RASSEGNA STAMPA
GENNAIO 2004
2.1.2004
Riporto quanto ho letto su un settimanale
Andrea Camilleri, "papà" del commissario Montalbano, racconta
se stesso, la sua vita, le sue passioni in un documentario prodotto da
Rai Fiction. Lo firmano Gaetano Savatteri (che intervista Camilleri) e
Pino Corrias. In via di definizione la collocazione (su Raiuno o Raitre).
[segnalazione di Soleblu]
Gazeta Wyborcza, 9.1.2004
Amarcord
- Andrei Camilleriego wspomnienia i uwagi o wspólczesnosci
Intervista ad Andrea Camilleri
Jaroslaw Mikolajewski
Gazeta Wyborcza, 9.1.2004
Andrea
Camilleri - ojciec komisarza Montalbana
La Repubblica
(ed. di Palermo), 9.1.2004
Libri, a qualcuno piace giallo. Gli scrittori raccontano delitti
Gli autori siciliani lavorano ai nuovi romanzi. I protagonisti più
gettonati sono commissari e magistrati, ma ci sono anche gli isolani illustri
C´è chi ha già consegnato un nuovo romanzo e chi
invece sta lavorando a un saggio. Chi, per raccogliere materiale, è
volato in Spagna e chi addirittura in Uganda. Si prospetta un 2004 ricco
di novità per la letteratura siciliana: a cominciare da Andrea Camilleri,
che sta lavorando al nuovo giallo del suo commissario Montalbano. Mondadori,
inoltre, pubblicherà il secondo volume dei Meridiani dedicati allo
scrittore, con tutti i suoi romanzi storici: da "Un filo di fumo" a "Il
birraio di Preston" fino a "Il re di Girgenti". Il commissario di polizia
Pier Giorgio Di Cara ha consegnato all´editore e/o il suo secondo
romanzo, in cui narra l´antefatto di "Isola nera". Titolo provvisorio:
"L´anima in spalla". Ma ne ha già pronto un terzo, "Hollywood
Palermo", in lettura presso lo stesso editore.
Domenico Cacopardo ha già confezionato un nuovo romanzo della
saga del procuratore Italo Agrò. Si intitolerà "L´accademia
di vicolo Baciadonne", e uscirà probabilmente a giugno per i tipi
della Mondadori. È ambientato a Viterbo, città della quale
Agrò diventa procuratore, in pieno regime berlusconiano. Gaetano
Savatteri, che ha da poco dato alle stampe "La ferita di Vishinskij" (Sellerio),
sta lavorando a un saggio sui siciliani che uscirà entro quest´anno:
sarà una specie di carrellata attraverso le figure di siciliani
più o meno illustri. Pasquale Hamel tornerà in libreria col
romanzo "Delitto al Cassaro", per i tipi della Marsilio. Si tratta di un
giallo che però nasconde una radiografia della società palermitana
coi suoi salotti e i centri di potere. Protagonisti della vicenda saranno
un irlandese, un commissario di polizia palermitano e un giovane magistrato.
Giacomo Cacciatore, assieme a Paolo Albiero, ha scritto un saggio dal titolo
"Il terrorista dei generi. Tutto il cinema di Lucio Fulci", che verrà
pubblicato dalla casa editrice romana "Un mondo a parte". Cacciatore ha
inoltre finito il romanzo "Poco a poco", che si colloca tra il fantastico,
il noir, l´horror e il giallo. Roberto Alajmo tornerà al primo
amore, il "Repertorio dei pazzi della città di Palermo", che si
arricchirà di nuovi personaggi, molti dei quali pubblici mentre
Santo Piazzese per il quarto libro riprenderà in mano il suo nuovo
eroe, il commissario Spotorno, a dispetto del professor La Marca, beniamino
dei suoi lettori.
Infine Fulvio Abbate e Giosuè Calaciura, rispettivamente impegnati
con un personaggio della rivoluzione spagnola del ´36 e con la vita
delle ragazze africane prima di essere accalappiate dal racket della prostituzione.
Salvatore Ferlita
Ansa, 9.1.2004
I libri più venduti 2003: Camilleri supera tutti
ROMA - I libri più venduti nel 2003: 1)Camilleri, 'Il giro di
boa' (Sellerio), 2)Faletti, 'Io uccido' (Baldini & Castoldi). 3)Coelho,
'Undici minuti' (Bompiani), 4)Melissa P. 'Cento colpi di spazzola....'
(Fazi), 5)Littizzetto, 'La principessa sul pisello' (Mondadori). Tra i
primi cinque solo uno straniero, Coelho appunto, al terzo posto. Altra
sorpresa è che tutti i saggi più venduti siano titoli impegnati
e di denuncia scritti da autori dichiaratamente schierati a sinistra.
Corriere della sera,
10.1.2004
Lettere al Corriere
Caro signor Tarriconi, anche io ho qualche perplessità su
...
Caro signor Tarriconi, anche io ho qualche perplessità su questa
fioritura di paragoni tra il presidente del Consiglio e quelli che lei
ha definito i «grandi malefici del passato».
[...]
Paolo Sylos Labini e Andrea Camilleri lo hanno definito, rispettivamente,
«topo di fogna» e «ripugnante, obbrobrioso, strano animale
che ci fa vergogna».
[...]
Paolo Mieli
La Repubblica
(ed. di Palermo), 11.1.2004
Il critico che procede per indizi come il commissario Montalbano
Docente di Filologia a Catania, Salvatore Silvano Nigro è uno
degli italianisti più noti all´estero: a Chicago gli hanno
dato perfino la laurea honoris causa
[…]
A febbraio uscirà il tomo dei Meridiani Mondadori che raccoglie
i romanzi storici di Andrea Camilleri. «È quasi naturale per
me occuparmi del padre del commissario Montalbano. Quando infatti a Catania
presentai con lui l´edizione critica del capolavoro manzoniano, il
giornalista televisivo che fece il servizio, intervistando Camilleri, ebbe
a dire: "Ora la parola ad Andrea Camilleri, l´autore dei Promessi
sposi. Una dichiarazione che ci riporta a Manganelli, per il quale la figura
dell´autore non esiste, o se esiste è una frottola. E così
il cerchio si chiude».
Salvatore Ferlita
Gazzetta del Sud,
11.1.2004
Oggi è difficile trovare un libro vero
È dura trovare un libro vero tra i best seller del 2003. Paradossale,
ma fino a un certo punto. Basta scorrere le classifiche degli autori più
venduti nell'anno appena concluso. Con minime variazioni, a seconda degli
istituti di ricerca, il primo posto se lo giocano Camilleri e la Rowling.
«Il giro di boa» contro «Harry Potter e l'Ordine della
Fenice». Stabile al terzo posto Coelho con «Undici minuti».
E via via gli altri, l'eterno Faletti, l'ex ragazzina scandalosa Melissa
P., il polemico Pansa. Nei primi quindici figurano ben tre comici, Oreglio,
la Litizzetto, la Barbera più il libro di barzellette di Totti su
Totti. È la conferma che i libri sono diventati oggetti, come una
cravatta, un'agenda, una bottiglia di vino. E come tali vengono acquistati
e regalati. Niente di male. Anzi, meno arie si danno i libri meglio è.
Per trovare un libro vero e nuovo bisogna scendere parecchio verso il trentesimo
o il quarantesimo posto (su cento classificati). Lì si annida Mark
Haddon con «Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte». Uno
solo? Accontentiamoci.
Carlo Donati
La Padania, 11.1.2004
Scrittori di sinistra, il trionfo dell'ipocrisia
Coprono di fango Berlusconi ma poi, da Violante a Camilleri, corrono
a pubblicare da lui
Riprendiamo e pubblichiamo integralmente da il Domenicale il seguente
articolo
[…]
Sempre per Mondadori trovate i romanzi di Andrea Camilleri, uno dei
più agguerriti sostenitori del "ritorno al fascismo" del governo
berlusconiano.
[…]
Angelo Crespi
Ansa, 11.1.2004
Paolo Flores D'Arcais invita ad aprirsi ai movimenti
ROMA - "Aprirsi ai movimenti per consentire di scegliere candidati non
cooptati dai partiti": è l'invito di Flores all'assise dei girotondi.
E si augura di poter scegliere tra una lista di candidati con nomi di prestigio,
tra cui Eco, Tabucchi, Camilleri e Moretti che fa però cenno di
no con la testa per quanto lo riguarda. Per Flores "è ovvio che
una lista di 78 nomi debba contenere anche quelli dei partiti. Se ciò
si verificasse sarebbe una condizione straordinaria per la vittoria".
