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Gaetano Savatteri

  (Milano, 1964)

 

 

Gaetano Savatteri è nato a Milano nel 1964, da genitori di Racalmuto. A dodici anni è tornato, con la famiglia, in Sicilia, proprio a Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia. E qui, assieme ad altri giovani, nel 1980 ha fondato il periodico Malgrado tutto, piccola testata giornalistica che nel primo numero presentava un articolo di Sciascia. L’autore de Il giorno della civetta restò sempre affezionato a quel foglio locale, e spesso su quelle pagine si sono ritrovati altri interventi dello scrittore di Racalmuto. In pochi anni, attorno alla testata, si sono raccolte molte altre firme come quelle di Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo. Ancora oggi il giornale continua ad essere il luogo nel quale si ritrovano giornalisti e scrittori legati alla figura di Sciascia: Andrea Camilleri, Giuseppe Bonaviri, Matteo Collura.
Nel 1984 Savatteri comincia a lavorare come cronista nella redazione di Palermo del Giornale di Sicilia. In seguito si trasferisce a Roma, prima come inviato dell’Indipendente,  poi come collaboratore del Tg3. Dal 1997 è giornalista al Tg5.
Dal 2012 al 2020 è stato direttore artistico di Trame, Festival dei libri sulle mafie.
Dal 2021 è direttore artistico di Una Marina di Libri.

I libri

Bibliografia essenziale e lavori vari

Pirandello detective? così è (se vi pare) (Noir in Festival, Courmayeur, 2004)

Gaetano Savatteri si è affacciato sul panorama della narrativa isolana, dopo libri d'inchiesta come L'attentatuni (scritto a quattro mani con Giovanni Bianconi e diventato poi un film per la televisione), con La congiura dei loquaci (Sellerio, 2000; ripubblicato nel 2017 con una Nota di Andrea Camilleri).

 

La congiura dei loquaci è un romanzo ispirato ad un fatto realmente accaduto, ossia l'uccisione del sindaco di Racalmuto Baldassare Tinebra, fatto fuori con un colpo di pistola il 6 novembre 1944. Savatteri ricostruisce l'inchiesta condotta dai carabinieri del paese con numerosi testimoni, i "loquaci" del titolo, che cercano di inchiodare "Centodieci", lo zolfataro inchiodato dalle deposizioni. Si avverte il magistero sciasciano, che anima l'intera vicenda, fino quasi ad incarnarsi nella figura di un giovane intellettuale, che parla e pensa come il grande scrittore di Racalmuto. Il ritmo narrativo essenziale e serrato si snoda attraverso la mediazione dello sguardo del tenente Adano, con a fianco sempre il fedele Semino, personaggio che parla un siciliano contaminato con lo swing americano e la presenza di questo piano linguistico aggiunge smalto alla pagina, che già risente dell'eco sintattica della parlata isolana.
«Ci sono pagine, in questo libretto, narrativamente di alto livello» ha scritto Andrea Camilleri. «Desidero segnalare almeno due momenti di forte intensità narrativa che rivelano in Savatteri un “raccontatore” di razza. Le pagine dedicate all’affannosa corsa dell’obeso Papandrè verso il Circolo di Mutuo Soccorso sfiorano quasi il pezzo di bravura. Altro discorso per il capitolo dedicato all’incontro casuale al circolo tra il tenente Adano e un giovane impiegato al Consorzio agrario che si chiama Nanà, che legge Shakespeare ed è facilissimamente identificabile in Leonardo Sciascia. L’incontro tra il tenente Adano (portavoce in un certo senso di Savatteri) e il giovane Sciascia è un momento alto del romanzo, è una sorta di confronto a distanza nel tempo tra due generazioni diverse. [...] E quindi questo romanzo finisce coll’affrontare un tema che è stato il rovello di Sciascia». La giustizia.

Con La ferita di Vishinskij, sempre per la casa editrice Sellerio, Savatteri ha scritto il romanzo della nemesi, di quell’ipotetica giustizia che, attraverso determinati eventi, colpisce nei figli i soprusi perpetrati dai padri. Va subito detto che definire La ferita di Vishinskij un giallo sarebbe troppo riduttivo, in quanto si tratta di un libro la cui struttura è il risultato di una felice ibridazione di generi: dal poliziesco al romanzo-inchiesta, dal feuilleton al romanzo storico.

