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RASSEGNA STAMPA

SETTEMBRE 2007

 
Ulysse, 9.2007
Appel de Camilleri suite...
Le projet de prospection pétrolière pourrait reprendre dans le Val di Noto, alors que l'écrivain sicilien s'exprime sur la lutte contre le racket.

En Sicile, il ne faut jamais s’endormir sur ses lauriers. Certains d’entre vous se souviendront peut-être de l’appel lancé par l’écrivain Andrea Camilleri contre un projet de forages dans le Val di Noto déjà évoqué sur ce blog. Ce haut lieu du baroque sicilien, pourtant inscrit au patrimoine de l’humanité de l’Unesco était menacé, aussi aberrant que cela puisse paraître, par une vaste opération de prospection pétrolière dirigée par une compagnie américaine, la Panther Eureka. La mobilisation générale, voire internationale, avait fini par avoir raison du projet. Mais c’était sans compter sur l’opiniâtreté et l’avidité des requins du pétrole. Car voilà que le Tribunal administratif de la région a validé fin août un recours présenté par la société américaine, qui pourrait ainsi commencer une partie des forages prévus, comme le raconte un article du quotidien italien la Repubblica. Les Verts ont immédiatement réagi, déclarant qu’ils n’hésiteraient pas à servir de bouclier aux engins, tandis que Salvatore Cuffaro, président de la Région, promet une procédure d’urgence pour enterrer définitivement le projet.
Par ailleurs, dans une interview accordée il y a quelques jours au Corriere della Sera, et citée dans une dépêche du Monde, Andrea Camilleri se déclarait favorable à l’envoi de l’armée en Sicile, notamment pour protéger les patrons siciliens qui refusent de payer le pizzo, l’impôt mafieux. Selon lui, en effet, la réaction de la mafia après la décision de la Confindustria sicilienne, le syndicat des patrons, de chasser de leurs rangs les chefs d’entreprise qui cèdent au racket, risque d’être particulièrement violente. La mafia ne peut pas se permettre de laisser trop de gens leur dire non. Cela entraînerait sa propre ruine. Les réactions sont prévisibles. Les risques augmentent. Il faut s’attendre à quelque chose. Et donc intervenir sur-le-champ, estime l’écrivain sicilien. L’armée italienne était déjà intervenue en Sicile, en 1992, au lendemain des assassinats des juges Falcone et Borsellino par la mafia, dont on a célébré en mai dernier le quinzième anniversaire de leur disparition. De plus, Camilleri est convaincu que l’on assiste à un tournant dans l’histoire de l’île. Nombre sont ceux qui se rebellent face à la mafia (...). Ce que nous attendions depuis longtemps – que la société civile fasse entendre sa voix – est en train de se produire, note le père du commissaire Montalbano. Il a manifestement raison puisque lors d’un procès qui s’est tenu ces jours-ci à Palerme, comme l’indique la Repubblica, le patron d’une célèbre trattoria palermitaine, l’Antica Focacceria San Francesco, n’a pas hésité une seconde et a clairement identifié le mafieux qui était venu le racketter. Une petite révolution au pays de l’omertà.
Régine Cavallaro
PS: La photo d'Andrea Camilleri ci-dessus est extraite du site du fan club de l'écrivain sicilien: www.vigata.org
 
 

NAE, n° 19, Estate 2007
E adesso, povero Montalbano?
ANDREA CAMILLERI, “Le ali della sfinge”, Sellerio, Palermo, 2006, pp. 268, Euro 12,00

Il cadavere di una giovane immigrata slava viene ritrovato in una discarica vicino a Vigàta: ha una farfalla tatuata sulla scapola, un segno di riconoscimento che fa arrivare all’identificazione della vittima un commissario Montalbano sempre più tormentato e solitario, impegnato ad indagare anche su un presunto sequestro, sul quale immediatamente si appuntano i dubbi del detective e dei suoi collaboratori. Ancora una volta Camilleri mischia la tragedia alla farsa: da un lato racconta l’orrore della tratta delle nuove schiave, organizzata da un gruppo di insospettabili notabili, talmente avidi e abili da sfruttare i vantaggi offerti dalla possibilità di comparire come un’associazione di volontariato, sostenuta da istituzioni religiose. Dall’altro, narra la breve e boccaccesca fuga, mal camuffata da rapimento, di un novello Patò, un uomo in cerca di distrazioni e di libertà da una moglie ricca, ma ormai poco appetibile sessualmente.
Una doppia inchiesta, quindi, in cui la manichea distinzione fra “buoni” e “cattivi” si dimostra piuttosto labile; solo apparentemente sullo sfondo, poi, si dipana la vicenda privata del poliziotto, vera protagonista del romanzo. Nel volume precedente, infatti, Montalbano si era innamorato di una giovane e affascinante donna che, peraltro, aveva finto di essere anch’essa coinvolta sentimentalmente per servirsi di lui. All’amara disillusione di non essere corrisposto, ma di essere stato solamente usato, all’amor proprio ferito per non aver capito il gioco della ragazza, il commissario doveva aggiungere il rimorso di avere tradito Livia, la sua compagna di sempre e unire la constatazione di non essere stato in grado di resistere alle tentazioni, inequivocabile segnale di un decadimento fisico, oltre che morale. Quest’ultimo romanzo, per gli aficionado, si presenta quindi come il proseguo delle traversie personali del personaggio e narra una vicenda, l’undicesima con Montalbano, più “televisiva” di altre (nel senso che più agevolmente rispetto ad altri libri camilleriani sembra pronta a diventare la sceneggiatura di una delle fiction del piccolo schermo) che traghetta i lettori verso l’evoluzione dei sentimenti e delle emozioni del celebre commissario, a cui assisteremo nelle prossime “puntate”.
Per ora, Salvo ammette che con Adriana si è trattato di una cosa seria, non di una sbandata senile, come precisa alla sua confidente Ingrid, lievemente gelosa per non essere riuscita lei a far capitolare “il casto Giuseppe”. Si assiste inoltre alla rivelazione di un flirt da parte di Livia: si è verificato un doppio e simultaneo tradimento, quindi, all’interno della ex inossidabile coppia Salvo/Livia, ormai alla definitiva svolta di una lunga relazione. Forse Camilleri, con una civetteria tutta maschile, ha voluto sminuire la portata del tradimento del protagonista mostrando anche le debolezze della sua fidanzata, che non se ne era stata con “le mani in mano durante l’estate”. Forse ha voluto dimostrare che esistono dei momenti di reciproca stanchezza anche nelle coppie che sembrerebbero più solide e che una scossa può essere salutare (o ferale). Oppure ha voluto suggerire che non bisogna mai dare niente per scontato e che per la sopravvivenza di un’unione è indispensabile la partecipazione delle proprie reciproche insoddisfazioni, il sollecito chiarimento di semplici incomprensioni che il silenzio può solo ingigantire.
L’autore ci lascia come color che son sospesi e non fornisce alcuna risposta in questo romanzo interlocutorio, anche se il finale, probabilmente, suggerisce il seguito della vicissitudini amorose di questi peccator carnali: per ora lo scrittore li abbandona in una girandola di fraintendimenti, frutto di una incomunicabilità forse non definitiva, ma certamente annosa.
Simona Demontis
 
 

NAE, n° 19, Estate 2007
Sulle orme del Caravaggio (Il manoscritto ritrovato a Siracusa)
ANDREA CAMILLERI, “Il colore del sole”, Mondadori, Milano, 2007, pp.128, Euro 14,00

Se si passeggia per le vie di La Valletta, è possibile fare uno spuntino nella pasticceria Camilleri, in cui gustare, per esempio, le specialità al cioccolato tipiche della Pasqua, una festa molto sentita nelle isole dell’arcipelago di Malta. Alla fine della serata si potrà scegliere fra innumerevoli ed accoglienti ristoranti di Sliema, di St. Julian o di un’altra delle incantevoli cittadine maltesi ed innaffiare i piatti locali od esotici col rinomato vino Camilleri. Visitando il centro storico di Mdina, la cittadella fortificata difesa strenuamente dalle aggressioni napoleoniche, si può osservare la lapide con la lista dei caduti, fra cui spiccano Matthew Camilleri e Guzeppi Camilleri. Perché i Camilleri di Porto Empedocle, come gli Attard, gli Xaxa, i Bouhagiar, i Cassar provengono tutti da quell’isola nel centro del Mediterraneo, sede dal 1530 dei potenti e temuti Cavalieri di San Giovanni; i quali scelsero come sede del Gran Maestro dell’Ordine un castello medievale che, rinforzato e munito di imponenti strutture difensive, divenne noto con il nome di Forte Sant’Angelo. È proprio questa l’ambientazione scelta da Andrea Camilleri per il suo nuovo romanzo, un metaromanzo, in realtà, nel quale egli stesso è protagonista a Siracusa di un fugace incontro (raccontato in italiano corrente) con un misterioso personaggio, che gli permette per breve tempo di consultare dei preziosi documenti seicenteschi, mai resi pubblici: gli appunti di Caravaggio in fuga, dopo la condanna a morte, a Malta, poi a Siracusa e in diverse città della Sicilia. Materiali che, dopo un’accurata cernita, volta ad emendare il testo da parti troppo tecniche o prive di interesse, lo scrittore decide di pubblicare.
Attraverso l’escamotage del manoscritto ritrovato, un topos sfruttato da numerosi scrittori, da MacPherson, a Potocki, a Manzoni, Camilleri può compiere un’ennesima operazione linguistica, almeno in parte sperimentata nella sua opera più ambiziosa, “Il Re di Girgenti”. Distante dal solito lessico meticciato, usuale nei romanzi di Montalbano ambientati a Vigàta, l’autore, infatti, quando parla per bocca di Caravaggio, riproduce il linguaggio seicentesco, rielaborando in chiave fantastica alcuni episodi noti degli ultimi anni di vita del grande artista lombardo e arrivando addirittura a ricostruire la rocambolesca fuga del pittore dall’inviolabile Forte Sant’Angelo, su cui non si è mai raggiunta una verità storica.
Il protagonista appare come un uomo tormentato, inquieto, presago di un destino infausto, ossessionato da problemi alla vista che lo costringono ad usare toni scuri e cupi e dalla visione di un sole nero, demoniaco e nefasto. Il pittore attraversa in rapida successione numerosi stati d’animo, dalla speranza alla delusione, dalla disperazione alla consolazione; la sua personalità diventa sempre più esagitata e delirante, fino ad avere allucinazioni e crisi violente che gli rendono impossibile contenere le proprie energie frustrate, dovute al senso di impotenza provato di fronte a nemici che gli appaiono invincibili, forniti di mezzi e complicità decisamente superiori alle sue forze. Intorno a lui un pullulare di personaggi secondari, da Nina, la prostituta che lo deruba e lo fa imprigionare a Lena, la sfortunata fanciulla causa di altre sventure; dall’amico fraterno Mario Minniti, complice della fuga da Napoli, al paggio Aloysio, concupito e conteso da un potente Cavaliere di Giustizia che, per vendetta, sarà responsabile della rovina dell’artista, ancora una volta incarcerato e in disgrazia presso il potente Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, a Malta.
Caravaggio precipita così, lentamente ed inesorabilmente, verso un’entropia senza ritorno che lo farà scivolare verso la morte entro breve tempo: i pochi momenti di serenità che vive, si riferiscono perlopiù ai ricordi del periodo napoletano, ad alcuni episodi di concupiscenza, cui Camilleri dedica minori attenzioni rispetto ad altri libri del passato, ma soprattutto alla ricostruzione della sua vocazione artistica, precoce e necessaria per dare spazio alla sua acuta sensibilità e alla sua insaziabile voglia di vivere.
Simona Demontis
 
 

L'Humanité, 1.9.2007
Les lettres françaises
Quand l’Italie fait tout un roman de l’histoire … et quand l’histoire fait tout un roman de l’Italie.