Stilos, 13.1.2004
I preti di Camilleri
Le scelleratezze come atto di fede
C'è una galleria di personaggi nell'opera camilleriana che vestono
la tunica e si chiamano uno con l'altro. Fino ad arrivare a "La presa di
Macallè", un libro che sancisce la condanna dell'uomo di Chiesa
Anticipazione del saggio di Simona Demontis C'è
solo San Calò. Il Vangelo secondo Camilleri, la cui versione
integrale uscirà sul n°5 (dicembre 2003) della rivista NAE (edizioni
Cuec, Cagliari)
Il Mattino,
13.1.2004
Presto il debutto del duo Peppe-Antonello
«Ha il tono giusto, il mio partner ideale»
Lanzetta scrive una piéce per De Rosa
«Antonello De Rosa, che ho scoperto sul palcoscenico de “Le 5
rose di Jennifer” è un misto di trasgressione e tenerezza, di ingenuità
e di, quello che chiamiamo a Napoli, cazzimma. Un vero talento».
Peppe Lanzetta, l’eclettico scrittore, attore, drammaturgo, racconta del
suo “innamoramento” per il giovanissimo attore salernitano.
[...]
Ma chi è questo trentenne nato all’ombra della Cattedrale di
Salerno. Ce lo racconta lui stesso.
[...]
Successo bissato con il riadattamento de “Le cinque rose di Jeffiner”,
di Annibale Ruccello.
«Credo di essere maturato, sia come attore che come regista,
con questo testo che è un caposaldo della “nuova” drammaturgia napoletana.
Sette premi come per Fratellini. Uno, mi è particolarmente caro,
quello consegnatomi da Andrea Camilleri a Porto Empedocle quest’estate.
“Ma lei quanti premi ha vinto?”, mi ha detto ironicamente e poi mi ha fatto
gli auguri per il futuro».
Marcello Napoli
Gazzetta del Sud,
13.1.2004
Massimo Siviero: istruzioni per la scrittura gialla
Sulle plausibili menzogne nasce il teorema di verità
Massimo Siviero. Come scrivere un giallo napoletano. Graus pagine 134
- euro 12,50
Autore di tre ottimi romanzi polizieschi ( Il diavolo giallo , 1992;
il Terno di San Gennaro , 1999 e Un mistero occitano per il commissario
Abruzzese , 2001), Massimo Siviero ci offre un importante strumento di
consultazione per la conoscenza di un genere letterario che ha avuto in
Napoli la sua patria storica.
[...]
E siamo ormai ai giorni d'oggi, ricchissimi di titoli e di nomi (e
non foss'altro che per il largo successo popolare ricordiamo i mediocri
romanzi di Andrea Camilleri).
[...]
Giuseppe Amoroso
14.1.2004
Conversazione con Marco Betta
Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Marco Betta,
compositore che fra le sue opere annovera anche la trasposizione in musica
di alcuni testi di Andrea Camilleri: dalla favola Magarìa
alle opere liriche tratte dai racconti del Commissario
Cecè Collura.
Il Maestro si presenta autodefinendosi "u Cumpusituri", e citando sempre
Camilleri come "il Sommo, una delle maggiori personalità contemporanee"
:-)
Inoltre si dichiara accanito assertore e utilizzatore della tecnologia
Apple.
Betta definisce la sua musica "melodica, non dissonante né 'troppo
moderna', insomma perfettamente allineata alla scrittura del Sommo, la
cui stessa voce è peraltro molto musicale"; e paragona la voce del
Sommo a uno strumento, in
particolare nei brevi brani da lui letti e diffusi in registrazione
all'inizio delle opere tratte dai racconti del Commissario
di bordo.
Su questo sono d'accordo col Maestro: ricordo come una delle cose migliori
del Birraio
di Preston teatrale la voce del Sommo registrata che introduceva
le varie scene, leggendo gli incipit dei capitoli del romanzo ("Era una
notte che faceva spavento...").
Riguardo alle opere ricavate (lavorando insieme al regista e sceneggiatore
Rocco Mortelliti, altro MacLover...) dai racconti di Collura, Betta si
dimostra soddisfattissimo, sia per quanto riguarda il successo di pubblico
sia per il riscontro ottenuto nell'ambiente musicale: dal 1960 circa, si
tratta della prima collaborazione fra 8 teatri italiani. E ci anticipa
che a
Roma verrà messa in scena l'intera tetralogia: è da poco
stato rappresentato Il fantasma nella cabina, a novembre toccherà
al dittico Il
mistero del finto cantante / Che fine ha fatto la piccola Irene?
e quindi agli ultimi
due episodi della serie (episodi la cui scrittura è ancora in
corso d'opera).
Sulle arie di queste opere sono anche basate le Songs
from Camilleri che verranno eseguite il 19 marzo al Teatro Orione
di Palermo dall'Ensemble "Franco Ferrara" e dall'Orchestra Jazz Siciliana:
si tratterà però di riarrangiamenti in chiave jazz, e potete
star certi che una qualificata ;-) rappresentanza del CFC sarà lì
a verificare...
u Presidenti
Adnkronos, 15.1.2004
Classifica stilata da 40 centri di italianistica
Scrittori, Dante Alighieri e' l'italiano piu' studiato nel mondo
A lui nel corso del 2000 i docenti universitari stranieri hanno dedicato
oltre 800 saggi. Seguono a distanza Petrarca e Boccaccio
Roma - Dante Alighieri continua ad essere l'autore italiano in assoluto
piu' studiato nel mondo. A lui i docenti universitari stranieri di letteratura
italiana hanno dedicato oltre 800 saggi nel corso dell'anno 2000.
[...]
Tra gli autori del Novecento sostanziale equilibrio tra Gabriele D'Annunzio
e Luigi Pirandello, che continuano a dividersi in egual misura le simpatie
degli specialisti della nostra letteratura. I due giganti delle nostre
patrie lettere sono seguiti da Italo Calvino ed Eugenio Montale e poi Italo
Svevo e Cesare Pavese. Crescente appare il peso dei nuovi autori: nel corso
del 2000 gli studiosi universitari hanno iniziato a esaminare l'opera di
Francesco Piccolo, Carlo Lucarelli, Antonella Anedda e Rossana Campo. Tuttavia
tra gli autori viventi quelli piu' indagati nell'ambito accademico sono
Dacia Maraini, Mario Luzi, Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto, Vincenzo
Consolo, Giuseppe Bonaviri e Andrea Camilleri.
[...]
17.1.2004
Vigàta
mon amour torna in scena
Alle 21:30, al Teatro Impero di Marsala, sarà proposta al pubblico
una nuova edizione dello spettacolo basato sui testi di Andrea Camilleri
e sceneggiato da Lorenzo Calamia e Maria Dixon (soci del Camilleri Fans
Club), per la regia di Guglielmo Lentini e con le musiche originali di
Vincenzo Li Causi.
Sul palco Massimo Graffeo, Guglielmo Lentini, Francesco Teresi, Federica
Pellegrino, Fabrizio Lombardo e la Vigàta Band Orchestra diretta
da Vincenzo Li Causi.
Al mattino avrà luogo una rappresentazione a beneficio degli
studenti delle scuole medie superiori di Marsala.
La Stampa
-ttL, 17.1.2004
Una festa per Montalbán, innamorato dell’Italia
Un omaggio alla figura di Manuel Vázquez Montalbán è
stato organizzato dal Premio Grinzane Cavour per oggi pomeriggio alle 19
a Torino, nel «Beach» sui Murazzi del Po. La casa editrice
Frassinelli presenterà «Viaggio in Italia», un volume
che raccoglie inediti dello scrittore, come una delle poesie che qui pubblichiamo,
ricordi di amici, da Camilleri al suo traduttore Hado Lyria, da Giuliano
Soria al figlio Daniel Vázquez Salies, a molti altri. E tutti sottolineeranno
l’amore di Montalbán per l’Italia e il suo interesse per la nostra
letteratura: un nome fra tutti, quello di Cesare Pavese, a cui dedicò
molte letture e numerosi saggi.
Berliner Zimmer,
17.1.2004
Marcus Bartscht sprach mit dem Sizilianischen Autoren Andrea Camilleri
über Goethe, die Mafia, Europa und seine Heimat
„Mir wird Sizilien immer fehlen“
Im November 2003 erschien bei Piper "Die sizilianische Oper". Der Verlag
beschrieb das Buch mit den Worten: "Köstliche Charaktere, pralle Erotik,
viel Lokalkolorit und ein rasantes Erzähltempo - all dies macht diesen
Roman zu einer berauschenden Lektüre". Für 2004 sind weitere
Bücher angekündigt.
Marcus Bartscht: Signore Camilleri, es ist jetzt 16.30 Uhr. Was hatten
Sie heute zum Mittag?
Andrea Camilleri: (lacht) Etwas sehr Einfaches. Nur ein bisschen Fleisch,
sonst nichts.
Marcus Bartscht: Commissario Montalbano hätte das wohl nicht ausgereicht.
Man hat bei Ihrem Romanhelden das Gefühl, als würde alles Glück
dieser Erde in einer guten Küche geboren.
Andrea Camilleri: Ich kann nicht mehr viel essen in meinem Alter. Essen
hatte für mich aber schon immer eine besondere Bedeutung. Es bringt
dem Menschen Harmonie.
Marcus Bartscht: Auch zwischen den Menschen? Wie verläuft bei
Ihnen das Weihnachtsfest?
Andrea Camilleri: Sehr traditionell. Ich habe drei Töchter und
vier Enkelkinder, mit denen ich zusammen feiere.
