunday Book Review. Crime
Buried in the Sand
Andrea Camilleri’s ‘The Age of Doubt,’ and More

It’s almost summer, so let’s blow this town and go to the beach — always a popular setting for murder.
Inspector Salvo Montalbano, the life force of Andrea Camilleri’s droll police procedurals set on the southern coast of Sicily, lives so close to the sea that a bad storm can send waves under his front porch and a really bad storm can wash out the road into town. When that happens in THE AGE OF DOUBT (Penguin, paper, $15), the chivalrous detective comes to the rescue of a young woman who has driven in from Palermo to meet her aunt’s yacht, the Vanna. But when the Vanna makes harbor, she’s towing a dinghy with a body in it, and when Montalbano questions the imperious grande dame who owns the yacht (in the breezy idiom of the translator, Stephen Sartarelli), he discovers that she doesn’t have a niece.
Camilleri has his fun with the rich visitors who sail their huge pleasure craft into local waters but won’t dirty their Top-Siders by treading on local soil. But the more subtle and sustained humor in this series has to do with the sardonic attitude the Sicilians take toward strangers who view them as happy peasants, incapable of understanding their more worldly (and often criminal) pursuits. While Montalbano is smarter than the jaded villains give him credit for, he’s easily distracted by a fine meal, a beautiful woman, an interesting dream — or just the sight of the sea.
[…]
Marilyn Stasio
 
 

La7 - Bookstore, 2.6.2012
Andrea Camilleri
Intervista di Silvia Mauro su “Dentro il labirinto”
Cliccare qui per vedere l'intervista
 
 

La Sicilia, 2.6.2012
Porto Empedocle. Iniziativa del Comune per accogliere chi arriva. C'è Camilleri, Montalbano, la Torre, il sindaco
I simboli della città appesi al muro

Porto Empedocle. La fantasia dell'amministrazione comunale per abbellire la città non ha confini. E i risultati positivi si vedono. Il sindaco Calogero Firetto in particolare ne escogita a ripetizione, soprattutto per mettere in mostra i «gioielli» della sua cittadina, agli occhi di coloro i quali arrivano.
Dopo avere collaborato con l'Anas al ripristino degli ingressi del Villaggio Bellavista e di Vincenzella, oltre che con Moncada per la zona a ridosso del porto, il primo cittadino ha pensato ad altro. Al muro posizionato all'ingresso della città, proprio a ridosso dell'area in cui opera un'officina per camion ha fatto appendere alcuni quadri.
Proprio così: quadri come se si trattasse di una casa, con tanto di cornice in legno e immagine a colori. E cosa immortalano queste immagini? C'è la Torre di Carlo V, c'è uno scorcio del porto, c'è Camilleri che si accosta sorridente alla statua al Commissario Montalbano e c'è, ovviamente, il sindaco Firetto allegramente a spasso con lo stesso Camilleri. Tutto davvero molto bello e suggestivo, consentendo specie agli stranieri di entrare nella città avendo già ben impresse nella mente le chicche che andranno a visitare o conoscere. Non sono tanti i paesi, le città che appendono ai muri delle strade i volti, i simboli più caratteristici del territorio.
E' come se ad Agrigento, senza voler andare troppo lontano, il sindaco facesse appendere una propria foto accanto al tempio della Concordia o il sindaco di Favara si facesse fotografare con un agnello pasquale. Firetto ha pensato di farsi immortalare con l'empedoclino più famoso nel mondo in questo periodo storico, Andrea Camilleri appunto. Da sottolineare come la zona ne abbia tratto grande giovamento dal punto di vista dell'arredo urbano, anche se non si tratta certamente di un angolo degno di Beverly Hills.
Tutto però contribuisce a migliorare l'aspetto di una città invidiata da tanti per la cura del dettaglio che hanno i propri amministratori. Il tutto a pochi giorni dall'inaugurazione della Torre di Carlo V, momento storico per la città, con l'apertura della sala cannoniera. Una riapertura che consentirà a tanti visitatori di arrivare a Porto Empedocle per un motivo in più che non sia il mare. Ed entrando in città potranno subito vedere la faccia di Camilleri, della statua a Montalbano e conosceranno il sindaco, sia pure in foto.
Francesco Di Mare
 
 

Lettera 43, 2.6.2012
Cultura & affari
Da Camilleri a Pansa, i forzati del libro
Scrivono e vendono tanto. Il fenomeno degli scrittori seriali.

L'Italia è una Repubblica fondata sulla serialità. E non stiamo parlando delle serie televisive, quelle in genere le importiamo dagli Usa. E nemmeno (diociscampi) dei serial killer.
Ma di una categoria ben più indicativa per l'immaginaziona italiana: i serial writer. Cioè gli scrittori seriali. Romanzieri e saggisti che producono lavori a raffica, gente capace di superare il limite, già difficile da raggiungere, di un libro all'anno, con due, tre, quattro, cinque titoli. E oltre.
GRAFOMANIA E FATTURATO. Verrebbe da ironizzare sulla grafomania, o da commentare in modo poco educato «levategli la penna». Salvo poi accorgersi che buona parte del fatturato dell'editoria libraria proviene proprio da loro.
Scrivono perché il pubblico li vuole. Come in tivù, dove i vari Fiorello, Roberto Benigni, Fazio e Saviano, e perfino Celentano assicurano audience «a prescindere». Allo stesso modo, nel ramo libri, questi forzati spesso scrivono per le vendite assicurate.
SCRITTORI SERIALI PER UN PUBBLICO SERIALE. L'appuntamento con il personaggio preferito, sia esso Celentano o Camilleri, soddisfa il bisogno di rassicurazione del pubblico. Ma gli psicologi spiegano che la rassicurazione alla lunga diventa compulsione, ossessione, vizio.
Siamo in mano agli scrittori seriali perché siamo, ammettiamolo, sempre più lettori seriali noi stessi.
Il signor «Montalbano» a quota 60
E il primo esempio di inarrestabile della produzione e delle vendite è naturalmente Andrea Camilleri.
Manco abbiamo finito di leggere le raccolte di racconti La regina di Pomerania (Sellerio) e Il Diavolo, certamente (Mondadori), che troviamo sullo scaffale Dentro il labirinto (Skira), mentre per giugno si aspetta un nuovo Montalbano, Una lama di luce. E in cantiere pare ce ne siano altri due. Camilleri ha pubblicato una sessantina di libri, e ha superato lo stakanovista Stephen King, a quota 51, e il romanziere vittoriano Anthony Trollope, a 47.
IL RECORD SI SETTE LIBRI L'ANNO. L'autore siciliano scrive fino a sette volumi all'anno. La qualità a volte ne soffre, ma i risultati di vendita s'offrono, a lui e ai suoi editori.
Si vorrebbe implorare la signora Rosetta, moglie e sua prima lettrice, di rallentarlo. Ma chi siamo per scassare i «cabbasisi» a centinaia di migliaia di affamati di Montalbani?
[…]
Bruno Giurato
 
 

Corriere della Sera, 2.6.2012
Lettere al Corriere
Libro di Camilleri. Attività di Persico

Caro Romano, nel libro sulla vita di Edoardo Persico Andrea Camilleri cerca di investigarne il mistero che rimane per tutto il libro. È possibile che nella sua breve vita Persico abbia svolto attività diplomatica segreta?
Vittorio Dinetto

Vi fu un Persico all'Ambasciata d'Italia nell'Unione Sovietica durante gli anni Venti, ma è probabilmente soltanto un caso di omonimia. Lo stesso Camilleri, del resto, ammette che la sua tesi sull'attività diplomatica di Edoardo Persico è soltanto una ipotesi letteraria. È convincente soltanto perché un buon scrittore riesce a provocare nella mente del lettore quello che un poeta inglese (Samuel Taylor Coleridge) definì «a suspension of disbelief», una sospensione dell'incredulità.
[…]
Sergio Romano
 
 

Il Sole 24 Ore, 3.6.2012
Posacenere

Una bella pagina dell’Unità d’Italia poco ricordata. Nel 1861 eravamo 24 milioni, ma solo 6 milioni erano "alfabetizzati". Malgrado le resistenze opposte da chi temeva che l’acculturamento potesse produrre rivoluzioni sociali e malgrado l’oggettiva difficoltà della mancanza di edifici scolastici, in circa quarant’anni si arrivò a un 50% d’italiani che sapevano leggere e scrivere. Ma, cosa curiosa, i governi d’allora privilegiarono in un primo tempo la creazione di nuovi istituti superiori, soprattutto licei, rispetto alle scuole elementari. Forse per accelerare il processo formativo della nuova classe dirigente. Altri tempi. E, fatto non trascurabile, i ministri d’allora si chiamavano Francesco de Sanctis e Guido Baccelli.
Andrea Camilleri
 
 

Corriere della Sera, 3.6.2012
Genova
La scomparsa immaginaria della piccola Irene
Che fine ha fatto la piccola Irene... di Marco Betta/Pietro Mascagni Teatro Carlo Felice di Genova

Un drastico contenimento dei costi artistico-gestionali e una programmazione molto più che prudente ha permesso al Teatro Carlo Felice di Genova di uscire da una situazione prossima al collasso e di rientrare faticosamente nella norma. Il pedaggio è stato salato - troppo repertorio, allestimenti non nuovi, pochissime stelle di prima fascia - ma per la fine della stagione il teatro si è anche permesso il lusso di produrre una novità, l'atto unico Che fine ha fatto la piccola Irene, musica di Marco Betta, libretto di Rocco Mortelliti (anche regista) dall'omonimo racconto di Andrea Camilleri. È uno di quelli che non hanno per protagonista l'arcinoto commissario Montalbano ma la sua controfigura Cecè Collura. Un raccontino, invero: nessun caso grave, solo l'immaginaria scomparsa, e conseguente soluzione del caso, di una bimba, Irene appunto, che viveva unicamente nell'immaginazione della madre. Il libretto, in parte cantato in parte recitato, è così così. La messinscena è piccola cosa mezzo umoristica mezzo fiabesca. La recitazione, fondamentale in un'opera con tanto parlato, modesta. La musica, sommatoria di segmenti «chiusi» in uno stile misto dove si trovano tracce di minimalismo, operetta, piano-bar, canzoni e canzonette (un paio sarebbero perfette per il festival di Sanremo) è ispirata a fasi alterne, comunque leggerina leggerina, in ciò acconcia alle piccole pretese del libretto. Non segnerà una pietra miliare nella storia della musica d'oggi ma ha il suo perché. Assai più deludente è stata invece la rappresentazione di Cavalleria rusticana, l'atto unico scelto come compagno di quello di Betta a formare un dittico sulla sicilianità. Ma la Sicilia raccontata nella messinscena di Rocco Mortelliti è mero bozzetto decorativo, souvenir per turisti da gita in torpedone, tutto il contrario della scabra asciuttezza della novella di Verga, mentre i cantanti usano il repertorio di gesti di decenni fa. Non un bel vedere e nemmeno un bel sentire, considerata la direzione velleitaria e poco precisa di Dario Lucantoni (raro che orchestra e coro vadano insieme). Nei cast due vecchie glorie. Male Maria Dragoni (Signora Spoto), benino Giovanna Casolla (Santuzza). Meglio i maschietti Danilo Formaggia (Cecè Collura) e Marcello Giordani (Turiddu). Applausi d'incoraggiamento per il futuro.
Enrico Girardi
 
 

SupraUponti, 5.6.2012
Nostra intervista esclusiva
Andrea Camilleri: "Meridionali ancora lontani dal mondo"

Finalmente ci siamo riusciti! Grazie “u Presidenti” del Camilleri Fans Club, Filippo Lupo, abbiamo intervistato il più grande scrittore siciliano contemporaneo: Andrea Camilleri. Il “Sommo” ha avuto una copia del giornale Suprauponti del 5 marzo scorso in cui c’è l’intervista a Filippo e una fotocopia del periodico Il Bancarello dell’1 giugno 1927 in cui si dà notizia della venuta nel nostro paese del commissario di P. S. Ermenegildo Montalbano. Il maestro Camilleri si è compiaciuto dei due omaggi e ha risposto volentieri alle nostre domande.
Il suo Montalbano ha sempre mostrato una certa resistenza verso i grandi cambiamenti relativi alla sua vita personale (paura di promozioni con eventuali trasferimenti, viaggi, ecc...) mostrando sempre un grosso attaccamento alla propria terra. Oggi invece, per molti giovani siciliani, la situazione è completamente diversa, e la "fuga" dalla Sicilia è diventata quasi una scelta necessaria. Come si spiega, secondo lei, questo diverso modo di pensare? Si tratta di una scelta esclusivamente economica o riflette un più generale cambiamento culturale?
”Non saprei, io me ne sono andato troppo tempo fa per poter comprendere veramente le ragioni di tanti che sono costretti a “fuggire” dalla Sicilia. Ai miei tempi per poter trovare una libreria dovevo prendere il treno da Porto Empedocle e andare fino a Palermo. Oggi con internet e con i low cost mi sembra che il mondo sia molto più a portata di mano. Detto questo mi rendo conto che il divario con l’Europa, sia sempre più vasto nei confronti del meridione in generale e di questo me ne dispiaccio”.
Quale altro libro di un altro autore avrebbe voluto scrivere lei?
”Centinaia. Migliaia… a partire dalla Bibbia”.
C'è uno "strano nostrano", per dirla con Gaetano Savatteri, che è il presidente del Camilleri Fans Club, il castelbuonese Filippo Lupo. Cosa pensa del suo più sfegatato fan?
”Penso tutto il meglio possibile di lui come persona e di tutto il prezioso lavoro che il Fans Club ha fatto in questi anni. Non finirò mai di ringraziarli”.
Nel 1927 è venuto a Castelbuono un certo commissario Montalbano, proveniente da Girgenti. È una coincidenza o forse si tratta di un antenato del "suo" Montalbano?
”Dovrebbe chiederlo al Fans Club! Ma non credo che esista nemmeno una remota possibilità che un antenato del mio Montalbano possa aver abitato a Girgenti… Girgenti? Semmai Vigàta…”
Paolo Prestianni, Giuseppe Spallino
 
 

CinemaItaliano.info, 5.6.2012
Marcoré e Fleri ospiti al Tolentino International Film Festival 2012

Ospite d’eccezione tutto marchigiano al TIFF 2012: durante la cerimonia di premiazione di domenica 10 giugno, sarà infatti Neri Marcorè a consegnare il “Totò blu” al miglior corto in concorso.
Nella stessa serata sarà presente anche in veste di attore, in quanto protagonista del film "La scomparsa di Patò” (tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, per la regia di Rocco Mortelliti), interpreta Antonio Patò, il ragioniere della banca di Vigàta che scompare durante le celebrazioni del Venerdì Santo. Il film verrà proiettato domenica 10 giugno alle 22:45, e Marcorè sarà presente in sala per un saluto al pubblico.
[...]
 
 

Oggi, 6.6.2012
Cuore & audience. Il momento d’oro dell’attore più amato
“Dopo le nozze torno Montalbano”
Più di otto milioni di spettatori con “Paolo Borsellino”. E ora il “sì” segretissimo con Luisa Ranieri. Ma niente luna di miele: “Mi aspettano teatro, cinema e tv”, spiega Luca Zingaretti. E sull’amato commissario svela…

[…]
Terminato “Borsellino”, Zingaretti è tornato a girare “Il commissario Montalbano”, guidato dal regista Alberto Sironi, in varie location nella provincia di Ragusa, dove l’attore romano sta lavorando tuttora. Le riprese sulle nuove avventure del famoso poliziotto siciliano creato dallo scrittore Andrea Camilleri si concluderanno il 4 agosto.
Nonostante un piano di lavoro a tappe rigorose, una breve parentesi privata Luca dovrà ritagliarsela per forza: sabato 30 giugno è previsto, nell’amata Sicilia, il matrimonio con l’attrice Luisa Ranieri […]. E il viaggio di nozze non potrà neppure essere troppo lungo: le riprese di Montalbano rischierebbero ritardi, visto che le scene da registrare hanno già subito rallentamenti rispetto alle tabelle di marcia.
[…]
Zingaretti, quale Montalbano gira?
”Stiamo girando quattro episodi, che dovrebbero andare in onda su Rai 1 nei primi mesi del 2013. Sono tratti dagli ultimi quattro romanzi di Camilleri. Due sono già stati pubblicati: Il sorriso di Angelica e Il gioco degli specchi. Invece Una lama di luce e Una voce di notte sono inediti, ma dovrebbero uscire uno a giugno e l’altro sotto Natale. Quando andrà in onda, dunque, saranno tutti e quattro a disposizione in libreria”.
Con Salvo Montalbano convive ancora bene? Dopo 12 anni non ne è stanco?
”Se ne fossi stanco , smetterei di interpretarlo. Indossare i panni di Montalbano mi dovere ancora. Quando ho deciso di smettere (tra il 2001 e il 2004, ndr), mi mancava. Mi mancava il rapporto con questa terra ragusana, mi mancavano gli amici di questa zona. Ma soprattutto mi mancava il rapporto col personaggio: considero Salvo un po’ come un amico che vado a trovare una volta ogni due anni e che vive in un piccolo paese della Sicilia. Fino a che mi divertirà, continuerò”.
[…]
Mauro Gaffuri
 
 

Il Piccolo, 7.6.2012
Nubi minacciose sulla storia d'amore con l'immancabile Livia

E bravo Andrea Camilleri. Tutti gli altri si sono dimenticati dello scandalo dei profughi di Lampedusa. Uno degli episodi più vergognosi della recente storia d’Italia. Non certo lo scrittore siciliano, che ha pensato bene di ambientare la nuova avventura del commissario Montalbano proprio quando arrivano dal mare migliaia di tunisini e il ministro degli Interni decide di fare un’ispezione anche a Vigàta. Da qui parte “Una lama di luce (pagg. 204, euro 14), il nuovo romanzo di Camilleri che Sellerio distribuisce oggi nelle librerie. Nella storia non possono mancare i morti ammazzati. Questa volta la moglie di Salvatore Di Marta, proprietario di un supermercato, viene rapinata e violentata. Dopo pochi giorni muore il suo antico fidanzato. E tra le righe, l’incontro con una donna affascinante mette in crisi il rapporto di Montalbano con l’eterna Livia.
 
 
C'è Montalbano tra i profughi di Lampedusa
Dal romanzo “Una lama di luce” di Andrea Camilleri pubblichiamo l’inizio del primo capitolo, per gentile concessione di Sellerio editore.

La matinata, sino dalla prim'alba, si era addimostrata volubili e crapicciosa. Epperciò, per contagio, macari il comportamento di Montalbano, in quella matinata, sarebbi stato minimo minimo instabili. La meglio era, quanno capitava, di vidiri il meno nummaro di pirsone possibbili.
Cchiù passavano l'anni e cchiù s'addimostrava d'umori sensibili alle variazioni climatiche, all'istesso modo che una maggiori o minori umidità agisci supra ai dolori d'ossa di un vecchio. E arrinisciva sempri meno a controllarisi, ad ammucciari l'eccessi d'alligria o di grivianza.
Nel tempo che ci aviva dovuto 'mpiegari per arrivari dalla sò casa di Marinella insino alla contrata Casuzza, sì e no 'na quinnicina di chilometri ma tutti fatti di trazzere bone per cingolati o di stratuzze di campagna tanticchia meno larghe della larghizza della machina, il celo dal rosa chiaro era passato al grigio e po' dal grigio si era convirtuto al cilestre splapito per firmarisi momintaneo a un bianchizzo neglioso che sfumava i contorni e confonniva la vista.
La tilefonata gli era arrivata alle otto del matino, mentri che stava finenno di farisi la doccia. Si era susuto 9 tardo pirchì sapiva che quel jorno non doviva annare in ufficio.
S'infuscò. Non s'aspittava d'essiri chiamato al tilefono. Chi era che gli scassava i cabasisi?
In linia teorica, in commissariato non avrebbi dovuto essirici nisciuno fatta cizzioni del cintralinista pirchì quella sarebbi stata 'na jornata spiciali per Vigàta.
Spiciali in quanto che il signori e ministro dell'Interno, di ritorno dalla visita all'isola di Lampidusa indove i centri d'accoglienza (sissignori, avivano il coraggio d'acchiamarli accussì!) per gli immigrati non erano cchiù 'n condizioni di continiri manco un picciliddro di un misi, le sarde salate avivano maggiori spazio, aviva espresso la 'ntinzioni di spezionari l'attendamenti di fortuna priparati a Vigàta. Che già, da parti loro, erano chini come l'ova, con l'aggravanti che quei povirazzi erano costretti a dormiri 'n terra e a fari i loro bisogni all'aperto.
Epperciò il signori e quistori Bonetti-Alderighi aveva proclamato la mobilitazioni generali tanto della questura di Montelusa quanto del commissariato di Vigàta per blindari le strate del percorso che avrebbi dovuto fari l'alto pirsonaggio onde evitari che ai sò oricchi non arrivassiro frischi, piriti e parolazzi (in taliàno chiamati contestazioni) della popolazioni, ma sulo gli applausi di quattro morti di fami appositamenti pagati.
Montalbano, senza pinsarici supra un momento, aviva scarricato il tutto supra alle spalli di Mimì Augello e sinni era approfittato per pigliarisi 'na jornata di riposo. Al sulo vidirlo in tilevisioni, a Montalbano il si- 10 gnori e ministro gli faciva viniri il sangue suttasupra, figurarisi a vidirlo di pirsona pirsonalmenti.
Il tutto, nella sottintisa spiranzia che, per il rispetto dovuto a un membro del governo, 'n paìsi e nei dintorni non capitassero né ammazzatine né autri fatti delittuosi. I sdilinquenti di certo avrebbiro avuto la sdilicatizza d'animo di non trubbare quella jornata gaudiosa.
Perciò chi poteva essiri a tilefonari?
Addecidì di non arrispunniri, ma il tilefono, doppo essirisi azzittuto per tanticchia, tornò a sonari.
E se era Livia? Che macari gli doviva diri qualichi cosa d'importanti? No, non c'erano santi, doviva sollevari il ricevitori.
«Pronti, dottori? Catarella sum».
Strammò. Catarella parlava 'n latino? Che stava capitanno all'universo? La fini del munno era vicina? Di sicuro non aviva sintuto bono.
«Che dicisti?» «Catarella sugno, dottori».
Respirò sollivato. Aviva malo sintuto. L'universo tornò nell'ordine.
«Dimmi».
«Dottori, lo devo avvirtiri in primizia di tutto che di cosa longa e compricata trattasi».
Montalbano col pedi si tirò vicina 'na seggia, ci s'assittò.
«E io ccà sugno».
«Vabbeni. Stamatina essenno che il sottoscritto erasi arrecatosi all'ordini del dottori Augello in quanto che 11 c'era l'aspittativa dell'arrivanza dell'aliquottero che apportava il signori e ministro…».
«Arrivò?».
«Non lo saccio, dottori. Sono ignorevole della circostanzia ».
«E pirchì?».
«Sono ignorevole in quanto non trovomi in loco».
«Ma dove sei?».
«In un autro loco dettosi contrata Casuzza, dottori, che attrovasi appresso al vecchio passaggio a livello che veni doppo».
«Lo saccio indov'è 'sta contrata Casuzza. Ma mi vuoi spiegari che ci fai, sì o no?».
«Dottori, addimanno compressione e pirdonanza, ma se vossia mi metti 'n mezzo 'n continuo la 'ntirruzioni io...».
«Scusami, vai avanti».
Trimò al pinsero che essennosi fatto mali Mimì attoccava a lui annare a riciviri al ministro.
«Filippazzo, dottori, il quali che quindi non potevasi apprestare al servizio attivico, e la passò a Fazio, il quali, sintuta la suddetta tilefonata, mi dissi di lassari perdiri l’aspittativa dell’aliquottero e di arricarimi urgentevole ’n contrata Casuzza. La quali...».
Montalbano si fici pirsuaso che ci sarebbi voluta mezza matinata per arrivari ad accapirici qualichi cosa.
«Senti, Catarè, facemo accussì. Ora m’informo e po’ mi faccio risentire io tra cinco minuti».
«Ma il ciallulare ’ntanto io lo devo tiniri astutato o no?».
«Astutalo».
Chiamò a Fazio. Il quali arrispunnì ’mmidiato.
«È arrivato il ministro?».
«Non ancora».
«Mi ha telefonato Catarella ma dopo un quarto d’ora di parlata ancora non ci avevo accapito nenti».
«Dottore, le spiego io di che si tratta. Un contadino ha chiamato il nostro centralino per farci sapere che nel suo campo ha trovato una cassa da morto».
«Vuota o piena?».
Andrea Camilleri
 
 

Bresciaoggi, 7.6.2012
Infuscato sono
Anteprima. L'inizio dell'ultimo romanzo, in libreria da oggi per Sellerio
Stavolta il commissario Montalbano invano trafitto è da «Una lama di luce». Ma ci vorrà ben altro per spaventare uno come lui. Ecco il nuovo Camilleri

La matinata, sino dalla prim'alba, si era addimostrata volubili e crapicciosa. Epperciò, per contagio, macari il comportamento di Montalbano, in quella matinata, sarebbi stato minimo minimo instabili. La meglio era, quanno capitava, di vidiri il meno nummaro di pirsone possibbili.
Cchiù passavano l'anni e cchiù s'addimostrava d'umori sensibili alle variazioni climatiche, all'istesso modo che una maggiori o minori umidità agisci supra ai dolori d'ossa di un vecchio. E arrinisciva sempri meno a controllarisi, ad ammucciari l'eccessi d'alligria o di grivianza.
Nel tempo che ci aviva dovuto 'mpiegari per arrivari dalla sò casa di Marinella insino alla contrata Casuzza, sì e no 'na quinnicina di chilometri ma tutti fatti di trazzere bone per cingolati o di stratuzze di campagna tanticchia meno larghe della larghizza della machina, il celo dal rosa chiaro era passato al grigio e po' dal grigio si era convirtuto al cilestre splapito per firmarisi momintaneo a un bianchizzo neglioso che sfumava i contorni e confonniva la vista.
La tilefonata gli era arrivata alle otto del matino, mentri che stava finenno di farisi la doccia. Si era susuto 9 tardo pirchì sapiva che quel jorno non doviva annare in ufficio.
S'infuscò. Non s'aspittava d'essiri chiamato al tilefono. Chi era che gli scassava i cabasisi?
In linia teorica, in commissariato non avrebbi dovuto essirici nisciuno fatta cizzioni del cintralinista pirchì quella sarebbi stata 'na jornata spiciali per Vigàta.
Spiciali in quanto che il signori e ministro dell'Interno, di ritorno dalla visita all'isola di Lampidusa indove i centri d'accoglienza (sissignori, avivano il coraggio d'acchiamarli accussì!) per gli immigrati non erano cchiù 'n condizioni di continiri manco un picciliddro di un misi, le sarde salate avivano maggiori spazio, aviva espresso la 'ntinzioni di spezionari l'attendamenti di fortuna priparati a Vigàta. Che già, da parti loro, erano chini come l'ova, con l'aggravanti che quei povirazzi erano costretti a dormiri 'n terra e a fari i loro bisogni all'aperto.
Epperciò il signori e quistori Bonetti-Alderighi aveva proclamato la mobilitazioni generali tanto della questura di Montelusa quanto del commissariato di Vigàta per blindari le strate del percorso che avrebbi dovuto fari l'alto pirsonaggio onde evitari che ai sò oricchi non arrivassiro frischi, piriti e parolazzi (in taliàno chiamati contestazioni) della popolazioni, ma sulo gli applausi di quattro morti di fami appositamenti pagati.
Montalbano, senza pinsarici supra un momento, aviva scarricato il tutto supra alle spalli di Mimì Augello e sinni era approfittato per pigliarisi 'na jornata di riposo. Al sulo vidirlo in tilevisioni, a Montalbano il si- 10 gnori e ministro gli faciva viniri il sangue suttasupra, figurarisi a vidirlo di pirsona pirsonalmenti.
Il tutto, nella sottintisa spiranzia che, per il rispetto dovuto a un membro del governo, 'n paìsi e nei dintorni non capitassero né ammazzatine né autri fatti delittuosi. I sdilinquenti di certo avrebbiro avuto la sdilicatizza d'animo di non trubbare quella jornata gaudiosa.
Perciò chi poteva essiri a tilefonari?
Addecidì di non arrispunniri, ma il tilefono, doppo essirisi azzittuto per tanticchia, tornò a sonari.
E se era Livia? Che macari gli doviva diri qualichi cosa d'importanti? No, non c'erano santi, doviva sollevari il ricevitori.
«Pronti, dottori? Catarella sum».
Strammò. Catarella parlava 'n latino? Che stava capitanno all'universo? La fini del munno era vicina? Di sicuro non aviva sintuto bono.
«Che dicisti?» «Catarella sugno, dottori».
Respirò sollivato. Aviva malo sintuto. L'universo tornò nell'ordine.
«Dimmi».
«Dottori, lo devo avvirtiri in primizia di tutto che di cosa longa e compricata trattasi».
Montalbano col pedi si tirò vicina 'na seggia, ci s'assittò.
«E io ccà sugno».
«Vabbeni. Stamatina essenno che il sottoscritto erasi arrecatosi all'ordini del dottori Augello in quanto che 11 c'era l'aspittativa dell'arrivanza dell'aliquottero che apportava il signori e ministro…».
«Arrivò?».
«Non lo saccio, dottori. Sono ignorevole della circostanzia ».
«E pirchì?».
«Sono ignorevole in quanto non trovomi in loco».
«Ma dove sei?».
«In un autro loco dettosi contrata Casuzza, dottori, che attrovasi appresso al vecchio passaggio a livello che veni doppo».
«Lo saccio indov'è 'sta contrata Casuzza. Ma mi vuoi spiegari che ci fai, sì o no?».
«Dottori, addimanno compressione e pirdonanza, ma se vossia mi metti 'n mezzo 'n continuo la 'ntirruzioni io...».
«Scusami, vai avanti».
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 7.6.2012
Esce oggi "una lama di luce", il nuovo romanzo di Andrea Camilleri che ha come protagonista il commissario di Vigàta
Montalbano s'innamora di una gallerista
Esce oggi per Sellerio il nuovo giallo di Camilleri "Una lama di luce"
Montalbano ritrova una ferita del passato