Andrea Camilleri presenta con Gaetano Savatteri "La ferita di Vishinskij" (Roma, 17 febbraio 2004)

Al centro della storia narrata troviamo Leonardo Lo Nardo, il quale è spesso immerso dentro “fantasticherie retroattive”, avendo avuto inoculato dal giudice Rosario Fanara il tarlo del dubbio sulla morte di Maddalena Pancamo. Così Leonardo apre, quindici anni dopo, una sua personalissima indagine sul caso insoluto, favorito dalle pagine del diario del magistrato e dal suo dossier privato. Ma si sa che, non appena si dischiude il vaso di Pandora dei misteri e degli arcani, isolani e non, si scatena subito una vera baraonda. Lo Nardo, infatti, sulle tracce di Maddalena e del suo ipotetico assassino, è costretto ad addentrarsi nei meandri della storia siciliana, e nella fattispecie in quel fitto reticolo di rapporti e soprattutto di vendette trasversali che da secoli ha visto l’una contro l’altra armate le due famiglie Pancamo e Pintacorona. E si sa che i misteri, nell’isola, spuntano come funghi: dalla morte oscura di Maddalena si risale alla congiura delle Palme, e al fantomatico incontro a Palermo, nel 1943, tra il procuratore di Stalin, Vishinskij e un esponente comunista siciliano. A intrecciare questi e altri accadimenti, la leggenda del rapporto tra le due potenti famiglie, due casate economicamente rilevanti e politicamente contrapposte di un paese piccolo, Giallonardo; un rapporto continuamente sostanziato dall’odio e dall’intrigo. A venire fuori dal romanzo, in una sapientissima orchestrazione di piani temporali, è un amaro apologo sulla storia dell’isola, su quella scritta e quella che rimane sommersa, e soprattutto sul destino dei siciliani.

E proprio a loro è dedicato I siciliani (Laterza, 2005), un racconto che allinea una galleria di personaggi reali della Sicilia nel tentativo di descrivere il carattere di un popolo e gli aspetti di un’isola “ad alta densità letteraria” eppure capace di esprimere il massimo della ferocia.

Gaetano Savatteri incontra il Camilleri Fans Club (presentazione de "I siciliani" - Palermo, 17 febbraio 2005)

Nel 2006 pubblica con Sellerio il suo terzo romanzo, Gli uomini che non si voltano. Sul nostro sito in anteprima l'incipit del romanzo e un'intervista allAutore (da Stilos).

Gli uomini che non si voltano - INCIPIT

Placido, l'idealista; Silvestre, l'arrivista; e Aurelio, l'eroe su cui si concentra il dilemma da tragedia classica tra la libertà individuale e la prescrizione del Fato. Hanno vissuto insieme a Palermo, al Liceo e all'Università, gli anni del Movimento della Pantera e l'Antimafia dopo la stagione delle stragi. Placido ha seguito quella che credeva essere una coerente traiettoria, è diventato poliziotto ed è rimasto incastrato in un processo infamante. Silvestre ha fatto il giornalista e si è decisamente asservito ai potenti. Aurelio ha ereditato la ragnatela di dominio del padre; senza vocazione e attitudine a dominarla, è stato eletto parlamentare di media forza con un partito di potere. Anni dopo, i tre si ritrovano. Ma lo scopo del ritrovato sodalizio è indagare su di un caso banale di lettere minatorie.
Gli uomini che non si voltano si discosta dallo stereotipo di una Sicilia arretrata e corrotta e non indugia sulla litania delle illusioni perdute. È un romanzo sulla generazione della Pantera (quella che negli anni '90 occupò tutti gli atenei italiani) ma anche sul rapporto tra il potere e gli individui.

Nel 2008 pubblica con Sellerio La volata di Calò, biografia romanzata di Calogero Montante (con uno scritto di Andrea Camilleri).