Marcus Bartscht: In Ihrer Wohnung?
Andrea Camilleri: Sempre, immer.
Marcus Bartscht: Ihr Wohnsitz ist schon seit langem in Rom. Seit 45
Jahren sind Sie mit einer Mailänderin verheiratet. Sie selbst schreiben
aber ausschließlich über Sizilien.
Andrea Camilleri: Jeden Sommer verbringe ich einen Monat gemeinsam
mit meiner Familie in meinem alten Haus in Sizilien. Auch wenn ich schon
seit 1949 aus meinem Heimatort Porto Empedocle weggezogen bin, bleibe ich
ein Sizilianer. Es gibt keinen Sizilianer, dem Sizilien nicht fehlt. Deshalb
kann ich nur davon reden und über nichts anderes sprechen.
Marcus Bartscht: Bei uns verbindet man mit der größten Mittelmeerinsel
immer wieder auch die Mafia. Obwohl sich in Ihren Büchern zahllose
Verbrechen in bunten Variationen und Fallkonstellationen finden, taucht
das Wort „Mafia“ auffallend selten auf.
Andrea Camilleri: Ich halte es ähnlich wie Leonardo Sciascia und
rede immer von der Mafia, ohne ausdrücklich von ihr zu sprechen.
Marcus Bartscht: Ist die Mafia ein typisch sizilianisches Problem?
Andrea Camilleri: Die Mafia ist eine Krankheit. Früher hatten
wir eine kleine Haus-Mafia. Heute ist alles industrieller geworden. Sciascia
benutzte das Bild von einer Palme: Es handelt sich dabei um eine Pflanze,
die auf südlichem Boden gedeiht, aber jedes Jahr drei Zentimeter nach
Norden wächst.
Marcus Bartscht: Ist bei derart grenzüberschreitender Kriminalität
überhaupt ein vereintes Europa sinnvoll?
Andrea Camilleri: Ich habe mehr als 78 Jahre in dieser Welt gelebt
und weiß, dass in Europa alles passieren kann. Aber jetzt kann es
wohl nie wieder unter den europäischen Völkern Krieg geben.
Marcus Bartscht: Das klingt euphorisch.
Andrea Camilleri: Sicher.
Marcus Bartscht: Und die nationale Identität? Haben Sie keine
Angst, dass diese herrlichen sizilianischen Traditionen, mit denen jedes
Ihrer Bücher gespickt ist, demnächst in einem Brei aus Bratwurst,
Paella und möglicherweise auch noch Döner untergehen könnten?
Andrea Camilleri: Die nationale Identität wird sich dadurch
sogar noch verstärken. Die Kulturen werden sich austauschen, aber
die DNA bleibt gleich. Ein deutscher Ingenieur namens Hofer kam 1935 in
unseren Ort. Während sämtliche Sizilianer zur Weihnachtszeit
eine Krippe aufbauten, hatte er einen Baum. Seitdem gibt es für mich
kein Weihnachtsfest mehr ohne Baum.
Marcus Bartscht: Wie stehen Sie eigentlich zur Religion?
Andrea Camilleri: Ich bin katholisch, aber nicht religiös. Einen
Schutzheiligen habe ich: San Calogero.
Marcus Bartscht: So heißt auch das Lieblingsrestaurant Ihres
Romanhelden.
Andrea Camilleri: Ich hatte einen älteren Bruder, der im Alter
von wenigen Monaten gestorben ist. Ebenso eine ältere Schwester. Ich
bin daraufhin 25 Tage vor dem errechneten Geburtstermin zur Welt gekommen,
am 6. September um 13 Uhr. Das war genau der Moment, in dem traditionell
die Figur des heiligen Calogero vom Hafen in die Kirche gebracht wurde.
In meiner Fantasie ist er aber ein Schwarzer.
Marcus Bartscht: Das klingt weltoffen. Was halten Sie von moderner
Literatur? In Deutschland brachte der Popmusiker Dieter Bohlen sein Klatschwerk
gleich in zwei Bänden auf den Markt. In Italien stürmt derzeit
die 17-jährige Melissa P. – zufällig auch eine Sizilianerin –
mit ihren erotischen Tagebucheintragungen die Bestsellerlisten.
Andrea Camilleri: Ich habe von dem Buch gehört, es aber nicht
gelesen. Wichtig ist, dass die Jugend überhaupt liest. Die Fantasie
wird stimuliert.
Marcus Bartscht: Commissario Montalbano hätte so etwas wohl nicht
angerührt. Auch hier bei Ihnen stehen Unmengen von Büchern.
Andrea Camilleri: Nach meinem vierten Roman fragte mich meine Frau,
ob dieser Mann wirklich existiere oder ob ich es vielleicht sogar selber
sei. Tatsächlich kommt Montalbano der Figur meines Vaters sehr nahe,
der sehr viel gelesen hat.
Marcus Bartscht: Was halten Sie von ausländischer Literatur, beispielsweise
von Goethe?
Andrea Camilleri: Es ist sehr schwer, Literatur in fremde Sprachen
zu übersetzen. Was es von Goethe in italienischer Sprache gibt, habe
ich gelesen. Wir haben alle von ihm gelernt. (lacht) Von ihm stammt beispielsweise
der Satz „Erst wenn Sizilien gesehen ist, ergibt sich das ganze Italien...“.
Marcus Bartscht: Könnten Sie sich vorstellen, ein Kochbuch zu
schreiben – außerhalb Italiens wäre das vermutlich sehr gefragt?
Andrea Camilleri: Nein, auch wenn ich schon von einem Verlag daraufhin
angesprochen wurde.
Marcus Bartscht: Dass ich jetzt hier in Ihrem Sessel sitze und das
Interview führen darf, habe ich Ihnen zu verdanken. Ich hatte Ihnen
eigentlich nur zu Ihrem Buch „Das launische Eiland“ gratulieren wollen
– und Sie luden mich daraufhin gleich zu sich ein.
Andrea Camilleri: Das kann ich natürlich nicht immer machen. Aber
ich finde es wichtig, jeden Brief eines Lesers – egal wie kurz er ist –
persönlich zu beantworten.
Marcus Bartscht: „Der Kavalier der späten Stunde“ ist zwar gerade
erst im vergangenen Monat in deutscher Sprache erschienen. Aber wann dürfen
wir mit dem nächsten Buch rechnen?
Andrea Camilleri: Ein weiterer Fall von Commissario Montalbano wird
gerade übersetzt. Außerdem wird zu meinem 80. Geburtstag ein
Interview mit mir veröffentlicht. Darin geht es unter anderem um die
Krise der Linken, die Regierung Berlusconi und auch die Mafia. Das Buch
ist bereits fertig.
Marcus Bartscht: Welchen Titel wird es haben?
Andrea Camilleri: Die Linie der Palme.
Marcus Bartscht
Marcus Bartscht ha parlato con l’autore siciliano Andrea Camilleri su
Goethe, la mafia, l’Europa e la terra natia.
“Mi mancherà sempre la Sicilia”
Nel 2003 è apparso da Piper “Die sizilianische Oper” [“Il
birraio di Preston", N.d.T.]. La casa editrice ha descritto il libro
con le parole: “Personaggi ricchi, erotismo robusto, molto colore locale
ed un tempo narrativo incalzante – tutto questo rende questo romanzo una
lettura d’un fiato”. Per il 2004 sono annunciati altri libri.
Marcus Bartscht: Signore Camilleri [in italiano nel testo, N.d.T.],
sono le 16:30. Che ha mangiato a pranzo?
Andrea Camilleri: (ride) Qualcosa di molto leggero. Solo un pezzetto
di carne, altrimenti nulla.
MB: Al Commissario Montalbano questo non sarebbe certo bastato. Con
l’eroe dei suoi romanzi si ha la sensazione che tutte le fortune di questo
mondo nascano da una buona cucina.
AC: Non posso più mangiar molto in vecchiaia. Il cibo ha comunque
per me sempre un significato speciale. Apporta armonia agli uomini.
MB: Anche tra gli uomini? Come si trascorre da voi la festa di Natale?
AC: Molto tradizionalmente. Con le mie tre figlie e i quattro nipoti,
insieme ai quali festeggio.
MB: Nel suo appartamento?
AC: Sempre [in italiano ed in tedesco nel testo, N.d.T.], sempre.
MB: La sua residenza è già da lungo tempo a Roma. È
sposato con una milanese da 45 anni. Ma lei scrive esclusivamente della
Sicilia.
AC: Ogni estate trascorro un mese insieme alla mia famiglia nella mia
vecchia casa in Sicilia. Anche se già dal 1949 mi sono trasferito
dal mio luogo natale Porto Empedocle, rimango un siciliano. Non ci sono
siciliani a cui la Sicilia non manchi. Per questo posso parlare solo di
questo e di null’altro scrivere.
MB: Da noi si collega sempre la grande isola Mediterranea anche con
la mafia. Sebbene nei suoi libri si trovino innumerevoli crimini di tutti
i tipi ed i colori, la parola “mafia” si incontra assai di rado.
