RASSEGNA STAMPA
APRILE 2004
1.4.2004
È da oggi in libreria La
prima indagine di Montalbano.
La Stampa, 2.4.2004
Nel nuovo libro di Camilleri il ritratto del commissario da giovane
chiamato a risolvere i suoi primi tre casi
Montalbano sarò
Andrea Camilleri torna in libreria il 6 aprile [sic!, NdCFC]
con tre nuove avventure del suo personaggio più celebre raccolte
sotto il titolo "La prima indagine di Montalbano" (Mondadori, pp. 296,
e16,50). Dal secondo dei tre racconti anticipiamo un brano.
[...]
Andrea Camilleri
"E' una specie di Ur-Faust"
Lo scrittore racconta i retroscena del trittico
Montalbano l’avevamo conosciuto giusto dieci anni fa, quando di anni
lui ne aveva 44 e con La forma dell’acqua si avviava la fortunata
serie. Da allora il commissario è invecchiato insieme a noi, di
avventura in avventura fino alle prime malinconie, fino alla crisi – morale,
ma anche fisica - dell’ultimo romanzo uscito nel marzo del 2003 (Il
giro di boa, ed. Sellerio).
E adesso l’inversione di marcia: dal cilindro di Andrea Camilleri,
determinato a saggiare tutte le possibilità narrative del suo personaggio,
spunta un Montalbano ringiovanito, 35 anni, alle prime armi, all’inizio
neppure commissario. Correva l’anno 1985 nel racconto lungo La prima
indagine di Montalbano, uno dei tre – e certo il più significativo
– della raccolta con lo stesso titolo che esce ora da Mondadori.
“Ho fatto una sorta di Ur-Faust, un Ur-Montalbano” ridacchia lo scrittore
di Porto Empedocle. Ma forse, più che Goethe, bisognerebbe chiamare
in causa il suo quasi – concittadino Pirandello, con quelle vicende di
personaggi che si distaccano dall’autore, vengono a chiedergli conto, tentano
di forzargli la mano. Nel caso di Montalbano, è la straordinaria
popolarità che ha investito il personaggio ad averne in qualche
modo spossessato l’autore. Anche se Camilleri tiene ben salde le redini,
almeno questa volta, ammette lui stesso, le muove in funzione delle domande
che salgono dai lettori. “Ricevo una quantità di lettere che mi
chiedono come Montalbano è arrivato a Vigàta, che cosa faceva
prima, come ha trovato la sua casa sul mare…Ho voluto soddisfarli. L’ha
fatto anche Simenon, quando ha scritto La prima indagine di Maigret”.
Sembrerebbero le premesse per una trama un po’ artificiale, invece
quel che ne esce è una delle avventure più avvincenti e convincenti
del commissario. Un risultato tanto più notevole se si considera
che in questo come negli altri due racconti della raccolta, ambientati
in anni più recenti, non c’è traccia di omicidi. “E’ la scommessa
narrativa che ho fatto con me stesso: mantenere la tensione senza avere
tra i piedi ‘sti morti ammazzati. Che però sono sempre un gran bel
punto di partenza”.
In Sette lunedì c’è sì una catena di delitti
eseguiti in tutto e per tutto come omicidi: ma si tratta, dapprima, dell’uccisione
di un pesce pistolettato nella vasca di un ristorante, poi di un pollo,
eliminato con la stessa arma, in un crescendo che culmina nell’“omicidio”
di un elefante del circo. In Ritorno alle origini c’è il
sequestro di una bambina, che però è un finto sequestro messo
in scena per obbligare qualcuno a fare qualche cosa. Anche La prima
indagine prende le mosse da una realtà che si vuole far apparire
ma non è. Lo spunto – ma soltanto lo spunto – è un fatto
di cronaca. Una ragazza fermata con una pistola nella borsa, che dice di
voler uccidere un giudice per incarico di un amante che forse non è
davvero amante. La storia cresce, appassiona, ma nel racconto c’è
molto di più.
C’è un Montalbano ancora a tratti insicuro, talvolta avventato
nelle battute, incline alla balbuzie. Però già portato a
quel modo “atipico” – se non, decisamente, contro le regole – di condurre
le indagini che suscita lo sconcerto dei suoi collaboratori appena conosciuti.
C’è già Fazio, c’è Gallo, c’è Galluzzo, ma
non c’è il vice Mimì Augello, non c’è il disastroso
Catarella. E come fidanzata più o meno ufficiale non c’è
ancora Livia ( “Non ho voluto fare una Ur-Livia”, non per il momento) ma
una ex compagna di studi e di Sessantotto a Palermo, una certa Mery. E
non c’è neppure Vigàta, nelle prime pagine, ma una immaginaria
Mascalippa gelida e nebbiosa, sperduta nell’entroterra siciliano, in cui
ribolle il malumore del vicecommissario Montalbano “La sua tristezza –
dice Camilleri – è la mia di quando avevo 21-22 anni, nel ’46-’47
“picciotto di mare” trasferito a Enna al seguito del padre”. Anche se,
aggiunge, “quei due anni sono per me un ricordo favoloso, un’esperienza
di crescita culturale enorme, perché nel grande freddo l’unico posto
in cui si stava bene era la biblioteca comunale”.
Come accadde al suo creatore, anche Montalbano riesce a scappare. L’arrivo
a Vigàta, il ritorno all’anelato mare sono vissuti con un (contagioso)
entusiasmo panico. E la notturna “natata” con cui si chiude la storia è
la realizzazione di un sogno anche nostro, carico di consapevole malinconia.
Sono trascorsi tanti anni, ormai, e non è più tempo di sogni.
Adesso Montalbano ha passato i cinquanta e, come sappiamo, dopo i fatti
del G8 di Genova il suo rapporto con la polizia ha conosciuto una crisi.
“Ma ora anche essere commissario comincia a stargli stretto” confida Camilleri.
E’ la crisi, ancora più acuta, che lo sta insidiando. Prima o poi
prenderà la forma di un nuovo romanzo.
Maurizio Assalto
Venerdì,
2.4.2004
Come il Montalbano di Camilleri diventò il Montalbano di
Zingaretti
Cosa succede a un personaggio quando esce dal libro di cui è
protagonista, si riproduce in un altro, si propone come una serie, giunge
a versioni radiofoniche e fumettistiche, ispira articoli giornalistici,
cd rom, siti web, sfonda come protagonista televisivo, entra nel linguaggio
sociale come esempio, punto di riferimento, protagonista dell'immaginario?
Parliamo del commissario Montalbano, interpretato in tv dal bravissimo
Luca Zingaretti, ma potremmo parlare anche di Harry Potter o di Maigret:
fenomeni che oggi chiamiamo "mediatici" ma che da tempo attraversano la
cultura di massa erodendo i limiti fra genere e genere e ponendo il problema
della traduzione fra medium e medium. E' dunque il tempo di una semiotica
di Montalbano: la fornisce Gianfranco Marrone, attento e divertito studioso
dell'eroe di Camilleri, in un saggio dedicato alle "Affermazioni e trasformazioni
di un eroe mediatico" che indica nuove direzioni di studio del cult di
massa.
Montalbano, Gianfranco Marrone, Rai Eri, Verifica qualitativa programmi
trasmessi, pp.326, euro 17
Ansa, 2.4.2004
Cultura: l'Accademia si mette a tavola con Montalbano
PALERMO - Il commissario Montalbano, l'eroe siciliano di Andrea Camilleri,
si rifugia spesso nella sua trattoria preferita a Vigata. Gli piace farlo
da solo per godersi le ''sue'' prelibatezze in silenzio e, se e' in compagnia
di qualcuno, questi deve parlare il meno possibile. Montalbano non resiste
alle proposte di gustare cibi di semplice preparazione e non si fida dei
cuochi che hanno la voglia di inventare nuovi sapori e nuovi piatti. E
se le pietanze hanno avuto comunque una elaborazione lunga ed accurata
e' perche' cosi' vuole la tradizione e l'arte della gente umile di arrangiarsi
con gli ingredienti disponibili, anche quelli poveri e poverissimi. L'Accademia
italiana della cucina, nel suo nuovo ruolo di Istituzione culturale della
Repubblica, ha dedicato il mese di marzo al tema ''L'editoria e la tavola''
e, in quest'ambito, la delegazione di Palermo ha voluto celebrare quella
parte della produzione letteraria dello scrittore siciliano dedicata proprio
alla cucina e alle scelte culinarie del commissario Montalbano. Ha organizzato
quindi ''A tavola con Montalbano'' una riunione conviviale in un ristorante
del centro storico della citta' durante la quale i partecipanti hanno gustato
i famosi ''arancini'' come quelli che Adelina, la fedele colf del commissario,
impiega due giorni per prepararli e il cui ricordo, scrive Camilleri ''era
entrato nel Dna, nel patrimonio genetico'' di Salvo Montalbano; i ''pirciati
ch'abbruscianu'', una sorta di bucatini al peperoncino che risvegliano
tutti i sensi; i ''purpiteddi murati'', freschissimi piccoli polpi che
si insaporiscono e inteneriscono nel loro stesso contenuto di acqua e sapori;
le triglie di scoglio fritte che Montalbano talvolta tradisce per quelle
bollite e condite con aglio, olio e prezzemolo. ''Camilleri e il suo commissario
- ha detto Lucio Messina, delegato di Palermo dell' Accademia - hanno cosi'
scritto, romanzo dopo romanzo, un ricettario della cucina siciliana di
ogni giorno, ma non uno di quelli che massaie e cuochi, spesso improvvisati,
sfogliano per sentirsi per un momento o una serata grandi chef, ma una
sorta di raccolta di sensazioni e sapori genuini alcuni dei quali destinati
purtroppo ad essere dimenticati''.
La Gazzetta dello Sport,
3.4.2004
Intervista esclusiva
“Il commissario Montalbano si occuperà di calcio”
Alla vigilia del derby Palermo-Catania abbiamo sentito lo scrittore
siciliano Andrea Camilleri che, fra un best seller e un altro, ci parla
di Totti, Trapattoni e delle follie del calcio
Palermo-Catania visto dal famoso romanziere è l’occasione per
parlare di una terra che cerca il suo riscatto anche attraverso i successi
sportivi. “La passione dei tifosi – dice l’autore de “La concessione del
telefono” – è il risorgere dello stare insieme”.
“La A potrebbe essere luogo di incontro per noi siciliani un po’ individualisti.
Un atto aggregante” dice Camilleri.
Il ricordo del padre dirigente dell’Empedoclina e di Vázquez
Montalbán sostenitore del Barcellona che ispirò il nome del
suo personaggio più noto.
Gli arancini di Camilleri
“In A tutta la Sicilia: Palermo, Catania, Messina. E Montalbano si
occuperà di calcio
Il fumo della sigaretta lo annuncia come un araldo: è lui, Andrea
Camilleri. Lo scrittore di Porto Empedocle, fenomeno letterario degli ultimi
anni, ispiratore delle vicende del commissario Montalbano, racconta la
sua Sicilia nel pallone dal suo studio nel quartiere Prati di Roma, «il
mio esilio non definitivo, che altrimenti sarebbe fatale... ». Sono
i giorni felici in cui tre squadre dell'isola, il Palermo, il Messina e
il Catania, in ordine di classifica, lottano da protagoniste per la promozione
in serie A. Ed è il segnale preciso di un Risorgimento Siciliano
ben più profondo di quanto lo stadio non dica. È come, a
ben vedere, una di quelle «nobilissime partite» che il «Sommo»,
come lo chiamano i fan, intrattiene a distanza con i lettori nei suoi
romanzi tradotti in svariate lingue. Storie da vivere fino in fondo, scritte
col suo linguaggio particolarissimo: dentro c'è tutto l'essere siciliano,
il dialetto, l'ironia, il disincanto, gli odori, le differenze, il coraggio,
la ribellione, il rifiuto della solitudine. C'è un pallone che rotola,
in un certo senso. C'è la vita. E «presto», «molto
presto», annuncia il romanziere ai suoi ammiratori, si celebrerà
il debutto ufficiale di Montalbano nel pianeta calcio. Avrà nemici
duri a morire, come la violenza negli stadi, i bilanci truccati, il doping
e i decreti spalma-debiti, ma il commissario ce la farà. Ne siamo
convinti. «Ha le gambe e la grinta di un mediano»: è
una speranza, un atto di fede, la futura indagine di Camilleri, amante
delle «geometrie e di quel certo senso di attesa tra i giocatori...».
- Professor Camilleri, il calcio siciliano sta risorgendo. Euforia,
colore e calore: c'è l'attesa di migliaia di tifosi malati di ricordi.
Goethe, nel suo viaggio in Sicilia, scrisse alla fine del 700: «Questo
spettacolo di folla mi ha emozionato».
«È il risorgere dello stare insieme, un atto aggregante,
positivo. Seppur con dialetti diversi, la A potrebbe essere un gran luogo
di incontro per noi siciliani che siamo un po' individualisti. Brancati
scrisse che tra l'abitazione del signor Scannapieco e quella del dirimpettaio
Lo Bianco, c'è un pianerottolo: attraversarlo è come viaggiare
da un continente all'altro. A Palermo, Messina e Catania va il mio augurio
comune e generale».
- Essere siciliano: che vuol dire?
«In Sicilia c'è la ricchezza del mondo. Lo diceva Federico
II: quest'isola è lo specchio della terra. Così felicemente
bastarda: incontro di razze, vizi e virtù...».
- Un legame, il suo, fortissimo.
«Il dialetto siciliano è la mia ragione di scrittura.
Ho scarsa autonomia lontano dall'isola».
- Camilleri e il calcio.
«Mo padre era dirigente dell'Empedoclina e la domenica dicevo
con mamma: "Papà dov'è?", "Quando ritorna?", "Che fine ha
fatto?", "Sarà all’ospedale?". Finiva sempre a cazzotti, ma erano
risse sopportabili e terminava tutto lì».
- Una partita non l'ha mai vista?
«Mi è successo, invece. Qualche anno fa guardai in tv
un incontro bellissimo. Rimasi affascinato dalle geometrie, da quel certo
senso di attesa tra i giocatori... Mi appassionò a tal punto che
decisi di smettere, altrimenti sarei diventato un tifoso incallito».
- Ci andrà un giorno, allo stadio, coi nipotini?
«Quando i tifosi di oggi si calmeranno un po'».
- Presto, però, vedremo il suo Commissario Montalbano inoltrarsi
nelle vicende calcistiche.
«Succederà, succederà. Intanto, martedì
usciranno per Mondadori tre racconti lunghi dal titolo "L'ultima indagine
di Montalbano" [Si tratta ovviamente de “La prima indagine di Montalabano”,
uscito invece giorno 1.4.2004, NdCFC] e in ottobre "La pazienza del ragno",
un romanzo vero e proprio, per Sellerio. Non ci saranno in futuro più
fatti di sangue e ammazzatine. Racconterò altro...».
- L’interprete del suo Commissario, Luca Zingaretti, si «aggrega»
spesso alla Lodigiani, gioca per la Nazionale Attori e Cantanti, aveva
una passione smisurata per le rovesciate del centravanti del Palermo Giacomo
La Rosa e ha un cugino che vent'anni fa giocava nella Primavera rosanero.
«Perfetto. Si troverà a suo agio nel ruolo. E poi è
tracagnotto al punto giusto e ha le gambe arcuate. Un bel mediano».
- Su internet i suoi fan le hanno dedicato un sito (www.vigata.org)
come si fa per le squadre di calcio e la chiamano il «Sommo»,
rivolgendosi come si farebbe per un Maradona o un Pelè.
«Quando scendo in Sicilia i ragazzi dicono sempre: "Sommo,
lo viene a prendere un caffè?". E io ci vado con piacere. Il mio
rapporto con i lettori è come una partita di calcio».
- I suoi lettori più appassionati hanno cercato nel suoi
scritti analogie. La partita come caccia rituale è «La stagione
della caccia»; come rappresentazione teatrale è «Il
birraio di Preston»; come battaglia stilizzata è «La
mossa del cavallo» e come dimostrazione sociale è «La
concessione del telefono».
«Le analogie ci sono, eccome, ogni indagine è una sfida
da giocare fino in fondo, tra autore e lettore. Alcuni mi hanno chiesto
che ne pensavo del fatto di essere in testa alla classifica delle vendite
dei libri con Totti e il suo libro di barzellette. Ho risposto che non
mi sentivo affatto toccato. Quando un calciatore racconta barzellette vuol
dire che ha autoironia. E se lo fa per beneficenza, ancora meglio. Se c'è
poi un personaggio del calcio che mi sta simpatico, quello è Trapattoni.
Ha un linguaggio tutto suo».
- Il calcio è come uno spettacolo sul palcoscenico di un teatro.
Lei è stato anche regista, autore e sceneggiatore.
«E per la tv ho scritto [In realtà ha diretto, NdCFC] un atto unico che s'intitola la "Solitudine
di un portiere". Racconta della tragedia di un estremo difensore che, avendo
reso cornuto il suo terzino destro, si ritrova inoperoso per tutte le successive
partite, dal momento che il compagno comincia a spazzare via avversari
uno dopo l'altro e non gli permetterà più di parare. Che
terribile noia...».
- Quasi tutti i giocatori di Palermo, Messina e Catania non parlano
il dialetto siciliano. I presidenti Zamparini (del Palermo) e Gaucci (del
Catania) arrivano da lontano. E molti giocatori di serie A sono stranieri.
«L'integrazione è positiva. Non sono più i tempi
in cui quell'imprenditore del Nord disse che la Sicilia era un Far West.
Gente come Zonin viene a fare il vino da noi. Dall’incrocio di razze, si
trae giovamento. Ben vengano, in Sicilia».
- Il suo amico che non c'è più Manuel Vàzquez
Montalbàn aveva una squadra del cuore, il Barcellona, e sposava
cause civili importanti. In occasione dell'Olimpiade del ‘92, scrisse pagine
memorabili contro un certo «olimpismo ipocrita»...