Plutôt que de vous noyer dans la masse insondable et insipide des romans français qui paraissent à la rentrée (je vous l’assure, vous ne perdez pas grand-chose, je suis payée pour le savoir), je vous en prie, faites l’effort de vous éloigner de ce que la presse vous vend comme spectacle désolant de notre littérature à de trop rares exceptions près. L’Italie pourrait être un but de promenade convenable à condition de ne pas mettre Stendhal dans votre valise. Je ne sais pas pourquoi, les écrivains transalpins ont des atomes crochus avec l’histoire.
[...]
En dehors de ses gialli (ce sont les polars en Italie), Andrea Camilleri est un auteur de romans extraordinaires qui puisent leurs ressources dans la culture et le passé de sa terre natale, la Sicile. Dans la "Pension Eva" (traduit par Serge Quadruppani, Éditions Métailié, 144 pages, 16 euros), il raconte l’histoire de Néné qui passe son adolescence dans une petite bourgade de Sicile alors que la guerre poursuit son cours ailleurs. Mais le fantasme qui efface la réalité de ce monde bouleversé, c’est tout ce qui a affaire avec la pension Eva, le bordel de la petite ville de Vighata. Et là se produisent des miracles : des miracles de langage (les récits savoureux des filles) et des miracles tout court (par exemple, la putain qui porte un médaillon avec le portrait de Staline sur la chatte pour réveiller la virilité d’un militant). Voilà un ouvrage superbe, plein d’humour et saturé d’esprit et de jouissance du texte. Dommage que la traduction ne soit pas vraiment à la hauteur de l’oeuvre.
[...]
Justine Lacoste
 
 

Il Giornale, 3.9.2007
Quante bacchettate dai grandi vecchi

«Che cosa pensa di quanto sta accadendo a sinistra?», gli chiesero all’ultima Fiera del Libro di Torino. E lui, con prontezza da consumato battutista: «Perché, accade qualcosa?». Il professor Umberto Eco, sicuro democratico e altrettanto indiscutibile antiberlusconiano, guida la pattuglia di intellettuali ipercritici nei confronti dello schieramento politico dal quale, con slancio snobistico, spesso tentano di «sfilarsi», se le cose non vanno per il verso sperato. Al suo fianco c’è Dario Fo, l’arzillo giullare che si candidò (o quasi) per la poltrona di sindaco di Milano, ma senza convincere un elettorato intimorito dal suo radicalismo. Premio Nobel per la letteratura nel ’97, l’attore si trova senza dubbio più a proprio agio sugli scranni meno comodi, ma anche meno impegnativi, del Leoncavallo. Altro grande vecchio della sinistra che critica la sinistra è Andrea Camilleri. Il «padre» del commissario Montalbano mal sopporta i cincischiamenti e le manfrine dei politici. Preferisce i modi spicci della sua creatura letteraria, uno che Rosy Bindi non la degnerebbe di uno sguardo.
 
 

Guida di Supereva, 4.9.2007
Ciociaria & Cinema
Dal 6 al 9 settembre 2007 a Frosinone, presso la Villa Comunale, si terrà "Ciociaria & Cinema", festival cinematografico ciociaro a cura dell'Associazione Società del Cinema "Nino Manfredi" con il patrocinio del Comune e dell'ass. alla cultura, sport e spettacolo della Provincia di Frosinone.

[...]
Sabato 8 settembre [...] alle ore 19.30 proiezione del lungometraggio "La Strategia della Maschera" di Rocco Mortelliti che segna il debutto a 73 anni da attore dello scrittore di successo Andrea Camilleri.
[...]
Elettra Cecilia
 
 

La Sicilia, 4.9.2007
In vendita il bar «segreteria» di Camilleri

Porto Empedocle. Clamoroso a Vigata. Il primo bar all'inizio di via Roma, quello che un paio d'anni fa la famiglia Albanese aveva rinominato «Cafè Vigata», in omaggio ad Andrea Camilleri, è in vendita.
Famoso per le leccornie della pasticceria da sempre disponibili per i più golosi, il locale suo malgrado noto anche per essere stato all'esterno involontario teatro della strage di mafia del settembre 1986 aveva spazzato via quell'ombra, causata dall'odio tra famiglie «in guerra» proprio grazie all'effetto camilleriano.
Lo scrittore padre del commissario Montalbano durante i suoi rapidi e rari ritorni a Porto Empedocle aveva fatto del Cafè Vigata una sorta di propria segreteria. Stefano Albanese ha raccolto centinaia di libri scritti da Camilleri e pubblicati da Sellerio, per recapitarli al fenomeno letterario in nome e per conto dei tanti fan desiderosi di un autografo. Da alcuni giorni l'incantesimo parrebbe essersi spezzato. La famiglia ha affisso all'ingresso del locale un inequivocabile «Vendesi questa attività».
Ignoti i motivi di questa scelta, grande è il rammarico non solo dei golosi. Il tutto, in una via Roma in cui altri bar stanno per chiudere. Di questo passo chissà dove andrà Camilleri a sorseggiare la birra o il liquore di cui è ghiotto.
F.D.M.
 
 

Corriere della sera - Vivimilano, 5.9.2007
«Milano Doc Festival» al Museo della Scienza e della Tecnologia
Il meglio dai Beatles a Visconti
In programma 200 video in 18 giorni. Nel programma della rassegna, per la prima volta in città, pellicole da tutto il mondo

Diciotto giorni di programmazione e circa 200 opere proiettate per sei ore al giorno non-stop: un ricco programma che «fotografa» il meglio della produzione documentaristica mondiale. Sono quattro le rassegne tematiche dedicate al cinema italiano, con omaggi ai grandi maestri del passato, come Antonioni e Visconti, uno spazio per gli autori stranieri, una finestra sull’architettura «filmata» e una ricca sezione dedicata alla musica e ai musicisti.
IL CINEMA ITALIANO - Spazio agli autori italiani venerdì 14 con «Il luogo, la memoria» di Vittorio Nevano, in cui lo scrittore Andrea Camilleri ripercorre le tappe di una gioventù trascorsa a Enna, in una Sicilia lontana dal mare.
[…]
Milano Doc Festival, da mercoledì 12 a domenica 30, Museo della Scienza e della Tecnologia, via San Vittore 21. Dalle 18 alle 24, dal lunedì al venerdì; sabato e domenica dalle 18.30 alle 24. Ingresso libero a tutte le proiezioni. Tel. 02.48.55.51; 02.72.14.91.21. www.milanodocfestival.it
Filippo Mazzarella
 
 

La Repubblica, 5.9.2007
Se la Regione non salva Noto

Il silenzio - si sa - è d'oro, soprattutto in Sicilia. E anzi nell'isola governata da Totò Cuffaro, già inquisito per favoreggiamento della mafia, può essere anche d'oro nero. È stato proprio il silenzio-assenso della Regione, tanto sospetto quanto colpevole, a innescare la sentenza con cui il Tribunale amministrativo ha dato di nuovo via libera alle trivellazioni petrolifere in Val di Noto, cassaforte del barocco siciliano, sito dell'Unesco e patrimonio mondiale dell'umanità, dopo la campagna delle comunità locali rilanciata a giugno su Repubblica da un appello dello scrittore Andrea Camilleri, sottoscritto via Internet da centomila cittadini italiani e amplificato dai giornali di tutto il mondo.
[…]
Almeno in apparenza, insomma, una storia di carta bollata che - per citare ancora Camilleri - ricorda il suo romanzo epistolare intitolato “La concessione del telefono” e ambientato nella Sicilia di fine Ottocento. Ma in realtà si tratta di una vicenda troppo oscura e sconcertante per non invocare un altro metaforico intervento del commissario Montalbano, l'eroe del celebre scrittore: per dire, una nuova mobilitazione generale contro l'assalto al territorio, alla natura e al paesaggio di questo angolo di paradiso che affida il suo futuro allo sviluppo dell'agricoltura e del turismo piuttosto che all'eventuale scoperta di improbabili giacimenti petroliferi.
[…]
È soprattutto sul piano mediatico - come raccomanda il sindaco di Noto, Corrado Valvo - che occorre però mantenere alto l'allarme, perché la battaglia contro le trivelle e in difesa del barocco non si riduca a una vicenda solo politica o giudiziaria. «Non vogliamo essere colonizzati, non vogliamo il turismo petrolifero», aggiunge lui stesso con uno slogan efficace. Appena due mesi fa l'appello di Camilleri fece letteralmente il giro del mondo e il testo pubblicato dal nostro giornale venne ripreso dalla stampa internazionale: ora il commissario Montalbano deve scendere di nuovo in campo per proteggere la sua terra dall'invasione dei texani.
Giovanni Valentini
 
 

Evene, 6.9.2007
La critique
La Pension Eva, d'Andrea Camilleri

Qu’est-il donc arrivé au doyen des auteurs de noirs italiens ? Voilà qu’à presque 80 ans, Andrea Camilleri s’offre, de son propre aveu, des “vacances narratives”, et nous gratifie d’un ouvrage comme il n’y en avait sans doute jamais eu dans sa bibliographie. Loin de ses habituelles farces historiques mettant en scène la mafia insulaire dans la fin du XIXe siècle ou des aventures de Montalbano, ‘La Pension Eva’ n’a plus rien des romans policiers qui ont fait le succès de l’auteur. Dans une Sicile des années 1940 à la position hautement stratégique, coincée entre la domination fasciste et les largages de bombes alliées, Nenè vit son adolescence. Premières moiteurs érotiques avec sa cousine, premiers pas avec une veuve pédagogue et, surtout, un fantasme : cette pension Eva qui, lorsqu’il comprend enfin qu’elle est un bordel, devient l’objectif de son existence.
Seulement, là où d’autres auraient accouché d’un récit initiatique déjà lu et relu, le récit de Camilleri s’envole, avec une légèreté surprenante : ce n’est pas parce qu’il sort exceptionnellement du registre policier que le vieil écrivain perd son art de tresser avec ses mots simples des personnages hauts en couleurs, attachants et amusants. Toujours là également, sa langue sicilienne, qui, derrière son apparence argotique, s’avère idéale pour décrire les situations naïves ou les sentiments extrêmes du jeune Nenè avec une remarquable finesse. A travers l’obsession de ce gamin pour la pension, Camilleri multiplie, sur le ton de l’anecdote, les histoires dont il a le secret, jouant avec ses attachantes marionnettes comme un démiurge s’amuse avec son petit monde. Extrêmement facile et agréable à lire, court, ‘La Pension Eva’ est un roman touchant, et dégage une impression de douceur, une fragilité ensorcelantes. Un surprenant petit diamant dans l’immense trésor de l’oeuvre de Camilleri.
Mikaël Demets
 
 

Evene, 6.9.2007
La critique
L’Opéra de Vigàta, d'Andrea Camilleri

Partant d’un obscur fait divers du milieu des années 1870, Andrea Camilleri parvient à broder un roman étonnant, véritable pièce mettant en scène la société sicilienne de l’époque. L’opéra de Vigàta brûle après une représentation, mais le véritable opéra se déroule sous nos yeux. Avec un art du dialogue et une excellence remarquable pour dépeindre des personnages marquants, l’écrivain sicilien nous emmène dans cette Sicile rebelle et intenable, poil à gratter d’une Italie fraîchement unifiée, dans laquelle un rot sonore peut déclencher une révolution. Ainsi tourne le monde de Camilleri: le drame et la farce ne font qu’un.
Stigmatisant comme personne les problèmes politiques posés par l’île, il dépeint comme peu savent le faire la “vraie” mafia, celle qui pèse sans qu’on ne la voit, celle qui fait se détourner nos yeux quand elle frappe. Agrégat de chapitres aléatoirement organisés, ‘L’Opéra de Vigàta’ est une oeuvre qui capte l’essence même de la Sicile. Par ses personnages bouffons ou tragiques, magnifiés par la plume de l’auteur qui n’a pas d’égale pour jouer sur les niveaux de langage et nous dévoiler la personnalité des protagonistes, le récit concilie trame policière et humour désopilant. La verte langue sicilienne et les situations ubuesques dont elle est le cadre se dévorent avec régal. Mais si l’on rit beaucoup, l’intrigue sait aussi nous ramener sur terre, crûment, froidement. En ce sens, la lecture du dernier chapitre, d’une ironie glaçante, clôt magistralement un roman qui a sa place dans le panthéon de la littérature italienne contemporaine.
Mikaël Demets
 
 

La Sicilia, 6.9.2007
Storia, tradizione e cultura della «palla di riso»

Croccanti all'esterno, morbidi all'interno. Nella panatura dorata, colore del sole, il biancore del riso racchiude il cuore e l'anima del ragù alla siciliana. Almeno, così vorrebbe la più antica tradizione culinaria. Quella che ancora oggi viene tramandata da madre a figlia. Eppure, le manifestazioni di questo pezzo forte della cucina locale, divengono sempre più multiformi e accolgono, oggi, sapori e colori che cercano di incontrare quanti più palati possibili. Come se per la piccola palla di riso imbottita (delle dimensioni e del peso di un'arancia) non fosse subito amore a prima vista.
L'assaggio dell'arancino è come tenere fra le mani un cuore di tradizione e bontà che esce dalle cucine private, valica le regioni e si addentra nel mistero. E sì. Perché la paternità dell'arancino è ancora incerta e rivendicata da palermitani e catanesi. E anche il «sesso» di uno fra gli alimenti da passeggio preferiti dai siciliani è "dubbio". Arancina o arancino? I vocabolari e i puristi della lingua riportano la dizione catanese e, quindi, ne asseriscono la «virilità». Lo storico Gaetano Basile, però, riporta la solida teoria della femminilità dell'arancino basandosi sulla volontà di questo di essere icona rappresentativa del dolce agrume siciliano. Al di là della diatriba linguistica, mai risolta e che, comunque, poco tocca i golosi, il mistero resta e spacca la Sicilia in due metà: a oriente e a occidente. Sulla questione entra in gioco anche il contributo di Andrea Camilleri che, nonostante sia un agrigentino doc, titola la prima raccolta di racconti aventi per protagonista l'amato commissario Salvo Montalbano, «Gli arancini di Montalbano» (utilizzando, quindi, la dizione catanese). E con Montalbano si scende nei dettagli, perché il commissario di Vigata vuole anche che l'arancino sia preparato secondo la tradizione orientale e, quindi, con il riso bianco, anzi bianchissimo, che racchiude un cuore rosso di ragù. L'occidente siciliano, invece, vuole che il riso si tinga di giallo zafferano, probabilmente per l'influenza di un'arte culinaria amante delle spezie, come per esempio quella araba.
Quello che è certo è che la tradizione dell'arancino è antica. Addirittura si perde nella notte dei tempi. Innanzitutto il riso: «Il cererale - spiega Eleonora Consoli, giornalista e gastronoma - fu introdotto dagli Arabi che, durante la loro dominazione, sfruttarono gli acquitrini siciliani per la coltivazione. Nel tempo, alle ricette antiche, fra cui è necessario annoverare anche la versione dolce cosparsa di zucchero a velo e cannella con un'anima di ricotta, si sono aggiunte quelle più moderne. La verità è che l'arancino è un piatto duttile che si presta a numerose interpretazioni, con le melanzane o le zucchine fritte, con il prosciutto, con i funghi, con i carciofi. E adesso, accanto alla preparazione classica che vuole l'arancino fritto in olio d'oliva caldissimo, si collocano anche quelle che lo cuociono in forno. In questo caso il riso viene abbracciato in una "barchetta" di pasta sfoglia o brisè.Più delicati e probabilmente risalenti all'avvento della pasticceria svizzera in Sicilia all'inizio del secolo scorso. Per quanto riguarda le diatribe sul riso e sul nome, io sto con Montalbano. E' così bello il contrasto del bianco del riso con il rosso del nostro ragù con la carne "sfusiata" e cioè spezzettata con le mani e non tagliata. Il nome? Purtroppo non esiste possibilità di capire quale sia quello giusto, ma se crediamo alla paternità catanese...».
Carla Condorelli
 
