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Cannibardo e la Sicilia

ovvero l’Unità d’Italia vista dai siciliani




"Quando i nostri non arrivarono, Cannibardo si prese la Sicilia.
Quando arrivò Cannibardo i Sabaudi si presero la Sicilia.
Nulla era cambiato da quando gli Arabi si erano presa la Sicilia.
Ora chè è presa, la Sicilia è libera perché libero lo spirito dei Siciliani"

Lo spettacolo ripercorre la storia di Garibaldi e la Sicilia post-unitaria attraverso alcuni brani tratti da cinque suoi romanzi storici (La bolla di componenda, Un filo di fumo, Il birraio di Preston, La concessione del telefono, Il re di Girgenti): l’autore traccia la breve parabola di un sogno, raccontando le speranze suscitate dallo sbarco di Garibaldi in Sicilia, l’entusiasmo con cui il popolo andò alle urne nell’ottobre del 1860 e tributò una «maggioranza bulgara» all’annessione dell’isola al regno d’Italia, e le delusioni che invece suscitò la politica post-unitaria.

«La storia ha detto che Garibaldi ha fatto la cosa giusta ma al momento chi lo poteva sapere? Mettiamoci nei panni del regio impiegato postale, uno dei tanti piccoli borghesi di fronte a queste schiere rosse che danno la terra ai contadini, aprono le carceri liberando i "politici" ma anche i tagliagole, che infatti ritornano subito a essere tali, rivoltano insomma il mondo. Il generale diffida chiunque dal chiamarlo "voscenza", è libertario ma semina diffidenza e all’inizio non riesce a scalfire la saggia prudenza siciliana. C’è un nostro bellissimo detto che dice "Munno (mondo) è, munno sarà". Come a dire: che c’è poi da cambiare? Tanto cambierà pochissimo. Sto Garibbaldo che vorrà?».

Instancabile ricercatore di vecchi documenti da cui prende spunto per storie straordinarie come La concessione del telefono, Camilleri ha sempre dimostrato anche un grande interesse per i risvolti e le motivazioni psicologiche che stanno dietro le scelte dei suoi personaggi. Garibaldi è carismatico, affascinante, furbo, ha un clamoroso senso della comunicazione e della propaganda, senza avere televisioni: anche oggi sarebbe il più bravo. Arriva con mille uomini, trova alleati un po’ di contadini, di cui giustamente non si fida, armati soltanto di bastoni chiodati, e batte un esercito di 100 mila uomini con 130 navi, facendo una sola battaglia vera, a Calatafimi. Così nasce la fama dell’eroe invincibile e il popolino non lo chiamerà più "Canebardo" così come Bixio non sarà più "Biscio"».


Narratore: Massimo Ghini
Letture: Vincenzo Crivello, Mimmo Mignemi
Regia: Giuseppe Dipasquale
Musiche originali di Mario Incudine
eseguite dal vivo da Mario Incudine e Antonio Vasta
Contributi video: Sergio Spina
Produzione: Teatro Stabile di Catania, Tunart
Si ringrazia la casa editrice Sellerio

Prima messa in scena: Parigi, Istituto Italiano di Cultura, 25 gennaio 2011

L'opera ha inaugurato la 54ma edizione del Festival dei 2 Mondi di Spoleto il 24 giugno 2011.
È poi stata messa in scena al Teatro Greco-Romano di Catania il 29 luglio 2011

La conclusione, affidata alla voce dello scrittore, sarà: «L'Italia ora c'è, nel bene e nel male, e questo è l'importante». (La Sicilia, 26.6.2011)


Foto Ivano Trabalza Studio (dal sito del Teatro Stabile di Catania)



Rassegna stampa storica


I 150 anni d'Italia visti dai siciliani

Parigi. Andrea Camilleri, un grande geniale scrittore che tanto ha scritto sull'Unità d'Italia senza risparmiare critiche ai modi in cui fu realizzata. Massimo Ghini, un attore dall'intuito e la curiosità sempre più vivi.
Il comune desiderio di far scoprire la nostra storia. Il 150mo dell'Unità della penisola. Sono gli ingredienti del successo di un originale spettacolo che ha debuttato a Parigi, Cannibardo e la Sicilia, ovvero l'Unità d'Italia vista dai siciliani, nato da un'intuizione di Ghini quando venne chiamato all'Onu per leggere un carteggio tra Garibaldi e Lincoln. «Non ne conoscevo l'esistenza, non sapevo che Lincoln chiese al nostro eroe di andare a comandare l'esercito americano, e ho capito che conosciamo male il Risorgimento, che c'è tanta storia non raccontata».
Applaudito dal folto pubblico che ha gremito i saloni dell'Istituto italiano di cultura, lo spettacolo prodotto da Tunarte con la regia di Ghini e Giuseppe Di Pasquale direttore dello Stabile di Catania.
Camilleri, rimasto a Roma per motivi di salute ma presente dapprima con un saluto via Skype poi con letture registrate in video di brani dei suoi cinque romanzi storici, ha raccontato le speranze suscitate dallo sbarco di Garibaldi in Sicilia, l'entusiasmo con cui il popolo andrò alle urne e nell'ottobre 1860 tributò una «maggioranza bulgara» all'annessione dell'isola al regno d'Italia, le delusioni per la politica postunitaria.
Sul palco, Massimo Ghini affiancato da altri due eccellenti attori, Vincenzo Crivello e Mimmo Mignemi, ha dato vita ad alcune delle pagine più significative, gustosi spaccati sull'attracco del «legno inglese» con a bordo il re, l'arrivo di funzionari dal nord a sostituire i borbonici con le conseguenti difficoltà di comprensione che hanno permesso a Ghini di dar prova di una straordinaria capacità di passare da un dialetto all'altro. E poi il brigantaggio, la prima rivolta contro lo stato unitario, il colera «sparso dal governo per eliminare i siciliani e aumentare le tasse».