«Aveva ragione. E io, che lo andai a trovare nel '91, mi resi
conto che Barcellona stava cambiando e che in queste occasioni non mancano
le speculazioni».
- Esiste un calcio di sinistra e uno di destra?
«Mi auguro di no».
- Il viceministro dell'Economia di Forza Italia, Gianfranco Miccichè,
palermitano, la definì un anno fa «assassino del Polo».
«Opinioni di Miccichè, e tali restano. Io sono un avversario
politico, e basta. Sono un uomo di sinistra: accetto che certa destra vada
al potere, ma sono, questo sì, un anti-Berlusconi».
- Quando scrive, lei che fa, va in ritiro come le squadre di calcio?
«Tutt'altro, voglio avere con me un grandissimo bordello. Mia
moglie dice che più che uno scrittore sembro un corrispondente di
guerra. Voglio avere vicino i miei nipoti, che mi devono interrompere,
tirare per la giacchetta. E poi voglio sentire sempre il canto degli uccellini...».
- Sua moglie come un allenatore?
«Dura, ma affettuosa».
- Ma allora ce lo dice chi vince il derby Palermo-Catania, chi festeggerà?
«Si gudissero la partita in paci e cun suddisfaziuni...».
Alessio D’Urso
Il Messaggero,
3.4.2004
I libri pù venduti
Il Montalbano che non ti aspetti
Camilleri in vetta con le prime inchieste del commissario più
amato
Rieti. Subito in vetta il nuovo libro di Andrea Camilleri, ”La prima
indagine di Montalbano” (Mondadori, 16.50 E). E’ il commissario più
famoso d’Italia, amato dai lettori che ormai sanno tutto di lui. Fino ad
oggi, però, nessuno aveva notizie del suo passato. Camilleri ha
deciso di svelarlo in questo libro che narra i primi anni di carriera dell’investigatore
di Vigata. In tre lunghi racconti lo scrittore siciliano traccia il profilo
di un Montalbano poco più che trentenne. Le storie riunite in questo
volume sono diverse per i temi e l’ambientazione temporale. Nella prima,
”Sette lunedì”, uno strano killer compie uccisioni di animali che
evocano terribili profezie della Cabbala, lasciando inquietanti messaggi
su semplici ”pizzini” di carta quadrettata. Il secondo racconto è
”La prima indagine di Montalbano”; nel terzo, intitolato ”Ritorno alle
origini”, Montalbano si dimostra il poliziotto assai ”scafato” che abbiamo
imparato a conoscere nei precedenti romanzi, stavolta alle prese con il
finto rapimento di una bambina di tre anni, dietro cui si intuisce una
laboriosa trama della mafia. Montalbano non raccoglie il viatico che, in
procinto del trasferimento a Vigata, gli rivolge il suo maestro Libero
Sanfilippo: ”Se ti lasci pigliare da qualsiasi reazione, sgomento, orrore,
indignazione, pietà, sei completamente fottuto”. Al contrario, il
nostro eroe indulge spesso al sentimento e alle emozioni, lasciandosi guidare,
anche nel lavoro investigativo, dalla sua inconfondibile personalità.
Proprio questo è il suo punto di forza, ciò che lo rende
più umano e vicino ai lettori che lo amano.
Domenico Di Cesare
Il Gazzettino, 4.4.2004
Andrea Camilleri fa un regalo ai ...
Andrea Camilleri fa un regalo ai numerosi fans del commissario Montalbano
con un libro che riunisce, sotto forma di racconti, le vicende più
curiose e interessanti del passato dell'investigatore. Tra le chicche abbiamo
"La prima indagine di Montalbano", che dà nome al titolo, dove troviamo
un vice commissario poco più che trentenne alle prese con una ragazza
misteriosa e di poche parole. Siamo a Mascalippa, un paese dell'entroterra
siciliano e Montalbano è prossimo alla promozione e al trasferimento
a Vigàta, sul mare. Anche in questo libro la narrazione è
impregnata di odori e umori siciliani e il linguaggio contaminato dai suoni
e dalle forme della parlata isolana.
[…]
Lorenza Stroppa
Il Sole 24 Ore,
5.4.2004
Tre casi per il commissario di Vigàta a inizio carriera
Panorama, 5.4.2004
Anteprima: Andrea Camilleri
Le prime volte di Montalbano
Davvero sappiamo tutto sul celebre commissario? No. Ed è questa
l'occasione per spiarlo mentre era solo un «vice» in un paese
montano e amava una certa Mery.
Il Maigret siciliano ha un passato che non aveva mai svelato. Lo fa
ora Andrea Camilleri con tre lunghe storie in "La prima indagine di Montalbano"
(Mondadori), in libreria dal 6 aprile [sic!, NdCFC]. Panorama pubblica
l'inizio del primo racconto.
[...]
Andrea Camilleri
La Repubblica
(ed. di Palermo), 6.4.2004
L´intervista
Nel mio nuovo libro racconto gli esordi del commissario quando faceva
il vice in un paesino
La sua prima indagine riguarda la mafia volevo che il mio eroe si scontrasse
con una realtà viva
Camilleri: "Così è nato il mio commissario"
Il futuro della Sicilia? Per ora stiamo smaltendo una sbornia di birra
più pesante del vino ma prima o poi passerà
Il successo delle squadre siciliane mi diverte anche se non ne capisco
nulla Il calcio fa capire la dialettica da avversari
Esce "La prima indagine" una raccolta di racconti che ricostruisce
gli esordi del poliziotto
Il paese si chiama Mascalippa la sua fidanzata non è Livia bensì
Mery e l´inchiesta riguarda la mafia ma anche la politica
Sul conto del commissario Montalbano, Andrea Camilleri finora non aveva
detto tutto: il paesino dove ha svolto la funzione di vice, il suo approdo
a Vigàta, il primo amore, pian piano sono diventati, per lo scrittore
empedoclino, veri e propri nodi al pettine. Nodi finalmente sciolti nell´ultima
fatica di Camilleri, intitolata La prima indagine di Montalbano, da tre
giorni in libreria e già in vetta alle classifiche di vendita. Nel
secondo dei tre racconti di questa nuova raccolta, Camilleri presenta un
Montalbano trentacinquenne, che si è fatto le ossa nel commissariato
di Mascalippa, tipico paesino di montagna dell´entroterra siciliano,
e che è in spasmodica attesa della nuova destinazione. Non c´è
Livia nel suo cuore, ma una certa Mery, conosciuta all´università
negli anni della contestazione. È un Montalbano che si sta ancora
formando, col solito appetito e la tipica pervicacia, che deve però
misurarsi con tre casi bizzarri, in nessuno dei quali compare un morto
ammazzato.
«Avevo voglia per me stesso - racconta Camilleri - di stabilire
una volta per tutte come cavolo Montalbano fosse arrivato a Vigàta.
In pratica, si tratta di una sorta di Ur-Faust, un Ur-Motalbano. Era una
necessità mia, innanzitutto, ma anche dei miei lettori».
Ci sono diverse anomalie, in questi racconti: la prima è l´assenza
di cadaveri. Come mai?
«Mettere dentro una storia un cadavere rappresenta un´estrema
comodità, come diceva Simenon. È il toccasana, per un racconto
poliziesco. Presa, dunque, la decisione di non far morire nessuno nella
prima storia, mi sono trovato in difficoltà: la narrazione rischiava
di sfilacciarsi, aprendo le porte a un eccesso di psicologismo che in genere
mi ripugna. Scrivendo gli altri due racconti, ho cercato dunque di portare
a termine la mia scommessa».
Un´altra stranezza è poi il fatto che Montalbano, nella
prima indagine, si scontra con la mafia...
«Ero stato io a dire che Montalbano difficilmente si sarebbe
scontrato con la mafia. Ma a me interessava, nella sua prima indagine,
fare entrare il commissario in una realtà molto viva e profonda».
In questo nuovo libro lei parla di due onorevoli che sono i santi nel
paradiso parlamentare di altrettante famiglie mafiose. La cronaca di questi
giorni sembra confermare quanto lei scrive...
«Ogni giorno di più sono dell´idea che la letteratura
insegue la realtà. Di questo passo, poi, anche la fantascienza può
farlo: ciò che oggi ci appare inverosimile, è già
accaduto da qualche altra parte, o sta per accadere».
Nel Giro di boa Montalbano, invecchiato, era alle prese con una crisi
esistenziale. Nel suo prossimo romanzo, La pazienza del ragno, in uscita
ad ottobre con Sellerio, questa crisi conoscerà un´evoluzione
o una risoluzione?
«Il prossimo romanzo con Montalbano è nato per caso. Prima
di iniziare questo libro per Mondadori, stavo scrivendo un racconto, intitolato,
appunto, La pazienza del ragno, che si attaccava esattamente nel momento
in cui Montalbano veniva ricoverato in ospedale, nel Giro di boa. Questo
racconto cominciava a starmi stretto, e allora lo portai a termine come
romanzo. Non ci saranno cadaveri, annuncio, ma ci sarà la continuazione
della crisi di Montalbano».
Lei una volta disse che i rapporti col personaggio Montalbano si stavano
deteriorando. Questa sua nuova uscita e il prossimo romanzo sembrano smentirla.
È così?
«Scrivere storie con i personaggi seriali rappresenta per un
autore una sorta di corrimano: è difficile cascare sotto. Quando
scrivo un´avventura di Montalbano, mi riposo. Però ho in mente
un altro romanzo storico, per il quale l´impegno è assai più
forte. Vorrei ambientarlo agli inizi del secolo scorso, ma è solo
un´idea vaga».
Il paesino di Mascalippa, dove Montalbano è stato vicecommissario,
è a due passi da Enna, città in cui suo padre fu trasferito...
«Ci fermammo lì due anni. Enna è un paese che è
rimasto nella mia memoria. Lì conobbi Franco Cannarozzo, ottimo
giallista, che sarebbe diventato un mio grande amico. E poi c´era
la meravigliosa biblioteca comunale, l´unico luogo caldo della città.
Possedeva due lasciti meravigliosi: quello di Nino Savarese e quello di
Francesco Lanza. Leggendo le riviste e i libri di questi due straordinari
personaggi, si è consolidata la mia vocazione alla letteratura».
Cambiamo argomento: lei di calcio non se ne intende, ma come vede il
successo delle squadre siciliane? Domenica il Palermo ha fatto cinque gol...
«Il successo calcistico isolano mi diverte, anche se non capisco
quasi nulla. Oggi il calcio è diventato assieme un fatto negativo
e positivo: per la violenza, nel primo caso, e per la forza aggregante,
nel secondo. Il calcio è una sana palestra, per imparare la dialettica
dell´essere avversari».
Oltre al calcio, la Sicilia oggi si impone per i comici. Brancati diceva
che in un periodo di dittatura, sono i comici a rivestire il ruolo di intellettuali.
«Non c´è nessun dubbio. È una frase che va
sottoscritta appieno. Certo, solo in presenza di comici di un certo tipo,
come ad esempio Ficarra e Picone. È triste però dover vivere
momenti di crisi per avere una controprova di ciò che uno scrittore
ha detto».
Come vede la Sicilia di domani?
«La nostra è stata una sbornia pesante. Una sbornia da
birra, che è più pesante di quella da vino. Ma è destinata
a passare, bene o male».
Salvatore Ferlita
Il Messaggero,
6.4.2004
Il nuovo Camilleri. In libreria tre racconti sulla ”giovinezza” del
commissario di Vigàta
Montalbano sono e vengo
Ci eravamo illusi. Sì, ammettiamolo, ci eravamo illusi di saperne
persino più di lui, più di Andrea Camilleri. E come capita
per certe persone di famiglia di cui crediamo di conoscere vita morte,
morte e miracoli, ci sentivamo preparatissimi sui gusti, le abitudini,
le amicizie, i vizi e le virtù di Salvo Montalbano.
Dal 1994, per dieci anni giusti, dai tempi in cui lo scettico e ironico
commissario di Vigàta debuttava nelle pagine de La forma dell’acqua,
il quarantenne Montalbano è cresciuto e invecchiato con noi. Anzi,
è diventato uno di noi, entrando a far parte dell’immaginario collettivo
di tutti quegli italiani che in libreria o sul piccolo schermo lo hanno
eletto a proprio indiscusso beniamino. Al punto da arrivare a credere che
il poliziotto siciliano potesse ormai vivere di vita propria, come un Maigret
senza Simenon o un Padre Brown senza il suo Chesterton.
Ma ci sbagliavamo. Non possiamo sapere tutto di Montalbano. E comunque
Camilleri ne saprà sempre più di noi. Ad esempio, sul suo
passato di investigatore alle prime armi. Chi poteva immaginare, tanto
per dire, che nel cuore del giovane Salvo, poco più che trentenne,
non ci fosse ancora l’“eterna” fidanzata Livia, bensì una certa
Mery, una ex compagna di studi e di Sessantotto a Palermo. O che Vigàta
- “il centro più inventato della Sicilia più tipica” - ancora
non comparisse all’orizzonte del giovane vicecommissario Montalbano. Che
sbuffa e patisce le sue pene a Mascalippa, gelido e immaginario paesotto
sperduto nelle montagne dell’entroterra siciliano.
Sono questi solo alcuni squarci di un passato a tutti sconosciuto,
un passato che Camilleri ha deciso finalmente di svelare ne La prima indagine
di Montalbano, un volume, appena uscito in libreria, che raccoglie tre
nuove avventure del celebre poliziotto siciliano (Mondadori, 296 pagine,
16,50 euro). Il trittico di racconti è avvincente e sottile come
sempre. E come sempre vengono mescolati tutti gli elementi che hanno decretato
il travolgente successo di Camilleri: l’originale impasto linguistico,
l’inconfondibile e umanissimo cast dei personaggi, l’oliata macchina del
“giallo” che rende illusorie tutte le frontiere di un mondo ordinato, dove
bene e male, delinquenza e innocenza sono divisi e riconoscibili.
Ma in queste pagine c’è soprattutto un Montalbano diverso, agli
inizi della sua carriera di investigatore: un poliziotto ancora non così
astuto, non così smaliziato come siamo abituati a conoscerlo, a
tratti anche insicuro, avventato nelle battute, persino incline alla balbuzie.
Un vicecommissario (questo è il suo grado a 34 anni) però
già allergico alle pastoie della burocrazia, già portato
a quel suo modo personale e “atipico” di condurre le indagini che tanto
sconcerta superiori e collaboratori.
Nelle avventure giovanili del futuro poliziotto di Vigàta non
troviamo alcuni personaggi amati dai lettori, come il vice Mimì
Augello o il disastroso Cantarella. In compenso Camilleri dà prova
di un raro virtuosismo narrativo, consegnandoci tre racconti in cui non
c’è traccia di omicidi né di morti ammazzati e che pure riescono
a esprimere una tensione massima, perché di morti ce ne potrebbero
sempre essere, e tanti. Nel più riuscito, Sette lunedì, rischiamo
perfino di affogare nel sangue, in una catena di delitti messi a segno
da un serial-killer. Ma si tratta di omicidi rituali e grotteschi che possono
soltanto spingere al sorriso: prima c’è l'uccisione di un pesce
pistolettato nella vasca di un ristorante, poi di un pollo, fatto fuori
con la stessa arma, e infine - in un crescendo divertito e divertente -
l’eliminazione di un elefante da circo.
Non meno avvincenti sono le altre due storie. Ne La prima indagine
di Montalbano, il poliziotto siciliano deve vedersela con una ragazza troppo
silenziosa e troppo intrigante che sostiene di voler uccidere un giudice.
Mentre in Ritorno alle origini, l’ultimo racconto del libro, troviamo un
Montalbano già più scafato, alle prese con la scomparsa di
una bambina di tre anni: sembra un’inchiesta di routine nella quale Salvo
s’infila quasi per caso, ma vi resterà impigliato (e con lui, i
lettori) fino all’ultima pagina. La bravura di Camilleri è quella
di sempre: è la bravura dell’autore che riesce a tenersi sempre
un passo indietro rispetto al proprio eroe di carta, assecondandolo e mettendosi
al suo servizio. In un rapporto di affettuosa complicità che solo
in Simenon è possibile ritrovare.
Francesco Fantasia
Liberazione, 6.4.2004
E' morto il traduttore Luigi Bonalumi
E' venuto a mancare domenica scorsa Luigi (Louis) Bonalumi, il massimo
traduttore letterario dall'italiano al francese. Nato nel principato di
Monaco, Bonalumi ha vissuto a Parigi dopo la guerra. E' divenuto famoso
in particolare per la sua traduzione in francese del "Pasticciaccio" gaddiano.
A lui si deve la diffusione in Francia di autori italiani quali Guareschi,
Ortese, Consolo, Camilleri e tanti altri.