La volata di Calò


«A un quarto circa del percorso, Alfredo forò per la terza volta. E io decisi di abbandonarlo al suo destino, visto che la mia bicicletta procedeva imperterrita, salda, forte, non subiva forature, la catena rimaneva sempre ben ferma al suo posto, i raggi nelle cadute non si rompevano, il manubrio non si piegava di un millimetro, una vera meraviglia. Ripresi, da solo, il mio viaggio. E ogni tanto le parlavo, alla bicicletta, carezzandole la canna come se fosse la criniera di un cavallo».
Andrea Camilleri

Prima e più dell’automobile, la bicicletta è stato il mezzo di trasporto per eccellenza della società di massa. Meccanica sofisticata e leggera, disponibile a tutti, il suo essere simbolo molto umano di modernità e di futuro affascinò subito gli spiriti liberi e industriosi. E storia di uno spirito libero e industrioso è questo libro: di un uomo che voleva soprattutto andare in bicicletta e cominciò a costruirne raggiungendo l’apice della perfezione. Consegnando un nome ardimentoso, la marca «Montante», alla storia delle due ruote e al loro mito. Calò Montante, classe 1908, scomparso ultranovantenne nel 2000, una vita fantasiosa e in movimento dedicata alla meccanica. Dietro la cui avventura trascorrono le prime gesta dello sport popolare, il Giro d’Italia, la rosa «Gazzetta dello Sport», il brivido del vento e della velocità, la prima mitologia dell’on the road. La biografia di un protagonista audace e innovatore dell’industria moderna. La cui parabola esemplare si svolge, per il carattere fantastico e ossimorico che spesso e volentieri la storia rinserra, nel luogo più antimoderno forse dell’Italia novecentesca: in Sicilia, a Serradifalco, arida terra di zolfare.

Malgrado tutto

Sempre nel 2008 cura con Giancarlo Macaluso la pubblicazione di Malgrado tutto. L’avventura di un giornale (Salvatore Sciascia), un volume in cui è raccontata l’avventura della testata, nata a Racalmuto negli anni ’80, che ha visto fra i fondatori gli stessi curatori. Molti i grandi nomi della cultura siciliana che hanno scritto per la rivista, da Leonardo Sciascia ad Andrea Camilleri.

Uno per tutti

Ancora nel 2008 esce il quarto romanzo, Uno per tutti (Sellerio).
Quattro amici d'infanzia si ritrovano, ormai adulti, per un'ultima notte scatenata. Ricomposto il vecchio sodalizio, insieme ripercorrono il passato fino all’epilogo sinistro e segreto che chiuse per sempre la loro infanzia.
C’è molto, dietro questo nuovo romanzo di Gaetano Savatteri, molta letteratura molto cinema, distillati in un’avventura di amicizia, di crescita e di amara speranza. Giorgio Cannistraro riceve una lettera da un amico di un tempo lontano che gli chiede un incontro urgente. Sono cresciuti insieme, nell’ultima coda del Miracolo economico, in un paese dormitorio della Grande Milano, scegliendo insieme il manipolo dei compagni. Le imprese di questi «ragazzi della via Pál», ognuno col suo nome di battaglia: Gil, Giò, Vinz, Bertuccio, Pendolino, ognuno prima generazione milanese di famiglie venute dal Sud, scorrono nei ricordi fino all’epilogo sinistro e segreto che chiuse per sempre l’infanzia. Nel presente, gli amici ritrovati, ormai adulti, ricompongono il vecchio sodalizio per un’ultima notte scatenata, disperata e soprattutto ingannevole. Ma all’alba, Gil svela il mistero di un incontro imperfetto, nel quale ciascuno deve scegliere la propria risposta. «Non ci sono battaglie vinte o perse, ma solo battaglie inutili».

