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RASSEGNA STAMPA

APRILE 2004

 


1.4.2004
È da oggi in libreria La prima indagine di Montalbano.
 
 

La Stampa, 2.4.2004
Nel nuovo libro di Camilleri il ritratto del commissario da giovane chiamato a risolvere i suoi primi tre casi
Montalbano sarò
Andrea Camilleri torna in libreria il 6 aprile [sic!, NdCFC] con tre nuove avventure del suo personaggio più celebre raccolte sotto il titolo "La prima indagine di Montalbano" (Mondadori, pp. 296, e16,50). Dal secondo dei tre racconti anticipiamo un brano.

[...]
Andrea Camilleri
 

"E' una specie di Ur-Faust"
Lo scrittore racconta i retroscena del trittico

Montalbano l’avevamo conosciuto giusto dieci anni fa, quando di anni lui ne aveva 44 e con La forma dell’acqua si avviava la fortunata serie. Da allora il commissario è invecchiato insieme a noi, di avventura in avventura fino alle prime malinconie, fino alla crisi – morale, ma anche fisica -  dell’ultimo romanzo uscito nel marzo del 2003 (Il giro di boa, ed. Sellerio).
E adesso l’inversione di marcia: dal cilindro di Andrea Camilleri, determinato a saggiare tutte le possibilità narrative del suo personaggio, spunta un Montalbano ringiovanito, 35 anni, alle prime armi, all’inizio neppure commissario. Correva l’anno 1985 nel racconto lungo La prima indagine di Montalbano, uno dei tre – e certo il più significativo – della raccolta con lo stesso titolo che esce ora da Mondadori.
“Ho fatto una sorta di Ur-Faust, un Ur-Montalbano” ridacchia lo scrittore di Porto Empedocle. Ma forse, più che Goethe, bisognerebbe chiamare in causa il suo quasi – concittadino Pirandello, con quelle vicende di personaggi che si distaccano dall’autore, vengono a chiedergli conto, tentano di forzargli la mano. Nel caso di Montalbano, è la straordinaria popolarità che ha investito il personaggio ad averne in qualche modo spossessato l’autore. Anche se Camilleri tiene ben salde le redini, almeno questa volta, ammette lui stesso, le muove in funzione delle domande che salgono dai lettori. “Ricevo una quantità di lettere che mi chiedono come Montalbano è arrivato a Vigàta, che cosa faceva prima, come ha trovato la sua casa sul mare…Ho voluto soddisfarli. L’ha fatto anche Simenon, quando ha scritto La prima indagine di Maigret”.
Sembrerebbero le premesse per una trama un po’ artificiale, invece quel che ne esce è una delle avventure più avvincenti e convincenti del commissario. Un risultato tanto più notevole se si considera che in questo come negli altri due racconti della raccolta, ambientati in anni più recenti, non c’è traccia di omicidi. “E’ la scommessa narrativa che ho fatto con me stesso: mantenere la tensione senza avere tra i piedi ‘sti morti ammazzati. Che però sono sempre un gran bel punto di partenza”.
In Sette lunedì c’è sì una catena di delitti eseguiti in tutto e per tutto come omicidi: ma si tratta, dapprima, dell’uccisione di un pesce pistolettato nella vasca di un ristorante, poi di un pollo, eliminato con la stessa arma, in un crescendo che culmina nell’“omicidio” di un elefante del circo. In Ritorno alle origini c’è il sequestro di una bambina, che però è un finto sequestro messo in scena per obbligare qualcuno a fare qualche cosa. Anche La prima indagine prende le mosse da una realtà che si vuole far apparire ma non è. Lo spunto – ma soltanto lo spunto – è un fatto di cronaca. Una ragazza fermata con una pistola nella borsa, che dice di voler uccidere un giudice per incarico di un amante che forse non è davvero amante. La storia cresce, appassiona, ma nel racconto c’è molto di più.
C’è un Montalbano ancora a tratti insicuro, talvolta avventato nelle battute, incline alla balbuzie. Però già portato a quel modo “atipico” – se non, decisamente, contro le regole – di condurre le indagini che suscita lo sconcerto dei suoi collaboratori appena conosciuti. C’è già Fazio, c’è Gallo, c’è Galluzzo, ma non c’è il vice Mimì Augello, non c’è il disastroso Catarella. E come fidanzata più o meno ufficiale non c’è ancora Livia ( “Non ho voluto fare una Ur-Livia”, non per il momento) ma una ex compagna di studi e di Sessantotto a Palermo, una certa Mery. E non c’è neppure Vigàta, nelle prime pagine, ma una immaginaria Mascalippa gelida e nebbiosa, sperduta nell’entroterra siciliano, in cui ribolle il malumore del vicecommissario Montalbano “La sua tristezza – dice Camilleri – è la mia di quando avevo 21-22 anni, nel ’46-’47 “picciotto di mare” trasferito a Enna al seguito del padre”. Anche se, aggiunge, “quei due anni sono per me un ricordo favoloso, un’esperienza di crescita culturale enorme, perché nel grande freddo l’unico posto in cui si stava bene era la biblioteca comunale”.
Come accadde al suo creatore, anche Montalbano riesce a scappare. L’arrivo a Vigàta, il ritorno all’anelato mare sono vissuti con un (contagioso) entusiasmo panico. E la notturna “natata” con cui si chiude la storia è la realizzazione di un sogno anche nostro, carico di consapevole malinconia. Sono trascorsi tanti anni, ormai, e non è più tempo di sogni. Adesso Montalbano ha passato i cinquanta e, come sappiamo, dopo i fatti del G8 di Genova il suo rapporto con la polizia ha conosciuto una crisi. “Ma ora anche essere commissario comincia a stargli stretto” confida Camilleri. E’ la crisi, ancora più acuta, che lo sta insidiando. Prima o poi prenderà la forma di un nuovo romanzo.
Maurizio Assalto
 
 

Venerdì, 2.4.2004
Come il Montalbano di Camilleri diventò il Montalbano di Zingaretti

Cosa succede a un personaggio quando esce dal libro di cui è protagonista, si riproduce in un altro, si propone come una serie, giunge a versioni radiofoniche e fumettistiche, ispira articoli giornalistici, cd rom, siti web, sfonda come protagonista televisivo, entra nel linguaggio sociale come esempio, punto di riferimento, protagonista dell'immaginario?
Parliamo del commissario Montalbano, interpretato in tv dal bravissimo Luca Zingaretti, ma potremmo parlare anche di Harry Potter o di Maigret: fenomeni che oggi chiamiamo "mediatici" ma che da tempo attraversano la cultura di massa erodendo i limiti fra genere e genere e ponendo il problema della traduzione fra medium e medium. E' dunque il tempo di una semiotica di Montalbano: la fornisce Gianfranco Marrone, attento e divertito studioso dell'eroe di Camilleri, in un saggio dedicato alle "Affermazioni e trasformazioni di un eroe mediatico" che indica nuove direzioni di studio del cult di massa.
Montalbano, Gianfranco Marrone, Rai Eri, Verifica qualitativa programmi trasmessi, pp.326, euro 17
 
 

Ansa, 2.4.2004
Cultura: l'Accademia si mette a tavola con Montalbano

PALERMO - Il commissario Montalbano, l'eroe siciliano di Andrea Camilleri, si rifugia spesso nella sua trattoria preferita a Vigata. Gli piace farlo da solo per godersi le ''sue'' prelibatezze in silenzio e, se e' in compagnia di qualcuno, questi deve parlare il meno possibile. Montalbano non resiste alle proposte di gustare cibi di semplice preparazione e non si fida dei cuochi che hanno la voglia di inventare nuovi sapori e nuovi piatti. E se le pietanze hanno avuto comunque una elaborazione lunga ed accurata e' perche' cosi' vuole la tradizione e l'arte della gente umile di arrangiarsi con gli ingredienti disponibili, anche quelli poveri e poverissimi. L'Accademia italiana della cucina, nel suo nuovo ruolo di Istituzione culturale della Repubblica, ha dedicato il mese di marzo al tema ''L'editoria e la tavola'' e, in quest'ambito, la delegazione di Palermo ha voluto celebrare quella parte della produzione letteraria dello scrittore siciliano dedicata proprio alla cucina e alle scelte culinarie del commissario Montalbano. Ha organizzato quindi ''A tavola con Montalbano'' una riunione conviviale in un ristorante del centro storico della citta' durante la quale i partecipanti hanno gustato i famosi ''arancini'' come quelli che Adelina, la fedele colf del commissario, impiega due giorni per prepararli e il cui ricordo, scrive Camilleri ''era entrato nel Dna, nel patrimonio genetico'' di Salvo Montalbano; i ''pirciati ch'abbruscianu'', una sorta di bucatini al peperoncino che risvegliano tutti i sensi; i ''purpiteddi murati'', freschissimi piccoli polpi che si insaporiscono e inteneriscono nel loro stesso contenuto di acqua e sapori; le triglie di scoglio fritte che Montalbano talvolta tradisce per quelle bollite e condite con aglio, olio e prezzemolo. ''Camilleri e il suo commissario - ha detto Lucio Messina, delegato di Palermo dell' Accademia - hanno cosi' scritto, romanzo dopo romanzo, un ricettario della cucina siciliana di ogni giorno, ma non uno di quelli che massaie e cuochi, spesso improvvisati, sfogliano per sentirsi per un momento o una serata grandi chef, ma una sorta di raccolta di sensazioni e sapori genuini alcuni dei quali destinati purtroppo ad essere dimenticati''.
 
 

La Gazzetta dello Sport, 3.4.2004
Intervista esclusiva
“Il commissario Montalbano si occuperà di calcio”
Alla vigilia del derby Palermo-Catania abbiamo sentito lo scrittore siciliano Andrea Camilleri che, fra un best seller e un altro, ci parla di Totti, Trapattoni e delle follie del calcio
Palermo-Catania visto dal famoso romanziere è l’occasione per parlare di una terra che cerca il suo riscatto anche attraverso i successi sportivi. “La passione dei tifosi – dice l’autore de “La concessione del telefono” – è il risorgere dello stare insieme”.
“La A potrebbe essere luogo di incontro per noi siciliani un po’ individualisti. Un atto aggregante” dice Camilleri.
Il ricordo del padre dirigente dell’Empedoclina e di Vázquez Montalbán sostenitore del Barcellona che ispirò il nome del suo personaggio più noto.
Gli arancini di Camilleri
“In A tutta la Sicilia: Palermo, Catania, Messina. E Montalbano si occuperà di calcio

Il fumo della sigaretta lo annuncia come un araldo: è lui, Andrea Camilleri. Lo scrittore di Porto Empedocle, fenomeno letterario degli ultimi anni, ispiratore delle vicende del commissario Montalbano, racconta la sua Sicilia nel pallone dal suo studio nel quartiere Prati di Roma, «il mio esilio non definitivo, che altrimenti sarebbe fatale... ». Sono i giorni felici in cui tre squadre dell'isola, il Palermo, il Messina e il Catania, in ordine di classifica, lottano da protagoniste per la promozione in serie A. Ed è il segnale preciso di un Risorgimento Siciliano ben più profondo di quanto lo stadio non dica. È come, a ben vedere, una di quelle «nobilissime partite» che il «Sommo», come lo chiamano i fan, intrattiene a distanza con i lettori nei suoi romanzi tradotti in svariate lingue. Storie da vivere fino in fondo, scritte col suo linguaggio particolarissimo: dentro c'è tutto l'essere siciliano, il dialetto, l'ironia, il disincanto, gli odori, le differenze, il coraggio, la ribellione, il rifiuto della solitudine. C'è un pallone che rotola, in un certo senso. C'è la vita. E «presto», «molto presto», annuncia il romanziere ai suoi ammiratori, si celebrerà il debutto ufficiale di Montalbano nel pianeta calcio. Avrà nemici duri a morire, come la violenza negli stadi, i bilanci truccati, il doping e i decreti spalma-debiti, ma il commissario ce la farà. Ne siamo convinti. «Ha le gambe e la grinta di un mediano»: è una speranza, un atto di fede, la futura indagine di Camilleri, amante delle «geometrie e di quel certo senso di attesa tra i giocatori...».
- Professor Camilleri, il calcio siciliano sta risorgendo. Euforia, colore e calore: c'è l'attesa di migliaia di tifosi malati di ricordi. Goethe, nel suo viaggio in Sicilia, scrisse alla fine del 700: «Questo spettacolo di folla mi ha emozionato».
«È il risorgere dello stare insieme, un atto aggregante, positivo. Seppur con dialetti diversi, la A potrebbe essere un gran luogo di incontro per noi siciliani che siamo un po' individualisti. Brancati scrisse che tra l'abitazione del signor Scannapieco e quella del dirimpettaio Lo Bianco, c'è un pianerottolo: attraversarlo è come viaggiare da un continente all'altro. A Palermo, Messina e Catania va il mio augurio comune e generale».
- Essere siciliano: che vuol dire?
«In Sicilia c'è la ricchezza del mondo. Lo diceva Federico II: quest'isola è lo specchio della terra. Così felicemente bastarda: incontro di razze, vizi e virtù...».
- Un legame, il suo, fortissimo.
«Il dialetto siciliano è la mia ragione di scrittura. Ho scarsa autonomia lontano dall'isola».
- Camilleri e il calcio.
«Mo padre era dirigente dell'Empedoclina e la domenica dicevo con mamma: "Papà dov'è?", "Quando ritorna?", "Che fine ha fatto?", "Sarà all’ospedale?". Finiva sempre a cazzotti, ma erano risse sopportabili e terminava tutto lì».
- Una partita non l'ha mai vista?
«Mi è successo, invece. Qualche anno fa guardai in tv un incontro bellissimo. Rimasi affascinato dalle geometrie, da quel certo senso di attesa tra i giocatori... Mi appassionò a tal punto che decisi di smettere, altrimenti sarei diventato un tifoso incallito».
- Ci andrà un giorno, allo stadio, coi nipotini?
«Quando i tifosi di oggi si calmeranno un po'».
- Presto, però, vedremo il suo Commissario Montalbano inoltrarsi nelle vicende calcistiche.
«Succederà, succederà. Intanto, martedì usciranno per Mondadori tre racconti lunghi dal titolo "L'ultima indagine di Montalbano" [Si tratta ovviamente de “La prima indagine di Montalabano”, uscito invece giorno 1.4.2004, NdCFC] e in ottobre "La pazienza del ragno", un romanzo vero e proprio, per Sellerio. Non ci saranno in futuro più fatti di sangue e ammazzatine. Racconterò altro...».
- L’interprete del suo Commissario, Luca Zingaretti, si «aggrega» spesso alla Lodigiani, gioca per la Nazionale Attori e Cantanti, aveva una passione smisurata per le rovesciate del centravanti del Palermo Giacomo La Rosa e ha un cugino che vent'anni fa giocava nella Primavera rosanero.
«Perfetto. Si troverà a suo agio nel ruolo. E poi è tracagnotto al punto giusto e ha le gambe arcuate. Un bel mediano».
- Su internet i suoi fan le hanno dedicato un sito (www.vigata.org) come si fa per le squadre di calcio e la chiamano il «Sommo», rivolgendosi come si farebbe per un Maradona o un Pelè.
«Quando scendo in Sicilia i ragazzi dicono sempre: "Sommo, lo viene a prendere un caffè?". E io ci vado con piacere. Il mio rapporto con i lettori è come una partita di calcio».
- I suoi lettori più appassionati hanno cercato nel suoi scritti analogie. La partita come caccia rituale è «La stagione della caccia»; come rappresentazione teatrale è «Il birraio di Preston»; come battaglia stilizzata è «La mossa del cavallo» e come dimostrazione sociale è «La concessione del telefono».
«Le analogie ci sono, eccome, ogni indagine è una sfida da giocare fino in fondo, tra autore e lettore. Alcuni mi hanno chiesto che ne pensavo del fatto di essere in testa alla classifica delle vendite dei libri con Totti e il suo libro di barzellette. Ho risposto che non mi sentivo affatto toccato. Quando un calciatore racconta barzellette vuol dire che ha autoironia. E se lo fa per beneficenza, ancora meglio. Se c'è poi un personaggio del calcio che mi sta simpatico, quello è Trapattoni. Ha un linguaggio tutto suo».
- Il calcio è come uno spettacolo sul palcoscenico di un teatro. Lei è stato anche regista, autore e sceneggiatore.
«E per la tv ho scritto [In realtà ha diretto, NdCFC] un atto unico che s'intitola la "Solitudine di un portiere". Racconta della tragedia di un estremo difensore che, avendo reso cornuto il suo terzino destro, si ritrova inoperoso per tutte le successive partite, dal momento che il compagno comincia a spazzare via avversari uno dopo l'altro e non gli permetterà più di parare. Che terribile noia...».
- Quasi tutti i giocatori di Palermo, Messina e Catania non parlano il dialetto siciliano. I presidenti Zamparini (del Palermo) e Gaucci (del Catania) arrivano da lontano. E molti giocatori di serie A sono stranieri.
«L'integrazione è positiva. Non sono più i tempi in cui quell'imprenditore del Nord disse che la Sicilia era un Far West. Gente come Zonin viene a fare il vino da noi. Dall’incrocio di razze, si trae giovamento. Ben vengano, in Sicilia».
- Il suo amico che non c'è più Manuel Vàzquez Montalbàn aveva una squadra del cuore, il Barcellona, e sposava cause civili importanti. In occasione dell'Olimpiade del ‘92, scrisse pagine memorabili contro un certo «olimpismo ipocrita»...
«Aveva ragione. E io, che lo andai a trovare nel '91, mi resi conto che Barcellona stava cambiando e che in queste occasioni non mancano le speculazioni».
- Esiste un calcio di sinistra e uno di destra?
«Mi auguro di no».
- Il viceministro dell'Economia di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, palermitano, la definì un anno fa «assassino del Polo».
«Opinioni di Miccichè, e tali restano. Io sono un avversario politico, e basta. Sono un uomo di sinistra: accetto che certa destra vada al potere, ma sono, questo sì, un anti-Berlusconi».
- Quando scrive, lei che fa, va in ritiro come le squadre di calcio?
«Tutt'altro, voglio avere con me un grandissimo bordello. Mia moglie dice che più che uno scrittore sembro un corrispondente di guerra. Voglio avere vicino i miei nipoti, che mi devono interrompere, tirare per la giacchetta. E poi voglio sentire sempre il canto degli uccellini...».
- Sua moglie come un allenatore?
«Dura, ma affettuosa».
- Ma allora ce lo dice chi vince il derby Palermo-Catania, chi festeggerà?
«Si gudissero la partita in paci e cun suddisfaziuni...».
Alessio D’Urso
 