Libertà,
7.4.2004
Personaggio ai raggi x
Montalbano, da burbero commissario a eroe mediatico: svelati i “retroscena”
Di mestiere fa il commissario di polizia. E benchè viva in una
piccola cittadina della provincia siciliana, l'immaginaria Vigata, non
conosce mai un momento di tregua, preso com'è dalle inchieste sui
casi più controversi e difficili. Ma è un investigatore straordinario:
riesce a trovare sempre la chiave del giallo muovendosi con abilità
impareggiabile nel gioco pirandelliano dell'essere e dell'apparire. Nelle
pagine di Andrea Camilleri la figura di Montalbano assume così il
profilo di un personaggio burbero ma simpatico, tenero ma tenace, intelligente
ma pacato. E soprattutto rinnova continuamente il mito di un uomo dotato
di un alto senso di giustizia, disposto a valicare a fin di bene perfino
i limiti dell'ordine costituito. Dopo il successo che da anni ormai accompagna
ogni sortita del commissario era inevitabile che l' eroe di Vigata uscisse
dalle pagine della letteratura per invadere gli schermi della tv e Internet,
irrompere nel mondo dei fumetti, percorrere i sentieri dell'informazione
e della critica letteraria, diventare oggetto di studio e di analisi. In
questa libera uscita nell'universo mediatico Montalbano mantiene una sua
identità che trascende tutti gli adattamenti. Il quadro che ne scaturisce
viene ricostruito e analizzato da Gianfranco Marrone, docente di semiotica
nell'Università di Palermo in “Montalbano. Affermazioni e trasformazioni
di un eroe mediatico” (Rai-Eri, 326 pagine, 17 euro). Nel suo viaggio intertestuale,
Marrone ricostruisce i cambiamenti del personaggio, a partire da quelli
che hanno rifatto il Montalbano televisivo. Nel trasferimento dal libro
allo schermo è stata prima di tutto compiuta quella che Marrone
chiama una «operazione di estetizzazione» nei confronti della
narrativa di Camilleri. E così Montalbano assume le sembianze dell'attore
Luca Zingaretti e diventa più bello e aitante, perde ogni connotazione
goffa e impacciata, si fa addirittura un uomo d'azione. Non ha capelli
e neppure i baffi che Camilleri di tanto in tanto mette sul volto del suo
personaggio. Anche nella trasposizione televisiva non può non ritrovarsi
la caratteristica parlata inventata da Camilleri. «Montalbano sono»
è diventato un celebre tormentone. Come nota Marrone, il siciliano
del commissario di Vigata non è la lingua parlata in Sicilia. E'
solo un finto siciliano a uso del grande pubblico. E per giunta è
il frutto di un riadattamento con aggiunte interpretative dettate dal mezzo.
Per un racconto ambientato in Sicilia, che per giunta mette in scena gialli
appassionanti, non può mancare il tema della mafia. Ma Camilleri
le assegna un ruolo marginale e spesso si diverte a tracciare copioni in
cui la mafia appare come l'elemento centrale ma subito la trama narrativa
concede il sopravvento alle questioni private. Più che la mafia
Marrone rintraccia nell'eroe mediatico uscito dalla fertile penna di Camilleri
l'essenza di una mafiosità, «una specie di mentalità
diffusa, di spirito del luogo, di disposizione antropologica che permea
il modo di fare e di pensare delle persone». In tv Montalbano è
un uomo d' azione dotato del potere di «fare». Nei libri invece
è più impacciato e ha bisogno di uno stuolo di «aiutanti».
Liliana De Carli
La Sicilia, 7.4.2004
Lo scrittore Santo Piazzese in cattedra alla scuola media «Buonarroti»
«Quando ho terminato di scrivere il mio primo libro, ho provato
quasi una sensazione di dolore, simile a quella di un genitore quando vede
partire il figlio per una terra lontana. Alla fine ti affezioni alla storia
e ai personaggi e lasciarli ti provoca una gran tristezza». Così
ha risposto ieri mattina lo scrittore palermitano Santo Piazzese, ad una
delle tante domande poste dagli alunni della scuola media Buonarroti, durante
un incontro promosso dall'assessorato comunale alla cultura. E ovviamente
non poteva che riferirsi a «I delitti di via Medina-Sidonia»
del 1996, il biologo palermitano, “prestato alla scrittura”, come egli
stesso ama definirsi. Libro esordiente, con il quale l'anno successivo
vinse il Festival del Primo Romanzo, a cura del Salone del Libro di Torino.
Ma a cosa è dovuto il successo dei suoi libri, pienamente decretato
anche in seguito alle altre sue due pubblicazioni: «La doppia vita
di M.Laurent» e «Il soffio della valanga»? Glielo abbiamo
chiesto al termine dell'incontro con gli studenti. «Si tratta di
libri fortemente caratterizzanti per la loro collocazione cittadina e ambientati
in una città perfettamente riconoscibile – spiega –,all'inizio tra
l'altro si è trattato perlopiù di un processo basato sul
passaparola, ma pian piano questo ha portato ad una ascesa costante dei
miei lettori. In seguito è arrivato anche il successo di Camilleri
ed io in un certo senso ho usufruito di questa apertura di strada da egli
già attuata». E per la delizia dei suoi tanti lettori Piazzese
sta già pensando al suo quarto romanzo. Anche in questo sarà
nuovamente presente il commissario Spotorno, ma stavolta l'ambientazione
sarà precedente alle prime tre storie.
Simonetta Russotto
La Repubblica, 8.4.2004
Spettacoli & Cultura
In libreria "Guerra agli umani", il nuovo romanzo del collettivo e
le origini del commissario Montalbano in tre racconti lunghi
Tornano Wu Ming e Camilleri sguardi obliqui sull'Italia
Tra le novità il secondo pamphlet di Oriana Fallaci contro l'"Eurabia"
e i "traditori" dell'Occidente
[...]
Chi era Montalbano prima di diventare il commissario Montalbano? Come
ha incominicato a fare questo mestiere? Andrea Camilleri ha deciso di regalare
agli appassionati del suo personaggio una chicca: tre lunghi racconti sulla
vita di un Montalbano ancora trentenne non ancora stemperato e levigato
dagli anni, meno scafato ma con già addosso il fuoco vivo che lo
accompagnerà per tutta la vita. Sono raccolti nel libro La prima
indagine di Montalbano (Mondadori, 16,50). Imperdibile il secondo dei tre
racconti, che dà il titolo alla raccolta. Siamo a Mascalippa, paese
dell'entroterra siciliano. Montalbano è un giovane vicecommissario
in attesa della promozione e del trasferimento ad altra sede. Accanto a
lui compaiono personaggi finora sconosciuti: una vecchia fidanzata e Libero
Sanfilippo, primo capo di Montalbano e maestro di indagini. Sentiamo anche
quest'ultimo dare al giovane apprendista il seguente consiglio: "Se ti
lasci pigliare da qualsiasi reazione, sgomento, orrore, indignazione, pietà,
sei completamente fottuto". Montalbano non fa in tempo a trasferirsi (ecco
Vigata) che al suo primo caso da commissario mostra quanto quel consiglio
sia inutile per gente come lui.
[...]
Dario Olivero
LibriAlice, 8.4.2004
Seguendo Simenon incontro Camilleri
In occasione del nuovo libro di Andrea Camilleri, La prima indagine
di Montalbano, ecco un'analisi del comissario siciliano a confronto con
il Maigret di Simenon
Ho trascorso molte notti guardando vecchie repliche televisive delle
inchieste del Commissario Maigret, quelle mitiche interpretate da Gino
Cervi. Le avevo già viste, ma in un’età nella quale si vede
senza guardare. Oggi con gli occhi del cuore e del ricordo le ho trovate
bellissime e tenerissime. Mi viene da pensare a quanto buon materiale può
fornire la letteratura agli sceneggiatori dei nostri giorni che, spesso,
ci propinano la ormai conclamata “spazzatura”!
Ma tornando a Maigret, e in particolare alla sigla (struggente la voce
di Tenco in Un giorno come un altro), mentre scorrono i titoli ad un certo
punto ho letto: Sceneggiatura di Andrea Camilleri.
Non è stata una sorpresa, lo sapevo già, lo avevo già
visto scritto da qualche parte, ma oggi, dopo aver letto quasi tutto Simenon
e tutto Camilleri (speriamo non sia tutto….) questo accostamento mi ha
stimolato alcune riflessioni. Mi è venuta voglia di analizzare somiglianze
e differenze fra i due commissari (Maigret e Montalbano) e nonostante le
distanze spazio-temporali che li separano, mi sono venute in mente un sacco
di cose da dire. Ora ci provo.
Sicuramente Camilleri lavorando a quelle sceneggiature ha studiato,
ha letto tutto Simenon e ha colto la vera anima del suo personaggio, fino
allora solamente di “carta” (se si escludono pochi film francesi che vedevano
un magnifico Jean Gabin nel ruolo di Maigret). In altre parole, ha cercato
di materializzare ciò che Simenon ha creato con la penna (o con
la macchina da scrivere). È per questo che vedo in Montalbano molte
affinità con il commissario Maigret.
Tutti e due sono dei “burberi benefici”, in apparenza duri, nervosi,
sanguigni e anche un po’ prepotenti, ma in realtà buoni, generosi
ed estremamente pietosi specialmente verso coloro che compiono il male
per necessità o per pura sopravvivenza. Ambedue si interrogano sulle
radici del male, e diventano spietati di fronte alla malvagità fine
a se stessa. Sono animati dagli stessi sentimenti e reagiscono con uguali
attitudini e cioè intelligenza, grande umanità e un profondo
senso di giustizia, non solo la giustizia della Legge, ma quella che pretende
per tutti gli uomini uguale dignità.
Continuando in questo senso, mi sembra di intravedere, anche nel loro
pur diverso e lontano luogo di lavoro, molte analogie. Maigret lavora a
Parigi e il Quai des Orfèvres è il suo quartier generale.
Qui è circondato da collaboratori ormai diventati storici come Torrance
(“Torrance il ciccione, Torrance il fracassone”), Janvier (“il giovane
Janvier”), e Lucas (che prenderà il posto di Maigret dopo il pensionamento).
Il Commissario ha con loro un rapporto che è un misto di autorità
e di affetto, di stima ma anche, a volte, di stizza.
E in questo tipo di rapporti con i sottoposti, rivedo tanto: Mimì
Augello, Fazio, Gallo e Galluzzo (non trovo però un Catarella!!)
che Montalbano spesso tiranneggia, maltratta, ma che fondamentalmente giudica
buoni amici e fidati collaboratori.
E poi parliamo di donne. Louise Maigret, meglio conosciuta come Signora
Maigret, è tutto il privato del Commissario. È moglie, consigliera,
cuoca (è stato scritto anche un libro sulle sue ricette), è
“l’isola buona” in mezzo a un mare di violenza e di ferocia, è in
altre parole l’ansiolitico di Maigret.
La compagna di Montalbano è Livia, una donna spesso lontana,
ma molto vicina al Commissario, specialmente come consolazione nei momenti
di maggiore inquietudine. Ma Livia è anche sensualità (lato
che non si trova, se non celatissimo, nella Signora Maigret), è
passione anche fisica e questo non deve stupire, in fondo Camilleri scrive
oggi, ed è risaputo che un po’ di sesso qua e là, non guasta,
anzi fa “cassetta”. Però Livia non cucina, per questo c’è
la tenera Adelina (la cammarera, la fìmmina di casa) che prepara
cibi semplici, “gustosamente popolari” ma squisiti.
Insomma per fare una Signora Maigret occorre una Livia più una
Adelina e l’assioma è perfetto!!
Ma rimaniamo sul cibo, sul vino o sui liquori. Tutti e due amano mangiare,
e mangiare bene… ma soprattutto amano mangiare da soli . C’è un
passo, tratto da Il cane di terracotta nel quale Camilleri scrive ”Gli
piaceva mangiare da solo, godersi i bocconi in silenzio [...] Pensò
che in fatti di gusto egli era più vicino a Maigret che a Pepe Carvalho,
[...]”. Montalbano è veramente una buona forchetta, mangia per consolarsi,
per coccolarsi, per premiarsi, si percepisce un rapporto quasi sensuale
con il cibo. Certe descrizioni di piatti sono talmente eccitanti da stimolare
le papille gustative del lettore, ne cito una per tutte (ma sono decine
e decine… e tutte da Gambero Rosso): ”Nel frigorifero trovò pasta
fredda con pomodoro, vasilicò e passaluna, olive nere, che mandavano
un profumo d’arrisbigliare un morto, e un secondo piatto d’alici con cipolla
e aceto”.
Anche Maigret ama mangiare. A casa Louise prepara cibi sani, nutrienti,
di tradizione popolare (la Signora Maigret è nata in provincia).
Ma quando cena fuori casa o in ufficio si lascia andare ad un mangiare
più “pasticciato”, ma non per questo meno succulento, come ad esempio
i mitici panini della brasserie Dauphine, o le salsicce annaffiate da una
birra alla spina al bancone de La Coupole Ma soprattutto Maigret ama bere
(e a volte beve anche un po’ troppo!). È un luogo comune pensare
che Maigret beva solo Calvados, lui beve di tutto: cognac, acquavite di
prugne, grog, birra, liquori dolciastri, fatti in casa da anziane signore
che poi gli lasciano in regalo noiosi bruciori di stomaco e anche (ma molto
raramente perché troppo americano!) whisky. Quando Maigret beve,
il lettore beve con lui, prova le stesse sensazioni, gode con lui, si disseta
con lui, si disgusta insieme a lui.
E i due autori sono maestri nel comunicare sapori, odori, profumi,
(ma anche puzze, tanfo e fetore) proprio come Suskind nel suo magnifico
romanzo Il profumo.
Infine vorrei parlare dello sfondo, anzi degli sfondi: Parigi e Vigàta
(Sicilia, Italia). Il paragone potrebbe sembrare ereticale e forse lo è,
ma il male ovunque si diffonda, rende uguale ogni realtà.
La Parigi di Simenon non è più esattamente la Ville lumière
di inizio secolo, è una città spesso fredda e piovosa, con
primavere che non arrivano mai, fatta di boulevards, di faubourgs, di fumosi
bistrot, di sordide pensioni a Pigalle e di stazioni dai nomi ormai familiari:
Gare du Nord, Gare de l’Est, Gare de Lyon, Gare di Montparnasse. L’unica
oasi felice in questa città che sembra un po’ triste, è l’appartamento
della famiglia Maigret in boulevard Richard-Lenoir, il commissario stesso
lo descrive con queste parole: ”Abito in un appartamento borghese, dove
mi attendono manicaretti preparati con cura, dove tutto è semplice
e chiaro, pulito e confortevole [...]. Certo, appartengo a questo ambiente,
faccio parte della cosiddetta brava gente.”
Vigàta (che in realtà non esiste!) pur essendo un semplice
paesotto di provincia, riesce ad essere più violento e drammatico
di Parigi! Realtà mafiose, corruzione, vizio, pregiudizi e stagnante
burocrazia. Ma anche Montalbano ha la sua oasi felice; la sua villetta
sulla spiaggia di Marinella, un po’ fuori Vigàta. Sulla terrazza
di fronte al mare, Salvo Montalbano beve il suo caffè, si riposa,
riflette, si rilassa e poi, quasi come in rituale, si tuffa in mare...
e nuota, nuota tanto, sino a stancarsi. Quando esce dall’acqua è
sempre un uomo nuovo, ritrova forze, energie, vitalità.
Il mare è un grande protagonista nei romanzi di Camilleri!
La strada è una grande protagonista nei romanzi di Simenon!
Un altro, magari azzardato e assurdo, parallelismo.
M. A. Bosi
Blanco y Negro Cultural - ABC,
8.4.2004
Opereta Montalbano
[...]
Andrea Camilleri no iguala a ninguno de los grandes de la novela negra,
pero es un honrado artesano del relato policial europeo que ha sabido construirse
un espacio propio dentro de eso que algunos denominan la 'sicilianidad
literaria'. Hazaña no pequeña en estos tiempos de dura competencia
y algarabía editorial.
[....]
Fernando Martínez Laínez
The New Zealand Herald,
9.4.2004
Andrea Camilleri: The Shape Of Water
* Picador, $26.95
Inspector Salvo Montalbano is an unusual Sicilian official: he doesn't
take bribes; he's for the victims. Montalbano is a delight, a cop who shoots
his reflection in a window. He employs a cleaner and cook whose sons he
has put inside because, despite dire and likely predictions that she will
poison him, she is a magnificent cook. Opening the book is an unusual case
involving a local big-wig found dead in his car in a mad, carnival place
called the Pasture. In Sicily, to die of natural causes is so rare as to
be almost unbelievable. And so it proves. Food, farce and mad, bad Sicily.
What more could you want?
Michele Hewitson
PMnet, 9.4.2004
Il ladro di merendine, Camilleri non si smentisce
Cultura - Recensioni libri
"S'arrisbigliò malamente: i linzòla, nel sudatizzo del
sonno agitato per via del chilo e mezzo di sarde a beccafico che la sera
avanti si era sbafàto, gli si erano strettamente arravugliate torno
torno il corpo, gli parse d'essere addiventato una mummia".
Inzia così "Il ladro di merendine" di Andrea Camilleri; terzo
"giallo" che ha come protagonista Salvo Montalbano, il commissario di stanza
a Vigata, "il centro piu' inventato della Sicilia piu' tipica", come è
stato definito da molti giornalisti.
Molti di voi conosceranno sicuramente il personaggio grazie alla fiction
televisiva trasmessa sulla RAI dove Luca Zingaretti interpreta magistralmente
il personaggio di Camilleri.
Il libro come avete potuto intuire dall'incipit non è
scritto del tutto in Italiano, anzi per dirla tutta, il Siciliano la fa
da padrone, contribuendo a creare l'atmosfera attorno al lettore che vi
si approccia e se avrete la pazienza e l'apertura mentale (qualora siculi
non foste ah!) di cercare di capire la parlata, vi sembrerà di entrare
nel racconto.
Nel romanzo - scritto successivamente a "La forma dell'acqua" e il
"Cane di terracotta" - il commissario Montalbano è alle prese con
un triplice problema: ostacolare la sua promozione a vicequestore, che
significherebbe compromissione burocratica, abbandonare la prima linea
delle indagini che gli appartiene come l'acqua ad un pesce e il sospetto
di un collegamento tra due morti violente.
Il primo di questi fatti di sangue vede la morte di un tunisino imbarcato
su un peschereccio di Mazara del Vallo in uno scontro a fuoco con un guardacoste
lui pure Tunisino e la seconda quella di un commerciante di Vigata accoltellato
in ascensore.
Montalbano è un uomo leale prima di tutto con sé stesso
e non è certo uno stinco di santo, sebbene qualsiasi cosa faccia
sia dettata da un connubio tra alto senso del dovere, passione smodata
per la buona cucina, genialità, intuizione, onestà e sciovinismo
tipicamente maschilista, ma con un manierismo cerimonioso a volte tipicamente
siciliano.