I ragazzi di Regalpetra

Nel 2009 pubblica I ragazzi di Regalpetra (Rizzoli), ripubblicato nel 2016 in edizione aggiornata (Melampo).
Trent’anni fa giocavano insieme a calcio. Oggi, uno è un giornalista, l’altro un boss di Cosa Nostra, ora pentito. Un faccia a faccia che, attraverso le memorie personali, racconta la storia di un paese e della Sicilia.
I numeri di Regalpetra dal luglio 1990 al dicembre 2006: venti omicidi; due stragi; due casi di lupara bianca; un suicidio, tre manifestazioni contro la mafia.
Per uno scrittore di noir come Savatteri la Sicilia è la patria ideale perché “è una terra priva di giustizia, umanità e verità”.
“Una squadretta di assassini di Cosa Nostra, pronta a intervenire al bisogno, quando c’è da ammazzare qualcuno. Con una sola avvertenza: non si uccide di venerdì, perché è giorno di dolore.” Sono i ragazzi di Regalpetra. Quando l’autore legge questa frase in un atto giudiziario non crede ai suoi occhi. Anche lui è un ragazzo di Regalpetra. Anche lui è cresciuto ascoltando le stesse canzoni, rincorrendo lo stesso pallone, frequentando gli stessi bar. Ma lui non ha mai sparato.
Questo libro parla di quei ragazzi e di un paese, Racalmuto, in provincia di Agrigento, luogo natale di Leonardo Sciascia e sfondo di tante sue opere col nome di Regalpetra. Qui, negli anni Settanta e Ottanta, sono cresciuti insieme ragazzi che, come l’autore, hanno dato vita a un piccolo giornale, una palestra di impegno civile; e altri che invece hanno scatenato una sanguinosa guerra di mafia a partire dalla strage del 23 luglio 1991. Li conosceva Savatteri e diciott’anni dopo li ha cercati e incontrati di nuovo. Il risultato è un serrato faccia a faccia tra l’autore e Maurizio Di Gati e gli altri ex picciotti che, né ricchi né potenti, né famosi né imprendibili, hanno formato l’ossatura agrigentina di Cosa Nostra e oggi, reduci da lutti, galere e latitanze, hanno deciso di parlare.
I ragazzi di Regalpetra è un libro sulle scelte che si consumano quando ciascuno attraversa la sua personale “linea d’ombra”. Una lente applicata a un microcosmo che si fa metafora per capire come e perché si imbocca la strada della violenza. Un omaggio non rituale a un maestro come Sciascia. Una storia che “a rileggerla, più che di mafia, sembra una trama di malinteso affetto fraterno”.
Il libro è stato presentato il 21.8.2009 a Castelbuono (PA)

Strani nostrani

Esce nel 2010 Strani nostrani (Novantacento), un'antologia dei ritratti di siciliani fuori dall'ordinario pubblicati dall'Autore sul mensile I love Sicilia: fra questi anche il Presidente del Camilleri Fans Club (Il gran sacerdote del "Codice da Vigàta") e Valentina Alferj (La ragazza di Camilleri).

La fabbrica delle stelle

Nel 2016 esce La fabbrica delle stelle (Sellerio), il primo romanzo con protagonista Saverio Lamanna, il giornalista "detective per caso" che ha esordito col racconto Il lato fragile nell'antologia Vacanze in giallo (Sellerio, 2014) ed è poi apparso in altri racconti nelle antologie a tema pubblicate dalla stessa Casa Editrice.
Saverio Lamanna, con l’improbabile spalla Piccionello, fa irruzione alla Mostra del Cinema di Venezia assoldato da una ricca signora per tenere d’occhio la sorella minore, dietro il paravento di ufficio stampa di una produzione cinematografica. Nel gioco tra realtà e finzione, la vita irrompe con il suo aspetto più violento. Saverio è uno che accetta il mondo, anche se fino ad un certo punto. E quando questo punto viene superato, vuole vederci chiaro.
Lo straordinario personaggio inventato da Gaetano Savatteri - un suo alter ego? -, giornalista fuori dal coro e fuori dal ruolo, è finalmente protagonista di un romanzo. L’estate sta finendo a Màkari. E settembre è un mese difficile, anche per Saverio Lamanna: si prepara a dover salutare Suleima, che concluso il suo lavoro stagionale deve ripartire per il Nord. Forse proprio per questo, per evitare saluti e separazioni, senza pensarci due volte, accetta un lavoro che lo porta lontano dalla Sicilia. Disoccupato ormai da alcuni mesi, dopo il licenziamento in tronco dal ruolo di portavoce di un sottosegretario, ancora senza soldi - malgrado abbia già pubblicato qualche libro - Lamanna raccoglie al volo l’offerta di curare le pubbliche relazioni per conto di una giovane produttrice cinematografica romana che deve presentare un film alla Mostra del Cinema di Venezia. E così sbarca al Lido con il fidato Peppe Piccionello che presto animerà le giornate mondane della mostra. Il lavoro di pubbliche relazioni di Lamanna in realtà nasconde un altro obiettivo: proteggere la giovane e ricca produttrice dal suo fidanzato un po’ troppo manesco. Tra incontri con vecchie amiche, rimpianti per Suleima, nuove tentazioni e antichi desideri, la permanenza di Lamanna tra gli hotel e i bar del Lido - popolati da attori, star internazionali, critici cinematografici e intellettuali da cocktail - si trasforma in tragedia. Un omicidio con un assassino per niente misterioso scatena la caccia all’uomo, così come tambureggiano i telegiornali con frase fatta. Ma quando l’autore del delitto è ormai alle strette, le cose cominciano a sfuggire. Nel mondo delle immagini, della finzione cinematografica, dello spettacolo dell’ipocrisia, non è facile trovare il filo che porta alla verità.
L'Autore presenta il libro a Fahrenheit - Radio 3 (31.8.2016).