La solitudine, la stanchezza e soprattutto l'amarezza della solitudine mettono Salvo Montalbano alle strette nel nuovo romanzo di Andrea Camilleri, "Una lama di luce" (Sellerio, 262 pagine, 14 euro, da oggi in libreria). Comincia a pesargli troppo il fatto di dover dormire da solo; il non sentire il calore di un altro corpo, femminile s'intende, accanto al proprio, ne esacerba il carattere: insomma, il commissario di Vigata è sempre più immalinconito, trasformandosi in una facile preda.
A questo si aggiunge il solito sogno fatto a limitare dell'alba: «Ma se presso al mattin del ver si sogna, tu sentirai...», si legge nel capitolo ventiseiesimo dell'Inferno di Dante: cosa sente Montalbano? Qualcosa di perturbante, con un Catarella inimmaginabile, che si esprime nella lingua di Cicerone («Catarella sum!») e che ha a che fare con la morte. Una inquietante premonizione che all'inizio sembrerebbe smentita e che poi invece, alla fine, troverà una dolorosissima certificazione.
Ma veniamo ai fatti: sullo sfondo di questa nuova avventura ci stanno gli sbarchi clandestini a Lampedusa e il ministro degli Interni che decide di fare un'ispezione nell'Isola e di fare tappa a Vigàta. Manco a dirlo, l'annuncio della visita provoca a Montalbano un'orticaria subitanea. Scongiurato fortunatamente il pericolo, a mettere in subbuglio il commissariato ci pensa un presunto ladro che compie pure violenza carnale; a questo si aggiunge il sospetto di un traffico d'armi, che costringe il commissario a passare le carte dell'incipiente indagine a quelli dell'antiterrorismo, pur non negandosi però una piccola, sotterranea inchiesta parallela.
Ma non basta tutto questo: a «imparpagliare» ancora di più il commissario è l'epifania di Mirian, una gallerista irresistibile: «'Na quarantina aliganti, vistito a tubino, beddra, avuta, gamme slanciate, occhi granni, zigomi rilevati, capilli longhi e nivuri come l'inca. A prima 'mprissioni, pariva 'na brasiliana».
Montalbano prova una simpatia immediata. Gli capita molto di rado, ma quando succede la frittata è fatta. Una parola, due risate, uno sguardo che imprigiona, le labbra che promettono il nettare degli dei: basta mezz'ora per salutarsi dopo avere preso accordi per la cena dell'indomani. E Livia? È sempre più distante, una voce indisponente nella cornetta del telefono. Succede, si chiederanno i lettori? Succede, succede. Ma non solo: non si tratta di una notte di piacere carnale e basta. Il fatto è che Montalbano, appena lontano da Mirian, sente un vuoto attorno a sé che si fa minaccioso e insopportabile.
Che il commissario si sia veramente innamorato? La bella gallerista provoca scompiglio non solo nei sentimenti di Montalbano, ma anche nei suoi pensieri di poliziotto, dal momento che si trova ad un certo punto invischiata in un traffico di opere d'arte rubate. Insomma, di carne al fuoco ce n'è fin troppa: come al solito, Montalbano non si lascia ingannare dalla segnaletica fallace che gli si squaderna davanti. Con pazienza, fiuto e tenacia riesce a individuare la pista giusta: mettendo a segno quella che lui stesso teorizza come mossa del granchio. Muovendosi di lato di poco fin quando arriva a filo d'acqua, ossia avvicinandosi alla preda camminando di lato. Così facendo comincia a rischiarare lentamente le vicende oscure, almeno in apparenza, che lo accerchiano. Trovandosi però sempre più in difficoltà: schiacciato tra la focosa e irresistibile Mirian, che non lo molla, lo tallona e lo stuzzica, e una Livia sempre più sospettosa e acida.
Si ritaglia un suo limbo, Montalbano, fatto di menzogne, sotterfugi; vorrebbe aprire il suo cuore a Livia, metterla a parte dei sommovimenti interiori, ma non lo fa. La macchina investigativa va avanti inesorabile, le zone d'ombra, le incongruenze vengono fugate. Ma non dimentichiamoci del sogno: quel carico oscuro che si trascinava, alla stregua del rimosso, ritorna inesorabile.
«Tante cose che abbiamo dimenticato chiedono aiuto nei nostri sogni» ha scritto Elias Canetti. Questa volta, a riemergere da un'oscurità fatta di oblio e di sensi di colpa è niente meno che François. Sì, proprio lui: il ladro di merendine del romanzo eponimo, il terzo e uno dei più belli e insieme dolorosi della saga. Con al centro un'indagine che toccava Montalbano nell'intimo, riaprendogli una ferita che si era chiusa a fatica. Laddove il poliziotto si ritrovava «padre» di un bambino senza esserne pronto, rivivendo nel dolore di François, orfano, il proprio.
Questo nuovo romanzo si avvia alla conclusione in un crescendo da tragedia greca. Ritornano vecchi fantasmi, si riaprono cicatrici dimenticate. Imprimendo una svolta inattesa alla storia e toccando le corde della vera commozione. È questa la forza dei romanzi della saga di Montalbano: un senso di umanità che è il frutto dei desideri inconfessati e delle debolezze più inconfessabili. È dunque, "Una lama di luce", un romanzo per il quale il Catarella improbabile latinista che da qui si affaccia potrebbe esclamare: «Hominem sapit», ha il sapore dell'uomo.
Salvatore Ferlita
 
 

IBS, 7.6.2012
Una lama di luce
La recensione di IBS

Un nuovo sbarco di clandestini ha reso le condizioni di vivibilità del centro di accoglienza di Lampedusa ancor più precarie. Il ministro dell’Interno ha deciso di recarsi personalmente sul posto e, durante il viaggio, di fare tappa anche a Vigàta. Nel paesino fervono i preparativi: le strade sono state bloccate, le istituzioni e le forze dell’ordine messe a disposizione del grande politico. Tutti tranne Montalbano, che, per evitare di incontrare quel ministro per il quale nutre così poca simpatia, decide di recarsi in ufficio solo nel tardo pomeriggio e poi di andare all’inaugurazione di una galleria d’arte. Spinto dall’atavica passione per la pittura Montalbano decide di godersi i quadri di Mafai, Guttuso, Donghi, Pirandello in compagnia dell’affascinante gallerista Marian. Fra i due nasce un’intesa che rischia di mettere in crisi il rapporto con Livia.
L’indomani mattina in commissariato il signor Di Marta denuncia l’aggressione e la rapina avvenute la sera prima ai danni della giovanissima moglie Loredana. Quando pochi giorni dopo viene ritrovato il corpo dell’ex fidanzato della donna, la vicenda sembra risolta: il ragazzo, colpevole del furto e dello stupro, sarebbe poi rimasto vittima di un delitto d’onore commesso dal marito della donna.
Tuttavia alcuni piccoli dettagli non convincono il commissario, insinuandogli il dubbio che la verità sia molto più complessa di quanto sembra: troppe incongruenze, troppe domande in sospeso, tre vicende che si combinano tra loro, tre piste da seguire. Perché Loredana ha accettato di sposare un uomo di trent’anni più vecchio e perché l’ex compagno, prima di essere assassinato, le aveva rubato i contanti ma non i gioielli? Perché una donna come Marian, vissuta per lungo tempo a Milano, ha deciso di aprire una galleria d’arte in un paese arido e sperduto come Vigàta? Chi si nasconde dietro il traffico d’armi in cui sono coinvolti i tre clandestini tunisini impegnati nella lotta di liberazione per la loro patria? L’intuito e il ricordo di un sogno, per certi versi premonitore, suggeriscono a Montalbano che la soluzione del caso è molto più difficile e intricata di quanto ipotizzato inizialmente: a costruire l’ordito della trama vi sono infatti più storie, apparentemente slegate fra loro eppure... Sarà un’illuminazione, una sottile lama di luce a schiarire il buio della notte, e, al tempo stesso, a rivelare la sua tagliente e dolorosa natura.
Una lama di luce è il nuovo libro di Andrea Camilleri che ha come protagonista il commissario Salvo Montalbano. Un romanzo, anche questo come i numerosi precedenti, ricco di colpi di scena e di vicende eterogenee che finiscono inevitabilmente per intersecarsi. Ne emerge però un Montalbano diverso: un personaggio a tutto tondo, tratteggiato dall’autore anche nei suoi aspetti più intimi e personali, colto da improvvisi attacchi di solitudine e sempre più tormentato dai rimpianti. Il ritratto di un uomo che, pur senza dimettere la professionalità che da sempre lo caratterizza, si scopre ancora vulnerabile al fascino femminile e agli affetti, vigliacco ed egoista, malinconico e nostalgico. Ma le sorprese non finiscono qui. In questa nuova indagine il commissario ritroverà un personaggio dei primi romanzi, una presenza importante di cui aveva perso le tracce, che lo costringerà a fare i conti con i nodi irrisolti e più dolorosi del suo passato.
Un giallo coinvolgente, in cui il ritratto del commissario appare ancor più vero, proprio perché delineato nella sua interezza, di uomo e di poliziotto.
 
 

D - La Repubblica, 8.6.2012 (in edicola 9.6.2012)
Svolte sentimentali
Quando Montalbano s’innamora
Andrea Camilleri, l’inventore del commissario più onnipresente sugli scaffali e in tv, racconta come gli ha fatto incontrare la prima donna (dopo la storica fidanzata) capace di fargli perdere la testa. E dice la sua su maschi e femmine, le lezioni della storia, i trucchi in letteratura. E la politica

Foto di Paolo Pellegrin

Guaio grosso, in casa Montalbano: il commissario è innamorato di un’altra. Chiamiamola crisi del diciottesimo anno (era il lontano 1994 quando l’arcifidanzata Livia Burlando è entrata nella sua vita) o se volete crisi del ventinovesimo libro (era in La forma dell’acqua, il “Montalbano” numero uno, che per la prima di innumerevoli volte il Salvo più celebre d’Italia resisteva eroicamente alle profferte di una bella sospettata pur di restarle fedele), ma stavolta in Una lama di luce, in questi giorni in libreria per Sellerio, la faccenda è seria. “L’altra” si chiama Marian, è una «quarantina aliganti, vistito a tubino, beddra, àvuta, gamme slanciate, occhi granni, zigomi rilevati, capilli longhi e nìvuri». A dir poco diretta: dopo la prima cena gli salta addosso. Ma il mattino dopo - questa è la novità – quell’incontro è già una storia, e Montalbano si ritrova ad arrossire, palpitare, aspettare telefonate come un ragazzino e pasticciare sbagliando nomi dopo aver risposto col cuore in gola. Pur nel frattempo senza smettere - niente panico, Camilleri non è passato dal nero al rosa - di districare un paio di casi di omicidio, una truffa e un mistero di traffico d’armi e immigrazione.
«Eh, sì, diciamo che quella che una volta era la granitica fedeltà sentimentale di Montalbano a Livia si incrina. Lui si trova all’improvviso dentro fino al collo in una situazione che non può più prendere alla leggera. Altre volte c’era cascato volentieri e poi aveva sparso lacrime di coccodrillo, ma ora è proprio in imbarazzo. È un uomo di una certa età, da un po’ avevo cominciato a parlare delle sue crisi, dell’insoddisfazione per la sensazione che il tempo passa. Ma sicuramente qui si va più a fondo anche nella sua psicologia».
Andrea Camilleri, che anche lui ha una certa età (86 anni splendidamente indossati, “solo” 34 da scrittore dopo una lunga carriera da produttore e regista Rai, quasi venti da “grande burattinaio” di Montalbano nei libri e nelle fiction tv) è uno dei pochissimi autori con i quali ci si può permettere di parlare del personaggio come se fosse di carne e ossa senza sfiorare il ridicolo, per la semplice ragione che milioni di persone ne sono più convinte di lui. «Sa che da quando Montalbano passa sulla Bbc organizzano dei charter dall’Inghilterra a Porto Empedocle per i tour di gruppo a Vigàta? E che ricevo un sacco di lettere di lettrici un po’ stufe che Montalbano abbia in testa solo Livia? Lei a tante non è che stia proprio simpatica…».
È talmente “vero”, Montalbano, che a volte lei ha perfino paventato il rischio che potesse prenderle la mano. Non è che lo ha fatto innamorare per dargli una lezione?
«No, il commissario non mi può scappare, anche se ormai ha tre vite: due in tv – una da vecchio e una da giovane – e quella che gli ho dato nei libri. Ma lo tengo in pugno, come ho già detto più volte ho pronto da tempo il suo ultimo exploit, quello dove lo faccio uscire definitivamente di scena con una sorpresa, pur senza ucciderlo perché quella è un’intenzione che agli autori di gialli col protagonista fisso porta male. Certo, a ogni svolta narrativa la serie si allunga a fisarmonica, perché i fili si devono prima riunire. E come vedrà chi legge Una lama di luce, anche lì la vicenda ha un suo sviluppo che porta anche a una riflessione sulla paternità, la paternità mancata, il dolore comune che unisce le coppie. Per uscirne penso che ci vorranno due o tre o titoli».
È diventato banale dire che il giallo racconta la società. Camere da letto comprese? E se è così, il primo “vero” tradimento di Montalbano cosa ci dice?
«Il giallo contrabbanda un sacco di roba, ma senza dare modelli. Se c’è una cosa che riconosco a Montalbano è di non avere preconcetti, neanche con le donne. È un uomo normale, niente di speciale, come lei e come me. Fedele quanto può, infedele quando proprio non riesce a farne a meno, rispettoso della parola data ma esposto alla forza del sentimento imprevisto. E comunque - si vedrà - capace di ragionamento e responsabilità. Il suo motto non è mai stato “tacendo obbedir”, ma “obbedir ragionando”. E quando lo suggerisce il cervello disobbedire un po’. Anche davanti alle donne, lui modifica il suo modo di agire a seconda del ruolo che ricoprono: una sospettata, una conoscente, una chiave per la soluzione del delitto, una vittima, una colpevole che c’è dentro fino al collo. O la donna più importante della vita».
Ancora Livia?
«Diciamo che Montalbano umanamente è un po’ un colabrodo, Livia Burlando di tutti quei buchi riesce a tapparne parecchi».
Non suona tanto romantico. E la paternità cosa c’entra?
«Nel libro è legata al ricordo di Francois, sa, il ragazzo tunisino che nel Ladro di merendine, del ’96, Livia avrebbe voluto adottare, mentre Montalbano non se l’era sentita. Francois è una tappa fondamentale nella loro storia. Lui appartiene a quella categoria di uomini che non hanno la vocazione alla paternità, non per egoismo o paura delle responsabilità ma perché pensano che non sarebbero padri abbastanza buoni. Uomini che magari poi diventano padri non ottimi, ma nonni meravigliosi. Essere nonni è davvero una meraviglia, ai nipoti puoi lasciargliele passare tutte e loro ti adorano».
Torniamo a Moltalbano e le donne. Mentre fa un appostamento e teme che sia inutile, in Una lama di luce gli “scappa” detto: «…nel quali caso avrebbi fatto “nuttata persa e figlia fimmina”». Su Montalbano e le frasi fatte ci sono perfino degli studi universitari di metalinguistica, tutti a dimostrare che lui odia i modi di dire ma li usa perché sono verità condensate. Non penserà mica, secondo tradizione atavica, che una figlia femmina sia una perdita di tempo…
«Io ho tre figlie femmine e certo nuttate non ne ho mai perse. Ho anche tre nipoti femmine. È che il linguaggio si incrosta del passato, un po’ ne resta in testa anche quando le cose sono diverse e le donne possono essere tante cose diverse, magari delinquenti più brave degli uomini».
Un po’ il contrario di quello che succede nei suoi libri storici, dove spesso il passato, dalla Vigàta ottocentesca della Concessione del telefono a quella anni Trenta di Il nipote del Negus, riverbera tratti del presente.
«Come il giallo, contrabbanda il presente anche il romanzo storico. Ce lo hanno insegnato i Promessi Sposi, che vale la pena se la storia “stinge” sull’oggi. In questi giorni sto finendo di scrivere un romanzo proprio su una donna straordinaria realmente esistita, Eleonora di Mora, della quale nessun libro di storia si ricorda. È l’unica donna che divenne, nel 1672, Vicerè di Sicilia. Le lasciò la carica il marito Aniello Gusman, morendo, e Eleonora di Mora marchesa di Castel Roderigo governò ventisette giorni appena, curiosamente la durata di un ciclo lunare. Fu fatta fuori, in senso politico, da un Cardinale che osservò che il Vicerè di Sicilia era, per ragioni di carica, rappresentante del Papa, e in nessun modo si poteva delegare quel ruolo a una donna. Ma Eleonora nel suo breve mandato fece in tempo a portare a termine diversi progetti notevolissimi. Per scoprire quali sarebbe meglio che aspettaste che almeno lo consegni all’editore Sellerio».
A proposito, che cosa pensa delle donne di governo oggi in Italia? E già che ci siamo anche degli uomini?
«Mi pare che a volte abbiano un uso inspiegabile dell’italiano: fortunatamente non è più il politichese delle promesse e delle sparate degli scorsi anni, ma è comunque spigoloso e improprio, tanto che sembra più aggressivo dei reali propositi. Si è discusso a non finire dell’articolo 18 e Fornero tira fuori i licenziamenti nella pubblica amministrazione. C’è un mondo di disoccupati e Monti se ne viene fuori a dire che il posto fisso è noioso. Dette così sembrano provocazioni, mentre se certi sacrifici sono indispensabili bisognerebbe almeno fare lo sforzo di avvolgerli in una carta colorata e invitante, perché non si può passare di botto, senza averne dei grandi danni, dal “grande comunicatore” a chi non sa comunicare affatto. A volte penso che un portavoce abile aiuterebbe: la gente ha bisogno di capire. Questa sullo “spread” l’ho sentita con le mie orecchie, per strada: «Me sa che è un po’ come er colesterolo, appena s’arza sei fottuto». Più seriamente, mi auguro che la politica, dopo i tecnici, alzi la testa quanto basta per non annegare tutti in una marea di piccoli scandali. Non ce lo meritiamo».
Maurizio Bono


 
 

l’Unità, 8.6.2012
Camilleri e gli incubi del commissario Montalbano

Il nuovo romanzo di Salvo Montalbano inizia con un sogno, un sogno che non ha nulla di poetico ma presenta tratti da incubo. Il sogno si dissolve e il commissario nella sua casa di Marinella, riprende la sua vita quotidiana, alle prese con un nuovo caso.
Anzi, alle prese con tre storie diverse, che finiscono per intrecciarsi. Una lama di luce, questo il titolo del nuovo romanzo, da oggi nelle librerie. Andrea Camilleri attento a raccontare l’evoluzione cronologica ed esistenziale del protagonista dei suoi romanzi, nella pluralità delle storie raccontate mantiene un filo rosso che fa diventare la vita del personaggio letterario come quella di un personaggio reale.
Montalbano con il passare degli anni sente una crescente solitudine, inizia a pensare che forse ha fatto troppi errori, che ha perso occasioni importanti con la sua Livia. La pensa e la vorrebbe accanto, mentre la sua fidanzata è lontano, in Liguria. Ma un giorno decide di recarsi in una galleria d’arte da poco aperta nella sua Vigàta, dove vi sono quadri di Guttuso, Donghi, Morandi e Mafai.
Dipinti che guarda ed ammira con goduria, ma ad un certo punto la sua attenzione si concentra su di una opera d’arte vivente: «Da ’na porticeddra, darrè alla quali doviva essirici l’officio, vinni fora ’na quarantina aliganti, vistito a tubino, beddra, àvuta, gamme slanciate, occhi granni, zigomi rilevati, capilli longhi e nìvuri come l’inca. A prima ’mprissioni, pariva ’na brasiliana. Gli sorridì, gli s’avvicinò, gli pruì la mano. ‘Lei è il commissario Montalbano, vero? L’ho vista in televisione. Sono Mariangela De Rosa, per gli amici Marian, la gallerista’».
Dalla simpatia immediata provata da Montalbano verso Marian all’innamoramento il tempo è brevissimo. L’innamoramento è reciproco, è forte, passionale ed intenso. In effetti non è una novità assoluta dopo che negli ultimi lustri Montalbano ha avuto colpi di fulmine, amori infuocati, ma questa volta vi è qualcosa di diverso. Montalbano non solo ne è innamorato come un fanciullo, ma ne sente un bisogno totale, giunge al punto che al telefono parlando con Marian gli mancano le parole. Non è semplice goffaggine, a volte gli manca proprio il fiato, si emoziona, sbaglia le espressioni. E quando poi Marian parte per Milano, soffre alla sua assenza, addirittura diventa geloso.
È talmente innamorato che si interroga se lasciare Livia, ma quando è al telefono con la sua fidanzata non trova le parole per esprimere il suo sentimento, e mente. Per evitare di pensare alla sua irresolutezza, non gli resta che concentrare tutte le sue energie in una vicenda vigatese. Il cinquantenne Salvatore Di Marta, ricco proprietario di un supermercato, denuncia la rapina subita dalla moglie Loredana, una affascinante bruna ventunenne che avrebbe dovuto versare una grossa somma di denaro a un bancomat. E qui entra in scena una amica di Loredana, Valeria Bonifacio, giovane anch’ella, bella e bionda, che fa capire al commissario che Loredana sarebbe non solo stata baciata dal ladro, ma avrebbe subito altre cose. Esce fuori una storia di violenza sessuale, la cui colpa ricade sull’antico fidanzato di Loredana, Carmelo Savastano, un piccolo delinquente.
Savastano viene poi assassinato, e dell’omicidio viene individuato come mandante il cinquantenne Di Marta. Ma sono troppi gli elementi discordanti, vi è chi manovra per mettere la polizia fuori pista. Montalbano scioglie la matassa, sono altri i colpevoli, e Montalbano li individua. Lo aiutano le intercettazioni telefoniche, ma soprattutto il suo intuito. Dall’intuito alla ricostruzione logica della verità, al successivo supporto delle prove. Intanto aiuta a far luce anche su un traffico di opere d’arte. Ma quando sembra che tutto volga al positivo ed è in attesa di incontrare Marian, la risoluzione della vicenda di un traffico d’armi seguito dalla sezione antiterrorismo della polizia porta scompiglio nella sua vita. È una cosa inaspettata, imprevedibile, che si intreccia con il passato di Montalbano e Livia. È una vicenda che inevitabilmente muta anche le ultime scelte del commissario. Montalbano vince la sua irresolutezza, adesso gli è chiaro cosa deve fare…
Salvo Fallica
 
 

Wuz, 8.6.2012
Una lama di luce di Andrea Camilleri
"Quanno la tilefonata finì, s'avviò cantanno la marcia trionfali dell'Aida verso la cucina. Addecidì di fari un joco. Chiuiri l'occhi e accapiri quello che gli aviva priparato Adelina attraverso il sciauro. Il frigorifiro fitiva di vacante. Raprì il forno e le nasche gli si 'nchiero 'mmidiato di un duplici, estasianti odori. Ci misi picca a distinguiri l'uno dall'autro: tagliatelle al ragù e milanciane alla parmigiana. Si può pritinniri autro dalla vita?"

Un nuovo sbarco di clandestini ha reso le condizioni di vivibilità del centro di accoglienza di Lampedusa ancor più precarie.
Il Ministro dell’Interno ha deciso di recarsi personalmente sul posto e, durante il viaggio, di fare tappa anche a Vigàta. Nel paesino fervono i preparativi: le strade sono state bloccate, le istituzioni e le forze dell’ordine messe a disposizione del grande politico. Tutti tranne Montalbano, che, per evitare di incontrare quel ministro per il quale nutre così poca simpatia, decide di recarsi in ufficio solo nel tardo pomeriggio e poi di andare all’inaugurazione di una galleria d’arte.
Spinto dall’atavica passione per la pittura Montalbano decide di godersi i quadri di Mafai, Guttuso, Donghi, Pirandello in compagnia dell’affascinante gallerista Marian. Fra i due nasce un’intesa che rischia di mettere in crisi il rapporto con Livia.
L’indomani mattina in commissariato il signor Di Marta denuncia l’aggressione e la rapina avvenute la sera prima ai danni della giovanissima moglie Loredana. Quando pochi giorni dopo viene ritrovato il corpo dell’ex fidanzato della donna, la vicenda sembra risolta: il ragazzo, colpevole del furto e dello stupro, sarebbe poi rimasto vittima di un delitto d’onore commesso dal marito della donna.
Tuttavia alcuni piccoli dettagli non convincono il commissario, insinuandogli il dubbio che la verità sia molto più complessa di quanto sembra: troppe incongruenze, troppe domande in sospeso, tre vicende che si combinano tra loro, tre piste da seguire.
Perché Loredana ha accettato di sposare un uomo di trent’anni più vecchio e perché l’ex compagno, prima di essere assassinato, le aveva rubato i contanti ma non i gioielli? Perché una donna come Marian, vissuta per lungo tempo a Milano, ha deciso di aprire una galleria d’arte in un paese arido e sperduto come Vigàta? Chi si nasconde dietro il traffico d’armi in cui sono coinvolti i tre clandestini tunisini impegnati nella lotta di liberazione per la loro patria?
L’intuito e il ricordo di un sogno, per certi versi premonitore, suggeriscono a Montalbano che la soluzione del caso è molto più difficile e intricata di quanto ipotizzato inizialmente: a costruire l’ordito della trama vi sono infatti più storie, apparentemente slegate fra loro eppure... Sarà un’illuminazione, una sottile lama di luce a schiarire il buio della notte, e, al tempo stesso, a rivelare la sua tagliente e dolorosa natura.
Una lama di luce è il nuovo libro di Andrea Camilleri che ha come protagonista il commissario Salvo Montalbano.
Un romanzo, anche questo come i numerosi precedenti, ricco di colpi di scena e di vicende eterogenee che finiscono inevitabilmente per intersecarsi. Ne emerge però un Montalbano sempre meno sicuro di sé: un personaggio a tutto tondo, tratteggiato dall’autore anche nei suoi aspetti più intimi e personali - come d'abitudine -, ma colto da improvvisi attacchi di solitudine e sempre più tormentato dai rimpianti. Il ritratto di un uomo che, pur senza dimettere la professionalità che lo caratterizza, si scopre ancora vulnerabile al fascino femminile e agli affetti, vigliacco ed egoista, malinconico e nostalgico.
Ma le sorprese non finiscono qui. In questa nuova indagine il commissario ritroverà un personaggio dei primi romanzi, una presenza importante di cui aveva perso le tracce, che lo constringerà a fare i conti con i nodi irrisolti e più dolorosi del suo passato.
Un giallo coinvolgente, in cui il ritratto del commissario appare ancor più vero, proprio perché delineato nella sua vulnerabilità, come uomo e come poliziotto.
Manola Lattanzi
 
 

Sette - Corriere della sera, 8.6.2012
L’Italia riletta
Quel che resta di un romanzo
Il palazzo del principe di Salina e quello del ragazzo ferito a morte di La Capria. La pineta di D’Annunzio e la stazione ferroviaria di Tondelli. Viaggio nei luoghi dove scrittori e poeti hanno ambientato i loro capolavori

[...]
In Italia non c’è mai stato un culto, come accade invece nei Paesi anglosassoni, per i luoghi che hanno ospitato o ispirato letteratura.
[...]
C’è da segnalare una vistosa e favolosa eccezione: il fenomeno di Vigàta, la patria del commissario Montalbano inventata da Andrea Camilleri e diventata ormai meta di gran turismo tanto che a Porto Empedocle, posto natale dello scrittore, hanno aggiunto il nome della città immaginaria nei cartelli stradali di benvenuto. Il fenomeno non avrebbe sorpreso Dossena che nell’introduzione ai suoi Luoghi letterari scrive: «Forse i buoni autori di gialli sono tra i più efficaci creatori di luoghi letterari (fra i trenta esempi che si affollano subito in mente, lasciamo entrare almeno la vecchia casa d’arenaria di Nero Wolfe)». Ora possiamo aggiornare la lista dei trenta esempi che venivano in mente a Dossena con la casa sulla spiaggia di Montalbano con il suo incantevole terrazzino.
[...]
Antonio D'Orrico
 
 

I love Sicilia, 6.2012 (in edicola dal 8.6.2012)
Zingaretti sono
Il commissario più famoso d'Italia convola a giuste nozze. A Vigata, naturalmente. Ma i lettori di Andrea Camilleri stiano tranquilli. A sposarsi non è il Montalbano di carta, ma quello televisivo. Per la precisione, Luca Zingaretti. E con lui, sotto il sole di Marina di Ragusa, parliamo di Sicilia, di persone e personaggi, di mafia e di politica