 

Il Messaggero, 3.4.2004
I libri pù venduti
Il Montalbano che non ti aspetti
Camilleri in vetta con le prime inchieste del commissario più amato

Rieti. Subito in vetta il nuovo libro di Andrea Camilleri, ”La prima indagine di Montalbano” (Mondadori, 16.50 E). E’ il commissario più famoso d’Italia, amato dai lettori che ormai sanno tutto di lui. Fino ad oggi, però, nessuno aveva notizie del suo passato. Camilleri ha deciso di svelarlo in questo libro che narra i primi anni di carriera dell’investigatore di Vigata. In tre lunghi racconti lo scrittore siciliano traccia il profilo di un Montalbano poco più che trentenne. Le storie riunite in questo volume sono diverse per i temi e l’ambientazione temporale. Nella prima, ”Sette lunedì”, uno strano killer compie uccisioni di animali che evocano terribili profezie della Cabbala, lasciando inquietanti messaggi su semplici ”pizzini” di carta quadrettata. Il secondo racconto è ”La prima indagine di Montalbano”; nel terzo, intitolato ”Ritorno alle origini”, Montalbano si dimostra il poliziotto assai ”scafato” che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti romanzi, stavolta alle prese con il finto rapimento di una bambina di tre anni, dietro cui si intuisce una laboriosa trama della mafia. Montalbano non raccoglie il viatico che, in procinto del trasferimento a Vigata, gli rivolge il suo maestro Libero Sanfilippo: ”Se ti lasci pigliare da qualsiasi reazione, sgomento, orrore, indignazione, pietà, sei completamente fottuto”. Al contrario, il nostro eroe indulge spesso al sentimento e alle emozioni, lasciandosi guidare, anche nel lavoro investigativo, dalla sua inconfondibile personalità. Proprio questo è il suo punto di forza, ciò che lo rende più umano e vicino ai lettori che lo amano.
Domenico Di Cesare
 
 

Il Gazzettino, 4.4.2004
Andrea Camilleri fa un regalo ai ...

Andrea Camilleri fa un regalo ai numerosi fans del commissario Montalbano con un libro che riunisce, sotto forma di racconti, le vicende più curiose e interessanti del passato dell'investigatore. Tra le chicche abbiamo "La prima indagine di Montalbano", che dà nome al titolo, dove troviamo un vice commissario poco più che trentenne alle prese con una ragazza misteriosa e di poche parole. Siamo a Mascalippa, un paese dell'entroterra siciliano e Montalbano è prossimo alla promozione e al trasferimento a Vigàta, sul mare. Anche in questo libro la narrazione è impregnata di odori e umori siciliani e il linguaggio contaminato dai suoni e dalle forme della parlata isolana.
[…]
Lorenza Stroppa
 
 

Il Sole 24 Ore, 5.4.2004
Tre casi per il commissario di Vigàta a inizio carriera
 
 

Panorama, 5.4.2004
Anteprima: Andrea Camilleri
Le prime volte di Montalbano 
Davvero sappiamo tutto sul celebre commissario? No. Ed è questa l'occasione per spiarlo mentre era solo un «vice» in un paese montano e amava una certa Mery.
Il Maigret siciliano ha un passato che non aveva mai svelato. Lo fa ora Andrea Camilleri con tre lunghe storie in "La prima indagine di Montalbano" (Mondadori), in libreria dal 6 aprile [sic!, NdCFC]. Panorama pubblica l'inizio del primo racconto.

[...]
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 6.4.2004
L´intervista
Nel mio nuovo libro racconto gli esordi del commissario quando faceva il vice in un paesino
La sua prima indagine riguarda la mafia volevo che il mio eroe si scontrasse con una realtà viva
Camilleri: "Così è nato il mio commissario"
Il futuro della Sicilia? Per ora stiamo smaltendo una sbornia di birra più pesante del vino ma prima o poi passerà
Il successo delle squadre siciliane mi diverte anche se non ne capisco nulla Il calcio fa capire la dialettica da avversari
Esce "La prima indagine" una raccolta di racconti che ricostruisce gli esordi del poliziotto
Il paese si chiama Mascalippa la sua fidanzata non è Livia bensì Mery e l´inchiesta riguarda la mafia ma anche la politica

Sul conto del commissario Montalbano, Andrea Camilleri finora non aveva detto tutto: il paesino dove ha svolto la funzione di vice, il suo approdo a Vigàta, il primo amore, pian piano sono diventati, per lo scrittore empedoclino, veri e propri nodi al pettine. Nodi finalmente sciolti nell´ultima fatica di Camilleri, intitolata La prima indagine di Montalbano, da tre giorni in libreria e già in vetta alle classifiche di vendita. Nel secondo dei tre racconti di questa nuova raccolta, Camilleri presenta un Montalbano trentacinquenne, che si è fatto le ossa nel commissariato di Mascalippa, tipico paesino di montagna dell´entroterra siciliano, e che è in spasmodica attesa della nuova destinazione. Non c´è Livia nel suo cuore, ma una certa Mery, conosciuta all´università negli anni della contestazione. È un Montalbano che si sta ancora formando, col solito appetito e la tipica pervicacia, che deve però misurarsi con tre casi bizzarri, in nessuno dei quali compare un morto ammazzato.
«Avevo voglia per me stesso - racconta Camilleri - di stabilire una volta per tutte come cavolo Montalbano fosse arrivato a Vigàta. In pratica, si tratta di una sorta di Ur-Faust, un Ur-Motalbano. Era una necessità mia, innanzitutto, ma anche dei miei lettori».
Ci sono diverse anomalie, in questi racconti: la prima è l´assenza di cadaveri. Come mai?
«Mettere dentro una storia un cadavere rappresenta un´estrema comodità, come diceva Simenon. È il toccasana, per un racconto poliziesco. Presa, dunque, la decisione di non far morire nessuno nella prima storia, mi sono trovato in difficoltà: la narrazione rischiava di sfilacciarsi, aprendo le porte a un eccesso di psicologismo che in genere mi ripugna. Scrivendo gli altri due racconti, ho cercato dunque di portare a termine la mia scommessa».
Un´altra stranezza è poi il fatto che Montalbano, nella prima indagine, si scontra con la mafia...
«Ero stato io a dire che Montalbano difficilmente si sarebbe scontrato con la mafia. Ma a me interessava, nella sua prima indagine, fare entrare il commissario in una realtà molto viva e profonda».
In questo nuovo libro lei parla di due onorevoli che sono i santi nel paradiso parlamentare di altrettante famiglie mafiose. La cronaca di questi giorni sembra confermare quanto lei scrive...
«Ogni giorno di più sono dell´idea che la letteratura insegue la realtà. Di questo passo, poi, anche la fantascienza può farlo: ciò che oggi ci appare inverosimile, è già accaduto da qualche altra parte, o sta per accadere».
Nel Giro di boa Montalbano, invecchiato, era alle prese con una crisi esistenziale. Nel suo prossimo romanzo, La pazienza del ragno, in uscita ad ottobre con Sellerio, questa crisi conoscerà un´evoluzione o una risoluzione?
«Il prossimo romanzo con Montalbano è nato per caso. Prima di iniziare questo libro per Mondadori, stavo scrivendo un racconto, intitolato, appunto, La pazienza del ragno, che si attaccava esattamente nel momento in cui Montalbano veniva ricoverato in ospedale, nel Giro di boa. Questo racconto cominciava a starmi stretto, e allora lo portai a termine come romanzo. Non ci saranno cadaveri, annuncio, ma ci sarà la continuazione della crisi di Montalbano».
Lei una volta disse che i rapporti col personaggio Montalbano si stavano deteriorando. Questa sua nuova uscita e il prossimo romanzo sembrano smentirla. È così?
«Scrivere storie con i personaggi seriali rappresenta per un autore una sorta di corrimano: è difficile cascare sotto. Quando scrivo un´avventura di Montalbano, mi riposo. Però ho in mente un altro romanzo storico, per il quale l´impegno è assai più forte. Vorrei ambientarlo agli inizi del secolo scorso, ma è solo un´idea vaga».
Il paesino di Mascalippa, dove Montalbano è stato vicecommissario, è a due passi da Enna, città in cui suo padre fu trasferito...
«Ci fermammo lì due anni. Enna è un paese che è rimasto nella mia memoria. Lì conobbi Franco Cannarozzo, ottimo giallista, che sarebbe diventato un mio grande amico. E poi c´era la meravigliosa biblioteca comunale, l´unico luogo caldo della città. Possedeva due lasciti meravigliosi: quello di Nino Savarese e quello di Francesco Lanza. Leggendo le riviste e i libri di questi due straordinari personaggi, si è consolidata la mia vocazione alla letteratura».
Cambiamo argomento: lei di calcio non se ne intende, ma come vede il successo delle squadre siciliane? Domenica il Palermo ha fatto cinque gol...
«Il successo calcistico isolano mi diverte, anche se non capisco quasi nulla. Oggi il calcio è diventato assieme un fatto negativo e positivo: per la violenza, nel primo caso, e per la forza aggregante, nel secondo. Il calcio è una sana palestra, per imparare la dialettica dell´essere avversari».
Oltre al calcio, la Sicilia oggi si impone per i comici. Brancati diceva che in un periodo di dittatura, sono i comici a rivestire il ruolo di intellettuali.
«Non c´è nessun dubbio. È una frase che va sottoscritta appieno. Certo, solo in presenza di comici di un certo tipo, come ad esempio Ficarra e Picone. È triste però dover vivere momenti di crisi per avere una controprova di ciò che uno scrittore ha detto».
Come vede la Sicilia di domani?
«La nostra è stata una sbornia pesante. Una sbornia da birra, che è più pesante di quella da vino. Ma è destinata a passare, bene o male».
Salvatore Ferlita
 
 

Il Messaggero, 6.4.2004
Il nuovo Camilleri. In libreria tre racconti sulla ”giovinezza” del commissario di Vigàta
Montalbano sono e vengo

Ci eravamo illusi. Sì, ammettiamolo, ci eravamo illusi di saperne persino più di lui, più di Andrea Camilleri. E come capita per certe persone di famiglia di cui crediamo di conoscere vita morte, morte e miracoli, ci sentivamo preparatissimi sui gusti, le abitudini, le amicizie, i vizi e le virtù di Salvo Montalbano.
Dal 1994, per dieci anni giusti, dai tempi in cui lo scettico e ironico commissario di Vigàta debuttava nelle pagine de La forma dell’acqua, il quarantenne Montalbano è cresciuto e invecchiato con noi. Anzi, è diventato uno di noi, entrando a far parte dell’immaginario collettivo di tutti quegli italiani che in libreria o sul piccolo schermo lo hanno eletto a proprio indiscusso beniamino. Al punto da arrivare a credere che il poliziotto siciliano potesse ormai vivere di vita propria, come un Maigret senza Simenon o un Padre Brown senza il suo Chesterton.
Ma ci sbagliavamo. Non possiamo sapere tutto di Montalbano. E comunque Camilleri ne saprà sempre più di noi. Ad esempio, sul suo passato di investigatore alle prime armi. Chi poteva immaginare, tanto per dire, che nel cuore del giovane Salvo, poco più che trentenne, non ci fosse ancora l’“eterna” fidanzata Livia, bensì una certa Mery, una ex compagna di studi e di Sessantotto a Palermo. O che Vigàta - “il centro più inventato della Sicilia più tipica” - ancora non comparisse all’orizzonte del giovane vicecommissario Montalbano. Che sbuffa e patisce le sue pene a Mascalippa, gelido e immaginario paesotto sperduto nelle montagne dell’entroterra siciliano.
Sono questi solo alcuni squarci di un passato a tutti sconosciuto, un passato che Camilleri ha deciso finalmente di svelare ne La prima indagine di Montalbano, un volume, appena uscito in libreria, che raccoglie tre nuove avventure del celebre poliziotto siciliano (Mondadori, 296 pagine, 16,50 euro). Il trittico di racconti è avvincente e sottile come sempre. E come sempre vengono mescolati tutti gli elementi che hanno decretato il travolgente successo di Camilleri: l’originale impasto linguistico, l’inconfondibile e umanissimo cast dei personaggi, l’oliata macchina del “giallo” che rende illusorie tutte le frontiere di un mondo ordinato, dove bene e male, delinquenza e innocenza sono divisi e riconoscibili.
Ma in queste pagine c’è soprattutto un Montalbano diverso, agli inizi della sua carriera di investigatore: un poliziotto ancora non così astuto, non così smaliziato come siamo abituati a conoscerlo, a tratti anche insicuro, avventato nelle battute, persino incline alla balbuzie. Un vicecommissario (questo è il suo grado a 34 anni) però già allergico alle pastoie della burocrazia, già portato a quel suo modo personale e “atipico” di condurre le indagini che tanto sconcerta superiori e collaboratori.
Nelle avventure giovanili del futuro poliziotto di Vigàta non troviamo alcuni personaggi amati dai lettori, come il vice Mimì Augello o il disastroso Cantarella. In compenso Camilleri dà prova di un raro virtuosismo narrativo, consegnandoci tre racconti in cui non c’è traccia di omicidi né di morti ammazzati e che pure riescono a esprimere una tensione massima, perché di morti ce ne potrebbero sempre essere, e tanti. Nel più riuscito, Sette lunedì, rischiamo perfino di affogare nel sangue, in una catena di delitti messi a segno da un serial-killer. Ma si tratta di omicidi rituali e grotteschi che possono soltanto spingere al sorriso: prima c’è l'uccisione di un pesce pistolettato nella vasca di un ristorante, poi di un pollo, fatto fuori con la stessa arma, e infine - in un crescendo divertito e divertente - l’eliminazione di un elefante da circo.
Non meno avvincenti sono le altre due storie. Ne La prima indagine di Montalbano, il poliziotto siciliano deve vedersela con una ragazza troppo silenziosa e troppo intrigante che sostiene di voler uccidere un giudice. Mentre in Ritorno alle origini, l’ultimo racconto del libro, troviamo un Montalbano già più scafato, alle prese con la scomparsa di una bambina di tre anni: sembra un’inchiesta di routine nella quale Salvo s’infila quasi per caso, ma vi resterà impigliato (e con lui, i lettori) fino all’ultima pagina. La bravura di Camilleri è quella di sempre: è la bravura dell’autore che riesce a tenersi sempre un passo indietro rispetto al proprio eroe di carta, assecondandolo e mettendosi al suo servizio. In un rapporto di affettuosa complicità che solo in Simenon è possibile ritrovare.
Francesco Fantasia
 
 

Liberazione, 6.4.2004
E' morto il traduttore Luigi Bonalumi

E' venuto a mancare domenica scorsa Luigi (Louis) Bonalumi, il massimo traduttore letterario dall'italiano al francese. Nato nel principato di Monaco, Bonalumi ha vissuto a Parigi dopo la guerra. E' divenuto famoso in particolare per la sua traduzione in francese del "Pasticciaccio" gaddiano. A lui si deve la diffusione in Francia di autori italiani quali Guareschi, Ortese, Consolo, Camilleri e tanti altri.
 