L'indagine apparentemente semplice riserverà molte sorprese
al nostro commissario, non ultimo il coinvolgimento di servizi segreti
e nuclei antiterrorismo più o meno deviati.
Apparentemente due omicidi senza niente in comune, ma che invece nascondono
uno sfuggente trait d'union nella figura di un bambino datosi alla macchia
e che sopravvive rubando merendine ai suoi coetanei locali.
Ancora una volta il libro vince sulla sua trasposizione cinematografica,
anche se, come abbiamo detto precedentemente, il personaggio di Montalbano
sembra cucito addosso a Zingaretti e la Fiction televisiva ricalchi abbastanza
fedelmente la vicenda; alcune sfumature purtroppo sono andate perse e si
possono ritrovare solo nel libro, che menziona anche il difficile rapporto
tra il protagonista e la figura paterna.
Un Best-Seller che ha spopolato non solo a casa nostra, ma che - anzi
- ha visto la sua diffusione attraverso versioni tradotte in tutto il mondo;
certo noi italiani siamo più fortunati, infatti la parlata siciliana
per quanto ostica ci sarà sicuramente più comprensibile che
ad un tedesco. Difatti, il guaio, in queste situazioni, è che molto
del valore della dialettica và perso nel lavoro di traduzione.
Ma il successo di questo libro non si ferma qui: esiste, su Cd-Rom,
il cartone animato de "Il ladro di merendine" - atto secondo, un avventura
multimediale di Salvo Montalbano.
Si tratta in sostanza di un videogioco tipo "adventure", dove l'investigatore
catalano Pepe Carvalho, creato dal 'collega' Manuel Vázquez Montalbán,
altri non è che il giocatore che deve risolvere il caso, calandosi
nella psiche di Salvo Montalbano. Il prodotto è editato dalla Sellerio
è può essere un modo divertente ed atipico di approcciarsi
all'universo poliziesco di Vigàta e dintorni.
Se ne consiglia la lettura a tutti quelli che pensano che gli scrittori
italiani abbiano ancora qualcosa da dire nella giallistica e inevitabilmente
a tutti i fans del Montalbano televisivo che rimarranno deliziati dalle
minute descrizioni e manie del loro beniamino.
Fabrizio Gandino
13.4.2004
Il caso Camilleri
Sarà in libreria giovedì 22 aprile 2004 "Il caso Camilleri"
(Sellerio).
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno "Letteratura
e storia. Il caso Camilleri", con la prefazione di Ermanno Paccagnini.
La Padania, 13.4.2004
Delude l'ultimo libro di Andrea Camilleri: solo uno dei tre racconti
lunghi possiede una sua originalità
Com'è vecchio il giovane Montalbano
Storie senza suspense, personaggi ridotti a cliché: il declino
del commissario
No, decisamente non va: Andrea Camilleri sta perdendo l'ispirazione.
In libreria è uscito da qualche giorno La prima indagine di Montalbano
(Mondadori, 340 pagine, euro 16,50): tre racconti lunghi che dimostrano
quanto il celebre commissario di Vigata sia ormai un personaggio di maniera,
stanco e scialbo, al punto che nemmeno i nuovi personaggi introdotti, legati
appunto agli esordi della sua attività, vivacizzano più di
tanto la pagina.
Sappiamo che tutti gli scrittori di romanzi gialli basati su personaggi
seriali amano divagare e ricamare sulla vita fittizia delle loro creazioni:
esiste un Poirot giovane e un Maigret alle prime armi, e gli autori costruiscono
da un libro all'altro un fitto intreccio di rimandi e autocitazioni. Il
problema, dunque, non è l'espediente né evidentemente Camilleri
pretende di apparire originale allargando l'orizzonte di conoscenza intorno
a Montalbano.
Il problema è il calo di tensione che rende la narrazione priva
di nerbo: si sente il mestiere dell'autore, l'abilità nel secondare
certe aspettative, prevedibili, del pubblico di fedelissimi. Ma quella
scintilla che aveva reso appassionanti le trame de Il ladro di merendine,
Il cane di terracotta o La voce del violino è rimasta nella penna.
Vediamo nel dettaglio. Il primo racconto, Sette lunedì, è
senz'altro il più riuscito: nasce da un'idea tutta libresca, quella
di un assassino che vuol realizzare le profezie della Cabbala, e proprio
per questo possiede una sua originalità. E una certa accattivante
inverosimiglianza, nel senso di assoluta mancanza di concessione al realismo:
delitti incomprensibili a catena, dagli animali all'uomo. Certo, la motivazione
alla fine si scoprirà: folle, come folle è il dolore che
ha sconvolto la mente del colpevole. Ma non priva di un fascino "metafisico",
lontana mille miglia com'è dalle banali nefandezze della violenza
omicida causata dall'interesse, dalla bieca avidità.
Si cade nel grigiore, invece, con il secondo capitolo di queste avventure,
quello che dà il titolo al volume, La prima indagine di Montalbano.
Scoprire che, prima di trasferirsi a Vigata, Montalbano viveva in un paesino
dell'entroterra che, uomo di mare e di aperti spazi, pativa come un luogo
di esilio; che aveva un superiore, Libero Sanfilippo, maestro di tecnica
sbirresca ma soprattutto di onestà e determinazione; che aveva una
fidanzata, Mery, bella e sensibile: tutto questo aggiunge pennellate fresche,
ravviva i colori del ritratto del commissario. Ma non basta davvero a rendere
intrigante la storia della strana, misteriosa ragazza (troppo strana, troppo
misteriosa: un altro cliché, in realtà) al centro della vicenda.
Né risolleva il morale l'ultima storia, Ritorno alle origini:
un racconto dal taglio e dal tono più politico, una denuncia - ormai
abituale nell'opera di un autore di sinistra - delle nuove complicità
soft garantite alla mafia dal potere di destra. Resta che, dopo poche pagine,
il meccanismo dell'indagine è così prevedibile da rendere
scontato lo scioglimento: e, se pure si rifiuta il colpo di teatro a tutti
i costi, senza un minimo di suspense non c'è intreccio poliziesco
che regga.
Roberto Brusadelli
KataWeb Cinema, 13.4.2004
In primo piano
Zingaretti: "Il futuro dell'Africa è nero"
Luca Zingaretti ha presentato all’Auditorium di Roma il suo documentario,
Gulu.
Realizzato in Africa, in un distretto dell’Uganda il film racconta
la storia della popolazione Acholi, che da anni vive in una situazione
disastrosa: guerra civile, reclutamenti forzati di bambini soldato, massacri
di villaggi inermi, violenze sessuali, saccheggi.
'Gulu', diretto da Luca Zingaretti e da sua moglie Margherita D’Amico,
è girato per l'associazione non governativa AMREF, il cui slogan
è 'Il futuro dell’Africa è nero'. Una frase che potrebbe
sembrare pessimista, ma che così non è, come ci ha spiegato
lo stesso Zingaretti.
[...]
Parlando con Zingaretti è spontaneo pensare al commissario Montalbano:
a quando i nuovi episodi?
"Nel 2005 gireremo i nuovi episodi, che saranno due o quattro. Vorrei,
con questi, chiudere la saga."
Qual è il segreto di Montalbano?
"Innanzi tutto è scritto divinamente da Andrea Camilleri. E
poi è un personaggio all'antica, che le donne vorrebbero avere accanto
e al quale gli uomini vorrebbero somigliare."
[...]
Si sente prigioniero del personaggio di Montalbano?
"No, perchè faccio anche altro. Sono felicissimo di averlo interpretato
e di continuare a farlo. Montalbano mi diverte, e non è poco! Fino
a che mi divertirò ad interpretarlo, andrò avanti. Con il
tempo, poi, nel commissario emerge l'attore più del personaggio."
[...]
La Repubblica
(ed. di Palermo), 14.4.2004
Sportello Università. La tesi
Lo scrittore agrigentino spiega le forme del suo linguaggio
Il segreto di Camilleri. Come mischiare i codici
Elisa Insalaco ha analizzato quattro libri e ha intervistato l'autore
nella casa di Porto Empedocle
Lo scrittore Andrea Camilleri e il suo particolarissimo lessico, indagato
attraverso l´analisi di quattro suoi romanzi. Ne è nato un
corposo glossario commentato, che costituisce il nucleo della tesi di laurea
di Elisa Insalaco, relatore Giovanni Ruffino, ordinario di Dialettologia
siciliana all´Università di Palermo e preside di Lettere.
Ne Il re di Girgenti si incontra l´espressione "...pirchì
cimiava avanti e narrè?". «Quando è all´opera
- spiega Elisa Insalaco - la fervida penna dell´autore non può
fare a meno del suo personalissimo conio e questo cimiava, senza
nessuna corrispondenza semantica con il siciliano cimiari, è
chiaramente una neoformazione che ha, invece, il senso di ondeggiare, come
le cime degli alberi mosse dal vento».
Le voci lessicali isolate dai testi esaminati (gli altri tre sono:
Il corso delle cose; Un filo di fumo; La stagione della caccia) hanno evidenziato
l´uso, accanto all´italiano, di dialettalismi, di regionalismi,
meridionalismi e termini riconducibili all´italiano popolare, senza
dimenticare una certa ricorrenza di neologismi e neoformazioni camilleriane.
Nello studio della casa natia di via La Porta, a Porto Empedocle, lo
scrittore ha spiegato alla laureanda i segreti degli ingredienti del suo
originale linguaggio. «Un linguaggio nato - ha rivelato lo scrittore
- da una certa mancanza mia, dall´impossibilità di adoperare
la lingua. Se dovevo dire cose per linee generali, adoperando l´italiano
ce la facevo benissimo. Ma se dovevo entrare in alcuni dettagli, l´italiano
non è che non mi bastasse, mi bastava benissimo, solo che io non
sapevo adoperarlo». Poi è subentrato un lavoro accorto di
dosaggio nel rapporto lingua-dialetto. La lingua dei romanzi è influenzata
dal "certo gusto" particolare di Camilleri, nei confronti di alcuni vocaboli
dialettali ormai fuori uso. Anche con i suoi amici parlava in questo modo.
«Non dicevo mai calà u ventu, dicevo abbacà
u ventu o ad esempio un ti cataminari invece di un ti moviri
e, nel far questo, mi divertivo molto». Anche il mezzadro Minico
in campagna gli raccontava storie in siciliano: «Adoperava parole
e verbi che non appartenevano all´uso del nostro dialetto. Erano
codici diversi e a me piaceva tanto mischiarli».
Angelo Vitale
La Sicilia, 15.4.2004
Concorso «Parole in corsa»
Ast, prorogata al 31 maggio la scadenza per la presentazione dei
racconti ispirati al viaggio sugli autobus e bus di linea
Il rinvio da giugno a settembre 2004 della manifestazione nazionale
letteraria «Parole in corsa - Viaggiare e scrivere, scrivere è
viaggiare» promossa dall'Associazione Trasporti e alla quale hanno
dato la propria adesione 22 aziende del trasporto pubblico locale ha consentito,
a queste ultime, lo spostamento del termine utile per la partecipazione
al concorso da parte dei propri utenti aspiranti scrittori. L'Azienda siciliana
trasporti ha, pertanto, deciso di prorogare al 31 Maggio la nuova scadenza.
Gli utenti dei 159 Comuni siciliani serviti dall'Ast, pertanto, potranno
inviare via email (paroleincorsa@astsicilia.it) i loro raccolti inediti
(a tema libero ma con qualche attinenza ai viaggi in bus o pullmann) o
a mezzo del servizio postale (all'indirizzo: Parole in corsa – Azienda
Siciliana Trasporti – Via Caduti senza Croce 28 90146 Palermo) e visionarli
collegandosi al sito aziendale (www.aziendasicilianatrasporti.it). I cinque
migliori racconti pervenuti, selezionati da una giuria di funzionari aziendali,
giornalisti e scrittori, parteciperanno alla finale nazionale del concorso
che si svolgerà il prossimo 16 settembre presso la Sala Promototeca
del Comune di Roma nel corso della quale verrà scelto il racconto
vincitore. Tutti i racconti finalisti verranno pubblicati in un libro che
conterrà, oltre agli elaborati degli aspiranti scrittori, anche
quelli di scrittori di chiara fama del calibro di Alberto Bevilacqua, Roberto
Gervaso, Alessandro Bergonzoni, Andrea Camilleri, Luciana Litizzetto e
Mauro Covacich.
[Non risulta che Andrea Camilleri abbia scritto un racconto per il concorso
«Parole in corsa», NdCFC]
Avui, 15.4.2004
El nou llibre de l'autor sicilià, que acaba de sortir publicat
a Itàlia, narra les primeres investigacions del famós policia
Camilleri desvela el passat ingenu del jove Montalbano
Andrea Camilleri tira enrere en el temps i presenta un comissari Montalbano
desconegut, amb només 35 anys, molta ingenuïtat i poca experiència,
en tres relats diferents on el famós policia sicilià s'enfronta
als seus primers casos.
"M'he divertit molt escrivint aquest llibre". L'autor sicilià
ha deixat anar la seva imaginació i ha creat un passat per al seu
Montalbano, una joventut, uns primers casos que segurament sorprendran
més d'un lector i que enriqueixen aquest personatge de ficció
que cada cop segueixen més lectors d'arreu del món.
La prima indagine di Montalbano (Mondadori) són en realitat
tres relats inèdits que l'autor havia pensat i començat a
escriure fa temps, però que no ha acabat de polir fins ara. En aquests
relats, el comissari més famós d'Itàlia té
35 anys i un posat molt més ingenu i intempestiu que en les altres
novel·les. Tot i això, ja manifesta alguns dels trets més
significatius del seu caràcter, com la passió pel bon menjar
i el bon beure i l'adoració pel mar. Montalbano viu i treballa a
Mascalippa, un petit poble imaginari de l'entreterra siciliana, d'una bellesa
agresta, gairebé ferotge, un lloc on espera ansiós que li
arribi el desitjat trasllat a un poble de mar. Al seu costat, Camilleri
presenta personatges fins ara desconeguts com Libero Sanfilippo, el primer
cap del jove policia, un home decisiu en la seva vida que li ensenyarà
gairebé tot el que sap de l'ofici; i Mery, l'antiga nòvia
de Montalbano, que desvelarà una part desconeguda del personatge.
En les pàgines del llibre, Camilleri viu la seva primera trobada
amb Vigatà, la ciutat que serà protagonista de totes les
altres novel·les, amb el seu mar, la seva gent i els seus racons;
la ciutat on es convertirà definitivament en il comissario. En el
primer dels tres relats, Sette lunedí, Montalbano resol un estrany
cas sobre un assassí d'animals que es basa en les profecies de la
càbala per dur a terme els seus crims. En el segon, La prima indagine
di Montalbano, el protagonista viu encara a Mascalippa i és només
vicecomissari, però haurà de dur a terme una complicada investigació
que gira al voltant d'una noia massa silenciosa i molt intrigant. Finalment,
en el tercer i últim relat, Ritorno alle origini, ja demostra ser
un policia una mica més expert i aconsegueix resoldre el misteriós
segrest d'una nena de tres anys sota el qual s'intueix una complicada trama
de la Màfia.
D'aquestes tres investigacions del comissari, que van ser escrites
en diferents períodes, Camilleri destaca que "tenen en comú
que no tracten delictes de sang", tot i que estan construïdes sobre
un rerefons de tensió extrema i intriga per mantenir l'atenció
del lector ben lligada fins al final. L'autor sicilià bromeja dient
que el 2004 serà "l'any de Montalbano", ja que, a part d'aquest
nou llibre, l'octubre vinent sortirà La pazienza del ragno, una
novel·la que comença just en el moment en què acaba
l'últim títol de la sèrie aparegut el passat 2003
i traduït al català, Un gir decisiu (Edicions 62).
Thaïs Gutiérrez
La Repubblica
(ed. di Palermo), 16.4.2004
Giallo a Porto Empedocle
Rubata l'insegna che indica Vigàta
Dopo le merendine, nella Vigàta di Andrea Camilleri, ovvero Porto
Empedocle, hanno rubato pure la tabella stradale che indica il nuovo nome
del paese, Vigàta appunto. Si tratta dell'insegna che il Comune
piazzò l'anno scorso per far conoscere il parziale cambio di denominazione
del paese caro al creatore del commissario Montalbano. All'assessore comunale
al Turismo, Tonino Guido, non è rimasto che andare dai carabinieri
per sporgere denucia.
LibriAlice, 16.4.2004
Il libro della settimana
Andrea Camilleri - La prima indagine di Montalbano
“Arrivò tanticchia in ritardo, le nove e deci, pirchì
non era arrinisciuto a trovare un posto per parcheggiare. Lei era lì,
lo stesso vistito di cotonina, la stissa borsa, lo stisso sguardo sperso
nei grandi occhi nivuri.”
Tre indagini, tre lunghe storie che hanno per protagonista Montalbano.
Tre racconti che sono collocati in tre diversi periodi della vita del commissario
non proposti però in ordine cronologico: il primo è già
ambientato a Vigàta e protagonista è il Montalbano che tutti
conosciamo; il secondo invece descrive il momento di passaggio, e la relativa
promozione a commissario, dal paese di montagna in cui il nostro prestava
servizio (sperso paisi degli Erei), Mascalippa, alla deliziosa cittadina
di mare creata dalla fantasia di Camilleri, estremamente riconducibile
a varie località della costa sicula; il terzo racconto è
riferito all’oggi, tanti sono gli accenni alla realtà politico-amministrativa
di stretta attualità.
L’aver collocato al centro del volume La prima indagine di Montalbano
può apparire una scelta editoriale curiosa, così come l’aver
deciso di pubblicare testi scritti dall’autore in momenti diversi, eppure
esiste una logica anche abbastanza esplicita, premiata dai lettori che
in pochi giorni hanno collocato questo libro in vetta alle classifiche
di vendita.