 

Avanti!, 6.9.2007
Il fogliettone
Quelle agiografie su SuperWalter

Su “La Stampa”, un acuto politologo, Gian Enrico Rusconi, lunedì scorso ha osservato che “il nuovo astro, faticosamente nascente, Veltroni, è già interamente vivisezionato nelle virtù e nei vizi, anche se il giudizio finale è ancora sospeso”. [...] Con molti articoli, non soltanto elogiativi, bensì agiografici e scritti, suppongo, in ginocchio davanti ai computer da tanti giornalisti. Eccovi due “perle”. “La straordinaria qualità del Veltroni narratore consiste in questo continuo scorrere, in questo quieto fluire, picchettato qua e là da voluti soprassalti di mulinelli o di piccoli gorghi”. Così Andrea Camilleri, il “papà” del commissario di polizia Montalbano.
[...]
Pietro Mancini
 
 

Il Tirreno (Piombino), 6.9.2007
Tre giorni di cultura e solidarietà per salutare i cinquant'anni dell'Arci

[...] Alle 15 presentazione del libro "Lullina la picciridda scomparsa", una favola scritta da Andrea Camilleri e illustrata da Alessandra Mastroleo, che sarà interpretata da alcuni giovani del gruppo teatrale Fob. [... ]
 
 

La Stampa, 7.9.2007
Prossimamente
Garzantina oltre l'Occidente
Nella nuova edizione dell’enciclopedia tascabile Letteratura due terzi degli autori appartengono ad altre culture; accolti gli scrittori-bestseller, da Dan Brown alla Rowling, da Moccia a Faletti, per non parlare di Camilleri

Rischia di essere uno degli avvenimenti editoriali di fine 2007 l’uscita, a ottobre, della nuova Garzantina della Letteratura. Non solo perché dalla sua prima edizione, 1972, è passato un quarto di secolo, trattasi dunque di un «oggetto» storico, ampliato e rinnovato altre due volte, nell’85 e nel ’97. Soprattutto per i dieci anni che ora arriva a colmare, la più famosa e attesa tra le enciclopedie tascabili della casa (a novembre, con la sinora inedita Garzantina del Medioevo, saranno 30 le discendenti dal geniale progetto di patron Livio di «seguire l’arco del sapere, materia per materia»): strumento di studio, che con grande tempismo arriva ad apertura delle scuole, e di vastissima consultazione.
[…]
CHI C’E’
«Nella scelta dei "nuovi" - spiega il direttore editoriale Oliviero Ponte Di Pino - ci siamo posti il problema di inserire opere che riteniamo potranno "restare", che potrebbero diventare classici contemporanei. Esclusi gli autori di un solo libro (per ora), abbiamo tentato di individuare chi potrà avere un futuro. Inseriti a pieno titolo gli scrittori-bestseller, da Dan Brown alla Rowling, da Moccia a Faletti, per non parlare di Camilleri: registrare il successo è parte del nostro compito».
[…]
Mirella Appiotti
 
 

IMG Press, 7.9.2007
Politica
A gamba tesa: Andrea Camilleri & le trivelle in Val di Noto

È notizia degli ultimi giorni quella secondo cui il Tar di Catania avrebbe accolto uno dei due ricorsi presentati dai legali della Panther Eureka, la società siciliana nata con lo scopo di ricercare la presenza di idrocarburi gassosi nel territorio isolano. A seguito di tale decisione la Panther Eureka, che è partner della texana Panther Oil, potrebbe così iniziare, seppur parzialmente, le trivellazioni per la ricerca e l’estrazione di gas naturale economicamente sfruttabile nella Val di Noto, la patria del barocco che l'Unesco ha dichiarato patrimonio dell'umanità. Una simile ipotesi, com’era del tutto prevedibile, ha suscitato numerose polemiche e proteste. Contro le trivellazioni dei texani, ad esempio, è sceso in campo un imponente intellettuale dei nostri giorni, lo scrittore Andrea Camilleri, che dalle pagine del sito web de La Repubblica ha addirittura promosso una petizione popolare alla quale, manco a dirlo, in pochi giorni hanno aderito migliaia di cittadini che si sono detti indignati per lo “scempio” che vorrebbero compiere gli yankee. Nell’elenco dei firmatari, sebbene fosse stato tentato dal farlo, non compare il nome di chi scrive. Ed è proprio il caso di dire fortunatamente. Infatti, checchè ne dica l’ambientalista conduttore del programma tv Gaia, Mario Tozzi, secondo il quale si sta svendendo Noto per quattro soldi, firmare la petizione di Camilleri sarebbe stato un vero e proprio controsenso. Innanzitutto perchè - come scrive Carlo Stagnaro in una lettera indirizzata proprio all’autore dell’appello di Rep – “non solo la ricerca di gas (e non di petrolio) non mette a rischio il patrimonio storico e artistico della cittadina siciliana, ma neppure i timori di un impatto negativo sul turismo sono fondati”. Il direttore del dipartimento “Ecologia di mercato” dell’Istituto Bruno Leoni, inoltre, avvalendosi dell’aiuto di un “rude perforatore”, confuta punto per punto le tesi sostenute contro le trivellazioni, dimostrando come esse appaiano piene di luoghi comuni e pregiudizi. Pregiudizi sfatati da Ottavio Cappellani che, in un articolo pubblicato su Il Foglio lo scorso 18 agosto, sostiene che la Val di Noto non può essere considerata “come un unico territorio pieno di ricchezze architettoniche”, perché “si tratta, come è normale che sia, di qualche piccolo e splendido paesino, ma con in mezzo un sacco di campagna, dove qualche piccolo e fruttifero buchetto si potrebbe fare senza arrecare nessun danno al paesaggio”. Rivolgendosi poi direttamente a Camilleri, l’autore del romanzo “Sicilian tragedi” gli pone alcune domande: “Hai mai provato a telefonare, di notte, alle forze dell’ordine, mentre sei in questi sterminati “paesaggi” senza l’ombra di una trivella, ma con qualche porcilaia abbandonata e abbondanza di discariche abusive? Hai mai cronometrato quanto ci mettono ad arrivare? […] Hai mai sentito parlare di corse notturne e macellazioni clandestine di cavalli? Di omertà e volgari ladri di polli? E furti e incendi e intimidazioni e omicidi?”. Queste domande dimostrano come ormai, in Sicilia, del qualunquismo che permea la classe politica, e non solo essa, il cittadino comune ne ha fin sopra i capelli e ne ha al punto tale che come Cappellani è portato a concludere: “Non è invece che il petrolio possa portare ordine? Mettiamoci la maiuscola: Ordine? Non è che la Costa Smeralda l’hanno fatta i petrolieri?” Firmare l’appello di Camilleri e Valentini sarebbe stato un clamoroso errore anche per altri motivi. Come, ad esempio, quelli indicati in un articolo apparso su Il Sole 24 Ore dove si legge che”da anni l'Eni estrae il metano dal sottosuolo di Noto. Proprio a Noto. Sotto alla cattedrale di San Nicolò inaugurata lunedì. Sotto ai piedi di quelli che protestano contro i texani. […] I pozzi non si vedono”, ma nella zona “ce ne sono a decine” e ad essi attingono “tutte le compagnie petrolifere che contano”. A quanto pare della presenza di tali pozzi sembra che, sino all’altro ieri, nessuno se ne sia accorto e ciò porta a pensare: forse che il problema non è l’estrazione del gas in sè, ma chi vuole estrarlo? Ossia la Panther Eureka che ha il torto di essere texana proprio come l’odiato Bush? In attesa di risposte a tali quesiti, chi scrive ha deciso di non aderire all’appello di Camilleri. E credo mai lo farà, in quanto è convinto che le scelte ideologiche non hanno mai portato a nulla di buono per il popolo.
Nicola Currò
 
 

Comunicato stampa, 7.9.2007
AsoloArtFilmFestival
Festival Internazionale del film sull’arte e biografia d’artisti

Dal 24 al 29 settembre 2007 ad Asolo (TV) si terrà la XXVI edizione dell’AsoloArtFilmFestival.
[...]
LUNEDI 24 SETTEMBRE
ORE 22.00 Proiezione film in concorso
Teatro Eleonora Duse
CAMILLERI ALLA SICILIANA di André Buytaers (Belgio 54’)
[...]
 
 

Premio Letterario Boccaccio
Con La novella di Antonello da Palermo (Guida) e Il colore del sole (Mondadori) Andrea Camilleri ha vinto il Premio Boccaccio 2007.
La premiazione avverrà sabato 8 settembre 2007 alle 11:00 nel Palazzo Pretorio di Certaldo Alto (FI).
Cliccare qui per il comunicato stampa dell'organizzazione del Premio.
 
 

Florence TV, 8.9.2007
Premio Boccaccio 2007
Camilleri, Falcones e Anselmi i vincitori
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l'Unità, 8.9.2007
Camilleri: viaggio in Sicilia con romanzo storico appena finito

Il papà di Salvo Montalbano ha compiuto 82 anni e continua a scrivere romanzi. Ma non solo. Viaggia anche in versione top secret. Così riesce a gustarsi meglio la visita di un luogo. Non pensate all’incipit di un giallo, è che Andrea Camilleri aveva il desiderio di tornare nella sua Sicilia prima di compiere 82 anni, e voleva farlo senza essere attorniato da un nugolo di giornalisti e simpatici fan. E così ha fatto, con un viaggio a sorpresa, mentre ancora in molti si chiedono quando tornerà a Vigàta. In un “vidiri e svidiri”, Camilleri nella sua Porto Empedocle-Vigàta vi è tornato, per respirare l’aria della terra natia e come Montalbano sentire “l’odore” del mare. In Sicilia in pochi giorni, Camilleri ha compiuto un vero e proprio tour. E’ stato nella Vigàta letteraria di Moltalbano, Porto Empedocle, ed in quella televisiva: i luoghi del ragusano, i paesaggi nei quali si alternano immagini di campagne con i caratteristici muri a secco ed i capolavori del barocco ibleo, patrimonio mondiale dell’Unesco. E’ andato anche a far visita ad Elvira Sellerio, l’editrice palermitana che appena può, si allontana dal centro storico per soggiornare nel ragusano, dove ha una villa. Ma prima di andare a soggiornare nella casa dell’amica Elvira, Camilleri ha fatto una tappa a Serradifalco nella provincia di Caltanissetta, dove lo aspettava il giovane presidente degli industriali, Antonello Montante, nipote del costruttore della famosa bicicletta con la quale il papà di Montalbano sul finire della seconda guerra mondiale, si spostò dalla provincia nissena (dove con la madre si era rifugiato per sfuggire ai bombardamenti) sino alla marittima Porto Empedocle alla ricerca del padre. Che poi ritrovò sano e salvo. Grazie alla bici, che adesso è stata ricostruita nella fabbrica di Montante e donata a personaggi del calibro di Napolitano, Montezemolo, Fiorello, solo per citarne alcuni. Tornare nei luoghi dell’infanzia, dell’adolescenza, è stato per Camilleri come un viaggio della memoria, dal sapore letterario. Ha ripercorso in macchina quelle stesse strade sulle quali più di 60 anni fa aveva pedalato in bicicletta, osservando quei paesaggi che nel tempo son così mutati, che a tratti non li riconosceva. Da Serradifalco, dai luoghi della memoria dell’adolescenza al passaggio nel ragusano, dove ha riposato nella villa della Sellerio, prima di recarsi in macchina a Catania. Dalla città etnea a Messina ha potuto ammirare i paesaggi della Sicilia orientale, risalendo la costa ionica, in uno stato di felicità intriso di lieve nostalgia, che rende il sentimento di amore per la Sicilia ancora più forte. Per uno scrittore che ama la sua isola, ma non la “sicilitudine”, che si ispira alla grande tradizione culturale che va da Verga a Pirandello, da Brancati a Sciascia, ma evita i luoghi comuni e gli stereotipi, la Sicilia è fonte d’ispirazione. Giunto a Roma, con il suo linguaggio diretto ha confidato al regista Rocco Mortelliti, suo genero, “avevo voglia di Sicilia”. Il tour estivo è terminato nella sua casa nella campagna toscana, a Bagnolo. E nel giro di alcune settimane, ha scritto un romanzo storico ambientato agli inizi del 1900. Il nuovo libro trae spunto da un fatto realmente accaduto e che gravita nel mondo religioso. Una storia forte, che susciterà stupore e probabilmente molte polemiche. Ma per ora su questo nuovo testo, non trapela nient’altro. Vi ha lavorato con ritmi serrati, da mattina a notte. Come al solito con la barba sempre ben rasata. Sì, perché anche in vacanza ci racconta Mortelliti, Camilleri non si siede al computer se prima non si è accuratamente rasato, ben vestito, scegliendo una bella camicia da abbinare ai pantaloni. Come se andasse a lavorare in ufficio. Sempre sul fronte dei nuovi scritti: lo scrittore ha già pronto il quindicesimo romanzo incentrato su Montalbano. Ad ottobre sarà invece nelle librerie, un romanzo-fiaba, “Maruzza Musumeci”, edito da Sellerio nella sciasciana collana “La memoria”.
Salvo Fallica
 