AC: Faccio come Leonardo Sciascia e tratto sempre di mafia, senza parlarne
esplicitaamente.
MB: La mafia è un problema tipicamente siciliano?
AC: La mafia è una malattia. Inizialmente avevamo una piccola
mafia di casa. Oggi è diventato tutto su scala industriale. Sciascia
utilizza l’immagine di una palma: si tratta di una pianta che prospera
sul suolo del sud, ma che ogni anno si avvicina di tre centimetri verso
il nord.
MB: Un’Europa unita in tal modo significativamente da una criminalità
transnazionale?
AC: Ho vissuto più di 78 anni in questo mondo e so che in Europa
può succedere di tutto. Ma adesso non ci può più essere
guerra tra i popoli europei.
MB: Questa affermazione suona euforica.
AC: Certamente.
MB: E l’identità nazionale? Non ha paura che queste superbe
tradizioni siciliane, con le quali è condito ciascuno dei suoi libri,
potrebbero rapidamente sparire in un Breihaus Bratwurst, in una Paella
e probabilmente anche in un Döner [Kebab, N.d.T.]?
AC: L’identità nazionale al contrario così si rafforzerà.
Le culture si scambieranno, ma il DNA permane lo stesso. Un ingegnere tedesco
di nome Hofer venne nel 1935 al nostro paese. Mentre tutti i siciliani
a Natale facevano il presepe, lui fece un albero. Da allora non c’è
più per me un Natale senza albero.
MB: Come si pone davanti alla religione?
AC: Sono cattolico, ma non praticante. Ma ho un santo protettore: San
Calogero [in italiano nel testo, N.d.T.].
MB: Così si chiama anche il ristorante preferito del suo protagonista.
AC: Avevo un fratello più grande, che è morto all’età
di pochi mesi. Così pure una sorella più grande. Sono venuto
al mondo dopo di ciò, 25 giorni prima del termine calcolato del
parto, il 6 settembre alle 13. Quello era esattamente il momento in cui
tradizionalmente l’effigie di San Calogero veniva portata dal porto in
chiesa. Tuttavia, nella mia fantasie egli è di colore.
MB: Ciò suona cosmopolita. Cosa ne pensa della letteratura moderna?
In Germania il musicista pop Dieter Bohlen ha portato sul mercato tutte
le chiacchiere su di lui in due volumi. In Italia impazza nelle liste dei
bestseller la 17enne Melissa P. – incidentalmente anch’ella una siciliana
– con il suo diario erotico.
AC: ho sentito del libro, ma non l’ho letto. L’importante è
che comunque la gioventù legga. La fantasia viene stimolata.
MB: Il Commissario Montalbano non avrebbe mai toccato qualcosa del
genere. Anche qui da lei c'è un'enorme quantità di libri.
AC: Dopo il mio quarto romanzo mia moglie mi ha chiesto se quest’uomo
esistesse veramente o se fossi in qualche modo io stesso. In effetti Montalbano
si avvicina assai alla figura di mio padre, che leggeva molto.
MB: Cosa ne pensa della letteratura straniera, per esempio di Goethe?
AC: È molto difficile tradurre la letteratura in una lingua
straniera. Quello che c'è di Goethe in lingua italiana, l’ho letto.
Abbiamo imparato tutto da lui (ride). Per esempio da lui proviene la frase
“Quando si è vista prima la Sicilia, ne risulta l’Italia intera…”.
MB: Potrebbe progettare di scrivere un libro di cucina – al di fuori
d’Italia sarebbe probabilmente molto richiesto?
AC: No, anche se me ne ha già fatto richiesta una casa editrice.
MB: Vi ringrazio molto del fatto di essere seduto qui nella sua poltrona
e di averle potuto fare l´intervista. Mi ero in effetti solo voluto
congratulare con lei solo per il suo libro “Das launische Eiland” ["Un
filo di fumo", N.d.T.] – e lei mi ha subito invitato presso di lei.
AC: Non posso farlo sempre, naturalmente. Ma trovo importante rispondere
personalmente ad ogni lettera di un lettore – non fa nulla per quanto breve.
MB: “Der Kavalier der späten Stunde” ["L'odore della notte",
N.d.T.] è apparso già qualche mese fa in lingua tedesca.
Quando ci dobbiamo aspettare il prossimo libro?
AC: Sta per essere tradotto un altro caso del Commissario Montalbano.
Inoltre sràa pubblicata un'intervista per il mio 80mo compleanno.
Lì si parla tra l’altro della crisi della sinistra, del governo
Berlusconi ed anche della mafia. Il libro è quasi pronto.
MB: Che titolo avrà?
AC: "Die Linie der Palme" ["La linea della palma", N.d.T.].
(Traduzione a cura di Peppe Ruta e Sarah Ferrario)
La Repubblica
(ed. di Palermo), 18.1.2004
Taccuino
Quest´isola è una cipolla e i suoi strati sono infiniti
La mia prima impressione della Sicilia è quella di un accumulo
di luoghi comuni, presi un po´ qui e un po´ là, qualche
informazione storica, qualche notizia acquisita leggendo gli scrittori
siciliani, da Sciascia a Camilleri, e dopo aver visto il Gattopardo di
Visconti. Però man mano che passa il tempo ho sempre più
chiaro che questa isola è come una cipolla: se togli vari strati
scopri qualcosa di più. E la conclusione è quasi sempre la
stessa, in ogni parte del mondo: più sai meno sai, perché
accumuli domande e non risposte. Per il momento l´unica cosa che
ho chiara è che sono nel sud del mondo, e quando dico sud mi riferisco
al fatto che la Sicilia è nel sud del mondo, ma anche che io e la
Sicilia siamo nel sud.
Durante tutti questi giorni mi hanno chiesto: «Che idea hai della
Sicilia?», e ogni volta ho sempre meno risposte. Quando mi hanno
fatto la domanda: «Che ti pare di Gela, è una brutta città
vero?», è stato come essere punto da un pungiglione e ho risposto
subito: «Mi piacciono le città industriali, depresse. Hanno
onore e onestà. Sono reali».
Se può servire come conclusione, direi che la cosa migliore
di questo viaggio è che questo è un viaggio reale. In genere
noi scrittori siamo soliti muoverci su una nuvola fino a una libreria o
a un auditorio dove si firmano i libri. Così perdi il contatto con
il territorio. Questa volta non è successo.
Paco Ignacio Taibo II
La Repubblica
- Affari & Finanza, 19.1.2004
Ma lo spettatore non è più lo stesso
Ernesto Galli della Loggia rivelava fin da bambino la sua vocazione:
«Il programma che vedevo più volentieri era Tribuna Politica,
e alla radio Il convegno dei cinque». Chicco Testa aveva una vocazione
monopartisan: «Certo, vedevo Tribuna politica ed era un grande evento
quando parlava Berlinguer». Francesca Sanvitale, "storica" autrice
Rai, non la perdona alla tv commerciale: «Prima c’era un rapporto
didattico col pubblico, ora bisogna assecondare le pigrizie e solleticare
la mediocrità della gente. La cultura è diventata semiclandestina,
sono le luci rosse della tv». Raffaele La Capria ricorda che «la
tv ha donato agli italiani una lingua correttamente impostata ed è
stata uno strumento di aggregazione e di scambio». Lo scienziato
Roberto Vacca è impietoso: «La tenevamo nell’armadio, lo aprivamo
una volta alla settimana. La situazione non è cambiata: i meriti
della tv sono zero, si parla solo di canzonette e di mangiare. A che serve?»
Più ottimista Francesco Bruno, scienziato anche lui ma della criminologia:
«La tv è stata l’unica vera rivoluzione dell’Italia degli
ultimi 50 anni. Quando non c’era vivevamo peggio, sapevamo meno cose, mangiavamo
e vestivamo male. Ci ha reso più civili, ha fatto evolvere il pensiero».
Caratteristica dei protagonisti di Visione private è che nessuno
è proprio un ragazzino. Tutti possono testimoniare alcuni decenni
di evoluzione dei contenuti e del messaggio televisivo, in una conversazione
serena, condotta quasi a fil di voce e senza nulla di preparato, con Cinzia
Tani, autrice e scrittrice di successo a sua volta. Visioni private è
il programma con cui Rai Educational, la testata diretta da Giovanni Minoli,
dà il suo contributo ai cinquant’anni della tv. Sono quaranta puntate,
con altrettante interviste a uomini di cultura e di spettacolo, scrittori,
manager, docenti universitari, giornalisti. Oltre ai citati, ci sono Andrea
Camilleri, Barbara Palombelli, Renzo Arbore, Italo Moscati, Vincenzo Cerami,
Giuseppe Scaraffia, Elisabetta Rasy, Paolo Mauri, Roberto Cotroneo, e così
via. Il titolo del programma ricorda la formula: la conduttrice con la
sua troupe va a casa dell’intervistato portandosi alcune cassette di Rai
vecchia e nuova. Rivedere quei filmati ispira ricordi, emozioni, commenti.