Ritroviamo il personaggio a tutti noto nella prima indagine; la risposta
alla domanda che molti si possono essere posta in questi anni, “Ma come
nasce Montalbano?”, nella seconda; infine, ritornando alla contemporaneità
più assoluta nella terza indagine, osserviamo, attraverso le imprese
del commissario, qual è la situazione in Sicilia nell’ultimissimo
periodo.
Altro elemento che lega idealmente le tre parti del libro è
l’assenza di fatti di sangue, non ci sono infatti morti ammazzati: nel
primo racconto è solo l’abilità investigativa a evitare una
vera e propria strage, mentre negli altri due sono presentati casi di crimini
molto gravi ma non cruenti.
Due i fatti particolarmente nuovi e intriganti: il giovane Montalbano,
mostra alcune ingenuità che poi nella sua fase matura non vedremo
più, e ha anche una maggior facilità a interpretare in modo
“personale” le regole, eppure è assolutamente congruente con il
personaggio evoluto, quello a noi ben noto. In secondo luogo, e per la
prima volta, la mafia entra direttamente nel racconto e viene presentata
nella sua nuova fase, legata strettamente al mondo finanziario ed economico,
ma come sempre protetta da alcune personalità politiche fatte eleggere
a tal scopo.
La vena civile di Camilleri rimane comunque assolutamente in evidenza,
non solo quando parla esplicitamente di nuove leggi che favoriscono in
modo clamoroso interessi mafiosi o quando, con molta ironia, fa cenno alle
nuove direttive in campo sanitario, ma vibra nei nuclei tematici stessi,
nella difesa delle donne, colpite dal pregiudizio e dalla cultura maschilista
(in questo la figura di Rosanna, protagonista del secondo racconto, è
esemplare), nella solitudine dei vecchi, o nella povertà che diventa
facile preda di interessi disonesti.
La capacità di questo autore di tenere stretti i lettori alla
pagina grazie a un’abilità narrativa straordinaria che ha permesso
di superare anche le difficoltà di una lingua così densa
di elementi dialettali, è ulteriormente accresciuta dal saper essere
fonte di informazioni, lettura per così dire educativa, riuscendo
nello stesso tempo a non essere mai in nessun caso didascalica.
Grazia Casagrande
Bresciaoggi, 16.4.2004
Nuovi racconti di Andrea Camilleri
Montalbano giovane alle prese con le prime indagini
Chi era Salvo Montalbano prima di diventare il commissario Montalbano?
In questo volume appena arrivato in libreria, «La prima indagine
di Montalbano» (Mondadori), Camilleri ci racconta un vicecommissario
appena trentenne, di stanza in un paese dell’entroterra siciliano, Mascalippa,
con una fidanzata a distanza che non è ancora la Livia di sempre,
ma una certa Mary, con un capo, Libero Sanfilippo, che scopriamo essere
stato il suo maestro. «Come di certe persone di famiglia siamo convinti
di conoscere vita, morte e miracoli, così ci sentiamo preparatissimi
sui luoghi, sui gusti e sulle compagnie di un eroe come Montalbano - si
legge sul sito Camilleri fans club-. Ma ci sbagliamo, non possiamo sapere
tutto, e su Montalbano, comunque, Camilleri ne sa sempre più di
noi».
Il Montalbano giovane ha comunque già in sé tutti i caratteri
che conoscevamo, dalla passione per la cucina a quella per il mare; dalla
tendenza ad interpretare le regole e non farsene bloccare per arrivare
al fondo delle sue indagini, a quella passionalità che lo fa a volte
«di umore nivuro come il cielo» e lo spinge, altre, ad adottare
un cane, un barbone, una ragazzina cacciata di casa.
Compreso, anche senza parole, dal suo capo a Mascalippa che, al momento
della promozione a commissario lo fa destinare a Vigata, Montalbano raduna
attorno a sé, già dal secondo racconto, i Fazio, gli Augello,
i Gallo, i Galluzzo, i Catarella; si sistema nella villetta sulla spiaggia
e, alla fine, Mary viene sostituita da Livia.
La novità forse più evidente in questi tre racconti delle
altrettante prime indagini del nostro commissario, è la presenza
forte della mafia: le famiglie Cuffaro e Sinagra, i due onorevoli di riferimento
dei boss (stesso partito, naturalmente di maggioranza), i prestanome, i
meccanismi del riciclaggio e dell’acquisizione delle società. Credibilissimi,
quasi presi di peso dalla cronaca, tanto che l’autore sottolinea in nota
«i personaggi di queste storie, i loro nomi (soprattutto i cognomi!)
e le situazioni nelle quali si trovano e agiscono sono frutto della mia
fantasia». Di fantasia è forse, soprattutto, la possibilità
per il nostro commissario di far finire in galera un rampollo dell’onorata
società e continuare tranquillo per la sua strada. Ma la cifra del
racconto di Camilleri resta quella che amiamo da sempre: non c'è
sangue, anzi non c'è nemmeno un morto.
Candida Curzi
La Nuova Venezia,
16.4.2004
Montalbano agli esordi
l'Unità, 17.4.2004
Ma da dove viene Montalbano?
Da Mascalippa a Vigàta, ed il destino di Montalbano si compì.
E' una delle chiavi di lettura di un racconto incentrato sul commissario
Salvo Montalbano ambientato in un paesaggio di montagna. In quella Sicilia
degli interni, tanto diversa dalla Vigàta che tutti conoscono. Con
la casa di Montalbano davanti al mare e le nuotate mattutine...
Andrea Camilleri sa come affascinare il lettore, e come stupirlo. Ma
nulla avviene a caso nella serie narrativa inventata dallo scrittore di
Porto Empedocle. Mancava l'origine di Montalbano, o meglio la prima indagine.
Camilleri vi ha posto rimedio, con un racconto originale nel nuovo libro
che segna il ritorno del commissario più amato d'Italia.
Così "La prima indagine di Montalbano", edito da Mondadori,
strutturato in tre racconti, contiene una storia che diventa essenziale
per i cultori dello scrittore siciliano. Un racconto dove Montalbano appare
più ingenuo rispetto all'investigatore acuto della serie camilleriana,
ma ha già in nuce tutte le caratteristiche intellettuali, comportamentali
ed istintive del poliziotto più famoso della storia letteraria italiana
contemporanea. Il commissario intelligente, che simpatizza per gli operai
e i ceti più deboli, che è colto ma cerca di non darlo a
vedere, che non ama la burocrazia, odia i formalismi, ma ha dei forti valori
democratici. Un personaggio che ama la buona cucina, e non per mera estetica
gastronomica, ma come parte integrante della qualità della vita.
Come le lunghe passeggiate nel porto di Vigàta, con momenti di riflessione,
spesso utili nella risoluzione delle indagini. L'odore del mare, i sapori
ed i gusti, i paesaggi mozzafiato, l'insieme di cose che costituiscono
la cornice del suo stile di vita. Lo stile di vita che Camilleri ha impresso
alla sua creatura, come caratteri letterariamente unici. Non è un
caso allora che Montalbano non veda l'ora di fuggire da Mascalippa per
giungere a Vigàta.
"Intediamoci bene, se c'era una Sicilia che gli facivi piaciri a taliarla
era proprio quella Sicilia fatta di terra arsa e riarsa, gialla e marrò,
indovi tanticchia di virdi testardo arrisaltava sparato come una cannonata,
indovi i dadi bianchi delle casuzze in bilico sulle colline pariva divissiro
sciddricare abbascio a una passata più forte di vento...". Una Sicilia
dalla bellezza aspra che Montalbano può osservare ma non vivere.
Nulla a che vedere con la bellezza armoniosa della Scala dei Turchi. Montalbano
in visita a Vigàta e dintorni, sua futura destinazione da commissario:
"S'assittò sulla sabbia asciutta, affatato. E accussì stette,
fumandosi una sigaretta appresso all'altra, perso a taliare le variazioni
della tinteggiatura del sole, via via che andava calando, sui gradoni più
bassi della Scala dei Turchi...". "Non aviva gana di lasciare quel posto.
Guidò verso Vigàta a deci chilometri orari, cummigliato da
insulti e male parole dagli automobilisti che dovevano sorpassarlo sulla
strata stritta". Montalbano trovò o ritrovò così la
sua dimensione.
Un mondo che Camilleri descrive in maniera davvero efficace, da far
trasparire la sua passione per le coste siciliane.
L'amore per i luoghi della sua giovinezza, per la Porto Empedocle nella
quale ogni estate ritorna. E che sono i luoghi della sua letteratura, resi
noti nel mondo dalla sua scrittura. Questa è la cornice, il substrato
estetico-geografico, cultural-gastronomico, sul quale scorre il livello
narrativo. Ma nelle indagini vi è un altro livello, costituito dall'analisi
dei personaggi e dei contesti sociali. Ve ne è poi un terzo, fatto
da riflessioni filosofiche. Come quelle sulla giustizia. Sulle regole.
Riflessioni scritte con linguaggio metaforico, ma semplice.
Montalbano spiega ad un suo subalterno: "Ma lo sai come sono, le tue
regole? Sono come il maglione di lana che mi
fece zia Cuncittina". "Quanno avivo una quinnicina d'anni, me' zia
Cuncittina mi fece un magliuni di lana. Ma siccome non sapiva usari i ferri,
il magliuni aviva ora maglie larghe che parivanu pirtusa ora maglie troppo
stritte, e aviva un vrazzo più corto e uno più longo. E io,
per farmelo stare giusto, doviva da una parte tirarlo e dall'altra allintarlo,
ora stringerlo e ora allargarlo. E lo sai pirchì poteva farlo? Pirchì
il magliuni si prestava, era di lana, non era di ferro. Mi capisti?".
Camilleri riflette sulla verità, sulla sua relatività,
sulla questione dei criteri. Su di essi si interroga. Ed il suo personaggio
si trova come nel romanzo "La forma dell'acqua" dinanzi alla pluralità
della verità, pirandellianamente multiforme. Un concetto che l'autore
ripropone nell'ultimo libro in un altro racconto: "Ritorno alle origini".
Dove il commissario Montalbano, lettore di Borges ragiona sopra il concetto
della selettività dell'atto del percepire. E delle complesse questioni
neokantiane della soggettività e dell'oggettività. Qualcuno
si stupirà di trovare in un vidiri e svidiri il mutanghero
Montalbano alle prese con meditazioni filosofiche. Ma a dir il vero, non
è la prima volta.
Salvo Fallica
Rai Educational,
18.4.2004
Visioni private
Intervista ad Andrea Camilleri all'interno della trasmissione curata
dalla giornalista e scrittrice Cinzia Tani.
La Tani ha incontrato Camilleri a casa sua.
Insieme, chiacchierando della TV com’era (soprattutto) e com’è
(poco), hanno visto degli spezzoni d’archivio di trasmissioni storiche
(della Rai, ça va sans dire…).
Parlando del suo primo televisore, Camilleri ha detto di non averlo
avuto subito, all’apparire del nuovo mezzo (1954) ma “dopo qualche mese”
(sic!). Prima vedeva la TV, come tanti altri italiani, al bar o in casa
di altri, dove la TV fungeva da “squillo di raccolta”.
Mentre scorrono le immagini di un brano de “Il piacere dell’onestà”
trasmesso nel 1954 Camilleri (che a quell’epoca non lavorava ancora in
Rai) racconta di come si faceva teatro nei primi anni della televisione
e dei debiti che ha la tv verso il teatro stesso.
Non riportiamo tutto quello che dice perché queste e tante altre
cose dette nel corso dell’intervista non sono una novità, in quanto
raccontate e ribadite in varie occasioni (e in libri come “La testa ci
fa dire”, “La linea della palma”, “Le parole raccontate”, “L’ombrello di
Noè”).
Quando la Tani gli ha chiesto se la TV avesse assolto alla sua missione
civilizzatrice e di alfabetizzazione (in senso stretto) Camilleri ha risposto
che “lo ha fatto benissimo, la Rai, all’inizio”. Del resto “l’Italia negli
anni ’50 era vogliosa di crescita, di conoscenza, di voglia di conoscersi.
Anche attorno alla TV, di cui si discuteva. La TV si vedeva anche al cinema,
prima di proiettare il film c’era ‘Lascia o raddoppia?’”.
A proposito dell’atmosfera del (non immediato) dopoguerra, Camilleri
ha raccontato un aneddoto.
Si trovava con Eduardo De Filippo, quando arrivò Vittorio De
Sica. Saluti affettuosi e simpatici fra i due poi, quando De Sica se ne
va, Eduardo dice, indicandolo: “O maesto sciacquone!”. Il Sommo gli fa
“Ma come, ha fatto splendidi film, di guerra per esempio”. Ed Eduardo:
“Possiamo metterci a fare una guerra per far fare dei bei film a De Sica?”.
Le immagini d’archivio sono ora di “Studio Uno” (1964), un brano di
una parodia musicale di “Dr Jekyll e Mr Hyde” con Gino Bramieri e il Quartetto
Cetra. Camilleri si diverte molto, sottolineando come fossero “testi spiritosissimi,
parodie straordinarie, di un’eleganza insuperata, da vedere anche oggi”.
E si passa a parlare della censura in Rai all’epoca di Bernabei. Dice
Camilleri: “La censura era principalmente dovuta a un atteggiamento sessuofobico,
politicamente i DC erano tolleranti: il contrario di ora! Le cose più
belle le abbiamo fatte nel periodo Bernabei: aveva le spalle larghe, bastava
non fargli sorprese…”.
Si passa quindi a parlare di gialli (su un brano di “Maigret” del 1972),
e Camilleri racconta di come si lavorava per Maigret, di quello che ha
significato per lui, di come sia arrivato a scrivere il primo giallo (sullo
schermo, un brano di “Montalbano”), della sua amicizia con Manuel Vázquez
Montalbán, della “dittatura” del personaggio seriale sul suo autore.
E infine spunta fuori anche il Camilleri Fans Club…
Discutendo su come spesso i lettori ne possano sapere più dell’autore
riguardo ai suoi scritti, Camilleri racconta il celeberrimo episodio del
suo “test d’ingresso” sul nostro sito, completato con 4 errori su 10 domande
e con il giudizio finale “preparati meglio” :-D
Corriere della sera,
19.4.2004
Tendenze
Nel web o in libreria, il volto inatteso della letteratura
Da Melissa P. alla Mazzantini e a Michele Giuttari
Il presente è raccontabile solo attraverso il diario? Sembrerebbe.
Sono diari le migliaia di blog che affollano la rete. Qualcuno parla di
un «nuovo diarismo» pensando ai molti appunti quotidiani on
line, redatti spesso, in siti ad hoc, da scrittori «laureati»
(che vantano diversi libri, tra romanzi e raccolte di racconti, già
pubblicati). Cento, mille, diecimila, centomila diari in pubblico.
[...]
Si presenta in forma di diario il racconto d’apertura (intitolato «Sette
lunedì») del nuovo libro di Andrea Camilleri «La prima
indagine di Montalbano».
[...]
Reteiblea, 19.4.2004
Attualità
Scicli: alla ricerca di Montalbano
Continua il momento di promozione di Scicli sui media nazionali e internazionali,
voluta e perseguita in questi mesi dall’assessorato alle politiche di promozione
e sviluppo del territorio, retto da Bartolo Piccione.
Una ragazza tedesca a bordo di una cabriolet resta intrappolata nel
bel mezzo di una processione con tutti i confrati della diocesi di Noto
che le sfilano attorno. Ci troviamo a Santa Maria La Nova, a Scicli, e
poi in via Mormina Penna. La location è quella del servizio televisivo
che andrà in onda all’interno della trasmissione “Codice Avventura”,
sul circuito satellitare Galaxy, nelle prossime settimane. La ragazza ha
con se i libri di Andrea Camilleri e vuole scoprire i luoghi di Montalbano,
dopo averli visti in televisione ed esserne rimasta affascinata. Hanno
girato lungo tutta la giornata di domenica gli uomini della troupe televisiva
di Alberto Schiappati, per raccontare i luoghi di Montalbano visti da una
bellissima ragazza tedesca, Jessica Schneider, modella di Versace. Prima
alla Fornace Penna di contrada Pisciotto a Sampieri, la famosa “mannara”
del fortunato serial televisivo, poi all’ex Convento della Croce, dove
Jessica ha posato dall’impareggiabile vista su Chiafura, quindi a Santa
Maria La Nova, dove, intanto, i confrati di tutta la diocesi si erano dati
convegno per una giornata di preghiera. Non poteva mancare una tappa nella
stanza del questore Luca Bonetti Alderighi, nella realtà la stanza
del sindaco Falla, e in via Mormina Penna. “La nostra trasmissione vuole
raccontare modi alternativi di fare vacanza –spiega il regista Alberto
Schiappati-, suggeriamo invenzioni, invitiamo il telespettatore a seguire
i propri piaceri personali, come quello di scoprire i luoghi di Camilleri
così come sono stati raccontati da Alberto Sironi ne “Il Commissario
Montalbano”. Nel servizio televisivo, che durerà in totale dodici
minuti, Jessica decide di venire in Sicilia da sola, e per lei tutto diventa
una
scoperta: va a visitare la casa di Salvo Montalbano, scopre la cucina di
Montalbano, insomma i piaceri di una Sicilia che raramente conosciamo,
resta pure invischiata in una processione silenziosa e icastica. Jessica
si ferma, fotografa, vuole instillare nel telespettatore un germe, quello
dell’avventura. La trasmissione vuole raccontare un’Italia meno conosciuta
e che tuttavia non è difficile da raggiungere, spiegheremo quanto
costa pernottare in provincia, qual è l’impegno economico giornaliero
che il turista deve prevedere”. La trasmissione andrà in onda tra
poche settimane sul circuito satellitare Galaxy ed è stata girata
in parte anche a Ibla. Jessica è nata in Italia, la mamma di Francoforte,
il papà italiano, ha iniziato molto presto la sua carriera, a quattordici
anni, partecipando a Miss Italia. Sfila per Versace ed è stata testimonial
della rivista Maxime. Dopo la visita di Vinicio Capossela in città
per assistere alla festa del Cristo Risorto, quella di una troupe televisiva
invitata dall’assessore alle politiche di promozione e sviluppo per veicolare
l’immagine positiva della città a livello internazionale, con una
testimonial d’eccezione, nota per aver legato il suo nome a uno dei nomi
più importanti della moda italiana.