 

Le temps, 8.9.2007
Samedi Culturel
Miracles au bordel
Le jeune héros d'Andrea Camilleri rêve de faire l'amour, pas la guerre.
Andrea Camilleri. La Pension Eva. Trad. de Serge Quadruppani. Métailié, 136 p.

Pour ses 80 ans, le père du commissaire Montalbano s'est offert de délicieuses vacances narratives avec ce récit de la découverte des choses de la vie par Nenè, un gamin sicilien à la fois déluré et naïf qui pourrait être son double (titre original: « La Pensione Eva », Mondadori 2006). Ni historique, ni policier, ce récit n'est pas non plus autobiographique, quoique le contexte soit authentique et que la pension Eva ait bien existé: mais on peut se fier à l'imagination camilleresque pour ce qui est d'inventer péripéties et personnages savoureux! Quant au traducteur, il a visiblement pris plaisir à transposer en français les fantaisies lexicales de l'auteur.
On suit donc Nenè de sa huitième année jusqu'à ses 18 ans très attendus, car ils lui permettront de fréquenter enfin les mystérieuses dames de cette «pension» qui le fascine depuis l'enfance, avec ses volets toujours clos.
Après avoir joué au docteur avec sa cousine Angela, s'être passionné pour le Roland furieux de l'Arioste à cause des femmes nues dessinées par Gustave Doré et avoir eu sa première expérience sexuelle avec la mère d'un camarade de classe, Nenè est admis à la pension Eva avec ses copains Jacolino et Ciccio. Pas comme clients mais comme amis, le lundi soir, jour de relâche des six pensionnaires, pour un repas pris avec elles et l'austère Signura qui fait réviser son latin et son grec à Jacolino.
A les fréquenter ainsi régulièrement, en tout bien tout honneur, Nenè apprend tout des filles sur les mœurs des habitués: le résistant communiste qui fait fiasco à cause d'un portrait de Staline mal placé ou, à l'inverse, le vieux chevalier auquel un bombardement rend sa fougue de jadis. Car il y a des miracles à la pension Eva: un bègue guéri, une fille qui reçoit de saint Calogero de quoi payer le procès de son frère, un Allemand pris pour le Christ et un aviateur américain, pour un ange...
On s'amuserait sans restriction n'était la guerre qui s'intensifie avec le débarquement allié. Vient enfin le jour où Nenè peut arroser ses 18 ans avec Ciccio, mais sa première cigarette, c'est sur les ruines de la pension Eva qu'il la fumera.
Isabelle Martin
 
 

Adnkronos, 8.9.2007
Camilleri si racconta al giornalista Lorenzo Rosso

Un mondo in apparenza inafferrabile che vive soltanto nei sogni. Una citta' che prende corpo soltanto nelle pagine di un libro. Ma, al tempo stesso, una costa ed un ambiente culturale che riescono a superare i confini della letteratura. Un microcosmo che diventa tangibile e alla portata di tutti i turisti. E' questa Vigata, il paese creato dallo scrittore Andrea Camilleri che vi ha ambientato le celebri storie del commissario Moltalbano. Vigata, infatti, non e' piu' soltanto un ambiente narrativo. E' diventata una meta che attira, anno dopo anno, un numero crescente di turisti. Viene associata, infatti, a Porto Empedocle, il comune in provincia di Agrigento in cui Camilleri e' nato nel 1925. I vacanzieri vogliono conoscere, insomma, i luoghi in cui e' stata collocata la saga del commissario Motalbano. Nel caso del poliziotto inventato insomma, la letteratura supera i confini della finzione assumendo caratteri molto concreti e reali. E' da qui che inizia, di fatto, il dialogo tra lo scrittore Andrea Camilleri e il giornalista Lorenzo Rosso, autore del volume ''Caffe' Vigata'', (il caffe' del paese nel quale egli trascorre molto tempo libero) pubblicato dalla casa editrice Aliberti.
Il libro si presenta come una lunga carrellata sugli eventi principali che hanno segnato la vita del 'papa'' di Moltalbano. Una carrellata, meglio ancora, con la quale descrivere la Porto Empedocle dell'infanzia di Camilleri ''dove arriva forte l'odore del mare''. ''Con Andrea Camilleri - scrive Lorenzo Rosso - partiamo proprio da Vigata per un viaggio nella memoria e nel tempo che attraversa quasi tutto il secolo scorso, dove spesso la letteratura e la vita si sono intrecciate per diventare una cosa sola. Per poi, naturalmente, fare ritorno nello stesso posto di mare, ottant'anni dopo, con lo stesso desiderio insaziabile di allora di respirare forte 'l'odore del porto'.
Nell'intervista non mancano, naturalmente, le domande su Montalbano. Il poliziotto non viene considerato come un personaggio immaginario ma quasi come un uomo in ''carne ed ossa''. Un funzionario chiamato a confrontarsi, nell'ultima puntata della sua saga, con il suo doppio, il protagonista di uno sceneggiato televisivo. Camilleri, poi, ripercorre gli anni della guerra caratterizzati soprattutto dai bombardamenti e dalle difficolta' materiali nelle quali la Sicilia era precipitata. Passo dopo passo, approda alla rappresentazione del destino ineluttabile dei 'viaggi della speranza' lontani dalle citta' d'origine che accomuna molti siciliani. Un destino segnato anche dalla volonta' e dal desiderio di ritornare ''per lavare i panni in Arno''. Lo scrittore si sofferma, poi, sulla sua passione inestinguibile per i libri e per la letteratura. Parlando con Rosso, Camilleri descrive il suo rapporto per i grandi scrittori siciliani, uomini del calibro di Leonardo Sciascia, Luigi Pirandello e Giovanni Verga. Qual e', pero', il segreto degli ottimi risultati che Camilleri ha raccolto durante la sua carriera? La conclusione alla quale sembra approdare e' molto chiara e semplice. ''E' successo un miracolo - scrive infatti - tra me e i miei lettori: io ho cercato di farmi capire e loro mi hanno capito''.
 
 

Il Tirreno, 9.9.2007
Ho invidiato molto Boccaccio

[...] suo altrettanto celebre autore, Andrea Camilleri, si è presentato insieme agli altri premiati. [...] Camilleri che da anni si occupa della lingua e dei [...] tagliato fuori anche dall'italiano». A Camilleri è stato chiesto se la letteratura può [...]
 
 

Nazione / Il Giorno / Il Resto del Carlino, 9.9.2007
Camilleri: Senza dialetti siamo diventati una colonia
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 9.9.2007
Il riconoscimento
Il Vigata va a Borrino per "Antica Babilonia"

"Antica Babilonia - missione di pace in zona di guerra" di Carmine Borrino vince il Premio Vigata per la sezione "Migliore testo". La commissione presieduta da Andrea Camilleri ha conferito il riconoscimento al giovane autore e protagonista napoletano. «Con semplicità disarmata, Carmine Borrino, anche persuasivo e coinvolgente interprete dello spettacolo, riprende le fila di un tempo solo per un breve momento ritrovato, catturate proprio in quell´attimo che separa il ricordo dal definitivo oblio. Un piccolo flusso di coscienza, senza enfasi o retorica, così come è la vera vita: dove però una frase anche canale o rituale, si trasforma in un preciso atto di accusa contro tutte le guerre», dice la motivazione. Sentimenti, illusioni, sogni, malinconie e paure d´adolescente che scandiscono le giornate di un ragazzo napoletano volontario in Iraq, "Antica Babilonia", messo in scena per la regia di Roberto Azzurro, sarà in scena al Teatro Nuovo di Napoli nella prossima stagione.
(g. ba.)
 
 

Stilos, 11.9.2007
Forum. Com'è cambiato il mondo?

[...]
USA, iniziative contro l'uomo
Sono cambiate le cose? Il mondo è cambiato in meglio? Che le cose siano cambiate non mi risulta affatto. Semmai la nostra vita in questi sei anni è cambiata in peggio. Non vorrei pronunciarmi su questo argomento perché poi mi accusano di antiamericanismo e perché non sono molto sereno. Posso dire solo una cosa: quali che siano i giudizi, fatto è che dopo l'11 settembre gli americani hanno continuato a operare intraprendendo iniziative dirette sempre contro l'uomo. Non voglio proprio aggiungere altro.
Andrea Camilleri
[...]
 
 

Scacco al re, 11.9.2007
Palermo, palazzo Bonagia, ore 20:30
Piergiorgio Di Cara presenta la docufiction con Andrea Camilleri "doppiatore" di Bernardo Provenzano nella lettura di alcuni dei suoi pizzini.
 
 

La Sicilia, 13.9.2007
Manuale contro la criminologia linguistica

Con i suoi libri e in particolare con l'ultimo appena uscito, "L'italiano - Lezioni semiserie" (Rizzoli, pagine 205, € 17,50), il giornalista e scrittore Beppe Severgnini sembra essersi messo sulle orme di Cesare Marchi scomparso nel 1992. Con libri come Impariamo l'italiano e Siamo tutti latinisti continuamente ristampati, l'insegnante di Villafranca di Verona dava dritte e forniva stampelle ai zoppicanti della lingua italiana, rendendone più facile l'approccio.
Severgnini fa di più: il suo libro è proprio un manuale, o se volete un prontuario linguistico scritto, dice, "per denunciare le violenze commesse contro l'italiano, ma non chiedo condanne". Scopo: riabilitare la lingua. Impresa difficile, ma lui fornisce abili strumenti perché tutti possano destreggiarsi tra insidie e trabocchetti, regole e regolette. Il tutto per eliminare "la criminologia linguistica ".
[...]
- La legittimità del sotto testo dialettale da Giovanni Testori a Camilleri. Testori lo faceva in modo soft, Camilleri un po' pesantemente: è una maniera di confondere le carte, o i dialetti arricchiscono la lingua?
"Non ho dubbi: i dialetti arricchiscono la lingua. Se debbo fare una citazione la faccio nel mio dialetto cremasco e non in inglese. Credo che giocare con il dialetto sia un modo per tenerlo vivo. Il dialetto è molto espressivo, e usato bene è il condimento perfetto per la lingua."
[...]
Francesco Mannoni
 
 

14.9.2007
Maruzza Musumeci
Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri è prenotabile su IBS con data di disponibilità 4 ottobre 2007.
 
 

Il Tempo, 14.9.2007
A Torvajanica tornano il Galà nazionale del Cinema italiano e il premio Pagine di Mare

Saranno Andrea Camilleri, Vincenzo Mollica, Sandra Milo, Marco Sperduti e Paolo Franchi i protagonisti del grande evento che si terrà domani alle 20,30 presso lo Zoomarine di Torvajanica a via Zara.
[...]
Per quanto riguarda il Premio Pagine di Mare 2007 il libro scultura sarà quest’anno assegnato ad Andrea Camilleri, ancora una volta primo nella classifica dei libri più venduti in Italia con «La pista di sabbia». Il papà di Montalbano riceverà l’ambito premio in compagnia di Paolo Franchi, il direttore del quotidiano «Il riformista».
[...]
 