Non c'è più la Sicilia di una volta

Nel 2017 torna al saggio con Non c'è più la Sicilia di una volta (Laterza), dove cita più volte Andrea Camilleri e... il Camilleri Fans Club!
«Non ne posso più di Verga, di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa, di Sciascia. Non ne posso più di vinti; di uno, nessuno e centomila; di gattopardi; di uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà. E sono stanco di Godfather, prima e seconda parte, di Sedotta e abbandonata, di Divorzio all’italiana, di marescialli sudati e baroni in lino bianco. Non ne posso più della Sicilia. Non quella reale, ché ancora mi piace percorrerla con la stessa frenesia che afferrava Vincenzo Consolo ad ogni suo ritorno. Non ne posso più della Sicilia immaginaria, costruita e ricostruita dai libri, dai film, dalla fotografia in bianco e nero. Oggi c’è una Sicilia diversa. Basta solo raccontarla.»
L’immagine della Sicilia è legata a tanti capolavori della letteratura e del cinema di ieri. Ma leggere la Sicilia attraverso gli occhi degli autori del passato è come andare in giro con una guida turistica di un secolo fa. Savatteri ci restituisce un volto inedito e sorprendente dell’isola. Accanto alle rovine greche scopriremo i parchi di arte contemporanea più estesi d’Europa. All’immagine di Corleone si affiancherà quella di una Sicilia urbana e metropolitana. Invece della patria del machismo conosceremo il luogo in cui è nata la prima grande associazione in difesa dei diritti degli omosessuali. Al posto delle baronesse troveremo una generazione di donne manager e imprenditrici. E ancora, incontreremo un panorama letterario, musicale, teatrale tra i più vivaci di oggi. Con buona pace del Gattopardo, non è vero che in Sicilia tutto cambia perché tutto rimanga com’è: sull’isola, negli ultimi anni, quasi tutto è cambiato.

Il delitto di Kolymbetra

Nel 2018 pubblica Il delitto di Kolymbetra (Sellerio), secondo romanzo con protagonista Saverio Lamanna.
Il famoso archeologo Demetrio Alù viene trovato ucciso a Kolymbetra, il giardino incantato della Valle dei Templi di Agrigento. Un delitto inspiegabile, consumato tra mandorli, rovine e ulivi saraceni, sotto lo sguardo indifferente del Tempio dei Dioscuri. La morte di Alù scuote la comunità di studiosi riunita ad Agrigento per risolvere un interrogativo vecchio di secoli, il grande mistero della Valle: dove scavare per trovare l’antico teatro sepolto mai venuto alla luce. «Eppure doveva esserci e anche bello grande, visto che Akragas contava trecentomila abitanti, era una delle città più importanti della Magna Grecia».
Il giornalista Saverio Lamanna, disoccupato di successo, in trasferta dal suo buen retiro di Màkari per raccontare una scoperta archeologica, si trova così a dover dipanare la matassa intricata dell’omicidio. Di intuito rapido, col vizio cronico della freddura indisponente, Lamanna viaggia con l’amico Peppe Piccionello che a sua volta deve svolgere una piccola faccenda familiare, apparentemente semplice: rintracciare una giovane parente che da qualche tempo non dà notizie di sé. Scomparsi lei e suo marito? Quasi. Una strana sparizione a intermittenza, molto incomprensibile. Una storia che sa di mafia.
Ma la disincantata lucidità di Lamanna per la prima volta è offuscata da qualche affare di gelosia. Ad Agrigento è piombata la sua fidanzata Suleima, architetta a Milano, accompagnata dal titolare dello studio dove lavora. Non sarà facile per Saverio Lamanna continuare ad essere irriverente e appassionato, icastico e disincantato nel condurre le sue indagini svagate e serrate accanto a Piccionello: due investigatori involontari dotati solo delle armi dell’intelligenza e dell’ironia.
Questo secondo romanzo con il personaggio di Saverio Lamanna è sempre più movimentato e dissacrante. L’autore usa una doppia chiave narrativa. Da un lato un umorismo senza sosta, fatto di battute e controsensi che fustigano tutti i luoghi comuni più pop; dall’altro, una specie di «Sicilia come metafora», specchio di un mondo di disuguaglianze e miserie. Una forma romanzesca di cronaca diretta dall’Isola, delle sue magagne, delle sue piaghe, del suo quotidiano affondamento nel surreale di cui nessuno ha voglia di accorgersi. Sicilia alla Alfred Jarry: un posto assurdo dentro un mondo feroce.