 

Libertà, 7.4.2004
Personaggio ai raggi x
Montalbano, da burbero commissario a eroe mediatico: svelati i “retroscena”

Di mestiere fa il commissario di polizia. E benchè viva in una piccola cittadina della provincia siciliana, l'immaginaria Vigata, non conosce mai un momento di tregua, preso com'è dalle inchieste sui casi più controversi e difficili. Ma è un investigatore straordinario: riesce a trovare sempre la chiave del giallo muovendosi con abilità impareggiabile nel gioco pirandelliano dell'essere e dell'apparire. Nelle pagine di Andrea Camilleri la figura di Montalbano assume così il profilo di un personaggio burbero ma simpatico, tenero ma tenace, intelligente ma pacato. E soprattutto rinnova continuamente il mito di un uomo dotato di un alto senso di giustizia, disposto a valicare a fin di bene perfino i limiti dell'ordine costituito. Dopo il successo che da anni ormai accompagna ogni sortita del commissario era inevitabile che l' eroe di Vigata uscisse dalle pagine della letteratura per invadere gli schermi della tv e Internet, irrompere nel mondo dei fumetti, percorrere i sentieri dell'informazione e della critica letteraria, diventare oggetto di studio e di analisi. In questa libera uscita nell'universo mediatico Montalbano mantiene una sua identità che trascende tutti gli adattamenti. Il quadro che ne scaturisce viene ricostruito e analizzato da Gianfranco Marrone, docente di semiotica nell'Università di Palermo in “Montalbano. Affermazioni e trasformazioni di un eroe mediatico” (Rai-Eri, 326 pagine, 17 euro). Nel suo viaggio intertestuale, Marrone ricostruisce i cambiamenti del personaggio, a partire da quelli che hanno rifatto il Montalbano televisivo. Nel trasferimento dal libro allo schermo è stata prima di tutto compiuta quella che Marrone chiama una «operazione di estetizzazione» nei confronti della narrativa di Camilleri. E così Montalbano assume le sembianze dell'attore Luca Zingaretti e diventa più bello e aitante, perde ogni connotazione goffa e impacciata, si fa addirittura un uomo d'azione. Non ha capelli e neppure i baffi che Camilleri di tanto in tanto mette sul volto del suo personaggio. Anche nella trasposizione televisiva non può non ritrovarsi la caratteristica parlata inventata da Camilleri. «Montalbano sono» è diventato un celebre tormentone. Come nota Marrone, il siciliano del commissario di Vigata non è la lingua parlata in Sicilia. E' solo un finto siciliano a uso del grande pubblico. E per giunta è il frutto di un riadattamento con aggiunte interpretative dettate dal mezzo. Per un racconto ambientato in Sicilia, che per giunta mette in scena gialli appassionanti, non può mancare il tema della mafia. Ma Camilleri le assegna un ruolo marginale e spesso si diverte a tracciare copioni in cui la mafia appare come l'elemento centrale ma subito la trama narrativa concede il sopravvento alle questioni private. Più che la mafia Marrone rintraccia nell'eroe mediatico uscito dalla fertile penna di Camilleri l'essenza di una mafiosità, «una specie di mentalità diffusa, di spirito del luogo, di disposizione antropologica che permea il modo di fare e di pensare delle persone». In tv Montalbano è un uomo d' azione dotato del potere di «fare». Nei libri invece è più impacciato e ha bisogno di uno stuolo di «aiutanti».
Liliana De Carli 
 
 

La Sicilia, 7.4.2004
Lo scrittore Santo Piazzese in cattedra alla scuola media «Buonarroti»

«Quando ho terminato di scrivere il mio primo libro, ho provato quasi una sensazione di dolore, simile a quella di un genitore quando vede partire il figlio per una terra lontana. Alla fine ti affezioni alla storia e ai personaggi e lasciarli ti provoca una gran tristezza». Così ha risposto ieri mattina lo scrittore palermitano Santo Piazzese, ad una delle tante domande poste dagli alunni della scuola media Buonarroti, durante un incontro promosso dall'assessorato comunale alla cultura. E ovviamente non poteva che riferirsi a «I delitti di via Medina-Sidonia» del 1996, il biologo palermitano, “prestato alla scrittura”, come egli stesso ama definirsi. Libro esordiente, con il quale l'anno successivo vinse il Festival del Primo Romanzo, a cura del Salone del Libro di Torino. Ma a cosa è dovuto il successo dei suoi libri, pienamente decretato anche in seguito alle altre sue due pubblicazioni: «La doppia vita di M.Laurent» e «Il soffio della valanga»? Glielo abbiamo chiesto al termine dell'incontro con gli studenti. «Si tratta di libri fortemente caratterizzanti per la loro collocazione cittadina e ambientati in una città perfettamente riconoscibile – spiega –,all'inizio tra l'altro si è trattato perlopiù di un processo basato sul passaparola, ma pian piano questo ha portato ad una ascesa costante dei miei lettori. In seguito è arrivato anche il successo di Camilleri ed io in un certo senso ho usufruito di questa apertura di strada da egli già attuata». E per la delizia dei suoi tanti lettori Piazzese sta già pensando al suo quarto romanzo. Anche in questo sarà nuovamente presente il commissario Spotorno, ma stavolta l'ambientazione sarà precedente alle prime tre storie.
Simonetta Russotto
 
 

La Repubblica, 8.4.2004
Spettacoli & Cultura
In libreria "Guerra agli umani", il nuovo romanzo del collettivo e le origini del commissario Montalbano in tre racconti lunghi
Tornano Wu Ming e Camilleri sguardi obliqui sull'Italia
Tra le novità il secondo pamphlet di Oriana Fallaci contro l'"Eurabia" e i "traditori" dell'Occidente

[...]
Chi era Montalbano prima di diventare il commissario Montalbano? Come ha incominicato a fare questo mestiere? Andrea Camilleri ha deciso di regalare agli appassionati del suo personaggio una chicca: tre lunghi racconti sulla vita di un Montalbano ancora trentenne non ancora stemperato e levigato dagli anni, meno scafato ma con già addosso il fuoco vivo che lo accompagnerà per tutta la vita. Sono raccolti nel libro La prima indagine di Montalbano (Mondadori, 16,50). Imperdibile il secondo dei tre racconti, che dà il titolo alla raccolta. Siamo a Mascalippa, paese dell'entroterra siciliano. Montalbano è un giovane vicecommissario in attesa della promozione e del trasferimento ad altra sede. Accanto a lui compaiono personaggi finora sconosciuti: una vecchia fidanzata e Libero Sanfilippo, primo capo di Montalbano e maestro di indagini. Sentiamo anche quest'ultimo dare al giovane apprendista il seguente consiglio: "Se ti lasci pigliare da qualsiasi reazione, sgomento, orrore, indignazione, pietà, sei completamente fottuto". Montalbano non fa in tempo a trasferirsi (ecco Vigata) che al suo primo caso da commissario mostra quanto quel consiglio sia inutile per gente come lui.
[...]
Dario Olivero
 
 

LibriAlice, 8.4.2004
Seguendo Simenon incontro Camilleri
In occasione del nuovo libro di Andrea Camilleri, La prima indagine di Montalbano, ecco un'analisi del comissario siciliano a confronto con il Maigret di Simenon

Ho trascorso molte notti guardando vecchie repliche televisive delle inchieste del Commissario Maigret, quelle mitiche interpretate da Gino Cervi. Le avevo già viste, ma in un’età nella quale si vede senza guardare. Oggi con gli occhi del cuore e del ricordo le ho trovate bellissime e tenerissime. Mi viene da pensare a quanto buon materiale può fornire la letteratura agli sceneggiatori dei nostri giorni che, spesso, ci propinano la ormai conclamata “spazzatura”!
Ma tornando a Maigret, e in particolare alla sigla (struggente la voce di Tenco in Un giorno come un altro), mentre scorrono i titoli ad un certo punto ho letto: Sceneggiatura di Andrea Camilleri.
Non è stata una sorpresa, lo sapevo già, lo avevo già visto scritto da qualche parte, ma oggi, dopo aver letto quasi tutto Simenon e tutto Camilleri (speriamo non sia tutto….) questo accostamento mi ha stimolato alcune riflessioni. Mi è venuta voglia di analizzare somiglianze e differenze fra i due commissari (Maigret e Montalbano) e nonostante le distanze spazio-temporali che li separano, mi sono venute in mente un sacco di cose da dire. Ora ci provo.
Sicuramente Camilleri lavorando a quelle sceneggiature ha studiato, ha letto tutto Simenon e ha colto la vera anima del suo personaggio, fino allora solamente di “carta” (se si escludono pochi film francesi che vedevano un magnifico Jean Gabin nel ruolo di Maigret). In altre parole, ha cercato di materializzare ciò che Simenon ha creato con la penna (o con la macchina da scrivere). È per questo che vedo in Montalbano molte affinità con il commissario Maigret.
Tutti e due sono dei “burberi benefici”, in apparenza duri, nervosi, sanguigni e anche un po’ prepotenti, ma in realtà buoni, generosi ed estremamente pietosi specialmente verso coloro che compiono il male per necessità o per pura sopravvivenza. Ambedue si interrogano sulle radici del male, e diventano spietati di fronte alla malvagità fine a se stessa. Sono animati dagli stessi sentimenti e reagiscono con uguali attitudini e cioè intelligenza, grande umanità e un profondo senso di giustizia, non solo la giustizia della Legge, ma quella che pretende per tutti gli uomini uguale dignità.
Continuando in questo senso, mi sembra di intravedere, anche nel loro pur diverso e lontano luogo di lavoro, molte analogie. Maigret lavora a Parigi e il Quai des Orfèvres è il suo quartier generale. Qui è circondato da collaboratori ormai diventati storici come Torrance (“Torrance il ciccione, Torrance il fracassone”), Janvier (“il giovane Janvier”), e Lucas (che prenderà il posto di Maigret dopo il pensionamento). Il Commissario ha con loro un rapporto che è un misto di autorità e di affetto, di stima ma anche, a volte, di stizza.
E in questo tipo di rapporti con i sottoposti, rivedo tanto: Mimì Augello, Fazio, Gallo e Galluzzo (non trovo però un Catarella!!) che Montalbano spesso tiranneggia, maltratta, ma che fondamentalmente giudica buoni amici e fidati collaboratori.
E poi parliamo di donne. Louise Maigret, meglio conosciuta come Signora Maigret, è tutto il privato del Commissario. È moglie, consigliera, cuoca (è stato scritto anche un libro sulle sue ricette), è “l’isola buona” in mezzo a un mare di violenza e di ferocia, è in altre parole l’ansiolitico di Maigret.
La compagna di Montalbano è Livia, una donna spesso lontana, ma molto vicina al Commissario, specialmente come consolazione nei momenti di maggiore inquietudine. Ma Livia è anche sensualità (lato che non si trova, se non celatissimo, nella Signora Maigret), è passione anche fisica e questo non deve stupire, in fondo Camilleri scrive oggi, ed è risaputo che un po’ di sesso qua e là, non guasta, anzi fa “cassetta”. Però Livia non cucina, per questo c’è la tenera Adelina (la cammarera, la fìmmina di casa) che prepara cibi semplici, “gustosamente popolari” ma squisiti.
Insomma per fare una Signora Maigret occorre una Livia più una Adelina e l’assioma è perfetto!!
Ma rimaniamo sul cibo, sul vino o sui liquori. Tutti e due amano mangiare, e mangiare bene… ma soprattutto amano mangiare da soli . C’è un passo, tratto da Il cane di terracotta nel quale Camilleri scrive ”Gli piaceva mangiare da solo, godersi i bocconi in silenzio [...] Pensò che in fatti di gusto egli era più vicino a Maigret che a Pepe Carvalho, [...]”. Montalbano è veramente una buona forchetta, mangia per consolarsi, per coccolarsi, per premiarsi, si percepisce un rapporto quasi sensuale con il cibo. Certe descrizioni di piatti sono talmente eccitanti da stimolare le papille gustative del lettore, ne cito una per tutte (ma sono decine e decine… e tutte da Gambero Rosso): ”Nel frigorifero trovò pasta fredda con pomodoro, vasilicò e passaluna, olive nere, che mandavano un profumo d’arrisbigliare un morto, e un secondo piatto d’alici con cipolla e aceto”.
Anche Maigret ama mangiare. A casa Louise prepara cibi sani, nutrienti, di tradizione popolare (la Signora Maigret è nata in provincia). Ma quando cena fuori casa o in ufficio si lascia andare ad un mangiare più “pasticciato”, ma non per questo meno succulento, come ad esempio i mitici panini della brasserie Dauphine, o le salsicce annaffiate da una birra alla spina al bancone de La Coupole Ma soprattutto Maigret ama bere (e a volte beve anche un po’ troppo!). È un luogo comune pensare che Maigret beva solo Calvados, lui beve di tutto: cognac, acquavite di prugne, grog, birra, liquori dolciastri, fatti in casa da anziane signore che poi gli lasciano in regalo noiosi bruciori di stomaco e anche (ma molto raramente perché troppo americano!) whisky. Quando Maigret beve, il lettore beve con lui, prova le stesse sensazioni, gode con lui, si disseta con lui, si disgusta insieme a lui.
E i due autori sono maestri nel comunicare sapori, odori, profumi, (ma anche puzze, tanfo e fetore) proprio come Suskind nel suo magnifico romanzo Il profumo.
Infine vorrei parlare dello sfondo, anzi degli sfondi: Parigi e Vigàta (Sicilia, Italia). Il paragone potrebbe sembrare ereticale e forse lo è, ma il male ovunque si diffonda, rende uguale ogni realtà.
La Parigi di Simenon non è più esattamente la Ville lumière di inizio secolo, è una città spesso fredda e piovosa, con primavere che non arrivano mai, fatta di boulevards, di faubourgs, di fumosi bistrot, di sordide pensioni a Pigalle e di stazioni dai nomi ormai familiari: Gare du Nord, Gare de l’Est, Gare de Lyon, Gare di Montparnasse. L’unica oasi felice in questa città che sembra un po’ triste, è l’appartamento della famiglia Maigret in boulevard Richard-Lenoir, il commissario stesso lo descrive con queste parole: ”Abito in un appartamento borghese, dove mi attendono manicaretti preparati con cura, dove tutto è semplice e chiaro, pulito e confortevole [...]. Certo, appartengo a questo ambiente, faccio parte della cosiddetta brava gente.”
Vigàta (che in realtà non esiste!) pur essendo un semplice paesotto di provincia, riesce ad essere più violento e drammatico di Parigi! Realtà mafiose, corruzione, vizio, pregiudizi e stagnante burocrazia. Ma anche Montalbano ha la sua oasi felice; la sua villetta sulla spiaggia di Marinella, un po’ fuori Vigàta. Sulla terrazza di fronte al mare, Salvo Montalbano beve il suo caffè, si riposa, riflette, si rilassa e poi, quasi come in rituale, si tuffa in mare... e nuota, nuota tanto, sino a stancarsi. Quando esce dall’acqua è sempre un uomo nuovo, ritrova forze, energie, vitalità.
Il mare è un grande protagonista nei romanzi di Camilleri!
La strada è una grande protagonista nei romanzi di Simenon!
Un altro, magari azzardato e assurdo, parallelismo.
M. A. Bosi
 
 

Blanco y Negro Cultural - ABC, 8.4.2004
Opereta Montalbano

[...]
Andrea Camilleri no iguala a ninguno de los grandes de la novela negra, pero es un honrado artesano del relato policial europeo que ha sabido construirse un espacio propio dentro de eso que algunos denominan la 'sicilianidad literaria'. Hazaña no pequeña en estos tiempos de dura competencia y algarabía editorial.
[....]
Fernando Martínez Laínez
 
 

The New Zealand Herald, 9.4.2004
Andrea Camilleri: The Shape Of Water
* Picador, $26.95

Inspector Salvo Montalbano is an unusual Sicilian official: he doesn't take bribes; he's for the victims. Montalbano is a delight, a cop who shoots his reflection in a window. He employs a cleaner and cook whose sons he has put inside because, despite dire and likely predictions that she will poison him, she is a magnificent cook. Opening the book is an unusual case involving a local big-wig found dead in his car in a mad, carnival place called the Pasture. In Sicily, to die of natural causes is so rare as to be almost unbelievable. And so it proves. Food, farce and mad, bad Sicily. What more could you want?
Michele Hewitson
 
 

PMnet, 9.4.2004
Il ladro di merendine, Camilleri non si smentisce 
Cultura - Recensioni libri

"S'arrisbigliò malamente: i linzòla, nel sudatizzo del sonno agitato per via del chilo e mezzo di sarde a beccafico che la sera avanti si era sbafàto, gli si erano strettamente arravugliate torno torno il corpo, gli parse d'essere addiventato una mummia".
Inzia così "Il ladro di merendine" di Andrea Camilleri; terzo "giallo" che ha come protagonista Salvo Montalbano, il commissario di stanza a Vigata, "il centro piu' inventato della Sicilia piu' tipica", come è stato definito da molti giornalisti.
Molti di voi conosceranno sicuramente il personaggio grazie alla fiction televisiva trasmessa sulla RAI dove Luca Zingaretti interpreta magistralmente il personaggio di Camilleri.
 Il libro come avete potuto intuire dall'incipit non è scritto del tutto in Italiano, anzi per dirla tutta, il Siciliano la fa da padrone, contribuendo a creare l'atmosfera attorno al lettore che vi si approccia e se avrete la pazienza e l'apertura mentale (qualora siculi non foste ah!) di cercare di capire la parlata, vi sembrerà di entrare nel racconto.
Nel romanzo - scritto successivamente a "La forma dell'acqua" e il "Cane di terracotta" - il commissario Montalbano è alle prese con un triplice problema: ostacolare la sua promozione a vicequestore, che significherebbe compromissione burocratica, abbandonare la prima linea delle indagini che gli appartiene come l'acqua ad un pesce e il sospetto di un collegamento tra due morti violente.
Il primo di questi fatti di sangue vede la morte di un tunisino imbarcato su un peschereccio di Mazara del Vallo in uno scontro a fuoco con un guardacoste lui pure Tunisino e la seconda quella di un commerciante di Vigata accoltellato in ascensore.
Montalbano è un uomo leale prima di tutto con sé stesso e non è certo uno stinco di santo, sebbene qualsiasi cosa faccia sia dettata da un connubio tra alto senso del dovere, passione smodata per la buona cucina, genialità, intuizione, onestà e sciovinismo tipicamente maschilista, ma con un manierismo cerimonioso a volte tipicamente siciliano.
L'indagine apparentemente semplice riserverà molte sorprese al nostro commissario, non ultimo il coinvolgimento di servizi segreti e nuclei antiterrorismo più o meno deviati.
Apparentemente due omicidi senza niente in comune, ma che invece nascondono uno sfuggente trait d'union nella figura di un bambino datosi alla macchia e che sopravvive rubando merendine ai suoi coetanei locali.
Ancora una volta il libro vince sulla sua trasposizione cinematografica, anche se, come abbiamo detto precedentemente, il personaggio di Montalbano sembra cucito addosso a Zingaretti e la Fiction televisiva ricalchi abbastanza fedelmente la vicenda; alcune sfumature purtroppo sono andate perse e si possono ritrovare solo nel libro, che menziona anche il difficile rapporto tra il protagonista e la figura paterna.
Un Best-Seller che ha spopolato non solo a casa nostra, ma che - anzi - ha visto la sua diffusione attraverso versioni tradotte in tutto il mondo; certo noi italiani siamo più fortunati, infatti la parlata siciliana per quanto ostica ci sarà sicuramente più comprensibile che ad un tedesco. Difatti, il guaio, in queste situazioni, è che molto del valore della dialettica và perso nel lavoro di traduzione.
Ma il successo di questo libro non si ferma qui: esiste, su Cd-Rom, il cartone animato de "Il ladro di merendine" - atto secondo, un avventura multimediale di Salvo Montalbano.
Si tratta in sostanza di un videogioco tipo "adventure", dove l'investigatore catalano Pepe Carvalho, creato dal 'collega' Manuel Vázquez Montalbán, altri non è che il giocatore che deve risolvere il caso, calandosi nella psiche di Salvo Montalbano. Il prodotto è editato dalla Sellerio è può essere un modo divertente ed atipico di approcciarsi all'universo poliziesco di Vigàta e dintorni.
Se ne consiglia la lettura a tutti quelli che pensano che gli scrittori italiani abbiano ancora qualcosa da dire nella giallistica e inevitabilmente a tutti i fans del Montalbano televisivo che rimarranno deliziati dalle minute descrizioni e manie del loro beniamino.
Fabrizio Gandino
 
 

13.4.2004
Il caso Camilleri

Sarà in libreria giovedì 22 aprile 2004 "Il caso Camilleri" (Sellerio).
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno "Letteratura e storia. Il caso Camilleri", con la prefazione di Ermanno Paccagnini.
 
