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a cura di Stefano Salis

Inaugurazione giovedì 17 settembre 2014, ore 18.00

Artelibro 2014 vuole onorare Andrea Camilleri, uno degli scrittori più amati dal pubblico italiano e autore della fortunata serie poliziesca del commissario Montalbano, prendendo spunto da un aspetto forse meno indagato ma non meno sorprendente della sua produzione letteraria: l’immagine e la grafica delle copertine dei suoi libri.

Dal 17 settembre al 19 ottobre il Museo della Musica di Bologna ospiterà una mostra curata da Stefano Salis, con i contributi critici di Salvatore Silvano Nigro (autore di tutti i risvolti di copertina dei libri di Camilleri editi da Sellerio) e di Antonio Sellerio (erede e continuatore della casa editrice fondata dai suoi genitori Elvira ed Enzo Sellerio) dedicata a oltre cento copertine dei libri che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.

Verranno esposte oltre 40 copertine pubblicate dall’editore Sellerio, suo primo e storico editore, a partire da La strage dimenticata del 1984, dove ad ogni cover è associata graficamente l’immagine di un’opera d’arte – felice esempio di come l’editoria può elevare un’immagine d’arte a espressione simbolica di un contenuto letterario – più una buona selezione di quelle estere, provenienti dall’archivio della casa editrice palermitana.

Andrea Camilleri non ha bisogno di presentazioni. Di gran lunga l’autore italiano dal più vasto e popolare successo, costituisce una di quelle rare occasioni in cui la critica va d’accordo con il giudizio dei lettori. Le avventure del commissario Montalbano, le molte rappresentazioni della Storia (quella con la maiuscola), spesso vista dal punto di osservazione di chi è protagonista di storie (con la minuscola) e le indagini sullo spirito della sicilianità sono state le principali direttive lungo le quali si è mossa la fertile e inconfondibile scrittura del maestro di Porto Empedocle.

In un colpo d’occhio prolungato il visitatore potrà guardare all’intera produzione di Camilleri per Sellerio e avrà l’occasione di verificare come le immagini selezionate per le copertine – vero biglietto da visita per autore ed editore nel complesso terreno dello scaffale del libraio – siano talora coerenti con il contenuto del libro, talora semplicemente evocative, o, come capita in alcune traduzioni, piuttosto stereotipe. Si tratta di una galleria personale di dipinti e immagini che sono funzionali a disegnare un ritratto mosaico dello scrittore siciliano e della forza comunicativa dei suoi libri.

L’evento sarà accompagnato da un incontro intitolato Una nuova arte del risvolto, in programma per sabato 20 settembre alle 19.00 presso la Sala di Re Enzo del Palazzo Re Enzo e del Podestà a cui parteciperanno Salvatore Nigro, Stefano Salis e l’editore Vincenzo Campo, per parlare del recentissimo libro di Nigro: La Sirena e il suoi libri. Ritratto di Elvira Sellerio pubblicato dalle Edizioni Henry Beyle.



Mostra promossa da:
Artelibro Festival del Libro e della Storia dell’Arte

orari:
martedì-venerdì ore 9.30-16.00
sabato, domenica e festivi ore 10.00-18.30
lunedì chiuso

L’ingresso alla mostra è incluso nel biglietto del Museo:
intero: € 5.00, ridotto: € 3.00
info su: www.museibologna.it/musica

Ufficio stampa:
Irene Guzman: irene.guzman@artelibro.it – +39 349 1250956
Sara Zolla: sara.zolla@artelibro.it – + 39 346 8457982
sito internet: www.artelibro.it