Il lusso della giovinezza

Saverio Lamanna ritorna nel 2020 con Il lusso della giovinezza (Sellerio). Tra ironia e sarcasmo un giallo carico di riflessioni sociali e umane.
I vecchi e i giovani. Su questo motivo di fondo Gaetano Savatteri costruisce l’indagine, ricca di energia comica, del «giornalista disoccupato, di successo, Saverio Lamannna» e del suo compare Peppe Piccionello. Muore Steve, un milionario americano deciso a investire in Sicilia. Non era soltanto un uomo d’affari, era un idealista che voleva contribuire a una scossa salutare contro l’immobilismo gattopardesco. Attorno a lui una squadra di giovani entusiasti, venuti da ogni parte. Tra di loro c’è Suleima, la splendida compagna di Saverio che, andato a consolarla, si trova a curiosare nelle attività dell’imprenditore appena deceduto. Steve è precipitato dal ciglio di una strada, ma non si sa come, e non è ben chiaro nemmeno come sia arrivato in quel posto. Per Lamanna troppe cose non tornano e inizia a sospettare che non si tratti di un incidente.
Si sa inoltre che due personaggi, come ombre scure in contrasto con la luminosità dei giovani collaboratori, incombevano sul percorso di vita e d’affari della vittima, il vecchio don Cesare e il potente imprenditore Nicodemo. Sembrano la vecchia mafia delle campagne e la nuova mafia del business. O è solo un’apparenza?
Lo scenario, in questo nuovo capitolo della serie, non è il mare azzurro e blu di Màkari. Ma siamo sulle Madonie dell’antica città di Castelbuono, che, seppure a pochi chilometri dal mare di Cefalù, si trova in montagna in mezzo alla neve.
L’intero romanzo è attraversato da alcune domande cruciali.
È possibile in Sicilia, laboratorio sociale d’Italia, una svolta che veda protagonisti i giovani? È possibile in questo scorcio di millennio per un giovane restare nel nostro paese, affermarsi professionalmente e contribuire al suo sviluppo?
Ma soprattutto è ancora possibile un dialogo tra generazioni?
Di fronte a questi interrogativi Saverio Lamanna appare del tutto spaesato, attraversa infatti l’età di mezzo, quella in cui si pagano i biglietti a prezzo pieno, senza riduzioni né per giovani né per vecchi.

Nel 2021 le storie di Saverio Lamanna diventano una serie Tv trasmessa da Rai 1, Màkari, con la regia di Michele Soavi e l'interpretazione di Claudio Gioè (Lamanna), Domenico Centamore (Peppe Piccionello) e Ester Pantano (Suleima).