Il commissario Montalbano si sposa. E, naturalmente, si sposa a Vigàta. Mancano pochi giorni alle nozze, ma non fidatevi delle date diffuse sui giornali: è solo depistaggio. Il giorno fissato è segreto perché si sa che Salvo Montalbano ha un carattere rude e vuole limitare gli inviti a pochi amici, pochi parenti. Sarà, comunque entro giugno.
Ma come? Dunque si conclude all'altare la lunga storia di "sciarriatine" con Livia? Anche il commissario Montalbano si arrende, convolando a giuste nozze con la fidanzata di Boccadasse? Dobbiamo immaginarci un commissario accasato, casalingo, magari un po' imborghesito che torna a casa alle prese con le gioie e le noie della vita matrimoniale? I lettori di Andrea Camilleri stiano tranquilli. A sposarsi non è il Montalbano di carta, ma quello televisivo. Anzi, per la precisione, lo sposo all'anagrafe si chiama Luca Zingaretti, la sposa è l'attrice Luisa Ranieri, e i due hanno già una figlia. Ma l'equivoco ci sta tutto, frutto del corto circuito tra letteratura e tv, in questo gioco pirandelliano in cui ormai Montalbano ha la faccia di Zingaretti, al punto tale che per la statua in bronzo collocata a Porto Empedocle, dedicata al commissario più celebre d'Italia, all'inizio molti pensarono che dovesse avere la fisionomia dell'attore, prima che lo scultore Giuseppe Agnello decidesse di raffigurarlo così come Camilleri lo aveva immaginato, con baffi, capelli folti pettinati all'indietro e una faccia un po' alla Pietro Germi.
Il Montalbano televisivo ha invece ancora una volta la faccia di Luca Zingaretti che in questi giorni e fino al 30 giugno è sul set ragusano della prossima serie ispirata a quattro romanzi (due già pubblicati, due prossimi all'uscita) di Andrea Camilleri. Sta girando le ultime scene del commissario, ma ha appena tolto i vestiti e i baffi di un altro siciliano di "tenace concetto": è stato il giudice Paolo Borsellino nella fiction "I 57 giorni", racconto per RaiUno delle settimane tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio, con record di ascolti. E con Zingaretti, sotto il sole di Marina di Ragusa, parliamo di Sicilia, di persone e personaggi, di mafia e di politica.
Zingaretti, questo matrimonio nelle terre del Montalbano televisivo segna ormai il tuo legame indissolubile con la Sicilia...
"E così. Con Luisa ci siamo conosciuti proprio in Sicilia, sul set di "Cefalonia", molte scene infatti erano girate sulle spiagge siciliane. E qui passiamo molti mesi all'anno. E stato naturale pensare di sposarci in Sicilia".
La prima serie di Montalbano risale a oltre dodici anni fa. Adesso sei tornato di nuovo in quella casa affacciata sul mare siciliano. È cambiato qualcosa?
"Guarda, dodici anni fa questa sembrava una Sicilia antica, molto simile a quella dei ricordi di Camilleri. Quando sono arrivato per la prima volta mi pareva di stare in un luogo dove il tempo si era fermato: il sorriso della gente, l'ospitalità, la disponibilità la facevano somigliare a un'Italia degli anni Cinquanta. Adesso le cose sono molto cambiate..."
Anche grazie a Montalbano c'è stata una forte impennata turistica nel sudest siciliano...
"Direi soprattutto grazie a Montalbano. Ma al di là della crescita turistica, questa Sicilia ha mantenuto lo spirito di allora, la gente ha conservato la sua anima sincera e accogliente. E una Sicilia speciale".
Cinque anni fa avevi detto che avresti smesso con Montalbano. Adesso sei ricaduto nel vizio...
"E vero, avevo detto che non avrei più interpretato Montalbano. Ma in questi anni mi sono mancate molte cose. Non solo un ruolo così forte e affascinante per un attore, ma mi sono mancati soprattutto i miei inverni siciliani. L'inverno qui, quando giriamo le riprese, ha un'atmosfera particolare e unica. E quindi sono tornato".
Dunque, non minacci più di abbandonare il commissario?
"Interpreterò Montalbano fin quando continuerò a divertirmi. E ancora mi diverto".
Com'è questo Montalbano? Dagli ultimi libri di Camilleri viene fuori un commissario più amareggiato, forse più deluso che nel passato. Sono sentimenti che passano anche nella tua interpretazione?
"Il Montalbano di Camilleri ormai ha quasi sessant’anni. Io invece ne ho cinquanta e mi sento in un'età speciale. È chiaro che il mio Montalbano non è più quello di dieci anni fa, ma è ancora nel pieno delle sue forze e del suo entusiasmo. Certo, i primi romanzi di Camilleri sono stati scritti a metà degli anni Novanta, quando il panorama era molto diverso, le speranze che le cose cambiassero erano molto forti. Adesso queste speranze sono minori ed è più difficile pensare a un futuro migliore".
Eppure, proprio in Sicilia, quegli anni Novanta erano molto cupi: da poco c'erano state le stragi, la mafia sembrava fortissima. Adesso, in Sicilia ci sono reazioni della società civile che vent'anni fa erano inimmaginabili...
"Molte cose sono successe da allora. Malgrado la situazione generale non induca all'ottimismo, c'è stata in Sicilia e anche nel resto del paese una sensibilizzazione nuova sui temi della legalità e dell'antimafia. E questo è sicuramente un buon segno".
Hai interpretato Paolo Borsellino, il giudice che nei 57 giorni tra l'uccisione di Giovanni Falcone e la sua morte, disse di avere visto la mafia in diretta. Oggi in Sicilia non si ammazza più, ma le mafie economiche prendono piede nel resto d'Italia e d'Europa.
"Dopo la strage di Duisburg tutti hanno ormai capito che le mafie non hanno confini. Lo avevano intuito anche Falcone e Borsellino che la mafia stava sbarcando a Piazza Affari, a Milano. Come dicevamo prima, questa sensibilizzazione ormai è molto diffusa. L'unica cosa che sconcerta è l'atteggiamento della nostra classe politica negli ultimi vent'anni, sempre disposta a favorire le mafie e il loro potere, concedendo al malaffare la possibilità di continuare a regolare la vita sociale tra i cittadini. Negli ultimi vent'anni sono state approvate leggi che indeboliscono la lotta alla mafia. Anzi, in alcuni casi la favoriscono. Per non parlare della corruzione, dei furti legalizzati, delle ruberie generalizzate. Insomma, la nostra classe politica ha lavorato bene in questi vent'anni per continuare ad assicurare l'impunità ai corrotti e ai mafiosi".
Da Montalbano a Borsellino il passo è lungo. Uno è un personaggio letterario che si muove in una Sicilia solare, l'altro un giudice coraggioso stretto in una Palermo plumbea...
"La Sicilia di Camilleri è letteraria, legata alla sua memoria di un'Isola che forse non c'è più. La Palermo di Borsellino è tragica, scura e minacciosa. Ma la Sicilia è la Sicilia".
Questo si sa...
"Voglio dire che la Sicilia è una terra con una fortissima identità che ha prodotto personalità grandissime. Una regione a forti chiaroscuri, che può esprimere un Totò Rima e un Paolo Borsellino. Una terra di tragedia antica, dai sapori fortissimi. La Sicilia è un luogo ad alta densità di storie ottime da raccontare e, per un attore, di ruoli eccezionali da interpretare".
Perfino nella fotografia, la fiction su Paolo Borsellino restituisce una Sicilia da tragedia piena di complotti.
"Il percorso di Borsellino è una sfida non solo contro la mafia, ma contro i centri occulti di potere. Nel 1989, quando Falcone scampò all'attentato dell'Addaura, parlò di 'menti raffinatissime'. Allora molti, me compreso, non capirono cosa volesse dire. E quei pochi che capirono gli dettero addosso. La stessa cosa accadde a Borsellino, dopo la strage di Capaci: fu tradito, vide la mafia in diretta, capì che contro di lui non c'era solo Cosa Nostra, ma centri di potere, pezzi deviati dei servizi segreti, uomini infedeli annidati nelle istituzioni. Da sempre, a partire dalla strage di Portella delle Ginestre, non c'è episodio che non veda in azione i servizi segreti deviati. Anche nelle indagini sulla strage di via D'Amelio si sono attivati per depistare l'inchiesta. È inquietante sapere che forse non riusciremo mai a raggiungere la verità..."
Detta così è difficile poi spiegare alla gente, magari ai più giovani, che bisogna credere nello Stato.
"Io non ho mai detto che bisogna credere nello Stato. Io dico: pensiamo con la nostra testa, pensiamo che lo Stato ci appartiene, combattiamo il luogo comune per cui la politica è sempre roba sporca da affidare ai professionisti dell'imbroglio. Insomma, battiamoci contro una classe politica che ci fa somigliare a dei sudditi più che a dei cittadini".
La storia di Borsellino racconta anche di veleni e contrasti dentro il palazzo di giustizia. Ancora oggi, tra diversi magistrati dell'antimafia si registrano polemiche anche aspre. Non c'è il rischio che tutto questo si trasformi in un teatrino che indebolisce il fronte antimafioso?
"I dissidi tra magistrati sulle indagini da fare, sui metodi di lavoro, sono normali e per certi versi è anche giusto che ci siano e vengano allo scoperto. Il problema è che spesso dietro queste polemiche ci sono seminatori di zizzania, fabbricatori di dossier, operai della fabbrica del fango che puntano a dividere e a creare confusione. Le polemiche sono una cosa, i veleni sparsi ad arte sono un'altra cosa, appartengono a quella lunga storia di centri di potere e servizi deviati che hanno scritto le pagine più scure di quest'Italia".
Gaetano Savatteri
 
 

Porto Empedocle, 9.6.2012
Con Andrea Camilleri verso il Museo del Mare
Apertura delle antiche "fosse" della Torre di Carlo V

Sabato 9 giugno 2012 alle 18:00 Andrea Camilleri sarà a Porto Empedocle per inaugurare gli spazi espositivi delle antiche “fosse” della Torre Carlo V. Insieme a Camilleri ci saranno il sindaco Lillo Firetto, l’Assessore Regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana Sebastiano Missineo e il Soprintendente Pietro Meli.
Nel corso della cerimonia, che si terrà nel piazzale d'ingresso del porto (di fronte alla Torre), Sebastiano Lo Monaco leggerà brani da La strage dimenticata, romanzo civile in cui Camilleri descrive proprio quei luoghi, che videro la fine di 114 forzati rinchiusi nel bagno penale durante i moti antiborbonici del gennaio 1848. Accompagnamento al pianoforte di Rita Capodicasa. Figuranti in costume dell'esercito borbonico spareranno salve di cannone e infine verrà tagliato il nastro augurale delle antiche “fosse” che saranno finalmente aperte al pubblico, il quale potrà accedervi gratuitamente in attesa del completamento dei locali superiori della Torre, destinati ad ospitare il primo Museo Regionale del Mare.
Nelle “fosse” è stata realizzata la “Sala cannoniera” con alcuni dei cannoni ad avancarica di epoca borbonica un tempo in dotazione alla Torre e poi portati a Perugia (dov’erano in esposizione nella Rocca Paolina), recuperati grazie anche a una segnalazione di Camilleri.
Martedì 12 giugno 2012 alle 11:30 Andrea Camilleri sarà il "padrino" d'eccezione del “battesimo” del nuovo rimorchiatore del porto di Porto Empedocle, il Vigàta, che il Gruppo Barbaro ha voluto dedicare allo scrittore e al suo immaginario borgo letterario.


Il rimorchiatore Vigàta (foto da AgrigentoNotizie)
 
 

La Sicilia, 9.6.2012
Porto Empedocle, Camilleri inaugura la Torre Carlo V

Porto Empedocle. Sarà lo scrittore Andrea Camilleri ad inaugurare oggi, alle 18.30, gli spazi espositivi delle antiche «fosse» della Torre Carlo V assieme al sindaco Lillo Firetto e all'assessore Regionale ai Beni Culturali e all'Identità Siciliana, Sebastiano Missineo. L'evento, cui saranno presenti l'architetto Pietro Meli, Sovrintendente ai Beni culturali di Agrigento e l'archeologo Sebastiano Tusa, Sovrintendente regionale del mare, sarà anche un omaggio allo scrittore empedoclino, che come noto ha descritto nel suo libro edito da Sellerio, «La strage dimenticata», proprio quei luoghi sinistri che videro la fine di 114 forzati rinchiusi nel bagno penale durante i moti antiborbonici del gennaio 1848. Ora le antiche «fosse», giudiziosamente restaurate, saranno finalmente aperte al pubblico che potrà accedervi gratuitamente in attesa dell'allestimento dei locali superiori della Torre, destinati ad ospitare il primo Museo Regionale del Mare.
Nelle «fosse» è stata realizzata la «Sala cannoniera» tra l'altro con alcuni dei cannoni ad avancarica di epoca borbonica un tempo in dotazione alla Torre e poi trafugati a Perugia (dov'erano in esposizione nella Rocca Paolina) che il sindaco Firetto e Camilleri sono riusciti a recuperare e a riconsegnare alla città. Altri due cannoni borbonici, che capovolti, venivano utilizzati come bitte per l'ancoraggio dei natanti al molo Crispi, sono stati scoperti dal sindaco che li ha fatti recuperare e restaurare restituendoli agli empedoclini.
a. r.)
 
 

ANSA, 9.6.2012
Italcementi: Camilleri a fianco operai Porto Empedocle
Scrittore, doccia fredda apprendere notizia chiusura

Agrigento - ''E' stata una doccia fredda tornare nella mia citta' dopo 3 anni e trovare la notizia che 300 lavoratori della cementeria perderanno il proprio posto''.
L'ha detto lo scrittore Andrea Camilleri durante l'inaugurazione delle ''Fosse'' di Torre Carlo V, a Porto Empedocle (Ag), apprendendo della decisione di Italcementi di bloccare la produzione tra giugno e settembre. ''Supereremo questo momento, ma dobbiamo essere uniti. In Italia - ha aggiunto - e' il momento degli speculatori''.
 
 

AgrigentoNotizie, 9.6.2012
In silenzio riapre la torre Carlo V, Camilleri: "Vicino ai lavoratori dell'Italcementi"
Il rumore dei 300 licenziamenti nello stabilimento di Porto Empedocle ha fatto cambiar programma all'evento. Una manifestazione sobria che ha sempre sottolineato la situazione assurda e critica in cui versano le 300 famiglie

Cliccare per vedere la fotogallery

Uno strano silenzio interrotto solo dagli applausi, è stato accolto così lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri che nel pomeriggio di ieri è stato presente all'inaugurazione della torre di Carlo V di Porto Empedocle.
Il rumore dei 300 licenziamenti nello stabilimento Italcementi di Porto Empedocle ha fatto cambiar programma all'evento di ieri, una manifestazione sobria che ha sempre sottolineato la situazione assurda e critica in cui versano le 300 famiglie.
"Siamo pronti a inaugurare un'importante opera per gli empedoclini, il restauro della torre Carlo V, per noi è un fiore all'occhiello - ha detto il primo cittadino di Porto Empedocle Calogero Firetto - doveva essere una giornata di festa, ma arrivo qui con la morte in cuore, per i lavoratori dell'Italcementi. E' una grande tegola, ma chiedo loro di non perdere mai la speranza e di continuare a lottare sempre, con fermezza dico che io e tutta Porto Empedocle è vicina a loro".
Ha voluto inoltre spiegare il sindaco Firetto, l'importanza della riapertura di un "monumento" come la torre di Carlo V, resistita negli anni più duri e raccontata nei libri di Camilleri. "La torre è stata palcoscenico di diverse guerre e carestie, oggi rivederla cosi per me è un gran miracolo. Devo dire grazie a tante persone, alla sovrintendenza di Agrigento, all'assessore ai Beni Culturali e all'Enel, ma anche ai cittadini di Porto Empedocle, e grazie a tutte queste persone che oggi vantiamo il primo museo archeologico del mare".
Alla manifestazione è intervenuto anche l'assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Missineo: "Oggi restituiamo a Porto Empedocle un patrimonio importante, spero che con quest'opera si dia il via a un percorso turistico. Sono contento che Agrigento e Porto Empedocle vantino la miglior conservazione dei patrimoni archeologici".
Ha ascoltato tutti con silenzio e attenzione, il "padre" della penna siciliana e non Andrea Camilleri: "Torno nella mia terra dopo tre anni, venire oggi e sapere che 300 padri hanno perso il loro posto di lavoro è inaccettabile. La speranza in questi casi non serve a molto. Credo che il miglior detto sia 'Cu di speranza vivi disperato mori', gli empedoclini non devono sperare ma lottare, essere caparbi nei buoni e nei tempi cattivi. Conosco gli italiani e soprattutto i siciliani, so che uniti possono superare qualsiasi ostacolo. Dicono che so scrivere e metto la mia penna a disposizione per qualsiasi cosa, dico a gran voce agli empedoclini che il loro fratello maggiore Andrea Camilleri è con voi e non vi abbandonerà".
Camilleri girandosi verso la torre Carlo V ha poi affermato: "Questa torre alle mie spalle ha retto in epoche importanti e falciate dal dolore, rivederla cosi per me è una grande emozione".
Hanno applaudito a lungo l'intervenyo di Camilleri gli empedoclini, che poi hanno ascoltato la lettura di alcuni passi dei racconti del celebre scrittore interpretati dall'attore e regista Sebastiano Lo Monaco. L'inaugurazione ha avuto il via da due scoppi di cannone e dalla benedizione dell'arciprete Brancato.
 
 

Grandangolo, 9.6.2012
Alla strage dimenticata se ne aggiunge un’altra da non dimenticare. Camilleri tuona in favore degli operai Italcementi (fotogallery di Diego Romeo)

Sono tutti lì sparsi tra la folla empedoclina gli operai della cementeria di Porto Empedocle di cui è stata annunciata la chiusura. Con i loro elmetti e le tute di lavoro spiccano tra gli empedoclini accorsi numerosi per  l’inaugurazione delle “antiche fosse” della Torre Carlo V, restaurate e tra non molto aperte al pubblico. “Doveva essere una serata felice – dice il sindaco Firetto rivolto ai rappresentanti delle istituzioni locali e di quelle regionali presenti  con l’assessore Missineo – una brutta tegola improvvisa che ci cade addosso”. Visibilmente affranto è apparso lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri tornato nella sua città dopo tre anni di assenza e rivolto agli operai che lo applaudono dice con voce vigorosa ”Non possiamo permetterlo, non lo permetterò il vostro licenziamento, sono con voi, consideratemi il vostro fratello maggiore”.
Camilleri era l’ospite d’onore, come al solito, ed è stato lui a tagliare il nastro  inaugurale in quella Torre Carlo V cui ha dedicato un suo libro Gaetano Cellura autore di Scrittori di Sicilia lo ha raccontato su questo sito: ”Camilleri parla di questo eccidio nel libretto La strage dimenticata. Ne parla confutando il resoconto storico che degli avvenimenti aveva fatto il professor Baldassare Marullo, podestà, sindaco e storico di Porto Empedocle, il quale, “allineandosi ad una specie di congiura del silenzio… sulla strage della Torre è vago, impreciso, e addirittura, con parola alla moda, depistante”. La congiura del silenzio. O la “compatta omertà dei contemporanei” di cui parla Sciascia in Morte dell’Inquisitore. E cos’altro è questa congiura, quest’omertà, se non una solida recinzione – di silenzio appunto, di complicità, di rimorso anche – che la coscienza, o l’incoscienza, di un popolo costruisce attorno ad avvenimenti particolari – della cronaca come della storia – per ragioni di opportunità politica, di convenienza, di paura, o per sopravvenuti sensi di colpa? Nel caso specifico, si trattò di un senso di colpa collettivo – e questa è la ragione del silenzio secondo Camilleri – che coinvolse e, crediamo, sconvolse gli animi di quanti, rivoltosi o semplici parenti dei carcerati, a un certo punto, attribuirono alla loro azione la causa della strage nella torre. Porto Empedocle, all’epoca dei fatti, si chiamava Borgata Molo, e la torre dove avvenne la strage dei galeotti era la Torre della Borgata Molo.”
Adesso 164 anni dopo occorre evitare un’altra strage, quella degli operai della Cementeria empedoclina. Nel 1848 furono 114 gli uomini che morirono perché “servi di pena”. E per tanto tempo fu una strage avvolta in  un inspiegabile silenzio. Che Camilleri  - ricorda Cellura – con questo libretto, ha saputo rompere e spiegare. Lo ha ricordato l’attore Sebastiano Lo Monaco che fu allievo di Camilleri in Accademia d’Arte Drammatica che ha letto un lungo e significativo brano del libro.  E guarda caso anche oggi  è toccato ad Andrea Camilleri gridare “Non lo permetterò, non lo permetteremo”.
Dopo la manifestazione Camilleri insieme ad alcuni amici, le figliole e familiari, in forma strettamente privata, è andato a mangiare del buon pesce fresco al ristorante di Enzo Sacco al Piano Lanterna. Mischiato tra i commensali che lo osservano credendo di non farsi notare, ha trascorso una serata in tranquillità e con il sorriso. Non ha resistito alla tentazione di fumare e lo ha fatto senza recare disturbo ai clienti del locale. Si è alzato più volte, ha aperto la veranda, si è sporto fuori ed ha fumato in santa pace. Poi, prima di lasciare il locale, abbracci e tripudio sino in cucina con omaggio finale del direttore di Grandangolo che lo ha affettuosamente salutato.
Diego Romeo
 
 

Il Sole 24 Ore, 10.6.2012
Posacenere

Sento levarsi voci critiche sul fatto che, in un momento di terrificante crisi per il nostro Paese, sia stato costituito un governo di cosiddetti "tecnici". Vale a dire un ambasciatore agli Esteri, un prefetto all’Interno, un economista all’Economia e via di questo passo. Questa, dicono, è un’umiliazione alla politica. Ma non era già un’umiliazione alla politica il fatto che un ministro totalmente incompetente del settore affidatogli, occupasse quel dicastero solo per scelta politica e non per attitudine, esperienza, capacità? Rivolgo una domanda a questi critici: se vi trovaste a bordo di un aereo in grave difficoltà, preferireste che alla guida ci fosse un pilota provetto ed esperto, oppure un uomo ex dentista?
Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 10.6.2012
Porto Empedocle. Il centro dell’Agrigentino ieri sospeso tra la festa culturale e il dramma del licenziamento collettivo da parte dell’Italcementi
Camilleri riapre la Torre, per 300 operai cancelli chiusi
Lo scrittore: «Farò ciò che posso»
Bloccata a singhiozzo la statale
La disperazione. I lavoratori sono stati ricevuti ieri dal prefetto che ha già informato il ministero

Porto Empedocle. Andrea Camilleri non poteva immaginare di ritrovarsi in una Vigata, la sua Vigata «listata a lutto», dal punto di vista occupazionale. Tre anni dopo la sua ultima visita nel paese natale, si è ritrovato sospeso tra la gioia per la riapertura della Torre Carlo V (dallo stesso citata ne "La Strage dimenticata"), dopo decenni di abbandono e un raffinato restauro, e il dolore nel vedere dinanzi a sé trecento operai licenziati 24 ore prima, a partire dal prossimo settembre, dall'Italcementi.
Un dramma sociale senza precedenti nella storia recente di Porto Empedocle e della provincia di Agrigento in genere. La cerimonia organizzata dalla Regione Sicilia, dalle Sovrintendenze del Mare di Palermo, dei Beni culturali di Agrigento e dal Comune non si poteva rinviare. Quindi tutti sul palco a «gioire», tra musica e figuranti, ma con compostezza per la riapertura del simbolo cittadino, trasformato in futuro museo del mare.
Ieri è stata aperta «solo» una sala, quella denominata «Cannoniera», per la presenza di alcuni cannoni di età borbonica recuperati in giro per l'Italia anche grazie all'intervento dello stesso Camilleri.
Ma, cannoni a parte, quella di ieri è stata la seconda giornata esplosiva sul fronte occupazionale. Il "matrimonio con il cadavere in casa" si è celebrato al culmine di 24 ore difficili per i 300 lavoratori a spasso e per le loro famiglie. Sulla strada statale 115, interrompendo il traffico a singhiozzo, gli operai dell'Italcementi empedoclina hanno pensato di far conoscere alla gente la loro disperazione. L'intervento delle forze dell'ordine ha ripristinato la normalità, anche in attesa del vertice che si sarebbe svolto alle 13 dal prefetto Francesca Ferrandino.
Al rappresentante del governo i sindacati confederali e di categoria, insieme con il sindaco Calogero Firetto, hanno prospettato le devastanti ricadute derivanti da questi 300 licenziamenti comunicati da Italcementi dopo alcune avvisaglie delle scorse settimane.
Il prefetto ha garantito che sin nel pomeriggio di ieri avrebbe informato sulla gravità della situazione empedoclina il ministero dell'Industria e delle attività produttive.
Come dire che il caso ha tutti i requisiti per diventare nazionale, sulla scorta di altri disastri occupazionali deflagrati, specie in Sicilia, negli ultimi anni.
Gli operai sono stati capaci "solo" di insultare a distanza il direttore dello stabilimento, ritenendolo uno dei responsabili della situazione. Venerdì sera, oltre a insultarlo in vari modi, vedendolo uscire sotto scorta della polizia dall'impianto, qualcuno gli ha lanciato contro dell'acqua minerale. E' stato centrato il dirigente del commissariato, vice questore aggiunto Cesare Castelli, al quale però subito dopo il lanciatore ha chiesto pubblicamente scusa, confermando come il bersaglio dell'acqua fosse il capo dell'impianto.
Ieri mattina tutti in strada, stile «forconi», da un lato all'altro della strada statale 115, a ridosso dello stabilimento, per bloccare a singhiozzo il traffico veicolare, incassando gli insulti dalla gente che andava di fretta e inviti a resistere da chi manifestava solidarietà. L'appuntamento clou della giornata è stato però quello del pomeriggio, quando sarebbe arrivato Camilleri. Dopo i primi interventi del sindaco Calogero Firetto e del presidente del Consiglio comunale Luigi Troja, tutti pronti «a combattere con gli operai, al quale rinnoviamo il nostro invito alla speranza», la parola è passata a «zu Nenè». «Per me che mancavo da tre anni è stata una doccia fredda apprendere questa notizia. Io conosco gli italiani, i siciliani e sono sicuro che ce la faremo, ma dobbiamo essere uniti contro chi specula su questa crisi. Questo è il momento degli speculatori. Consideratemi come un fratello maggiore, mi attiverà per quanto posso». Sul «traguardo» della cerimonia, Camilleri ha racccolto una sorta di ovazione: «Bisogna stare attenti, qua si è soliti dire che «cu di speranza campa, disperatu mori».
Dalla delegazione di operai diventati disoccupati è partito un applauso scrosciante che ha coinvolto tutti gli altri presenti alla cerimonia. Una cerimonia tenutasi in un'atmosfera surreale: ma quando è stata organizzata nessuno sapeva che proprio il giorno prima dell'inaugurazione della Torre Italcementi avrebbe mandato a casa mezza Porto Empedocle.
Francesco Di Mare
 
 

La Sicilia, 10.6.2012
Nonostante tutto riapre dopo decenni la Torre Carlo V alla presenza di autorità
Andrea Camilleri: «Cu di speranza campa, disperatu mori»

Porto Empedocle. Camilleri: «Cu di speranza campa, disperatu mori». così parlò ieri sera Andrea Camilleri, ai piedi della Torre Carlo V riaperta parzialmente ai visitatori, dopo decenni di abbandono e ultimato il restauro.
Una cerimonia svoltasi in un'atmosfera surreale, con il banchetto offerto dalla Regione devoluto in beneficienza alle suore agostiniane e al cospetto di una folta delegazione dei quasi ex lavoratori dell'Italcementi. Tra gente comune ed autorità vestiti elegantemente e col sorriso stampato in bocca, specie gli anziani, c'erano gli operai con le pettorine arancioni e i caschi. Alcuni erano svegli dal giorno prima per lo choc subito. «The show must go on», cantavano i «Queen», lo spettacolo deve continuare ed è continuato. Il sindaco Firetto immaginava questo evento diverso, tra sorrisi e canzoni, ma la realtà non ha permesso a nessuno di gioire. Il primo cittadino con estremo rispetto per i lavoratori ha evitato toni enfatici, ha garantito assistenza ai lavoratori, invitandoli ad avere speranza. La «palla» è passata poi a Camilleri: «Sono tornato dopo 3 anni e per me la notizia dei licenziamenti è stata una doccia fredda. Bisogna essere uniti, io sono con voi, consideratemi un fratello maggiore. Mi attiverò anche contro gli speculatori della crisi». In chiusura il «botto», sulla speranza da non considerare eterna e risolutiva. E giù applausi.
 
 

AgrigentoNotizie, 10.6.2012
Italcementi, i lavoratori non fermano la protesta
Parole di conforto da parte di Andrea Camilleri, del sindaco Calogero Firetto e dell'arciprete Angelo Brancato, presenti all'inaugurazione della torre Carlo V

"Per me è stata una doccia fredda - ha dichiarato Andrea Camilleri- tornare nella mia città dopo tre anni e trovare la notizia che trecento lavoratori perderanno il proprio posto. Ho la piena fiducia che supereremo questo momento, ma dobbiamo essere tutti uniti. In Italia è il momento degli speculatori, di chi, come le iene vuole vivere sulla crisi. Per quanto mi sarà possibile cercherò di fare qualcosa per i lavoratori, perchè mi reputo in un certo senso un loro fratello maggiore".
Parole di speranza ha espresso anche il sindaco Lillo Firetto, il quale si è anche voluto giustificare per la scelta di svolgere comunque la manifestazione inaugurale.
L'arciprete don Angelo Brancato, invece, ha chiesto ai presenti di pregare affinché Dio illumini i cuori e le menti dei responsabili di questo stato di cose. "Quando le aziende vanno bene i lavoratori continuano a percepire il loro stipendio ordinario - ha dichiarato -, mentre invece, quando le cose vanno male tocca ai lavoratori pagare".
"I beni culturali, ovviamente, non costituiscono una risposta immediata ai problemi occupazionali - ha dichiarato invece l'assessore Regionale ai Beni Culturali e all'Identita' Siciliana, Sebastiano Missineo - ma è necessario iniziare a pensare ad intraprendere un percorso che porti questa terra a vedere sviluppo nel nostro patrimonio storico e territoriale".
Intanto i lavoratori proseguono la loro protesta. Nuovi rallentamenti del traffico veicolare si sono registrati nel tratto di strada dinnanzi alla cementeria, e per loro si annuncia una domenica in cementeria.
"Tanto - dice qualcuno di loro con ironia amara - da settembre sarà domenica ogni giorno".
 