Ne esce un ritratto del telespettatore ieri e oggi, e anche degli italiani
e del paese con i loro tormenti e il loro sviluppo. «La tv ha contribuito
all’unità e alla crescita complessiva anche per gli aspetti minori:
attraverso Carosello abbiamo scoperto il deodorante», riflette Galli
della Loggia. «Una tv intelligente suggerisce Vacca dovrebbe arruolare
stuoli di tecnici, scienziati, operatori della cultura e della finanza,
addestrarli alla comunicazione e mandarli in onda. Oggi i giovani non possono
essere motivati a fare lavori interessanti per il semplice motivo che non
sanno neanche che esistono». La funzione pedagogica del video la
rimpiangono un po’ tutti, così come un filo comune dell’interesse
collettivo è quello dell’informazione («Tipo Tv7», precisa
Testa) purché però non si esageri con i talkshow: «Non
ci vado quasi mai perché non sopporto essere interrotto perché
bisogna dare la parola a una soubrette», dice Galli. Visioni private
per ora va in onda in Rewind, il contenitore del sabato di Rai Edu 2. Speriamo
che dalle alchimie dei palinsesti Rai esca al più presto qualche
orario decente per inserirlo negli spazi che Minoli copre sulle tre reti
"normali", come sarebbe logico vista la qualità e l’interesse del
programma.
Eugenio Occorsio
Sette (supplemento del Corriere
della sera), 22.1.2004
Copertina - Homo domesticus
Sorpresa! Va di moda il casalingo
Non di necessità, ma per virtù, gli uomini "scoprono"
i lavori di casa. E politici, intellettuali, artisti e giornalisti confessano
senza vergogna che "i mestieri" li fanno anche loro. Romano Prodi rifà
il letto, Teodoro Buontempo spazza, Giulio Giorello lava i piatti...
[...]
E tra i maschi cortesi, che si dedicano con passione ai lavori domestici
c’è anche chi, senza bisogno di nessun maestro, rinfresca il guardaroba
di famiglia. Primo fra tutti è Andrea Camilleri che fa del suo ferro
a vapore uno strumento di utilità e di piacere, quasi perverso.
«Non si immagina il godimento di un padre che può elargire
alle figlie una bella stirata! », racconta lo scrittore frenando
la sua consueta ironia. «Stirare è una cosa seria. Certo mi
rilassa e mi conforta, ma è un vero impegno. Ho imparato da ragazzo
perché nessuno soddisfaceva la mia vanità: camicie perfette
e piega dei pantaloni sempre inappuntabile. ora stiro per il piacere di
farlo e scelgo solo capi complicati come, per esempio, le bluse di seta
plissettata di mia moglie, c’è da dannarsi con tutte quelle piegoline.
Ma io sono bravissimo. Stiro in solitudine, non tolgo mai gli occhi da
quello che sto facendo, aspetto lo sbuffo del vapore e via, vado avanti
anche per due ore di fila. Quando, nel pomeriggio, progetto una bella stirata
per la sera mi rincuoro perché so che potrò non pensare a
niente o riuscirò a concentrarmi meglio su qualcosa. Ho anche un
piccolo ferro a vapore da viaggio per crogiolarmi nel vizio».
[...]
Valentina Crepax
La Repubblica
(ed. di Palermo), 25.1.2004
L´anteprima. Il secondo volume dei Meridiani con i romanzi storici
Camilleri, classico a furor di lettori
C´è chi, tra gli scrittori, riesce a ottenere la consacrazione
a classico in vita, avendo quindi la possibilità di godersela, magari
sperimentando l´invidia dei colleghi esclusi. È quello che
è toccato ad Andrea Camilleri, di cui lo scorso anno è uscito
il primo volume dei Meridiani Mondadori, con tutti i romanzi del ciclo
del commissario Montalbano e l´introduzione di Nino Borsellino. E
il secondo volume è già in lavorazione: dovrebbe uscire tra
qualche mese, mettendo insieme i romanzi storici e civili dello scrittore
empedoclino. A curarlo sarà Salvatore Silvano Nigro, già
estensore dei risvolti di copertina del "Re di Girgenti" e de "La presa
di Macallè": «Per il semplice e incontrovertibile fatto -
spiega Nigro - che è uno scrittore straletto, Camilleri già
fa parte di una necessità di documento. In Italia si parte dal presupposto
che un autore, per essere un classico, deve essere non letto. Ci sono invece
classici che diventano tali per il consenso dei lettori: così funziona
nel mondo intero. Dalle nostre parti, però, tutto ciò sembra
che sia eccezionale, fuori da qualsiasi norma». Nel frattempo, Andrea
Camilleri pare stia lavorando a un racconto sulla prima indagine di Montalbano,
quando da Catania è arrivato a Vigàta, e a un nuovo romanzo
con al centro il commissario più amato d´Italia, che dovrebbe
uscire alla fine di quest´anno. A marzo poi vedranno la luce, per
i tipi della Sellerio, gli atti del convegno "Letteratura e storia. Il
caso Camilleri". Due curiosità: il 10 febbraio lo scrittore riceverà
al Quirinale il premio "De Sica" dal presidente della Repubblica Ciampi.
Nella biblioteca Sormani di Milano, poi, è stata da poco allestita
la mostra dal titolo "La letteratura alla sbarra: giudici e tribunali nei
grandi scrittori da Dante a Camilleri". Si tratta di un´esposizione
di volumi più o meno antichi riguardanti la giustizia. Si parte
da padre Dante, passando per Dickens, Sciascia, per arrivare appunto a
Camilleri, di cui sono presenti i romanzi "Il birraio di Preston" e "Il
corso delle cose".
s.f.
La Sicilia, 25.1.2004
Suggestioni del paesaggio e le sue «patrie impure»
SudFest. Gli scrittori siciliani e il loro rapporto con i luoghi
Gianni Bonina curatore del periodico letterario Stilos ha moderato i
lavori dell'ultima giornata di «Intorno al Paesaggio», convegno
nell'ambito di SudFest.
Dopo cinema e paesaggio, il critico letterario Arnaldo Colasanti e
il critico cinematografico Bruno Roberti, oramai padroni di casa al Vittorio
Emanuele, insieme agli scrittori Silvana La Spina e Nicola Lagioia hanno
scandagliato il rapporto tra letteratura e paesaggio.
L'occasione è stata l'uscita di «Patrie impure, autoritratto
a più voci», un'antologia letteraria a cura di Benedetta Centovalli.
«Patrie impure - ha commentato Colasanti, è qualcosa di più
del semplice ritratto del nostro Paese. Nasce dalla paura che la comune
identità su cui si fonda il concetto di patria, si sia smarrita,
e che quindi quel nesso tra letteratura e politica, poesia e realtà
sia perduto. Perché in via di estinzione è quella comunità
che possiede uno spazio pubblico in comune. Una riflessione sulla letteratura
italiana contemporanea in cerca d'identità. Lagioia racconta nelle
sue opere di un paesaggio del sud in trasformazione, edulcorato e quasi
da cartolina più che ammodernato.
«Gli italiani sono accusati di non saper più raccontare
il loro presente - interviene Silvana La Spina - e la causa è nella
debolezza di quel paesaggio interiore che si chiama tradizione. Quello
più forte è il paesaggio regionale e i siciliani hanno un
paesaggio interiore molto forte». Ancora secondo la fine analisi
della scrittrice siciliana, ogni provincia della nostra isola ha un linguaggio
letterario che ne esprime i diversi paesaggi. Così come ad esempio
l'Agrigentino, terra del sale, ha una vocazione all'ironia, e i suoi scrittori,
da Pirandello a Camilleri sono per così dire «salati»,
la Sicilia sud orientale secondo La Spina è rappresentata più
che dallo scrittore comisano Gesualdo Bufalino, dall'etnologo Serafino
Amabile Guastella, perché questa è una terra che ama raccontarsi,
scoprire le radici.
C.R.
Carmilla, 26.1.2004
La paura di Andrea Camilleri
Variando il titolo di un suo libro: intervista sui fatti “scantosi”
nella vita del celebre scrittore siciliano.
La memoria aduna fantasmi
e più su di essi si sofferma
più li rende immaginarii.
Franz Brentano
(La frase apre il libro di Camilleri Il Gioco della Mosca edito
da Sellerio (N.d.R.))
Non c’è collana più adatta, non c’è nome più
appropriato o tentativo di incasellamento più riuscito, se non quella
della serie de La Memoria dell’editore Sellerio, per meglio contenere alcuni
romanzi di Andrea Camilleri. Me ne rendo conto nella mattinata del 11 novembre
di quest’anno, quando all’improvviso un numero col tipico prefisso romano
mi appare, misteriosamente, sul display del telefono di casa.
A monte di una mia lettera speditagli una settimana prima, mi arriva
la telefonata di Andrea Camilleri per un'intervista, si: il “grande vecchio”,
lo scrittore che nell’ultimo decennio della letteratura italiana ha restituito
il dialetto siciliano alla carta stampata, ha regalato al giallo, al genere
letterario tendenzialmente più amato, un commissario umano e geniale
come Salvo Montalbano e, in special modo con i suoi primi libri, ha tentato
di ricostruire la memoria felice o più antica e dolente della sua
Sicilia, discostandosi da quella che stava per diventare una consuetudine
letteral – giornalistica: rimescolare i fatti di una mafia troppo pubblicizzata.