 

La Padania, 13.4.2004
Delude l'ultimo libro di Andrea Camilleri: solo uno dei tre racconti lunghi possiede una sua originalità
Com'è vecchio il giovane Montalbano
Storie senza suspense, personaggi ridotti a cliché: il declino del commissario

No, decisamente non va: Andrea Camilleri sta perdendo l'ispirazione. In libreria è uscito da qualche giorno La prima indagine di Montalbano (Mondadori, 340 pagine, euro 16,50): tre racconti lunghi che dimostrano quanto il celebre commissario di Vigata sia ormai un personaggio di maniera, stanco e scialbo, al punto che nemmeno i nuovi personaggi introdotti, legati appunto agli esordi della sua attività, vivacizzano più di tanto la pagina.
Sappiamo che tutti gli scrittori di romanzi gialli basati su personaggi seriali amano divagare e ricamare sulla vita fittizia delle loro creazioni: esiste un Poirot giovane e un Maigret alle prime armi, e gli autori costruiscono da un libro all'altro un fitto intreccio di rimandi e autocitazioni. Il problema, dunque, non è l'espediente né evidentemente Camilleri pretende di apparire originale allargando l'orizzonte di conoscenza intorno a Montalbano.
Il problema è il calo di tensione che rende la narrazione priva di nerbo: si sente il mestiere dell'autore, l'abilità nel secondare certe aspettative, prevedibili, del pubblico di fedelissimi. Ma quella scintilla che aveva reso appassionanti le trame de Il ladro di merendine, Il cane di terracotta o La voce del violino è rimasta nella penna.
Vediamo nel dettaglio. Il primo racconto, Sette lunedì, è senz'altro il più riuscito: nasce da un'idea tutta libresca, quella di un assassino che vuol realizzare le profezie della Cabbala, e proprio per questo possiede una sua originalità. E una certa accattivante inverosimiglianza, nel senso di assoluta mancanza di concessione al realismo: delitti incomprensibili a catena, dagli animali all'uomo. Certo, la motivazione alla fine si scoprirà: folle, come folle è il dolore che ha sconvolto la mente del colpevole. Ma non priva di un fascino "metafisico", lontana mille miglia com'è dalle banali nefandezze della violenza omicida causata dall'interesse, dalla bieca avidità.
Si cade nel grigiore, invece, con il secondo capitolo di queste avventure, quello che dà il titolo al volume, La prima indagine di Montalbano. Scoprire che, prima di trasferirsi a Vigata, Montalbano viveva in un paesino dell'entroterra che, uomo di mare e di aperti spazi, pativa come un luogo di esilio; che aveva un superiore, Libero Sanfilippo, maestro di tecnica sbirresca ma soprattutto di onestà e determinazione; che aveva una fidanzata, Mery, bella e sensibile: tutto questo aggiunge pennellate fresche, ravviva i colori del ritratto del commissario. Ma non basta davvero a rendere intrigante la storia della strana, misteriosa ragazza (troppo strana, troppo misteriosa: un altro cliché, in realtà) al centro della vicenda.
Né risolleva il morale l'ultima storia, Ritorno alle origini: un racconto dal taglio e dal tono più politico, una denuncia - ormai abituale nell'opera di un autore di sinistra - delle nuove complicità soft garantite alla mafia dal potere di destra. Resta che, dopo poche pagine, il meccanismo dell'indagine è così prevedibile da rendere scontato lo scioglimento: e, se pure si rifiuta il colpo di teatro a tutti i costi, senza un minimo di suspense non c'è intreccio poliziesco che regga.
Roberto Brusadelli
 
 

KataWeb Cinema, 13.4.2004
In primo piano
Zingaretti: "Il futuro dell'Africa è nero"

Luca Zingaretti ha presentato all’Auditorium di Roma il suo documentario, Gulu.
Realizzato in Africa, in un distretto dell’Uganda il film racconta la storia della popolazione Acholi, che da anni vive in una situazione disastrosa: guerra civile, reclutamenti forzati di bambini soldato, massacri di villaggi inermi, violenze sessuali, saccheggi.
'Gulu', diretto da Luca Zingaretti e da sua moglie Margherita D’Amico, è girato per l'associazione non governativa AMREF, il cui slogan è 'Il futuro dell’Africa è nero'. Una frase che potrebbe sembrare pessimista, ma che così non è, come ci ha spiegato lo stesso Zingaretti.
[...]
Parlando con Zingaretti è spontaneo pensare al commissario Montalbano: a quando i nuovi episodi?
"Nel 2005 gireremo i nuovi episodi, che saranno due o quattro. Vorrei, con questi, chiudere la saga."
Qual è il segreto di Montalbano?
"Innanzi tutto è scritto divinamente da Andrea Camilleri. E poi è un personaggio all'antica, che le donne vorrebbero avere accanto e al quale gli uomini vorrebbero somigliare."
[...]
Si sente prigioniero del personaggio di Montalbano?
"No, perchè faccio anche altro. Sono felicissimo di averlo interpretato e di continuare a farlo. Montalbano mi diverte, e non è poco! Fino a che mi divertirò ad interpretarlo, andrò avanti. Con il tempo, poi, nel commissario emerge l'attore più del personaggio."
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.4.2004
Sportello Università. La tesi
Lo scrittore agrigentino spiega le forme del suo linguaggio
Il segreto di Camilleri. Come mischiare i codici
Elisa Insalaco ha analizzato quattro libri e ha intervistato l'autore nella casa di Porto Empedocle

Lo scrittore Andrea Camilleri e il suo particolarissimo lessico, indagato attraverso l´analisi di quattro suoi romanzi. Ne è nato un corposo glossario commentato, che costituisce il nucleo della tesi di laurea di Elisa Insalaco, relatore Giovanni Ruffino, ordinario di Dialettologia siciliana all´Università di Palermo e preside di Lettere. Ne Il re di Girgenti si incontra l´espressione "...pirchì cimiava avanti e narrè?". «Quando è all´opera - spiega Elisa Insalaco - la fervida penna dell´autore non può fare a meno del suo personalissimo conio e questo cimiava, senza nessuna corrispondenza semantica con il siciliano cimiari, è chiaramente una neoformazione che ha, invece, il senso di ondeggiare, come le cime degli alberi mosse dal vento».
Le voci lessicali isolate dai testi esaminati (gli altri tre sono: Il corso delle cose; Un filo di fumo; La stagione della caccia) hanno evidenziato l´uso, accanto all´italiano, di dialettalismi, di regionalismi, meridionalismi e termini riconducibili all´italiano popolare, senza dimenticare una certa ricorrenza di neologismi e neoformazioni camilleriane.
Nello studio della casa natia di via La Porta, a Porto Empedocle, lo scrittore ha spiegato alla laureanda i segreti degli ingredienti del suo originale linguaggio. «Un linguaggio nato - ha rivelato lo scrittore - da una certa mancanza mia, dall´impossibilità di adoperare la lingua. Se dovevo dire cose per linee generali, adoperando l´italiano ce la facevo benissimo. Ma se dovevo entrare in alcuni dettagli, l´italiano non è che non mi bastasse, mi bastava benissimo, solo che io non sapevo adoperarlo». Poi è subentrato un lavoro accorto di dosaggio nel rapporto lingua-dialetto. La lingua dei romanzi è influenzata dal "certo gusto" particolare di Camilleri, nei confronti di alcuni vocaboli dialettali ormai fuori uso. Anche con i suoi amici parlava in questo modo. «Non dicevo mai calà u ventu, dicevo abbacà u ventu o ad esempio un ti cataminari invece di un ti moviri e, nel far questo, mi divertivo molto». Anche il mezzadro Minico in campagna gli raccontava storie in siciliano: «Adoperava parole e verbi che non appartenevano all´uso del nostro dialetto. Erano codici diversi e a me piaceva tanto mischiarli».
Angelo Vitale
 
 

La Sicilia, 15.4.2004
Concorso «Parole in corsa»
Ast, prorogata al 31 maggio la scadenza per la presentazione dei racconti ispirati al viaggio sugli autobus e bus di linea

Il rinvio da giugno a settembre 2004 della manifestazione nazionale letteraria «Parole in corsa - Viaggiare e scrivere, scrivere è viaggiare» promossa dall'Associazione Trasporti e alla quale hanno dato la propria adesione 22 aziende del trasporto pubblico locale ha consentito, a queste ultime, lo spostamento del termine utile per la partecipazione al concorso da parte dei propri utenti aspiranti scrittori. L'Azienda siciliana trasporti ha, pertanto, deciso di prorogare al 31 Maggio la nuova scadenza. Gli utenti dei 159 Comuni siciliani serviti dall'Ast, pertanto, potranno inviare via email (paroleincorsa@astsicilia.it) i loro raccolti inediti (a tema libero ma con qualche attinenza ai viaggi in bus o pullmann) o a mezzo del servizio postale (all'indirizzo: Parole in corsa – Azienda Siciliana Trasporti – Via Caduti senza Croce 28 90146 Palermo) e visionarli collegandosi al sito aziendale (www.aziendasicilianatrasporti.it). I cinque migliori racconti pervenuti, selezionati da una giuria di funzionari aziendali, giornalisti e scrittori, parteciperanno alla finale nazionale del concorso che si svolgerà il prossimo 16 settembre presso la Sala Promototeca del Comune di Roma nel corso della quale verrà scelto il racconto vincitore. Tutti i racconti finalisti verranno pubblicati in un libro che conterrà, oltre agli elaborati degli aspiranti scrittori, anche quelli di scrittori di chiara fama del calibro di Alberto Bevilacqua, Roberto Gervaso, Alessandro Bergonzoni, Andrea Camilleri, Luciana Litizzetto e Mauro Covacich.
[Non risulta che Andrea Camilleri abbia scritto un racconto per il concorso «Parole in corsa», NdCFC]
 
 

Avui, 15.4.2004
El nou llibre de l'autor sicilià, que acaba de sortir publicat a Itàlia, narra les primeres investigacions del famós policia
Camilleri desvela el passat ingenu del jove Montalbano
Andrea Camilleri tira enrere en el temps i presenta un comissari Montalbano desconegut, amb només 35 anys, molta ingenuïtat i poca experiència, en tres relats diferents on el famós policia sicilià s'enfronta als seus primers casos.

"M'he divertit molt escrivint aquest llibre". L'autor sicilià ha deixat anar la seva imaginació i ha creat un passat per al seu Montalbano, una joventut, uns primers casos que segurament sorprendran més d'un lector i que enriqueixen aquest personatge de ficció que cada cop segueixen més lectors d'arreu del món.
La prima indagine di Montalbano (Mondadori) són en realitat tres relats inèdits que l'autor havia pensat i començat a escriure fa temps, però que no ha acabat de polir fins ara. En aquests relats, el comissari més famós d'Itàlia té 35 anys i un posat molt més ingenu i intempestiu que en les altres novel·les. Tot i això, ja manifesta alguns dels trets més significatius del seu caràcter, com la passió pel bon menjar i el bon beure i l'adoració pel mar. Montalbano viu i treballa a Mascalippa, un petit poble imaginari de l'entreterra siciliana, d'una bellesa agresta, gairebé ferotge, un lloc on espera ansiós que li arribi el desitjat trasllat a un poble de mar. Al seu costat, Camilleri presenta personatges fins ara desconeguts com Libero Sanfilippo, el primer cap del jove policia, un home decisiu en la seva vida que li ensenyarà gairebé tot el que sap de l'ofici; i Mery, l'antiga nòvia de Montalbano, que desvelarà una part desconeguda del personatge.
En les pàgines del llibre, Camilleri viu la seva primera trobada amb Vigatà, la ciutat que serà protagonista de totes les altres novel·les, amb el seu mar, la seva gent i els seus racons; la ciutat on es convertirà definitivament en il comissario. En el primer dels tres relats, Sette lunedí, Montalbano resol un estrany cas sobre un assassí d'animals que es basa en les profecies de la càbala per dur a terme els seus crims. En el segon, La prima indagine di Montalbano, el protagonista viu encara a Mascalippa i és només vicecomissari, però haurà de dur a terme una complicada investigació que gira al voltant d'una noia massa silenciosa i molt intrigant. Finalment, en el tercer i últim relat, Ritorno alle origini, ja demostra ser un policia una mica més expert i aconsegueix resoldre el misteriós segrest d'una nena de tres anys sota el qual s'intueix una complicada trama de la Màfia.
D'aquestes tres investigacions del comissari, que van ser escrites en diferents períodes, Camilleri destaca que "tenen en comú que no tracten delictes de sang", tot i que estan construïdes sobre un rerefons de tensió extrema i intriga per mantenir l'atenció del lector ben lligada fins al final. L'autor sicilià bromeja dient que el 2004 serà "l'any de Montalbano", ja que, a part d'aquest nou llibre, l'octubre vinent sortirà La pazienza del ragno, una novel·la que comença just en el moment en què acaba l'últim títol de la sèrie aparegut el passat 2003 i traduït al català, Un gir decisiu (Edicions 62).
Thaïs Gutiérrez
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.4.2004
Giallo a Porto Empedocle
Rubata l'insegna che indica Vigàta

Dopo le merendine, nella Vigàta di Andrea Camilleri, ovvero Porto Empedocle, hanno rubato pure la tabella stradale che indica il nuovo nome del paese, Vigàta appunto. Si tratta dell'insegna che il Comune piazzò l'anno scorso per far conoscere il parziale cambio di denominazione del paese caro al creatore del commissario Montalbano. All'assessore comunale al Turismo, Tonino Guido, non è rimasto che andare dai carabinieri per sporgere denucia.
 
 

LibriAlice, 16.4.2004
Il libro della settimana
Andrea Camilleri - La prima indagine di Montalbano

“Arrivò tanticchia in ritardo, le nove e deci, pirchì non era arrinisciuto a trovare un posto per parcheggiare. Lei era lì, lo stesso vistito di cotonina, la stissa borsa, lo stisso sguardo sperso nei grandi occhi nivuri.”