 

BlogSicilia, 10.6.2012
Agrigento. La chiusura dell'impianto empedoclino
Italcementi, Camilleri: "La mia penna a disposizione degli operai in lotta"

Ha riabbracciato la sua terra dopo tre anni di assenza. Tuttavia Andrea Camilleri il ritorno nella sua Porto Empedocle lo immaginava certamente.  Pensava di vivere una giornata di festa per la riapertura delle Fosse di Torre Carlo V. E invece, il papà di Montalbano ha trovato una città disperata, sull’orlo del precipizio per la prossima chiusura dell’Italcementi. “Venire oggi – ha detto – e sapere che 300 padri hanno perso il loro posto di lavoro è inaccettabile. La speranza in questi casi non serve a molto. Credo che il miglior detto sia ‘Cu di speranza vivi disperato mori’, gli empedoclini non devono sperare ma lottare, essere caparbi nei buoni e nei tempi cattivi. Conosco gli italiani e soprattutto i siciliani, so che uniti possono superare qualsiasi ostacolo. Dicono che so scrivere e metto la mia penna a disposizione per qualsiasi cosa, dico a gran voce agli empedoclini che il loro fratello maggiore Andrea Camilleri è con voi e non vi abbandonerà”.
Camilleri  si schiera senza se e senza ma dalla parte degli operai che per il secondo giorno hanno proseguito il presidio nell’area antistante il cementificio e nelle azioni di  rallentamento del traffico, consentendo, però,  il passaggio dei mezzi di soccorso. Una protesta civile, controllata a distanza dall’occhio vigile delle forze d’ordine.
Operai e sindacati puntano il dito contro la famiglia Pesenti, proprietaria dell’Italcementi, che dall’oggi al domani ha deciso lo stop della produzione entro settembre, con la conseguente mobilità per i quasi cento dipendenti. Situazione disperata anche per i 250 lavoratori dell’indotto. Trecentocinquanta posti di lavoro in fumo in una realtà economica da sempre storicamente depressa e con indici di disoccupazione tra i più alti dell’Isola.
Tutti chiedono l’intervento del premier Mario Monti e del ministro Elsa Fornero, affinché venga aperto tempi brevi un tavolo di concertazione tra le parti sociali e la proprietà. In attesa di una risposta, i lavoratori hanno ricevuto la visita dell’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro e del  sindaco Marco Zambuto.  Domani prevista anche la visita di una delegazione della deputazione regionale e nazionale del Pd. Gli operai registrano gli attestati di vicinanza ma preannunciano che la protesta continuerà e diverrà sempre più serrata finché non avremo risposte”.
Ettore Ursino
 
 

Malgrado Tutto Web, 10.6.2012
Licenziamenti all’Italcementi: le parole di Andrea Camilleri
La Torre Carlo V e la presbiopia della memoria
Aperte le fosse raccontate dallo scrittore ne "La strage dimenticata", verso il museo del mare
 

E' il suo destino: essere luogo simbolo di fatti che restano impressi nella storia di una comunità. E' il destino di quella Torre "alta, fosca, quadrata", come scrive Andrea Camilleri che ieri ha partecipato, commosso e stanco, alla manifestazione di apertura delle fosse da lui raccontate ne La strage dimenticata, piccolo libretto del 1984 pubblicato da Sellerio, dopo la lettura di Leonardo Sciascia.
La Torre Carlo V di Porto Empedocle luogo di quella strage che, nel 1848, vede centoquattordici galeotti siciliani morire per mano della polizia borbonica. E oggi, nel 2012, testimone muta di un dramma annunciato che potrebbe costare il posto di lavoro a centinaia di dipendenti dell'ITALCEMENTI, con pesanti ripercussioni sull'economia della città. Ieri per Porto Empedocle doveva essere un grande giorno di festa. Ma la notizia dei licenziamenti ha inevitabilmente smorzato gli entusiasmi.
Quando comincia la cerimonia di inaugurazione delle fosse tra il pubblico ci sono anche loro, i dipendenti dell'ITALCEMENTI. Indossano tutti la tuta , quasi a volere ricordare un'identità di cui vanno fieri ma anche un lavoro che non vogliono perdere.
E Andrea Camilleri, che torna dopo tre anni nella sua Vigàta, le prime parole le dedica proprio a loro: "La mia unica forza per stare accanto a voi è la penna". Un colpo di penna, dunque, come se fosse un colpo di spada, scriveva Sciascia. E Camilleri, che di Sciascia assorbe, come da una batteria, energia vitale, di questi licenziamenti parla chiaro: "Si deve fare qualcosa, non possiamo avere solo parole di speranza: cu di spiranza campa, dispirato mori".
Preoccupato della situazione sociale che potrebbe venir fuori da quello che sembra essere diventato un fatto non prettamente locale il sindaco della città marinara Lillo Firetto che per l'inaugurazione delle fosse della Torre Carlo V avrebbe voluto si festa grande "ma con tutti i miei concittadini" precisa. Durante la cerimonia Sebastiano Lo Monaco dà voce alle pagine di Camilleri e ci ricorda che "La Torre è in realtà un piccolo, tozzo castello rozzamente finalizzato agli scopi per cui venne pensato: a nessuno, cioè, al momento della sua costruzione , passò per l'anticamera del cervello che una qualsivoglia castellana avrebbe potuto alleggerire, con la sua presenza, la cupezza del luogo". E ancora: "Divenuta, coi Borboni, bagno penale e, dopo l'Unità, carcere, la Torre, pur nel variare delle situazioni politiche, coerentemente dunque non cangiò la sua destinazione, sempre di difesa si trattava, non più da nemici esterni ma da quelli interni o almeno che tali erano di volta in volta ritenuti...".
Un luogo cupo, dunque, nel ricordo di Camilleri. E cupo rischia di restare anche il ricordo di questa giornata segnata dalla notizia che arriva da lassù, dalla parte alta e nuova della città, dove trova sede la Italcementi che da decenni è presente, nel bene e nel male, alla marina.
"Era nell'aria", dice Salvatore Moncada, che con il suo Gruppo ha dato una mano a Firetto e alla città per quel risveglio culturale che è sotto gli occhi di tutti. Chi arriva a Porto Empedocle, infatti, si rende subito conto dei cambiamenti avvenuti negli ultimi cinque anni. Anche Moncada, negli ultimi mesi ha dovuto licenziare, sottolineando, in un'intervista che ci ha rilasciato, come in Sicilia sia diventato difficile difficile creare lavoro.
"Ora che speravamo di raccogliere i frutti di un impegno ultra trentennale questa notizia ci spiazza" commenta Calogero Bellavia, l'imprenditore che a Porto Empedocle ha creato uno dei più importanti centri della moda in Sicilia.
La cerimonia per l'inaugurazione delle fosse della Torre volge al termine.
"Di quei centoquattordici morti bastò poco tempo perché in paese non se ne parlasse più", scrive Camilleri, sempre nella Strage. L'apertura del museo del mare, che trova sede nei luoghi dove morirono quelle persone, è un omaggio doveroso alla memoria del passato, al quale bisogna sempre guardare con attenzione. La stessa attenzione che deve essere rivolta a coloro che perdendo il lavoro rischiano di essere uccisi nella dignità.
Salvatore Picone
 
 

Giornale di Sicilia, 10.6.2012
L’inaugurazione. Gli spazi espositivi sono ricavati all’interno dell’antica Torre dedicata a Carlo V
Museo del mare a Porto Empedocle
Camilleri: sarà un luogo di cultura

Il “papà” di Montalbano, che ieri ha solidarizzato con in lavoratori dell’Italcementi a rischio licenziamento, ha descritto la torre nel suo libro “La strage dimenticata”

Porto Empedcole. In principio serviva per proteggere il centro marinaro dalle invasioni dei turchi che nel sedicesimo secolo avevano messo a ferro e fuoco la costa meridionale della Sicilia. Poi i Borboni, nel diciottesimo secolo, ne fecero una prigione. Adesso  la Torre Carlo V di Porto Empedocle è quasi pronta ad ospitare il primo Museo Regionale del Mare in Sicilia. E a simboleggiare la visione di una nuova città marinara che non vuole più essere periferia agrigentina ma centro propulsore del Mediterraneo.
E’ stato lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri ad inaugurare, ieri sera, dopo aver incontrato i lavoratori dell'Italcementi a rischio licenziamento, gli spazi espositivi delle antiche “fosse” della Torre Carlo V insieme al sindaco Lillo Firetto e all’assessore regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Sebastiano Missineo. "Questo Museo del Mare sarà una risorsa importante non solo per gli empedoclini ma per tutti i siciliani", ha detto Missineo. "Non è vero che la cultura non dà lavoro, ripartiremo dal Museo del Mare per proiettare Porto Empedocle verso nuovi orizzonti, anche se oggi dobbiamo lottare per difendere i lavoratori della Italcementi". Presenti anche l’architetto Pietro Meli, Sovrintendente ai Beni Culturali di Agrigento e l’archeologo Sebastiano Tusa, Sovrintendente regionale del mare, e tutte le autorità civili e militari della provincia, in prima fila il prefetto Francesca Ferrandino. Il primo passo, quindi, l’inaugurazione della “Sala cannoniera” con alcuni dei cannoni ad avancarica di epoca borbonica un tempo in dotazione alla Torre e poi trafugati a Perugia (dov’erano in esposizione nella Rocca Paolina) che il sindaco Firetto e lo scrittore Camilleri sono riusciti a recuperare e a riconsegnare alla città. Altri due cannoni borbonici, che capovolti venivano utilizzati come bitte per l’ancoraggio dei natanti al molo Crispi, sono stati scoperti dal sindaco Firetto che li ha fatti recuperare e restaurare restituendoli agli empedoclini e decretando così la “volontà dell’intera  cittadinanza di volersi riappropriare del proprio passato e delle proprie tradizioni marinare”.
L’evento di ieri è stato anche un “omaggio” allo scrittore Andrea Camilleri che ha descritto nel suo libro edito da Sellerio, “La strage dimenticata”, proprio quei luoghi sinistri videro la fine di 114 forzati rinchiusi nel bagno penale durante i moti antiborbonici del gennaio 1848. Ora le antiche “fosse”, restaurate, sono aperte al pubblico che potrà accedervi gratuitamente in attesa dell’allestimento dei locali superiori della Torre, destinati ad ospitare il primo Museo Regionale del Mare. "Questa torre nella storia è stata buona e cattiva, ora è museo - ha detto Camilleri - significa conoscenza, sapere, cultura. Dobbiamo essere uniti come oggi per combattere gli speculatori dal licenziamento facile, la mia unica forza è la penna, farò il possibile per far sentire la mia voce e salvare dai licenziamenti i lavoratori della Italcementi".
Calogero Giuffrida
 
 

Comunicalo.it, 10.6.2012
Porto Empedocle, con Camilleri verso il primo Museo Regionale del Mare
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Il Sole 24 Ore, 10.6.2012
L’iniziativa del Museo del Ghisallo
Un premio al ciclismo doc

Magreglio (CO). Nel santuario - letterale e metaforico - di uno sport duro, dove le battaglie per la vittoria toccano e a volte superano i confini dell’epica, ma che purtroppo negli ultimi anni è stato anche perseguitato dal dramma del doping.
Siamo al Ghisallo, in mezzo alla forbice formata dai due rami del lago di Como e a una sessantina di chilometri da Milano, in vetta a una delle salite storiche che hanno visto protagonisti i grandi campioni del ciclismo, connubio unico di forza di volontà, cuore, muscoli e tecnologia.
In cima al passo, c’e la piccola cappella dedicata alla Madonna del Ghisallo, patrona dei ciclisti, e il prestigioso museo dedicato allo sport delle due ruote. Il museo e una raccolta unica, inaugurata nel1996, di cimeli, testimonianze, oggetti che fanno parte della storia del ciclismo: dalle bici dei campioni del passato alle maglie indossate dai vincitori.
E proprio qui in cima al passo, arrivano ogni giorno decine di cicloamatori, che con i loro mezzi ipermoderni, ma sempre con l’unica forza delle loro gambe, assaggiano la fatica compiuta dai grandi campioni del passato per giungere fino ai 754 metri di altezza del passo e visitare la cappella e il Museo.
Come ci racconta Fiorenzo Magni, presidente della Fondazione del Museo - toscano, 91 anni portati splendidamente, campione dell’epoca d’oro di Bartali e Coppi, tre volte vincitore del Giro d’Italia, soprannominato "il Leone delle Fiandre" grazie alle tre vittorie consecutive al Giro delle Fiandre, tra il 1949 e il 1951 - «il Museo del ciclismo presenterà presto un grande premio annuale dedicato agli eroi di questo sport». Un premio internazionale, dice Magni «che vorremmo organizzare insieme a un grande giornale italiano».
Magni - tra i primi sportivi al mondo ad avere intuito le possibilità delle sponsorizzazioni "extra-sportive" nel mondo dello sport: famosa la sua maglia dedicata a una nota crema per la pelle - si e già detto disponibile a fare da padre nobile alla prima edizione del premio. E Antonello Montante, industriale siciliano del settore, ha accennato alla possibilità di coinvolgere anche un illustre rappresentante della cultura della sua terra: lo scrittore Andrea Camilleri.
Sottolineando come il ciclismo «abbia contribuito a saldare l’Italia».
Franco Sarcina
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 10.6.2012
Lo scrittore Ugo Barbàra: Camilleri in erba

«Ho scoperto Camilleri tardi. Quando ho affrontato Il birraio di Preston, era una lettura già consumata tra i miei amici palermitani che commentavano sarcastici: "Ma lo stai leggendo ora?" - dice Ugo Barbàra - Oggi ricordo poco della trama, ciò che davvero mi salta alla memoria sono le immagini legate a quei giorni. Al Palazzo di Giustizia ingannare l'attesa sganasciandomi su quelle pagine. Erano gli anni dell'antimafia trionfante e di un Camilleri settantenne autore "in erba". Molte cose sono cambiate, ma una è ancora la stessa: l'inquilino a Palazzo delle Aquile».
Adriana Falsone
 
 

AgrigentoTG24, 11.6.2012
Camilleri inaugura la Torre di Carlo V
Lo scrittore nella sua città di Porto Empedocle si è detto emozionato per la riapertura del monumento. Ha parlato anche con gli operai licenziati, ora in rivolta, della Italcementi dando il proprio appoggio.
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La Provincia di Cremona, 11.6.2012
Andrea Camilleri - ‘Una lama di luce’
Andrea Camilleri, ‘Una lama di luce’, ed. Sellerio, pp.272, euro 14

Andrea Camilleri, l’anno scorso Premio Campiello alla Carriera, Premio Chandler alla Carriera, torna con l’avventura numero 18 del commissario più amato dai lettori e dai telespettatori. E lo fa con le sue consuete verve ironica e polemica politica. A Lampedusa sono sbarcati migliaia di tunisini e il ministro degli Interni che ha deciso di fare una ispezione nell’isola ha fatto sapere che farà tappa a Vigàta. Per questo Montalbano, che si vuole tenere il più lontano possibile, se ne va a visitare una mostra di pittura - Donghi, Morandi, Guttuso e Mafai - nella nuova galleriad’arte di Vigàta di proprietà dell’affascinante Maria Angela, Marian per gli amici. Scatta una immediata attrazione tra Marian e il commissario, e la cosa sembra davvero mettere in discussione il legame con Livia.
Negli stessi giorni SalvatoreDiMarta, proprietario di un supermercato, denunzia la rapina subita dalla moglie Loredana, sorpresa con una grossa somma che stava per versare a un bancomat. Loredana è stata anche violentata e quando qualche giorno dopo si scopre che l’antico fidanzato Carmelo Savastano è stato assassinato, è facile attribuire il furto a lui e l’omicidio a Di Marta. Ma, naturalmente, troppe cose non tornano eMontalbano non è tipo da accontentarsi di facili spiegazioni, tanto più che il controllo dei telefoni di Loredana e della sua intima amica Valeria fa sorgere più di un dubbio. Camilleri ci ha abituato nei suoi gialli all’intrecciarsi di due storie che scorrono parallele per gran parte della narrazione e che si disgiungono per poi tornare ad avvitarsi. In questo romanzo le vicende che si combinano tra loro sono tre: il commercio di quadri nei quali è impegnata Marian, il traffico d’armi dei tunisini mentre nella loro patria è in corso la lotta di liberazione, la rapina subita da Loredana e l’omicidio che ne è seguito: quale sarà la direzione giusta per risolvere ogni cosa? Ma non è la sola sorpresa che ‘Una lama di luce riserva’. Ritroveremo, infatti, un personaggio dei primi romanzi, e non sarà una presenza di poco conto.
 
 

Il Piccolo, 11.6.2012
Chrysostomides e il ritratto di Claudio Magris

Fra le pagine del libro “I kerees tis epochis mas” (Le antenne del mio tempo), che esce oggi nelle librerie greche edito da Kastaniotis, c’è anche Claudio Magris fra i trentatré famosi scrittori intervistati dall’autore, Anteos Chrysostomides, venuto lo scorso maggio a Trieste con Rea Galanaki. Nato dalla trasmissione televisiva omonima che dal 2007 Chrysostomides conduce con Michela Chartoulari per la tv nazionale EPT, il volume vuol essere un viaggio fra le inquietudini del nostro tempo e i temi che riguardano la letteratura, il suo futuro, la sua influenza positiva e talvolta negativa sulla società. Fra le voci coinvolte figurano anche Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri e Dario Fo, quest’ultimo Premio Nobel come Mario Vargas Llosa, Nadine Gordimer, Orhan Pamouk, Jose Saramago. Nato al Cairo il 15 Febbraio 1952, Chrysostomides è direttore del Dipartimento Letteratura Straniera delle Edizioni Kastaniotis dal 1998. Sul quotidiano greco “Avghi” cura ogni domenica un’intera pagina su temi d’attualità. Ad Antonio Tabucchi lo legava una lunga e intensa amicizia, sfociata nella consuetudine di ritrovarsi ogni anno, la prima settimana di giugno, all’hotel “To Doma” di Chania, a Creta. E confluita anche nel libro-intervista “Una camicia piena di macchie”. Dello scrittore ha tradotto 18 libri e sta per tradurre “L'angelo nero”. Ha tradotto anche Calvino, Sciascia, Buzzati, Pasolini, Levi, Ammaniti, e saggi di Eco, Ingrao, Kezich. Ultimamente sto traducendo una pièce teatrale di Stefano Pirandello e “Storia della mia gente” di Edoardo Nesi. […]
Maria Cristina Vilardo
 
 

Agrigento TV, 12.6.2012
Il rimorchiatore Vigata a Porto Empedocle

Una cerimonia sobria ed elegante, lungo il molo, quella della consegna del rimorchiatore al porto empedoclino alla presenza delle autorità civili e militari, nonché del padrino della manifestazione, Andrea Camilleri. Un dono che la famiglia Barbaro ha deciso di fare alla città marinara con l’auspicio di un contributo allo sviluppo del suo porto.
Dopo la benedizione del Vigata da parte di don Angelo Brancato, ha fatto seguito la consegna di una targa di riconoscimento allo scrittore empedoclino, apparso emozionato durante la cerimonia. In questi giorni, sul rimorchiatore, verrà incisa, su firma di Camilleri, la dicitura:”Vigata, ora e per sempre con forza e successo”.
Positivo il commento del sindaco Firetto che annuncia altri programmi per lo sviluppo del porto empedoclino.
Sofia Dinolfo
 
 

AgrigentoNotizie.it, 12.6.2012
Il rimorchiatore Vigàta e il suo testimone, Andrea Camilleri: "Spero che navighi in mari pescosi"
Finalmente un valido aiuto al mitico Cile che, varato dai Cantieri navali di Castelsardo nel 1956 e rammodernato nel 1976, dal 1993 instancabilmente porta al "guinzaglio" centinaia di navi verso l'approdo

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A Porto Empedocle era ormai necessario un altro e più potente rimorchiatore come il "Vigata", lungo 31 metri, dotato dei più moderni sistemi di navigazione e con lo sgancio automatico del tiro, un'importante manovra di sicurezza in situazioni di pericolo. Il "Vigata", che impiega una potenza di 2500 cavalli ed ha il tiro punto fisso di 41,2 tonnellate, è stato costruito e varato nel 1988 nei cantieri navali di Ancona. Il porto risulta ora più adeguato al grande incremento del traffico marittimo di questi ultimi anni dovuto anche alle numerose navi da crociera che approdano a Porto Empedocle ed alla notevole esportazione del salgemma che dalle vicine miniere viene imbarcato dai moli empedoclini. Finalmente un valido aiuto al mitico Cile che, varato dai Cantieri navali di Castelsardo nel 1956 e rammodernato nel 1976, dal 1993 instancabilmente porta al "guinzaglio" centinaia di navi verso l'approdo.
Inaugurato il 22 gennaio 2012 oggi il "Vigata" ha avuto un testimone importante: Andrea Camilleri. Lo scrittore empedoclino ha assistito alla seconda cerimonia inaugurale. Il nome del "mostro marino" è un omaggio alla città immaginaria creata dallo scrittore della saga dei romanzi di Montalbano. La cittadina di Vigàta è sita nell'altrettanto immaginaria provincia di Montelusa. Vigàta è il nome immaginario di Porto Empedocle, città natale dello scrittore.
E' apparso visibilmente emozionato oggi Andrea Camilleri che a margine dell'inaugurazione ha dichiato: "La città da me immaginata in realtà esiste è la mia Porto Empedocle. Io ho fatto di Porto Empedocle un paese a geometria variabile. Mi auguro che questo bellissimo rimorchiatore, simbolo di forza, possa trasportare Vigàta verso un mare più tranquillo e più pescoso".
Andrea Camilleri ha anche parlato del suo ultimo successo letterario "Una lama di luce". "E' una trama poliziesca, credo che questo sia uno dei migliori Montalbano che io abbia mai scritto, ovviamente la storia con Livia (compagna di Montalbano nei racconti ndr) continuerà, con alti e bassi ma continuerà".
Ha mostrato tutto il suo entusiasmo il primo cittadino di Porto Empedocle Calogero Firetto, presente oggi alla manifestazione. "Per la mia città è l'ennesimo appuntamento importante. Porto Empedocle ha avuto la sua svolta nel 2008, con l'aumento del traffico marittimo. Il varo di Vigàta oggi mi inorgoglisce ma soprattutto deve far grande piacere agli empedoclini".
In una sobria cerimonia svoltasi al porto di Porto Empedocle, il cavaliere e imprenditore Barbaro ha voluto donare e dedicare una targa allo scrittore Camilleri. "Sono molto emozionato, ringrazio tutte le autorità presenti oggi ma soprattutto ringrazio Andrea. Leggo sempre i romanzi del maestro, e in un passaggio lui dice 'faccio una tampasiata e bevo un caffè', io ringrazio lui per aver fatto oggi questa 'tampasiata' qui e per averni onorato della sua presenza. Sapere che Camilleri è il padrino di Vigàta è emozionante. Ringrazio l'Assorimorchiatori e tutte le persone che lavorano per noi. Voglio rendere omaggio a Porto Empedocle, perché è legata ai ricordi della nostra famiglia, poiché - ha spiegato Barbaro - nel lontano 1878 da qui è partito Piero Barbaro salpò alla volta di Genova con un traghettatore di famiglia, questa cerimonia è anche un tributo al 'marenostrum' e ai ricordi che solo Porto Empedocle sa custodire".
Il secondo battesimo si è concluso con una benedizione con le foto di rito.
 
 

AgrigentoWeb.it, 12.6.2012
Porto Empedocle, varato il rimorchiatore “Vigata”
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Al termine di una solenne cerimonia celebrata al porto empedoclino, alla presenza delle autorità civili e militari, è stato varato il rimorchiatore “Vigata”.
Il “Vigata”, che impiega una potenza di 2500 cavalli ed ha il tiro punto fisso di 41,2 tonnellate, è stato costruito e varato nel 1988 nei cantieri navali di Ancona.
Padrino d’eccezione lo scrittore Andrea Camilleri che si è augurato che questo rimorchiatore “così potente possa trasportare Porto Empedocle in mari pescosi e tranquilli”.
Presente anche l’editore Sellerio che ha voluto visitare quella cittadina e i luoghi descritti da Andrea Camilleri nei suoi romanzi.
 
 

Agrigento Oggi, 12.6.2012
Andrea Camilleri inaugura il rimorchiatore Vigata
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In una bella mattinata di sole al porto empedoclino è avvenuta l’inaugurazione del rimorchiatore Vigata, nuova unità dell’armatore Barbaro. Presente ed ospite d’eccezione è stato lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri, accompagnato dal sindaco Calogero Firetto, dallo stesso armatore, e dall’editore Antonio Sellerio. Firetto in particolare ha espresso soddisfazione per le attività portuali in crescita da alcuni anni e che potranno godere adesso del nuovo rimorchiatore che opererà per l’attracco delle navi nello scalo marittimo. Lo scrittore empedoclino è apparso di ottimo umore ed ha voluto augurare che “il rimorchiatore intitolato alla sua cittadina immaginaria che poi è una Porto Empedocle a geometria variabile, possa navigare in acque calme e pescose.
Un augurio non a caso vista la tempesta della crisi che si è abbattuta a Porto Empedocle in questi giorni con l’annuncio della chiusura dell’Italcementi. Il rimorchiatore Vigata è stato varato nei cantieri navali di Ancona ed ha una potenza di 2500 cavalli.
Calogero Conigliaro
 
 

TVA - Tele Video Agrigento, 12.6.2012
Nuovo rimorchiatore Vigata a Porto Empedocle
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Anna Rita Di Leo
 
 

Cmc, 12.6.2012
Pierfrancesco Paglini incontra Andrea Camilleri
 

Un incontro di pochi minuti ma carico di significati quello di stamattina tra lo scrittore Andrea Camilleri e l’Ing. Pierfrancesco Paglini, project manager dell’Empedocle. Un incontro avvenuto a Porto Empedocle, città natale dello scrittore che nei giorni scorsi ha inaugurato, nella Torre Carlo V, il museo del mare collocato nelle fosse da lui raccontate ne La strage dimenticata.
L’Ing. Paglini, accompagnato dal giornalista Salvatore Picone, consulente della comunicazione dell’Empedocle, ha donato allo scrittore un volume sulla storia della Cmc di Ravenna e altri doni dell’azienda.
Si è parlato della SS 640, dell’importanza di quest’opera per la Sicilia e soprattutto del fatto che i tanti lavoratori impegnati nelle varie maestranze, molti dei quali giovani, stanno lavorando intensamente per la realizzazione della nuova strada che collega Agrigento con il resto dell’isola.
Durante l’incontro il sindaco della città Lillo Firetto ha parlato dei lavori che proseguono a buon ritmo: Camilleri ha annuito, consapevole anche lui dell’importanza di questo raddoppio che sicuramente faciliterà la crescita di questo territorio anche e soprattutto a livello turistico. Porto Empedocle infatti, grazie ai racconti di Camilleri, negli ultimi dieci anni ha visto aumentare la presenza dei turisti,  anche perché a due passi dalla casa dove lo scrittore è nato, nel cuore della città marinara, si trova la contrada Caos, luogo dove nacque il grande drammaturgo Luigi Pirandello. Stanco e  commosso per questo “ritorno” al suo paese, il papà del commissario Montalbano ha accolto i doni della Cmc e ha salutato l’ingegner Paglini.
“Un incontro breve ma intenso – commenta Paglini – Camilleri rappresenta oggi la voce dell’intellettuale che interviene sui problemi del Paese e sulle cose da fare. Questo suo sorriso nei nostri confronti ci aiuta e ci spinge a fare di più e meglio, del resto si tratta di uno scrittore che con la forza della parola smuove le coscienze, fa ridere e fa piangere, traccia una strada, che è quella della cultura”. “E’ la strada che noi, parallelamente a quella che stiamo costruendo – conclude Paglini – vogliamo perseguire”.
Durante la mattinata empedoclina l’Ing. Pierfrancesco Paglini ha conosciuto anche l’editore Antonio Sellerio presente alla manifestazione di inaugurazione della nave “Vigata”.
 