Andrea Camilleri con un'inconfondibile voce, interrotta da un po’ di
tosse, mi racconta dei suoi momenti di panico in una piccola intervista
fatta un giorno prima del massacro di Nassirya, un'intervista sulla paura,
questo sentimento umani così antico e dominante, fatta prima che
lo stesso Camilleri chiedesse, dalle colonne di un giornale, di ritirare
le nostre truppe in Iraq.
Chianese: Chiariamo innanzitutto un punto, come si pone Andrea Camilleri
davanti alla paura?
Camilleri: La paura in me è un sentimento talmente irrazionale
da non essere subitaneo. Mi è sempre capitato di avvertirla dopo
gli eventi… mai prima.
Chianese: Si è scontrato spesso con questo sentimento?
Camilleri: Abbastanza. Come tutte le persone della mia generazione
che hanno fatto i conti con una guerra.
Chianese: Ebbe paura, da giovane, dopo lo sbarco in Sicilia degli alleati?
Camilleri: Si, ovviamente… ma sempre dopo che era passato qualche giorno,
mai prima o all’istante.
Chianese: E’ coraggioso?
Camilleri: Credo di si tutto sommato. Nella mia vita ho dato a volte
prova di coraggio. Ma forse questo coraggio era dato sempre da quel “non
avvertimento” della paura. Quasi che questa si sia sempre accompagnata
alla ragione, riflettendo sui singoli accaduti.
Chianese: Vorrei che mi parlasse del suo incontro con Luigi Pirandello,
so che fu un evento cruciale e alquanto strano nella sua infanzia.
Camilleri: Successe parecchio tempo fa, quando ero bambino. Un giorno
in estate, mentre tutta la mia famiglia a Porto Empedocle era in casa,
mi si parò davanti l’alta figura di un uomo in divisa. Ai miei occhi
sembrava gigantesco, vestito come un ammiraglio della marina militare:
agghindato con alamari e greche, come voleva la divisa di Accademico d’Italia,
quale in realtà lui era. Lui era Luigi Pirandello, venuto in Sicilia
per inaugurare un epitaffio dedicato a una scuola che recava sul marmo
alcune parole del suo I Vecchi e I Giovani. Chiese di mia nonna,
che io molto più tardi seppi essergli parente.
Chianese: Perché si spaventò?
Camilleri: Ero un bambino… mi impressionò la sua divisa che
subito associai all’esercito. In quel periodo non era bello avere a che
fare con l’esercito. Ma mi spaventai anche perché a casa mia si
venne a creare una certa agitazione e siccome nessuno mi spiegava chi era
quell’uomo e perché era venuto da noi, credetti di aver innescato
qualcosa di irreparabile, pensai che forse avrei dovuto non dare retta
o scappare davanti a quello che mi sembrò un ammiraglio.
Altri particolari sono contenuti nel mio libro Il Gioco della Mosca
(Sellerio).
Chianese: Veniva spesso Pirandello in Sicilia?
Camilleri: Si, seppi che appena poteva, anche per una sciocchezza,
ritornava subito nella sua terra natia.
Chianese: Che parentela c’era tra sua nonna e Pirandello?
Camilleri: Erano cugini. Appartenevano entrambi a una famiglia che
da sempre aveva avuto a che fare col commercio di carbone e zolfanelli.
Chianese: So che lei pochi anni fa, durante un suo ritorno a Porto
Empedocle, fu coinvolto in una strage di mafia, cosa ricorda di quel giorno?
Camilleri: Ricordo che era una giornata strana: faceva caldo, un caldo
particolare, poi venne a piovere e poi tornò il sole. Io ero in
un bar a bere del whisky. Ne avevo bevuto abbastanza e stavo per pagare
quando nel bar sentii una voce alle mie spalle che mi disse: “Lei oggi
mi ha tradito!”, era il proprietario di un altro bar che frequentavo abitualmente.
Mi volle offrire anche lui del whisky, io accettai. Poi appena uscito dal
locale, nel giro di pochi attimi, alcuni clienti seduti ai tavolini furono
falciati da raffiche di armi da fuoco, io mi salvai trovando rifugio dietro
un tavolino. Ero caduto a terra.
Chianese: A chi era indirizzato quell’attentato?
Camilleri: All’uomo che mi aveva offerto del whisky, il proprietario
dell’altro bar… quello che io avevo “tradito”.
Chianese: In quel momento provò paura?
Camilleri: No, neanche in quel momento così atroce mi spaventai.
Ricordo che avevo sotto gli occhi l’asfalto bagnato di sangue e i corpi
delle vittime, ma provai un solo grande sentimento: l’impotenza, una impotenza
talmente esasperata da portarmi alle lacrime. Dopo arrivò la paura,
arrivarono i brividi, per l’assurdità e la ferocia di quella situazione.
La ringrazio, per non avermi fatto domande sul Commissario Montalbano.
As Chianese
Arcoiris Tv, 27.1.2004
Intervista ad Andrea Camilleri
L'informazione, la guerra, il potere. Andrea Camilleri racconta perché
la democrazia ha bisogno di manutenzione in una lunga intervista con Marco
Calabria del settimanale Carta.
Il
video dell'intervista è disponibile sul sito di Arcoiris Tv.
L'intervista sarà anche pubblicata su Carta
(4.3.2004)
Ansa, 27.1.2004
Camilleri in videoconferenza a ciclo sul giallo a Berlino
Il ciclo e' organizzato dall'Istituto italiano di cultura
BERLINO - Thriller, noir, mistery: a questo, ovvero al 'giallo', l'Istituto
Italiano di Cultura di Berlino sta dedicando un ciclo di manifestazioni.
Il prossimo 29 gennaio e' previsto un incontro in videoconferenza con lo
scrittore Andrea Camilleri, creatore di un idioma misto siculo-italiano,
e uno dei casi letterari piu' interessanti degli ultimi anni: che combina
grande successo editoriale a una scrittura di qualita'.
Il Messaggero,
28.1.2004
Sicilia allo specchio
Un paesaggio dalla bellezza sfolgorante, un passato «che può
annientare». E il “carattere” dei suoi abitanti. Lo indaga Matteo
Collura in un saggio che sta per uscire
Che cosa c’entrano i grigi e afflitti eucalipti con la Sicilia? Poco
o nulla, eppure l’isola ne è costellata per la bizzarria di qualche
sadico Demiurgo della storia. Se ne trovano accanto a preziose rovine archeologiche,
a corona di paesaggi che regalano impagabili screziature d’azzurro, raggruppati
in boschetti davanti alle discariche. Eppure questa pianta proveniente
dall’Australia che oggi ha vinto il suo duello con le palme, potrebbe essere
scelta a simbolo dell’incongruo, dell’assurdo di un paesaggio dove bellezze
naturali e storia sono in lotta ormai da qualche secolo. Col risultato
che spesso a prevalere è il caos. Stanchi di una Sicilia oleografica,
fatta di copertine patinate o di dossier polverosi che ormai testimoniano
una stagione d’impegno antimafia che fu, è il caso forse di parlare
del silenzio avvilito che circonda quello che è stato a lungo un
laboratorio di avanguardie (a volte anche nefaste).
La riscrittura letteraria di luoghi e caratteri che ne ha fatto pure
abilmente Andrea Camilleri ormai ha confinato questo lembo d’Italia a un
set televisivo buono a illustrare improbabili panorami con muretti tirati
a secco, case di pietra ingentilite da tegole di terracotta, finti degradi
buoni per le indagini delle varie versioni dei commissari Montalbano. Il
fatto è che la Sicilia vera, quella che “non si vede”, è
tornata ad essere scomoda. Indecifrabile perché poco decifrata,
indagata, scrutata a fondo. E dunque precipitata in un abisso che le è
stato consueto per secoli.
Con In Sicilia (Longanesi, 221 pagine, 14 euro, a giorni in
libreria), Matteo Collura tenta una scrollata all’arcadia letteraria che
si è sedimentata come polvere sulla sua terra. E pur con tutto il
garbo del narratore affabile, a volte puntuto, sempre curioso, ha l’aria
di dare più che un «bacio ad occhi aperti», un ceffone
per amore al monumento di luoghi comuni e di cliché che ormai si
sono cementati in un impasto difficile da scalfire. L’autore, agrigentino
di Grotte, amico e discepolo di Leonardo Sciascia, nonché erede
della tradizione letteraria dei Grand Tour settecenteschi, preferisce parlare
di viaggio sentimentale. Ma il suo finisce inevitabilmente con l’essere
un libro d’impegno. E che mette al centro un rovello: che rapporto c’è
tra il paesaggio e il carattere dei suoi abitanti? I siciliani sono «inquilini
della storia», abitanti di passaggio e quindi non “proprietari” dell’ambiente
in cui vivono. «Nel caso della Sicilia – scrive Collura – il passato
impone un confronto che può annientare. Per questo parlo di inquilini
della storia bisognosi di uno sfratto. Annullarsi nel presente, farsi omologati
consumatori può rappresentare una via di fuga. In alternativa, c’è
la strada indicata da Pirandello: la follia di Enrico V». Quella
lucida e corrosiva perché consapevole.