Tre indagini, tre lunghe storie che hanno per protagonista Montalbano. Tre racconti che sono collocati in tre diversi periodi della vita del commissario non proposti però in ordine cronologico: il primo è già ambientato a Vigàta e protagonista è il Montalbano che tutti conosciamo; il secondo invece descrive il momento di passaggio, e la relativa promozione a commissario, dal paese di montagna in cui il nostro prestava servizio (sperso paisi degli Erei), Mascalippa, alla deliziosa cittadina di mare creata dalla fantasia di Camilleri, estremamente riconducibile a varie località della costa sicula; il terzo racconto è riferito all’oggi, tanti sono gli accenni alla realtà politico-amministrativa di stretta attualità.
L’aver collocato al centro del volume La prima indagine di Montalbano può apparire una scelta editoriale curiosa, così come l’aver deciso di pubblicare testi scritti dall’autore in momenti diversi, eppure esiste una logica anche abbastanza esplicita, premiata dai lettori che in pochi giorni hanno collocato questo libro in vetta alle classifiche di vendita.
Ritroviamo il personaggio a tutti noto nella prima indagine; la risposta alla domanda che molti si possono essere posta in questi anni, “Ma come nasce Montalbano?”, nella seconda; infine, ritornando alla contemporaneità più assoluta nella terza indagine, osserviamo, attraverso le imprese del commissario, qual è la situazione in Sicilia nell’ultimissimo periodo.
Altro elemento che lega idealmente le tre parti del libro è l’assenza di fatti di sangue, non ci sono infatti morti ammazzati: nel primo racconto è solo l’abilità investigativa a evitare una vera e propria strage, mentre negli altri due sono presentati casi di crimini molto gravi ma non cruenti.
Due i fatti particolarmente nuovi e intriganti: il giovane Montalbano, mostra alcune ingenuità che poi nella sua fase matura non vedremo più, e ha anche una maggior facilità a interpretare in modo “personale” le regole, eppure è assolutamente congruente con il personaggio evoluto, quello a noi ben noto. In secondo luogo, e per la prima volta, la mafia entra direttamente nel racconto e viene presentata nella sua nuova fase, legata strettamente al mondo finanziario ed economico, ma come sempre protetta da alcune personalità politiche fatte eleggere a tal scopo.
La vena civile di Camilleri rimane comunque assolutamente in evidenza, non solo quando parla esplicitamente di nuove leggi che favoriscono in modo clamoroso interessi mafiosi o quando, con molta ironia, fa cenno alle nuove direttive in campo sanitario, ma vibra nei nuclei tematici stessi, nella difesa delle donne, colpite dal pregiudizio e dalla cultura maschilista (in questo la figura di Rosanna, protagonista del secondo racconto, è esemplare), nella solitudine dei vecchi, o nella povertà che diventa facile preda di interessi disonesti.
La capacità di questo autore di tenere stretti i lettori alla pagina grazie a un’abilità narrativa straordinaria che ha permesso di superare anche le difficoltà di una lingua così densa di elementi dialettali, è ulteriormente accresciuta dal saper essere fonte di informazioni, lettura per così dire educativa, riuscendo nello stesso tempo a non essere mai in nessun caso didascalica.
Grazia Casagrande
 
 

Bresciaoggi, 16.4.2004
Nuovi racconti di Andrea Camilleri
Montalbano giovane alle prese con le prime indagini

Chi era Salvo Montalbano prima di diventare il commissario Montalbano? In questo volume appena arrivato in libreria, «La prima indagine di Montalbano» (Mondadori), Camilleri ci racconta un vicecommissario appena trentenne, di stanza in un paese dell’entroterra siciliano, Mascalippa, con una fidanzata a distanza che non è ancora la Livia di sempre, ma una certa Mary, con un capo, Libero Sanfilippo, che scopriamo essere stato il suo maestro. «Come di certe persone di famiglia siamo convinti di conoscere vita, morte e miracoli, così ci sentiamo preparatissimi sui luoghi, sui gusti e sulle compagnie di un eroe come Montalbano - si legge sul sito Camilleri fans club-. Ma ci sbagliamo, non possiamo sapere tutto, e su Montalbano, comunque, Camilleri ne sa sempre più di noi».
Il Montalbano giovane ha comunque già in sé tutti i caratteri che conoscevamo, dalla passione per la cucina a quella per il mare; dalla tendenza ad interpretare le regole e non farsene bloccare per arrivare al fondo delle sue indagini, a quella passionalità che lo fa a volte «di umore nivuro come il cielo» e lo spinge, altre, ad adottare un cane, un barbone, una ragazzina cacciata di casa.
Compreso, anche senza parole, dal suo capo a Mascalippa che, al momento della promozione a commissario lo fa destinare a Vigata, Montalbano raduna attorno a sé, già dal secondo racconto, i Fazio, gli Augello, i Gallo, i Galluzzo, i Catarella; si sistema nella villetta sulla spiaggia e, alla fine, Mary viene sostituita da Livia.
La novità forse più evidente in questi tre racconti delle altrettante prime indagini del nostro commissario, è la presenza forte della mafia: le famiglie Cuffaro e Sinagra, i due onorevoli di riferimento dei boss (stesso partito, naturalmente di maggioranza), i prestanome, i meccanismi del riciclaggio e dell’acquisizione delle società. Credibilissimi, quasi presi di peso dalla cronaca, tanto che l’autore sottolinea in nota «i personaggi di queste storie, i loro nomi (soprattutto i cognomi!) e le situazioni nelle quali si trovano e agiscono sono frutto della mia fantasia». Di fantasia è forse, soprattutto, la possibilità per il nostro commissario di far finire in galera un rampollo dell’onorata società e continuare tranquillo per la sua strada. Ma la cifra del racconto di Camilleri resta quella che amiamo da sempre: non c'è sangue, anzi non c'è nemmeno un morto.
Candida Curzi
 
 

La Nuova Venezia, 16.4.2004
Montalbano agli esordi
 
 

l'Unità, 17.4.2004
Ma da dove viene Montalbano?

Da Mascalippa a Vigàta, ed il destino di Montalbano si compì. E' una delle chiavi di lettura di un racconto incentrato sul commissario Salvo Montalbano ambientato in un paesaggio di montagna. In quella Sicilia degli interni, tanto diversa dalla Vigàta che tutti conoscono. Con la casa di Montalbano davanti al mare e le nuotate mattutine...
Andrea Camilleri sa come affascinare il lettore, e come stupirlo. Ma nulla avviene a caso nella serie narrativa inventata dallo scrittore di Porto Empedocle. Mancava l'origine di Montalbano, o meglio la prima indagine. Camilleri vi ha posto rimedio, con un racconto originale nel nuovo libro che segna il ritorno del commissario più amato d'Italia.
Così "La prima indagine di Montalbano", edito da Mondadori, strutturato in tre racconti, contiene una storia che diventa essenziale per i cultori dello scrittore siciliano. Un racconto dove Montalbano appare più ingenuo rispetto all'investigatore acuto della serie camilleriana, ma ha già in nuce tutte le caratteristiche intellettuali, comportamentali ed istintive del poliziotto più famoso della storia letteraria italiana contemporanea. Il commissario intelligente, che simpatizza per gli operai e i ceti più deboli, che è colto ma cerca di non darlo a vedere, che non ama la burocrazia, odia i formalismi, ma ha dei forti valori democratici. Un personaggio che ama la buona cucina, e non per mera estetica gastronomica, ma come parte integrante della qualità della vita. Come le lunghe passeggiate nel porto di Vigàta, con momenti di riflessione, spesso utili nella risoluzione delle indagini. L'odore del mare, i sapori ed i gusti, i paesaggi mozzafiato, l'insieme di cose che costituiscono la cornice del suo stile di vita. Lo stile di vita che Camilleri ha impresso alla sua creatura, come caratteri letterariamente unici. Non è un caso allora che Montalbano non veda l'ora di fuggire da Mascalippa per giungere a Vigàta.
"Intediamoci bene, se c'era una Sicilia che gli facivi piaciri a taliarla era proprio quella Sicilia fatta di terra arsa e riarsa, gialla e marrò, indovi tanticchia di virdi testardo arrisaltava sparato come una cannonata, indovi i dadi bianchi delle casuzze in bilico sulle colline pariva divissiro sciddricare abbascio a una passata più forte di vento...". Una Sicilia dalla bellezza aspra che Montalbano può osservare ma non vivere. Nulla a che vedere con la bellezza armoniosa della Scala dei Turchi. Montalbano in visita a Vigàta e dintorni, sua futura destinazione da commissario: "S'assittò sulla sabbia asciutta, affatato. E accussì stette, fumandosi una sigaretta appresso all'altra, perso a taliare le variazioni della tinteggiatura del sole, via via che andava calando, sui gradoni più bassi della Scala dei Turchi...". "Non aviva gana di lasciare quel posto. Guidò verso Vigàta a deci chilometri orari, cummigliato da insulti e male parole dagli automobilisti che dovevano sorpassarlo sulla strata stritta". Montalbano trovò o ritrovò così la sua dimensione.
Un mondo che Camilleri descrive in maniera davvero efficace, da far trasparire la sua passione per le coste siciliane.
L'amore per i luoghi della sua giovinezza, per la Porto Empedocle nella quale ogni estate ritorna. E che sono i luoghi della sua letteratura, resi noti nel mondo dalla sua scrittura. Questa è la cornice, il substrato estetico-geografico, cultural-gastronomico, sul quale scorre il livello narrativo. Ma nelle indagini vi è un altro livello, costituito dall'analisi dei personaggi e dei contesti sociali. Ve ne è poi un terzo, fatto da riflessioni filosofiche. Come quelle sulla giustizia. Sulle regole. Riflessioni scritte con linguaggio metaforico, ma semplice.
Montalbano spiega ad un suo subalterno: "Ma lo sai come sono, le tue regole? Sono come il maglione di lana che mi
fece zia Cuncittina". "Quanno avivo una quinnicina d'anni, me' zia Cuncittina mi fece un magliuni di lana. Ma siccome non sapiva usari i ferri, il magliuni aviva ora maglie larghe che parivanu pirtusa ora maglie troppo stritte, e aviva un vrazzo più corto e uno più longo. E io, per farmelo stare giusto, doviva da una parte tirarlo e dall'altra allintarlo, ora stringerlo e ora allargarlo. E lo sai pirchì poteva farlo? Pirchì il magliuni si prestava, era di lana, non era di ferro. Mi capisti?".
Camilleri riflette sulla verità, sulla sua relatività, sulla questione dei criteri. Su di essi si interroga. Ed il suo personaggio si trova come nel romanzo "La forma dell'acqua" dinanzi alla pluralità della verità, pirandellianamente multiforme. Un concetto che l'autore ripropone nell'ultimo libro in un altro racconto: "Ritorno alle origini". Dove il commissario Montalbano, lettore di Borges ragiona sopra il concetto della selettività dell'atto del percepire. E delle complesse questioni neokantiane della soggettività e dell'oggettività. Qualcuno si stupirà di trovare in un vidiri e svidiri il mutanghero Montalbano alle prese con meditazioni filosofiche. Ma a dir il vero, non è la prima volta.
Salvo Fallica
 
 

Rai Educational, 18.4.2004
Visioni private
Intervista ad Andrea Camilleri all'interno della trasmissione curata dalla giornalista e scrittrice Cinzia Tani.

La Tani ha incontrato Camilleri a casa sua.
Insieme, chiacchierando della TV com’era (soprattutto) e com’è (poco), hanno visto degli spezzoni d’archivio di trasmissioni storiche (della Rai, ça va sans dire…).
Parlando del suo primo televisore, Camilleri ha detto di non averlo avuto subito, all’apparire del nuovo mezzo (1954) ma “dopo qualche mese” (sic!). Prima vedeva la TV, come tanti altri italiani, al bar o in casa di altri, dove la TV fungeva da “squillo di raccolta”.
Mentre scorrono le immagini di un brano de “Il piacere dell’onestà” trasmesso nel 1954 Camilleri (che a quell’epoca non lavorava ancora in Rai) racconta di come si faceva teatro nei primi anni della televisione e dei debiti che ha la tv verso il teatro stesso.
Non riportiamo tutto quello che dice perché queste e tante altre cose dette nel corso dell’intervista non sono una novità, in quanto raccontate e ribadite in varie occasioni (e in libri come “La testa ci fa dire”, “La linea della palma”, “Le parole raccontate”, “L’ombrello di Noè”).
Quando la Tani gli ha chiesto se la TV avesse assolto alla sua missione civilizzatrice e di alfabetizzazione (in senso stretto) Camilleri ha risposto che “lo ha fatto benissimo, la Rai, all’inizio”. Del resto “l’Italia negli anni ’50 era vogliosa di crescita, di conoscenza, di voglia di conoscersi. Anche attorno alla TV, di cui si discuteva. La TV si vedeva anche al cinema, prima di proiettare il film c’era ‘Lascia o raddoppia?’”.
A proposito dell’atmosfera del (non immediato) dopoguerra, Camilleri ha raccontato un aneddoto.
Si trovava con Eduardo De Filippo, quando arrivò Vittorio De Sica. Saluti affettuosi e simpatici fra i due poi, quando De Sica se ne va, Eduardo dice, indicandolo: “O maesto sciacquone!”. Il Sommo gli fa “Ma come, ha fatto splendidi film, di guerra per esempio”. Ed Eduardo: “Possiamo metterci a fare una guerra per far fare dei bei film a De Sica?”.
Le immagini d’archivio sono ora di “Studio Uno” (1964), un brano di una parodia musicale di “Dr Jekyll e Mr Hyde” con Gino Bramieri e il Quartetto Cetra. Camilleri si diverte molto, sottolineando come fossero “testi spiritosissimi, parodie straordinarie, di un’eleganza insuperata, da vedere anche oggi”.
E si passa a parlare della censura in Rai all’epoca di Bernabei. Dice Camilleri: “La censura era principalmente dovuta a un atteggiamento sessuofobico, politicamente i DC erano tolleranti: il contrario di ora! Le cose più belle le abbiamo fatte nel periodo Bernabei: aveva le spalle larghe, bastava non fargli sorprese…”.
Si passa quindi a parlare di gialli (su un brano di “Maigret” del 1972), e Camilleri racconta di come si lavorava per Maigret, di quello che ha significato per lui, di come sia arrivato a scrivere il primo giallo (sullo schermo, un brano di “Montalbano”), della sua amicizia con Manuel Vázquez Montalbán, della “dittatura” del personaggio seriale sul suo autore.
E infine spunta fuori anche il Camilleri Fans Club…
Discutendo su come spesso i lettori ne possano sapere più dell’autore riguardo ai suoi scritti, Camilleri racconta il celeberrimo episodio del suo “test d’ingresso” sul nostro sito, completato con 4 errori su 10 domande e con il giudizio finale “preparati meglio” :-D
 
 

Corriere della sera, 19.4.2004
Tendenze
Nel web o in libreria, il volto inatteso della letteratura
Da Melissa P. alla Mazzantini e a Michele Giuttari

Il presente è raccontabile solo attraverso il diario? Sembrerebbe. Sono diari le migliaia di blog che affollano la rete. Qualcuno parla di un «nuovo diarismo» pensando ai molti appunti quotidiani on line, redatti spesso, in siti ad hoc, da scrittori «laureati» (che vantano diversi libri, tra romanzi e raccolte di racconti, già pubblicati). Cento, mille, diecimila, centomila diari in pubblico.
[...]
Si presenta in forma di diario il racconto d’apertura (intitolato «Sette lunedì») del nuovo libro di Andrea Camilleri «La prima indagine di Montalbano».
[...]
 
 

Reteiblea, 19.4.2004
Attualità
Scicli: alla ricerca di Montalbano
Continua il momento di promozione di Scicli sui media nazionali e internazionali, voluta e perseguita in questi mesi dall’assessorato alle politiche di promozione e sviluppo del territorio, retto da Bartolo Piccione.

Una ragazza tedesca a bordo di una cabriolet resta intrappolata nel bel mezzo di una processione con tutti i confrati della diocesi di Noto che le sfilano attorno. Ci troviamo a Santa Maria La Nova, a Scicli, e poi in via Mormina Penna. La location è quella del servizio televisivo che andrà in onda all’interno della trasmissione “Codice Avventura”, sul circuito satellitare Galaxy, nelle prossime settimane. La ragazza ha con se i libri di Andrea Camilleri e vuole scoprire i luoghi di Montalbano, dopo averli visti in televisione ed esserne rimasta affascinata. Hanno girato lungo tutta la giornata di domenica gli uomini della troupe televisiva di Alberto Schiappati, per raccontare i luoghi di Montalbano visti da una bellissima ragazza tedesca, Jessica Schneider, modella di Versace. Prima alla Fornace Penna di contrada Pisciotto a Sampieri, la famosa “mannara” del fortunato serial televisivo, poi all’ex Convento della Croce, dove Jessica ha posato dall’impareggiabile vista su Chiafura, quindi a Santa Maria La Nova, dove, intanto, i confrati di tutta la diocesi si erano dati convegno per una giornata di preghiera. Non poteva mancare una tappa nella stanza del questore Luca Bonetti Alderighi, nella realtà la stanza del sindaco Falla, e in via Mormina Penna. “La nostra trasmissione vuole raccontare modi alternativi di fare vacanza –spiega il regista Alberto Schiappati-, suggeriamo invenzioni, invitiamo il telespettatore a seguire i propri piaceri personali, come quello di scoprire i luoghi di Camilleri così come sono stati raccontati da Alberto Sironi ne “Il Commissario Montalbano”. Nel servizio televisivo, che durerà in totale dodici minuti, Jessica decide di venire in Sicilia da sola, e per lei tutto diventa una scoperta: va a visitare la casa di Salvo Montalbano, scopre la cucina di Montalbano, insomma i piaceri di una Sicilia che raramente conosciamo, resta pure invischiata in una processione silenziosa e icastica. Jessica si ferma, fotografa, vuole instillare nel telespettatore un germe, quello dell’avventura. La trasmissione vuole raccontare un’Italia meno conosciuta e che tuttavia non è difficile da raggiungere, spiegheremo quanto costa pernottare in provincia, qual è l’impegno economico giornaliero che il turista deve prevedere”. La trasmissione andrà in onda tra poche settimane sul circuito satellitare Galaxy ed è stata girata in parte anche a Ibla. Jessica è nata in Italia, la mamma di Francoforte, il papà italiano, ha iniziato molto presto la sua carriera, a quattordici anni, partecipando a Miss Italia. Sfila per Versace ed è stata testimonial della rivista Maxime. Dopo la visita di Vinicio Capossela in città per assistere alla festa del Cristo Risorto, quella di una troupe televisiva invitata dall’assessore alle politiche di promozione e sviluppo per veicolare l’immagine positiva della città a livello internazionale, con una testimonial d’eccezione, nota per aver legato il suo nome a uno dei nomi più importanti della moda italiana.
 