 

Corriere della sera, 17.9.2007
Andrea Camilleri
«Orgoglioso di loro, aiutiamoli con l'esercito»
Lo scrittore: ben vengano i soldati, darebbero coraggio a chi ancora paga il pizzo
Il cambiamento. Uno accetta la sfida e non si piega, un altro caccia chi versa la tangente. È una svolta

Roma — Andrea Camilleri ascolta fiero al tigì la dichiarazione di Giuseppe Catanzaro, il presidente degli industriali di Agrigento che non si piega davanti agli attentati. E lo scrittore che nella vicina Vigata, immaginaria ma non troppo, ha impiantato le storie del commissario Montalbano evoca la stessa reazione avuta a Caltanissetta da un altro presidente provinciale degli imprenditori, un suo amico, Antonello Montante: «Il primo accetta la sfida e non si piega. L’altro caccia via dalla Confindustria chi paga il pizzo. Tanti si ribellano alla mafia.Questa è una svolta. Sta accadendo quello che ci aspettavamo da tempo, che la cosiddetta società civile facesse sentire la sua voce».
Nonostante una estate infuocata dalle vampe del racket, lei non guarda con pessimismo la sua terra?
«Sono contento dei miei siciliani. Di quelli che con coraggio dicono no. Ma, attenzione, i pericoli crescono e queste persone perbene vanno protette sul serio. Viceversa sarebbe una resa dello Stato».
A che cosa pensa?
«Penso con fastidio all’inquietudine di chi s’allarma quando qualcuno, come è accaduto fra gli stessi industriali, ventila la necessità di schierare l’esercito a difesa».
Lei sarebbe favorevole?
«E che male c’è? Madonna mia, mica sono stranieri i nostri soldati. Che c’è offesa? L’esercito italiano sono i figli nostri. Non vedo che cosa ci sia di drammatico a far pattugliare loro le strade, a supporto delle forze dell’ordine. Sarebbe una cosa temporanea».
Qualcuno le ricorderà il rischio di una riduzione di libertà individuali.
«L’abbiamo già avuto e non s’è ridotto niente. Mandarlo a Napoli è sembrata una bestemmia. In Sicilia lo sarebbe meno. Non vedo che cosa ci sia di contrario in una situazione di emergenza».
Il commissario Montalbano lavorerebbe meglio in una Vigata presidiata dall’esercito?
«Per le indagini impiegherebbe meglio i suoi uomini, sottraendoli al presidio del territorio. Inoltre, vedere aziende, negozi, centri commerciali ben controllati incoraggerebbe chi ancora non si è ribellato a farlo».
Per accelerare i tempi di quella svolta?
«I nostri mutamenti sono lenti in Sicilia, come la risacca. Segnati dall’onda lunga. Ma nel momento in cui si cambia, muta proprio il Dna e, a rivoluzione avvenuta, è difficile che si torni indietro».
La preoccupa la possibile reazione a questa svolta civile dei siciliani?
«La mafia non può permettersi che ci sia troppa gente che dice no. Sarebbe la sua stessa rovina. Le reazioni sono prevedibili. I rischi aumentano. Bisogna aspettarsi qualcosa. E quindi intervenire subito».
Non basta il coraggio di pochi...
«Il coraggio è legato alle conseguenze che quel no produce. Emolti non lo trovano».
Il problema resta quindi convincere chi ancora paga?
«I mafiosi vorrebbero vedere tutti, imprenditori e commercianti, "mettersi a posto". Immaginifica espressione di Bernardo Provenzano. Adattarsi equivale a finanziare indirettamente la mafia».
Questo accentuarsi dei fuochi mafiosi è legato al «dopo-Provenzano»?
«C’era da aspettarselo dopo la cattura. Quando il commissario Cortese l’arresta, il padrino dice una frase che colpisce: "Voi non sapete quello che state facendo". Già, era riuscito a imporre con il suo "carisma", chiamiamolo così, la politica della immersione: gli affari senza sparatorie e stragi, con tangenti a tariffa fissa, al 2 per cento».
Arrestato Provenzano, si è tornati ai vecchi metodi?
«Si brucia, si minaccia e fra un po’ credo che comincerà una guerra fra bande. Come accadeva un tempo. È cresciuta la pressione su quelli che pagano. In maniera geometrica. A Caltanissetta decidono di espellere chi si piega perché le richieste sono diventate forti e violente».
Provenzano era meno esoso?
«Io ho letto tutti i "pizzini" di Provenzano. Scriveva sempre di essere "pronto a servirvi", per "mettere ordine". Parole vergate dall’uomo sanguinario che era stato. Ma riusciva a tenere buoni pure Lo Piccolo o Messina Denaro, i superlatitanti che avevano aderito».
Non dovremo mica rimpiangere Provenzano?
«Ottima cosa l’arresto, naturalmente. Ma adesso dobbiamo fare in modo che finisca l’anzianità di servizio per latitanza. Il futuro potrebbe essere segnato da reazioni sempre più dure. E anche per questo occorre un controllo più capillare del territorio. Da affidare ai soldati, ai figli nostri».
Felice Cavallaro
 
 

AGI, 17.9.2007
Mafia: Fondazione Caponnetto, si' all'esercito in Sicilia

Firenze - Il giudice Antonino Caponnetto circa quindici anni fa si dimostro' favorevole all'utilizzo dell'esercito in Sicilia nell'operazione vespri siciliani.
"Anche oggi nel caso in cui se ne ravvisasse la necessita', un'operazione simile per il meridione afflitto dalla mafia sarebbe utile in quanto ridarebbe fiducia ai cittadini onesti oggi piu' che mai scoraggiati. La riflessione sul punto di Camilleri, che riprende le numerose richieste simili fatte in passato, e' molto importante e va valutata con attenzione". Lo si legge in una nota della Fondazione Caponnetto che porta la firma di Elisabetta Caponnetto e Salvatore Calleri.
 
 

Il Riformista, 17.9.2007
Anticipazioni. Sul giornale del 18 settembre 2007
Grillo alla festa dell’Unità non è stato un incidente

Scorciatoie non ce ne sono e la strada della democrazia italiana è impervia, accidentata, in salita. Chi ha pensato al Pd come una scorciatoia avrà amare smentite dai fatti. Ma oggi, su questo tema, vorrei fare un discorso più generale. Parto da una dichiarazione di Andrea Camilleri, persona che stimo molto. Il quale, dopo un avvertimento mafioso al presidente degli industriali di Agrigento, ha riproposto «l’invio dell’esercito in Sicilia». E perché non in Calabria, in Campania, a Brindisi dove una banda di ragazzi estorceva con le torture denaro ad altri ragazzi? Caro Andrea, l’esercito italiano non è più fondato sulla leva, ma sul volontariato di mestiere, come i Carabinieri, i quali hanno le stellette come altri militari. Facciamo dell’esercito la quarta polizia? Alcuni sindaci volevano trasformare la polizia municipale in un altro corpo destinato a contrastare la criminalità.
L’Italia è il solo paese europeo che ha tante polizie il cui coordinamento è sempre difficile. La verità, caro Camilleri, è che né l’esercito, né la polizia, né i magistrati (strutture tutte necessarie) possono vincere la mafia se nei paesi, nelle città non ci sono forze sociali e politiche che non cedono ai ricatti mafiosi, e non si creano centri di aggregazione e di cultura antimafiosa. La decisione di Confindustria Sicilia di espellere gli imprenditori che pagano il pizzo è importante soprattutto come segnale. La lotta contro l’illegalità diffusa è un momento essenziale e va condotta soprattutto con i comportamenti di chi fa politica, di chi guida un sindacato, un’associazione, un giornale, una scuola, un ufficio pubblico o una parrocchia. È questo che manca e non c’è esercito che possa cambiarne il segno. La Confindustria ha fatto un passo. Occorre farne altri nel quadro di una battaglia politica, culturale, civile, contro la rassegnazione, il ripiegamento, le collusioni affaristiche che oggi intrecciano le amministrazioni locali, regionali e pezzi forti della burocrazia, al potere mafioso.
Emanuele Macaluso
 
 

Affari italiani, 17.9.2007
Horror watching/ Camilleri ad Affari: Avanti così, complimenti per l'iniziativa...

Horror watching, l'iniziativa di citizen journalism lanciata da Affari, riceve i complimenti da un lettore d'eccezione, Andrea Camilleri. Il noto scrittore, papà del commissario Montalbano, ha ricevuto la segnalazione dell'ecomostro alla Scala dei Turchi di Realmonte (Ag), dove ha ambientato tante scene dei suoi bestseller. Pur pieno di impegni, ci ha inviato una lettera: "Veramente complimenti per l'iniziativa", scrive Camilleri, che si dice "Sicuro che troverete il modo per denunciare anche questo scempio".
[...]
 
 

Il Tempo, 17.9.2007
Torvajanica, allo «Zoomarine»

Ad Andrea Camilleri il premio giornalistico «Pagine di Mare 2007», giunto alla V edizione. Mentre a Vincenzo Mollica, Sandra Milo, Marco Sperduti e a Nicola Longo sono andati i riconoscimenti per il «V Gala Nazionale del Cinema Italiano» dedicato quest’anno a Fellini. Serata di gala allo Zoomarine di Torvajanica [...].
Camilleri per motivi di salute non era presente ma attraverso un video ha voluto salutare il pubblico.
[...]
Sabatino Mele
 
 

Lodi Città Film Festival, 17.9.2007
Anticipazione. 9^ Lodi Città Film Festival, Teatro alle Vigne, Via Cavour 66, 3- 7 ottobre 2007/Tutte le sezioni. I film

[…]
Andrea Camilleri, Josè Quaglio, Ottavio Spadaro, Dario Fo: un’idea di teatro televisivo  
”La cantatrice calva” di Eugene Ionesco (1967, 66’) regia Jose Quaglio
”Le ricomparse” di Arthur Adamov (1971, 80’) regia Andrea Camilleri
”La Signora Morli, uno e due” di Luigi Pirandello (1972, 103’) regia Ottavio Spadaro
”Lu Santo Jullàre Françesco” di Dario Fo (1999, 120’) regia Dario Fo
[…]
 
 

L'Opinione, 18.9.2007
Controcanto
L’idea di Camilleri

Andrea Camilleri è molto amato dai lettori del continente. Perché s’è inventato Montalbano-Zingaretti e perché scrive innervando il suo italiano con un siciliano che solo i non siciliani sono convinti si parli nell’isola. Per questo i palermitani, i catanesi ed in generale i figli della Trinacria non riconoscono come propria la lingua messa sulla carta dallo scrittore (in Tv Montalbano-Zingaretti usa la cadenza ma non il dialetto). E considerano Camilleri non tanto un letterato talmente famoso da apparire come l’erede di Leonardo Sciascia, quanto un paraculo capace di sfruttare al meglio la scoperta della sicilianità italianizzata come un affare. Ma il nostro uomo se ne frega del parere dei suoi conterranei. E non perde una occasione per riaffermare nel circo mediatico nazionale il suo ruolo di Franco e Ciccio della decadente letteratura italiana del momento.
L’altro ieri, ad esempio, chiamato a commentare dal “Corriere della Sera” la vicenda dell’industriale agrigentino minacciato ed intimidito dalla mafia, ha avuto la bella pensata di proporre l’impiego dell’esercito in Sicilia per combattere la criminalità mafiosa. Dimenticando, però, che nel ’92, all’indomani degli assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i soldati sono stati inviati nelle città siciliane. Che la loro azione di piantonamento degli edifici pubblici e di bella presenza ai crocicchi delle strade centrali è andata avanti fino al luglio del ’88 [casomai del '98, NdCFC]. E che tanto impegno, se da un lato non ha provocato la tanto temuta militarizzazione dell’isola, dall’altro è servita solo a dotare i ragazzi con le stellette di una sana abbronzatura mediterranea. Può essere, ovviamente, che Camilleri consideri superata quella esperienza e pensi ad un impiego dell’esercito sul modello della prima missione in Libano o dell’attuale spedizione Unifil. Ma in questo caso chi sarebbe l’Olp o Hezbollah da foraggiare per non avere rotture di scatole? Semplice: la Mafia! Insomma, solo da un paraculo come Camilleri poteva venire fuori ciò che Montalbano definirebbe come una colossale “minchiata”!
Orso Di Pietra
 
 

Corriere della sera, 18.9.2007
Riunione in Sicilia dopo l' attentato al leader degli imprenditori di Agrigento
Mafia, la sfida degli industriali. E Montezemolo chiede sicurezza
«Con o senza esercito». Molti d' accordo con Camilleri sull' invio di militari

Catania - Non era fisicamente presente ma ha voluto far sentire la sua voce per lanciare un messaggio chiaro come chiaro è stato l'avvertimento di fuoco della mafia. «Tutta Confindustria è a fianco degli imprenditori siciliani - ha detto Luca Cordero di Montezemolo - e io sono orgoglioso di rappresentare questa classe di imprenditori che sta facendo un ottimo lavoro in condizioni difficili».
[...]
La proposta di mandare l'esercito era stata rilanciata sul Corriere dallo scrittore Andrea Camilleri («L'esercito sono i figli nostri») e ieri ha raccolto diverse adesioni. Prima fra tutte quella della fondazione Caponnetto: «Un'operazione simile sarebbe utile in quanto ridarebbe fiducia ai cittadini onesti oggi più che mai scoraggiati. La riflessione di Camilleri è importante e va valutata con attenzione». La condivide in pieno il senatore di Forza Italia, Vizzini, membro della commissione antimafia: «Nel Meridione c'è un problema serio di controllo del territorio e allora perché non ripetere un'operazione che permetterebbe di liberare uomini per le attività di indagine?». Cauto il governo e tutto il centro-sinistra.
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Alfio Sciacca
 
 

La Sicilia, 18.9.2007
«Serve un'azione giudiziaria più incisiva»
Certezza delle pene. «Le Istituzioni debbono dare alle organizzazioni criminali un segnale di severità»

Catania.  Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria siciliana, ha avuto una lunga conversazione con Luca di Montezemolo che l'ha chiamato dall'estero. «Ha detto di essere orgoglioso dell'azione intrapresa dagli industriali siciliani e che ora bisogna chiedere al governo di fare la sua parte, sollecitando certezza della pena e un'azione giudiziaria più veloce, perché non è possibile che gli estortori condannati tornino in circolazione a fare le stesse cose che facevano prima».
Andrea Camilleri ha auspicato l'intervento dell'esercito.
«Abbiamo avuto la soddisfazione di avere anche la piena solidarietà di Camilleri e questo ci conforta moltissimo perché viene da un grande personaggio siciliano che conosce bene la nostra realtà e sa quanto è difficile l'aver assunto noi una posizione di questo tipo, e quanto questa posizione richieda un supporto fortissimo, sia da parte della società siciliana e sia da parte delle Istituzioni».
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T. Z.
 