Così partendo da Cassibile, alla ricerca delle ormai inesistenti
tracce del luogo in cui venne firmato l’armistizio tra l’Italia di Badoglio
e gli Alleati, il libro tenta di rispondere all’asserzione perentoria come
una condanna di Tomasi di Lampedusa: l’irredimibilità del paesaggio
siciliano. Irredimibile perché risultato ultimo di una violenza
e di una sopraffazione? O magari perché ormai incapace di riscattarsi,
causa mancanza di coraggio? La chiave di tutto questo, forse, ce la fornisce
Sciascia quando affronta il disinteresse, lo sguardo opaco e disincantato
dei siciliani davanti alle bellezze o ai lasciti della storia: «L’invisibilità
dell’evidente», una sindrome che, ci spiega Collura, colpisce quanti
sono abituati a convivere con qualcosa che dai forestieri viene considerata
di straordinaria bellezza o importanza».
E potrebbe essere lungo l’elenco dei “soprusi” maltollerati: dal ceppo
che ricorda la presa di Palermo da parte dei garibaldini a Gibilrossa,
la montagna che sovrasta alle spalle la Conca d’Oro, oggi corredata da
un fumante immondezzaio; al palazzo cadente di Raniero Alliata, alla terrazza
di Tomasi di Lampedusa, passando per Cagliostro, Malaparte, Nelson, Nievo,
tutti inquilini anche loro ma di passaggio. La passione civile di Collura
affiora dalle pagine di In Sicilia soprattutto quando della grande Storia
nell’isola restano solo piccoli, insignificanti segni o addirittura solo
il silenzio: un oblio colpevole perché sa tanto di colpa rimossa.
Prova ne siano le storie apparentemente minimaliste, riaffiorate solo grazie
al bisturi certosino dello scrittore che non rinuncia mai alla concretezza
del giornalista. Dello sbarco alleato del luglio ’43, ritratto da Robert
Capa, Collura ci racconta dei troppi nonsense che costellano l’evento.
La trentina di paracadutisti americani morti per poca prudenza nel fare
da apripista sulla costa orientale dell’isola. O i civili sterminati senza
ragione, perché i militari di Patton non avevano letto nei loro
manuali che le strisce nere sulle porte delle case non erano simboli fascisti,
ma solo segni di lutto in famiglia. Di questo macro-evento che ha cambiato
il corso della storia in Europa, quasi non c’è traccia. E stride
certo il paragone con la messe di testimonianze, film, romanzi, reportage
che hanno accompagnato il successivo sbarco alleato in Normandia, un anno
dopo.
I siciliani, spesso, preferiscono dimenticare o smitizzare. Prova ne
sia quella statua di un malfermo e gracile Carlo V che guarda spaesato
la palermitana piazza Bologni. I siciliani preferiscono applicare la loro
versione della “livella” di partenopea memoria. E’ la «democrazia
della morte». All’insegna di “Dio solo è grande”, il palermitano
quasi festeggia il trapasso e se ne infischia dei potenti. Solo da queste
parti si poteva allestire una macabra rappresentazione come l’inumazione
nel cimitero di Santa Maria del Gesù di Joseph O’ Dell, il disgraziato
americano condannato a morte in Virginia nel ’97 per l’assassinio di una
donna. Un rito funebre da importazione, quasi che l’isola non fosse mai
sazia dei suoi morti. Ormai non lo è più nemmeno dei santi
perché due cruciali piazze palermitane (quella antica della Magione
e la moderna Sperlinga) oggi ospitano due busti di Padre Pio, il santo
che ha soppiantato la Santuzza Santa Rosalia. Se l’accostamento non appare
blasfemo, è qualcosa di simile allo “sbarco” degli eucalipti. Un
conformismo, un’omologazione che fa perdere traccia delle radici. Padre
Pio è «l’anziano frate, forestiero certo, ma nell’espressione
del volto simile ai palermitani, così abili nel camuffare il loro
disprezzo (...) un santo proclamato tale dall’immensa piazza mediatica».
E non è questo dei siciliani un italianizzarsi. Lo dimostra
quel «sono cose che capitano», mormorato dal figlio di un pensionato
ucciso a revolverate insieme con altre cinque persone ad Aci Castello,
nel catanese, per il raptus di follia di un precario del luogo. A provocare
il moto di ribellione dello scrittore è l’accecante contrasto tra
la bellezza da mito di quei luoghi e l’impassibile accettazione della tragedia,
la familiarità rassegnata con la morte. La ragione e le tenebre,
dunque. Quel rovescio che, ci ricorda Brancati, è insito nel rapporto
dei siciliani con la luce. Collura la coglie davanti alla spettacolare
vista del mare sul promontorio di Milazzo, nel punto disseminato di croci
per i suicidi di tanti adolescenti. E allora gli viene in soccorso l’autore
di Paolo il caldo: «Lo sforzo costante della mia vita è stato
di vedere la luce del mondo dalla parte ridente, ed espellere dal cervello
le influenze della sua ripresa buia, dalla quale derivano l’apprensione
e la lussuria». E’ questa «parte luttuosa della luce»,
quella che tollera accanto al vitalismo il suo mortale contrario, che va
colta prima di inabissarsi in Sicilia.
Virman Cusenza
29.1.2004
Giallo e dintorni - Die Farbe des Krimis/I colori del giallo
Nell'ambito del ciclo di conferenze sul giallo italiano organizzate
dall'Istituto Italiano
di Cultura di Berlino, videoconferenza con Andrea Camilleri; saranno
presenti i due traduttori tedeschi Moshe Kahn e Christiane von Bechtolsheim,
l'editore Klaus Wagenbach, Peter E. Molden della Casa Editrice Lübbe
e Mauro Novellli. A condurre la serata sarà Luca Crovi.
Lunedì 2 febbraio 2004 sarà proiettato il telefilm del
Commissario Montalbano "Il senso del tatto".
Venerdì 20 febbraio 2004 sarà proiettato il telefilm
del Commissario Montalbano "L'odore della notte".
Berliner
Zeitung, 29.1.2004
A. CamilleriI/KL. Wagenbach/M. Novellli/P. E. Molden/M. Kahn
U.A.Videokonferenz zur Kriminalliteratur (anschl. Film nach "Gli arancini
di Montalbano", Italienisches Kulturinstitut, 16.00 (- 269 94 10) Askanischer
Platz, Kreuzberg.
Die Tageszeitung, 29.1.2004
Heute
In Italien sind sich die Krimifreunde im Zweifelsfall gelb
"Die Farben des Krimis" werden gerade im Italienischen Kulturinstitut
verhandelt - ein Titel, der auf der Farbenlehre der italienischen Belletristik
gründet: Krimi heißt in Italien "giallo", also gelb, was sich
auf die Farbe des Einbands der Groschenhefte bezieht, mit denen sich die
Krimifreunde einst am Kiosk eindeckten. Bei einer Videokonferenz wird heute
Andrea Camilleri, der Schöpfer des Kommissars Montalbano, zugeschaltet,
um mit dem ganz real anwesenden Verleger Klaus Wagenbach und anderen Gästen
zu plaudern. Im Anschluss ist eine Verfilmung eines Krimis von Andrea Camilleri
zu sehen.
taz Berlin lokal Nr. 7270 vom 29.1.2004, Seite 26, 24 Zeilen (TAZ-Bericht)
Ciclo: Giallo e dintorni
Incontro con Andrea Camilleri
Giovedì 29 gennaio 2004, 16:00 – 22:00
Istituto Italiano di Cultura, Berlino
Giovedì 29 gennaio l´Istituto Italiano di Cultura di Berlino,
nell´ambito del ciclo "Giallo e dintorni", ha dedicato un intero
pomeriggio allo scrittore siciliano Andrea Camilleri e al suo ormai leggendario
personaggio Montalbano.
Il compito di moderatore è stato affidato a Luca Crovi, appassionato
di giallo "mediterraneo", che ha guidato ospiti e pubblico verso l´esplorazione
degli aspetti più curiosi ed interessanti dell´"universo Camilleri".
La prima parte della conferenza ha visto al centro del dibattito le
vicende editoriali dell´autore in Germania, dove i romanzi con protagonista
il Commissario Montalbano, editi dalla Lübbe, hanno riscosso un sorprendente
successo di pubblico, con oltre due milioni e mezzo di copie. L´editore
Klaus Wagenbach è riuscito poi ad attirare l´attenzione anche
sui romanzi cosiddetti "storici", editi dalla sua casa editrice, meno popolari
ma non per questo meno apprezzati dai lettori tedeschi. I traduttori Moshe
Kahn e Christiane von Bechtolsheim insieme a Mauro Novelli, curatore del
Meridiano Mondadori "Storie di Montalbano", hanno dato testimonianza dell´assoluta
originalità del linguaggio di Camilleri e delle particolare attività
di traduzione che questo comporta.