 

La Gazzetta della Martesana, 20.4.2004
La prima indagine di Montalbano
 
 

Donna Moderna, 21.4.2004
Tutto quello che volevamo sapere su Montalbano
Quando era vice, il commissario più famoso della Sicilia viveva in montagna
E il suo "papà" ci svela che amava una certa Mery

Com'era, cosa faceva, chi frequentava il commissario Salvo Montalbano prima di arrivare a Vigata? Per scoprirlo basta leggere "La prima indagine di Montalbano", il nuovo libro di Andrea Camilleri appena uscito per Mondadori.
E' una raccolta di tre lunghe storie. Una ci porta al 1985, ai tempi in cui il commissario più famoso della Sicilia si annoiava a Mascalippa, un paese di montagna, in attesa di promozione e altra destinazione. E un paio di volte alla settimana correva a Catania tra le bracia di una certa Mery. Non pensate a un tradimento, per carità. All'epoca Salvo ancora non conosceva Livia, che sarebbe diventata la sua pazientissima fidanzata. Ma già allora non aveva un buon rapporto con le donne. Perfino il suo "papà" Camilleri ha qualcosa da rimproverargli.
D: Sbaglio o Salvo usa un po' Mery? Sta insieme a lei, ma non la ama?
R: La usa, la usa. Fa parte degli aspetti sgradevoli del suo carattere.
D: Che lei condivide o no?
R: Non mi piace la mancanza di generosità nei sentimenti. Non sono come Flaubert che diceva "Madame Bovary c'est moi". Io non sono Montalbano.
D: Ma perchè lui si nega alle donne?
R: Gli piacciono, è fedele, però ha paura. Pensa che un legame assoluto possa limitare la sua libertà interiore. Con Mery sa che si tratta di una relazione a tempo.
D: Certo che Salvo rischia grosso.
R: Rischia che le donne un giorno o l'altro si stufino di lui. Un po' di tempo fa, ho ricevuto una cartolina da una lettrice. Era indirizzata a Salvo Montalbano presso Andrea Camilleri. Diceva così: "Caro Salvo, sto cominciando veramente a seccarmi di te, dei tuoi egoismi, delle tue bugie".
Sabrina Barbieri
 
 

22.4.2004
È da oggi in libreria Il caso Camilleri. Letteratura e storia (Sellerio)

Il volume raccoglie gli Atti del Convegno Letteratura e storia. Il caso Camilleri, con l'Introduzione di Antonino Buttitta.
Online gli interventi di Jana Vizmuller-Zocco, Dominique Vittoz, Stephen Sartarelli, Moshe Kahn, Piero Dorfles e un riassunto dell'intervento conclusivo di Andrea Camilleri (tratto da Stilos del 19.3.2002).
Cliccare qui per acquistare il volume online
 
 

La Sicilia, 22.4.2004
Luisa Trenta Musso. «E' cambiata la cultura rispetto a quando ci si isolava nella lettura e poi si discuteva»
«Una città dove si scrive senza aver mai letto»

La sua ultima plaquette, «Colpi di bulino», definita un importante esempio di scrittura al femminile, è stata presentata di recente ai martedì letterari dell'antico Cafè Notegen di Roma dalla poetessa Maria Luisa Spaziani.
E' intensa, anche se poco visibile, l'attività culturale di Luisa Trenta Musso, un'ex insegnante che dagli anni Settanta si occupa di letteratura e poesia, collaborando con saggi e interventi critici sulla Terza pagina di alcuni quotidiani e riviste. Lei, nella sua casa agrigentina, riceve spesso giovani interessati alla poesia, che portando in lettura le loro prime composizioni, sperano di riuscire ad ottenere un giudizio critico.
[...]
«Forse dalle nostre parti manca il concetto della fruizione della cultura, ma rimangono saldi molti punti di riferimento della cultura. Ad esempio Andrea Camilleri, un autore che ha saputo «spettacolarizzare» le sue storie e i suoi personaggi. A volte rifletto sul fatto che, se Camilleri avesse scritto le sue storie di Vigata in un altro modo, puntando magari sui temi dell'esistenzialismo, forse non sarebbe successo tutto quello che è poi successo.
[...]
 
 

Il Cittadino, 22.4.2004
Camilleri racconta l'esordio dell'investigatore costretto a rinunciare al profumo del mare
 
 

Gazzetta di Parma, 23.4.2004
Gli esordi del celebre poliziotto creato dalla fantasia di Camilleri
Quel Montalbano promette bene

Un unico volume per tre appassionanti indagini. Stiamo parlando della recente pubblicazione de «La prima indagine di Montalbano» (Mondadori editore), un libro che raccoglie tre racconti inediti dello scrittore siciliano Andrea Camilleri. Scritte in vari periodi, le tre storie aprono squarci narrativi in momenti assai diversi della vita dell'ormai notissimo commissario Salvo Montalbano. Una delle tre indagini è addirittura ambientata in una Sicilia «altra» e lontana dalla marittima Vigàta, dove si svolge la maggior parte delle storie che hanno per protagonista il nostro commissario. «La prima indagine di Montalbano», il racconto che offre il titolo al volume, narra infatti di quando Montalbano era ancora vice-commissario a Mascalippa, «sperso paisi degli Erei», agli ordini del commissario Libero Sanfilippo, in «quella Sicilia fatta di terra arsa e riarsa, gialla e marrò, indovi tanticchia di viridi testardo arrisaltava sparato come una cannonata, indovi i dadi bianchi delle casuzze in bilico sulle colline pariva dovissiro sciddricare abbasso a una passata più forte di vento, indovi persino alle lucertole e alle serpi alla controra gli veniva a fagliare la gana d'infrattarsi dintra a una macchia di saggina o d'ammucciarsi sutta a una petra, rassegnate inerti al loro destino, quale che era». Un bel racconto, questo, dove tanto è concesso al tratteggio quasi pittorico dei paesaggi, a riconsegnarci una Sicilia intima e vissuta, tanto profondamente reale quanto soggettivamente filtrata per essere così offerta al lettore. Di fatto è proprio questo occhio spalancato sui colori abbacinati di una Sicilia uterina che si perde negli altri racconti, dove lo sguardo incantato dell'antico periegeta lascia il posto a una lucida narrazione di eventi: il crimine, la detection, lo svelamento del colpevole. 
Tre racconti diversissimi, dunque, per ambientazioni come pure per tratti stilistici. Rimangono però, forti, alcuni nessi che legittimano l'unitarietà delle storie. Su un piano prettamente narrativo e strutturale infatti in tutti e tre i racconti che compongono il volume non ci sono morti, volutamente, e l'indagine parte sempre da una casualità, a tratti talmente abbagliante però da rivelare in luce la sua natura di artificio narrativo per lo sviluppo della peripezia. Sul piano più strettamente formale, d'altro canto, la narrazione è sempre costantemente condotta in un italiano regionale di marca letteraria, che pure offre al lettore un approccio altamente straniante alle vicende narrate e che spesso si abbina anche a una lettura ironica dei personaggi in scena.
Nel racconto che apre il volume, dal titolo «Sette lunedì», il lettore viene coinvolto in una singolare indagine, in cui si sussegue un'inspiegabile serie di uccisioni di animali. Strani messaggi lasciati sul luogo del crimine conducono Montalbano e i suoi assistenti sulle tracce di un folle che, fraintendendo le profezie della qabbalah, vorrebbe sfidare le leggi della vita e della morte.
«La prima indagine di Montalbano» miscela invece tematica mafiosa e (tentato) delitto passionale. Al centro della vicenda una ragazza silenziosa e ostinata, che nasconde nel suo passato le chiavi per la lettura di oscuri fatti del presente.
«Ritorno alle origini», terzo e ultimo racconto del volume, ha per trama un «avvertimento» mafioso: il finto rapimento di una bambina, che rivela però la fetida tentacolarità di un male che si insinua anche all'interno dei più stretti legami familiari. Come certe giornate estive, strette e soffocate nella morsa del caldo tanto da far perdere alle cose i contorni precisi oppure nette e abbagliate in un azzurro iperreale che staglia i paesaggi in tutta la loro più assoluta nitidezza, la Sicilia di Camilleri è data al lettore in vividi squarci o per soffocati miraggi. Prevalgono i primi, ma dei secondi si avverte un'acuta esigenza.
Elissa Piccinini
 
 

Corriere di Gela, 23.4.2004
Montalbano prima di diventare il Commissario Montalbano

E’ da pochi giorni arrivata in libreria l’ultima fatica letteraria di Andrea Camilleri, ancora su Montalbano (lo aveva anticipato nell’intervista rilasciata al Corriere di Gela a Roma in occasione della conferenza di presentazione alla stampa estera della Mostra Ta Attika – ndr).
In questo suo libro, costituito da tre racconti lunghi (o romanzi brevi), è interessante certamente il secondo, che dà il titolo alla raccolta. Ebbene, per la prima volta Camilleri ci racconta Montalbano prima che diventasse “Il Commissario Montalbano”, partendo dal suo servizio a Mascalippa (un immaginario paesino di montagna dell’entroterra siciliano, in cui Salvo boccheggia come un pesce fuor d’acqua, “pirchì lui era omo di mare”, p. 101), quando era vice del sagace commissario Libero Sanfilippo e aveva una relazione con una certa Mery, una catanese divorziata insegnante di latino. Promosso e trasferito a Vigata in qualità di commissario, Montalbano risolve con scarso rispetto delle regole investigative (paragonate a un maglione di lana elastico e dalle maglie irregolari: cfr. pp. 234-235) ma con molta umanità il suo primo caso, incentrato sulla giovane e sfortunata Rosanna Monaco, che forse rimarrà come una delle migliori creazioni femminili di Camilleri.
Gli altri due racconti, Sette lunedì (Montalbano sventa la strage di un folle che prima semina indizi cabalistici ammazzando in sequenza un pesce, un pollo, un cane, una capra, un asino e un elefante) e Ritorno alle origini (basato sulla strana sparizione per poche ore di una bambina di tre anni durante la scampagnata della pasquetta), non aggiungono molto alla ben nota fenomenologia del Commissario, e il lettore abituale di Camilleri vi può ritrovare esattamente ciò che si aspetta: humour, leggerezza, rapidità nel tratto narrativo, pietas per la stupidità umana che genera tragedie, sottile e divertita parodia di una certa Sicilia, ecc.
Marco Trainito
 
 

Adnkronos, 23.4.2004
Cartoon: e' Tv mania, dopo Derrick presto Rex e forse Montalbano

Positano (Salerno), 23 apr. - (Adnkronos) - Nel mondo dei cartoon ormai e' tv-mania. In Germania, dopo il ''Derrick'' cinematografico potrebbe presto arrivare la serie tv animata dell'ispettore interpretato da Horst Tappert ma e' allo studio da tempo anche la trasposizione in cartoni del cane ''Rex''. E i tedeschi che hanno lavorato a questi progetti puntano anche sul nostro ''Commissario Montalbano'', grande successo mondiale di fiction, proprio come il collega tedesco. In Italia, dopo il felice esordio in cartoni di ''Nonno Libero'' del ''Medico in famiglia'', potrebbe finalmente essere realizzata dopo anni di annunci una serie su Bud Spencer, ma si vocifera anche di un'ipotesi di trasformare in cartoon anche ''Don Matteo''.
 
 

Panorama, 23.4.2004
Niente Omero, molta movida
I nuovi narratori hanno poco a che fare con l'aulica e polverosa tradizione. Gialli, avventure, storie di donne e di giovani scatenati.

Come vi immaginate uno scrittore greco? Un busto di marmo su una colonna? Un anziano signore curvo sulla scrivania della sua casa ombrosa, come Costantino Kavafis, sommo poeta del Novecento? Beh, sappiate che i tempi sono cambiati. Gli scrittori greci di oggi sono tutt'altra cosa. Provate per esempio a incontrare Petros Markaris. Vi viene incontro col suo giubbotto di pelle nera e il sorriso disincantato di uno che la vita la conosce a fondo. Sceneggiatore cinematografico, autore televisivo, ma anche studioso di letteratura tedesca, ora Markaris scrive romanzi gialli con un protagonista fisso, il commissario Charitos. I suoi libri parlano dell'Atene di oggi. Ci sono gli scandali del mondo del calcio, i piccoli delitti degli immigrati albanesi e il grande crimine dei colletti bianchi, il sensazionalismo dei mass media e il cretinismo della tv verità. Insomma, sono storie anche nostre.
«In effetti mi chiamano il Camilleri greco» dice Markaris «anche se Montalbano e Charitos non si assomigliano molto. Charitos è un piccolo borghese di mezz'età, pieno di tic e pregiudizi: tiene famiglia, ha una figlia scavezzacollo. Ma la società e gli ambienti spesso sono simili. E poi io condivido con Camilleri, come con Vázquez Montalbán, le atmosfere del giallo mediterraneo. Cosa distingue il giallo mediterraneo dagli altri? L'amore dei suoi protagonisti per il cibo. Il mio Charitos, per esempio, ha una passione folle per i ghemistà, le verdure ripiene».
Ora esce in Italia il terzo romanzo della serie del commissario Charitos: l'editore Bompiani lo presenterà alla Fiera del libro di Torino, che quest'anno, dal 6 al 10 maggio, ha come ospite d'onore proprio la Grecia. S'intitola Si è suicidato il Che. Inizia con la morte spettacolare, in diretta tv, di tre pezzi grossi della politica e dell'economia, tre notabili dal passato oscuro, che si erano fatti strada a colpi di tangenti. Anche stavolta siamo lontani dall'immagine stereotipa della Grecia. Niente sirtaki.
[...]
Giorgio Ieranò
 
 

24.4.2004
Aperitivo con l'autore
Libreria Feltrinelli (Largo di Torre Argentina 11, Roma), ore 12:00
Andrea Camilleri si racconta, dalla lunga esperienza come sceneggiatore teatrale e televisivo fino all'esordio come romanziere e al grande successo che ne è seguito. Il secondo appuntamento del ciclo di incontri con i grandi autori contemporanei, alla scoperta del padre del commissario Montalbano.