 

Il Messaggero (ed. di Latina), 18.9.2007
Torvaianica, festa e cultura
Camilleri “spopola” a Pagine di Mare
Il papà di Montalbano presente al premio con un’intervista video applauditissima

Vincenzo Mollica ed Andrea Camilleri, sebbene quest'ultimo solo in un video preregistrato, hanno strappato l'applauso più caloroso delle oltre mille persone accorse allo Zoomarine di Torvaianica per il Gala nazionale del cinema italiano e del premio Pagine di Mare.
[...]
Il libro scultura della quinta edizione di Pagine di Mare è stato assegnato ad Andrea Camilleri il più letto romanziere contemporaneo, ancora una volta primo nella classifica dei libri più venduti in Italia con "La pista di sabbia". Il papà di Montalbano non era presente, ma ha voluto partecipare con un'intervista pre registrata, mandata in onda davanti ad una platea entusiasta.
[...]
Moira Di Mario
 
 

La Stampa, 18.9.2007
Il personaggio
Il Montalbano dell'Algarve vuole incastrare i McCann
Gonçalo Amaral, il detective buongustaio che indaga sulla scomparsa di Maddie

Madrid. Dal 3 maggio scorso, il suo ufficio di rua Pé da Cruz, a Portimao, nel bellissimo Algarve portoghese, è assediato da tutti i media del mondo. Gonçalo Amaral, classe 1960, Coordenador del Departamento de Investigaçao Criminal da Policia Judiciaria di Portimao, conduce infatti le indagini sul caso Maddie, la bimba inglese scomparsa il 3 maggio scorso. Ed è sempre questo superpoliziotto, un mix tra il Maresciallo Rocca, Pepe Carvalho e il commissario Montalbano in salsa lusitana, a essere la bestia nera dei genitori della piccina, Kate e Gerry McCann.
[...]
Gian Antonio Orighi
 
 
Indagini e cucina
Come l'investigatore di Vázquez Montalbán

Ha cominciato Manuel Vázquez Montalbán con il suo detective-cuoco Pepe Carvalho e la celeberrima aragosta alla catalana da lui rivisitata. Ha continuato Andrea Camilleri con gli ormai altrettanto famosi arancini siciliani del commissario Montalbano, poliziotto buongustaio che già nel nome fa omaggio al maestro catalano scomparso nel 2003. Tra qualche anno, passando dalla fiction alla realtà, ricorderemo forse i sardinhas assadas, pastéis de bacalhau e il bife de atúm portoghesi di Gonçalo Amaral. Che sono semplicemente le sardine arrostite, il pasticcio di baccalà (in Portogallo, affacciato sull’Oceano, ne consumano tantissimo) e le bistecche di tonno.
 
 

19.9.2007

Sarà in libreria il 4 ottobre il nuovo romanzo storico, Maruzza Musumeci (Sellerio).
Sarà in libreria a fine ottobre il libro sui "pizzini" di Bernardo Provenzano (Mondadori).
Il nuovo romanzo del Commissario Montalbano (Sellerio) sarà in libreria l'anno prossimo.
Sono già pronti tre nuovi romanzi storici, che saranno tutti pubblicati dalla Sellerio (non è nota la data di uscita prevista, ma certamente non nel 2007): Il nipote del Negus, La setta degli angeli (vedi anche l'Unità, 8.9.2007) e una "microstoria" della Banda Sacco (vedi anche Gazzetta del Sud, 15.4.2007).
 
 

Guida di Supereva, 19.9.2007
Programmazione Teatro Stabile di Catania
Comunicato stampa

[...]
LA DONNA A TRE PUNTE
le donne in Camilleri
di Andrea Camilleri
regia Giuseppe Dipasquale
con Guia Ielo
produzione Associazione Mediaterra
Teatro Musco, febbraio 2008
[...]
 
 

Capitanata.it, 20.9.2007
Il colore del sole
Un romanzo appassionante di Camilleri da non perdere

In questo romanzo Camilleri si discosta dal narrare le vicende del solito commissario Montalbano per prendersi il piacere di raccontare una vicenda di cui è lui stesso il protagonista.
La storia inizia con l’autore che va a Siracusa per una rappresentazione teatrale di rilievo. Nella confusione qualcuno gli fa scivolare in tasca un bigliettino su cui trova un numero di telefono e l’obbligo di chiamarlo da una cabina pubblica (azione che gli costerà cara in un secondo momento, quando, dimenticandosi dell’obbligo, chiamerà dal telefono di casa).
La curiosità, tipica italiana, fa il resto: dopo aver chiamato il numero da un telefono pubblico gli viene fissato un appuntamento per il giorno dopo. Sarà prelevato da una persona armata, bendato e infilato in una macchina che dopo aver girato e rigirato per vie tortuose e trazzere, arriverà ad un casolare di campagna vicino Bronte dove ad aspettarlo troverà un signore distinto che gli lascierà vedere un manoscritto inedito di Michelangelo Merisi, in arte il Caravaggio.
Il racconto continua con la descrizione di questo manoscritto del ‘600 che, altro non è, che il diario del Caravaggio all’interno del quale sono descritte le sue vicissitudini e l’amore per la vita dissoluta e libertina che lo porterà a girovagare, nell'estate del 1607, tra Malta e la Sicilia.
Il romanzo si conclude con alcuni colpi di scena tipici dei romanzi di Camilleri bravo a non far trasparire nulla durante la lettura, se non alla fine.
Libro scorrevole e piacevole scritto in lingua parlata del ‘600 tra le aspre e dissonanti note barocche, che proiettano il lettore nella follia vera e propria del pittore.
Francesco Pellegrino
fra.pel@email.it

 
 

La Sicilia, 22.9.2007
E Andrea Camilleri decripta i «pizzini» di Binnu Provenzano

Se la personalità di un uomo, di un artista, è ricavabile dall'esame di ciò che ha fatto, delle sue opere, il procedimento può risultare fondato anche quando l'individuo è un mafioso. E invece che libri, quadri, performance, le sue opere sono “pizzini”. Andrea Camilleri l'argonauta esplora, decritta e interpreta le pochissime ma preziose nozioni che Bernardo Provenzano ha diffuso in giro per la Sicilia, gli scritti di suo pugno, i pizzini appunto. Dall'invisibilità in cui ha vissuto per decenni “zu Binnu”, lo scrittore con raffinata logica siciliana estrae, ricava una personalità, un identikit psicologico. Che Camilleri ha sintetizzato nel libro “Voi non sapete” (Mondadori) in libreria il 16 ottobre.
Non si tratta di un saggio, piuttosto di una sorta di dizionario in cui al lettore vengono forniti i pezzi e questi deve comporre il puzzle. «Un libro complesso - lo definisce l'autore - che agguanta la storia della mafia fino ai giorni nostri, ed i rapporti tra mafia e politica, mafia e magistratura, mafia e affari, e in cui esprimo un giudizio duro».
“Voi non sapete” deve il titolo alla frase che “u tratturi” pronunciò al commissario Renato Cortese che lo stava arrestando: «Voi non sapete che cosa state facendo», intendendo forse ciò che si sarebbe scatenato, scomparsa la sua figura dal panorama criminale. Nelle circa duecento pagine del volume Camilleri spiega oltre sessanta parole che ricorrono maggiormente nei pizzini. A queste si aggiungono voci non riscontrabili nei pizzini ma utili a chiarire il modo di agire della mafia e di Provenzano in particolare. Si aggiungono ampie citazioni tratte dai pizzini e un'appendice in cui alcuni di questi vengono pubblicati integralmente per dare un'idea della scrittura del boss dei boss.
Camilleri che idea si è fatto di Provenzano?
«Uno degli uomini più intelligenti che la mafia abbia mai avuto. Questo malgrado il giudizio di Luciano Liggio che lo riteneva un cervello di gallina».
Pensa veramente che Provenzano sia stato il capo di tutta la mafia?
«Pensavo fosse una sorta di guardiano dell'orto, e forse ancora lo è, ma sicuramente è al livello di guardiano dell'orto. Capo indiscusso di quell'appezzamento».
Da più parti si sostiene che ci sia un livello di mafia superiore a Provenzano, lei ci crede?
«Forse esiste un livello superiore, ma è chiaro che Provenzano non si rivolge mai verso l'alto, verso un livello superiore. Forse esisterà un livello parallelo».
Dunque che idea si è fatto di “zu Binnu”?
«E' un assassino che quando va in latitanza ha più di quaranta omicidi sulle spalle ma ha un tale carisma che converte tutta la mafia siciliana alla bontà della sua strategia dopo che questa usciva con le ossa rotte dalla politica stragista di Riina. E' chiaro che con Provenzano la cupola è abolita: lui diventa il capo assoluto spacciandosi per mediatore di altissimo livello».
In che senso?
«Provenzano dice sempre sono qua per servirvi, e quando dice “tacciano le armi”, le armi tacciono. Ha bisogno cioè di dieci anni di immersione per ricostruire ancora più forte la mafia, e ci riesce».
La frase da cui il titolo del libro si riferisce al fatto che, secondo una spregiudicata “ragion di Stato”, la presenza del boss garantiva una pace sociale.
«A un anno dal suo arresto gli industriali siciliani sono di nuovo sotto pressione del racket forte che li fa esplodere. Provenzano era contro il pizzo, era solo per i grossi appalti a tariffa unica, il 2%; oggi le percentuali sono del 10/15, non è più possibile. Lui governava, questi di oggi no, non c'è più un capo. Matteo Messina Denaro non è stato eletto come suo erede; e Salvatore Lo Piccolo, che ha un potere come Denaro se non più forte, dove lo mettiamo?».
Rimpiangiamo Provenzano?
«No attenzione, non lo rimpiangiamo. E sempre positivo l’arresto di un capomafia ma il problema è che, arrestato Provenzano, o la mafia cambiava strategia o tornava ai vecchi sistemi, come sta avvenendo».
E, anzi, Camilleri lancia un appello allo Stato: «Lo facciamo questo sforzo?». Il riferimento è chiaro: «Non si può sopportare in uno stato civile che esistano persone come Denaro e Lo Piccolo che vantano latitanze di quattordici anni, sapendo che sono in Sicilia, vicinissimi ai loro paesi di origine».
Ognuno faccia la sua parte. Camilleri ne ha scritto e, in aggiunta, non volendo lucrare scrivendo di mafia , da questo libro non guadagnerà un euro, né dai diritti né dalle vendite.
Francesco De Filippo
 
 