Antonella Tarquini - La Sicilia, 27.1.2011



Spoleto festeggia l´Unità con Camilleri e Ghini

Roma - Un Festival della memoria, della valorizzazione di personaggi e vicende che hanno segnato storia e cultura di questo Paese». È così che la 54ma edizione del Festival dei 2 Mondi, in programma dal 24 giugno al 10 luglio, viene definita dal direttore artistico Giorgio Ferrara, e l’apertura spetterà - oltre che all’opera buffa Amelia al ballo di Gian Carlo Menotti con regia dello stesso Ferrara - a un testo su Garibaldi e sulla Sicilia post-unitaria, Cannibardo e la Sicilia, che è una summa di scritture di Andrea Camilleri per Massimo Ghini diretto da Giuseppe Dipasquale. «Nei miei libri faccio spesso accenni critici a vicende politiche e popolari della mia isola, e su invito dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi avevo già estrapolato alcuni passi relativi a vicende più o meno di 150 anni fa prese da Un filo di fumo, La concessione del telefono, Il birraio di Preston e La bolla di componenda» racconta Camilleri «Per il motivo conduttore mi sono ispirato al romanzo I vecchi e i giovani di Pirandello, un’opera di valenze sociologiche che è uno specchio penetrante della Sicilia e, direi, dell’Italia di allora. E non soltanto». Un percorso agitato di trame e malesseri. «Sì perché dal plebiscito siciliano con soli 667 "no" su 370.000 votanti all’annessione, s’arriva sei anni dopo alla prima rivolta a Palermo contro lo Stato, e a proclamazioni di stato d’assedio come quello per i fasci siciliani su iniziativa del voltagabbana Crispi. Eppure, malgré tout, il sentimento unitario dura, favorito da un’autonomia regionale mai ben sfruttata. Ma molte radici di errori nascono proprio da lì». Per lo spettacolo Camilleri ha ideato parti nuove in funzione di collante. «Nei miei andamenti romanzeschi ho inserito puntualizzazioni storiche, col senno di poi». E Massimo Ghini, col contrappunto di due attori siciliani, è la figura protagonista di questa odissea meridionale. «Affronto varie sotto-storie legate a fatti realmente accaduti o a miserie umane romanzesche - spiega l’attore - partendo dal primo sbarco dei Savoia in Sicilia nel 1713 e mettendo poi a fuoco i sogni e i rapporti difficili con l’Unità o con Garibaldi, chiarendo quanto abbia dato passionalmente il sud». La struttura del lavoro coinvolge in scena anche l’autore. «Oltre a 18 ouverture di Verdi, c’è un’interazione con immagini di Camilleri che cuce racconti ed eventi reali».

Rodolfo Di Giammarco - La Repubblica, 21.4.2011



Con Ghini un Garibaldi pieno di vita

Di spettacoli ispirati ad eventi storici ne abbiam visti tanti. Soprattutto da parte degli Stabili che, fino agli anni Settanta, si facevano un dovere di programmare nel corso della stagione la cosiddetta «novità italiana» spesso e malvolentieri ispirata a sconvolgenti episodi della storia patria. Eventi, questi ultimi, che pur grondanti buone intenzioni ancor oggi assumono nel ricordo l'identità di sforzi inutili se non addirittura dannosi.
Tanto è vero che eravamo assai dubbiosi sulla riuscita di questo Cannibardo e la Sicilia appena varato dallo Stabile di Catania in coda alle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia. Siamo invece rimasti gioiosamente stupiti per il tono, tra allegro e scanzonato, ma non esente da salutari punture al vetriolo, di questo esempio di teatro cabaret sui generis allestito per l'occasione in plein air. Dove, sulla scorta di alcune dichiarazioni riprese in video da Andrea Camilleri che, con pacata determinazione si colloca sulle orme di Sciascia prendendo decisa posizione a favore dell'Eroe dei due Mondi prima tradito e poi abbandonato dal terribile duo formato da Cavour e da Vittorio Emanuele, viene puntato il dito sull'ingiustizia subita dai siciliani a tutto detrimento dei Savoia.
Allietato da due ottimi musicisti che, chitarre e mandolini alla mano, appaiono come i deus ex-machina della serata, tre attori di straordinaria vis comunicativa come il sorprendente Massimo Ghini e lo spiritoso duetto dei suoi contendenti Mimmo Mignemi e Vincenzo Crivello, lo spettacolo per fortuna si sottrae con un bel colpo d'ala all'usura dei vetusti esempi di teatro cronaca. Informandoci in una serie di assoli in bilico tra il music hall e la satira di costume su certi tragici eventi in genere dribblati dai libri di storia. Così il dramma, fortunatamente appena sfiorato, di Aspromonte si sposa all'ingiustizia retributiva della Real Casa nei confronti sia delle masse contadine che dello stesso Garibaldi. Il quale, come si sa, ossequiente alle direttive del Re Galantuomo, rifiutò con rammarico l'invito di Lincoln a mettersi a capo delle truppe nordiste nel conflitto civile americano. Facendo assumere alla figura del biondo nizzardo la dolorosa connotazione di vittima degli eventi.

Il Giornale, 20.8.2011




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