La Gazzetta della Martesana,
20.4.2004
La prima indagine di Montalbano
Donna Moderna,
21.4.2004
Tutto quello che volevamo sapere su Montalbano
Quando era vice, il commissario più famoso della Sicilia viveva
in montagna
E il suo "papà" ci svela che amava una certa Mery
Com'era, cosa faceva, chi frequentava il commissario Salvo Montalbano
prima di arrivare a Vigata? Per scoprirlo basta leggere "La prima indagine
di Montalbano", il nuovo libro di Andrea Camilleri appena uscito per Mondadori.
E' una raccolta di tre lunghe storie. Una ci porta al 1985, ai tempi
in cui il commissario più famoso della Sicilia si annoiava a Mascalippa,
un paese di montagna, in attesa di promozione e altra destinazione. E un
paio di volte alla settimana correva a Catania tra le bracia di una certa
Mery. Non pensate a un tradimento, per carità. All'epoca Salvo ancora
non conosceva Livia, che sarebbe diventata la sua pazientissima fidanzata.
Ma già allora non aveva un buon rapporto con le donne. Perfino il
suo "papà" Camilleri ha qualcosa da rimproverargli.
D: Sbaglio o Salvo usa un po' Mery? Sta insieme a lei, ma non la ama?
R: La usa, la usa. Fa parte degli aspetti sgradevoli del suo carattere.
D: Che lei condivide o no?
R: Non mi piace la mancanza di generosità nei sentimenti. Non
sono come Flaubert che diceva "Madame Bovary c'est moi". Io non sono Montalbano.
D: Ma perchè lui si nega alle donne?
R: Gli piacciono, è fedele, però ha paura. Pensa che
un legame assoluto possa limitare la sua libertà interiore. Con
Mery sa che si tratta di una relazione a tempo.
D: Certo che Salvo rischia grosso.
R: Rischia che le donne un giorno o l'altro si stufino di lui. Un po'
di tempo fa, ho ricevuto una cartolina da una lettrice. Era indirizzata
a Salvo Montalbano presso Andrea Camilleri. Diceva così: "Caro Salvo,
sto cominciando veramente a seccarmi di te, dei tuoi egoismi, delle tue
bugie".
Sabrina Barbieri
22.4.2004
È da oggi in libreria Il
caso Camilleri. Letteratura e storia (Sellerio)
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno Letteratura
e storia. Il caso Camilleri, con l'Introduzione di
Antonino
Buttitta.
Online gli interventi di Jana
Vizmuller-Zocco, Dominique
Vittoz, Stephen
Sartarelli, Moshe
Kahn, Piero
Dorfles e un riassunto dell'intervento
conclusivo di Andrea Camilleri (tratto da Stilos
del 19.3.2002).
Cliccare
qui per acquistare il volume online
La Sicilia, 22.4.2004
Luisa Trenta Musso. «E' cambiata la cultura rispetto a quando
ci si isolava nella lettura e poi si discuteva»
«Una città dove si scrive senza aver mai letto»
La sua ultima plaquette, «Colpi di bulino», definita un
importante esempio di scrittura al femminile, è stata presentata
di recente ai martedì letterari dell'antico Cafè Notegen
di Roma dalla poetessa Maria Luisa Spaziani.
E' intensa, anche se poco visibile, l'attività culturale di
Luisa Trenta Musso, un'ex insegnante che dagli anni Settanta si occupa
di letteratura e poesia, collaborando con saggi e interventi critici sulla
Terza pagina di alcuni quotidiani e riviste. Lei, nella sua casa agrigentina,
riceve spesso giovani interessati alla poesia, che portando in lettura
le loro prime composizioni, sperano di riuscire ad ottenere un giudizio
critico.
[...]
«Forse dalle nostre parti manca il concetto della fruizione della
cultura, ma rimangono saldi molti punti di riferimento della cultura. Ad
esempio Andrea Camilleri, un autore che ha saputo «spettacolarizzare»
le sue storie e i suoi personaggi. A volte rifletto sul fatto che, se Camilleri
avesse scritto le sue storie di Vigata in un altro modo, puntando magari
sui temi dell'esistenzialismo, forse non sarebbe successo tutto quello
che è poi successo.
[...]
Il Cittadino, 22.4.2004
Camilleri racconta l'esordio dell'investigatore costretto a rinunciare
al profumo del mare
Gazzetta di Parma,
23.4.2004
Gli esordi del celebre poliziotto creato dalla fantasia di Camilleri
Quel Montalbano promette bene
Un unico volume per tre appassionanti indagini. Stiamo parlando della
recente pubblicazione de «La prima indagine di Montalbano»
(Mondadori editore), un libro che raccoglie tre racconti inediti dello
scrittore siciliano Andrea Camilleri. Scritte in vari periodi, le tre storie
aprono squarci narrativi in momenti assai diversi della vita dell'ormai
notissimo commissario Salvo Montalbano. Una delle tre indagini è
addirittura ambientata in una Sicilia «altra» e lontana dalla
marittima Vigàta, dove si svolge la maggior parte delle storie che
hanno per protagonista il nostro commissario. «La prima indagine
di Montalbano», il racconto che offre il titolo al volume, narra
infatti di quando Montalbano era ancora vice-commissario a Mascalippa,
«sperso paisi degli Erei», agli ordini del commissario Libero
Sanfilippo, in «quella Sicilia fatta di terra arsa e riarsa, gialla
e marrò, indovi tanticchia di viridi testardo arrisaltava sparato
come una cannonata, indovi i dadi bianchi delle casuzze in bilico sulle
colline pariva dovissiro sciddricare abbasso a una passata più forte
di vento, indovi persino alle lucertole e alle serpi alla controra gli
veniva a fagliare la gana d'infrattarsi dintra a una macchia di saggina
o d'ammucciarsi sutta a una petra, rassegnate inerti al loro destino, quale
che era». Un bel racconto, questo, dove tanto è concesso al
tratteggio quasi pittorico dei paesaggi, a riconsegnarci una Sicilia intima
e vissuta, tanto profondamente reale quanto soggettivamente filtrata per
essere così offerta al lettore. Di fatto è proprio questo
occhio spalancato sui colori abbacinati di una Sicilia uterina che si perde
negli altri racconti, dove lo sguardo incantato dell'antico periegeta lascia
il posto a una lucida narrazione di eventi: il crimine, la detection, lo
svelamento del colpevole.
Tre racconti diversissimi, dunque, per ambientazioni come pure per
tratti stilistici. Rimangono però, forti, alcuni nessi che legittimano
l'unitarietà delle storie. Su un piano prettamente narrativo e strutturale
infatti in tutti e tre i racconti che compongono il volume non ci sono
morti, volutamente, e l'indagine parte sempre da una casualità,
a tratti talmente abbagliante però da rivelare in luce la sua natura
di artificio narrativo per lo sviluppo della peripezia. Sul piano più
strettamente formale, d'altro canto, la narrazione è sempre costantemente
condotta in un italiano regionale di marca letteraria, che pure offre al
lettore un approccio altamente straniante alle vicende narrate e che spesso
si abbina anche a una lettura ironica dei personaggi in scena.
Nel racconto che apre il volume, dal titolo «Sette lunedì»,
il lettore viene coinvolto in una singolare indagine, in cui si sussegue
un'inspiegabile serie di uccisioni di animali. Strani messaggi lasciati
sul luogo del crimine conducono Montalbano e i suoi assistenti sulle tracce
di un folle che, fraintendendo le profezie della qabbalah, vorrebbe sfidare
le leggi della vita e della morte.
«La prima indagine di Montalbano» miscela invece tematica
mafiosa e (tentato) delitto passionale. Al centro della vicenda una ragazza
silenziosa e ostinata, che nasconde nel suo passato le chiavi per la lettura
di oscuri fatti del presente. «Ritorno alle origini», terzo e ultimo racconto del volume,
ha per trama un «avvertimento» mafioso: il finto rapimento
di una bambina, che rivela però la fetida tentacolarità di
un male che si insinua anche all'interno dei più stretti legami
familiari. Come certe giornate estive, strette e soffocate nella morsa
del caldo tanto da far perdere alle cose i contorni precisi oppure nette
e abbagliate in un azzurro iperreale che staglia i paesaggi in tutta la
loro più assoluta nitidezza, la Sicilia di Camilleri è data
al lettore in vividi squarci o per soffocati miraggi. Prevalgono i primi,
ma dei secondi si avverte un'acuta esigenza.
Elissa Piccinini
Corriere di Gela, 23.4.2004
Montalbano prima di diventare il Commissario Montalbano
E’ da pochi giorni arrivata in libreria l’ultima fatica letteraria di Andrea Camilleri, ancora su Montalbano (lo aveva anticipato nell’intervista rilasciata al Corriere di Gela a Roma in occasione della conferenza di presentazione alla stampa estera della Mostra Ta Attika – ndr).
In questo suo libro, costituito da tre racconti lunghi (o romanzi brevi), è interessante certamente il secondo, che dà il titolo alla raccolta. Ebbene, per la prima volta Camilleri ci racconta Montalbano prima che diventasse “Il Commissario Montalbano”, partendo dal suo servizio a Mascalippa (un immaginario paesino di montagna dell’entroterra siciliano, in cui Salvo boccheggia come un pesce fuor d’acqua, “pirchì lui era omo di mare”, p. 101), quando era vice del sagace commissario Libero Sanfilippo e aveva una relazione con una certa Mery, una catanese divorziata insegnante di latino. Promosso e trasferito a Vigata in qualità di commissario, Montalbano risolve con scarso rispetto delle regole investigative (paragonate a un maglione di lana elastico e dalle maglie irregolari: cfr. pp. 234-235) ma con molta umanità il suo primo caso, incentrato sulla giovane e sfortunata Rosanna Monaco, che forse rimarrà come una delle migliori creazioni femminili di Camilleri.
Gli altri due racconti, Sette lunedì (Montalbano sventa la strage di un folle che prima semina indizi cabalistici ammazzando in sequenza un pesce, un pollo, un cane, una capra, un asino e un elefante) e Ritorno alle origini (basato sulla strana sparizione per poche ore di una bambina di tre anni durante la scampagnata della pasquetta), non aggiungono molto alla ben nota fenomenologia del Commissario, e il lettore abituale di Camilleri vi può ritrovare esattamente ciò che si aspetta: humour, leggerezza, rapidità nel tratto narrativo, pietas per la stupidità umana che genera tragedie, sottile e divertita parodia di una certa Sicilia, ecc.
Marco Trainito
Adnkronos, 23.4.2004
Cartoon: e' Tv mania, dopo Derrick presto Rex e forse Montalbano
Positano (Salerno), 23 apr. - (Adnkronos) - Nel mondo dei cartoon ormai
e' tv-mania. In Germania, dopo il ''Derrick'' cinematografico potrebbe
presto arrivare la serie tv animata dell'ispettore interpretato da Horst
Tappert ma e' allo studio da tempo anche la trasposizione in cartoni del
cane ''Rex''. E i tedeschi che hanno lavorato a questi progetti puntano
anche sul nostro ''Commissario Montalbano'', grande successo mondiale di
fiction, proprio come il collega tedesco. In Italia, dopo il felice esordio
in cartoni di ''Nonno Libero'' del ''Medico in famiglia'', potrebbe finalmente
essere realizzata dopo anni di annunci una serie su Bud Spencer, ma si
vocifera anche di un'ipotesi di trasformare in cartoon anche ''Don Matteo''.
Panorama, 23.4.2004
Niente Omero, molta movida
I nuovi narratori hanno poco a che fare con l'aulica e polverosa tradizione.
Gialli, avventure, storie di donne e di giovani scatenati.
Come vi immaginate uno scrittore greco? Un busto di marmo su una colonna?
Un anziano signore curvo sulla scrivania della sua casa ombrosa, come Costantino
Kavafis, sommo poeta del Novecento? Beh, sappiate che i tempi sono cambiati.
Gli scrittori greci di oggi sono tutt'altra cosa. Provate per esempio a
incontrare Petros Markaris. Vi viene incontro col suo giubbotto di pelle
nera e il sorriso disincantato di uno che la vita la conosce a fondo. Sceneggiatore
cinematografico, autore televisivo, ma anche studioso di letteratura tedesca,
ora Markaris scrive romanzi gialli con un protagonista fisso, il commissario
Charitos. I suoi libri parlano dell'Atene di oggi. Ci sono gli scandali
del mondo del calcio, i piccoli delitti degli immigrati albanesi e il grande
crimine dei colletti bianchi, il sensazionalismo dei mass media e il cretinismo
della tv verità. Insomma, sono storie anche nostre.
«In effetti mi chiamano il Camilleri greco» dice Markaris
«anche se Montalbano e Charitos non si assomigliano molto. Charitos
è un piccolo borghese di mezz'età, pieno di tic e pregiudizi:
tiene famiglia, ha una figlia scavezzacollo. Ma la società e gli
ambienti spesso sono simili. E poi io condivido con Camilleri, come con
Vázquez Montalbán, le atmosfere del giallo mediterraneo.
Cosa distingue il giallo mediterraneo dagli altri? L'amore dei suoi protagonisti
per il cibo. Il mio Charitos, per esempio, ha una passione folle per i
ghemistà, le verdure ripiene».
Ora esce in Italia il terzo romanzo della serie del commissario Charitos:
l'editore Bompiani lo presenterà alla Fiera del libro di Torino,
che quest'anno, dal 6 al 10 maggio, ha come ospite d'onore proprio la Grecia.
S'intitola Si è suicidato il Che. Inizia con la morte spettacolare,
in diretta tv, di tre pezzi grossi della politica e dell'economia, tre
notabili dal passato oscuro, che si erano fatti strada a colpi di tangenti.
Anche stavolta siamo lontani dall'immagine stereotipa della Grecia. Niente
sirtaki.
[...]
Giorgio Ieranò
24.4.2004
Aperitivo con l'autore
Libreria Feltrinelli
(Largo di Torre Argentina 11, Roma), ore 12:00
Andrea Camilleri si racconta, dalla lunga esperienza come sceneggiatore
teatrale e televisivo fino all'esordio come romanziere e al grande successo
che ne è seguito. Il secondo appuntamento del ciclo di incontri
con i grandi autori contemporanei, alla scoperta del padre del commissario
Montalbano.
Stranamente arrivai in largo anticipo per l’aperitivo con il Sommo,
ma, ahimè! Solo posti in piedi.
Il piccolo soppalco, adibito al ristoro all’interno della libreria,
era già gremito. Che fare? Furbamente, con passo felpato ma deciso,
mi andai a impossessare di una seggiola sottraendola da una saletta attigua,
che posizionai in un angoletto, strategico, vicinissimo a dove, poi, avrebbe
preso posto Camilleri. :-D
Ci dicono che Camilleri sta arrivando…… applausi……
L’omino della Feltrinelli (e qui non vorrei fare una figuraccia con
il suddetto omino ascrivendolo a dipendente della Feltrinelli - senza nulla
togliere ai dipendenti della medesima, anzi beati loro che lavorano in
una libreria – quando, magari, è un famoso giornalista che io purtroppo
non ho riconosciuto e a cui non ho chiesto il nome – per la verità
non si è presentato…. insomma, non me ne voglia, ero talmente presa
da altro…) ;-))
Dunque, dicevo, l’omino della Feltrinelli: “Ed ecco a voi l’idolo del
rock!!!!!!!! (applausi)…… Io credo che scrivere un libro è una fatica
enorme, quindi mi fa molto piacere vedere tutta questa gente che premia
questa fatica e che naturalmente legge i libri di Camilleri….. Se c’è
qualcuno che vuole rivolgere domande???….”
Camilleri: “…no…. perché io volevo fare una precisazione…. a
me era stato detto: andiamo a bere una cosa. Quindi pensavo che qualcuno
si avvicinava, toccava l’idolo del rock, poi se ne andava…. al massimo
si faceva firmare un autografo sul braccio… no?!….. se si tratta di parlare
la cosa cambia. Non che mi voglia tirare indietro…. ma….. almeno sapere
le regole del gioco…”
Signora: “Non Le fa piacere? ci sono anche tanti giovanissimi…”
(devo dire che l’età media dei partecipanti era abbastanza alta
lì, nel soppalco….a parte me ;-) e qualche giovanissimo (issimo?)
accalcato sulla scala alle spalle del Sommo).
Camilleri: “Sì, i giovanissimi fanno piacere…. lo dico a denti
stretti (risate)….. perché comincio ad essere a una età avanzata
nella quale mi cominciano a fare una certa invidia……… però questa
è la natura delle cose….”
Om. Feltr.: “C’è qualcuno che vuol rivolgere una domanda in
particolare su un libro…. su una situazione…. su un personaggio….."
Signora 2: “Io sono una appassionata dei suoi libri e ne ho letti tanti.
Purtroppo mi trovo spesso in difficoltà perché di molte parole
in siciliano, che sono anche bellissime (perché ogni dialetto è
bello) non ne capisco il significato. Perché alla fine dei suoi
libri non ci mette la spiegazione, un piccolo glossario?”
Camilleri: “Dunque, questa faccenda del glossario. Quando Garzanti
pubblicò il mio libro che era ‘Un filo di fumo’, mi disse: Però
bisogna che lei faccia un glossario. Vabbè facciamo sto glossario!