Momento culmine della giornata è stata la presenza tramite videoconferenza,
virtuale ma non per questo meno incisiva, di Andrea Camilleri, che ha risposto
alle domande poste dagli ospiti e da un pubblico divertito oltre che interessato.
L´autore ha spiegato, anche attraverso aneddoti, la genesi e lo sviluppo
di un romanzo e dei suoi personaggi, il bisogno di "rumore" durante
la pratica della scrittura, la dieta a cui ha sottoposto non solo se stesso
ma, di riflesso, anche Montalbano, così come il suo rapporto con
i lettori, ormai internazionali.
A conclusione dell´incontro è stato proiettato "Gli arancini
di Montalbano", uno degli episodi di maggiore successo della serie televisiva
"Il Commissario Montalbano", a cui è seguito, lunedì 2 febbraio,
"Il senso del tatto" per concludere con la proiezione de "L´odore
della notte" venerdì 20 febbraio. Anche il pubblico tedesco, che
ha già potuto conoscere il commissario di Vigàta attraverso
le pagine di Camilleri, avrà l´occasione di appassionarsi
ancora di più alle sue indagini e alle sue vicende personali, anche
grazie alla bravura dell´attore Luca Zingaretti, ormai perfettamente
calato nei panni del suo personaggio.
Roberta Tagliabue
La Sicilia, 29.1.2004
A Camilleri il Premio De Sica
Altro grande riconoscimento per lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri
che è stato insignito del premio «De Sica». Il prestigioso
riconoscimento sarà assegnato a Camilleri il prossimo 10 febbraio
nel corso di una cerimonia direttamente dal presidente della Repubblica,
Carlo Azeglio Ciampi, al Quirinale.
Un premio di altissimo valore anche morale che Camilleri ha sicuramente
meritato per i suoi numerosi successi letterari e per le vendite boom di
ogni libro che ha scritto. Per lo scrittore di «Vigata» un
riconoscimento che conferma ancora una volta la sua grande fama. A settantasette
anni suonati, Camilleri non ha alcuna intenzione di risparmiarsi e riposarsi.
E' già al lavoro per il prossimo libro sul Commissario di Polizia
più amato dagli italiani, Salvo Montalbano che uscirà nella
prossima stagione primaverile.
Ed intanto di Camilleri si parla giornalmente un po' ovunque. In Tv,
in teatro, in radio e naturalmente in libreria. E' uscito da appena un
giorno «Montalbano sono», un saggio di Maurizio Pistelli completamente
dedicato ai romanzi del Commissario vigatese.
Il saggio esamina l'intero mondo del Commissario, con particolare attenzione
al risvolto linguistico, alla struttura narrativa, alla psicologia dei
personaggi e al rapporto con altri autori gialli quali Simenon e Montalban
per citare qualche esempio. Completa il volume la «Bibliografia e
filmografia» e un utile «indice dei nomi e dei personaggi».
Questo l'indice generale del saggio: 1) Così parla Montalbano; 2)
Peppe Carvalho e il comune amore per la buona cucina; 3) Due commissario
a confronto: Maigret e Montalbano; 4) Omaggio a Pirandello e Sciascia;
5) La detection; 6) Le amicizie; 7) Lo Stato e la mafia; 8) Il carattere
«fituso»; 9) L'impegno politico.
Ma Andrea Camilleri trova anche il tempo per presentare diversi volumi
letterari, soprattutto genere giallo a cui è molto legato. Martedì
prossimo 17 febbraio alle 18,30 sarà proprio Andrea Camilleri a
presentare il romanzo dello scrittore e giornalista racalmutese Gaetano
Savatteri del Tg5, «La ferita di Vishinskij», edito dalla Sellerio,
a Roma alla libreria Feltrinelli.
Gaetano Ravanà
La Sicilia, 29.1.2004
Difficolta' a Porto Empedocle
Due soli i vigili urbani adibiti al servizio esterno sulle strade
Porto Empedocle. Niente Vigili Urbani, o quasi, nel paese del commissario
Montalbano. Neanche Andrea Camilleri avrebbe saputo far di meglio nel tratteggiare
i contorni di una situazione decisamente anomala.
[...]
Francesco Di Mare
La Repubblica
(ed. di Palermo), 30.1.2004
Incontro allo Steri con la scrittrice spagnola pubblicata da Sellerio
e autrice di romanzi gialli
"Io, la Camilleri di Spagna"
Alicia Giménez-Bartlett porta la sua detective alla Rai
«A Petra e ad Alicia piacciono gli uomini belli. Bisogna avere
il coraggio di dirlo, lo rivendico». Ironica, tagliente e spudoratamente
femminista come solo certe donne spagnole sanno essere, Alicia Giménez-Bartlett
parla di sé e della protagonista dei suoi romanzi come di due amiche
inseparabili. L´inventrice di Petra Delicado, detective dal carattere
deciso e agguerrito, sarà in città per incontrare il pubblico,
alle 17 nella Sala delle capriate di Palazzo Steri. All´appuntamento,
organizzato dalla casa editrice Sellerio (che ha pubblicato tutte le sue
traduzioni italiane) e dal Dipartimento di Scienze filologiche e linguistiche,
intervengono Angelo Morino e Caterina Ruta. Sabato la Giménez-Bartlett
sarà alle 12,15 alla libreria Sellerio, in via La Farina, per incontrare
i lettori.
Alicia Giménez-Bartlett, già il nome del suo personaggio
descrive i forti contrasti caratteriali dell´investigatrice: al contempo
forte e delicata. Anche lei è così?
«Petra ha idee chiare, decise, anche se non mancano momenti di
tenerezza. È una donna indipendente. Io uguale a lei? Non saprei,
ma una cosa è per me certa: passo veloce, sempre».
Petra Delicado è un vero segugio, e si muove sempre in compagnia
del fido vice Garzòn. Trova somiglianze tra la sua investigatrice
e il commissario Montalbano creato da Camilleri?
«Sì, molte somiglianze. Inoltre anche i miei libri hanno
avuto una trasposizione televisiva, molto amata dal pubblico spagnolo,
che tra qualche tempo dovrebbe essere trasmessa anche in Italia, sulle
reti Rai. Tra un po´ conoscerete Petra anche in video».
Dopo la serie di racconti dedicati all´investigatrice ("Riti
di morte", "Giorno da cani", "Morti di carta") è arrivato in libreria
un racconto diverso, "Una stanza tutta per gli altri", dove la protagonista
è la cameriera di Virginia Woolf. Come le è venuto in mente?
«Il libro è stato scritto prima dell´invenzione
della detective, nel 1995. Ho letto molto sui personaggi del gruppo di
Bloomsbury, ho consultato libri per immaginare come si viveva in quell´atmosfera
così particolare. E ho scoperto che si parlava già di femminismo,
di libertà, ma anche di classi sociali. Il rapporto tra Virginia
Woolf e la sua cameriera, che teneva un diario, ne è una testimonianza».
Di cosa tratterà il suo prossimo racconto?
«Si intitola "Una nave carica di riso" e vedrà ancora
una volta protagonisti Petra Delicato e Garzòn, che investigheranno
sulla morte di un barbone. Una esplorazione sul mondo dei senzatetto, che
tutti vediamo per le strade: un mondo marginale, con cui però tutti
conviviamo. E poi sarà per Petra l´occasione per un amor fou:
si innamorerà di uno psichiatra, che la aiuterà nella risoluzione
del caso. I miei lettori chiedevano da tempo un nuovo amore per Petra,
single dopo due matrimoni falliti».
Della Woolf racconta la passione per i gelati, di Garzòn l´amore
per la buona tavola. Qual è la sua passione gastronomica?
«Per diplomazia credo che dovrei rispondere "la pasta". In realtà
mi piace stare a tavola con gli amici. Condimento ideale: chiacchiere e
un bicchiere di vino».
Paola Nicita
Teatro
Regina Margherita, 30-31.1.2004
Nell'ambito della stagione teatrale 2003/2004 del teatro di Racalmuto,
di cui Andrea Camilleri è direttore artistico, va in scena La
Signora Lèuca, libero adattamento di Andrea Camilleri e Giuseppe
Dipasquale della novella di Luigi Pirandello Pena di vivere così
(con Ida Carrara, Pietro Montandon, Ileana Rigano; regia di Giuseppe Dipasquale).
Ansa, 31.1.2004
Successo a Berlino di Camilleri e del giallo italiano
BERLINO - Successo dell'Istituto Italiano di Cultura a Berlino con un
ciclo dedicato al giallo che ha visto la partecipazione di Andrea Camilleri.
Nel corso di una videoconferenza, lo scrittore ha risposto alle domande
del pubblico, spiegando la genesi e lo sviluppo di un romanzo e dei suoi
personaggi, primo fra tutti il popolare Commissario Montalbano che, grazie
anche alla famosa serie tv, ha ormai preso le fattezze dell'attore Luca
Zingaretti.
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