Stranamente arrivai in largo anticipo per l’aperitivo con il Sommo, ma, ahimè! Solo posti in piedi.
Il piccolo soppalco, adibito al ristoro all’interno della libreria, era già gremito. Che fare? Furbamente, con passo felpato ma deciso, mi andai a impossessare di una seggiola sottraendola da una saletta attigua, che posizionai in un angoletto, strategico, vicinissimo a dove, poi, avrebbe preso posto Camilleri. :-D
Ci dicono che Camilleri sta arrivando…… applausi……
L’omino della Feltrinelli (e qui non vorrei fare una figuraccia con il suddetto omino ascrivendolo a dipendente della Feltrinelli - senza nulla togliere ai dipendenti della medesima, anzi beati loro che lavorano in una libreria – quando, magari, è un famoso giornalista che io purtroppo non ho riconosciuto e a cui non ho chiesto il nome – per la verità non si è presentato…. insomma, non me ne voglia, ero talmente presa da altro…) ;-))
Dunque, dicevo, l’omino della Feltrinelli: “Ed ecco a voi l’idolo del rock!!!!!!!! (applausi)…… Io credo che scrivere un libro è una fatica enorme, quindi mi fa molto piacere vedere tutta questa gente che premia questa fatica e che naturalmente legge i libri di Camilleri….. Se c’è qualcuno che vuole rivolgere domande???….”
Camilleri: “…no…. perché io volevo fare una precisazione…. a me era stato detto: andiamo a bere una cosa. Quindi pensavo che qualcuno si avvicinava, toccava l’idolo del rock, poi se ne andava…. al massimo si faceva firmare un autografo sul braccio… no?!….. se si tratta di parlare la cosa cambia. Non che mi voglia tirare indietro…. ma….. almeno sapere le regole del gioco…”
Signora: “Non Le fa piacere? ci sono anche tanti giovanissimi…”
(devo dire che l’età media dei partecipanti era abbastanza alta lì, nel soppalco….a parte me ;-) e qualche giovanissimo (issimo?) accalcato sulla scala alle spalle del Sommo).
Camilleri: “Sì, i giovanissimi fanno piacere…. lo dico a denti stretti (risate)….. perché comincio ad essere a una età avanzata nella quale mi cominciano a fare una certa invidia……… però questa è la natura delle cose….”
Om. Feltr.: “C’è qualcuno che vuol rivolgere una domanda in particolare su un libro…. su una situazione…. su un personaggio….."
Signora 2: “Io sono una appassionata dei suoi libri e ne ho letti tanti. Purtroppo mi trovo spesso in difficoltà perché di molte parole in siciliano, che sono anche bellissime (perché ogni dialetto è bello) non ne capisco il significato. Perché alla fine dei suoi libri non ci mette la spiegazione, un piccolo glossario?”
Camilleri: “Dunque, questa faccenda del glossario. Quando Garzanti pubblicò il mio libro che era ‘Un filo di fumo’, mi disse: Però bisogna che lei faccia un glossario. Vabbè facciamo sto glossario! Devo dire che lo scrivere il glossario mi 
divertì assai più  che scrivere il romanzo. Far questo, però,  mi costò l’amicizia di Stefano D’Arrigo...... grandissimo autore dell’Horcynus Orca, il quale si era rifiutato assolutamente di mettere il glossario alla fine delle centocinquanta pagine che Vittorini gli aveva pubblicato. ”Ma comu tu u glossario ci mittisti?” “Sì!”…. Si alzò e se ne andò e non mi rivolse la parola per almeno due o tre mesi.
(questo nanetto, noi, lo conosciamo bene ;-))
Ora! Io so che c’è una difficoltà e anche grossa, per alcuni, però vi dico… spiego tanto nel contesto, che se, per amor del cielo, si perde una parola non è che poi sia un gran danno… l’essenziale è capirne il senso e il significato di quello che si dice….. non è che è pigrizia non fare il glossario. Il glossario c’è già, esiste. Non è che ogni volta, per ogni romanzo io mi inventi tante altre parole. Poi c’è, su Internet, questa manica di pazzi, che sono quelli che fanno il Fans Club di Camilleri…. (qui ho alzato un dito a dire che ne ero una rappresentante e, il Sommo, mi ha indicato al pubblico ridendo) che sono in grado…. che hanno fatto già un glossario. Che sanno assai di più di quanto non sappia io di me stesso (risate)… ecco basta collegarsi e si ha qualsiasi risposta….” :-))))
Signora2: “Volevo dirle che io invece essendo figlia di siciliani e con una passione per i suoi libri, per mia fortuna non ho nessuna difficoltà a comprenderne alcune parole……”
Camilleri: “Bè, ma non è detto che siano i siciliani solo a non avere difficoltà. Una cosa che racconto sempre, proprio di questo romanzo di cui parlavamo (Un filo di fumo), i primi a scriverne furono, in assoluto: una rivista letteraria di Pola, poi venne un giornale di Bolzano e poi quelli della Valle D’Aosta. Facendomi venire un mezzo infarto. Oddio! sono uno scrittore mitteleuropeo!!!! e non lo so??!! (risate). Ma la realtà era, più semplicemente, che questa gente è abituata al bilinguismo e quindi c’ha una particolare commutazione nel cervello. Questo allenamento le permette in qualche modo di captarne immediatamente il senso. I siciliani vennero assai dopo dei piemontesi e dei liguri nel capire come scrivevo….. perché, i siciliani, credendosi i detentori dell’unico dialetto….. invece non è vero, ci sono centomila parlate, si trovavano in disaccordo per certi modi miei di scrivere … o non capivano o facevano finta.”
Linda: “Ho delle domande da porle da parte di alcuni componenti del suo Fans Club. Mario, detto Catarella ;-)) chiede: Quanto ha influito il suo successo di questi anni, sulla sua produzione,  in termini di numero di libri pubblicati?”.
Camilleri: "No..no! Il successo non ha influito sulla voglia di scrivere. La voglia di scrivere rimane intatta al di fuori del successo proprio nel modo più assoluto. Vedete, la Sellerio ha pubblicato, recentissimamente, un libro che raccoglie tutti gli interventi che sono stati fatti in occasione di un convegno, poco più di un anno e mezzo fa, intitolato: Il caso Camilleri. Dove, un critico finissimo come Angelo Guglielmi dice: forse Camilleri scrive poco. Ora, a parte il fatto che io vorrei sapere il troppo rispetto al discorso… no??!!…. C’è una misura di quanto bisogna scrivere??? Questo vale per Balzac, per esempio??? Vale per Maupassant?? E non vale per Kafka, metti conto??? Allora uno dice, qual è la misura??? E poi, seconda domanda subalterna: E perché rispettare la misura?… Quindi, io mi sento un impiegato delle poste e telegrafi, perché essendo andato in pensione ed avendo una gran voglia di raccontare, la mattina mi metto davanti al computer e mi metto a fare le mie quattro ore di lavoro (mormorio in sala: meno male!). Sono un artigiano intagliatore di mobili, che c’ha la sua bottega che la apre la mattina e si mette a travagliare, dopo di che se qualcuno dice: Questo libro è meglio di quest’altro… questo non vale niente, o forse. Fatti loro!! Non miei. Io ho cercato di fare un mobile che secondo me poteva andare sul mercato e poteva essere venduto. Tanti mobili non li ho messi sul mercato, li ho distrutti… o ho riciclato del materiale per farne di altri. Il momento nel quale io smetterò di scrivere coinciderà esattamente o con un alzheimer avanzato o con il momento della mia morte. E, poi, tra l’altro profondamente non mi interessa né il troppo né il poco… io scrivo, basta! Poi sono i lettori a darmi una risposta. Sono i lettori quotidianamente, perché non è vero che ogni volta che io pubblico un libro ha la stessa risposta. Ho risposte diverse lo si vede dal numero di copie che si vendono …. e non è la pubblicità che si può fare su un giornale a determinare il successo di un libro. E’ il passaparola. E’ la telefonata, è il dire questa volta Camilleri non mi è piaciuto  per niente. Stavolta Camilleri mi è piaciuto….. succede… perché data la mia idea di letteratura…. nelle mie possibilità di alto artigianato…… questo può succedere…..”
Linda: “Grazie…”
Signora 3: “Mi scusi, non è una ricchezza la varietà?! Lei dice: mi spiace se agli altri non piace. Si è equiparato ad un artigiano. Faccio i mobili. I mobili son belli perché son vari…. a chi piace il moderno, a chi l’antico…. lei piace immensamente…..”
Camilleri: “Signora, qui c’è un problema che è molto vasto e molto serio, cioè a dire: che in Italia, lo ripeto con le stesse parole con le quali spesso l'ho già detto, il valore della letteratura è dato dalla capacità di costruire una cattedrale. Se uno costruisce piccole chiese di campagna, gradevolissime, non porta nulla, rispetto a chi tenta (perché non sempre ci riesce) di costruire una cattedrale. Noi abbiamo, in Italia, un’idea di letteratura assolutamente aristocratica e assolutamente altissima,  che sarebbe l’opera ideale. Sarebbe quella dell’unica opera sulla quale un autore si è impegnato per tutta la vita…. punto e basta! E di questa messa sull’altare, dell’opera unica… o quasi, finiamo col darne una versione sacrale. L’esempio che ne abbiamo quotidianamente nelle scuole è dato dai “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Questo libro messo su un altare, considerato la summa della morale possibile e della letteratura possibile, finisce con l’essere rifiutato in toto dagli studenti nella interpretazione che ne danno i professori….. quando poi arrivate a 32 anni, come è capitato a me, e vi viene voglia di leggere I promessi sposi…. e ve li leggete liberi da qualsiasi costrizione scolastica…. vi rendete conto che: 1) il romanzo è tutto un’altra cosa di quello che vi hanno fatto credere a scuola; 2) che è un grandissimo romanzo…. enorme…. proprio per le ragioni opposte di quelle con le quali ve lo hanno presentato a scuola…..” (applausi)
Signora 4: “Sul Giro di boa, lei manda all’ospedale Montalbano…che fine je fa fà..(re)????”
Camilleri: “….. Fermi!!!!!…. (risate) … Allora, mentre io scrivevo questi tre racconti per Mondadori  (almeno scrivevo il terzo, perché gli altri sono stati scritti in altri momenti…) mi capitò che il racconto che stavo scrivendo cominciasse a starmi stretto via via che lo scrivevo. Cioè a dire, a me stesso: io questo racconto dentro le cento pagine non ce la faccio a farlo stare…. E, quindi, piuttosto che rovinare un racconto, castrarlo in alcune parti per farlo rientrare nelle cento pagine….. ma perché non lo scrivo a parte? E così ho fatto, mentre scrivevo questi tre racconti, ho scritto un romanzo, cioè questo racconto che ha preso lo sviluppo di un romanzo… uscirà a ottobre da Sellerio, come tutti i romanzi di Montalbano, e si chiama “La pazienza del ragno”. E si attacca esattamente al momento nel quale il commissario Montalbano entra dentro l’ospedale dove lo stanno portando i suoi compagni…. mi pare che sia Fazio….. Come vedete sopravvive!!!!!” (risate)
Linda: “Posso fare un’altra domanda? Domanda che può sembrare stupida, ma mi voglio togliere una curiosità. In copertina su questo ultimo ci sono due carabinieri che con Salvuzzo nostro non ci azzeccano nulla…. chi le sceglie le copertine???” ;-)
Camilleri: “Allora….ci sono due carabinieri in copertina….. ma, la copertina l’ha scelta la Mondadori!!!!”
Linda: “Bè, si è sbagliata clamorosamente!” ;-)
Camilleri: “No!…. non è che sbaglia…(ridendo). Da sempre, in Italia, la legge sono i carabinieri….”
Linda: “Comunque, è carina l’ombra dei carabinieri che ha la forma della Sicilia…”
Camilleri: “Si carina l’ombra che sembra la Sicilia…. Ci manca solo un pinocchio in mezzo….(risate)… Comunque sempre per questo contestato rapporto dei carabinieri, io voglio dire che, roba di qualche sei/sette mesi fa, mi ha telefonato un colonnello dei carabinieri responsabile dei servizi esterni…… Ora, sapete … rispondere e sentire: “Pronto qui è il comando dei carabinieri”. Uno non è che si sente tranquillo… mai!!!! Anche se ha la coscienza a posto…… (risate) ”Senta dottore le vorrei parlare…” e viene da me e mi fa una proposta che io ho subito accettato con entusiasmo. Voi sapete che da circa cent’anni i carabinieri ogni anno fanno il loro calendario….. Mi dice abbiamo pensato per l’anno 2005 di imperniare il calendario su un suo racconto…. se lei ce lo scrive. Lei ci scrive un racconto con protagonista un carabiniere, noi lo facciamo illustrare e nel 2005, il calendario, sarà solo il suo racconto. Io questo racconto l’ho scritto, a loro è piaciuto molto. E l’anno prossimo il calendario dei carabinieri sarà con un mio racconto (ma gnentegnente è uno scoop???!!!!:-DDDD). Questo non autorizza nessuno a pensare che io tradisca, anche se c’è stata ‘sta malaugurata copertina….. (risate)…. non mi metterei mai in mente di tradire il povero Montalbano con i carabinieri….. (risate)…. Ma, sono quelle piccole infedeltà che come in tutti i matrimoni finiscono per rafforzarne il 
medesimo ….” (risate)
Om. Feltr.: “Però Camilleri, lei prima o poi  se l’aspetta una telefonata del questore….”
Camilleri: "…..Ah, sì, sì!…." (risate)
Om. Feltr: "Perché c’è sempre stata questa rivalità…."
Camilleri: "Si, c’è sempre stata!!! Un giorno, D’Alema, che allora era segretario del partito, mi telefonò per dirmi, (dato che sei giorni prima del festival di Mantova c’era il festival dell’Unità): “Perché non vieni che facciamo una serata con Vázquez Montalbán?” Allora io ci andai, e così avemmo questo bell’incontro con Montalbán, dove il moderatore era appunto D’Alema. Alla fine, chissà perché, io venni scortato da quattro carabinieri…. non so perché (risate)…. i quattro carabinieri mi misero in mezzo e andammo (risate)…. C’era un appuntato, che ad un certo punto, guardando sempre fisso davanti a sé, come fanno i militari  rimanendo fermi e guardando sempre diritto, piegò l’angolo della bocca verso di me e mi chiese: ma quando si decide a scrive una cosa sui carabinieri?" (risate e applausi)
Qui la registrazione è rovinata e la domanda che aveva formulato un'altra signora non si sente molto bene. Da quello che mi ricordo chiedeva se fosse un caso il successo del Sommo in  tarda età o se era abbastanza frequente. E, se frequente, quindi, molti potevano continuare a sperare in un riconoscimento, anche se tardivo.
Camilleri: “Il povero principe Tomasi di Lampedusa non riesce a vendere i suoi libri se non in tarda età. Si pensi all’episodio, splendido, del cugino di Tomasi, cioè il poeta Lucio Piccolo…. Che manda delle poesie a Montale, bellissime! Montale rimane sturbato, come si dice a Roma, e scrive un articolo, Montale, indicandolo come un giovane poeta….. invece, poi, si trova davanti un signore di 65 anni con maggiordomo e con le valigie con dentro le lenzuola… e sì, perché lui non dormiva con le lenzuola d’albergo ma dormiva con le proprie di lenzuola...... Mah, potremmo fare diecimila esempi…... Gesulado Bufalino è arrivato tardissimo…. Io non è che sono arrivato così tardi… io ho cominciato a scrivere nel ’67, sono del ’25…. ero già maturo, ma non è che ero vecchio, però gli editori mi hanno fatto perdere 10 anni per pubblicare un mio libro. Il libro è uscito nel ’78…. il primo libro. Il secondo è uscito nell’80 … e, quindi, voglio dire certo che è tardivo l’inizio letterario, ma… non tutto per colpa mia… e comunque sempre meglio tardi che mai!… (risate)… piuttosto che arrivare alla drammatica situazione di spararsi …. di ammazzarsi, e poi vedersi riconoscere post-mortem il proprio valore, il che sinceramente non mi da nessuna soddisfazione......" (applausi)
A questo punto hanno servito l'aperitivo (uno spumantino dolciastro, blà! roba da femminucce!!);-) e, quindi, non ho potuto sottoporgli le domande di Piero u Mutanghero e di Angelo. Non me ne vogliate, non è stata colpa mia, me le terrò buone per la prossima volta :-D
Dunque mentre servivano 'sta ciofeca, mi sono avvicinata al Sommo per dargli la videocassetta, quella con Guccini al Valle di Roma. "Volevo darle...." da questo momento ci siamo parlati telepaticamente, nel senso che, il Sommo, quando ha visto la videocassetta ha corrucciato la faccia dove gli si leggeva chiaramente: Oddio! magari vuole che visioni un suo cortometraggio. Che Camurria!!!!
Ma il mio sorriso a centocinquanta denti che voleva dire: non si preoccupi, niente di tutto ciò! l'ha rassicurato notevolmente. Quando ho ripreso ad usare il verbo......: "Volevo farle dono di questa videocassetta che è la registrazione del suo incontro con Guccini....." non mi ha fatto neanche finire.... e con il viso rischiarato da un sorriso (e da un sospiro di sollievo) mi fa: "Grazie!!!! questo sì che è divertente". Scambio di battute, stretta di mano, saluti al Fans Club e si allontana... ma per uscire dal soppalco (una trappola per la verità) c'è la calca..... mi rimetto nel mio angoletto iniziale (verificatosi sempre più strategico) e telefono a U Presidenti. Mi risponde la First Lady (è stato un onore nonchè un piacere per me parlarci) la quale mi dice che Filippo è impossibilitato a rispondere perchè alla guida del suo bolide. Ma meno male che ha accostato e mi ha parlato, perchè mentre gli raccontavo di come era andata mi sono ritrovata faccia a faccia con Camilleri. Lui mi ha guardata e io con la mia faccia di bronzo (per usare un eufemismo): "Ho Filippo Lupo al telefono....." "Passamelo che lo saluto..." ho deglutito l'emozione e: "Filippo, ti passo il Sommo...."
........ il resto è storia! :-DDDD
P.s.: il mio telefonino è un feticcio ormai :-DDDD
Linda (Diligata pe' l'Urbe)
 
 

Scanner, 24.4.2004
L'ultima provocazione di Camilleri
Andrea Camilleri, La presa di Macallè, Palermo, Sellerio, 2003; pp. 274

Secondo consolidata abitudine Andrea Camilleri continua ad alternarsi tra il genere poliziesco ed il romanzo storico, sempre rigorosamente ambientati in quel di Vigàta, un pezzo di Sicilia virtuale più tipica di qualunque cittadina siciliana reale. L’ultima fatica dell’inossidabile narratore di Porto Empedocle, classe 1925, appartiene alla seconda categoria ma, rispetto alle prove storiche precedenti, è dotata di un alto tasso sociopolitico aggiunto, in percentuali mai raggiunte da Camilleri nel suo breve ma denso apprendistato letterario: con lucida consapevolezza l’autore della saga del commissario Montalbano ha elaborato un’ordinaria storia di brutalizzazione infantile ambientata nei tempi del fascismo, ed in aggiunta consentita dal particolare scenario culturale, sociale e religioso del famigerato ventennio. La prospettiva, come sempre, è quella estremamente provinciale assicurata dall’ambientazione vigàtesca: il protagonista è Michilino, sei anni, un “picciliddro” figlio del camerata Giugiù, un gerarca fascista locale che risulta il principale responsabile della mentalità della propria casa, in cui il fascismo viene avanti a tutto, la religione è sacra e mettere le corna è lecito per il pater familias, punibile al contrario con le botte e la separazione nel caso l’adultera sia la moglie. In un simile contesto pare naturale che Michilino, affidato alle pedagogiche cure del professore Gorgerino, pedofilo e capo dell'Opera nazionale Balilla, finisca brutalizzato dall’insegnante privato, magari tacitamente poi punito dal padre, che cala un pietoso (ed ipocrita) silenzio sul tremendo trauma subito dal figlio. E’ così che il piccolo, grottesco antieroe de La presa di Macallè, peraltro nato con un cospicuo e precoce armamentario sessuale, cresce mettendo Dio e il Duce davanti a tutto, convinto che i comunisti non siano propriamente uomini, ma bestie – e dunque che ucciderli non sia peccato –. La casa di Michilino, pervasa dalla mitologia fascista, riflette nel suo piccolo l’intera Vigàta, completamente soggiogata (clero incluso) dal barocco apparato del regime, con le parate, l’esibizione virile, le armi, le continue celebrazioni delle vittorie fasciste in Africa, compresa quella di Macallè. Camilleri con intrigante perizia ricostruisce le fastigia di un malessere sociopolitico che aveva contagiato gran parte della società italiana coeva e, con la paradigmatica e tragica vicenda del suo piccolo protagonista, scrive una pagina provocatoria contro l’ideologia fascista e i turpi effetti esercitati sulla psiche dei più deboli ed indifesi. In breve le avventure di Michilino prendono una sinistra piega quando il “picciliddro” comincia ad impegnarsi attivamente per difendere i sacri valori del Cristianesimo e del Fascismo, a costo di commettere delitti a fin di bene ed autoincensarsi punitivamente per il bene della propria famiglia e della propria anima nel teso, allucinato finale. Con La presa di Macallè Camilleri ha colpito nel segno schierandosi apertamente: il romanzo è affilato come la lama di un rasoio, provoca, rimesta nel torbido e non teme le asperità del grottesco più estremo.
Voto 8
Paolo Boschi
 
 

Io Donna, 24.4.2004
Sei per Achille o per Ettore?