 

Apollodoro, 12.6.2012
Recensione Una lama di luce di Andrea Camilleri, Montalbano è condannato

Finalmente: Andrea Camilleri è uscito di nuovo in libreria con un romanzo dedicato al Commissario Montalbano, stiamo parlando di ‘Una lama di luce’, edito come sempre da Sellerio editore Palermo. Dopo ‘La regina di Pomerania’ e ‘Il diavolo, certamente’, da tempo ormai i fan del Commissario vigatese più amato aspettavano un’altra sua avventura ed ecco che siamo stati finalmente accontentati. Noi l’abbiamo letto, non abbiamo resistito a lasciarlo nella pila di lettura per più di qualche giorno ed ecco che vi proponiamo la nostra personalissima recensione.
Questa volta Camilleri si dedica a una trama con due, quasi tre indagini parallele: due hanno un forte sottofondo personale, ma mentre di una è chiaro fin dall’inizio, dell’altra lo si scoprirà solo nel finale. Anche se a dire il vero, i più smaliziati avranno capito fin dalle prime pagine dove lo scrittore voleva andare a parare. Camilleri non mette mai indizi e parole a caso, se parla di un certo argomento o di una certa persona, anche se sul momento sembra del tutto scollegata dagli eventi principali narrati, un motivo ci sarà.
In ‘La lama di luce’ troviamo praticamente tre indagini, come già accennato: una riguarda un traffico di armi, una una torbida storia di omicidio passionale camuffato da evento mafioso e la terza ci parla di una scappatella del nostro Commissario. Ebbene sì, Montalbano ancora una volta tradisce Livia, ma questa volta Camilleri è stato particolarmente maligno: ci fa illudere fino alla fine che finalmente Salvo ponga fine alla sua storia con l’insopportabile Livia, lo fa incontrare e innamorare della bella gallerista Marian, piuttosto in fretta a dire il vero. Tuttavia quando finalmente stiamo gioendo per il papabile happy ending, ecco che il Maestro ci fa la proverbiale doccia fredda: la morte di una persona cara sia a Livia che Montalbano (non vi diciamo chi perché abbiamo già spoilerato troppo), li lega ancora più strettamente, ormai Montalbano è condannato a tenersi sul groppone la bionda Livia per tutto il resto della sua esistenza. Con buona pace di Adelina, anche in questo romanzo regina incontrastata della cucina.
State tranquilli, il morto non è nessuno dei comprimari principali, si tratta di una persona cara ai due, ma appartenente a una vicenda collaterale. Tirino dunque un sospiro di sollievo i fan di Mimì Augello, ancora una volta mandato in missione con le sue armi migliori: il seduttore siculo incallito colpisce ancora. Povera Beba, ci verrebbe da dire, ma possiamo consolarlo dicendole che lo fa solo per lavoro, è Montalbano stesso ad incaricarlo di questo pericoloso ruolo.
Troviamo di nuovo Fazio, sempre più in sintonia con il Montalbano-Pensiero, tanto che ogni volta che il Commissario decide di fargli fare qualche indagine in più, risulta che Fazio ci ha già pensato, con grande scorno di Salvo che però dovrebbe essere fiero: lo ha addestrato perfettamente a sua immagine e somiglianza. E ci sarà anche l’esilarante Catarella, all’inizio parlerà persino in latino, pensate un po’. Ma solo in uno dei sogni premonitori a cui Montalbano ci ha ha abituati. Continuerà come sempre a storpiare i nomi, sbattere le porte e a rendere ancora più perplesso Salvo.
Per quanto riguarda l’intreccio delle trame, questa volta non sono particolarmente intricate. Quella relativa al traffico di armi è abbastanza intuibile, ma anche quella del delitto passionale si fa capire abbastanza facilmente. Forse questa volta Camilleri è stato troppo magnanimo e ci ha dato troppi indizi o forse siamo entrati così in sintonia con il suo pensiero, che ci stiamo trasformando anche noi in piccoli Fazio provetti.
Lo stile è quello solito dello scrittore, irriverente, ironico quel che basta, anche quando Montalbano parte per la tangente pensando al suo inesorabile declino e invecchiamento, sottolineato in maniera vigorosa ancora una volta dalle aspre parole del dottor Pasquano, l’irascibile coroner. Un romanzo insomma che ci è piaciuto, forse non come altri del passato, ma di sicuro più di alcuni, che però ci lascia l’amaro in bocca: Montalbano è condannato a subire Livia a vita. Un momento di raccoglimento per lui.
Manuela Chimera
 
 

QNM, 12.6.2012
Una lama di luce di Andrea Camilleri

Andrea Camilleri torna alla sua grande passione Salvo Montalbano dopo un paio di libri non legati alla serie che lo ha reso famoso. Una lama di luce segue dunque Il gioco degli specchi, pubblicato nel 2011 e seguito da una raccolta di racconti brevi su Montalbano. Fresco di stampa, il nuovo romanzo prende spunto dai tristi fatti di cronaca che vedono protagonisti i migranti che approdano sulle spiagge di Lampedusa in cerca di una vita migliore.
L’azione si divide quindi tra Lampedusa e Vigata, cittadina immaginaria in cui si svolgono le indagini del commissario Montalbano. Sulle coste siciliane è appena avvenuto l’ennesimo sbarco di immigrati clandestini provenienti dalla Tunisia. Uno sbarco finito in tragedia, che costringe il Ministro dell’Interno a recarsi sul luogo per accertarsi della difficile situazione e cercare una soluzione con le autorità locali. Nel viaggio verso Lampedusa il ministro decide di fare tappa anche a Vigata.
Il commissario Montalbano, sempre poco propenso a partecipare ad eventi istituzionali di questo tipo, appena viene a sapere della visita decide di rifugiarsi nella nuova galleria d’arte di Vigata per visitare una mostra di opere di Donghi, Morandi, Guttuso e Mafai. Proprio lì conosce la proprietaria Maria Angela, Marian per gli amici, una donna dal fascino tale che persino Salvo Montalbano non riesce a resistere, mettendo in discussione il suo rapporto con l’eterna fidanzata Livia.
La visita del ministro non ferma certo le attività dei malviventi, e c’è un nuovo caso da risolvere per il commissariato di Vigata. Al centro della sporca vicenda troviamo Salvatore Di Marta, proprietario di un supermercato, che denuncia la rapina e lo stupro subiti dalla moglie Loredana mentre stava per depositare l’incasso del giorno a un bancomat. Il caso sembra indirizzato verso un solo indiziato, l’ex fidanzato della moglie, Carmelo Savastano, che però viene trovato morto. Tutti pensano sia stato Di Marta a punirlo, ma Montalbano non la pensa così.
La vicenda come sempre è più intricata di quanto sembri, e Camilleri come sempre intreccia con grande maestria l’omicidio, i quadri di Marian, gli immigrati tunisini e persino un traffico d’armi, fino a raggiungere il climax in un finale tragico tutto da leggere. Una lama di luce di Andrea Camilleri è edito come sempre da Sellerio al prezzo di € 14,00.
Mario Bello
 
 

Stol.it, 12.6.2012
Literatur
Brunetti, Montalbano & Co – Neue Krimis mit alten Bekannten
Auf Donna Leon, Andrea Camilleri und Martin Walker ist Verlass. In schöner Regelmäßigkeit schicken sie ihre Ermittler in Venedig, Sizilien und im Périgord auf die Spur der Täter. Jetzt kommt Konkurrenz aus der Bretagne.

Pünktlich zum Start der Feriensaison betreten die Kriminalisten unseres Vertrauens wieder die Szene: Brunetti ermittelt in Venedig, Montalbano auf Sizilien und Bruno, Chef de police, im malerischen Périgord.
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Andrea Camilleri verstrickt seinen sizilianischen Commissario Salvo Montalbano in „Das Ritual der Rache“ in einen sehr verzwickten Fall, an dem fast die Freundschaft zu seinem Stellvertreter Mimì Augello zu zerbrechen droht.
Alles beginnt mit dem Fund eines in 30 Teile zerstückelten Leichnams. War die Mafia am Werk? Und was für ein Geheimnis hat die atemberaubend aufreizende Signora Dolores Alfano, die bei Polizei um Hilfe in einem privaten Vermisstenfall bittet?
Montalbano, der sich eigentlich inzwischen reif für den Ruhestand fühlt, läuft in diesem Fall zu Hochform auf – wobei er aus Rücksicht zu dem in die Bredouille geratenen Mimì die Fäden vor allem im Hintergrund zieht. Bodo Wolf, die Synchronstimme von Hollywoodstar Robin Williams, gewinnt in der Hörfassung besonders den ironischen und komischen Wendungen dieser irrwitzigen Story glanzvolle Momente ab.
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Infos
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- Andrea Camilleri: Das Ritual der Rache, Bastei Lübbe, Köln, 284 Seiten, 19,99 Euro, ISBN 978-3-7857-2431-6; Hörbuch: Lübbe Audio, 271 Min., 19,99 Euro, ISBN 978-3-7857-4507-6
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La Sicilia, 12.6.2012
La magistratura schiacciata dalla burocrazia
La straordinaria attualità del "Diario di un giudice" di Dante Troisi pubblicato nel 1955 e da poco rieditato da Sellerio sulla difficoltà di esercitare la giustizia

La Casa editrice Sellerio di Palermo ha da poco rieditato, nella collana "La memoria", il volume "Diario di un giudice" di Dante Troisi, che era stato pubblicato per la prima volta nel 1955 su "Il Mondo" di Mario Pannunzio, proseguendo nella sua meritoria attività di recupero di alcuni capolavori della nostra storia letteraria, misconosciuti o dimenticati. La riedizione selleriana del "Diario" viene presentata con una nota di Andrea Camilleri, nella quale si sottolinea la figura di magistrato scomodo di Dante Troisi e la difficoltà di esercitare coscienziosamente la giurisdizione, con una riflessione che, come osservato da Camilleri, è «resistente al tempo».
Inquadrare il "Diario di un giudice" di Dante Troisi secondo gli schemi letterari tradizionali non è facile, perché il resoconto fornito dall'Autore della sua vita professionale di giovane magistrato impegnato nella trattazione di cause penali presso il Tribunale di Cassino, dove prestava servizio nella prima metà degli anni Cinquanta, si pone a metà strada tra la ricostruzione memorialistica e una raccolta di racconti brevi, quasi epigrafici. Lo stesso Autore, del resto, non chiariva mai del tutto se il suo resoconto fosse o meno autobiografico, anche perché, poco tempo dopo la sua pubblicazione, per le ragioni di cui si dirà più avanti, era costretto a difendersi dalla accuse di avere vilipeso la magistratura, compromettendo «il prestigio dell'Ordine Giudiziario in alcuni episodi narrati presentando la funzione di giudice come un mestiere esercitato senza alcuna idealità e senza alcun peso di responsabilità».
A prescindere dal suo inquadramento letterario, la ripubblicazione del "Diario di un giudice" di Dante Troisi deve essere salutata con favore, essendo questa l'opera che, probabilmente con maggiore efficacia, descrive la difficoltà di esercitare la giurisdizione nella società contemporanea, proponendo al lettore una figura non oleografica di magistrato, che risulta schiacciato, quasi angosciato, da una burocrazia giudiziaria che privilegia il dato quantitativo al dato qualitativo.
A ben vedere, già queste connotazioni rendono il libro di Troisi straordinariamente attuale, se si considera la pressione burocratica che caratterizza i rapporti tra il legislatore e il corpo giudiziario a partire dall'ultima riforma dell'Ordinamento giudiziario, varata nel 2007 dall'allora Ministro della Giustizia Clemente Mastella. Per la verità, nel considerare tale pressione burocratica non si può non constatare che, sul piano semantico, la realtà ha superato la fantasia letteraria e più che Dante Troisi dovremmo richiamare George Orwell, se si considerano alcuni degli strumenti ordinamentali recentemente varati per monitorare l'attività dei magistrati italiani, nei quali si parla di "flussi", "carichi esigibili", "standard di rendimento", "prelievi a campione", con l'evocazione involontaria di una burocrazia opprimente e appunto orwelliana.
E' bene ricordare che, dopo l'uscita del suo "Diario", Dante Troisi, per le polemiche scatenatesi nel mondo della giurisdizione, veniva sottoposto a un procedimento disciplinare, all'esito del quale gli veniva comminata la sanzione della censura, per avere diffamato l'intero corpo giudiziario. In quel contesto, Troisi vedeva schierarsi dalla sua parte alcuni tra i più autorevoli esponenti della cultura giuridica del tempo, come Piero Calamandrei, Arturo Carlo Jemolo e Alessandro Galante Garrone che lo assisteva nel procedimento disciplinare attivato dall'allora ministero della Giustizia Aldo Moro; tuttavia, nonostante il sostegno di questi intellettuali e l'autorevole difesa di Galante Garrone, Dante Troisi non riusciva a evitare un provvedimento disciplinare che oggi ci sembra ingiusto e incomprensibile.
La principale ragione di attualità dell'opera è data proprio dalla dimensione intimistica e antiburocratica del "Diario", che ci consente di cogliere la sofferenza che l'esercizio della giurisdizione comporta per chi la esercita coscienziosamente, fornendo un elogio della giustizia minore. In tempi di giustizia mediatica, le riflessioni di Troisi ci fanno riflettere sulla solitudine del giudice, sulle difficoltà della sua professione e sullo scollamento esistente tra la giurisdizione e gli imputati, guardati con comprensione umana.
Nel suo "Diario di un giudice", Dante Troisi descrive un imputato tendenzialmente inconsapevole e incredulo di essere giudicato, convinto della giustezza delle sue azioni e incapace di accettare il significato dalle regole imposte alla collettività per la regolamentazione dei rapporti sociali. Questa incapacità degli imputati di comprendere il significato più intimo delle loro azioni delittuose, nel resoconto fornito da Troisi, viene fronteggiata da una magistratura spesso incapace di comprendere le ragioni - il movente di Marcello Gallo - dei propri giudicati, prevalentemente preoccupata dal principale dei condizionamenti burocratici dell'epoca, costituito dal rispetto delle indicazioni interpretative fornite dalla Corte di Cassazione, vista come l'architrave insostituibile del sistema giudiziario e il punto di arrivo professionale di ogni magistrato.
Ed è proprio con un riferimento alla Suprema Corte che si chiude il "Diario di un giudice" di Dante Troisi, con un passaggio che, attesa la rinvigorita centralità ordinamentale della Corte di Cassazione, ne rende ancora più attuale la lettura per quanti si vogliano accostare, con uno sguardo non pregiudiziale, al mondo della giurisdizione: «Domani sarò a Roma, ad assistere, per la prima volta, a un'udienza della Corte Suprema di Cassazione: mi dicono che se ne esce soggiogati, definitivamente posseduti dalla brama di avanzare nella carriera e sedersi in quell'aula».
Alessandro Centonze (Giudice al Tribunale di Catania)
 
 

Mentelocale.it, 12.6.2012
Imperia
Vini del ponente ligure: il Rossese tra siepi di rose
Dal vermentino all'ormeasco e al moscatello di Taggia. Dove la vite si mescola agli ulivi. E alle storie narrate da Biamonti e Nico Orengo

[…]
Boccali e bicchieri sono l´occasione anche per brindare ai tre anni di Blue, che festeggia con opinioni, firme (e auguri) di amici e personaggi legati alla nostra terra, tra cui Antonio Ricci, Carla Signoris, Tullio Solenghi, Lella Costa, Andrea Camilleri, Bruno Morchio, Beppe Gambetta, Carlo Rognoni, Gianna Schelotto, Silvia Salis, Dario Vergassola, Giorgio Faletti.
[…]
 
 

La Sicilia, 13.6.2012
Porto Empedocle
Inaugurato il «Vigata»

Porto Empedocle. Una cerimonia sobria quella di ieri mattina al molo per la consegna del rimorchiatore Vigata alla città marinara da parte della famiglia degli armatori Barbaro. Testimonial d'eccezione, lo scrittore Andrea Camilleri, cui la famiglia Barbaro, ha voluto dedicare il mezzo marittimo in quanto il porto empedoclino è il protagonista delle storie di Vigata. Momento principale dell'evento che, si è svolto alla presenza delle autorità civili e militari, è stato quello della benedizione del rimorchiatore da parte dell'arciprete della città don Angelo Brancato. Al momento sacro, ha fatto seguito la consegna di una targa di riconoscimento allo scrittore empedoclino che è apparso emozionato.
«Mi auguro-ha dichiarato Camilleri- che un cosi bel rimorchiatore, di cosi bella forza, possa trasportare Vigata verso un mare tranquillo e pescoso». Fra qualche giorno, sul rimorchiatore, verrà incisa, su firma dello scrittore, la dicitura "Vigata ora e per sempre con forza e successo". All'evento non poteva non essere presente il primo cittadino, Calogero Firetto, che ha annunciato un vasto programma di lavori che interesseranno l'area portuale nei prossimi mesi e nel prossimo quadriennio.
s. d.
 
 

Sicilia TV, 13.6.2012
Inaugurato il rimorchiatore Vigata a Porto Empedocle
Potenziata la flotta portuale dello scalo empedoclino. Varato ieri il rimorchiatore Vigata. Padrino della cerimonia lo scrittore Andrea Camilleri.

Non poteva andare diversamente il Varo a Porto Empedocle del nuovo rimorchiatore della Compagnia Trasporti S.r.l. del Gruppo Barbaro. L’armatore infatti per il battesimo ufficiale dell’imbarcazione, chiamata Vigata, ha scelto come padrino di eccezione lo scrittore Andrea Camilleri. La cerimonia di inaugurazione, alla presenza delle autorità civili e militari, si è svolta presso la banchina Ammiraglio Sciangula. Particolarmente emozionato il padre letterario del Commissario Montalbano. Soddisfatto per il potenziamento del locale scalo marittimo si è detto il Sindaco di Porto Empedocle, Calogero Firetto.
Angela Sorce
 
 

Siciliano.it, 13.6.2012
Porto Empedocle, battesimo del rimorchiatore Vigata News AgrigentoTV
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Sicilia TV, 13.6.2012
Inaugurato il rimorchiatore Vigata a Porto Empedocle
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Corriere della Sera, 13.6.2012
L'esordio. Alessandra Mortelliti è autrice e attrice di «La Vertigine del drago» con Michele Riondino, il giovane Montalbano in tv
Ho avuto consigli speciali da nonno Camilleri

Quando era una bimbetta di 3 anni, si metteva dietro al nonno e lo imitava, mentre lui andava su e giù per la stanza cercando ispirazione: lui camminava a passi lenti, lei camminava lenta; lui fumava e lei mimava la boccata dalla sigaretta; lui si bloccava in piedi davanti alla scrivania, lei si bloccava. Poi, Alessandra Mortelliti (31 anni) ha cominciato a imitare il nonno Andrea Camilleri (87) nel percorso professionale: ha studiato all'Accademia Silvio D'Amico, dove Camilleri ha iniziato la sua carriera teatrale, e, da qualche tempo, ha cominciato a scrivere. Anche lei è stata una fumatrice accanita, però ha smesso, mentre il nonno non ci pensa nemmeno.
E non chiamatela raccomandata: «Ho avuto, certo, il privilegio di crescere in un ambiente favorevole e stimolante, ho avuto la possibilità di capire subito i meccanismi di questo lavoro, i tranelli in cui non bisogna cadere, ma che fatica essere la nipote di... Devi sempre dimostrare che sei all' altezza dell'illustre parente». Un nonno ingombrante? «Ha un peso consistente ma avere un nonno come lui è la cosa più bella che potesse capitarmi: per me è un faro», ammette la nipote che, il 13 luglio, debutta al Festival di Spoleto come autrice e attrice de «La vertigine del drago», insieme a Michele Riondino, anche regista dello spettacolo.
Una storia cruda e violenta di oggi: durante l'agguato a un campo rom da parte di un gruppo di scalmanati neonazisti, un naziskin di primo pelo, Francesco, rimane gravemente ferito e, per mettersi in salvo, prende in ostaggio la zingara Mariana. «L'azione è ambientata in uno squallido e buio garage - anticipa la Mortelliti - un luogo claustrofobico, dove i due personaggi si affrontano e confrontano senza esclusione di colpi. Ma alla fine, le loro due "diversità" troveranno un punto di incontro e sarà la giovane rom che, paradossalmente, salverà il suo aguzzino».
Una storia suggerita dal nonno? «No, anche se l'attenzione all'attualità l'ho mutuata da lui. L'argomento gli è piaciuto immediatamente ed è stato molto attivo nella stesura del testo, tanto che ne è il supervisore». Ha elargito consigli, qualche furba indicazione da scrittore navigato? «Mi ha fatto aggiustare il tiro su alcuni passaggi. Per esempio, su certi miei eccessi: essendo ancora un'autrice alle prime armi, ovviamente tendo a mettere molta carne al fuoco e nonno mi ha aiutato a limare».
Ha suggerito anche la presenza di Riondino, recente «Giovane Montalbano» della tv? «Veramente l'idea è stata mia - assicura Alessandra - perché è un attore straordinario. Lo conoscevo già come protagonista teatrale, poi l'ho incontrato sul set televisivo, dove anch'io avevo un piccolo ruolo. Ho subito capito che era perfetto per il mio testo e nonno ha approvato la mia scelta».
Un consigliere di questo calibro in famiglia è una certezza. «È stato un nonno molto presente non solo con l'affetto ma anche con la fantasia. La persona più adatta a raccogliere e ad alimentare le fantasie di noi nipotini, che oltretutto gli stavamo tra i piedi mentre scriveva nel suo studio: facevamo una gazzarra incredibile eppure lui riusciva lo stesso a concentrarsi e a produrre i suoi libri. Me lo ricordo ancora intento a battere i tasti della sua macchina da scrivere e poi quando ci fu l'epocale e traumatica innovazione del computer: i primi giorni, osservava l'oggetto con sospetto e diffidenza, si indispettiva perché gli correggeva automaticamente o gli sottolineava in rosso le parole in siciliano che non riconosceva. Poi, si è impossessato della "macchina" e non se n'è più separato. Adesso è una "spada" pure con l'iPad!».
Ma nello scambio generazionale, la nipote riesce a dare qualche consiglio al nonno? «Sono una sua attenta lettrice: prediligo i suoi romanzi storici, tipo "Il re di Girgenti", le sue favole, come "Il casellante", piuttosto che le storie di Montalbano, che ritengo minori. Per il resto, nonno Andrea è il cervello più attivo che conosca: ha duemila idee al giorno e io stessa faccio fatica a stargli dietro. Non posso dire di dargli consigli, ogni tanto però gli porto qualche notizia, qualche spunto per una sua nuova storia. Poi, mi accorgo che sa già tutto, che è già oltre...».
Emilia Costantini
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.6.2012
L'editoria sbarca su Internet Flaccovio e Sellerio, l’ebook parla siciliano

C'è una trasmigrazione costante, non sotterranea ma abbastanza underground. Trasmigrano, silenti e immateriali, i Beati Paoli, Cagliostro, Calvello il bastardo, Fra Diego La Matina, ma anche Joe Petrosino, Le scrittrici siciliane del Novecento, La baronessa di Carini, La dama tragica, La Vecchia dell'aceto, trasmigrano dalla carta e dall'inchiostro all'e-book e ai pixel. E ancora i Proverbi Siciliani, La grande cucina siciliana, insomma i classici che sono sempre contemporanei, i best seller del passato le storie che sanno cambiare pelle senza cambiare sostanza e senza cedere fascino. Questi sono alcuni dei primi diciotto titoli del catalogo delle edizioni Flaccovio disponibili in formato elettronico. Ma entro un mese sarà a disposizione l'intero elenco. Anche Flaccovio si apre così all'editoria digitale, dopo Sellerio, che ha già tre collane disponibili in ebook: La memoria, Il divano e Alle otto della sera. Oltre che nella App de La regina di Pomerania, Camilleri lo si può leggere quasi integralmente su tablet, così come Carofiglio, Malvaldi, Molesini e Nigro con un ribasso del prezzo che si assesta intorno al trenta percento in meno.
[…]
Eleonora Lombardo
 
 

New York Times, 14.6.2012
Sunday Book Review. Crime
Letter
The Inspector’s Politics
To the Editor:

Marilyn Stasio’s brief review of Andrea Camilleri’s “Age of Doubt” (Crime, June 3) slights both the novel and the internationally popular Inspector Montalbano series, of which “The Age of Doubt” is the 14th installment. Stasio praises the “sustained humor” of the series, and indeed humor is a hallmark of the Montalbano novels. But she misses what’s really special and memorable about them: their assured blend of comedy and social and political commentary. Inspector Salvo Montalbano shares his creator’s love of Sicilian cuisine and cigarettes, and also his left-wing politics and mistrust of authority.
Over the past decade, Camilleri has had Montalbano comment on or investigate Silvio Berlusconi’s control of Italian media; fraud and money laundering; the abuse of clandestini (undocumented immigrants) from Africa; and police brutality at the 2001 Group of 8 summit meeting in Genoa.
“The Age of Doubt” is no different. Spoiler alert: In this book, Montalbano’s murder investigation leads to the illegal trade in African “war diamonds,” diamonds sold to finance wars and insurgencies. Moreover, the story ends on a shockingly dark note, with a personal tragedy for Camilleri’s hero.
Stasio’s comments might lead readers to think that “The Age of Doubt” and the other Inspector Montalbano novels are just humorous, lighthearted diversions — beach books. But they are much richer, and more serious, than she lets on.
George De Stefano, Long Island City, Queens
The writer is the author of “An Offer We Can’t Refuse: The Mafia in the Mind of America.”

 
 

La Sicilia, 14.6.2012
Omnibus
Il "Reggimento Real Marina" incuriosisce Camilleri

Caltanissetta. Il gruppo di ricostruzione storica "Reggimento Real Marina" di Caltanissetta ha partecipato, sabato scorso (9/6), all'inaugurazione delle antiche "fosse" della Torre Carlo V a Porto Empedocle. All'inaugurazione ha partecipato l'assessore regionale ai Beni culturali e all'identità siciliana Sebastiano Missineo e lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri tornato nella sua città dopo tre anni di assenza. Camilleri, accompagnato dal sindaco Calogero Firetto, si è soffermato con i ricostruttori del "Real Marina" complimentandosi per la fedeltà delle divise realizzate.
I rievocatori nisseni presenti erano Calogero Bonfanti (comandante), Valerio Cimino (ufficiale "cerusico"), Marcello Testaquatra (guastatore), Giorgio Sollami (alfiere), Aldo Scarlata, Giuseppe Carrubba, Michele Lauricella e Salvatore Miccichè (artiglieri di marina). Il gruppo ha dato l'avvio all'inaugurazione con una salva di cannone. Nelle fosse, durante i moti antiborbonici del 1848, morirono 114 forzati: drammatici eventi ricordati da Camilleri nel suo romanzo storico del 1984 "La strage dimenticata".
Un brano del romanzo è stato letto dall'attore siracusano Sebastiano Lo Monaco. Nelle "fosse" la Soprintendenza ha realizzato un piccolo museo in cui sono conservati alcuni cannoni ad avancarica di epoca borbonica che erano in dotazione alla torre.
 
 

Wall Street Journal, 15.6.2012
Bookshelf
Sicily's Most Exquisitely Tormented Detective

Inspector Salvo Montalbano—the 58-year-old, mustachioed, cigarette-smoking, highhanded, short-tempered, emotional, epicurean police-detective hero of Andrea Camilleri's hilarious and poignant "The Age of Doubt" (Penguin, 274 pages, $15)—is a man of many complaints.
He complains about a bad restaurant he has the poor judgment to try: "Stinking and expensive to boot! The cook must have been a terminal drug addict or a criminal sadist. . . . The guy didn't get a single thing right, not even by accident."
He complains about the weather: "Sicily's getting to be like a tropical island . . . with rain and sunshine continually alternating in a single day. Except that, according to what one saw in 'Murcan films, on tropical islands you could eat, drink, and not give a f— about anything, whereas here you only ate what the doctor allowed you to eat, drank only what your liver allowed you to drink, and every minute of life was a ballbuster."
Indeed, Montalbano's susceptibility to all sorts of stimuli has greatly contributed to the multifaceted charm of a series that has run through 14 installments over nearly 20 years.
In the second Montalbano novel, "The Terra-Cotta Dog" (1996), we learned that the detective suffers, or benefits, from synesthesia. For Montalbano, emotion has aroma, which in turn has color: "Fear had a smell all its own, sour, yellow-green." He is also "sensitive to abrupt shifts in weather and suffers them in his blood and brain" and is "likely to change opinion and direction continuously, like those sheets of tin, cut in the shape of banners and roosters, that spin every which way on rooftops with each new puff of wind."
On the first page of "The Age of Doubt," the inspector is complaining (to himself) about strange and vivid dreams: "As far as he knew, not everyone, upon waking up, dragged their dreams behind them. They simply opened their eyes, and everything that had happened to them during their sleep, good and bad, disappeared. But not him." The dismaying vision from which Montalbano wakes in "Doubt" is the sight of himself dead in his own coffin, surrounded by commiserating police colleagues whom he quizzes on the circumstances of his demise. "Oh, no you don't!" interrupts his by-the-book commissioner-boss. "Inspector Montalbano can't investigate his own death! . . . It wouldn't be right. He's too personally involved."
A real-life corpse soon engages the wide-awake inspector's professional attentions: a male about 40, fished from the sea during a furious storm, his face bashed beyond recognition. The body is served up to authorities by the crew of an elegant yacht that has pulled into the local harbor. Supposedly those aboard the vessel came upon the dead man by chance; but something smells fishy to Montalbano, especially after a young woman he has met turns out not to be the yacht owner's niece, as she had claimed. Also complicating the inspector's case is a beautiful female Harbor Office lieutenant with whom he becomes instantly smitten.
Montalbano was first introduced to English-language readers through the 2002 translation of "The Shape of Water" (1994), whose title indicates the infinite number of interpretations applicable to the death of a staid Establishment figure whose scandalous demise is connected to a spider's web of political intrigue. A translation of "The Terra-Cotta Dog"—in which two corpses hidden in a cave since World War II are linked to present-day black-market arms deals—was published simultaneously. Stephen Sartarelli's translations, and television adaptations on PBS, have helped make the character almost as well-known in English as he is in Italian.
Highly regarded within and without the police force, often recognized by the man in the street, Montalbano dreads and ducks promotions—for fear of breaking up his "perfect" detective squad, a team of collegial eccentrics with whom he nonetheless incessantly squabbles. Though he is a lover of poetic language, from Plutarch to Dylan Thomas ("poetry helped him get through his worst moments"), his everyday speech is clotted with earthy expletives; and when forced to talk at news conferences, he becomes downright incoherent.
Montalbano is in love with his longtime, long-suffering girlfriend, Livia; but, when engrossed in an investigation, he can forget to call her for days at a time. Livia's immediate rapport with the main character in "The Snack Thief" (1996), a maybe-orphaned youngster whose plight is bound up with a murder victim, brings out her maternal instincts as well as her bitterness at the then-45-year-old Salvo's reluctance to marry, let alone be a parent.
The snack thief's story is continued in "Voice of the Violin" (1997), a puzzler in which a curious Montalbano, breaking into a newly built but deserted house, finds the nude body of a suffocated woman whose clothes and handbag have been stolen. "We must now establish," says one of the inspector's civilian confidantes, "whether we are dealing with a thief who became a murderer out of necessity, or with a murderer who is pretending to be a thief." There are more conundrums to come.
As compelling as Montalbano himself is Mr. Camilleri's lovingly detailed depiction of Sicily. In "Excursion to Tindari" (2000), Montalbano tackles solving both the murder of a youthful ladies' man and the simultaneous disappearance of an old couple who lived in the young man's building. What inspires him to his deductive breakthroughs? Perching on a lower limb of an enormous centuries-old olive tree: "in some mysterious way . . . the labyrinth of branches almost mimetically mirrored what was happening inside his head, the intertwining hypotheses and accumulating arguments."
In "The Smell of the Night" (2001), the first murder that Montalbana encounters is the destruction, by new property owners, of that beloved olive tree: "They had cut the branches from the trunk with an electric saw. . . . Montalbano realized he was weeping . . . breathing in starts the way little children do." The inspector's sorrow, though, turns into a rage that energizes him throughout a surprisingly comical hunt for a missing swindler, until the antic tone is balanced in final chapters by a gothic horror worthy of Faulkner (whose most famous short story is explicitly evoked).
A certain dark turn of mind had become evident in "Excursion to Tindari," where Salvo began to feel his age, appalled by a new "era of pitiless crimes, committed by anonymous people, who had Internet addresses . . . but never a face, a pair of eyes, an expression. No, he was too old by now." Montalbano's mood gained force in "Rounding the Mark" (2003), with the inspector threatening to resign in the wake of a cop scandal in a different province: "It became clear that his Genoese colleagues had committed an illegal action on the sly, a coldly calculated vendetta, fabricating false evidence . . . the sort of thing that brought to mind long-buried episodes of the Fascist police . . . There was a strange noise inside him, as if his blood had reached the boiling point." Yet once the inspector is well-launched on a couple of new investigations—one involving a corpse he himself finds while swimming in the ocean, another the death of an immigrant child he had briefly had contact with—his professional equilibrium, at least, returns.
And so it goes, through another half-dozen Montalbano mysteries, each as good as the last. The inspector continues to evolve a mature personality as he tackles a range of challenging cases: the kidnapping of a pretty university student ("The Patience of the Spider," 2004), the gunshot death of a pharmaceuticals salesman ("The Paper Moon," 2005), the murder of a 16-year-old girl found in a secret underground duplex ("August Heat," 2006), the killing of a Russian dancer whose nude corpse is dumped in a junkyard ("The Wings of the Sphinx," 2006), a horse-slaying that leads Montalbano into a Mafia-controlled world of illicit racing ("The Track of Sand," 2007), and a dismembered body strewn in a clay pit ("The Potter's Field," 2008).
Though each book stands on its own, there is a value to consuming the novels in sequence: It allows one to savor running gags, the changes in recurring characters, and—most of all—Montalbano's growing self-awareness. Midway through "The Age of Doubt," Salvo reflects "that as a cop, he was quite good, and as a man, he was half-assed." Both cop and man are of compelling interest for the reader of this marvelous saga.
Tom Nolan
 