Piccola galleria Camilleri
Ci vuole impegno per scalare un libro di oltre quattrocento pagine che, per raccontare una storia, pretende di simulare un luogo dotato di ingresso e di esiti, una sterminata Galleria d'arte fatta di corridoi, saloni e salette, con piani sovrapposti e scalinate di collegamento.
Tanto più se l'invito perentorio è ad affacciarsi e a entrarci dentro; e a percorrerlo tutto, quello spazio illusorio, che passo dopo passo s'allarga e s'allunga senza sosta.
Unico nel suo genere, il libro esiste come opera provvisoria. Finge spartiti architettonici segnati da date progressive, e incorniciature di finestre aperte sul mondo: sui suoi paesaggi che si squadernano a capriccio di geografia e di lingua, come fossero codici miniati scritti nelle lingue toccate dalle quattro punte della rosa dei venti.
E' un libro d'occasione, fuori commercio, e già rarità bibliografica, datato 2005. Celebra, con evidente paradosso, gli ottant'anni di un giovane scrittore: onusto d'anni, senz'altro, secondo l'anagrafe; e tuttavia poco più che adolescente, per essere stato riconosciuto tardi come cittadino a pieno titolo di quel luogo dell'immaginario che si chiama letteratura. Il volume è intitolato I libri di Andrea Camilleri. Raccoglie e censisce, libro per libro, nelle prime edizioni e nelle ristampe, e nei tanti passaggi da una collana all'altra, le copertine che hanno reso ecumenico lo scrittore tradotto in trentacinque Paesi del mondo. E' un libro-pinacoteca, una Galleria d'arte quasi universale, la "Visual History" di un successo senza pari distesa e ordinata negli spazi espositivi di una Mostra ideale che declina la gaiezza di colori di un esperanto figurativo. La Galleria vive ormai nel tempo, fuori del libro, ora che dal 2005 sono passati quasi dieci anni e il numero delle opere di Camilleri è cresciuto vertiginosamente. Si aggiorna, il Palazzo dell'Esposizione, si allunga, si arricchisce. Cammina e inventa sé stesso, le sue aeree strutture, procedendo sui piedi di un esercito di lettori e impiantandosi nei loro occhi, espandendosi nei cataloghi plurilingue degli editori, occupando i banchi e le vetrine dei librai. Scriveva Goffredo Parise che le copertine appartengono a "un'arte dell'indicazione". Sono dei "manifesti", nel linguaggio di Bruno Munari. Le immagini che selezionano accostano "lo scrittore a un gusto figurativo preesistente", e questo apparentamento, diceva Cesare Pavese, "vale un intero saggio critico".
Il primo e il più grande critico di Camilleri è stato, in tal senso, il suo stesso editore: Elvira Sellerio, che ha scritto un saggio lungo quanto una bella e duratura stagione letteraria.
La "signora dell'editoria" ha sfruttato al meglio la griglia grafica predisposta per la collana La memoria dal marito Enzo, e ha destinato ai libri di Camilleri le immagini che più adeguatamente "interpretassero" e "illuminassero" (i verbi sono ancora di Cesare Pavese) la vocazione narrativa e le scelte di lingua e di stile dell'autore, all'interno di una congeniale tradizione letteraria e figurativa. Per evidenziare la continuità tipologica tra i siciliani "romanzieri della voce" e la propensione dello scrittore a essere un cantastorie, la Sellerio aprì nella Galleria delle copertine una sala riservata alle marionette del teatro dei pupi (che conservano la memoria del poema dell'Ariosto, abbastanza attiva dentro la scrittura dell'inventore di Vigàta e del commissario Montalbano); e arredò le pareti con pitture su vetro e ex-voto, che contribuirono ad alimentare l'aura antropologica.
In un'altra sezione della Galleria appese i quadri di Pippo Rizzo e di Lia Pasqualino Noto, che dal futurismo erano passati in Sicilia al movimento dei novecentisti. Non dimenticò (dovendo vestire di copertina La concessione del telefono) il caricaturismo ironico di Vincenzo Florio, fratello di Ignazio, nè la classicità del siracusano Francesco Trombadori che prestò una natura morta al romanzo La stagione della caccia. Per i saltimbanchi e le ballerine del romano Antonio Donghi ha sempre avuto simpatia  Camilleri; e a Donghi riservò, la Sellerio, un intero salone.
Il mondo di Vigàta è quello di un villaggio siciliano, talmente inventato, e quindi talmente vero, da essere universale; e da meritare una quadreria non ristretta. Ecco allora sfilare pitture di Fernando Botero, di Dirk Jacobsz disceso dal Rinascimento olandese, del russo Jurij Pavlovi, del francese Raoul Dufy, dello svizzero Renato Paresce; e di un italiano ancora, di Lucca,  Fabio Failla, che servì Il ladro di merendine. Il romanzo "fascista" La presa di Macallè fece acquisire alla Galleria un manifesto della propaganda di regime, firmato da Carlo Vittorio Testi.
Continua l'opera di Elvira Sellerio il figlio Antonio, che riprende la tradizione di famiglia e apre nuovi padiglioni. Di recente ha disposto due poltroncine per delle soste davanti all'Antea del Parmigianino (evocata dal romanzo La rivoluzione della luna) e per un suggestivo quadro del palermitano Giovanni Varvaro riportato alla luce dal romanzo La piramide di fango.
La nota introduttiva a I libri di Andrea Camilleri si chiudeva con una conclusione latitudinale: "In questo libro ci sono tutte le copertine di tutte le edizioni in tutti i Paesi in cui i suoi libri sono stati tradotti e pubblicati. Ci sono quanti chilometri si possono fare partendo da Vigàta. E in quante lingue può arrivare a dirsi 'Montalbano sono'".
A dieci anni di distanza ci viene da aggiungere: in quanti linguaggi grafici, secondo quale grammatica, si può arrivare a tradurre una copertina Sellerio perché parli tutte le lingue straniere senza tradire le sue originarie "indicazioni"?
Una cosa è certa: la grafica della collana 'La memoria' ha fatto scuola in tutto il mondo.
Salvatore Silvano Nigro
(da Domenica 24 - Il Sole 24 Ore, 14.9.2014)