Devo dire che lo scrivere il glossario mi
divertì assai più che scrivere il romanzo. Far
questo, però, mi costò l’amicizia di Stefano D’Arrigo......
grandissimo autore dell’Horcynus Orca, il quale si era rifiutato assolutamente
di mettere il glossario alla fine delle centocinquanta pagine che Vittorini
gli aveva pubblicato. ”Ma comu tu u glossario ci mittisti?” “Sì!”….
Si alzò e se ne andò e non mi rivolse la parola per almeno
due o tre mesi.
(questo nanetto, noi, lo conosciamo bene ;-))
Ora! Io so che c’è una difficoltà e anche grossa, per
alcuni, però vi dico… spiego tanto nel contesto, che se, per amor
del cielo, si perde una parola non è che poi sia un gran danno…
l’essenziale è capirne il senso e il significato di quello che si
dice….. non è che è pigrizia non fare il glossario. Il glossario
c’è già, esiste. Non è che ogni volta, per ogni romanzo
io mi inventi tante altre parole. Poi c’è, su Internet, questa manica
di pazzi, che sono quelli che fanno il Fans Club di Camilleri…. (qui ho
alzato un dito a dire che ne ero una rappresentante e, il Sommo, mi ha
indicato al pubblico ridendo) che sono in grado…. che hanno fatto già
un glossario. Che sanno assai di più di quanto non sappia io di
me stesso (risate)… ecco basta collegarsi e si ha qualsiasi risposta….”
:-))))
Signora2: “Volevo dirle che io invece essendo figlia di siciliani e
con una passione per i suoi libri, per mia fortuna non ho nessuna difficoltà
a comprenderne alcune parole……”
Camilleri: “Bè, ma non è detto che siano i siciliani
solo a non avere difficoltà. Una cosa che racconto sempre, proprio
di questo romanzo di cui parlavamo (Un filo di fumo), i primi a scriverne
furono, in assoluto: una rivista letteraria di Pola, poi venne un giornale
di Bolzano e poi quelli della Valle D’Aosta. Facendomi venire un mezzo
infarto. Oddio! sono uno scrittore mitteleuropeo!!!! e non lo so??!! (risate).
Ma la realtà era, più semplicemente, che questa gente è
abituata al bilinguismo e quindi c’ha una particolare commutazione nel
cervello. Questo allenamento le permette in qualche modo di captarne immediatamente
il senso. I siciliani vennero assai dopo dei piemontesi e dei liguri nel
capire come scrivevo….. perché, i siciliani, credendosi i detentori
dell’unico dialetto….. invece non è vero, ci sono centomila parlate,
si trovavano in disaccordo per certi modi miei di scrivere … o non capivano
o facevano finta.”
Linda: “Ho delle domande da porle da parte di alcuni componenti del
suo Fans Club. Mario, detto Catarella ;-)) chiede: Quanto ha influito il
suo successo di questi anni, sulla sua produzione, in termini di
numero di libri pubblicati?”.
Camilleri: "No..no! Il successo non ha influito sulla voglia di scrivere.
La voglia di scrivere rimane intatta al di fuori del successo proprio nel
modo più assoluto. Vedete, la Sellerio ha pubblicato, recentissimamente,
un libro che raccoglie tutti gli interventi che sono stati fatti in occasione
di un convegno, poco più di un anno e mezzo fa, intitolato: Il caso
Camilleri. Dove, un critico finissimo come Angelo Guglielmi dice: forse
Camilleri scrive poco. Ora, a parte il fatto che io vorrei sapere il troppo
rispetto al discorso… no??!!…. C’è una misura di quanto bisogna
scrivere??? Questo vale per Balzac, per esempio??? Vale per Maupassant??
E non vale per Kafka, metti conto??? Allora uno dice, qual è la
misura??? E poi, seconda domanda subalterna: E perché rispettare
la misura?… Quindi, io mi sento un impiegato delle poste e telegrafi, perché
essendo andato in pensione ed avendo una gran voglia di raccontare, la
mattina mi metto davanti al computer e mi metto a fare le mie quattro ore
di lavoro (mormorio in sala: meno male!). Sono un artigiano intagliatore
di mobili, che c’ha la sua bottega che la apre la mattina e si mette a
travagliare, dopo di che se qualcuno dice: Questo libro è meglio
di quest’altro… questo non vale niente, o forse. Fatti loro!! Non miei.
Io ho cercato di fare un mobile che secondo me poteva andare sul mercato
e poteva essere venduto. Tanti mobili non li ho messi sul mercato, li ho
distrutti… o ho riciclato del materiale per farne di altri. Il momento
nel quale io smetterò di scrivere coinciderà esattamente
o con un alzheimer avanzato o con il momento della mia morte. E, poi, tra
l’altro profondamente non mi interessa né il troppo né il
poco… io scrivo, basta! Poi sono i lettori a darmi una risposta. Sono i
lettori quotidianamente, perché non è vero che ogni volta
che io pubblico un libro ha la stessa risposta. Ho risposte diverse lo
si vede dal numero di copie che si vendono …. e non è la pubblicità
che si può fare su un giornale a determinare il successo di un libro.
E’ il passaparola. E’ la telefonata, è il dire questa volta Camilleri
non mi è piaciuto per niente. Stavolta Camilleri mi è
piaciuto….. succede… perché data la mia idea di letteratura…. nelle
mie possibilità di alto artigianato…… questo può succedere…..”
Linda: “Grazie…”
Signora 3: “Mi scusi, non è una ricchezza la varietà?!
Lei dice: mi spiace se agli altri non piace. Si è equiparato ad
un artigiano. Faccio i mobili. I mobili son belli perché son vari….
a chi piace il moderno, a chi l’antico…. lei piace immensamente…..”
Camilleri: “Signora, qui c’è un problema che è molto
vasto e molto serio, cioè a dire: che in Italia, lo ripeto con le
stesse parole con le quali spesso l'ho già detto, il valore della
letteratura è dato dalla capacità di costruire una cattedrale.
Se uno costruisce piccole chiese di campagna, gradevolissime, non porta
nulla, rispetto a chi tenta (perché non sempre ci riesce) di costruire
una cattedrale. Noi abbiamo, in Italia, un’idea di letteratura assolutamente
aristocratica e assolutamente altissima, che sarebbe l’opera ideale.
Sarebbe quella dell’unica opera sulla quale un autore si è impegnato
per tutta la vita…. punto e basta! E di questa messa sull’altare, dell’opera
unica… o quasi, finiamo col darne una versione sacrale. L’esempio che ne
abbiamo quotidianamente nelle scuole è dato dai “Promessi sposi”
di Alessandro Manzoni. Questo libro messo su un altare, considerato la
summa della morale possibile e della letteratura possibile, finisce con
l’essere rifiutato in toto dagli studenti nella interpretazione che ne
danno i professori….. quando poi arrivate a 32 anni, come è capitato
a me, e vi viene voglia di leggere I promessi sposi…. e ve li leggete liberi
da qualsiasi costrizione scolastica…. vi rendete conto che: 1) il romanzo
è tutto un’altra cosa di quello che vi hanno fatto credere a scuola;
2) che è un grandissimo romanzo…. enorme…. proprio per le ragioni
opposte di quelle con le quali ve lo hanno presentato a scuola…..” (applausi)
Signora 4: “Sul Giro di boa, lei manda all’ospedale Montalbano…che
fine je fa fà..(re)????”
Camilleri: “….. Fermi!!!!!…. (risate) … Allora, mentre io scrivevo
questi tre racconti per Mondadori (almeno scrivevo il terzo, perché
gli altri sono stati scritti in altri momenti…) mi capitò che il
racconto che stavo scrivendo cominciasse a starmi stretto via via che lo
scrivevo. Cioè a dire, a me stesso: io questo racconto dentro le
cento pagine non ce la faccio a farlo stare…. E, quindi, piuttosto che
rovinare un racconto, castrarlo in alcune parti per farlo rientrare nelle
cento pagine….. ma perché non lo scrivo a parte? E così ho
fatto, mentre scrivevo questi tre racconti, ho scritto un romanzo, cioè
questo racconto che ha preso lo sviluppo di un romanzo… uscirà a
ottobre da Sellerio, come tutti i romanzi di Montalbano, e si chiama “La
pazienza del ragno”. E si attacca esattamente al momento nel quale il commissario
Montalbano entra dentro l’ospedale dove lo stanno portando i suoi compagni….
mi pare che sia Fazio….. Come vedete sopravvive!!!!!” (risate)
Linda: “Posso fare un’altra domanda? Domanda che può sembrare
stupida, ma mi voglio togliere una curiosità. In copertina su questo
ultimo ci sono due carabinieri che con Salvuzzo nostro non ci azzeccano
nulla…. chi le sceglie le copertine???” ;-)
Camilleri: “Allora….ci sono due carabinieri in copertina….. ma, la
copertina l’ha scelta la Mondadori!!!!”
Linda: “Bè, si è sbagliata clamorosamente!” ;-)
Camilleri: “No!…. non è che sbaglia…(ridendo). Da sempre, in
Italia, la legge sono i carabinieri….”
Linda: “Comunque, è carina l’ombra dei carabinieri che ha la
forma della Sicilia…”
Camilleri: “Si carina l’ombra che sembra la Sicilia…. Ci manca solo
un pinocchio in mezzo….(risate)… Comunque sempre per questo contestato
rapporto dei carabinieri, io voglio dire che, roba di qualche sei/sette
mesi fa, mi ha telefonato un colonnello dei carabinieri responsabile dei
servizi esterni…… Ora, sapete … rispondere e sentire: “Pronto qui è
il comando dei carabinieri”. Uno non è che si sente tranquillo…
mai!!!! Anche se ha la coscienza a posto…… (risate) ”Senta dottore le vorrei
parlare…” e viene da me e mi fa una proposta che io ho subito accettato
con entusiasmo. Voi sapete che da circa cent’anni i carabinieri ogni anno
fanno il loro calendario….. Mi dice abbiamo pensato per l’anno 2005 di
imperniare il calendario su un suo racconto…. se lei ce lo scrive. Lei
ci scrive un racconto con protagonista un carabiniere, noi lo facciamo
illustrare e nel 2005, il calendario, sarà solo il suo racconto.
Io questo racconto l’ho scritto, a loro è piaciuto molto. E l’anno
prossimo il calendario dei carabinieri sarà con un mio racconto
(ma gnentegnente è uno scoop???!!!!:-DDDD). Questo non autorizza
nessuno a pensare che io tradisca, anche se c’è stata ‘sta malaugurata
copertina….. (risate)…. non mi metterei mai in mente di tradire il povero
Montalbano con i carabinieri….. (risate)…. Ma, sono quelle piccole infedeltà
che come in tutti i matrimoni finiscono per rafforzarne il
medesimo ….” (risate)
Om. Feltr.: “Però Camilleri, lei prima o poi se l’aspetta
una telefonata del questore….”
Camilleri: "…..Ah, sì, sì!…." (risate)
Om. Feltr: "Perché c’è sempre stata questa rivalità…."
Camilleri: "Si, c’è sempre stata!!! Un giorno, D’Alema, che
allora era segretario del partito, mi telefonò per dirmi, (dato
che sei giorni prima del festival di Mantova c’era il festival dell’Unità):
“Perché non vieni che facciamo una serata con Vázquez Montalbán?”
Allora io ci andai, e così avemmo questo bell’incontro con Montalbán,
dove il moderatore era appunto D’Alema. Alla fine, chissà perché,
io venni scortato da quattro carabinieri…. non so perché (risate)….
i quattro carabinieri mi misero in mezzo e andammo (risate)…. C’era un
appuntato, che ad un certo punto, guardando sempre fisso davanti a sé,
come fanno i militari rimanendo fermi e guardando sempre diritto,
piegò l’angolo della bocca verso di me e mi chiese: ma quando si
decide a scrive una cosa sui carabinieri?" (risate e applausi)
Qui la registrazione è rovinata e la domanda che aveva formulato
un'altra signora non si sente molto bene. Da quello che mi ricordo chiedeva
se fosse un caso il successo del Sommo in tarda età o se era
abbastanza frequente. E, se frequente, quindi, molti potevano continuare
a sperare in un riconoscimento, anche se tardivo.
Camilleri: “Il povero principe Tomasi di Lampedusa non riesce a vendere
i suoi libri se non in tarda età. Si pensi all’episodio, splendido,
del cugino di Tomasi, cioè il poeta Lucio Piccolo…. Che manda delle
poesie a Montale, bellissime! Montale rimane sturbato, come si dice a Roma,
e scrive un articolo, Montale, indicandolo come un giovane poeta….. invece,
poi, si trova davanti un signore di 65 anni con maggiordomo e con le valigie
con dentro le lenzuola… e sì, perché lui non dormiva con
le lenzuola d’albergo ma dormiva con le proprie di lenzuola...... Mah,
potremmo fare diecimila esempi…... Gesulado Bufalino è arrivato
tardissimo…. Io non è che sono arrivato così tardi… io ho
cominciato a scrivere nel ’67, sono del ’25…. ero già maturo, ma
non è che ero vecchio, però gli editori mi hanno fatto perdere
10 anni per pubblicare un mio libro. Il libro è uscito nel ’78….
il primo libro. Il secondo è uscito nell’80 … e, quindi, voglio
dire certo che è tardivo l’inizio letterario, ma… non tutto per
colpa mia… e comunque sempre meglio tardi che mai!… (risate)… piuttosto
che arrivare alla drammatica situazione di spararsi …. di ammazzarsi, e
poi vedersi riconoscere post-mortem il proprio valore, il che sinceramente
non mi da nessuna soddisfazione......" (applausi)
A questo punto hanno servito l'aperitivo (uno spumantino dolciastro,
blà! roba da femminucce!!);-) e, quindi, non ho potuto sottoporgli
le domande di Piero u Mutanghero e di Angelo. Non me ne vogliate, non è
stata colpa mia, me le terrò buone per la prossima volta :-D
Dunque mentre servivano 'sta ciofeca, mi sono avvicinata al Sommo per
dargli la videocassetta, quella con Guccini al Valle di Roma. "Volevo darle...."
da questo momento ci siamo parlati telepaticamente, nel senso che, il Sommo,
quando ha visto la videocassetta ha corrucciato la faccia dove gli si leggeva
chiaramente: Oddio! magari vuole che visioni un suo cortometraggio. Che
Camurria!!!!
Ma il mio sorriso a centocinquanta denti che voleva dire: non si preoccupi,
niente di tutto ciò! l'ha rassicurato notevolmente. Quando ho ripreso
ad usare il verbo......: "Volevo farle dono di questa videocassetta che
è la registrazione del suo incontro con Guccini....." non mi ha
fatto neanche finire.... e con il viso rischiarato da un sorriso (e da
un sospiro di sollievo) mi fa: "Grazie!!!! questo sì che è
divertente". Scambio di battute, stretta di mano, saluti al Fans Club e
si allontana... ma per uscire dal soppalco (una trappola per la verità)
c'è la calca..... mi rimetto nel mio angoletto iniziale (verificatosi
sempre più strategico) e telefono a U Presidenti. Mi risponde la
First Lady (è stato un onore nonchè un piacere per me parlarci)
la quale mi dice che Filippo è impossibilitato a rispondere perchè
alla guida del suo bolide. Ma meno male che ha accostato e mi ha parlato,
perchè mentre gli raccontavo di come era andata mi sono ritrovata
faccia a faccia con Camilleri. Lui mi ha guardata e io con la mia faccia
di bronzo (per usare un eufemismo): "Ho Filippo Lupo al telefono....."
"Passamelo che lo saluto..." ho deglutito l'emozione e: "Filippo, ti passo
il Sommo...."
........ il resto è storia! :-DDDD
P.s.: il mio telefonino è un feticcio ormai :-DDDD
Linda (Diligata pe' l'Urbe)
Scanner, 24.4.2004
L'ultima provocazione di Camilleri
Andrea Camilleri, La presa di Macallè, Palermo, Sellerio, 2003;
pp. 274
Secondo consolidata abitudine Andrea Camilleri continua ad alternarsi
tra il genere poliziesco ed il romanzo storico, sempre rigorosamente ambientati
in quel di Vigàta, un pezzo di Sicilia virtuale più tipica
di qualunque cittadina siciliana reale. L’ultima fatica dell’inossidabile
narratore di Porto Empedocle, classe 1925, appartiene alla seconda categoria
ma, rispetto alle prove storiche precedenti, è dotata di un alto
tasso sociopolitico aggiunto, in percentuali mai raggiunte da Camilleri
nel suo breve ma denso apprendistato letterario: con lucida consapevolezza
l’autore della saga del commissario Montalbano ha elaborato un’ordinaria
storia di brutalizzazione infantile ambientata nei tempi del fascismo,
ed in aggiunta consentita dal particolare scenario culturale, sociale e
religioso del famigerato ventennio. La prospettiva, come sempre, è
quella estremamente provinciale assicurata dall’ambientazione vigàtesca:
il protagonista è Michilino, sei anni, un “picciliddro” figlio del
camerata Giugiù, un gerarca fascista locale che risulta il principale
responsabile della mentalità della propria casa, in cui il fascismo
viene avanti a tutto, la religione è sacra e mettere le corna è
lecito per il pater familias, punibile al contrario con le botte e la separazione
nel caso l’adultera sia la moglie. In un simile contesto pare naturale
che Michilino, affidato alle pedagogiche cure del professore Gorgerino,
pedofilo e capo dell'Opera nazionale Balilla, finisca brutalizzato dall’insegnante
privato, magari tacitamente poi punito dal padre, che cala un pietoso (ed
ipocrita) silenzio sul tremendo trauma subito dal figlio. E’ così
che il piccolo, grottesco antieroe de La presa di Macallè, peraltro
nato con un cospicuo e precoce armamentario sessuale, cresce mettendo Dio
e il Duce davanti a tutto, convinto che i comunisti non siano propriamente
uomini, ma bestie – e dunque che ucciderli non sia peccato –. La casa di
Michilino, pervasa dalla mitologia fascista, riflette nel suo piccolo l’intera
Vigàta, completamente soggiogata (clero incluso) dal barocco apparato
del regime, con le parate, l’esibizione virile, le armi, le continue celebrazioni
delle vittorie fasciste in Africa, compresa quella di Macallè. Camilleri
con intrigante perizia ricostruisce le fastigia di un malessere sociopolitico
che aveva contagiato gran parte della società italiana coeva e,
con la paradigmatica e tragica vicenda del suo piccolo protagonista, scrive
una pagina provocatoria contro l’ideologia fascista e i turpi effetti esercitati
sulla psiche dei più deboli ed indifesi. In breve le avventure di
Michilino prendono una sinistra piega quando il “picciliddro” comincia
ad impegnarsi attivamente per difendere i sacri valori del Cristianesimo
e del Fascismo, a costo di commettere delitti a fin di bene ed autoincensarsi
punitivamente per il bene della propria famiglia e della propria anima
nel teso, allucinato finale. Con La presa di Macallè Camilleri ha
colpito nel segno schierandosi apertamente: il romanzo è affilato
come la lama di un rasoio, provoca, rimesta nel torbido e non teme le asperità
del grottesco più estremo.