 

l’Unità, 15.6.2012
Camilleri con gli operai
A Porto Empedocle contro i licenziamenti
Un viaggio nella terra natìa per lo scrittore che si schiera al fianco dei lavoratori della Italcementi: 300 persone rischiano il posto di lavoro

Un viaggio nella terra natia è un itinerario nella memoria e nei ricordi, nelle emozioni e nei sentimenti, se a farlo è uno scrittore può acquisire anche una dimensione letteraria. Nel caso di Andrea Camilleri, il viaggio nella sua terra, Porto Empedocle-Vigàta, si interseca con la città immaginaria della sua produzione narrativa, che dai luoghi reali ha in un certo qual modo preso spunto. Basti pensare alla famosa passeggiata post-pranzo, dalla trattoria sino al porto, che Salvo Montalbano suole fare prima di tornare in commissariato. Porto Empedocle è nel cuore di Camilleri, ma anche nella sua dimensione immaginifica, creativa e culturale. Anche se nella fiction le location sono prevalentemente quelle splendide del barocco ragusano, le emozioni, i ricordi, i vecchi detti in dialetto, ed anche alcuni luoghi che ritornano transcodificati nella sua narrativa, derivano dai paesaggi dell'Agrigentino. Ma questo viaggio rimane nella storia camilleriana non solo per tutte queste dimensioni cultural-simboliche, non solo per l'inaugurazione delle "Fosse" di Torre Carlo V, ma per la battaglia a fianco di 300 operai della Italcementi che rischiano il posto di lavoro.
Dopo tre anni Camilleri è tornato in Sicilia per rivedere la sua terra, la sua casa, per incontrare amici e parenti, è tornato per partecipare ad una festa, ma da scrittore che non vive in una torre d'avorio, il suo primo pensiero è stato per gli operai. Sia chiaro, nessuna retorica, parole di sostegno vero. Camilleri scosso dalla notizia che trecento padri di famiglia rischiano di perdere il loro lavoro, ha subito affermato: "E' una cosa inaccettabile. In questi casi la speranza non serve a molto, vi è un detto molto efficace: 'Cu di speranza vivi disperato mori'. Gli empedoclini non devono sperare, ma lottare, essere caparbi nei buoni e nei tempi cattivi. Uniti si può superare qualsiasi ostacolo". Ma Camilleri non si ferma qui, vuole partecipare alla battaglia: "Metto la mia penna a disposizione per qualsiasi cosa, dico a gran voce agli empedoclini che il loro fratello maggiore Andrea non li abbandonerà". E viene accolto con grandi applausi. Lo scrittore è emozionato, ma non perde di vista la priorità della battaglia a fianco dei lavoratori, e rafforza il suo messaggio: "Farò ciò che posso, mi batterò, bisogna evitare il vostro licenziamento".
E' una comunità vera quella di Porto Empedocle, il sindaco Firetto è a fianco degli operai, l'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro sostiene i lavoratori e si reca alle loro manifestazioni con uno scooter. Il gesto di Camilleri fa divenire il caso degli operai un caso nazionale, è un gesto umano e politico, nel senso più nobile del termine. Camilleri, come il suo Montalbano, non ha avuto mai dubbi sulla parte con la quale stare: al fianco degli operai, a difesa dei deboli. Anche l'etica della solidarietà e la cultura democratica possono venir fuori dalla letteratura, una letteratura che non dimentica mai la vita...
Salvo Fallica
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.6.2012
L'isola dei serial detective. Il tecnico e la commissaria i nuovi eroi che ritornano

In principio furono Salvo Montalbano e Lorenzo La Marca. Protagonisti, rispettivamente, dei romanzi di Andrea Camilleri e di Santo Piazzese, e insieme personaggi seriali siciliani oramai cristallizzati nell'immaginario collettivo: il primo, il commissario di Vigàta, con un'onorata carriera (ormai forte di sedici romanzi e di un nutrito grappolo di racconti) da far tremare i polsi ai mostri sacri del giallo; il secondo, eroe cartaceo più parsimonioso, al centro di due romanzi e riemerso in un testo breve uscito alla fine dello scorso anno. In entrambi i casi, si tratta di personaggi che hanno creato una sorta di irresistibile fidelizzazione del lettore: il quale, di avventura in avventura, assiste alla maturazione del proprio eroe, registrandone sistole e diastole. Nel caso di Montalbano, Camilleri non ha mai dato una descrizione fisica circostanziata del suo commissario, salvo dirci ne "La voce del violino" (1997) che ha quasi 46 anni. Mentre, nel caso del biologo-investigatore, al lettore vengono offerte parecchie informazioni, alcune delle quali ritagliate da una sagoma autobiografica.
L'uno e l'altro sono soltanto i primi di una lunga serie di commissari, brigadieri, investigatori più o meno improvvisati, che da tempo rigogliosamente prolificano in Sicilia. Cominciamo dagli ultimi arrivati, che si affacciano dalle pagine del nuovo romanzo di Giuseppina Torregrossa, "Panza e prisenza" (Mondadori), ambientato a Palermo e affollato da tre poliziotti che più diversi non si potrebbe e che stanno già germogliando una serie: Lobianco, questore, forte e severo; Rosario D'Alessandro, detto Sasà, con un debole per le donne e il cibo; Marò Pajno, dal fascino irresistibile, relegata in un sonnolento commissariato del quartiere Politeama. In un primo momento, come spiega la stessa Torregrossa, a fare capolino fu il commissario maschio; che però all'autrice sembrava imperfetto. E così, quasi in una sorta di "Genesi" letteraria, da una sua costola fu creata la Eva di turno: ossia Marò, per la quale la scrittrice palermitana ha già concepito una nuova indagine. Ma anche Sasà tornerà a fare capolino: «Registrerà una crisi: il suo essere tetragono, riguardo alla concezione della giustizia, sarà messo a dura prova in una indagine per la quale rivestirà un altro ruolo». Tra i personaggi seriali oramai consolidati, invece, ci stanno tra gli altri Italo Agrò, nato dalla penna di Domenico Cacopardo, e Salvo Riccobono, del poliziotto scrittore Piergiorgio Di Cara. Ad ottobre, per i tipi di Marsilio, uscirà "Agrò e il maresciallo La Ronda", una nuova avventura per il sostituto procuratore col debole per le poesie di Quasimodo, però retrodatata: l'eroe dello scrittore di Letojanni proverà a dare una mano all'amico maresciallo, ma da studente universitario. Messo invece da parte dal suo autore per un certo periodo, in forza di una dichiarata stanchezza nei confronti del genere letterario, Riccobono si ripresenterà presto, alla stregua del ritorno del rimosso: lo ha annunciato lo stesso autore, accennando a un nuovo romanzo ambientato a Lampedusa, sullo sfondo drammatico degli sbarchi dei clandestini. E qui siamo dinanzi a un aspetto cruciale: da un lato rete di protezione per tanti scrittori, il personaggio seriale può trasformarsi in una sorta di ossessione (anche se, a detta di Giuseppina Torregrossa, spesso è vero il contrario: «E' l'ossessione che si fa personaggio seriale»). Ossessione di cui disfarsi a un certo momento, pena la prigione della fantasia. Ci ha provato lo stesso Piazzese (un biologo che inciampa di continuo nei cadaveri, ha ammesso lo scrittore palermitano, alla lunga perde di credibilità), però poi riaprendo di recente la porta al suo personaggio. Arthur Conan Doyle docet, se è vero che a un certo punto avvertì l'esigenza di far morire Sherlock Holmes, per poi riacciuffarlo, incalzato dalle lettere di protesta di fan delusi.
C'è riuscita, invece, Silvana La Spina, autrice di una trilogia poliziesca, incentrata sulla figura di Laura Cangemi: «Il terzo romanzo l'ho pubblicato a settembre dello scorso anno, dal titolo "Un cadavere eccellente" - spiega la scrittrice catanese- Confesso che adesso, messa una pietra sopra alla mia eroina, mi sento meglio.
Basta col giallo e il noir, torno alla Storia». Per restare alle quote rosa (letterarie s'intende), Valentina Gebbia ha da poco finito di scrivere il quinto romanzo costruito sulle figure di Terio e Fana Mangiaracina, due investigatori improvvisati e scalcagnati, però con un fiuto che di solito non manca mai il bersaglio. «Si intitolerà "Acquasanta" - annuncia l'autrice - al momento è in lettura presso due editori. Penso che mi sia venuto buono: a me piace molto, si tratta di una storia ambientata nell'omonima borgata palermitana, con dentro problematiche sociali di un certo peso».
Nel frattempo, ci si può preparare all'uscita del nuovo romanzo di Gian Mauro Costa con protagonista Enzo Baiamonte, l'elettrotecnico del quartiere Olivuzza, personaggio a tratti irresistibile: che ha esordito nel romanzo "Il libro di legno", per poi tornare nel racconto allineato nel volume intitolato "Un Natale in giallo". Si intitolerà "Festa di piazza" (Sellerio) e andrà in libreria il 5 luglio. «La storia ruoterà attorno al mondo delle feste rionali e al fenomeno del neo-melodico - spiega Costa - Baiamonte svolgerà un doppio ruolo: quello di elettricista e di tecnico del suono, nel corso di questi festeggiamenti, venendo però poi coinvolto in un'indagine che lui comincia autonomamente e dalla quale verrà fuori con un salto professionale». Anche Baiamonte, dunque, promosso a personaggio seriale: «Come no? Non nascondo che ho già lo spunto per la prossima avventura». Il tutto, senza remora alcuna, almeno fino a questo momento: «La preoccupazione inizia solo a certi livelli. I numeri, nel mio caso, sono limitati. Il personaggio per me ha una sua leggerezza e mi capita sempre più spesso di trovarmi in certe situazioni e di provare a immaginare come potrebbe affrontarle Baiamonte in persona».
Chi infine ha accarezzato più volte l'idea di rendere seriale un proprio personaggio, senza però ancora averlo fatto, è Giacomo Cacciatore, cui si deve l'investigatore diabetico e scoppiettante Vittorio Cacciamali, protagonista di un racconto pubblicato anni fa da Mondadori: «Occorre una familiarità tale col proprio eroe da farla diventare convivenza. Non so quanto questo mi appartenga. Sinora non mi ci sono cimentato, ma chissà...».
Salvatore Ferlita
 
 

Adnkronos, 15.6.2012
Tv: da domani su FoxCrime in prima assoluta per l'Italia 'Beck'

Roma - Da domani ogni sabato alle 21 su FoxCrime (canale 117 di Sky) arriva in prima visione assoluta per l'Italia 'Beck', l'acclamata serie poliziesca basata sui romanzi di Maj Sjowall e Per Wahloo, i veri precursori del giallo made in Scandinavia. […] Tra gli estimatori dei romanzi di Maj Sjowall e Per Wahloo, anche un maestro del giallo italiano come Andrea Camilleri (Il Commissario Montalbano) che considera ''i due autori svedesi tra i padri fondatori del romanzo poliziesco contemporaneo, quello che oggi conosce tanto successo, quello cioe' dove l'indagine poliziesca e' solo un aspetto di un'indagine piu' ampia che investe tutta intera la societa'''. […]
 
 

Giornale di Brescia, 16.6.2012
Camilleri. La solitudine spaesata del Montalbano innamorato

Ricordate François, il «ladro di merendine» di uno dei primi romanzi del Commissario Montalbano? Il bambino tunisino rimasto orfano, che Livia avrebbe voluto adottare e invece poi affidato alla sorella di Mimì Augello, dopo un paio di altre storie era scomparso dalle pagine di Camilleri. Oggi, François, alla soglia dei 25 anni, torna per dare una svolta definitiva alla vita di Salvo e Livia. Come? I lettori della diciannovesima avventura del commissario più celebre d'Italia lo scopriranno solo alla penultima pagina... E noi abbiamo già detto troppo.
Tre sono i filoni che si intrecciano in questo romanzo fresco di stampa - lo abbiamo anticipato sulle pagine della Cultura giovedì scorso - e che si colloca tra quelli che pongono pietre miliari nella storia generale architettata da Andrea Camilleri.
Il primo prende le mosse da una rapina, denunciata da Loredana di Marta, giovane e prestante ex commessa d'un supermercato che ha sposato il padrone un pezzo più vecchio di lei, lasciando un fidanzato che era meglio perdere. La giovane dice d'essere stata assalita davanti al Bancomat, ma tace d'essere stata violentata. «Dettaglio» che invece rivela Valeria, sua amica del cuore, innescando così la reazione violenta del marito geloso e indirizzando le indagini verso l'ex fidanzato, trovato poi ucciso secondo un rito mafioso...
Il secondo filone riguarda un gruppetto di tunisini e i loro misteriosi traffici venuti alla luce quando un proprietario terriero denuncia alla polizia che una sua «casuzza» abbandonata è stata occupata e chiusa con assi e lucchetti. Ci vuol poco a scoprire che da lì sono passate casse di armi destinate al terrorismo internazionale, o alle insurrezioni della Primavera araba...
Il terzo filone coinvolge personalmente e fin da subito lo stesso Montalbano. Maria Angela, «Marian per gli amici», bella signora appena uscita da un'esperienza matrimoniale infelice, è scesa in Sicilia da Milano (e da Brescia) per aprire una galleria d'arte a Vigàta. Spigliata, colta, vivace: il nostro Salvo se ne innamora come un ragazzino. Su questo filone, che nell'intreccio abile di Camilleri tiene cucita l'intera trama, si trovano le pagine più intense del romanzo. Per la prima volta Montalbano si trova a mettere in discussione lo «storico» rapporto con Livia. Viene travolto dal brio naturale di Marian: si sente in colpa, si entusiasma, si rattrista, si confonde, temporeggia. Mentre intorno il suo mondo ruota come sempre. Mimì Augello fa la solita parte del Don Giovanni, anche se stavolta va in bianco. Fazio è cresciuto e pur con fedeltà assoluta, guadagna in autonomia.
Catarella è Catarella: sbaglia e confonde i nomi, ma con tecnologia e informatica resta imbattibile.
Montalbano è innamorato davvero: non è la simpatia allegra e complice che lo lega a Ingrid, non è l'avventura di una serata, com'è capitato altre volte. Il sentimento è profondo e richiede una scelta. Che alla fine, l'improvvisa evoluzione della storia gli imporrà.
«Una lama di luce» non è bello solo per l'intreccio giallo, ma anche e soprattutto per lo scavo psicologico cui Camilleri sottopone il suo personaggio. Montalbano soffre il peso degli anni, si sente solo ed ha voglia di compagnia. Anche per questo si innamora. Ma il nuovo sentimento lo porterà ad addentrarsi nel labirinto dei rapporti «familiari» con Livia - che negli ultimi romanzi era apparsa sempre più lontana e sfocata. Ora riappaiono, invece, alcune scelte che hanno dato indirizzi irreversibili alla loro vita. Salvo si trova, teneramente disarmato, di fronte alla sfida della sua paternità rifuggita e della maternità sfuggita a Livia. Cordoni ombelicali dolenti, che quando meno te l'aspetti riemergono con tutta la loro misteriosa angoscia.
Claudio Baroni
 
 

L’Arena, 16.6.2012
Montalbano innamorato è come la Erika

È ancora in testa alla classifica dei libri più venduti a Verona il saggio Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI ( Chiarelettere) di Gianluigi Nuzzi. Intanto, al posto d'onore, Montalbano si innamora di un'altra donna. Succede nel giallo intitolato Una lama di luce (Sellerio) di Andrea Camilleri. Mentre il commissario temporeggia al telefono con le lagne di Livia, irrompe una fimmina fatale. Sa quel che vuole e va dritta allo scopo. Si propone e si offre con caldissima generosità, non come Livia. Montalbano rispose. Intanto si dipana e si conclude un'indagine, che si era annunciata con lo squallore infausto di un sogno: una bara chiusa e un morto da riconoscere. […]
Alessandra Milanese
 
 

Lettera43.it, 16.6.2012
Il Montalbano innamorato (di un'altra)
Libri: il nuovo capitolo della saga di Camilleri e il romanzo dimenticato del premio Nobel José Saramago.
Ecco i titoli che Lettera43.it vi segnala per il weekend del 16 e 17 giugno.
I tormenti del commissario più famoso d'Italia
I libri di Andrea Camilleri ormai quasi non si contano più. Arrivano sugli scaffali uno dietro l’altro quasi come se si dessero il cambio. Una lama di luce è l’ultimo, il ventinovesimo per la precisione, di nuovo per la 'sua' Sellerio dopo le recenti puntate in 'territori stranieri'. La notizia è che il commissario Montalbano, probabilmente il poliziotto più amato d’Italia, questa volta cede la sua inattaccabile fedeltà alla storica fidanzata Livia per un’altra. Altre volte c’era cascato tornando presto sui suoi passi, ma nessuna l’aveva mai messo in difficoltà come riesce invece la bella Marian. I fan del Salvo nazionale non devono temere: le trame gialle non si sono dileguate e anche in quest’ultima avventura c’è spazio per un paio di omicidi, una truffa e indagini per un traffico d’armi.
Andrea Camilleri, Una lama di luce, Sellerio, 272 pagine, 14 euro (in ePub 10 euro).
[...]
Roberto Artigiani
 
 

Il Sole 24 Ore, 17.6.2012
Posacenere

La miseria dei fondi destinati in Italia alla ricerca scientifica è storia antica. Galileo, tanto per fare un esempio, doveva pagare di tasca propria il costoso materiale che gli era indispensabile per costruire i suoi strumenti e per di più la somma che riceveva come docente universitario gli permetteva appena una dignitosa sopravvivenza. Un giorno gli si mise alle costole un nobile veneziano che voleva a tutti i costi da lui un oroscopo. Galileo, che naturalmente non credeva agli oroscopi, in un primo momento lo mandò al diavolo. Poi ci ripensò e glielo compilò fantasiosamente, predicendogli oltre cento anni di vita. Se lo fece pagare una cifra spropositata. E col denaro di quel gonzo perfezionò il suo cannocchiale.
Andrea Camilleri
 
 

Al cinema in casa, 17.6.2012
La scomparsa di Patò
Data di uscita DVD 26/6/2012
[Si tratta della disponibilità per il noleggio. Il dvd sarà acquistabile dal 26/7/2012, NdCFC, 18.6.2012]
 
 

La Repubblica, 17.6.2012
Se il recensore si inginocchia davanti a Montalbano

L'illustrazione naturalmente è da cartolina: con una veduta dell'Etna dalle strade di Taormina. Ok, Vigata, l'immaginaria cittadina del commissario Montalbano è un pochino più giù, la serie tv ambienta le sue avventure tra Modica e Ragusa, e lo stesso Camilleri è siciliano eccome, ma di Porto Empedocle, Agrigento: dall'altra parte del mondo siculo. Ma che volete: l'immaginario americano non si tocca è that's Sicily, questa è la Sicilia anche per le pagine culturali del Wall Street Journal. Però, detto questo, chapeau: erano millenni che i signori di Oltreoceano non si inginocchiavano di fronte a un autore di casa nostra. L'occasione sono i dieci anni della prima traduzione della serie, quella Forma dell'acqua che introdusse appunto il fortunatissimo eroe: ormai cresciuto «attraverso un'altra dozzina di gialli ciascuno bello come l'ultimo» - col commissario che «continua a evolvere la sua matura personalità confrontandosi con una serie di casi sempre più difficili». È proprio la personalità il lato più interessante di questa "meravigliosa saga". «L'ispettore Salvo Montalbano è uomo di tante lamentele»: si lamenta dei cattivi ristoranti, del tempo della Sicilia, si lamenta di tutto - ma in fondo è questa la sua forza. L'omaggio è notevole anche per la firma, Tom Nolan, l'autore di una applaudita biografia di Ross MacDonald: cioè il papà di Lew Archer, che con Philip Marlowe e Sam Spade forma la Santa Trinità dei detective Usa. Montalbano può esserne più che soddisfatto: dopo essersi lamentato, ovviamente, per quell'immagine da cartolina.
Angelo Aquaro
 
 

SienaFree.it, 17.6.2012
'Una lama di luce' di Andrea Camilleri

Un grande sbarco di tunisini a Lampedusa, mette in allarme il Governo italiano ed il Ministro dell’Interno non esita a partire verso la Sicilia, col proposito di fermarsi anche a Vigàta. Montalbano, per evitare questo incontro istituzionale, si infila in una galleria d’arte e diviene amico  della proprietaria, Maria Angela. Ben presto si accorge di essere molto attratto da lei, nonostante resista ancora il suo rapporto con Livia, eterna fidanzata troppo lontana da lui. Mentre è alle prese con i turbamenti del cuore, il commissario deve anche risolvere il caso di un furto in un negozio, conclusosi con uno stupro. Si crea così un intreccio emozionante tra l’arrivo dei tunisini, la galleria d’arte e queste indagini, che porta il lettore verso un finale assolutamente inaspettato.
Annamaria Vanni
 
 

infoAgrigento, 18.6.2012
Porto Empedocle: l'associazione Oltre Vigata incontra Andrea Camilleri

Durante i giorni della sua permanenza a Porto Empedocle, lo scrittore Andrea Camilleri ha incontrato i soci dell'associazione Oltre Vigata. A Camilleri è stata consegnata una targa ricordo e conferita la presidenza onoraria dell'associazione. Il Presidente di Oltre Vigata, Danilo Verruso, ha voluto inoltre ringraziare lo scrittore empedoclino per l'impegno profuso nella promozione dell'immagine e delle tradizioni della città di Porto Empedocle nel mondo.
Camilleri ha dato la propria benedizione alle attività che Oltre Vigata intende promuovere nel futuro prossimo, come la seconda edizione della fiera delle associazioni "Un libro alla volta".
 
 

Eco dalle città, 18.6.2012
Bari, presentazione del libro "#salvaiciclisti: la bicicletta è politica"
Giovedì 21 giugno, alle 18.30, sarà presentato presso la libreria La Feltrinelli di Bari il libro di Pietro Pani, "Salva i Ciclisti: la bicicletta è politica", edito da Chiarelettere. Il libro prende spunto dall’iniziativa #salvaiciclisti, per andare a ricostruire una storia della bicicletta come strumento di azione politica nella storia

"Il 2 febbraio 2012 ho saputo del lancio della campagna Cities fit for cycling del 'Times' di Londra e, contattati una trentina di blogger che si occupano di ciclismo, ho chiesto loro di replicare l'iniziativa. 'Chiamiamola #salvaiciclisti' ho proposto. 'Lanciamola tutti insieme alle 12 dell'8 febbraio.' È stata la prima critical mass digitale della storia. Abbiamo stupito tutti". Pietro Pani
Il libro (190 pagine) è così suddiviso:
Introduzione. È la parte più personale del libro, in cui l'autore racconta della sua scelta di abbandonare l’Italia a causa della mancanza di opportunità e di andare in Turchia per iniziare una nuova vita nonché di come abbia ripreso la campagna da Londra e l’abbia riproposta in Italia. (http://piciclisti.wordpress.com/2012/04/23/leterno-ritorno-del-28-aprile/)
Cos’è #salvaiciclisti. È la cronostoria della campagna dal 2 febbraio al 28 aprile. Questo è il racconto in prima persona di chi ha avviato la campagna in Italia. Un esempio unico di partecipazione democratica, che ha portato in piazza migliaia di persone. Un movimento nato dalla rete, arrivato alle prime pagine dei giornali e nei palazzi del potere. Una lotta politica pacifica ma determinata, perché città più vivibili sono il diritto di ogni cittadino. Si racconta che la Puglia è stata la prima regione italiana ad aderire al movimento #salvaiciclisti
Un modello di cittadinanza attiva. È una piccola analisi politologica del fenomeno: racconta le ragioni del successo della campagna, anche passando attraverso un confronto diretto con il grande cambiamento avvenuto in olanda a partire dagli anni ’70.
La bicicletta è politica. In questa sezione del libro sono descritti i momenti in cui la bicicletta ha svolto un ruolo chiave nella storia politica dell’Italia, ma non solo. Si parte dalla costruzione delle strade, passando per la questione dell’emancipazione femminile, la grande guerra, i ciclisti rossi, la resistenza, l’attentato a Togliatti, fino ad arrivare ai Provos, alla Critical Mass e alle ciclofficine popolari.
Una storia Italiana. Questa sezione è una raccolta di scritti di Andrea Camilleri [vedi “La volata di Calò”, NdCFC], Edmondo DeAmicis, Curzio Malaparte, Dino Buzzati con un intervento di Bruno Gambarotta.
Il libro è stato firmato con lo pseudonimo di Pietro Pani per evitare qualunque possibilità di identificare la campagna #salvaiciclisti con chi semplicemente ne ha raccontato la storia e le dinamiche che sono alla base del fenomeno.
 
 

Affaritaliani.it, 18.6.2012
Palinsesti autunnali Rai – Fazio condurrà Sanremo e torna con Saviano

[…]
All'offerta di serie, architrave del palinsesto televisivo, si affiancheranno altre miniserie evento, a partire dai 2 nuovissimi film-tv e da 4 prime repliche di "Il commissario Montalbano", attualmente in riprese in Sicilia, con Luca Zingaretti dagli ultimi romanzi di Andrea Camilleri.
[…]
 
 

La Repubblica, 19.6.2012
Celentano va a Mediaset la Rai si lascia scappare i concerti live di Verona

[…]
Come annuncia il direttore della fiction Fabrizio Del Noce, ci sarà il nuovo Montalbano, due film inediti sul commissario di Andrea Camilleri.
[…]
Leandro Palestini, Mariella Tanzarella
 
 

Magseries, 19.6.2012
Montalbano: contratto in scadenza con la Rai nel 2013

Attualmente Luca Zingaretti è sul set, in Sicilia, per girare quattro nuovi episodi de Il Commissario Montalbano, come ha raccontato nel corso di un’intervista al giornalista Luigi Miliucci:
“Confermo. In questo momento sono impegnato proprio con le riprese della nuova serie.”
Le riprese dei quattro nuovi film-TV con protagonista il commissario più amato d’Italia sono iniziate lo scorso Aprile e dovrebbero durare 18 settimane. Per vedere Il gioco degli specchi, Il sorriso di Angelica, Una lama di luce, La voce di notte, questi i titoli dei nuovi episodi, bisognerà attendere la primavera o l’autunno 2013.
Carlo Degli Esposti che con la sua Palomar produce la serie ha inoltre confermato che Andrea Camilleri, il papà letterario di Montalbano, è al lavoro per scrivere le nuove puntate anche dello spin-off Il Giovane Montalbano, campione d’ascolti in questo inizio 2012. Per cui il ritorno del ruvido e geniale poliziotto è assicurato almeno per un’altra stagione. Poi il contratto con la Rai scadrà, stando a quanto dichiarato dallo stesso Degli Esposti:
“Ma nel piano di produzione Rai del 2012, la Palomar non ha progetti. E nella primavera del 2013 terminerà l’esclusiva tra Palomar e la Rai per Montalbano. Aspettiamo di capire cosa voglia fare la Rai, da parte nostra l’intenzione di rimanere c’è.”
Speriamo che la Rai non si lasci scappare anche questo pezzo da novanta dell’Auditel italiano. Nel caso fosse, possiamo stare tranquilli che altre reti farebbero la fila per accaparrarselo, con buona pace degli spettatori che potrebbero continuare a vedere le avventure del loro beniamino preferito sul piccolo schermo.
Giulio Oliani
 
 

Adnkronos, 19.6.2012
Letteratura: gli sbarchi dei tunisini a Lampedusa nel nuovo Montalbano

Palermo - Gli sbarchi degli immigrati tunisini protagonisti del nuovo libro dello scrittore Andrea Camilleri, in libreria con 'Una lama di luce' (Sellerio editore Palermo, 263 pagg., 14 euro), che vede protagonista il commissario Salvo Montalbano. Questa volta l''azione si divide tra l'isola di Lampedusa e Vigata, cittadina immaginaria in cui si svolgono le indagini del commissario Montalbano. Si intersecano nel romanzo tre indagini: una riguarda un traffico di armi, una una torbida storia di omicidio passionale camuffato da evento mafioso e la terza riguarda una scappatella di Montalbano. Il commissario questa volta si invaghisce della bella gallerista Marian.
Sulle coste siciliane e' appena avvenuto l'ennesimo sbarco di immigrati tunisini provenienti dalla Tunisia. Uno sbarco finito in tragedia, che costringe il Ministro dell'Interno ad andare sull'isola, come e' realmente accaduto nel recente passato, ma durante il viaggio verso Lampedusa il ministro fa tappa anche nella Vigata di Montalbano, impersonato nelle fiction tv da Luca Zingaretti.
Ma Montalbano, appena viene a sapere dell'arrivo del ministro si rifugia nella nuova galleria d'arte di Vigata per visitare una mostra di opere di Donghi, Morandi, Guttuso e Mafai. Ed e' qui che conosce la proprietaria Maria Angela, Marian per gli amici. Donna affascinante, bella, interessante. Ma nello stesso tempo c'e' un caso di rapina con stupro a Vigata. La terza indagine si scoprira' solo verso la fine del libro.
 