Quadreria editoriale
Per scegliere le copertine del nuovo libro di Camilleri, di solito la redazione seleziona una serie di immagini e me le presenta. Se ce n'è una, o più di una, che mi soddisfa pienamente la montiamo in una bozza di copertina, e, se funziona, la sottoponiamo a Camilleri. In genere c'è grande sintonia fra le nostre proposte e i suoi gusti.
I libri di Andrea Camilleri hanno un senso di unità e identità, ma non abbiamo mai pensato di serializzare le copertine di Montalbano.
Solo quest'anno, per la prima volta, per i vent'anni del commissario, abbiamo realizzato una collana  economica in cui ristampiamo a poco a poco tutti i romanzi montalbaniani. Abbiamo per una volta abbandonato il nostro blu. Ma è una edizione celebrativa, "one shot", esaurita la prima tiratura, il libro continuerà ad essere disponibile solo nella "Memoria". Quella è la collana con la quale i lettori amano ritrovare i titoli di Camilleri.
Mia madre era molto legata alla copertina de La forma dell'acqua, ma in genere per i libri di Camilleri, le piacevano i quadri di Donghi.
Anche a me piace, sono immagini molto pulite, che comunicano un'impressione di apparente serenità, ma, a uno sguardo più accurato, emerge una ambiguità profonda.
Utilizziamo spesso anche i futuristi siciliani, in particolare Pippo Rizzo o Giulio D'Anna, i quadri che dipingono sono molto vivaci, e rappresentano la Sicilia in modo diverso da come uno ci si attenda.
Cerchiamo delle figure che non siano troppo confuse, essendo iscritte in un riquadro piuttosto piccolo: 7,5x7,5, devono poter essere viste e riconoscibili anche a una certa distanza. Poi l'immagine non deve essere didascalica. Mi spiego meglio: nei vecchi gialli, se la vittima veniva uccisa con un coltello si riproduceva un coltello in copertina, noi invece raramente citiamo elementi del romanzo, ma puntiamo a descrivere l'atmosfera. Mi sembra una soluzione più efficace.
Antonio Sellerio
(da Domenica 24 - Il Sole 24 Ore, 14.9.2014)

 

 

Last modified Tuesday, October, 07, 2014