La Sicilia, 22.9.2007
Il libro
Tra le maglie della rete che copriva Provenzano

«Sono convinto (...) che questa lunghissima latitanza sia stata resa possibile dalla vasta, intricata, resistente ma invisibile rete di protezione che si era creata attorno a lui. Una rete certamente composta in buona parte da persone insospettabili, politici, imprenditori, professionisti. E siccome nel corso di questi quarantatré anni tanti di coloro che aiutarono all'inizio la latitanza di Provenzano devono essere morti di vecchiaia, ne consegue che la protezione del boss è stata lasciata in eredità a figli, nipoti, parenti, amici, soci. Voglio dire, e non prendetelo per un paradosso, che due generazioni di insospettabili sono stati complici diretti o indiretti di Provenzano. È questa la vastità del male, anzi, di una parte del male. E non credo d'azzardare troppo dicendo che oltre ad essere insospettabili alcuni dei protettori forse erano (e sono) anche difficilmente "toccabili". E fino a che questa gente resterà a piede libero corriamo il rischio di tornare a sporcarci. E poi vorrei che tutti, passata l'euforia, ci ricordassimo che la mafia, da tempo, non è solo (o forse non è più) Provenzano, antiquato custode dell'orticello che i suoi più potenti colleghi mafiosi gli hanno lasciato coltivare finché non è diventato un peso. Perché contrariamente al detto comune "morto un papa se ne fa un altro", nella mafia, appena il papa si ammala, se ne fa subito un altro». Così scriveva Andrea Camilleri il 13 aprile 2006 commentando la cattura – avvenuta appena due giorni prima – di Bernardo Provenzano, il capo dei capi di Cosa Nostra, nel suo nascondiglio delle campagne della natìa Corleone. Poco meno di un anno dopo questa riflessione, suffragata comunque dalla logica e dall'esperienza di osservatore attento della realtà siciliana, la convinzione dello scrittore empedoclino dell'esistenza di una «rete di protezione» della ultraquarantennale latitanza di «Binnu u tratturi» assume i caratteri della oggettività storica che è costituita dalla semplice realtà dei fatti collegati uno all'altro come gli anelli di una catena. Un risultato importante per capire, per entrare nella sequenza delle complicità, comprese quelle inconfessabili. E questo grazie al lavoro di due giornalisti, Lirio Abbate e Peter Gomez, che hanno preso spunto proprio dalla riflessione di Camilleri per scrivere «I complici - Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano. Da Corleone al Parlamento» (Fazi Editore, 353 pagine, 15 euro). Nel titolo c'è tutto ciò che ruota prima, durante, dopo, intorno, dentro e fuori la cattura del superboss. Una ricostruzione – basata su documenti «ufficiali» come le carte processuali e corredata da approfondimenti e note – che lascia senza fiato. Perché quando si parla di «complici» e del sistema di potere mafioso imperante nell'Isola l'arco delle connivenze politiche – da destra a sinistra passando per il centro – non lascia fuori nessuno come dimostra il libro di Abbate e Gomez, ormai alla settima edizione. Una lettura che è un pugno nello stomaco e che tuttavia coinvolge dalla prima all'ultima pagina. Come un «giallo». Peccato che non vi si possa leggere la consueta nota rivolta ai lettori che «ogni riferimento a persone, fatti o cose è puramente casuale». Ne «I complici» purtroppo nessuno e nulla vi si ritrova per caso.
Giorgio Petta
 
 

Il Giornale, 22.9.2007
Libri da film, Veltroni batte pure Sciascia

Walter Veltroni come e meglio di Leonardo Sciascia, di Andrea Camilleri o dello scomparso Alberto Moravia? Pare proprio di sì. Dai libri di Leonardo Sciascia sono stati tratti due film passati alla storia. Il giorno della civetta e Todo modo. Da quelli di Andrea Camilleri la fortunata serie televisiva del commissario Montalbano. Per non parlare di Moravia che con La noia, La romana, La ciociara è stato un ispiratore costante dei registi e degli sceneggiatori italiani del secondo dopoguerra.
Ma il prossimo segretario del futuro Partito democratico li ha battuti tutti. Nessuno di questi grandi scrittori italiani è riuscito nell’impresa di dare al cinema italiano soggetti e trame per la produzione quasi contemporanea di quattro film diversi.
[…]
Arturo Diaconale
 
 

Adnkronos, 23.9.2007
Carlo Degli Esposti: Zingaretti ha firmato, gireremo altri quattro film di Montalbano

Roma - Salvo Montalbano, il piu' popolare commissario della tv tornera' in quattro nuovi film tv che la Palomar realizzera' per Rai Fiction nella prossima primavera e avra' ancora il volto di Luca Zingaretti. Lo annuncia Carlo Degli Esposti, produttore della serie di film tratti dai romanzi di Andrea Camilleri, in una intervista esclusiva rilasciata a "TV Sorrisi e Canzoni", il settimanale di spettacolo e attualita' diretto da Umberto Brindani, nel numero in edicola lunedi' 24 settembre. Il produttore anticipa anche quella che sara' la grande novita' della nuova serie. «Queste nuove storie saranno ricche di colpi di scena», rivela Degli Esposti a "Sorrisi". «Ma la vera novita' e' che il nostro commissario, finalmente, perdera' la testa per una ragazza. Innamorato ci sembrera' piu' fragile e meno tutto d'un pezzo. Sono sicuro che al pubblico piacera'».
 
 

Sorrisi e Canzoni TV, n.40/2007, in edicola 24.9.2007
Ebbene sì, Montalbano torna!
Il più popolare commissario della tv tornerà a pronunciare la sua storica frase («Montalbano sono») in quattro nuovi film. A partire dalla prossima primavera l'attore romano sarà ancora in Sicilia per vestire i panni dell'eroe nato dalla penna di Andrea Camilleri. Questa volta, però, lo aspetta la sfida più difficile: perderà la testa per una ragazza e diventerà un uomo fragile

«Montalbano sono»: il più popolare commissario della televisione di oggi tornerà a pronunciare la storica frase in quattro nuovi film tv che la Palomar realizzerà per Rai Fiction. A partire dalla prossima primavera, Luca Zingaretti sarà ancora una volta in Sicilia, negli ormai mitici «luoghi di Montalbano», per vestire i panni del commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri. Quattro i romanzi che si trasformeranno in altrettanti film: «La luna di carta», «La vampa d’agosto», «Le ali della sfinge» e «La pista di sabbia».
«È la prima volta che utilizziamo solo i romanzi di Camilleri» spiega il produttore Carlo Degli Esposti. «Di solito abbiamo attinto un po’ a quelli e un po’ ai racconti. Stavolta, invece, avevamo a disposizione questi splendidi libri che l’autore ci ha regalato negli ultimi tre anni e che, sono sicuro, diventeranno film altrettanto belli. Del resto, Montalbano è l’unico prodotto che non ha i tempi televisivi ma quelli letterari di Camilleri. Dobbiamo lasciargli il tempo di scrivere». Nessun problema, assicura Degli Esposti, per convincere Zingaretti a riprendere il comando del commissariato di Vigata: «Non c’è stato alcun bisogno di fargli pressioni, Luca si è convinto da solo dopo salutari momenti di pausa che prendiamo per non inflazionare un prodotto così importante».
A dirigere il cast, invariato per quello che riguarda la squadra di Montalbano, sarà ancora una volta Alberto Sironi. Che anticipa: «Queste nuove storie saranno ricche di colpi di scena, così come le ha scritte Camilleri che, dopo un periodo di relativa calma, ha fatto tornare Montalbano all’azione. Ma la vera novità è che il nostro commissario, finalmente, perderà la testa per una ragazza. Innamorato ci sembrerà più fragile e meno tutto d’un pezzo. Sono sicuro che al pubblico piacerà».
A questo proposito, Sironi non ha dubbi sul segreto del successo di Montalbano: «Innanzi tutto è un personaggio credibile e questo, in un poliziesco, è fondamentale. È un anarchico, un individualista in cui riconosciamo molte delle nostre debolezze. E poi piace quando rifiuta gli intrallazzi e, piuttosto che fare carriera, preferisce rimanere nel suo piccolo commissariato per poter lavorare onestamente con gli amici. Insomma, è portatore di importanti valori ai quali gli italiani fanno riferimento». Degli Esposti aggiunge: «In realtà, all’inizio di questa grande avventura, nessuno di noi avrebbe scommesso su un successo così straordinario. Ricordo ancora che, alla conferenza stampa di presentazione dei primi film, l’allora capo della fiction della Rai dichiarò che Montalbano era un prodotto culturale per il quale non era fondamentale l’audience ma la qualità. Per fortuna, siamo riusciti a ottenere entrambi».
Tiziana Lupi
 
 

La Repubblica, 24.9.2007
"Con la fiction farò satira politica"
"Cambio il satellite e farò satira politica"

Roma. Ho aperto un nuovo file della mia vita. A RaiSat lavoro molto e mi diverto moltissimo». Il guru è tornato. Dopo cinque anni di esilio televisivo, «colpa del berlusconismo ma non solo», Carlo Freccero è presidente di RaiSat, per rivoluzionare i canali satellitari targati Rai.
[...]
Cosa accadrà a Premium ed Extra?
«Premium sarà il canale del racconto italiano. Con offerte di fiction nazionale e finestre sul cinema italiano. Novità? [...] Luca Ward ci ha regalato la sua voce per lo spot su Montalbano e Camilleri parlerà del rapporto tra tv e letteratura».
[...]
Leandro Palestini
 
 

Zabriskie Point
"Crimini" disponibili in DVD in vendita dal 24 ottobre 2007 da 01 Distribution.
Otto episodi d'autore dei grandi maestri del "noir italiano"

"Crimini" è una "collezione" di otto film televisivi, con storie che si concludono, indipendenti l'una dall'altra. La serie è stata curata da Giancarlo De Cataldo.
L'uscita home video sell di tutti gli otto film (venduti singolarmente) che compongono la serie è prevista il prossimo 24 ottobre.
"Crimini" è un progetto che coinvolge otto grandi scrittori, chiamati a trasporre in otto film di 100 minuti ciascuno l'estrema diversità, e il fascino, delle realtà locali italiane.
Un percorso ideale nell'Italia di oggi così come gli scrittori più amati dal pubblico la vedono: un Paese ricco di contraddizioni e di misteri, di eroismi e di miserie, un Paese in cui non sempre il lieto fine è assicurato ma non è poi neanche detto che il Bene debba necessariamente perdere.
Gli autori sono stati individuati fra coloro che meglio rappresentano le nuove tendenze narrative di quel fenomeno, ormai riconosciuto e consacrato, che si definisce "noir mediterraneo" o più semplicemente "noir italiano": una vera e propria "scuola" che comprende esponenti di varie generazioni (dai Camilleri e Machiavelli al nuovissimo Ammaniti, passando per Fois, Lucarelli, Carlotto) i quali da alcuni anni ormai perseguono, con crescente successo, l'ambizioso disegno di raccontare l'Italia attraverso modi e mezzi del genere poliziesco. O, per meglio dire, attraverso quella particolare variante del genere poliziesco che gli italiani hanno autonomamente elaborato nell'ultimo decennio e che si distacca sensibilmente dai modelli classici e consolidati, finendo per travalicare i confini stessi del genere. Gli autori della serie sono Giancarlo De Cataldo, Sandrone Dazieri, Massimo Carlotto, Giorgio Faletti, Carlo Lucarelli, Diego De Silva, Andrea Camilleri, Marcello Fois.
La serie copre tutto il territorio italiano per grandi aree geografiche (Nord, Nordest, Emilia Romagna, Centro, Sicilia e Sardegna).
Contenuti speciali: Galleria fotografica; Backstage
Durata: 1 h. ca
Formato video: 1:1,85  -  4:3
Area: 2
Audio: Dolby 5.1 ITA
Sottotitoli: Italiano non udenti
Strato: 9
 
 

Il Giornale di Calabria, 26.9.2007
Camilleri sostiene un laboratorio teatrale a S. Luca

San Luca. Lo scrittore Andrea Camilleri è tra i sottoscrittori dell’iniziativa “Artisti in Aspromonte”, promossa dal Centro Rat-Teatro dell’Acquario per sostenere un laboratorio culturale permanente su San Luca. L’idea è nata all’indomani della strage di Duisburg, in Germania, nella quale sei persone sono state uccise, maturata nell’ambito della faida di San Luca, che da 1991 vede contrapposte le cosche Pelle-Vottari da una parte e Nirta-Strangio dall’altra. All’iniziativa hanno dato la loro adesione 170 personalità del mondo dello spettacolo e della cultura della Calabria e di altre regioni. “San Luca - è scritto in un comunicato di “Artisti in Aspromonte” - è un simbolo, terribilmente negativo, della Calabria. Dobbiamo riuscire a trasformarlo in un simbolo positivo, dobbiamo appropriarci del potere mediatico che ha scatenato questo piccolo paese dell’Aspromonte, a vantaggio della Calabria viva, quella vera, che nonostante tutto riesce a vivere la sua dimensione culturale europea, godendo del patrimonio culturale di questa terra, delle sue forti contraddizioni e delle sue radici”. “Il Centro Rat/Teatro dell’Acquario, Stabile di Innovazione della Calabria - prosegue la nota - aveva intrapreso già da diversi mesi lo studio e l’allestimento di uno spettacolo tratto da un racconto breve di Corrado Alvaro. Nel dubbio se continuare il lavoro o la necessità di rilanciarlo, ha prevalso la seconda ipotesi: ampliare e dilatare il progetto per contribuire ad uscire dall’isolamento. E il grande scrittore calabrese può realmente essere un passepartout, una chiave di accesso per entrare a San Luca”. “San Luca - conclude la nota - ci rappresenta nel mondo anche se non lo vogliamo il nostro sgomento è grande e manifesto, ma proviamo ad immaginare quello dei cittadini onesti di San Luca, il cui sgomento invece è silenzioso, muto”.
 
 

Il Foglio, 26.9.2007
I 44 giorni di Garlasco
Indagine su un cittadino al centro di ogni sospetto
Se manca l’arma, il movente e “la prova” si spera nel crollo dell’indiziato. Come a Cogne. Ris condannati all’infallibilità

[...]
I Ris: quei poliziotti “della scientifica” che, per colpa di una fortunata fiction televisiva e di una formidabile serie americana sugli equivalenti Ris di Miami (Csi), non possono ormai che essere immaginati bellissimi, a bordo di un motoscafo con Camilleri, Lucarelli e Montalbano e naturalmente infallibili.
[...]
 