 

Mauxa, 19.6.2012
Andrea Camilleri, un nuovo caso per il commissario Montalbano: Una lama di luce

Quando si ha l’occasione di suggerire il nuovo romanzo di un  autore importante come Andrea Camilleri bisogna provare sempre a svelare qualche piccolo mistero. Innanzitutto ricordiamo che è disponibile in libreria la nuova avventura del commissario Salvo Montalbano, il più famoso d’Italia, intitolata: Una lama di luce. Andrea Camilleri è nato a Porto Empedocle nel 1925, regista di teatro, televisione, radio e soprattutto scrittore, è stato sempre legato da profonda amicizia con Elvira Sellerio, scomparsa prematuramente. Nelle sue interviste la ricorda spesso, “Le mattine mi sveglio e penso - Ma perché Elvira non mi telefona,  oppure… devo telefonare a Elvira – “. Elvira Sellerio insieme a suo marito fondò la storica casa editrice, dando voce a grandissimi scrittori, del calibro di Sciascia, Gesualdo Bufalino e di Andrea Camilleri. La qualità e la modernità, oltre al profondo legame con la migliore tradizione narrativa  italiana, hanno fatto e fanno di Sellerio un punto di riferimento per i lettori di almeno tre generazioni.
E’ singolare un aneddoto che ricorda Camilleri, quando si riferisce alla telefonata in cui Elvira seppe che lui, diventato ormai famosissimo, apprendeva che avrebbe pubblicato per la prima volta, dopo anni di corteggiamento per uno dei giganti della nostra editoria. Lei sorrise a telefono,  gli confidò che si aspettava da tempo che lui, diventato famoso e amato, prima o poi le avrebbe “messo le corna”, ma mi raccomando, gli sottolineò, deve valerne davvero la pena. Perché, quella, l’altra casa editrice deve essere proprio una diva, una star, letterariamente parlando. Forse anche per questo motivo Camilleri resta da sempre legato a Sellerio, perché il successo, la fama, la bravura sono importanti, ma il primo motore di ogni pagina scritta e amata è proprio l’amicizia, il legame di penna che si stringe tra un editore e uno scrittore. Godiamoci allora in libreria il suo nuovo appassionante giallo Una lama di luce. Ritroveremo il suo inconfondibile stile, il disincanto di un personaggio sornione e amabile come Salvo Montalbano, alle prese stavolta con aggressione a mano armata, violenza carnale, traffico d’armi e commercio di opere d’arte rubate. Ovviamente primo in classifica.
Diego Rossi
 
 

l’Unità, 19.6.2012
Commissaria ironica come Montalbano
Il libro. Il personaggio creato da Torregrossa ha ascendenza nello spirito critico di Camilleri
Salvo Fallica
 
 

Globalist.it, 20.6.2012
Camilleri con i lavoratori di Porto Empedocle
Lettera aperta al ministro Passera in soccorso dei lavoratori messi in mobilità dall'Italcementi. La perdita del lavoro apre la strada alla mafia. Non permettiamolo. [Andrea Camilleri]

Lo scrittore Andrea Camilleri ha inviato una lettera al ministro Corrado Passera intervenendo sul dramma dei lavoratori del suo paese, Porto Empedocle, messi in mobilità dall'Italcementi, all'apertura del "Tavolo di confronto" ministeriale, questa mattina presso il Ministero per lo Sviluppo Economico a Roma. Ecco il testo della lettera.

Egregio Signor Ministro Passera,
colgo l'occasione della grande sensibilità da Lei dimostrata nell'incontrare la delegazione dell'Italcementi di Porto Empedocle e scriverLe da cittadino che in quel comune è nato e vissuto. Non posso essere certo io a segnalarLe cosa rappresenti di assolutamente devastante il licenziamentodi 300 operai che vivono in quella città e nei suoi dintorni.
Mi preme però sottolinearLe che qui, oltre alla perdita del lavoro e dello stipendio e quindi della libertà dell'esistenza di tante famiglie, potrebbe esserci una conseguenza ancora più pericolosa.
Un aumento così massiccio della disoccupazione in un comune così piccolo che cerca disperatamente e in tutti i modi di non lasciarsi prendere dalla spirale della mafia, rischia di diventare un vero e proprio campo di coltura mafiosa.
Il motivo principale per cui mi sono permesso di scriverLe consiste nel timore di ripercussioni ampie e imprevedibili che questi e altri licenziamenti potrebbero avere.
Certo della Sua comprensione, Le auguro tanto tanto buon lavoro!
Suo Andrea Camilleri

Storia a numeri dello stabilimento di Porto Empedocle. Lo Stabilimento di Porto Empedocle è stato realizzato negli Anni '60 per la produzione di cemento. Oggi sono 100 i lavoratori impegnati alle dirette dipendenze, 70 circa i lavoratori impegnati con ditte terze all'interno dello stabilimento, 50 circa i lavoratori delle ditte di trasporto esterne collegate all'attività produttiva dello stabilimento.
Venerdì 8 giugno 2012 l'Azienda ha annunciato la chiusura dello stabilimento entro il mese di Settembre e la messa in mobilità dei lavoratori. La chiusura dell'impianto di Porto Empedocle determina un gravissimo colpo alla debolissima economia della provincia di Agrigento già agli ultimi posti nella classifica nazionale del reddito pro capite.
Si tratta di uno sconquasso dalle conseguenze sociali incalcolabili tenuto conto dell'elevatissimo tasso di disoccupazione esistente in provincia in un territorio ad alta densità mafiosa.
 
 

Il Messaggero, 20.6.2012
Il cartellone dell'Olimpico tra slancio e magia

Roma - «Una stagione brillante, uno slancio vitale». Questo promette lo slogan del teatro Olimpico per la stagione 2012-2013. Danza, musica, teatro e magia, tutto nel contenitore della sala di piazza Gentile da Fabriano, rinnovata e al centro del nuovo polo culturale romano con Maxxi, Ponte della Musica, Auditorium. […]
A chiudere il cartellone [in primavera, NdCFC] il laboratorio triennale veDrò - Nuove visioni: la prima collaborazione è la lettura nata da una storia inedita di Andrea Camilleri donata ad Ascanio Celestini: Niccioleta.
[…]
Paola Polidoro
 
 

Il Giornale, 20.6.2012
Montalbano e Cesaroni: la sfida è tra pesi massimi
Sono i titoli di punta della prossima stagione televisiva in cui Rai e Mediaset scommettono (quasi) tutto sulle serie

Sarà battaglia di fiction. Un incrocio di spade affilate, a colpi di storie e cast acciuffa ascolti. Rai e Mediaset presentano i propri palinsesti autunnali e il gioco, come si sa, si fa duro. Tanto più che la crisi occhieggia da dietro l’angolo, pronta a piombare su chi fa il classico passo più lungo della gamba. La fiction avrà una parte decisamente strategica nella stagione che prenderà il via alla fine dell’estate, e sia Rai sia Mediaset puntano ad alternare certezze consolidate a qualche novità. E siccome la sfida richiede anche strategie a lungo termine, le maestranze sono già al lavoro alla realizzazione di prodotti attesi lungo tutto l’anno a venire. Per l’autunno che verrà, Raiuno ha in serbo ben quattro prime serate dedicate alla fiction: il titolo più atteso è certamente il Commissario Montalbano che verrà anticipato all’autunno.
[….]
Ferruccio Gattuso
 
 

il manifesto, 20.6.2012
Primavera siciliana
Scrittori a Palermo, una nuova stagione
Nel capoluogo siciliano crescono le sigle editoriali, le librerie indipendenti, le rassegne letterarie: anche se i segnali di rigenerazione non possono occultare gli strappi causati da anni di degrado, il tessuto culturale della città si rinsalda e produce un clima favorevole all'affermarsi di giovani voci

Nel primo fine settimana di giugno, quando una primavera fino a quel momento insolitamente riluttante rompeva gli indugi e la luce gialla di tufo di quei suoi lunghissimi, impareggiabili tramonti la inondava, Palermo poteva perfino atteggiarsi a piccola e intrepida capitale europea e mediterranea della cultura. La lunga, estenuante campagna elettorale si era da poco conclusa, la destra che per dieci anni l'aveva malgovernata aveva appena lasciato il campo, ritirandosi piuttosto malconcia, e centinaia, anzi migliaia di cittadini si disperdevano tra le mura quattrocentesche del complesso dello Steri, dove si svolgeva il festival dell'editoria indipendente «Una Marina di Libri», il cinema Rouge et Noir, dove si inaugurava la settimana di proiezioni del «Sicilia Queer Filmfest», e i vari luoghi che ospitavano seminari e presentazioni del ciclo «Letterature Queer» curato da Silvia Antosa (di Feticci di Massimo Fusillo e del Porno espanso di Biasin, Zecca e Manina, giusto per citarne un paio).
[…]
Non sono solo ragioni attinenti alla cronaca culturale, quelle per le quali vale la pena dare conto dei due festival, dovendo parlare di scrittori e scrittrici palermitane (alcuni dei quali, oltretutto, hanno animato le giornate delle due kermesse, oppure sono stati coinvolti in alcuni degli appuntamenti «preparatori»): c'è una sorta di consonanza misteriosa tra l'azzardo felice, prossimo all'incoscienza, con il quale manifestazioni come queste vengono realizzate, a dispetto di un degrado culturale che fino a pochi anni fa sembrava inesorabile, e l'ostinazione con la quale la ricerca letteraria di qualità, anche a Palermo, riemerge dalla clandestinità nella quale l'avevano relegata le tirature micidiali dell'ormai indigeribile giallo siciliano, di certa mafiologia d'accatto e dell'intramontabile esotismo rassicurante della sicilitudine da bestseller (fatto salvo il caso, davvero unico, di Camilleri).
[…]
Matteo Di Gesù
 
 

AISE, 21.6.2012
Corriere canadese/ Commedie, drama e docufilm: ciak sul cinema italiano a Toronto

Toronto - "L’Italian Contemporary Film Festival si svolgerà a Toronto dal 26 giugno al 1° luglio e farà parte delle varie iniziative nel cartellone dell’Italian Heritage Month. Il Festival – voluto da Cristiano de Florentiis e Maurizio Magnifico – vuole essere un punto di partenza per un confronto su temi culturali e in particolar modo sui valori, lo stile di vita e la storia italiana.
[...]
Una Sicilia un po’ più leggera e scanzonata viene mostrata in La scomparsa di Patò, giallo basato sull’omonimo romanzo di Andrea Camilleri. Durante la recita del Venerdì Santo, a Vigata scompare il ragioniere Patò che interpretava il ruolo di Giuda. Il delegato della Pubblica Sicurezza indaga insieme al Commissario dei Carabinieri sullo sfondo di una Sicilia postunitaria. Certo, anche questa pellicola lascia un gusto un po’ amaro riflettendo una Sicilia di ieri tra direttori di banca, scartoffie, cantanti d’opera e capi mafia.
[...]
Sofia Tomasi
 
 

La Sicilia, 21.6.2012
Gli spettacoli nel cortile di palazzo Platamone e alla Villa
Il cielo farà da tetto al «Bellini» per la tradizionale rassegna estiva

Catania. Quattro grandi concerti, quattro differenti proposte di musica per andare incontro all'estate. Torna Il cielo sopra il Bellini, la rassegna estiva del Teatro Massimo Bellini che anche per quest'anno avrà per scenario il Giardino Bellini e la corte del Palazzo della Cultura di via Landolina (angolo via Vittorio Emanuele). Come sempre saranno impegnati sia l'orchestra sia il coro del Teatro che proporranno al pubblico programmi differenti tra loro ma tutti di estremo interesse. Si comincia sabato prossimo alle ore 21 quando l'ampia corte del Palazzo della Cultura ospiterà il concerto sinfonico diretto da Leonardo Catalanotto, con la regia di Ezio Donato. Il titolo è emblematico: "Sicilia sognata tra musica e parole", e vedrà la partecipazione degli attori Pippo Pattavina, Ezio Donato, Raffaella Bella. Musica e parole insieme, dunque, in uno spettacolo che attraversa diversi scenari ed epoche, da Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni alle parole de La concessione del telefono di Andrea Camilleri, dalla musica di Giuseppe Verdi agli scritti di Pippo Fava, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Giovanni Verga, Luigi Pirandello; dalla Norma di Vincenzo Bellini e le composizioni di Ermanno Wolf-Ferrari ai testi di Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, Ignazio Buttitta. Una suggestione di suoni e di versi, di musica e recitazione, con un grande tema a fare da cornice e da contenuto: la Sicilia. […]
 
 

Libri e Parole, 21.6.2012
Una lama di luce di Andrea Camilleri, recensione

Lo stile narrativo di Andrea Camilleri rimane unico, scorrevole, piacevole dalla prima all’ultima parola, ma Una lama di luce, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella vita del protagonista, l’amato commissario Montalbano, l’autore infatti crea una situazione nuova capace di sconvolgere ogni sentimento. Eppure Montalbano è umano, terribilmente umano, e sebbene tentato dalla passione, ebbene sì tradisce nuovamente Livia, rivela senza indugio ogni suo pregio e difetto.
Tre le indagini che coinvolgono Montalbano e i suoi collaboratori, rapina, con delitto, armi di contrabbando e commercio di quadri rubati, tutte intuitive, solo un colpo di scena finale, un romanzo poco giallo, una scelta, a mio avviso, voluta per dare maggiore spazio a sentimenti e debolezze del commissario.
Livia, sebbene figura marginale da sempre, diventa una costante, presente fin dalla prima riga, compagna storica di Salvo, rivela in questo romanzo ferite probabilmente accantonate da troppo tempo, e risveglia un affetto, anche nel lettore, assopito. Difficile odiare Livia, anche se in molti la definiscono la rompiscatole per eccellenza e da tempo vorrebbero vedere Montalbano coinvolto in una nuova avventura, illusi, alcuni rapporti non possono rompersi, cambiano, crescono o si deteriorano, ma il molto tempo trascorso assieme a un’altra persona determina scelte, forse non popolari eppure prevedibili.
Tra la tragedia e la solitudine spicca l’ironia di Camilleri, i suoi personaggi caratteristi strappano sorrisi, la padronanza del Latino di Cantarella è un colpo di genio che mi ha semplicemente fatta piegare dal ridere, Mimì rimane il seduttore, Fazio continua imperterrito a ripetere ogni dato recuperato all’anagrafe, Cantarella sfascia come sempre le porte e modifica a suo piacimento ogni nome e luogo, mentre Montalbano, nonostante la gioia della passione, e il dramma di un amore che non è più tale, mangia di gusto, e stuzzica l’appetito del lettore.
Anna
 
 

ANSA, 22.6.2012
Il 'Commissario Montalbano' si sposa a Ragusa

Ragusa - E' pronto a pronunciare il suo 'si'' nella terra che, grazie alla fiction televisiva del commissario Montalbano, lo ha reso celebre. Luca Zingaretti ha scelto il Castello di Donnafugata, suggestivo maniero del tardo '800 di proprieta' della famiglia Arezzo, per celebrare il suo matrimonio con l'attrice napoletana Luisa Ranieri con la quale convive da tempo. Il rito civile si terrà alle 8 nella Sala degli Stemmi del castello, scelto più volte dal regista Alberto Sironi come location degli episodi della fiction tv. E' la residenza dei Sinagra, la vecchia famiglia mafiosa che vive il suo declino sotto l'incalzante dominio della malavita organizzata internazionale.
Tra le mura del Castello di Donnafugata, in piena ambientazione ottocentesca, Luca Zingaretti e Luisa Ranieri pronunceranno il loro sì davanti al sindaco di Ragusa Nello Dipasquale. Il castello è già chiuso al pubblico da due giorni e lo sarà anche oggi per consentire al popolare attore romano di celebrare il matrimonio in forma strettamente privata. Il sindaco non fa mistero di aver ordinato la chiusura del Castello proprio per garantire la massima tranquillità alla coppia. "Abbiamo voluto concedere il castello gratuitamente a Zingaretti - dice il sindaco di Ragusa - perché è stato un eccezionale testimonial per la provincia di Ragusa. Considerato che ha già fruttato davvero tanta, tantissima pubblicità il solo fatto che l'attore abbia scelto proprio Donnafugata per sposarsi è un motivo d'orgoglio per noi, oltre a regalarci altra promozione gratuita per il nostro territorio".
Quello tra i due popolari attori è un matrimonio 'blindato', coperto dal massimo riserbo. Si sa solo che il banchetto nuziale è stato affidato al pluristellato chef ragusano Ciccio Sultano, mentre, tra gli invitati ci sarà di sicuro il regista Marco Tullio Giordana. Gli altri invitati sono parenti ed amici stretti della coppia, mentre, per la troupe del commissario Montalbano, che proprio in questi giorni sta girando in provincia di Ragusa quattro nuovi episodi, dovrebbe esserci a tarda serata un buffet nel parco del Castello o nell'atrio. A dispetto della scelta maestosa e ricercata del luogo, il matrimonio di Luca Zingaretti e Luisa Ranieri sarà riservato ed intimo. Lontano da paparazzi e curiosi: il servizio fotografico è stato ceduto in esclusiva ad un settimanale.
 
 

Giornale di Sicilia, 23.6.2012
TV. Castello di Donnafugata blindato da tre giorni per il matrimonio del commissario Montalbano: Raoul Bova testimone
Ragusa, oggi il giorno del «sì» per Zingaretti e la Ranieri

Ragusa. Poche indiscrezioni, Castello di Donnafugata blindato da tre giorni e turisti e cittadini comuni arrabbiati. La scusa ufficiale? «Riprese cinematografiche Commissario Montalbano»; la verità è il matrimonio dell'anno di Luca Zingaretti e Luisa Ranieri che oggi alle 18,30 proprio nel parco del grande maniero di Donnafugata faranno il grande passo. Il servizio fotografico è stato venduto ad un noto giornale. Il tutto per volere degli sposi andrà in beneficenza. Da giorni intanto il giardino viene ripulito dalle erbacce per far spazio ai lati del tempietto circolare e della Coffee House al lungo tappeto rosso che accoglierà l'incontro degli sposi. Il sindaco Nello Dipasquale celebrerà le nozze, e secondo alcune indiscrezioni al lato della sposa ci sarà anche Raoul Bova fra i testimoni. Solo 80 gli invitati, pochi parenti e amici tra i quali i registi Marco Tullio Giordana e Roberto Andò che in provincia ha girato alcune scene di «Viaggio segreto». Solo alle 23 l'intera troupe della fortunata serie tv "Il commissario Montalbano" potrà entrare al castello per partecipare ad un buffet. La macchina dei preparativi è già in moto da giorni, ma i protagonisti hanno chiesto anche all'ultimo dei facchini di non aprir bocca sulla location del banchetto, sul menù, sugli invitati, sui fiori e quant'altro gira attorno al loro matrimonio. Che Zingaretti, nonostante cittadino onorario di Modica e nostro concittadino per aver acquistato una casa in città in via Spiridione, fosse un personaggio poco propenso al dialogo coi fans e con la stampa, è risaputo ma che usufruisse gratuitamente del Castello di Donnafugata con la pretesa di chiuderlo al pubblico (boh!!) e ai turisti per tre giorni questo a molti è parso proprio troppo. Ragusa pare lo affascini particolarmente e da qualche mese anche la sua compagna Luisa Ranieri pare abbia deciso di soggiornarvi, anzi per la piccola Emma, 10 mesi, ha anche acquistato un pacchetto nuoto baby alla piscina comunale. Intanto anche dallo staff del catering bocche cucite ma si sa che lo chef Ciccio Sultano ha già preparato lo speciale menu a base di piatti siciliani e vini rigorosamente locali «Prosit».
Giovannella Gallliano
 
 

Il Sole 24 Ore, 24.6.2012
Posacenere

A due anni, una mia figlia un giorno mi chiese un foglio di carta e una biro. Avutili, si stese per terra e si mise a disegnare. Dopo un po’ mi mostrò il foglio sopra il quale erano tracciate delle linee spezzate che tra loro s’incrociavano. «Cos’è?» – domandai. «Cavallo». «E dove sono gli occhi?». «Qua e qua» –rispose indicandomi due incroci di linee. Conservai il foglio. L’anno seguente, il foglio mi ricapitò tra le mani. Chiamai mia figlia. «Cos’è?». Mi guardò stupita. «Un cavallo». «E gli occhi dove sono?». «Qua e qua» – rispose indicandomi esattamente gli stessi incroci di linee. Allora la domanda è questa: quando, come e perché in noi l’innata libertà creativa si converte, o viene costretta, nella banalità del reale?
Andrea Camilleri
 
 

CataniaToday, 24.6.2012
Tagli Teatro Stabile: Buttafuoco fa lo sciopero del silenzio
Per oltre due ore è rimasto muto sul palcoscenico del Verga, davanti ad una platea foltissima accorsa alla presentazione della nuova stagione di prosa: Pietrangelo Buttafuoco fa lo sciopero del silenzio contro i tagli al Teatro Stabile

Pietrangelo Buttafuoco fa lo sciopero del silenzio per contestare la mancata integrazione dei finanziamenti regionali al Teatro Stabile di Catania, di cui è presidente da tre anni. Per oltre due ore è rimasto muto sul palcoscenico del Verga, davanti ad una platea foltissima accorsa alla presentazione della nuova stagione di prosa, in cui spiccano tre produzioni: La concessione del telefono dal romanzo di Andrea Camilleri; lo shakespeariano Sogno di una notte di mezz'estate con Leo Gullota; l'opera prima di Arthur Miller, Erano tutti miei figli con Mariano Rigillo, ancora per la regia di Dipasquale.
Buttafuoco non parla. Ma quando un lavoratore legge la nota sindacale, gli stringe calorosamente la mano.
Alle parole preferisce la sua penna acuminata e nella nota stampa non le manda a dire: "Se solo ci fosse data la possibilita' di rispettare il mandato nei termini dell'amministrare e del custodire un patrimonio culturale, quello del punto di vista siciliano sarebbe tutto vantaggio. Invece questo teatro - di solida tradizione, di indiscusso prestigio - affronta le sue giornate con la zavorra di una Sicilia enfia di prosopopea politica grande tanto da risultare piccina, provinciale e gretta".
Gli fa eco Andrea Camilleri, autorevole presenza in video: "In tempi di crisi, i tagli all'arte e alla cultura sono inevitabili come in altri settori, ma come in altri settori vanno operati con razionalita' e consapevolezza delle conseguenze. Le decurtazioni sono ammissibili solo se fatte con il rasoio e non con l'accetta, con lungimiranza e non con ottusita', per tempo e non in corso d'opera. Altrimenti i tagli sono un'imperdonabile condanna a morte". Muto per protesta, Buttafuoco annuisce e donera' allo Stabile i diritti d'autore del suo recentissimo "Fuochi".
 
 

La Sicilia, 24.6.2012
Presentato il cartellone di prosa dell’ente catanese
Il programma artistico illustrato dal direttore Giuseppe Dipasquale in un coro di proteste contro la Regione: 38 dipendenti e 57 precari a rischio
Lo Stabile non vuol perdere il lume della Stagione...
Gullotta, Piccolo, Guarnieri. Protesta «muta» del presidente Buttafuoco

Stagione 2012/2013: il cartellone
[…]
LA CONCESSIONE DEL TELEFONO
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale; regia Giuseppe Dipasquale; con Pippo Pattavina, Gian Paolo Poddighe, Marcello Perracchio; produzione Teatro Stabile di Catania; Teatro Verga dal 22 marzo al 7 aprile 2013
[…]
 
 

Corriere di Ragusa, 24.6.2012
In tutto 120 ospiti tra cui molti attori della fortunata serie tv
Luca e Luisa sposi a Donnafugata. Auguri commissario Montalbano
Uno spot d´eccezione per tutto il territorio. Matrimonio davanti al sindaco Dipasquale, buffet di Sultano e torta nuziale preparata dalla Pasticceria Di Pasquale

Ragusa. Luca e Luisa sposi. Dopo otto anni dal loro colpo di fulmine a Trapani la coppia ha pronunciato il fatidico sì davanti al sindaco Nello Dipasquale che ha officiato la cerimonia civile che si è tenuta nelle sale del castello di Donnafugata. La sposa si è tenuta lontano dalla folla che si è assiepata lungo la corte del castello con macchine fotografiche e cineprese.
Lungo l’ingresso verso il castello è stato allestito un vero e proprio red carpet con Zingaretti e tutti gli attori della fortunata serie tv a sfilare stringendo mani e distribuendo sorrisi. Al commissario Montalbano gli auguri più sentiti dei suoi ammiratori, con lui hanno sfilato Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Giuseppe Fazio), Isabella Ferrari, regista e tutti i vertici e componenti della Palomar, la società produttrice del «Commissario Montalbano». In tutto 120 gli invitati al matrimonio in un castello che è rimasto blindato a fotoreporter e giornalisti.
La security attorno al castello è stata inflessibile non consentendo a nessuno di avvicinarsi agli gli sposi ed agli ospiti che sono rimasti fino al tardo pomeriggio. Luisa Ranieri non si è fatta vedere ed è stata fatta entrare a bordo di una macchina con vetri oscurati da una delle porte secondarie. Luca Zingaretti, in blu Armani, si è concesso al suo pubblico ed ha anche rilasciato alcune dichiarazioni prima di concedersi al buffet: «Qui mi sento davvero a casa. La Sicilia è nel mio cuore e non potevo non celebrare il mio matrimonio in questa splendida terra perché ho conosciuto Luisa a Trapani. Anche la scelta di Donnafugata è stata dettata dall’amore per questo splendido angolo di Sicilia. Poi Ciccio Sultano ha presentato i suoi piatti a sposi ed invitati.
Buffet all’insegna dei sapori mediterranei: antipasti a base di pesce, spaghetti alla bottarga, bistecca di tonno rosso, torta della pasticceria Di Pasquale. Niente luna di miele per gli sposi visto che Luca Zingaretti tornerà al lavoro già lunedì con le riprese della nuova serie di Montalbano tra Punta Secca ed Ibla. Per Luca e Luisa solo un fine settimana nella esclusiva masseria che Zingaretti ha comprato sull’altopiano ragusano come suo «buen ritiro».
Duccio Gennaro
 
 

La Sicilia, 24.6.2012
Il turismo
«Scusi, è da qui che si va a Vigata?»

Ragusa. Una volta, non tanto tempo fa, era Ragusashire, terra di conquista per facoltosi turisti anglosassoni vogliosi di trovar casa in una terra poco sfruttata, se non per niente, dalla cementificazione selvaggia. Tanti ci hanno provato, alcuni ci sono riusciti. Altri, dicono, vorrebbero provarci in futuro. Fatto sta che, nel frattempo, il territorio ibleo si è trasformato sempre più in set cinematografico. Posti come la spiaggia di Punta Secca, la famosa stanza dei "cazziatoni" a Scicli, l'ex fornace con l'ormai pericolante ciminiera che svetta su contrada Pisciotto a Sampieri, sono ormai patrimonio dell'umanità. Di quell'umanità variegata che crede che Vigata, la patria del commissario Montalbano ricostruita a Scicli, esista davvero e non sia soltanto il frutto della fantasia di Andrea Camilleri.
Ma basta passeggiare per i vicoletti di Ragusa Ibla per rendersi conto che Zingaretti-Montalbano è una sorta di irrinunciabile brand acchiappa-turisti: Montalbano ha cenato qui; Montalbano ha assaggiato il nostro gelato; Montalbano ha fatto pipì nel nostro bagno; Montalbano ha schiacciato un pisolino su questa panchina.
E' tutta manna per i commercianti schiacciati da una crisi che non sembra trovare vie d'uscita. Anche se qualcuno, come lo skipper Antonio Mirabella, ritiene che sia necessario "educare" il turista e spiegargli che di posti belli ce ne sono tanti, più di quelli raccontati da film e fiction tv. Ne è convinta l'attrice Isabella Ferrari, ospite del matrimonio Zingaretti-Ranieri che, per la prima volta da queste parti, dopo aver pranzato a Marina di Ragusa e "assaggiato" lo splendido mare di Vendicari, ha detto pubblicamente che sì, da queste parti tornerà quanto prima. Grazie a Zingaretti, ovviamente. Che meriterebbe una statua sulla pubblica piazza di Marina di Ragusa. Altro che il Commissario Montalbano a Porto Empedocle...
Leonardo Lodato
 
 

La Repubblica, 25.6.2012
Il futuro dei lettori. 13.
L’editore siciliano non nega la crisi “Ma in questo clima di terrore pagano prezzo le librerie indipendenti, timorose di fare passi sbagliati”
Antonio Sellerio
'Si esagera con i catastrofismi i grandi marchi si sentono spaesati'