Voto 8
Paolo Boschi
Io Donna, 24.4.2004
Sei per Achille o per Ettore?
[...]
Lo scrittore Andrea Camilleri, per esempio, sceglie Ettore senza ombra
di dubbio. "Detesto Achille: bizzoso e nevrastenico. Capace di un'ira funesta
per futili motivi: Agamennone gli porta via Briseide, la schiava di guerra
premio al suo valore in battaglia, e il supercampione decide di non battersi
più. Fa il broncetto e incrocia le braccia, lasciando i compagni
a morire sotto le mura di Troia. Con uno così non si ragiona".
[...]
Maria Grazia Ligato
Educazione&Scuola,
24.4.2004
Un giallo immaginario con Andrea Camilleri protagonista, autore, regista
Una colossale enciclopedia del cinema desaparecida, prima di essere
pubblicata
Il mistero dell'Enciclopedia desaparecida è percepito da chi
scrive come una personale frustrazione. Forse si tratta di una patologia
che si dovrebbe augurare a chiunque abbia a cuore la verità
storica e l'onestà intellettuale .Le questioni sollevate potranno
anche apparire irrilevanti e non meritevoli di attenzione. Tuttavia,
colui che le ha sollevate prega le persone chiamate in causa, eventualmente
informate sui fatti, di dare il loro contributo alla conquista della
verità storica.
[...]
Senza essere stata pubblicata, ma con un editore annunciato, Ulrich
Hoepli, è scomparsa improvvisamente un'enciclopedia del cinema,
la prima del genere, in Italia e nel mondo. Contava oltre quattromila pagine,
era divisa in cinque volumi e 44 sezioni, conteneva cinquemila voci e quindicimila
illustrazioni, era stata elaborata in circa dieci anni di lavoro da più
di trecento specialisti di tutto il mondo, organizzati a livello internazionale
dall'Istituto Internazionale di Cinematografia Educativa (IICE) di Roma,
sotto la vigilanza del Ministro della Giustizia Alfredo Rocco, che era
anche Presidente dell'Istituto, e sotto l'egida della Lega delle Nazioni
da cui lo stesso Istituto dipendeva.
Il progetto dell'opera era stato concepito sulla scia di un'iniziativa
della rivista tedesca “Die Licht Bild Buhne” che nel 1928 aveva pubblicato
un repertorio di termini cinematografici redatto dall'Institut fuer Kulturforschung
di Berlino. L'idea venne fatta propria da Luciano De Feo, direttore dell'IICE,
che nel 1929 promosse la realizzazione di un'Enciclopedia del cinema (ENCI)
capace di raccogliere e sistemare tutto il sapere teorico e tecnico sviluppatosi
nel mondo intorno alla giovane arte cinematografica. Dalla stessa fertile
inventiva di De Feo, fin dal 1928 nacque l'idea di fondare a Venezia la
mostra internazionale del cinema.
[...]
L'enciclopedia (ENCI), la cui ultimazione era stata certificata personalmente
dal Ministro Guardasigilli Alfredo Rocco, sembra volatilizzata, desaparecida.
Le garanzie sulla sua reale esistenza venivano confermate anche in sedi
pubbliche come, ad esempio, il primo congresso mondiale sulla Televisione,
promosso e organizzato sotto la responsabilità di Luciano De Feo
e Alfredo Rocco, affidato alla presidenza di Louis Lumière e svoltosi
a Nizza nel 1935.
E' lecito instaurare una qualche relazione tra il mistero
della scomparsa di questa ponderosa opera e una celebre e plurivoluminosa
enciclopedia (10 volumi) dello spettacolo (ENCISPE) (e del cinema) apparsa
in Italia tra il 1954 e il 1965?
[...]
Una prima conferma sulla reale esistenza dell'opera viene da
uno degli stessi collaboratori dell'ENCISPE, fondata da Silvio D'Amico
nel 1944 e patrocinata dalla Fondazione Cini. Guido Aristarco, autore della
voce "Rudolf Arnheim" di pag. 939 del vol. I, scrive: "Le sue (di Rudolf
Arnheim) teorie vengono rielaborate nelle voci da lui scritte in Italia
dal 1933 al 1938 per una Enciclopedia del Cinema che doveva uscire presso
Hoepli a cura dell'Istituto Internazionale di cinematografia educativa".
Mario Verdone ribadisce ulteriormente la notizia affermando: Arnheim "collabora
anche a Cinema e con l'Istituto Internazionale della Cinematografia educativa
per una Enciclopedia del Cinema, poi sospesa." (Antologia di Bianco
e Nero (a cura di Mario Verdone, vol. I, Indice bibliografico, a pag. 951).
[...]
Un contributo decisivo al disvelamento del mistero potrebbe essere
dato dal celebre giallista Andrea Camilleri che, sotto la direzione di
Francesco Savio , ha curato la redazione della sezione Cinema dell'ENCISPE.
[...]
Antonio Sassone
La Sicilia, 24.4.2004
Elisa, la tesi su Camilleri
Porto Empedocle. Nel già ricco repertorio di tesi di laurea sull'opera
di Andrea Camilleri, l'ultima in ordine cronologico è la prima ad
affrontare più da vicino il rapporto tra la lingua dell'autore,
il dialetto siciliano e le commistioni con l'italiano regionale specie
quello del meridione. Autrice della tesi è Elisa Insalaco, 27 anni,
empedoclina. Relatore è stato Giovanni Ruffino, ordinario di dialettologia
siciliana nell'Università di Palermo e preside della facoltà
di Lettere e Filosofia dello stesso ateneo. Dall'analisi di quattro romanzi
dello scrittore empedoclino: «Il corso delle cose», «Un
filo di fumo», «La stagione della caccia» e «Il
re di Girgenti», si è ricavato un corposo glossario commentato
sul suo lessico che segnala la frequenza di certi termini, le varianti
camilleriane e le formazioni che si possono attribuire specificatamente
al suo conio.
«Per realizzare queste 400 pagine di tesi - dice la giovane empedoclina
- ho impiegato praticamente più di tre anni. Sono stata facilitata
nel lavoro grazie ad una discussione che sono riuscita ad avere con lo
stesso Camilleri che ho incontrato proprio a Porto Empedocle. Lui si è
mostrato gentilissimo, ha soddisfatto tutte le mie curiosità, e
per questo motivo sono riuscita a realizzare una tesi diversa rispetto
ad altri studenti che hanno puntato sullo scrittore.
Ansa, 25.4.2004
Camilleri si racconta alla Feltrinelli, parla di Iraq
(ANSA) - ROMA, 25 APR - Comincia con Montalbano che entra in ospedale
'La pazienza del ragno', il prossimo romanzo di Andrea Camilleri, in uscita
in ottobre. A raccontarlo e' lo stesso scrittore che parla anche del suo
rapporto con l'editoria e del suo modo di lavorare e ribadisce la sua posizione
sull'Iraq: 'sono per il ritiro immediato delle nostre truppe. La situazione
non fara' altro che deteriorarsi. Era una guerra fatta su bugie, la guerra
di Pinocchio e rischiare di morire per lui e' assurdo'.
Il
Messaggero, 25.4.2004
Aperitivo con l’autore, ieri cin cin con Camilleri alla Feltrinelli
Andrea Camilleri ha inaugurato ieri gli Aperitivi con l'autore che la
Libreria Feltrinelli di Largo Argentina ripropone ogni sabato mattina.
Lo scrittore siciliano, che ha presentato il suo ultimo volume La prima
indagine di Montalbano (Mondadori) e annunciato il prossimo La pazienza
del ragno, è stato accolto da una folla di ragazzi entusiasti. «Il
grande boom di vendita dei miei libri è dipeso dalla conquista del
pubblico giovanile - ha detto l'autore - Da quando il ventaglio dei lettori
si è allargato, da 1700 copie sono arrivato venderne 9 mila».
f.bel.
Giornale di Sicilia, 25.4.2004
Nella pagina della cultura, un'intervista ad Andrea Camilleri con
una piccola anticipazione sul prossimo libro, "La pazienza del ragno".
Corriere delle Alpi,
25.4.2004
Camilleri, Montalbano e il ragno
La Sicilia, 27.4.2004
Porto Empedocle
Prende quota l'iniziativa di affittare le case ai turisti
Porto Empedocle. Prende quota il progetto «Case Vacanza
a Vigata».
A neanche un mese dall'ideazione della trovata turistico - pubblicitaria,
partorita dall'assessore comunale, Tonino Guido ci sono già i primi
riscontri tra coloro i quali possiedono abitazioni stagionali lungo la
costa. Sono infatti due gli empedoclini che hanno accordato la loro fiducia
all'amministrazione comunale protesa nell'intendimento di affittare ai
turisti quelle abitazioni di villeggiature che per molti mesi rimangono
vuote e tristi. Un'idea che al momento della sua nascita creò non
pochi mugugno soprattutto tra gli albergatori della provincia di Agrigento,
punti sul vivo dal possibile rischio di vedere ancor più diminuire
il numero delle presenze, al cospetto dell'inedita forma di turismo semi
- stanziale. I due vigatesi che hanno accettato la proposta fatta da Guido,
sono proprietari di abitazioni collocate rispettivamente a ridosso del
Lido «Marinella» e in via Crispi, dove da alcune settimane
sono cominciati i lavori di ristrutturazione di diversi immobili fatiscenti
e cadenti. In questo caso le due abitazioni verranno utilizzate dai turisti
i quali attraverso un mini affitto potranno usufruire di una struttura
fissa dove vivere, distante pochi minuti dal mare e dal centro cittadino.
Secondo l'assessore Guido tutto ciò potrebbe essere solo l'inizio:
«Oltre ai due empedoclini che hanno accettato di affittare le proprie
case di villeggiatura ci sono altre persone con le quali siamo in trattativa,
convinti di giungere a una conclusione conveniente per tutti».
Intanto, non è da considerarsi morto e sepolto il «Menù
di Montalbano». Dopo il clamoroso «flop» del periodo
pasquale, è intenzione dell'amministrazione comunale riproporre
in grande stile durante i mesi estivi i «purpiteddi» marinati,
le sarde a «Beccafico» e gli arancini di camilleriana memoria.
«Non siamo demoralizzati per lo scarso successo ottenuto a inizio
aprile - ha detto Guido - e siamo convinti che con l'estate e i tanti turisti
che arriveranno il menù di Montalbano sarà un successo».
Intanto però, di Andrea Camilleri non c'è traccia. Tanti
lo attendevano in via Roma nei giorni scorsi, rimanendo però delusi
dall'ennesimo rinvio. Quando tornerà vedrà il suo paese cambiato,
con la via Roma e la via Empedocle trasformata.
F.D.M.
La Repubblica
(ed. di Firenze), 29.4.2004
Andrea Camilleri
Al Verdi di Pisa (ore 17) lo scrittore Andrea Camilleri parla sul tema
«Padri e figli».
[Notizia non confermata, NdCFC]
Si terrà dal 29 aprile al 2 maggio 2004 ad Ottawa (Canada) l'annuale
convegno
dell'American Association for Italian Studies.
Jana Vizmuller-Zocco ha proposto una sessione intitolata The Montalbano's
colleagues: investigators and investigations in Italian detective fiction,
che avrà luogo sabato 1 maggio 2004 con questo programma:
1. Il poliziesco sardo: tra testo e contesto, storia di un giallo regionale
e universale, Margherita Marras.
2. Storia e storie, Luciano Marrocu.
3. Bustianu: l'investigatore-poeta di tre delitti sardi, Giuliana Pias.
4. Narratore-accademico e narratore-romanziere, Giulio Angioni.
A seguire, una tavola rotonda sui giallisti sardi dal titolo L'isola
dei delitti: L'enigma sardo tra insularità e universalità,
con la partecipazione di diversi scrittori: Giulio Angioni (L'oro di Fraus),
Luciano Marrocu (Debrà Libanòs), Flavio Soriga (Neropioggia).
Nella stessa giornata, Jana Vizmuller-Zocco parteciperà anche
alla sessione su Vincenzo Consolo con un lavoro dal titolo Consolo e
Camilleri.
News Italia Press,
30.4.2004
Montalbano, detective italiano da emulare
Ottawa -"Montalbano's colleagues: investigators and investigations in
Italian detective fiction". E' questo il titolo del convegno, iniziato
ieri e fino al 2 maggio prossimo, organizzato dall'American Association
for Italian Studies, ad Ottawa. La sessione di studio, che vuole porre
l'attenzione sulle pratiche investigative usate dai detective nella recente
fiction di indagine italiana, è stata voluta e organizzata da Jana
Vizmuller-Zocco docente italo ceca di Lingua e Linguistica italiana alla
York University di Toronto. Un percorso tra le pieghe "del miglior esempio
di circuito drammaturgico virtuoso degli ultimi tempi", come è stato
definito il prodotto.
La trasposizione televisiva dei romanzi dello scrittore sicialiano
Andrea Camilleri, avviata nel 1998, ha avuto un successo clamoroso sulla
tv italiana, tanto da diventare un vero caso televisivo, uno dei migliori
prodotti della fiction europea degli ultimi anni, che ha fornito un esempio
di tecnica investigativa fortemente legata al territorio e alle radici
etnico-linguistiche del personaggio, il famoso Commissario Salvo Montalbano.
La Zocco ne ha studiato il caso in varie sessioni e conferenze organizzate
sul tema, con particolare riguardo alla lingua: "Il dialetto nei romanzi
di Andrea Camilleri", "Gli intrecci delle lingue ne 'L'odore della notte'
di Andrea Camilleri", "Sicily and Sicilians in Andrea Camilleri's novels
", presentazione del detective di Camilleri e le novelle storiche con uno
sguardo generale alla letteratura contemporanea scritta dagli autori di
origine siciliana.
La Zocco è nata a Bratislava in Cecoslovacchia e si è
avvicinata all'Italia e all'italiano perfezionandolo nei quartieri italiani
dove la sua famiglia andò ad abitare appena arrivata a Toronto,
educandolo attraverso gli studi alla Toronto University, i corsi di perfezionamento
e i frequenti soggiorni in Italia. Lo pratica ogni giorno in famiglia:
con il marito, Orazio Zocco siciliano, e con la loro figlia, Josie, oltre
che con i colleghi e i tanti amici italiani.
Italica
Il giovane Salvo
E’ destino dei personaggi letterari divenuti popolari al punto di far
parte dell’immaginario collettivo, quello di esser diventati in un certo
senso acronotopici: senza tempo né luogo, sospesi in un universo
tutto loro del quale chi li ama è sicuro di conoscere anche il più
piccolo dettaglio. Prendiamo Salvo Montalbano, il commissario di polizia
nato dalla fantasia di Andrea Camilleri: grazie pure alla fortunata serie
televisiva che dalle sue avventure è stata tratta, egli è
subito da noi collocato in una località marittima della Sicilia
chiamata Vigàta; ha una fidanzata residente nell’Italia del nord,
Livia, che ogni tanto lo viene a trovare; nelle indagini da lui condotte
viene affiancato regolarmente dal suo vice Mimì Augello, dall’efficiente
agente Fazio, dall’irresistibile Catarella e così via.
Ma Montalbano avrà pure un passato, ci siamo chiesti talvolta;
ed ecco che Camilleri, con puntualità, gliene crea uno ne “La prima
indagine di Montalbano”, il secondo dei tre racconti lunghi raccolti nella
sua ultima fatica. Qui Montalbano, giovane commissario, presta la sua opera
a Mascalippa, sperduto paese di montagna della più segreta Trinacria,
affiancando come vice il più anziano ed esperto Libero Sanfilippo:
investigatore di razza, quest’ultimo, maestro impareggiabile e dispensatore
di consigli (“Se ti lasci pigliare da qualisiasi reazione, sgomento, orrore,
indignazione, pietà, sei completamente fottuto”) dei quali nel prosieguo
della sua carriera non sempre il sanguigno Salvo riuscirà a far
tesoro. Accanto al Nostro c’è, a sorpresa, un’inedita Mery: ed il
tutto si svolge in uno scenario naturale (“quella Sicilia fatta di terra
arsa e riarsa, gialla e marrò, indovi tanticchia di virdi testardo
arrisaltava sparato come una cannonata, indovi i dadi bianchi delle casuzze
in bilico sulle colline pariva dovissiro sciddricare abbascio a una passata
più forte di vento”) aspro e selvaggio, diverso da quello cui siamo
abituati. Non ci sono delitti di sangue, in queste tre storie: ma il lettore
fedele troverà comunque le atmosfere e sensazioni - oltre alla giusta
dose di brivido - che s’attende dai misteri puntualmente risolti dall’impagabile
Montalbano.
Francesco Troiano
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