 

Il trillo del diavolo, 27.9.2007
In Valle d'Aosta la 'Saison Culturelle 2007 - 2008' sara 'di apertura'. I Beatles come 'fil rouge'

[...]
Il 16 e 17 aprile sarà la volta di 'La concessione del telefono' di Andrea Camilleri, con Angelo Tosto, Tuccio Musumeci e Filippo Pattavina.
[...]
 
 

La Sicilia, 28.9.2007
Andrea Camilleri parla del suo comunismo, della fede e dei legami con la Sicilia
Mammuth in via di estinzione
Lo scrittore siciliano ha vinto il premio Boccaccio. «Per me, che mi definisco un racconta-storie, è un onore grandissimo»

«Non ne posso più di Montalbano, mi sta sulle scatole fin dal terzo romanzo. Per favore non me lo nomini più». E non glielo nominiamo ad Andrea Camilleri, anche se il successo più grande lo deve a lui. Perché a Certaldo, in provincia di Firenze, è arrivato a vincere la ventiseiesima edizione del premio Boccaccio – uno dei più ambiti d’Italia – con altre due creature di fiction. Ma un po’ più pretenziosa, e soprattutto linguistica, tanto che si potrebbero definire autentici falsi d’autore, uno del Trecento, l’altro del Seicento: “La novella di Antonello da Palermo”, cioè una novella che non poté mai entrare nel “Decamerone” (Guida editore) e “Il colore del sole” (Mondadori), ipotetico diario di Michelangelo Merisi, cioè Caravaggio, scritto nell’estate del 1607, quando il nostro riparò prima a Malta e poi in Sicilia.
Che effetto le fa? Questo premio la consacra a scrittore, e non solo di best-seller.
«Per me che mi definisco un racconta-storie è un onore grandissimo. Boccaccio riassumeva in sé la cultura popolare nobilitandola. E poi sapeva giocare con la lingua, sapeva raccontare e suppongo che si divertisse».
Ma lei ha detto più volte di essere felice perché è letto da tutti, perché è essere nazional-popolare.
«Mi fa un enorme piacere essere nazional-popolare. Per altri è un segno di demerito ma non so che farmene. Uno scrive romanzi per essere letto, altrimenti scriverebbe diari e se la canterebbe e suonerebbe da solo».
Fedele alla linea popolare: Camilleri lei è sempre di sinistra?
«Lo sono dal 1943, cioè da sempre. Sono uno dei reperti archeologici del comunismo, ormai. Non è che avessi letto Marx; lo sono stato per istinto, perché vedevo come stavano gli operai, i contadini nella mia terra».
Ma la cultura di sinistra esiste ancora o no?
«Resiste. Ormai i comunisti siamo dei mammuth in via d’estinzione. L’habitat ci è tutto contrario».
Perché, allora, se è di sinistra, di mafia non parla mai nei suoi libri? Molti le contestano proprio questo.
«Non mi chiamo Leonardo Sciascia. Detto questo, ho paura di fare di un delinquente un eroe e credo che uno scrittore possa manifestare la propria passione civile anche fuori dai contenuti dei suoi romanzi. La mafia c’è nei miei libri, per chi la vuole trovare, ma rimane lì come un rumore di fondo».
Secondo lei ha fatto bene la Confindustria siciliana a fare quadrato contro gli imprenditori che non denunciano il racket del pizzo?
«È una decisione storica. Sarebbe ancora più storica se decidessero di espellere da Confindustria anche gli imprenditori che pagano le tangenti».
Da ragazzo lei stava nel Convitto vescovile di Agrigento e si fece espellere scagliando uova contro un crocifisso. È un ribelle per natura o per costrizione?
«No, non credo di essere un ribelle. E comunque i veri ribelli non pensano di esserlo».
È vero che ha una certa curiosità per i trattati demonologici? L’acqua santa non la attrae?
«No, semplicemente mi è sempre piaciuta una lettera che è conservata nella sacrestia della cattedrale di Agrigento e che si dice l’abbia scritta il diavolo in persona. Da bambino quella scrittura gotica mi fece una grandissima impressione, perché delle parole mi piace il suono, ma anche la forma. Per il resto, i trattati demonologici li ho compulsati, come quello del bizantino Michele Psello sui “diavoli specialisti”, solo per creare dei paralleli tra i demoni e i politici italiani. Le dicono nulla i nomi di Fazziner e Dalemaz? Su l’acqua santa, invece, di solito non rispondo».
Aggiriamo l’ostacolo. Lei ha detto: non sono un ateo militante, sono un non credente possibilista. In che senso?
«Su un tema così, avere delle posizioni estreme è stupido. Io non credo, però stimo moltissimo quelli che credono e non è detto che io li invidi un pochino. Perché la fede è un gran conforto».
Andrea Camilleri è siciliano di scoglio o di mare?
«Di mare, ma trattenuto all’Isola dal cordone ombelicale».
Questo cordone è la scrittura o cosa?
«È la memoria, il Dna, la tradizione, tutto».
La scrittura è una fatica o un piacere?
«Per me è un piacere: quando diventerà una fatica smetterò di scrivere. La similitudine che spesso faccio è quella della trapezista: lei va al circo equestre, vede questa trapezista meravigliosa che fa degli esercizi splendidi, con il sorriso sulle labbra: non le mostra minimamente la fatica, l’esercizio quotidiano, il sudore, la tensione, la paura. Non glieli mostra perché altrimenti lei non potrebbe goderne. Ecco, questo è il mio ideale di scrittura».
Saper vivere, saper scrivere: quando non ci sarà più, le piacerebbe essere ricordato come uno scrittore che vendeva molti libri o come un uomo che sapeva vivere?
«Guardi, ne ho sentite tante sul mio conto di scrittore, che non me ne frega niente di come sarò ricordato. Tanto, prima o poi non ci sarò più, e le mie orecchie avranno finalmente pace».
Laura Silvia Battaglia
 
 

Cineblog, 28.9.2007
Cineblog è lieto di segnalarvi “TV, posto di polizia” con testi e regia di Italo Moscati. Vediamo di cosa si tratta
TV, posto di polizia: tra cinema, fiction e realtà
Testi e regia di Italo Moscati
Produzione “La storia siamo noi”
18 ottobre 07- Rai2- 23

I gialli, i libri, il cinema, la televisione. Agata Christie, George Simenon, Dashiell Hammet, Raymond Chandler, Alfred Hitchcock. Montalbano ma anche Maigret, il tenente Sheridan e il tenente Colombo, Sherlock Holmes e l’ispettore Derrick. Ma anche il prefetto Achille Serra, il “poliziotto senza pistola”, come si autodefinisce nel libro in cui rievoca la sua lunga vicenda al servizio della giustizia; e con lui altri investigatori veri,noti e meno noti.
Un programma che fa un bilancio di cinquant’anni e oltre della tv italiana che ha sempre avuto un’attenzione speciale per i misteri da chiarire e i casi da risolvere. Tanto da suggerire il titolo: “Tv, posto di polizia”; ovvero, il piccolo schermo che si è trasformato e si trasforma in luogo dove si cerca e si riflette sul crimine, in tanti modi diversi: dal dramma alla commedia, in tutte le possibilità di versioni, compresi il divertimento, l’ironia, la satira. “Tv, posto di polizia” racconta una doppia storia. La storia del “giallo” e degli investigatori più popolari fin dall’inizio delle trasmissioni della Rai. E la storia vera, vicina, della criminalità e della cronaca nera nel racconto degli investigatori di professione, polizia di stato e carabinieri.
Da un lato, gli sceneggiati e la fiction, gli attori e gli eroi famosi nell’avventura; dall’altra, gli uomini della legge che lavorano quotidianamente per la sicurezza dei cittadini nella realtà.
Uno spettacolo ma anche un’inchiesta. Due storie, due esperienze che s’intrecciano e si completano.
I percorsi televisivi che rimandano alla grande letteratura del “giallo” e in particolare alle indagini deduttive di cui era maestro Conan Doyle o Agatha Christie, per poi rivolgersi agli esempi della letteratura di Dashiell Hammett e di Raymond Chandler, e del cinema americano ispirato a questi autori. E il lavoro degli investigatori autentici che lavorano in squadra e traggono le loro conclusione collaborando con settori di competenze specifiche, come la “scientifica” o nuclei di intervento con uomini a lungo addestrati.
Racconti creativi che si avvicinano sempre più alla realtà. Racconti di indagini e di lotta alla criminalità (la mafia e le altre associazioni a delinquere, il narcotraffico internazionale, la tratta delle persone) che ci portano nel cuore della realtà presentata quotidianamente sugli schermi dei telegiornali.
1^ puntata: Premiata ditta - “Brividi & Brividi”
Si comincia con Montalbano, il personaggio creato da Andrea Camilleri, oggi il più famoso tra gli investigatori televisivi, per introdurre il racconto. Poi passano sul video le avventure di tenente Sheridan, interpretato da Ubaldo Lay, e quelle di Sherlock Holmes (Nando Gazzolo), Nero Wolf (Tino Buazzelli), Laura Storm (Lauretta Masiero), Bertolazzi (Ugo Tognazzi), Padre Brown (Renato Rascel) e così via. Compaiono anche Totò nel ruolo di un collaboratore del tenente Sheridan; e Franco Franchi, accusato, e Ciccio Ingrassia, commissario, in un “posto di polizia”.
Mentre si sviluppa la rivisitazione dei programmi trasmessi dalla tv, lungo tutto il racconto intervengono il prefetto Achille Serra e alcuni degli investigatori che si sono occupati dei grandi casi della criminalità organizzata ma anche di killer o serial killer per fatti accaduti in Italia. Serra e gli investigatori parlano della passione per il loro lavoro e delle difficoltà che incontrano, rievocano le letture fatte e l’avvio della loro carriera. Nell’ultima parte della puntata entreranno sul video i telefilm “thriller” del grande Hitchcock, la rievocazione di Joe Petrosino l’agente italoamericano che a New York si batteva contro Cosa Nostra e fu ucciso. E si approderà alla imminente invasione delle serie televisive straniere sempre più incontenibile. Come dimostrano i successi a lunga durata della “Signora in giallo” e del “Commissario Rex”.
2^ puntata: Nostra paura quotidiana
La puntata racconta della trasformazione irresistibile del “giallo” nella tv italiana che viene dominato per molti anni da quello proveniente dall’estero, in particolare dall’America. I personaggi che si affermano sono lo scrittore-investigatore Ellery Queen e i protagonisti di numerose serie tra cui “Cuore e batticuore”, “Starsky e Hutch”, “Miami Vice”, “Hunter”. Intanto comincia, nella produzione italiana, il tentativo di ispirarsi a scrittori come Mario Soldati (“I racconti del maresciallo”) o Carlo Emilio Gadda (“Er pasticciaccio di via Merulana” con il commissario Ingravallo portato già al cinema da Pietro Germi) o Andrea Camilleri (le storie di Montalbano). Arriva la lunga serie di grande successo della “Piovra” con il commissario Cattani. La paura entra con prepotenza attraverso racconti che al “giallo” tradizionale sostituiscono soprattutto l’azione, come i telefilm anch’essi italiani “La squadra” e “Distretto di polizia”. Arrivava l’ex brigadiere Nino Manfredi e continua nelle sue imprese il maresciallo Rocca, ovvero Gigi Proietti, che gioca anche lui la carta dell’ironia. Si inseriscono in questa puntata racconto le testimonianze di Achille Serra, prefetto di Roma, di cui si vedranno documenti di quando era giovanissimo investigatore a Milano; e di altri carabinieri e poliziotti che si sono fatti distinti in casi importanti, dalla cattura di Provengano alla cattura del killer Michele Profeta. “Tv, posto di polizia”: un’occasione per ricordare e capire coincidenze e diversità (sono tante) tra i racconti di fantasia e i racconti della realtà.
 
 

Il Mattino, 28.9.2007
Fate spazio...

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Per il terzo anno consecutivo, la Dante Alighieri chiama a raccolta gli istituti di ricerca per capire i bisogni culturali, l’immaginario letterario degli italiani. [...] L’immaginario letterario dei ragazzi è legato fortemente all’esperienza scolastica, ma pronto a captare, a cooptare nuovi eroi: Federico Moccia, Andrea Camilleri e Giorgio Faletti sono tra i più citati. Nell’Annuario del 2005 - presentato al congresso mondiale di Malta - era emerso che tra i personaggi della letteratura italiana più rappresentativi della nostra identità, subito dopo Renzo e Lucia e un significativo don Abbondio, faceva capolino il commissario Montalbano.
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Tra i moderni, ai giovani piace Ungaretti più di Montale; Pasolini e Saba più di Quasimodo, ma nelle classifiche spunta tra i grandi Alda Merini. Tra gli scrittori del Novecento, nessuno raggiunge Pirandello che con il 26% raccoglie più del doppio dei consensi di Italo Calvino. Ma al terzo posto si affacciano insieme Dario Fo, Camilleri, Primo Levi, Umberto Eco e Oriana Fallaci.
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Last modified Saturday, July, 16, 2011