Sempre nel 2021 esce il saggio Le siciliane (Laterza).
«Quando arrivai a Palermo per iscrivermi all’università, mi accorsi a pelle che Palermo era ‘fimmina’. Non solo per la bellezza delle sue ragazze dagli sguardi pirateschi, ma anche per la presenza ad ogni angolo del centro storico di numerose edicole votive dedicate a santa Rosalia, la Santuzza. Palermo era ‘fimmina’ nella sua carnale decadenza. Odorava di fiori tropicali e di monnezza. Odorava di umidità nelle scale di palazzi aristocratici ormai in sfacelo, e odorava di mistero dietro i portoni che introducevano a chiostri carichi di gelsomini e di rose».
Una lunga tradizione letteraria e cinematografica ha rappresentato la donna siciliana come una figura stilizzata: vestita di nero, segregata dalla gelosia, costretta dai familiari a castigare i propri istinti. Ovviamente è un’immagine lontanissima dalla realtà, che si compone invece di tante storie del tutto estranee a questo archetipo. Il quadro è ricchissimo: dalla santa patrona Rosalia a Franca Viola che fece cambiare leggi e costumi; dalla giornalista e scrittrice Giuliana Saladino alla ‘vecchia dell’aceto’ che nel '700 preparava pozioni per avvelenare i mariti; dalla cantautrice Rosa Balistreri all’editrice Elvira Sellerio e alla prima miss Italia. Scopriremo in queste pagine che, se pure qualcosa di vero c’è nel personaggio di fantasia interpretato da Claudia Cardinale in I soliti ignoti («Carmelina, ricomponiti»), un secolo prima nella realtà c’erano le temibili combattenti socialiste di Piana degli Albanesi, donne che scendevano in piazza e non avevano alcuna intenzione di ricomporsi. Se dobbiamo trovare un carattere comune nei secoli alle donne della più grande isola del Mediterraneo, questo va forse cercato nella volontà di reinventare il proprio destino.

L'isola nuova.
Trent'anni di scritture di Sicilia

Nel 2022 cura per Sellerio l'antologia L'isola nuova. Trent'anni di scritture di Sicilia.
Un’antologia d’autore della recente narrativa siciliana con più di cinquanta voci, in cui con le sue note introduttive accompagna il lettore in un viaggio lungo trent’anni.

La Magna Via

Nel 2024 pubblica La Magna Via (Sellerio).
Saverio Lamanna e Peppe Piccionello, la coppia Stanlio e Ollio del giallo italiano, sfidano la Sicilia interna lungo l’antica «magna via francigena» che collega per sentieri e strade provinciali, Palermo ad Agrigento. Ma sulla loro scia si verificano alcune morti violente e misteriose da decifrare.
«No Peppe, non è una buona strada. È solo una strada grande, una Magna Via».
Saverio Lamanna deve lasciare il riposante mare di Màkari. Suo padre, il Professore, spinto dall’amico Mimì, è partito, in barba all’età, per un pellegrinaggio a piedi da Palermo ad Agrigento, seguendo le regie trazzere che datano fino dai tempi di Federico II. Saverio se ne va all’inseguimento dei due come Stanley fece con Livingstone, e sa che piomberà come «dentro a una commedia francese nella quale tutti sembrano felicemente matti». E infatti la spedizione si completa con la partecipazione dell’incauto Piccionello e la sua ghirlanda di infradito, e della saggia Suleima alla logistica. Nei paesini più interni che si vanno spopolando svuotati da una costante emigrazione, nel ventre della campagna di una Sicilia remota e arcaica – che è poi la Sicilia di cui «non sarei mai riuscito a liberarmi neanche fuggendo via» –, lontani dal mare, lontani dalle città, i personaggi e le situazioni offrono un’avventura on the road, che accarezza a ogni strano incontro la comicità e il mistero, per restare sempre ambiguamente sull’orlo di questo: quasi in un’immagine tremolante, di sogno. Perché, nell’evasione, nel divertimento, nell’impertinenza dei dialoghi e nel paradosso degli imprevisti (non nasconde Savatteri il ricordo dell’esilarante Tre uomini a zonzo di Jerome K. Jerome), cresce il desiderio del protagonista Saverio Lamanna di andare a rivivere la sua infanzia e di recuperare, prima che sia troppo tardi, il vero rapporto con il padre
.

 

Gaetano Savatteri incontra il Camilleri Fans Club (Milano, 12 aprile 2005)

Raduno del decennale del Camilleri Fans Club (Roma, 29 aprile 2007)

!Camilleri sono - Autobiografia in video (Palermo, 11-16 dicembre 2007)

Vent'anni col Sommo - Raduno del ventennale del Camilleri Fans Club (Palermo, 10 giugno 2017)

Presentazione di Il lusso della giovinezza (Radio In, 7 novembre 2020)

 

Last modified Monday, September, 16, 2024