[...]
Lo scrittore Andrea Camilleri, per esempio, sceglie Ettore senza ombra di dubbio. "Detesto Achille: bizzoso e nevrastenico. Capace di un'ira funesta per futili motivi: Agamennone gli porta via Briseide, la schiava di guerra premio al suo valore in battaglia, e il supercampione decide di non battersi più. Fa il broncetto e incrocia le braccia, lasciando i compagni a morire sotto le mura di Troia. Con uno così non si ragiona".
[...]
Maria Grazia Ligato
 
 

Educazione&Scuola, 24.4.2004
Un giallo immaginario con Andrea Camilleri protagonista, autore, regista
Una colossale enciclopedia del cinema desaparecida, prima di essere pubblicata
Il mistero dell'Enciclopedia desaparecida è percepito da chi scrive come una personale frustrazione. Forse si tratta di una  patologia che si dovrebbe  augurare a chiunque abbia a cuore la verità storica e l'onestà intellettuale .Le questioni sollevate  potranno anche  apparire irrilevanti e non meritevoli di attenzione. Tuttavia, colui che le ha sollevate prega le persone chiamate in causa, eventualmente informate sui fatti, di dare il loro contributo alla conquista della  verità storica.

[...]
Senza essere stata pubblicata, ma con un editore annunciato, Ulrich Hoepli, è scomparsa improvvisamente un'enciclopedia del cinema, la prima del genere, in Italia e nel mondo. Contava oltre quattromila pagine, era divisa in cinque volumi e 44 sezioni, conteneva cinquemila voci e quindicimila illustrazioni, era stata elaborata in circa dieci anni di lavoro da più di trecento specialisti di tutto il mondo, organizzati a livello internazionale dall'Istituto Internazionale di Cinematografia Educativa (IICE) di Roma, sotto la vigilanza del Ministro della Giustizia Alfredo Rocco, che era anche Presidente dell'Istituto, e sotto l'egida della Lega delle Nazioni da cui lo stesso Istituto dipendeva.
Il progetto dell'opera era stato concepito sulla scia di un'iniziativa della rivista tedesca “Die Licht Bild Buhne” che nel 1928 aveva pubblicato un repertorio di termini cinematografici redatto dall'Institut fuer Kulturforschung di Berlino. L'idea venne fatta propria da Luciano De Feo, direttore dell'IICE, che nel 1929 promosse la realizzazione di un'Enciclopedia del cinema (ENCI)  capace di raccogliere e sistemare tutto il sapere teorico e tecnico sviluppatosi nel mondo intorno alla giovane arte cinematografica. Dalla stessa fertile inventiva di De Feo, fin dal 1928 nacque l'idea di fondare a Venezia la mostra internazionale del cinema.
[...]
L'enciclopedia (ENCI), la cui ultimazione era stata certificata personalmente dal Ministro Guardasigilli Alfredo Rocco, sembra volatilizzata, desaparecida. Le garanzie sulla sua reale esistenza venivano confermate anche in sedi pubbliche come, ad esempio, il primo congresso mondiale sulla Televisione, promosso e organizzato sotto la responsabilità di Luciano De Feo e Alfredo Rocco, affidato alla presidenza di Louis Lumière e svoltosi a Nizza nel 1935.
E' lecito  instaurare una qualche relazione tra il  mistero della scomparsa di questa ponderosa opera  e  una celebre e plurivoluminosa enciclopedia (10 volumi) dello spettacolo (ENCISPE) (e del cinema) apparsa in Italia tra il 1954 e il 1965?
[...]
Una prima conferma sulla reale esistenza dell'opera  viene da uno degli stessi collaboratori dell'ENCISPE, fondata da Silvio D'Amico nel 1944 e patrocinata dalla Fondazione Cini. Guido Aristarco, autore della voce "Rudolf Arnheim" di pag. 939 del vol. I, scrive: "Le sue (di Rudolf Arnheim) teorie vengono rielaborate nelle voci da lui scritte in Italia dal 1933 al 1938 per una Enciclopedia del Cinema che doveva uscire presso Hoepli a cura dell'Istituto Internazionale di cinematografia educativa". Mario Verdone ribadisce ulteriormente la notizia affermando: Arnheim "collabora anche a Cinema e con l'Istituto Internazionale della Cinematografia educativa per una Enciclopedia del Cinema, poi sospesa."  (Antologia di Bianco e Nero (a cura di Mario Verdone, vol. I, Indice bibliografico, a pag. 951).
[...]
Un contributo decisivo al disvelamento del mistero potrebbe essere dato dal celebre giallista Andrea Camilleri che, sotto la direzione di Francesco Savio , ha curato la redazione della sezione Cinema dell'ENCISPE.
[...]
Antonio Sassone
 
 

La Sicilia, 24.4.2004
Elisa, la tesi su Camilleri

Porto Empedocle. Nel già ricco repertorio di tesi di laurea sull'opera di Andrea Camilleri, l'ultima in ordine cronologico è la prima ad affrontare più da vicino il rapporto tra la lingua dell'autore, il dialetto siciliano e le commistioni con l'italiano regionale specie quello del meridione. Autrice della tesi è Elisa Insalaco, 27 anni, empedoclina. Relatore è stato Giovanni Ruffino, ordinario di dialettologia siciliana nell'Università di Palermo e preside della facoltà di Lettere e Filosofia dello stesso ateneo. Dall'analisi di quattro romanzi dello scrittore empedoclino: «Il corso delle cose», «Un filo di fumo», «La stagione della caccia» e «Il re di Girgenti», si è ricavato un corposo glossario commentato sul suo lessico che segnala la frequenza di certi termini, le varianti camilleriane e le formazioni che si possono attribuire specificatamente al suo conio. 
«Per realizzare queste 400 pagine di tesi - dice la giovane empedoclina - ho impiegato praticamente più di tre anni. Sono stata facilitata nel lavoro grazie ad una discussione che sono riuscita ad avere con lo stesso Camilleri che ho incontrato proprio a Porto Empedocle. Lui si è mostrato gentilissimo, ha soddisfatto tutte le mie curiosità, e per questo motivo sono riuscita a realizzare una tesi diversa rispetto ad altri studenti che hanno puntato sullo scrittore.
 
 

Ansa, 25.4.2004
Camilleri si racconta alla Feltrinelli, parla di Iraq

(ANSA) - ROMA, 25 APR - Comincia con Montalbano che entra in ospedale 'La pazienza del ragno', il prossimo romanzo di Andrea Camilleri, in uscita in ottobre. A raccontarlo e' lo stesso scrittore che parla anche del suo rapporto con l'editoria e del suo modo di lavorare e ribadisce la sua posizione sull'Iraq: 'sono per il ritiro immediato delle nostre truppe. La situazione non fara' altro che deteriorarsi. Era una guerra fatta su bugie, la guerra di Pinocchio e rischiare di morire per lui e' assurdo'.
 
 

Il Messaggero, 25.4.2004
Aperitivo con l’autore, ieri cin cin con Camilleri alla Feltrinelli

Andrea Camilleri ha inaugurato ieri gli Aperitivi con l'autore che la Libreria Feltrinelli di Largo Argentina ripropone ogni sabato mattina. Lo scrittore siciliano, che ha presentato il suo ultimo volume La prima indagine di Montalbano (Mondadori) e annunciato il prossimo La pazienza del ragno, è stato accolto da una folla di ragazzi entusiasti. «Il grande boom di vendita dei miei libri è dipeso dalla conquista del pubblico giovanile - ha detto l'autore - Da quando il ventaglio dei lettori si è allargato, da 1700 copie sono arrivato venderne 9 mila».
f.bel.
 
 

Giornale di Sicilia, 25.4.2004
Nella pagina della cultura, un'intervista ad Andrea Camilleri con una piccola anticipazione sul prossimo libro, "La pazienza del ragno".
 
 

Corriere delle Alpi, 25.4.2004
Camilleri, Montalbano e il ragno
 
 

La Sicilia, 27.4.2004
Porto Empedocle
Prende quota l'iniziativa di affittare le case ai turisti

Porto Empedocle.  Prende quota il progetto «Case Vacanza a Vigata».
A neanche un mese dall'ideazione della trovata turistico - pubblicitaria, partorita dall'assessore comunale, Tonino Guido ci sono già i primi riscontri tra coloro i quali possiedono abitazioni stagionali lungo la costa. Sono infatti due gli empedoclini che hanno accordato la loro fiducia all'amministrazione comunale protesa nell'intendimento di affittare ai turisti quelle abitazioni di villeggiature che per molti mesi rimangono vuote e tristi. Un'idea che al momento della sua nascita creò non pochi mugugno soprattutto tra gli albergatori della provincia di Agrigento, punti sul vivo dal possibile rischio di vedere ancor più diminuire il numero delle presenze, al cospetto dell'inedita forma di turismo semi - stanziale. I due vigatesi che hanno accettato la proposta fatta da Guido, sono proprietari di abitazioni collocate rispettivamente a ridosso del Lido «Marinella» e in via Crispi, dove da alcune settimane sono cominciati i lavori di ristrutturazione di diversi immobili fatiscenti e cadenti. In questo caso le due abitazioni verranno utilizzate dai turisti i quali attraverso un mini affitto potranno usufruire di una struttura fissa dove vivere, distante pochi minuti dal mare e dal centro cittadino. Secondo l'assessore Guido tutto ciò potrebbe essere solo l'inizio: «Oltre ai due empedoclini che hanno accettato di affittare le proprie case di villeggiatura ci sono altre persone con le quali siamo in trattativa, convinti di giungere a una conclusione conveniente per tutti».
Intanto, non è da considerarsi morto e sepolto il «Menù di Montalbano». Dopo il clamoroso «flop» del periodo pasquale, è intenzione dell'amministrazione comunale riproporre in grande stile durante i mesi estivi i «purpiteddi» marinati, le sarde a «Beccafico» e gli arancini di camilleriana memoria. «Non siamo demoralizzati per lo scarso successo ottenuto a inizio aprile - ha detto Guido - e siamo convinti che con l'estate e i tanti turisti che arriveranno il menù di Montalbano sarà un successo». Intanto però, di Andrea Camilleri non c'è traccia. Tanti lo attendevano in via Roma nei giorni scorsi, rimanendo però delusi dall'ennesimo rinvio. Quando tornerà vedrà il suo paese cambiato, con la via Roma e la via Empedocle trasformata.
F.D.M.
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 29.4.2004
Andrea Camilleri
Al Verdi di Pisa (ore 17) lo scrittore Andrea Camilleri parla sul tema «Padri e figli».
[Notizia non confermata, NdCFC]
 
 

Si terrà dal 29 aprile al 2 maggio 2004 ad Ottawa (Canada) l'annuale convegno dell'American Association for Italian Studies.
Jana Vizmuller-Zocco ha proposto una sessione intitolata The Montalbano's colleagues: investigators and investigations in Italian detective fiction, che avrà luogo sabato 1 maggio 2004 con questo programma:
1. Il poliziesco sardo: tra testo e contesto, storia di un giallo regionale e universale, Margherita Marras.
2. Storia e storie, Luciano Marrocu.
3. Bustianu: l'investigatore-poeta di tre delitti sardi, Giuliana Pias.
4. Narratore-accademico e narratore-romanziere, Giulio Angioni.
A seguire, una tavola rotonda sui giallisti sardi dal titolo L'isola dei delitti: L'enigma sardo tra insularità e universalità, con la partecipazione di diversi scrittori: Giulio Angioni (L'oro di Fraus), Luciano Marrocu (Debrà Libanòs), Flavio Soriga (Neropioggia).
Nella stessa giornata, Jana Vizmuller-Zocco parteciperà anche alla sessione su Vincenzo Consolo con un lavoro dal titolo Consolo e Camilleri.
 
 

News Italia Press, 30.4.2004
Montalbano, detective italiano da emulare

Ottawa -"Montalbano's colleagues: investigators and investigations in Italian detective fiction". E' questo il titolo del convegno, iniziato ieri e fino al 2 maggio prossimo, organizzato dall'American Association for Italian Studies, ad Ottawa. La sessione di studio, che vuole porre l'attenzione sulle pratiche investigative usate dai detective nella recente fiction di indagine italiana, è stata voluta e organizzata da Jana Vizmuller-Zocco docente italo ceca di Lingua e Linguistica italiana alla York University di Toronto. Un percorso tra le pieghe "del miglior esempio di circuito drammaturgico virtuoso degli ultimi tempi", come è stato definito il prodotto.
La trasposizione televisiva dei romanzi dello scrittore sicialiano Andrea Camilleri, avviata nel 1998, ha avuto un successo clamoroso sulla tv italiana, tanto da diventare un vero caso televisivo, uno dei migliori prodotti della fiction europea degli ultimi anni, che ha fornito un esempio di tecnica investigativa fortemente legata al territorio e alle radici etnico-linguistiche del personaggio, il famoso Commissario Salvo Montalbano. La Zocco ne ha studiato il caso in varie sessioni e conferenze organizzate sul tema, con particolare riguardo alla lingua: "Il dialetto nei romanzi di Andrea Camilleri", "Gli intrecci delle lingue ne 'L'odore della notte' di Andrea Camilleri", "Sicily and Sicilians in Andrea Camilleri's novels ", presentazione del detective di Camilleri e le novelle storiche con uno sguardo generale alla letteratura contemporanea scritta dagli autori di origine siciliana.
La Zocco è nata a Bratislava in Cecoslovacchia e si è avvicinata all'Italia e all'italiano perfezionandolo nei quartieri italiani dove la sua famiglia andò ad abitare appena arrivata a Toronto, educandolo attraverso gli studi alla Toronto University, i corsi di perfezionamento e i frequenti soggiorni in Italia. Lo pratica ogni giorno in famiglia: con il marito, Orazio Zocco siciliano, e con la loro figlia, Josie, oltre che con i colleghi e i tanti amici italiani. 
 
 

Italica
Il giovane Salvo

E’ destino dei personaggi letterari divenuti popolari al punto di far parte dell’immaginario collettivo, quello di esser diventati in un certo senso acronotopici: senza tempo né luogo, sospesi in un universo tutto loro del quale chi li ama è sicuro di conoscere anche il più piccolo dettaglio. Prendiamo Salvo Montalbano, il commissario di polizia nato dalla fantasia di Andrea Camilleri: grazie pure alla fortunata serie televisiva che dalle sue avventure è stata tratta, egli è subito da noi collocato in una località marittima della Sicilia chiamata Vigàta; ha una fidanzata residente nell’Italia del nord, Livia, che ogni tanto lo viene a trovare; nelle indagini da lui condotte viene affiancato regolarmente dal suo vice Mimì Augello, dall’efficiente agente Fazio, dall’irresistibile Catarella e così via.
Ma Montalbano avrà pure un passato, ci siamo chiesti talvolta; ed ecco che Camilleri, con puntualità, gliene crea uno ne “La prima indagine di Montalbano”, il secondo dei tre racconti lunghi raccolti nella sua ultima fatica. Qui Montalbano, giovane commissario, presta la sua opera a Mascalippa, sperduto paese di montagna della più segreta Trinacria, affiancando come vice il più anziano ed esperto Libero Sanfilippo: investigatore di razza, quest’ultimo, maestro impareggiabile e dispensatore di consigli (“Se ti lasci pigliare da qualisiasi reazione, sgomento, orrore, indignazione, pietà, sei completamente fottuto”) dei quali nel prosieguo della sua carriera non sempre il sanguigno Salvo riuscirà a far tesoro. Accanto al Nostro c’è, a sorpresa, un’inedita Mery: ed il tutto si svolge in uno scenario naturale (“quella Sicilia fatta di terra arsa e riarsa, gialla e marrò, indovi tanticchia di virdi testardo arrisaltava sparato come una cannonata, indovi i dadi bianchi delle casuzze in bilico sulle colline pariva dovissiro sciddricare abbascio a una passata più forte di vento”) aspro e selvaggio, diverso da quello cui siamo abituati. Non ci sono delitti di sangue, in queste tre storie: ma il lettore fedele troverà comunque le atmosfere e sensazioni - oltre alla giusta dose di brivido - che s’attende dai misteri puntualmente risolti dall’impagabile Montalbano.
Francesco Troiano
 
 
 

 


 
Last modified Wednesday, January, 20, 2016