«Faccio questo lavoro da quindici anni. Ma appena ho avuto la sensazione di farlo bene, me l'hanno subito cambiato». Antonio Sellerio, secondogenito di Elvira ed Enzo, stempera l'eredità ingombrante in uno stile tutto suo, da principe fulvo dell'editoria che guarda alle sfide tecnologiche con una lente ironica e mite. Fa parte d'una storia scritta dai suoi genitori, ma non dà mostra delle impetuosità ribelli proprie del figlio d'arte. «Non ho abbastanza fantasia da pensare di fare altro nella vita», minimizza mentre fa strada nel piccolo appartamento di via di Panico, tra gli arredi e i tessuti di buon gusto scelti dalla madre Elvira per il suo rifugio romano. È entrato in casa editrice a 25 anni, neolaureato alla Bocconi con una tesi sulla Sellerio impresa editoriale. Per lui che aveva studiato sofisticati sistemi di razionalizzazione, fu l'impatto con un laboratorio molto originale, «che stravolgeva tutte le regole del mercato apprese all'università», dice in tono scherzoso. Ma la bonarietà tradisce irritazione quando riflette sul destino dell'azienda di famiglia, e di quelle straordinarie collane blu che hanno reso celebri Tabucchi e Camilleri. «Poco dopo il funerale di mia madre ho ricevuto la simpaticissima telefonata d'un commercialista. Chiamava per conto d'un grande gruppo editoriale. Non l'ho fatto finire di parlare», e qui si riconosce il timbro materno.
In quella che è stata definita "la tempesta perfetta", qual è il suo stato d'animo?
«Sereno. La mia impressione è che la crisi del libro sia stata drammatizzata. Non nego, per carità, il calo delle vendite, anche se negli ultimi tre mesi si registra ovunque una piccola ripresa. Ma si tratta di un arretramento dovuto alla crisi economica, non a un passaggio d'epoca. A leggere le analisi di questi mesi, sembra che la gente non abbia più voglia di leggere».
E invece?
«No, non è così. Il catastrofismo nasce dallo spaesamento dei grandi gruppi editoriali, che finora erano abituati a fronteggiare le difficoltà dispiegando la grande potenza editoriale. Là dove non arrivavano con le loro capacità, ricorrevano alla distribuzione, alle librerie, ai giornali. Ora con l'avvento del libro elettronico devono misurarsi con i giganti Amazon, Google, Apple. E nessuno sa cosa succederà nel prossimo futuro».
È normale che scatti una reazione di paura.
«Certo, ma il rischio è che - a furia di ripetere che c'è una fortissima crisi del libro - noi quella crisi la produciamo davvero. Una profezia autoavverantesi».
Che cosa intende?
«Prenda le librerie indipendenti. Sono strutture economicamente fragili, in grado di assorbire solo perdite minime. In questo clima terrorizzante, sono paralizzate dal timore di fare passi sbagliati. E cosa succede? Comprano solo i libri sicuri, autori di bestseller e celebrities».
Ma non sono le librerie indipendenti quelle più adatte a misurarsi con la sfida di Amazon? Non a caso le ultime rilevazioni danno in crisi le catene, non le librerie autonome.
«In teoria è così, perché sarebbero in grado di proporre le novità oltre che di soddisfare le scelte del pubblico. Ma l'attuale crisi economica le induce a maggiore prudenza».
Riscontra maggiori tensioni nel rapporto con queste librerie?
«Sì. Prima non avevo problemi nel vendere romanzi di esordienti, oggi fatico a far passare la seconda prova di autori già conosciuti. Penso, ad esempio, alla modalità graduale con cui sono arrivati al successo Gianrico Carofiglio o Alicia Giménez-Bartlett o Marco Malvaldi: non c'è stata un'esplosione, ma una progressiva affermazione».
Sta dicendo che con i librai impauriti questo lavoro non si può fare?
«Sto dicendo che è a rischio un intero sistema, che è quello dei libri. Un libraio deve continuare a proporre le novità che un lettore non s'aspetta. Se questa specificità viene meno, il lettore non avrà più bisogno delle librerie. Un problema non solo economico ma culturale».
Il nostro mercato è anomalo anche perché i grandi gruppi controllano non solo la produzione, ma anche la distribuzione e i punti vendita.
«È certo un'anomalia che una larga percentuale dei nostri romanzi con Montalbano passi attraverso un editore che è mio diretto concorrente, e cioè ha in catalogo Camilleri. Nei fatti non c'è stato mai un intoppo, ma ragionandoci a freddo non è una cosa che possa rasserenare».
È stato faticoso essere figlio d'arte?
«Al principio era inevitabile che con mia madre ci fossero discussioni. Io provenivo da studi economici, su alcune cose avevo da dire la mia. Ma non c'è stato mai un momento in cui ho dimenticato che quell'azienda l'avevano messa in piedi loro. Se non ero capace di convincerla, mi arrendevo. Ma confesso che, essendo l'impresa riuscita bene, non mi riusciva difficilissimo».
Come ricorda sua madre in casa editrice?
«Attentissima, sollecita. Imperiosa e capace di ascolto. Seguiva tutto con grandissima cura: dall'amministrazione ai pacchetti. Non c'era manoscritto che non passasse dal suo tavolo, e lei aveva l'abitudine di firmarli tutti, sia nell'accettazione che in caso di rifiuto. Cerco di farlo anche io, ma tremila all'anno sono davvero troppi».
Sente ancora il bisogno di consultarla?
«Se posso avere tanti rimpianti, non ho certo quello di essere stato poco con mia madre. E, quando ora ci si presentano situazioni complesse, la mia difficoltà non è capire cosa avrebbe pensato. Pur essendo una donna molto originale, m'illudo di immaginare ogni volta come avrebbe reagito. Il problema è invece prevedere dove sarebbe arrivata la sintesi di una nostra eventuale discussione. Apparentemente perentoria, in realtà aveva grande rispetto per un'opinione diversa».
Come le insegnò il mestiere?
«Faceva una cosa che mi dava un fastidio terribile, in realtà il senso l'avrei capito più tardi. Ero laureato in Economia, ma mia madre mi rifaceva i conti. Io calcolavo tutto per benino, le portavo i foglietti e lei si metteva là, con la penna in mano, e due o tre operazioni le rifaceva sempre. Invece quando parlavamo di libri, mi ascoltava con straordinaria generosità».
Rimaneva una mamma.
«Sì, minava le mie certezze, non voleva che mi sentissi troppo sicuro sui miei conti, mentre mi accompagnava nelle cose in cui lei era più solida e io incerto».
Come in tutte le grandi storie d'amore, suo padre Enzo è mancato poco dopo sua madre Elvira.
«Il legame era fortissimo. Dopo la separazione sia sentimentale che della casa editrice, negli anni era avvenuto un lento riavvicinamento. Continuavano a fare litigate epocali, però erano molto vicini».
Qual è stato il lascito principale?
«La cosa che per mia madre era più importante, e che ha trasmesso a me e a mia sorella Olivia - con cui oggi condivido tutte le scelte - è credere nell'indipendenza della casa editrice come valore assoluto. Nella prima metà degli anni Novanta, ebbe momenti di grandissima difficoltà. Un saccheggio mostruoso degli autori e del catalogo. E non so come sia riuscita a resistere alla tentazione di vendere o cedere delle quote».
Lei ricorda quel periodo?
«Sì, andavo con lei alla fiera di Francoforte e una volta trovai Einaudi che vendeva alcuni nostri libri. Noi eravamo in ritardo con i pagamenti, e gli autori passavano allo Struzzo senza annullare il contratto con Sellerio. Il clima era quello».
Anche lei ha ricevuto proposte di vendere?
«Poco dopo i funerali di mia madre. Non ho fatto finire la telefonata. Se a un certo punto mi rendessi conto che non ce la facciamo più, preferirei chiudere. Ma è una prospettiva davvero lontana».
Una concezione romantica della casa editrice.
«Direi peggio, quasi familistica. Per noi la Sellerio è un pezzo della famiglia. Tra i redattori che ci lavorano c'è un turn over bassissimo: tutte persone che volevano bene a mamma. Anche gli arredi sono rimasti uguali: la scrivania dove sedeva Sciascia, le librerie ottocecentesche...».
Quello che sua madre chiamava "il mausoleo". Però voleva che ve ne liberaste.
«No, tutto è rimasto eguale. E anche i lettori percepiscono questa continuità, come se ogni singolo libro fosse parte di una storia più grande. Ormai abbiamo le rilevazioni quotidiane sulle vendite, e sa qual è il momento di maggior successo per ogni titolo? Il primo week-end. Un po' come al cinema. Si va a vedere che c'è di nuovo, ma la regia è di per sè una garanzia. Se continua così, posso ritenermi soddisfatto».
Simonetta Fiori
 
 

Letto fra noi, 25.6.2012
un Montalbano uomo molto vero
(Andrea Camilleri Una lama di luce)

Andrea Camilleri Una lama di luce (Sellerio, 2012, € 14,00, pp. 260).

È dal primo Montalbano che non ne perdo uno. All’inizio li aspettavo con l’ansia dell’innamoramento, poi con la pazienza dell’amore maturo. A volte con l’indulgenza che si ha per i difetti di chi si ama. Non tutti i Montalbano sono stati all’altezza dei primi, ma non ho smesso di leggerli, un vecchio amico non è meno caro solo perché gli capita di ripetere qualche battuta. Le prime volte c’era il dizionario italiano-vigatese in fondo al libro, ricordate? [non c’è mai stato un dizionario nei libri di Montalbano, NdCFC] Poi quella lingua fantastica ci si è stampata dentro, la capiamo senza bisogno di grammatica, Camilleri stesso sembra reinventarla di volta in volta, e capita di capire senza saper tradurre, certe parole sono stati d’animo, situazioni, sfumature che conosciamo e riconosciamo. Come riconosciamo Montalbano: non sono i racconti che Mondadori ha raccolto in qualche volume andando a rubacchiare lo zucchero di un successo non suo; Montalbano è Sellerio, blu, elegante, i poetici risvolti di copertina di Salvatore Silvano Nigro, un titolo in quattro parole, una misura precisa, fra duecento e trecento pagine, non di meno non di più, due giorni di lettura, tre al massimo.
Montalbano è una liturgia che ti aspetti, la vuoi per questo. Quale che sia l’indagine, l’intreccio, è il commissario che vive e si evolve nella metamorfosi lenta ma inesorabile delle esistenze adulte. Capita che nella sua routine che si srotola come un nastro conosciuto qualcosa batta il colpo più forte, imprima un’accelerata, tranci di netto. Succede qui, in questo romanzo, il ventiduesimo, che segna una piccola svolta.
Si trepida un po’ increduli, mentre Montalbano incontra una giovane gallerista, Marian, ovviamente beddra, e sembra che i suoi sentimenti per Livia, la fidanzata di una vita, siano a un punto di non ritorno Montalbano ci stupisce con un batticuore al quale lui per primo non sa dire un netto sì né un netto no. Finché una delle indagini che scorre in secondo piano finisce per intrecciarsi ai suoi sogni e alla vita con una finale a sorpresa che incide sulla vita di Montalbano e di Livia. C’è di mezzo François, Il ladro di merendine, ricordate? E in questo finale non è tanto lo sciogliersi del caso a lasciare il segno: è quello che accade a Montalbano. Ed è per questo che Camilleri è un grande: ha creato un uomo e, col sapere della sua vivace terza età, lo ha reso un uomo fatto, un uomo vero. Per questo continuiamo a leggerlo. Non per il giallo.
Francesca Magni
 
 

Istituto Italiano di Cultura in Toronto, 26.6-1.7.2012
Italian Contemporary Film Festival in Toronto

The Italian Cultural Institute is pleased to announce the first edition of the Italian Contemporary Film Festival that will take place in Toronto from June 26 to July 1, 2012 at the TIFF Bell Lightbox.
The ICFF is proudly supported by the Istituto Italiano di Cultura, Cinecittà Luce and the Consulate General of Italy, in collaboration with Toronto Film Critics Association (FIPRESCI). The Festival promotes Italian, Canadian and International films that have a thematic, cultural or artistic tie to Italy.
Filmgoers will be able to attend 14 films, ranging from documentaries, shorts, political dramas to light-hearted comedies, such as To Rome With Love directed by Woody Allen, which screens first at ICFF before going into general release.
Movies getting their Canadian premiere at ICFF are: Che Bella Giornata (What a Beautiful Day), which set an Italian box office record and Posti in Piedi in Paradiso (A Flat for Three). La Scomparsa di Patò (The Vanishing of Patò), Immaturi, il Viaggio (The Immature, the Trip) and Anna, Teresa e le Resistenti, starring Canadian actor, Nick Mancuso will have their North American premiere.
Renowned Italian directors, Rocco Mortelliti (La Scomparsa di Patò) and Ivan Cotroneo (Kryptonite!) will also attend the festival, which hopes to attract Italian-Canadian audiences as well as film aficionados interested in seeing movies from a new wave of Italian filmmakers.
Tickets will be on sale as of June 1 and can be purchased online www.icff.ca, in person at the TIFF Bell Lightbox or at the Italian Cultural Institute.
For further information on tickets, opening and closing galas www.icff.ca
For further information: Elena Marchesano 647-701-8883.
PROGRAM
[…]
Friday June 29, 2012
9:00 – 11:00 pm
La Scomparsa di Pato’ /The Vanishing of Patò
Tiff Cinema 2
[…]
Saturday June 30, 2012
5:00 pm (Reception)
6:00 – 8:00 pm (Film)
La Scomparsa di Pato’ /The Vanishing of Patò
Vaughan AMC 
[…]
 
 

Live Sicilia, 26.6.2012
Il sondaggio
Governo dei migliori: i prescelti
Il governo dei migliori. Tantissimi i commenti dei lettori per indicare la giunta ideale. Ecco chi avete scelto.

Si è chiuso definitivamente ieri il sondaggio di LiveSicilia.it per votare il “governo dei migliori”. Da un'idea di Gianfranco Micciché, che tre settimane proponeva un’idea di governo regionale trasversale, composto da personalità diverse, aldilà della tessera di partito, ecco l’idea di lasciare ai lettori l’ardua sentenza. Così, eccola la giunta dei lettori e commentatori di LiveSicilia.it: alla presidenza della regione e all’assessorato alle attività produttive il più votato è il senatore Salvo Fleres, Grande sud, componente della commissione Finanze di palazzo Madama. Ex aequo all’assessorato Beni culturali. Nonostante i lettori abbiano citato grandi personalità siciliane del mondo culturale come Battiato o Camilleri, ricevono lo stesso numero di preferenze, invece, il deputato di Fli e vice coordinatore della commissione Antimafia, Fabio Granata, e il giornalista Pietrangelo Buttafuoco.
[...]
Roberta Zarcone
 
 

l’Opinione, 26.6.2012
«Orlando dimentica i diritti dei gay»

«La giunta Orlando “dimentica” per convenienza politica i traguardi sul fronte dei diritti degli omosessuali. Il movimento LGBT (lesbian, gay, bisexual, transgender)? Ormai più che un movimento d’opinione sembra una corporazione». Non utilizza giri di parole Gaetano D’Amico, radicale gay palermitano leader del comitato per i diritti civili “Esistono i diritti”. Mentre il movimento celebra l’eccellente risultato del Gay Pride di sabato nel capoluogo siciliano, la sua voce si alza fuori dal coro e non risparmian nessuno: «Non è stata spesa nemmeno una parola per ricordare i quattro omosessuali condannati a morte in Iran» tuona D’Amico. «In compenso - prosegue - si è fatto un gran parlare della possibile estensione della legge Mancino al reato di omofobia. Sono omosessuale, ma sono anche liberale, e non mi sono mai andate a genio le “leggi speciali”». Ma soprattutto, lamenta il radicale D’Amico, «Non è stato detto nulla sul risultato ottenuto lo scorso anno proprio a Palermo nel solco del riconoscimento dei diritti civili». Risultato storico ma al tempo stesso scomodo, perché conseguito sotto un’amministrazione di colore opposto all’attuale.
Facciamo un passo indietro. Nel 2011, dopo il Gay Pride palermitano, D’Amico s’interroga sul perché, finita la manifestazione, per il resto dell’anno il movimento LGBT si disinteressi totalmente della lotta politica. Nasce così il comitato “Esistono i diritti”, che redige un appello per il riconoscimento delle unioni civili, che verrà in breve tempo sottoscritto da oltre 500 tra intellettuali, giornalisti, politici e personaggi dello spettacolo: da Franco Battiato e Andrea Camilleri a Ficarra e Picone, fino alla squadra bipartisan di parlamentari regionali composta da Giuseppe Apprendi (Pd), Alessandro Aricò (Pdl), Giulia Adamo (Udc) e Francesco Musotto (Mpa).
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Luca Pautasso
 
 

La Sicilia, 27.6.2012
«Una lama di luce» di Camilleri
Interrogativi e nuovi amori di Montalbano

Con il passare degli anni Salvo Montalbano si interroga sempre di più sulla sua esistenza, sull'età che avanza. Sembra che Andrea Camilleri si diverta a mettere il commissario a confronto con il suo io. Negli ultimi romanzi Montalbano si ritrova a tracciare bilanci della sua vita, percepisce dei vuoti esistenziali, sente di aver perduto delle occasioni. Vi sono notti in cui si gira e rigira nel letto, interrogandosi sul perché Livia viva in Liguria, così lontano da lui, nonostante siano passati tanti anni dall'inizio del loro fidanzamento. E perché non ha avuto il coraggio di adottare quel piccolo bimbo di colore che lui aveva salvato durante una complicatissima indagine che dalla Sicilia un filo sottile collegava al Nord Africa? Ora quel bimbo è diventato un uomo, un venticinquenne, ma Montalbano ne ha perso ogni traccia.
Montalbano fatica a pigliar sonno, poi ci riesce, ma i suoi sogni diventano incubi. Inizia proprio con un incubo il nuovo romanzo camilleriano incentrato sul celebre Montalbano: "Una lama di luce", (edito da Sellerio, pagine 272, Euro 14,00). Proprio nella stessa fase durante la quale Montalbano riflette sulla sua esistenza, un giorno decide di entrare in una galleria d'arte moderna, da poco aperta a Vigàta.
Oltre che di letteratura e filosofia, Montalbano è appassionato di arti figurative. Somiglia molto al suo inventore. Nella galleria vi son quadri di valore: Donghi, Guttuso, Mafai e Morandi, solo per citarne alcuni. Ma accade che mentre è concentrato sulla visione dei dipinti, da una porta vien fuori una donna molto bella: è una quarantenne elegante, è alta, ha gli occhi grandi che paiono dei fari, i capelli lunghi e neri. Ha la parvenza di una brasiliana, ma in realtà è una bruna italiana che avanza verso Montalbano e gli sorride. E' Marian, la gallerista, donna affascinante e colta. Montalbano se ne innamora, ma in realtà l'amore è reciproco. Ed è intenso, forte, passionale. A differenza di altri amori del recente passato, il commissario sente che questo innamoramento è profondo. Per la prima volta pensa di poter lasciare Livia. Ma dopo aver indagato e sdipanato la complessa vicenda dell'omicidio [in realtà si tratta di una rapina, NdCFC] di un ricco proprietario di un supermercato, dopo esser riuscito ad evitare i depistaggi di due donne che credono di poterlo abbindolare con una verità artefatta, altri colleghi poliziotti scoprono un traffico d'armi internazionale. Si tratta di un caso al cui interno risulta coinvolta una persona a lui molta cara. E' una notizia tragica, Montalbano è stravolto, è come se un pezzo della sua vita fosse perduto per sempre.
Non gli resta che lasciare tutto, andare a trovare Livia, solo con la sua fidanzata potrà parlare a fondo di quel che è accaduto, solo con lei, forse, potrà ridare un senso alla sua vita.
Salvo Fallica
 
 

AISE, 27.6.2012
"Le marathon des mots": un'estate italiana a Tolosa

Tolosa - Si apre domani, 28 giugno, e proseguirà sino all’1 luglio il festival la "Marathon des mots 2012" di Tolosa, appuntamento unico e singolare ispirato dall'amore per la letteratura francese e straniera, di ieri e di oggi.
Quest'anno il suo ricco programma è principalmente dedicato all'Italia, con in primo piano noti scrittori, artisti e creatori. Nel programma del festival sono previste letture dei classici della letteratura italiana, incontri con intellettuali e autori.
Nell’ambito del programma "Un’Estate Italiana", il pubblico sarà immerso nell’Italia di oggi, con i suoi scrittori, intellettuali, artisti: ognuno parlerà della sua vita, delle sue opere ed origini, della città di residenza, dei propri gusti. Letteratura, cinema, musica, gastronomia: tutto questo sarà presentato dell’Italia.
Nell’ambito letterario, focus su "L’Italia di ieri e di oggi" con incontri e letture per presentare l’Italia contemporanea ed i suoi giovani scrittori. [...]
In "Marathon noir", dedicata ad Andrea Camilleri, protagonisti saranno Carlo Lucarelli e Gilda Piersanti.
[...]
 
 

Edizioni Dedalo, 29.6.2012
Giuseppe Giacovazzo "Elogio del Trullo"
Venerdì 29 giugno - ore 19,30 presso il Castello Carlo V, Largo Castello – Monopoli (BA)
Presentazione del libro di Giuseppe Giacovazzo, Elogio del trullo (Dedalo, Bari 2012) [con una nota di Andrea Camilleri, NdCFC].
Interverranno il cantante Albano Carrisi e il direttore della “Gazzetta del Mezzogiorno”, Giuseppe De Tomaso.
Contestualmente alla presentazione del libro si potrà visitare la mostra dei trulli dipinti da Michele De Palma allestita all’interno del castello.
 
 

Mauxa, 29.6.2012
Andrea Camilleri e Georges Simenon la certezza di essere primi
Quando si tratta di Montalbano c’è una sola certezza, quella di essere primi in classifica, non conta che sia cartacea o riferita agli e-book

Andrea Camilleri e Georges Simenon la certezza di essere primi. Quando si tratta di Montalbano c’è una sola certezza, quella di essere primi in classifica, non conta che sia cartacea o riferita agli e-book. Andrea Camilleri è costantemente lassù in cima, appassionando e meravigliando. Il suo successo è paragonabile solo a quello dei grandi, per il successo e la magia dei suoi intricati gialli. Pensiamo per esempio alla classe di Georges Simenon, prolifico e divenuto famosissimo per le avventure di Jules Maigret. Simenon era in grado di produrre fino a ottanta pagine al giorno. A lui si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto diversi pseudonimi. La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta Paesi, supera i settecento milioni di copie. E’ il terzo autore di lingua francese dopo Jules Verne e Alexandre Dumas.
Auguriamo a Camilleri lo stesso successo. Intanto ricordiamo i titoli che si trovano questa settimana tra i primi dieci e-book (editi tutti da Sellerio): Maruzza Musumeci (2007), l’ultimo appena uscito Una lama di luce, e il suo intramontabile La voce del violino (2001) di cui proponiamo qui un breve estratto: “Che la giornata non sarebbe stata assolutamente cosa il commissario Salvo Montalbano se ne fece subito persuaso non appena riaprì le persiane della càmmara da letto. Faceva ancora notte, per l'alba mancava perlomeno un'ora, però lo scuro era già meno fitto, bastevole a lasciar vedere il cielo coperto da dense nuvole d'acqua e, oltre la striscia chiara della spiaggia, il mare che pareva un cane pechinese. Dal giorno in cui un minuscolo cane di quella razza, tutto infiocchettato, dopo un furioso scaracchìo spacciato per abbaiare, gli aveva dolorosamente addentato un polpaccio, Montalbano chiamava così il mare quand'era agitato da folate brevi e fredde che provocavano miriadi di piccole onde sormontate da ridicoli pennacchi di schiuma. Il suo umore s'aggravò, visto e considerato che quello che doveva fare in mattinata non era piacevole: partire per andare a un funerale.” Che dire? Sono pagine come queste, semplici e vere, che ci fanno amare la letteratura, sono lo specchio di fantasia in cui ritroviamo le nostre ansie e la nostra anima.
Diego Rossi
 
 

La Sicilia, 29.6.2012
Molte scene della fiction girate in Friuli, spacciato per il Ragusashire
Montalbano si sposa, ma tradisce la Sicilia

Il commissario Montalbano ha finalmente sposato la sua Livia nel castello di Donnafugata. Tutti contenti, anche se c'è stato qualche tradimento da parte della produzione perché molte scene non sono state girate nel Ragusano e nemmeno nel resto della Sicilia, bensì a Cinecittà, o più spesso ancora in Friuli spacciato per il Ragusashire e per la spiaggia di Santa Croce Camerina. Forse questo accade perché la Regione autonoma Friuli ha soldi per sovvenzionare la produzione, mentre la Regione Sicilia ha le casse vuote?
«La verità è che s'è spezzato l'idillio con il cinema - dice l'ex assessore ai Beni culturali Lino Leanza, il primo a credere nella forza attrattiva del cinema -. C'è stato un momento particolarissimo in cui il prodotto si faceva di comune accordo, poi il momento magico è finito ed è da un pezzo che la produzione favorisce altre località come ad esempio la Puglia. In Sicilia ultimamente ha girato solo 34 scene. Ci sono state fasi in cui il cinema era centrale nell'impostazione del governo regionale perché praticamente diventava un'occasione di sviluppo economico e culturale. Abbiamo avuto un periodo con 64 produzioni, con la Sicilia rappresentata al top alla Mostra del cinema di Venezia con Peppuccio Tornatore. In questo momento non credo che i componenti della giunta di governo pensino molto al cinema».
Perdura ancora lo stop per «Agrodolce».
«E' stata cancellata ed è un peccato perché nonostante fosse collocata in una fascia oraria infelice alle 20,15 faceva un 6% di share. Il nostro omologo era "Un posto al sole" che si fa a Napoli da dodici anni e che impiega 1800 persone, quanto impiegava la Fiat di Termini Imerese. Per "Agrodolce" lavoravano 400 persone e per la prima volta era accaduto l'inverso, nel senso che i nostri sceneggiatori, i nostri attori tornavano a lavorare a casa loro».
Ma, secondo lei, Agrodolce non si può ripescare?
«So che ci sono trattative con la Rai e l'ideale sarebbe trovare un accordo. Se questo settore delle produzioni Rai e cinematografiche in generale fosse incrementato si potrebbe riprendere il progetto degli studios di Sicilia: ne avevamo ipotizzato due, uno a Palermo e l'altro a Catania. Perché Montalbano, cioè Luca Zingaretti, si è sposato a Donnafugata? Perché lui ha dato molto alla Sicilia e la Sicilia ha dato molto a lui. Dal punto di vista economico e turistico è stato più importante Montalbano di qualunque altra iniziativa promozionale. E' stata la più grande sponsorizzazione della provincia di Ragusa e i ragusani gli hanno dato ampio riconoscimento di questo. Il Val di Noto è stato valorizzato soprattutto da Montalbano, sembrerà assurdo, ma è così».
Il fatto ancora più assurdo è che tutto nasce dalla fantasia di Andrea Camilleri, che agrigentino è, ma le «location» sono tutte ragusane, per cui qualche turista in più ci arriva anche per fare il bagno a Puntasecca, ma sotto i templi la situazione ancora non cambia. Perché Camilleri non scrive un «noir» con un assassino che si nasconde dietro le colonne della Concordia?
Tony Zermo
 
 

l'Espresso, 5.7.2012 (in edicola 29.6.2012)
Tutti i colori del noir
Andrea Camilleri, Giménez-Bartlett, Marco Malvadi, Anne Holt… Con “l’Espresso” i misteriosi casi dei detective più famosi del mondo

Da Vigàta, magica e immaginaria, verso Napoli e la Toscana, e poi avanti con meta Barcellona, Dublino e Oslo. Per arrivare nelle esotiche Istanbul e Shanghai, fino a Gaborone, nel Botswana: è un entusiasmante viaggio intorno al globo la collana "Mondo Noir" che l'"Espresso" propone ai suoi lettori ogni settimana da luglio a settembre, dodici romanzi gialli dei più noti autori internazionali in cui commissari della Mobile e ispettori della Squadra Omicidi, più investigatrici vere o nate per l'occasione, si ritrovano invischiati in casi pieni di pathos e mistero, Si comincia il 2 luglio con "Il gioco degli specchi", uno dei migliori noir di Andrea Camilleri, anche lui al pari di giallisti del calibro di Hitchcock e Orson Welles attratto da tele di ragno, stanze segrete e specchi deformi che confondono il bene e il male. Qui per l'appunto qualcuno vuole confondere il commissario Montalbano con un labirinto di piste false: un proiettile nella sua auto, una bomba, lettere anonime a go-go, fino a due cadaveri orrendamente maciullati. Ma tra un arancino e un bagno a mare verrà a galla il vero colpevole.
[…]
Maria Simonetti
 
 

Capitolo a parte - I libri a Radio Popolare Roma, 30.6.2012
Vigata
Una lama di luce. L'ultima avventura di Montalbano firmata Andrea Camilleri
Cliccare qui per scaricare l'intervista ad Andrea Camilleri in MP3 (10'47", 4.94 MB)

È stanco e inquieto il commissario Montalbano, sente, per la verità già da qualche anno, il peso del tempo che passa. E allora temporeggia, diventa irrisoluto, si butta come al solito nel lavoro, salvo poi ritrovarsi la sera nella solita verandina a provare a tirare le fila di un'intricata vicenda. Che lo prenderà per la prima volta al cuore, innamorato o almeno così crede, di una quarantina, Miriam, gallerista. Al centro del libro edito da Sellerio il dilemma interiore del commissario, colpito da una rivelazione destinata a cambiare forse per sempre ogni cosa.
A cura di Benedetta Lelli
 
 

La Repubblica, 30.6.2012
Lunedì con “Repubblica” e “L’Espresso” la nuova collana che raccoglie i migliori thriller internazionali
Mondo noir
Da Camilleri a Banville i grandi maestri del giallo

Dodici titoli per un'estate in noir. E a inaugurare la nuova collana di Repubblica e l'Espresso dedicata al thriller (tutti i lunedì, dal 2 luglio al 17 settembre) è Andrea Camilleri con il suo Gioco degli specchi. «Na vota mi capitò di vidiri ' na pillicola di Orson Welles nella quali c'era 'na scena che si svolgiva dintra a 'na càmmara fatta tutta di specchi e uno non accapiva cchiù indove s'attrovava...» confessa il commissario Montalbano al suo eterno secondo, Fazio, e il romanzo del 2011 trae ispirazione proprio dalla scena finale del film La signora di Shanghai del 1947. Una storia di mafia e ammazzatine sullo sfondo della Sicilia magica di Vigata. […]
Alessandra Rota

L’incipit
Lo strano sogno di Montalbano
Era da minimo dù ure che sinni stava assittato, completamenti nudo come Dio l'aviva fatto, supra a 'na speci di seggia che assimigliava perigliosamente a 'na seggia lettrica, ai polsi e alle cavigli gli avivano attaccato dei braccialetti di ferro dai quali si partivano 'na gran quantità di fili […].
Andrea Camilleri
 
 

AGI, 30.6.2012
Musica: tagli in Sicilia, Camilleri e Morricone firmano appello

Palermo - Ci sono anche Andrea Camilleri ed Ennio Morricone tra i firmatari di un appello a sostegno delle associazioni concertistiche siciliane,indirizzato all'Assemblea e al governo regionali. Il bilancio regionale, viene spiegato, prevede un taglio del 35%, "senza tener conto che le associazioni hanno gia' portato a termine gran parte delle manifestazioni programmate per il 2012 e che in questo momento una riduzione del sostegno finanziario della Regione condurebbe inevitabilmente alla loro definitiva scomparsa privando la Sicilia anche dei fondi ministeriali ricevuti in forza dell'attivita' realizzata da molti decenni". Hanno aderito, tra gli altri, pure Nicola Piovani, Salvatore Accardo, Stefano Bollani e Giovanni Sollima.
 
 

RagusaNews, 30.6.2012
Da Baaria a Scicli, Margareth Madè sul set di Montalbano
La stanza del sindaco di Scicli dopo quattordici anni ancora location della stanza del questore Bonetti Alderighi

Scicli - Bella e statuaria. Ha fatto la propria comparsa sul set del Commissario Montalbano a Scicli, Margareth Madè, l’attrice di “Baaria”, nativa di Paternò e pachinese di adozione.
Dalle indiscrezioni che filtrano dal set si apprende che ci saranno importanti e imprevedibili sviluppi nella storia d’amore tra il commissario Montalbano e la sua fidanzata storica Livia.
L’altra donna sul set del serial televisivo è Barbora Bobulova, un’amica del commissario, mentre Livia sarà la svedese Lina Perned.
Nei giorni scorsi la stanza del sindaco Franco Susino è stata usata per le scene del gabinetto del questore Luca Bonetti Alderighi.
 
 

 


 
Last modified Sunday, January, 17, 2016